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Manuale del compressore audio | fabio cisotto

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Manuale del compressore audio | fabio cisotto

INDICE

1. Introduzione
2. Cos’è un compressore
3. Perché usare il compressore
4. I parametri di regolazione
5. Esempi pratici di compressione
6. Suggerimenti per compressare gli strumenti più comuni
7. Tipologie di compressori
8. Tecniche di compressione

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Manuale del compressore audio | fabio cisotto

1. Introduzione
Vi succede di non essere soddisfatti di come suona il vostro mix, perché non
assomiglia neanche lontanamente a quello professionale al quale state facendo
riferimento? Nelle vostre esibizioni live la voce risulta sempre lontana e soffocata
dagli altri strumenti? Questi ed altri problemi o situazioni difficili, possono essere
risolte o comunque aiutate con l’utilizzo di un compressore audio. Ma perché tutto
funzioni dovete sapere bene cos’è e come usarlo. Questo manuale vi aiuterà ad
ottenere buoni risultati ed avvicinarvi a quello che volete sentire ed a capire come
utilizzare, uno dei più importanti strumenti audio, per la dinamica dei segnali. Qui
vedremo come funziona un compressore, ma soprattutto come usarlo e dove. In
quanto molti sanno cos’è un compressore, ma non altrettanti sanno utilizzarlo.

Mi è capitato che alcune persone sono venute da me, chiedendomi se potevo


insegnargli a regolare il compressore, dicendomi che il commesso del negozio, dove
l’avevano acquistato, gli aveva detto di tenere le ‘ manopole ‘ su quella posizione, e
che andava bene più o meno per tutte le situazioni. Direi che potrebbe essere anche
vero, che se impostato in un certo modo, compressa un po’ in tutte le situazioni ma
bisogna vedere quanto e come, in base al segnale che ha in ingresso. Ed aggiungo
che è un utilizzo molto limitante, in tutti i sensi.

Bisogna capire che la compressione è uno strumento di intervento sulla dinamica dei
segnali molto importante e determinante per la resa di un buon mix e master, ma
anche per un utilizzo live. Se un cantante ha un buon compressore regolato bene, la
sua voce non mancherà mai di essere presente in mezzo agli altri strumenti.

Che voi usiate plug in o out board i procedimenti e la logica sono gli stessi. Ci sono
strumenti che necessitano di più l’uso del compressore, come ad esempio la sessione
ritmica ed atri meno, come tastiere e voci. Ma ora vediamo di definire cosa
esattamente fa il compressore al segnale audio in ingresso e capire come e perché
viene utilizzato. Successivamente analizzeremo le parti e le possibili regolazioni per
imparare ad usarlo. Capito questi punti, non sarà difficile spiegarvi i modi e le tecniche

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più produttive per utilizzarlo. E per finire dei suggerimenti su come compressare
alcuni strumenti e le varie tipologie di compressori audio in commercio.

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2. Cos’è un compressore
Un compressore è un dispositivo elettronico che interviene sulla dinamica di un
segnale posto al suo ingresso, restituendo in uscita un segnale cosiddetto
compressato. In pratica è un amplificatore con un valore di uscita inversamente
proporzionale al valore di entrata. Andando a modificare la dinamica del segnale al
suo ingresso, questo dispositivo fa parte quindi della famiglia dei così detti processori
di dinamica. In quanto questo circuito serve a ridurre l’escursione dinamica del
segnale che gli viene inviato. Alcuni per esemplificare lo paragonano ad un correttore
di volume istantaneo (ma non è proprio così). Progettato inizialmente per le
comunicazioni in ambito militare, fu utilizzato subito dopo dalle emittenti radiofoniche
per essere collegato ai microfoni degli speaker e nelle prime esibizioni dal vivo
amplificate, per ridurre eventuali sbalzi del segnale che provenivano dai microfoni, in
modo di avere un segnale stabile e senza picchi distorsivi. Ora nella figura seguente
vi mostrerò un segnale audio prima e dopo la compressione, in modo che possiate
vedere cosa succede alla forma dell’onda dopo la compressione. Sulla prima regione

SEGNALE AUDIO NON COMPRESSATO SEGNALE AUDIO COMPRESSATO

color blu abbiamo il segnale non compressato nella seconda a destra invece a sfondo
marrone, abbiamo lo stesso segnale compressato. Come potete vedere i picchi verso
l’alto e quelli verso il basso si comprimono verso una fascia centrale, togliendo
dinamica al segnale, vengono abbassati i picchi che rientrano in un range di valori in
[dB] che impostiamo sul compressore e verranno abbassati di un valore anche questo
impostabile. Come si vede in figura i suoni bassi o più alti di intensità creati

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volutamente dal musicista per dare “colore” al pezzo si avvicinano di posizione nella
scala dell’intensità del suono, questo rafforza il suono in generale, ma toglie dinamica
agli strumenti. Il compressore audio, viene costruito, con varie tecnologie di
componenti elettronici, che và dalle valvole ai diodi e transistors, ognuno ovviamente
con delle proprie peculiarità tecniche di funzionamento e gestione del segnale,
offrendo caratteristiche e timbriche diverse, selezionabili dall’operatore in base alle
esigenze del caso. Capirete meglio il suo funzionamento e vedrete come impostarne
i parametri di funzionamento nei successivi capitoli.

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3. Perché usare il compressore


Si usa il compressore per un paio di motivi molto importanti. Innanzi tutto per avere
un segnale più omogeneo e stabile senza picchi esagerati ed improvvisi che
andrebbero a creare dei punti di distorsione del segnale, e seconda cosa per avere
un audio più sostenuto, definito e potente. Questi sono i due principali motivi per i
quali si deve usare il compressore audio, ci possono essere anche a altri motivi più
particolari, ma il concetto finale per il quale viene utilizzato, rientra sempre in uno dei
due o in entrambi i motivi che vi ho spiegato prima. Se però venisse utilizzato in
maniera eccessiva, (cioè se si comprime troppo) andrà a deteriorare la qualità audio
del segnale. Quello che prima il nostro orecchio sentiva bello nitido, con una
compressione eccessiva, si sentirà tutto offuscato e confusionale perché tutte le
frequenze si troveranno a lavorare allo stesso livello (armoniche comprese) e questo
creerà un audio indecifrabile. Infatti c’è chi cerca di non usare il compressore, e di
farlo solo in casi di estrema necessità, in quanto soprattutto nella musica classica,
jazz o fusion, nei generi insomma dove i musicisti creano molte dinamiche di suoni
per dare espressività e trasmettere certe sensazioni, l’utilizzo a tappeto del
compressore, toglierebbe anche ad un ascoltatore poco attento, tutte le emozioni ed
il piacere dell’ascolto. Quindi compressare aiuta il segnale audio rafforzandolo e
ridimensionandone i picchi che lo potrebbero mandare in distorsione, ma al prezzo
della riduzione della gamma dinamica.

La gamma dinamica però può essere intesa sotto diversi aspetti, quella chiamiamola
“originale” che il nostro orecchio percepisce tutti i giorni, dal sussurrare di una voce
al rombo del motore di un aereo, con un range totale di 96 [dB]. (Per un compressore
gestire la gamma dinamica del nostro orecchio sarebbe impossibile in quanto è
troppo grande perché possa riuscire a comprimerla) E la gamma dinamica di un
sistema, la quale è rappresentata dal minimo rumore di fondo udibile fino al limite
massimo distorsivo.

< Per esempio, la gamma dinamica di un'orchestra sinfonica è circa 90 [dB], ove si
consideri che l'ascolto avviene in un luogo dove il minimo bisbiglio può arrecare

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disturbo. Un problema legato alla dinamica riguarda i sistemi di amplificazione e


registrazione. Per esempio, nella figura seguente è schematizzata un'onda con
dinamica di 100 [dB], che quando viene registrata su un supporto capace di soli 60

[dB], viene tagliata a meno di ridurne l'ampiezza. Per la musica sinfonica, questa
riduzione (essendo applicata a tutto il messaggio musicale) si traduce in un perdita
dei passaggi più deboli in quanto vengono a trovarsi coperti dal rumore intrinseco del
supporto. Si faccia attenzione che la dinamica non corrisponde al livello di pressione
sonora, bensì alla differenza tra il massimo e il minimo suono percepibile. Per
esempio, la musica rock ha una dinamica limitata a 30 [dB]; tuttavia, l'esecuzione
musicale comprende strumenti che raggiungono elevate pressioni sonore molto
superiori al rumore di fondo. Al contrario, l'orchestra sinfonica con una dinamica di
circa 76 [dB], presenta problemi per le registrazioni su vinile e su nastro magnetico,
e la riproduzione richiede ambienti abbastanza silenziosi.

La figura vista prima mostra anche come gli unici sistemi in grado di restituire la
completa dinamica di un'orchestra sinfonica oltre alla registrazione digitale, sono i
sistemi di registrazione professionale. Mentre con i sistemi amatoriali (esclusi i CD
audio), la dinamica durante la registrazione è ristretta a circa 60 [dB].

I produttori dei dischi vinilici risolvono parzialmente questo problema (legato anche
alle caratteristiche del supporto utilizzato) correggendo la curva di risposta (enfasi) in
modo che durante il playback, un'opposta correzione (de enfasi) restituisca
un'immagine sonora con una dinamica sufficiente. Un intervento più incisivo, in grado
di restituire alla grande orchestra una dinamica simile all'esecuzione originale,

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richiede (per i dischi vinilici e le registrazioni magnetiche) l'uso di costosi espansori


di dinamica.>

Nella riproduzione sonora il suono con meno intensità suona più forte di quello reale
e quello invece più intenso suona meno di quello vero. Facciamo un esempio per
comprendere meglio, ipotizziamo che io abbia una gamma sonora dal vivo (reale) di
suono che va da 10 a 100, applicando la constatazione precedente che se il suono
meno intenso nella realtà può avere un intensità di 10 ma nella riproduzione essendo
più forte magari ha un valore di 30, ragionando allo stesso modo per il suono più forte
nella realtà che ipotizziamo possa valere 80 e nella riproduzione 50. Abbiamo alla
fine come risultato che in riproduzione ho perso una notevole fetta di gamma
dinamica in quanto parto da 30 ed arrivo ad 80, ho perso quindi il 40% della mia
dinamica. Purtroppo la dinamica dei suoni reali non può essere (per il momento)
messa su di un supporto di riproduzione senza venir compressa, quindi sappiate che
dovrete un po’ comprimere la dinamica dei suoni che state registrando o mixando,
all’interno delle limitate capacità del supporto. Nel mondo del digitale le cose però
vanno sempre meglio, avendo questa tecnologia maggiori potenzialità e quindi futuro
ed evoluzione di fronte a sé. In termini di pura dinamica del suono riprodotto, al giorno
d’oggi niente può battere il formato 192/24. Come anche la di dinamica del DVD e
del SACD è nettamente superiore a quella del CD. L’ascolto quindi di musica
registrata con questi nuovi formati ci dà una gamma dinamica più vicina alla reale
rispetto al vecchio analogico. Ed il fonico non deve più compressare tanto quanto
prima. Non dimenticate però di non sottovalutare l’influenza che ha il sistema di
riproduzione, anch’essi comprimono il suono ognuno a suo modo, quindi fate bene i
vostri ascolti prima e dopo la compressione, utilizzando se potete diversi sistemi di
riproduzione, anche se economici o non professionali. E non sbagliatevi mai su
questo concetto: la dinamica del suono non è il volume del suono stesso.

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4. I parametri di regolazione
Alcune aziende che producono compressori audio, hanno arricchito i loro processori
di dinamica con regolazioni diciamo “extra” come conseguenza delle varie evoluzioni
tecnologiche e musicali. Qui vi elencherò e vi spiegherò i parametri standart di
regolazione di un compressore, che sono gli effettivi comandi di regolazione che vi
servono e trovate in quasi tutti i tipi di compressore. Qui sotto un immagine di un plug
in che emula in maniera splendida un compressore che ha fatto storia della azienda
SSLL, come vedete in figura quelle sono le regolazioni che determina il
funzionamento di un compressore che qui di seguito vedremo una ad una.

Threshold (soglia)

Questa regolazione corrisponde al livello di intensità del segnale dal quale si vuole
che il compressore cominci a lavorare. Essendo appunto che stiamo parlando di
intensità di un segnale audio l’unità di misura di questa regolazione è il decibel [dB].
Avremo quindi il risultato che tutti i segnali Vi che posti in ingresso sono superiori al
valore T del threshold verranno compressati. Quindi:

Se Vi > T il segnale da quel valore in sù verrà compressato.

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Gain/Make Up (guadagno)

Comprimendo il segnale in ingresso si ha un guadagno negativo e quindi il segnale


di uscita perderà volume (intensità) questa regolazione serve semplicemente a
contro bilanciare la perdita di guadagno. Per sapere di quanti [dB] devo contro
bilanciare, devo osservare la lancetta (in questo caso) del compressore e vedere la
segnalazione massima che mi dà di compressione ed aggiungere di conseguenza.

Se la lancetta “batte” sui 5 [dB] di livello compressione dovrò dare un valore di gain
pari a 5 [dB] per sopperire alla perdita di guadagno dovuta dalla compressione.

Attack (attacco)

Serve a regolare il tempo che il processore di dinamica deve aspettare (se superata
la soglia di threshold), prima di cominciare la compressione. L’unità di misura
solitamente è indicata in millisecondi [ms] con variazioni di 0,001 secondi.
Solitamente si tiene un valore molto basso, cioè un attacco immediato su strumenti
ritmico percussivi, dove il suono ha un picco di intensità quasi istantaneo, in modo
che la compressione vada subito ad agire impedendo al picco del colpo molto forte
magari dato su di un rullante crei una distorsione. Mentre su strumenti, tipo la chitarra
dove l’attacco è meno immediato e più “morbido” solitamente si tiene un tempo di
intervento meno veloce.

Release (rilascio)

Si regola il tempo per il quale il compressore deve lavorare dal momento in cui è
entrato in funzione. Se il rilascio è immediato tendenzialmente si ha un effetto
confusionale perché “apre e chiude” continuamente la compressione. Se si tiene
troppo lungo il tempo invece si rischia di andare oltre il segnale che si intende

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compressare e di andare in sovrapposizione con il successivo. La regolazione con


per il tempo di attacco è misurato in millisecondi.

Ratio (rapporto)

Serve ad impostare di quanto si vuole comprimere il segnale. Ad esempio se si


imposta una ratio di 2:1 il compressore ridurrà la parte di segnale che va oltre la soglia
threshold di metà del suo valore cioè sarà moltiplicato per ½.

Mentre se il rapporto è di 4:1 avremo una riduzione di 4 volte e così via.

Quindi se:

Valore oltre threshold Ratio Valore dopo compressione


12 dB 2:1 6 dB
12 dB 4:1 4 dB
12 dB 8:1 1,5 dB
12 dB 10:1 1,2 dB

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Graficamente la compressione di un segnale audio viene rappresentata su di un


piano cartesiano dove sull’asse delle ordinate abbiamo il livello di input, mentre sulle
ascisse il livello di output. Qui sotto un esempio:

Ginocchio

si comprende chiaramente che al di sopra la soglia del threshold inizia la


compressione, e il valore di ratio più alto è più rende più forte la compressione fino
a che tende quasi a stroncare tutto quello sopra il threshold, diventando un
limitatore. Ovviamente la compressione con un intervento così netto e preciso dal
punto di threshold, chiamato “ginocchio” ovvero “knee” è solo ideale.

Si può comunque regolare nello specifico questo punto, se si vuole più “soft” meno
aggressivo agiamo sfruttando un attacco più lento e magari utilizzando un
compressore ottico che come caratteristica è più lento nell’intervento di
compressione rispetto agli altri. Se lo vogliamo vicino a come è in figura “hard knee”
utilizzeremo un compressore di tipo VCA con attacco immediato.

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5. Alcuni esempi pratici


Abbiamo fin qui visto cos’è e a cosa serve un compressore poi abbiamo capito perché
utilizzarlo, i suoi parametri di regolazione e come usarli, adesso facciamo qualche
esempio pratico utilizzando delle regolazioni alle estremità dei valori impostabili.

Esempio n° 1

In questo esempio ho estremizzato il threshold impostandolo a -15 [dB] quindi tutto il


segnale che sta al di sopra di quel valore è stato compressato. Il rapporto di
compressione è di 4:1. Come potete vedere in questa immagine che segue: nella
regione blu abbiamo il segnale non compressato, mentre nella regione a destra di
color marrone abbiamo lo stesso segnale che troviamo a sinistra, ma compressato
con i parametri che vedete impostati nella figura del compressore. Il segnale è stato
completamente compressato e ridotto di 4 volte la sua intera grandezza.

Esempio n° 2

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In questo secondo esempio cambiando solo il threshold e lasciando invariati gli altri
parametri vediamo che spostando la soglia da -15 0 [dB] il segnale non risulta più
completamente compressato. Questo semplicemente perché la compressione non
parte più da -15 ma da 0 e quindi lascia invariato tutto quello che c’è sotto i 0 [dB] Se
lo mettessimo in un terzo esempio al massimo del suo valore impostabile cioè +15
[dB] il segnale in ingresso (in questo caso) non verrebbe compressato, rimanendo
identico a quello in ingresso.

Esempio n° 3

Questa impostazione ha un Ratio elevato al massimo possibile da questo


compressore che corrisponde a 10:1 un attacco veloce ed un rilascio lento con una
soglia ben proporzionata ed un gain che controbilancia a pieno la perdita di
guadagno. Come potete osservare il segnale di destra è ben compressato ed i picchi
sono allineati, questa impostazione si può dire che funge da limitatore (limiter).

Si potrebbe andare avanti e farne sicuramente un’altra dozzina di esempi di questo


tipo, ma lascio a voi i successivi, così vi divertite nel fare un po’ di esperimenti ed
analizzare cosa succede, con l’occhio e con l’orecchio.

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6. Suggerimenti per compressare gli strumenti più


comuni
In questo breve capitolo vi ho disegnato una tabella con all’interno dei valori
puramente indicativi, ovvero vanno bene in generale in via di massima. Prendeteli
come i preset dei plug in, <<un logico punto di partenza >>. Quindi se registrate una
batteria, per compressare cassa e rullo impostate il vostro compressore con i dati che
vi ho messo in tabella e da lì iniziate a girarci attorno e provate a sentire dov’è il punto
G del vostro orecchio tirando fuori un sound di batteria potente e realistico.

Strumento Threshold [dB] Ratio Attack [ms] Release [ms] Gain


Cassa 5-8 4:1 - 6:1 3 200

Rullo 5-8 4:1 - 6:1 3 200

Basso 5-10 3:1 - 4:1 20 400

Chitarra 3-8 2:1 - 4:1 20 300

Voce 2-6 2:1 - 4:1 30 250

 Il Gain lo impostate in base al livello di compressione segnalato


dal compressore stesso. (vedi spiegazione del Gain\Make Up
capitolo 4)

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9. Tipologie di compressori
In elettronica ci sono sempre vari metodi e sistemi per costruire un qualcosa, in
quanto è una materia che grazie alle continue innovazioni tecnologiche della
componentistica e dei materiali ci offre di frequente nuove soluzioni. Anche i
compressori nascono costruiti inizialmente in un modo e poi col tempo sono sbocciate
nuove tecnologie e questo ha portato ad avere più famiglie diverse di compressori.

Qui vediamo le 4 principali

1. VCA
2. FET
3. OPTO
4. MU variabile

Ognuna ha ovviamente le proprie caratteristiche di funzionamento che ne definiscono


dei caratteri di suono ben precisi, che andrebbero presi in considerazione per la
scelta dell’utilizzo in certe situazioni al posto di altre. Vediamo ora qualche dettaglio:

VCA (Voltage Controlled Amplifier)


Progettato da David Blackmer nel 1971, fondatore della nota ditta dbx,

il VCA è un amplificatore il cui livello in uscita è proporzionale al livello di ingresso.


Questo tipo di amplificatore ha un livello di controllo dell’amplificazione che varia in
funzione di una tensione continua, tra 0 e 5 [Volt] applicata all’ingresso di controllo
dell’amplificatore stesso. Il segnale quindi viene attenuato proporzionalmente
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all'aumento della tensione di controllo. Questo tipo di compressore è molto veloce


nella risposta e la linearità, affidabilità, la ridotta distorsione e dimensione sono le sue
caratteristiche di pregio fondamentali. Utilizzato soprattutto nei generi musicali più
duri, è comunque un compressore che può essere usato ovunque. Ricordiamo il
primo VCA della dbx l’impareggiabile 160 tutt’ora nella sua versione moderna in
produzione.

Ed un altro bellissimo compressore di questa famiglia è l’API 2500.

FET(Field-Effect Transistor).
Sempre con elettronica a transistor come i VCA. La caratteristica dei FET, è che
hanno un attacco ed un rilascio molto veloci, ottimi quindi per strumenti ritmici e a
percussione. Hanno però di contro una gamma dinamica limitata, e se si esagera con
la compressione, il suono compressato tende a gonfiarsi, pur mantenendo una qualità
accettabile. (effetto pumping) Viene utilizzato infatti anche per compressioni
“creative” grazie a questa sua caratteristica. Ottimo per esaltare riverberi e room size,
ma eccellente anche come limiter.

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Questi sono due compressori FET eccellenti, il primo è una copia dell’universal audio
1176 LN , il secondo è storico fra i FET il quale oltre ai controlli usuali il 1978 è dotato
di quattro switch, che creano diversi tipi di compressione, cambiandone il timbro del
suono. Offre anche un controllo variabile di saturazione con il quale si può aggiungere
distorsione armonica sul segnale.

OPTO (ottico)
E’ un compressore la cui riduzione di guadagno è controllata da una sorgente
luminosa la quale a sua volta và a pilotare un foto resistore. La sorgente luminosa è
pilotata dal segnale continuo di ampiezza in relazione con il segnale audio di
ingresso. Il foto resistore, solitamente lavora in parallelo con il potenziometro del

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rapporto di compressione (ratio) viene a sua volta attivato dall’intensità più o meno
forte della sorgente luminosa ed appunto in relazione con il ratio determina l’entità di
compressione. Per questa sua caratteristica, risulta un compressore dall’attacco più
graduale e molto meno immediato, risultando più morbido ovvero meno aggressivo,
anche perché essendo lento negli attacchi e rilasci va a perdere dei transienti che
non verranno compressati o solo in parte. VI indico qui di seguito forse il più famoso
dei compressori di questa famiglia, Il Teletronix LA-2A, uno dei compressori opto,
interamente valvolare, più indicati per la voce. Inaugurato nel 1965 dalla Teletronix,
l' LA-2A uscì di produzione nel 1969, prima di essere prodotto nuovamente dalla
Universal Audio nel 2000.

µ Variabile

Questo tipo di compressori lavorano esclusivamente con le valvole. Infatti il


termine µ indica il guadagno in tensione della valvola, ovvero la trans
conduttanza. Il tipo di valvole che montano per la compressione sono triodi
la cui caratteristica principale è appunto il valore µ che corrisponde al
rapporto fra le tensioni e correnti all’interno della valvola.

Il
Manley Variable µ Limiter Compressor è un tipico esempio di come si sia
integrato l’uso della valvola a µ variabile con una circuitazione più moderna
Questi compressori sono molto utilizzati per il mastering.

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Le Tecniche di Compressione

In serie

Quando il segnale viene mandato in ingresso del compressore e lo si riprende


direttamente all’uscita . E’ il collegamento classico che di solito si usa in live o in
registrazione. Questo comporta però un processo irreversibile sul segnale. Alcuni
lavorano anche con più compressori in serie, per ottenere compressioni particolari.

IN COMPRESSORE OUT

Parallela

Consiste nel dividere il segnale audio in due percorsi, uno inalterato e l’altro
compresso. Il primo sistema è duplicare la traccia e la copia viene compressa, mentre
l’originale rimane intonsa. Il secondo sistema è sdoppiare il segnale mandandolo con
il send su di un bus dove li inseriremo un compressore. Il primo sistema è ottimo ma
io preferisco di gran lunga il secondo, in quanto si riesce a proporzionare meglio
segnale compressato con originale. Con questa tecnica si riesce quindi a rafforzare
il segnale ed avere la compressione senza perdere completamente la dinamica.

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STEREO OUT

Segnale in INGRESSO

Segnale in USCITA non


compressato

Segnale in USCITA
CANALE BUS compressato

Con il SEND del canale


inviamo ad un BUS il
segnale

In Side-Chain

Esso è un sistema per attivare la compressione su di un segnale B in funzione di un


segnale A. Il

E’ possibile processare il segnale A nel modo in cui ci è più utile lo possiamo infatti
equalizzare per far si che il compressore sia attivato solo da una certa banda di
frequenze. Tutto il segnale verrà compresso ma solo nei momenti in cui la nostra
banda di frequenze scelta supererà la soglia prestabilita. E’ molto utile quando
vogliamo eliminare componenti dinamiche in frequenza che danno fastidio. Ad
esempio il De-Esser, il quale è un compressore il cui segnale di side-chain è stato
equalizzato per rilevare solo le frequenze troppo sibilanti della voce. Quando queste

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frequenze troppo fastidiose generate dalla voce superano una soglia inpostata il side-
chain và ad attivarne la compressione, solo ed esclusivamente in quel momento.

Il side-chain è usato molto anche nella musica dance, tecno, trance ecc. per esaltare
il colpo di cassa, senza alterarne il volume.

Il segnale della cassa viene mandato anche a pilotare in side-chain un compressore


che ad ogni colpo si attiverà andando leggermente a compressare gli altri strumenti,
creandosi così più spazio, solo nel suo momento.

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