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Dal latino «Stringere» (serrare, restringere, legare, pizzicare, stringere il cuore, ferire, offendere).
Connubia due sentimenti opposti: stringere a sé (sentire vicino), oppure soffocare (angoscia, ansia,
senso di soffocamento, abbandono, impotenza, solitudine)
Selve (1936) descrive per primo l’insieme di risposte non specifiche provocate da un agente
aggressivo di qualsiasi natura, definendole «SINDROME DA ADATTAMENTO», definendo lo stress
«LA CONDIZIONE NELLA QUALE ORGANISMO RISPONDE A DIFFERENTI STRESSORS O AGENTI DI
STRESS»
DUE APPROCCI ALLA NOZIONE DI STRESS
STRESS COME FORZA CHE PRODUCE TENSIONE E PORTA CON SE’ UNA DEFORMAZIONE
Studiare lo stress significa quindi comprendere la natura e le caratteristiche di uno stimolo esterno
(fisico o psicologico)
STRESS COME RISULTATO DELL’AZIONE DI UN AGENTE FISICO/PSICOLOGICO/SOCIALE
Si studiano le conseguenze biologiche, mentali e psichiche dell’azione che lo stressor compie
sull’individuo.
Prendiamoci tre minuti. Ciascuno elenchi su un foglio i primi 5 sintomi psicosomatici dello stress che gli
vengono in mente
Ansia
Apprensione
Disturbi del sonno
Difficoltà di concentrazione ed attenzione
Difficoltà mnestiche
Disregolazione emotiva
Difficoltà di apprendimento
Isolamento sociale
Perdita di peso
Perdita di capelli
Difficoltà digestive
Diarrea o colite
Reflusso gastrico
Acne,Eruzioni cutanee
LO STRESS, GLI STRESS
STRESS LIMITATO nel tempo o stress acuto (traumatismo psichico o fisico)
STRESS legato a SEQUENZE DI FATTI
STRESS permanente INTERMITTENTE
STRESS PERMANENTE
LO STRESS AL LAVORO
Il modello di Cooper (1986) individua senti principali fonti di stress professionale:
Stress legato alla funzione esercitata
Stress legato al ruolo dell’organizzazione
Stress legato allo sviluppo della carriera
Stress legato alle relazioni di lavoro
Stress legato a struttura e clima organizzativi
Stress legato all’interfaccia famiglia/lavoro
AGENTI STRESSOGENI SUL LAVORO/1
L’AMBIENTE DI LAVORO
Alcuni studi evidenziano la correlazione tra stress lavoro-correlato, incidenti sul lavoro e caratteristiche
disadattive dell’ambiente: rumore, esalazioni di fumo, caldo o freddo eccessivi, posso essere agenti
stressogeni (Stora, 2004)
IL LAVORO ORGANIZZATO PER TURNI
Lavorare a turni influisce sull’equilibrio psico-fisico in termini di temperatura corporea, glicemia, efficienza
mentale, diabete ed ipertensione, ulcera gastrica, esclusione sociale(Stora, 2004)
AGENTI STRESSOGENI SUL LAVORO/2
SOVRACCARICO O SCARSITA’ DI LAVORO
Il sovraccarico di lavoro è correlato a comportamenti a rischio come elevato consumo di sigarette, abuso di
alcolici, abbassamento autostima (Cooper et al., 1982)
Allo stesso modo, noia e disinvestimento psichico sul lavoro possono diminuire le capacità di reazione
psichica di fronte ad imprevisti e urgenze
PERICOLO FISICO
Cooper et al., (1973) in una ricerca su un gruppo di addetti allo sminamento in Irlanda del Nord
evidenziarono che il lavoro ad alto rischio di morte portava ad un disinvestimento nelle relazioni sociali ed a
fragilità emotiva.
Agenti stressogeni sul lavoro/3
CONFLITTO ED AMBIGUITA’ DI LAVORO
L’assenza di chiarezza sul ruolo svolto e sugli obiettivi da realizzare è correlata a poca soddisfazione,
tensioni crescenti e perdita di autostima.
La responsabilità è associata allo stress in quanto fonte di aumento del tempo quotidiano di lavoro,
isolamento, esercizio del potere, ritardi e complessità nell’esecuzione dei propri compiti (Stora, 2004)
STRESS RELAZIONALE
La scarsa qualità dei rapporti interpersonali sul lavoro è un fattore di stress. Tra questi,
Il rapporto leader/subordinati caratterizzato da mancanza di considerazione o riconoscenza
La relazione con i subordinati caratterizzata da necessità di delegare, compartecipare al processo
decisionale, gestire l’ansia del ruolo gerarchico
La relazione tra colleghi, con pressione, competizione e rivalità
STRESS RELAZIONALE SUL LAVORO: IL MOBBING
Il mobbing può essere definito l’insieme di «abusi, pressioni ripetute dell’autorità che abbiano per oggetto
o per effetto l’oltraggio della dignità del lavoratore e creino condizioni di lavoro umilianti o degradanti»
(Hirigoyen, 2000).
E’ considerata una forma di violenza psicologica
Tra l’8 ed il 10% della popolazione attiva è colpita da mobbing
Il 97% delle vittime di mobbing presenta disturbi psichici (disturbi del sonno, ansia, depressione, disturbi
somatici cardiaci, digestivi, cutanei…)
Il 74% dei persecutori sono uomini, il 73% delle vittime sono donne
AGENTI STRESSOGENI SUL LAVORO/4
ORGANIZZAZIONECOME FONTE DI STRESS
L’organizzazione, in quanto istituzione composta da individui, è anch’essa soggetta a stress. Tra i fattori
stressogeni dell’organizzazione troviamo:
Scarsa partecipazione ai processi decisionali
Errori di comunicazione
Comportamenti negli uffici
Conflitto tra cultura dell’organizzazione e valori individuali
CONFLITTO TRA VITA FAMILIARE E PROFESSIONALE
Il mondo del lavoro è tarato su una gestione della vita familiare tipica del Male breadwinner. L’aumento di
lavoratrici di genere femminile ha però causato il bisogno di ridefinire l’organizzazione del lavoro in
funzione di nuovi equilibri familiari
LE FONTI DI STRESS DELLA SOCIETÀ: LA MOBILITÀ GEOGRAFICA
Mobilità geografica e migrazione sono considerati fattori di stress associati a malattia mentale e disordini
somatici
Le popolazioni emigrate hanno un tasso di ospedalizzazione psichiatrica più alto delle altre. Fattori
intervenienti:
Scarto culturale (differenza tra la cultura di origine e quella di adozione)
Condizioni economiche e sociali nel nuovo paese
Pressioni esercitate per l’assimilazione nella cultura d’adozione
Questo fenomeno è evidenziato anche in intere comunità che si confrontano con disastri naturali,
cardiaci, ipertensione
FONTI DI STRESS DELLA VITA PERSONALE
Una delle prime ricerche sui fattori di stress nella vita personale e familiare è stata condotta nel 1967 da
Holmes e Rahe.
Intervistando 2000 impiegati della Marina Militare, riscontrarono 43 cambiamenti di vita personale
potenzialmente stressogeni (Tabella 1, p. 37)
Eventi stressogeni intensi sono stati associati alle seguenti conseguenze somatiche (non si tratta di un
modello causale lineare, ma di una relazione):
Morte improvvisa per arresto cardiaco
Incidenti di diverso tipo (domestici, stradali…)
Ferite sportive
Tubercolosi, leucemie, diabete e disturbi somatici minori
RELAZIONE TRA STRESS E DISTURBI PSICHICI E SOMATICI
MODELLO BIOPSICOSOCIALE: approccio alla presa in carico della persona che si propone di integrare fattori
biologici, sociali e psicologici nella comprensione del benessere e della malattia (Engel, 1977).
LA SITUAZIONE STRESSANTE: CARATTERISTICHE
INTENSITA’: è importante tenere conto delle modificazioni percepite nella propria situazione individuale o
sociale. Più il cambiamento è intenso, maggiore può essere lo stress esperito (Layer, 1974)
DIMENSIONE: la grandezza dell’evento stressante ha un impatto sulle alterazioni psichiche e fisiologiche
della persona. Studi sui sopravvissuti ai campi di concentramento evidenziano una corrispondenza lineare
tra la portata dell’evento stressante (ad esempio la deportazione e la reclusione in un campo di sterminio) e
malattie acute e croniche.
IMPREVEDIBILITA’: l’evento imprevedibile ha un effetto maggiore di uno prefigurato mentalmente (studi in
pazienti con chirurgia programmata o d’urgenza, Stora, 2004)
DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS
Per la diagnosi di PTSD devono essere valutati i seguenti criteri (tratto dal DSMV, APA, 2013):
ESPOSIZIONE AD UN EVENTO TRAUMATICO (esperienza diretta, assistere ad un evento, essere a
conoscenza di un evento traumatico o violento accaduto ad una persona intima)
SINTOMI DI RISPERIMENTAZIONE continua (attraverso flashback, incubi…)
SINTOMI DA EVITAMENTO (di situazioni esterne che vengono associate all’evento traumatico, o di vissuti
interni intensamente negativi o dolorosi)
ALTERAZIONE NEGATIVA DI PENSIERI ED EMOZIONI
SINTOMI DI IPERATTIVAZIONE
7. STRESS E VITA PROFESSIONALE
Tra i 221 milioni ed i 187 miliardi di dollari americani vengono spesi in tutto il mondo a causa dello stress
lavoro-correlato
Tra il 70 ed il 90% dei costi per stress lavoro-correlato sono dovuti a perdite di produzione. Tra 10 e 30%
sono invece imputabili a spese sanitarie per malattia da stress dei lavoratori
LAVORO E STRESS: I COSTI E LE SPESE MEDICHE (STORA, 2004)
Il costo dello stress negli USA è pari al 3% del Prodotto Interno Lordo
I medici del lavoro riportano che tra il 75 ed il 90% delle loro visite sono motivate da fattori riconducibili a
stress
Principali outcome legati allo stress:
Assenteismo sul lavoro
Spese mediche per patologie da stress
Costi assicurativi di risarcimento per danni legati allo stress
IL TECNOSTRESS
Si definisce tecnostress lo stress di ambienti ad alta tecnologia, che possono portare a vissuti di angoscia,
ansia e disumanizzazione.
La prestazione di lavoro nell’ambiente altamente tecnologizzato è misurabile e quindi controllabile (la
velocità di risposta, il numero di contatti, il numero di minuti di lavoro, la frequenza delle pause…)
Lo stress quindi si inserisce in un contesto lavorativo caratterizzato dalla RAPIDITA’ di codifica delle
informazioni e di realizzazione (passare allo scanner l’etichetta di un prodotto al supermercato, rispondere
alla telefonata al callcenter)
LO STRESS NELLE PROFESSIONI DI AIUTO
Le professioni di aiuto (infermieri, medici, Operatori Socio Assistenziali…) sono ad alto rischio di stress
lavoro-correlato (Stora, 2004). Tra i motivi troviamo:
CARENZA DI PERSONALE
SOVRACCARICO DI LAVORO
CONTATTO CON MALATTIA, SOFFERENZA, ANGOSCIA
LAVORO A TURNI
SALARIO NON COMMISURATO ALL’IMPEGNO FISICO E MENTALE
LA SINDROME DA BURN-OUT
IL MASLACH BURNOUT INVENTORY: ESERCITAZIONE
22 items
Risposta su scala likert 0-6:
0 = MAI
1 = QUALCHE VOLTA ALL'ANNO
2 = UNA VOLTA AL MESE O MENO
3 = QUALCHE VOLTA AL MESE
4 = UNA VOLTA ALLA SETTIMANA
5 = QUALCHE VOLTA ALLA SETTIMANA
6 = OGNI GIORNO
Tre dimensioni:
esaurimento emotivo;
depersonalizzazione
ridotta realizzazione personale.
LA SINDROME DEL BURNOUT
Per sindrome di burnout si intende lo stress e l’esaurimento professionale che si manifesta in alcuni
lavoratori, in particolare delle professioni di aiuto (Maslach & Jackson, 1981). Tre dimensioni:
Esaurimento emozionale
Disinvestimento nel lavoro
Realizzazione personale
ATHLETES AND COACHES BURNOUT (RAEDEKE ET AL., 2002)
Definito come «ritiro dallo [sport] connesso ad un ridotto senso di realizzazione, svalutazione dello
sport/insoddisfazione, ed esaurimento fisico/psicologico" (Raedeke et al., 2002, p.181).
L'esaurimento fisico/emotivo è associato all'allenamento intenso e alla competizione (CORRISPONDE ALLA
DIMENSIONE DI ESAURIMENTO EMOZIONALE DI MASLACH)
Un ridotto senso di realizzazione è legato alle competenze e alle abilità: gli atleti non sono in grado di
raggiungere gli obiettivi personali o hanno prestazioni al di sotto delle aspettative (CORRISPONDE ALLA
DIMENSIONE DI REALIZZAZIONE PERSONALE DI MASLACH)
La svalutazione dello sport si riferisce a una perdita di interesse, un atteggiamento di "noncuranza", o
insoddisfazione verso la prestazione e lo sport. (NON HA UN DIRETTO CORRISPONDENTE NELLE
DIMENSIONI DI MASLACH, PERCHE’ è UN ATTEGGIAMENTO RIVOLTO ALLA PROPRIA PRESTAZIONE Più CHE
ALLA SVALUTAZIONE DEL LAVORO COME CONTESTO O LUOGO DI RELAZIONE)
VARIABILI CORRELATE AL BURNOUT SPORTIVO (RAEDEKE ET AL., 2002)
NO BURNOUT SE…
Motivazione intrinseca
Strategie adattive di coping
Divertimento
Senso di controllo
Autonomia
BURNOUT SE…
Alta demotivazione
Overtraining
Lunga guarigione da infortuni
Pressione e scarso supporto sociale (del coach, della famiglia, di amici…)
Scarsa leadership (nel caso dei coaches)
stress e sport:
L’ESPERIENZA DI FEDERICA PELLEGRINI
Quel malore che ho accusato nel dicembre 2008 agli Assoluti Invernali di Genova, quando durante gli 800
stile libero ho smesso di nuotare dopo appena 300 metri, non era una crisi di panico o una manifestazione
di stress, come avevano scritto i giornali.
Avevo dovuto abbandonare la gara perché non riuscivo più a respirare. In acqua avevo tentato inutilmente
di rallentare il ritmo: in assenza di ossigeno, ero bloccata dalla sensazione di annegare.
Ovviamente, dopo l’iniziale soccorso degli addetti dell’ambulanza a bordo piscina, mi sono sottoposta a
tutti gli esami necessari. Grazie al test di provocazione bronchiale con metacolina è stato facile
diagnosticarmi una forma abbastanza seria di broncospasmo: soffrivo di un restringimento dei bronchi del
50%. In pratica, sotto sforzo respiravo la metà di una persona normale.
Gli specialisti mi hanno spiegato che il problema, nel mio caso, era provocato da un’allergia alle muffe
presenti nell’acqua della piscina. Da allora ogni giorno prendo il mio Broncovaleas, due spruzzate mezz’ora
prima dell’allenamento. E il problema fisiologico è scomparso.
( Sintomo somatico: apnee; Fattori biologici: allergia alle muffe nell’acqua della piscina)
Purtroppo, però, dal punto di vista psicologico la situazione è peggiorata. Dopo quella gara, l’ansia è
diventata il mio guaio più grave: temevo di rivivere le sensazioni provate in quella terribile performance,
anche se razionalmente sapevo che non sarebbe potuto riaccadere. Continuavo a rimuginare: «non ce la
faccio, non ce la faccio!», e mi si chiudeva la gola. Quando l’ansia toccava l’apice, non riuscivo nemmeno a
entrare in acqua: arrivavo ai blocchi di partenza e correvo via.
(Bassa autostima nella propria performance, Sintomi di ansia, Carenza di divertimento)
Sono andata avanti così per alcuni mesi: per esempio, ai Primaverili di Nuoto a Riccione ho dovuto
rinunciare alla mia batteria dei 400 metri stile libero. Nel mentre, oltretutto, si avvicinavano i Mondiali di
Roma 2009, una tappa importante nella mia carriera. Avrei dovuto partecipare ai 400 metri stile libero, gara
difficile per me a livello mentale, e per giunta con l’obiettivo della medaglia d’oro.
(Pressione, Motivazione estrinseca, Ridotta percezione di controllo)
Dovevo per forza trovare una soluzione! Il mio psicologo, vista l’urgenza del recupero, mi ha suggerito un
doppio supporto: analisi in studio un paio di volte alla settimana e simulazioni di gara in allenamento, con
tanto di costume lungo. All’inizio mi fermavo prima del traguardo, vittima dell’ansia. Poi, piano piano, ho
cominciato a prendere confidenza con il problema e a padroneggiare gli strumenti per fronteggiarlo, ovvero
l’immaginazione e la concentrazione. Il trucco consiste nel convincersi che la paura è solo una questione di
testa e che fisicamente, invece, vada tutto bene.
(Lavoro su:Motivazione, Controllo, Autostima, Autonomia, Vissuti emotivi negativi, Coping)
Lo ammetto: non è stato un percorso facile, ma alla fine sono riuscita a controllare l’ansia. Risultato?
Nonostante la tensione accumulata, ai Mondiali di Roma ho conquistato l’oro nei 400 metri stile libero,
nonché il record del mondo. Potete immaginarvi la soddisfazione, dopo tutti gli sforzi fatti! Quella vittoria
ha segnato una svolta nel mio approccio all’ansia, anche se ovviamente il problema non è scomparso del
tutto.
Federica Pellegrini (confessione raccolta da Nicole Cavazzuti per OK Salute e benessere di luglio/agosto
2014)
8. REAZIONI PSICOEMOZIONALI ALLO STRESS
Di fronte agli eventi stressogeni della vita, l’uomo ha l’innata tendenza a mantenere una OMEOSTASI,
intesa come un equilibrio ottimale tra gli istinti di vita e di crescita e quelli di morte e disintegrazione (Stora,
2004). Alcuni modelli teorici psicologici, come la psicoanalisi, suggeriscono che l’integrazione e l’equilibrio
siano garantite da un’istanza psichica (l’IO) che opera in un principio di realtà con un bilanciamento tra i
due sistemi integrati di soma e psiche.
All’IO pervengono costantemente minacce di disequilibrio sia interne (impulsi, bisogni somatici) che
esterne (eventi o fattori stressogeni del contesto)
L’individuo opera quindi un COSTANTE ADATTAMENTO tra bisogni interni più o meno consci e fattori
esterni
MECCANISMI DI REGOLAZIONE DELLO STRESS NELLA VITA QUOTIDIANA/1
La ricerca della sicurezza. Attraverso la ricerca di presenza fisica, accudimento, affetto, l’individuo cerca di
placare le angosce e lo stress
La ricerca dell’approvazione altrui al fine di rinforzare l’amore e la stima di sé intaccate dalla situazione
stressogena
Riso, pianto, urla ed altre manifestazioni psicoemotive consentono al sistema nervoso centrale di scaricare
la tensione ripristinando equilibrio mentale (esempio: pianti incessanti del neonato)
Sonno: l’eccessivo o non abituale sonno può costituire un ritiro emozionale che ha la funzione di preservare
l’equilibrio psicoemozionale dall’evento stressogeno (esempio: neonato che dorme in contesti di grande
confusione)
Verbalizzare le proprie emozioni, pregare, per formulare nuovi punti di vista ed elaborare la reazione alla
situazione stressogena
Meccanismi di regolazione dello stress nella vita quotidiana/2
Intellettualizzare il problema, ovvero razionalizzare, enfatizzando la parte controllabile e di gestione
razionale
Agire per cambiare il corso degli eventi all’origine dello stress. L’attivazione permette di scaricare l’energia
aggressiva ed evitare processi di eccessiva introspezione che potrebbero evocare angosce (esempio: candi
dai terrazzi, ricorso alle sperimentazioni in cucina o all’attività sportiva compulsiva nella prima fase del
lockdown)
Attività fantasmatica, ovvero immaginare, fantasticare, sognare, permettono di scaricare tensione psichica
accumulata
Scarico somatico di tensione: minzione frequente o colite (ad esempio prima di un esame, di un
appuntamento importante…), mangiare troppo o troppo poco, fumare, bere alcol, sono procedure più o
meno coscienti ed automatiche a cui l’uomo ricorre per sfogare tensioni.
Meccanismi Di Regolazione Dello Stress Più Forte/1 (Menninger, 1951)
MECCANISMI DI REGOLAZIONE DI PRIMO LIVELLO
Ipersoppressione della perdita dell’autocontrollo
Iperrepressione, ovvero irrigidimento e repressione degli impulsi
Ipervigilanza, ovvero irritabilità, iperattivazione, insonnia
Stato iperemozionale, intense esplosioni emotive (riso isterico, attacchi di rabbia, suscettibilità, stati
depressivi intensi…)
MECCANISMI DI REGOLAZIONE DELLO STRESS PIÙ FORTE/2 (Menninger, 1951)
MECCANISMI DI REGOLAZIONE DI SECONDO LIVELLO
L’omeostasi è mantenuta con un parziale distacco dalla realtà. C’è quindi un ritiro difensivo dell’Io dal
principio di realtà, una fuga che si attua attraverso alcuni meccanismi di difesa:
Dissociazione: modificazione interne dello stato di coscienza, ad esempio amnesie temporanee, svenimenti,
fughe passeggere dalla realtà
Trasferimento: le proprie pulsioni ed angosce vengono proiettate su un’altra persona
Impiego di comportamenti rituali: ripetizione compulsiva di rituali, comportamenti scaramantici, azioni
Sacrificio: automutilazione (esempio: self-cutting), tossicomania, simulazione di malattie somatiche...
MECCANISMI DI REGOLAZIONE DELLO STRESS PIÙ FORTE/3 (Menninger, 1951)
MECCANISMI DI REGOLAZIONE DI TERZO LIVELLO
Di fronte ad eventi altamente stressogeni (spesso di natura traumatica), può avvenire una ROTTURA
DELL’IO, definita disorganizzazione psicosomatica dell’Io.
Episodi di violenza incontrollata, che può sfociare anche in un suicidio
Convulsioni (attraverso contrazioni muscolari e annullamento della coscienza)
MECCANISMI DI REGOLAZIONE DI QUARTO LIVELLO
Totale ripudio della realtà: si tratta di disturbi gravissimi accompagnati da deliri, allucinazioni psicotiche,
stati paranoici, stati maniacali
MECCANISMI DI REGOLAZIONE DI QUINTO LIVELLO
Esaurimento e morte
APPROCCI PSICOSOMATICI ALLO STRESS/1
L’approccio psicoanalitico classico (freudiano) ebbe origine dall’osservazione e dal trattamento di fenomeni
psicosomatici definiti CONVERSIONI (Laplanche & Pontalis, 1973): trasposizioni di conflitti psichici in sintomi
L’area cortico-surrenale secerne corticoidi, detti anche ormoni dello stress (cortisolo, cortisoni).
Agiscono sul sistema glucoproteico inibendo reazioni allergiche ed infiammatorie. Provocano però
vasocostrizione ed ipertensione
L’area midollo-surrenale secerne adrenalina e noradrenalina, ormoni responsabili di un’attivazione
energetica a breve termine per il consumo immediato dell’organismo Adrenalina: corrispondenza
con paura, stati depressivi, ansia
Noradrenalina: corrispondenza con stati di rabbia, collera ed aggressività