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Ricciotto Colombo Canuto Attilio Enrico Canudo conosciuto come Ricciotto Canudo
(Gioia del Colle, 2 gennaio 1877 – Parigi, 10 novembre 1923) è stato un critico
cinematografico, poeta e scrittore italiano.
Montjoie, Ricciotto Canudo, André Salmon, scultura di Joseph Csaky, 3ª edizione, 18
marzo 1914[1]
1 Biografia
1.1 Nella Legione straniera francese
2 Scritti
3 Onorificenze
4 Note
5 Altri progetti
6 Collegamenti esterni
Biografia
Ricciotto Canudo nacque a Gioia del Colle il 2 gennaio 1877 per poi studiare lingue
orientali a Firenze e teosofia a Roma. Spirito irrequieto ed eclettico, si stabilì
a Parigi nel 1902[2] e frequentò i gruppi dell'avanguardia letteraria ed artistica.
Già nel gennaio del 1908 scrisse un saggio sul cinema che venne pubblicato dalla
rivista Vita d'Arte. Nel 1911 scrisse invece Manifesto delle sette arti, che fu da
lui letto di li a poco alla École des hautes études durante la presentazione del
film L'Inferno di Giuseppe de Liguoro[2]. Lo scritto fu il primo a rivendicare
esplicitamente per il cinema un posto tra le arti[2]. Diresse la rivista
"Montjoie!". Partecipò al dibattito culturale battendosi per il nuovo come
categoria estetica assoluta. Non fu, però, un avanguardista perché tenne a
salvaguardare il senso della tradizione. Persegue in tutta la sua opera l'ideale
dell'"unità dinamica dell'arte". Significativo in questo senso è il manifesto
pubblicato su "Le Figaro" il 9 febbraio 1912 nel quale si combatte il
sentimentalismo in arte per affermare la necessità del nuovo. In quel periodo
divenne amico di Guillaume Apollinaire che gli affibbiò lo scherzoso nomignolo le
Barisien[3], fu anche amico di numerosi artisti, fra i quali Robert Delaunay,
Georges Braque, Pablo Picasso, Milhaud e Ravel.
Nel 1921 pubblicò il manifesto "La nascita della settima arte"[4] in cui previde
che il cinema avrebbe unito in sintesi le arti dello spazio e del tempo: le arti
plastiche con la musica e la danza; Il cinema, "settima arte" si configura come
"nuovo mezzo di espressione", "officina delle immagini", "scrittura di luce".
Nella Legione straniera francese
Nell'agosto del 1914 con lo scoppio della prima guerra mondiale, Canudo si arruolò
nella Legione straniera francese e, come tenente a titolo straniero, fu aggregato
alla Legione Garibaldina raggruppata nel 4º reggimento di marcia del 1º reggimento
della Legione. Combatté nelle Argonne e nel 1915, con l'entrata in guerra
dell'Italia e il conseguente scioglimento dei garibaldini, fu comandato a Orano
presso il 2º reggimento straniero. Nominato capitano fu distaccato al 1º reggimento
di marcia d'Africa e ottenne il comando di una compagnia di zuavi operante sul
fronte d'Oriente, in Macedonia e nei Dardanelli. Ferito in combattimento ebbe
numerose decorazioni al valore militare.
Scritti
La sua produzione comprende romanzi, altre prose brevi (come Piccole anime senza
corpo), raccolte poetiche, riviste e tragedie, un balletto, saggi musicali e sulla
letteratura (come L'âme dantesque), scritti cinematografici e centinaia di
articoli. Fu considerato uno dei pionieri dell'immagine fotografica nel cinema e
del problema dell'estetica cinematografica in generale.
Morì nel 1923 dopo aver pubblicato il suo saggio sul cinema Riflessioni sulla
settima arte. Quattro anni dopo, nel 1927, venne pubblicato postumo il suo libro
L'officina delle immagini (L'usine aux images)[5] in cui è raccolto il suo lavoro
nel settore.
Onorificenze
Cavaliere della Legion d'onore - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere
della Legion d'onore
— Parigi, 10 novembre 1923[6]
Note
Jean Mitry, Storia del Cinema Sperimentale, Milano, Gabriele Mazzotta Editore,
1971. pg. 10
^ La loro corrispondenza è stata raccolta da Giovanni Dotoli (Parigi:
Klincksieck, 1999).
^ Una prima volta, nel 1911, aveva considerato il cinematografo come sesta
arte. cfr. La nascita di una sesta arte in "Cinema Nuovo", n. 225, settembre-
ottobre 1973, pp. 361-71; poi in Alberto Barbera e Roberto Turigliatto (a cura di),
Leggere il cinema, Oscar Mondadori, Milano 1978, pp. 13-24.
^ La traduzione italiana di Riccardo Redi, a cura di Mario Verdone è per le
Edizioni di Bianco e Nero, 1966.
^ (FR) Archivio dei decorati della Legion d'onore, su culture.gouv.fr, Archives
nationales.
Altri progetti
Collegamenti esterni
Controllo di autorità VIAF (EN) 48268805 · ISNI (EN) 0000 0001 1569 6643 · SBN
IT\ICCU\PALV\013988 · LCCN (EN) n86859167 · GND (DE) 119355787 · BNF (FR)
cb12778191f (data) · WorldCat Identities (EN) lccn-n86859167
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