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n. 82
COMITATO SCIENTIFICO
Paolo Bellini (Università degli Studi dell’Insubria, Varese), Claudio Bonvecchio
(Università degli Studi dell’Insubria, Varese-Como), Matteo Giovanni Brega
(IULM, Milano), Antimo Cesaro (Università degli Studi di Napoli, Federico II),
Pierre Dalla Vigna (Università degli Studi dell’Insubria, Varese-Como), Giuseppe
Di Giacomo (Università di Roma La Sapienza), Giuliana Parotto (Università degli
Studi di Trieste), Luca Taddio (Università degli Studi di Udine), Valentina Tirloni
(Université Nice Sophia Antipolis), Jean-Jacques Wunemburger (Université Jean-
Moulin Lyon 3)
STEFANO CRISTANTE
CORTO MALTESE
E LA POETICA
DELLO STRANIERO
L’atelier carismatico di Hugo Pratt
MIMESIS
MIMESIS EDIZIONI (Milano – Udine)
www.mimesisedizioni.it
mimesis@mimesisedizioni.it
CAPITOLO I
L’ATELIER CARISMATICO DI HUGO PRATT.
ESPLORAZIONE SOCIOLOGICA DI UNO STRANIERO A FUMETTI 7
CAPITOLO II
POETICHE DELLO STRANIERO: EL MUERTO,
SGT. KIRK, LUCA ZANE, SIMON GIRTY, CORTO MALTESE 83
CAPITOLO III
LA STRANEZZA DELLO STRANIERO:
IMPLICAZIONI TEORICHE DI CORTO MALTESE 117
CAPITOLO IV
CORTO SENZA PRATT: UN NUOVO E ALGIDO INIZIO
DELLA POETICA DELLO STRANIERO PER UN CLASSICO DEL ʼ900 137
RINGRAZIAMENTI 147
CAPITOLO I
L’ATELIER CARISMATICO DI HUGO PRATT.
ESPLORAZIONE SOCIOLOGICA
DI UNO STRANIERO A FUMETTI
1 De Rosa Antonio (a cura di), Le pulci penetranti, Alfieri editore, Venezia, 1971.
Una rivisitazione dell’autobiografia uscì poi nei tardi anni ‘80: cfr. Pratt Hugo,
Aspettando Corto, Editori del Grifo, Città di Castello, 1987.
2 Pratt Hugo, Aspettando Corto, op. cit. pp. 18-19.
L’atelier carismatico di Hugo Pratt. Esplorazione sociologica 9
3 Così scrive l’editore Alfieri nella presentazione de Le pulci penetranti, op. cit. E
poi prosegue, in modo un po’ agiografico: “Al quale (al disegnatore Antonio de
Rosa, nda) ho chiesto di rimettere ordine nel materiale immenso e di tentare di
trascrivere, in qualsiasi lingua, il libro. L’impresa non era possibile e per questa
ragione, per fortuna, esce nella lingua stessa di Hugo Pratt. Il divertimento
immenso nel lettore avveduto ne esce così rafforzato. E, dietro ogni pagina,
gli sembrerà di vedere, come è sempre sembrato a me, lo sguardo di ferro,
dagli occhi grigi, ironico, sempre critico, soppesante, duro, cattivo e buono,
dell’Autore”.
4 Si tratta del n. 2 della nuova serie (Albo Uragano n. 17), dove l’Asso di Picche
agisce in trasferta nella città lagunare (“Avventura a Venezia”).
10 Corto Maltese e la poetica dello straniero
5 Scrive a questo proposito Piero Zanotto che nella versione di Bellavitis di Robin
Hood vi era, “nel segno e nello slancio anatomico dei personaggi, il ricordo di un
maestro, anch’esso americano, di nome Alex Raymond (che dalla metà degli anni
’30 furoreggiava con la serie intestata a Flash Gordon)”, cfr. http://lucaboschi.
nova100.ilsole24ore.com/2009/05/24/ddio-a-giorgio-bellavitis/ (consultato in
data 1/7/2015).
L’atelier carismatico di Hugo Pratt. Esplorazione sociologica 11
7 Cfr. Scarpa Laura, Hugo Pratt. Le lezioni perdute, Lit Edizioni, Roma, 2012, p.
87.
L’atelier carismatico di Hugo Pratt. Esplorazione sociologica 13
Negli ultimi mesi del 1949, Hugo Pratt poggia i piedi per terra
nel suo terzo continente, l’America. La sua meta non è New York,
bensì Buenos Aires. I soldi a Venezia non abbondano e l’«Asso di
Picche» è chiuso. La sua però non è un’emigrazione proletaria, ma
un contratto commerciale da disegnatore. Si sposteranno in quattro
dalla laguna: Hugo, Faustinelli, Ongaro e poi Pavone. Così racconta
lo stesso Pratt con le coloriture del suo romanzo autobiografico:
9 Cfr. Scarpa Laura, Hugo Pratt. Le lezioni perdute, op. cit. p. 35.
16 Corto Maltese e la poetica dello straniero
za, tutti assieme. Per Pratt non è semplice conciliare i ritmi della
bohème e del tango con la produzione seriale. Il suo amico Ivo Pa-
vone racconta che
Hugo era l’unico che aveva questa capacità pazzesca del disegno, era un
mostro, ma disegnando storie altrui e poi facendo sempre festa in casa sua,
succedeva che il lavoro era spesso un po’ sacrificato, non c’era sempre il
tempo, ma bisognava farlo, e così disegnava tante ombre cinesi, silhouet-
te. Poi, quando aveva il momento buono, disegnava una vignetta grande e
bella mentre le altre le tirava via. Lo vedi se guardi i suoi fumetti di allora:
poche vignette sbrigative e la grande vignetta elaborata e sentita.13
20 Anche se Pratt affermò più volte che “corto”, in argot andaluso, significa “svelto di
mano”, alcuni colleghi linguisti dell’Universidad de Sevilla consultati a riguardo
attribuiscono a questo termine la valenza di “piccolo” oppure, in second’ordine,
di “ristretto” (anche nel senso di tardo di comprendonio). Crediamo che Pratt sia
stato attratto soprattutto dal suono di questo bisillabo, che infatti riutilizzerà anche
per il suo personaggio più famoso, cui la particolare specificazione geografica
aggiunge fascino e mistero.
L’atelier carismatico di Hugo Pratt. Esplorazione sociologica 23
Their life consisted wholly and solely of war, for they were and
always had been front-line infantrymen. They survived because the fa-
tes were kind to them, certainly – but also because they had become
hard and immensely wise in animal-like ways of self-preservation.23
23 “La loro vita consistette solo e interamente di guerra, giacché erano e sono sempre
stati fanti di prima linea. Essi sono sopravvissuti grazie certamente a un destino
benevolo, ma anche perché erano diventati duri e immensamente esperti – nei modi
tipici degli animali – nell’arte della sopravvivenza.” Cfr. https://en.wikipedia.org/
wiki/Ernie_Pyle#Legacy_and_honors
24 Riporta Pasquale Frisenda: “La cosa sembra essere stata causata da un piccolo
malinteso tra i due autori nato durante il periodo di progettazione del personaggio:
quando Oesterheld descrisse al disegnatore i tratti positivi del carattere di Ernie
Pike, finì dicendo: «Insomma, fallo come me, ecco!», e Pratt, che non si rese
subito conto che lo scrittore stava scherzando, lo usò davvero come riferimento
grafico. Quando l’equivoco fu colto da Oesterheld, il lavoro di Pratt era già in
fase molto avanzata, e le cose furono lasciate in quel modo).” Cfr. http://www.
postcardcult.com/articolo.asp?id=7309&sezione=44
26 Corto Maltese e la poetica dello straniero
25 Proprio del 1958 sono le ultime due creature del duo Oesterheld-Pratt: Lord Crack,
strano personaggio nato all’interno delle storie di Ernie Pike e conquistatosi un
breve spazio autonomo, e l’altrettanto particolare Lobo Conrad, di cui uscì una
sola storia. In entrambi i casi la sede di pubblicazione fu il settimanale «Hora
Cero».
L’atelier carismatico di Hugo Pratt. Esplorazione sociologica 27
26 Cfr. Licari Fabio, Anna, Cino e Franco, in Pratt Hugo, Anna nella jungla, RCS,
Milano, 2010, p. 3.
28 Corto Maltese e la poetica dello straniero
27 Pratt Hugo (1959), Wambo è morto… Wambo ritorna, in Pratt Hugo, Anna nella
jungla, RCS, Milano, 2010, pp. 9-10.
L’atelier carismatico di Hugo Pratt. Esplorazione sociologica 29
Un altro dei primi lavori del Pratt “autore unico” di cui è impos-
sibile non parlare è la saga Wheeling. Ci concentremo sulla prima
parte di quest’opera, che ha avuto nel suo complesso una gestazio-
ne lunga e travagliata, per concludersi in decenni successivi rispet-
to alla sua creazione, avvenuta nel 1962 in Argentina sulla testata
«Misterix», quando Pratt rientrò nella sua seconda patria dopo un
soggiorno a Londra di circa un anno in cui mise la sua arte a dispo-
sizione di storie di guerra commissionate (e già sceneggiate) dalla
casa editrice inglese Fleetway.
Dunque, Wheeling. Ancora una storia sull’America del XVIII se-
colo, raccontata in anni di poco successivi a quelli dell’ambientazio-
ne di Ticonderoga. Wheeling si apre nel 1774, sulle rive dell’Ohio,
in un territorio conteso tra coloni americani e tribù Shawnees, De-
lawares e Mengwees. La guerra tra americani e inglesi incombe, il
reclutamento è a pieno regime in entrambi i campi. Wheeling era
all’epoca un forte sperduto nel territorio della West Virginia. Pratt
mette in scena in quest’ambiente suggestivo, grandioso e selvaggio,
un altro Bildungsroman, romanzo di formazione al cui centro è la
figura dell’irrequieto giovanotto Criss Kenton, un personaggio di
fantasia il cui fratello è però Simon Kenton, un celebre frontiersman
dell’epopea americana realmente vissuto (1755-1836). La scelta di
Pratt è infatti quella di costruire le avventurose vicende di Criss sul-
la base di una ricca documentazione storica, che lo porta – come
d’abitudine – a identificare e rappresentare eventi storici e bellici
non rinunciando a muovere le sue pedine nello scacchiere della pura
avventura.29 Non è un caso che Criss Kenton appaia solo a pagina
39 della saga30, occupata nelle prime tavole da una ricostruzione di
31 https://en.wikipedia.org/wiki/Simon_Girty
32 Corto Maltese e la poetica dello straniero
32 Cfr. Barr Daniel, “A Monster So Brutal”: Simon Girty and the Degenerative
Myth of the American Frontier, 1783-1900, http://www.essaysinhistory.com/
articles/2012/114; cfr. anche Leighton, Douglas. “Simon Girty”. Dictionary
of Canadian Biography Online, 1983, http://www.biographi.ca/en/bio.
php?id_nbr=2420
33 Cfr. Barr Daniel, op. cit., ibidem.
L’atelier carismatico di Hugo Pratt. Esplorazione sociologica 33
Un naufrago di successo
ziare una nuova rivista, che prenderà il nome da uno dei personaggi
più amati del narratore veneziano, il Sergente Kirk. La rivista («Sgt.
Kirk») vide la luce nel 1967, con Pratt al timone. È proprio sulle
pagine della nuova rivista che appare Corto Maltese.
Si tratta del punto più alto raggiunto dalla narrazione prattiana, il
personaggio che da solo sintetizza e dà senso a una produzione am-
plissima, quasi sconfinata, caratterizzata da un’indiscutibile qualità.
Pratt ha eccelso nel raccontare super-eroi, uomini delle prime guerre
della modernità, uomini delle guerre recenti, uomini del West, inve-
stigatori e persino una ragazzina lentigginosa nella giungla africana.
Ha saputo ascoltare e interloquire con i grandi scrittori con cui ha
lavorato, ha saputo mescolare le proprie ingorde letture alle proprie
storie, il suo vissuto alla sua abilità di disegnatore e poi di autore
unico. Ha conosciuto la piccola fabbrica dell’editoria a fumetti – la
serialità – senza farsene inghiottire. Ha viaggiato instancabilmente
e ha conosciuto città straordinarie, come Buenos Aires, del cui mul-
ticulturalismo si è nutrito senza esitazioni. I suoi orizzonti di lettore
si sono allargati in molteplici direzioni, e la sua biblioteca personale
conta migliaia e migliaia di volumi.
In questo momento della sua vita – a quarant’anni – è attrezzato
a un nuovo e sapiente ciclo creativo. Il soggetto della nuova fase
prende forma all’improvviso alla vignetta n. 3636 della storia che lo
vede coinvolto: è un naufrago nelle peggiori condizioni, dall’aspetto
di galeotto. È legato a una croce di legno che galleggia tra le onde
dei lontanissimi mari del Sud e il sole lo trafigge senza pietà. È un
ingresso narrativo di rara potenza, forse il più celebre in quella che
Pratt chiama “letteratura disegnata”, sotto la stella di un titolo bellis-
simo ed evocativo, Una ballata del mare salato.37
Una ballata, ma non esattamente una qualsiasi, anche se il mare
salato ne ha infinite da raccontare. Una ballata dove si presentano
36 Per commentare Una ballata del mare salata mi servirò di una delle edizioni più
popolari (in bianco e nero), contenuta nel volume Corto Maltese pubblicato dai
classici del fumetto di Repubblica, 2003. I riferimenti ai numeri di pagina che si
incontreranno a partire da qui sono da considerarsi appartenenti a questa edizione.
37 Stelio Fenzo mi ha fatto notare che una scena praticamente identica compare
all’interno del film americano Wake of the Red Witch (versione italiana: La
strega rossa), 1948, diretto da Edward Ludwig e interpretato da John Wayne e
ambientato nelle Indie orientali.
L’atelier carismatico di Hugo Pratt. Esplorazione sociologica 35
38 Una buona selezione si trova presso apposito sito, relativo sia a Una ballata del
mare salato sia a successivi lavori di Pratt che vedono protagonista Corto Maltese,
cfr. https://it.wikiquote.org/wiki/Corto_Maltese
L’atelier carismatico di Hugo Pratt. Esplorazione sociologica 37
Più avanti:
Dopo la Ballata
39 Scrive Luca Boschi: “Il popolare «giornalino» Pif, intitolato al cagnolino creato
dall’esule spagnolo José Cabrero Arnal, tira ben 400 mila copie: circa un decuplo
di «Sgt. Kirk», la rivista italiana su cui ha debuttato Una ballata del mare salato.
Apprezzato sia dai ragazzi sia dai loro genitori, Corto Maltese si crea un ampio
zoccolo di fan Oltralpe prima ancora che in Italia”. Cfr. Pratt Hugo (1970-1981),
Corto Maltese. La giovinezza e altri racconti, Gruppo Editoriale l’Espresso,
Roma, 2006, p. 118.
44 Corto Maltese e la poetica dello straniero
40 Si tratta di: Tristan Bantam, «Pif», n. 58/1296 (3.4.1970), Paris Vaillant; Rendez-
vous a Bahia, «Pif», n. 59/1297 (10.4.1970); Samba avec Tire Fixe, «Pif» , n.
66/1304 (25.5.1970); L’aigle dans la jungle, «Pif», n. 75/1313 (31.7.1970); Et
nous reparléron des gentil hommes de fortune, «Pif», n. 82/1320 (18.9.1970);
A cause d’une mouette, «Pif», n. 89/1327 (6.11.1970). Cfr. Marchese Giovanni,
Leggere Hugo Pratt, Tunué, Latina, 2006.
41 Si tratta di Tête et champignons, «Pif», n. 96/1334 (25.11.1970), En vérité ça
fut un affaire de bananes, «Pif», n. 103/1341 (12.2.1971), Un etrange affaire,
«Pif», n. 108/1346 (18.3.1971), La lagune des beaux songes, «Pif», n. 117/1355
(20.5.1971), Fables et grandes-pères, «Pif», n. 124/1362 (8.7.1971).
42 Cfr. Pratt Hugo (1970-1981), Corto Maltese. La giovinezza e altri racconti,
Gruppo Editoriale l’Espresso, Roma, 2006, p. 121.
43 “Nuovo” relativamente al fumetto di Pratt: il personaggio biograficamente
“intellettuale” o “scienziato” poi caduto nella spirale dell’alcol è molto presente
L’atelier carismatico di Hugo Pratt. Esplorazione sociologica 45
nella storia del cinema, per esempio nel personaggio di Doc Boone (l’attore
Thomas Mitchell) del film Ombre rosse (John Ford, 1939), certamente conosciuto
da Hugo Pratt.
46 Corto Maltese e la poetica dello straniero
44 Cfr. Pratt Hugo (1970), Samba con Tiro Fisso e altri racconti, Gruppo Editoriale
l’Espresso, Roma, 2006, p. 31.
L’atelier carismatico di Hugo Pratt. Esplorazione sociologica 47
Corto: “No, Tiro Fisso era già un capo. Io lavoro per le mie sterline.”
Steiner: “Non ho mai visto nessuno più romantico di te… Scommet-
to che in autunno vai a sederti solo soletto sulla panchina del parco…”
Scorpioni e deserti
47 Cfr. Gli scorpioni del deserto, «Sgt. Kirk», n. 28 (ottobre 1969), Ivaldi, Genova.
L’atelier carismatico di Hugo Pratt. Esplorazione sociologica 49
50 Negli Scorpioni la guerra è soprattutto conflitto tra mezzi di trasporto: dalle jeep
ai cingolati, dai treni agli aerei.
L’atelier carismatico di Hugo Pratt. Esplorazione sociologica 51
quel che ti dico, il tuo nome verrà scritto sul Libro dei perversi di
Sidjdjin!”. Oltre però a questa appartenenza religiosa, Corto conqui-
sta la simpatia di Cush per il proprio comportamento, una sorta di
ironico sprezzo della propria vita lo trascina in imprese temerarie.
Così commenta Cush: “Sai Corto Maltese… Sei un miscredente ma
nonostante tutto non mi sei antipatico. E poi nella Sura 110, detta il
soccorso sta scritto: «Che tu veda gli uomini in massa entrare nella
religione!»”
Anche Koinsky dovrà conquistare la “non antipatia” di Cush, che
giungerà provvidenzialmente a salvare il graduato polacco e l’italia-
no tenente Stella51 da morte sicura per mano di una banda di predoni
del deserto. Il linguaggio di Cush è caustico e colto nello stesso tem-
po. Davanti al fuoco acceso per illuminare la notte del deserto, Koin-
sky chiede a Cush: “Chi ti ha insegnato a parlare in questo modo?”
“L’esperienza – risponde il dancalo – … E ho avuto dei bravi com-
pagni di lotta e qualche amico che più o meno dicevano le stesse
cose… In particolare un certo Corto Maltese… Sembra sia sparito
durante la guerra in Spagna…” Il tenente Stella aggiunge che anche
lui ha fatto la guerra di Spagna, ma Cush ribatte sprezzante che in
questo caso il suo campo era quello opposto a Corto Maltese (Stella
veniva dal fascismo italiano alleato del caudillo Franco, Corto era
tra i repubblicani).
Abbiamo quindi non solo la presenza di Cush in ben tre storie
del ciclo delle Etiopiche (1972-1973), ma la sua riapparizione in
un’altra serie (1975) e con l’aggiunta di una citazione di Corto, che
oltretutto ci avvisa della sua scomparsa durante la guerra di Spagna.
Pratt muove i suoi pezzi come uno scacchista voglioso di partite
simultanee: una certa volontà di potenza emerge nelle narrazioni
del narratore veneziano, come fosse ormai del tutto consapevole di
possedere un intero set di personaggi con cui condensare il proprio
mondo, connotandolo con i caratteri dei personaggi non meno che
con vicissitudini realistiche e fantastiche. Muovere i personaggi da
un tempo a un altro (Cush incontra Corto nel 1918 e Koinsky nel
una versione “nativa” dello straniero già incarnato nei numerosi eroi
dell’epopea di Pratt. Un po’ come per Tremal Naik nel Sandokan
di Salgari, Cush riflette l’idea che le abilità dello straniero possano
mostrarsi a qualsiasi latitudine e in qualsiasi clima. Se Corto Maltese
fosse nato in Dancalia, probabilmente si sarebbe chiamato Cush.
Nel frattempo, anche senza la sua presenza “fisica” tra le vignette,
Corto Maltese viene evocato e descritto all’interno di storie che, pur
non riguardandolo, rafforzano il suo carisma di protagonista in altri
tempi e in altri luoghi. Pratt crea un universo narrativo il cui centro
di gravità è sempre più Corto stesso.
Venezia è ovunque?
Ci sono diversi motivi per indagare su una delle più famose av-
venture di Corto Maltese, Corte sconta detta arcana, pubblicata tra
il 1974 e il 1977. In primo luogo rappresenta il ritorno di Pratt alla
lunga foliazione, in tutto 99 tavole. Si tratta di qualcosa di meno
titanico delle 163 tavole della Ballata, una misura intermedia tra la
Ballata e i racconti come l’“etiopica” Nel nome di Allah misericor-
dioso e compassionevole o come la “celtica” Concerto in ó minore
per arpa e nitroglicerina.
In secondo luogo Corte sconta rappresenta il ritorno a una prima
edizione italiana, pubblicata dal mensile «Linus» diretto dall’amico
Oreste Del Buono, un’emancipazione definitiva dall’editoria prin-
cipalmente per ragazzi (come il «Corriere dei piccoli» e «Pif») e
un saldo ancoraggio a riviste capaci di problematizzare e studiare il
fumetto.
Poi Corte sconta è una storia per cui vale impiegare l’aggettivo
“epica”: mentre in Europa la guerra è finita, in quella sterminata
terra ai confini tra la Mongolia, la Siberia e la Manciuria si combatte
convulsamente. La Rivoluzione d’ottobre ha rimesso in moto quelle
terre antichissime, attraversate da fratture che si perdono nella notte
dei tempi e determinate dai sogni di contadini sfruttati, di rivoluzio-
nari disposti a tutto e di guerrieri sognanti un’impossibile rivincita
L’atelier carismatico di Hugo Pratt. Esplorazione sociologica 59
alla vita per le arcane magie di Mae Sabina, interrogata dalla dispe-
rata e scatenata Satanhia, la donna di Vargas che è anche sorella del
suo traditore. Il ritmo della narrazione è incalzante e punteggiato di
violenza e sensualità, come mai avevamo visto e letto in Pratt: stu-
pri, decapitazioni, ragni spaventosi, revolverate in bocca, fratricidi
ed esaltazioni mistiche. Il traditore dichiara di aver venduto Gringo
Vargas perché si crede il nuovo Giuda Iscariota e proietta in Vargas
la figura del Nazareno, in una lettura plebea del vangelo apocrifo
di Giuda: l’apostolo maledetto sarebbe in realtà sodale con Gesù, e
disposto a sacrificare la propria reputazione futura a maggior gloria
del martirio cristiano.
Nella versione a colori delle tavole di Pratt i colori dominanti sono
il giallo e l’arancione: sembra di percepire calore torrido e malsano,
in un viraggio splatter di atmosfere che riecheggiano Cent’anni di
solitudine di Garcia Marquez, con grandi e onnipresenti farfalle che
accarezzano morti violente e terribili sortilegi.
Emerge un volto narrativo di Pratt liberato dall’imposizione di un
equilibrio obbligatorio, dove il fascino del racconto doveva venire a
patti con un’auto-moderazione espressiva, a sua volta conseguenza
elementare del fatto che il suo pubblico fosse composto – anche e
soprattutto – da giovanissimi lettori. Ne L’uomo del Sertão i limiti
saltano: Pratt mostra di possedere anche i registri della degenerazione
e dello scatenamento violento, del desiderio e persino dell’esibizio-
ne sessuale. Pratt alza l’asticella del disegnabile (ricordiamo che sta
pubblicando con un grande editore popolare): si ferma solo quando
un esplicito richiamo sessuale di Satanhia potrebbe essere rappresen-
tato di fronte, ed è invece ripreso di spalle. Tutto il resto è racchiuso in
ombre più o meno estese, in un micidiale impasto di sangue e violenza
sessuale, spade decapitatrici e teste esplose. La cifra prattiana va però
al di là di una cruda narrazione alla Peckhinpah: l’appropriazione di
un potente esoterismo popolare crea nuovi ponti con il fantastico.
L’irrequietezza del non-vivo Gringo Vargas porta all’eccesso il
senso di estraneità della figura dello straniero, scaraventandola diret-
tamente nella sfera inconcepibile della terzietà biologica (né vivo né
morto). Questa dimensione è conseguenza di un intervento magico
femminile, e non di doti del personaggio maschile. L’avventuriero
romantico (Corto Maltese) svapora e lascia il posto a una figura so-
L’atelier carismatico di Hugo Pratt. Esplorazione sociologica 63
spesa, i cui fili sono tenuti dalla donna del candomblé: il comandante
Vargas è un puro burattino capace anche di uccidere la propria donna
pur di liberarsi del proprio limbo, pur di tornare alla vita. La vera
protagonista de L’uomo del Sertão è piuttosto Satanhia, dalla vitalità
tracimante: Satanhia rappresenta la degenerazione del tipo femmini-
le presente nelle storie di Corto Maltese. Al contrario di Pandora, di
Banshee e di Shangai Lil non si ritrae mai dall’agire sentimentale e
anzi lo esaspera, arrivando a uccidere pur di salvare il proprio uomo.
La sua dannazione arriva per l’assassinio di Mae Sabina: la morte
del tramite tra i mondi segreti e la vita reale spezza il sortilegio, incita
alla malasorte. Le regole dell’evocazione esoterica vanno rispettate,
sembra concludere Pratt. Il sacrificio di Satanhia sarà il tributo per
riallineare i mondi: gridando in faccia a Vargas il suo amore e la sua
incredulità di fronte all’indifferenza omicida di lui, Satanhia sfug-
ge al pugnale del cangaçeiro saltando in un burrone. La sua morte
precipita Vargas nel mondo che gli spetta: forse si incontreranno di
nuovo, ma intanto il cangaceiro si lascia sfuggire l’unica battuta co-
mica della storia. A fianco ha una figura mitica, lo spirito di Capitão
Corisco, che così lo informa: “Tutti abbiamo finito la nostra vicenda
umana e finalmente troveremo la nostra pace. Andiamo, Gringo.” E
Vargas: “Ubbidisco Capitão Corisco… Ma protesto.”
53 Cfr. Pruneti Luigi, Una storia che sembra una favola. Note biografiche su Hugo
Pratt, in Pruneti Luigi (a cura di), Il coraggio di sognare. Higo Pratt fra avventura
e mistero, Gruppo Editoriale Bonanno, Catania, 2013, pp. 26-27.
54 Ivi, pp. 28-29.
L’atelier carismatico di Hugo Pratt. Esplorazione sociologica 67
55 Cit. in Pruneti Luigi (a cura di), Il coraggio di sognare. Hugo Pratt fra avventura
e mistero, Gruppo Editoriale Bonanno, Catania, 2013, p. 32.
L’atelier carismatico di Hugo Pratt. Esplorazione sociologica 69
56 Boschi Luca, Biografia di una storia, in Pratt Hugo, Corto Maltese. La giovinezza
e altri racconti, Gruppo Editoriale l’Espresso, Roma, 2006, p. 96.
L’atelier carismatico di Hugo Pratt. Esplorazione sociologica 73
Da suo padre non so cosa abbia preso. Forse l’amore per le leggende
celtiche. Era un marinaio della Cornovaglia.”
Mentre ancora infuria la battaglia, Corto Maltese si muove invi-
sibile nella storia tessendo legami con varie organizzazioni cinesi e
manciuriane: compare in poco più di una ventina di vignette tra le
centinaia del racconto, ma – nonostante i dissidi tra Pratt e la dire-
zione de «Le Matin» – il suo fascino resta intatto anche nel ruolo di
attor giovane e secondario.
57 Il mensile «Corto Maltese» cominciò le pubblicazioni nel 1983. Tango uscì tra il
giugno 1985 e il maggio 1986.
L’atelier carismatico di Hugo Pratt. Esplorazione sociologica 75
61 La storia è composta di 168 tavole, quindi rientra nel gruppo dei romanzi grafici
“lunghi” di Pratt.
62 Si tratta della risposta di Corto Maltese a una domanda di Levi Colombia
sull’Atlantide, cfr. Pratt Hugo (1988-1991), Mū, la città perduta, Gruppo
Editoriale l’Espresso, 2006, p. 32.
L’atelier carismatico di Hugo Pratt. Esplorazione sociologica 81
4 Lipszyc Enrique, Hugo Pratt, Enrique Lipszyc Editor, Buenos Aires, 1955.
Poetiche dello straniero 85
Ciò che intendo dire è che Pratt ha sviluppato, anche nella fase ar-
tigianale e industriale, una poetica individuabile, cresciuta nel con-
fronto e nella discussione con grandi professionisti della scrittura,
fino al raggiungimento di una completa autonomia narrativa: per un
creatore di storie a fumetti, l’autonomia significa un proprio stile di
disegno e un proprio stile di scrittura.
Pratt non è mai stato un artista frustrato, uno che avrebbe voluto
essere – ad esempio – pittore e che ha accettato i comics come ripiego.
Pratt ha più volte rivendicato la sua natura di “fumettaro”, un’arte an-
fibia ma autonoma, una zona narrativa dove la simbiosi di testo e dise-
gno si presenta come arte specifica. Era convinto – con piena ragione
– di possedere il talento della scrittura, a sua volta derivante da uno
straordinario talento di raccontatore. Nella tavola del fumetto i suoi
talenti narrativi si incontravano con l’immagine, grazie alla capacità
di rappresentare visivamente figure e intrecci che si sarebbero fissati,
con diversa forza rispetto alla sola scrittura, nella mente del lettore.
La sua poetica, sin dall’epoca di Junglemen, opera contemporanea
e successiva all’«Asso di Picche», è costruita sul mix delle sue espe-
rienze di lettore e di viaggiatore avventuroso. La sua è una poetica
della costruzione e dell’affermazione dello straniero: l’enfasi è posta
su personaggi irregolari, spesso in conflitto con il proprio ambiente e
con la propria originaria appartenenza. A parte l’Asso di Picche, nes-
suno dei suoi personaggi è un super-eroe. E anche l’Asso non è un es-
sere dotato di veri e propri super-poteri, quanto di astuzia e ginnastica
a dosi elevate. Tutti gli altri sono “semplici” avventurieri, individui
motivati però da un’intensità di vita superiore, inseriti in scenari a loro
volta speciali, come le guerre mondiali, il selvaggio West, la guerra
d’indipendenza americana e il ventennio in cui si muove Corto Mal-
tese, compreso tra i primi anni del XX secolo e il 1925. Perché questi
scenari sono speciali? Tutti, a ben vedere, propongono un rimesco-
lamento delle geografie di vita dei personaggi principali. Le guerre
portano i soldati altrove, anche molto lontano, a volte in altri conti-
nenti e ad altre latitudini. Il West è lo scenario di uno spostamento di
massa, di una colonizzazione dell’uomo bianco dei territori dei nativi
americani, il cui preludio era già ben percepibile nella lotta per l’in-
dipendenza delle colonie dalla Corona britannica a fine ‘700. L’epoca
di Corto Maltese, oltre ad essere attraversata e flagellata dalla prima
86 Corto Maltese e la poetica dello straniero
5 Marchese Giovanni, Leggere Hugo Pratt, L’autore di Corto Maltese tra fumetto e
letteratura, Tunué, Latina, 2006.
Poetiche dello straniero 87
6 Probabilmente si tratta della prima volta, nella storia dei fumetti, che un
personaggio si caratterizza per l’appartenenza a una branca così specifica degli
studi sociali, a testimonianza dell’attenzione di Ongaro e Pratt per un atteggiamento
88 Corto Maltese e la poetica dello straniero
“antropologico” a tutto tondo nei confronti delle culture umane, seppure – siamo a
cavallo tra gli anni ’40 e gli anni ’50 – ancora impregnato di elementi etnocentrici.
Poetiche dello straniero 89
7 Ongaro Alberto – Pratt Hugo (1950), Junglemen. L’ultimo assalto, Fabbri Editori,
Milano, 1980, p. 60.
90 Corto Maltese e la poetica dello straniero
Non volli che sapesse chi era diventato suo fratello. La rimandai
al villaggio…”8). Pur non dotato di un approfondito lavorio intro-
spettivo che prenderà forma in opere successive, il respiro narra-
tivo di Junglemen e in particolare del personaggio di El Muerto è
certamente superiore alla media delle produzioni a fumetti dell’e-
poca, e anche di molte opere letterarie. L’ostinazione con cui Bruce
Crane mantiene la propria rotta criminale è – dall’apparizione della
sorella in poi – sostanzialmente inutile: l’indistinto odio sociale
che prova non sembra più sufficiente a consentirgli il salto nella
vita agiata che accarezza da tempo. Bruce Crane smette di essere
il terribile e affascinante El Muerto e ritorna ad essere un uomo
comune, protettivo nei confronti della sorella e stupito dalla per-
vicacia di chi gli sta alle calcagna, quel David Foran che ha come
compito non solo di catturare Crane ma anche di scagionare Alber-
ta, sospettata di connivenza con il fratello. La modifica psicologica
del personaggio di El Muerto è percepibile nell’epilogo della sto-
ria: pur morendo dopo l’ennesimo inseguimento di Foran, lascia in
custodia al soldato un taccuino che contiene la confessione dei suoi
crimini. Si era dunque preparato a ricomporre la propria personali-
tà, nella speranza di poter sparire per sempre.
Le mille citazioni cinematografiche contenute nel fumetto di On-
garo e Pratt (a cominciare dai volti dei protagonisti: Foran tende a so-
migliare a Gregory Peck, mentre Crane è più cangiante, passa da Burt
Lancaster a molte varianti di un generico volto segnato e vissuto, con
occhiaie evidentissime per un uomo ancora giovane) tendono ad allon-
tanare il romanzo grafico dalla complessità iniziale della saga ambien-
tata in uno scenario esotico e impervio, per fare strada allo scontro tra
il generoso e motivato Foran e l’inquietante e amaro Crane. È tuttavia
nella ragnatela sia grafica che letteraria di questo personaggio che Pratt
pescherà per definire meglio i suoi prossimi caratteri. Per le lunghe se-
rie che sono richieste dall’Editorial Abril c’è bisogno di personaggi po-
sitivi, ma la densità dei temi dello sradicamento esistenziale e dell’in-
comprensione sociale dello “straniero” sarà derivata da quel primo
tentativo di disegnare e di scrivere le ambizioni e le alienazioni di El
Muerto, il finto disertore con un destino tragico scritto nello sguardo.
9 Pratt disegnò Sgt. Kirk dal 1953 al 1959, per un totale di 1522 tavole. In seguito
i disegni furono opera di Jorge Moliterni (1959-1960), Horacio Porreca (1960-
1961), Gisela Dester (1960-1961) e infine Gustavo Trigo (1972-1973).
92 Corto Maltese e la poetica dello straniero
Mentre nel primo dei quattro racconti della serie (Wambo è mor-
to… Wambo ritorna) Zane irrompe nelle tavole a fumetti con l’im-
peto del primattore ma poi Pratt lo trasforma in una presenza secon-
daria a fianco dell’esuberante Anna, nel secondo racconto (La città
perduta di Amon-Ra) le parti quasi s’invertono. Il personaggio che
consente questa valorizzazione è l’Effendi Abu Thaba, un misterio-
sissimo e inquietante egiziano che condurrà Luca Zane e i ragazzi
nella stupefacente valle dei tempi di Amon-Ra.
L’approfondimento del carattere specifico dell’avventuriero, pur
nella cornice di un romanzo grafico per giovanissimi, sposta di un
altro pezzetto la direzione della “poetica dello straniero”: quando
il gioco dell’avventura si fa duro e impegnativo, un “tipo fatto a
modo suo” come Zane ricalca le orme dei personaggi che Pratt ha
amato come lettore, e di cui ora recupera i caratteri di caparbie-
tà, adattabilità, resilienza e ardimento, associati a un certo senso
dell’umorismo. Luca Zane è lo zio giovane che tutti i ragazzi vor-
rebbero avere, ma già nei pochi episodi della serie il personaggio
sembra scalpitare per proiettarsi in un’avventura (solitaria) a tutto
tondo e che Pratt sta incubando come esplorazione anche intellet-
tuale del mondo, per ora scarsamente interessante per un marinaio
veneziano/irlandese affaccendato in mille servizi in un territorio
esotico e pericoloso in cui è dimostrazione di grande valore la sem-
plice sopravvivenza.
Girty: “(…) Le cose non vanno bene fra i lunghi coltelli di qui e quel-
li dell’altra parte della grande acqua salata… Tra poco cominceranno a
combattere tra di loro e allora potrai vendicarti unendoti ai soldati del
re… Non sarà né oggi né domani, ma deve essere presto… Cosa ne
pensi?”
Capo Logan: “Non lo so ancora… Ma tu, Simon, da che parte stai?”
Girty: “Dalla parte di Simon Girty!”
Capo Logan “Allora mi guarderò alle spalle… Non sei né bianco né
indiano: non sei nulla… Ti conosco da tempo… Ma non ti capisco…
Sei amico mio e dei miei nemici… Fumi il mio tabacco, ma anche quel-
lo di Cresap. (…) Simon, penso che arriverà il giorno in cui la frontiera
gronderà sangue e tu avrai la tua buona parte di colpa… Sei un essere
strano: a seconda di dove viene il vento: né carne né pesce… E tanto-
meno rana… Sei una banderuola… Fai schifo… Ugh!”15
Girty: “No! No, ragazzo, non mi capisci! Per anni ho lavorato a Forte
Pitt e mi hanno sempre promesso un mucchio di cose e mai le hanno
mantenute… Mi sono stancato di aspettare… Non puoi capire…”16
22 Boschi Luca, Infuria la Grande Guerra, in Corto Maltese. Samba con Tiro fisso e
altri racconti, Gruppo Editoriale l’Espresso, Milano, p. 15.
106 Corto Maltese e la poetica dello straniero
uno stato di grazia nel suo caso costruito sulla figura dello straniero
che maneggia i simboli delle personalità con cui entra in contatto.
Persino il modo di combattere di Corto è simbolo di una ricerca
della contaminazione e della fusione (citazioni di lotte occidentali,
come il pugilato, e orientali, come le arti marziali), così come il suo
modo di interloquire, di citare e di trarre solitarie conseguenze dalle
avventure consumate. “Ma dimmi, dove vai adesso?” – gli chiede
Cush al termine di un’avventura etiopica. “Non lo so, Cush… Lonta-
no…” Corto Maltese aderisce fino in fondo a un ambiente, ma per un
periodo limitato. Il suo obiettivo è movimentare tutte le insorgenze
simboliche possibili. Per poi allontanarsi.
Mettere gli oceani tra un’avventura e l’altra è una delle speciali-
tà di Corto. La pausa solitaria non impedirà di poter esibire, anche
dall’altra parte del mondo, un nuovo lasciapassare. L’apolide incar-
nato da Corto Maltese ha da offrire ovunque un reiterato esotismo,
da cui irradiano pratiche avventurose dove la realtà cognitiva che
interessa Pratt – compatibilmente con le esigenze delle testate che
pubblicano i suoi lavori – prende forma in modo complesso, come
nell’edificazione di un’architettura eclettica.
Ne La casa dorata di Samarcanda l’esoterismo della setta dei
Nazari cattura l’interesse di Corto, dall’interno di vicende storiche
dettagliatamente riportate e reinterpretate da Pratt, che riesce a fare
del suo personaggio un elemento interessante per le forze in campo
nell’agitato preludio alla vittoria di Kemal Ataturk nella Turchia
degli anni ’20. L’espediente per giustificare l’interesse universale
nei confronti di Corto in questo caso è la contemporanea esistenza
di un suo sosia, il terribile Chevket, mercenario carnefice di arme-
ni. Morirà per mano di Rasputin, lasciando Corto pieno di curiosità
insoddisfatta per un incontro con un altro “se stesso” che non ha
mai avuto luogo.
Anche il rapporto del marinaio con Venezia è del tutto speciale:
malgrado il suo passaporto dichiari Malta la sua patria, Corto appare
a proprio completo agio nella città lagunare, a passeggio da solo o
confidandosi con un gatto randagio, come se ci fosse nato. Corto
conosce Venezia nei suoi angoli magici, sa leggere le antiche iscri-
zioni, sa quali sono le porte che fanno da passaggio ad altri mondi.
Lo straniero apolide ha una sola patria possibile, e questa è Venezia.
110 Corto Maltese e la poetica dello straniero
Una città dove nessuno, nemmeno i nativi, può avere radici, perché
la terra dove piantarle è in realtà acqua. Seguendo un’ovvia meta-
fora, Venezia è in realtà “sogno”. La dimensione onirica di Corto
Maltese, così presente nelle sue avventure, parte da qui, dall’origine
veneziana del suo autore.
Il sogno è un elemento importante della costruzione della poeti-
ca dello straniero: Corto Maltese sogna spesso, sia negli interstizi
creati dal delirio febbricitante indotto da un grave ferimento, sia nel
regno del sonno magico. Nel Sogno di un mattino di mezzo inver-
no si addormenta a Stonehenge, circondato dagli spiriti leggendari
d’Inghilterra, mago Merlino e fata Morgana. Nel sogno sarà parte
di uno sventato attacco tedesco al suolo inglese, ma al risveglio non
riuscirà a capire se l’avventura si è svolta davvero o se è stata solo un
ghirigoro della sua immaginazione. Nella Casa dorata di Samarcan-
da, dopo aver ricevuto un pugno particolarmente pesante, vede un
burattino prendere le forme di Rasputin e quindi entra in un paradiso
dove gli scarafaggi diventano bellissime farfalle e dove Pandora si
accompagna a una luna araba. Poco prima, complice un narghilé, ha
sognato di incontrare se stesso e di mettersi in contatto con Raspu-
tin. Il sogno è parte organica della morfologia prattiana, e contesto
in cui la poetica dello straniero – in questi casi straniero anche a se
stesso – tende all’astrazione. Corto diventa una forma in perenne
precisazione, il cui significante è uno stato di oscillazione tra realtà
e irrealtà, che il sogno ben interpreta.
La parte finale delle narrazioni di Corto Maltese tende all’astra-
zione, mettendo il personaggio in condizione di farsi medium. Inten-
do questo termine nell’accezione di Marshall McLuhan23, ovvero il
medium (il mezzo di comunicazione) è un’estensione dei sensi uma-
ni. La parola detta estende il senso dell’udito, la scrittura estende il
senso della vista, i mezzi di trasporto in genere estendono il senso
del tatto. Ciò che importa a McLuhan è uscire dallo schematismo
della visione dei media come effetti causati dai contenuti della co-
municazione di massa. Infatti il teorico canadese propone l’aforisma
“the medium is the message”, intendendo con ciò che – al di là dei
singoli contenuti che un singolo medium fa filtrare (ad esempio un
23 Cfr. McLuhan Marshall (1964), Gli strumenti del comunicare, op. cit.
Poetiche dello straniero 111
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