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Marco Aloi - marcoaloi1987@alice.

it - 29/11/2019
Editrice Queriniana - via Ferri 75 - 25123 Brescia • Poste Italiane - Spedizione in a.p. - 45% art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Brescia - ISSN 2282-4642

6/2015
RPL n. 313
Novembre-Dicembre
Preghiera e preghiere
Rivista di
Pastorale Liturgica
Direttori: Silvano Sirboni, Riccardo Barile, Marco Gallo
Direttore responsabile: Vittorino Gatti
Collaboratori: Daniele Piazzi (coordinatore),
Alberto Dal Maso, Claudio Doglio, Franco Gomiero,
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In copertina: Cremona, Chiesa parrocchiale della Immacolata Concezione al quartiere Mari-


stella, P. Alquati - A. Galimberti (Studio Biplano Living Concept) 2014.

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RIVISTA DI PASTORALE  LITURGICA
Novembre-Dicembre 6/2015 ◊ Anno LIII ◊ n. 313

Preghiera e preghiere
Studi
A. Torres Queiruga, La preghiera cristiana, oggi 3
La preghiera è un elemento talmente centrale e fondamentale nella vita religiosa da superare qualsiasi
tentativo di darne una definizione precisa. In essa la persona vive in modo consapevole il suo vivo,
ma difficile, rapporto con il divino. Tutto ciò si riflette nella preghiera e allo stesso tempo si configura
grazie al suo esercizio. Essendo presente da sempre in tutte le religioni, assume modalità specifiche in
ciascuna. Non a caso si parla della preghiera cristiana.

L. Balzarin, Pregare nei ritmi del giorno 12


Il tempo che viviamo oggi sembra essere scandito non più da ritmi naturali, ma dagli orari di lavoro,
dai ritmi meccanici dei macchinari, dalla scaletta dei programmi televisivi o, più semplicemente, dall’o-
rologio. In questo contesto la libera preghiera del cuore sembra faticare ad inserirsi e il «pregate senza
interruzione» di 1 Ts 5,17 stonare alquanto. In realtà tra tempo e preghiera si dà una stretta interazione
che può essere attivata oggi come ieri.

G. Cavagnoli, La liturgia delle Ore: problemi aperti 19


Abbiamo posto all’autore tante domande: da chi e come viene usata la liturgia delle Ore? I preti? E
i laici? I contenuti della liturgia delle Ore sono ancora attuali? La sua struttura così com’è si riesce a
pregarla oggi? Dall’articolo emergono problemi e proposte.

E. Segatti, I nuovi gruppi di preghiera 29


L’emergere, il diffondersi e il qualificarsi di gruppi sorti per pregare o in ricerca di preghiera non è
una novità nell’intero percorso bimillenario del cristianesimo. Riveste piuttosto tratti specifici lungo
il variare dei tempi. La preghiera diviene così quasi il luogo privilegiato per manifestarne lo spirito, le
priorità emergenti e non di rado i drammi lungo la storia. Qualcosa di analogo si verifica anche per l’at-
tuale fiorire di gruppi di preghiera all’interno, intorno e persino al di là delle comunità di consolidata
tradizione.

P.A. Muroni, Le pubblicazioni sulla liturgia delle Ore  34


dal concilio Vaticano II a oggi: rassegna critica
I contributi sulla liturgia delle Ore sono caratterizzati da differenti approcci: si va dai contributi di
taglio storico che offrono uno spaccato sullo sviluppo della preghiera della chiesa, ai lavori scientifici
che si soffermano maggiormente sull’analisi delle fonti, specie bibliche, patristiche ed eucologiche, ai
contributi che offrono un approccio maggiormente teologico e a quelli di impianto più pastorale e
spirituale. Tenteremo di offrirne una rassegna, certamente non esaustiva, nei principali studi in ambito
internazionale.

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Schede per la formazione
F. Gomiero, Cantare i salmi 42
I salmi non sono solo delle preghiere da recitare nelle varie situazioni della vita del popolo di Dio e per-
sonali, ma sono prima di tutto dei canti. Il loro contesto normale è la preghiera pubblica, comunitaria,
in famiglia, nella sinagoga e nel tempio, e la forma normale di usarli è quella del canto. Quando sono
entrati nella liturgia cristiana hanno mantenuto queste caratteristiche. Nel corso dei due millenni, però,
qualcosa è cambiato nella consapevolezza dei cristiani.

Sussidi e testi
G. Boselli – L. Monti, I criteri di traduzione del salterio di Bose 57
La consapevolezza che fin dall’inizio ha guidato la traduzione del salterio di Bose è che la cantabilità
di un salmo risiede anzitutto nella musicalità delle parole, nella vocalità del testo e solo in un secondo
tempo nella melodia salmica che viene scelta per salmodiare il salmo. La melodia salmica non fa altro
che porsi al servizio della musicalità del testo e consentire di accedere all’atto del salmodiare.

E. Massimi, Pregare in attesa del Natale 60


La novena di Natale è nata per comunicare ai fedeli quelle ricchezze della liturgia ufficiale a cui non
potevano accedere. La novena proposta ha come destinatari preadolescenti e adolescenti, appartenen-
ti ai gruppi di catechesi parrocchiale, e si compone, come il testo tradizionale, di testi della liturgia
dell’Avvento e delle ferie che vanno dal 17 al 24 dicembre tratti dal Messale Romano, dal Lezionario, e
dalla Liturgia delle Ore.

Cronaca
A. Ghersi, Eucaristia Matrimonio Famiglia.  86
66a Settimana liturgica nazionale

E. Massimi, La liturgia delle Ore: una riforma incompiuta.  89


43a Settimana di studio dell’APL

Indice 2015

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Andrés Torres Queiruga RPL 313
Nov-Dic 2015

La preghiera cristiana, oggi

La preghiera è un elemento talmente centrale e fonda-

S tudi
mentale nella vita religiosa da superare qualsiasi tentativo
di darne una definizione precisa. In essa la persona vive in
modo consapevole il suo rapporto con il divino. Un rap-
porto vivo, difficile da comprendere e da realizzare, ma,
in ogni caso, definito dal modo di essere della misteriosa
realtà alla quale rimanda: come è Dio e cosa vuole da noi e
per noi, quale deve essere la nostra risposta, che effetti ha o
dovrebbe avere sull’esistenza individuale e sulla convivenza
collettiva.
Tutto ciò si riflette nella preghiera e allo stesso tempo
si configura grazie al suo esercizio. Essendo presente da
sempre in tutte le religioni, assume modalità specifiche in
ciascuna. Talvolta, in realtà, costituisce lo specchio che ne
rimanda l’immagine più precisa e il punto più sensibile in
cui si mostra la loro concezione del divino.

1. Dimmi com’è il tuo Dio e ti dirò com’è la tua preghiera

Si parla della preghiera cristiana. L’eccezionale novità


dell’idea di Dio che, dopo il lungo e intenso processo della
tradizione biblica, ebbe il suo culmine nella predicazione
e nella prassi di Gesù di Nazaret, doveva influenzare pro-

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fondamente il modo di pregare cristiano. Si nota già nella domanda
spontanea dei discepoli, quando, nonostante la vicinanza e l’affinità
con il Battista, rilevano la differenza di Gesù: «Signore, insegnaci
a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli»
(Lc 11,1). La risposta è il Padre nostro che, a prescindere ora dalle
questioni storico-esegetiche, nel suo significato ultimo costituisce il
punto più alto della confluenza cristiana dell’immagine di Dio e il
modo di rivolgersi a lui nella preghiera.
Gesù, però, non si limita a questa manifestazione diretta. Egli si
preoccupa costantemente − atteggiamento frutto senza dubbio di
profonda riflessione e di esperienza viva − di segnalare la sua visione
della preghiera e di adeguarla attentamente alle caratteristiche del
Dio che annuncia e del quale vive:

Quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega


il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto,
ti ricompenserà. Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi
credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque co-
me loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima
ancora che gliele chiediate (Mt 6,6-8).

La citazione mostra il duplice aspetto della sua insistenza. Il pri-


mo, di carattere più pratico, indica il comportamento e sottolinea
anche la differenza con alcuni usi e costumi della sua tradizione
religiosa. In questo passaggio segnala la sincerità radicale che, lungi
da qualsiasi ostentazione, cerca solo il contatto autentico con Dio.
Altrove, spesso, definisce aspetti importanti: prima di tutto insiste
sul carattere prioritario dell’interesse per il Regno, che significa con-
siderare l’amore e il servizio agli altri − fratelli e sorelle perché figli
e figlie dello stesso Padre − il criterio fondamentale; propone un
atteggiamento umile, solidale e pentito dei propri errori e peccati,
ben descritto nella parabola del samaritano contrapposto al fariseo;
accentuando l’esigenza profetica tradizionale insegna che la verità
della preghiera è verificata nel modo di vivere, secondo l’intenzione
decisiva di colui che si prega: «Se dunque tu presenti la tua offerta
all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te,
lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con

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____________________________________ La preghiera cristiana, oggi

il tuo fratello» (Mt 5,23s.). E, in conformità al suo esempio di vita,


tutta attraversata dalla luce e dalla forza del suo esercizio orante,
invita alla preghiera incessante che non si interrompe né si scoraggia
di fronte alle difficoltà (cfr. Lc 18,1; 11,5-8).
La seconda insistenza è di carattere più intimo e mostra che il suo
concetto di preghiera ha radici e fondamento ultimi nella nuova
visione del Dio che annuncia. Lo si riscontra nell’apertura stessa
della preghiera: Abbà. A ragione, nonostante ulteriori sfumature
esegetiche, Joachim Jeremias situava qui il nucleo germinale e il
motore intimo della preghiera cristiana. La parola stessa − lette-
ralmente ‘papà’, come indica la sua stessa onomatopea − è usata in
modo molto particolare da Gesù che ci invita ad appropriarcene
come anche nostra, insegnandoci che non preghiamo un creatore
alto e lontano, ma un padre-madre che ci genera per amore. Un Dio,
pertanto, che pensa solo ed esclusivamente al nostro bene, quindi si
preoccupa per noi ‘molto più’ di qualsiasi altro padre terreno (cfr.
Mt 7,11); è attento alle nostre necessità quotidiane, con più evidenza
e cura di quanta ne dimostri nel vestire i fiori e nutrire gli uccelli
(cfr. Mt 6,25-34; Lc 12,22-31). E, soprattutto, concentra la sua mas-
sima preoccupazione sui poveri, sui sofferenti, sugli emarginati e sui
perseguitati.
Per questo il sentimento fondamentale che deve alimentare la pre-
ghiera cristiana è la fiducia senza limiti, la sicurezza di essere sempre
ascoltati e accolti, sempre sostenuti, abitati e animati dal suo amore.
A ragione gli esegeti hanno potuto scrivere:

Dubitare sarebbe fare un torto a Dio, sarebbe non prendere sul


serio la sua divinità, non cogliere la sua natura e quindi anche non
ricevere nulla da lui (Gc 1,7). Il retto pregare è intimamente legato
alla fede, e questo comporta anche la certezza dell’esaudimento.
Questa può essere talmente grande, che il richiedente può addirittu-
ra credere di avere già ottenuto ciò che chiede nel momento stesso
della richiesta (Mc 11,24; 1 Gv 5,15)1.

1
H. Schönweiss, Oración (aitéo), in L. Coenen – E. Beireuther – H. Bietenhard,
Diccionario Teológico del Nuevo Testamento 3, Salamanca 1983, 214 [ed. it., Dizio-
nario dei concetti biblici del Nuovo Testamento, Dehoniane, Bologna 1976, 1391].

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2. Dimmi com’è la tua preghiera e ti dirò com’è il tuo Dio

Questo è ciò che è sempre stato espresso dal principio tradizio-


nale: lex credendi, lex orandi. La preghiera incarna la fede. Dall’im-
magine di Dio rivelata in Gesù nasce la specificità della preghiera
cristiana che si traduce in adorazione, in fiducia, nel sentirsi protetti
e perdonati, nel proposito di donarsi nella solidarietà. Mai nella
storia religiosa umana era stata raggiunta una tale altezza di rispetto
adorante, di compromesso vivo e di fiducia senza limite.
A sua volta, però, la fede si alimenta nella preghiera: lex orandi, lex
credendi. Il modo di pregare esprime e incarna, ma anche assimila e
riconfigura l’immagine di colui che si prega. La coscienza cristiana
si riconosce nella grazia inesauribile della sua eredità, ma la si deve
accogliere e vivere nella storia, cioè esprimerla e assimilarla nelle
condizioni proprie di ogni ambito culturale. E il nostro deriva da un
cambiamento talmente profondo che mostra a ogni passo che alcu-
ni modi di pregare sin da ora risultano non assimilabili. Possiamo
quindi solo pregare ugualmente formulando la preghiera in un altro
modo.
Gesù stesso lo aveva già fatto con l’eredità dell’Antico Testamento,
e la chiesa ha modellato la sua preghiera ufficiale basandosi sulla
modifica che lui ha introdotto. Per questo, continuando il processo,
modificò il modo di pregare i salmi stessi, escludendone alcuni, o
versi di alcuni, dall’ufficio liturgico: non possiamo chiedere a Dio,
professato come Abbà, che sfracelli contro le rocce i figli dei nostri
nemici2. La cultura attuale ha reso urgente la necessità di continuare
la revisione, se vogliamo che la nostra preghiera rifletta oggi il vero
volto del Dio di Gesù.

2
Problema antico e delicato che chiede di distinguere tra studiare o meditare i sal-
mi e pregarli direttamente. In questo caso è necessaria un’attenzione speciale e non
si devono ‘pregare’ alla lettera. In gallego esiste la ‘versione orazionale’ di tutti i sal-
mi in modo che, accogliendo il progresso del vangelo, non siano necessari tagli né
il ricorso ad accomodamenti artificiosi: M. Regal, O Salmos hoxe. Versión oracional
á luz do Evanxeo, Sept, Vigo 2012, con un mio prologo che spiega e ne chiarisce il
senso (Desclée ne ha pubblicato la traduzione in spagnolo: Los Salmos hoy. Versión
oracional a la luz del evangelio, Bilbao 2014).

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Concretamente credo che esista un modo − e solo a questo mi ri-


ferisco − che oggi, senza giudicare il passato, risulta profondamente
disfunzionale perché rimanendo fedele alla lettera si oppone al suo
spirito più decisivo e profondo. Si tratta della preghiera di petizione,
che non a caso è stata definita «prova cruciale della fede»3.
La ripetizione costante e corale delle formule ha fatto in modo che
sembri normale e persino ovvio quello che, in realtà, contraddice
frontalmente il nucleo fondamentale della nostra fede. Prendendo i
termini con un minimo di rigore, ha senso chiedere qualcosa a Dio
che professiamo come colui che, creandoci per amore, non pensa ad
altro che al nostro bene, che ci aiuta continuamente con la sua gra-
zia e ci invita senza sosta ad accoglierlo, in modo che, collaborando
con lui, la trasformiamo in una realizzazione autentica per la nostra
vita e in amore e aiuto per gli altri? E ha senso farlo con parole che
in se stesse − qualunque sia la nostra intenzione soggettiva − parlano
di ‘informarlo’ o, perlomeno, di ‘convincerlo’ perché «si ricordi»,
«abbia compassione» e «si decida» ad aiutarci nella necessità? O
anche supplicarlo che «non si irriti» o «si penta» in modo che non
mandi alcun castigo?
So per esperienza che queste domande, sentite o lette per la prima
volta, possono sorprendere o anche irritare e scandalizzare. Soprat-
tutto perché di solito si percepiscono come motivate dall’incredulità
e volte ad attaccare la fede, e non provenienti dalla preoccupazione
di preservarla e di fare il possibile per conservare il rispetto ricono-
scente e adorante che dobbiamo all’amore infinito di Dio. E con-
viene tenere presente che gran parte dei nostri contemporanei, non
educati alla pietà e alle ripetizioni della preghiera, leggono queste
espressioni nel loro senso ovvio, cioè nel loro significato oggettivo.
Noi stessi possiamo vederlo se, frenando l’inerzia, ci fermiamo a esa-
minare preghiere come questa, sicuramente ripetuta così o in modo
simile in migliaia di chiese: «Perché i bambini africani non continui-
no a morire di fame, ascoltaci, o Signore, e abbi pietà di noi» (questa
risposta dell’assemblea è la più comune in Spagna).

3
G. Greshake – G. Lohfink (edd.), Bittgebet -Testfall des Glaubens, Mainz 1978.
Tratto il problema più dettagliatamente in Recuperar la creación. Por una religión
humanizadora, Sal Terrae, Santander 1997, 20013, 247-294.

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Di fronte a una preghiera simile, in una logica elementare e mini-
mamente onesta, non si può negare che ciò che si implica qui è che o
non prendiamo sul serio la nostra preghiera oppure, se lo facciamo,
i bambini continuano a morire di fame perché Dio non ci ascolta e
non ha pietà. È ovvio che nessuna persona cristiana deduce né am-
mette tale conclusione e che, anzi, non la coglie nemmeno. Ma basta
pensare all’efficacia modellante del linguaggio sullo spirito umano
per capire che il nostro inconscio personale e la nostra cultura col-
lettiva la registrano proprio così. Questo lo sanno bene non solo i
filosofi del linguaggio, ma anche chi si occupa di qualsiasi tipo di
propaganda. Per questo la teologia femminista insiste a ragione sulla
necessità di un linguaggio inclusivo perché la donna non sia invisibi-
le nella chiesa (e si tenga presente che il silenzio è comunque meno
grave della contraddizione diretta).
La cosa curiosa è che, in fondo, questo la teologia l’ha sempre
saputo, perché in realtà lo aveva segnalato Gesù stesso: «Vostro
Padre sa di cosa avete bisogno prima che glielo chiediate». I teologi
riconobbero anche espressamente la difficoltà. Però l’incoerenza
risultava invisibile, perché la riflessione religiosa rimaneva immersa
in due presupposti appena percettibili da parte della cultura con-
temporanea: il letteralismo biblico e il carattere interventista dell’a-
zione divina. La lettera della Bibbia insisteva sulla richiesta e, come
avvertiva san Tommaso, sarebbe «peccato (nefas) credere che in essa
vi sia qualcosa di falso» (STh II, q. 103 a. 4). E pensare che l’azione
divina intervenisse in tutto, dalle malattie alla pioggia, era un’evi-
denza culturale che nessuno metteva in discussione.

3. Pregare oggi il Dio di Gesù

Per noi l’incoerenza si è resa visibile e risulta impossibile igno-


rarla. Non si fa alcun servizio alla fede né si preserva la tradizione
mantenendo spiegazioni che oggi risultano chiaramente artificiose.
Le principali, iniziando con Origene e Tertulliano, passando per
san Tommaso, che arrivano ai nostri giorni, sono due. Sapevano che
− d’accordo con le parole stesse di Gesù − la petizione manca di
senso tanto per informare Dio quanto per convincerlo. Cercarono

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____________________________________ La preghiera cristiana, oggi

però di negare la contraddizione verbale che la petizione implica


ricorrendo disperatamente all’affermazione che le parole vogliono
dire il contrario di quanto affermano: «Chiediamo a Dio ma non
per convincere lui, bensì noi stessi». E davanti alla contraddizione
logica di pretendere di convincere il Dio che sta cercando di convin-
cere noi, si argomenta che lui aveva stabilito sin dall’eternità di far
dipendere il suo aiuto dalla richiesta umana.
Si continua a usare questi argomenti, ma la loro debolezza risulta
tanto ovvia che è necessario rafforzarli con ragioni che, per quanto
vere in sé, non possono superare l’artificio nell’applicazione a que-
sto problema. Si insiste a ragione sul carattere fondamentalmente
‘espressivo e performativo’ del linguaggio della preghiera; ma è
ovvio che questo non ne giustifica l’utilizzo in contraddizione con
la dimensione ‘denotativa’: nessuno insultando dimostra affetto,
né si ringrazia supplicando. Si dice anche che la richiesta risponde
a una necessità umana; ma le necessità si esprimono in situazioni
adeguate: mangiare e implorare sono necessità, ma né si mangia in
ogni occasione, né si implora la compassione di chi ci sta aiutando
con tutto l’affetto.
L’incoerenza, una volta svelata, risulta tanto ovvia che non è raro
uno scivolamento involontario per cui si difende la richiesta con
ragioni che riguardano la preghiera in quanto tale: fiducia, umiltà,
riconoscimento della nostra indigenza e della necessità dell’appog-
gio divino… Qualità che nessuno può negare, ma che non devono
tradursi in petizione se non nelle situazioni che lo esigono: quando,
per esempio, sia necessario blandire qualcuno che, pur potendo,
non vuole aiutare; o che, essendo ricco e potente, ci ignora o ci nega
ciò di cui abbiamo bisogno. Nel caso concreto della nostra relazione
con Dio, però, la richiesta contraddice frontalmente la verità della
situazione. Di fatto la petizione − ripeto, nel suo dinamismo ogget-
tivo, anche contrariamente alla sua intenzione soggettiva − realizza
un’inversione radicale e terribile, mettendo l’uomo al posto di Dio,
sostituendo l’iniziativa umana a quella divina: l’uomo convince Dio
a essere buono e ad agire…
È evidente che oggi, in una cultura tanto acutamente critica, la
resistenza esercitata con questo tipo di motivazioni, lungi dal difen-
dere la fede e preservare l’immagine divina, minaccia di renderle

Marco Aloi - marcoaloi1987@alice.it - 29/11/2019


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non credibili. Ciò potrebbe non essere grave, se si trattasse di una
mera conclusione teorica, ma nella preghiera si configura il nostro
essere, ed essa cerca di adattarlo alla presenza viva di Dio e alla sua
iniziativa salvatrice. Il modo di pregare deve essere la grande scuola
in cui apprendiamo e assimiliamo cosa è Dio e cosa vuole essere per
noi: dimmi come preghi e ti dirò come è il tuo Dio.
Questo interesse strettamente religioso e non la brama di critica
filosofica è ciò rende tanto urgente il problema di rivedere la pre-
ghiera di petizione. In un articolo di Concilium accennai all’esperi-
mento immaginario di un ‘marziano’ che, senza sapere nulla della
religione, partecipa per due domeniche di seguito a un’eucaristia,
ascolta attentamente le numerose richieste di aiuto e le ripetute
suppliche di perdono4. Se poi, da osservatore attento e da psicologo
acuto, cercasse di verificare come è questo essere che viene pregato,
tanto restio al perdono e che da una domenica all’altra non si cura di
dar seguito alle richieste, che immagine di Dio si farebbe? Oggi non
è difficile vedere che molti contemporanei e l’immaginario culturale
di tutti noi non sono molto lontani da quello del marziano.
Si noti, ripeto, che l’argomentazione non si basa su temi esterni
alla fede, né pretende di cedere senza motivo e in modo indiscri-
minato alla cultura attuale. È originata espressamente dalla parte
più intima del cristianesimo: dall’amore infinito, gratuito e sempre
generoso dell’Abbà annunciato da Gesù. La verità è che costa capire
che la teologia non si preoccupa, o lo faccia a malapena, dell’effetto de-
leterio che sta causando sulla nostra visione di Dio un modo di pregare
che continuamente lo supplica di essere ‘misericordioso’ − lui, che
fa sorgere il sole sui buoni e sui malvagi! (Mt 5,45; Lc 6,35) − o di
convincerlo che si decida ad aiutare − lui che non fa altro da «prima
che il mondo fosse» (Gv 5,17)!
Alludo di proposito all’insegnamento di Gesù. Perché è certo che
alcune parole evangeliche, essendo inevitabilmente condizionate
dal loro tempo, traducono culturalmente in petizione la loro fiducia
incondizionata in Dio. Ma anche elementi autenticamente preziosi
e irreversibili del progresso culturale, quali la lettura critica dei testi

4
La preghiera: oltre la petizione, in Concilium 1/2006, 81-97.

10

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____________________________________ La preghiera cristiana, oggi

e la scoperta dell’autonomia mondana, permettono che il nostro


tempo, per molti aspetti così poco incline alla fede, possa rompere
quell’involucro culturale per tradurre religiosamente la sua vera in-
tenzione.
Rinunciare alla petizione non è un invito ad abbandonare la preghie-
ra, ma un appello a pregare di più e meglio. Anche se in modo sche-
matico, vale la pena dimostrarlo segnalando alcuni punti.
Quando si lascia da parte la petizione, la preghiera cristiana rag-
giunge la sua verità radicale e lungi dal negare gli altri valori, li
purifica e li fortifica. Non esiste disposizione all’adorazione, al rico-
noscimento della nostra indigenza, al ringraziamento e alla fiducia
filiale per esprimere tutto il nostro essere davanti a Dio, migliore del
partire dal riconoscimento e dalla confessione esplicita che Dio sta
offrendo il suo amore e sta promuovendo la nostra realizzazione, di
modo che non abbiamo bisogno di sollecitarlo ma di accoglierlo e
che, se qualcosa manca, è sempre da parte nostra e non da parte sua.
Si presenta anche la struttura più intima e si coltiva il dinamismo
misterioso a cui allude san Paolo quando insegna che «lo Spirito
stesso intercede con gemiti inesprimibili» (Rm 8,26). Cioè, in con-
clusione, la preghiera non consiste nell’andare noi a Dio per convin-
cerlo, ma nell’ascoltare, nell’imparare e nello sforzarci di accogliere
ciò che Dio sta suscitando nel nostro essere più profondo: nel la-
sciarsi pregare da Dio.
Infine questo cambiamento, che parrebbe contraddire ciò che dice
la Bibbia, apre la lettura della sua intenzione più profonda e anche
del suo messaggio più evidente. Non costituisce tutta la Scrittura
una chiamata di Dio a noi, un invito all’ascolto adorante e all’acco-
glienza obbediente, alla conversione continua e alla collaborazione
generosa con il suo amore che da sempre agisce e si dona per la
salvezza di tutti i suoi figli e le sue figlie? Tutte le parole che nella
Bibbia sembrano andare dall’essere umano a Dio, nella loro realtà
autentica e nella loro realtà profonda sono sempre la risposta all’ini-
ziativa incondizionata del suo amore.

11

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Lara Balzarin

Pregare nei ritmi del giorno

Uno dei documenti neotestamentari più antichi conserva al suo


interno l’esortazione adialéiptōs proséuchesthe; si tratta del monito
– non l’unico – di Paolo, con Silvano e Timoteo, ai cristiani di Tes-
salonica (1 Ts 5,17) prima di avviarsi alle conclusioni della sua prima
lettera: «Pregate senza interruzione». Con ogni probabilità il lettore
odierno tenderà a cogliere un invito a pregare sempre, ininterrotta-
mente, non tardando molto o a soprassedervi, liquidandolo lì per lì
come anacronistico, o tuttalpiù a far proprie le parole di Tommaso
d’Aquino: Sed quomodo potest hoc esse1? Cercando di afferrarne
la spendibilità per l’oggi, si intende ora farsi attenti uditori dell’e-
spressione paolina per coglierne il raffinato movimento interno. Si
osservi che Paolo non si limita a raccomandare la sola esecuzione
del pregare, affidandola così alla libera gestione dei destinatari – in-
fatti, l’esortazione non suona semplicemente: proséuchesthe; inoltre,
Paolo lega quest’azione soltanto ad un indicatore temporale e nel
farlo opta per l’avverbio adialéiptōs. Quanto qui si profila è allora
una relazione particolare tra tempo e preghiera che mostrerà le ca-
ratteristiche di una interazione ad una messa in chiaro dei termini in
questione.

1
Thomas Aquinas, Super primam epistolam ad Thessalonicenses lectura, 130, in
Id., Commento al corpus paulinum (Expositio et lectura super epistolas Pauli Apo-
stoli), V, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 2008, 108.

12

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___________________________________ Pregare nei ritmi del giorno

1. Tempo e preghiera

Nell’immediato la parola tempo rimanda all’esperienza umana


che si fa del tempo stesso, capace com’è di coglierne gli orizzonti
infiniti nel futuro e nel passato. Questo tipo di tempo, che è proprio
dell’essere umano pensante, è indicato da J.T. Fraser con il nome di
nootemporalità2. La mente umana riesce dunque a com-prendere il
mondo dilatandolo nelle aspettative del futuro e nelle ritenzioni del
passato, esperendone tensioni ed impressioni che stimolano l’im-
minente presente. È un dinamismo che tuttavia si ritrova a duellare
senz’armi con la consapevolezza della sua fine. Conoscere il tempo
umano significa scoprirlo già minato alla base, seminatore di insta-
bilità ed inquietudine. Eppure gli esseri umani hanno cercato di
guardare in avanti, di costruire dei ponti con l’al di là della morte 3
e con l’al di fuori del proprio tempo, troppo ingrato4: dalla terra al

2
Cfr. J.T. Fraser, Il tempo: una presenza sconosciuta, Feltrinelli, Milano 19922, 22.
Una riflessione di più ampio respiro sulle accezioni di tempo ne scoprirebbe altri
tipi: la atemporalità dell’universo della luce, la prototemporalità del mondo delle
particelle, l’eotemporalità senza presente della fisica macroscopica, la biotempo-
ralità del mondo animale limitata nei suoi orizzonti temporali, cfr. ibid., 184; e non
tralascerebbe le speculazioni filosofiche almeno occidentali al riguardo: «I filosofi
qui si sono esercitati come in una palestra a dimostrare il diverso modo di vivere e
di esperire il tempo. Da Agostino a Husserl, da Bergson a Heidegger c’è stato un
continuo ripensamento del tempo ‘interiore’, delle ‘estasi temporali’, del continuum
esperienziale del nostro vivere secondo una memoria e un progetto»: A.N. Terrin,
Il rito come scansione del tempo. Per una teoria del rito come “indugio simbolico”, in
Liturgia delle ore. Tempo e rito, Atti della XXII Settimana di Studio dell’Associazio-
ne Professori di Liturgia. Susa (TO), 29 agosto - 3 settembre 1993, C.L.V. - Edizio-
ni Liturgiche, Roma 1994, 18.
3
Lo attestano già le prime sepolture dei defunti, risalenti a circa 50.000 anni fa:
gli antichi riti esequiali hanno sempre celebrato una transizione nella continuità del
tempo, e non una fine senza appello, cfr. J.T. Fraser, Il tempo: una presenza scono-
sciuta, cit., 23.
4
«Le religioni si sono sempre dimostrate in qualche modo insofferenti del tempo
e della sua impietosa precarietà. Le religioni sono nate per contrastare la corrosio-
ne e l’umiliazione che gli esseri subiscono nel tempo e hanno posto una barriera
e combattuto il tempo facendo echeggiare nel mondo un grido di salvezza dalla
contingenza e dalla precarietà temporale»: A.N. Terrin, Il rito come scansione del
tempo, cit., 22.

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cielo, dal finito all’infinito, sta allora lo slancio del cuore, che nella
preghiera cerca di curare la sua ferita.
Intuitivamente la preghiera si profila come comunicazione tra
umano e spirituale, ammettendo tutta la provvisorietà di una tale
definizione5. Tuttavia, nella sua attuazione, essa è propriamente un
atto linguistico che, in quanto tale, vanta in sé il potere performati-
vo del linguaggio e pertanto ha potere operativo6. «Il linguaggio è
un movimento che ha uno scopo e un effetto: è sempre, in ultima
analisi, uno strumento d’azione che agisce esprimendo idee e senti-
menti che le parole traducono all’esterno ed a cui danno sostanza»7
e questo fa partecipare la preghiera della natura del rito, secondo M.
Mauss: la preghiera «è un rito in quanto è un atteggiamento preso,
un atto compiuto di fronte a delle cose sacre. La preghiera si rivolge
alla divinità e la influenza, è fatta di movimenti concreti dai quali ci
si aspetta dei risultati»8 (già G. van der Leeuw sostiene che «prega-
re, è esercitare la forza»9).
Colta la forza rituale della preghiera, nonché captata la sua ragion
d’essere nel tempo, si potrà tornare all’esortazione paolina, aven-
done previamente individuato la concezione del tempo sottostante.
Alludo alla concezione escatologica di tempo della visione cristiana10,
secondo la quale i tempi avranno il loro pieno compimento nel Ri-
sorto:

5
Cfr. A.N. Terrin, Preghiera ed esperienza religiosa. Per una fenomenologia del
credere, Cittadella, Assisi 2014, 25-28. «La preghiera, per sua essenza e per defini-
zione, non può mai essere compresa pienamente dall’‘esterno’, per lo stesso motivo
per cui non può essere sottoposta a un’analisi scientifica. È qualcosa di troppo per-
sonale. Sarebbe come voler strappare i petali a una rosa con l’intento di studiarla
meglio. Il pregare dell’uomo è costituzionalmente legato all’intimità dell’esperienza
religiosa stessa, al punto che ogni dissociazione da questa, comporta una specie di
‘profanazione’»: ibid., 26.
6
Cfr. S.D. Gill, Preghiera, in M. Eliade (ed.), Enciclopedia delle religioni, 2: Il
rito. Oggetti, atti, cerimonie, Marzorati - Jaca Book, Milano 1994, 429s.
7
M. Mauss, La preghiera e i riti orali, Morcelliana, Brescia 1997, 6.
8
Ibid.
9
G. van der Leeuw, Fenomenologia della religione, Boringhieri, Torino 1975, §
62, 1, 330.
10
Per una panoramica delle concezioni religiose del tempo cfr. A.N. Terrin, Il
rito come scansione del tempo, cit., 22-29.

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___________________________________ Pregare nei ritmi del giorno

il tempo è il tempo della fine. Ha come sua funzione costante il


tempo lineare e ascensionale. In questo quadro quello che viene
ritenuto essere l’unico tempo importante è quello che annuncia
l’annullamento del tempo. Viviamo nel tempo ‘penultimo’, siamo in
attesa della fine11.

È il grande tema, questo, della parusía di Cristo, che buona parte


dei primi cristiani – Paolo compreso – attendeva da un momento
all’altro e il cui momento sollecitava numerosissime speculazioni.

2. L’interazione tra tempo e preghiera

Il contesto ‘temporale’, che avvolge la prima lettera ai Tessalonicesi


e non solo, come si può intuire poteva stimolare i cristiani a bramare
la conoscenza precisa della fine dei tempi. Questa tendenza per Pao­
lo non ha senso perché essi sanno già perfettamente che «come un
ladro di notte, così verrà il giorno del Signore» (1 Ts 5,1s.). Il ritorno
glorioso di Gesù Cristo alla fine dei tempi avverrà quando meno
lo si aspetta: «Al posto di perdere tempo ed energie in previsioni
inutili a questo riguardo, vale la pena comportarsi in modo tale da
essere pronti ad incontrare il Signore glorioso»12. Ora, con questa
immagine, sembra che Paolo più che sostenere l’imminenza della
parusía, ne sposti in avanti la realizzazione. E questo si traduce di
fatto nell’assumere appieno l’esistenza cristiana giorno dopo giorno,
affinché l’arrivo di quel giorno non sorprenda affatto. L’assumere
appieno non significa qui sentirsi cristiani nel sapere teorico, bensì
esserlo diventati fattualmente13 e ciò in funzione di una relazione
(attuata e non pensata) con Dio costante, ovvero giorno dopo gior-
no. In questo moto circolare continuo, proprio di chi vive la fede, il

11
Ibid., 26.
12
F. Manzi, Prima lettera ai Tessalonicesi, in B. Maggioni – F. Manzi (edd.), Lette-
re di Paolo, Cittadella, Assisi 2005, 1128.
13
Cfr. U. Regina, Dal tempo cristiano alla filosofia della religione. Heidegger
interprete delle Lettere di san Paolo, in A. Molinaro (ed.), Heidegger e San Paolo.
Interpretazione fenomenologica dell’Epistolario paolino, Urbaniana University Press,
Città del Vaticano 2008, 68s.

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tempo dell’attesa non è più un tempo temuto, pervaso da insicurez-
za ed inquietudine; è piuttosto un ‘tempo sedato’ con la circolarità
giornaliera – e non necessariamente oraria14 – dell’azione, sempre
in vista di: «Nel rito, considerato come espressione di un intervallo,
di un indugio, non si fugge dal tempo ma si trattiene il tempo con il
tempo»15.

3. Interazione ‘secolarizzata’?

Questo ci permette di intuire come anche la preghiera possa in-


tervenire attivamente sulla linearità del tempo cronologico eserci-
tando la sua potenzialità rituale in forza dell’osservanza del ritmo16
– ovvero, giorno per giorno – eppure non in modo esclusivo. Se vi è
qualcosa che è ostile e improponibile al mondo del rituale, questa è
l’impazienza, la fretta, il tempo segnato dall’orologio. Ed è proprio
questo il tempo che viviamo, quali figli della tecnica:

un tempo ‘elettricizzato’, veloce, velocissimo, scandito dal ritmo


incalzante delle macchine, dall’orario di lavoro, dal telegiornale
della sera, dall’arrivo del treno e dalla partenza dell’aereo. Siamo
condizionati dal ‘tempo del mercante’ o dallo spostamento delle
lancette dell’orologio che occorre fare nei viaggi intercontinentali
quando l’ora oscilla a seconda delle latitudini e dei meridiani. Noi

14
L’avverbio che accompagna il proséuchesthe di Paolo, adialéiptōs (costantemen-
te), non rimanda propriamente all’osservanza delle tre ore stabilite per la preghiera
quotidiana del mondo ebraico, cfr. R. De Zan, Il Tempo della preghiera nel Nuovo
Testamento, in Liturgia delle ore. Tempo e rito, cit., 98-101; va piuttosto legato
all’insegnamento di Gesù che invitava a pregare sempre, da intendersi nel senso
non di una preghiera ininterrotta bensì di una preghiera costante nel tempo, perse-
verante: l’1 Ts 5,17 non intende «una ‘preghiera incessante’, ma un comportamento
corrispondente al […] “pregare notte e giorno con la massima insistenza” (1 Ts
3,10), di Paolo, che contemporaneamente […], ‘notte e giorno’, attendeva anche al
lavoro (1 Ts 2,9; 2 Ts 3,8)», G. Stählin, cÓra, in G. Kittel (ed.), Grande Lessico
del Nuovo Testamento 15, Paideia, Brescia 1988, 746.
15
A.N. Terrin, Il rito come scansione del tempo, cit., 31.
16
Cfr. G. van der Leeuw, Fenomenologia della religione, cit., § 62, 2, 330-331.

16

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non sappiamo più che cosa sia il tempo all’infuori di quello contato
e misurato sui nostri orologi, dai secondi, dai minuti, dalle ore […].
A pari, il giorno non è più scandito dall’aurora, dal mezzogiorno,
dal tramonto del sole, dalla campana della sera, ma dai ritmi di
lavoro e da un ‘tempo sociale e lavorativo’ che abbiamo accettato
passivamente e a cui obbediamo ciecamente17.

Su questo tempo, tipico della post-modernità tecnologica, ha in-


ciso e incide profondamente il fenomeno dei new media. Tra quelli
tradizionali, il fenomeno televisivo stabilisce un suo calendario in
cui riordinare il tempo sociale attraverso il palinsesto. Questo è
essenzialmente un framework organizzatore della programmazione
televisiva quotidiana, settimanale e annuale che ha il suo principio
regolatore nei ritmi del tempo sociale. Tuttavia, proprio in forza
della sua azione strutturante, che conferma, riproduce, e talvolta
rimodella e ridefinisce gli stessi ritmi del tempo sociale, il palinsesto
concorre in misura notevole a condizionarne l’organizzazione18.
Nel flusso palinsestuale, inoltre, i media events (per esempio, olim-
piadi, mondiali, elezioni presidenziali ecc.) creano tempo condiviso
a livello di villaggio globale19, in modo analogo a quanto avviene nei
villaggi locali delle diverse popolazioni, in occasione delle festività
religiose particolarmente rilevanti20. Ancora maggiore è poi l’influs-
so esercitato dai new media più avanzati o digitali che hanno favori-
to la costruzione di mondi virtuali nonché di tempi virtuali, capaci
di assorbire il cosiddetto tempo reale.
In questo contesto ‘secolarizzato’ la preghiera può ancora vantare
la sua forza attiva sul tempo? La risposta può essere affermativa solo

17
A.N. Terrin, Il rito come scansione del tempo, cit., 16-17.
18
Cfr. G. Bonaccorso – A. Grillo, La fede e il telecomando. Televisione, pubblici-
tà e rito, Cittadella, Assisi 2001, 110-111; M. Buonanno, Palinsesto, in F. Lever – P.
C. Rivoltella – A. Zanacchi (edd.), La comunicazione. Il Dizionario di scienze e
tecniche, Rai-Eri - ElleDiCi - Las, Roma - Leumann 2002, 859.
19
Accostamento usato dal mediologo canadese H.M. McLuhan per esprimere
il mondo innovato dalle tecnologie delle comunicazioni; in funzione di queste, il
nostro pianeta non sarebbe più caratterizzato dalle enormi dimensioni e distanze
bensì dall’annullamento di queste in modo simultaneo.
20
Cfr. G. Bonaccorso – A. Grillo, La fede e il telecomando, cit.,116-117.

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Queriniana
novità
se non si trascura la sfera emotiva. L’adialéiptōs proséuchesthe in 1
Ts 5,17 non circoscrive allora un dovere o una formula da applica-
re, quanto un modo di essere di coloro i quali, nell’essere-divenuti
cristiani, vivono l’emozione della loro vita attuale (= sanno già per-
fettamente).

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VIVERE IL LUTTO
SIGNIFICA AMARE
Vivere le nostre relazioni al di là della morte

«In queste pagine desidero innanzitutto esaminare brevemente la


natura del lutto e le sue diverse fasi. Parlerò poi della consolazio-
ne e dell’accompagnamento delle persone in lutto. Da ultimo, mi
chiederò come possiamo dare al lutto una patria nel nostro cuore
e nella nostra vita» (Anselm Grün). Un libro che offre conforto e
supporto in tempi difficili. E che propone, a beneficio del lettore,
numerosi rituali da realizzare.

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Gianni Cavagnoli

La liturgia delle Ore: problemi aperti

Il dettato di Principi e norme per la liturgia delle Ore (= PNLO)1


è perentorio, ricalcando alla lettera la Sacrosanctum concilium (=
SC): «La liturgia delle Ore, come tutte le altre azioni liturgiche, non
è un’azione privata, ma appartiene a tutto il corpo della chiesa, lo
manifesta e influisce in esso» (n. 20). Si evidenzia così il motivo per
cui da Breviario – nome che si riferiva a un’operazione più che altro
pratica di riduzione della lunghezza dell’ufficiatura2 – si è passati
a una vera e propria liturgia, cioè azione di tutto il popolo di Dio,
soprattutto quando la celebrazione è compiuta dalla chiesa locale
con il proprio vescovo e il proprio presbiterio. È allora che in essa è

1
Principi e norme per la liturgia delle Ore (02.02.1971), in Enchiridion Vaticanum
4, Dehoniane, Bologna 1978, 133-424.
2
Annota un esimio studioso al riguardo: «La riforma venne intesa come edizione
purgata dei libri correnti dell’Ufficio, anche se, in realtà, fu qualche cosa di più in
diversi settori. Possiamo descrivere più in dettaglio l’opera della riforma tridentina
sintetizzandola nelle seguenti tre voci: abbreviazione, correzione, nuova regolamen-
tazione. Soprattutto per il clero, la mancata recita dell’ufficiatura era sanzionata
dalla pena del peccato. Ecco perché Pio V ne tolse anzitutto l’incubo, sgravandone
le coscienze. Così si afferma, infatti, nella bolla Quod a nobis, riportata sempre nei
vecchi Breviari: “Noi, a motivo delle varie mansioni di questa vita, usando indul-
genza verso le occupazioni di molti, abbiamo ritenuto che si dovesse rimuovere
appunto il pericolo del peccato da quella prescrizione”»: V. Raffa, Dal Breviario del
Quignonez alla Liturgia delle Ore di Paolo VI, in Aa.Vv., Liturgia delle Ore. Docu-
menti ufficiali e Studi, ElleDiCi, Leumann 1972, 320-324.

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veramente presente e opera la chiesa di Cristo, una, santa, cattolica
e apostolica.
Lo statuto di liturgia è perciò evidenziato anche dal momento
puramente orante, in quanto conferisce la garanzia della presenza
‘reale’ di Cristo (cfr. SC 7), convalidata dalla promessa evangelica:
«Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a
loro» (Mt 18,20).
L’altra componente esigita dal concilio Vaticano II ed esplicitata
dalla peculiarità stessa del nome di questa prassi liturgica è la verità
oraria (liturgia delle Ore), richiamata dai già citati PNLO, che rical-
cano il dettato della costituzione liturgica, giustificandolo appieno:
«Poiché lo scopo dell’ufficio è la santificazione del giorno, l’ordina-
mento tradizionale3 delle ore sia riveduto, in modo che le ore, per
quanto è possibile, corrispondano al tempo vero (veritas temporis)»
(SC 88).
Con una specificazione che, già in se stessa, supera il problema
del peccato inflitto nell’epoca tridentina: «Contemporaneamente
si tengano presenti le condizioni della vita odierna in cui si trovano
specialmente coloro che attendono alle opere apostoliche» (SC 88).
È questa asserzione a costituire il criterio interpretativo delle presen-
ti riflessioni che intendono rivisitare, pur salvaguardando la purezza
originaria dell’insegnamento del concilio Vaticano II, la prassi attua-
le nelle sue problematiche emergenti, a distanza di più di 50 anni
dalla SC.

1. Preghiera/liturgia ecclesiale

L’avvincente immagine manzoniana di don Abbondio che, sul


far della sera di un giorno novembrino, «diceva tranquillamente il
suo ufizio, e talvolta, tra un salmo e l’altro, chiudeva il breviario,
tenendovi dentro, per segno, l’indice della mano destra, e, messa poi
questa nell’altra dietro la schiena, proseguiva il suo cammino, guar-

3
«Cursus Horarum traditus» (SC 88), cioè ‘consegnato’ dalla tradizione: è lo stes-
so verbo utilizzato per l’eucaristia.

20

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_____________________________ La liturgia delle Ore: problemi aperti

dando a terra. Aperto poi di nuovo il breviario, e recitato un altro


squarcio, giunse a una voltata della stradetta, dov’era solito d’alzar
sempre gli occhi dal libro, e di guardarsi dinanzi»4, è senza dubbio
sintomatica di una prassi dei tempi che furono, allorché ‘recitare
il breviario’ veniva per lo più assolto come obbligo, sotto pena di
peccato. Ed era sbrigato a qualsiasi ora del giorno, prima però della
mezzanotte, tant’è che non era difficile cogliere sulla bocca dei re-
verendi l’affermazione sconsolata, magari a sera ormai tarda: «Sono
ancora a mattutino, a lodi…».

1.1. Insieme con il popolo di Dio?

Per onestà molti passi sono stati compiuti e, oltre al rispetto della
verità oraria, si compiono sempre tentativi per una recita comunita-
ria almeno delle due ore-cardine dell’ufficiatura, Lodi e Vespri, tra
più presbiteri o anche con laici. Dove c’è assenza di presbitero la
celebrazione di Lodi e Vespri può essere presieduta da un diacono o
da un laico, magari con la distribuzione dell’eucaristia: simile prassi
si va diffondendo.
Il problema di fondo che sorge nell’orizzonte ecclesiale è, però,
duplice. Anzitutto, a livello presbiterale, tale preghiera, nella sua
impeccabile scansione oraria, dando per scontato che sia il più pos-
sibile ‘osservata’, a quale ‘titolo’ viene adempiuta? Soltanto – come
si insegnava un tempo – per ‘deputazione’ o ‘rappresentanza’ del
popolo di Dio, come sembra ancora prospettare PNLO 24? Oppure
si tratta di vivere un momento di intensa comunione ecclesiale, anche
se fisicamente si è soli, convalidato dal fatto che si prega sempre in
prima persona plurale?
Del resto, la differente formulazione della domanda, rivolta ai
diaconi in merito, tra la prima e la seconda edizione del Pontificale è
quanto mai sintomatica5.

4
A. Manzoni, I Promessi sposi, cap. I, Sansoni, Firenze 1964, 11.
5
Nella prima edizione (1979) si chiedeva di «adempiere ogni giorno al fedele
servizio della liturgia delle Ore per la chiesa e per il mondo intero» (Pontificale
Romano, Ordinazione del vescovo, dei presbiteri e del diacono, Conferenza Episco-

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1.2. Preghiera e attività pastorale
Inoltre, come si può concretamente tradurre questa coscienza
ecclesiale che dovrebbe far parte necessaria di quello ‘spirito di ora-
zione’, peculiare di ciascuno (spiritum orationis modo vestro vivendi
proprium), che si acquisisce con il tempo?
Il vero peccato, in simile prospettiva, non è tanto quello di avere
trascurato un’ora dell’ufficiatura, magari perché i ritmi pastorali so-
verchiano la giornata dei presbiteri, quanto quello di non avvertire
la necessità di parlare/dialogare con Dio nella preghiera, per portare
davanti a lui la comunità cristiana o, comunque, gli ‘altri’ global-
mente intesi, come ‘prossimi’ anche nel momento orante.
Si può discutere all’infinito sulla struttura della singola ‘ora’ di
preghiera, ma non si può rinunciare, così come si è capaci (magari
anche con qualche adattamento esigito dal tempo che si ha a dispo-
sizione o altro) a porsi in ascolto di Dio e a dialogare con lui su e
per l’attività pastorale che si va compiendo e che trova in lui la sua
fecondità.
Infatti, «solo il Signore, senza il quale non possiamo far nulla, da
noi pregato, può dare efficacia e sviluppo alle nostre opere, così che
ogni giorno veniamo edificati per diventare tempio di Dio, per mez-
zo dello Spirito, fino alla misura che conviene alla piena maturità di
Cristo e nello stesso tempo irrobustiamo le nostre forze per evange-
lizzare il Cristo a coloro che sono fuori» (PNLO 18).

1.3. Liturgia oraria e vita del laicato

Un problema di altra natura è costituito dalla presenza dei laici che


richiede una liturgia oraria adattata ai loro ritmi di vita e alla loro
preparazione. È chiaro che non si può assolutamente ‘deformare’

pale Italiana - Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1979, p. 114). Nella
seconda (1992), invece, il medesimo interrogativo veniva così formulato: «Volete
adempiere fedelmente l’impegno della liturgia delle Ore, secondo la vostra condi-
zione, insieme con il popolo di Dio per la chiesa e il mondo intero?» (Pontificale
Romano, Ordinazione del vescovo, dei presbiteri e del diacono, Conferenza Episco-
pale Italiana - Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1992, p. 139).

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_____________________________ La liturgia delle Ore: problemi aperti

simile struttura liturgica. Però bisognerà ripensare un cursus adatto


alla loro condizione di vita, anche familiare, magari con una scelta di
salmi, dentro a quelli proposti dalla struttura ecclesiale comune, di
letture, di preci…
Soprattutto si pone la problematica circa la traduzione dei salmi
stessi: al riguardo la pubblicistica attuale presenta una dovizia di
tentativi, anche con versioni adatte ai bambini, secondo il principio
linguistico della ‘equivalenza dinamica’ al testo originale.
In poche parole, si tratta non di creare una preghiera a parte, ma
di avviare gradualmente a quella comunitaria che si condivide poi
con i presbiteri e con i consacrati, presentata dal libro ‘ufficiale’
approvato.
Questa autentica mistagogia, che si rifà al celebre e accattivante
episodio dell’eunuco della regina Candace (cfr. At 8,26-40), appare
quanto mai indispensabile per entrare nello ‘spirito’ della preghiera
mediante la consapevolezza che a pregare si impara soltanto pregando.

1.4. Il ‘cumulo’ tra ore canoniche e Lodi/Vespri con l’eucaristia

Un ulteriore problema, a cui si fa solo accenno, è quello dell’as-


semblaggio in uso, spesso per pura comodità, tra più ore dell’ufficia-
tura e tra ore ed eucaristia. A questo proposito i PNLO permettono
l’unione stretta tra la messa e un’ora dell’Ufficio, mettendone a
punto la relativa normativa, solo «in casi particolari, se le circostan-
ze lo richiedono» (PNLO 93), escludendo esplicitamente l’Ufficio
delle letture (cfr. PNLO 98), proprio perché la natura specifica delle
due azioni liturgiche è complementare, nel senso che l’una non può
assorbire l’altra.
La liturgia delle Ore, infatti, mira alla santificazione del tempo,
estendendo alle diverse ore del giorno le prerogative del mistero
eucaristico (cfr. PNLO 10-12): questa sarebbe la prospettiva in
cui collocarsi. Tenendo conto delle norme, si tratterebbe allora di
valorizzare quegli elementi caratteristici dell’ora del tempo (inno,
salmo, preghiera, cantico…), inserendoli appropriatamente nell’u-
nica celebrazione, la quale così ‘riempie’ il tempo, senza dare affatto
l’impressione di ‘liberarsi di due pratiche’ con una.

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2. Rispetto della verità delle ore

È l’altro caposaldo della riforma conciliare, che ha determinato


parecchie aggiustature nella prassi orante della chiesa, a livello sia
comunitario sia personale.
Forse anche la preghiera in italiano ha contribuito a far avvertire
lo stridore nel cantare/recitare, tanto per esemplificare casualmente:
«Già l’ombra della notte si dilegua, un’alba nuova sorge all’orizzon-
te…», quando si è sul far della sera per pura ‘osservanza’. Trattan-
dosi di un’azione liturgica ecclesiale, si intende celebrare Dio nel
tempo, nella fattispecie al momento del generarsi del giorno con il
sorgere del sole e l’affacciarsi della luce, che esprimono la volontà
rivelatrice di Dio nel tempo, come ‘sacramento’ della sua presenza
nella storia.

2.1. Inni consoni all’ora

All’azione divina si accompagna quella umana, espressa dal lavoro/


occupazione di qualsiasi genere, per ‘riempire’ questo tempo, elar-
gito dalla bontà divina. È chiaro che ogni ora ha una sua valenza
salvifica, ben focalizzata da PNLO. Così, per esempio, per Lodi e
Vespri si specifica: «Le Lodi mattutine sono destinate e ordinate a
santificare il tempo mattutino come appare da molti dei loro ele-
menti. I Vespri si celebrano quando si fa sera e il giorno declina, per
rendere grazie di ciò che nel medesimo giorno ci è stato donato o
con rettitudine abbiamo compiuto» (PNLO 38s.).
Alcuni elementi essenziali caratterizzano tale peculiarità: l’inno,
la scelta salmodica, magari espressa con l’adeguata antifona che la
introduce, il cantico del Nuovo Testamento, le invocazioni/interces-
sioni e l’orazione finale6.

6
L’usanza di utilizzare le collette della messa, soprattutto nelle solennità/feste/
memorie, non sarebbe del tutto conveniente, perché si richiederebbe almeno un
riferimento all’ora particolare dell’ufficiatura, come testimonia la serie delle orazio-
ni mattutinali e vespertine contenute negli antichi sacramentari e ora riprese dalle
relative orazioni del tempo ordinario (cfr. D. Sartore, Introduzione alla Liturgia

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_____________________________ La liturgia delle Ore: problemi aperti

Va osservato che molto si è operato in questi anni per uscire dalla


genericità di questi elementi, per esempio gli inni, soprattutto in
funzione del canto; ma ancora molto rimane da fare. Nell’edizione
latina della liturgia delle Ore la tradizione non manca ed è stata
egregiamente aggiornata soprattutto per quelle composizioni che già
avevano una modulazione gregoriana alquanto espressiva e bella7.

2.2. La traduzione dei salmi e gli altri elementi della liturgia delle Ore

Un discorso a parte meriterebbero i salmi che, dopo i ritocchi


dell’ultima traduzione (2008), alla prova dei fatti sono stati definiti
‘incantabili’ (almeno alcuni), contro la loro stessa indole. D’altra
parte, il loro utilizzo nelle assemblee in risposta alla prima lettura8,
ha contribuito, certo, a familiarizzare maggiormente con essi, ma
non sempre giungendo a farli propri secondo le due prospettive con
cui vanno pregati: quella cristologica e quella ecclesiale.
Come annotano giustamente i PNLO, «i santi Padri accolsero e
spiegarono tutto il salterio come profezia di Cristo e sulla chiesa; e
con lo stesso criterio i salmi sono stati scelti nella sacra liturgia. Seb-
bene talvolta si riproponessero alcune interpretazioni alquanto com-
plicate, tuttavia generalmente sia i Padri che la liturgia con ragione

delle Ore, A.V.E., Roma 1971, 14: «In tutte le liturgie, in Oriente come in Occi-
dente, la chiesa antica ha manifestato il significato che essa attribuiva a queste ‘ore
gemelle’ [Lodi e Vespri] del suo Ufficio, sia nei testi biblici da essa scelti, sia nei
testi eucologici e poetici appositamente da essa composti per dare espressione alla
sua preghiera all’inizio e alla fine della giornata»).
7
Basti pensare a certi inni, entrati a pieno titolo nella tradizione popolare (Veni
Creator, Pange lingua…); come pure a certe antifone, soprattutto per le grandi so-
lennità o mariane. Le esemplificazioni potrebbero essere a cascata…
8
Si tratta dei salmi responsoriali, con la relativa antifona. A proposito di quest’ul-
tima ha prevalso appieno il criterio della letteralità a tutti i costi, già riprovato
dall’apostolo, in quanto uccide: solo lo Spirito dà vita (cfr. 2 Cor 3,6). Difatti sono
comparse nel Lezionario, festivo e feriale, composizioni a dir poco discutibili, a vol-
te esageratamente lunghe e, quindi, difficilmente memorizzabili. Un esempio per
tutti: come si fa (e con che senso) a ripetere il ritornello, che cita alla lettera il Sal
136,6: «Mi si attacchi la lingua al palato se lascio cadere il tuo ricordo» (cfr. venerdì
della 12ª settimana del tempo ordinario, anno pari del Lezionario)?

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vedevano nei salmi Cristo che si rivolge al Padre, o il Padre che par-
la al Figlio; anzi riconoscevano la voce della chiesa, degli apostoli e
dei martiri» (n. 109). Più che riprendere alla lettera un’affermazione
salmica, l’antifona dovrebbe aiutare in questa interpretazione9.
Inoltre, per pregarli convenientemente, dovrebbe essere posto in
chiara luce il genere letterario che la singola composizione esplicita,
cosicché «chi recita i salmi, aderendo al significato delle parole,
presta attenzione all’importanza del testo per la vita umana dei
credenti. In verità qualunque sia la sua origine storica, ogni salmo
ha un proprio significato, che anche ai nostri tempi non possiamo
trascurare» (PNLO 107).
A distanza di anni anche altri elementi, come letture brevi, respon-
sori, invocazioni e intercessioni meriterebbero, per lo meno, una
revisione o, comunque, un arricchimento, data l’usura del tempo.
Ma la riflessione si farebbe esorbitante e si preferisce demandarla ad
altri contesti.

3. Ripensare la liturgia delle Ore?

Qui si impone, invece, una conclusione. Da una parte, non si può


che ribadire l’assoluta indispensabilità del capitolo orante nella prassi
ecclesiale, in quanto «le letture e le preghiere della liturgia delle Ore
costituiscono una genuina fonte di vita cristiana» (PNLO 18). Per
tutti i credenti, certo, ma ancor più per i consacrati nella vita monasti-
ca/religiosa e coloro che svolgono un ministero ordinato nella chiesa.
Infatti, nella liturgia delle Ore trovano «non solo la fonte della
pietà e il nutrimento dell’orazione personale, ma, anche quell’ab-

9
Ancora una esemplificazione: il confronto tra il ritornello del Sal 95, in risposta
al brano di 1 Ts 4,13-18, nella precedente edizione del Lezionario (e cioè: «Il tuo
giudizio, Signore, è amore che salva»), con quello attuale, che riprende alla lettera
un’affermazione salmica («Il Signore viene a giudicare la terra»: v. 13), evidenzia
che il primo esprime egregiamente il giudizio finale di Cristo sul piano salvifico,
proclamato nella lettura; il secondo è, invece, una generica affermazione, valida per
tutti i contesti possibili (cfr. lunedì della 22ª settimana del tempo ordinario, anno
dispari del Lezionario).

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_____________________________ La liturgia delle Ore: problemi aperti

bondanza di contemplazione da cui attingere alimento e stimolo per


l’azione pastorale e missionaria a conforto di tutta la chiesa di Dio»
(PNLO 28).
Dall’altra, si esige un vero e serio ripensamento circa la forma di
tale realtà celebrativa, in consonanza con il dettato di SC 49, perché
si raggiunga la piena efficacia pastorale, in funzione della partecipa-
zione a questo momento liturgico, vissuto in relazione alla parteci-
pazione alla vita della chiesa.
Al riguardo, si dovrebbe pervenire a una sperimentazione, perché
non si consideri l’Ufficio divino come un ‘peso’, ma culmine e fonte
dell’azione pastorale. Le chiavi che ispirano una sempre inedita
prassi ecclesiale sono, come già si è evidenziato, il rispetto della veri-
tà delle ore, convalidata a livello di contenuti celebrativi peculiari e
tenendo conto delle condizioni di vita odierne. Inoltre, il definitivo
superamento del concetto individuale/privatistico dell’ufficiatura,
per una valorizzazione della ecclesialità. In altri termini, l’acquisizio-
ne graduale della forma comunitaria della preghiera.
Sicché, «sia nella celebrazione in comune che nella recita in-
dividuale, questa rimane la struttura essenziale di tale liturgia: il
colloquio tra Dio e l’uomo. Tuttavia, la celebrazione in comune ma-
nifesta più chiaramente la natura ecclesiale della liturgia delle Ore e
favorisce la partecipazione attiva di tutti, secondo la condizione di
ciascuno» (PNLO 33).
Solo così «la liturgia delle Ore non apparirà più come un bel mo-
numento dell’età passata, da conservare intatto per l’ammirazione
degli intenditori, ma rivivrà in forme nuove, si affermerà sempre
più e diverrà segno e testimonianza di comunità piene di vita e di
freschezza» (PNLO 273).
In quest’ottica si pone, per esempio, la recente iniziativa CEI di
offrire un’app sulla liturgia delle Ore, destinata a tutti coloro che
desiderano unirsi alla lode della chiesa attraverso l’Ufficio divino,
ma che sono impossibilitati a partecipare alla celebrazione comuni-
taria o poco abituati all’utilizzo del libro liturgico10. Come sempre,

10
«La singolarità di questa app è riscontrabile, oltre che nella fruizione del testo
ufficiale della liturgia delle Ore secondo il rito romano in lingua italiana, anche

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il mezzo è a servizio della persona, e non viceversa. Non si può
delegare all’app ciò per cui tale strumento si rende utile, e cioè la
partecipazione alla preghiera, e la partecipazione corporea nel senso
pieno del termine.
In altre parole, non si può demandare all’app la viva esperienza
orante nella sua forma autentica, mentre il fruitore si dedica ad altro:
pulizia personale o dell’ambiente, colazione, ascolto delle notizie
mattutine…, spezzando così le sue stesse capacità uditive e visive.
Da qui un auspicio, che impegna ogni comunità a cogliere il tempo
e la modalità più appropriata di pregare: «C’è da sperare davvero
che si possano trovare sempre nuove vie e nuove maniere rispon-
denti alla nostra epoca, come del resto è sempre avvenuto anche in
passato nella vita della chiesa» (ibid.). Veramente!

nella possibilità di ascoltare la registrazione audio delle diverse ore dell’Ufficio


nell’arco della giornata. Quest’ultima caratteristica allarga la possibilità di utilizzo
anche alle persone ammalate, in particolar modo gli ipovedenti, e al contrario offre
al singolo fedele che, per diverse necessità si ritrova da solo ad elevare da solo il
canto della lode, la possibilità di nutrire quell’orazione con l’ascolto di una celebra-
zione comunitaria esemplare, che in qualche modo ‘ecclesializzi’ la forma privata
di questa preghiera oraria, purtroppo ancora diffusa»: D. Paglia – D. Donatelli,
L’app «Liturgia delle Ore» della CEI, in Rivista di Pastorale Liturgica 311 (2/2015)
64.

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Ermis Segatti

I nuovi gruppi di preghiera

L’emergere, il diffondersi e il qualificarsi di gruppi sorti per pre-


gare o in ricerca di preghiera non è una novità nell’intero percorso
bimillenario del cristianesimo. Riveste piuttosto tratti specifici lungo
il variare dei tempi. La preghiera diviene così quasi il luogo privile-
giato per manifestarne lo spirito, le priorità emergenti e non di rado
i drammi lungo la storia. Qualcosa di analogo si verifica anche per
l’attuale fiorire di gruppi di preghiera in questa parte del mondo,
all’interno, intorno e persino al di là delle comunità di consolidata
tradizione. Qui da noi, sotto vari aspetti, il fenomeno è apparso ad
alcuni inatteso, in particolare per gli osservatori che persistono nel
ritenere il cristianesimo in declino inesorabile, per secolarizzazione
unidirezionale. Essi colgono tuttavia un dato di fatto, sia pure non
generalizzabile: lo svanire o il diluirsi, in non pochi contemporanei,
dell’interlocutore definitivo e profondo della preghiera, cioè Dio, il
quale la alimenta e la rende semplicemente possibile.
Comunque, il rifiorire di gruppi in preghiera sorprende anche per-
ché alle nostre spalle sta un periodo, quasi un’epoca, che potrebbe
addirittura essere contrassegnato dallo smarrimento della preghiera
o talora persino dalla rimozione della sua rilevanza vitale per l’espe-
rienza cristiana. Alcuni sviluppi del cristianesimo in Occidente cor-
sero il rischio di trascurare l’alimento primario della preghiera nella
formazione sia individuale sia collettiva, privilegiando all’eccesso
altre dimensioni dell’esperienza di fede, ritenute più cogenti sul
piano identitario e operativo. Ne risentì persino la teologia, troppo
pensante e poco orante.

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In generale, poi, in questa parte del mondo è palpabile una vera
e propria afasia della fede non solo negli eventi pubblici, ma an-
che nella comunicazione del vivere quotidiano. Da ciò il disagio,
se non l’imbarazzo di fronte ad altre tradizioni cristiane e non,
le quali invece dicono il meglio di sé attraverso il linguaggio reli-
gioso, che spesso interseca il parlare quotidiano e quasi lo rende
preghiera continua.

1. Risacralizzare ogni aspetto della vita

Qualunque considerazione sul relativo risveglio della preghiera nel


nostro mondo si dovrebbe leggere in relazione con tali universi di
fede che sempre più ci avvolgono e chiedono riconoscimento.
Il quadro presenta una grande frammentarietà. Alcuni tratti comu-
ni si possono tuttavia individuare e si riannodano a momenti della
preghiera cristiana nel contesto globale.
Tra questi in primis le forme di preghiera che così marcatamente
segnano i movimenti neocatecumenali e di rinnovamento dello spi-
rito. Essi costituiscono forse la ripresa più vistosa e impegnativa di
preghiera condivisa con l’intenzione esplicita – in reazione al conte-
sto attuale della modernità secolare – di risacralizzare ogni aspetto
della vita. Qui il grado di coinvolgimento del credente è tendenzial-
mente totale. La preghiera diviene supplica e intercessione pressan-
te per sé, per la chiesa, per il mondo, con forti rimandi al linguaggio
teocratico in senso non solo metaforico. E questo spiega il privilegio
accordato al Primo Testamento. Forti sono pure i richiami a quanto
avviene di analogo in ambito protestante, non solo americano, ma
ora anche latino-americano, in ripetute ondate di ritorno letteralista
ai fundamentals, da almeno tre secoli e da pochi decenni più che mai
presente in vari gruppi sia dell’Est sia dell’Ovest in Europa. Con
una ulteriore, recente variante, quella cioè africana che aggiunge alle
forme rivivaliste di preghiera d’oltre Atlantico la carica compulsiva
delle religioni naturali così potenti in Africa, in forte crescita e sem-
pre in osmosi incerta con la rivelazione cristiana.

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____________________________________ I nuovi gruppi di preghiera

2. Gruppi biblici e Lectio divina

I gruppi che in qualche modo sono gemmati sulle strutture con-


solidate della comunità cattolica. Particolarmente significativo è il
progressivo affermarsi dal postconcilio fino ad oggi di una forma di
preghiera largamente presente nell’iter pastorale di molte diocesi,
cioè la Lectio divina, con le sue inflessioni locali. Certo riconducibile
all’insistente appello a rifondarsi biblicamente sia nella preghiera sia
nella formazione, come decisamente indicarono il concilio Vaticano
II e poi i suoi propugnatori più attivi.
Soprattutto il card. Martini, che fece scuola e conferì alla Lectio
divina quasi una formulazione classica, mediandola in vario modo
con lo schema degli esercizi ignaziani. Sorprendente e inattesa fu
agli inizi la sua ricezione. Quando il card. Saldarini ne propose un
ciclo come prioritario suo programma pastorale la risposta fu tale
che neppure la cattedrale era in grado di contenerla. Poi si è diffusa
e tale prospera nelle comunità territoriali per le occasioni più varie,
ormai accreditata quale nuova e corrente via di preghiera postconci-
liare. Si caratterizza per la centralità della Parola, per gli ampi spazi
accordati al silenzio dopo l’ascolto e la larga accoglienza delle inten-
zioni. Prevale qui il riferimento al Secondo Testamento.

3. Cercare spazi per il respiro dell’anima

È una modalità di preghiera che può generare gruppi ad hoc o


semplicemente rafforzare l’appartenenza ad aggregazioni o comuni-
tà già esistenti. Consente inoltre di porre in rilievo temi che rianno-
dano la preghiera con istanze concrete del territorio e del tempo. In
ogni caso il sorgere e il diffondersi di questa forma di preghiera fu
ed è il segno del bisogno di uno spazio specifico per il respiro dell’a-
nima oltre i tempi liturgici codificati, un sorta di nuova frontiera del-
la preghiera istituzionale che si apre all’iniziativa laica. Tali appaiono
le sue rielaborazioni operate dai TLC e Le sentinelle del mattino. Di
proprio esaltano la preghiera come fonte di rinnovata missionarietà.
Più in generale la rigenerazione di nuovi spazi di spiritualità trova
riscontro ben oltre la sfera ecclesiale, in ambiti di laicità che tiene a

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distinguersi dalla fede cristiana. Dopo decenni di negazione che mai
si dovesse parlare di anima, si tenta ora di raccoglierne il respiro con
iniziative che, pur prendendo le distanze da ogni appartenenza di
fede, la pongono a fondamento di una relazione spiritualmente flui-
da. Tale è il progetto della Settimana di spiritualità, da anni fiorente
a Torino e altrove con variazioni. Nel caso, comprensibilmente,
la preghiera è perlopiù latitante o, quantomeno, a denominazione
incerta.

4. La preghiera negli eventi mondiali

Pure all’interno di vari movimenti o di entità formative della chie-


sa cattolica, l’esigenza della preghiera si è aperta crescenti spazi di
viabilità. Non si tratta nel caso solo di gruppi, ma di dimensioni
talora imponenti. Ne sono testimonianza le grandi occasioni di ri-
chiamo mondiale. Qui si tenta di dare una nuova vocalità planetaria
– cattolica – alla preghiera, con segni nuovi di riconoscimento e di
comunicazione. Una nuova frontiera del pregare che cerca di sot-
trarre dall’anonimato l’enorme pressione mediatica della globalità.
Andando oltre le modalità dei gruppi, anche se da questi eventi ger-
minano poi gruppi di preghiera legati a quegli eventi. Il riferimento
va naturalmente all’iniziativa degli ultimi papi che stanno sempre
più ricadendo sulla pastorale ordinaria di varie diocesi italiane (e
non solo). Anche in questo caso la preghiera si è venuta modellando
su tempi di silenzio collettivo, dove l’io del credente non si annulla,
ma anzi trova nuova identità di fronte a Dio e a occasioni eccezio-
nali di percezione dell’umano nella sua globalità. Molto interessanti
sono i tentativi di offrire segni e simboli a questo doppio ascolto
attraverso la preghiera, quali per esempio si sono esperiti nel recente
viaggio di papa Francesco per l’esposizione della Sindone e il bicen-
tenario di don Bosco. Tanto più significativi nel cammino prepara-
torio di Tourin for Youg in forma di pellegrinaggio orante e, si spera,
nel cammino di preghiera e formazione permanente a venire.

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____________________________________ I nuovi gruppi di preghiera

5. La preghiera multireligiosa

Ultimo, non per importanza, è il crescere di presenza di similforme


di preghiera all’interno di aree e ambiti che restano ancora in larga
misura impliciti e stentano a darsi modalità identitarie pronunciate.
È la preghiera che cerca di farsi strada tra molte fedi. L’esempio trai-
nante, a suo tempo assai controverso all’interno stesso della chiesa,
fu il momento di preghiera di Giovanni Paolo II ad Assisi con oranti
di altre fedi. Gli obiettarono: hai ‘pregato con’ o semplicemente e
solo ‘nello stesso luogo’ e niente di più? Quella domanda rimane
aperta in alcuni gruppi che tentano la preghiera multireligiosa.
Talora chiedono di inserirsi anche non credenti, chi almeno ri-
tiene di rivendicare una spiritualità pur non di fede. Il problema
se sia possibile non solo dire Dio tra credenti senza possibilmente
fraintendersi o addirittura farsi del male, ma piuttosto se sia possi-
bile anche e soprattutto pregarlo, attestando con ciò che egli ascolta
ciascuno dalla sua fede e tutti dall’intenzionalità profonda comu-
ne, appunto mentre si prega e perché si prega. In questo caso nei
gruppi che stanno percorrendo tale via (sono rari, ma comunque in
crescita) si alimenta una duplice speranza: da un lato che proprio la
preghiera sia il mezzo privilegiato per l’affermazione che il Dio in
cui ciascuno crede sia condivisibile nel momento più impegnativo
di relazione che è la preghiera; ma dall’altra che lo sia non svilendo
o relativizzando la fede di ciascuno. Inutile dire che nel caso si entra
in uno dei terreni meno visitati della preghiera. Eppure forse tra i
più urgenti.

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Pietro Angelo Muroni

Le pubblicazioni
sulla liturgia delle Ore
dal concilio Vaticano II a oggi:
rassegna critica

Il concilio Vaticano II, specie con il cap. IV della costituzione li-


turgica Sacrosanctum concilium (= SC), riabilita l’Ufficio divino alla
sua reale identità, ossia di preghiera pubblica e comune del popolo
di Dio. Quella che per secoli, specie dopo il Medioevo, era diventata
la preghiera dei soli presbiteri, religiosi e religiose, monaci e mona-
che, tornerà ad essere «la voce della chiesa, ossia di tutto il corpo
mistico che loda pubblicamente Dio» (SC 99). La ritrovata ‘eccle-
sialità’ della preghiera del salterio sarà ribadita anche dai Principi e
norme della liturgia delle Ore (= PNLO) che sin dal principio chia-
riscono tale dimensione propria della preghiera della chiesa, quasi
ponendola alla base di ciò che diranno più avanti descrivendo le
varie ore e gli elementi che le caratterizzano: «La preghiera pubblica
e comune del popolo di Dio è giustamente ritenuta tra i principali
compiti della chiesa. Per questo sin dall’inizio i battezzati “erano
assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fra-
terna, nella frazione del pane e nella preghiera” (At 2,42). Più volte
gli Atti degli apostoli attestano la preghiera unanime della comunità
cristiana» (PNLO 1).
A partire da tale acquisizione, molti saranno gli studi che si focaliz-
zeranno sulla liturgia delle Ore; studi che troveranno posto, specie
nell’immediato postconcilio, in riviste di liturgia o di pastorale, per
poter così sensibilizzare il popolo di Dio alla conoscenza e formazio-

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___________________________ Le pubblicazioni sulla liturgia delle Ore

ne inerente la preghiera della chiesa. Altri lavori saranno pubblicati


come sezioni di volumi di manuali di introduzione alla liturgia1 o
addirittura in opere monografiche dedicate interamente all’Ufficio
divino.
I contributi sulla liturgia delle Ore che, dal concilio Vaticano II
ad oggi, troveranno spazio nel vasto panorama della letteratura
liturgica, saranno caratterizzati da differenti approcci: si va dai
contributi di taglio storico che offrono uno spaccato sullo sviluppo
della preghiera della chiesa, ai lavori scientifici che si soffermano
maggiormente sull’analisi delle fonti, specie bibliche, patristiche ed
eucologiche, ai contributi che offrono un approccio maggiormente
teologico e a quelli di impianto più pastorale e spirituale.
Di seguito tenteremo di offrire una rassegna, certamente non con
la pretesa di essere esaustivi, riguardo i principali studi in ambito
internazionale sulla liturgia delle Ore che rappresentano ciascuna
delle categorie sopra indicate.

1. La liturgia delle Ore nella storia

Diversi sono gli studi che trattano della storia e dello sviluppo
della liturgia delle Ore lungo i secoli. A parte i contributi di carat-
tere divulgativo, seminati in questi anni soprattutto nelle riviste di
carattere pastorale, si menziona principalmente il vol. 5 della collana
Scientia Liturgica. Manuale di Liturgia, dedicato alle dimensioni del
tempo e dello spazio nella liturgia2. Una parte del volume è riservata
proprio alla liturgia delle Ore, sia in Oriente sia in Occidente. Nei
diversi contributi, offerti soprattutto dal prof. Ruben Leikam, viene

1
Si vedano, per esempio, i capp. 5 e 7 del volume di P.A. Muroni, Il Mistero di
Cristo nel tempo e nello spazio. La celebrazione cristiana, Libreria Editrice Vaticana,
Città del Vaticano 2014, 147-262; i capp. 9-11 di S. Rosso, Il segno del tempo nella
liturgia. Anno liturgico e liturgia delle ore, ElleDiCi, Leumann 2002, 379-474; il cap.
19 di A. Adam, Corso di liturgia, Querinaina, Brescia 20065, 276-291.
2
A.J. Chupungco (ed.), Scientia Liturgica. Manuale di Liturgia, 5: Tempo e spazio
liturgico, Piemme, Casale M. 1998.

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presentato lo sviluppo storico della preghiera della chiesa, a partire
dalle fonti bibliche, patristiche, liturgiche e magisteriali per arrivare
alla riflessione del concilio Vaticano II sull’Ufficio divino3.
Molto interessante il lavoro di raccolta e di analisi di Carlo Braga,
sacerdote della Congregazione della Missione, il quale prestò la sua
opera dapprima nella Commissione di Pio XII e poi nella Segreteria
delle successive Commissioni del concilio, in stretta collaborazione
con A. Bugnini nel periodo della preparazione, e con F. Antonelli
nel periodo conciliare. Egli, infatti, con il suo volume La liturgia del-
le Ore al Vaticano II, si propone di presentare al lettore il lavoro che
la chiesa ha compiuto nel Vaticano II per far rivivere la liturgia delle
Ore come preghiera di tutta la comunità cristiana. Vengono consi-
derate le fasi successive del lavoro, dalla Commissione anteprepa-
ratoria sino alla conclusione dei lavori conciliari. In questo volume
l’autore ha voluto far rivivere tutto il lavoro che ha condotto alla for-
mulazione del cap. IV della SC e alla successiva riforma della liturgia
delle Ore. Il lettore è gradualmente introdotto nella conoscenza
degli organismi del concilio, del loro lavoro e del loro metodo; in-
contra molti testi delle Commissioni, per lo più inediti, che fanno
apprezzare tutta la fatica e lo sforzo della riforma affinché l’Ufficio
divino potesse tornare ad essere la preghiera della chiesa tutta, fa-
cendone apprezzare il valore teologico, pastorale e spirituale4.

3
Altri due studi, sebbene datati, ma che percorrono le principali tappe stori-
che dell’Ufficio divino sino al periodo precedente al Vaticano II, sono: il volume
(pubblicato originariamente in tedesco) di S. Bäumer (benedettino dell’Abbazia
di Beuron) e R. Biron (benedettino dell’Abbazia di Farnborough), con il titolo Hi-
stoire du Bréviaire, cfr. S. Bäumer – R. Biron, Histoire du Bréviaire, 2 voll., Herder,
Roma 1967; il volume Manuale di storia liturgica. L’Anno liturgico. Il Breviario, di
M. Righetti, sacerdote della diocesi di Genova e cultore di storia della liturgia, cfr.
M. Righetti, Manuale di storia liturgica, 2: L’Anno liturgico. Il Breviario, Àncora,
Milano 1956.
4
C. Braga, La liturgia delle Ore al Vaticano II (BEL - Subsidia 145), C.L.V. - Edi-
zioni Liturgiche, Roma 2008; per un’analisi del lavoro della riforma sulla liturgia
delle Ore, cfr. anche A. Bugnini, La riforma liturgica (1948-1975) (BEL - Subsidia
30), C.L.V. - Edizioni Liturgiche, Roma 1997, 481-558.

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___________________________ Le pubblicazioni sulla liturgia delle Ore

2. La liturgia delle Ore nelle fonti

Uno dei tanti meriti del Movimento liturgico fu quello di sensibi-


lizzare la ricerca nello studio delle fonti cristiane, da cui poter attin-
gere la teologia liturgica che permettesse di impostare una pastorale
capace di far sì che la liturgia potesse tornare ad essere la fonte della
spiritualità del popolo di Dio, legata sino a quel momento, invece,
ad una visione piuttosto pietistica e devozionale della fede. Da tale
stimolo nasceranno numerose edizioni critiche, sia delle opere dei
Padri che delle fonti liturgiche, sulle quali si baseranno diversi stu-
di che avranno quale obiettivo principale quello di far emergere il
fondamento teologico ed ecclesiologico della preghiera cristiana.
A tal fine risponde il volume di J. Pinell, monaco benedettino del
monastero di Montserrat in Catalogna e docente per molti anni
sulla cattedra di Liturgia delle Ore del Pontificio istituto liturgico,
dal titolo Liturgia delle Ore5. Egli, partendo dalle fonti bibliche e in
particolare riconoscendo le radici ebraiche della preghiera cristiana,
in specie nella modalità di pregare in ore determinate della giornata
e l’uso dei salmi nella preghiera, propone un percorso storico e una
conseguente riflessione teologica che attinge alle fonti patristiche
ed eucologiche. Soffermandosi, infatti, sull’analisi di alcuni testi dei
vari elementi che compongono la liturgia delle Ore (inni, salmi, can-
tici ecc.), nonché sullo sviluppo storico di ogni elemento, offre una
lettura teologica mettendo in evidenza il carattere della preghiera
che diventa sacrificium laudis del popolo che, insieme a Cristo, offre
la sua lode e intercessione al Padre.
Insieme a Pinell, ricordiamo la figura di Robert Taft, gesuita, do-
cente per diversi anni al Pontificio istituto orientale, e in particolare
il suo studio La liturgia delle ore in oriente e occidente. Le origini
dell’ufficio e il suo significato per oggi 6. Passando in rassegna la storia
dell’Ufficio divino nelle diverse tradizioni cristiane e seguendo gli
sviluppi liturgici della tradizione latina sino al concilio Vaticano II,

5
J. Pinell, Anàmnesis, 5: Liturgia delle Ore, Marietti, Genova 1990.
6
R. Taft, La liturgia delle ore in oriente e occidente. Le origini dell’ufficio e il suo
significato per oggi, Lipa, Roma 2001.

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Taft arriva alla conclusione di come anche la liturgia delle Ore, al
pari di tutta la liturgia cristiana, sia una proclamazione escatologica
della salvezza ricevuta in Cristo, glorificazione e rendimento di gra-
zie al Padre per il dono del Figlio. Per l’autore, la liturgia delle Ore,
che coinvolge la dimensione temporale, è in realtà ‘oltre’ il tempo;
essa è la celebrazione e manifestazione, in momenti rituali, di quello
che dovrebbe essere l’atteggiamento permanente del cristiano: la
sua incessante offerta sacerdotale in Cristo di se stesso, in continuo
atteggiamento di lode al Padre per la salvezza operata nel Figlio.

3. La liturgia delle Ore nella teologia

Per quanto riguarda la prospettiva teologica, emergente anche ne-


gli ultimi due studi appena citati, vorrei evidenziare due recentissimi
lavori che certamente hanno segnato un passo in avanti nella rifles-
sione teologica sulla preghiera della chiesa.
Il primo è il volume di A. Join-Lambert, dottore in teologia e do-
cente di teologia pastorale e liturgia nell’Università cattolica di Lo-
vanio in Belgio, dal titolo La Liturgie des Heures par tous les baptisés.
L’expérience quotidienne du mystère pascal 7. Forte dell’acquisizione
secondo la quale la liturgia delle Ore è la preghiera di ogni battez-
zato, ribadita dalla SC e dai PNLO, l’autore si chiede innanzitutto
se questo sia un pensiero utopico o un desiderio. L’intuizione fon-
damentale di questo libro è il rapporto tra esperienza spirituale e
celebrazione della liturgia delle Ore, anche parziale e individuale.
Il percorso storico e teologico che caratterizza questo lavoro, sot-
tolineando in particolare l’impegno del Movimento liturgico e la
ricchezza dei documenti conciliari, mostra come la liturgia delle Ore
sia in realtà una fonte di spiritualità inesauribile per ogni battezzato
(interessante notare come l’autore sia un laico sposato), per ogni
famiglia e comunità, in quanto non è legata a un particolare mini-
stero svolto nella chiesa, ma al sacramento del battesimo nel quale

7
A. Join-Lambert, La Liturgie des Heures par tous les baptisés. L’expérience quoti-
dienne du mystère pascal, Leuven - Paris 2009.

38

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___________________________ Le pubblicazioni sulla liturgia delle Ore

siamo immersi sacramentalmente nel mistero di morte e risurrezione


di Cristo. La liturgia delle Ore, infatti, in stretto rapporto anche
con il cosmo, e in particolare con il calare della sera e il sorgere del
giorno8, è celebrazione vera del mistero pasquale di Cristo nel quale,
dopo il battesimo, ora dopo ora siamo immersi.
Il secondo è il volume di O.M. Sarr, monaco del monastero be-
nedettino di Keur Moussa in Senegal e docente di inculturazione
liturgica al Pontificio istituto liturgico. Nella sua recente pubblica-
zione dal titolo: In omni tempore. La Liturgie des Heures et le temps:
louange quotidienne et ouverture vers l’éternité 9, l’autore studia la
liturgia delle Ore a partire da una prospettiva che le è propria, ossia
il tempo. Partendo dalle fonti bibliche e dalla tradizione ebraica in-
nanzitutto, Sarr cerca di definire il concetto di tempo e di ‘preghiera
nel tempo’, ricorrendo ai Padri e alle stesse fonti liturgiche e magi-
steriali. L’autore, inoltre, riesce a far entrare in dialogo e in rapporto
le fonti con l’antropologia, cucendone i legami e le complicità, a dire
che non può esistere liturgia, e in questo caso non può esistere pre-
ghiera (e preghiera della chiesa), se non in rapporto alla vita dell’es-
sere umano e alla sua profonda esistenza. L’autore, dunque, volendo
rilevare questo rapporto tra l’uomo e la preghiera fatta nel tempo,
sottolinea come, specie a partire dall’evento conciliare del Vaticano
II, diverse comunità abbiano creato forme e modalità differenti di
celebrazione della liturgia delle Ore: Oficio divino das comunidades

8
I PNLO, ai nn. 38-39, sottolineano come l’ora delle Lodi, «che si celebra allo
spuntar della nuova luce del giorno, ricorda la risurrezione del Signore Gesù»,
mentre «i Vespri si celebrano quando si fa sera e il giorno ormai declina, “per
rendere grazie di ciò che nel medesimo giorno ci è stato donato o con rettitudine
abbiamo compiuto”. Con l’orazione che innalziamo, “come incenso davanti al
Signore”, e nella quale “l’elevarsi delle nostre mani” diventa “sacrificio della sera”,
ricordiamo anche la nostra redenzione. E questo “si può anche intendere, con un
significato più spirituale, dell’autentico sacrificio vespertino: sia di quello che il
Signore e Salvatore affidò, nell’ora serale, agli apostoli durante la Cena, quando
inaugurò i santi misteri della chiesa, sia di quello stesso del giorno dopo, quando,
con l’elevazione delle sue mani in croce, offrì al Padre per la salvezza del mondo in-
tero se stesso, quale sacrificio della sera, cioè come sacrificio della fine dei secoli”».
9
O.M. Sarr, In omni tempore (Ps 33,2). La Liturgie des Heures et le temps:
louange quotidienne et ouverture vers l’éternité (Studia Anselmiana 162), EOS Ver-
lag, Roma 2014.

39

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S tudi_________________________________________________
in Brasile, Taizé, Sant’Egidio, sino a prendere in considerazione
anche le diverse applicazioni che permettono di celebrare la liturgia
delle Ore ‘comodamente’ dai propri mezzi informatici, rischiando
però di mettere in crisi il carattere comunitario proprio della liturgia
delle Ore, più volte richiamato invece dall’autore, che è «preghiera
pubblica e comune del popolo di Dio»10.

4. La liturgia delle Ore nella pastorale

Se un ambito rimane scoperto, riguardo le pubblicazioni sulla li-


turgia delle Ore, questo è certamente l’ambito pastorale, sebbene gli
studi presentati sopra non manchino di trattare, anche se non in ma-
niera diffusa, questo settore. Dopo gli studi che hanno dato modo
di riscoprire il valore altamente teologico e liturgico della preghiera
della chiesa, occorrerebbe calare tale prezioso patrimonio nella real-
tà delle nostre comunità, offrendo dei semplici sussidi o libretti che
aiutino a trasmettere, in maniera semplice, tale ricchezza, proponen-
do anche forme celebrative che inizino il popolo a una partecipazio-
ne attiva, cosciente e fruttuosa alla preghiera della chiesa.

5. Nuove aperture

Dopo la pubblicazione degli Atti di settimane di studio o convegni


dedicati, nel corso degli anni, alla liturgia delle Ore11, siamo ora in
attesa della pubblicazione degli Atti del «X Congresso internazio-
nale di liturgia del Pontificio istituto liturgico di S. Anselmo», dal
titolo Carmina Laudis: risposta nel tempo all’eterno, celebratosi a
Roma dal 6 all’8 maggio 2015, e che verranno pubblicati in Ecclesia

PNLO 1.
10

11
Cfr. per esempio: Liturgia delle Ore. La chiesa che prega nel tempo, Atti della
XXX Settimana liturgica nazionale, tenuta a Casale Monferrato, agosto del 1979,
Marietti, Torino 1980; Liturgia delle Ore. Tempo e rito, Atti della XXII Settimana di
Studio dell’Associazione professori di liturgia, Susa (TO), 29 agosto - 3 settembre
1993 (BEL - Subsidia 75), C.L.V. - Edizioni Liturgiche, Roma 1994.

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___________________________ Le pubblicazioni sulla liturgia delle Ore

Queriniana
novità
orans – ricerche, organo collegato all’omonima rivista. Si attende,
inoltre, la pubblicazione degli Atti della «XLIII Settimana di studio
dell’Associazione professori di liturgia», dal titolo: Liturgia delle
ore. Una riforma incompiuta, celebratasi a Palermo dal 31 agosto al
4 settembre 2015. Segno, questo, di un interesse verso la preghiera
pubblica e comune del popolo di Dio che non è mai tramontato, a
partire dalla ricerca scientifica per approdare alla pastorale delle no-
stre comunità e incarnarsi nella preghiera di tutti i battezzati.

Queriniana
novità
ANSELM GRÜN

LE SETTE OPERE
DI MISERICORDIA
Perché il mondo sia trasformato
«È mio vivo desiderio», ha scritto papa Francesco indicendo il
Giubileo straordinario, «che il popolo cristiano rifletta sulle ope-
re di misericordia corporale e spirituale». Anselm Grün cerca di
darne una versione aggiornata, descrivendole in modo che noi
oggi ci sentiamo chiamati direttamente in causa, nella nostra real-
tà quotidiana. Ci incoraggia così a riscoprire il valore attualissimo
delle opere di misericordia. E dimostra quanto possa risultare
benefico essere disponibili per gli altri: essere misericordiosi.

Spiritualità 168
144 pagine
€ 12,00

QUERINIANAEDITRICE

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RPL 313 Franco Gomiero
Nov-Dic 2015

Cantare i salmi

1. Con i salmi si canta


S chede per la formazione

Si sa: i salmi servono per pregare. Sono diventati e sono


tuttora la preghiera della chiesa nella liturgia delle Ore,
come è stato detto nei contributi precedenti. I salmi sono
sempre stati utilizzati nella liturgia cristiana, assieme ai can-
tici, agli inni e alle acclamazioni. Essi costituiscono un’im-
portantissima forma assembleare di canto, perché salmo e
canto fin dagli inizi si richiamano a vicenda e formano un
tutt’uno. Era quasi inconcepibile che il salmo venisse sem-
plicemente recitato. Come sant’Agostino dirà per l’inno,
anche il salmo, per essere ‘salmo’ doveva essere cantato o
come minimo accompagnato da qualche strumento musi-
cale. Molto probabilmente spesso veniva anche arricchito e
integrato con alcune acclamazioni come ‘amen’ e ‘alleluia’,
o con dei brevi versetti o ‘responsi’ intercalati con il canto
del solista per venire incontro ai fedeli che non sapevano
leggere o non conoscevano il salmo a memoria1.

1
«I salmi non sono letture, né preghiere scritte in prosa, ma poemi
di lode. Quindi anche se talvolta fossero stati eseguiti come letture,
tuttavia, in ragione del loro genere letterario, giustamente furono detti
dagli ebrei Tehillim, cioè ‘cantici di lode’ e dai greci psalmói cioè ‘cantici
da eseguire al suono del salterio’. In verità, infatti, tutti i salmi hanno un
certo carattere musicale, che ne determina la forma di esecuzione più
consona. Per cui anche se il salmo viene recitato senza canto, anzi da uno

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____________________________________________ Cantare i salmi

Dalle frequenti citazioni contenute negli scritti del Nuovo Testa-


mento si capisce che il libro dei salmi o salterio doveva essere uno
dei libri più frequentati e usati specialmente nella liturgia.
Inizialmente i cristiani provenienti dall’esperienza della sinagoga
ebraica non avevano altro e per un certo tempo molti di loro fre-
quentavano sia la sinagoga ebraica sia la ‘sinassi eucaristica’ cristiana.
Nell’uno e nell’altro caso i salmi costituivano la loro vita liturgica e
in qualche modo la documentano. Lo si capisce dai titoli e dalle pur
scarne indicazioni sulle modalità di esecuzione. Sappiamo perfino
da quali strumenti dovevano essere accompagnati, come dovevano
essere eseguiti e quale era la loro destinazione.
Non erano, dunque, solo dei testi da recitare o da cantare durante
la liturgia, non erano canti e preghiere passe-partout, ma erano an-
che, almeno in qualche caso, delle autentiche celebrazioni di lode,
di adorazione, di benedizione e di supplica, che caratterizzavano
le principali feste sia ebraiche sia cristiane. Ogni festa o ricorrenza,
infatti, aveva il suo salmo e le sue melodie. Ogni giorno un salmo
e un salmo per ogni giorno, si potrebbe dire, in particolare per la
Pasqua, la Pentecoste e le Capanne. Si pensi, per esempio, al Sal 68
con l’ingresso nel tempio, accompagnato sempre da cori e musiche,
una specie di Te Deum trionfale al Signore della storia e del cosmo:
«Ecco il tuo corteo, o Dio, il corteo del mio Dio, del mio re, nel
santuario. Precedono i cantori, in fondo i musicisti, in mezzo le fan-
ciulle con i tamburelli» (vv. 25s.). Nel tempio poi si rimane tutto il
giorno, dall’alba al tramonto, e perfino nella notte, per cantare inni
con tutto il cuore «sull’arpa a dieci corde e sulla lira, su canti modu-
lati con la cetra» (Sal 92,2-4).
D’altra parte non si può dimenticare che per gli ebrei fare festa o
celebrare queste feste significa essenzialmente cantare. E cantare si-
gnifica lodare il Signore. Infatti non c’è canto o salmo in queste feste
che non sia lode al Signore.

solo e in silenzio, deve sempre conservare il suo carattere musicale: esso offre certo
un testo di preghiera alla mente dei fedeli, tuttavia tende più a muovere il cuore
di quanti lo cantano, lo ascoltano e magari lo eseguono con il ‘salterio e la cetra’»:
Principi e norme per la liturgia delle Ore (= PNLO) 103.

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S chede per la formazione liturgica_________________________
Era perciò normale che il canto dei salmi che i cristiani facevano
nella sinagoga venisse fatto anche nelle loro riunioni, sia pure adat-
tandolo alla nuova situazione, in particolare all’esperienza dell’in-
contro con Cristo risorto attraverso il memoriale dell’ultima Cena e
della cena di Emmaus.
Ma la cosa interessante è che anche in seguito, pur variando la
provenienza e la cultura delle diverse comunità che si formavano
un po’ dappertutto, questa pratica fu mantenuta e continuamente
raccomandata.
Negli scritti del Nuovo Testamento non esiste nessun divieto di
usare il libro dei salmi. Tutt’altro. Si ricorda anzi che Gesù stesso lo
ha usato. Gesù stesso ha pregato e cantato quei salmi. Gesù stesso
lo chiama con questo nome: «Nel libro dei salmi Davide stesso dice:
Ha detto il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra, finché io
ponga i tuoi nemici come sgabello ai tuoi piedi» (Lc 20,42).
Così anche Pietro in occasione della sostituzione di Giuda: «È
scritto nel libro dei salmi: La sua dimora diventi deserta, e nessuno
vi abiti, il suo incarico lo prenda un altro» (At 1,20).
Nel ii secolo, poi, tra i cristiani era normale il canto dei salmi, in-
sieme agli «inni e ai cantici spirituali» (Ef 5,19; Col 3,16). Furono,
infatti, gli eretici: gli gnostici, gli ariani e i donatisti a introdurre
canti diversi dai salmi.
Nel iv secolo addirittura non c’è parte della liturgia che non pre-
veda il canto di un salmo o almeno di qualche versetto. Non c’è ve-
scovo sia d’Oriente, sia d’Occidente (sant’Atanasio, san Basilio, san
Giovanni Crisostomo, san Girolamo, sant’Ambrogio, sant’Agostino
ecc.), che nelle sue omelie, nelle sue catechesi o nei suoi scritti non
citi qualche salmo o non cerchi di spiegarne il senso e di attualiz-
zarlo. I salmi sono chiamati da questi Padri della chiesa «canti dello
Spirito Santo» e notevole è stato il loro impegno per promuoverne
il canto con la partecipazione attiva di tutti i fedeli in un unisono
melodico, che polarizzasse tutte le voci: giovani e anziani, poveri e
ricchi, donne e uomini, schiavi e liberi, e ne facesse un concerto ar-
monioso, dove si superano perfino le disuguaglianze sociali e la terra
si fa immagine del cielo.
Non si dovrà dire che un padrone canta con disinvoltura mentre il
servo rimane a bocca chiusa, né che il ricco ha voce attiva e il povero

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____________________________________________ Cantare i salmi

no; né che il maschio ha il diritto di farsi udire mentre la donna ha


il dovere di rimanere in muto silenzio. Arricchiti di un medesimo
onore, offriamo un comune sacrificio di lode… Uno non vale più
dell’altro. Nessuna differenza, dunque, e nessuna distinzione… Ma
una sola voce modulata da molte lingue per un unico canto al Crea-
tore (san Giovanni Crisostomo).

«Gli inni, dicevano i Padri, sono creazioni di persone private. I sal-


mi, invece, sono dati nella Scrittura ispirata come canti dello Spirito
Santo. Essi c’insegnano a pregare come piace a Dio». Vengono, in-
fatti, reinterpretati in chiave cristologica e diventano una preghiera
tipicamente cristiana. Si riconosce in essi la preghiera di Cristo e il
Cristo che continua a pregare con la sua chiesa. E come tali vengono
pregati e cantati. Come tutta la sacra Scrittura, infatti, anche i salmi
trovano in Cristo il loro compimento e l’orante più idoneo a stare
alla presenza di Dio, colui che meglio di tutti può parlare di Dio
all’uomo e dell’uomo a Dio, e colui che raccoglie in sé anche tutte le
risposte che l’uomo cerca interrogando Dio, poiché egli è l’amen di
Dio, come dice san Paolo. In lui e con lui attraverso i salmi si prega,
si domanda, si supplica, si riflette, si piange, si gioisce, si spera e per-
fino si dispera, e in lui, ascoltando la sua voce e la sua vita espresse
nei salmi, abbiamo anche la risposta, perché: «Questi è il Figlio mio
prediletto: ascoltatelo!», dice il Signore. I salmi sono considerati con-
temporaneamente parola di Dio al suo fedele e parola del fedele al
suo Dio, proprio come è stato Cristo.
Secondo una famosa intuizione di san Girolamo i salmi sarebbero
come la voce della sposa che parla al suo sposo: «Preghi? Sei tu che
parli allo sposo. Leggi? È lui che ti parla». E sia pure con po’ di
retorica scriveva: «Davide è il nostro Simònide, il nostro Pindaro, il
nostro Alcèo, il nostro Flacco, il nostro Catullo e il nostro Sereno. È
la lira che canta Cristo» (PL 22, 547).
Questo modo di considerare i salmi farà dire entusiasticamente a
sant’Agostino: «Psalterium meum, gaudium meum», a tal punto da
costituire una delle fonti più frequentate nella sua predicazione e nei
suoi scritti. Incredibile come il suo linguaggio sia tutto infarcito di
citazioni salmiche.
Molto probabilmente l’avrà imparato da sant’Ambrogio di Milano
che paragonava le ondate sonore degli uomini, delle donne, delle

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S chede per la formazione liturgica_________________________
vergini e dei bambini che popolavano la sua chiesa cantando i salmi
al «maestoso ondeggiare dei flutti dell’oceano».
Sarà poi Lutero, circa dieci secoli dopo, a scrivere nella sua Prefa-
zione al salterio (1531):

Ogni cristiano che voglia pregare e raccogliersi dovrebbe servirsi del


salterio. Sarebbe bene che ne acquistasse una tale familiarità da co-
noscerlo a memoria, parola per parola, e fosse in grado per ogni cir-
costanza di citarne un passo appropriato. Perché, veramente, tutto
quello che un animo pio desidera esprimere con la preghiera lo trova
formulato nei salmi in maniera così perfetta e così commovente che
nessuno potrebbe esprimerlo meglio. Il salterio ci ammaestra e ci
fortifica proprio con la preghiera. Esso si accorda con il Padre nostro
e il Padre nostro si ritrova in esso in maniera così perfetta che uno
serve a comprendere l’altro e tutti e due danno un identico suono.

Poi ci sono voluti ancora più di quattro secoli perché la chiesa cat-
tolica, pur avendo sempre mantenuto il salterio come la sua preghie-
ra, anche se praticata prevalentemente dalle comunità monastiche,
dal clero e dalle comunità religiose, con la costituzione apostolica
Divino afflatu di Pio X e circa cinquant’anni dopo con la costituzio-
ne sulla rivelazione Dei Verbum del concilio Vaticano II, definisse lo
stesso salterio come un meraviglioso tesoro di preghiere che avrebbe
dovuto alimentare la preghiera di tutti i fedeli (cfr. n. 15). Come in
effetti è avvenuto grazie anche alla riforma liturgica.
Nonostante certe resistenze spesso di carattere ideologico, ma
più spesso dovute all’ignoranza o alle difficoltà a comprenderne il
linguaggio, il salterio ha ritrovato il suo posto nella preghiera comu-
nitaria. Ci manca ancora molto, forse, perché lo ritrovi anche nella
preghiera personale.

2. Come cantare i salmi

Non si può pensare ai salmi senza pensare come cantarli. I salmi


non sono solo delle preghiere da recitare nelle varie situazioni della
vita del popolo di Dio e personali, ma sono prima di tutto dei canti.
Il loro contesto normale è la preghiera pubblica, comunitaria, in

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____________________________________________ Cantare i salmi

famiglia, nella sinagoga e nel tempio, e la forma normale di usarli è


quella del canto.
Quando sono entrati nella liturgia cristiana hanno mantenuto
queste caratteristiche. Nel corso dei due millenni, però, qualcosa
è cambiato nella consapevolezza dei cristiani. Fino a fare dei salmi
la preghiera dei monaci e del clero, in questo caso senza una nota
di canto e recitati nell’individualismo assoluto. I fedeli avevano le
preghiere della tradizione cristiana e delle devozioni, dal Rosario
alle coroncine e tanto altro. Quando il concilio Vaticano II ha inteso
restituire i salmi a tutto il popolo di Dio la situazione era disastrosa.
Sembrava che i salmi fossero destinati a diventare un documento da
archiviare. Non se ne capiva il senso, né l’attualità. Preghiere d’altri
tempi e per altri contesti, si diceva, che mai sarebbero potute ritor-
nare sulle labbra dei cristiani contemporanei. E si suggerivano altre
preghiere e altri canti che avessero meglio interpretato la fede e il
sentire umano e cristiano. Sono noti a questo proposito i 150 salmi
per il nostro tempo di Marcello Giombini, diffusi dalla Pro Civitate
Christiana di Assisi, e le svariate raccolte di canti con cui nella se-
conda metà del secolo scorso si è cercato di rinnovare la preghiera e
il canto in particolar modo delle assemblee giovanili, abbandonando
sistematicamente l’uso dei salmi tradizionali.
In quegli stessi anni, tuttavia, in Francia è partito un altro movi-
mento, guidato dal gesuita Josef Gelineau, che voleva invece diffon-
dere l’uso dei salmi nella liturgia proponendo dei moduli musicali
diversi dai tradizionali toni gregoriani, riscontrando un grandissimo
interesse e arrivando perfino in Italia con la famosa edizione dei 30
salmi e un cantico, ad opera della ElleDiCi di Leumann. Si tratta
della famosa salmodia di J. Gelineau, con la quale molte delle nostre
comunità hanno scoperto la bellezza dei salmi e la gioia di cantarli
sia nella celebrazione eucaristica, sia per la celebrazione dei Vespri
almeno alla domenica.

3. Che fare concretamente


Anche per i salmi dovrebbe valere la regola degli inni e di tutto
l’Ufficio in generale: «La celebrazione in canto è la forma che più si
addice alla natura di questa preghiera: è segno di una più completa

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S chede per la formazione liturgica_________________________
solennità e di una più profonda unione dei cuori nel celebrare la
lode di Dio» (Musicam sacram 37). È evidente che non si vuol dire
che l’ideale sia cantare tutto e sempre. Molto dipende dalle possibi-
lità concrete dell’assemblea, dal carattere della celebrazione e dalle
esigenze delle varie parti legate in vario modo al canto.
Quel che conta è non legare la celebrazione a schemi rigidi e arti-
ficiosi, non obbedire solo a norme puramente formali, ma agire «in
spirito e verità», interpretando lo spirito autentico dell’azione che si
compie. Il primo scopo da raggiungere è infatti quello di formare gli
animi all’amore per la preghiera genuina della chiesa e di rendere
gioiosa la celebrazione della lode di Dio (cfr. Sal 146). Vale la pena
citare PNLO 278:

È risaputo che i salmi sono strettamente connessi con la musica; lo


dimostra la tradizione sia giudaica che cristiana. In verità alla piena
comprensione di molti salmi contribuisce non poco il fatto che essi
vengano cantati o almeno siano sempre considerati in questa luce
poetica e musicale. Pertanto, se è possibile, è da preferirsi questa
forma, almeno nei giorni e nelle ore principali, e secondo il carattere
proprio dei salmi2.

Molte volte, si sa, al massimo si arriva al retto tono. Generalmente


ci si ferma al recitato. Ma è evidente che il risultato non è lo stesso.
È difficile recitare insieme senza creare differenze tonali e ritmiche
che distraggono. Per farlo bene ci vorrebbe un tono comune. Ma il
tono retto con la lingua volgare ha un non so che di artificiale che
scolorisce la parola. Sarebbe preferibile un tono salmodico, su una
corda di recita e con delle cadenze, sul modello della salmodia di
Gelineau. Ha il beneficio di creare una musicalità di tipo contem-
plativo, tutta tesa verso l’interiorità, piuttosto che espandersi nella

2
«Chi dunque vuole salmeggiare con spirito di intelligenza deve percorrere i
salmi versetto per versetto e rimanere sempre pronto nel suo cuore alla risposta.
Così vuole lo Spirito, che ha ispirato il salmista e che assisterà ogni uomo di
sentimenti religiosi aperto ad accogliere la sua grazia. Per questo la salmodia, anche
se eseguita con tutto quel rispetto che si deve alla maestà di Dio, deve prorompere
dalla gioia del cuore e ispirarsi all’amore, come si addice a una poesia sacra e a un
canto divino, e massimamente alla libertà dei figli di Dio» (PNLO 104).

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____________________________________________ Cantare i salmi

scala sonora. La formula è molto semplice. Potrebbe variare da


salmo a salmo. Il senso delle parole non viene a perdersi, anzi, e il
cuore rimane permeabile ai ritmi della parola, che vi scava la sua
strada3.
Quasi tutti i repertori riportano molti esempi, anche a più voci.
Basta solo scegliere in base al testo, ai versetti e all’assemblea che
deve cantare con o senza strumenti musicali.

4. La tradizione cristiana

Qualche indicazione di come fare può venirci anche dalla tradizio-


ne. Come si è detto sopra, nei primi tempi l’esecuzione molto pro-
babilmente doveva essere simile a quella della sinagoga. Col tempo è
stato introdotto qualche elemento nuovo, come l’amen e l’alleluia o
qualche versetto, detto responsum, affidati all’assemblea, per venire
incontro ai fedeli analfabeti che non potevano sapere a memoria i
salmi. Nel tempo, però, si è avuta anche una certa evoluzione musi-
cale, in risposta alle mutate situazioni ecclesiali e si può dire anche
parallelamente alla perdita del senso assembleare della liturgia.
In sintesi, quattro sono le principali forme esecutive dei salmi: la
forma diretta (o direttanea, ii secolo), la forma alleluiatica e la forma
responsoriale (iii-iv secolo), e la forma antifonica (iv-v secolo)4.

3
«Chi recita i salmi apre il suo cuore a quei sentimenti che i salmi ispirano
secondo il loro genere letterario: di lamentazione, di fiducia, di rendimento di
grazie. Questi generi letterari giustamente sono tenuti in grande considerazione
dagli esegeti. Chi recita i salmi, aderendo al significato delle parole, presta
attenzione all’importanza del testo per la vita umana dei credenti. Si sa infatti che
ogni salmo fu composto in circostanze particolari, alle quali intendono riferirsi i
titoli premessi a ciascuno di essi nel salterio ebraico. Ma in verità qualunque sia la
sua origine storica, ogni salmo ha un proprio significato, che anche ai nostri tempi
non possiamo trascurare. Sebbene quei carmi siano stati composti molti secoli fa
presso popoli orientali, essi esprimono assai bene i dolori e la speranza, la miseria
e la fiducia degli uomini di ogni tempo e regione, e cantano specialmente la fede in
Dio, la rivelazione e la redenzione» (PNLO 106s.).
4
F. Rainoldi, Psallite sapienter, C.L.V. - Edizioni Liturgiche, Roma 1999, 75ss.

49

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S chede per la formazione liturgica_________________________
4.1. La forma diretta

È così chiamata perché l’esecuzione del salmo avviene in maniera


continuata e piuttosto omogenea, senza alcun elemento intercalare,
dal principio alla fine. Nella sua sostanza questa forma è, e rimane,
la più rispettosa della globalità del significato e del genere letterario
di una composizione salmica considerata in se stessa.
L’esecuzione può essere solistica (la più rispondente, come alle
origini, alla funzione di ascolto), collettiva (tutti recitano o cantano
tutto il salmo di seguito), alternata (si succedono uno o più solisti e
uno o più gruppi, per versetti o per sezioni; oppure si effettua una
alternanza di semplici versetti su un tono).

4.2. La forma alleluiatica

È la forma del salmo arricchita da punteggiature di alleluia (uno


o più), inserite nel modo più vario. La forma alleluiatica è popolare
ed antica. Conservatasi nella liturgia ambrosiana e oggi restituita
anche al rito romano, meriterebbe maggior utilizzo. Si trovano vari
esempi, anche attuali, che sarebbero degni di maggior attenzione. Il
Graduale simplex ripristina largamente tale forma.

4.3. La forma responsoriale

Questa forma musicale, di origine orientale per quanto concerne


l’applicazione ai salmi, sembra attestata già nel iii secolo, ma diviene
di uso generale a partire dal iv secolo. Ai versetti del salmo (o sezione
di esso), che procede nella sua scansione solistica, è aggiunto un re-
sponsum, ovvero un ritornello breve, sempre eguale, tratto per lo più
dal salmo stesso, spesso dall’incipit, ossia dalle prime parole del salmo.

4.4. La forma antifonata

Questa forma si ottiene quando, prima di ogni versetto, per tutto il


seguito del salmo, viene inserita una antifona, cioè un testo (salmico

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____________________________________________ Cantare i salmi

o meno) normalmente più ampio di un responsum. L’esecuzione del


salmo si snoda alternata tra due cori.

5. Il modo di salmodiare

Circa il modo di salmodiare dopo la riforma liturgica meritano


attenzione le indicazioni di PNLO 121-125:

Sono possibili svariati modi di eseguire i salmi secondo che lo ri-


chiedono il genere letterario, la lunghezza, la lingua, l’esecuzione
individuale o collettiva, la partecipazione del popolo. La facoltà di
scegliere fra molte soluzioni possibili quella più confacente, giova
non poco a far meglio percepire la fragranza spirituale e artistica
dei salmi. Questi, infatti, non sono stati ordinati quasi fossero delle
semplici quantità di preghiera da far seguire le une alle altre, ma se-
condo il criterio del contenuto e del carattere specifico di ciascuno
di essi.
I salmi si cantano o si recitano in modo continuato (cioè in direc-
tum), oppure a versetti o strofe in alternanza tra due cori o parti
dell’assemblea, o in modo responsoriale. Tutto ciò secondo le diver-
se usanze confermate dalla tradizione e dall’esperienza.
All’inizio di ogni salmo si premetta sempre l’antifona corrisponden-
te, come viene indicato sopra ai nn. 113-120. Si mantenga poi l’uso
di concluderlo con il Gloria al Padre e il Come era. Il Gloria è infatti
una conclusione adatta, convalidata dalla tradizione e tale da con-
ferire alla preghiera dell’Antico Testamento un senso laudativo di
carattere cristologico e trinitario. Dopo il salmo, secondo l’opportu-
nità, si ripete l’antifona.
Quando si recitano salmi più lunghi, questi nel salterio sono sud-
divisi in modo da esprimere la struttura ternaria dell’Ora, sempre
però nel pieno rispetto della loro reale linea di pensiero.
È bene attenersi a questa divisione, specialmente nella celebrazione
corale in lingua latina, aggiungendo il Gloria al Padre alla fine di
ogni sezione.
Tuttavia è consentito o mantenere questo modo tradizionale, o in-
terporre una pausa fra le diverse parti del medesimo salmo, o recita-
re il salmo intero tutto di seguito con la propria antifona.

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S chede per la formazione liturgica_________________________
Quando, inoltre, il genere letterario del salmo lo consente, vengono
indicate delle divisioni in strofe, in modo che, specialmente se i
salmi vengono cantati in una lingua moderna, si possano eseguire
intercalando l’antifona dopo ogni strofa; in tal caso è sufficiente
aggiungere il Gloria al Padre alla fine di tutto il salmo.

Forme musicali per i salmi nel ii millennio


1. Le quattro forme principali e dagli artifici canonici. Di tale
con tutte le loro varianti arrivate specie è l’imponente repertorio
fino a noi furono sempre parte rinascimentale di antifone salmi-
integrante della liturgia eucaristi- che e responsori salmici: di sal-
ca e delle ore del giorno e della mico sopravvive il testo, ridotto a
notte. Ma dal vi secolo in poi, a poco più che pretesto per il sup-
causa della clericalizzazione della porto tonico.
liturgia e soprattutto della pre- Dal punto di vista formale, an-
ghiera oraria, luogo più tipico che quando si cominciò a musi-
e caratteristico per i salmi, esse care polifonicamente dei salmi
perdettero l’aggancio popolare interi, essi non si distinsero, se
originario e non ebbero partico- non per la lunghezza, da altri ge-
lari sviluppi musicali.
neri, quali mottetti o madrigali
Maggior creatività si sviluppò
spirituali1.
nei confronti dei brani della mes-
Una qualche maggior attenzio-
sa, i cui graduali prima, e le cui
ne al testo dedicarono alcuni tra
antifone dopo, si trasformarono
i polifonisti-rétori, resi scaltri an-
nei motecta e negli organa della
prima sperimentazione polifo- che dalla esperienza compositiva
nica. La salmodia loro collegata che già trattava brani in lingua
divenne un fossile rituale, o addi- viva. Essi seppero pennellare
rittura scomparì. i salmi, specie in certi passaggi,
Nella stagione di maturazione con tinte particolari della loro
della tecnica polifonica si affron- tavolozza espressiva. Si pensi a
tarono anche testi di salmi (in Orlando di Lasso, nei suoi Salmi
genere selezioni di versetti), ma
i versetti affogarono, perdendo 1
Cfr. il sintetico contributo di J.G.
il loro andamento caratteristico, Tarruell, L’uso dei salmi nelle litur-
nel tessuto architettonico delle gie occidentali, in Rivista Liturgica 68
voci, normato dal gioco imitativo (1981) 186-209.

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____________________________________________ Cantare i salmi

penitenziali2. Una eguale maggior Controriforma nasce il Vespro


attenzione al testo era indotta an- come genere musicale, a imitazio-
che dalla traduzione della Bib- ne di quell’insieme mottettistico
bia in lingua viva, come quella di che era la Messa d’autore. I Ve-
Martin Lutero (1546)3. La si può spri sono affrontati con i più ag-
percepire per esempio nei sal- giornati strumenti espressivi della
mi polifonici musicati, su quella già lunga esperienza compositiva
traduzione, da Thomas Stoltzer gregoriana e poi polivocale; ri-
(1526), benché si muovano nel presentano delle forme tradizio-
fondamentale clima mottettisti- nali4 o ne ospitano di nuove5. Il
co, onnipresente. Vespro monteverdiano della Bea­
ta Vergine, per esempio, è para-
digmatico. Si tratta di ‘insiemi
2. Nel periodo tra Riforma e
salmici’, diversamente organizza-
ti, aperti alle smaglianti seduzioni
2
Un’altra collezione di salmi molto sonore del Barocco.
popolari a livello musicale furono i Esclusi i Vespri in semplice
sette penitenziali (Sal 6; 32; 38; 51; canto fermo, troviamo varie tipo-
102; 130; 143). Iniziò Orlando di logie, che potrebbero ammettere
Lasso (Roland de Lattre, 1530-1594),
fiammingo, con i Psalmi Davidis Poe-
altre sfumature. C’è il Vespro con
nitentiales, pubblicati a Monaco nel alternanza di polifonia e gregoria-
1584. Molti lo seguirono. Tra costo- no. Ci sono i Vespri ‘brevi’, inte-
ro Andrea Gabrieli (1510-1586) coi ramente in polifonia oppure con
suoi Psalmi Davidici qui Poenitentia- alternanza tra il coro e un abi-
les nuncupantur a 6 voci, in onore di
Gregorio XIII (Venezia 1583). Ed è
possibile arrivare sino ai nostri giorni 4
Per esempio la forma ‘antifonica’.
con H. Pousseur, nato nel 1929, coi È il caso del Beatus vir a 6 voci di
suoi Sept versets des Psaumes de la Claudio Monteverdi, che ritornella
pénitence. – usando un motivo quasi popola-
3
Un movimento consistente è stato resco – almeno sette volte nel corso
creato da Lutero con la sua versione della composizione. Un caso analogo
in tedesco della Bibbia che ha provo- si riscontra nel Confitebor tibi, Domi-
cato la nascita di innari e di salmodie. ne a tre voci, musicato da Giuseppe
In particolare si distinguerà il sas- Tricarico (Gallipoli, 1697).
sone P. Gerhardt (1607-1676) che, 5
Per restare a Monteverdi si pensi
con Lutero, stimolerà le creazioni del al Laetatus sum (pubblicato solo nel
musicista e pastore islandese H. Pje- 1650), tutto intessuto su un ostinato
tursson (1614-1674) con i suoi Salmi di quattro note (tonica, sottodomi-
e canti per la Passione del Signore. nante, dominante).

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S chede per la formazione liturgica_________________________

le cantore solista, oppure come ni nel suo Estro poetico armonico


alternanza tra ‘falsobordoni’ e vol. I (Venezia 1724) con 25 salmi
organo. Infine i Vespri ‘solenni’, e vol. II (Venezia 1725-1727) con
che veicolano i grandi salmi poli- altri 25 salmi. Musicò a parte an-
fonici6, e poi i salmi con stile ma- che i Sal 2; 3; 8; 10.
drigalistico, o concertato, fino a
trasformarsi in ‘salmi-cantata’. 4. Un capitolo apposito meri-
terebbe la trattazione dell’uso
3. Un caso ‘speciale’ è rappre- del salterio nel mondo religioso
sentato dalle grandi composizio- della riforma luterana, anglicana
ni su testo salmico del Barocco e calvinista, dove l’introduzione
francese, chiamate grandi mot- delle lingue vive stimolò enorme-
tetti, composti da Henry Du mente l’ispirazione artistica. Nel
Mont (1684), da Giovanni Bat- campo dei grandi ‘salmi tedeschi’
tista Lully (1687), da Marco An- troviamo soprattutto Heinrich
Schutz (1672) e Felix Mendels-
tonio Charpentier (1704), e poi
sohn (1847). Il calvinismo più di
da Philippe Rameau (1764), da
tutte le confessioni si qualifica
Andrea Campra (1744), da Mi-
come quella che canta i salmi, nei
chel Richard Delalande (1726),
templi e nelle comunità domesti-
e da molti altri, destinati, come
che. Calvino, più di tutti, aveva
norma, alla pratica dei Concerti ereditato l’amore agostiniano per
spirituali. i salmi e la lezione di sant’Atana-
In Italia entro la letteratura mu- sio alessandrino (iv secolo) per
sicale spirituale di questo tipo, la ‘melodia semplice’, rispettosa
non destinata primariamente alla del testo.
celebrazione delle ore, va colloca- Il salterio venne tradotto nelle
to il lavoro di Benedetto Marcel- varie lingue nazionali. Ciò costi-
lo (1686-1739) che musicò ben tuiva certamente un valore pa-
50 salmi sulla parafrasi poetica storale per la preghiera e per la
alquanto fedele al testo originario catechesi, ma anziché servire alla
di Giovanni Ascanio Giustinia- valorizzazione del salterio stretta-
mente inteso, servì alla creazione
di una ‘innodia salmica’. Si attin-
6
Tra l’immensa produzione (italia-
na) si pensi a quella di autori come
geva alla parola di Dio non nella
Giovanni Maria Nanino (1607), Fe- sua precisa formulazione, ma con
lice Anerio (1614), Ruggiero Gio- una sua rivisitazione attraverso
vannelli (1625), e, ancora un secolo traduzioni poetiche spesso selet-
dopo, Pietro Paolo Bencini (1755). tive e riduttive. Anche oggi ab-

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____________________________________________ Cantare i salmi

biamo molti canti sopra la mate- Franz Listz (1886), César Frank
ria del salterio, che non sono vera (1890), Johannes Brahms (1897),
traduzione dei salmi ispirati. Non tutti impegnatisi su qualche par-
è la stessa cosa. Bisogna farne un te del salterio, il corpo dei salmi,
uso oculato, diverso nella liturgia anche indipendentemente dall’u-
e nella preghiera libera7. so liturgico (aspetto praticato, in-
vece, da Lorenzo Perosi, 1956, in
5. Nell’Ottocento la prassi abi- vista della riforma ceciliana), non
tuale dei Vesperoni ha provocato, ha mancato di affascinare gran-
a gettito continuo, la musicazio- di compositori, credenti o meno.
ne dei salmi. Lo spirito generale
della celebrazione continua ad
essere quello barocco, ma la mu- op. 31 (1830); Sal 42, op. 42 (1837-
1838); Sal 95, op. 46 (1838 e 1841);
sica, secondo la moda del tempo,
Sal 114, op. 51 (1839); Sal 98, op. 91
è di stile operistico. È stermina- (1843). Seguono salmi a sole voci: Sal
to il repertorio di queste ‘canta- 100, a 4 voci (1843-1844); Sal 2; 43;
te’ coloristiche. La maggioranza 22, op. 78 a 8 voci (1843-1844), oltre
degli autori è rimasta ignota alle a Two Psalm tunes a 4 voci (National
storie della musica, bollata come Psalmist, 1835).
indegna dal cecilianesimo tardo- Quasi contemporaneo è l’unghe-
ottocentesco. rese F. Liszt (1811-1886). Suoi sono:
Sal 13 (Lord, how long) per solo te-
nore, coro e orchestra (1855); Sal 19
6. Nella musica dotta del nostro (Coeli enarrant, 1860); Sal 23 (The
secolo scorso, dopo la stagione Lord is my shepherd, 1859); Sal 117
romantica dei grandi e noti autori (Laudate Dominum, 1869); Sal 137
esteri quali Felix Mendelssohn (By the waters of Babylon, 1859); Sal
(1847)8, Anton Bruckner (1896), 130 (De profundis, 1881). Il franco-
belga C. Frank (1822-1890) musica-
va intanto il Sal 150 per coro, orga-
7
Si pensi al gruppo di salmi ‘rivisi- no e orchestra, mentre A. Bruckner
tati’ da Domenico Machetta, oppure (1824-1896) si dedicava al Sal 114-
alla traduzione letteraria operata da 115 per coro e tromboni (1850
padre Davide Maria Turoldo, sup- ca.), al Sal 23 per coro e pianoforte
porto di melodie corali (o lideristi- (1852), al Sal 112 per coro e organo
che) composte da vari autori, come (1863), al Sal 146 per soli, coro e or-
I. Passoni e B. De Marzi (I. Passoni, chestra (1860 ca.) e al Sal 150 per so-
Salmi e Cantici, Carrara, 1973.1976). prano solo, coro e orchestra (1892).
8
F. Mendelssohn-Bartholdy (1809- J. Brahms (1833-1897) componeva il
1847) compone una nutrita serie di Sal 13 op. 27 (1864) per coro femmi-
salmi per voci e strumenti: Sal 115, nile a 3 voci e organo o pianoforte.

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S chede per la formazione liturgica_________________________

Citiamo Igor Strawinskij (1971) 7. Conclude il xx secolo il ten-


con la sua mirabile Sinfonia di tativo ‘cattolico’ di rilanciare la
Salmi, Arthur Honegger (1955), conoscenza dei salmi e la pre-
Arnold Schönberg (1951), Zol- ghiera con il salterio, con una
tan Kodaly (1967), Marcel Du- mirata preoccupazione biblico-
pré (1971), Krzyztof Penderecki, liturgico-pastorale. È all’interno
H.V. Zimmermann, Leonard di questa esigenza, suscitata dal
Bernstein, Arvo Párt9. Mentre tra Movimento biblico e liturgico di
gli italiani ricordiamo Goffredo questo secolo, che nasce l’inven-
Petrassi, Bruno Bettinelli e Nico- zione del p. J. Gelineau, gesuita,
lò Castiglioni. che nel 1952 lanciò in Francia i
suoi Psaumes in forma respon-
soriale e antifonica, i quali, come
9
A. Roussel (1869-1937) scriveva abbiamo già detto, ebbero un’ac-
«d’un fiato e senza nessuna fatica» coglienza straordinariamente fa-
il Sal 80 (Paris, 1929), l’austriaco- vorevole, tanto da diventare in
americano A. Schönberg, padre pochi anni repertorio comune a
della dodecafonia (1874-1951), tutti i fedeli10. Tutto sommato è la
presentava invece il Moderner Psalm
forma salmodica più semplice e
op. 50c per voce recitante, coro e
orchestra, I. Strawinskij (1882-1971)
più efficace, che meglio si presta
componeva la sua celebre Sinfonia al canto dei salmi sia per il rito
di Salmi per coro e Orchestra (1930) del salmo responsoriale, sia per i
e l’ungherese Z. Kodaly (1882-1967) salmi della liturgia delle Ore. Ci
il suo Psalmus Hungaricus (Sal 55). vorrebbe però una apposita tra-
Lo svizzero A. Honegger (1892- duzione dei salmi o quantomeno
1955) con il suo salmo drammatico una diversa composizione strofi-
Roi David introduceva ben 28 parti ca, per poterla adattare più facil-
di salmi e il suo compatriota ebreo mente allo sviluppo musicale.
E. Bloch (1880-1959), rifugiatosi in
America, su base salmica componeva
Il servizio sacro con alternanza tra
solista e coro, secondo la liturgia
sinagogale. L. Bernstein (1918-1990) 10
In Italia comparvero nel 1962
preparava i suoi Chichester Psalms con il fascicolo 30 salmi e un cantico,
per coro e orchestra e il polacco K. ElleDiCi, Leumann, che mantenne le
Penderecki (n. 1933) componeva formule salmodiche su testi tradotti
I Salmi di Davide per coro e per­ dall’ebraico, mentre le antifone furo-
cussione. no musicate da compositori italiani.

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Goffredo Boselli – Ludwig Monti RPL 313
Nov-Dic 2015

I criteri di traduzione
del salterio di Bose

S ussidi e testi
Dopo che per lunghi secoli i salmi sono stati cantati dalla
chiesa nel latino della Vulgata, la riforma liturgica del con-
cilio Vaticano II ha fatto emergere la necessità di pregarli
nelle lingue vernacolari, con la conseguente esigenza di
elaborare delle traduzioni moderne.
Di fronte alle difficoltà per il canto che ogni traduzione
dei salmi presenta, la comunità di Bose ha ben presto deci-
so di elaborarne una nuova, attraverso un lungo e paziente
lavoro di traduzione da parte del priore Enzo Bianchi du-
rato più di quarant’anni e tuttora in progress. Tale lavoro
ha conosciuto varie tappe, tra cui quella saliente è stata la
traduzione provvisoria sperimentata per alcuni anni nel-
la liturgia comunitaria pubblicata nel 1993, e in seguito
costantemente aggiornata. L’ultima traduzione ora in uso
nella liturgia è stata pubblicata nel 2011: Salterio di Bose,
a cura di Enzo Bianchi e della Comunità di Bose (Qiqajon,
Magnano 2011). Il salterio è compreso anche nel libro di
preghiera della comunità: Preghiera dei giorni. Ufficio ecu-
menico per l’anno liturgico, a cura di Enzo Bianchi e della
Comunità di Bose (Qiqajon, Magnano 2011).
Il lavoro è stato arduo e ricco di sfide. Un salterio destina-
to alla liturgia, infatti, deve soddisfare molteplici esigenze:
la fedeltà al testo originale, l’uso di un linguaggio accessibi-
le (anche ai numerosi ospiti che sostano presso la comuni-

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S ussidi e testi__________________________________________
tà) e attuale, ma anche evocativo, una certa qualità poetica, necessità
ritmiche e fonetiche per il canto… La traduzione è stata ovviamente
condotta sul testo ebraico (Biblia Hebraica Stuttgartensia, curata da
K. Elliger e W. Rudolph, Stuttgart 19904): dove il testo è corrotto
o di difficile comprensione, si è operato sulle possibilità offerte dal
testo stesso mediante rivocalizzazioni o spostamenti dell’ordine dei
vocaboli. Si tratta di una traduzione integrale, che non attua l’eli-
minazione delle parti imprecatorie e riporta, sebbene a volte siano
oscure, anche le sovrascritte che il testo ebraico premette a molti
salmi.
Si è anche deciso di collocare a parte un breve apparato di note
critiche che non pretendono di essere esaustive, ma sono volte es-
senzialmente ai seguenti scopi: rilevare alcune libertà che ci si è con-
sentiti nella traduzione, motivare alcune particolarità della traduzio-
ne stessa, segnalare qualche variante tratta dalle antiche versioni non
utilizzata nelle antifone e riportare qualche possibilità di traduzione
alternativa, soprattutto nel caso di passi oscuri.
Per motivi di adattamento al canto si è provveduto anche a sud-
dividere alcuni salmi, particolarmente lunghi o composti da due
sezioni nettamente distinte, in due parti A e B (Sal 18; 19; 36; 57;
60; 77; 78; 89; 108; 116; 147). Su diversi salmi, infine, è stata operata
una separazione (segnata dal simbolo D, sigla per diápsalma) che
smembra il corpo del salmo al fine di rendere più snello il canto.
Essa indica anche le divisioni in parti operate dalla liturgia delle Ore
cattolica latina.
Questo delicato e insieme appassionante lavoro di traduzione vor-
rebbe condurre chi prega con il salterio di Bose a comprendere sem-
pre meglio e a meditare con intelligenza questo libro inesauribile,
compagno fedele nel cammino umano e cristiano. Così potrà essere
dato di sperimentare che – parafrasando un adagio di Gregorio Ma-
gno – Psalterium crescit cum psallente ecclesia.
Poiché lo scopo principale del salterio di Bose è dall’origine quello
di dare alla comunità monastica un salterio da salmodiare, cioè de-
stinato al canto all’interno dell’Ufficio divino quotidiano, particola-
re attenzione è stata riservata alla cantabilità del testo. Per ottenere
la realizzabilità canora del testo, è sembrato fondamentale ricercare
la cantabilità della parola salmica, che significa favorire l’accoglien-

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__________________________ I criteri di traduzione del salterio di Bose

za del senso, ovvero delle parole, delle immagini, delle metafore,


dei sentimenti che ogni salmo contiene ed esprime, e che danno
vita a una vera e propria contemplazione calma e al tempo stesso
desta e vigilante. In questo modo, si è cercato che la parola salmica
incidesse ritmicamente, vocalmente e temporalmente in coloro che
salmodiano.

Per questo, il salterio di Bose ha dato una particolare attenzione al


tempo della parola salmica, cioè alla disposizione dei singoli termini
per evitare eufonie, al movimento delle frasi e dei periodi, alla sim-
metria dei parallelismi, alla rottura sintattica… Il tempo della parola
salmica, la sua pulsazione, fa parte del senso, ed è un’esperienza al
tempo stesso estetica e spirituale. La consapevolezza che fin dall’ini-
zio ha guidato la traduzione del salterio di Bose è che la cantabilità
di un salmo risiede anzitutto nella musicalità delle parole, nella vo-
calità del testo e solo in un secondo tempo nella melodia salmica che
viene scelta per salmodiare il salmo. La melodia salmica non fa altro
che porsi al servizio della musicalità del testo e consentire di accede-
re all’atto del salmodiare.

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Elena Massimi

Pregare in attesa del Natale

La pietà popolare si è sempre dimostrata molto sensibile al Natale


e al tempo che prepara ad esso1. Oltre alla novena dell’Immacolata,
una delle sue maggiori espressioni, nel tempo d’Avvento, è la no-
vena di Natale, nata per comunicare ai fedeli quelle ricchezze della
liturgia ufficiale a cui non potevano accedere.
Il direttorio su Pietà popolare e liturgia non manca di sottolineare
come oggi il popolo di Dio possa partecipare alle celebrazioni litur-
giche in modo più agevole rispetto al passato; per questo motivo

sarà auspicabile che nei giorni 17-23 dicembre sia solennizzata la


celebrazione dei Vespri con le ‘antifone maggiori’ e i fedeli siano
invitati a parteciparvi. Tale celebrazione, prima o dopo della quale
potranno essere valorizzati alcuni elementi cari alla pietà popolare,

1
«La pietà popolare è sensibile al tempo di Avvento soprattutto in quanto me-
moria della preparazione alla venuta del Messia. Nel popolo cristiano è saldamente
radicata la coscienza della lunga attesa che precedette la nascita del Salvatore. I
fedeli sanno che Dio sosteneva con profezie la speranza di Israele nella venuta del
Messia. Alla pietà popolare non sfugge l’evento straordinario, anzi essa lo rileva
piena di stupore, per cui il Dio della gloria si è fatto bambino nel grembo di una
donna vergine, umile e povera. I fedeli sono particolarmente sensibili alle difficoltà
che la vergine Maria dovette affrontare durante la gravidanza e si commuovono al
pensiero che nell’albergo non vi fu un posto per Giuseppe e per Maria, che stava
per dare alla luce il Bambino (cfr. Lc 2,7)»: Congregazione per il culto divino e la
disciplina dei sacramenti, Direttorio su pietà popolare e liturgia. Principi e orienta-
menti, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2002, n. 97.

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___________________________________ Pregare in attesa del Natale

costituirebbe un’eccellente ‘novena del Natale’ pienamente litur-


gica e attenta alle esigenze della pietà popolare. All’interno della
celebrazione dei Vespri si possono sviluppare alcuni elementi già
previsti (per esempio, omelia, uso dell’incenso, adattamento delle
intercessioni)2.

Alla luce di ciò la novena proposta, i cui destinatari sono ragazzi


(preadolescenti e adolescenti) appartenenti ai gruppi di catechesi
parrocchiale, si compone di testi della liturgia dell’Avvento e delle
ferie che vanno dal 17 al 24 dicembre tratti dal Messale Romano, dal
Lezionario e dalla Liturgia delle Ore.
Per ogni giorno della novena, aperta dal rito del lucernario, sulla
base del testo biblico suggerito, verrà assegnato un ‘personaggio’
tipico dell’Avvento al quale corrisponde una ‘parola chiave’. Questi
elementi dovranno ispirare l’impegno quotidiano che i ragazzi assu-
meranno per prepararsi al Natale.

16 DICEMBRE

Personaggio: Isaia
Parola chiave: Speranza

G. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.


T. Amen.

G. Signore Gesù, unica speranza del mondo,


T. vieni e illumina il nostro cammino.

Rito della luce


Viene accesa la prima delle nove candele. È bene che la chiesa, o il luogo dove
viene pregata la novena, non sia pienamente illuminata. Dopo l’accensione della
candela vengono accese le luci. Durante l’accensione della candela viene cantato
uno dei due ritornelli proposti.

2
Ibid., n. 103.

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S ussidi e testi__________________________________________
Il Signore è la luce che vince la notte! CdP 278
Gloria! Gloria! Cantiamo al Signore!

Oppure: CdP 464

S’accende una luce all’uomo quaggiù,


presto verrà tra noi Gesù.
Vegliate lo sposo non tarderà:
se siete pronti vi aprirà.

Lieti cantate: gloria al Signor!


Nascerà il Redentor.

G. O Signore, che hai inviato i profeti


ad annunciare la venuta del Cristo, tuo Figlio,
fa’ rispendere su di noi la tua luce,
perché, illuminati dalla tua Parola,
camminiamo verso di te con cuore generoso e fedele.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio,
e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo
per tutti i secoli dei secoli.
T. Amen. (cfr. Giovedì IV settimana del salterio)

Ascolto della Parola

Dal libro del profeta Isaìa  Is 35,1-7a


Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa. Come fiore di narci-
so fiorisca; sì, canti con gioia e con giubilo. Le è data la gloria del Libano, lo splendore
del Carmelo e di Saron. Essi vedranno la gloria del Signore, la magnificenza del nostro
Dio. Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti
di cuore: «Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa
divina. Egli viene a salvarvi».
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo
zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno
acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa. La terra bruciata diventerà una
palude, il suolo riarso sorgenti d’acqua.

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___________________________________ Pregare in attesa del Natale

Breve riflessione
Il sacerdote, o il catechista, commenta il brano proposto collegandolo al ‘personag-
gio’ e alla ‘parola chiave’; invita poi i ragazzi ad assumersi un impegno, ed eventual-
mente a scriverlo su una piccola scheda (o libretto) precedentemente preparata.

Silenzio e impegno

G. Ecco, viene il Signore a salvare il suo popolo.


T. Beati coloro che sono preparati all’incontro.

Se lo si ritiene opportuno si può pregare il Sal 121 (122):

Quale gioia, quando mi dissero: Là sono posti i troni del giudizio,


«Andremo alla casa del Signore!». i troni della casa di Davide.
Già sono fermi i nostri piedi Chiedete pace per Gerusalemme:
alle tue porte, Gerusalemme! vivano sicuri quelli che ti amano;
Gerusalemme è costruita sia pace nelle tue mura,
come città unita e compatta. sicurezza nei tuoi palazzi.
È là che salgono le tribù, Per i miei fratelli e i miei amici
le tribù del Signore, io dirò: «Su te sia pace!».
secondo la legge d’Israele, Per la casa del Signore nostro Dio,
per lodare il nome del Signore. chiederò per te il bene.

Intercessioni

G. Rivolgiamo la nostra preghiera a Cristo, salvatore delle genti, e


diciamo: Vieni, Signore Gesù!
– Coloro che si trovano nella difficoltà non perdano mai la speran-
za e sappiano confidare in te, datore di ogni bene.
– L’ascolto della tua Parola di salvezza ci renda testimoni autentici
della fede e seminatori di speranza.

Intercessioni spontanee.

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S ussidi e testi__________________________________________
Orazione

G. O Dio, che hai fatto giungere ai confini della terra


il lieto annuncio del Salvatore,
fa’ che tutti gli uomini accolgano
con sincera esultanza la gloria del suo Natale.
Per Cristo nostro Signore.
T. Amen. (Colletta martedì II settimana di Avvento)

Benedizione3

G. Il Signore ci benedica e ci custodisca.


Faccia risplendere il suo volto per noi e ci faccia grazia.
Rivolga su noi il suo volto e ci doni pace.
T. Amen.

Oppure:

G. Il Signore Gesù, unica speranza del mondo,


ci benedica e ci protegga sempre.
T. Amen.

17 DICEMBRE

Personaggio: Giovanni Battista


Parola chiave: Conversione

G. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.


T. Amen.

3
Questa formula di benedizione può essere utilizzata anche negli altri giorni della
novena in alternativa a quella proposta.

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___________________________________ Pregare in attesa del Natale

G. Cristo, luce che splende nelle tenebre,


T. vieni e illumina il nostro cuore.

Rito della luce


Viene accesa la seconda delle nove candele. È bene che la chiesa, o il luogo dove
viene pregata la novena, non sia pienamente illuminata. Dopo l’accensione della
candela vengono accese le luci. Durante l’accensione della candela viene cantato
uno dei due ritornelli proposti a p. 62.

G. O Signore, fonte di misericordia,


donaci di riconoscere alla luce della tua Parola i nostri peccati,
per poter accogliere con fede viva il Cristo che viene.
Egli è Dio e vive e regna con te nell’unità della Spirito Santo
per tutti i secoli dei secoli.
T. Amen.

Ascolto della Parola

Dal Vangelo secondo Marco Mc 1,1-8


Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. Come sta scritto nel profeta Isaia: Ecco,
dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che gri-
da nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, vi fu Giovanni, che
battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei
peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusa-
lemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro pecca-
ti. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi,
e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è
più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi
ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Breve riflessione, silenzio e impegno

G. O Sapienza, che esci dalla bocca dell’Altissimo,


ti estendi ai confini del mondo,
e tutto disponi con soavità e con forza:
T. vieni ad insegnarci la via della saggezza.

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S ussidi e testi__________________________________________
Se lo si ritiene opportuno si può pregare il Sal 24 (25),1-6.8-10:

A te, Signore, innalzo l’anima mia, Ricordati, Signore,


mio Dio, in te confido: della tua misericordia
che io non resti deluso! e del tuo amore, che è da sempre.
Non trionfino su di me i miei nemici!
Buono e retto è il Signore,
Chiunque in te spera non resti deluso; indica ai peccatori la via giusta;
sia deluso chi tradisce senza motivo. guida i poveri secondo giustizia,
Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegna ai poveri la sua via.
insegnami i tuoi sentieri.
Tutti i sentieri del Signore
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi, sono amore e fedeltà
perché sei tu il Dio della mia salvezza; per chi custodisce la sua alleanza
io spero in te tutto il giorno. e i suoi precetti.

Intercessioni

G. Rivolgiamo la nostra preghiera a Cristo via, verità e vita, e dicia-


mo: Vieni, Signore Gesù!
– Signore Gesù, aiutaci nel cammino di conversione perché pos-
siamo testimoniare la bellezza di essere cristiani a tutti i nostri
compagni.
– Signore Gesù, apri il nostro cuore ai bisogni dei più poveri e di
chi ci vive accanto.

Intercessioni spontanee.

Orazione

G. O Dio, Padre degli umili e dei poveri,


che chiami tutti gli uomini
a condividere la pace e la gioia del tuo Regno,
mostraci la tua benevolenza
e donaci un cuore puro e generoso,
per preparare la via al Salvatore che viene.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
T. Amen. (Colletta III domenica di Avvento)

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___________________________________ Pregare in attesa del Natale

Benedizione

G. Il Signore Gesù, luce che splende nelle tenebre,


ci benedica e ci protegga sempre.
T. Amen.

18 DICEMBRE

Personaggio: Giuseppe
Parola chiave: Obbedienza

G. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.


T. Amen.

G. Cristo, Figlio di Dio,


T. vieni e illumina le nostre menti.

Rito della luce


Viene accesa la terza delle nove candele. È bene che la chiesa, o il luogo dove viene
pregata la novena, non sia pienamente illuminata. Dopo l’accensione della candela
vengono accese le luci. Durante l’accensione della candela viene cantato uno dei
due ritornelli proposti a p. 62.

G. O Dio, fonte della pace,


dolcezza di quanti confidano in te,
donaci nel tuo Spirito il gusto del bene
e fa’ che obbediamo sempre al tuo Cristo,
liberi e perseveranti nel tuo volere.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio,
e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo
per tutti i secoli dei secoli.
T. Amen. (Colletta alternativa per le ferie del tempo ordinario, n. 26)

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S ussidi e testi__________________________________________
Ascolto della Parola

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 1,18-24


Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giusep-
pe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.
Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente,
pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli
apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non te-
mere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene
dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salve-
rà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che
era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà
alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa «Dio con noi».
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signo-
re e prese con sé la sua sposa.

Breve riflessione, silenzio e impegno

G. O Signore, guida della casa d’Israele,


che sei apparso a Mosè nel fuoco del roveto,
e sul monte Sinai gli hai dato la legge:
T. vieni a liberarci con braccio potente.

Se lo si ritiene opportuno si può pregare il Sal 118 (119):

Beato chi è integro nella sua via Voglio osservare i tuoi decreti:
e cammina nella legge del Signore. non abbandonarmi mai.
Beato chi custodisce i suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore. Come potrà un giovane
Non commette certo ingiustizie tenere pura la sua via?
e cammina nelle sue vie. Osservando la tua parola.
Tu hai promulgato i tuoi precetti Con tutto il mio cuore ti cerco:
perché siano osservati interamente. non lasciarmi deviare dai tuoi comandi.

Siano stabili le mie vie Ripongo nel cuore la tua promessa


nel custodire i tuoi decreti. per non peccare contro di te.
Non dovrò allora vergognarmi, Benedetto sei tu, Signore:
se avrò considerato tutti i tuoi comandi. insegnami i tuoi decreti.
Ti loderò con cuore sincero,
quando avrò Con le mie labbra ho raccontato
appreso i tuoi giusti giudizi. tutti i giudizi della tua bocca.

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___________________________________ Pregare in attesa del Natale

Nella via dei tuoi insegnamenti Voglio meditare i tuoi precetti,


è la mia gioia, considerare le tue vie.
più che in tutte le ricchezze. Nei tuoi decreti è la mia delizia,
non dimenticherò la tua parola.

Intercessioni

G. Rivolgiamo la nostra preghiera a Cristo, obbediente al Padre


fino al dono della vita, e diciamo: Vieni, Signore Gesù!
– Perché, alla luce della tua Parola, non smettiamo mai di cercare
il tuo volere.
– Perché, sostenuti dall’esempio di san Giuseppe, affrontiamo con
impegno i nostri doveri quotidiani.

Intercessioni spontanee.

Orazione

G. O Dio, fonte della vita e della gioia,


rinnovaci con la potenza del tuo Spirito,
perché corriamo sulla via dei tuoi comandamenti,
e portiamo a tutti gli uomini
il lieto annunzio del Salvatore,
Gesù Cristo tuo Figlio.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
T. Amen. (Colletta alternativa III domenica di Avvento – C)

Benedizione

G. Il Signore Gesù, Figlio di Dio,


ci benedica e ci protegga sempre.
T. Amen.

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S ussidi e testi__________________________________________
19 DICEMBRE

Personaggio: Zaccaria
Parola chiave: Fede

G. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.


T. Amen.

G. Signore Gesù, luce che illumina ogni uomo,


T. vieni e accresci la nostra fede.

Rito della luce


Viene accesa la quarta delle nove candele. È bene che la chiesa, o il luogo dove
viene pregata la novena, non sia pienamente illuminata. Dopo l’accensione della
candela vengono accese le luci. Durante l’accensione della candela viene cantato
uno dei due ritornelli proposti a p. 62.

G. O Dio, Padre della luce,


creatore del sole e degli astri,
fonte dell’intelligenza e della fede,
fa’ che tutti gli uomini,
mossi dallo Spirito Santo,
ti cerchino con cuore sincero
e vedano la tua salvezza preparata davanti a tutti i popoli.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo
per tutti i secoli dei secoli.
T. Amen. (Colletta alternativa per le ferie del tempo ordinario, n. 3)

Ascolto della Parola

Dal Vangelo secondo Luca Lc 1,5-25


Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccarìa, della classe
di Abìa, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue
erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del
Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti
negli anni. Avvenne che, mentre Zaccarìa svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti

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___________________________________ Pregare in attesa del Natale

al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del ser-
vizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. Fuo-
ri, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un
angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccarìa
si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccarìa, la tua pre-
ghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Gio-
vanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli
sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di
Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore lo-
ro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elìa, per ricondurre
i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un
popolo ben disposto». Zaccarìa disse all’angelo: «Come potrò mai conoscere questo?
Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni». L’angelo gli rispose: «Io sono Ga-
briele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto
annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste co-
se avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tem-
po». Intanto il popolo stava in attesa di Zaccarìa, e si meravigliava per il suo indugiare
nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva
avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto. Compiuti i giorni del suo ser-
vizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta
per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si
è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini».

Breve riflessione, silenzio e impegno

G. O Germoglio di Iesse,
che ti innalzi come segno per i popoli:
tacciono davanti a te i re della terra,
e le nazioni t’invocano:
T. vieni a liberarci, non tardare.
Se lo si ritiene opportuno si può pregare il Sal 61 (62):

Solo in Dio riposa l’anima mia: per abbatterlo tutti insieme


da lui la mia salvezza. come un muro cadente,
come un recinto che crolla?
Lui solo è mia roccia e mia salvezza,
mia difesa: mai potrò vacillare. Tramano solo di precipitarlo dall’alto,
godono della menzogna.
Fino a quando vi scaglierete Con la bocca benedicono,
contro un uomo, nel loro intimo maledicono.

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S ussidi e testi__________________________________________
Solo in Dio riposa l’anima mia: tutti insieme, posti sulla bilancia,
da lui la mia speranza. sono più lievi di un soffio.

Lui solo è mia roccia e mia salvezza, Non confidate nella violenza,
mia difesa: non potrò vacillare. non illudetevi della rapina;
alla ricchezza, anche se abbonda,
In Dio è la mia salvezza e la mia gloria; non attaccate il cuore.
il mio riparo sicuro,
il mio rifugio è in Dio. Una parola ha detto Dio,
due ne ho udite:
Confida in lui, o popolo, in ogni tempo;
davanti a lui aprite il vostro cuore: la forza appartiene a Dio,
nostro rifugio è Dio. tua è la fedeltà, Signore;
secondo le sue opere
Sì, sono un soffio i figli di Adamo, tu ripaghi ogni uomo.
una menzogna tutti gli uomini:

Intercessioni

G. A Cristo, speranza nostra, rivolgiamo la nostra preghiera: Vieni,


Signore Gesù!
– Signore Gesù, accresci la nostra fede perché diventiamo annun-
ciatori gioiosi della tua salvezza.
– Signore Gesù, ti affidiamo coloro che non credono, vieni nei
loro cuori e fa’ che sperimentino la gioia del sentirsi amati da te.

Intercessioni spontanee.

Orazione

G. Sostieni, o Padre, con la forza del tuo amore


il nostro cammino incontro a colui che viene
e fa’ che, perseverando nella pazienza,
maturiamo in noi il frutto della fede
e accogliamo con rendimento di grazie
il vangelo della gioia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
T. Amen. (Colletta alternativa III domenica di Avvento – A)

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___________________________________ Pregare in attesa del Natale

G. Il Signore Gesù, luce che illumina ogni uomo,


ci benedica e ci protegga sempre.
T. Amen.

20 DICEMBRE

Personaggio: Maria
Parola chiave: Accoglienza

G. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.


T. Amen.

G. O Cristo, nostra forza,


T. vieni e illumina le nostre debolezze.

Rito della luce


Viene accesa la quinta delle nove candele. È bene che la chiesa, o il luogo dove
viene pregata la novena, non sia pienamente illuminata. Dopo l’accensione della
candela vengono accese le luci. Durante l’accensione della candela viene cantato
uno dei due ritornelli proposti a p. 62.

G. Signore nostro Dio,


che hai fatto della vergine Maria
il modello di chi accoglie la tua Parola e la mette in pratica,
apri il nostro cuore alla beatitudine dell’ascolto,
e con la forza del tuo Spirito fa’ che noi pure
diventiamo luogo santo
in cui la tua Parola di salvezza oggi si compie.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
T. Amen. (Colletta della messa: Santa Maria discepola del Signore)

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S ussidi e testi__________________________________________
Ascolto della Parola

Dal Vangelo secondo Luca Lc 1,26-38


Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata
Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giu-
seppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia:
il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso
avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trova-
to grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Ge-
sù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di
Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà
fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uo-
mo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissi-
mo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Fi-
glio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’es-
sa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a
Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua
parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Breve riflessione, silenzio e impegno

G. O Chiave di Davide, scettro della casa d’Israele,


che apri, e nessuno può chiudere,
chiudi e nessuno può aprire:
T. vieni, libera l’uomo prigioniero,
che giace nelle tenebre e nell’ombra di morte.

Se lo si ritiene opportuno si può pregare il Cantico Is 12,1-6:


Ecco, Dio è la mia salvezza; manifestate tra i popoli le sue meraviglie
io confiderò, non avrò mai timore, proclamate che il suo nome è sublime.
perché mia forza e mio canto
è il Signore; Cantate inni al Signore,
egli è stato la mia salvezza. perché ha fatto opere grandi,
ciò sia noto in tutta la terra.
Attingerete acqua con gioia Gridate giulivi ed esultate,
alle sorgenti della salvezza. abitanti di Sion,
Lodate il Signore, invocate il suo nome; perché grande in mezzo a voi
è il Santo di Israele.

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___________________________________ Pregare in attesa del Natale

Intercessioni

G. A Cristo, luce vera che illumina ogni uomo, rivolgiamo la nostra


preghiera: Vieni, Signore Gesù!
– Signore, fa’ che come Maria, sappiamo ascoltare e mettere in
pratica la tua Parola.
– Signore, sostienici con la tua presenza ogni volta che ci chiami a
donare il nostro tempo e le nostre capacità a chi è più povero.

Intercessioni spontanee.

Orazione

G. Tu hai voluto, Padre,


che all’annunzio dell’angelo la Vergine immacolata
concepisse il tuo Verbo eterno,
e avvolta dalla luce dello Spirito Santo
divenisse tempio della nuova alleanza:
fa’ che aderiamo umilmente al tuo volere,
come la Vergine si affidò alla tua Parola.
Per Cristo nostro Signore.
T. Amen. (Colletta feria 20 dicembre)

Benedizione

G. Il Signore Gesù, nato da Maria,


ci benedica e ci protegga sempre.
T. Amen.

21 DICEMBRE
Personaggio: Elisabetta
Parola chiave: Gioia

G. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.


T. Amen.

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S ussidi e testi__________________________________________
G. O Cristo, sorgente della vera gioia,
T. vieni, e illumina i nostri cuori.

Rito della luce


Viene accesa la sesta delle nove candele. È bene che la chiesa, o il luogo dove viene
pregata la novena, non sia pienamente illuminata. Dopo l’accensione della candela
vengono accese le luci. Durante l’accensione della candela viene cantato uno dei
due ritornelli proposti a p. 62.

G. O Dio, luce vera ai nostri passi è la tua Parola,


gioia e pace ai nostri cuori;
fa’ che illuminati dal tuo Spirito
l’accogliamo con fede viva,
per scorgere nel buio delle vicende umane
i segni della tua presenza.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio,
e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo
per tutti i secoli dei secoli.
T. Amen. (Colletta alternativa per le ferie del tempo ordinario, n. 18)

Ascolto della Parola

Dal Vangelo secondo Luca  Lc 1,39-45


In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di
Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito
il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spiri-
to Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del
tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena
il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grem-
bo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Breve riflessione, silenzio e impegno

G. O Astro che sorgi,


splendore della luce eterna, sole di giustizia:
T. vieni, illumina chi giace nelle tenebre
e nell’ombra di morte.

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___________________________________ Pregare in attesa del Natale

Se lo si ritiene opportuno si può pregare il Sal 99 (100):


Acclamate il Signore, Varcate le sue porte con inni di grazie,
voi tutti della terra, i suoi atri con canti di lode,
servite il Signore nella gioia, lodatelo, benedite il suo nome;
presentatevi a lui con esultanza.
perché buono è il Signore,
Riconoscete che solo il Signore è Dio: il suo amore è per sempre,
egli ci ha fatti e noi siamo suoi, la sua fedeltà di generazione
suo popolo e gregge del suo pascolo. in generazione.

Intercessioni

G. A Cristo, fonte di gioia e di consolazione, rivolgiamo la nostra


preghiera: Vieni, Signore Gesù!
– Signore, fa’ che tutti coloro che sono nella sofferenza scoprano
che la gioia vera nasce dall’incontro con te.
– Signore, aiutaci a sperimentare la gioia che nasce dall’accoglierti
nei fratelli più bisognosi.

Intercessioni spontanee.

Orazione

G. O Dio, Padre degli umili e dei poveri,


che chiami tutti gli uomini
a condividere la pace e la gioia del tuo Regno,
mostraci la tua benevolenza
e donaci un cuore puro e generoso,
per preparare la via al Salvatore che viene.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
T. Amen. (Colletta alternativa III domenica di Avvento – B)

Benedizione

G. Il Signore Gesù, sorgente della vera gioia,


ci benedica e ci protegga sempre.
T. Amen.

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S ussidi e testi__________________________________________
22 DICEMBRE
Personaggio: Maria
Parola chiave: Lode

G. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.


T. Amen.

G. O Cristo, re della gloria,


T. vieni presto, non tardare.

Rito della luce


Viene accesa la settima delle nove candele. È bene che la chiesa, o il luogo dove
viene pregata la novena, non sia pienamente illuminata. Dopo l’accensione della
candela vengono accese le luci. Durante l’accensione della candela viene cantato
uno dei due ritornelli proposti a p. 62.

G. O Dio, che hai fatto buone tutte le cose,


perché siano segno della tua sapienza;
aiutaci a raccogliere la lode
che sale a te dall’intera creazione,
per dare gloria al tuo nome con tutta la nostra vita.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
T. Amen. (Colletta alternativa per le ferie del tempo ordinario, n. 16)

Ascolto della Parola


Dal Vangelo secondo Luca  Lc 1,46-55
In quel tempo, Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in
Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le ge-
nerazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è
il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temo-
no. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro
cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli
affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordan-
dosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua di-
scendenza, per sempre».

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___________________________________ Pregare in attesa del Natale

Breve riflessione, silenzio e impegno

G. O Re delle genti, atteso da tutte le nazioni,


pietra angolare che riunisci i popoli in uno,
T. vieni, e salva l’uomo che hai formato dalla terra.

Se lo si ritiene opportuno si può pregare il Cantico di 1 Sam 2,1.4-8:


Il mio cuore esulta nel Signore, La sterile ha partorito sette volte
la mia forza s’innalza grazie al mio Dio. e la ricca di figli è sfiorita.
Si apre la mia bocca
Il Signore fa morire e fa vivere,
contro i miei nemici,
scendere agli inferi e risalire.
perché io gioisco per la tua salvezza. Il Signore rende povero e arricchisce,
L’arco dei forti s’è spezzato, abbassa ed esalta.
ma i deboli si sono rivestiti di vigore. Solleva dalla polvere il debole,
I sazi si sono venduti per un pane, dall’immondizia rialza il povero,
hanno smesso di farlo gli affamati. per farli sedere con i nobili
e assegnare loro un trono di gloria.

Preghiera di lode

G. A Cristo, che si è fatto nostro fratello, innalziamo la nostra


preghiera di lode: Gloria a te, Signore Gesù!
– Ti lodiamo, Signore, per tutte le meraviglie che ogni giorno
compi nella nostra vita.
– Ti lodiamo, Signore, e ti benediciamo per tutti i talenti che ci hai
donato.

Preghiere di lode spontanee.

Orazione

G. O Dio, che hai scelto l’umile figlia di Israele


per farne la tua dimora,
dona alla Chiesa una totale adesione al tuo volere,
perché imitando l’obbedienza del Verbo,
venuto nel mondo per servire,
esulti con Maria per la tua salvezza

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S ussidi e testi__________________________________________
e si offra a te in perenne cantico di lode.
Per Cristo nostro Signore.
T. Amen. (Colletta alternativa IV domenica di Avvento – C)

Benedizione

G. Il Signore Gesù, re della gloria,


ci benedica e ci protegga sempre.
T. Amen.

23 DICEMBRE

Personaggio: Zaccaria
Parola chiave: Benedizione

G. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.


T. Amen.

G. O Cristo, salvezza di tutte le genti,


T. vieni e illumina i nostri occhi.

Rito della luce


Viene accesa l’ottava delle nove candele. È bene che la chiesa, o il luogo dove viene
pregata la novena, non sia pienamente illuminata. Dopo l’accensione della candela
vengono accese le luci. Durante l’accensione della candela viene cantato uno dei
due ritornelli proposti a p. 62.

G. O Signore, che a Zaccaria


hai manifestato i tuoi prodigi,
illuminaci con la tua Parola,
perché sappiamo riconoscere le meraviglie
che ogni giorno compi nella nostra vita.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio,
e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo
per tutti i secoli dei secoli.
T. Amen.

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___________________________________ Pregare in attesa del Natale

Ascolto della Parola

Dal Vangelo secondo Luca  Lc 1,57-66


In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vi-
cini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande miseri-
cordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambi-
no e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre interven-
ne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che
si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come vole-
va che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti
furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava be-
nedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione mon-
tuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le cu-
stodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano
del Signore era con lui.

Breve riflessione, silenzio e impegno

G. O Emmanuele, nostro re e legislatore,


speranza e salvezza dei popoli:
T. vieni a salvarci, o Signore nostro Dio.
Se lo si ritiene opportuno si può pregare Cantico di Zaccaria (Lc 1,68-79):

Benedetto il Signore, Dio di Israele, in santità e giustizia


perché ha visitato e redento al suo cospetto per tutti i nostri giorni.
il suo popolo E tu, bambino, sarai chiamato
e ha suscitato per noi profeta dell’Altissimo
una salvezza potente perché andrai innanzi al Signore
nella casa di Davide, suo servo, a preparargli le strade,
come aveva promesso
per bocca dei suoi santi profeti per dare al suo popolo
di un tempo: la conoscenza della salvezza
salvezza dai nostri nemici nella remissione dei suoi peccati,
e dalle mani di quanti ci odiano. grazie alla bontà misericordiosa
del nostro Dio,
Così egli ha concesso misericordia per cui verrà a visitarci dall’alto
ai nostri padri un sole che sorge,
e si è ricordato della sua santa alleanza,
del giuramento fatto ad Abramo, per rischiarare quelli
nostro padre, che stanno nelle tenebre
di concederci, liberati e nell’ombra della morte,
dalle mani dei nemici, e dirigere i nostri passi
di servirlo senza timore, sulla via della pace.

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S ussidi e testi__________________________________________
Preghiera di lode

G. A Cristo, che è venuto per salvare ogni uomo, innalziamo la no-


stra preghiera di lode: Gloria a te, Cristo Gesù!
– O Signore, ti benediciamo per tutte le persone che ci hanno fat-
to del bene, in modo particolare per i nostri catechisti.
– O Signore, ti benediciamo per la natura da te creata, per quanto
c’è di bello e buono nel mondo.

Preghiere di lode spontanee.

Orazione

G. O Signore,
vieni presto, non tardare.
Fa’ che la venuta ormai prossima del tuo Figlio
ci riveli al mondo come figli della luce.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
T. Amen.

G. Il Signore Gesù, salvezza di tutte le genti,


ci benedica e ci protegga sempre.
T. Amen.

24 DICEMBRE

Personaggio: Tronco di Iesse


Parola chiave: Storia della salvezza-promessa

G. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.


T. Amen.

G. Emmanuele, Dio con noi,


T. vieni e illumina con il tuo splendore tutta l’umanità.

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___________________________________ Pregare in attesa del Natale

Rito della luce


Viene accesa l’ultima delle nove candele. È bene che la chiesa, o il luogo dove viene
pregata la novena, non sia pienamente illuminata. Dopo l’accensione della candela
vengono accese le luci. Durante l’accensione della candela viene cantato uno dei
due ritornelli proposti a p. 62.

G. O Padre,
fa’ che in questa vigilia del Natale,
illuminati dalla tua Parola,
ci prepariamo ad accogliere il mistero del tuo amore,
pregustando la gioia che ci attende.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
T. Amen. (cfr. Colletta II domenica dopo Natale)

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 1,18-25


Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco,
Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares
e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb,
Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab,
Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide Davide gene-
rò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo,
Roboa­mo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram,
Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa,
Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò
Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazio-
ne in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele gene-
rò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc ge-
nerò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan
generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Ge-
sù, chiamato Cristo. In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quat-
tordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione
in Babilonia a Cristo quattordici.

Breve riflessione, silenzio e impegno

G. Oggi sapete che il Signore viene a salvarci:


T. domani vedrete la sua gloria.

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S ussidi e testi__________________________________________
Se lo si ritiene opportuno si può pregare il Sal 95 (96):
Cantate al Signore un canto nuovo, date al Signore la gloria del suo nome.
cantate al Signore, Portate offerte ed entrate nei suoi atri,
uomini di tutta la terra.
prostratevi al Signore
Cantate al Signore, nel suo atrio santo.
benedite il suo nome, Tremi davanti a lui tutta la terra.
annunciate di giorno in giorno
la sua salvezza. Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
È stabile il mondo, non potrà vacillare!
In mezzo alle genti narrate la sua gloria, Egli giudica i popoli con rettitudine.
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.
Gioiscano i cieli, esulti la terra,
Grande è il Signore risuoni il mare e quanto racchiude;
e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dèi. sia in festa la campagna
e quanto contiene,
Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla, acclamino tutti gli alberi della foresta
il Signore invece ha fatto i cieli.
davanti al Signore che viene:
Maestà e onore sono davanti a lui, sì, egli viene a giudicare la terra;
forza e splendore nel suo santuario. giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.
Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,

Preghiera di lode

G. A Cristo, luce vera che risplende nel mondo, rivolgiamo la no-


stra lode gioiosa: Lode a te, o Cristo.
– Cristo, che ti sei fatto nostro fratello, ti lodiamo e ti benediciamo
perché ci hai rivelato il volto misericordioso del Padre.
– Cristo, che sei venuto per la nostra salvezza, ti lodiamo e ti bene-
diciamo per la gioia che nasce dall’amicizia con te.
Preghiere di lode spontanee.

Orazione

G. Cristo, stella radiosa del mattino,


incarnazione dell’infinito amore,

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___________________________________ Pregare in attesa del Natale

salvezza sempre invocata e sempre attesa,


tutta la Chiesa ora ti grida
come la sposa pronta per le nozze:
vieni Signore Gesù,
unica speranza del mondo.
Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
T. Amen. (Colletta alternativa per le ferie del tempo ordinario, n. 34)

Benedizione

G. Il Signore Gesù, luce del mondo,


ci benedica e ci protegga sempre.
T. Amen.

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RPL 313 Centro di azione liturgica
Nov-Dic 2015
Arcidiocesi di Bari-Bitonto

Eucaristia Matrimonio Famiglia


66ª Settimana liturgica nazionale

Il presidente del Centro di azione liturgica (CAL) e ve-


C ronaca

scovo di Casale Monferrato, Alceste Catella, così presen-


tava la 66ª Settimana liturgica nazionale che si è svolta a
Bari dal 27 al 30 agosto 2015: «Ancora una volta, in fedeltà
alle sue tradizioni, il CAL offre alla chiesa che è in Italia la
Settimana liturgica nazionale; questo importante appunta-
mento di formazione e di spiritualità che vedrà riuniti un
considerevole numero di laici, operatori pastorali, rappre-
sentanti delle diocesi e degli istituti religiosi di tutt’Italia,
con la partecipazione di personalità di spicco nel campo
degli studi liturgici».
In stretta collaborazione con l’Arcidiocesi di Bari-Biton-
to, la Settimana, dal tema «Eucaristia Matrimonio Fami-
glia», si è collegata idealmente al XXXIV Congresso euca-
ristico nazionale, celebrato ancora a Bari dieci anni prima
che centrava la sua attenzione sulla professione di fede dei
martiri di Abitene (304 d.C.) «senza la domenica non pos-
siamo vivere», per illuminare la dimensione ecclesiale della
celebrazione del matrimonio e la missione della famiglia
nella chiesa e nella società, come indicato dall’arcivescovo
della diocesi ospitante, Francesco Cacucci.
Questo felice richiamo tematico e contenutistico tra i due
convegni, a dieci anni di distanza, ha favorito l’approfondi-
mento circa l’aspetto liturgico-sacramentale dell’eucaristia,

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________________________________ Eucaristia Matrimonio Famiglia

non solo culmine dell’iniziazione cristiana, ma anche fonte della


nuzialità e della domenica, giorno memoriale delle nozze di Cristo-
sposo con la chiesa-sposa, come pure il valore della celebrazione
eucaristica domenicale da cui la famiglia può continuamente attin-
gere la forza dello Spirito, per essere se stessa in tutta la sua verità e
bellezza.
Non di meno, la famiglia è decisamente al centro dell’attenzione
della chiesa, particolarmente in questi tempi, e anche questa Set-
timana ha portato un ulteriore contributo di esperienza e di rifles-
sione, all’interno di una proposta rinnovata, nello svolgimento dei
lavori che hanno voluto coinvolgere in modo speciale i giovani, i
fidanzati e le famiglie.
I coniugi Franco Miano e Giuseppina De Simone, hanno aperto i
lavori affermando il valore insostituibile della famiglia nella chiesa e
nel mondo, chiamata alla fedeltà alla propria vocazione e missione,
alla luce delle sfide del nostro tempo, e concludendo con la provo-
cazione: «Senza la famiglia non possiamo vivere!».
Don Giorgio Mazzanti ha proseguito la riflessione su «L’incontro
nuziale e fecondo di Cristo con la chiesa», accostando il ‘sì’ di Maria
nell’annunciazione e quello di Cristo nell’incarnazione: il Figlio di
Dio, che si è fatto uomo e che ha donato la sua vita, ci conduce ad
una fede incarnata, capace di attraversare il dramma esistenziale per
scoprire la bellezza del dono di sé.
Il passaggio «Dai segni della liturgia nuziale alle dinamiche della
vita matrimoniale» è stato affidato a don Silvano Sirboni che, at-
traverso la lettura del rito del matrimonio, ha fatto risaltare sia la
singolarità di questo sacramento, che è preceduta dalla realtà nu-
ziale umana, sia la dimensione della fede, evidenziata dalla memoria
battesimale, dalla liturgia della Parola e dalla benedizione nuziale,
sia la dimensione ecclesiale che non solo si manifesta nell’eucaristia
e nella domenica: in esse trova la sua sorgente e il suo compimento
anche il consenso degli sposi a fare della propria famiglia una ‘chiesa
domestica’.
I quattro verbi dell’eucaristia, che scandiscono la liturgia eucari-
stica, «prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro», abbinati
a tempi e momenti del cammino di coppia «il fidanzamento, il ma-
trimonio, il tempo della prova e quello dell’educazione», sono stati

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C ronaca_______________________________________________
affrontati attraverso dei ‘laboratori’, guidati dai direttori degli uffici
nazionali CEI del Servizio per la pastorale giovanile, dell’Ufficio li-
turgico, della pastorale familiare e dell’Ufficio catechistico.
L’arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte, mediante una lettura
dell’Apocalisse, ha proposto «La dimensione eucaristica della vita
degli sposi e della famiglia», a partire dalla considerazione che ogni
celebrazione liturgica sia una festa nuziale, per giungere alla conse-
guenza che, nel celebrare, nel ‘fare’ la liturgia, bisogna lasciarsi fare
da essa.
Il priore della comunità monastica di Bose, Enzo Bianchi, ha
concluso i lavori proponendo come una sintesi di tutto il percorso
«L’eucaristia della famiglia nel giorno del Signore», mettendo in
risalto la rivelazione di Dio sulla famiglia umana come progetto d’a-
more, vocazione all’amore che diventa storia, realtà visibile e vivi-
bile. Famiglia e giorno del Signore sono intimamente legati tra loro
perché entrambi sono richiamo alla comunione. Senza dimenticare
le situazioni fragili e di sofferenza, che mostrano quanto la realtà
umana della famiglia necessiti di evangelizzazione, di un annuncio
fatto con misericordia, perché in essa si incontrano la chiamata e
la grazia di Dio, ma anche la debolezza delle creature chiamate.
Proprio nell’eucaristia troviamo il dono che è rimedio alla nostra
debolezza ed è remissione dei peccati.
Non sono mancati, durante la Settimana, momenti quali una tavo-
la rotonda, tra diverse coppie di laici impegnati, sul tema «Domeni-
ca, famiglia e riposo», un intervento di memoria grata per la figura
di padre Mariano Magrassi «un’eredità alla prova del tempo», una
celebrazione-festa, preparata attraverso alcuni workshop e poi ani-
mata dai giovani e le celebrazioni quotidiane, che hanno ritmato con
la preghiera i tempi di queste giornate calde, ma soprattutto caloro-
se per l’ospitalità ricevuta e il cammino fatto insieme.

Alessandro Ghersi

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Associazione professori di liturgia

La liturgia delle Ore:


una riforma incompiuta
43a Settimana di studio

Dal 31 agosto al 4 settembre si è tenuta a Palermo la 43ª Settimana


di studio dell’Associazione professori di liturgia (APL), dedicata alla
liturgia delle Ore. Le relazioni proposte hanno affrontato il tema da
prospettive diverse, evidenziando da una parte il valore e la forza
spirituale della preghiera della chiesa, dall’altra mettendone in luce
gli aspetti più problematici, in modo particolare quelli relativi alla
forma rituale.
Don Luigi Girardi, presidente dell’APL, ha dato il via ai lavori
rilevando come la riforma stabilita da Sacrosanctum concilium e at-
tuata negli libri liturgici, senza negarne i risultati raggiunti, nelle sue
finalità e nei suoi obiettivi, sia rimasta incompiuta.
A Michel van Paris, abate dell’Abbazia italo-bizantina di Santa
Maria di Grottaferrata, è stato affidato il compito di illustrare lo
status quaestionis, di mettere in luce in quali contesti concreti la pre-
ghiera delle ore diventi preghiera della chiesa.
Per poter comprendere l’oggi della preghiera della chiesa, è neces-
sario ripercorrerne le vicende storiche: questo è stato l’orizzonte dei
percorsi proposti dai liturgisti Pietro Sorci (Facoltà teologica di Sici-
lia «San Giovanni evangelista») ed Elena Massimi (Pontificia facoltà
«Auxilium», Roma).
Il primo ha offerto una panoramica sulle forme popolari della litur-
gia delle Ore; attraverso l’analisi di alcuni testi quali il Diario della
pellegrina Egeria, le Costituzioni apostoliche, fino al Book of Com-
mon prayer della chiesa anglicana, ha messo in luce le caratteristiche

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C ronaca_______________________________________________
rituali dell’Ufficio cattedrale e le cause del suo declino. Non ha
mancato di evidenziare come la liturgia delle Ore postconciliare sia
ancora eccessivamente monastica e abbia conservato il suo carattere
di recita privata. Inoltre, a giudizio del relatore, l’abbandono della
liturgia delle Ore da parte delle comunità potrebbe essere stato de-
terminato dall’invasione quotidiana della messa e dall’enfasi posta
sul rosario e sull’adorazione eucaristica.
Elena Massimi, dopo aver ripercorso brevemente le vicende del
Breviario nella prima metà del secolo scorso, si è soffermata sulle di-
verse fasi redazionali del cap. IV di Sacrosanctum concilium, eviden-
ziandone gli aspetti non ancora pienamente maturi, e sugli Schemata
del Coetus IX, il gruppo di studio del Consilium ad exsequendam
constitutionem de sacra liturgia a cui era stato affidato il compito di
occuparsi della struttura generale del Breviario. Alla luce dell’ana-
lisi svolta la relatrice ha mostrato come l’attuale libro liturgico sia
stato il frutto dell’istanza ecclesiologica di ribadire la pari dignità di
ciascun membro del popolo di Dio; per questo motivo non vennero
ammessi breviari differenti per i diversi stati di vita del cristiano.
Alle due relazioni storiche sono seguiti diversi interventi che han-
no esplorato le dinamiche interne della liturgia delle Ore: la rela-
zione spazio-tempo, i linguaggi verbali e non verbali (con esempi di
adattamento), il rapporto con le emozioni.
Andrea Grillo (Pontificio ateneo «Sant’Anselmo», Roma), nel suo
intervento dal titolo «Spazio-tempo della liturgia delle Ore nella
cultura tardo-moderna», ha mostrato, correlando questione litur-
gica, teologica, antropologica ed ecclesiologica, come la concezione
dello spazio e del tempo, che è implicita nella liturgia delle Ore,
costituisce una condizione di possibilità dell’atto stesso della ‘lode
comunitaria’ e, nel contempo, uno degli effetti più radicali della
preghiera stessa.
Attraverso la figura di P. Guéranger, ha sottolineato come il Movi-
mento liturgico stesso, nel suo nascere, abbia ripensato lo spazio e
il tempo; ha poi rilevato come la lode rappresenti il punto di arrivo
dell’iniziazione cristiana, e indicato vie perché la preghiera oraria sia
integrata nell’esperienza ordinaria dei fedeli battezzati.
Strettamente connessi con lo spazio e con il tempo sono i linguaggi
non verbali. Loris della Pietra (Istituto di liturgia pastorale «Santa
Giustina», Padova) ha offerto una presentazione originale del tema;

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________________________ La liturgia delle Ore: una riforma incompiuta

considerando la liturgia delle Ore stessa un gesto. Per superare


l’individualismo nell’orare è necessario rilanciare la natura gestuale
della preghiera della chiesa, che sembra aver smarrito elementi im-
portantissimi quali l’orarietà e l’oralità.
È necessario, quindi, ricostruire un legame forte tra preghiera e
celebrazione, riscoprire la forma rituale del pregare secondo le ore e
l’importanza dell’ars celebrandi.

Tra i linguaggi che incrociamo nella celebrazione della liturgia


delle Ore, sicuramente una particolare attenzione richiede quello
musicale. La liturgista Anna Morena Baldacci (Pontificia università
salesiana, Torino), nella prima parte del suo intervento, non manca
di mettere in luce il progresso, in relazione al canto liturgico, effet-
tuato dai Principi e norme per la liturgia delle Ore rispetto a Sacro-
sanctum concilium.
Nella seconda parte della relazione, offre un’interessante inchiesta
su come la liturgia delle Ore venga oggi pregata nel panorama italia-
no (parrocchie e movimenti).
Mostra poi come il suono stesso costituisca il segno più eloquen-
te della chiesa comunione; come accordi insieme le componenti
della persona: bocca, intelligenza e cuore. Basandosi sugli studi di
J. Gelienau non manca di sottolineare il carattere iniziatico della
salmodia.
Nell’ultima parte del suo intervento presenta repertori, esperienze,
produzioni musicali attuali in Italia, senza omettere l’app «Liturgia
delle Ore» della CEI.
All’interno dell’approfondimento dei linguaggi non verbali, si col-
loca la relazione del liturgista brasiliano dom Jeronimo Pereira Silva,
che ha offerto esempi di adattamento della liturgia delle Ore (Book
of Common Prayer e Oficio divino das comunidades).
Il monaco benedettino ha aperto la sua relazione ricordando come
il concilio Vaticano II, allontanandosi dal modello della rigida uni-
formità del concilio di Trento, abbia promosso l’adattamento alle
diverse culture. Ripercorrendo le diverse fasi del Book of Common
Prayer, ne ha offerto le relative strutture evidenziando l’istanza
pastorale sottesa. Relativamente all’Oficio divino das comunidades,
ne ricostruisce il contesto di origine (il popolo quale soggetto ec-
clesiale, l’unione tra vita, fede e preghiera quotidiana…), mostra

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C ronaca_______________________________________________
la molteplicità degli elementi rituali presenti e la valorizzazione dei
linguaggi non verbali.
Il recupero della liturgia delle Ore come ‘celebrazione’ apre l’in-
tervento della liturgista Daniela Musumeci, «Le emozioni nella
preghiera della chiesa». La relatrice ha iniziato sottolineando l’im-
portanza delle emozioni nella liturgia, il ruolo di mediazione che
svolgono nel corpo tra mondo interiore e mondo esteriore; tra il sé e
l’altro da sé, la rilevanza che assumono nella creazione della coscien-
za di fede.
La liturgia è fonte privilegiata di emozioni; il rito ha la funzione
di gestire le emozioni, di orientarle e di generarle. La liturgia, però,
non si limita solo a generare pulsioni emotive, è essa stessa emozione
di un incontro e racconto di un’emozione originaria che si rinnova
continuamente nel tempo.
Il linguaggio verbale nella liturgia delle Ore, come si evince dall’a-
nalisi dei testi proposta, assume proprio questa funzione di racconto
dell’emozione originaria connessa all’evento fondatore che viene
celebrato, ovvero il mistero pasquale di Cristo.
L’ultima relazione, dedicata all’esperienza e l’immagine di Dio nel
salterio, è affidata a Roberto Vignolo (Facoltà teologica dell’Italia
settentrionale, Milano). Il relatore mostra come le forme del salterio
configurino gli affetti e i vissuti più contrastanti. Il salterio dà forma
singolare all’esperienza antropologica originaria, sottesa tra stupore
e angoscia, unificandola sull’invocazione del Signore. Il relatore sot-
tolinea come il riferimento al volto di Dio evochi una fenomenologia
dello sguardo: l’esperienza e l’immagine contrastata circa il volto di
Dio nel salterio si risolvano unitariamente al di là di ogni contra-
zione riduttiva o lacerazione isterica nella sua grazia ordinaria più
specifica costituita dall’invocabilità del Signore da parte degli oranti
d’Israele.
L’apporto offerto dal convegno rispetto ai nodi più delicati e alle
potenzialità della preghiera oraria della chiesa è significativo; spe-
riamo rappresenti da una parte una spinta, seppur piccola, per una
maggior valorizzazione della liturgia delle Ore nelle chiese locali,
dall’altra per un adattamento più profondo alla vita dei fedeli.

Elena Massimi

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Indice generale 2015

n. 308 [1/2015]
La liturgia alla prova dell’Evangelii gaudium

M. Augé No a una liturgia mondana! 3

G. Boselli Vangelo della gioia e bellezza della liturgia 10

R. Barile L’omelia: la conversazione di una ‘madre’ 16

P. Tomatis La liturgia e le sfide del mondo attuale 21

V. Donatello Liturgia e disabili.


L’arte di celebrare con tutto il corpo 27

B. Borsato Come pregare con i divorziati e i separati 32

R. Laurita Messe solo festive e non festose? 37

R. Barile Come si fa un’omelia? 43

E. Massimi Pregare in famiglia con i figli 49

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I ndice 2015 _________________________________________
n. 309 [2/2015]
La liturgia nelle unità pastorali

F. Torterolo Dalla pieve, alla parrocchia, all’unità pastorale 3

E. Castellucci Che cosa cambia con l’unità pastorale? 12

S. Dianich Nuove le forme della comunità,


nuove le figure dei pastori? 17

D. Cravero Nuove le comunità, nuove le ministerialità? 22

G. Colombo Iniziazione cristiana, catechesi e unità pastorali 29

D. Piazzi Anno liturgico e unità pastorali  35

G. Tornambè La Maison d’Église, una cappella


tra i grattacieli di Parigi 42

L. Della Pietra 1. Eucaristia, territorio, assemblea 49


2. Eucaristia, forma ecclesiae 54

S. Sirboni Schemi per la celebrazione domenicale


della Parola guidata da un laico  60

M. Cenzato Quale bellezza salverà la liturgia? 77

n. 310 [3/2015]
Celebrare per formare alla fede

D. Albarello Vivere la fede o insegnare una dottrina? 3

A. Grillo I riti educano? 9

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________________________________________ I ndice 2015
L. Donati Fogliazza La fede in atto: quale rapporto
tra catechesi e liturgia? 14

G. Cavagnoli La celebrazione liturgica


sorgente educativa per chi la presiede 21

A. Giuliani Iniziazione cristiana degli adulti:


solo tappe rituali o iniziazione alla liturgia? 29

G. Venturi Preparazione al matrimonio


e formazione al celebrare 37

N. Reali Una nuova situazione:


matrimonio dei genitori, battesimo dei figli 43

I. Seghedoni L’iniziazione cristiana in quattro tempi 49

D. Piazzi Educare a celebrare celebrando 55

P. Sartor La catechesi in Italia: «Incontriamo Gesù» 79

G. Tornambè L’animatore del canto liturgico dell’assemblea 87

n. 311 [4/2015]
La liturgia tra nuovi media e fascino del passato

D. Pompili Celebrare nel tempo del digitale 3

M. Menabò Fede e mediazioni: il linguaggio rituale


e le nuove tecnologie 10

A. Grillo Il fascino dell’antico 15

C. Giaccardi Evoluzione o svuotamento


del linguaggio simbolico? 20

95

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I ndice 2015 _________________________________________
M. Augé Il nuovo e il vecchio anno liturgico 28

P. Tomatis Come celebrare con i nuovi media:


criteri e suggerimenti pratici34

V. Donatello Nuovi media, disabilità e assemblea liturgica 41

A. Toniolo Bibbia, Messale, liturgia delle Ore online 47

P. Tomatis Nuovi media e liturgia al Sermig di Torino 53

D. Paglia L’app «Liturgia delle Ore» della CEI 59


D. Donatelli

M. Gallo L’omelia, una prassi cristiana ecumenica 67

n. 312 [5/2015]
Diaconi, lettori, accoliti

A. Zuffi I ministeri istituiti: status quaestionis 3

E. Petrolino Il diaconato: status quaestionis 10

S. Dianich Per una teologia del servizio 15

M. Vergottini Una presidenza liturgica affidata a fedeli laici? 20

E. Petrolino Il diaconato tra teologia, storia e pastorale 26

M. Perroni Il ruolo della donna 33

S. Sirboni Non chiamiamoli più ‘chierichetti’ 38

V. Trapani La ministerialità degli sposi


nel Rito del matrimonio 43

96

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________________________________________ I ndice 2015
G. Sessantini Il ministero del coro liturgico 48
D. Piazzi Veglia funebre per un giovane
presieduta da un laico 56

G. Tornambè Sergio Catalano: l’arte, l’architettura e la fede.


Il punto della situazione 66

n. 313 [6/2015]
Preghiera e preghiere

A. Torres Queiruga La preghiera cristiana, oggi 3



L. Balzarin Pregare nei ritmi del giorno 12

G. Cavagnoli La liturgia delle Ore: problemi aperti  19

E. Segatti I nuovi gruppi di preghiera 29

P.A. Muroni Le pubblicazioni sulla liturgia delle Ore


dal concilio Vaticano II a oggi: rassegna critica 34

F. Gomiero Cantare i salmi 42

G. Boselli I criteri di traduzione del salterio di Bose 57


L. Monti

E. Massimi Pregare in attesa del Natale 60

A. Ghersi Eucaristia Matrimonio Famiglia.


66a Settimana liturgica nazionale 86

E. Massimi La liturgia delle Ore: una riforma incompiuta.


43a Settimana di studio dell’APL 89

97

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BERND JOCHEN HILBERATH – EBERHARD JÜNGEL
MICHAEL ECKERT – EILERT HERMS (edd.)

LESSICO
DELLE OPERE
TEOLOGICHE
Edizione italiana a cura di
Gianni Francesconi e Rosino Gibellini

Il Lessico, che costituisce un’autentica novità nel panora-


ma editoriale, fornisce i dati essenziali di oltre un migliaio
di opere fra le più significative – scritte dagli autori più
rappresentativi – della storia del pensiero cristiano. Le sin-
gole voci, redatte da una commissione internazionale di
esperti, offrono le informazioni fondamentali riguardo ai
titoli delle opere, al loro contenuto, alle edizioni più im-
portanti e alla bibliografia in merito.

Grandi opere
864 pagine
e 110,00

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GIUSEPPE FLORIO

SHALOM
Itinerario biblico
per l’evangelizzazione degli adulti

Si tratta di un sussidio semplice ed essenziale per realizza-


re un serio itinerario biblico di formazione degli adulti. Il
sussidio, ampiamente sperimentato e ora completamente
rinnovato, abbraccia una pluralità di intenzioni: accosta-
re ad una lettura storico-critica della Bibbia, far emergere
l’annuncio di ogni pericope considerata, offrire spunti di
preghiera singola o comunitaria, aprire l’orizzonte a una
lettura attualizzante del testo biblico. Il tutto con un lin-
guaggio limpido, concreto, profondo.

Introduzioni e trattati 44
432 pagine
€ 28,00

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MANUEL BELLI

LA TRAMA
DELLA FEDE
Piccola introduzione alla fede cristiana

Spiritualità 165
152 pagine
€ 10,00

LUIGI DE ANGELIS

RALLEGRATI,
PIENA DI GRAZIA
Meditando e pregando nell’ascolto di Maria

Prefazione di Ugo Vanni, s.j.

Spiritualità 167
208 pagine
e 12,50

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KLAUS BERGER

COMMENTARIO
AL NUOVO
TESTAMENTO
I. Vangeli e Atti degli apostoli
II. Lettere e Apocalisse
Un articolato commentario ai quattro vangeli e agli Atti de-
gli apostoli, realizzato da un solo autore, il biblista tedesco
Klaus Berger – uno dei massimi specialisti in campo inter-
nazionale, fra i pochi a essere raccomandati da Benedetto
XVI nei suoi libri su Gesù. L’opera, lontana da una rigidità
esegetica freddamente tecnica, si fa apprezzare per la con-
cretezza spirituale e la profondità dei riferimenti al vissuto.

Grandi opere

I. Vangeli e Atti II. Lettere


degli apostoli e Apocalisse
656 pagine 752 pagine
e 73,00 e 84,00

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Alle riviste che, da più di mezzo secolo,
sono orgoglio della Editrice Queriniana,
si affianca ora «Parole di Vita»,
il periodico dell’Associazione Biblica Italiana,
integrandosi alla perfezione nel panorama
della nostra offerta.
Queste riviste possono fornire un contributo
determinante alla formazione teologica,
all’aggiornamento personale (o dei collaboratori)
e all’attività pastorale.

Rivista di
Pastorale Liturgica
Dal 1963, la rivista accompagna in Italia la riforma liturgica del Va-
ticano II. Oggi vuole curare in special modo la formazione liturgica
permanente di ministri ordinati, di persone consacrate e di anima-
tori laici della liturgia, facendo soprattutto emergere il ruolo che il
culto liturgico occupa nell’azione pastorale.

Abbonamento Italia 2016


6 numeri, da gennaio a dicembre e 34,00

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CONCILIUM
Rivista internazionale di teologia
È la rivista per eccellenza del rinnovamento teologico. Pubblicata
da un pool internazionale di Editori, viene edita in sette lingue e si
presenta come espressione del pensiero teologico cattolico ed ecu-
menico. I temi che affronta pongono la fede cristiana a confronto
con il discorso pubblico, a dimensione internazionale.

Abbonamento Italia 2016


5 numeri, da gennaio a dicembre e 49,00

Servizio
della Parola
Dal 1968 è il più qualificato e apprezzato strumento di lavoro per
la comunicazione di fede nelle assemblee liturgiche. Il suo intento
non è di sostituirsi ai responsabili delle comunità cristiane, ma di
offrire loro un qualificato contributo per animare in modo sempre
più adeguato e incisivo le assemblee liturgiche.

Abbonamento Italia 2016


10 numeri, da gennaio a dicembre e 48,00

Fondato nel 1955, è il bimestrale dell’Associazione Biblica Italiana


dedicato all’aggiornamento e alla formazione biblica degli operatori
pastorali; mira cioè a divulgare e rendere efficaci sul piano pastorale
gli studi e la ricerca biblica più recente.

Abbonamento Italia 2016


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e 32,00
6 numeri, da gennaio a dicembre

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n. copie Autore e Titolo prezzo

B.J. HILBERATH – E. JÜNGEL – M. ECKERT – E. HERMS,


 110,00
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Lessico delle opere teologiche


H. HOPING, Il mio corpo dato per voi  42,50
G. FLORIO, SHALOM  28,00
R. MANCINI, La nonviolenza della fede  13,50
J. RIEGER, Globalizzazione e teologia  12,50
M. BELLI, La trama della fede  10,00
A. GRÜN, Vivere il lutto significa amare  14,00
L. DE ANGELIS, Rallegrati, piena di grazia  12,50
A.GRÜN, Le sette opere di misericordia  12,00

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ROBERTO MANCINI

LA NONVIOLENZA
DELLA FEDE
Umanità del cristianesimo
e misericordia di Dio

Giornale di teologia 381


200 pagine
€ 13,50

JOERG RIEGER

GLOBALIZZAZIONE
E TEOLOGIA
Giornale di teologia 384
128 pagine
€ 12,50

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HELMUT HOPING

IL MIO CORPO
DATO PER VOI
Storia e teologia dell’eucaristia

Un libro sulla storia e la teologia dell’eucaristia che risul-


ta autenticamente innovativo: nel metodo e nel merito. La
messa viene analizzata saldando l’approccio della dogmati-
ca (i contenuti teologici) a quello della scienza liturgica (la
forma celebrativa), sicché proprio la loro unità risulta essere
al centro della trattazione. Viene inoltre approfondito il si-
gnificato dell’eucaristia a partire da una originale fenome-
nologia del dono, condotta sulla base degli studi più recenti.

Biblioteca di teologia contemporanea 173


416 pagine
e 42,50

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ISSN 2282-4642
Rivista di Pastorale Liturgica - Rivista bimestrale - 2° semestre 2015
Poste Italiane - Spedizione in a.p. - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Brescia
Editrice Queriniana - Via Ferri, 75 - 25123 Brescia
www.queriniana.it - abbonamenti@queriniana.it

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