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...di Doman non c’è certezza?

“Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza”.
Così cantava nella Firenze del Quattrocento il giovane principe Lorenzo il Magnifico, esortando amici e
compagni a cogliere il rapido fiorire della giovinezza prima che lo scorrere del tempo facesse appassire le sue
delizie. Lo stesso ritornello, venato però da ben altro pessimismo, sembra essere diventato il programma di
vita di non pochi uomini del nostro tempo: cogli l’attimo fuggente di felicità che ti è dato, perché del domani
non c’è certezza. Non c’è certezza del domani terreno, men che meno di un Domani che duri in eterno e che
sia condizione definitiva di vita.
Anche tra i cristiani non manca talora chi ritiene che la vicenda di ogni uomo e la storia universale dell’umanità
non abbiano altro destino che il precipitare nel nulla, l’esaurirsi in un ultimo fatale respiro, dopo il quale regnerà
soltanto la morte. Alcuni, magari, concedono - perché proprio sicuri non si può esser mai - che dopo la morte
ci sia...qualcosa, ma son ben convinti che non se ne possa dire nulla con certezza.
Una prima smentita
Non è questa però la concezione cristiana della storia e del suo esito definitivo.
A dir il vero, questa visione pessimista trova già una prima smentita nel cuore stesso di ognuno di noi. Basti
pensare alla reazione di rifiuto che ogni uomo ha di fronte alla morte, sentita come profondamente
contraddittoria rispetto a se stesso e a tutto ciò che ha avuto senso nella sua vita terrena: affetti, progetti,
desideri... Tale rifiuto diventa, poi, ribellione di fronte alla morte di persone giovani o vittime della violenza,
della guerra, dell’odio. Se tutto quanto c’è nell’uomo tendesse al nulla come a suo naturale e proporzionato
destino, come potrebbe la morte risultare una nemica così in contrasto con le più intime inclinazioni del cuore?
Se l’uomo non fosse radicalmente destinato alla Vita, da dove sorgerebbe in lui la percezione che la morte è
“ingiusta”, che è sbagliato che essa conduca nello stesso modo al nulla la vittima e il carnefice?
Gesù: la pienezza dei tempi
Se già queste semplici considerazioni, a cui si potrebbero aggiungere le argomentazioni classiche
sull’immortalità dell’anima, sembrano smentire le tragiche immagini di una storia destinata a precipitare nel
vuoto infinito, la risposta definitiva alla domanda sul Domani eterno dell’uomo viene al cristiano dalla sua fede
nel Signore Gesù.
Tale risposta è preparata dal cammino di fede del popolo di Israele.
Il popolo dell’Alleanza aveva, infatti, gradualmente compreso che le sorprendenti e sempre più grandi
promesse di Dio ( ...un futuro felice di comunione con Lui) si sarebbero realizzate nella storia solo in modo
parziale e che il vero compimento avrebbe dovuto attendere la fine dei tempi. Solo alla conclusione della storia
i tempi sarebbero stati “pieni”, ovvero l’uomo avrebbe sperimentato la vittoria decisiva della vita sulla morte e
l’eterna comunione con Dio. Non erano mancati uomini che avevano anche subito il martirio, per restare fedeli
a questa speranza di una vita eterna.
Se si pensa a questa attesa, si capisce l’immenso stupore con cui i contemporanei di Gesù si sentirono
annunciare dalle sue stesse labbra: “il tempo è compiuto”. Con queste parole, infatti, Gesù proclamava che
con la sua venuta giungeva la pienezza dei tempi. La definitiva comunione con Dio attesa da Israele si
compiva una volta per tutte nella sua vicenda umana.
La sua Pasqua di morte e risurrezione avrebbe dato a quell’annuncio, con cui aveva inaugurato la sua
predicazione, la piena realizzazione.
Gesù: Domani eterno dell’uomo
La fede cristiana professa pertanto che la risurrezione di Gesù è la totale e definitiva vittoria sulla morte e che
Egli ha inaugurato quella condizione gloriosa, a cui tutti gli uomini sono chiamati a partecipare. Il Domani
definitivo di vita e di salvezza a lungo atteso da Israele e sospirato da ogni uomo nel suo cuore non è pertanto
ancora in bilico o in sospeso: i giochi sono già fatti. Gesù morendo ha sconfitto la morte e ridato a noi la vita.
Per questo affermare che dopo la morte l’uomo finisce nel nulla o in una qualche forma larvale di sussistenza
significa smentire frontalmente la verità della risurrezione di Gesù, ovvero il cuore stesso della fede cristiana.
In Gesù la condizione definitiva dell’umanità si è già realizzata. Egli Vivente e Glorioso è la risposta al mistero
della morte, perché della morte è il vincitore.
Non un Domani qualunque...
Le attese di Israele hanno avuto, dunque, una sorprendente anticipazione: non alla fine della storia, ma con
la venuta di Gesù i tempi si sono compiuti. Ma non meno sorprendente dell’anticipazione è la qualità di questa
risposta alla domanda sul Domani eterno.
Nel Risorto, infatti, l’uomo non riceve soltanto il dono di una condizione eternamente beata e felice: una vita
eterna “a misura d’uomo”. Egli riceve molto di più: un Domani “a misura di Dio”, ovvero la partecipazione alla
Gloria di Gesù. La vittoria sulla morte donataci dal Signore non è pertanto solo una situazione bella e
desiderabile, ma qualcosa che va al di là di ogni immaginazione e di ogni desiderio. E questo perché il Domani
dell’uomo non è genericamente qualcosa, neppure solo qualcosa di autenticamente umano e cosciente, ma
Qualcuno, anzi quel Qualcuno che è Gesù stesso.
L’oggi segnato dal Domani
La storia dell’umanità, con l’Incarnazione e la Risurrezione del Signore, ha fatto dunque un enorme salto di
qualità: ormai noi viviamo nella pienezza dei tempi. La nostra esistenza è già accompagnata dal dono
inimmaginabile della partecipazione alla Gloria del Risorto. Questa offerta magnifica, che ci raggiunge
continuamente e in modo particolare attraverso i sacramenti, richiede però la nostra risposta, perché la vittoria
pasquale di Gesù si possa compiere in noi.
Il messaggio consolante della certezza che il destino dell’umanità non è il nulla, ma la Gloria divina si
accompagna all’avvertimento sulla serietà della condizione umana. I giorni della nostra vita ci sono dati perché
in questa vittoria già operata dal Signore con la sua risurrezione, noi possiamo entrare accogliendo
quotidianamente la sua offerta di salvezza, attraverso una vita di fede, speranza e carità.
Il nostro destino eterno dipende tutto da Dio e tutto da noi: tutto da Dio, perché Lui solo in Gesù ci può
comunicare l’eterna vita. Ma dipende anche tutto da noi, che allietati da un così affascinante destino, dobbiamo
camminare nella storia sulle orme di Colui che è il nostro Domani eterno.

Chi vuol essere lieto, sia: del Domani c’è certezza.

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