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cinematografica e all'home video.
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Charlie Chaplin e Jackie Coogan nel film Il monello, uscito nel 1921, lo stesso
anno in cui il critico Ricciotto Canudo definì il cinema come "settima arte"
Uno spezzone della pellicola cinematografica.
Il cinema (dal greco antico κίνημα, -τος "movimento") è l'insieme delle arti, delle
tecniche e delle attività industriali e distributive che producono come risultato
commerciale un film. Nella sua accezione più ampia la cinematografia è l'insieme
dei film che, nel loro complesso, rappresentano un'espressione artistica che spazia
dalla fantasia, all'informazione, alla divulgazione del sapere.
Tale apparecchio era in grado di proiettare su uno schermo bianco una sequenza di
immagini distinte, impresse su una pellicola stampata con un processo fotografico,
in modo da creare l'effetto del movimento. Thomas Edison nel 1889 realizzò una
cinepresa (detta Kinetograph) ed una macchina da visione (Kinetoscopio): la prima
era destinata a scattare in rapida successione una serie di fotografie su una
pellicola 35 millimetri; la seconda consentiva ad un solo spettatore per volta di
osservare, tramite un visore, l'alternanza delle immagini impresse sulla pellicola.
Ai fratelli Lumière si deve comunque l'idea di proiettare la pellicola, così da
consentire la visione dello spettacolo ad una moltitudine di spettatori.
Essi non intuirono il potenziale di questo strumento come mezzo per fare
spettacolo, considerandolo esclusivamente a fini documentaristici, senza per questo
sminuirne l'importanza, tentarono di vendere le loro macchine, limitandosi a darle
in locazione. Ciò determinò la nascita di molte imitazioni. Nello stesso periodo,
Edison (negli USA) iniziò un'aspra battaglia giudiziaria per impedire l'uso, sul
territorio americano, degli apparecchi francesi, rivendicando il diritto esclusivo
all'uso dell'invenzione.
Dopo circa 500 cause in tribunale, il mercato sarà comunque liberalizzato. Nel 1900
i fratelli Lumière cedettero i diritti di sfruttamento della loro invenzione a
Charles Pathé. Il cinematografo si diffuse così immediatamente in Europa e poi nel
resto del mondo.
Nel frattempo il cinema registrò alcuni clamorosi successi di pubblico: The Great
Train Robbery (1903) dell'americano Edwin Porter spopolò in tutti gli Stati Uniti,
mentre il Viaggio nella luna (1902) del francese Georges Méliès, padre del cinema
di finzione, ebbe un successo planetario (compresi i primi problemi con la
pirateria). Vennero sperimentati i primi effetti speciali prettamente
"cinematografici", cioè i trucchi di montaggio (da Méliès, che faceva apparire e
sparire personaggi, oggetti e sfondi), le sovrimpressioni (dai registi della scuola
di Brighton, ripreso dalla fotografia), lo scatto singolo (dallo spagnolo Segundo
de Chomón, per animare i semplici oggetti), ecc. Si delinearono inoltre le prime
tecniche rudimentali del linguaggio cinematografico: la soggettiva (George Albert
Smith), il montaggio lineare (James Williamson), il raccordo sull'asse, i movimenti
di camera.
Descrizione
L'interno di una sala cinematografica mentre sullo schermo scorrono i titoli di
coda del film
Un dispositivo elettronico del tipo Digital Light Processing utilizzato oggi in un
moderno proiettore digitale
L'arte del cinema è caratterizzata da uno spettacolo proposto al pubblico sotto la
forma di un film, vale a dire la registrazione di una recita di finzione denominata
film a soggetto, il quale secondo la sua durata può essere suddiviso in
cortometraggio (di durata fino a 30 minuti), mediometraggio (di durata superiore a
30, ma inferiore a 60 minuti) e il più diffuso lungometraggio (di durata pari o
superiore all'ora di proiezione) in forma di commedia o dramma del tutto identica
alla rappresentazione teatrale ma girata, in parte o interamente, in uno studio
cinematografico oppure in esterni (definiti anche "Location" secondo il termine
moderno); oppure il film documentario, basato sull'osservazione della realtà.
Tale fenomeno consente all'occhio di percepire come un fascio luminoso continuo ciò
che, al contrario, è una rapida sequenza di lampi. Nel cinema professionale attuale
sono 48 al secondo, pari a 24 fotogrammi al secondo, vale a dire che ogni
fotogramma viene illuminato due volte. L'illusione del movimento è invece opera del
cervello il quale, secondo meccanismi non ancora del tutto chiariti, riesce ad
assemblare la molteplicità delle immagini che vengono trasmesse in modo unitario
creando da sé medesimo l'illusione che tali immagini siano in movimento. Secondo
alcuni studi la percezione del movimento si avrebbe già con sole sei immagini al
secondo, anche se ovviamente, la fluidità dell'azione risulta molto scarsa. I primi
film durante l'era del cinema muto venivano girati a circa 16 fotogrammi al
secondo[2]; lo standard dei 24 fotogrammi fu codificato solo con l'avvento del
cinema sonoro, onde ottenere una velocità lineare della pellicola sufficiente per
una dignitosa resa sonora della traccia.
Molto presto, a partire da Charles-Émile Reynaud, nel 1892 i creatori dei film
compresero che lo spettacolo proiettato migliorava sensibilmente aggiungendoci come
accompagnamento una musica suonata dal vivo composta apposta per costruire
l'atmosfera della storia narrata, mettendo in evidenza ogni azione rappresentata.
Si aggiungono molto rapidamente dei rumori di scena causati da un assistente nel
corso di ogni proiezione, e quindi un commento alle azioni che si svolgono sullo
schermo da parte di un imbonitore presente in sala. Fin dalla sua invenzione, il
cinema è diventato nel corso del tempo una cultura popolare, un intrattenimento,
un'industria e un mezzo di comunicazione di massa. Può essere inoltre utilizzato a
fini pubblicitari, propagandistici, pedagogici oppure per la ricerca scientifica.
Secondo uno studio effettuato dalla ABN AMRO del 2000 circa il 26% delle entrate
provenivano dalla vendita dei biglietti nelle sale, il 28% provenivano dalla
diffusione domestica, e il 46% invece provenivano dalle vendite nei formati
domestici[5]. Oggi, in assenza di statistiche, si può affermare che la parte
riguardante l'Home video abbia largamente superato il 50% a livello mondiale: il
che significa che attualmente la maggior parte della distribuzione dei film avviene
in prevalenza in ambito privato domestico, mentre la visione collettiva del film
nelle sale è diventata minoritaria nonostante una specializzazione sempre più
minuziosa dei generi cinematografici che ha portato di conseguenza la tendenza di
riunire più sale di varia capienza in una sola struttura creata appositamente,
definita cinema multisala, che in realtà fecero la loro prima comparsa a livello
quasi sperimentale in Canada nel 1957[6], al quale si aggiunge un rispolvero,
ulteriormente perfezionato, del cinema tridimensionale.
Teorie del cinema
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Filmologia.
Il lavoro del linguista Ferdinand de Saussure ha stabilito l'inizio di qualsiasi
analisi strutturale della narrazione cinematografica.
È nel 1911, in La nascita della sesta arte che il critico Ricciotto Canudo (che
dieci anni dopo ridefinirà il cinema come settima arte) delinea le prime teorie[11]
[12] tirandosi dietro quella che definì "l'era del silenzio" e concentrandosi
principalmente a definire gli elementi cardine[13]. Il lavoro e le innovazioni
continue dei realizzatori di films favorirono il vantaggio per riflessioni più
approfondite. Louis Delluc coniò il termine Fotogenia. Germaine Dulac e Jean
Epstein, i quali ritengono che il cinema sia un mezzo per soddisfare e riunire il
corpo con lo spirito, sono i principali artefici dell'avanguardia francese, seguite
a ruota dalle teorie tedesche le quali, influenzate dalla corrente
dell'Espressionismo, rivolgono le loro attenzioni verso l'immagine. Va notato il
parallelo con la Psicologia della Gestalt, che nacque e si sviluppò tra la fine del
XIX secolo e l'inizio del XX secolo sotto l'egida di Ernst Mach[14].
Dalla parte sovietica, teorici e cineasti ritengono il montaggio come l'essenza del
cinema. Il tema privilegiato di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn è la creazione sotto
tutti i suoi aspetti di una teoria generale del montaggio sotto la quale si possa
prendere in considerazione la nascita di un linguaggio di concetto-immagine,
rivelatrici sia l'uno che l'altro delle loro identità e del pensiero. Dal canto
suo, Dziga Vertov si farà portavoce delle novità del futurismo. La sua teoria,
corrispondente al montaggio di frammenti con piccole unità di senso, prevede la
distruzione di tutta la tradizione narrativa per sostituirla con una "fabbrica di
fatti", una concezione radicale per il cinema di allora. Il montaggio narrativo
tipico americano, messo in teoria da Vsevolod Illarionovič Pudovkin, alla fine
prevarrà in tutto il cinema a livello mondiale.
L'importanza di questi studi provoca, a partire dagli anni sessanta, una frattura
profonda tra i teorici e i realizzatori delle pellicole. Questa autonomia tanto
desiderata resterà comunque allo Stato embrionale: quando, nel 1966, Christian Metz
propugna la teoria della «grande sintassi del film narrativo», una formalizzazione
dei molteplici codici presenti nel linguaggio cinematografico, Jean-Luc Godard
provvede a decostruire tali codici all'interno delle sue opere.
Nanni Moretti è uno dei cineasti fortemente influenzati dalle teorie sul cinema
mentale.
Gli anni ottanta mettono termine alla "guerra fredda" tra teorici e realizzatori.
Nascono allora altre riflessioni, in particolare quelle orientate sulla
narratologia, nonché una serie di teorie per la riscoperta del cinema delle
origini, nelle quali gli studi del canadese André Gaudreault e dello statunitense
Tom Gunning sono particolarmente esemplari. Nel corso degli anni novanta, la
rivoluzione tecnologica portata dal sistema digitale avrà diversi impatti sui
teorici del cinema. Da un punto di vista psicanalitico, dopo il concetto sul reale
di Jacques Lacan, Slavoj Žižek offre nuovi orizzonti di riflessione per un'analisi
del cinema contemporaneo. C'è stata anche una rivalutazione storica delle modalità
di proiezione (il cinema non più proiettato soltanto in una sala buia su un grande
schermo alla presenza di un pubblico, ma anche quello presentato in televisione,
tramite Internet o in qualsiasi altro luogo, come predetto da Cesare Zavattini
negli anni cinquanta; un film resta tale indipendentemente dal luogo in cui se ne
usufruisce[16]), nonché atteggiamenti e pratiche comuni del pubblico
cinematografico, analizzato, oltre da Tom Gunning, anche da Miriam Hansen, Maria
Koleva e Yuri Tsivian.
Nel cinema moderno, il corpo viene lungamente filmato molto prima che passi
all'azione, ripreso come un corpo che resiste. Per questi cineasti, propugnatori
del cinema mentale, è il cervello che va in scena; la violenza estrema viene ancora
controllata mentalmente: i primi film di Benoît Jacquot sono fortemente impregnati
da queste teorie. I personaggi del film ripiegano su se stessi, senza
approfondimenti psicologici. Jacquot dichiarerà nel 1990, a proposito di La
désenchantée: «Faccio film per essere vicino a chi i film li fa, gli attori. A
volte alcuni giovani registi avrebbero costruito gli attori attorno al loro mondo.
Non sto cercando di mostrare il mio mondo. Cerco di avvantaggiarmi guardando il
mondo del cinema. È una sciocchezza sostenere che l'attore entra nella pelle del
suo personaggio. Al contrario, sono i personaggi a entrare nella pelle
dell'attore». Altri cineasti di fama internazionale, come André Téchiné, Alain
Resnais, Nanni Moretti, Takeshi Kitano e Tim Burton sono stati influenzati dal
cinema mentale.
Movimenti e scuole cinematografiche
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Movimenti
cinematografici.
Il manifesto del film Il gabinetto del dottor Caligari (1920) considerato simbolo
del cinema espressionista.
Durante gli anni cinquanta, il cinema scopre una nuova architettura dell'immagine,
nella quale avviene una dissociazione tra immagine pura e azione rappresentata.
Nasce la disarticolazione degli oggetti e dei corpi a partire dal dopoguerra
immediato[17] opponendosi alle convenzioni stabilite in precedenza. Il cinema di
quell'epoca inizia a dare importanza alla semplice visione: l'immagine non è più
costretta a ricercare significati occulti e scopi sui quali reggersi, diventando
libera. In L'ora del lupo di Ingmar Bergman (1966) il personaggio di Johan Borg,
interpretato da Max von Sydow, pronuncia: «Adesso lo specchio è rotto. È tempo che
i pezzi comincino a riflettere», frase emblematica sia per la condizione del
protagonista, che vive isolato in un mondo tutto suo privato, sia per il cinema
stesso e la sua rottura definitiva con la rappresentazione classica dello spazio,
facendo nascere una nuova idea formalista.
All'inizio degli anni ottanta, Maria Koleva introduce il concetto del film libro.
Nel 1995 i danesi Lars von Trier e Thomas Vinterberg lanciano attraverso un
manifesto di dieci punti il movimento Dogma 95 in reazione alle superproduzioni e
all'abuso degli effetti speciali. In esso, definiscono i vincoli per realizzare
film all'interno del movimento, con alcune innovazioni radicali come l'abolizione
della colonna sonora e l'adozione esclusiva della cinepresa a mano; accetta
esclusivamente ciò che si svolge sullo schermo. Il movimento viene dichiarato
sciolto nel 2005, dopo aver realizzato 35 film (o Dogmi): tra questi ci sono anche
due lungometraggi italiani, Diapason (2001) e Così per caso (2004).
La critica cinematografica ebbe inizio sin dalla nascita stessa del cinema, dal 28
dicembre 1895, quando le prime proiezioni organizzate dai fratelli Lumière iniziano
a interessare la stampa, dapprima blandamente, poi con un interesse sempre
maggiore. Fino agli inizi del XX secolo, la critica al film riguarda soltanto il
lato tecnico, ospitata perlopiù sulle riviste di fotografia poiché all'epoca il
film non era considerato un'arte importante e influente come il teatro. Nel 1912,
sul quotidiano francese Le Figaro venne condotto il primo sondaggio sulla
concorrenza sempre più spietata che il cinema opera in rapporto all'arte del
palcoscenico. Fino ad allora, le critiche consistevano in aneddoti sulla
lavorazione del film più o meno coloriti compiuti a scopo pubblicitario: del film
si scrive unicamente per invogliare gli spettatori a entrare nelle sale
cinematografiche.
Nel 1915, Louis Delluc visiona I prevaricatori (The Cheat) diretto da Cecil B. De
Mille e rimane colpito dalla bellezza delle sue immagini. Decide di abbandonare la
sua attività di poeta e romanziere per dedicarsi a quella che considera già una
vera e propria arte: scrisse la sua prima recensione sulla rivista Film il 25
giugno 1917. Quindi convinse l'editore di Paris-Midi a dedicare al cinema lo spazio
che meritava, dicendo: «Stiamo assistendo alla nascita di un'arte straordinaria».
In seguito, i principali quotidiani francesi sviluppano rubriche interamente
dedicate al cinema, come Le Petit Journal nell'autunno del 1921. Adesso la critica
non riguarda più la pubblicità al film e la sua vendita, ma la sua analisi
strutturale. In Italia fu uno studente diciottenne, Pietro Bianchi, il primo a
scrivere su un film considerandolo un fatto artistico, con la pubblicazione della
recensione del film Il circo di Charlie Chaplin, sulla Gazzetta di Parma del 28
aprile 1928, precedendo di un anno Filippo Sacchi[19]
Una prima pagina del 1906 del quotidiano Le Petit Journal, primo giornale a
dedicare una sezione alla critica cinematografica.
Data la popolarità sempre più crescente dei Cahiers, nascono altre riviste. La più
importante fu Positif fondata a Lione nel 1952 da Bernard Chardère. Positif, per
differenziarsi dalle altre riviste, non effettua soltanto la critica
cinematografica ma sviluppa anche argomenti di storia del cinema. Tra i due
periodici ben presto si svilupperà una forte rivalità, accentuata dal fatto di
preferenza di un autore rispetto a un altro; un regista che piaceva ai recensori di
una rivista era inviso ai collaboratori dell'altra. Nei casi di concomitanza delle
preferenze su un singolo autore, si troveranno a discutere ferocemente per
stabilire chi lo ammira per primo. Durante questo periodo viene creata la
definizione di politica degli autori. Sempre nel 1952 in Italia, un collaboratore
della rivista Cinema, Guido Aristarco, lasciò i compagni per fondare una sua
rivista, Cinema Nuovo che diventerà il periodico principale della critica nostrana
e influenzerà in maniera decisiva tutte le correnti critiche che verranno.
L'evoluzione del fenomeno della cinefilia è andato di pari passo con l'evoluzione
del cinema. C'è stato un tempo in cui, una volta completato il processo
distributivo nelle sale cinematografiche una pellicola, inizialmente composta di
materiale infiammabile, scompariva dalla circolazione. Una volta usciti, i film non
erano più in grado di essere visti, a meno di voler condurre ricerche capillari
attraverso diverse cineteche. Per il cinefilo, quindi, risultava difficile
osservare l'evoluzione degli stili cinematografici. Oggi, salvo alcune eccezioni,
per la maggior parte dei film il problema di un loro recupero non si presenta in
quanto vengono presentati sul piccolo schermo oppure pubblicati in DVD o Blu-Ray
Disc. Tuttavia, nonostante gli sforzi compiuti, ancora una percentuale
significativa della cinematografia risulta di difficile accesso; gli spettatori e i
cinefili possono dunque attendere persino diversi anni per poter vedere un film
raro, il più delle volte restaurato da qualche Cineteca, in qualche Festival del
Cinema o nelle ristampe sui supporti digitali sopra citati, spesso arricchiti di
materiale supplementare a volte di assoluto interesse. La lista di film ritrovati e
quella dei film da recuperare - per tacere di quelli che si possono considerare
definitivamente perduti - è molto lunga e certamente non esauriente.
L'ingresso del cinema Comoedia, frequentato dai cinefili lionesi.
Passata la seconda metà del XX secolo, l'arrivo dei nuovi media sconvolgerà le
abitudini un tempo consolidate dei cinefili. Il televisore, il videoregistratore,
il DVD, il Blu-Ray Disc e Internet diventeranno presto popolari anche per il
cinefilo più esigente; in Italia in particolare, il primo media sopra citato godrà
del picco di diffusione proprio nel momento di massima espansione dei cineclub. La
loro crescente popolarità avrà serie ripercussioni sulla frequentazione delle sale
cinematografiche, che inizierà a diminuire costantemente. Come si può notare dalla
seguente tabella, in Italia avrà un crollo verticale dalla metà degli anni ottanta,
mentre negli altri paesi in cui il cinema gioca un ruolo significativo la brusca
diminuzione avverrà venti anni prima.
Numero medio di presenze in sala per abitante e per anno Nazione 1950 1955
1965 1975 1985 1995 2000 2005
Germania[20] 10,2 15,1 5,1 2,3 1,8 1,5 1,9 1,54
Stati Uniti d'America[20] 20,5 14,2 6,6 4,6 5,1 4,8 5,2 4,7
Francia[20] 8,9 9,1 5,3 3,5 3,2 2,3 2,9 2,98
Italia[20] 14,2 16,7 12,5 8,9 2,2 1,6 1,6 1,86
Giappone[20] 13,9 13,6 3,9 1,7 1,2 1,0 1,1 0,9
Gran Bretagna[20] 29 26 6,7 2,1 1,3 2,0 2,4 2,73
La produzione cinematografica
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Produzione
cinematografica.
La realizzazione di un film nelle strade di Varsavia
Grande attenzione al montaggio venne riservata dai registi sovietici degli anni
venti. Lev Vladimirovič Kulešov e Sergej Michajlovič Ėjzenštejn furono i principali
teorici del montaggio. Kulešov dimostrò l'importanza del montaggio nella percezione
del film attraverso un famoso esperimento. Facendo seguire sempre lo stesso primo
piano dell'attore Ivan Il'ič Mosjoukine di volta in volta a un piatto di minestra,
un cadavere o un bambino, rese evidente che lo spettatore avrebbe letto nel volto
fame, tristezza o gioia. Questo prende il nome di Effetto Kulešov. Ejzenštejn
invece teorizzò il "Montaggio delle attrazioni". Nel 1923 pubblicò un saggio in cui
anticipava la pratica che avrebbe usato poi nelle sue pellicole. Nei suoi lavori,
come Sciopero! (1925) o La corazzata Potëmkin (1925), il regista inserì varie
immagini non diegetiche, cioè estranee al testo filmico rappresentato, ma che per
la loro capacità di esemplificazione potevano essere associate alle scene. Ad
esempio, in Sciopero!, la soppressione della rivolta viene mostrata attraverso lo
sgozzamento di un bue. Praticò un'estrema frammentazione delle inquadrature, per
cui un unico gesto viene mostrato da più angolazioni. Questo metodo di Montaggio si
contrapponeva al montaggio classico o invisibile. Hollywood infatti attraverso i
campo-controcampo o i raccordi sullo sguardo cercava di rendere il montaggio il più
fluente possibile.
Gli effetti speciali sono realizzabili sia durante le riprese sia in post-
produzione, e sono classificabili in "visivi" e "sonori", e anche in "effetti
fisici" ed "effetti digitali".
Cinematografie nazionali
Cinema argentino
Cinema britannico
Cinema cileno
Cinema cinese
Cinema coreano
Cinema francese
Cinema giapponese
Cinema indiano
Cinema iraniano
Cinema italiano
Cinema messicano
Cinema russo
Cinema spagnolo
Cinema statunitense
Cinema svedese
Cinema tedesco
Cinema sovietico
Premi cinematografici
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Premi
cinematografici.
Premio Oscar
Leone d'Oro
Palma d'oro
Orso d'Oro
David di Donatello
Screen Actors Guild Awards
Golden Globe
BAFTA
Premio Emmy
Tony Award
Grammy Award
MTV Movie Award
Festival cinematografici
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Lista dei
festival cinematografici.
Festival di Cannes
Festival internazionale del cinema di Berlino
Mostra del Cinema di Venezia
Festa del Cinema di Roma
Festival del film Locarno
Note
Matèrie et Mémoire (1896), trad. it. di Adriano Pessina, Materia e memoria, Laterza
Edizioni, Bari-Roma, 1996 (ISBN 88-420-4894-1)
^ Henri-Louis Bergson, L'Évolution créatrice (1907), trad. it. di Umberto Segre,
Athena, Milano, 1925 e Corbaccio-Dall'Oglio, Milano, 1965 (ISBN 88-7718-454-X);
trad. it. di Paolo Serini, Mondadori, Milano, 1938 e 1949; trad. it. di Armando
Vedaldi, Sansoni, Firenze, 1951; trad. it. di Giancarlo Penati, La scuola, Brescia,
1961 (ISBN 88-350-7378-2); trad. it. di Leonella Alano, Fabbri, Milano, 1966; trad.
it. di Fabio Polidori, Raffaello Cortina, Milano, 2002 (ISBN 88-7078-780-X), trad.
it. di Marinella Acerra, Bur, Milano, 2012 e 2013 (ISBN 978-88-17-05495-9)
^ Gilles Deleuze, L'immagine-movimento. Cinema 1, trad. it. di Jean-Paul Manganaro,
Ubulibri, Milano, 1984, e L'immagine-tempo. Cinema 2, trad. it. di Liliana
Rampello, Ubulibri, Milano, 1989.
^ La nascita di una sesta arte in Cinema Nuovo, n. 225, settembre-ottobre 1973, pp.
361-71; poi in Alberto Barbera e Roberto Turigliatto (a cura di), Leggere il
cinema, Oscar Mondadori, Milano 1978, pp. 13-24.
^ Si veda anche, a tal proposito, The Birth of the Sixth Art su Google Books.
^ Francesco Casetti, Teorie del cinema. 1945-1990, Milano, Bompiani, 1993.
^ Cfr. A. Gurwitsch, Développement historique de la Gestalt-Psychologie, Edizioni
Thalès, 1935, pagg. 167-176.
^ Cfr. Frédéric Gimello, « Teorie del cinema », Università di Metz.
^ Cfr. Roberto Poppi, I registi dal 1930 ai giorni nostri, Gremese Editore, Roma,
prefazione alla prima edizione 1993
^ Cfr. Alain Reinaud, La nouvelle Architecture de l'Image, da Cahiers du Cinéma n.
583, ottobre 2003
^ Cfr. André Bazin, recensione di Ladri di biciclette di Vittorio De Sica, in
L'ecran français n. 187, 25 gennaio 1949.
^ Filiberto Molossi, Pietrino, il cinema nella penna, in Gazzetta di Parma, 11
luglio 2009. URL consultato il 26 aprile 2014 (archiviato dall'url originale il 26
aprile 2014).
Fonte: CNC (citato da René Bonell su La 25e image, Edizione Gallimard)
^ Istituto Cine-TV Roberto Rossellini – Roma, su cine-tv.edu.it. URL consultato
il 9 marzo 2019.
^ Accademia di Cinema e Televisione - Scuola di Cinema, su Roma Film Academy.
URL consultato il 9 marzo 2019.
Bibliografia
Enciclopedie
Gian Piero Brunetta, Storia del cinema mondiale, 5 volumi (7 tomi), Einaudi
(collana Grandi Opere), 1999.
«volumi: I. L'Europa, Miti, luoghi, divi; II*. Gli Stati Uniti; II**. Gli Stati
Uniti; III. L'Europa. Le cinematografie nazionali (in 2 tomi); IV. Americhe, Asia,
Oceania. Le cinematografie nazionali; V. Teorie, strumenti»
.
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