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L A P RO D U Z I O N E I N D U S T R I A L E
DELLE REGIONI D’ITALIA, 1861-1913:
UNA RICOSTRUZIONE QUANTITATIVA
Roma 2009
Il presen-
te libro è stato
realizzato dagli au-
tori con il program-
ma di composizio-
ne tipografica
XELATEX.
Prefazione V
Introduzione VII
L’evoluzione delle stime regionali VII
Le regioni e le province d’Italia nel 1911 XII
Le serie di prima generazione XIII
Opere citate XLVIII
A. INDUSTRIE ESTRATTIVE 3
Fonti e metodi 7
A01. Produzione complessiva 7
A02. Miniere 8
A03. Cave 13
Tabelle 19
La ricostruzione quantitativa della produzione industriale nelle regioni d’Italia nel cinquantennio
postunitario è stata promossa dalla Banca d’Italia nell’ambito del progetto di ricerca “Unità d’Italia e
sviluppo disuguale: la struttura creditizia e la crescita industriale per regioni dal 1861 al 1913” avviato
nel 2000 dall’Ufficio Ricerche Storiche e continuato poi dal Servizio Studi di Struttura economica e
finanziaria.
All’interno dell’industria si distinguono convenzionalmente i quattro grandi settori delle industrie
estrattive, delle industrie manifatturiere, delle industrie delle costruzioni, e delle industrie dell’elettricità,
del gas e dell’acqua; di questi, il più vasto e complesso è di gran lunga il settore manifatturiero.
Questo volume ha per oggetto i tre grandi settori non-manifatturieri. Per ognuno di questi il
relativo capitolo presenta le stime annuali del valore aggiunto regionale a prezzi 1911, e una descrizione
delle fonti e dei metodi ad esse sottostanti. Le fonti ufficiali sono identificate nel testo da un titolo breve;
le citazioni complete sono riportate nell’elenco dei riferimenti bibliografici.
Quanto scritto è da attribuire esclusivamente agli autori, non impegna la responsabilità dell’Istituto.
INTRODUZIONE
L’Italia è oggi un paese ricco: di una ricchezza forse fragile (Ciocca, 2007), di una ricchezza sicu-
ramente caratterizzata da forti squilibri regionali. Il Nord ha avuto il suo sviluppo industriale, sembra
affrontare anche con successo la riconversione imposta dalla globalizzazione (Rossi, 2006); il Mezzo-
giorno pure è uscito dall’antica miseria, ma rimane indietro, malgrado decenni di impegno e ingenti
sussidi il divario macroregionale non accenna a scomparire.
Il problema del mancato sviluppo industriale del Mezzogiorno nel cinquantennio postunitario si
è traslato dalla pubblicistica alla storiografia quasi senza soluzione di continuità. Non sorprende che
la letteratura in merito sia sterminata; sorprende forse, o sorprenderebbe chi non conoscesse le nostre
tradizioni, quanto poco si sia curata di poggiare su una qualche documentazione empirica, quantitativa,
dei fenomeni in oggetto.
La ricostruzione storico-statistica dello sviluppo industriale delle regioni d’Italia si riassume, ahinoi,
in poche righe. Nasce trent’anni or sono con Zamagni (1978), che offre agli studiosi le prime stime
sistematiche del prodotto industriale regionale; si limita però quest’opera pionieristica all’anno 1911,
documentato dal primo, e ancora parziale, censimento industriale. Seguirono, dopo oltre un decennio,
le stime di Esposto (1992), riferite al 1891 circa, e basate sulle monografie di “statistica industriale”
elaborate, provincia dopo provincia, negli ultimi lustri del secolo; per la diversità delle fonti e dei metodi
rimane arduo il paragone diacronico con le stime Zamagni.
Per seguire nel tempo, con dati omogenei, l’industrializzazione regionale una letteratura parallela
studia i dati sulla forza lavoro nei censimenti demografici del 1881, 1901, 1911 e seguenti; allo sforzo
iniziale di Vitali (1970), mirato a uniformare le classificazioni professionali, seguiranno le analisi della
stessa Zamagni (1987) e a breve di Fuà e Scuppa (1988).
Dopo altri lustri ancora vedranno la luce le prime stime diacroniche della produzione industriale
regionale (Fenoaltea 2001, 2003b). Tali stime sono ottenute incrociando le nuove serie settoriali della
produzione industriale nazionale (Fenoaltea 2003a) con i dati censuari sulla forza lavoro. Per la preci-
sione, in ognuno degli anni censuari del cinquantennio postunitario (compreso il 1871), e per ognuno
dei quindici settori industriali contemplati dalle serie nazionali, si usa la distribuzione regionale della
forza lavoro per allocare tra le regioni il valore aggiunto nazionale del relativo settore; sommando queste
stime settoriali si ottengono direttamente, regione per regione, le stime della produzione complessiva.
Queste stime della produzione regionale si riallacciano ovviamente al primo dei due filoni sopra
ricordati, ma sono figlie del secondo: per come sono ottenute, infatti, altro non fanno che ponde-
rare i dati censuari sulla forza lavoro per un coefficiente (valore aggiunto complessivo/forza lavoro
complessiva) che varia per anno e per settore.
Questi coefficienti tendono a crescere nel tempo, con l’aumento della produttività media. Riman-
gono molto diversificati tra i settori, in funzione del capitale (umano e fisico) medio per lavoratore;
VIII Introduzione
rivelano pertanto l’importanza relativa delle diverse industrie molto meglio dei dati sulla mera forza
lavoro. Ma sono ovviamente stime preliminari, per almeno tre motivi.
Il primo è che le serie settoriali nazionali sono esse stesse, quale più quale meno, stime interinali,
in corso di perfezionamento.
Il secondo è che l’esercizio aritmetico è svolto a un livello molto aggregato: lo stesso algoritmo, con
una disaggregazione più spinta, darebbe risultati assai meno grossolani, proprio perché si attribuirebbe
il valore aggiunto unitario di riferimento a una forza lavoro più omogenea. Per fare un esempio,
disaggregando l’industria meccanica si attribuirebbe la stessa produzione media ai fabbri ferrai liguri e
lucani da un lato, e ai costruttori di macchine liguri e lucani dall’altro, e non la stessa produzione per
addetto “dell’industria meccanica” ligure e lucana, a prescindere dal numero relativo, nelle due regioni,
di fabbri ferrai da un lato e costruttori di macchine dall’altro.
Il terzo è che l’algoritmo, a qualsiasi livello si applichi, trascura tutte le fonti storiche che non siano i
soli censimenti demografici, fonti cioè che possono rivelare, secondo il caso, la produzione effettiva delle
diverse regioni, o diversità nella dotazione di capitale per lavoratore. In sostanza, dunque, queste prime
stime rappresentano sì un passo avanti rispetto ai soli dati sulla forza lavoro, ma per il resto vantano
solo il merito dell’assoluta trasparenza. Il metodo che le genera è infatti semplicissimo, palese; ognuno
può valutare le distorsioni che potrebbe comportare, e correggere a piacimento i risultati ottenuti.
Il metodo si presta ovviamente a un’estensione diretta. Interpolando ed estrapolando al 1861-
1913 le quote regionali dell’industria stimate negli anni censuari, settore per settore, si ottengono serie
storiche di tali quote; allocando poi con queste quote settoriali le corrispondenti serie della produzione
nazionale si trasformano le stime della produzione industriale regionale nei quattro anni censuari in
serie annuali dal 1861 al 1913. Tali serie “di prima generazione” sono allegate, pro memoria, a questa
introduzione. Sono preliminari non solo perché sono preliminari le serie nazionali e le stesse quote
calcolate per gli anni censuari, ma perché l’algoritmo attribuisce alle serie settoriali regionali differenze
solo di trend; gli andamenti ciclici rimangono quelli del settore nazionale, e gli aggregati regionali
manifestano cicli diversi solo per il peso diverso dei diversi settori nelle varie economie regionali.
Negli ultimi anni la letteratura ha di nuovo seguito strade distinte. Alcuni hanno voluto miglio-
rare le stime industriali per gli anni campione, allargarle al prodotto complessivo, inquadrarle in una
prospettiva temporale più ampia; spiccano tra questi Felice (2007, e i suoi articoli ivi citati), e anche
Daniele e Malanima (2007), che pure trasformano i benchmark disponibili in lunghe serie annuali.
Un progetto diverso ha portato a questo volume. Consiste questo nella ricostruzione delle serie
storiche, annuali, della produzione industriale regionale, industria per industria, magari prodotto per
prodotto, sfruttando un’ampia gamma di fonti generali e specifiche. Tale ricostruzione segue le prime
stime diacroniche della produzione industriale regionale, che già la preannunciano (Fenoaltea, 2003b,
nota 1); ma nell’impostazione si riallacciano piuttosto alle prime stime Zamagni (1978) che come
queste, sia pure per il solo 1911, sfruttano anche, ove disponibili, fonti specifiche ai singoli settori.
I difetti di tale impostazione sono diversi. Il primo è che è tremendamente costosa: richiede una
ricerca lunga, minuziosa, intensiva in lavoro altamente specializzato, impossibile senza un solido sup-
porto istituzionale quale quello generosamente fornito, a oggi, dalla Banca d’Italia. Il secondo è che
i risultati sono tremendamente opachi. La stessa diversità delle fonti utilizzate impone infatti metodi
di stima che ad esse si adattano, caso per caso: le eventuali distorsioni delle stesse serie settoriali sono
sepolte nel dettaglio delle serie ad esse sottostanti, non sono palesi negli stessi aggregati.
A tali difetti si può contrapporre qualche pregio. Innanzitutto le serie ottenute sono, se certo non
definitive (una “stima definitiva” è un ossimoro), certo solidamente “microfondate” (per usare, in altro
contesto, un vocabolo caro alla teoria macroeconomica). Sono inoltre serie dotate di notevole spesso-
Introduzione IX
re, specie nel caso dei settori meglio documentati. Chi fosse interessato a saperne di più sulla crescita
dell’industria chimica nell’Umbria giolittiana, per esempio, può risalire al sottosettore di maggior ri-
lievo (l’industria elettrochimica), e, all’interno di questo, ai beni specifici cui si deve l’aumento della
produzione (carburo di calcio e calciocianamide). Sono, poi, statisticamente “robuste”. Proprio perché
gli aggregati poggiano su tante serie elementari, stimate da fonti particolari con metodi diversi, è impro-
babile che l’errore nella stima di un qualche parametro abbia un effetto percepibile sugli aggregati: gli
errori di stima sono sicuramente tantissimi, ma auspicabilmente piccoli, e comunque sufficientemente
indipendenti da tendere, perlomeno, ad annullarsi a vicenda.
A un ulteriore pregio mirano queste stime: quello del valore scientifico, che si riassume gallica-
namente nella terna “verificabilità, riproducibilità, migliorabilità”. Anche nelle ricostruzioni storico-
statistiche, anche nei lavori naturaliter quantitativi, le nostre tradizioni sono poco scientifiche: con po-
che, valide eccezioni le stime retrospettive vengono pubblicate da autorità, istituzionali o self-appointed,
che non permettono la critica, non divulgano se non un vago aperçu delle fonti e dei metodi da loro
utilizzati. Le statistiche presentate sono quelle, da prendere o lasciare; vengono prese, in mancanza
d’altro, anche dagli studiosi, con la bile in bocca. Le stime che qui si presentano vogliono essere cor-
redate da tutto il necessario per ricostruirle dalle fonti: per onestà scientifica, e nella speranza che altri
vorranno, proprio perché potranno, correggerle, svilupparle, affinarle, foss’anche una serie elementare
alla volta.
Ciò malgrado, questo volume non è del tutto self-contained. Poggia infatti sull’opera pluridecen-
nale dell’autore senior, intitolata Italian Industrial Production, 1861-1913: A Statistical Reconstruction,
tuttora incompiuta (anche perché il ritorno alle fonti per elaborare stime regionali porta spesso a ri-
toccare le stime nazionali oggetto di quella ricerca). Poggia materialmente su quella, nel senso che la
ricerca regionale mai avrebbe potuto produrre questi risultati in questi pochi anni se non ci fossero, a
monte, i decenni investiti nelle stime nazionali. Cosa forse più importante, poggia anche idealmente
su quella: le stime regionali sono parallele a quelle nazionali, i rinvii ad esse sono costanti.
Il parallelismo più ovvio è nella natura stessa delle serie. Sono tutte serie di valore aggiunto a
prezzi costanti, ottenute ponderando serie di produzione fisica (in alcuni casi serie di spesa complessiva,
deflazionate con indici dei prezzi ad esse specifici), con il valore aggiunto unitario a prezzi 1911. Questa
scelta, è bene ripeterlo, è squisitamente pragmatica. Le serie “reali” che si vorrebbero per misurare la
produzione sono ben altre, sono serie del valore aggiunto a prezzi correnti deflazionate con un unico
indice, appunto l’indice del prezzo del bene, semplice (l’ora di lavoro non qualificato?) o composito
(un qualche paniere?) che sia, che conserva il suo valore reale (Fenoaltea, 1976, 2003a; Fuà, 1993). Ma
per ottenerle bisognerebbe stimare prima i valori aggiunti a prezzi correnti, cioè accompagnare ogni
serie fisica (o di spesa) non da una stima del corrispondente valore aggiunto unitario in un solo anno
(nel caso, il 1911), ma da una serie storica di tali stime. Tali serie tuttora mancano: molto è stato fatto,
ma molto rimane da fare.
Un parallelismo più sottile ma non meno importante sta nel rispetto del principio che gli aggregati
vanno costruiti su un campione esaustivo di serie elementari. Le fonti stesse sono lungi dall’essere
esaustive, è spesso inevitabile affidarsi a stime indirette; all’atto pratico vuol dire che si colmano le
lacune in modo ragionato, non si segue la prassi consolidata di attribuire meccanicamente all’industria
x non documentata l’andamento documentato dell’industria y solo perché un qualche burocrate con
ben altri problemi per la mente ha stabilito che x e y “appartengono allo stesso settore”. Un esempio
chiarisce la posta. In Italia, lo Stato produceva statistiche sulle miniere, ma non sulle cave. Le serie
tradizionali attribuiscono a tutto il settore delle industrie estrattive, e dunque alle cave, l’andamento
delle miniere, che operavano in mercati soggetti a sollecitazioni completamente diverse; le serie attuali
X Introduzione
legano l’andamento delle cave non alle miniere ma alle costruzioni. La conseguenza, fondamentale,
è che le nuove serie aggregate sono indipendenti dal raggruppamento, arbitrario, delle industrie in
settori: la ridefinizione dei settori si esaurisce nella riaggregazione delle stime elementari, l’andamento
qui stimato per l’industria x non dipende da un legame meramente contabile con y piuttosto che z.
I rinvii sono costanti, per diversi motivi. I valori aggiunti unitari per unità di prodotto sono sempre
mutuati dalle stime nazionali. Dipendono dai prezzi dei prodotti e delle materie prime, scambiati
tipicamente su mercati internazionali, non dipendono dalla produttività del lavoro locale. Variano
sicuramente da un luogo all’altro per via dei diversi margini di trasporto, ma queste sono considerazioni
di second’ordine; non si sarebbero migliorate le stime finali togliendo tempo ad altri aspetti della ricerca
per affinare questi coefficienti.
Le serie elementari della produzione regionale sono a loro volta strettamente legate alle corrispon-
denti serie nazionali, in due modi ben distinti. La distinzione rispecchia la presenza, o l’assenza, di
documentazione diretta della produzione. Dove la produzione è documentata, come nel caso già cita-
to delle miniere, i dati di partenza sono tipicamente locali; le serie regionali disaggregano esattamente
la serie nazionale perché usano le stesse fonti, con lo stesso metodo, e ne ottengono semplicemente
sedici subaggregati regionali invece di un unico aggregato nazionale. In questi casi, il testo di questo
volume rinvia direttamente, per le fonti e i metodi, alle stime nazionali.
In questi casi, ovviamente, le serie regionali sono praticamente indipendenti: i loro movimenti ci-
clici risultano infatti direttamente dai dati, non sono affatto vincolati dal metodo di calcolo. Per fortu-
na, rientrano tra questi anche i settori nei quali gli andamenti sono più probabilmente dissimili, proprio
perché i loro mercati di riferimento sono strettamente locali: in primis, il settore delle costruzioni.
Ben diverso il caso della produzione non documentata. Le stime nazionali poggiano allora sui lega-
mi tecnici con altre industrie, o sul sentiero presumibile del consumo finale, relativamente a consumi
noti, tenendo conto dell’andamento dei prezzi relativi; in un caso come nell’altro, per risalire o ridi-
scendere lungo la filiera in esame si applicano i coefficienti tecnici (tot tonnellate di ghisa per tonnellata
di acciaio) alle relative disponibilità di materia prima. Queste disponibilità sono a loro volta calcola-
bili dalla produzione nazionale, e dal commercio internazionale; ma non è documentato il commercio
interregionale, il metodo di stima nazionale non è replicabile a livello regionale.
In tali casi le stime regionali sono in senso stretto disaggregazioni della corrispondente serie nazio-
nale. Questa è un prius logico di quelle, che ne sono ottenute stimandone le quote regionali in anni
campione, e poi interpolando ed estrapolando tali quote. Si ritorna dunque, in sostanza, al metodo
delle serie “di prima generazione” di cui sopra; il passaggio generazionale è segnato dalla disaggrega-
zione più spinta, dall’uso anche di altre fonti (oltre ai censimenti demografici), in genere anche da un
maggior numero di anni campione. In questi casi, il testo di questo volume rinvia alle stime nazionali
solo per la serie da disaggregare; contiene invece la descrizione delle fonti e dei metodi utilizzati per
stimare le quote regionali nei vari anni campione.
Anche in questi casi, dunque, i movimenti ciclici delle serie regionali sono legati a quelli della
corrispondente serie nazionale. Per fortuna, e come implicito in quanto sopra, questi settori sono
tipicamente legati a mercati nazionali (o internazionali) piuttosto che locali, e dunque a shock comuni
alle diverse regioni; l’ipotesi che le quote regionali si modifichino solo gradualmente, con l’evoluzione
dei rispettivi vantaggi comparati, è tutt’altro che irragionevole.
L’intenzione degli autori è che il resoconto della genesi delle stime qui presentate sia sufficiente-
mente esaustivo, almeno una volta pubblicato anche quello delle serie nazionali, da rendere superfluo
ogni ulteriore chiarimento; nelle more, rimangono ben lieti, se interpellati, di fornirlo.
Introduzione XI
Si limita, quest’opera, a presentare le serie regionali della produzione industriale; non abbozza nem-
meno l’analisi storica che queste permettono. L’obiettivo degli autori, dell’Istituto che questa ricerca
ha sostenuto, è di fornire a tutti gli studiosi uno strumento di lavoro, che utilizzeranno come meglio
crederanno, e dal quale trarranno le interpretazioni che potrà loro suggerire: un patrimonio statistico
italiano, a oggi senza uguali al mondo, che proprio perché unico inviterà anche gli economisti e storici
economici stranieri a guardare con maggior attenzione alla nostra storia patria.
XII Introduzione
PIEMONTE LIGURIA
Alessandria Genova
Cuneo Porto Maurizio
Novara
Torino
LOMBARDIA VENETO
Bergamo Belluno
Brescia Padova
Como Rovigo
Cremona Treviso
Mantova Udine
Milano Venezia
Pavia Verona
Sondrio Vicenza
2.05 Il valore aggiunto delle industrie delle pelli e del cuoio XXIV
2.09 Il valore aggiunto delle industrie della lavorazione dei minerali non metalliferi XXXII
2.10 Il valore aggiunto delle industrie chimiche, dei derivati del petrolio e del carbone, e
della gomma XXXIV
2.11 Il valore aggiunto delle industrie della carta, cartotecniche e poligrafiche XXXVI
Avvertenza: le serie elementari “di prima generazione” (settori 1, 2.01-2.12, 3 e 4) sono calcolate,
per ogni settore, applicando anno per anno quote regionali alla produzione nazionale. Le serie della
produzione nazionale sono quelle riportate in Fenoaltea (2003a), Table 2. Le quote nei quattro anni
censuari 1871, 1881, 1901, e 1911 sono quelle, riferite alla forza lavoro, riportate in Fenoaltea (2001),
Tavv. 22 - 24; negli anni intermedi sono ottenute per interpolazione, e negli anni precedenti e successivi
sono tenute costanti. Le serie aggregate, per l’industria manifatturiera e complessiva, sono ottenute
come semplici somme delle serie (non arrotondate) sottostanti.
XIV
2.01 Il valore aggiunto delle industrie alimentari (milioni di lire a prezzi 1911)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
2.02 Il valore aggiunto delle industrie del tabacco (milioni di lire a prezzi 1911)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
2.03 Il valore aggiunto delle industrie tessili (milioni di lire a prezzi 1911)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
2.04 Il valore aggiunto delle industrie dell’abbigliamento (milioni di lire a prezzi 1911)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
2.05 Il valore aggiunto delle industrie delle pelli e del cuoio (milioni di lire a prezzi 1911)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
2.06 Il valore aggiunto delle industrie del legno (milioni di lire a prezzi 1911)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
2.07 Il valore aggiunto delle industrie metallurgiche (milioni di lire a prezzi 1911)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
2.08 Il valore aggiunto delle industrie meccaniche (milioni di lire a prezzi 1911)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
2.09 Il valore aggiunto delle industrie della lavorazione dei minerali non metalliferi (milioni di lire a
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
prezzi 1911)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
2.10 Il valore aggiunto delle industrie chimiche, dei derivati del petrolio e del carbone, e della gomma
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
2.11 Il valore aggiunto delle industrie della carta, cartotecniche e poligrafiche (milioni di lire a prezzi
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
1911)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
2.12 Il valore aggiunto delle industrie manifatturiere varie (milioni di lire a prezzi 1911)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
3. Il valore aggiunto delle industrie delle costruzioni (milioni di lire a prezzi 1911)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
4. Il valore aggiunto delle industrie dell’elettricità, del gas e dell’acqua (milioni di lire a prezzi 1911)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
OPERE CITATE
Ciocca, P. (2007). Ricchi per sempre? Una storia economica d’Italia (1796-2005). Torino: Bollati
Boringhieri.
Daniele, V., e Malanima, P. (2007). Il prodotto delle regioni e il divario Nord-Sud in Italia (1861-
2004). Rivista di politica economica 97, nn. 3-4, pp. 267-340.
Esposto, A. G. (1992). Italian industrialization and the Gerschenkronian “great spurt”: A regional
analysis. Journal of Economic History 52, n. 2, pp. 353-362.
Felice, E. (2007). Divari regionali e intervento pubblico. Per una rilettura dello sviluppo in Italia.
Bologna: Il Mulino.
Fenoaltea, S. (1976). Real value added and the measurement of industrial production. Annals of
Economic and Social Measurement 5, n. 1, pp. 111-137.
Fenoaltea, S. (2001). La crescita industriale delle regioni d’Italia dall’Unità alla Grande Guerra: una
prima stima per gli anni censuari. Quaderni dell’Ufficio Ricerche Storiche, n. 1. Roma: Banca
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Fenoaltea, S. (2003a). Notes on the rate of industrial growth in Italy, 1861-1913. Journal of Economic
History 63, n. 3, pp. 695-735.
Fuà, G., e Scuppa, S. (1988). Industrializzazione e deindustrializzazione delle regioni italiane secondo
i censimenti demografici 1881-1981. Economia Marche 7, pp. 307-327.
Rossi, S. (2006). La regina e il cavallo. Quattro mosse contro il declino. Roma-Bari: Laterza.
Vitali, O. (1970). Aspetti dello sviluppo economico italiano alla luce della ricostruzione della popolazione
attiva. Roma: Istituto di Demografia dell’Università di Roma.
Zamagni, V. (1987). A century of change: Trends in the composition of the Italian labor force,
1881-1981. Historical Social Research 44, n. 4, pp. 36-97.
LA PRODUZIONE INDUSTRIALE
DELLE REGIONI D’ITALIA, 1861-1913:
UNA RICOSTRUZIONE QUANTITATIVA
FONTI E METODI 7
A02. Miniere
A02.01 Introduzione 8
A02.02 Combustibili fossili solidi 8
A02.03 Combustibili fossili liquidi e gassosi 9
A02.04 Minerali metalliferi 9
A02.05 Altri prodotti 11
A02.06 Produzione complessiva 13
A03. Cave
A03.01 Introduzione 13
A03.02 Marmo 14
A03.03 Materiali per fornaci 14
A03.04 Altri materiali di cava 16
A03.05 Produzione complessiva 17
TABELLE 19
FONTI E METODI
Le serie regionali della produzione complessiva sono disaggregazioni delle corrispondenti serie na-
zionali. Con pochissime eccezioni sono ottenute, come queste, sommando stime della produzione
fisica, ponderate con i valori aggiunti unitari a prezzi 1911.
Nel caso specifico delle industrie estrattive si presentano stime del valore aggiunto a prezzi costanti
calcolate secondo due criteri diversi. Nel primo caso il valore aggiunto è calcolato nel modo teorica-
mente corretto: corrisponde al valore del capitale e del lavoro usati nell’attività di estrazione, e misura
dunque l’industria estrattiva come tutte le altre industrie. Nel secondo caso si seguono invece le con-
venzioni della contabilità nazionale: le stime corrispondono al valore della produzione meno le spese
per combustibili e materie ausiliarie, senza detrarre il valore delle riserve consumate che rappresentano
la principale materia prima dell’industria in esame. Queste seconde stime sono pertanto normalmente
superiori alle prime; possono però anche risultare ad esse inferiori, nei casi in cui (nell’anno di rife-
rimento) le riserve consumate hanno un valore limitato, e il valore dell’attività di estrazione supera il
valore del materiale estratto (ad esempio perché il tenore di questo si è rivelato inaspettatamente basso,
o perché molta dell’attività svolta era dedicata a lavori preparatori piuttosto che all’estrazione in senso
stretto). I due criteri producono stime identiche per le poche attività estrattive anomale, che non con-
sumano materie prime esauribili: lo sfruttamento delle sorgenti di sale e di acque minerali, dei soffioni
boraciferi, delle acque del mare nelle saline.
La Tabella A.001 presenta le stime regionali del valore aggiunto corretto, “industriale”, per il com-
plesso delle industrie estrattive. Le stime analoghe calcolate con i criteri convenzionali sono presentate
nella Tabella A.002.
Le stime per l’insieme delle industrie estrattive sono ottenute come somme di stime separate per
due sottogruppi, le miniere e le cave; nelle miniere sono comprese anche le attività estrattive anoma-
le, e la prima lavorazione del minerale di zolfo. La copertura delle serie elementari è esaustiva, e la
subaggregazione per sottogruppo non ha nessun effetto sul totale finale.
Le serie elementari dei due sottogruppi poggiano sui dati forniti dal Corpo delle miniere; l’unica
eccezione riguarda l’estrazione di acque minerali, stimata da altre fonti. Per il primo sottogruppo i
dati sono tipicamente abbondanti e altamente dettagliati, specie per le miniere in senso stretto; le se-
rie elementari distinguono 27 prodotti, e sono ottenute direttamente dalle fonti stesse, con qualche
integrazione specie per le attività anomale. Per il secondo sottogruppo le fonti riportano dati abbon-
danti solo per pochi anni campione; le serie elementari distinguono solo otto tipi di prodotti, e sono
ampiamente interpolate.
I valori aggiunti a prezzi 1911 delle miniere sono presentati nella Tabella A.003 seguendo i criteri
industriali, e nella Tabella A.004 seguendo i criteri convenzionali. I valori aggiunti a prezzi 1911 delle
8 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
cave sono presentati a loro volta nella Tabella A.005 seguendo i criteri industriali, e nella Tabella A.006
seguendo i criteri convenzionali.
A02. MINIERE
A02.01 Introduzione
Le stime della produzione complessiva delle diverse regioni sono ottenute ricostruendo dalle fonti
la produzione regionale dei singoli prodotti. Le serie elementari sono ricostruite in unità fisiche, e
poi ponderate con i relativi valori aggiunti (industriali e convenzionali) per unità fisica, a prezzi 1911.
Le stime aggregate del valore aggiunto a prezzi costanti con criteri industriali e convenzionali sono
presentate nelle Tabelle A.003 e A.004.
I dati utilizzati per ricostruire le serie della produzione fisica sono tipicamente quelli forniti dal
Corpo delle miniere, corretti come per le stime nazionali (IIP, cap. B02); si rinvia a queste per il
dettaglio di tali modifiche. Dal 1880 si usano i dati della Rivista mineraria, tipicamente disaggregati
per provincia, per cui il calcolo del prodotto regionale non presenta incognite; per il primo ventennio
si usano le serie disponibili nelle Notizie minerarie, tipicamente disaggregate per distretto minerario.
Coincidono allora con singole regioni i distretti di Torino (Piemonte), Genova (Liguria), Caltanissetta
(Sicilia) e Iglesias (Sardegna). Per gli altri distretti l’ubicazione probabile della produzione nell’arco del
ventennio viene desunta dai dati dettagliatissimi per il 1865 circa nella Statistica mineraria, e dai dati
provinciali per gli ultimi anni Settanta o primi anni Ottanta nella Rivista mineraria o le stesse Notizie
minerarie.
I dati utilizzati per ricostruire i valori aggiunti sono tipicamente desunti dalla Rivista mineraria
1911, che fornisce per ogni prodotto considerato la quantità prodotta, il valore unitario e complessivo,
il numero di operai, e la potenza dei motori. Il valore aggiunto industriale è normalmente calcolato
sommando il monte salari (aumentato di una congrua quota per gli stipendi), stimato dal numero di
operai, e la remunerazione del capitale investito in macchinari, stimato dalla potenza dei motori. Il
valore aggiunto convenzionale è normalmente stimato dal valore della produzione, detraendo solo la
spesa per combustibili e materie accessorie, stimata anch’essa dalla potenza dei motori. Si rinvia alle
stime nazionali per maggiori dettagli (IIP, cap. B02).
Secondo le Notizie minerarie i carboni fossili (Tabella A.007) provenivano fino al 1880 dai distretti
di Torino, Genova, Milano, Vicenza, Firenze e Iglesias; la Statistica mineraria segnala inoltre nel 1866
400 tonnellate provenienti da una ricerca umbra (e nel 1865 due tonnellate da ricerche in Emilia e
nelle Marche, di cui non si tiene conto). Le miniere del distretto di Milano risultano in provincia di
Bergamo; le miniere del distretto di Vicenza risultano tutte nel Veneto; e le miniere del distretto di
Firenze risultano tutte in Toscana (Statistica mineraria, pp. 10-11, Notizie minerarie, pp. 294, 386).
La produzione di torba (Tabella A.008) è stimata, ricalcando le stime regionali già elaborate in
sede nazionale (IIP, cap. B02.16), fino alla metà degli anni Settanta. La Rivista mineraria riporta dati
distrettuali completi dal 1886; nel decennio intermedio la distribuzione regionale della produzione
A. Le industrie estrattive 9
è stata ottenuta come segue. Dal 1876 al 1882 sono state mantenute le quote regionali del 1875
(calcolando la produzione lombarda come residuo, per riassorbire gli arrotondamenti). Per il 1885, si è
ripartita in parti uguali tra Piemonte e Lombardia (come suggerito dai dati per il 1886) la produzione
nazionale al netto di quella, documentata, del Veneto (Rivista mineraria 1885, pp. LXVIII, 268). Le
stime regionali così ottenute sono state poi interpolate linearmente (ottenendo ancora una volta come
residuo la produzione della Lombardia). Dopo il 1909, la Rivista mineraria non riporta più il dettaglio
provinciale dei distretti minerari; la disaggregazione della produzione del distretto di Vicenza è stata
stimata mantenendo le quote del 1909 per le diverse regioni interessate (Lombardia, Veneto, e Emilia,
ottenuta come residuo).
L’olio minerale (Tabella A.009) proveniva fino al 1880 dai distretti di Ancona, Milano e Napoli
(Notizie minerarie, pp. 304-305). Nel distretto di Ancona la produzione era a Chieti (Statistica mi-
neraria, pp. XLIX, 57); nel distretto di Napoli, a Caserta (Notizie minerarie, p. 373). Nel distretto
di Milano la produzione era allora sia in Emilia, sia in Lombardia (Statistica mineraria, pp. XLIX-L);
nel 1878, la produzione era minima, e tutta lombarda (Notizie minerarie, p. 365). La Rivista mine-
raria 1890, p. LIII, riporta una serie completa, che attribuisce tutta la produzione settentrionale alle
province “dell’Emilia”, ma queste comprendono le limitrofe province lombarde (ad esempio, Rivista
mineraria 1886, p. 174). Le stime regionali dividono la produzione del distretto di Milano tra Emilia
e Lombardia in parti uguali nel 1861-77 e nel 1879.
Il gas naturale (Tabella A.010) proveniva invece esclusivamente dall’Emilia; la produzione inizia
nel 1894.
dalle Relazioni minerarie, p. 71; non si tengono conto delle 5 tonnellate ottenute, secondo la Statistica
mineraria, p. 4, in provincia di Sondrio. La produzione distrettuale del biennio 1864-65 è stata ripar-
tita tra Emilia (27%) e Lombardia (73%) secondo le quote regionali desunte per il 1866 dalla Statistica
mineraria, p. 4 (e così pure le Relazioni minerarie, p. 71). Nel 1864, infatti, le miniere del distretto
salgono a tre, e quella che si aggiunge sembra essere la miniera “di recentissima scoperta” in provincia
di Pavia (Relazioni minerarie, p. 71). La produzione del periodo 1867-77 è stata ripartita assegnando
l’intera produzione alla Lombardia nel 1868 e nel periodo 1872-77, anni in cui è presente una sola
miniera nel distretto. Negli anni in cui sono presenti tre miniere (1867 e 1869) sono state utilizzate
le quote regionali del 1866; nel 1870 e 1871, con due miniere segnalate, la produzione è stata ripar-
tita secondo le quote regionali del 1866, modificate ipotizzando che in Emilia fosse presente un’unica
miniera, e imputando dunque alla Lombardia l’84% della produzione distrettuale. La produzione del
distretto nel 1879 è stata assegnata alla sola Lombardia, essendo di nuovo presente nel distretto una
sola miniera, che si identifica con quella in provincia di Pavia attiva nel 1878 (Notizie minerarie, p.
341) e nel 1880 (Rivista mineraria, p. 229).
I dati per il distretto di Firenze sono attribuiti interamente alla Toscana: i dati locali per il 1865
circa nella Statistica mineraria, p. 4, e per il 1878 nelle Notizie minerarie, p. 341, non indicano miniere
nelle province di altre regioni comprese in quel distretto.
Il minerale di piombo (Tabella A.013) proveniva prevalentemente dalla Sardegna, che coincideva
con il distretto di Iglesias; vengono pertanto allocate alle altre regioni solo quantità di poca importanza.
I dati per il distretto di Milano sono attribuiti interamente alla Lombardia: i dati locali nella Statistica
mineraria, p. 6, e nelle Relazioni minerarie, p. 69, e per il 1878 nelle Notizie minerarie, p. 344,
non indicano miniere di quel distretto ubicate in altre regioni. I dati per il distretto di Vicenza sono
attribuiti interamente al Veneto: sono riferiti infatti a una sola miniera, che i dati locali collocano nella
provincia di Belluno. I dati per il distretto di Firenze sono attribuiti interamente alla Toscana: anche
questi sono riferiti a una sola miniera, che i dati locali collocano nella provincia di Lucca.
Il minerale di zinco (Tabella A.014) proveniva anch’esso prevalentemente dalla Sardegna. Anche in
questo caso i dati per il distretto di Milano sono attribuiti interamente alla Lombardia: la produzione
inizia nel 1869, e i dati locali per il 1878 nelle Notizie minerarie, p. 385, non indicano miniere di quel
distretto ubicate in altre regioni. I dati per il distretto di Vicenza sono attribuiti interamente al Veneto:
sono riferiti infatti a una sola miniera, che i dati locali collocano nella provincia di Belluno (Statistica
mineraria, pp. 6-7, Notizie minerarie, p. 385).
Il minerale di argento (Tabella A.015) proveniva esclusivamente dalla Sardegna, per cui le stime
per quella regione ricalcano le stime nazionali (IIP, cap. B02.05).
Il minerale di oro (Tabella A.016) a sua volta proveniva esclusivamente dal Piemonte; le stime per
quella regione ricalcano pertanto le stime nazionali (IIP, cap. B02.05).
Il minerale di manganese (Tabella A.017) era prodotto fino al 1872 nei soli distretti di Torino,
Genova, e Iglesias, che coincidono con le rispettive regioni. Dal 1873 veniva prodotto anche nel
distretto di Firenze; tutta questa produzione è attribuita alla Toscana (Notizie minerarie, pp. 278-279,
321, 340).
Il minerale di antimonio (Tabella A.018) proveniva fino al 1879 dai distretti di Firenze, Caltanis-
setta, e Iglesias. Le miniere attive nel distretto di Firenze erano tutte in Toscana (Notizie minerarie, pp.
290, 386).
Il minerale di mercurio (Tabella A.019) proveniva dal distretto di Firenze, e, fino al 1880, dal
distretto di Vicenza. Fino al 1893 il Corpo delle miniere riporta la produzione in metallo, e solo
saltuariamente la produzione del minerale stesso, che è pertanto stimata, come per le stime nazionali
A. Le industrie estrattive 11
(IIP, cap. B02.07) dal prodotto ottenuto. Le miniere del distretto di Firenze erano in provincia di
Grosseto, mentre la miniera del distretto di Vicenza era in provincia di Belluno (Statistica mineraria,
pp. 6-7, Notizie minerarie, pp. 288, 385).
La pirite di ferro (Tabella A.020) proveniva fino al 1880 dai distretti di Torino, Genova, Vicenza
e Firenze. Nel distretto di Firenze era attiva un’unica miniera, dal 1877, in provincia di Grosseto.
Nel distretto di Vicenza la miniera di pirite era ad Agordo, in provincia di Belluno; fino al 1894 il
Corpo delle miniere comprende il suo prodotto tra i minerali di rame (Statistica mineraria, pp. XXVII,
4-5, Notizie minerarie, pp. 281, 292, 384, 386; Rivista mineraria 1894, pp. XVI, XVIII, 1895, pp.
XVI-XVII).
La produzione di bauxite (Tabella A.021) inizia relativamente tardi, ed è pertanto ben documentata
dalle fonti; risulta interamente abruzzese.
La produzione di altri minerali metalliferi (Tabella A.022) riguarda la produzione dei minerali di
nichelio, stagno, arsenico, wolframio, e dei minerali (assai) misti. I dati sono abbondanti, e l’ubicazione
delle miniere chiara dalle fonti. Il Piemonte compare come produttore di minerali di nichelio, tranne
che nel 1908, quando il minerale è di arsenico; la Lombardia, come produttrice di minerali misti; la
Toscana compare come produttrice di minerali di stagno. La Sardegna compare come produttrice di
minerali di nichelio (negli anni 1872-76 e, con 2 tonn. all’anno, 1898-99) e di arsenico (dal 1896),
con l’aggiunta di quantità minime di wolframio (13 tonn. nel 1905, 20 nel 1906, e 8 nel 1907).
Seguendo le tradizioni contabili italiane, l’industria mineraria comprende, oltre all’estrazione del
minerale di zolfo, anche la fusione e la macinazione dello stesso (Tabelle A.023, A.024, A.025).
Il minerale era estratto prevalentemente in Sicilia; miniere di importanza minore si trovavano in
Emilia, Marche, Toscana, Lazio, Campania e Calabria. Fino al 1894 le relative stime ricalcano quelle
già ottenute in sede nazionale (IIP, cap. B02.09); dal 1895 riproducono i dati del Corpo delle miniere.
La fusione avveniva sui piani delle miniere, per cui la sua distribuzione ripete praticamente quella
dell’estrazione del minerale. Le eccezioni più significative riguardano la Campania, in quanto buona
parte del minerale estratto in provincia di Avellino veniva macinato piuttosto che fuso, e il Veneto, che
riporta nei primi decenni una produzione peraltro assai meschina, ottenuta non da minerale di zolfo
ma dalla pirite di Agordo. Anche in questo caso le stime regionali ricalcano fino al 1894 quelle già
ottenute in sede nazionale (IIP, cap. B02.09), e poi riproducono i dati del Corpo delle miniere. Nel
1910 questi sono relativamente poco dettagliati; la produzione complessiva del distretto di Bologna
è allora attribuita all’Emilia e alle Marche ipotizzando che il 90% dell’aumento dall’anno precedente
fosse dovuto alle Marche (Rivista mineraria 1910, p. 6), mentre la produzione complessiva del distretto
di Napoli è attribuita alla Campania e alla Calabria interpolando linearmente le rispettive quote nel
1909 e nel 1911.
La macinazione del minerale avveniva nel distretto di Napoli, e quasi esclusivamente ad Avellino.
Fino al 1887 le stime sono quelle ottenute in sede nazionale (IIP, cap. B02.09), e riferite tutte alla
Campania. Dal 1888 le serie riproducono i dati del Corpo delle miniere, eccezion fatta ancora una
volta per il 1910, quando la produzione complessiva del distretto è attribuita alla Campania e alla
Calabria interpolando linearmente le rispettive quote nel 1909 e nel 1911.
Il salgemma (Tabella A.026) proveniva esclusivamente dalla Calabria (la miniera di Lungro) e
dalla Sicilia; appartenendo queste regioni a distretti minerari diversi, la suddivisione regionale della
produzione risulta sempre dalle fonti.
12 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
Il sale di sorgente (Tabella A.027) proveniva a sua volta dalla Toscana (Pisa) e, in piccola parte,
dall’Emilia (Parma); appartenendo queste province a distretti minerari diversi, anche in questo caso la
suddivisione regionale della produzione risulta sempre dalle fonti.
La produzione di roccia asfaltica (Tabella A.028) è stimata, come in sede nazionale (IIP, cap.
B02.11) dai dati riferiti alla produzione netta della stessa e dei relativi derivati. Fino al 1880 tali
prodotti provenivano dai distretti di Ancona, Roma, Napoli e Caltanissetta (Notizie minerarie, pp.
302-303). I dati dettagliati per il 1878 (ivi, p. 387) attribuiscono tutto il prodotto del primo alla
provincia di Chieti, e del secondo alla provincia di Frosinone; le miniere del terzo erano in provincia
di Caserta (Rivista mineraria 1880, p. 242).
La produzione di acido borico (Tabella A.029) è ristimata, come in sede nazionale (IIP, cap.
B02.12), fino ai primi anni Novanta. La produzione è attribuita tutta alla Toscana, trascurando la
piccolissima produzione delle Lipari.
La produzione di grafite (Tabella A.030) proveniva tutta dal Piemonte fino al 1892, e poi anche,
in piccola parte, dalla Liguria; la suddivisione è documentata dalle fonti.
La produzione di allumite (Tabella A.031) proveniva fino al 1880 dai distretti di Firenze e Roma,
con una miniera ciascuno; queste erano ubicate in Toscana e nel Lazio (Notizie minerarie, pp. 306-307).
La produzione di sale marino (Tabella A.032) è stimata in sede nazionale (IIP, cap. B02.15) di-
stinguendo le singole saline continentali, la Sicilia, e la Sardegna. Le serie regionali riproducono, con
le subaggregazioni del caso, le stime ottenute in quella sede.
Le stime della produzione di acque minerali sono riportate nella Tabella A.033.
Tale produzione è mal documentata dalle fonti. La serie nazionale (IIP, Table B.16, col. 6) è una
interpolazione che si appoggia a due sole fonti dirette, le Acque minerali 1868 da un lato, e il Censimento
i. e c., che sembra riportare dati del 1937, dall’altro. La regionalizzazione di quelle stime si basa pure
sulle quote regionali calcolate, per quelle due date, da quelle fonti.
Il Censimento i. e c., vol. 3, p. 28 riporta, per regione, il numero delle sorgenti (Tabella A.034,
col. 1), suddivise secondo la natura delle acque; una seconda tabella riporta, per ogni tipo di acqua, il
numero di sorgenti, la quantità prodotta, e il valore del prodotto (distinguendo acque per bibite, per
bagni, e per uso misto). Per ogni regione si stima il valore della produzione moltiplicando il numero di
sorgenti di ogni tipo di acqua per il prodotto medio nazionale delle relative sorgenti (rispettivamente
55.795 lire per le oligo-minerali, 21.348 per le medio-minerali, 17.213 per le salse, 12.242 per le
solfuree, 32.823 per le arsenicali-ferruginose, 35.414 per le bicarbonate, e 61.121 per le solfate); si
ottengono i prodotti complessivi riportati nella Tabella A.034, col. 2, e da questi le quote percentuali
riportate nella col. 3.
Le Acque minerali 1868, pp. XIV-XV, riporta, per regione, due disaggregazioni del numero totale
di sorgenti (Tabella A.034, col. 4: supera di gran lunga quello indicato per il 1937, presumibilmente
per una differenza di criteri). La prima è per volume, e distingue le sorgenti abbondanti (oltre due
tonn./giorno), mediocri (tra una e due tonn./giorno), scarse (meno di una tonn./giorno), e di volume
non constatato; la seconda è per tipo, e distingue le sorgenti usate per bagni, per bevande, per ambedue,
o di uso incerto o nullo. Le stime riportate nella Tabella A.034, col. 5 sono ottenute da questa seconda
disaggregazione, ponderando il numero di sorgenti di ogni tipo per il relativo prodotto medio nel 1937;
normalizzando a 1,00 lire il prodotto di ogni sorgente usata per bagni, si calcolano (36.249/11.353)
lire per sorgente usata per bevande, (50.211/11.353) lire per sorgente usata per ambedue, e 0,00 per il
residuo.
Le quote stimate per il 1868 sono riportate nella col. 6. La quota del Lazio, omesso dalle Acque
minerali 1868, è stimata da Garelli (1864), che riporta 487 sorgenti in tutta Italia, di cui 29 nel Lazio.
A. Le industrie estrattive 13
Le quote delle altre regioni sono calcolate dal numero ponderato delle fonti, e riproporzionate per
sommare a 100% meno il 5,95% attribuito al Lazio.
Le serie regionali della produzione sono ottenute applicando alla corrispondente serie nazionale
(IIP, Table B.16, col. 6) quote annuali estrapolate da queste stime; nel caso, si presumono quote
costanti dal 1861 al 1868, e si interpolano poi, fino al 1913, le quote del 1868 e del 1937. Le quote
così ottenute per il 1911 sono riportate nella Tabella A.034, col. 7.
Le stime della produzione complessiva, misurata dal valore aggiunto a prezzi 1911, sono presentate
nelle Tabelle A.003 e A.004. La prima riporta il valore aggiunto con criteri industriali, la seconda il
valore aggiunto con criteri convenzionali; in ambedue gli aggregati regionali sono ottenuti sommando
le stime della produzione in unità fisiche nelle Tabelle A.007 - A.033 ponderate con i valori aggiunti
(industriali e convenzionali) per unità fisica a prezzi 1911, mutuati dalle stime nazionali (IIP, cap. B02)
e non differenziati per regione, riportati nella Tabella A.035.
A03. CAVE
A03.01 Introduzione
La produzione delle cave è mal documentata. Il Corpo delle miniere fornì statistiche annuali,
paragonabili a quelle per le miniere, solo per i marmi delle Alpi Apuane. Per le cave in generale fornì
una prima statistica, per il 1865, nella Statistica mineraria, molto dettagliata ma palesemente troppo
lacunosa per essere utilizzata; una seconda e una terza, per il 1890 e il 1901, nella Rivista mineraria; e poi
fino al 1913 dati annuali, che si rivelano però essere in sostanza ripetizioni di quelli del 1901, con solo
poche modifiche locali. Queste statistiche accompagnano dati sui prodotti delle fornaci, ed escludono
pertanto la produzione di materiali per fornaci, che duplicherebbe in un certo senso la produzione delle
fornaci stesse; le quantità (ma non i valori) dei materiali per fornaci sono riportati per la prima volta
nella Rivista mineraria 1914, pp. XCII-XCIX, ma sembrano come gli altri dati ripresi in gran parte
dall’ultima statistica aggiornata, quella appunto del 1901.
Come le stime nazionali (IIP, cap. B03), le stime regionali distinguono i prodotti delle cave in
tre gruppi: il marmo, documentato direttamente almeno per la parte più importante; i materiali per
fornaci, stimati dai prodotti delle fornaci stesse, escludendo per ragionevole ipotesi flussi interregionali
di qualche rilievo; e l’ampio residuo, stimato estrapolando i due, e purtroppo ravvicinati, campioni
affidabili forniti dal Corpo delle miniere. A livello nazionale i dati per il 1890 e il 1901 sono estra-
polati direttamente dall’andamento delle costruzioni; a livello regionale le statistiche suggeriscono una
notevole apertura dei mercati locali, e in mancanza di documentazione ulteriore le stime che si possono
costruire sono inevitabilmente labili.
Anche in questo caso le stime del valore aggiunto sono sdoppiate per distinguere la misura indu-
striale da quella convenzionale. Marmo a parte anche queste stime sono oltremodo approssimative, sia
perché sono riferite a insiemi eterogenei, sia perché per i motivi segnalati sono poco affidabili gli stessi
valori unitari forniti per il 1911 dal Corpo delle miniere.
14 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
A03.02 Marmo
La Tabella A.036 riporta le stime della produzione fisica di marmo (in blocchi). Sono già elaborate
in sede nazionale (IIP, cap. B03.02), correggendo in parte i dati del Corpo delle miniere, le stime
di tale produzione nelle Alpi Apuane e la produzione residua, a sua volta divisa, dal 1890 in poi, per
distretto (IIP, Table B.19); corrispondono allora a singole regioni (ma non sempre le esauriscono) i
distretti di Caltanissetta, Firenze, Iglesias e Torino.
In questa sede la produzione dei distretti pluriregionali dal 1890 al 1913 è attribuita come segue.
La produzione non Apuana del distretto di Carrara è attribuita interamente alla Liguria (Rivista mine-
raria 1901, p. 161, 1913, p. XCVI). La produzione del distretto di Milano è attribuita interamente
alla Lombardia, trascurando l’eventuale, e minima, produzione delle province emiliane comprese nel
distretto fino al 1907 (Rivista mineraria 1890, p. 498). La produzione del distretto di Napoli è attri-
buita negli anni Novanta alla Campania, alla Basilicata e alla Calabria, con le quote del 1890 (Rivista
mineraria 1890, p. 583 sgg.), e poi interamente alla Campania, trascurando l’eventuale produzione
calabrese (Rivista mineraria 1905, p. 325, 1906, p. 340, 1907, p. 379, 1913, p. XCVIII). La pro-
duzione del distretto di Roma è attribuita interamente all’Umbria; quella del distretto di Vicenza, al
Veneto (Rivista mineraria 1890, pp. 710, 834, 1913, p. XCVIII).
Dal 1861 al 1889 la produzione non Apuana è allocata tra le diverse regioni usando semplicemente
le loro quote della relativa produzione nel 1890.
Il valore aggiunto unitario è mutuato dalle stime nazionali; corrisponde a 36,743 lire per tonnellata
con criteri industriali, e 48,737 con criteri convenzionali.
I prodotti delle fornaci pesano normalmente molto meno dei materiali consumati; le fornaci
tendono pertanto con pochissime eccezioni a ubicarsi nei pressi delle cave da cui si riforniscono.
Le stime regionali della produzione fisica di materiali per fornaci sono dunque ottenute riscalando
direttamente le stime dei prodotti da essi ottenuti; come documentato appresso poggiano di fat-
to su pochi dati forniti dal Corpo delle miniere, interpolati con l’ausilio di indici che rispecchia-
no l’andamento delle costruzioni (infra, vol. 2, cap. F03). Le serie della produzione fisica sono
pertanto molto approssimative; la disaggregazione rispecchia non, come per i minerali, la ricchez-
za delle informazioni statistiche, bensì l’obiettivo di cogliere, a livello aggregato, i maggiori effetti
di composizione.
La Tabella A.037 riporta le stime della produzione di pietra da gesso; come le stime nazionali (IIP,
cap. B03.03), sono ottenute moltiplicando per 1,5 le stime della produzione di gesso (infra, vol. 2,
Tabella F.014). Ancora come le stime nazionali, il valore aggiunto a prezzi 1911 è stimato attribuendo
alla produzione fisica un valore aggiunto unitario pari a 1,50 lire per tonnellata sia con criteri industriali,
sia con criteri convenzionali.
La Tabella A.038 riporta le stime della produzione di pietra da cemento; come le stime nazionali
(IIP, cap. B03.03), sono ottenute moltiplicando per 1,65 le stime della produzione di cemento (infra,
vol. 2, Tabella F.012). Mutuando ancora le stime nazionali, il valore aggiunto a prezzi 1911 è stimato
con valori aggiunti unitari pari a 1,80 lire per tonnellata con criteri industriali, e 2,00 lire con criteri
convenzionali.
La Tabella A.039 riporta le stime della produzione di pietra da calce, ottenute anch’esse come 1,65
volte le stime della produzione di calce (infra, vol. 2, Tabella F.017). I valori aggiunti industriali e
A. Le industrie estrattive 15
convenzionali presentati nelle Tabelle A.040 e A.041 sono ottenuti disaggregando le corrispondenti
serie nazionali per la pietra da calce e da cemento insieme (IIP, Table B.20, col. 2, rispettivamente
per 1,70 e 1,80 lire per tonnellata), meno la parte qui attribuita al cemento (IIP, Table C.05, col. 10,
per 1,65 e di nuovo rispettivamente per 1,80 e 2,00 lire per tonnellata), in proporzione alle tonnellate
riportate nella Tabella A.039. La pietra da calce comprende infatti sia la pietra per calce grassa, sia la
pietra, meno comune, per calce idraulica; nella misura in cui il cemento tende a sostituire soprattut-
to la calce idraulica, alla crescita della produzione di cemento corrisponde una riduzione della quota
della pietra da calce idraulica, e dunque una riduzione del valore aggiunto medio (industriale e con-
venzionale), a prezzi 1911, per tonnellata di pietra. All’atto pratico, tali valori aggiunti si mantengono
prossimi rispettivamente a 1,70 e 1,80 lire per tonnellata per un ventennio circa, per poi ridursi, nel
1913, rispettivamente a 1,65 e 1,70 lire per tonnellata.
La Tabella A.042 riporta le stime della produzione di argilla per laterizi; come le stime nazionali
(IIP, cap. B03.03) sono ottenute moltiplicando per 1,60 le stime della produzione di laterizi (infra,
vol. 2, Tabella F.021). Coerentemente con le stime nazionali, il valore aggiunto a prezzi 1911 è
stimato con valori aggiunti unitari pari a 1,00 lire per tonnellata sia con criteri industriali, sia con
criteri convenzionali.
La Tabella A.043 riporta le stime della produzione di materiali per vetrerie; come le stime nazionali
(IIP, cap. B03.03), sono ottenute moltiplicando per 1,00 le stime della produzione di vetri (infra,
vol. 2, Tabella F.025). Di nuovo come le stime nazionali, il valore aggiunto a prezzi 1911 è stimato
con valori aggiunti unitari pari a 1,00 lire per tonnellata con criteri industriali, e 1,20 lire con criteri
convenzionali.
Le Tabelle A.044 e A.045 riportano direttamente le stime del valore aggiunto a prezzi 1911, con
criteri industriali e convenzionali, nella produzione dei materiali per altre ceramiche (terre cotte, ma-
ioliche, porcellane e simili). Queste stime disaggregano le corrispondenti stime nazionali (IIP, cap.
B03.03) in proporzione alle quote del valore aggiunto nella produzione delle relative ceramiche (infra,
vol. 2, Tabella F.023). Tali stime nazionali sono ottenute dai valori aggiunti aggregati nei materiali
per laterizi, altre ceramiche e vetrerie (rispettivamente le tonnellate complessive, ottenute come 1,60
per la somma di IIP, Table C.04, col. 8 e Table C.07, col. 7, più 1,00 per la somma di Table C.07,
coll. 8 - 9, per i valori aggiunti unitari pari rispettivamente a 1,00 e 1,20 lire per tonnellata), de-
traendo le cifre qui attribuite da un lato ai materiali per laterizi (1,60 per Table C.04, col. 8, per
1,00 lire per tonnellata sia con criteri industriali, sia con criteri convenzionali) e dall’altro ai mate-
riali per vetrerie (1,00 per Table C.07, col. 9, per 1,00 lire per tonnellata con criteri industriali e
1,20 con criteri convenzionali). I valori aggiunti così ottenuti sono trascurabili con criteri industriali,
ma non con criteri convenzionali, in quanto l’algoritmo attribuisce a questo residuo gran parte della
rendita attribuita all’insieme più ampio. Nel 1911 la stima del valore aggiunto convenzionale corri-
sponde a 4,7 milioni di lire per 0,30 milioni di tonnellate di materiali (1,6 per Table C.07, col. 7 più
1,0 per Table C.07, col. 8); il valore medio unitario prossimo a 16 lire per tonnellata si concilia ad
esempio con il prezzo del caolino, pari a 30 lire per tonnellata, indicato dalla Rivista mineraria 1911,
p. LXXXV.
Le Tabelle A.046 e A.047 presentano le stime del valore aggiunto a prezzi 1911, con criteri rispet-
tivamente industriali e convenzionali, nella produzione di materiali per fornaci; sono somme sem-
plici delle quantità riportate nelle Tabelle A.037 - A.038 e A.042 - A.043, ponderate come sopra
indicato, e dei valori aggiunti riportati nelle Tabelle A.040 e A.044 in un caso, e A.041 e A.045
nell’altro.
16 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
La produzione di materiali di cava, esclusi il marmo e i materiali per fornaci, è stimata come un
unico residuo.
A livello nazionale le estrapolazioni dei relativi dati per il 1890 e 1901 si avvalgono di un indice
del consumo di materiali di cava (IIP, Table B.21, col. 3) ottenuto riponderando a tal fine le diverse
serie delle costruzioni; il rapporto tra l’indice e la produzione dei materiali in oggetto appare, nei due
anni campione, praticamente costante.
Gli indici regionali corrispondenti sono presentati nella Tabella A.048. Ripetendo l’algoritmo di
stima con le serie regionali, regione per regione l’indice è ottenuto come somma ponderata di due
serie (che corrispondono rispettivamente alle coll. 1 e 2 di IIP, Table B.21). La prima è ottenuta
come (0,12/0,60) (Tabella B.024 + Tabella B.042 + Tabella B.096) + (0,10/0,34) (Tabella B.041)
+ (0,10/0,51) (Tabella B.023) + (0,25/0,51) (Tabella B.066); la seconda, come (0,28/0,60) (Tabella
B.024 + Tabella B.042 + Tabella B.096) + (0,56/0,34) (Tabella B.041) + (0,34/0,51) (Tabella B.023) +
(0,24/0,51) (Tabella B.066). L’indice è la somma della prima serie con peso pari a 1,0, e della seconda
con peso pari a 0,03567 dal 1861 al 1890, a 0,03884 dal 1901 al 1913, e a valori aritmeticamente
interpolati dal 1891 al 1900. Come le serie delle costruzioni che ricombinano, gli indici sono espressi
in milioni di lire a prezzi 1911.
Le stime annuali della produzione sono presentate nella Tabella A.049. Nel 1890 e nel 1901 deri-
vano dai dati forniti dal Corpo delle miniere. Nel 1890, le stime regionali sono ottenute aggregando i
dati provinciali riportati per le cave dalla Rivista mineraria; come per le stime nazionali si moltiplicano
per 1,2 le quantità riportate per le pietre da taglio, e si escludono, in quanto considerati altrove, il mar-
mo e i vari materiali per fornaci (il quarzo e il feldspato, il caolino, le terre magnesiache e i materiali
refrattari). Nel 1901, la Rivista mineraria riporta solo dati distrettuali; correggendoli come nel 1890
per riponderare le pietre da taglio ed escludere marmo e materiali per fornaci si ottengono totali di-
strettuali pari a 146.470 tonnellate per Bologna, 1.857.907 per Caltanissetta, 1.046.382 per Carrara,
626.811 per Firenze, 166.025 per Iglesias, 957.249 per Milano, 2.438.023 per Napoli, 1.757.219 per
Roma, 343.250 per Torino e 503.311 per Vicenza. Le stime regionali per il 1901 sono ottenute, come
le stime analoghe dei prodotti delle fornaci, allocando i dati distrettuali in proporzione ai lavoranti e
(con peso 0,5) ai cavalli di potenza riportati per provincia dal Riassunto industriale (infra, vol. 2, Tabella
F.010). Il prodotto del distretto di Bologna è diviso tra Emilia e Marche nelle proporzioni 483 : 281;
quello di Carrara tra Liguria e Toscana nelle proporzioni (1.873 + (35/2)) : 510; quello di Milano tra
Lombardia e Emilia nelle proporzioni (2.631 + (74/2)) : 125; quello di Napoli, tra Campania, Abruz-
zi, Basilicata, Calabria e Puglie nelle proporzioni (2.379 + (66/2)) : 290 : 108 : 644 : 2.316; quello di
Roma, tra Lazio, Umbria e Abruzzi nelle proporzioni (2.436 + (69/2)) : 296 : 1.146; e quello di Vi-
cenza tra Veneto, Emilia e Lombardia nelle proporzioni 1.890 : 0 : 34. Sommando tali cifre regione
per regione si ottengono le stime per il 1901 riportate nella Tabella A.049.
Con pochissime eccezioni le produzioni in oggetto erano di basso valore unitario, e presumibil-
mente consumate nei pressi dei luoghi di produzione. In mancanza di documentazione più esaustiva,
dunque, le serie della produzione regionale sono ottenute estrapolando semplicemente le stime per que-
sti anni campione con i relativi indici di consumo e poi riscalando questi risultati preliminari, anno per
anno, per rispettare il vincolo della produzione nazionale (IIP, Table B.21, col. 4). Per la precisione, le
serie preliminari sono ottenute moltiplicando gli indici regionali nella Tabella A.048 per rapporti che
interpolano geometricamente (e tengono costanti nel 1861-90 e 1901-13) i rapporti corrispondenti
tra le stime della produzione e gli indici stessi nel 1890 e 1901.
A. Le industrie estrattive 17
Non si usano altre informazioni. Il censimento del 1871 sembra aver compreso gran parte dei
lavoranti delle cave fra il personale di fatica non specificato; i censimenti del 1881 e del 1901 sono
vicini ai dati più diretti forniti dal Corpo delle miniere; e i censimenti del 1911 indicano, riunendo le
sotto-classi 2.21, 2.23 e 2.24, una distribuzione regionale della produzione vicina a quella calcolata in
questa sede, in termini di valore aggiunto industriale, per il residuo in oggetto e il marmo insieme.
Il valore aggiunto unitario è semplicemente mutuato dalle stime nazionali (IIP, cap. B03.04);
corrisponde a 2,14 lire per tonnellata con criteri industriali, e 2,90 lire con criteri convenzionali.
Le stime della produzione complessiva, misurata dal valore aggiunto a prezzi 1911, sono presentate
nelle Tabelle A.005 e A.006. La prima riporta il valore aggiunto con criteri industriali; è ottenuta
sommando le quantità di marmo nella Tabella A.036 ponderate per 36,743 lire per tonnellata, il valore
aggiunto industriale nei materiali per fornaci nella Tabella A.046, e le quantità di altri materiali nella
Tabella A.049 ponderate per 2,14 lire per tonnellata. La seconda riporta il valore aggiunto con criteri
convenzionali; è ottenuta sommando le quantità di marmo nella Tabella A.036 ponderate per 48,737
lire per tonnellata, il valore aggiunto convenzionale nei materiali per fornaci nella Tabella A.047, e le
quantità di altri materiali nella Tabella A.049 ponderate per 2,90 lire per tonnellata.
TABELLE
TABELLA A.001
Industrie estrattive: valore aggiunto industriale a prezzi 1911, 1861-1913 22
TABELLA A.002
Industrie estrattive: valore aggiunto convenzionale a prezzi 1911, 1861-1913 24
TABELLA A.003
Miniere: valore aggiunto industriale a prezzi 1911, 1861-1913 26
TABELLA A.004
Miniere: valore aggiunto convenzionale a prezzi 1911, 1861-1913 28
TABELLA A.005
Cave: valore aggiunto industriale a prezzi 1911, 1861-1913 30
TABELLA A.006
Cave: valore aggiunto convenzionale a prezzi 1911, 1861-1913 32
TABELLA A.007
Carboni fossili: produzione fisica, 1861-1913 34
TABELLA A.008
Torba: produzione fisica, 1861-1913 36
TABELLA A.009
Olio minerale: produzione fisica, 1861-1913 38
TABELLA A.010
Gas naturale: produzione fisica, 1861-1913 40
TABELLA A.011
Minerale di ferro: produzione fisica, 1861-1913 42
TABELLA A.012
Minerale di rame: produzione fisica, 1861-1913 44
TABELLA A.013
Minerale di piombo: produzione fisica, 1861-1913 46
TABELLA A.014
Minerale di zinco: produzione fisica, 1861-1913 48
20 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
TABELLA A.015
Minerale di argento: produzione fisica, 1861-1913 50
TABELLA A.016
Minerale di oro: produzione fisica, 1861-1913 52
TABELLA A.017
Minerale di manganese: produzione fisica, 1861-1913 54
TABELLA A.018
Minerale di antimonio: produzione fisica, 1861-1913 56
TABELLA A.019
Minerale di mercurio: produzione fisica, 1861-1913 58
TABELLA A.020
Pirite di ferro: produzione fisica, 1861-1913 60
TABELLA A.021
Bauxite: produzione fisica, 1861-1913 62
TABELLA A.022
Altri minerali metalliferi: produzione fisica, 1861-1913 64
TABELLA A.023
Minerale di zolfo: produzione fisica, 1861-1913 66
TABELLA A.024
Zolfo fuso: produzione fisica, 1861-1913 68
TABELLA A.025
Minerale di zolfo macinato: produzione fisica, 1861-1913 70
TABELLA A.026
Salgemma: produzione fisica, 1861-1913 72
TABELLA A.027
Sale di sorgente: produzione fisica, 1861-1913 74
TABELLA A.028
Roccia asfaltica: produzione fisica, 1861-1913 76
TABELLA A.029
Acido borico: produzione fisica, 1861-1913 78
TABELLA A.030
Grafite: produzione fisica, 1861-1913 80
TABELLA A.031
Allumite: produzione fisica, 1861-1913 82
TABELLA A.032
Sale marino: produzione fisica, 1861-1913 84
A. Le industrie estrattive 21
TABELLA A.033
Acque minerali: produzione fisica, 1861-1913 86
TABELLA A.034
Produzione di acque minerali nel 1868 e nel 1937 88
TABELLA A.035
Valori aggiunti unitari dei prodotti delle miniere a prezzi 1911 89
TABELLA A.036
Marmo: produzione fisica, 1861-1913 90
TABELLA A.037
Pietra da gesso: produzione fisica, 1861-1913 92
TABELLA A.038
Pietra da cemento: produzione fisica, 1861-1913 94
TABELLA A.039
Pietra da calce: produzione fisica, 1861-1913 96
TABELLA A.040
Pietra da calce: valore aggiunto industriale a prezzi 1911, 1861-1913 98
TABELLA A.041
Pietra da calce: valore aggiunto convenzionale a prezzi 1911, 1861-1913 100
TABELLA A.042
Argilla per laterizi: produzione fisica, 1861-1913 102
TABELLA A.043
Materiali per vetrerie: produzione fisica, 1861-1913 104
TABELLA A.044
Materiali per altre ceramiche: valore aggiunto industriale a prezzi 1911, 1861-1913 106
TABELLA A.045
Materiali per altre ceramiche: valore aggiunto convenzionale a prezzi 1911, 1861-1913 108
TABELLA A.046
Materiali per fornaci: valore aggiunto industriale a prezzi 1911, 1861-1913 110
TABELLA A.047
Materiali per fornaci: valore aggiunto convenzionale a prezzi 1911, 1861-1913 112
TABELLA A.048
Altri materiali di cava: indici di consumo, 1861-1913 114
TABELLA A.049
Altri materiali di cava: produzione fisica, 1861-1913 116
22
Tabella A.001 Industrie estrattive: valore aggiunto industriale a prezzi 1911, 1861-1913 (milioni di
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
lire)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
Tabella A.002 Industrie estrattive: valore aggiunto convenzionale a prezzi 1911, 1861-1913 (milioni
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
di lire)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
Tabella A.003 Miniere: valore aggiunto industriale a prezzi 1911, 1861-1913 (milioni di lire)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella A.004 Miniere: valore aggiunto convenzionale a prezzi 1911, 1861-1913 (milioni di lire)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella A.005 Cave: valore aggiunto industriale a prezzi 1911, 1861-1913 (milioni di lire)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella A.006 Cave: valore aggiunto convenzionale a prezzi 1911, 1861-1913 (milioni di lire)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
1861 0 0 0 0 0 0 0 0
1862 0 0 0 0 0 0 0 20
1863 0 0 0 0 0 0 0 350
1864 0 0 0 0 0 0 0 450
1865 0 0 0 0 0 0 0 1.315
1866 0 0 0 0 0 0 0 1.595
1867 0 0 0 0 0 0 0 1.555
1868 0 0 0 0 0 0 0 1.361
1869 0 0 0 0 0 0 0 1.051
1870 0 0 0 0 0 0 0 515
1871 0 0 0 0 0 0 0 1.155
1872 0 0 0 0 0 0 0 4.036
1873 0 0 0 0 0 0 0 7.996
1874 0 0 0 0 0 0 0 11.163
1875 0 0 0 0 0 0 0 9.110
1876 0 0 0 0 0 0 0 8.734
1877 0 0 0 0 0 0 0 12.288
1878 0 0 0 0 0 0 0 14.054
1879 0 0 0 0 0 0 0 15.511
1880 0 0 0 0 0 0 0 14.574
1881 0 0 0 0 0 0 0 11.545
1882 0 0 0 0 0 0 0 10.852
1883 0 0 0 0 0 0 0 12.436
1884 0 0 0 0 0 0 0 11.592
1885 0 0 0 0 0 0 0 10.400
1886 0 0 0 0 0 0 0 12.225
1887 0 0 0 0 0 0 0 15.363
1888 0 0 0 0 0 0 0 18.405
1889 0 0 0 0 0 0 0 17.683
1890 0 0 0 0 0 0 0 14.950
1891 0 0 0 0 0 0 0 13.996
1892 0 0 0 0 0 0 0 13.504
1893 0 0 0 0 0 0 0 14.021
1894 0 0 0 0 0 0 0 14.649
1895 0 0 0 0 0 0 0 15.035
1896 0 0 0 0 0 0 0 16.948
1897 0 0 0 0 0 0 0 20.795
1898 0 0 0 0 0 0 0 25.076
1899 0 0 0 0 0 0 0 30.353
1900 0 0 0 0 0 0 0 36.610
1901 0 0 0 0 0 0 0 34.520
1902 0 0 0 0 0 0 0 27.551
1903 0 0 0 0 0 0 0 22.732
1904 0 0 0 0 0 0 50 18.143
1905 0 0 0 0 0 0 60 16.240
1906 0 0 0 0 0 0 70 17.180
1907 0 0 0 0 0 0 0 17.528
1908 0 0 0 0 0 0 0 19.047
1909 0 0 0 0 0 0 0 21.297
1910 0 0 0 0 0 0 0 22.997
1911 0 0 0 0 0 0 0 25.008
1912 0 0 0 0 0 0 0 25.361
1913 0 0 0 0 0 0 0 26.613
36
1861 0 0 0 0 0 0 0 0
1862 0 0 0 0 0 0 0 0
1863 0 0 0 0 0 0 0 0
1864 0 0 0 0 0 0 0 0
1865 0 0 0 0 0 0 0 0
1866 0 0 0 0 0 0 0 0
1867 0 0 0 0 0 0 0 0
1868 0 0 0 0 0 0 0 0
1869 0 0 0 0 0 0 0 0
1870 0 0 0 0 0 0 0 0
1871 0 0 0 0 0 0 0 0
1872 0 0 0 0 0 0 0 0
1873 0 0 0 0 0 0 0 0
1874 0 0 0 0 0 0 0 0
1875 0 0 0 0 0 0 0 0
1876 0 0 0 0 0 0 0 0
1877 0 0 0 0 0 0 0 0
1878 0 0 0 0 0 0 0 0
1879 0 0 0 0 0 0 0 0
1880 0 0 0 0 0 0 0 0
1881 0 0 0 0 0 0 0 0
1882 0 0 0 0 0 0 0 0
1883 0 0 0 0 0 0 0 0
1884 0 0 0 0 0 0 0 0
1885 0 0 0 0 0 0 0 0
1886 0 0 0 0 0 0 0 0
1887 0 0 0 0 0 0 0 0
1888 0 0 0 0 0 0 0 0
1889 0 0 0 0 0 0 0 0
1890 0 0 0 0 0 0 0 0
1891 0 0 0 0 0 0 0 0
1892 0 0 0 0 0 0 0 0
1893 0 0 0 0 0 0 0 0
1894 0 0 0 0 0 0 0 0
1895 0 0 0 0 0 0 0 0
1896 0 0 0 0 0 0 0 0
1897 0 0 0 0 0 0 0 0
1898 0 0 0 0 0 0 0 0
1899 0 0 0 0 0 0 0 0
1900 0 0 0 0 0 0 0 0
1901 0 0 0 0 0 0 0 0
1902 0 0 0 0 0 0 0 0
1903 0 0 0 0 0 0 0 0
1904 0 0 0 0 0 0 0 0
1905 0 0 0 0 0 0 0 0
1906 0 0 0 0 0 0 0 0
1907 0 0 0 0 0 0 0 0
1908 0 0 0 0 0 0 0 0
1909 0 0 0 0 0 0 0 0
1910 0 0 0 0 0 0 0 0
1911 0 0 0 0 0 0 0 0
1912 0 0 0 0 0 0 0 0
1913 0 0 0 0 0 0 0 0
38
1861 0 0 2 0 2 0 0 0
1862 0 0 2 0 2 0 0 0
1863 0 0 4 0 4 0 0 0
1864 0 0 5 0 5 0 0 0
1865 0 0 7 0 8 0 0 0
1866 0 0 10 0 10 0 0 0
1867 0 0 15 0 15 0 0 0
1868 0 0 10 0 11 0 0 0
1869 0 0 10 0 10 0 0 0
1870 0 0 6 0 6 0 0 0
1871 0 0 4 0 4 0 0 0
1872 0 0 3 0 3 0 0 0
1873 0 0 2 0 3 0 0 0
1874 0 0 2 0 2 0 0 0
1875 0 0 1 0 2 0 0 0
1876 0 0 1 0 1 0 0 0
1877 0 0 4 0 4 0 0 0
1878 0 0 2 0 0 0 0 0
1879 0 0 1 0 1 0 0 0
1880 0 0 5 0 48 0 0 0
1881 0 0 4 0 46 0 0 0
1882 0 0 2 0 42 0 0 0
1883 0 0 4 0 35 0 0 0
1884 0 0 3 0 246 0 0 0
1885 0 0 2 0 110 0 0 0
1886 0 0 1 0 122 0 0 0
1887 0 0 1 0 157 0 0 0
1888 0 0 2 0 172 0 0 0
1889 0 0 2 0 175 0 0 0
1890 0 0 2 0 357 0 0 0
1891 0 0 3 0 1.068 0 0 0
1892 0 0 2 0 2.382 0 0 0
1893 0 0 1 0 2.639 0 0 0
1894 0 0 1 0 2.829 0 0 0
1895 0 0 0 0 3.532 0 0 0
1896 0 0 0 0 2.450 0 0 0
1897 0 0 0 0 1.871 0 0 0
1898 0 0 0 0 1.956 0 0 0
1899 0 0 0 0 1.879 0 0 0
1900 0 0 0 0 1.608 0 0 0
1901 0 0 0 0 2.206 0 0 0
1902 0 0 0 0 2.583 0 0 0
1903 0 0 0 0 2.449 0 0 0
1904 0 0 0 0 3.501 0 0 0
1905 0 0 0 0 6.080 0 0 0
1906 0 0 0 0 7.411 0 0 0
1907 0 0 0 0 8.289 0 0 0
1908 0 0 0 0 7.060 0 0 0
1909 0 0 0 0 5.888 0 0 0
1910 0 0 0 0 7.069 0 0 0
1911 0 0 0 0 10.390 0 0 0
1912 0 0 0 0 7.479 0 0 0
1913 0 0 0 0 6.572 0 0 0
1861 0 0 0 0 0 0 0 0
1862 0 0 0 0 0 0 0 0
1863 0 0 0 0 0 0 0 0
1864 0 0 0 0 0 0 0 0
1865 0 300 0 0 0 0 0 0
1866 0 118 0 0 0 0 0 0
1867 0 80 0 0 0 0 0 0
1868 0 30 0 0 0 0 0 0
1869 0 0 0 0 0 0 0 0
1870 0 0 0 0 0 0 0 0
1871 0 0 30 0 0 0 0 0
1872 0 0 40 0 0 0 0 0
1873 0 0 60 0 0 0 0 0
1874 0 0 80 0 0 0 0 0
1875 0 0 110 0 0 0 0 0
1876 0 0 400 0 0 0 0 0
1877 0 0 400 0 0 0 0 0
1878 0 0 600 0 0 0 0 0
1879 0 0 400 0 0 0 0 0
1880 0 80 150 0 0 0 0 0
1881 0 58 64 0 0 0 0 0
1882 0 30 65 0 0 0 0 0
1883 0 125 61 0 0 0 0 0
1884 0 90 56 0 0 0 2 0
1885 0 354 57 0 0 0 1 0
1886 0 177 46 0 0 0 0 0
1887 0 71 30 0 0 0 0 0
1888 0 0 0 0 0 0 0 0
1889 0 0 0 0 0 0 0 0
1890 0 35 23 0 0 0 0 0
1891 0 60 24 0 0 0 0 0
1892 0 14 0 0 0 0 0 0
1893 0 12 0 0 0 0 0 0
1894 0 24 0 0 0 0 0 0
1895 0 24 0 0 0 0 0 0
1896 0 46 0 0 0 0 0 0
1897 0 38 0 0 0 0 0 0
1898 0 60 0 0 0 0 0 0
1899 0 363 0 0 0 0 0 0
1900 0 75 0 0 0 0 0 0
1901 0 40 0 0 0 0 0 0
1902 0 50 0 0 0 0 0 0
1903 0 37 0 0 0 0 0 0
1904 0 42 0 0 0 0 0 0
1905 0 43 0 0 0 0 0 0
1906 0 41 0 0 0 0 0 0
1907 0 38 0 0 0 0 0 0
1908 0 28 0 0 0 0 0 0
1909 0 7 0 0 0 0 0 0
1910 0 0 0 0 0 0 0 0
1911 0 0 0 0 0 0 0 0
1912 0 0 0 0 0 0 0 0
1913 0 0 0 0 0 0 0 0
40
Tabella A.010 Gas naturale: produzione fisica, 1861-1913 (migliaia di metri cubi)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
1861 0 0 0 0 0 0 0 0
1862 0 0 0 0 0 0 0 0
1863 0 0 0 0 0 0 0 0
1864 0 0 0 0 0 0 0 0
1865 0 0 0 0 0 0 0 0
1866 0 0 0 0 0 0 0 0
1867 0 0 0 0 0 0 0 0
1868 0 0 0 0 0 0 0 0
1869 0 0 0 0 0 0 0 0
1870 0 0 0 0 0 0 0 0
1871 0 0 0 0 0 0 0 0
1872 0 0 0 0 0 0 0 0
1873 0 0 0 0 0 0 0 0
1874 0 0 0 0 0 0 0 0
1875 0 0 0 0 0 0 0 0
1876 0 0 0 0 0 0 0 0
1877 0 0 0 0 0 0 0 0
1878 0 0 0 0 0 0 0 0
1879 0 0 0 0 0 0 0 0
1880 0 0 0 0 0 0 0 0
1881 0 0 0 0 0 0 0 0
1882 0 0 0 0 0 0 0 0
1883 0 0 0 0 0 0 0 0
1884 0 0 0 0 0 0 0 0
1885 0 0 0 0 0 0 0 0
1886 0 0 0 0 0 0 0 0
1887 0 0 0 0 0 0 0 0
1888 0 0 0 0 0 0 0 0
1889 0 0 0 0 0 0 0 0
1890 0 0 0 0 0 0 0 0
1891 0 0 0 0 0 0 0 0
1892 0 0 0 0 0 0 0 0
1893 0 0 0 0 0 0 0 0
1894 0 0 0 0 12 0 0 0
1895 0 0 0 0 25 0 0 0
1896 0 0 0 0 297 0 0 0
1897 0 0 0 0 298 0 0 0
1898 0 0 0 0 465 0 0 0
1899 0 0 0 0 753 0 0 0
1900 0 0 0 0 1.400 0 0 0
1901 0 0 0 0 1.351 0 0 0
1902 0 0 0 0 1.520 0 0 0
1903 0 0 0 0 2.256 0 0 0
1904 0 0 0 0 2.551 0 0 0
1905 0 0 0 0 3.092 0 0 0
1906 0 0 0 0 5.723 0 0 0
1907 0 0 0 0 5.710 0 0 0
1908 0 0 0 0 6.738 0 0 0
1909 0 0 0 0 8.268 0 0 0
1910 0 0 0 0 8.840 0 0 0
1911 0 0 0 0 9.021 0 0 0
1912 0 0 0 0 6.800 0 0 0
1913 0 0 0 0 6.015 0 0 0
1861 0 0 0 0 0 0 0 0
1862 0 0 0 0 0 0 0 0
1863 0 0 0 0 0 0 0 0
1864 0 0 0 0 0 0 0 0
1865 0 0 0 0 0 0 0 0
1866 0 0 0 0 0 0 0 0
1867 0 0 0 0 0 0 0 0
1868 0 0 0 0 0 0 0 0
1869 0 0 0 0 0 0 0 0
1870 0 0 0 0 0 0 0 0
1871 0 0 0 0 0 0 0 0
1872 0 0 0 0 0 0 0 0
1873 0 0 0 0 0 0 0 0
1874 0 0 0 0 0 0 0 0
1875 0 0 0 0 0 0 0 0
1876 0 0 0 0 0 0 0 0
1877 0 0 0 0 0 0 0 0
1878 0 0 0 0 0 0 0 0
1879 0 0 0 0 0 0 0 0
1880 0 0 0 0 0 0 0 0
1881 0 0 0 0 0 0 0 0
1882 0 0 0 0 0 0 0 0
1883 0 0 0 0 0 0 0 0
1884 0 0 0 0 0 0 0 0
1885 0 0 0 0 0 0 0 0
1886 0 0 0 0 0 0 0 0
1887 0 0 0 0 0 0 0 0
1888 0 0 0 0 0 0 0 0
1889 0 0 0 0 0 0 0 0
1890 0 0 0 0 0 0 0 0
1891 0 0 0 0 0 0 0 0
1892 0 0 0 0 0 0 0 0
1893 0 0 0 0 0 0 0 0
1894 0 0 0 0 0 0 0 0
1895 0 0 0 0 0 0 0 0
1896 0 0 0 0 0 0 0 0
1897 0 0 0 0 0 0 0 0
1898 0 0 0 0 0 0 0 0
1899 0 0 0 0 0 0 0 0
1900 0 0 0 0 0 0 0 0
1901 0 0 0 0 0 0 0 0
1902 0 0 0 0 0 0 0 0
1903 0 0 0 0 0 0 0 0
1904 0 0 0 0 0 0 0 0
1905 0 0 0 0 0 0 0 0
1906 0 0 0 0 0 0 0 0
1907 0 0 0 0 0 0 0 0
1908 0 0 0 0 0 0 0 0
1909 0 0 0 0 0 0 0 0
1910 0 0 0 0 0 0 0 0
1911 0 0 0 0 0 0 0 0
1912 0 0 0 0 0 0 0 0
1913 0 0 0 0 0 0 0 0
42
1870 2.600 0 0 0 0 0 0 0
1871 1.800 0 0 0 0 0 0 2.192
1872 1.000 0 0 0 0 0 0 12.400
1873 300 0 0 0 0 0 0 20.984
1874 1.300 0 0 0 0 0 0 16.406
1880 0 0 0 0 0 0 0 0
1881 0 0 0 0 0 0 0 6.581
1882 0 0 0 0 0 0 0 12.842
1883 0 0 0 0 0 1.200 0 12.581
1884 0 0 0 0 0 2.350 0 6.320
1890 0 0 0 0 0 0 0 5.095
1891 0 0 0 0 0 0 0 9.095
1892 0 0 0 0 0 0 0 4.000
1893 0 0 0 0 0 0 0 200
1894 0 0 0 0 0 0 0 200
1895 0 0 0 0 0 0 0 0
1896 0 0 0 0 0 0 0 0
1897 0 0 0 0 0 0 0 0
1898 0 0 0 0 0 0 0 583
1899 0 0 0 0 0 0 0 583
1900 0 0 0 0 0 0 0 0
1901 1.000 0 0 0 0 0 0 20
1902 0 0 0 0 0 0 0 20
1903 0 0 0 0 0 0 0 0
1904 0 0 0 0 0 0 80 0
1905 0 0 0 0 0 0 170 0
1906 0 0 0 0 0 0 0 3.407
1907 0 0 0 0 0 0 150 4.810
1908 0 0 0 0 0 0 0 5.648
1909 0 0 0 0 0 0 0 9.355
1910 0 0 0 0 0 0 0 11.574
1911 0 0 0 0 0 0 0 14.542
1912 0 0 0 0 0 0 0 13.919
1913 0 0 0 0 0 0 0 10.427
44
1861 0 0 0 0 0 0 0 0
1862 0 0 0 0 0 0 0 0
1863 0 0 0 0 0 0 0 0
1864 0 0 0 0 0 0 0 0
1865 0 0 0 0 0 0 0 0
1866 0 0 0 0 0 0 0 0
1867 0 0 0 0 0 0 0 0
1868 0 0 0 0 0 0 0 0
1869 0 0 0 0 0 0 0 0
1870 0 0 0 0 0 0 0 38
1871 0 0 0 0 0 0 0 75
1872 0 0 0 0 0 0 0 38
1873 0 0 0 0 0 0 0 0
1874 0 0 0 0 0 0 0 0
1875 0 0 0 0 0 0 0 0
1876 0 0 0 0 0 0 0 0
1877 0 0 0 0 0 0 0 0
1878 0 0 0 0 0 0 0 0
1879 0 0 0 0 0 0 0 0
1880 0 0 0 0 0 0 0 0
1881 0 0 0 0 0 0 0 0
1882 0 0 0 0 0 0 0 2
1883 0 0 0 0 0 0 0 202
1884 0 0 0 0 0 0 5 450
1885 0 0 0 0 0 0 5 406
1886 0 0 0 0 0 0 0 173
1887 0 0 0 0 0 0 88 18
1888 0 0 0 0 0 0 61 0
1889 0 0 0 0 0 0 37 0
1890 0 0 0 0 0 0 63 0
1891 0 0 0 0 0 0 143 0
1892 0 0 0 0 0 0 15 0
1893 0 0 0 0 0 0 3 0
1894 0 0 0 0 0 0 1 0
1895 0 0 0 0 0 0 0 0
1896 0 0 0 0 0 0 20 0
1897 0 0 0 0 0 0 29 0
1898 0 0 0 0 0 0 23 0
1899 0 0 0 0 0 0 6 0
1900 0 0 0 0 0 0 6 0
1901 0 0 0 0 0 0 5 6
1902 0 0 0 0 0 0 3 18
1903 0 0 0 0 0 0 0 46
1904 0 0 0 0 0 0 0 84
1905 0 0 0 0 0 0 0 71
1906 0 0 0 0 0 0 0 61
1907 0 0 0 0 0 0 310 78
1908 0 0 0 0 0 0 1.027 40
1909 0 0 0 0 0 0 0 45
1910 0 0 0 0 0 0 0 45
1911 0 0 0 0 0 0 0 202
1912 0 0 0 0 0 0 0 609
1913 0 0 0 0 0 0 0 1.034
46
1885 6 0 340 0 0 0 0 0
1886 445 0 272 0 0 58 0 0
1887 334 0 947 0 0 198 0 0
1888 0 0 369 0 0 215 0 0
1889 0 0 223 0 0 100 0 0
1910 5 0 260 0 0 0 0 0
1911 260 0 360 125 0 0 0 0
1912 554 0 332 0 0 130 0 0
1913 579 0 362 0 0 421 0 0
1861 0 0 0 0 0 0 0 14.138
1862 0 0 0 0 0 0 0 14.632
1863 0 0 0 0 0 0 0 15.804
1864 0 0 0 0 0 0 0 16.885
1865 0 0 0 0 0 0 0 18.093
1866 0 0 0 0 0 0 0 23.683
1867 0 0 0 0 0 0 0 28.387
1868 0 0 0 0 0 0 0 29.642
1869 0 0 0 0 0 0 0 27.322
1870 0 0 0 0 0 0 0 23.200
1871 0 0 0 0 0 0 0 23.150
1872 0 0 0 0 0 0 0 23.370
1873 0 0 0 0 0 0 0 23.841
1874 0 0 0 0 0 0 0 27.464
1875 0 0 0 0 0 0 0 29.876
1876 0 0 0 0 0 0 0 33.017
1877 0 0 0 0 0 0 0 35.307
1878 0 0 0 0 0 0 0 37.737
1879 0 0 0 0 0 0 0 38.184
1880 0 0 0 0 0 0 0 36.967
1881 0 0 0 0 0 0 0 41.547
1882 0 0 0 0 0 0 0 44.879
1883 0 0 0 0 0 0 0 44.227
1884 0 0 0 0 0 0 37 41.595
1885 0 0 0 0 0 0 37 38.770
1886 0 0 0 0 0 0 0 39.394
1887 0 0 0 0 0 0 117 38.764
1888 0 0 0 0 0 0 131 38.348
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1904 0 0 0 0 0 0 0 0
1905 0 0 0 0 0 0 0 0
1906 0 0 0 0 0 0 0 0
1907 0 0 0 0 0 0 0 0
1908 0 0 0 0 0 0 0 0
1909 0 0 0 0 0 0 0 0
1910 0 0 0 0 0 0 0 0
1911 0 0 0 0 0 0 0 0
1912 0 0 0 0 0 0 0 0
1913 0 0 0 0 0 0 0 0
82
1861 0 0 0 0 0 1.300 0 0
1862 0 0 0 0 0 1.127 0 0
1863 0 0 0 0 0 1.184 0 0
1864 0 0 0 0 0 1.194 0 0
1865 0 0 0 0 0 1.200 0 0
1866 0 0 0 0 0 525 0 0
1867 0 0 0 0 0 915 0 0
1868 0 0 0 0 0 1.194 0 0
1869 0 0 0 0 0 735 0 0
1870 0 0 0 0 0 693 0 0
1871 0 0 0 0 0 545 0 0
1872 0 0 0 0 0 800 0 0
1873 0 0 0 0 0 820 0 0
1874 0 0 0 0 0 285 0 0
1875 0 0 0 0 0 0 0 0
1876 0 0 0 0 0 0 0 0
1877 0 0 0 0 0 0 0 0
1878 0 0 0 0 0 0 0 0
1879 0 0 0 0 0 0 0 0
1880 0 0 0 0 0 0 0 0
1881 0 0 0 0 0 0 0 0
1882 0 0 0 0 0 0 0 0
1883 0 0 0 0 0 0 0 0
1884 0 0 0 0 0 0 0 0
1885 0 0 0 0 0 0 0 0
1886 0 0 0 0 0 0 0 0
1887 0 0 0 0 0 0 0 0
1888 0 0 0 0 0 0 0 0
1889 0 0 0 0 0 0 0 0
1890 0 0 0 0 0 0 0 0
1891 0 0 0 0 0 0 0 0
1892 0 0 0 0 0 0 0 0
1893 0 0 0 0 0 0 0 0
1894 0 0 0 0 0 0 0 0
1895 0 0 0 0 0 0 0 0
1896 0 0 0 0 0 0 0 0
1897 0 0 0 0 0 0 0 0
1898 0 0 0 0 0 0 0 0
1899 0 0 0 0 0 0 0 0
1900 0 0 0 0 0 0 0 0
1901 0 0 0 0 0 0 0 0
1902 0 0 0 0 0 0 0 0
1903 0 0 0 0 0 0 0 0
1904 0 0 0 0 0 0 0 0
1905 0 0 0 0 0 0 0 0
1906 0 0 0 0 0 0 0 0
1907 0 0 0 0 0 0 0 0
1908 0 0 0 0 0 0 0 0
1909 0 0 0 0 0 0 0 0
1910 0 0 0 0 0 0 0 0
1911 0 0 0 0 0 0 0 0
1912 0 0 0 0 0 0 0 0
1913 0 0 0 0 0 0 0 0
1861 2.500 0 0 0 0 0 0 0
1862 2.500 0 0 0 0 0 0 0
1863 2.500 0 0 0 0 0 0 0
1864 2.500 0 0 0 0 0 0 0
1865 2.500 0 0 0 0 0 0 0
1866 2.500 0 0 0 0 0 0 0
1867 2.500 0 0 0 0 0 0 0
1868 2.500 0 0 0 0 0 0 0
1869 2.500 0 0 0 0 0 0 0
1870 2.500 0 0 0 0 0 0 0
1871 2.500 0 0 0 0 0 0 0
1872 2.500 0 0 0 0 0 0 0
1873 2.500 0 0 0 0 0 0 0
1874 3.378 0 0 0 0 0 0 0
1875 3.966 0 0 0 0 0 0 0
1876 5.340 0 0 0 0 0 0 0
1877 4.132 0 0 0 0 0 0 0
1878 2.335 0 0 0 0 0 0 0
1879 3.864 0 0 0 0 0 0 0
1880 4.936 0 0 0 0 0 0 0
1881 8.068 0 0 0 0 0 0 0
1882 10.840 0 0 0 0 0 0 0
1883 8.530 0 0 0 0 0 0 0
1884 1.650 0 0 0 0 0 0 0
1885 6.000 0 0 0 0 0 0 0
1886 6.000 0 0 0 0 0 0 0
1887 6.000 0 0 0 0 0 0 0
1888 6.050 0 0 0 0 0 0 0
1889 5.600 0 0 0 0 0 0 0
1890 5.000 0 0 0 0 0 0 0
1891 4.000 0 0 0 0 0 0 0
1892 4.000 0 0 0 0 0 0 0
1893 4.200 0 0 0 0 0 0 0
1894 6.000 0 0 0 0 0 0 0
1895 7.000 0 0 0 0 0 0 0
1896 6.000 0 0 0 0 0 0 0
1897 6.500 0 0 0 0 0 0 0
1898 7.000 0 0 0 0 0 0 0
1899 5.800 0 0 0 0 0 0 0
1900 5.200 0 0 0 0 0 0 0
1901 4.900 0 0 0 0 0 0 0
1902 8.200 0 0 0 0 0 0 0
1903 8.100 0 0 0 0 0 0 0
1904 8.000 0 0 0 0 0 0 0
1905 8.500 0 0 0 0 0 0 0
1906 7.500 0 0 0 0 0 0 0
1907 7.600 0 0 0 0 0 0 0
1908 6.165 0 0 0 0 0 0 0
1909 5.636 0 0 0 0 0 0 0
1910 6.081 0 0 0 0 0 0 0
1911 6.100 0 0 0 0 0 0 0
1912 6.002 0 0 0 0 0 0 0
1913 5.976 0 0 0 0 0 0 0
84
1910 0 0 0 0 12.618 0 0 0
1911 0 0 0 0 20.641 0 0 0
1912 0 0 0 0 23.411 0 0 0
1913 0 0 0 0 3.081 0 0 0
Tabella A.035 Valori aggiunti unitari dei prodotti delle miniere a prezzi 1911 (lire)
(1) (2) (3) (4)
valore aggiunto valore aggiunto unità di
prodotto industriale convenzionale riferimento
Minerali metalliferi
minerale di ferro 5,169 17,759 per tonnellata
minerale di rame 22,023 13,756 per tonnellata
minerale di piombo 93,495 163,752 per tonnellata
minerale di zinco 93,495 102,237 per tonnellata
minerale di argento 615,000 1.000,000 per tonnellata
minerale di oro 106,250 23,558 per tonnellata
minerale di manganese 42,547 33,058 per tonnellata
minerale di antimonio 100,000 44,907 per tonnellata
minerale di mercurio 12,300 46,410 per tonnellata
pirite di ferro 15,998 18,212 per tonnellata
bauxite 10,720 11,200 per tonnellata
altri minerali metalliferi 100,000 100,000 per tonnellata
Altri prodotti
minerale di zolfo 7,845 11,141 per tonnellata
zolfo fuso 9,000 9,000 per tonnellata
minerale di zolfo macinato 14,727 14,727 per tonnellata
salgemma 7,113 9,000 per tonnellata
sale di sorgente 14,000 14,000 per tonnellata
roccia asfaltica 6,660 15,254 per tonnellata
acido borico 370,000 370,000 per tonnellata
grafite 28,050 30,425 per tonnellata
allumite 3,410 14,000 per tonnellata
sale marino 7,400 7,400 per tonnellata
acque minerali 1,165 1,165 per tonnellata
Tabella A.040 Pietra da calce: valore aggiunto industriale a prezzi 1911, 1861-1913 (milioni di lire)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella A.041 Pietra da calce: valore aggiunto convenzionale a prezzi 1911, 1861-1913 (milioni di
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
lire)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
Tabella A.042 Argilla per laterizi: produzione fisica, 1861-1913 (migliaia di tonnellate)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella A.043 Materiali per vetrerie: produzione fisica, 1861-1913 (migliaia di tonnellate)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella A.044 Materiali per altre ceramiche: valore aggiunto industriale a prezzi 1911, 1861-1913
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
(milioni di lire)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
Tabella A.045 Materiali per altre ceramiche: valore aggiunto convenzionale a prezzi 1911, 1861-1913
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
(milioni di lire)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
Tabella A.046 Materiali per fornaci: valore aggiunto industriale a prezzi 1911, 1861-1913 (milioni di
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
lire)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
Tabella A.047 Materiali per fornaci: valore aggiunto convenzionale a prezzi 1911, 1861-1913 (milioni
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
di lire)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
Tabella A.048 Altri materiali di cava: indici di consumo, 1861-1913 (milioni di lire a prezzi 1911)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella A.049 Altri materiali di cava: produzione fisica, 1861-1913 (migliaia di tonnellate)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
TABELLE 155
FONTI E METODI
Le serie regionali a prezzi costanti per le industrie delle costruzioni sono presentate nella Tabella
B.001. Tali stime sono ottenute come somme delle tre stime parziali, riferite rispettivamente alle
costruzioni di ferrovie (e tramvie), di edifici (pubblici e privati), e di altro capitale fisso sociale, riportate
nelle Tabelle B.002 - B.004; ognuna di queste è a sua volta ottenuta sommando stime separate per le
opere nuove e per le manutenzioni.
Come documentato appresso, le stime delle costruzioni ferroviarie disaggregano le corrispondenti
serie nazionali in modi diversi. Per le costruzioni di nuove linee, le stime regionali sono calcolate con
quote ottenute dai dati sui chilometri aperti all’esercizio, ponderati per tener conto dei diversi costi, e
tempi di costruzione, delle diverse reti ferroviarie e tranviarie. Per i rinnovi e le manutenzioni, invece,
le stime regionali sono disaggregazioni delle corrispondenti stime nazionali in base a quote regionali
del traffico complessivo.
Le stime regionali delle costruzioni di edifici si basano, come le stime nazionali, innanzitutto sui
ruoli delle imposte sui fabbricati. Le stime regionali riferite agli edifici esenti disaggregano le corri-
spondenti stime nazionali in base alla popolazione, e i mutamenti della popolazione, di riferimento.
In questa sede non si distinguono gli edifici pubblici da quelli privati.
Le stime riferite alle altre costruzioni (capitale fisso sociale al netto degli edifici pubblici e delle
ferrovie) sono ottenute disaggregando le relative serie nazionali in proporzione alle quote della spesa
pubblica, e della spesa o delle opere reali dei privati, effettivamente allocabili a livello regionale; i
relativi campioni sono tipicamente molto ampi ma non esaustivi. In via eccezionale, tali stime sono
pure disaggregate per distinguere le opere militari da quelle civili.
B02.01 Introduzione
Le stime del valore aggiunto nelle costruzioni ferrotranviarie (Tabella B.002) sono ottenute som-
mando stime parziali riferite rispettivamente alle costruzioni di nuove linee ferroviarie, alle manuten-
zioni ferroviarie, alle migliorie ferroviarie, alle costruzioni di nuove linee tranviarie, e alle manutenzioni
tranviarie.
Le stime del valore aggiunto nelle costruzioni di nuove linee ferroviarie sono disaggregazioni del
corrispondente totale nazionale in base alle quote dei chilometri equivalenti costruiti; i chilometri
124 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
equivalenti costruiti sono calcolati a partire dai dati sull’apertura delle nuove linee della rete princi-
pale e delle reti secondarie, ripartendo i chilometri di tali linee sul periodo presunto di costruzione, e
attribuendo un peso ridotto alle reti secondarie.
Le stime del valore aggiunto nelle manutenzioni ferroviarie sono disaggregazioni del corrispondente
totale nazionale sulla base delle quote regionali della rete in esercizio, ponderate per tener conto del
traffico per chilometro di linea.
Le stime del valore aggiunto nelle migliorie ferroviarie sono anch’esse disaggregazioni della corri-
spondente serie nazionale, ma comprendono due componenti. I raddoppiamenti di binari dal 1906
al 1913 sono stimati direttamente dai dati sui relativi chilometri costruiti; il residuo è allocato tra le
diverse regioni in funzione del traffico delle stazioni maggiori in due anni campione.
Le stime per le costruzioni tranviarie sono costruite con metodi analoghi. Le stime del valore
aggiunto nelle costruzioni di nuove linee tranviarie sono disaggregazioni del corrispondente totale na-
zionale in base alle quote dei chilometri equivalenti costruiti; i chilometri equivalenti costruiti sono
calcolati a partire dai dati sull’apertura delle nuove linee delle reti urbane e suburbane, ripartendo i
chilometri di tali linee sul periodo presunto di costruzione, e attribuendo un peso ridotto alle reti
suburbane. Le stime del valore aggiunto nelle manutenzioni tranviarie sono anch’esse disaggregazioni
del corrispondente totale nazionale; le relative quote sono calcolate dalla cumulazione dei chilometri
equivalenti costruiti anno per anno.
Le Tabelle B.005 - B.006 riportano, per ogni regione, i chilometri di nuove linee aperti in ciascun
anno, distinguendo le ferrovie delle Stato (o poi dello Stato) a scartamento normale, e le altre ferrovie,
minori.
I dati sono tratti da Sviluppo ferroviario, pp. 11-55; la fonte indica la lunghezza di esercizio dei
nuovi tronchi, con la relativa data di apertura, la rete di appartenenza, e lo scartamento. I singoli
tronchi sono tipicamente abbastanza brevi, e non attraversano confini regionali; le eccezioni sono state
allocate come segue. Nel 1861, il tronco Rogoredo-Piacenza è assegnato interamente alla Lombardia;
del tronco Rimini-Ancona, 20 chilometri sono attribuiti all’Emilia. Nel 1862, il tronco Chiusi-Ficulle
è assegnato interamente all’Umbria. Nel 1863, del tronco Ceprano-Cassino, 5 chilometri sono attri-
buiti al Lazio; del tronco Ancona-Castellammare Adriatico, 100 chilometri sono attribuiti alle Marche;
del tronco Sarzana-Massa, 10 chilometri sono attribuiti alla Toscana; il tronco Vergato-Pracchia è asse-
gnato interamente all’Emilia. Nel 1864, del tronco Ortona-Foggia, 90 chilometri sono attribuiti agli
Abruzzi. Nel 1866, del tronco Falconara Marittima-Foligno, 50 chilometri sono attribuiti all’Umbria;
il tronco Terontola-Ellera Corciano è assegnato all’Umbria, e il tronco Rovigo-Pontelagoscuro al Ve-
neto. Nel 1867, del tronco Nunziatella-Civitavecchia, 10 chilometri sono attribuiti alla Toscana. Nel
1868, del tronco Bovino Deliceto-Savignano Greci, 10 chilometri sono attribuiti alla Campania. Nel
1869, del tronco Metaponto-Taranto, 40 chilometri sono attribuiti alle Puglie; del tronco S. Basilio
Pisticci-Trebisacce, 30 chilometri sono attribuiti alla Calabria. Nel 1870, del tronco Mortara-Bivio
Mortara, 10 chilometri sono attribuiti al Piemonte. Nel 1874, del tronco Orvieto-Orte, 5 chilometri
sono attribuiti al Lazio; del tronco Bra-S. Giuseppe di Cairo, 10 chilometri sono attribuiti alla Liguria;
del tronco Acqui-S. Giuseppe di Cairo, 15 chilometri sono attribuiti alla Liguria. Nel 1875, il tronco
Terontola-Chiusi è assegnato interamente all’Umbria. Nel 1877, il tronco Romagnano-Balvano Rici-
gliano è assegnato interamente alla Basilicata. Nel 1882, del tronco S. Giuliano del Sannio-Pietralcina,
10 chilometri sono attribuiti agli Abruzzi; del tronco Laveno Mombello-Oleggio, 15 chilometri sono
B. Le industrie delle costruzioni 125
attribuiti al Piemonte. Nel 1883, del tronco Vercelli-Robbio, 5 chilometri sono attribuiti alla Lombar-
dia; il tronco Parma-Suzzara è assegnato interamente all’Emilia. Nel 1886, del tronco Mantova-Cerea,
15 chilometri sono attribuiti alla Lombardia; del tronco Anghiari-Città di Castello, 10 chilometri sono
attribuiti alla Toscana; del tronco Venafro-Caianello Vairano, 10 chilometri sono attribuiti alla Cam-
pania. Nel 1887, il tronco Casalmaggiore-Mezzani Rondani è assegnato interamente all’Emilia; del
tronco Novara Nord-Busto Arsizio, 15 chilometri sono attribuiti alla Lombardia. Nel 1888, del tron-
co Sulmona-Cineto Romano, 10 chilometri sono attribuiti al Lazio; del tronco Fognano-Marradi, 5
chilometri sono attribuiti alla Toscana; il tronco Pontremoli-Vezzano è assegnato interamente alla To-
scana; del tronco Sermide-Ferrara, 10 chilometri sono attribuiti alla Lombardia. Nel 1891, del tronco
Rocchetta S. Antonio-Rapolla Lavello, 15 chilometri sono attribuiti alla Basilicata. Nel 1892, il tronco
Rocchetta S. Antonio-Monteverde è assegnato interamente alla Campania; del tronco Casalbuono-
Lagonegro, 7 chilometri sono attribuiti alla Campania; del tronco Rapolla Lavello-Gioia del Colle, 30
chilometri sono attribuiti alla Basilicata; del tronco Rocchetta S. Antonio-Rionero Atella Ripacandida,
5 chilometri sono attribuiti alla Campania. Nel 1894, del tronco Ovada-Sampierdarena, 5 chilometri
sono attribuiti al Piemonte; del tronco Pisciotta-Praia d’Aieta Tortora, 5 chilometri sono attribuiti alla
Calabria e 15 alla Basilicata; del tronco Borgotaro-Pontremoli, 10 chilometri sono attribuiti alla To-
scana. Nel 1895, del tronco Balsorano-Sora, 7 chilometri sono attribuiti agli Abruzzi. Nel 1897, del
tronco S. Giorgio di Nogaro-Cervignano del Friuli, 7 chilometri sono attribuiti al Veneto (e il resto
all’Austria). Nel 1900, il tronco Limone-Vievola è assegnato interamente al Piemonte. Nel 1902, del
tronco Poggio Rusco-S. Felice sul Panaro, 5 chilometri sono attribuiti alla Lombardia. Nel 1906, il
tronco Cremona-Borgo S. Donnino è assegnato per intero all’Emilia. Nel 1912, del tronco Nogara-
Ostiglia, 5 chilometri sono attribuiti alla Lombardia. Nel 1915, del tronco Bari-Matera, 15 chilometri
sono attribuiti alla Basilicata. Nel 1917, del tronco Palmanova-Cervignano del Friuli, 5 chilometri
sono attribuiti al Veneto (il resto all’Austria). Vengono contate le linee poi dismesse (come la linea
Monteponi-Porto Vesme, nel 1880); vengono invece trascurati i mutamenti di percorso (come nel La-
zio, nel 1911), e il tronco Bivio Feltrina-Bivio S. Gaetano (del 1916), di incerta attribuzione. I tronchi
a scartamento normale attribuiti dalla fonte alle ferrovie dello Stato sono riportati nella Tabella B.005;
gli altri (in concessione e/o a scartamento ridotto) sono riuniti nella Tabella B.006.
Le stime dei chilometri equivalenti costruiti, presentate nella Tabella B.007, sono derivate dai dati
nelle Tabelle B.005 e B.006 ripartendo i chilometri aperti all’esercizio sui tempi presunti di costruzione,
e ponderando le diverse reti. Di 100 chilometri di rete principale (Tabella B.005) aperti nell’anno t,
23 sono attribuiti a t, 30 a (t − 1), 23 a (t − 2), 16 a (t − 3), e 8 a (t − 4); di 100 chilometri di rete
secondaria (Tabella B.006) aperti nell’anno t, 35 sono attribuiti a t, 50 a (t − 1), e 15 a (t − 2). I
chilometri equivalenti costruiti sono i chilometri aperti all’esercizio così ridistribuiti, con pesi pari a
1,0 per la rete principale e 0,4 per le reti secondarie.
La Tabella B.008 presenta le stime del valore aggiunto a prezzi 1911 nelle costruzioni di nuove linee
ferroviarie; sono ottenute distribuendo il corrispondente valore aggiunto nazionale (IIP, Table K.10,
col. 18) in proporzione alle quote regionali dei chilometri equivalenti costruiti, desunte direttamente
dalla Tabella B.007.
Le stime regionali del valore aggiunto nelle manutenzioni delle linee ferroviarie sono disaggrega-
zioni della corrispondente serie nazionale (IIP, Table K.10, col. 22) che tengono conto sia delle quote
regionali dei chilometri in esercizio, sia, almeno approssimativamente, del relativo traffico.
126 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
La Tabella B.009 riporta i chilometri di linea in esercizio alla fine di ogni anno. I dati per il 1861
sono quelli indicati in Annuario 1911, p. 186; quelli per gli anni successivi sono ottenuti aggiungendo a
queste lunghezze iniziali le lunghezze aperte all’esercizio, anno per anno, riportate nelle Tabelle B.005
e B.006 (con l’esclusione dei 9,651 chilometri aperti nel Lazio nel 1892 in sostituzione di un altro
tronco).
La Tabella B.010 riporta le stime del traffico regionale alla fine del periodo in esame. La col. 1 è
riferita ai chilometri aperti all’esercizio, e ripete semplicemente le stime nell’ultima riga, riferita a fine
1913, della tabella precedente; la col. 2 riporta le relative quote. La col. 3 riporta il traffico medio,
in assi-chilometro per chilometro di linea, attribuito a ogni regione. Le stime per le regioni del con-
tinente e per la Sicilia sono ottenute dai dati compartimentali delle Ferrovie dello Stato riportati nella
Relazione F.S. 1913-14, dividendo gli assi-chilometro dei carri e delle carrozze di ogni compartimento
(pp. 302-303) per la lunghezza delle relative linee (pp. 276-277); per la Sicilia si sommano i dati
separati per le reti a scartamento normale e ridotto. La cifra attribuita a ogni regione è quella ottenuta
per il compartimento cui faceva capo. La corrispondenza tra compartimenti e regioni è normalmente
biunivoca; all’Umbria è attribuito il traffico medio del compartimento di Ancona, alla Basilicata quello
del compartimento di Reggio Calabria, agli Abruzzi la media dei tre compartimenti di Ancona, Roma
e Napoli. La stima per la Sardegna proviene invece dalla Relazione S.F.C. 1910. Sommando le cifre
indicate per le Reali e le secondarie sarde si ottengono 1.015 chilometri (pp. 64-65) e 12.930.309
veicoli-chilometro (pp. 156-159, coll. 415, 421, 424 e 427); ipotizzando due assi per veicolo, si otten-
gono gli assi-chilometro per chilometro riportati nella col. 3. La cifra è molto bassa, ma paragonabile
a quella delle linee complementari sicule, inferiore a 20.000 assi-chilometro per chilometro. La col. 4
riporta le stime del traffico regionale, ottenute moltiplicando la col. 1 per la col. 3; la col. 5 riporta
le relative quote. La col. 6 riporta a sua volta le stime delle quote delle manutenzioni, ottenute come
media delle quote nelle coll. 3 e 5 con pesi pari rispettivamente a 0,1 e a 0,9. La col. 7 riporta infine
l’indice regionale ottenuto dividendo le quote delle manutenzioni (col. 6) per la quota della lunghezza
in esercizio (col. 2).
Prima della creazione delle Ferrovie dello Stato, i dati sul traffico sembrano essere stati riportati solo
per Società esercente, e dunque, anche prima del 1885, per pochi aggregati di regioni; poco aggiungono
alle informazioni già presenti nella Tabella B.010. La Tabella B.011 riporta le stime del valore aggiunto
nelle manutenzioni ferroviarie, ottenute come si è detto disaggregando la corrispondente serie nazio-
nale; le quote usate a tal fine sono le percentuali regionali delle cifre ottenute calcolando dalle stime
della Tabella B.009 le quote della lunghezza in esercizio (ottenendo, nel 1913, la col. 2 della Tabella
B.010), e ponderando poi tali quote per l’indice regionale nella col. 7 della Tabella B.010 (ottenendo
direttamente, nel 1913, le quote delle manutenzioni nella col. 6 della stessa tabella, entro un minimo
scarto da arrotondamento).
Le stime regionali del valore aggiunto nelle migliorie delle linee ferroviarie sono disaggregazioni
della corrispondente serie nazionale (IIP, Table K.10, col. 20); il metodo seguito varia nel tempo, per
sfruttare informazioni disponibili solo per gli ultimi anni della serie, quando le costruzioni per migliorie
erano massime.
Il calcolo delle quote regionali dal 1906 al 1913 utilizza i dati sui raddoppi di binari dal 30 giugno
1905 al 30 giugno 1914 nella Relazione F.S. 1913-14, pp. 298-300; la fonte indica la lunghezza di
esercizio dei nuovi tronchi, con la relativa data di apertura o la percentuale di completamento al 30
B. Le industrie delle costruzioni 127
giugno 1914. La Tabella B.012 riporta i chilometri aperti all’esercizio, o, ponderati per la percentuale
di completamento, ancora in costruzione a metà 1914. I singoli tronchi sono tipicamente abbastanza
brevi, e non attraversano confini regionali; le eccezioni sono state allocate come segue. Del tronco
Novara-Mortara, 20 chilometri sono assegnati al Piemonte; del tronco Torreberetti-Valenza, 3 chilo-
metri sono assegnati al Piemonte; del tronco S. Maria-Arquà, 5 chilometri sono assegnati al Veneto;
del tronco Orbetello-S. Agostino, 9 chilometri sono assegnati al Lazio; del tronco Rimini-Pesaro, 20
chilometri sono assegnati all’Emilia.
La Tabella B.013 riporta a sua volta i chilometri equivalenti costruiti; per semplificare il calcolo,
sono ottenuti ripartendo nel tempo tutti i chilometri riportati nella tabella precedente, anche se non
ancora ultimati, nelle stesse proporzioni. Di 100 chilometri aperti nell’anno t, 25 sono attribuiti a t,
50 a (t − 1), e 25 a (t − 2); avendo già tenuto conto dei chilometri non ultimati, le nuove aperture
dopo il 1914 sono considerate nulle.
Il valore aggiunto medio a prezzi 1911 per chilometro di linea stimato in sede nazionale (IIP,
cap. K06) è pari a 237.000 lire per le linee della rete principale, e a 93.000 lire per le altre; al mero
raddoppio di un binario esistente viene attribuito un valore aggiunto di 120.000 lire per chilometro.
Le stime del valore aggiunto nei raddoppiamenti di binari, calcolate applicando questo coefficiente ai
chilometri equivalenti costruiti, sono riportate nella Tabella B.014. Nel 1906-1913 queste sommano
a circa 102 milioni di lire, contro circa 188 milioni attribuiti alle migliorie nel loro complesso: buona
parte di queste aveva ovviamente altra destinazione, come ad esempio l’ampliamento degli scali di
smistamento.
La Tabella B.015 riporta la distribuzione regionale del prodotto delle stazioni con un prodotto
superiore a 500.000 lire, nel 1880 e nel 1900 (Relazione S.F.I. 1880, pp. 354-361, 1900, pp. 524-528);
spicca il calo del prodotto, e a maggior ragione della quota, del Piemonte. La Tabella B.016 riporta le
stime del valore aggiunto legato alle altre migliorie; sono disaggregazioni delle stime nazionali riferite
alle migliorie nel loro complesso (IIP, Table K.10, col. 20), ridotte, dal 1906 al 1913, dell’importo
complessivo qui attribuito ai raddoppiamenti di binari (Tabella B.014). Le quote utilizzate per allocare
questo residuo sono semplicemente le quote della Tabella B.015; dal 1861 al 1887 vengono applicate
le quote del 1880, dal 1895 al 1913 le quote del 1900, e dal 1888 al 1894 le quote ottenute per
interpolazione lineare.
Le Tabelle B.017 e B.018 riportano i chilometri di nuove linee tranviarie aperti anno per anno nelle
diverse regioni, distinguendo le tramvie extraurbane e urbane, indicati in Statistica S.F.C. 1922, pp.
46-82 (tramvie extraurbane), 86-125 (tramvie urbane). La fonte indica la lunghezza di impianto delle
singole linee, con la relativa data di apertura. A volte, vengono riportate due date di apertura, riferite
rispettivamente al primo e all’ultimo tronco; in questi casi metà dei chilometri sono attribuiti alla prima
data, e metà alla seconda. Le tramvie considerate dalla fonte sono quelle a trazione meccanica, e le date
di apertura delle tramvie urbane sono riferite appunto alla trazione elettrica; la data di apertura delle
primissime linee suburbane sembra però essere riferita al loro primo esercizio, a cavalli.
Le stime dei chilometri equivalenti costruiti, presentate nella Tabella B.019, sono derivate dai dati
nelle Tabelle B.017 e B.018 ripartendo i chilometri aperti all’esercizio sui tempi presunti di costruzione,
e ponderando le diverse reti. Sia per le linee extraurbane, sia per quelle urbane, di 100 chilometri aperti
nell’anno t, 75 sono attribuiti a t, e 25 a (t − 1). I chilometri equivalenti sono la somma dei chilometri
così ridistribuiti, con pesi pari a 1,00 per le linee suburbane e 1,75 per le linee urbane.
128 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
La Tabella B.020 presenta le stime del valore aggiunto a prezzi 1911 nelle costruzioni di nuove linee
tranviarie; sono ottenute ripartendo il corrispondente valore aggiunto nazionale (IIP, Table K.10, col.
19). Dal 1879 al 1913, le quote del valore aggiunto corrispondono alle quote dei chilometri equivalenti
costruiti riportati nella Tabella B.019; fino al 1878, per tener conto anche delle linee a cavalli trascurate
da tale tabella, il valore aggiunto complessivo è attribuito per metà alla Lombardia, per un quarto
al Piemonte, per un decimo sia al Lazio, sia alla Campania, e per il ventesimo residuo alla Sicilia,
proporzioni suggerite dai dati in Relazione S.F.I. 1878, pp. 232-233.
La Tabella B.021 riporta la cumulazione delle stime nella Tabella B.020 riferite al valore aggiunto
nella costruzione di nuove linee tranviarie. La Tabella B.022 riporta a sua volta le stime del valore
aggiunto nelle manutenzioni di linee tranviarie; sono ottenute disaggregando la corrispondente se-
rie nazionale (IIP, Table K.10, col. 23), usando in ogni anno le quote regionali ottenute per l’anno
precedente dai totali cumulati della Tabella B.021.
Le Tabelle B.023 e B.024 riassumono le stime precedenti. La prima, riferita alle costruzioni nuove,
è ottenuta sommando le stime delle Tabelle B.008, B.014, B.016 e B.020; la seconda, riferita alle
manutenzioni, somma le stime delle Tabelle B.011 e B.022. Sommando poi le stime nelle Tabelle
B.023 e B.024 si ottengono gli aggregati riportati nella Tabella B.002.
B03.01 Introduzione
Le stime del valore aggiunto nelle costruzioni di edifici (Tabella B.003) sono ottenute sommando
stime parziali riferite rispettivamente alle nuove costruzioni e alle manutenzioni, ottenute ambedue
come disaggregazioni regionali delle corrispondenti serie nazionali.
Come le stime nazionali, le stime regionali e delle nuove costruzioni e delle manutenzioni poggiano
principalmente sulle informazioni prodotte dall’imposta sui fabbricati. Questa colpiva praticamente
tutti gli edifici, pubblici e privati, con la grande eccezione delle costruzioni rurali usate per l’agricoltura
(comprese le case dei coltivatori) che rimanevano invece colpite dall’imposta sui terreni; anche le stime
regionali sono dunque sdoppiate per distinguere le opere documentate da un lato, e non documentate
dall’altro, nei ruoli dell’imposta. Nel primo decennio postunitario anche questa fonte viene a mancare;
le stime per quegli anni, ottenute da informazioni molto incomplete, sono assai labili.
L’imposta sui fabbricati colpiva il valore locativo, che veniva iscritto nei relativi ruoli: nei ruoli prin-
cipali, aggiornati a scadenze annuali, erano iscritti i redditi definitivamente accertati, e gran parte degli
accertamenti preliminari; nei ruoli suppletivi pubblicati durante l’anno erano iscritti gli altri accer-
tamenti preliminari, compresi quelli dovuti a cespiti nuovi (per edifici nuovi, o sfuggiti all’imposta),
i mutamenti degli accertamenti che diventavano definitivi, e così di seguito. I dati disaggregati per
B. Le industrie delle costruzioni 129
unità geografica sono riferiti a volte ai soli ruoli principali, a volte solo alla somma dei ruoli principali
e suppletivi. I redditi iscritti ai ruoli erano soggetti a revisione solo se variavano di almeno un terzo, o
nel contesto di una revisione generale; di queste ve ne furono tre, di cui due negli anni Settanta e una
terza, di gran lunga la più significativa, nei primissimi anni Novanta.
Il valore locativo colpito dall’imposta era ovviamente comprensivo dell’eventuale rendita di posi-
zione; tanto maggiore era quest’ultima, tanto minore era il rapporto tra il valore aggiunto nella costru-
zione dell’edificio e il suo valore locativo. In questa sede, come nelle corrispondenti stime nazionali
(IIP, cap. K09) questa distorsione viene affrontata distinguendo i redditi imponibili nelle sei città mag-
giori (Torino, Genova, Milano, Firenze, Roma e Napoli), negli altri comuni capoluogo, e nel territorio
residuo.
Le Tabelle B.025 e B.026 riportano, così ripartiti e fino al 1914, i redditi imponibili iscritti nei soli
ruoli principali, o nei ruoli principali e suppletivi insieme. Dalle differenze prime di questi si ricavano
(più o meno direttamente) le quote degli aumenti dei redditi imponibili dovuti a nuove costruzioni
riportate nella Tabella B.027; disaggregando con queste le serie nazionali corrispondenti (IIP, Table
K.53, coll. 20 - 22) si ottengono le stime regionali degli aumenti degli imponibili per nuove costruzioni
riportate nella Tabella B.028. Sommando con pesi diversi le stime così ottenute per le grandi città, gli
altri capoluoghi, e i residui si ottengono le stime regionali degli aumenti degli imponibili per nuove
costruzioni, depurati dalle rendite di posizione, riportate anch’esse nella Tabella B.028. Per gli anni
precedenti e successivi, data la minor copia di dati, i totali ponderati sono ottenuti con una procedura
diversa: si calcolano nella Tabella B.029 gli incrementi annui degli imponibili regionali ponderando
dati provinciali, e si disaggrega in proporzione a questi la corrispondente stima nazionale. Tenendo
conto poi degli scarti temporali tra attività di costruzione e aumento dell’imponibile, si ottengono le
stime delle nuove costruzioni, misurate dal valore imponibile, riportate nella Tabella B.030. Da queste
ultime stime si calcolano infine le quote regionali che si applicano direttamente alle stime del valore
aggiunto nazionale a prezzi 1911 nelle costruzioni nuove; le stime così ottenute sono raccolte nella
Tabella B.031.
Il riquadro A della Tabella B.025 riporta dal 1890 al 1914, con la tripartizione di cui sopra e regione
per regione, i redditi imponibili iscritti ai ruoli principali; disaggrega le corrispondenti stime nazionali
riportate in IIP, Table K.53, coll. 14 - 16. Tali dati provengono di norma dalle tabelle retrospettive in
Imposte dirette 1913-14, pp. 152-161. Le cifre per i sei comuni principali sono trascritte dalla fonte,
correggendo la cifra indicata per Genova nel 1900 (Imposte dirette 1900-01, p. 130). Le cifre per gli
altri comuni capoluogo sono ottenute sommando, raggruppati per regione, i relativi dati comunali; si
correggono le cifre per Cuneo nel 1890 (Imposte dirette 1900-01, p. 130), Bologna nel 1892, Ravenna
nel 1894 e nel 1899, Verona nel 1896, Padova nel 1900 e nel 1907, Foggia nel 1907, Ancona nel 1908
(identificando i refusi dalle incongruenze con gli anni contigui e/o i totali compartimentali, Imposte
dirette 1913-14, pp. 162, 166), e la Sicilia nel 1897 (invertendo le prime due cifre del totale riportato,
ivi, p. 168). Le cifre per il territorio residuo sono calcolate detraendo le somme delle cifre precedenti
da totali regionali ottenuti sommando i corrispondenti dati provinciali (Imposte dirette 1913-14, pp.
152-161). Si correggono i dati per Novara nel 1890, l’Aquila nel 1900 (Imposte dirette 1900-01, pp.
129-130), Rovigo nel 1901 (Imposte dirette 1901-02, p. 108), e, identificando come sopra i refusi,
Pavia nel 1895, Verona nel 1896, l’Aquila nel 1910, Bari nel 1912.
I notevoli aumenti degli imponibili negli anni iniziali della Tabella B.025 rispecchiano la revisione
generale dei ruoli del 1890, che aggiunse ai ruoli principali 55,4 milioni nel 1891, 18,4 nel 1892, 4,1
nel 1893, 2,4 nel 1894, e 0,0 nel 1895 (Imposte dirette 1913-14, p. 50). Le Imposte dirette 1890-91,
pp. 108-119, riporta, per comuni capoluogo e per province, gli imponibili nei ruoli del 1891 depurati
130 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
dalle nuove costruzioni, che corrispondono in sostanza ai ruoli del 1890 rivalutati per la revisione in
corso. Tali dati, analogamente raggruppati, sono riportati nel riquadro B della Tabella B.025.
Negli anni precedenti non sembrano essere disponibili dati analoghi. I dati più simili, che distin-
guono anch’essi tra province e capoluoghi, sono riferiti ai redditi imponibili iscritti nei ruoli principali
e suppletivi (del solo anno corrente) insieme; sono disponibili, con una lacuna nel 1889, dal 1878
(ad es., Imposte dirette 1883, pp. 84-95, 1890-91, pp. 108-119). La Tabella B.026 riporta questi
dati, corretti, esattamente come in sede di stima nazionale (IIP, cap. K09), per eliminare discontinuità
apparentemente dovute a variazioni territoriali dei comuni capoluogo.
La Tabella B.027 presenta le stime delle quote regionali degli aumenti dell’imponibile rispettiva-
mente nei sei comuni maggiori, negli altri capoluoghi di provincia, e nel residuo, dal 1879 al 1913.
Tali aumenti rispecchiavano sia le nuove costruzioni, sia gli aumenti dei valori locativi, ma si presume
che i due fenomeni fossero normalmente altamente correlati in quanto sintomi entrambi della crescita
urbana.
Dal 1894 al 1913, tali quote sono normalmente calcolate direttamente dai dati nella Tabella B.025,
attribuendo all’anno t le differenze tra i dati per gli anni t e (t + 1). Le eccezioni sono tre. Primo, nel
caso specifico della Sicilia e della Calabria, si modifica la procedura per tener conto degli effetti, anche
legislativi, del terremoto di fine 1908. Nel caso della Sicilia, le differenze prime dal 1908 al 1910
(usate per calcolare le quote) sono ottenute dai ruoli principali escludendo la provincia di Messina
(un imponibile pari a 5,115 milioni nel 1908 e 0, 1,773, 1,787 milioni, rispettivamente, negli anni
successivi, di cui 3,055, 0, 0,198 e 0,197 milioni, rispettivamente, nel comune capoluogo). Nel caso
della Calabria, si adotta una procedura analoga, escludendo la provincia di Reggio (un imponibile
pari a 1,801 milioni nel 1908 e 0, 0,243, 0,532 milioni, rispettivamente, negli anni successivi, di cui
0,539, 0, 0,027 e 0,003 milioni, rispettivamente, nel comune capoluogo). Secondo, si compensano
alcuni mutamenti di segno opposto, a vantaggio dei comuni capoluogo, che sembrano corrispondere
a aumenti territoriali degli stessi comuni (da cui nel 1910, per la Calabria esclusa Reggio, differenze
prime nulle per i capoluoghi e per il residuo, e nel 1912, per la Sardegna, un aumento di 0,071 milioni
nei capoluoghi e nullo nel residuo). Terzo e infine, vengono azzerate le (residue) differenze negative,
dovute a demolizioni o revisioni al ribasso dei valori locativi.
Nel 1890-93, la stima delle quote riferibili alle nuove costruzioni è complicata dalla revisione dei
ruoli allora in atto. Per il solo 1890, le stime riportate nella Tabella B.027 sono calcolate direttamente
sulle differenze nei dati per il 1891 nel riquadro A (gli imponibili nei ruoli principali) e nel riquadro B
(gli imponibili nei ruoli principali depurati dalle nuove costruzioni), azzerando le eventuali differenze
negative. Per gli anni dal 1891 al 1893, le quote possono essere calcolate solo dagli aumenti annuali nel
riquadro A; queste sono distorte nella misura in cui gli aumenti dovuti alla revisione generale hanno
un profilo temporale diverso in regioni diverse. Nel caso, nei sei comuni principali gli aumenti degli
imponibili scemano di anno in anno, come il relativo totale nazionale; sono eccezioni Genova, con
un aumento ben più alto nel 1891 (ossia tra i ruoli del 1891 e del 1892) che non nel 1890, e Napoli,
con aumenti simili in quei due anni. Presumendo che questi profili eccezionali rispecchino ritardi
nella revisione dei ruoli, si correggono i relativi profili trasferendo dal 1891 al 1890 una percentuale
dell’aumento del 1891 pari al 70% nel caso di Genova e il 60% nel caso di Napoli. Le quote regionali
nel 1891 sono calcolate con questi aumenti ridotti. Le quote riferite al 1892 e 1893 sono calcolate
direttamente dal riquadro A della Tabella B.025, azzerando le differenze negative. Negli altri comuni
capoluogo, un profilo palesemente anomalo si trova di nuovo nel caso della Liguria (con aumenti simili
nel 1890 e nel 1891); le quote del 1891 sono calcolate considerando solo un terzo dell’aumento della
Liguria, mentre nel 1892 e 1893 le quote sono di nuovo calcolate direttamente dal riquadro A della
B. Le industrie delle costruzioni 131
Tabella B.025, azzerando le differenze negative. Nel residuo, infine, profili palesemente anomali si
trovano nel caso della Liguria (con aumenti nel 1891 e 1892 ancora alti rispetto a quello del 1890),
degli Abruzzi (con aumenti simili nel 1890 e nel 1891), della Calabria e della Sicilia (con aumenti ben
maggiori nel 1891 che non nel 1890). Le quote del 1891-93 sono calcolate considerando solo i due
terzi degli aumenti della Liguria nel 1891, 1892 e 1893, e la metà dell’aumento nel 1891 degli Abruzzi,
della Calabria e della Sicilia, azzerando le differenze negative.
Dal 1879 al 1889, le quote sono calcolate dai dati nella Tabella B.026. Si attribuiscono inizialmen-
te all’anno t le differenze tra i dati per gli anni t e (t + 1) (allocando in parti uguali al 1888 e 1889 le
differenze complessive per il biennio), e si azzerano le differenze negative. Le differenze così attribuite
al 1878 sono gonfiate, anch’esse, dalla revisione dei ruoli; non vengono modificate, in quanto non si
notano profili anomali, con due eccezioni. Nel caso degli altri comuni capoluogo della Lombardia, si
attribuiscono al 1878 i tre quarti dell’aumento del 1879; nel caso del residuo della Liguria, si attribui-
scono al 1878 i nove decimi dell’aumento del 1879. Per tener conto poi del fatto che i ruoli suppletivi
comparivano nel corso dell’anno, dopo i ruoli principali, si calcola la differenza effettiva nell’anno t
come media di queste differenze per gli anni t e (t − 1). Si ottengono in questo modo le quote per gli
anni dal 1879 al 1889 riportate nella Tabella B.027.
Dal 1879 al 1913 le quote della Tabella B.027 vengono applicate alle corrispondenti stime nazionali
degli aumenti degli imponibili nei ruoli principali per nuove costruzioni (IIP, Table K.53, coll. 20 -
22); le stime regionali così ottenute per gli anni dal 1879 al 1913 sono riportate nella Tabella B.028.
Sulla falsariga delle stime nazionali (IIP, cap. K09) si sommano poi regione per regione le stime per le
grandi città, gli altri capoluoghi, e il residuo con pesi pari rispettivamente a 0,4, 0,8 e 1,0; si ottengono
così le stime dei totali regionali, depurati dalle rendite di posizione. Questi totali ponderati, riportati
anch’essi nella Tabella B.028, sommano per costruzione alle corrispondenti stime nazionali (IIP, Table
K.53, col. 23).
Le stime corrispondenti per gli anni successivi e precedenti sono costruite nella Tabella B.029. Il
riquadro A, dedicato agli anni dal 1914 in poi, presenta innanzitutto i dati disponibili più disaggregati,
riferiti ai ruoli principali e suppletivi insieme. Per gli anni dal 1915 in poi la fonte unica è Gestione
imposte, pp. 114-119, 349-369; siccome questa riporta solo dati provinciali e regionali, ma non comu-
nali, in questa sede si conteggiano a parte solo le sei province con le grandi città sopra elencate. I dati
corrispondenti per gli anni immediatamente precedenti provengono dalle Imposte dirette 1913-14, pp.
152-161, 1912-13, pp. 138-141, 1911-12, pp. 150-151.
La Tabella B.029 riporta poi nel riquadro A le differenze prime delle serie degli imponibili, calcolate
tra t e (t + 1), con le seguenti correzioni. Per la provincia di Milano, l’imponibile del 1917 ripete quello
del 1916; la metà dell’aumento del 1917 (ossia dal 1917 al 1918) è qui trasferita al 1916. Dal 1918 al
1919, nelle province di Milano e di Roma, l’imponibile diminuisce, per poi risalire (a 99,960 e 94,570
milioni, rispettivamente) nel 1920; in questi casi la variazione del 1919 è calcolata sull’imponibile
interpolato. Per quanto riguarda i residui, invece, si calcolano le differenze prime del Piemonte sulla
base dei dati correnti per Alessandria e Cuneo, e, per la provincia di Novara (dove l’imponibile subisce
oscillazioni poco credibili se non come effetti da contenzioso) con dati interpolati tra il 1917 e il 1920.
Per la Liguria, si azzerano le (piccole) differenze prime, riferite a Porto Maurizio. Per la Lombardia, le
differenze prime sono calcolate sostituendo ai dati riportati per il 1915 per Bergamo (2,695 milioni),
per il 1917 per Brescia (14,650 milioni), e per il 1919 per Sondrio (1,551 milioni) i relativi valori
interpolati (rispettivamente 7,686, 12,381 e 0,997 milioni). Per il Veneto, le differenze prime per il
1915 e il 1916 sono ottenute sostituendo al dato riportato per il 1916 per Padova (14,548 milioni)
un valore interpolato (7,509 milioni); quelle per gli anni dal 1917 in poi sono calcolate dalle sole
132 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
province dove l’imponibile aumenta di anno in anno (Padova, Rovigo e Verona). Per le Marche, le
differenze prime per il 1916 e il 1917 sono ottenute sostituendo al dato riportato per il 1917 per
Pesaro (3,888 milioni) un valore interpolato (2,328 milioni). Per l’Umbria, si calcolano le differenze
prime interpolando il dato per il 1915. Per gli Abruzzi, l’imponibile ha una tendenza alla diminuzione,
con variazioni di breve periodo che sembrano rispecchiare fatti amministrativi piuttosto che reali; le
differenze prime dovute a nuove costruzioni sono considerate trascurabili. Per la Campania, si calcolano
le differenze prime interpolando gli imponibili tra il 1913 e il 1916, e di nuovo tra il 1917 e 1920
(21,923 milioni); per la Basilicata, si interpolano invece gli imponibili tra il 1912 e il 1915. Per la
Calabria, le differenze prime per il 1915 e il 1916 sono ottenute sostituendo al dato riportato per il
1916 per Catanzaro (5,341 milioni) un valore interpolato (3,410 milioni). Per la Sicilia, le differenze
prime per il 1915 e il 1916 sono ottenute sostituendo al dato riportato per il 1916 per Messina (0,108
milioni) un valore interpolato (2,093 milioni). Per la Sardegna, infine, si azzera la piccola differenza
negativa del 1916.
Queste differenze prime sono poi sommate regione per regione con pesi pari a 0,5 per le province
con le sei grandi città e 1,0 per le altre. Per tener conto poi del fatto che i ruoli suppletivi comparivano
nel corso dell’anno, dopo i ruoli principali, si calcola la differenza effettiva nell’anno t, riportata nella
Tabella B.029, come media di queste differenze ponderate per gli anni t e (t − 1). Da queste ultime
stime si ottengono delle quote preliminari, che risultano, per il 1913, normalmente assai vicine, ma non
identiche, alle quote corrispondenti ottenute dalla Tabella B.028. La Tabella B.029 riporta le quote
corrette che eliminano tale discrepanza; sono calcolate usando le quote preliminari per estrapolare le
quote del 1913 ottenute dalla Tabella B.028, riproporzionando poi i risultati per farli sommare a uno.
Applicando queste quote estrapolate alla serie nazionale (IIP, Table K.53, col. 23) si ottengono le stime
regionali dei totali ponderati dal 1913 in poi pure riportati nel riquadro A della Tabella B.029.
Il riquadro B della Tabella B.029, dedicato agli anni dal 1875 al 1878, è analogo al riquadro A, solo
che i dati, ugualmente distinti solo per provincia, sono riferiti ai soli ruoli principali. I dati dal 1875
al 1881, riportati nelle prime tre colonne, provengono dall’Annuario finanze, ad es. 1874, pp. 1058-
1061; si riduce di 2 milioni, correggendo il palese refuso, il dato per la provincia di Livorno nel 1876.
Nelle due colonne seguenti, si riportano ancora una volta le differenze prime delle serie degli imponibili,
calcolate tra t e (t + 1), con due ordini di correzioni. Primo, si azzerano le differenze negative; secondo,
sulla falsariga di quanto sopra nel contesto della revisione dei ruoli del 1890, si modificano alcuni profili
apparentemente distorti dalla revisione del 1878. Nel caso delle due province liguri si spostano al 1878
metà degli aumenti del 1879 e del 1880; per le province toscane, esclusa Firenze, si spostano al 1878
un terzo degli aumenti del 1879 e del 1880. Queste differenze prime sono poi sommate regione per
regione, come nel riquadro A, con pesi pari a 0,5 per le province con le sei grandi città e 1,0 per le
altre (senza l’ulteriore sfasamento operato nel riquadro A, in quanto i dati sono riferiti ai soli ruoli
principali). Dalle differenze corrette così calcolate si ottengono delle prime quote; a seconda delle
regioni, tali quote sono ben più vicine alle quote corrispondenti ottenute dalla Tabella B.028 nel 1879
che non nel 1880, o viceversa. Si calcolano dunque delle seconde quote, che estrapolano con le prime
la quota regionale ottenuta dalla Tabella B.028 per il 1879 per il Piemonte, il Veneto, l’Emilia, la
Toscana, l’Umbria, gli Abruzzi, la Campania, le Puglie, la Basilicata e la Sicilia, e quella ottenuta dalla
Tabella B.028 per il 1880 per la Liguria, la Lombardia, le Marche, la Calabria e la Sardegna. Nel caso
del Lazio, infine, le prime quote per il 1879 e il 1880 sono ambedue distanti, e con scarti opposti, dalle
quote corrispondenti ottenute dalla Tabella B.028. In questo caso, eccezionalmente, si usano le prime
quote per estrapolare la media delle quote del 1879 e del 1880. Queste seconde quote naturalmente
non sommano a uno; la settima colonna del riquadro B della Tabella B.029 riporta le terze quote,
B. Le industrie delle costruzioni 133
ottenute riproporzionando le seconde per farle sommare appunto a uno. Applicando queste ultime
quote alla serie nazionale (IIP, Table K.53, col. 23) si ottengono le stime regionali dei totali ponderati
dal 1875 fino al 1878 pure riportati nel riquadro B della Tabella B.029.
La Tabella B.030 disaggrega a sua volta le stime nazionali delle nuove costruzioni, misurate dal
valore imponibile, al netto degli edifici ferrotranviari. La prima colonna di ogni regione è ottenu-
ta, sempre sulla falsariga delle stime nazionali (IIP, cap. K09), riconducendo l’aumento (ponderato)
dell’imponibile nell’anno t riportato nelle Tabelle B.028 (fino al 1913) e B.029 (fino al 1878 e dal
1914) ad attività di costruzione negli anni (t − 5) (30%), (t − 4) (55%), (t − 3) (15%); si ottengono
così le stime delle costruzioni di nuovi edifici soggetti a imposta, misurate dal valore imponibile. La
seconda colonna riporta le stime del valore imponibile degli edifici ferrotranviari; sulla falsariga delle
stime nazionali (IIP, cap. K09) queste sono ottenute dalle stime del valore aggiunto a prezzi 1911 nel-
le relative costruzioni nuove (Tabella B.023, che disaggrega IIP, Table K.10, col. 21), per l’indice dei
prezzi corrispondente (IIP, Table K.06, col. 12), per una costante (0,001). La terza colonna riporta su
base regionale le due correzioni ulteriori (IIP, cap. K09). La prima di queste, riferita al Lazio, aggiunge
0,05 milioni di lire all’anno nel 1882 e nel 1891-93, 0,10 milioni nel 1883 e 1888-90, 0,15 milioni
nel 1884 e 1887, e 0,20 negli anni 1885-86, per tener conto di costruzioni fuori dalla cinta daziaria
di Roma sfuggite all’imposta. Secondo, dal 1899 in poi si distribuiscono fra le regioni i valori (im-
ponibili) delle opere di miglioramento (prevalentemente igienico) stimati in sede nazionale come una
percentuale crescente dei lavori di costruzione di edifici nuovi. Nell’ipotesi che questi miglioramenti
igienici fossero concentrati nei centri maggiori, e tenuto conto dell’andamento fortemente crescente
dei relativi lavori, la serie da allocare (la differenza in quegli anni tra la col. 24 di IIP, Table K.53, e la
col. 23, debitamente sfasata come sopra) è qui distribuita tra le regioni in proporzione agli imponibili
totali nei ruoli principali riportati nella Tabella B.025 per il 1911 (e riferiti di fatto allo stock di qualche
anno prima). La quarta colonna per ogni regione riporta la stima netta ottenuta sommando la prima
e la terza colonna, e detraendo la seconda.
Le stime regionali del valore aggiunto a prezzi 1911 nelle nuove costruzioni di edifici non ferroviari
gravati da imposta sono riportate nella Tabella B.031; dal 1872 al 1913 sono ottenute trasformando
in quote le stime nella quarta colonna della Tabella B.030, e applicando tali quote al relativo totale
nazionale ottenuto sommando il valore aggiunto a prezzi 1911 nelle nuove costruzioni di edifici pub-
blici (IIP, Table K.05, col. 6) e privati non ferroviari soggetti a imposta (IIP, Table K.53, col. 29,
che comprende edifici temporaneamente esenti per norme speciali, meno Table K.54, col. 16, riferita
appunto a questi).
La retropolazione delle serie riferite alle nuove costruzioni è resa incerta dalla mancanza di dati
(attendibili) sui valori imponibili. Per le stime nazionali (IIP, cap. K10), si è fatto ricorso all’ausilio
dell’indice ottenuto dalle serie, ricostruite per diverse città, dei materiali da costruzione soggetti a da-
zio consumo (IIP, cap. K08). In questa sede, tale metodo può essere utilizzato solo per le regioni
effettivamente rappresentate in quell’indice prima del 1872.
Le stime del valore aggiunto a prezzi 1911 nelle costruzioni nuove per gli anni dal 1861 al 1871
presentate nella Tabella B.031 sono ottenute per passi successivi. Si inizia estrapolando le serie per il
Piemonte, la Liguria, la Lombardia, l’Emilia e la Toscana con gli indici riportati nella Tabella B.032.
Questi indici regionali del consumo dei materiali da costruzione sono ricostruiti come l’equivalente
nazionale: applicano all’anno base i tassi di crescita ottenuti come media geometrica dei tassi di crescita
134 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
calcolati per le città campione (IIP, Table K.52, coll. 1 - 26). Tali tassi di crescita sono riferiti ad
Alessandria dal 1862 e Novara dal 1866; a Savona dal 1862 e Genova dal 1864; a Brescia e Pavia dal
1866 e Milano dal 1869; a Ferrara, Forlì e Piacenza dal 1862, Ravenna dal 1863 e Bologna dal 1866; a
Firenze e Siena dal 1866, Grosseto dal 1869 e Massa dal 1871. Retropolando con questi indici le stime
regionali per il 1872 riportate nella Tabella B.031 si ottengono le stime per il Piemonte, la Liguria e
l’Emilia dal 1861, e per la Lombardia e la Toscana dal 1865, al 1871.
La seconda fase della ricostruzione costruisce le stime riportate nella Tabella B.031 per le altre
undici regioni dal 1865 al 1871. Queste sono ottenute detraendo dal totale nazionale (IIP, Table K.56,
col. 54 più Table K.05, col. 6) la somma delle stime per le cinque regioni di cui sopra; questo residuo
è poi allocato applicando ad esso quote costanti per le regioni in oggetto. Queste quote sono calcolate
direttamente dalle stime per il 1872 nella Tabella B.031, con un’unica modifica: per retropolare una
situazione (nel 1872, ipotetica) con Roma non capitale, ai fini del calcolo delle quote da applicare si
riporta la stima del Lazio nel 1872 da 3,124 milioni a 1,562 milioni.
La terza fase della ricostruzione costruisce le stime riportate nella Tabella B.031 per quelle stesse
undici regioni, più Lombardia e Toscana, dal 1861 al 1864. Utilizzando lo stesso metodo, si detrae dal
totale nazionale la somma delle stime ottenute, nella prima fase, per il Piemonte, la Liguria e l’Emilia,
e si alloca questo residuo alle altre tredici regioni con le quote di esso calcolate dalle stime, ottenute
nella seconda fase, per il 1865. Non si modificano tali stime per tener conto del primo spostamento
della capitale: malgrado l’assenza di Torino dal campione utilizzato, le stime per il Piemonte sembrano
cogliere l’effetto dello spostamento della capitale, forse per gli effetti sul territorio circostante; del pari,
le stime per la Toscana prima del 1864 non stonano se paragonate a quelle per gli anni dopo il 1870.
La Tabella B.033 riporta le stime regionali del valore aggiunto a prezzi 1911 nelle nuove costruzioni
imponibili ma ancora temporaneamente esenti per norme speciali.
Le stime nazionali (IIP, Table K.54, col. 16) sono ottenute sommando tre componenti, riferite
rispettivamente alle case popolari (col. 13), agli altri edifici beneficiati in Roma (col. 14), e alle ricostru-
zioni dopo il terremoto del 1908 in Messina e Reggio Calabria (col. 15). In questa sede la serie riferita
a Roma (col. 14) è attribuita interamente al Lazio, la serie riferita a Reggio e Messina alla Calabria e
alla Sicilia nelle proporzioni 32 : 68, come suggerito dalla riduzione dei ruoli principali provinciali tra
il 1908 e il 1910.
L’allocazione delle stime riferite alle case popolari, più complessa, è ottenuta come segue. Dati
dettagliati sui vani delle case popolari (esenti) all’epoca ultimate sono riportati in Relazione case 1914,
pp. 26-101. La Tabella B.034 riporta, per regione, il numero complessivo di tali vani. La maggior
parte è distribuita per anno di creazione della cooperativa o altro ente in oggetto. Sono riuniti a parte
i vani non datati (ad esempio, costruiti su iniziativa municipale), o con date anteriori al 1900; in via
eccezionale, le case romane delle cooperative ferroviarie sono attribuite al 1909, come suggerito dalla
Relazione F.S. 1910-11, p. 169.
Le stime dei vani effettivamente costruiti sono riportate nella Tabella B.035. Imitando, con qualche
semplificazione, la procedura di stima nazionale (IIP, cap. K09), in questa sede i vani costruiti sono
calcolati in due passaggi. Primo, i vani che nella Tabella B.034 sono legati all’anno t vengono ripartiti
in parti uguali sugli anni da (t + 1) a (t + 5). Secondo, le cifre così ottenute sono moltiplicate, regione
per regione, per uno scalare ottenuto come il rapporto tra il numero complessivo di vani, compresi i non
datati, e il numero complessivo dei soli vani datati. Le cifre corrispondenti riportate nella Tabella B.033
B. Le industrie delle costruzioni 135
(che si aggiungono, nel caso, alle stime di cui sopra riferite a Roma, Messina e Reggio Calabria) sono
ottenute trasformando le stime della Tabella B.035 in quote, e applicando queste alla serie nazionale
corrispondente (IIP, Table K.54, col. 13).
Le stime del valore aggiunto a prezzi 1911 nelle manutenzioni di edifici soggetti a imposta disag-
gregano la somma delle stime nazionali riferite agli edifici privati e agli edifici pubblici (IIP, capp. K05,
K10). Ricalcando tali stime, si calcola un valore puntuale del patrimonio edilizio da mantenere, e lo si
estrapola poi con le stime delle nuove costruzioni appena descritte (e un tasso di demolizione costante).
La stima iniziale del patrimonio è riferita al 1890, a prezzi correnti; i valori di base sono dunque
quelli del riquadro B della Tabella B.025, aumentati per recuperare i ritardi nell’aggiornamento dei
ruoli. In sede di stima nazionale, si usano a tal fine i dati forniti solo come totali nazionali; in questa
sede si recuperano solo le correzioni di cui sopra, evidenti a livello locale. Tali correzioni ammontano
all’aggiunta, per la Liguria, di 1,394 milioni per i sei comuni principali, 0,017 milioni per gli altri
comuni capoluogo, e 0,790 milioni per il residuo; per gli Abruzzi, a 0,298 milioni per il residuo; per la
Campania, a 1,420 milioni per i sei comuni principali; per la Calabria, a 0,257 milioni per il residuo;
per la Sicilia, a 0,980 milioni per il residuo. Sulla falsariga delle stime nazionali, si calcola il valore
al netto delle rendite di posizione ponderando gli imponibili dei sei comuni principali per (15/95),
degli altri comuni capoluogo per (15/36), e il residuo per (15/15). La somma per regione di questi
valori ponderati è la stima del patrimonio edilizio, misurato dall’imponibile al netto delle rendite di
posizione, a prezzi 1890. Questi valori vengono poi moltiplicati per (297,486/286,446) per recuperare
lo scarto dalle stime nazionali, divisi per 0,851 per riportarli a prezzi 1911, e infine moltiplicati per 8,6,
per convertire il valore imponibile in valore aggiunto delle costruzioni incorporato nell’immobile. La
Tabella B.036 riporta, per il 1890, le stime così ottenute. Le corrispondenti serie storiche dal 1864 al
1913 sono estrapolate da queste nell’ipotesi, mutuata dalle stime nazionali, che lo stock (da mantenere)
nell’anno t fosse pari al 99,5% dello stock nell’anno (t − 1), più le nuove costruzioni nell’anno (t - 4)
ottenute sommando le stime separate nelle Tabelle B.031 e B.033. Nel 1909, eccezionalmente, lo
stock ottenuto a calcolo per la Calabria e per la Sicilia è diminuito per tener conto del terremoto;
quella diminuzione, stimata in sede nazionale pari a 52,7 milioni di lire, è qui attribuita per un terzo
alla Calabria e due terzi alla Sicilia, come suggerito dalle variazioni dei ruoli dal 1908 al 1910 sopra
ricordate.
La Tabella B.037 presenta le stime del valore aggiunto nelle manutenzioni degli edifici soggetti
a imposta dal 1861 al 1913; sono ottenute convertendo in quote le stime della Tabella B.036, e ap-
plicando queste quote (tenute costanti dal 1861 al 1864) alla somma delle stime nazionali del valore
aggiunto a prezzi 1911 nelle manutenzioni di edifici privati (IIP, Table K.53, col. 31, Table K.56, col.
56) e pubblici (infra, Tabella B.094, col. 5).
L’imposta sui fabbricati non colpiva le costruzioni rurali usate per l’agricoltura (ivi comprese le
case dei coltivatori), che rimanevano invece colpite dall’imposta sui terreni. Essendo disponibili stime
nazionali delle relative costruzioni nuove e manutenzioni, in questa sede si stimano innanzitutto le
relative quote regionali.
136 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
Per le nuove costruzioni, come per le corrispondenti stime nazionali (IIP, cap. K10), le quote
vengono calcolate inizialmente per ogni periodo intercensuario.
La Tabella B.038, ricalcata sulla corrispondente nazionale (IIP, Table K.57), presenta nel riquadro
A i dati censuari riferiti alla popolazione complessiva alla data del censimento (Censimento 1871, vol.
1, p. XIV, che riporta anche il dato per il 1861 riferito ai confini successivi, Censimento 1881, Relazione
generale, pp. 29-31, Censimento 1901, vol. 5, p. 11, Censimento demografico, vol. 7, p. 17).
Il riquadro B presenta le stime della popolazione agricola, ottenute come quote dei corrispondenti
totali nazionali (IIP, Table K.57, col. 3). Tali totali nazionali sono calcolati dalle quote dell’agricoltura
nella forza lavoro maschile adulta. In questa sede, nel 1911 si calcolano le quote regionali della forza
lavoro agricola nazionale utilizzando direttamente i dati nel Censimento demografico, vol. 5 per i maschi
di età nota e di almeno 21 anni nell’agricoltura in senso stretto (categoria 1.1, ad es., p. 30, riga
311). Nel 1901, i dati censuari (vol. 4) distinguono solo i minori di 15 anni; le stime regionali sono
ottenute come segue. Primo, si calcolano i maschi complessivi di più di 15 anni nel settore agricolo
nel 1901 (classe I più classe II.4, ad es. pp. 8, 152); secondo, si scalano questi totali con i rapporti
regionali tra maschi agricoli di più di 21 anni e i maschi agricoli di più di 15 anni calcolati con i
dati disaggregati del 1911 (rapporti che variano da 0,81 per la Calabria a 0,85 per la Lombardia);
terzo, si calcolano da questi valori scalati le quote regionali del totale nazionale (IIP, Table K.57, col.
3). Nel 1881, pure, i dati censuari (vol. 3) distinguono solo i minori di 15 anni; le stime regionali
sono di nuovo ottenute calcolando i maschi complessivi di più di 15 anni nel settore agricolo nel
1881 (classi I - IV più classe V.5, ad es. p. 630), scalando questi totali esattamente come nel 1901,
e calcolando da questi valori scalati le quote regionali del totale nazionale (IIP, Table K.57, col. 3).
Nel 1871, ancora una volta, il censimento distingue solo i minori di 15 anni; si procede come per
il 1881, calcolando i relativi totali nel 1871 dai dati provinciali (classi 1.1 - 1.5, trascurando i pochi
cacciatori compresi nella 1.6, ad es. p. 3), e scalando questi totali per i rapporti calcolati per il 1911.
Nel 1861, la procedura di stima è leggermente più complessa. Il censimento distingue ancora una
volta solo i minori di 15 anni; in questa fase si procede come per il 1871, calcolando i relativi totali
nel 1861 dai dati provinciali per la “industria agricola vegetale” e “animale” (Censimento 1861, vol.
3, pp. 2-75) e scalando questi totali per i rapporti calcolati per il 1911. Le quote così ottenute sono
applicate ovviamente alla relativa popolazione agricola, ossia quella del Regno nei confini dell’epoca.
Attribuendo alla popolazione agricola del Veneto e del Lazio la stessa percentuale del totale regionale
che non nel 1871 (54,3% e 51,6%, dai riquadri B e A), questa è stimata rispettivamente pari a 1,271
e 0,383 milioni; attribuendo altri 0,050 milioni di persone a Mantova, poi lombarda, si ottiene un
residuo attribuito al Regno pari a 11,830 milioni. Veneto e Lazio (stimati come detto) a parte, le cifre
riportate nel riquadro B sono le relative quote di quest’ultima cifra, più la correzione per Mantova
nel caso della Lombardia. Le stime nel riquadro B evidenziano specie in Calabria e in Sicilia un calo
della forza lavoro agricola nel primo decennio, seguito da un forte recupero; questo andamento risulta
direttamente dai dati censuari per gli agricoltori maschi, che evidenziano in Sicilia dal 1861 al 1871
andamenti provinciali fortemente divergenti, con appunto un saldo negativo.
Il riquadro C presenta a sua volta le cifre relative alla popolazione sparsa, che corrispondono ai
totali nazionali (IIP, Table K.57, col. 4). Dal 1871 al 1911 sono trascritti direttamente dalle fonti
(Censimento 1871, vol. 1, p. XXII, Censimento 1881, Relazione generale, p. 82, Censimento 1901, vol.
5, p. 62, Censimento demografico, vol. 7, p. 17). Nel 1861, per la popolazione nei confini dell’epoca,
si utilizzano i dati in Censimento 1861, vol. 1, pp. 467-468; questi sommano a 5,117 milioni, contro
una stima di 6,259 milioni ai confini successivi. Come per le stime nazionali, si completano le cifre
regionali così ottenute attribuendo al Veneto e al Lazio rispettivamente il 41,6% e il 13,1% delle loro
B. Le industrie delle costruzioni 137
popolazioni complessive nei confini del 1871 (riquadro A), ossia rispettivamente 0,973 e 0,097 milioni
di persone; il residuo di 0,072 milioni corrisponde alla stima della popolazione sparsa di Mantova, che
qui viene sommata ai 0,576 milioni riportati per la Lombardia dal censimento.
I riquadri D1 e D2 presentano le stime della popolazione, rispettivamente sparsa e agglomerata,
in edifici esenti; corrispondono alle stime nazionali presentate in IIP, Table K.57, coll. 7 - 8. Sono
normalmente ottenute rispettivamente come il 95% della popolazione sparsa, e come il 20% della
popolazione agricola residua (riquadro B meno riquadro D1). Nel 1911, nel caso dell’Emilia, il 95%
della popolazione sparsa già supera la popolazione agricola; si vincola pertanto la stima corrispondente
del riquadro D1 a quella del riquadro B.
I riquadri E1 e E2 presentano le stime dei corrispondenti flussi annuali nei diversi periodi intercen-
suali (di, rispettivamente, 10 anni, 10 anni, 19,11 anni, e 10,33 anni); queste sono ottenute dividendo
per questi diversi lassi le differenze prime dei riquadri D1 e D2, e corrispondono alle stime nazionali
in IIP, Table K.57, coll. 13 - 14.
I riquadri F1 e F2 riportano le stime della popolazione, rispettivamente sparsa e agglomerata, che
avrebbe richiesto fabbricati esenti non per l’aumento della popolazione stessa (riquadri E), ma per la
demolizione di edifici esistenti. Ricalcando le stime nazionali (IIP, Table K.57, coll. 17 - 18), le stime
dei riquadri F per ogni periodo intercensuale sono ottenute, di norma, moltiplicando per 0,005 (il tasso
ipotizzato di demolizione) la media geometrica delle popolazioni iniziali e finali riportate nei riquadri
D. Eccezionalmente, nel riquadro F2, nel caso dell’Emilia nell’ultimo periodo intercensuale (quando
la popolazione agglomerata in edifici esenti finisce per azzerarsi), il tasso di demolizione è applicato alla
semplice media aritmetica delle popolazioni iniziali e finali riportate nel riquadro D2.
Il riquadro G riporta a sua volta le stime della popolazione complessiva da alloggiare (o rialloggiare)
in edifici esenti; come le corrispondenti stime nazionali (IIP, Table K.57, col. 20), sono normalmente
ottenute come semplici somme delle loro componenti (riquadri E e F; IIP, Table K.57, coll. 13 - 14, 17
- 18). Come per le stime nazionali, le eccezioni nascono quando compaiono nel riquadro E2 numeri
negativi che superano in valore assoluto i corrispondenti numeri positivi nel riquadro F2; in questi
casi, la somma dei riquadri E2 e F2 è semplicemente azzerata, e i valori del riquadro G corrispondono
alla somma dei soli riquadri E1 e F1. Nel 1861-71 tali eccezioni riguardano le Marche, la Basilicata,
la Calabria e la Sicilia; nel 1871-81, il Piemonte, la Liguria, la Lombardia, il Veneto, gli Abruzzi e la
Campania. Nel 1901-11, l’eccezione è di fatto la norma; sono ottenuti come somme dei quattro valori
nei riquadri E e F solo le stime riferite alle Puglie, alla Sicilia, e alla Sardegna.
Il riquadro H riporta infine le quote regionali ottenute, per i successivi periodi intercensuali, dalle
stime del riquadro G.
Le corrispondenti stime annuali delle quote regionali delle nuove costruzioni permanentemente
esenti sono ottenute attribuendo semplicemente le stime per i successivi periodi intercensuali agli anni
1866, 1876, 1891 e 1906, e interpolando ed estrapolando linearmente queste quattro stime. Appli-
cando poi tali quote alla corrispondente serie nazionale (IIP, Table K.58, col. 4) si ottengono le stime
del valore aggiunto a prezzi 1911 nelle nuove costruzioni di edifici esenti da imposta presentate nella
Tabella B.039. Nel 1909-13, eccezionalmente, si modifica appena la procedura per tenere conto degli
effetti del terremoto di Messina: si applicano le quote a un totale nazionale ridotto di 1,0 milioni di
lire l’anno, e si aggiungono alle stime così ottenute rispettivamente 0,32 milioni l’anno alla Calabria,
e 0,68 milioni alla Sicilia. L’ulteriore modifica, appena percettibile, consiste nell’azzerare, nel 1861, la
quota della Sicilia, che l’estrapolazione porta a valori appena negativi.
La Tabella B.040 riporta le stime del valore aggiunto a prezzi 1911 nelle manutenzioni di edifici
permanentemente esenti, ottenute disaggregando la corrispondente serie nazionale (IIP, Table K.58,
138 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
col. 7). Di norma, la disaggregazione è ottenuta con le quote regionali della popolazione complessiva
in edifici esenti; queste sono calcolate inizialmente per gli anni censuari, sommando i dati dei riquadri
D1 e D2 della Tabella B.038, e da queste interpolate o estrapolate. Nel 1909-13, per tener conto
del terremoto di Messina, le quote così calcolate sono applicate alla serie nazionale aumentata della
componente riferita agli edifici distrutti dal terremoto, ovvero 6,5 milioni (di stock da mantenere) per
0,012 (il rapporto tra manutenzioni annuali e stock sottostante). Queste 78.000 lire di manutenzioni
aggiunte alla serie nazionale vengono poi detratte dalle stime per la Calabria e per la Sicilia nelle solite
proporzioni 32 : 68.
Le Tabelle B.041 e B.042 riportano le stime complessive del valore aggiunto a prezzi 1911 rispetti-
vamente nelle nuove costruzioni di edifici, e nelle manutenzioni degli stessi. La Tabella B.041 somma
semplicemente le Tabelle B.031, B.033 e B.039; la Tabella B.042 somma a sua volta le Tabelle B.037 e
B.040. Sommando infine le stime nelle Tabelle B.041 e B.042 si ottengono gli aggregati riportati nella
Tabella B.003.
B04.01 Introduzione
Le costruzioni residue sono riferite di fatto al capitale fisso sociale al netto degli edifici pubblici e
delle ferrovie. Le relative stime regionali sono ottenute disaggregando le corrispondenti serie nazionali
in proporzione alle quote delle diverse componenti effettivamente allocabili a livello regionale; i relativi
campioni sono tipicamente molto ampi ma non sempre esaustivi. Le stime complessive riportate nella
Tabella B.004 sono ottenute sommando stime separate per le opere nuove e per le manutenzioni.
Ognuna di queste è a sua volta costruita per elementi, distinguendo le opere dello Stato, degli enti
locali e dei privati. Le opere nuove e le manutenzioni complessive sono poi a loro volta disaggregate
per separare le opere militari e l’ampio residuo delle opere civili.
Le stime della spesa dello Stato per opere nuove sono ottenute sommando stime parziali ottenute
da fonti diverse.
La Tabella B.043 presenta la prima componente di queste, tratta dai dati regionali riportati in Opere
pubbliche. I dati sono riferiti agli anni fiscali dal 1862 in poi; questi coincidono con gli anni solari solo
fino al 1883 (nei limiti appresso precisati). Le stime per il 1884 sono pertanto ottenute sommando
ai dati riportati per il semestre di transizione (gennaio-giugno 1884) la metà di quelli riportati per
l’anno fiscale successivo (luglio 1884-giugno 1885); dal 1885 in poi le stime per ogni anno solare sono
semplici medie dei dati per i due anni fiscali che lo comprendono.
Le stime nella Tabella B.043 sono ottenute sommando i dati riferiti a diverse voci. Un primo grup-
po è riferito alle spese a carico del Ministero dei Lavori pubblici, che la fonte già distingue per regioni;
B. Le industrie delle costruzioni 139
sulla falsariga delle stime nazionali (IIP, cap. K02), le stime regionali sono ottenute come somme del-
le spese straordinarie per opere stradali, idrauliche, di bonificazione e marittime (rispettivamente pp.
1020-1036, 1038-1054, 1068-1084, e 1086-1102), più metà delle spese corrispondenti per alluvioni,
piene e frane (pp. 1056-1066).
Un secondo gruppo è riferito a tre voci complementari, corredate nella fonte da indicazioni che ne
permettono la disaggregazione regionale. Queste voci sono riferite a spese per riparare i danni dovuti
a calamità naturali; le stime considerano la metà delle spese indicate, attribuendosi l’altra metà alla
ricostruzione di edifici. La prima di queste voci riguarda le spese straordinarie, sempre del Ministero
dei Lavori pubblici, per terremoti. Opere pubbliche riporta gli aggregati nazionali (pp. 982-986) e una
disaggregazione per terremoto (p. 988); le stime regionali sono ottenute ripartendo le spese legate ai
singoli terremoti, riportate come sopra all’anno solare. I terremoti sono attribuiti come segue: 1883,
Campania; 1901, Lombardia; 1905, Calabria; 1907, Calabria; 1908, Calabria (20%) e Sicilia (80%);
1909, Toscana; 1910, Basilicata (33%) e Campania (67%); 1911, Sicilia; giugno 1913, Calabria;
ottobre 1913, Abruzzi. La seconda voce è riferita alle spese corrispondenti degli altri Ministeri, pure
riportate in Opere pubbliche, pp. 1144-1148; se ne tiene conto in questa sede, anche se alcune serie
minori, lunghe e costanti, sembrano riferirsi a rate di ammortamento, e dunque a sussidi a enti locali,
piuttosto che a opere contemporanee. I terremoti già elencati sono attribuiti alle diverse regioni come
alla voce precedente; le spese per il terremoto del 1909-10 (Avellino-Salerno-Potenza-Siena-Grosseto)
sono attribuite per un quinto alla Basilicata e per due quinti ciascuna alla Campania e alla Toscana.
Inoltre, i terremoti del 1887 sono attribuiti l’uno (Genova-Cuneo) per un terzo al Piemonte e due terzi
alla Liguria, e l’altro (Cosenza) alla Calabria; il terremoto del 1894-95 (Messina-Toscana) è attribuito in
parti uguali alla Sicilia e alla Toscana; il terremoto del 1899 (Rieti-Cittaducale) è attribuito all’Umbria.
La terza e ultima voce compresa nella Tabella B.043 riguarda le spese del Ministero dei Lavori pubblici
per eruzioni vulcaniche; i totali indicati in Opere pubbliche, p. 986, riportati ad anni solari, sono
attribuiti alla Campania (1906-09) e poi alla Sicilia (1910-13).
La Tabella B.044 presenta, a livello nazionale e per anni fiscali, le stime delle altre componenti
della spesa dello Stato, suddivise per voci. Le coll. 1 e 2 trascrivono la spesa del Ministero dei Lavori
pubblici per l’acquedotto pugliese, e degli altri Ministeri per bonificazioni, opere idrauliche, e simili,
riportata in Opere pubbliche, rispettivamente pp. 982-986 e 1128-1134. La col. 3 è invece ricostruita
direttamente dai dati di cassa nei Rendiconti consuntivi; è riferita alle spese dei Ministeri del Tesoro e
delle Finanze per collegamenti al canale Cavour (e altri canali demaniali). Queste si trovano ad esempio
nel 1865 alla voce 171 del bilancio delle Finanze, nel 1890-91 alla voce 164 del bilancio del Tesoro,
nel 1913-14 alle voci 342 e 345 del bilancio delle Finanze.
Le coll. 4 - 8 sono disaggregazioni delle spese per fortificazioni del Ministero della Guerra riportate
in Opere pubbliche, pp. 1168-1174, utilizzando il dettaglio delle voci di bilancio riportate nel testo della
stessa fonte (pp. 317-339); come le stime nazionali (IIP, cap. K02), le spese indicate dalla fonte sono
modificate per escludere (attribuendola alle manutenzioni) la voce 49 del 1862, e aggiungere invece le
voci 37 e 40 del 1871. Nel 1862, ad esempio, la col. 6 comprende le voci 59 e 104 (quest’ultima riferita
a Vinadio, ma irrisoria), la col. 8 la voce 95; nel 1886-87, le coll. 4 - 8 corrispondono rispettivamente
alle voci 48, 49, 50, 52 e 44; nel 1913-14, le coll. 4 - 7 corrispondono rispettivamente alle voci 93,
94, 95 e 96. Nel 1864, come nella fonte, la col. 8 esclude la voce 89 (pari a 0,029 milioni di lire);
nel 1880, la col. 8 corregge (con il dato del Rendiconto consuntivo) la cifra riportata per la voce 34,
incoerente con il totale indicato; fino al 1884-85 e dal 1900-01, la col. 7 riporta la voce (ad esempio,
56 nel 1882) riferita alla sola Roma; nel 1902-03, la col. 6 comprende (come, tra le fortificazioni, la
fonte) la voce 57.
140 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
Le coll. 9 - 16 riportano le spese corrispondenti del Ministero della Marina, desunte, come le
corrispondenti stime nazionali, direttamente dai Rendiconti consuntivi. Nel 1890-91, ad esempio, si
trovano le opere di difesa delle coste alla voce 54 del relativo bilancio, l’arsenale di Taranto alla voce 51,
l’arsenale di La Spezia alla voce 52, l’arsenale di Venezia alla voce 53, e le fortificazioni della Maddalena
alla voce 55, mentre nel 1913-14 si trovano i lavori a piazze marittime alla voce 144 e le spese a
Castagna e Valdilochi alla voce 148. Nel 1881 i lavori per il primo e secondo dipartimento sono
alla voce 40; in alcuni anni alcune voci sono sdoppiate (ad esempio, nel 1885-86, le voci 41 e 45). Le
stime riportate nella Tabella B.044 sono nulle sia che la voce sia indicata con spesa nulla, sia che non sia
nemmeno indicata; si nota che tra il 1905-06 e 1906-07 scompare la voce “difesa coste” (81 nel 1905-
06), mentre compare, come voce diversa non legata alla precedente, “difesa coste” con la precisazione
che è riferita alla spesa (ordinaria) per materiali (voce 78). La col. 10 comprende, nei primi anni, le
spese per l’arsenale di Ancona (ad esempio, nel 1864, voce 54ter); negli ultimi anni, invece, la voce
non contiene indicazioni geografiche. La col. 12 a sua volta comprende, nei primi anni Sessanta, i
piccoli lavori a Genova riportati a parte (ad esempio, voce 84 nel 1865); dal 1908-09, invece, la voce
di bilancio comprende, senza distinguerli, i lavori a La Spezia e a Castellammare di Stabia.
La Tabella B.045 presenta le stime delle disaggregazioni regionali delle coll. 1, 3, 7 - 8, e 11 - 15
della Tabella B.044, ossia le spese con un’indicazione geografica nella stessa fonte. Queste rappresen-
tano, insieme, la seconda componente della spesa dello Stato in esame. Sono analoghe alle stime della
Tabella B.043, e riportate, come quelle, ad anni solari. La maggior parte delle serie qui disaggregate
per regione sono di fatto riferite esplicitamente a una sola regione; si attribuiscono così alla Liguria le
coll. 8, 12, e 15 della Tabella B.044, alle Puglie la col. 11, al Veneto la col. 13. La col. 3 è riferita
tutta al Piemonte, ma comprende spese per acquisti oltre che per costruzioni; come l’equivalente serie
nazionale (IIP, Table K.02, col. 6), dal 1885-86 al 1891-92 la Tabella B.045 esclude l’80% delle spese
riportate alla Tabella B.044. La col. 14 è a sua volta riferita tutta alla Sardegna, ma comprende spese per
armi oltre che per costruzioni; come l’equivalente serie nazionale (IIP, Table K.02, col. 6), la Tabella
B.045 comprende tutta la spesa per la Maddalena nel primo anno in cui compare (1887-88), e metà
di essa negli anni seguenti. La col. 7, riferita a Roma e Capua, riporta cifre che i Rendiconti consuntivi
attribuiscono alla sola Roma dal 1881 al 1884-85, e di nuovo dal 1900-01; dal 1885-86 al 1899-1900
sono attribuite per l’80% al Lazio, e per il 20% alla Campania. La col. 12, dal 1908-09 in poi, è
riferita a La Spezia e Castellammare di Stabia; si attribuiscono quelle spese alla Liguria e alla Campania
in parti uguali. La col. 1, infine, riferita all’acquedotto pugliese, è riportata ad anni solari, e ripartita
tra Campania, Puglie e Basilicata in proporzione agli incrementi delle stime del capitale investito (sia
pure a metà anno) nella Tabella C.015, coll. 2 - 4. Non si considerano in questa sede le spese a tutto il
1905; le spese iniziali sostenute dallo Stato erano infatti per studi e non per costruzioni (Enciclopedia
italiana, vol. 1, p. 407).
La Tabella B.046 presenta le stime delle disaggregazioni regionali delle coll. 2, 4 - 6, 9 - 10 e 16
della Tabella B.044, che rappresentano, insieme, la terza componente della spesa dello Stato in esame;
sono riportate, anche queste, ad anni solari. La caratteristica comune di questo gruppo di serie è che
sono riferite, indistintamente, a molte regioni, in quote alquanto incerte; le stime nella Tabella B.046
sono pertanto molto rozze e approssimative.
La disaggregazione regionale della col. 2 della Tabella B.044 è stimata in modi diversi in vari
sottoperiodi. Dal 1862 al 1869 è allocata (alla Toscana e alla Campania) usando quote calcolate dai
dati regionali della spesa per sole bonifiche in Pagamenti opere, vol. 3, pp. 870-873; il totale della
fonte coincide con la cifra indicata da Opere pubbliche nel 1862, è di poco superiore a questa nel
1863-65, 1867 e 1869, e di molto superiore nel 1866 e 1868. Dal 1870 al 1876, in mancanza di
B. Le industrie delle costruzioni 141
informazioni aggiuntive, le piccole spese annue vengono attribuite in parti uguali alla Toscana e alla
Campania. Dal 1877 al 1913-14, invece, la spesa complessiva viene allocata per regione in proporzione
alla spesa straordinaria per bonificazioni del Ministero dei Lavori pubblici riportata in Opere pubbliche
(pp. 1068-1084).
Le coll. 4 e 6 della Tabella B.044 sono disaggregate insieme; si presume infatti che le strade e ferrovie
costruite dal Ministero della Guerra fossero opere a sostegno dei forti di sbarramento, in ambiente
alpino, e non nelle parti più densamente popolate del paese come le coste, Roma, ecc. Sia Opere
pubbliche che studi di storia militare suggeriscono che tali fortificazioni vennero concentrate per diversi
decenni lungo il confine francese (per la cessione di Nizza e Savoia prima, per le tensioni tra i due paesi
poi), spostandosi al confine austriaco solo negli ultimi anni prebellici (Opere pubbliche, pp. 301-313;
Russo e Ascoli, 1999, pp. 86, 124-125, 133; nello stesso senso Rendiconto consuntivo 1888-89, p. 825
sgg.). In mancanza di indicazioni più precise, queste spese sono attribuite per l’85% al Piemonte, il
7,5% alla Liguria, e il 7,5% al Veneto a tutto il 1905-06 (con i dovuti riproporzionamenti, escludendo
il Veneto, fino al 1866); nel 1906-07, per il 60% al Piemonte, il 4% alla Liguria, e il 36% al Veneto;
nel 1907-08, il 30% al Piemonte, il 2% alla Liguria, e il 68% al Veneto; e dal 1908-09, il 10% al
Piemonte e il 90% al Veneto.
La difesa delle coste appare come voce di spesa sia per il Ministero della Guerra, sia per il Ministero
della Marina (Tabella B.044, coll. 5 e 9). La spesa del primo sembra riferita alla costruzione delle
relative fortificazioni, la spesa del secondo prevalentemente al loro armamento (Rendiconto consuntivo
1888-89, pp. 825, 827; legge 3 luglio 1884, n. 2471). Come le corrispondenti stime nazionali (IIP,
Table K.02, col. 6), le stime regionali della spesa per la difesa delle coste considerano l’intera spesa
della Guerra (Tabella B.044, col. 5), e, delle spese della Marina (Tabella B.044, col. 9), solo il 10% di
quelle degli anni dal 1885-86 al 1890-91. Sulla base di informazioni assai limitate (quelle già citate a
proposito delle altre fortificazioni, e inoltre A. P. Camera, Legislatura XI, sessione 1871-73, Doc. 31C,
Ministero della Guerra, Lavori di difesa dello Stato, Allegati 3, 9 e 10; M.C.R.R., Archivio Dallolio, b.
946, cart. 1, doc. 2, pp. 12-16), tale spesa è qui ripartita ipotizzando percentuali regionali costanti
all’interno dei tre sotto-periodi dal 1862 al 1893-94, dal 1894-95 al 1904-05, e dal 1905-06 al 1913-
14. Le quote non nulle sono, rispettivamente: Liguria, 35% - 25% - 10%; Toscana e Campania, 5%
- 5% - 5% ciascuna; Calabria, 10% - 5% - 5%; Sicilia, 25% - 15% - 5%; Puglie, 7,5% - 20% - 25%;
Marche, 5% - 10% - 15%; Veneto, 7,5% - 15% - 30%.
La col. 10 della Tabella B.044 è riferita a lavori a piazze marittime. Dal 1906-07 in poi tale spesa è
distribuita in parti uguali tra Liguria, Toscana, Campania, Sicilia, Puglie, Marche e Veneto; negli anni
Sessanta è attribuita interamente alle Marche. La col. 16 è molto simile, ma i lavori sono riferiti al
primo e secondo dipartimento della Marina, ossia in pratica alla costa tirrenica, più le grandi isole (r.
d. 22 febbraio 1863, n. 1174); tale spesa è distribuita in parti uguali tra Liguria, Toscana, Campania e
Sicilia.
La Tabella B.047 presenta le stime finali della spesa dello Stato, ottenute come segue. Primo,
si sommano, regione per regione, le stime parziali nelle Tabelle B.043, B.045 e B.046. Secondo,
sulla falsariga delle stime nazionali (IIP, cap. K02) si incorporano le spese attribuite per ipotesi alle
amministrazioni separate del Veneto (6,4 milioni l’anno dal 1862 al 1865, 3,8 milioni nel 1866, 2,0
milioni nel 1867, e 0,6 milioni nel 1868) e del Lazio (1,3 milioni l’anno dal 1862 al 1870). Terzo, si
convertono le cifre regionali così ottenute in quote del loro totale; e infine si applicano tali quote alla
corrispondente serie nazionale (IIP, Table K.02, col. 15), utilizzando anche per il 1861 le quote del
1862. Con questa procedura vengono di fatto distribuite pro quota sia le piccole spese non ripartibili
indicate in Opere pubbliche (le differenze tra le sue serie nazionali e la somma delle sue serie regionali),
142 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
sia i trasferimenti dagli enti locali allo Stato (stimati solo a livello nazionale: IIP, Table K.02, col. 9).
In questa sede non si tiene conto delle sovrapposizioni tra i diversi anni fiscali prima del 1871 (vedi
infra, B04.06 e B04.09, a proposito delle Tabelle B.077 e B.094), in quanto influiscono più sul profilo
dell’aggregato che sulla sua decomposizione per regione.
Stime preliminari delle corrispondenti spese comunali sono desunte dalle compilazioni dei Bilanci
comunali. Tali compilazioni sono riferite ai bilanci di previsione degli anni dal 1863 al 1889, del
1891, 1895, 1897, 1899, 1907, e 1912; il dettaglio, spesso molto spinto, varia nel tempo. Le stime
riportate nella Tabella B.048, per un ampio campione di anni, corrispondono esattamente alle analoghe
stime nazionali (IIP, Table K.03, col. 3), costruite aggregando le spese straordinarie per capitale fisso
sociale; si rinvia alla descrizione esaustiva di queste per il dettaglio delle voci considerate (e delle stime
per il Lazio e il Veneto prima della loro annessione al Regno). Nel 1861-62, pure, le stime regionali
sono ottenute come quelle nazionali, usando come indici della spesa i dati sulle entrate; la natura
dell’algoritmo fa sì che in questo caso la somma delle stime regionali non riproduca esattamente la
stima nazionale.
La Tabella B.049 riporta le stime delle spese comunali. Queste stime sono disaggregazioni della
corrispondente serie nazionale (IIP, Table K.03, col. 9), con le quote desunte dalla Tabella B.048 per
gli anni ivi riportati, o da queste interpolate aritmeticamente (e tenute costanti dal 1912 al 1913).
Stime preliminari delle corrispondenti spese provinciali sono a loro volta desunte dalle compila-
zioni dei Bilanci provinciali. Tali compilazioni sono riferite anch’esse ai bilanci di previsione; sono
disponibili, con una disaggregazione che varia nel tempo, per gli anni dal 1866 al 1886 e dal 1889
al 1891, per il 1899, e per il 1915. Le stime riportate nella Tabella B.050, per un ampio campione
di anni, corrispondono esattamente alle analoghe stime nazionali (IIP, Table K.03, col. 12), costruite
aggregando le spese straordinarie per capitale fisso sociale; l’unica differenza è dovuta all’omissione,
in questa sede, delle piccole correzioni riferite agli anni 1866-74 e 1876-81. Si rinvia alla descrizione
esaustiva della serie nazionale per il dettaglio delle voci considerate (e delle stime per il Lazio e il Veneto
prima della loro annessione al Regno).
La Tabella B.051 riporta le stime delle spese provinciali. Queste stime sono disaggregazioni della
corrispondente serie nazionale (IIP, Table K.03, col. 18), con le quote desunte dalla Tabella B.050 per
gli anni ivi riportati, o da queste interpolate aritmeticamente. Come nella serie nazionale, nel 1861-65
le sole spese “provinciali” sono piccole cifre attribuite in parti uguali al Lazio e al Veneto.
Come nelle corrispondenti serie nazionali, le opere nuove dei privati sono misurate alcune dalla
spesa, e altre direttamente da indicatori reali. Di queste serie nazionali (IIP, Table K.04), alcune sono
di scarsissimo peso; la disaggregazione regionale è qui limitata alle serie più significative.
La Tabella B.052 disaggrega la spesa netta dei privati, riferita alle opere di bonificazione, alle opere
idrauliche e all’acquedotto pugliese. La disaggregazione della spesa netta nazionale per bonificazioni
(IIP, Table K.04, col. 9, a volte negativa per lo sfasamento tra lavori e contributi pubblici) applica a
quella serie le quote calcolate disaggregando per regione la sua componente principale, che ricostruisce
la spesa per le bonifiche maggiori, progetto per progetto (IIP, Table K.04, col. 21). In pratica, dunque,
B. Le industrie delle costruzioni 143
si riaggregano semplicemente a livello regionale i dati forniti per la serie nazionale. In questa sede le
poche bonificazioni pluriregionali sono così allocate: Valli Veronesi-Ostigliesi, 30% alla Lombardia e
70% al Veneto; Agro Mantovano-Reggiano, 70% alla Lombardia e 30% all’Emilia; Burana, 40% alla
Lombardia e 60% all’Emilia.
La seconda serie di spesa nelle stime nazionali, riferita alle opere idrauliche (IIP, Table K.04, col.
10), è sempre poco significativa, e stimata in modo molto approssimativo da fonti indirette; in questa
sede è distribuita tra le regioni semplicemente per sedicesimi. La disaggregazione della spesa netta per
l’acquedotto pugliese (IIP, Table K.04, col. 11) la ripartisce, come la corrispondente spesa pubblica,
tra Campania, Puglie e Basilicata in proporzione agli incrementi delle stime del capitale investito (infra,
Tabella C.015, coll. 2 - 4), azzerando come sopra le cifre relative agli anni fino a tutto il 1905.
Le stime nazionali ottenute direttamente da indicatori reali (e dal relativo valore aggiunto a prezzi
1911) sono riferite a lavori per la fornitura di energia elettrica, di gas, di acque potabili e di acque di
irrigazione (IIP, Table K.04, coll. 12 - 15).
I lavori per la fornitura di energia elettrica (IIP, Table K.04, col. 12) comprendono a loro volta
lavori di costruzione di impianti idroelettrici, di elettrodotti e di reti locali (IIP, Table K.04, coll. 26
- 28). Le stime regionali del valore aggiunto nella costruzione di impianti idroelettrici disaggregano la
corrispondente serie nazionale (IIP, Table K.04, col. 26, per 423 lire/kW) utilizzando fino al 1908 dati
sulla potenza dei nuovi impianti, commerciali e privati, e dal 1909 in poi dati sui consumi complessivi
di energia elettrica.
Le stime della potenza dei nuovi impianti idroelettrici sono presentate nella Tabella B.053. Tali
stime sono ottenute dall’inizio della produzione idroelettrica a tutto il 1898 sommando stime separate
per le centrali (impianti commerciali) e gli altri impianti (privati). Per le prime, si utilizzano diretta-
mente le stime nella Tabella C.007, parte A, prendendo le differenze prime dei valori cumulati a fine
anno. Per gli impianti privati, si calcola innanzitutto la potenza istallata a fine 1898, ottenuta come
differenza tra la potenza idroelettrica complessiva (Statistica elettrica 1898, pp. 40-41, sommando alla
potenza indicata per gli impianti idroelettrici la metà della potenza degli impianti misti) e la potenza
attribuita alle centrali (Tabella C.005, col. 2). I valori ottenuti sono, in kW: Piemonte, 6.158; Liguria,
936; Lombardia, 4.098; Veneto, 1.610; Emilia, 95; Toscana, 242; Marche, 66; Umbria, 4.209; Lazio,
98; Abruzzi, 108; Campania, 101; Puglie, Basilicata e Calabria, 0; Sicilia, 2; Sardegna, 19. In mancan-
za di informazioni sulla distribuzione temporale della creazione di tali impianti, questi totali vengono
semplicemente distribuiti sul periodo 1885-98 attribuendo all’anno t una quota pari a (t − 1884)/105,
ossia ipotizzando una crescita lineare dei nuovi impianti. Questa distribuzione, giustificata dal grande
numero e dalla bassa potenza dei singoli impianti, viene modificata nel caso del Piemonte e dell’Umbria,
dove nel 1898 gli impianti che servivano forni elettrici erano rispettivamente uno con 530 kW e due
con 3.775 kW complessivi, di cui 3.616 a Collestatte e 158 a Salisano; l’impianto di Collestatte risulta
attivato nel 1897, gli altri due nel 1898 (Statistica elettrica 1898, pp. 18, 26-27, 49). Si attribuiscono
pertanto in Piemonte 530 kW al 1898 e in Umbria 3.616 kW al 1897 e 158 al 1898; con la formula
sopra indicata si distribuisce solo il residuo (5.628 kW in Piemonte e 435 in Umbria).
Per gli anni dal 1899 al 1908, le stime nella Tabella B.053 sono costruite a partire dai dati sulla
potenza dei nuovi impianti (idro- e termoelettrici), per anno e per provincia, riportati in Statistica
elettrica 1908, pp. 96-109. In questa sede, la quota idroelettrica della potenza riportata, per ipotesi
diversa da provincia a provincia ma costante nel tempo, è calcolata dai relativi dati provinciali per
l’intero decennio (ivi, pp. 54-56).
Le stime per gli anni dal 1909 in poi sono ricostruite, in mancanza di informazioni più dirette,
a partire dai dati fiscali sui consumi complessivi. Le stime della potenza relativa dei nuovi impianti,
144 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
riportate nella Tabella B.054, sono ottenute come segue. Primo, si cumulano le stime della potenza
dei nuovi impianti (Tabella B.053) a tutto il 1908, ottenendo i seguenti totali (in kW): Piemonte,
77.326; Liguria, 14.419; Lombardia, 100.260; Veneto, 22.599; Emilia, 13.969; Toscana, 4.641; Mar-
che, 11.872; Umbria, 54.411; Lazio, 24.849; Abruzzi, 17.825; Campania, 9.616; Puglie, 12; Basi-
licata, 347; Calabria, 526; Sicilia, 836; Sardegna, 54. Secondo, questi totali vengono estrapolati al
1915 in base ai dati sui consumi per anni fiscali (centrati sulla fine dell’anno) riportati dalle Imposte di
fabbricazione (Tabella C.009); siccome un calo dei consumi non implica una riduzione della poten-
za istallata, dove e quando i consumi sono diminuiti, la cifra effettiva viene sostituita dal precedente
massimo storico. Terzo, si calcolano le differenze prime delle serie così ottenute. Nella Tabella B.054
sono riportate queste differenze prime; sono solo stime approssimative della potenza relativa dei nuovi
impianti, in quanto nel calcolo il rapporto tra consumi complessivi e potenza idroelettrica varia da re-
gione a regione (rispecchiando sia le diverse quote dell’energia idroelettrica sul totale, sia i diversi tassi
medi di utilizzazione degli impianti) ma non nel tempo (e non coglie pertanto nemmeno l’aumento
del tasso di utilizzazione medio nazionale).
La Tabella B.055 riporta gli indici delle costruzioni per impianti idroelettrici (in kW equivalen-
ti). Queste stime sono costruite riproporzionando le stime regionali nelle Tabelle B.053 e (dal 1909)
B.054 per far coincidere la loro somma, anno per anno, con la corrispondente stima nazionale (IIP,
Table K.04, col. 25). Per tener conto dello sfasamento tra tempi di costruzione e data di comple-
tamento dell’impianto le stime così ottenute vengono ridistribuite, come le corrispondenti stime na-
zionali, attribuendo la potenza dell’impianto all’anno indicato e ai due precedenti nelle proporzio-
ni 0,25 : 0,50 : 0,25; le serie risultanti sono pertanto le stime delle componenti regionali della serie
nazionale (IIP, Table K.04, col. 26).
Le stime del valore aggiunto corrispondente, presentate nella Tabella B.056, sono le serie reali nella
Tabella B.055, ponderate con il relativo valore aggiunto unitario a prezzi 1911 (423 lire/kW).
Le costruzioni per elettrodotti e reti locali sono, a livello nazionale, voci minori. La Tabella B.057
disaggrega il relativo valore aggiunto complessivo (IIP, Table K.04, coll. 27 - 28, ponderate rispettiva-
mente con 37 lire/kW e 0,0154 lire/kWh), semplicemente con le quote degli incrementi annui della
potenza equivalente istallata (Tabella C.011), attribuendo alla Lombardia le poche lire iniziali (1882)
della serie nazionale da disaggregare.
Le stime nazionali del valore aggiunto nelle costruzioni per la fornitura di acque potabili compren-
dono una componente dominante, riferita agli acquedotti (con l’esclusione dell’acquedotto pugliese,
considerato a parte), e una componente minore, riferita alle reti locali (IIP, Table K.04, coll. 14, 30 -
41). La Tabella B.058 riporta le stime regionali del prodotto fisico dei grandi acquedotti privati, per
anno di apertura; sono ottenute esattamente come le stime nazionali (IIP, Table K.04, coll. 30 - 33),
a partire da dati locali, e si rinvia al relativo testo (IIP, cap. K04) per la descrizione delle fonti e dei
metodi. La Tabella B.059 riporta a sua volta le stime delle reti locali private nelle grandi città; sono
ottenute anche queste esattamente come le corrispondenti stime nazionali, e le loro somme coincidono
con queste (IIP, Table K.04, col. 36).
La Tabella B.060 riporta le stime del valore aggiunto nelle opere di approvvigionamento idrico
considerate nelle tabelle precedenti. La componente riferita agli acquedotti è ottenuta distribuendo le
stime della Tabella B.058 sull’anno corrente e i due precedenti nelle proporzioni 0,25 : 0,50 : 0,25,
e attribuendo 291 lire di valore aggiunto a prezzi 1911 a ogni tonnellata equivalente-chilometro al
giorno; la componente riferita alle reti delle grandi città è ottenuta calcolando le differenze prime delle
stime nella Tabella B.059, per ottenere i chilometri costruiti in ciascun anno, e attribuendo 3.000 lire
di valore aggiunto a prezzi 1911 a ogni chilometro.
B. Le industrie delle costruzioni 145
La stima nazionale del valore aggiunto attribuito alle opere di approvvigionamento idrico (IIP, Ta-
ble K.04, col. 14) comprende opere minori, che sfuggono alla Tabella B.060. Questo piccolo residuo,
sommato alle altrettanto piccole stime del valore aggiunto a prezzi 1911 nelle opere di distribuzione
del gas (IIP, Table K.04, col. 13), è riportato nella Tabella B.061; siccome le regioni minori sono poco
rappresentate nella Tabella B.060, questi valori sono semplicemente distribuiti in parti uguali tra tutte
le regioni.
La Tabella B.062 è la disaggregazione regionale del valore aggiunto in opere di irrigazione. La stima
nazionale (IIP, Table K.04, col. 15) è ottenuta applicando un valore aggiunto unitario alla corrispon-
dente serie in unità fisiche (IIP, Table K.04, col. 42); siccome tale serie è già costruita attraverso stime
regionali, le stime del valore aggiunto regionale presentate in questa sede sono ottenute semplicemente
ponderando, per quel valore aggiunto unitario, le unità fisiche regionali presentate nel calcolo della
serie nazionale.
Le stime del valore aggiunto a prezzi 1911 nelle opere nuove complessive sono ottenute sommando
due stime complementari: la stima ottenuta direttamente da indicatori reali (riferita a parte delle opere
private), e la stima ottenuta attraverso le stime di spesa (riferita alle opere dello Stato e degli enti locali,
e alla parte residua delle opere dei privati).
La Tabella B.063 riporta la somma delle stime ottenute direttamente da indicatori reali, ossia la
somma delle Tabelle B.056, B.057, B.060, B.061 (per sedicesimi) e B.062; per costruzione, disaggrega
la corrispondente stima nazionale (IIP, Table K.05, col. 9).
La Tabella B.064 riporta a sua volta la somma delle spese attribuite allo Stato (Tabella B.047), agli
enti locali (Tabelle B.049 e B.051), e ai privati (Tabella B.052). Con le quote regionali calcolate dalla
Tabella B.064 vengono allocate le stime nazionali del corrispondente valore aggiunto a prezzi 1911
(IIP, Table K.05, col. 10 meno col. 9); i risultati sono presentati nella Tabella B.065.
Le stime delle opere nuove complessive, presentate nella Tabella B.066, sono ottenute come sem-
plice somma delle stime parziali nella Tabelle B.063 e B.065.
Le stime regionali della spesa dello Stato per manutenzioni di capitale fisso sociale (esclusi edifici
e ferrovie) sono anch’esse stimate per componenti. La prima di queste, che corrisponde alla prima
componente delle stime nazionali (IIP, Table K.02, col. 1), disaggrega le spese ordinarie del Ministero
dei Lavori pubblici per strade, opere idrauliche, bonifiche e opere marittime riportate in Opere pubbliche
solo come aggregati nazionali (pp. 976-980). Le Tabelle B.067 - B.070 presentano le stime regionali
delle spese ordinarie per queste quattro voci. La retrospettiva ufficiale precedente, Pagamenti opere,
riporta le spese ordinarie per provincia (che risultano sommare esattamente alle cifre nazionali in Opere
pubbliche, negli anni campione in cui è stata fatta questa verifica), e anche, per regione, la somma delle
spese ordinarie e straordinarie. Dal 1862 al 1897 le stime regionali delle spese per manutenzioni sono
ottenute, voce per voce e anno per anno, detraendo le spese straordinarie regionali indicate in Opere
pubbliche (utilizzate supra, Tabella B.043) dalle spese regionali totali, e poi riportando come di consueto
le spese per anno fiscale ad anni di calendario. Le spese regionali totali sono tratte da Pagamenti opere,
rispettivamente vol. 2, pp. 214-229, per le opere stradali, e vol. 3, pp. 714-721 per le opere idrauliche,
146 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
pp. 862-869 per le bonifiche, e pp. 912-923 per le opere marittime; in questa sede non si tiene conto
della spesa per opere marittime ottenuta per il Veneto nel 1866 (69.000 lire) e nel Lazio nel 1870
(9.000 lire). In caso di incoerenze interne (per le opere stradali, Lombardia, 1868 e 1895, Abruzzi,
1882, e Basilicata, 1898; per le opere idrauliche, Lazio, 1897; per le bonifiche, Campania, 1898), i
dati compartimentali sono stati corretti usando i relativi dati provinciali.
Negli anni successivi, la ripartizione regionale di queste voci di spesa è ottenuta con fonti e metodi
diversi. Nel caso delle strade, sono disponibili stime disaggregate della spesa per il 1904 (Annuario
1905-07, pp. 694-697) e per gli anni fiscali dal 1905-06 al 1909-10 (Relazione viabilità 1910, vol.
1, pp. CIV-CV). I dati sono riportati nella Tabella B.071, coll. 1 - 6; si nota che i totali di queste
cifre rimangono inferiori di circa un decimo ai valori corrispondenti riportati in Opere pubbliche, pp.
976-980. Nelle coll. 7 - 12 sono riportate le quote regionali della spesa calcolate, per il 1897, dalla
Tabella B.067; per il 1904, direttamente dalla col. 1; per gli anni successivi, riportando ad anni di
calendario i dati fiscali delle coll. 2 - 6. Le stime nella Tabella B.067 per gli anni dal 1898 al 1913
sono ottenute dai totali indicati in Opere pubbliche, riportati ad anni di calendario, utilizzando per gli
anni 1904 e dal 1906 al 1909 le quote riportate nella Tabella B.071, per gli anni dal 1898 al 1903 e
nel 1905 quote interpolate, e per gli anni dal 1910 in poi le quote del 1909.
Per le opere idrauliche, si osserva una notevole stabilità delle quote regionali (Tabella B.072, cal-
colata dalla Tabella B.068); le stime nella Tabella B.068 dal 1898 in poi sono ottenute disaggregando
le spese nazionali indicate in Opere pubbliche, riportate ad anni solari, con le medie delle quote nel
quinquennio 1893-97 (Tabella B.072, col. 2).
Per le opere di bonificazione, invece, le quote regionali cambiano nel tempo (Tabella B.073, calco-
lata dalla Tabella B.069); ma sono difficilmente estrapolabili con una stima dell’inventario permanente,
ché sono nulle le quote delle manutenzioni di regioni con quote notevoli delle spese per opere nuove
riportate in Opere pubbliche. Le stime nella Tabella B.069 dal 1898 in poi sono ottenute disaggregando
semplicemente le spese nazionali indicate in Opere pubbliche, riportate ad anni solari, con le quote del
1897 (Tabella B.073, col. 1).
Le manutenzioni di opere marittime, ben più importanti delle precedenti, sono stimate in modo
analogo. Le quote variano poco nel tempo (Tabella B.074, calcolata dalla Tabella B.070), ma non
sembrano comunque riconducibili a un inventario permanente facilmente identificabile (sommando
le spese per opere nuove indicate in Opere pubbliche per il venticinquennio 1873-97, ad esempio, la sola
Liguria rappresenterebbe i due quinti dello stock complessivo). Anche le stime nella Tabella B.070 dal
1898 in poi, dunque, sono ottenute disaggregando semplicemente le spese nazionali indicate in Opere
pubbliche, riportate ad anni solari, con le quote del 1897 (Tabella B.074, col. 1).
La seconda componente delle stime delle spese dello Stato per manutenzioni di capitale fisso so-
ciale è riferita alle spese residue, non considerate in Opere pubbliche; in questo caso è incerta non solo
la composizione regionale, ma la stessa somma nazionale. Stime per anni campione sono riportate
nella Tabella B.075; distinguono le spese per immobili militari (che escludendo gli edifici corrispon-
dono in sostanza alle fortificazioni), e un ampio, eterogeneo residuo. Le spese complessive per queste
due categorie sono desunte dai Rendiconti consuntivi; sulla falsariga delle stime nazionali (comprese
in IIP, Table K.02, col. 4), e con l’esclusione delle voci (o delle quote di voci) attribuite per ipotesi
alla manutenzione degli edifici (oltre che a spese non di manutenzione), queste stime sono ottenute
sommando i seguenti capitoli di spesa: nel 1913-14, immobili militari: Guerra, 69 (50% del 92%),
Marina, 111 (50%); altre: Finanze, 88, 89, 94 (50%), 239 (50% del 25%), 309 (50%), 321 (50%),
Istruzione, 211 (50%), 212 (50%), Poste, 5 (50%), 16, 64 (25%), 116 (25%); nel 1903-04, immobili
militari: Guerra, 37 (50% del 92%), Marina, 64 (50%); altre: Finanze, 59, 60, 68 (50%), 259 (50%),
B. Le industrie delle costruzioni 147
269 (50% del 50%), Istruzione, 47 (50%), 62 (50% del 25%), Poste, 3 (50% del 7,5%), 8 (50% del
37,5%), 9 (50% del 37,5%), 42 (50% del 25%); nel 1893-94, immobili militari: Guerra, 34 (50%
del 92%), Marina 49 (50%); altre: Tesoro, 117 (50%), Finanze, 51, 52, 177 (50%), 188 (50%), Istru-
zione, 37 (50%), Poste, 1 (50% del 2%), 2 (50% del 2%), 16 (50% del 37,5%), 26 (50% del 25%);
nel 1884-85, immobili militari: Guerra, 31 (50% del 92%), Marina, 34 (50%); altre: Tesoro, 71, 74
(50%), Istruzione, 28 (50% del 60%), 30 (50% del 25%), Lavori pubblici, 37 (50% del 5,5%), 40
(50% del 50%), 42 (50% del 37,5%); 1874, immobili militari: Guerra, 19 (50% del 92%), Marina,
22 (50%), 34 (50%); altre: Finanze, 81, 84bis (37,5%), Istruzione, 37 (50% del 25%), Lavori pub-
blici, 26 (50% del 5,5%), 28 (50% del 50%), 30 (50% del 37,5%), 45 (50% del 5,5%). Di queste
spese solo componenti piccole, come quelle riferite al canale Cavour, sono attribuibili con certezza alla
regione di riferimento.
Le stime regionali nella Tabella B.075 sono ottenute allocando con ipotesi ragionevoli i totali na-
zionali così stimati. Le stime della spesa per immobili militari nella col. 1 sono ottenute allocando
il relativo totale con le quote della col. 4. Queste sono ipotizzate tenendo conto per le quote iniziali
delle frontiere preunitarie anche interne alla penisola, per quelle finali anche dell’impatto delle spese
per opere nuove sulla distribuzione del relativo stock; le quote degli anni intermedi sono interpolate
attribuendo un quarto del cambiamento a ogni intervallo. Le stime della spesa residua nella col. 2 sono
ottenute a loro volta allocando il relativo totale con le quote della col. 5. Queste quote, costanti nel
tempo, sono calcolate come media semplice delle quote regionali della popolazione presente secondo
il censimento del 1901, da un lato, e della superficie del Regno, dall’altro, ottenute con i dati riportati
nell’Annuario 1911, pp. 3, 5-6. In ogni anno, poi, le quote della spesa complessiva nella col. 6 sono
calcolate dalle stime nella col. 3, ottenute sommando le stime nelle coll. 1 - 2.
Le corrispondenti stime annuali nella Tabella B.076 sono ottenute utilizzando le quote regionali
della spesa stimate per gli anni campione, e la serie nazionale in IIP, Table K.02, col. 4 (la seconda
componente delle stime nazionali). Siccome quest’ultima comprende le spese per manutenzioni sia per
il capitale fisso sociale in oggetto, sia per gli edifici pubblici, le quote regionali della Tabella B.075, col.
6 vengono riproporzionate per sommare non più a uno, ma, anno per anno, alla quota del solo capitale
fisso sociale nel totale compresi gli edifici; usando il totale nella Tabella B.075, col. 3, questa quota è
pari a (3,635/8,2) nel 1874, (5,351/12,0) nel 1884-85, (5,323/12,2) nel 1893-94, (6,217/13,9) nel
1903-04, e (11,375/25,6) nel 1913-14. Le quote così riproporzionate vengono poi interpolate negli
intervalli tra gli anni fiscali campione; dal 1862 al 1874 sono tenute costanti, fatti salvi gli ulteriori
riproporzionamenti dovuti all’esclusione del Lazio e del Veneto prima della loro annessione al Regno.
Le quote così ottenute vengono applicate alla corrispondente serie nazionale (IIP, Table K.02, col.
4), ottenendo stime regionali della spesa per anni fiscali; riportando queste ultime ad anni solari si
ottengono le stime riportate Tabella B.076.
La Tabella B.077 riporta le stime delle spese complessive dello Stato (al lordo dei trasferimenti
dagli enti locali, IIP, Table K.02, col. 7). Dal 1862 in poi queste sono ottenute sommando regione
per regione le stime parziali nelle Tabelle B.067 - B.070 e B.076; le somme Si,t così ottenute (dove
i indica la regione e t indica l’anno) vengono poi modificate per tener conto dei mutamenti sia dei
confini nazionali, sia delle convenzioni della contabilità pubblica. Per tener conto di queste ultime,
sulla falsariga delle stime nazionali (IIP, cap. K02.05), si opera uno sfasamento temporale. In questa
sede si mantengono semplicemente le somme S per l’anno 1862 (per il Veneto, 1867) e dal 1871 al
1913; dal 1863 al 1868 si sostituisce Si,t con (0,754Si,t + 0,246Si,t−1 ); nel 1869 si sostituisce Si,t con
(0,692Si,t + 0,246Si,t−1 ); e nel 1870 si sostituisce Si,t con (Si,t + 0,308Si,t−1 ). Le stime per il 1861
sono invece derivate da quelle così ottenute per il 1862, dividendo queste ultime per 1,10 (l’aumento
148 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
della serie nazionale, IIP, Table K.02, col. 13, detraendo da questa i 7,1 milioni annui attribuiti al
Lazio e al Veneto).
Per tenere conto dei mutamenti territoriali si aggiungono stime per il Veneto e per il Lazio. Le
stime nazionali (IIP, Table K.02, col. 10) attribuiscono alle manutenzioni (aggiuntive) nel Lazio 1,3
milioni di lire annue, e nel Veneto 5,8 milioni di lire annue dal 1862 al 1865, 3,9 milioni nel 1866, 4,7
milioni nel 1867, e 1,1 milioni nel 1868. In questa sede si attribuiscono a queste due regioni l’80%
di queste cifre come manutenzioni di capitale fisso sociale; il 20% residuo è implicitamente attribuito
alla manutenzione degli edifici pubblici. Le stime finali per il Veneto e per il Lazio nel primo decennio
sommano i valori derivati dalle Tabelle B.067 - B.070 e B.076, opportunamente sfasati; i valori testé
derivati dalle stime nazionali; e le spese per opere marittime escluse, come detto, dalla Tabella B.070
(69.000 lire per il Veneto nel 1866, 9.000 lire per il Lazio nel 1870).
Stime preliminari delle corrispondenti spese comunali sono desunte dalle compilazioni dei Bilanci
comunali, distinguendo le spese per edifici e le spese residue, per capitale fisso sociale, che sono invece
riunite nella corrispondente serie nazionale (IIP, Table K.03, col. 1). Le stime preliminari di queste
due voci di spesa, a intervalli circa quinquennali, presentate nelle Tabelle B.078 e B.079 sono ottenute
subaggregando le voci elencate in sede di stima nazionale (IIP, cap. K03.02). Sono attribuite in parti-
colare agli edifici le quote considerate delle voci 6-7, 10-11 nel 1912, delle voci 11, 13, 22, 47, 59 nel
1907, delle voci 19, 23, 66, 73 nel 1899, delle voci 17, 22, 64, 70 nel 1895, delle voci 15, 39, 43, 46
del Titolo I nel 1891, delle voci corrispondenti nel 1885 (assegnando alla Lombardia, alla voce 28 del
Titolo I, un milione in meno della cifra riportata, per coerenza con i totali), 1881, e 1875, delle voci
3, 13-14 nel 1871, delle voci 2, 6-7, 9 nel 1867, e delle voci 3, 7-9 nel 1863; sono inoltre attribuite
agli edifici il 93% della stima complessiva del Veneto nel 1863 (come risulta nel 1867), e l’85% della
stima complessiva del Lazio nel 1863 e 1867 (come risulta nel 1871).
La Tabella B.080 riporta le stime delle spese comunali per le manutenzioni di capitale fisso sociale.
Queste stime sono disaggregazioni parziali della serie nazionale che le comprende (IIP, Table K.03, col.
7), con le quote di quel totale nazionale ottenute come rapporto tra la stima regionale nella Tabella
B.079 e la somma per tutte le regioni delle stime corrispondenti nelle due tabelle B.078 e B.079 negli
anni ivi riportati, o da queste interpolate aritmeticamente (e tenute costanti dal 1861 al 1863, e dal
1912 al 1913).
Stime preliminari delle corrispondenti spese provinciali sono desunte in modo analogo dalle com-
pilazioni dei Bilanci provinciali, distinguendo ancora una volta le spese per edifici e le spese residue,
per capitale fisso sociale, che sono invece riunite nella serie corrispondente nazionale (IIP, Table K.03,
col. 10). Le stime preliminari di queste due voci di spesa, a intervalli circa quinquennali, presentate
nelle Tabelle B.081 e B.082 sono ottenute subaggregando le voci elencate in sede di stima nazionale
(IIP, cap. K03.04). Sono attribuite in particolare agli edifici le quote considerate delle voci 17, 29, 47,
123 nel 1915, delle voci 16, 25, 47 nel 1899, delle voci 14, 22, 36, del Titolo I e 20 del titolo IV nel
1891, delle voci corrispondenti nel 1885, delle voci 3 e 4 nel 1881, della categoria 5 e delle voci 7 della
categoria 4 e 1 della categoria 8 nel 1875, delle voci 3 e 4 nel 1871, delle voci 3 e 5 nel 1867; sono
inoltre attribuite agli edifici nel 1867 il 2% della stima complessiva del Veneto e lo 0,4% della stima
complessiva del Lazio (come risulta nel 1871). Le voci residue sono attribuite al capitale fisso sociale;
nel 1885, in via eccezionale, si assegnano all’Emilia, alla Toscana, e alle Puglie rispettivamente il 3%,
100%, e 0%, come risulta nel 1886, della categoria 6 del titolo IV.
B. Le industrie delle costruzioni 149
La Tabella B.083 riporta le stime delle spese provinciali per le manutenzioni di capitale fisso sociale;
sono disaggregazioni parziali della serie nazionale che le comprende (IIP, Table K.03, col. 16). La
disaggregazione utilizza le quote di quel totale nazionale ottenute come rapporto tra la stima regionale
nella Tabella B.082 e la somma per tutte le regioni delle stime corrispondenti nelle due tabelle B.081
e B.082 negli anni ivi riportati, o da queste interpolate aritmeticamente. Nel 1861-66, coerentemente
con le stime nazionali (IIP, cap. K03.05), si attribuiscono al Veneto e al Lazio le stesse cifre loro
attribuite, nel 1867, nella Tabella B.082, moltiplicate per il rapporto tra la spesa netta nazionale (IIP,
Table K.03, col. 16) e la somma delle spese stimate (Tabelle B.081 e B.082, che rimangono al lordo dei
sussidi esclusi dalla spesa netta, IIP, Table K. 03, col. 13). Per le altre regioni, si applicano nel 1866 alla
spesa nazionale netta (11,7 milioni, da IIP, Table K.03, col. 16), al netto della spesa netta attribuita
al Veneto e al Lazio (rispettivamente 0,673 e 0,489 milioni), le quote ottenute per il 1867 dividendo
la spesa regionale per manutenzioni di capitale fisso sociale (Tabella B.082) per la relativa spesa totale
(Tabelle B.081 e B.082 al netto del Veneto e del Lazio). Nel 1861-65 le stime per queste altre regioni
sono invece ottenute applicando le loro quote sulla spesa di amministrazione nel 1867 (voce 2, al netto
del Veneto e del Lazio) all’89% (nel 1867, la quota del capitale sociale sulle manutenzioni complessive
al netto dei lavori pubblici) del residuo della stima nazionale (pari a 0,438 milioni nel 1861-63, a 0,538
nel 1864, e a 0,638 nel 1865).
Le manutenzioni dei privati sono stimate per componenti. La prima componente, di gran lunga la
maggiore, è riferita alla spesa per le strade vicinali. In mancanza di informazioni più dirette, e tenendo
conto del fatto che queste strade servivano in sostanza per accedere ai campi, la serie nazionale della
spesa corrispondente (IIP, Table K.04, col. 1) è disaggregata per regione utilizzando quote costanti
calcolate sui dati regionali della superficie agricola nel 1907-10, sommando semplicemente la superficie
seminativa e quella dedicata a colture legnose specializzate (Annuario 1911, p. 99). Tali quote sono
riportate nella Tabella B.084, col. 1; le stime annuali corrispondenti sono trascritte nella Tabella B.085.
La seconda componente è riferita alla spesa per opere di bonificazione; le stime annuali della spesa
nella Tabella B.086 sono disaggregazioni della corrispondente serie nazionale (IIP, Table K.04, col.
2). Nella Tabella B.084, coll. 2 e 3 sono riportate le stime delle quote della spesa nazionale nel
1877 e nel 1914. Le prime sono tratte dai dati per le bonificazioni private riportati in Bonificazioni
italiane, pp. 112-192; sono ivi riportate le superfici bonificate, distinte per metodo, con indicazioni
abbondanti ma incomplete della spesa annua di manutenzione. Nel caso, le quote sono calcolate dalle
superfici bonificate, con pesi differenziati a seconda del metodo (essiccamento naturale, 1,0; colmata,
2,0; idrovore, 4,0); i pesi rispecchiano approssimativamente la spesa annua di manutenzione per ettaro
(pp. 145, 161, 191), al netto del consumo di combustibile attribuibile alle idrovore. Le seconde sono
tratte dai dati sulle bonificazioni consortili in Relazione bonifiche 1915, p. 54; le quote stimate sono
calcolate semplicemente dalle superfici bonificate riportate dalla fonte (sul relativo totale ottenuto a
calcolo, diverso da quello apparentemente parziale indicato dalla fonte). Le quote annuali usate per
disaggregare la serie nazionale sono tenute costanti dal 1861 al 1877, e poi semplicemente interpolate.
La terza componente è riferita alla spesa per opere idrauliche; la stessa serie nazionale (IIP, Table
K.04, col. 3) è estremamente rozza, e di fatto costante dal 1872 al 1913. Anche questa viene distribuita
fra le regioni con quote costanti, riportate nella Tabella B.084, col. 4; sono calcolate dai dati provinciali
sulla lunghezza dei corsi d’acqua amministrati da consorzi alla fine del 1876 in Annuario 1878, pp.
XXVIII-XXIX. La quarta componente è riferita alla spesa per l’acquedotto pugliese; la serie nazionale
150 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
(IIP, Table K.04, col. 4) è distribuita tra le regioni interessate in proporzione al capitale investito a
metà anno (Tabella C.015, coll. 2 - 4). La Tabella B.087 presenta insieme le stime riferite a queste due
componenti.
La quinta componente è riferita al valore aggiunto nelle opere di distribuzione di energia elettrica.
Le stime riportate nella Tabella B.088 sono ottenute disaggregando la serie nazionale (IIP, Table K.04,
col. 5) in proporzione alle quote delle cumulazioni delle corrispondenti stime delle costruzioni nuove
(Tabella B.057).
La sesta componente è riferita al valore aggiunto nelle opere di distribuzione di gas. Le stime
riportate nella Tabella B.089 disaggregano la serie nazionale (IIP, Table K.04, col. 6) in proporzione
alle quote del valore aggiunto nella produzione del gas (Tabella C.014).
La settima componente è riferita al valore aggiunto nelle opere di distribuzione idrica; le stime
riportate nella Tabella B.090 disaggregano la serie nazionale (IIP, Table K.04, col. 7) come segue.
La serie nazionale è ottenuta sommando il prodotto degli acquedotti (escluso l’acquedotto pugliese,
considerato a parte), ponderato per 6,4 lire per tonnellata equivalente-chilometro giornaliera, e la lun-
ghezza delle reti locali, ponderata per 300 lire per chilometro. Il primo elemento delle stime regionali,
relativo ai grandi acquedotti, è ottenuto cumulando le stime del prodotto delle corrispondenti opere
nuove riportate nella Tabella B.058, e ponderando il prodotto così ottenuto per 6,4 lire per tonnella-
ta equivalente-chilometro giornaliera. Il secondo elemento, relativo alle grandi reti locali, è ottenuto
semplicemente ponderando le stime della lunghezza di queste riportate nella Tabella B.059 per 300
lire per chilometro. Il terzo elemento è per ogni regione un sedicesimo della differenza tra la stima
complessiva nazionale e la somma dei primi due elementi precedentemente descritti.
L’ottava componente è riferita al valore aggiunto nelle opere di irrigazione; le relative stime sono
riportate nella Tabella B.091. La serie nazionale (IIP, Table K.04, col. 8) è molto rozza, e, al netto del
sistema dei canali Cavour, praticamente costante. Le stime regionali sono pertanto ottenute stimando
il totale nazionale e le relative quote regionali del totale al netto di quella voce, e aggiungendo poi quel-
la singola voce alla stima per il Piemonte. Ricalcando le stime nazionali (IIP, cap. K04.08), il valore
aggiunto al netto dei canali Cavour risulta pari a 1,0 milioni dal 1861 al 1889, e 1,1 milioni dal 1890 al
1913. Le quote regionali di questa cifra, tenute costanti nel tempo, sono riportate nella Tabella B.084,
col. 5. Queste sono calcolate dalle aree irrigate riportate in Irrigazioni in Italia, p. 83, come segue.
Viene attribuita al Veneto d’anteguerra tutta l’area irrigata della Venezia Giulia e Euganea, mentre le
aree irrigate dell’Umbria e del Lazio da un lato e della Calabria e della Basilicata dall’altro sono allo-
cate in proporzione alle relative aree seminative (Annuario 1911, p. 99). L’area irrigata in Piemonte
è invece ridotta dai 480,000 ettari riportati e interamente irrigati dal sistema Cavour ai 52.000 ettari
irrigati dalla parte di quel sistema in concessione al consorzio Ovest-Sesia, come indicato nel calcolo
del totale nazionale. Alle stime così ottenute per il Piemonte (pari a 0,052 milioni di lire annui dal
1861 al 1889) si aggiungono le stime della spesa per i canali del sistema Cavour specificate in sede di
stima nazionale.
Le stime del valore aggiunto a prezzi 1911 nelle manutenzioni complessive sono ottenute som-
mando due stime complementari: la stima ottenuta direttamente come valore aggiunto a prezzi 1911
(riferita a parte delle opere private), e la stima ottenuta attraverso le stime di spesa (riferita alle opere
dello Stato e degli enti locali, e alla parte residua delle opere dei privati).
B. Le industrie delle costruzioni 151
La Tabella B.092 riporta la somma delle stime ottenute direttamente in valore aggiunto a prezzi
1911, sommando le quattro componenti riportate nelle Tabelle B.088, B.089, B.090, e B.091; per
costruzione, disaggrega la corrispondente stima nazionale (IIP, Table K.05, col. 3).
La Tabella B.093 riporta a sua volta la somma delle spese attribuite allo Stato (Tabella B.077), agli
enti locali (Tabelle B.080 e B.083), e ai privati (Tabelle B.085, B.086 e B.087). Con le quote regionali
calcolate dalla Tabella B.093 vengono allocate le stime nazionali del corrispondente valore aggiunto a
prezzi 1911; questo è a sua volta pari alla stima nazionale complementare alla precedente (ossia IIP,
Table K.05, col. 4 meno col. 3), meno la componente relativa alla manutenzione degli edifici pubblici
(compresa in IIP, Table K.05, col. 4).
La stima di quest’ultima componente è esplicitata nella Tabella B.094. La col. 1 è riferita alla
spesa dello Stato. Dal 1862 al 1913 questa è stimata come segue. Primo, si riporta la stima na-
zionale della seconda componente delle spese dello Stato (IIP, Table K.02, col. 4), che comprende
gli edifici, ad anni di calendario, sfasando come di consueto le stime per anni fiscali dal 1884 in
poi. Secondo, si detraggono dalla serie così ottenuta le stime delle spese per capitale fisso sociale,
ossia le somme delle stime regionali nella Tabella B.076. Terzo, si sostituiscono le stime ottenute
per gli anni 1862-70 con stime sfasate, seguendo esattamente l’algoritmo descritto poc’anzi a pro-
posito della Tabella B.077. Quarto, si sommano alle cifre così ottenute le stime dirette delle spese
corrispondenti nel Veneto e nel Lazio (il 20% dei totali richiamati sempre a proposito della Tabella
B.077, che quest’ultima esclude). Quinto, si estrapola direttamente la serie finale al 1861, ipotiz-
zando una spesa pari a (1/1,1) volte quella del 1862, come suggerito dalla corrispondente serie na-
zionale (IIP, Table K.02, col. 13, esclusi Lazio e Veneto). Le coll. 2 e 3 sono riferite a loro volta
alle spese degli enti locali: le stime sono pari alle spese nette dei comuni e delle province (IIP, Ta-
ble K.03, rispettivamente col. 7 e col. 16), meno le spese attribuite alla manutenzione del capitale
fisso sociale (la somma delle stime regionali riportate rispettivamente nelle Tabelle B.080 e B.083).
La col. 4 è la stima della spesa complessiva per la manutenzione degli edifici pubblici; è la somma
semplice delle coll. 1 - 3. La col. 5 è infine la stima del valore aggiunto corrispondente a prez-
zi 1911; sulla falsariga delle stime nazionali (IIP, cap. K05) è ottenuta deflazionando la col. 4 con
l’indice dei costi delle manutenzioni (IIP, Table K.06, col. 10), e moltiplicando poi l’intera serie
deflazionata per 0,60.
Detraendo la col. 5 della Tabella B.094 dalla stima nazionale del valore aggiunto a prezzi 1911
nelle manutenzioni stimate dal lato della spesa, comprensive degli edifici (IIP, Table K.05, col. 4
meno col. 3), si ottiene la stima del valore aggiunto netto, a prezzi 1911, da allocare con le quote
della spesa calcolate dalla Tabella B.093; le stime regionali che se ne ottengono sono riportate nella
Tabella B.095.
Le stime delle manutenzioni complessive, presentate nella Tabella B.096, sono ottenute come
somme delle stime parziali nelle Tabelle B.092 e B.095.
Le Tabelle B.066 e B.096 riportano le stime complessive del valore aggiunto a prezzi 1911 rispet-
tivamente nelle nuove costruzioni, e nelle manutenzioni, delle opere residue. Sommando queste stime
si ottengono gli aggregati riportati nella Tabella B.004.
Tali stime aggregate analoghe alle precedenti per le costruzioni di ferrovie e di edifici esauriscono
le stime della produzione. Per permettere di tener conto degli effetti produttivi e di benessere della
formazione di capitale fisso sociale, si distinguono appresso le opere civili dalle militari.
152 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
Le altre costruzioni civili e militari sono distinte nelle Tabelle B.097 e B.098, riferite alle opere
nuove, e B.099 e B.100, riferite alle le manutenzioni.
La Tabella B.097, riferita alle opere nuove militari, è ottenuta come segue. Primo, si riproducono
le stime della spesa dello Stato per anni di calendario già presentate nelle Tabelle B.045 e B.046, elimi-
nando le voci relative alle opere civili (le disaggregazioni delle coll. 1 - 3 della Tabella B.044). Secondo,
sulla falsariga delle stime nazionali (IIP, cap. K02.05), queste spese S sono sfasate, nel primo decennio,
per tener conto delle norme contabili allora vigenti. In questa sede si mantengono semplicemente le
spese S per l’anno 1862 (per il Veneto, 1867) e dal 1871 al 1913; dal 1863 al 1868 si sostituisce Si,t
con (0,702Si,t + 0,298Si,t−1 ); nel 1869 si sostituisce Si,t con (0,635Si,t + 0,298Si,t−1 ); e nel 1870 si
sostituisce Si,t con (Si,t + 0,365Si,t−1 ). Terzo, si derivano le stime per il 1861 da quelle così ottenute
per il 1862, moltiplicando queste ultime per 1,0466 (calcolato dalla serie nazionale, IIP, Table K.02,
col. 15, detraendo da questa i 7,7 milioni annui attribuiti al Lazio e al Veneto). Quarto, alle serie
così ottenute si aggiungono le stime delle spese militari nel Veneto e nel Lazio prima che si unissero al
Regno; per il Veneto si mutuano le stime elaborate in sede nazionale (5,30 milioni annui nel 1861-65,
la metà nel 1866), per il Lazio si stimano spese corrispondenti pari a 1,00 milioni annui nel 1861-70.
Quinto, le serie ottenute sono deflazionate e riproporzionate, come le corrispondenti stime nazionali
(IIP, cap. K05): vengono divise per l’indice dei prezzi delle altre opere nuove (IIP, Table K.06, col.
12), per convertirle in valori a prezzi 1911, e infine moltiplicate per 0,95 e di nuovo per 0,51, per
convertire i valori in valori aggiunti.
La Tabella B.098, riferita alle opere nuove civili, è ottenuta detraendo i valori aggiunti nelle opere
militari nella Tabella B.097 dalle stime dei totali corrispondenti nella Tabella B.066. L’algoritmo at-
tribuisce implicitamente alle sole opere civili la correzione per i trasferimenti per opere pubbliche dagli
enti locali allo Stato.
La Tabella B.099, riferita alle manutenzioni di opere militari, è ottenuta come segue. Primo, si
riproducono le stime della spesa dello Stato presentate nella Tabella B.076, eliminando le voci relative
alle opere civili. Nel caso si applicano alla serie nazionale (IIP, Table K.02, col. 4) le quote stimate come
segue. Negli anni campione riportati nella Tabella B.075, queste sono le quote ivi riportate nella col. 4,
riscalate per sommare alla quota delle manutenzioni militari sul totale compreso nella serie nazionale;
usando il totale nella Tabella B.075, col. 1, questa quota è pari a (1,751/8,2) nel 1874, (3,351/12,0)
nel 1884-85, (3,546/12,2) nel 1893-94, (3,889/13,9) nel 1903-04, e (7,249/25,6) nel 1913-14. Le
quote così riproporzionate vengono poi interpolate negli intervalli tra gli anni fiscali campione; dal
1862 al 1874 sono tenute costanti, salvo per gli ulteriori riproporzionamenti dovuti all’esclusione del
Lazio e del Veneto prima della loro annessione al Regno. Le quote così ottenute sono poi applicate alla
corrispondente serie nazionale (IIP, Table K.02, col. 4). Le stime risultanti sono le stime della spesa
militare per anni fiscali; vengono poi riportate ad anni solari. Secondo, come nella Tabella B.094,
si derivano le stime per il 1861 da quelle così ottenute per il 1862, dividendo queste ultime per 1,1.
Terzo, alle serie così ottenute si aggiungono le stime delle spese militari nel Veneto e nel Lazio prima che
si unissero al Regno; per il Veneto si mutuano le stime elaborate in sede nazionale (3,70 milioni annui
nel 1861-65, la metà nel 1866), ridotte del 20% attribuito agli edifici (militari); per il Lazio si stimano
spese corrispondenti pari a 1,00 milioni annui nel 1861-70, ridotte anch’esse del 20%. Quarto, le serie
ottenute sono deflazionate e riproporzionate, come le corrispondenti stime nazionali (IIP, cap. K05),
per ottenere le stime del valore aggiunto a prezzi 1911; per la precisione, sono moltiplicate per 0,60, e
divise per l’indice dei prezzi delle manutenzioni (IIP, Table K.06, col. 10).
B. Le industrie delle costruzioni 153
La Tabella B.100, riferita infine alle manutenzioni di opere civili, è ottenuta detraendo i valo-
ri aggiunti nelle opere militari nella Tabella B.099 dalle stime dei totali corrispondenti nella Tabella
B.096. Ancora una volta l’algoritmo attribuisce implicitamente alle sole opere civili la correzione per i
trasferimenti per opere pubbliche dagli enti locali allo Stato.
TABELLE
TABELLA B.001
Industrie delle costruzioni: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 162
TABELLA B.002
Costruzioni ferrotranviarie: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 164
TABELLA B.003
Costruzioni di edifici: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 166
TABELLA B.004
Altre costruzioni: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 168
TABELLA B.005
Apertura di nuove linee ferroviarie: rete principale, 1861-1917 170
TABELLA B.006
Apertura di nuove linee ferroviarie: reti secondarie, 1861-1917 172
TABELLA B.007
Costruzioni di nuove linee ferroviarie: chilometri equivalenti costruiti, 1861-1913 174
TABELLA B.008
Costruzioni di nuove linee ferroviarie: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 176
TABELLA B.009
Chilometri di linee ferroviarie in esercizio a fine anno, 1861-1913 178
TABELLA B.010
Distribuzione regionale del traffico ferroviario nel 1913-14 180
TABELLA B.011
Manutenzioni di linee ferroviarie: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 182
TABELLA B.012
Migliorie di linee ferroviarie: apertura di binari raddoppiati, 1905-1914 184
TABELLA B.013
Migliorie di linee ferroviarie: chilometri equivalenti costruiti per raddoppiamenti di binari, 1906-
1913 184
TABELLA B.014
Migliorie di linee ferroviarie: valore aggiunto a prezzi 1911 nei raddoppiamenti di binari, 1906-
1913 184
156 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
TABELLA B.015
Distribuzione regionale del prodotto delle stazioni con un prodotto annuale superiore a 500.000
lire, 1880 e 1900 186
TABELLA B.016
Migliorie di linee ferroviarie: valore aggiunto a prezzi 1911 in altri lavori, 1861-1913 188
TABELLA B.017
Apertura di nuove linee tranviarie a trazione meccanica: reti extraurbane, 1861-1914 190
TABELLA B.018
Apertura di nuove linee tranviarie a trazione meccanica: reti urbane, 1861-1914 192
TABELLA B.019
Costruzioni di nuove linee tranviarie a trazione meccanica: chilometri equivalenti costruiti, 1861-
1913 194
TABELLA B.020
Costruzioni di nuove linee tranviarie: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 196
TABELLA B.021
Cumulazione del valore aggiunto a prezzi 1911 nelle costruzioni di nuove linee tranviarie, 1861-
1913 198
TABELLA B.022
Manutenzioni di linee tranviarie: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 200
TABELLA B.023
Nuove costruzioni ferrotranviarie: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 202
TABELLA B.024
Manutenzioni ferrotranviarie: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 204
TABELLA B.025
Imposta sui fabbricati: redditi imponibili iscritti nei ruoli principali, 1890-1914 206
TABELLA B.026
Imposta sui fabbricati: redditi imponibili iscritti nei ruoli principali e suppletivi, 1878-1890 214
TABELLA B.027
Imposta sui fabbricati: quote degli aumenti dei redditi imponibili per nuove costruzioni, 1879-
1913 218
TABELLA B.028
Imposta sui fabbricati: aumenti dei redditi imponibili per nuove costruzioni, 1879-1913 226
TABELLA B.029
Imposta sui fabbricati: aumenti dei redditi imponibili per nuove costruzioni, 1875-1878 e 1914-
1918 234
TABELLA B.030
Nuove costruzioni gravate da imposta sui fabbricati: reddito imponibile, 1872-1913 250
B. Le industrie delle costruzioni 157
TABELLA B.031
Nuove costruzioni di edifici gravati da imposta sui fabbricati: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-
1913 258
TABELLA B.032
Indici regionali del consumo urbano di materiali da costruzione, 1861-1872 260
TABELLA B.033
Nuove costruzioni temporaneamente esenti da imposta sui fabbricati: valore aggiunto a prezzi
1911, 1901-1913 260
TABELLA B.034
Nuove costruzioni temporaneamente esenti da imposta sui fabbricati: vani completati al 1914,
1901-1913 262
TABELLA B.035
Nuove costruzioni temporaneamente esenti da imposta sui fabbricati: vani costruiti, 1901-1913 262
TABELLA B.036
Edifici da mantenere soggetti a imposta sui fabbricati: valore aggiunto delle costruzioni a prezzi
1911 incorporato negli immobili, 1864-1913 264
TABELLA B.037
Manutenzioni di edifici soggetti a imposta sui fabbricati: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-
1913 266
TABELLA B.038
Nuove costruzioni permanentemente esenti da imposta sui fabbricati: quote per periodi intercen-
suali 268
TABELLA B.039
Nuove costruzioni permanentemente esenti da imposta sui fabbricati: valore aggiunto a prezzi
1911, 1861-1913 274
TABELLA B.040
Manutenzioni di edifici permanentemente esenti da imposta sui fabbricati: valore aggiunto a prezzi
1911, 1861-1913 276
TABELLA B.041
Nuove costruzioni di edifici: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 278
TABELLA B.042
Manutenzioni di edifici: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 280
TABELLA B.043
Altre opere nuove dello Stato: stime preliminari della spesa, prima componente, 1862-1913 282
TABELLA B.044
Altre opere nuove dello Stato: stime preliminari della spesa, componenti residue nazionali, anni
fiscali 1862-1914 284
TABELLA B.045
Altre opere nuove dello Stato: stime preliminari della spesa, seconda componente, 1862-1913 286
158 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
TABELLA B.046
Altre opere nuove dello Stato: stime preliminari della spesa, terza componente, 1862-1913 288
TABELLA B.047
Altre opere nuove dello Stato: spesa, 1861-1913 290
TABELLA B.048
Altre opere nuove dei comuni: stime preliminari della spesa, 1861-1913 292
TABELLA B.049
Altre opere nuove dei comuni: spesa, 1861-1913 294
TABELLA B.050
Altre opere nuove delle province: stime preliminari della spesa, 1861-1915 296
TABELLA B.051
Altre opere nuove delle province: spesa, 1861-1913 298
TABELLA B.052
Altre opere nuove dei privati, prima componente: spesa netta per bonificazioni, per opere idrauli-
che e per l’acquedotto pugliese, 1861-1913 300
TABELLA B.053
Altre opere nuove dei privati, seconda componente: potenza dei generatori idroelettrici di nuovo
impianto, 1881-1908 302
TABELLA B.054
Altre opere nuove dei privati, seconda componente: potenza relativa dei generatori idroelettrici di
nuovo impianto, 1909-1915 302
TABELLA B.055
Altre opere nuove dei privati, seconda componente: indici delle costruzioni idroelettriche, 1861-
1913 304
TABELLA B.056
Altre opere nuove dei privati, seconda componente: valore aggiunto a prezzi 1911 nelle opere
idroelettriche, 1861-1913 306
TABELLA B.057
Altre opere nuove dei privati, terza componente: valore aggiunto a prezzi 1911 nelle opere di
distribuzione elettrica, 1861-1913 308
TABELLA B.058
Altre opere nuove dei privati, quarta componente: prodotto degli altri grandi acquedotti privati,
per anno di apertura, 1861-1915 310
TABELLA B.059
Altre opere nuove dei privati, quarta componente: lunghezza delle reti idriche private nelle grandi
città, 1860-1913 312
TABELLA B.060
Altre opere nuove dei privati, quarta componente: valore aggiunto a prezzi 1911 nelle grandi opere
di distribuzione idrica, 1861-1913 314
B. Le industrie delle costruzioni 159
TABELLA B.061
Altre opere nuove dei privati, quinta componente: valore aggiunto nazionale a prezzi 1911 attri-
buito alle altre opere di distribuzione idrica e alle opere di distribuzione del gas, 1861-1913 316
TABELLA B.062
Altre opere nuove dei privati, sesta componente: valore aggiunto a prezzi 1911 nelle opere di
irrigazione, 1861-1913 318
TABELLA B.063
Altre opere nuove complessive, prima componente: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 320
TABELLA B.064
Altre opere nuove complessive, seconda componente: spesa, 1861-1913 322
TABELLA B.065
Altre opere nuove complessive, seconda componente: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 324
TABELLA B.066
Altre opere nuove complessive: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 326
TABELLA B.067
Altre manutenzioni dello Stato: stime preliminari della spesa, prima componente, opere stradali,
1862-1913 328
TABELLA B.068
Altre manutenzioni dello Stato: stime preliminari della spesa, prima componente, opere idrauliche,
1862-1913 330
TABELLA B.069
Altre manutenzioni dello Stato: stime preliminari della spesa, prima componente, opere di bonifi-
cazione, 1862-1913 332
TABELLA B.070
Altre manutenzioni dello Stato: stime preliminari della spesa, prima componente, opere marittime,
1862-1913 334
TABELLA B.071
Opere stradali dello Stato: quote della spesa per manutenzioni, 1897-1910 336
TABELLA B.072
Opere idrauliche dello Stato: quote della spesa per manutenzioni, 1873-1897 338
TABELLA B.073
Opere di bonificazione dello Stato: quote della spesa per manutenzioni, 1873-1897 339
TABELLA B.074
Opere marittime dello Stato: quote della spesa per manutenzioni, 1873-1897 340
TABELLA B.075
Altre manutenzioni dello Stato: stime preliminari della spesa, componenti residue nazionali, anni
campione 341
160 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
TABELLA B.076
Altre manutenzioni dello Stato: stime preliminari della spesa, seconda componente, 1862-1913 346
TABELLA B.077
Altre manutenzioni dello Stato: spesa complessiva, 1861-1913 348
TABELLA B.078
Altre manutenzioni dei comuni: stime preliminari della spesa per edifici, 1861-1913 350
TABELLA B.079
Altre manutenzioni dei comuni: stime preliminari della spesa residua, 1861-1913 352
TABELLA B.080
Altre manutenzioni dei comuni: spesa, 1861-1913 354
TABELLA B.081
Altre manutenzioni delle province: stime preliminari della spesa per edifici, 1861-1915 356
TABELLA B.082
Altre manutenzioni delle province: stime preliminari della spesa residua, 1861-1915 358
TABELLA B.083
Altre manutenzioni delle province: spesa, 1861-1913 360
TABELLA B.084
Altre manutenzioni dei privati: quote regionali, periodi campione 362
TABELLA B.085
Altre manutenzioni dei privati: stime preliminari della spesa per opere stradali, 1861-1913 364
TABELLA B.086
Altre manutenzioni dei privati: stime preliminari della spesa per opere di bonificazione, 1861-
1913 366
TABELLA B.087
Altre manutenzioni dei privati: stime preliminari della spesa per opere idrauliche e per l’acquedotto
pugliese, 1861-1913 368
TABELLA B.088
Altre manutenzioni dei privati: valore aggiunto a prezzi 1911 nelle opere di distribuzione elettrica,
1861-1913 370
TABELLA B.089
Altre manutenzioni dei privati: valore aggiunto a prezzi 1911 nelle opere di distribuzione del gas,
1861-1913 372
TABELLA B.090
Altre manutenzioni dei privati: valore aggiunto a prezzi 1911 nelle opere di distribuzione idrica,
1861-1913 374
TABELLA B.091
Altre manutenzioni dei privati: valore aggiunto a prezzi 1911 nelle opere di irrigazione, 1861-
1913 376
B. Le industrie delle costruzioni 161
TABELLA B.092
Altre manutenzioni complessive, prima componente: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 378
TABELLA B.093
Altre manutenzioni complessive, seconda componente: spesa, 1861-1913 380
TABELLA B.094
Altre manutenzioni complessive, seconda componente: valore aggiunto nazionale a prezzi 1911
nella manutenzione degli edifici pubblici, 1861-1913 382
TABELLA B.095
Altre manutenzioni complessive, seconda componente: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-
1913 384
TABELLA B.096
Altre manutenzioni complessive: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 386
TABELLA B.097
Altre opere nuove complessive, componente militare: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 388
TABELLA B.098
Altre opere nuove complessive, componente civile: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 390
TABELLA B.099
Altre manutenzioni complessive, componente militare: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-
1913 392
TABELLA B.100
Altre manutenzioni complessive, componente civile: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 394
162
Tabella B.001 Industrie delle costruzioni: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 (milioni di lire)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.002 Costruzioni ferrotranviarie: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 (milioni di lire)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.003 Costruzioni di edifici: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 (milioni di lire)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.004 Altre costruzioni: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 (milioni di lire)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.005 Apertura di nuove linee ferroviarie: rete principale, 1861-1917 (chilometri)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.006 Apertura di nuove linee ferroviarie: reti secondarie, 1861-1917 (chilometri)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.007 Costruzioni di nuove linee ferroviarie: chilometri equivalenti costruiti, 1861-1913
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
(chilometri)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
Tabella B.008 Costruzioni di nuove linee ferroviarie: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
(milioni di lire)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
Tabella B.011 Manutenzioni di linee ferroviarie: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 (milioni
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
di lire)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
Tabella B.012 Migliorie di linee ferroviarie: apertura di binari raddoppiati, 1905-1914 (chilometri)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.013 Migliorie di linee ferroviarie: chilometri equivalenti costruiti per raddoppiamenti di
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.014 Migliorie di linee ferroviarie: valore aggiunto a prezzi 1911 nei raddoppiamenti di
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
binari, 1906-1913
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
Tabella B.015 Distribuzione regionale del prodotto delle stazioni con un prodotto annuale superiore a
(1) (2) (3) (4)
1880 1900
milioni di lire quota (perc.) milioni di lire quota (perc.)
Tabella B.016 Migliorie di linee ferroviarie: valore aggiunto a prezzi 1911 in altri lavori, 1861-1913
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
(milioni di lire)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
Tabella B.017 Apertura di nuove linee tranviarie a trazione meccanica: reti extraurbane, 1861-1914
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
(chilometri)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
Tabella B.018 Apertura di nuove linee tranviarie a trazione meccanica: reti urbane, 1861-1914
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
(chilometri)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
Tabella B.019 Costruzioni di nuove linee tranviarie a trazione meccanica: chilometri equivalenti
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
costruiti, 1861-1913
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
Tabella B.020 Costruzioni di nuove linee tranviarie: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
(milioni di lire)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
Tabella B.021 Cumulazione del valore aggiunto a prezzi 1911 nelle costruzioni di nuove linee
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.022 Manutenzioni di linee tranviarie: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 (milioni
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
di lire)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
Tabella B.023 Nuove costruzioni ferrotranviarie: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 (milioni
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
di lire)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
Tabella B.024 Manutenzioni ferrotranviarie: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 (milioni di
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
lire)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
Tabella B.025 Imposta sui fabbricati: redditi imponibili iscritti nei ruoli principali, 1890-1914
(1) (2) (3) (4) (1) (2) (3) (4)
PIEMONTE LIGURIA
sei comuni altri capo- sei comuni altri capo-
maggiori luoghi residuo totale maggiori luoghi residuo totale
A. imponibile, 1890-1914
(milioni di lire)
(1) (2) (3) (4) (1) (2) (3) (4)
LOMBARDIA VENETO
sei comuni altri capo- sei comuni altri capo-
maggiori luoghi residuo totale maggiori luoghi residuo totale
A. imponibile, 1890-1914
A. imponibile, 1890-1914
A. imponibile, 1890-1914
A. imponibile, 1890-1914
A. imponibile, 1890-1914
A. imponibile, 1890-1914
A. imponibile, 1890-1914
Tabella B.026 Imposta sui fabbricati: redditi imponibili iscritti nei ruoli principali e suppletivi, 1878-
(1) (2) (3) (4) (1) (2) (3) (4)
PIEMONTE LIGURIA
sei comuni altri capo- sei comuni altri capo-
maggiori luoghi residuo totale maggiori luoghi residuo totale
Tabella B.027 Imposta sui fabbricati: quote degli aumenti dei redditi imponibili per nuove costruzioni,
(1) (2) (3) (1) (2) (3)
PIEMONTE LIGURIA
sei comuni altri capo- sei comuni altri capo-
maggiori luoghi residuo maggiori luoghi residuo
1879-1913
(1) (2) (3) (1) (2) (3)
LOMBARDIA VENETO
sei comuni altri capo- sei comuni altri capo-
maggiori luoghi residuo maggiori luoghi residuo
Tabella B.028 Imposta sui fabbricati: aumenti dei redditi imponibili per nuove costruzioni, 1879-1913
(1) (2) (3) (4) (1) (2) (3) (4)
PIEMONTE LIGURIA
sei comuni altri capo- sei comuni altri capo-
maggiori luoghi residuo totale maggiori luoghi residuo totale
Tabella B.029 Imposta sui fabbricati: aumenti dei redditi imponibili per nuove costruzioni, 1875-1878
A. stime 1914-1918.
PIEMONTE
LOMBARDIA
LIGURIA
VENETO
EMILIA
MARCHE
TOSCANA
UMBRIA
LAZIO
CAMPANIA
ABRUZZI
PUGLIE
BASILICATA
SICILIA
CALABRIA
SARDEGNA
B. stime 1875-1878.
PIEMONTE
LOMBARDIA
LIGURIA
VENETO
EMILIA
MARCHE
TOSCANA
UMBRIA
LAZIO
CAMPANIA
ABRUZZI
PUGLIE
BASILICATA
SICILIA
CALABRIA
SARDEGNA
Tabella B.030 Nuove costruzioni gravate da imposta sui fabbricati: reddito imponibile, 1872-1913
(1) (2) (3) (4) (1) (2) (3) (4)
PIEMONTE LIGURIA
nuovi edifici migliorie, totale nuovi edifici migliorie, totale
edifici ferr. ecc. netto edifici ferr. ecc. netto
(milioni di lire)
(1) (2) (3) (4) (1) (2) (3) (4)
LOMBARDIA VENETO
nuovi edifici migliorie, totale nuovi edifici migliorie, totale
edifici ferr. ecc. netto edifici ferr. ecc. netto
Tabella B.031 Nuove costruzioni di edifici gravati da imposta sui fabbricati: valore aggiunto a prezzi
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.032 Indici regionali del consumo urbano di materiali da costruzione, 1861-1872,
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.033 Nuove costruzioni temporaneamente esenti da imposta sui fabbricati: valore aggiunto a
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
(1872 = 1,000)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
1861
1862
1863
1864
1865
1866
1867
1868
1869
1870
1871
1872
Tabella B.034 Nuove costruzioni temporaneamente esenti da imposta sui fabbricati: vani completati
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
a
Per anno di creazione dell’ente promotore.
Fonte: vedi testo, B03.04.
Tabella B.035 Nuove costruzioni temporaneamente esenti da imposta sui fabbricati: vani costruiti,
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
1901 0 0 0 0 0 0 0 0
1902 0 0 105 0 0 37 0 0
1903 0 0 105 0 0 37 0 0
1904 0 674 248 0 6 174 0 0
al 1914 a , 1901-1913
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
1901 574 0 0 0 0 0 0 0
1902 0 0 0 0 0 0 0 0
1903 0 0 0 0 0 0 0 0
1904 8.118 0 0 0 0 0 0 0
1905 553 0 0 0 0 0 0 0
1906 3.253 60 0 324 0 0 0 0
1907 328 0 148 0 0 0 0 0
1908 5.869 0 0 0 0 0 0 184
1909 10.159 22 2.054 40 0 0 0 0
1910 6 47 84 0 0 0 0 0
1911 0 0 103 0 0 0 0 0
1912 778 0 175 0 0 0 0 0
1913 48 0 0 0 0 0 647 0
s.d. 54 0 0 92 24 0 0 0
1901-1913
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
1901 0 0 0 0 0 0 0 0
1902 115 0 0 0 0 0 0 0
1903 115 0 0 0 0 0 0 0
1904 115 0 0 0 0 0 0 0
1905 1.742 0 0 0 0 0 0 0
1906 1.852 0 0 0 0 0 0 0
1907 2.389 12 0 81 0 0 0 0
1908 2.455 12 30 81 0 0 0 0
1909 3.631 12 30 81 0 0 0 37
Tabella B.036 Edifici da mantenere soggetti a imposta sui fabbricati: valore aggiunto delle costruzioni
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.037 Manutenzioni di edifici soggetti a imposta sui fabbricati: valore aggiunto a prezzi 1911,
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.038 Nuove costruzioni permanentemente esenti da imposta sui fabbricati: quote per periodi
intercensuali
D1. Stime della popolazione sparsa in edifici esenti, alla data del censimento (migliaia di persone)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
D2. Stime della popolazione agglomerata in edifici esenti, alla data del censimento (migliaia di persone)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
E1. Stime degli aumenti annuali della popolazione sparsa in edifici esenti, per periodo intercensuale
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
E2. Stime degli aumenti annuali della popolazione agglomerata in edifici esenti, per periodo intercensuale
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
(migliaia di persone)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
(migliaia di persone)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
F1. Stime della popolazione sparsa che annualmente abbandona edifici esenti demoliti, per periodo
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
F2. Stime della popolazione agglomerata che annulmente abbandona edifici esenti demoliti, per periodo
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
G. Stime della popolazione complessiva da alloggiare in edifici esenti, per periodo intercensuale (migliaia
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
H. Quote regionali delle nuove costruzioni esenti, per periodo intercensuale (percentuali)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
di persone)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
Tabella B.039 Nuove costruzioni permanentemente esenti da imposta sui fabbricati: valore aggiunto a
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.040 Manutenzioni di edifici permanentemente esenti da imposta sui fabbricati: valore
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.041 Nuove costruzioni di edifici: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 (milioni di lire)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.042 Manutenzioni di edifici: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 (milioni di lire)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.043 Altre opere nuove dello Stato: stime preliminari della spesa, prima componente, 1862-
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.044 Altre opere nuove dello Stato: stime preliminari della spesa, componenti residue nazionali,
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
Min. Min. Min. Ministero della Guerra
LL.PP., vari, vari, opere forti difesa diga
acque- boni- sistema milit. di di Roma ecc.
dotto fiche canali (strade difesa sbarra- e di La
pugliese ecc. Cavour ecc.) coste mento Capua Spezia
Tabella B.045 Altre opere nuove dello Stato: stime preliminari della spesa, seconda componente, 1862-
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.046 Altre opere nuove dello Stato: stime preliminari della spesa, terza componente, 1862-
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.047 Altre opere nuove dello Stato: spesa, 1861-1913 (milioni di lire)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.048 Altre opere nuove dei comuni: stime preliminari della spesa, 1861-1913 (milioni di lire)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
1870
1871 3,674 3,231 2,243 2,673 2,282 6,888 0,821 0,886
1872
1873 5,241 2,668 2,333 3,893 2,665 9,232 1,610 1,358
1874
1880
1881 6,956 2,908 3,418 3,276 3,381 3,508 2,233 1,577
1882
1883 7,434 2,998 3,115 3,211 3,463 3,423 2,168 1,816
1884
1890
1891 6,212 6,886 8,288 5,279 4,213 5,639 2,161 2,266
1892
1893
1894
1900
1901
1902
1903
1904
1905
1906
1907 7,401 9,994 12,692 6,736 6,288 8,755 1,814 1,543
1908
1909
1910
1911
1912 12,971 18,840 20,775 12,541 14,529 13,268 2,971 5,544
1913
1870
1871 3,056 1,271 4,351 3,137 0,740 1,318 3,958 0,808
1872
1873 12,146 2,375 4,975 5,541 1,047 1,560 4,587 1,090
1874
1880
1881 2,961 3,311 6,402 3,532 1,545 4,494 9,029 2,064
1882
1883 19,509 3,556 6,343 3,698 1,505 3,081 8,806 1,015
1884
1890
1891 9,204 4,957 7,715 4,763 1,042 2,836 10,899 1,306
1892
1893
1894
1900
1901
1902
1903
1904
1905
1906
1907 5,729 6,284 12,605 4,161 0,477 4,531 15,863 1,990
1908
1909
1910
1911
1912 25,340 10,774 15,285 6,046 1,865 6,504 20,914 3,678
1913
294
Tabella B.049 Altre opere nuove dei comuni: spesa, 1861-1913 (milioni di lire)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.050 Altre opere nuove delle province: stime preliminari della spesa, 1861-1915 (milioni di
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
1861
1862
1863
1864
1865
1866 0,646 0,060 0,207 0,100 0,823 0,615 0,258 0,245
1867 0,530 0,066 0,597 0,100 1,108 0,618 0,252 0,637
1868
1869 0,775 0,036 0,634 0,142 1,062 0,578 0,181 0,885
1870
1871 0,596 0,014 0,466 0,324 1,748 0,612 0,190 0,655
1872
1873 0,917 0,104 0,565 0,452 1,180 0,657 0,420 0,986
1874
1880
1881 0,705 0,071 0,774 0,250 0,678 0,435 0,443 0,645
1882
1883 0,890 0,314 0,969 0,519 1,629 0,976 0,652 0,644
1884
1890
1891 1,663 0,540 1,521 0,337 1,188 0,578 0,402 1,079
1892
1893
1894
1895
1896
1897
1898
1899 0,968 0,464 1,054 0,360 1,465 0,611 0,556 0,283
1900
1901
1902
1903
1904
1905
1906
1907
1908
1909
1910
1911
1912
1913
1914
1915 4,092 2,155 4,420 1,196 8,674 2,535 1,998 2,119
lire)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
1861
1862
1863
1864
1865
1866 0,100 0,650 1,913 0,338 0,275 0,802 2,760 0,129
1867 0,100 0,763 1,513 0,446 0,302 0,792 3,065 0,010
1868
1869 0,100 0,387 1,199 0,613 0,183 1,517 3,012 0,406
1870
1871 0,104 0,755 2,061 0,669 0,392 2,998 2,592 0,476
1872
1873 0,277 1,172 1,657 1,251 1,400 0,713 1,606 0,124
1874
1880
1881 0,616 0,774 2,088 0,458 1,078 1,829 1,684 0,762
1882
1883 0,725 1,050 2,017 0,516 0,968 1,746 1,877 1,048
1884
1890
1891 0,898 1,283 2,010 0,526 1,296 1,014 1,782 0,300
1892
1893
1894
1895
1896
1897
1898
1899 1,267 1,108 1,286 0,244 0,595 2,974 1,012 0,236
1900
1901
1902
1903
1904
1905
1906
1907
1908
1909
1910
1911
1912
1913
1914
1915 1,741 0,694 7,168 1,274 0,254 3,829 4,840 2,778
298
Tabella B.051 Altre opere nuove delle province: spesa, 1861-1913 (milioni di lire)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.052 Altre opere nuove dei privati, prima componente: spesa netta per bonificazioni, per opere
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.053 Altre opere nuove dei privati, seconda componente: potenza dei generatori idroelettrici
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.054 Altre opere nuove dei privati, seconda componente: potenza relativa dei generatori
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.055 Altre opere nuove dei privati, seconda componente: indici delle costruzioni idroelettriche,
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.056 Altre opere nuove dei privati, seconda componente: valore aggiunto a prezzi 1911 nelle
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.057 Altre opere nuove dei privati, terza componente: valore aggiunto a prezzi 1911 nelle
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.058 Altre opere nuove dei privati, quarta componente: prodotto degli altri grandi acquedotti
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
1861 0 0 0 0 0 0 0 0
1862 0 0 0 0 0 0 0 0
1863 0 0 0 0 0 0 0 0
1864 0 0 0 0 0 0 0 0
1865 0 0 0 0 0 0 0 0
1866 0 0 0 0 0 0 0 0
1867 0 0 0 0 0 0 0 0
1868 0 0 0 0 0 0 0 0
1869 0 0 0 0 0 0 0 0
1870 0 0 0 0 0 0 0 0
1871 0 0 0 0 0 0 0 0
1872 0 0 0 0 0 0 0 0
1873 0 0 0 0 0 0 0 0
1874 0 0 0 0 0 0 0 51
1875 0 0 0 0 0 0 0 0
1876 0 0 0 0 0 0 0 0
1877 0 0 0 0 0 0 0 0
1878 0 0 0 0 0 0 0 0
1879 0 111 0 0 0 0 0 0
1880 0 0 0 0 0 0 0 0
1881 415 0 0 0 1.425 0 0 0
1882 424 0 0 0 0 0 822 0
1883 0 280 0 0 0 0 0 0
1884 0 2.758 0 3.179 0 0 0 0
1895 0 37 0 0 0 0 0 0
1896 497 76 100 0 0 0 0 0
1897 0 0 439 0 0 0 0 0
1898 46 0 23 0 0 0 0 0
1899 0 0 0 0 0 0 0 0
1900 79 0 6 0 803 0 0 0
1901 0 0 150 0 0 0 0 0
1902 49 19 0 0 0 0 0 0
1903 0 54 0 0 0 0 0 0
1904 0 0 112 0 0 0 0 0
1905 0 0 0 0 0 0 0 0
1906 0 0 0 0 0 141 0 0
1907 0 0 0 0 0 0 0 0
1908 0 0 0 0 0 0 0 0
1909 0 0 0 0 0 0 0 0
1910 0 0 0 0 0 0 0 0
1911 0 0 0 0 0 0 0 0
1912 0 329 0 0 0 0 0 0
1913 0 0 0 0 0 0 0 0
1914 0 61 0 0 0 0 0 0
1915 0 502 0 0 0 0 0 0
1861 0 0 0 0 0 0 0 0
1862 0 0 0 0 0 0 0 0
1863 0 0 0 0 0 0 0 0
1864 0 0 0 0 0 0 0 0
1865 0 0 0 0 0 0 0 0
1866 0 0 0 0 0 0 0 0
1867 0 0 0 0 0 0 0 1.139
1868 0 0 0 0 0 0 0 0
1869 0 0 0 0 0 0 0 0
1870 13.500 0 0 0 0 0 0 0
1871 0 0 0 0 0 0 0 0
1872 0 0 0 0 0 0 0 0
1873 0 0 0 0 0 0 0 0
1874 0 0 0 0 0 0 0 0
1875 0 0 0 0 0 0 0 0
1876 0 0 0 0 0 0 0 0
1877 0 0 0 0 0 0 0 0
1878 0 0 0 0 0 0 0 0
1879 0 0 0 0 0 0 0 0
1880 5.400 0 0 0 0 0 0 0
1881 0 0 0 0 0 0 0 0
1882 0 0 0 0 0 0 0 0
1883 0 0 0 0 0 0 0 0
1884 0 0 0 0 0 0 0 0
1900 0 0 0 0 0 0 0 0
1901 0 0 0 0 0 0 0 0
1902 0 0 0 0 0 0 0 0
1903 0 0 0 0 0 0 591 0
1904 0 0 0 0 0 0 0 0
1905 0 0 0 0 0 0 0 0
1906 0 0 0 0 0 0 0 0
1907 5.400 0 0 0 0 0 0 0
1908 0 0 304 0 0 0 0 0
1909 0 0 0 0 0 0 0 0
1910 0 0 0 0 0 0 0 0
1911 0 0 0 0 0 0 0 0
1912 0 0 0 0 0 0 0 0
1913 0 0 476 0 0 0 0 0
1914 0 0 0 0 0 0 104 0
1915 0 0 0 0 0 0 0 0
312
Tabella B.059 Altre opere nuove dei privati, quarta componente: lunghezza delle reti idriche private
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
1860 20 32 0 0 0 0 0 0
1861 20 33 0 0 0 0 0 0
1862 20 34 0 0 0 0 0 0
1863 20 35 0 0 0 0 0 0
1864 20 36 0 0 0 0 0 0
1865 20 37 0 0 0 0 0 0
1866 20 38 0 0 0 0 0 0
1867 20 39 0 0 0 0 0 0
1868 20 40 0 0 0 0 0 0
1869 20 41 0 0 0 0 0 0
1870 20 42 0 0 0 0 0 0
1871 20 43 0 0 0 0 0 0
1872 20 44 0 0 0 0 0 0
1873 20 45 0 0 0 0 0 0
1874 20 46 0 0 0 0 0 0
1875 20 47 0 0 0 0 0 0
1876 20 48 0 0 0 0 0 0
1877 20 49 0 0 0 0 0 0
1878 20 50 0 0 0 0 0 0
1879 20 51 0 0 0 0 0 0
1880 20 52 0 0 0 0 0 0
1881 20 53 0 0 25 0 0 0
1882 20 54 0 0 26 0 0 0
1883 20 55 0 0 26 0 0 0
1884 20 60 0 20 27 0 0 0
1885 20 65 0 40 27 0 0 0
1886 20 70 0 60 28 0 0 0
1887 20 75 0 62 28 0 0 0
1888 20 80 0 64 29 0 0 0
1889 20 82 0 67 30 0 0 0
1890 20 84 0 69 30 0 0 0
1891 30 86 0 71 31 0 0 0
1892 40 88 0 73 31 0 0 0
1893 50 90 0 76 32 0 0 0
1894 60 92 0 78 33 0 0 0
1895 70 94 0 80 33 0 0 0
1896 95 96 0 82 34 0 0 0
1897 120 98 0 84 34 0 0 0
1898 145 100 0 87 35 0 0 0
1899 170 102 0 89 35 0 0 0
1860 0 0 0 0 0 0 22 0
1861 0 0 0 0 0 0 22 0
1862 0 0 0 0 0 0 22 0
1863 0 0 0 0 0 0 22 0
1864 0 0 0 0 0 0 22 0
1865 0 0 0 0 0 0 22 0
1866 0 0 0 0 0 0 22 0
1867 0 0 0 0 0 0 22 0
1868 0 0 0 0 0 0 22 0
1869 0 0 0 0 0 0 22 0
1870 0 0 0 0 0 0 22 0
1871 15 0 0 0 0 0 22 0
1872 24 0 0 0 0 0 22 0
1873 38 0 0 0 0 0 22 0
1874 47 0 0 0 0 0 22 0
1875 49 0 0 0 0 0 22 0
1876 53 0 0 0 0 0 22 0
1877 60 0 0 0 0 0 22 0
1878 63 0 0 0 0 0 22 0
1879 70 0 0 0 0 0 22 0
1880 75 0 0 0 0 0 22 0
1881 83 0 0 0 0 0 22 0
1882 90 0 0 0 0 0 22 0
1883 95 0 0 0 0 0 22 0
1884 104 0 0 0 0 0 22 0
1885 123 0 31 0 0 0 22 0
1886 141 0 68 0 0 0 22 0
1887 182 0 85 0 0 0 28 0
1888 211 0 114 0 0 0 34 0
1889 218 0 177 0 0 0 40 0
Tabella B.060 Altre opere nuove dei privati, quarta componente: valore aggiunto a prezzi 1911 nelle
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.061 Altre opere nuove dei privati, quinta componente: valore aggiunto nazionale a prezzi
(milioni di lire)
1875 0,191
1861 0,097 1876 0,185
1862 0,097 1877 0,168
1863 0,197 1878 0,179
1864 0,197 1879 0,248
1911 attribuito alle altre opere di distribuzione idrica e alle opere di distribuzione del gas, 1861-1913
1900 0,157
1901 0,327
1902 0,588
1903 0,529
1904 0,507
318
Tabella B.062 Altre opere nuove dei privati, sesta componente: valore aggiunto a prezzi 1911 nelle
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.063 Altre opere nuove complessive, prima componente: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.064 Altre opere nuove complessive, seconda componente: spesa, 1861-1913 (milioni di lire)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.065 Altre opere nuove complessive, seconda componente: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.066 Altre opere nuove complessive: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 (milioni di
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
lire)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
Tabella B.067 Altre manutenzioni dello Stato: stime preliminari della spesa, prima componente, opere
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.068 Altre manutenzioni dello Stato: stime preliminari della spesa, prima componente, opere
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.069 Altre manutenzioni dello Stato: stime preliminari della spesa, prima componente, opere
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.070 Altre manutenzioni dello Stato: stime preliminari della spesa, prima componente, opere
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.071 Opere stradali dello Stato: quote della spesa per manutenzioni, 1897-1910
(1) (2) (3) (4) (5) (6)
dati di spesa (milioni di lire)
1904 1905-06 1906-07 1907-08 1908-09 1909-10
Tabella B.072 Opere idrauliche dello Stato: quote della spesa per manutenzioni, 1873-1897
(1) (2) (3) (4)
medie delle percentuali
perc. 1893- 1883- 1873-
1897 1897 1897 1897
Tabella B.073 Opere di bonificazione dello Stato: quote della spesa per manutenzioni, 1873-1897
(1) (2) (3) (4)
medie delle percentuali
perc. 1893- 1883- 1873-
1897 1897 1897 1897
Tabella B.074 Opere marittime dello Stato: quote della spesa per manutenzioni, 1873-1897
(1) (2) (3) (4)
medie delle percentuali
perc. 1893- 1883- 1873-
1897 1897 1897 1897
Tabella B.075 Altre manutenzioni dello Stato: stime preliminari della spesa, componenti residue
nazionali, anni campione (anni fiscali)
A. 1913-14
(1) (2) (3) (4) (5) (6)
milioni di lire quote percentuali
immobili immobili
militari altre totale militari altre totale
B. 1903-04
(1) (2) (3) (4) (5) (6)
milioni di lire quote percentuali
immobili immobili
militari altre totale militari altre totale
C. 1893-94
(1) (2) (3) (4) (5) (6)
milioni di lire quote percentuali
immobili immobili
militari altre totale militari altre totale
D. 1884-85
(1) (2) (3) (4) (5) (6)
milioni di lire quote percentuali
immobili immobili
militari altre totale militari altre totale
E. 1874
(1) (2) (3) (4) (5) (6)
milioni di lire quote percentuali
immobili immobili
militari altre totale militari altre totale
Tabella B.076 Altre manutenzioni dello Stato: stime preliminari della spesa, seconda componente, 1862-
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.077 Altre manutenzioni dello Stato: spesa complessiva, 1861-1913 (milioni di lire)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.078 Altre manutenzioni dei comuni: stime preliminari della spesa per edifici, 1861-1913
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
1861
1862
1863 0,367 0,115 0,486 0,317 0,189 0,213 0,099 0,091
1864
1865
1866
1867 0,307 0,114 0,499 0,241 0,245 0,407 0,170 0,084
1868
1869
1870
1871 0,393 0,115 0,494 0,294 0,204 0,217 0,119 0,069
1872
1873
1874
1880
1881 0,401 0,106 0,508 0,309 0,170 0,166 0,060 0,039
1882
1883
1884
1890
1891 0,410 0,174 0,560 0,344 0,203 0,255 0,079 0,051
1892
1893
1894
1900
1901
1902
1903
1904
1905
1906
1907 0,561 0,271 0,695 0,428 0,392 0,341 0,144 0,086
1908
1909
1910
1911
1912 0,601 0,304 0,925 0,541 0,459 0,418 0,189 0,108
1913
(milioni di lire)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
1861
1862
1863 0,180 0,053 0,174 0,072 0,018 0,038 0,173 0,050
1864
1865
1866
1867 0,180 0,085 0,265 0,076 0,023 0,049 0,196 0,063
1868
1869
1870
1871 0,187 0,150 0,376 0,164 0,056 0,105 0,403 0,092
1872
1873
1874
1880
1881 0,127 0,153 0,417 0,142 0,043 0,084 0,581 0,062
1882
1883
1884
1890
1891 0,149 0,161 0,440 0,161 0,043 0,108 0,679 0,050
1892
1893
1894
1900
1901
1902
1903
1904
1905
1906
1907 0,206 0,134 0,306 0,217 0,035 0,104 0,418 0,105
1908
1909
1910
1911
1912 0,347 0,178 0,558 0,296 0,049 0,156 0,597 0,101
1913
352
Tabella B.079 Altre manutenzioni dei comuni: stime preliminari della spesa residua, 1861-1913
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
1861
1862
1863 1,353 0,291 2,530 4,213 1,595 3,580 0,670 0,307
1864
1865
1866
1867 1,785 0,419 2,651 3,284 1,748 2,417 0,663 0,275
1868
1869
1870
1871 1,832 0,524 3,103 3,086 1,930 2,944 0,658 0,369
1872
1873
1874
1880
1881 2,920 0,764 3,675 3,662 2,528 2,456 0,732 0,369
1882
1883
1884
1890
1891 3,308 1,252 4,143 3,710 2,911 2,753 0,930 0,504
1892
1893
1894
1900
1901
1902
1903
1904
1905
1906
1907 4,250 1,990 7,375 4,534 3,891 3,533 1,209 0,605
1908
1909
1910
1911
1912 5,892 2,150 9,291 6,004 6,020 4,839 1,697 0,856
1913
(milioni di lire)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
1861
1862
1863 1,020 0,560 1,204 0,677 0,279 0,351 2,672 0,174
1864
1865
1866
1867 1,020 0,500 1,431 0,950 0,161 0,431 2,629 0,286
1868
1869
1870
1871 1,026 0,612 1,595 1,022 0,249 0,559 2,251 0,324
1872
1873
1874
1880
1881 1,793 0,504 1,777 1,182 0,218 0,497 1,756 0,339
1882
1883
1884
1890
1891 3,232 0,550 2,249 1,167 0,189 0,474 2,151 0,430
1892
1893
1894
1900
1901
1902
1903
1904
1905
1906
1907 2,827 0,725 2,373 1,171 0,141 0,738 2,134 0,589
1908
1909
1910
1911
1912 4,230 0,856 3,072 1,468 0,116 0,910 3,031 0,629
1913
354
Tabella B.080 Altre manutenzioni dei comuni: spesa, 1861-1913 (milioni di lire)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.081 Altre manutenzioni delle province: stime preliminari della spesa per edifici, 1861-1915
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
1861
1862
1863
1864
1865
1866
1867 0,008 0,002 0,013 0,014 0,009 0,010 0,004 0,002
1868
1869
1870
1871 0,011 0,004 0,019 0,017 0,016 0,012 0,005 0,004
1872
1873
1874
1880
1881 0,010 0,003 0,014 0,012 0,012 0,011 0,005 0,003
1882
1883
1884
1890
1891 0,024 0,010 0,036 0,026 0,026 0,024 0,010 0,009
1892
1893
1894
1895
1896
1897
1898
1899 0,034 0,013 0,038 0,031 0,034 0,028 0,016 0,007
1900
1901
1902
1903
1904
1905
1906
1907
1908
1909
1910
1911
1912
1913
1914
(milioni di lire)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
1861
1862
1863
1864
1865
1866
1867 0,002 0,005 0,012 0,008 0,002 0,005 0,014 0,006
1868
1869
1870
1871 0,002 0,004 0,015 0,008 0,002 0,006 0,015 0,004
1872
1873
1874
1880
1881 0,006 0,004 0,015 0,006 0,002 0,006 0,010 0,003
1882
1883
1884
1890
1891 0,016 0,011 0,027 0,019 0,006 0,015 0,030 0,012
1892
1893
1894
1895
1896
1897
1898
1899 0,026 0,013 0,035 0,021 0,007 0,021 0,033 0,013
1900
1901
1902
1903
1904
1905
1906
1907
1908
1909
1910
1911
1912
1913
1914
Tabella B.082 Altre manutenzioni delle province: stime preliminari della spesa residua, 1861-1915
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
1861
1862
1863
1864
1865
1866
1867 1,889 0,210 1,653 0,686 2,087 1,342 0,490 0,228
1868
1869
1870
1871 2,054 0,312 1,911 1,016 2,400 1,454 0,432 0,380
1872
1873
1874
1880
1881 2,453 0,533 2,266 1,617 2,315 1,469 0,562 0,383
1882
1883
1884
1890
1891 2,959 0,675 2,384 1,943 2,655 1,711 0,538 0,513
1892
1893
1894
1895
1896
1897
1898
1899 3,021 0,658 2,643 1,794 2,786 1,831 0,595 0,467
1900
1901
1902
1903
1904
1905
1906
1907
1908
1909
1910
1911
1912
1913
1914
(milioni di lire)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
1861
1862
1863
1864
1865
1866
1867 0,498 0,147 0,981 0,580 0,081 0,198 1,223 0,121
1868
1869
1870
1871 0,498 0,179 1,465 0,761 0,048 0,203 1,239 0,113
1872
1873
1874
1880
1881 0,598 0,477 1,852 1,093 0,151 0,414 1,737 0,422
1882
1883
1884
1890
1891 0,858 0,749 1,916 1,829 0,334 0,771 2,081 0,540
1892
1893
1894
1895
1896
1897
1898
1899 0,915 0,697 1,893 1,720 0,404 0,889 1,937 0,675
1900
1901
1902
1903
1904
1905
1906
1907
1908
1909
1910
1911
1912
1913
1914
Tabella B.083 Altre manutenzioni delle province: spesa, 1861-1913 (milioni di lire)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.084 Altre manutenzioni dei privati: quote regionali, periodi campione (percentuali)
(1) (2) (3) (4) (5)
opere bonificazioni opere canali
stradali 1877 1914 idr. irrig. a
a
Al netto dei canali demaniali, non concessi, del sistema Cavour.
Fonte: vedi testo, B04.08.
363
Tabella B.085 Altre manutenzioni dei privati: stime preliminari della spesa per opere stradali, 1861-
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.086 Altre manutenzioni dei privati: stime preliminari della spesa per opere di bonificazione,
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.087 Altre manutenzioni dei privati: stime preliminari della spesa per opere idrauliche e per
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.088 Altre manutenzioni dei privati: valore aggiunto a prezzi 1911 nelle opere di distribuzione
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.089 Altre manutenzioni dei privati: valore aggiunto a prezzi 1911 nelle opere di distribuzione
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.090 Altre manutenzioni dei privati: valore aggiunto a prezzi 1911 nelle opere di distribuzione
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.091 Altre manutenzioni dei privati: valore aggiunto a prezzi 1911 nelle opere di irrigazione,
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.092 Altre manutenzioni complessive, prima componente: valore aggiunto a prezzi 1911,
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.093 Altre manutenzioni complessive, seconda componente: spesa, 1861-1913 (milioni di lire)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.094 Altre manutenzioni complessive, seconda componente: valore aggiunto nazionale a prezzi
(1) (2) (3) (4) (5)
valore
spesa (prezzi correnti) aggiunto a
Stato comuni province totale prezzi 1911
Tabella B.095 Altre manutenzioni complessive, seconda componente: valore aggiunto a prezzi 1911,
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.096 Altre manutenzioni complessive: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 (milioni di
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
lire)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
Tabella B.097 Altre opere nuove complessive, componente militare: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.098 Altre opere nuove complessive, componente civile: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.099 Altre manutenzioni complessive, componente militare: valore aggiunto a prezzi 1911,
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella B.100 Altre manutenzioni complessive, componente civile: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
C02. Elettricità
C02.01 Introduzione 401
C02.02 Potenza degli impianti nel 1898 402
C02.03 Potenza degli impianti a tutto il 1898 403
C02.04 Potenza degli impianti dal 1899 al 1908 404
C02.05 Dal 1908 al 1913: dati fiscali e censuari 407
C02.06 Produzione complessiva 407
C03. Gas
C03.01 Introduzione 409
C03.02 Stime preliminari della produzione di gas 409
C03.03 Produzione complessiva 411
C04. Acqua
C04.01 Introduzione 411
C04.02 Acquedotto pugliese 412
C04.03 Altri acquedotti 412
C04.04 Reti locali 413
C04.05 Produzione complessiva 415
TABELLE 417
FONTI E METODI
Le stime regionali del valore aggiunto a prezzi 1911 per l’insieme delle industrie produttrici e
distributrici di elettricità e gas e distributrici di acqua sono riportate nella Tabella C.001. Tali stime
sono ottenute come somme delle stime separate per l’industria dell’energia elettrica, l’industria del gas
e l’industria dell’acqua riportate a loro volta nelle Tabelle C.002 - C.004.
Le stime relative all’elettricità sono proporzionali alle somme ponderate della potenza degli im-
pianti commerciali idro- e termoelettrici. Queste sono ricostruite fino al 1908 in base alle informa-
zioni disponibili sulla potenza, l’anno di costruzione, e la fonte energetica degli impianti esistenti nel
1898, e costruiti nel decennio successivo; sono poi estrapolate al 1913 in base ai consumi complessivi
documentati da fonti fiscali.
Le stime relative al gas sono ottenute dai dati sulla produzione di gas riportati dal Corpo delle
miniere per il 1865 (Lazio escluso) e poi, con frequenza crescente, dal 1887; i dati mancanti sono
interpolati, e lo stesso benchmark del 1865 per il Lazio è stimato per analogia.
Le stime relative all’acqua sono somme di stime separate riferite rispettivamente agli acquedotti
(distinguendo l’acquedotto pugliese, gli altri grandi acquedotti, e gli acquedotti minori) e alle reti
di distribuzione locali; incorporano principalmente dati sugli acquedotti e sulle reti di distribuzione
presenti nel primo decennio del Novecento, retropolati in base alle date di costruzione degli acquedotti.
C02. ELETTRICITÀ
C02.01 Introduzione
A livello regionale, il valore aggiunto dell’industria elettrica è stimato come disaggregazione del
totale nazionale. Siccome i costi fissi sono l’elemento principale del valore aggiunto, questo è allocato
in questa sede in proporzione ai kW (chilowatt) istallati, con pesi diversi per la potenza idroelettrica
e termoelettrica. Siccome poi i tempi di costruzione erano tutt’altro che brevi, il valore aggiunto nel
corso dell’anno è indicizzato dalla potenza a fine anno piuttosto che a metà anno.
Le serie sono ricostruite dai dati riportati per il periodo fino al 1898 dalla Statistica elettrica 1898,
e per il decennio successivo dalla Statistica elettrica 1908; in mancanza di dati più diretti sono poi
estrapolate al 1913 ripartendo la potenza istallata complessiva stimata in sede nazionale in base ai
consumi regionali documentati dalle Imposte di fabbricazione.
402 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
La Statistica elettrica 1898 riporta a pp. 32-33 la potenza complessiva dei generatori degli impianti
commerciali, e privati, suddivisa per fonte primaria di energia, ma solo a livello nazionale. All’ultima
riga della Tabella C.005 sono trascritte nelle coll. 1 - 3 le cifre relative alla potenza complessiva degli
impianti commerciali, al netto di quelli senza motori primari, e le relative componenti idro- e ter-
moelettriche (calcolate attribuendo a ciascuna la metà dei 3.236 kW degli impianti con forza motrice
mista). La fonte riporta pure dati regionali sulla potenza totale dei generatori a fine 1898, suddivisa a
pp. 26-27 tra impianti a scopo commerciale e privati, e a pp. 40-41 per fonte primaria di energia. La
col. 1 della Tabella C.005 riporta i dati regionali sulla potenza complessiva degli impianti commerciali
(p. 26); la cifra per il Piemonte è ridotta di 226 kW per escludere gli impianti senza motori primari
(pp. 33, 41), e poi aumentata di 1 kW per riassorbire l’errore di arrotondamento.
Alle pp. 60-127 la Statistica elettrica 1898 riporta dati sull’ubicazione, l’anno di costruzione, la
potenza (a fine 1898) e la natura dei motori per un ampio campione di centrali. Da questi dati,
opportunamente aggregati, sono ottenute le cifre annuali a tutto il 1898 riportate nella Tabella C.006,
riferite alla potenza dei generatori di nuovo impianto. Queste cifre escludono la potenza generata da
motori non primari. Quando la fonte indica per la stessa centrale più di un anno di impianto, la
potenza indicata è attribuita in parti uguali agli anni di riferimento; quando invece indica una forza
motrice primaria sia idraulica che termica, la potenza complessiva riportata viene considerata per metà
l’una e per metà l’altra. Gli impianti elencati senza data sono attribuiti per ipotesi al 1894; se la data
è indicata solo come anteriore all’anno t, sono attribuiti all’anno (t − 2). Il grande impianto genovese
che la fonte attribuirebbe al 1897 e al 1899 è attribuito invece al 1897 e al 1898; e l’impianto vicentino
che secondo la fonte “non funziona più” si considera aggiunto nel 1897 e sottratto nel 1898.
Nelle coll. 4 e 5 della Tabella C.005 si presentano le cumulazioni a tutto il 1898 delle cifre riportate
nella Tabella C.006, distinte per natura dei motori primari; i totali nazionali nell’ultima riga sono le
somme delle cifre regionali. La col. 6 della Tabella C.005 è a sua volta la somma delle coll. 4 e 5; e le
coll. 7 e 8 riportano la differenza tra la col. 1 e la col. 6, prima come valore assoluto, e poi come quota
della col. 1. Paragonando i totali nazionali nelle coll. 2 - 5 si nota che al campione di centrali sfugge
solo il 4% circa della potenza commerciale idroelettrica, ma quasi il 20% di quella termoelettrica; e
dalle coll. 6 - 7 si nota che la potenza sfuggita era concentrata nelle tre regioni Piemonte, Liguria e
Toscana.
Le coll. 2 e 3 della Tabella C.005 riportano le stime delle componenti idro- e termoelettriche della
potenza degli impianti commerciali nella col. 1. Piemonte, Liguria e Toscana a parte, le stime della
potenza idroelettrica nella col. 2 riproducono semplicemente le cifre nella col. 4, e le stime della po-
tenza termoelettrica nella col. 3 sono ottenute per differenza dalla col. 1. In sette casi la ripartizione
della col. 1 fra le sue componenti è comunque univoca: nelle regioni Umbria, Abruzzi, Campania,
Basilicata e Calabria, in quanto il campione di centrali nella col. 6 sembra coprire esattamente gli
impianti commerciali nella col. 1, per cui la col. 3 coincide a sua volta con la col. 5; nelle Puglie,
perché mancavano del tutto gli impianti idroelettrici (p. 40); e in Sardegna, dove i 15 kW di potenza
commerciale appartenevano ad un unico impianto (p. 26), e il complesso degli impianti idroelettrici
commerciali e privati non raggiungeva quella cifra (p. 40). In altri sei casi, riferiti alle regioni Lom-
bardia, Veneto, Emilia, Marche, Lazio e Sicilia, la col. 6 è entro qualche punto percentuale della col.
1 (per difetto, o pure per eccesso, come se il campione comprendesse qualche centrale privata oltre a
tutte o quasi quelle commerciali), e l’errore possibile nelle coll. 2 e 3 è comunque contenuto. A queste
tredici regioni sono dunque attribuiti in totale 17.964 kW idroelettrici, e 14.344 kW termoelettrici.
C. Le industrie dell’elettricità, del gas e dell’acqua 403
Rimangono le regioni Piemonte, Liguria, e Toscana, tra le quali vanno distribuiti i rimanenti 8.241
kW idroelettrici e 14.742 kW termoelettrici. Di questi sfuggono al campione un totale di 6.398
kW (dalla Tabella C.005, col. 7), di cui per ipotesi 1.123 kW idroelettrici (la differenza tra i totali
delle coll. 2 e 4, attribuito interamente a queste tre regioni), e dunque 5.275 kW termoelettrici (il
residuo). Siccome nel campione intero la copertura delle centrali idroelettriche sembra notevolmente
più sistematica che non quella delle centrali termoelettriche, si ipotizza che in queste tre regioni sia
sfuggita al campione la stessa quota della potenza idroelettrica. Nella col. 2 si attribuiscono pertanto a
queste tre regioni potenze idroelettriche pari a quelle del campione nella col. 4, che sommano a 7.118
kW, per 1,1578 (il rapporto tra 8.241 e 7.118); le cifre nella col. 3 sono poi ottenute per differenza
dalla col. 1. Rapportando infine per gli impianti termoelettrici le cifre del campione (col. 5) alle stime
complessive (col. 3) si ottengono tassi di copertura prossimi alla metà per il Piemonte e la Toscana, e
ai quattro quinti per la Liguria, dove la quota sfuggita al campione (col. 8) era più bassa anche se la
quota termoelettrica (coll. 4, 5) era più alta.
La Tabella C.007 presenta le serie regionali della potenza degli impianti commerciali, a fine anno.
La prima parte della Tabella C.007 è riferita agli impianti idroelettrici. Le stime per gli anni
fino al 1898 sono ottenute come cumulazioni delle serie della Tabella C.006, riferite alla potenza
degli impianti nuovi, corrette per tener conto delle differenze fra le coll. 2 e 4 della Tabella C.005.
Per costruzione, queste differenze si riscontrano solo nei casi delle tre regioni Piemonte, Liguria e
Toscana; in questi tre casi le cifre della Tabella C.006 sono incrementate, prima di essere cumulate,
rispettivamente di 110,78 kW annui dal 1890 al 1898, di 57 kW nel 1898, e di 34,50 kW annui nel
1897 e 1898. Nel 1898, per tutte le regioni, si riproducono i totali stimati della Tabella C.005, col. 2.
La seconda parte della Tabella C.007 è riferita agli impianti termoelettrici. Le stime per gli anni fino
al 1898 sono ottenute anche in questo caso come cumulazioni delle serie della Tabella C.006, riferite
alla potenza degli impianti nuovi, con però due ordini di correzioni. Da un lato, come per gli impianti
idroelettrici, si tiene conto delle differenze fra le coll. 3 e 5 della Tabella C.005; per costruzione, queste
sono presenti nella maggioranza dei casi. Dall’altro, per tener conto del fatto che i grandi impianti
termoelettrici erano tipicamente cresciuti nel tempo, la potenza di alcuni impianti nel 1898 non è
attribuita interamente all’anno indicato nella Tabella C.006, ma ripartita su più anni.
Le cifre nelle coll. 3 e 5 della Tabella C.005 coincidono solo per le regioni Umbria, Abruzzi,
Campania, Basilicata e Calabria. Di queste, solo la Campania sembra sito di un grande impianto; per
le altre quattro regioni, dunque, le serie della potenza degli impianti termoelettrici sono ottenute a
tutto il 1898 come semplici cumulazioni delle serie corrispondenti della Tabella C.006. Nel caso della
Campania, invece, la serie nella Tabella C.006 viene modificata prima di essere cumulata: dei 3.675
kW in data 1891 solo 675 kW vengono attribuiti al 1891 stesso, e 3.000 kW sono attribuiti in parti
uguali ai tre anni successivi.
Le differenze tra le coll. 3 e 5 della Tabella C.005 sono minime nei casi delle regioni Emilia,
Marche, Lazio, Sicilia e Sardegna; di queste, solo il Lazio sembra sito di un grande impianto. Per
l’Emilia, le Marche e la Sardegna, le serie della potenza degli impianti termoelettrici sono semplici
cumulazioni delle serie corrispondenti della Tabella C.006 a tutto il 1897, mentre le cifre per il 1898
sono trascritte dalla col. 3 della Tabella C.005; si ipotizza cioè per comodità che dei dati nella Tabella
C.006 siano incompleti, o nel caso dell’Emilia eccessivi, solo quelli riferiti al 1898. Nel caso del Lazio,
pure, la piccola differenza tra le coll. 3 e 5 della Tabella C.005 è riassorbita così nel 1898; in aggiunta,
404 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
i 1.404 kW in data 1886 nella Tabella C.006 vengono ripartiti sul quadriennio 1886-89, con soli 220
kW attribuiti allo stesso 1886, altri 284 kW al 1887, e 900 kW in parti uguali ai due anni successivi
(come suggerito dai dati in Mortara, 1934, vol. 2, p. 94). Per la Sicilia, invece, non essendovi stati
nuovi impianti nel 1898, il piccolo eccesso riscontrato nel 1898 viene riassorbito riducendo di 3 kW
la cifra della Tabella C.006 per il 1897, e poi cumulando normalmente.
Si riscontrano differenze contenute tra le coll. 3 e 5 della Tabella C.005, e un’assenza di grandi
impianti, nei casi del Veneto e delle Puglie. I 71 kW mancanti nel Veneto sono ripartiti in parti uguali
sul biennio 1897-98; i 144 kW mancanti nelle Puglie, sul quinquennio 1894-98. In Piemonte, Liguria
e Toscana, pure, non si trovano grandi impianti (se non in Liguria, ma a ridosso del 1898); le notevoli
discrepanze fra le coll. 3 e 5 della Tabella C.005, pari rispettivamente a 2.101 kW, 1.295 kW e 1.879
kW sono ripartite sul decennio 1889-98.
Nel caso della Lombardia, infine, la differenza tra le coll. 3 e 5 della Tabella C.005, pari a 192 kW,
è ripartita sul quinquennio 1894-98; e i grandi impianti sono due. Uno è riferito dalla Tabella C.006
al 1883, con 1.430,9 kW; di questi, in sede di cumulazione si attribuiscono 400 kW al 1883 (Mortara,
1934, vol. 2, p. 94), altri 200 kW al 1884 e di nuovo al 1885, e i residui 630,9 kW al 1886. L’altro, di
1.285,2 kW, compare nella fonte senza data, ed è compreso nella Tabella C.006 nel totale per il 1894;
in sede di cumulazione questa cifra viene ripartita invece in parti uguali sul quadriennio 1894-97.
La Statistica elettrica 1908 riporta dati sulla potenza degli impianti attivati o ampliati nel decennio
1899-1908. Alle pp. 34-35 riporta per le diverse regioni la potenza complessiva dei generatori, cu-
mulata per l’intero decennio, distinguendo gli impianti secondo lo scopo; le cifre riferite agli impianti
commerciali sono trascritte nella Tabella C.008, regione per regione, come totale della col. 1. A pp.
60-61 la fonte riporta per le diverse regioni la suddivisione delle sole potenze complessive (commer-
ciali e private insieme, cumulate sul decennio) per natura della forza motrice; si constata che le cifre a
pp. 34-35 non sono limitate ai generatori mossi da motori primari, che rappresentavano comunque
428.941 kW su 435.934,1 kW complessivi. A pp. 96-109 le stesse potenze complessive sono divise per
provincia, scopo, e anno di attivazione; le somme regionali delle potenze dei soli impianti commerciali
sono riportate, anno per anno, nella col. 1 della Tabella C.008 (contando 150,0 kW per Chieti, invece
dei “15,00” indicati).
Alle pp. 112-156, infine, la fonte riporta, come quella precedente, dati sull’ubicazione, l’anno
di costruzione, la potenza (a fine 1908) e la natura dei motori per un ampio campione di centrali.
Da questi dati, opportunamente aggregati, sono ottenute le cifre annuali nelle coll. 4 e 5, e la loro
somma, nella col. 6, della Tabella C.008. Anche queste cifre escludono la potenza generata da motori
non primari. Quando la fonte indica una forza motrice primaria sia idraulica che termica, la potenza
complessiva riportata viene considerata per metà l’una e per metà l’altra; si considera però interamente
idroelettrico il grande impianto in provincia di Bergamo, di cui non è indicata la natura dei motori (p.
125). Quando la fonte indica per la stessa centrale più di un anno di impianto, la potenza indicata è
attribuita in parti uguali agli anni di riferimento; si nota che la fonte indica quasi sempre “1907-08”
piuttosto che l’uno o l’altro di questi anni. Gli impianti elencati senza data sono attribuiti per ipotesi al
1904; quelli con data anteriore al 1899 sono trascurati; e le date “1001” e “1993” vengono lette come
1901 e 1903.
Alle coll. 2 e 3 della Tabella C.008 compaiono le stime annuali delle potenze dei nuovi impianti
commerciali idro- e termoelettrici. Queste sono in sostanza semplici disaggregazioni delle cifre della
C. Le industrie dell’elettricità, del gas e dell’acqua 405
col. 1 (trascurando dunque l’eventuale componente commerciale della potenza generata da motori non
primari); si usano in ogni caso le informazioni riassunte nelle coll. 4 - 6, ma le (strane) incongruenze
tra queste e i dati nella col. 1 necessitano quasi sempre di soluzioni ad hoc.
Nel caso del Piemonte si nota che la col. 6 è spesso alquanto diversa dalla col. 1, ma che gli errori
si compensano quasi perfettamente all’interno dell’arco 1899-1906; nel 1907-08 si riscontrano scarti
molto consistenti, che peraltro non si compensano. Nel 1899-1906, dunque, la col. 2 ripete la col. 4,
e la col. 3 è ottenuta come residuo, come se gli errori nella fonte fossero in sostanza nelle date attribuite
alle centrali termoelettriche. Nel 1907 e 1908 invece le coll. 2 e 3 sono rispettivamente 0,8 e 0,2 volte
la col. 1; i totali così ottenuti sono nelle stesse proporzioni, che sono poi pure quelle dell’insieme degli
impianti commerciali e privati (pp. 60-61).
Nel caso della Liguria le coll. 1 e 6 sono abbastanza coerenti. Le stime nelle coll. 2 e 3 riproducono
le cifre nelle coll. 4 e 5 nel 1899-1901 (con lo spostamento di 18 kW termici e 2 kW idraulici rispet-
tivamente dal 1899 e dal 1900 al 1901: p. 121), nel 1903-04 (con l’eliminazione nel 1904 di 14 kW
idraulici non datati: ivi), e nel 1906. Nel 1902 e nel 1905, le piccole potenze sfuggite al campione si
presumono per l’80% circa idroelettriche; e nel 1907 e 1908 la col. 1 è disaggregata nelle proporzioni
suggerite dal campione per l’insieme del biennio.
Nel caso della Lombardia la corrispondenza tra le due serie di cifre è piuttosto limitata. Il totale
della col. 6 non raggiunge il 90% del totale della col. 1; e la col. 4 comprende 11.310 kW in un unico
impianto in provincia di Bergamo (da p. 125), cifra di gran lunga superiore a qualsiasi dato annuale
per quella provincia (pp. 96-97) e forse esagerata di 10.000 kW per semplice errore di stampa. D’altra
parta è ovvia in Lombardia la predominanza delle fonti idrauliche (circa l’85% del totale, compresi gli
impianti privati, pp. 60-61). Le stime nelle coll. 2 e 3 sono ottenute attribuendo a fonti idrauliche il
90% dei totali nella col. 1, fatti salvi 385,5 kW termoelettrici nel 1900 (p. 127) e 2.200 kW nel 1905
(p. 131).
Nel caso del Veneto la potenza complessiva delle centrali nella col. 6 è molto vicina al totale
commerciale nella col. 1, mentre all’interno dei singoli anni le cifre sono raramente coerenti. Le stime
nelle coll. 2 e 3 sono ottenute allocando molto semplicemente la col. 1 nelle proporzioni 0,615 : 0,385
suggerite dai totali delle coll. 4 e 5.
Nel caso dell’Emilia i dati nelle coll. 1 e 6 sembrano coerenti, non solo nei totali, che praticamente
coincidono, ma anche anno per anno, almeno a tutto il 1906. La discrepanza è infatti nulla nel 1903
e 1905, e pure nel 1904, escludendo dalle coll. 2 e 3 le centrali non datate (per 40 kW idraulici e
207 kW termici); e così pure nel 1899, attribuendo a quell’anno la centrale non datata in provincia di
Parma (147 kW: pp. 100, 138). Le cifre nelle coll. 2 e 3 per questi anni sono dunque quelle delle coll.
4 e 5, così corrette. Nel 1900-02 e 1906, e pure nel biennio 1907-08, le discrepanze sono piccole; nel
1900 e 1906 le differenze sono attribuite al settore termoelettrico, e per il resto le stime nelle coll. 2 e
3 sono ottenute semplicemente riproporzionando le cifre nelle coll. 4 e 5 per riottenere, sommando,
la col. 1.
Nel caso della Toscana le cifre nelle coll. 1 e 6 sono coerenti nei totali, e anche, come ordini di
grandezza, di anno in anno (o biennio, nel 1907-08). Le cifre della col. 1 sono dunque disaggregate,
di anno in anno, nelle proporzioni suggerite dalle coll. 4 e 5; nel 1899, in mancanza di informazioni, il
totale nella col. 1 è considerato idroelettrico, come tutta o quasi la potenza negli anni immediatamente
successivi.
Nel caso delle Marche le cifre nelle coll. 1 e 6 sono spesso congruenti; il campione di centrali sembra
però molto incompleto nel 1899. Si nota da un lato la grande preponderanza di motori idraulici (per
un totale di 11.216 kW su 13.087 kW, compresi gli impianti privati, pp. 60-61), e dall’altro che il
406 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
campione delle centrali omette necessariamente degli impianti termici (in quanto la col. 5 è minore
della differenza tra totale commerciale, alla col. 1, e il totale idraulico appena indicato). Nel caso,
si attribuiscono alla col. 3 i 470 kW istallati ad Ancona nel 1899 (p. 100), più le cifre nella col. 5
(riferite, nel 1899, a Fano: p. 143), e si ottiene la col. 2 per differenza dalla col. 1.
Nel caso dell’Umbria le cifre nelle coll. 1 e 6 sono praticamente identiche, almeno considerando
insieme il biennio 1907-08. A tutto il 1906, dunque, la col. 1 è distribuita nelle proporzioni indicate
dalle coll. 4 e 5. La col. 2 comprende poi nel 1907 solo la centrale idraulica di Papigno, e nel 1908
solo quella di Spoleto (p. 143).
Nel caso del Lazio le cifre della col. 6 sembrano assai incomplete, e basate comunque su date diverse
da quelle incorporate nella col. 1; per giunta la potenza complessiva di 24.359 kW viene suddivisa in
23.101 kW idraulici e solo 1.258 termici (pp. 60-61), senza lasciare spazio alla centrale di 6.580
kW attribuita agli anni 1904-06 e indicata come termica (p. 146), indicazione peraltro confermata
dall’ubicazione all’interno del comune di Roma. Le stime nelle coll. 2 e 3 sono ottenute riportando
la col. 5 nella col. 3, con modifiche alle date per rientrare nelle cifre della col. 1: in sostanza la
grande centrale romana è attribuita al 1903, e quella datata 1907-08 al solo 1908 (mentre è attribuita
interamente al 1907 la centrale idraulica di Subiaco, di 3.000 kW: p. 147). La col. 2 è poi il residuo
dalla col. 1.
Nel caso degli Abruzzi le cifre nelle coll. 1 e 6 sono abbastanza vicine. Le stime nella col. 3 ricalcano
ancora una volta quelle della col. 5 (con la centrale termica del 1907-08 attribuita interamente al 1908),
e la col. 2 è ottenuta per differenza dalla col. 1.
Nel caso della Campania, pure, le cifre nelle coll. 1 e 6 sono relativamente simili; le cifre nelle coll.
2 e 3 disaggregano la col. 1 nelle proporzioni indicate dalle coll. 4 e 5.
Nel caso delle Puglie, pure, le cifre della col. 6 sono vicine a quelle della col. 1; le stime sono
comunque ottenute attribuendo l’intera col. 1 alla col. 3.
Nel caso della Basilicata le cifre della col. 6 sono ancora una volta vicine a quelle della col. 1. A
tutto il 1906 le stime nelle coll. 2 e 3 riproducono le coll. 4 e 5, attribuendo però le centrali termiche
datate 1901 e 1906 rispettivamente al 1906 e al 1900 (pp. 106-107, 155); nel 1907-08 la col. 1 è
disaggregata in proporzione alle coll. 4 e 5.
Nel caso della Calabria, le cifre delle coll. 1 e 6 corrispondono perfettamente, a parte l’attribuzione
al 1907-08, piuttosto che al solo 1907, di una singola centrale. Con questa minima correzione, dunque,
le coll. 2 e 3 riproducono direttamente le coll. 4 e 5.
Nel caso della Sicilia i totali delle coll. 1 e 6 sono molto simili, anche se le cifre annuali sembrano
discordi per via di date diverse (o mancanti, nel campione di centrali). Dal 1899 al 1902 le stime
nelle coll. 2 e 3 riproducono le cifre nelle coll. 4 e 5; e nel 1903 ne riproducono le proporzioni. Nel
1904, eliminate le potenze non datate e trasferito al 1905 l’impianto termico di 1.700 kW, rimangono
6 kW idraulici e 787 kW termici; la col. 2 riproduce il primo di questi dati, e la col. 3 è ottenuta
come residuo. Nel 1905 le coll. 2 e 3 riproducono le coll. 4 e 5 (con l’aggiunta dei 1.700 kW termici
trasferiti dal 1904). Riproporzionando i totali delle coll. 4 e 5 per raggiungere il totale della col. 1, e
detraendo le potenze allocate al 1899-1905, rimangono 520 kW idraulici e 1.682 kW termici; questi
sono distribuiti sugli anni 1906-08 in proporzione alle cifre della col. 1.
La Sardegna vantava solo due impianti commerciali, registrati con assoluta coerenza nelle coll. 1 e
4 - 5; le coll. 2 e 3 riproducono dunque esattamente le coll. 4 e 5.
Le stime riportate nelle coll. 2 e 3 della Tabella C.008 sono poi semplicemente cumulate ai totali
già stimati per il 1898, senza correzioni per eventuali dismissioni di impianti obsoleti; i totali regionali
così ottenuti sono riportati al seguito di quelli per gli anni precedenti, nella Tabella C.007.
C. Le industrie dell’elettricità, del gas e dell’acqua 407
Dall’anno fiscale 1908-09 le Imposte di fabbricazione riportano provincia per provincia il consumo
di energia elettrica, sia tassato, sia esente (ad es. Imposte di fabbricazione 1908-09, pp. 92-95). I totali
regionali ottenuti dai dati provinciali sono riportati nella Tabella C.009 (fino al 1915-16, per utilizzi
successivi); si nota un errore di stampa, di 2.000 kWh, nel dato relativo a Mantova (col. 11 della fonte)
per l’anno 1914-15.
I dati sono riferiti al consumo complessivo, commerciale e privato. Sono anche imprecisi: parte
del consumo tassato era presunto in base alle convenzioni di abbonamento; il consumo esente, che
rappresentava il 90% circa del totale, era spesso una cifra tonda, palesemente approssimativa; e si
verificano di anno in anno strani sbalzi, non sempre compensati da movimenti opposti nelle province
limitrofe (ad es. per Campobasso da un lato, e Genova e Porto Maurizio dall’altro).
Il Censimento industriale contiene a sua volta dati sulla potenza dei motori primari ed elettrici nel
1911; questi sono riferiti per la precisione alla forza “effettivamente sviluppata, come media giornaliera,
nel mese in cui cade il censimento” (Rilevazioni statistiche, vol. 8/1, p. 118). I dati sulla potenza dei
motori elettrici delle utilities (sotto-classe 8.21) “la cui energia è prodotta ma non è consumata nelle
imprese ove funzionano” sono riportati, convertiti in kW, nella col. 2 della Tabella C.010.
La col. 1 riporta per comodità la somma delle potenze idro- e termoelettriche a fine 1908 risultanti
dalla Statistica elettrica (Tabella C.007). Le due fonti rivelano quadri abbastanza diversi: non tanto per
via di una crescita differenziata tra fine 1908 e metà 1911, quanto, sembra, per la diversità dei dati
rilevati. Nell’Umbria e nel Lazio, infatti, la potenza sviluppata nel 1911 è notevolmente inferiore alla
potenza istallata nel 1908: presumibilmente perché la potenza effettiva degli impianti idraulici che
sfruttano cascate naturali è limitata nei mesi estivi, sull’Appennino, dalla relativa mancanza di acqua.
In altri casi, quali la Lombardia, il Veneto, gli Abruzzi e la Sicilia, le cifre riferite al 1911 sono molto più
alte di quelle riferite al 1908. In almeno alcuni di questi casi (ad esempio gli Abruzzi, dove i consumi
sono praticamente stabili) la differenza potrebbe essere dovuta non ad una forte crescita ma ad una forte
componente di consumo industriale. L’industria richiedeva infatti un’erogazione continua di energia,
mentre l’illuminazione serviva solo poche ore al giorno; e se la “media giornaliera, nel mese” era non
la media sul mese dei massimi giornalieri, ma la media sul mese della media sul giorno della forza
sviluppata ora per ora, i dati censuari rispecchiano le ore di utilizzazione oltre che la potenza istallata.
I dati censuari sembrano insomma più una misura dei kWh sviluppati che non dei kW istallati.
Per stimare il valore aggiunto complessivo delle diverse regioni si calcola innanzitutto per ciascuna
di esse una somma ponderata dei kW idro- e termoelettrici a tutto il 1908, che si estrapola poi al 1913
in base ai consumi.
Le stime nazionali del valore aggiunto nel 1911 allocano 96,10 milioni di lire all’energia idroe-
lettrica, e 10,85 a quella termoelettrica; date le potenze istallate a fine anno (364.900 kW idraulici
e 137.700 kW termici), si ottiene un valore aggiunto per kW idraulico pari a circa 3,3 volte il valore
aggiunto per kW termico. Di fatto, al valore aggiunto complessivo di 107 milioni circa contribuiscono
per 55 milioni la produzione idroelettrica, per 8 la produzione termoelettrica, e per 44 la distribuzio-
ne. Le stime nazionali attribuiscono al settore idroelettrico quasi tutta la distribuzione (41 milioni su
44), perché l’energia termica aveva in gran parte un ruolo sussidiario; è ovvio però che la produzione
termica non era ovunque ugualmente sussidiaria, non potendo ad esempio esserlo dove mancavano le
408 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
risorse idriche. Se si ipotizzasse invece che il valore aggiunto nella distribuzione fosse costante per kW
di potenza, le quote attribuite ai due settori passerebbero da 41 milioni idraulici e 3 termici a 32 milioni
idraulici e 12 termici; i valori aggiunti complessivi diventerebbero 87 milioni per il settore idraulico e
20 per il settore termico, e il valore aggiunto per kW idraulico si ridurrebbe a circa 1,6 volte il valore
aggiunto per kW termico.
In questa sede si calcola la potenza complessiva equivalente in ogni regione ipotizzando prudenzial-
mente che ogni kW idroelettrico equivalesse a 2 kW termoelettrici. Le relative serie dei kW termoelet-
trici equivalenti istallati sono presentate nella Tabella C.011; a tutto il 1908 sono ottenute direttamente
dalla Tabella C.007.
Dal 1908 al 1913 tali serie sono estrapolate usando come indici le serie regionali dei consumi com-
plessivi nella Tabella C.009, ipotizzando in sostanza che fossero trascurabili per quel lasso di tempo i
mutamenti (relativi) sia nel rapporto tra potenza idraulica e potenza termica, sia nel rapporto tra pro-
duzione privata e produzione commerciale; si ricorda che le serie dei consumi, per anno fiscale, sono di
fatto centrate sul 31 dicembre, come i dati sulla potenza istallata. Per via della crescita dell’utilizzazione
media annua, però, la produzione e i consumi crescevano più rapidamente della potenza istallata; si
vincola dunque la crescita complessiva di questa a quella stimata a suo tempo, tenendo conto di tale
evoluzione, in sede nazionale (IIP, cap. J02).
I passaggi sono i seguenti. Primo, si calcola la serie della potenza equivalente complessiva som-
mando le serie nazionali in IIP, Table J.01, col. 7 e (con peso doppio) col. 8, e riscalando appena il
risultato per riagganciare, nel 1908, la somma delle serie regionali. Secondo, si estrapolano al 1913
le potenze equivalenti regionali del 1908 (dalla stessa Tabella C.011) in base ai consumi complessivi
corrispondenti (dalla Tabella C.009). Terzo, si dividono le stime così ottenute per il rapporto tra la
loro somma e la stima nazionale di cui sopra. Quarto, escludendo per ipotesi la chiusura di impianti, si
eliminano i cali apparenti nelle potenze istallate (dovuti a consumi in calo, o anche in crescita minore
del tasso medio di aumento dell’utilizzazione). A tal fine si correggono le serie sostituendo la stima
corrente con il massimo precedente eventualmente maggiore di essa; si riproporzionano poi le altre
stime, se necessario in più iterazioni, per ottenere serie monotòne con la dovuta somma complessiva .
Dalla Tabella C.011 si ottengono quote regionali della potenza equivalente. Moltiplicando tali
quote regionali per la stima nazionale del valore aggiunto complessivo a prezzi 1911 dell’industria
elettrica (IIP, Table J.01, coll. 9 e 10, ponderate rispettivamente per 0,1624 e 0,1014 lire/kWh),
si ottengono le stime preliminari del valore aggiunto a prezzi 1911 nella produzione e distribuzione
dell’energia elettrica riportate, arrotondate, nella Tabella C.012.
Siccome il rapporto tra la serie nazionale e la somma delle stime nella Tabella C.011 varia di anno
in anno, l’algoritmo genera serie non monotòne; anche in questa sede, dunque, si rielaborano le stime
preliminari, azzerando le eventuali riduzioni e riproporzionando le altre stime, se necessario in più
iterazioni, per ottenere serie monotòne con la dovuta somma complessiva. Si ottengono così le stime
finali del valore aggiunto a prezzi 1911 nella produzione e distribuzione dell’energia elettrica riportate
nella Tabella C.002.
C. Le industrie dell’elettricità, del gas e dell’acqua 409
C03. GAS
C03.01 Introduzione
Le stime regionali del valore aggiunto a prezzi 1911 nella produzione e distribuzione del gas (e
nella produzione dei sottoprodotti) sono ottenute disaggregando le stime nazionali con i dati sulla
produzione di gas riportati dal Corpo delle miniere. Dati provinciali completi sono disponibili per
il 1865 (Roma naturalmente esclusa), il 1891, il 1911 e il 1912. Alcuni dati sono disponibili anche
per gli anni 1887-90; dopo il 1891 sono normalmente disponibili dati almeno per i singoli distretti
minerari, e spesso per singole province, ma non sono sempre aggiornati.
Le stime per gli anni mancanti sono interpolate o estrapolate ipotizzando tassi di crescita costanti.
Non si utilizzano i dati censuari, che sembrano molto imprecisi e lacunosi: dove il Corpo delle miniere
conta 1.117 addetti già nel 1865, escludendo il Lazio (Statistica mineraria, p. 51) e 3.328 nel 1891
(Rivista mineraria 1891, p. XLVII), infatti, il Censimento 1871 ne conta solo 558 (categoria II.19.5,
vol. 3, p. 301), e il Censimento 1881 solo 904 (categoria II.V.12, vol. 3, p. 675).
Si ottengono in questo modo delle stime preliminari della produzione di gas che spesso non som-
mano al totale nazionale; in questa sede se ne utilizzano le sole quote per allocare il valore aggiunto
nazionale.
Le stime preliminari della produzione regionale di gas sono presentate nella Tabella C.013.
La serie per il Piemonte (col. 1) incorpora il dato regionale per il 1865, e quelli per il distretto di
Torino, che coincide con la regione, dal 1887.
La serie per la Liguria (col. 2) incorpora il dato regionale per il 1865, e quelli per il distretto di
Genova, che coincide allora con la Liguria, nel 1891-92. Dal 1893 il distretto comprende anche Lucca
e Massa-Carrara, e dal 1894 diventa il distretto di Carrara. Nel 1893-95, 1904-09, e 1911-12 le cifre
nella serie sono la somma di quelle riferite alle sole province liguri; si corregge peraltro la cifra per lo
stesso 1893, che ripete di fatto quella del 1892, riducendo di 0,2 milioni di metri cubi la produzione
attribuita alla provincia di Porto Maurizio, che passa da 1,4 milioni di metri cubi nel 1892 a 1,0 nel
1894. Nel 1896-1903 e 1910, la produzione ligure è stimata dal totale distrettuale, che viene allocato
alle province liguri e toscane in base alle proporzioni ottenute interpolando aritmeticamente quelle
degli anni vicini; la stima per il 1913 è ottenuta con lo stesso metodo, utilizzando direttamente le
proporzioni riscontrate nel 1912.
La serie per la Lombardia (col. 3) incorpora il dato regionale per il 1865. La serie incorpora
poi una stima puntuale per il 1887, ottenuta applicando alla produzione riportata per il distretto di
Milano il rapporto produzione regionale/produzione distrettuale (0,956) ottenuto per il 1891. Dal
1891 al 1907 comprende i dati per il distretto di Milano, al netto delle province di Parma e Piacenza, e
con l’aggiunta della provincia di Mantova. Mancando dati aggiornati nella fonte, sono qui interpolate
le cifre attribuite al distretto di Milano e alle province di Parma e Piacenza nel 1892, e alla provincia di
Mantova nel 1892-94. Per il 1896 è disponibile solo l’aggregato distrettuale (e il dato per la provincia
di Mantova); si detraggono da quel totale le stime per le province emiliane ottenute interpolando i dati
degli anni contigui. Dal 1908, quando le province emiliane passano al distretto di Bologna, la stima
regionale è la somma dei dati per il distretto di Milano e la provincia di Mantova. Nel 1910 e 1913
410 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
la produzione mantovana è ottenuta stimando la quota mantovana del totale del distretto di Vicenza
(interpolando per il 1910 le quote del 1909 e del 1911, e applicando al 1913 la quota del 1912).
La serie per il Veneto (col. 4) incorpora il dato regionale per il 1865. Dal 1891 comprende i dati
per il distretto di Vicenza, al netto delle province di Ferrara e di Mantova. Mancando dati aggior-
nati nella fonte, sono qui interpolate le cifre regionali per gli anni 1892-94. Nel 1910 e 1913 sono
stimate le cifre per Mantova, come appena indicato, e anche quelle per Ferrara; per quest’ultima si
ripete semplicemente il dato per l’anno precedente, essendo praticamente uguale la produzione nel
1909, 1911, e 1912.
La serie per l’Emilia (col. 5) incorpora il dato regionale per il 1865. Dal 1891 la regione cor-
risponde al distretto di Bologna, al netto delle quattro province marchigiane, e con l’aggiunta delle
province di Ferrara e (a tutto il 1907) Parma e Piacenza; i dati corrispondenti sono tutti disponibili
solo per gli anni 1891, 1895, e 1911-12. Tra il 1891 e il 1895 le stime sono ottenute interpolando
le cifre distrettuali e marchigiane per gli anni 1892-94, nonché quelle per Ferrara nel 1892-94 e per
Parma e Piacenza nel 1892 e nel 1894. Tra il 1895 e il 1911 le stime regionali sono ottenute som-
mando al dato distrettuale (interpolato nel 1896-1901) i dati delle province di Ferrara (interpolato
nel 1910) e fino al 1907 di Parma e Piacenza (interpolati nel 1896), e dividendo poi questo tota-
le tra l’Emilia e le Marche in base ad un’interpolazione lineare delle rispettive quote nel 1895 e nel
1911. La stima per il 1913 segue lo stesso metodo, ripetendo il dato per Ferrara e le quote delle due
regioni del 1912.
La serie per la Toscana (col. 6) incorpora il dato regionale per il 1865, e quello del 1891 per il di-
stretto di Firenze, che coincide allora con la regione. Dal 1893 il distretto esclude le province di Lucca
e Massa-Carrara. Mancando spesso dati aggiornati, la serie regionale viene ricostruita in buona parte
come somma delle serie provinciali. Le serie per le province di Lucca e Massa-Carrara contengono cifre
interpolate nel 1892-93; nel 1896-1903, 1910 e 1913 la loro produzione è stimata allocando il totale
del distretto di Carrara alle province liguri e toscane nel modo sopra indicato. Tra il 1891 e il 1910
sono interpolate le cifre per Firenze nel 1892-94, 1897-1901 e 1907, Livorno nel 1892-1901 e 1905,
Pisa nel 1892-1901 e 1906-07, e Siena nel 1892-1901. Nel 1910-13 le stime regionali sono la somma
del totale distrettuale e i dati o le stime per Lucca e Massa-Carrara.
La serie per le Marche (col. 7) incorpora il dato regionale per il 1865. Dal 1891 è ottenuta dai dati
per il distretto di Bologna insieme alla serie per l’Emilia, alla quale si rinvia.
In Umbria la produzione di gas illuminante risulta nulla nel 1865. La relativa serie regiona-
le (col. 8) incorpora i dati per la provincia di Perugia riportati dal 1891 nella relazione per il di-
stretto di Roma; in mancanza di dati aggiornati nella fonte, sono qui interpolate le cifre per gli an-
ni 1892-95. Prima del 1891 la serie contiene una stima puntuale per il 1887, basata sul dato per
la forza lavoro, ipotizzando una produttività media pari a quella del 1891. Le cifre per gli anni
1888-90 sono interpolate; prima del 1887 sono ottenute ipotizzando una crescita lineare da zero
nel 1880.
La serie per il Lazio (col. 9) incorpora i dati per la provincia di Roma riportati dal 1891 al 1909
e nel 1911-12 nella relazione per il distretto di Roma; in mancanza di dati aggiornati nella fonte,
sono qui interpolate le cifre per gli anni 1892-94. Nel 1910 e 1913 la produzione romana è ottenuta
stimando la quota provinciale del totale distrettuale (interpolando per il 1910 le quote del 1909 e
1911, e applicando al 1913 la quota del 1912; il residuo è attribuito alla provincia di Chieti, dal 1902
unica altra produttrice nel distretto). Prima del 1891 la serie contiene una stima puntuale per il 1887,
ottenuta dal totale distrettuale detraendo le piccole quantità attribuite alle province di Perugia e di
Chieti; anche quest’ultima è basata sul dato per la forza lavoro ipotizzando una produttività media
C. Le industrie dell’elettricità, del gas e dell’acqua 411
pari a quella del 1891. Le cifre per gli anni 1888-90 sono interpolate. Le cifre per gli anni 1861-
86 sono estrapolate, ipotizzando nel 1865 una produzione di 2,2 milioni di metri cubi (cifra che
permetterebbe alla città di Roma un consumo nel 1865 per abitante censito nel 1871 simile a quello
di Napoli).
La serie per gli Abruzzi (col. 10) è riferita di fatto alla sola provincia di Chieti, a quanto sembra
l’unica produttrice nel cinquantennio considerato. La serie incorpora il dato regionale per il 1865, i
dati provinciali nella statistica del distretto di Roma nel 1891, 1895-1909 e 1911-12, e le stime per gli
anni 1887, 1910, e 1913 appena citate. Sono interpolate le cifre per gli anni 1888-90 e 1892-94.
Le serie per la Campania, le Puglie, la Basilicata e la Calabria (coll. 11 - 14) incorporano i dati
regionali per il 1865. Nel 1891, 1895-96, 1902-09 e 1911-12 sono ottenute sommando i relativi dati
provinciali nella statistica per il distretto di Napoli; nel caso delle Puglie si ipotizza inoltre una crescita
lineare da zero nel 1880 fino al 1891. Nel 1892-94 le stime regionali sono interpolate direttamente;
nel 1897-1901, 1910 e 1913 sono ottenute dai totali distrettuali in base alle relative quote regionali,
stimate negli anni 1897-1901 e 1910 per interpolazione di quelle ottenute per gli anni adiacenti, e nel
1913 pari a quelle dell’anno precedente.
La serie per la Sicilia (col. 15) incorpora il dato regionale per il 1865, e quelli per il distretto di
Caltanissetta, che coincide con la regione, nel 1884, 1891, 1895 e 1899, e dal 1901; le altre cifre sono
interpolate.
In Sardegna pure la produzione di gas illuminante risulta nulla nel 1865. La relativa serie regionale
(col. 16) incorpora i dati per il distretto di Iglesias, che coincide con la regione, dal 1891 (con solo un
lieve ritocco per portare la cifra per il 1893, immutata dal 1891, già al livello poi riportato per il 1894).
Ancora una volta, si ipotizza una crescita lineare da zero nel 1880 fino al 1891.
La Tabella C.014 riporta a sua volta le stime delle quote regionali della produzione di gas, e dunque
del valore aggiunto complessivo, calcolate direttamente dalle cifre nella Tabella C.013 (e ovviamente
dalla loro somma, anno per anno).
Le stime regionali del valore aggiunto a prezzi 1911 sono riportate nella Tabella C.003. Sono
ottenute moltiplicando le quote nella Tabella C.014 per la stima del corrispondente valore aggiunto
nazionale a prezzi 1911 (IIP, Table J.02, col. 13, più Table J.03, coll. 4 e 5, ponderate rispettivamente
per 0,0712 lire/metro cubo, 16,06 lire/tonn., e 13,66 lire/tonn.).
C04. ACQUA
C04.01 Introduzione
Le stime regionali del valore aggiunto a prezzi 1911 nella distribuzione dell’acqua sono, come le
serie nazionali (IIP, cap. J04), somme di stime separate riferite rispettivamente agli acquedotti, e alle
reti di distribuzione locale.
412 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
Come per le stime nazionali si considera a parte l’acquedotto pugliese. Questo inizia a Caposele,
in Campania, e raggiunge le Puglie attraverso la Basilicata.
Il valore aggiunto complessivo attribuibile all’acquedotto pugliese è indicizzato dal capitale totale
investito, che a prezzi 1911 risulta pari a 89,3 milioni di lire a metà 1913 (IIP, Table J.04, col. 2,
trascritta nella Tabella C.015, col. 1). La legge 21 luglio 1911, n. 835 indica il costo complessivo del
canale principale, pari a 60,6 milioni di lire, e i costi unitari, a cielo aperto e in galleria, dei suoi diversi
tratti. Una piantina nell’Enciclopedia italiana, vol. 1, pp. 408-409 illustra a sua volta la lunghezza e
la natura di tali tratti. Sulla base di queste informazioni sembra ragionevole attribuire alla Campania,
con la sorgente e l’8% circa della lunghezza del canale principale, il 25% dei costi, per un costo totale
di 15,15 milioni di lire (quasi 900 lire al metro, comprese le opere di captazione); alla Basilicata, con
un 32% circa della lunghezza, il 45% dei costi, per un totale di 27,27 milioni di lire (circa 400 lire al
metro); e alle Puglie il residuo, ossia il 60% della lunghezza e il 30% dei costi, per un totale di 18,18
milioni di lire (circa 150 lire al metro).
Nell’ipotesi poi che i tratti del canale principale più vicini alla sorgente siano stati costruiti con
qualche anticipo rispetto a quelli più lontani, le stime del capitale investito a metà anno nelle tre regioni
di riferimento (Tabella C.015, coll. 2 - 4) sono ottenute attribuendone il 30% alla Campania e il 50%
alla Basilicata fino al raggiungimento dei totali stimati per queste due regioni; il residuo (investito nel
resto del canale principale, e nelle opere di distribuzione) è attribuito alle Puglie.
Le stime regionali del valore aggiunto (Tabella C.015, coll. 5 - 7) sono a loro volta pari, come
quelle nazionali (IIP, cap. J04), all’8,05% del capitale investito a metà anno.
Le stime della produzione fisica degli altri acquedotti sono presentate nelle Tabelle C.016 - C.019.
Sulla falsariga delle stime nazionali (IIP, cap. J04), alle quali si rimanda per informazioni ulteriori sulle
fonti e sui metodi, distinguono gli altri grandi acquedotti, e gli acquedotti residui.
Le Tabelle C.016 e C.017 sono riferite ai grandi acquedotti. La Tabella C.016 riporta le stime del
loro prodotto complessivo nel 1860, e il prodotto degli acquedotti nuovi, per anno di apertura. Le
stime dal 1860 al 1903 disaggregano la corrispondente stima nazionale (IIP, Table J.05, col. 1). Sono
ottenute dalle Acque potabili 1903, vol. 1, che forniscono dati sulla data di costruzione, la portata, e
la lunghezza di ogni acquedotto censito a quella data; si considerano grandi acquedotti quelli lunghi
almeno 10 chilometri o con almeno 10.000 utenti. Per tenere conto delle economie di scala il prodotto
viene misurato in tonnellate equivalenti-chilometro al giorno, definite come il prodotto della lunghezza
in chilometri e della radice quadrata della portata in tonnellate giornaliere.
Le serie della Tabella C.016 sono estrapolate al 1913 sfruttando le informazioni sugli acquedotti
urbani (nei comuni capoluogo di provincia, o con più di 20.000 abitanti) riportate dall’Annuario città
1934, pp. 476-535. Le serie nella Tabella C.020, riferite agli acquedotti costruiti tra il 1904 e il
1913, sono la disaggregazione regionale della corrispondente serie nazionale (IIP, Table J.05, col. 4),
alla quale si rimanda per chiarimenti ulteriori; non essendo indicata la lunghezza degli acquedotti, si
considera solo la loro portata, in litri equivalenti (la radice quadrata dei litri effettivi) al secondo.
Un litro al secondo corrisponde a 86,4 tonnellate al giorno; la radice quadrata di questa cifra (9,30)
converte litri equivalenti al secondo in tonnellate equivalenti al giorno. Ipotizzando una lunghezza
media di 5 chilometri, i litri equivalenti al secondo della Tabella C.020 si convertono in tonnellate
C. Le industrie dell’elettricità, del gas e dell’acqua 413
equivalenti-chilometro al giorno moltiplicandoli per 46,5. Le stime nella Tabella C.016 dal 1904 al
1913 sono le serie della Tabella C.020, così ponderate, con l’aggiunta nel 1904 delle stime relative ai due
grandi acquedotti indicati per quell’anno dalle Acque potabili 1903 (6 tonnellate equivalenti-chilometro
al giorno in Toscana, 202 in Sardegna), che sfuggono invece all’Annuario città 1934.
La Tabella C.017 riporta le stime del prodotto dei grandi acquedotti; sono ottenute cumulando le
serie della Tabella C.016 dal 1860 fino al 1913, per ottenere delle stime del prodotto a fine anno, e
spostando i risultati in avanti di sei mesi per ottenere le stime finali, centrate sull’anno.
Le Tabelle C.018 e C.019 sono riferite agli altri acquedotti. La Tabella C.018, ottenuta anch’essa
dalle Acque potabili 1903, vol. 1, disaggrega la corrispondente stima nazionale (IIP, Table J.05, col.
2): riporta per gli anni dal 1861 al 1903 il numero complessivo degli acquedotti minori elencati dalla
fonte, distribuiti per anno di apertura, e, per il 1860, tutti gli acquedotti esistenti alla fine di quell’anno.
La Tabella C.019 riporta le stime del prodotto degli acquedotti minori. Dal 1861 al 1903 sono
ottenute cumulando le serie della Tabella C.018, ponderate per la stima nazionale del prodotto unitario
(22,326 tonnellate-chilometro giornaliere per acquedotto), e spostando i risultati in avanti di sei mesi
per ottenere stime centrate sull’anno. Dal 1904 al 1913, in mancanza di informazioni ulteriori, le
stime sono ottenute allocando semplicemente la loro somma implicita (la stima nazionale in IIP, Table
J.05, col. 5, meno la somma delle stime regionali riferite ai soli grandi acquedotti, Tabella C.017), con
le quote regionali stimate per il 1903 dalla stessa Tabella C.019.
La Tabella C.021 riporta le stime del valore aggiunto complessivo degli acquedotti, escludendo
l’acquedotto pugliese, a prezzi 1911. Queste sono ottenute sommando le stime parziali nelle Tabelle
C.017 e C.019, e ponderando le risultanti stime regionali del prodotto reale complessivo per la cor-
rispondente stima nazionale del valore aggiunto a prezzi 1911 per unità di prodotto (52,5 lire per
tonnellata equivalente-chilometro al giorno).
Le stime regionali riferite alle reti locali di distribuzione ricalcano quelle nazionali (IIP, cap. J04),
alle quali si rinvia per i dettagli delle fonti e delle ipotesi di lavoro.
La Tabella C.022 disaggrega la corrispondente serie nazionale (IIP, Table J.06, col. 4), già rico-
struita a livello locale: riporta le stime della lunghezza delle reti delle grandi città, definite come quelle
con più di 149.000 abitanti nel 1901 (Torino; Genova; Venezia; Bologna; Firenze; Roma; Napoli;
Catania, Messina e Palermo). In genere queste incorporano solo pochi dati, tipicamente per il primo
Novecento; le estrapolazioni tengono conto delle date di costruzione degli acquedotti.
Le Tabelle C.023 - C.027 e C.029 sono riferite alle reti degli altri agglomerati; le serie che riportano
escludono dunque le 11 grandi città già considerate. Le Tabelle C.023 e C.024 riportano dalle Acque
potabili 1903 la popolazione servita dagli acquedotti con almeno 10.000 utenti, rispettivamente con, e
senza, distribuzione a privati, distribuita per anno di costruzione dell’acquedotto; disaggregano diret-
tamente le corrispondenti serie nazionali (IIP, Table J.06, coll. 5 e 6). La Tabella C.025 riporta dalle
Acque potabili 1903 la popolazione servita dagli acquedotti con meno di 10.000 utenti, con distribu-
zione a privati, distribuita per anno di costruzione dell’acquedotto; disaggrega anch’essa direttamente
la corrispondente serie nazionale (IIP, Table J.06, col. 7).
Le Tabelle C.026 e C.027 riportano le stime della lunghezza delle reti locali collegate agli acquedotti
rispettivamente con almeno 10.000 utenti, e con meno di 10.000 utenti; disaggregano, fino al 1903, le
corrispondenti serie nazionali (IIP, Table J.06, coll. 8 - 9). Le stime della Tabella C.026 sono ottenute
dalle Tabelle C.023 e C.024, attraverso i seguenti passaggi che ricalcano la procedura di stima della
414 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
serie nazionale. Le cifre annuali della Tabella C.023 sono ripartite su quinquenni, allocandone il 40%
all’anno di costruzione dell’acquedotto e il 15% a ciascuno degli anni successivi, e poi cumulate; le
cifre annuali della Tabella C.024 sono cumulate simpliciter. I risultati di queste cumulazioni sono a
loro volta scontati alzando alla potenza (1903 − t) i coefficienti riportati nella col. 2 della Tabella
C.028, pari a uno più il tasso medio di crescita della popolazione agglomerata tra il 1871 e il 1901 (al
netto di quella nei centri principali delle 11 grandi città di cui alla Tabella C.022: Censimento 1901, vol.
5, pp. 62-63, Censimento 1871, vol. 1, pp. XXII, XXIV-XXV). Le risultanti stime della popolazione
effettivamente servita da quegli acquedotti sono poi ponderate rispettivamente per 0,85 e per 0,20
metri di rete per utente, e sommate. Siccome il tasso di crescita della popolazione è qui differenziato
per regione, mentre non lo è in sede di stima nazionale, la somma delle stime regionali così ottenute
non coincide con la stima nazionale; queste stime sono pertanto riproporzionate per eliminare tale
discrepanza. L’algoritmo genera serie non monotòne; le stime definitive sono ottenute azzerando le
eventuali riduzioni, peraltro talmente piccole da non richiedere un’ulteriore modifica delle altre stime
per mantenerne costante la somma.
Le stime nella Tabella C.027 sono anch’esse ottenute come somme di due elementi. Il primo,
riferito alla rete degli acquedotti (con meno di 10.000 utenti) con distribuzione a privati, è derivato dalle
stime della Tabella C.025, ripartite, cumulate, scontate e ponderate esattamente come le stime della
Tabella C.023 per ottenere la Tabella C.026. Il secondo elemento è riferito alle reti degli acquedotti
residuali. La stima si basa sugli utenti residuali calcolati per il 1903 e riportati nella col. 3 della
Tabella C.028. Questi sono ottenuti detraendo dal totale degli utenti riportati dalle Acque potabili
1903, pp. 468-514 (che comprendono qualche migliaia di persone servite da acquedotti attribuiti
al 1904), gli utenti già considerati (ossia quelli riferiti agli acquedotti delle 11 grandi città, con oltre
10.000 utenti, o comunque con distribuzione a privati; i totali indicati per il circondario e la provincia
di Genova, palesemente errati, sono stati ricalcolati dai dati dettagliati). Queste cifre sono retropolate
in proporzione al prodotto degli acquedotti minori nella Tabella C.019, e poi scontate e ponderate
esattamente come le cifre cumulate ottenute dalla Tabella C.024. Sommando questi due elementi, si
ottengono delle stime preliminari, che vengono infine riproporzionate per sommare al corrispondente
totale nazionale (IIP, Table J.06, col. 9).
La Tabella C.029 riporta le stime complessive delle reti locali, al netto delle 11 grandi città; di-
saggrega le corrispondenti stime nazionali (IIP, Table J.06, col. 8 più col. 9). A tutto il 1903 è la
somma semplice delle stime parziali nelle Tabelle C.026 e C.027. L’estrapolazione al 1913 si basa sui
dati dell’Annuario città, ad es. 1906, pp. 83-84, riportati in sede nazionale (IIP, Table J.07). Que-
sti dati sono riferiti alla lunghezza della rete in 45 città nel 1904, 1906, 1908 e 1911; ma non tutte
sono sempre rappresentate, e comunque il campione che può sembrare adeguato a livello nazionale
non sembra esserlo a livello regionale. Fra l’indicizzazione di ogni stima regionale in base al campione
proprio, e l’indicizzazione di tutte ai tassi delle stime nazionali, si è scelto in questa sede un metodo
intermedio. Primo, in assenza di alternative, si estrapolano le stime per il 1903 al 1904 in proporzione
alla crescita del totale nazionale (3,40% circa). Secondo, si estrapolano le stime per il 1904 al 1911
usando i dati campionari (e le loro interpolazioni geometriche) per i centri cui si riferiscono, ed estra-
polando al tasso di crescita nazionale la parte rimanente del totale regionale. Per la Liguria, ad esempio,
la stima ottenuta per il 1904 è pari a 234 chilometri; i dati disponibili sono riferiti a San Pier d’Arena
(30,4 chilometri nel 1908, 31,5 nel 1911), Savona (rispettivamente 40,8, 41,8, 44,5 e 48,3 chilometri
nei quattro anni campionari), Sestri Ponente (10,4 chilometri nel 1906 e nel 1908), e La Spezia (22
chilometri nel 1908 e nel 1911). Si presume dunque (oltre agli aumenti indicati da queste cifre locali)
una crescita del 3,40% circa nel 1905 e del 3,42% nel 1906 del totale regionale al netto di Savona; del
C. Le industrie dell’elettricità, del gas e dell’acqua 415
7,92% nel 1907 e del 7,96% nel 1908 del totale regionale così ottenuto al netto di Savona e Sestri; del
7,04% nel 1909, del 7,04% nel 1910 e del 7,06% nel 1911 del totale regionale così ottenuto al netto
di San Pier d’Arena, Savona e La Spezia. Terzo, si estrapolano le stime per il 1911 al 1913, usando
di nuovo i tassi di crescita nazionali (7,06% circa in ambedue gli anni). Quarto, si riproporzionano
le stime così ottenute per gli anni 1905-13 per restituire il corrispondente totale nazionale (IIP, Table
J.06, col. 8 più col. 9). In sostanza, la procedura modifica la semplice estrapolazione a tassi uniformi,
che mantiene costanti le quote regionali, per tener conto degli andamenti particolari delle componenti
documentate.
La Tabella C.030 riporta infine le stime complessive delle reti locali, comprese le lunghezze equi-
valenti ai pozzi e alle cisterne; disaggrega anche questa la corrispondente stima nazionale (IIP, Table
J.06, col. 10). Le serie sommano tre elementi, di cui i primi due sono appunto le stime delle reti
effettive nelle grandi città (Tabella C.022) e altrove (Tabella C.029). Il terzo elemento è la stima dei
pozzi e delle cisterne di uso pubblico, tradotti in chilometri equivalenti di rete di distribuzione locale.
I dati sottostanti sono quelli riportati dalle Acque potabili 1903, vol. 2, pp. 704-751, corretti per tener
conto della copertura incompleta della fonte. La correzione operata in sede nazionale direttamente sui
dati nazionali (IIP, cap. J04) si svolge in questo caso sui dati per circondario: dove le cifre indicate
per i pozzi scavati (o, più raramente, per le cisterne) all’interno dell’abitato sono riferite ad un numero
di comuni inferiore a quello dei comuni con tali pozzi (o cisterne), si aumenta proporzionalmente il
numero riportato (ad esempio di 5/3, se il dato copre 3 comuni su 5). Dove la fonte riporta un punto
interrogativo, si stima un numero di pozzi scavati, di pozzi tubolari, o di cisterne proporzionato alla
quota del circondario considerato sul totale provinciale; si attribuiscono così 5 pozzi scavati a Varallo
(Novara), 10 a Tempio Pausania (Sassari), 14 ad Aosta (Torino), 3 a Latisana (Udine) e 22 a Cologna
Veneta (Verona); 16 pozzi tubolari ad Arzignano (Vicenza); e una cisterna a Velletri (Roma), 2 al cir-
condario di Salerno e 16 a Marostica (Vicenza). I totali calcolati sono riportati nella Tabella C.028,
col. 4; questi vengono attribuiti ancora una volta al 1903, convertiti al tasso uniforme di 25 metri per
pozzo (sia scavato che tubolare) o cisterna, estrapolati al 1861-1913 alzando semplicemente alla po-
tenza (t − 1903) i coefficienti riportati nella col. 1 della stessa Tabella C.028, ossia in base alla crescita
della popolazione agglomerata complessiva (dal 1872 al 1901), e infine riproporzionati per restituire,
sommati, il corrispondente totale nazionale incluso in IIP, Table J.06, col. 10.
La Tabella C.031 riporta a sua volta il valore aggiunto complessivo, a prezzi 1911, delle reti di
distribuzione locale; mutuando la stima unitaria nazionale, le serie vengono calcolate come 2.173 lire
per chilometro di rete nella Tabella C.030.
Le stime del valore aggiunto a prezzi 1911 nella distribuzione dell’acqua nel suo complesso so-
no riportate nella Tabella C.004. Sono ottenute sommando le stime parziali riferite rispettivamente
all’acquedotto pugliese (Tabella C.015, coll. 5-7), agli altri acquedotti (Tabella C.021), e alle reti locali
(Tabella C.031).
TABELLE
TABELLA C.001
Industrie dell’elettricità, del gas e dell’acqua: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 420
TABELLA C.002
Elettricità: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 422
TABELLA C.003
Gas: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 424
TABELLA C.004
Acqua: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 426
TABELLA C.005
Potenza degli impianti elettrici alla fine del 1898 428
TABELLA C.006
Potenza dei generatori elettrici di nuovo impianto in un campione di centrali, 1881-1898 430
TABELLA C.007
Potenza degli impianti elettrici commerciali, 1881-1908 432
TABELLA C.008
Potenza dei generatori elettrici di nuovo impianto, 1899-1908 436
TABELLA C.009
Consumo di elettricità per anni fiscali, 1908-1915 444
TABELLA C.010
Potenza istallata degli impianti commerciali alla fine del 1908 e potenza media sviluppata per la
vendita nel giugno 1911 446
TABELLA C.011
Indici del valore aggiunto nella produzione e distribuzione di elettricità, 1861-1913 448
TABELLA C.012
Stime preliminari del valore aggiunto a prezzi 1911 nella produzione e distribuzione di elettricità,
1861-1913 450
418 La produzione industriale delle regioni d’Italia. 1. Le industrie non manifatturiere
TABELLA C.013
Produzione di gas: stime preliminari, 1861-1913 452
TABELLA C.014
Quote del valore aggiunto nella produzione e distribuzione di gas, 1861-1913 454
TABELLA C.015
Acquedotto pugliese, 1861-1913 456
TABELLA C.016
Altri grandi acquedotti: prodotto complessivo a fine 1860 e prodotto degli acquedotti nuovi, 1861-
1913 458
TABELLA C.017
Altri grandi acquedotti: prodotto complessivo, 1861-1913 460
TABELLA C.018
Acquedotti minori: numero complessivo a fine 1860 e numero degli acquedotti nuovi, 1861-
1903 462
TABELLA C.019
Acquedotti minori: prodotto complessivo, 1861-1913 464
TABELLA C.020
Portata degli acquedotti urbani di nuovo impianto, 1904-1913 466
TABELLA C.021
Valore aggiunto a prezzi 1911 degli acquedotti, escluso l’acquedotto pugliese, 1861-1913 468
TABELLA C.022
Lunghezza delle reti di distribuzione locale nelle grandi città, 1861-1913 470
TABELLA C.023
Popolazione servita nel 1903 dagli acquedotti con almeno 10.000 utenti con distribuzione a pri-
vati 472
TABELLA C.024
Popolazione servita nel 1903 dagli acquedotti con almeno 10.000 utenti senza distribuzione a
privati 474
TABELLA C.025
Popolazione servita nel 1903 dagli acquedotti con meno di 10.000 utenti con distribuzione a
privati 476
TABELLA C.026
Lunghezza delle reti locali collegate ad acquedotti con almeno 10.000 utenti, 1861-1903 478
TABELLA C.027
Lunghezza delle reti locali collegate ad acquedotti con meno di 10.000 utenti, 1861-1903 480
C. Le industrie dell’elettricità, del gas e dell’acqua 419
TABELLA C.028
Stime varie riferite alle reti di distribuzione locale 482
TABELLA C.029
Lunghezza complessiva delle reti di distribuzione locale, escluse le grandi città, 1861-1913 484
TABELLA C.030
Lunghezza complessiva delle reti di distribuzione locale, 1861-1913 486
TABELLA C.031
Valore aggiunto a prezzi 1911 delle reti di distribuzione locale, 1861-1913 488
420
Tabella C.001 Industrie dell’elettricità, del gas e dell’acqua: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
(milioni di lire)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
Tabella C.002 Elettricità: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 (milioni di lire)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella C.003 Gas: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 (milioni di lire)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella C.004 Acqua: valore aggiunto a prezzi 1911, 1861-1913 (milioni di lire)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella C.005 Potenza degli impianti elettrici alla fine del 1898 (kW)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
impianti commerciali campione di centrali residuo
totale idr. term. idr. term. totale ass. rel.
Tabella C.006 Potenza dei generatori elettrici di nuovo impianto in un campione di centrali, 1881-
A. Potenza idroelettrica
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
B. Potenza termoelettrica
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
1898 (kW)
Tabella C.007 Potenza degli impianti elettrici commerciali, 1881-1908 (kW, a fine anno)
A. Potenza idroelettrica
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
1881 0 0 0 0 0 0 0 0
1882 0 0 0 0 0 0 0 0
1883 0 0 0 0 0 0 0 0
1884 0 0 0 0 0 0 0 0
1885 0 0 0 0 0 0 0 0
1886 0 0 0 0 0 0 0 0
1887 0 0 0 36 0 0 0 185
1888 0 18 11 98 0 0 0 185
1889 90 18 11 481 0 0 0 185
1881 0 0 0 0 0 0 0 0
1882 0 0 0 0 0 0 0 0
1883 0 0 0 0 0 0 0 0
1884 0 0 0 0 0 0 0 0
1885 62 0 0 0 0 0 0 0
1886 62 0 0 0 0 0 0 0
1887 62 0 0 0 0 0 0 0
1888 62 0 0 0 0 0 0 0
1889 62 16 0 0 0 0 0 0
1890 80 16 0 0 0 0 0 0
1891 80 16 0 0 0 0 0 0
1892 1.382 16 0 0 0 0 0 0
1893 1.382 16 0 0 7 0 0 0
1894 1.385 91 213 0 7 25 0 0
B. Potenza termoelettrica
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
1881 0 0 0 0 0 0 0 0
1882 0 0 0 0 0 0 0 0
1883 0 0 400 0 0 0 0 0
1884 0 0 600 0 0 0 0 0
1885 0 0 800 0 0 0 0 0
1886 0 0 1.431 0 0 0 0 0
1887 0 0 1.431 36 0 0 0 0
1888 0 18 1.431 36 0 260 0 0
1889 262 147 1.431 265 0 448 0 0
1881 0 0 0 0 0 0 0 0
1882 0 0 0 0 0 0 0 0
1883 0 0 0 0 0 0 0 0
1884 0 0 0 0 0 0 0 0
1885 0 0 0 0 0 0 0 0
1886 220 0 0 0 0 0 43 0
1887 504 0 0 0 0 0 173 0
1888 954 0 209 0 0 0 173 0
1889 1.404 0 209 0 0 0 173 0
Tabella C.008 Potenza dei generatori elettrici di nuovo impianto, 1899-1908 (kW)
PIEMONTE
LOMBARDIA
LIGURIA
VENETO
EMILIA
MARCHE
TOSCANA
UMBRIA
LAZIO
CAMPANIA
ABRUZZI
PUGLIE
BASILICATA
SICILIA
CALABRIA
SARDEGNA
Tabella C.009 Consumo di elettricità per anni fiscali, 1908-1915 a (milioni di kW)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella C.010 Potenza istallata degli impianti commerciali alla fine del 1908 e potenza media
(1) (2)
potenza potenza
istallata sviluppata
(dic. 1908) (giu. 1911)
Tabella C.011 Indici del valore aggiunto nella produzione e distribuzione di elettricità, 1861-1913
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
1861
1862
1863
1864
1865
1866
1867
1868
1869
1870
1871
1872
1873
1874
1875
1876
1877
1878
1879
1880
1881
1882 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000
1883 0,000 0,000 0,400 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000
1884 0,000 0,000 0,600 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000
1861
1862
1863
1864
1865
1866
1867
1868
1869
1870
1871
1872
1873
1874
1875
1876
1877
1878
1879
1880
1881
1882 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000
1883 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000
1884 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000
Tabella C.012 Stime preliminari del valore aggiunto a prezzi 1911 nella produzione e distribuzione di
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella C.013 Produzione di gas: stime preliminari, 1861-1913 (milioni di metri cubi)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
Tabella C.014 Quote del valore aggiunto nella produzione e distribuzione di gas, 1861-1913
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
(percentuali)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
a
Il capitale investito e il valore aggiunto sono ovunque nulli prima del 1905.
Fonte: vedi testo, C04.02.
457
Tabella C.016 Altri grandi acquedotti: prodotto complessivo a fine 1860 e prodotto degli acquedotti
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
1865 0 103 0 0 0 0 0 0
1866 0 0 0 0 0 0 0 0
1867 0 0 0 0 0 0 0 0
1868 0 0 0 0 0 0 0 0
1869 0 0 0 0 0 0 0 0
1870 0 0 0 0 33 0 0 0
1871 0 103 0 0 0 74 0 0
1872 0 0 0 0 0 0 0 0
1873 0 0 0 0 0 0 0 0
1874 0 0 0 0 0 215 0 51
1875 0 0 0 0 0 0 0 0
1876 0 0 0 0 0 0 0 0
1877 0 103 0 0 0 0 0 0
1878 0 0 0 0 0 0 0 0
1879 0 0 0 0 0 0 0 0
1880 0 0 0 0 0 0 0 0
1881 415 0 465 0 1.425 0 0 0
1882 424 0 0 0 0 0 822 0
1883 0 103 223 0 0 0 0 0
1884 147 2.758 0 3.179 0 269 0 0
a
Acquedotti lunghi almeno 10 chilometri, o con almeno 10.000 utenti.
b
Prodotto della lunghezza in chilometri e della radice quadrata della portata, in tonnellate giornaliere.
Fonte: vedi testo, C04.03.
459
1865 0 0 0 0 0 0 271 0
1866 378 0 0 0 0 0 8 0
1867 0 0 0 0 3 0 0 1.334
1868 232 0 0 0 0 0 129 0
1869 0 0 0 0 0 0 735 0
1875 0 0 0 0 0 0 0 0
1876 179 0 38 0 0 0 105 0
1877 145 0 0 0 0 0 162 0
1878 28 0 207 185 0 0 0 0
1879 0 0 181 0 0 0 22 0
1880 5.462 0 0 0 0 0 0 57
1881 0 0 0 0 0 0 0 0
1882 427 0 0 0 0 0 1.994 0
1883 232 0 0 0 0 0 0 0
1884 810 0 0 0 0 0 0 665
1900 0 0 0 0 0 368 0 0
1901 0 0 76 0 0 0 323 0
1902 0 233 0 0 0 291 0 0
1903 703 0 0 0 0 130 1.560 0
1904 167 181 0 0 0 0 0 202
1905 0 0 0 0 0 0 832 0
1906 65 0 0 0 0 0 0 0
1907 1.344 0 0 0 0 0 0 0
1908 130 0 288 0 0 0 479 0
1909 0 0 0 0 0 256 0 0
1910 0 51 0 0 0 0 0 0
1911 0 0 0 0 0 0 209 0
1912 0 0 419 0 0 0 0 0
1913 0 0 474 0 0 0 0 0
460
Tabella C.017 Altri grandi acquedotti: prodotto complessivo, 1861-1913 a (tonnellate equivalenti-
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
a
Acquedotti lunghi almeno 10 chilometri, o con almeno 10.000 utenti.
b
Prodotto della lunghezza in chilometri e della radice quadrata della portata, in tonnellate giornaliere.
Fonte: vedi testo, C04.03.
461
chilometro al giorno b )
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
Tabella C.018 Acquedotti minori: numero complessivo a fine 1860 e numero degli acquedotti nuovi,
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
1865 3 0 16 4 0 4 1 1
1866 9 1 3 2 0 7 0 1
1867 6 1 6 0 1 4 0 1
1868 2 2 3 4 0 6 1 1
1869 3 1 2 2 1 3 1 1
1870 14 6 13 5 1 4 3 1
1871 4 1 6 4 0 2 1 0
1872 5 1 5 2 1 3 1 1
1873 5 1 6 1 0 2 1 1
1874 11 1 11 2 0 1 2 0
1875 4 4 5 5 1 2 2 0
1876 6 0 4 1 2 3 2 0
1877 10 2 2 1 1 0 2 2
1878 6 2 9 4 0 6 3 1
1879 9 2 4 6 1 0 1 1
1880 24 0 10 9 2 5 4 1
1881 6 1 11 6 0 2 1 0
1882 13 4 7 8 2 5 3 2
1883 8 1 23 12 0 2 3 1
1884 17 17 20 6 2 5 1 2
1885 14 5 17 8 1 8 4 7
1886 14 13 18 11 2 6 6 6
1887 7 0 16 16 2 6 10 6
1888 13 4 12 14 1 12 9 3
1889 14 5 19 12 5 8 11 4
1890 18 6 18 20 4 20 9 2
1891 7 10 24 20 1 16 8 3
1892 11 6 9 11 2 19 11 9
1893 15 5 18 15 5 20 12 10
1894 19 10 25 28 3 14 6 6
1895 17 6 16 20 7 10 9 5
1896 12 11 19 20 2 12 11 1
1897 17 5 17 25 3 17 7 6
1898 17 8 42 31 10 27 11 6
1899 12 6 20 23 2 15 7 9
1900 22 8 20 21 3 8 5 3
1901 10 6 32 20 7 15 10 12
1902 17 3 31 16 1 14 5 8
1903 14 10 32 45 8 20 5 10
1861-1903
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
1865 4 0 0 0 1 3 1 1
1866 2 3 0 0 0 0 4 1
1867 5 0 0 0 0 0 1 0
1868 0 1 1 1 2 0 2 1
1869 1 1 1 0 1 0 3 0
1870 5 3 5 0 1 0 3 0
1871 3 0 0 3 0 0 1 0
1872 1 0 1 0 0 1 2 1
1873 3 3 3 0 0 0 3 0
1874 0 0 2 0 0 0 2 1
1875 1 0 5 0 0 0 5 1
1876 1 2 0 0 1 0 2 0
1877 1 3 0 0 1 0 1 2
1878 6 1 0 0 1 1 4 1
1879 3 4 3 0 1 0 2 1
1880 3 0 5 0 0 1 3 2
1881 1 6 3 0 1 3 2 0
1882 1 4 7 2 0 3 4 2
1883 2 3 8 0 0 3 3 0
1884 3 5 7 0 0 3 1 2
1885 6 6 5 0 1 2 4 0
1886 12 4 6 0 2 4 5 0
1887 7 10 7 0 4 4 5 2
1888 8 13 2 0 1 7 2 1
1889 12 10 9 0 2 4 1 0
1890 0 12 5 0 1 1 0 1
1891 6 6 18 0 2 3 1 2
1892 6 7 15 0 2 6 1 0
1893 4 13 9 1 1 11 7 0
1894 2 4 13 0 1 10 5 2
1895 4 11 13 0 0 6 10 2
1896 0 9 10 0 1 3 9 3
1897 2 7 8 1 3 12 3 1
1898 9 10 9 0 0 9 12 1
1899 2 10 12 0 2 7 8 0
1900 3 8 5 0 5 18 8 0
1901 3 2 7 1 2 6 8 1
1902 0 11 7 0 0 5 9 2
1903 9 14 11 1 4 11 9 2
464
a
Prodotto della lunghezza in chilometri e della radice quadrata della portata, in tonnellate giornaliere.
Fonte: vedi testo, C04.03.
465
al giorno a )
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
Tabella C.020 Portata degli acquedotti urbani di nuovo impianto, 1904-1913 a (litri equivalenti al
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
a
Escluso l’acquedotto pugliese.
b
Radice quadrata della portata normale in litri al secondo.
Fonte: vedi testo, C04.03.
467
secondo b )
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
Tabella C.021 Valore aggiunto a prezzi 1911 degli acquedotti, escluso l’acquedotto pugliese, 1861-1913
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
(milioni di lire)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
Tabella C.022 Lunghezza delle reti di distribuzione locale nelle grandi città a , 1861-1913 (chilometri)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
1861 20 65 0 0 0 20 0 0
1862 20 67 0 0 0 20 0 0
1863 20 69 0 0 0 20 0 0
1864 20 71 0 0 0 20 0 0
1865 20 73 0 0 0 20 0 0
1866 20 75 0 0 0 20 0 0
1867 20 77 0 0 0 20 0 0
1868 20 79 0 0 0 20 0 0
1869 20 81 0 0 0 20 0 0
1870 20 83 0 0 0 20 0 0
1871 20 85 0 0 0 20 0 0
1872 20 87 0 0 0 20 0 0
1873 20 89 0 0 0 20 0 0
1874 20 91 0 0 0 20 0 0
1875 20 93 0 0 0 20 0 0
1876 20 95 0 0 0 25 0 0
1877 20 97 0 0 0 30 0 0
1878 20 99 0 0 0 35 0 0
1879 20 101 0 0 0 40 0 0
1880 20 103 0 0 0 45 0 0
1881 20 105 0 0 25 50 0 0
1882 20 107 0 0 26 54 0 0
1883 20 109 0 0 26 58 0 0
1884 20 114 0 20 27 63 0 0
1885 20 119 0 40 27 70 0 0
1886 20 124 0 60 28 75 0 0
1887 20 129 0 62 28 79 0 0
1888 20 134 0 64 29 82 0 0
1889 20 136 9 67 30 88 0 0
1890 20 138 14 69 30 95 0 0
1891 30 140 20 71 31 96 0 0
1892 40 142 33 73 31 101 0 0
1893 50 144 42 76 32 106 0 0
1894 60 146 57 78 33 111 0 0
a
Con più di 149.000 abitanti nel 1901.
Fonte: vedi testo, C04.04.
471
1861 71 0 0 0 0 0 22 0
1862 71 0 0 0 0 0 22 0
1863 71 0 0 0 0 0 22 0
1864 71 0 0 0 0 0 22 0
1865 71 0 0 0 0 0 22 0
1866 71 0 0 0 0 0 22 0
1867 71 0 0 0 0 0 22 0
1868 71 0 0 0 0 0 22 0
1869 71 0 0 0 0 0 22 0
1870 71 0 0 0 0 0 22 0
1871 86 0 0 0 0 0 22 0
1872 95 0 0 0 0 0 22 0
1873 109 0 0 0 0 0 22 0
1874 118 0 0 0 0 0 22 0
1875 120 0 0 0 0 0 22 0
1876 124 0 0 0 0 0 22 0
1877 131 0 0 0 0 0 22 0
1878 134 0 0 0 0 0 22 0
1879 141 0 0 0 0 0 22 0
1880 146 0 0 0 0 0 22 0
1881 154 0 0 0 0 0 22 0
1882 161 0 0 0 0 0 22 0
1883 166 0 0 0 0 0 22 0
1884 175 0 0 0 0 0 22 0
1885 194 0 31 0 0 0 26 0
1886 212 0 68 0 0 0 31 0
1887 253 0 85 0 0 0 37 0
1888 282 0 114 0 0 0 43 0
1889 289 0 177 0 0 0 49 0
Tabella C.023 Popolazione servita nel 1903 dagli acquedotti con almeno 10.000 utenti con
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
a
Si esclude la popolazione di città con più di 149.000 abitanti nel 1901.
b
La cifra per il 1856 comprende gli anni precedenti.
Fonte: vedi testo, C04.04.
473
Tabella C.024 Popolazione servita nel 1903 dagli acquedotti con almeno 10.000 utenti senza
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
a
Si esclude la popolazione di città con più di 149.000 abitanti nel 1901.
b
La cifra per il 1856 comprende gli anni precedenti.
Fonte: vedi testo, C04.04.
475
Tabella C.025 Popolazione servita nel 1903 dagli acquedotti con meno di 10.000 utenti con
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
a
Si esclude la popolazione di città con più di 149.000 abitanti nel 1901.
b
La cifra per il 1856 comprende gli anni precedenti.
Fonte: vedi testo, C04.04.
477
Tabella C.026 Lunghezza delle reti locali collegate ad acquedotti con almeno 10.000 utenti, 1861-
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
1861 12 10 0 14 21 127 14 0
1862 12 10 0 14 21 127 14 0
1863 12 10 0 15 21 128 14 0
1864 12 10 0 15 21 128 14 0
1865 12 13 0 15 21 130 14 0
1866 12 14 0 15 22 130 14 0
1867 12 15 0 15 22 131 14 0
1868 12 16 0 15 22 132 14 0
1869 12 17 0 15 22 134 15 0
1870 12 17 0 15 30 134 15 0
1871 12 20 0 15 30 136 15 0
1872 13 21 0 15 30 138 15 0
1873 13 23 0 15 30 140 15 0
1874 13 24 0 15 30 141 15 0
1875 13 25 0 15 31 143 15 0
1876 13 25 0 15 31 144 15 0
1877 13 28 0 15 31 144 15 0
1878 13 30 0 15 31 145 15 0
1879 13 31 0 15 31 145 15 0
1880 13 32 0 15 31 146 15 0
1881 18 33 10 15 31 146 15 0
1882 25 34 13 15 31 147 28 0
1883 28 37 30 16 31 147 33 0
1884 32 43 38 16 31 156 38 0
1885 36 47 46 16 38 159 43 0
1886 38 50 51 43 40 163 48 8
1887 38 53 56 79 43 168 48 12
1888 41 59 56 105 45 172 48 15
1889 45 60 56 125 48 173 48 28
a
Si escludono le città con più di 149.000 abitanti nel 1901.
Fonte: vedi testo, C04.04.
479
1903 a (chilometri)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
1861 0 0 35 2 10 29 56 0
1862 0 0 35 2 10 29 56 0
1863 0 0 35 2 10 29 57 0
1864 0 0 35 2 10 29 57 0
1865 0 0 35 2 10 29 64 0
1866 2 0 35 2 10 29 69 0
1867 2 0 35 3 13 29 72 15
1868 2 0 36 3 13 29 80 21
1869 2 0 36 3 13 30 88 27
1870 2 0 41 3 13 30 89 33
1871 2 4 41 3 13 30 91 39
1872 2 6 46 3 13 30 108 39
1873 2 7 46 3 13 30 118 39
1874 2 9 46 3 13 30 123 40
1875 2 10 46 3 13 30 129 40
1876 2 10 46 3 13 30 137 40
1877 2 10 46 3 13 30 142 40
1878 5 10 53 3 13 30 145 41
1879 5 10 61 3 13 30 150 41
1880 5 10 66 3 13 30 154 46
1881 5 10 70 3 13 30 158 49
1882 5 10 75 3 13 30 172 51
1883 5 10 78 3 13 30 180 53
1884 10 10 78 3 13 30 186 56
1885 12 10 78 3 18 30 210 56
1886 13 10 78 19 20 30 224 56
1887 15 12 87 25 22 30 236 56
1888 17 12 95 31 24 33 249 57
1889 17 12 111 37 26 35 268 64
Tabella C.027 Lunghezza delle reti locali collegate ad acquedotti con meno di 10.000 utenti, 1861-
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
1861 39 20 67 37 7 42 4 14
1862 40 21 68 38 7 42 4 14
1863 40 21 69 38 7 44 4 14
1864 41 21 69 38 7 48 4 14
1865 41 21 71 39 7 50 5 17
1866 42 22 72 39 7 52 5 18
1867 43 22 73 40 7 55 5 19
1868 44 23 74 40 7 58 5 20
1869 44 23 74 40 7 60 5 21
1870 48 24 76 41 7 62 5 22
1871 50 25 77 42 8 62 5 22
1872 52 25 78 42 8 64 6 22
1873 56 26 79 43 8 64 6 22
1874 59 28 80 43 8 66 6 23
1875 62 29 82 44 8 67 6 23
1876 63 29 82 44 8 68 7 23
1877 65 30 83 45 8 69 7 24
1878 66 31 85 45 9 71 7 24
1879 67 33 86 46 9 72 8 24
1880 72 35 88 48 9 73 8 25
1881 74 35 90 49 9 74 8 25
1882 76 37 92 50 9 76 9 25
1883 80 38 94 52 9 78 11 26
1884 85 47 97 54 10 80 12 26
1885 89 54 101 55 13 82 14 27
1886 98 60 106 57 14 85 18 28
1887 105 65 109 59 16 86 20 30
1888 110 69 112 61 17 89 26 31
1889 115 71 115 63 19 92 29 33
a
Si escludono le città con più di 149.000 abitanti nel 1901.
Fonte: vedi testo, C04.04.
481
1903 a (chilometri)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
1861 33 40 54 10 14 32 50 8
1862 33 41 55 10 14 32 51 8
1863 34 41 55 11 15 33 52 8
1864 34 41 55 11 15 33 52 8
1865 37 41 56 11 15 34 53 9
1866 39 42 56 11 15 35 57 9
1867 41 43 56 11 15 35 59 10
1868 43 43 57 12 16 35 61 11
1869 44 43 57 12 17 35 65 11
1870 45 45 58 12 17 35 69 12
1871 47 45 59 13 17 35 70 12
1872 48 45 59 15 17 36 72 12
1873 49 46 60 15 17 36 74 12
1874 50 46 61 15 17 36 76 13
1875 51 46 62 15 17 36 80 14
1876 51 47 63 15 18 36 83 14
1877 52 48 63 16 18 36 85 15
1878 53 49 64 16 19 37 88 16
1879 55 50 64 16 19 37 91 16
1880 56 51 66 16 19 37 94 17
1881 57 52 67 16 20 39 96 17
1882 60 54 70 17 20 41 101 18
1883 63 56 74 18 20 43 104 18
1884 66 58 78 19 20 45 108 21
1885 70 60 82 19 20 47 112 22
1886 79 62 86 19 21 50 117 23
1887 87 65 90 19 23 52 121 24
1888 93 69 93 19 24 55 125 27
1889 101 75 98 19 25 58 128 28
a
Tasso medio di crescita dal 1872 al 1901, più 1,00.
b
Acquedotti con meno di 10.000 utenti nel 1903 e senza distribuzione a privati.
Fonte: vedi testo, C04.04.
483
Tabella C.029 Lunghezza complessiva delle reti di distribuzione locale, escluse le grandi città, 1861-
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
1861 51 30 67 51 28 169 18 14
1862 52 31 68 52 28 169 18 14
1863 52 31 69 53 28 172 18 14
1864 53 31 69 53 28 176 18 14
1865 53 34 71 54 28 180 19 17
1866 54 36 72 54 29 182 19 18
1867 55 37 73 55 29 186 19 19
1868 56 39 74 55 29 190 19 20
1869 56 40 74 55 29 194 20 21
1870 60 41 76 56 37 196 20 22
1871 62 45 77 57 38 198 20 22
1872 65 46 78 57 38 202 21 22
1873 69 49 79 58 38 204 21 22
1874 72 52 80 58 38 207 21 23
1875 75 54 82 59 39 210 21 23
1876 76 54 82 59 39 212 22 23
1877 78 58 83 60 39 213 22 24
1878 79 61 85 60 40 216 22 24
1879 80 64 86 61 40 217 23 24
1880 85 67 88 63 40 219 23 25
1881 92 68 100 64 40 220 23 25
1882 101 71 105 65 40 223 37 25
1883 108 75 124 68 40 225 44 26
1884 117 90 135 70 41 236 50 26
a
Si escludono le città con più di 149.000 abitanti nel 1901.
Fonte: vedi testo, C04.04.
485
1913 a (chilometri)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
1861 33 40 89 12 24 61 106 8
1862 33 41 90 12 24 61 107 8
1863 34 41 90 13 25 62 109 8
1864 34 41 90 13 25 62 109 8
1865 37 41 91 13 25 63 117 9
1866 41 42 91 13 25 64 126 9
1867 43 43 91 14 28 64 131 25
1868 45 43 93 15 29 64 141 32
1869 46 43 93 15 30 65 153 38
1870 47 45 99 15 30 65 158 45
1871 49 49 100 16 30 65 161 51
1872 50 51 105 18 30 66 180 51
1873 51 53 106 18 30 66 192 51
1874 52 55 107 18 30 66 199 53
Tabella C.030 Lunghezza complessiva delle reti di distribuzione locale, 1861-1913 a (chilometri)
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
a
È compresa la lunghezza delle reti equivalenti ai pozzi e alle cisterne.
Fonte: vedi testo, C04.04.
487
Tabella C.031 Valore aggiunto a prezzi 1911 delle reti di distribuzione locale, 1861-1913 (milioni di
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
lire)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
Avvertenza: variando nel tempo sia la denominazione esatta degli enti pubblici, sia il titolo esatto delle
loro pubblicazioni periodiche, i riferimenti bibliografici sono giocoforza illustrativi.
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Acque potabili 1903. Ministero dell’Interno. Direzione generale della sanità pubblica. Inchiesta sulle
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Annuario città (anno). Unione statistica delle città italiane. Annuario statistico delle città italiane (1906
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Roma, 1934.
Annuario finanze (anno). Ministero delle Finanze. Annuario del Ministero delle Finanze del Regno
d’Italia (1862 sgg.), ad annum.
Bilanci comunali (anno). Ministero di Agricoltura, industria e commercio. Direzione generale della
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Bilanci provinciali (anno). Ministero di Agricoltura, industria e commercio. Direzione generale della
statistica. Bilanci provinciali per l’anno... (1863 sgg.), ad annum.
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492
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missione centrale per le case popolari o economiche per l’anno 1914, in Ministero per l’industria, il
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Relazione a S.E. il Ministro dei lavori pubblici sull’andamento dell’amministrazione delle ferrovie
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Relazione S.F.C. (anno). Ministero dei Lavori pubblici. Ufficio speciale delle ferrovie e tramvie e degli
automobili. Relazione sull’esercizio delle strade ferrate concesse all’industria privata (1904-1910),
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Relazione S.F.I. (anno). Ministero dei Lavori pubblici. Direzione generale delle strade ferrate. Rela-
zione sull’esercizio delle strade ferrate italiane (1867-1903), ad annum.
Relazione viabilità 1910. Ministero dei Lavori pubblici. Direzione generale di ponti e strade. Rela-
zione sulla viabilità ordinaria (1910), 2 voll. Roma, 1912.
Relazioni minerarie. Ministero di Agricoltura, industria e commercio. Direzione generale della sta-
tistica. Statistica del Regno D’Italia. Industria Mineraria. Relazioni degl’ingegneri del real Corpo
delle Miniere. Firenze, 1868.
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dell’Esercito, Ufficio Storico.
Statistica mineraria. Ministero di Agricoltura, industria e commercio. Direzione generale della stati-
stica. Statistica del Regno d’Italia, Industria mineraria. Anno 1865. Milano e Firenze, 1868.
Statistica S.F.C. 1922. Ministero dei Lavori pubblici. Ispettorato generale delle ferrovie, tranvie e
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privata, sulle funicolari, sulle tranvie e sulle linee automobilistiche e di navigazione interna. Roma,
1924.
Sviluppo ferroviario. Ministero delle Comunicazioni. Ferrovie dello Stato, Sviluppo delle ferrovie
italiane dal 1839 al 31 dicembre 1926. Roma, 1927.
LE INDUSTRIE NON MANIFATTURIERE:
PRODUZIONE COMPLESSIVA
Avvertenza: le serie della produzione complessiva delle industrie non manifatturiere sono sdoppiate,
come quelle per le sole industrie estrattive, per distinguere il valore aggiunto di queste secondo criteri
industriali (teoricamente corretti) da un lato e convenzionali (omogenei alle stime della contabilità
nazionale) dall’altro. Sono ottenute come semplici somme delle serie corrispondenti riportate nelle
Tabelle A.001, B.001 e C.001 le prime, e nelle Tabelle A.002, B.001 e C.001 le seconde.
496
L’industria non manifatturiera complessiva: valore aggiunto industriale a prezzi 1911, 1861-1913
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
(milioni di lire)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA
L’industria non manifatturiera complessiva: valore aggiunto convenzionale a prezzi 1911, 1861-1913
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
PIEMONTE LIGURIA LOMBARDIA VENETO EMILIA TOSCANA MARCHE UMBRIA
(milioni di lire)
(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16)
LAZIO ABRUZZI CAMPANIA PUGLIE BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA