Sei sulla pagina 1di 159

PENSARE LO SPETTACOLO

collana diretta da Orio Caldiron

3
FABIO ROSSI

LA LINGUA IN GIOCO
Da Totò a lezione di retorica

Prefazione di Tullio De Mauro

BULZONI EDITORE
Alla cara memoria degli amici
Gigi, Mario e Raffaele Capozzi

TUTTI I DIRITTI RISERVATI


È vietata la traduzione, la memorizzazione elettronica,
la riproduzione totale o parziale, con qualsiasi mezzo,
compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico.
L'illecito sarà penalmente perseguibi!e a norma dell'art. 171
della Legge n. 633 del 22/04/1941

ISBN 88-8319-697-X

© 2002 by Bulzoni Editore


00185 Roma, via dei Liburni, 14
http://www.bulzoni.it
e-mai!: bulzoni@bulzonLit
INDICE

13 Prefazione di Tullio De Mauro

17 INTRODUZIONE:
TOTÒ, IL PARLATO FILMICO E I GIOCHI LINGUISTICI
17 l. La lingua dei film dì/con Totò
24 2. La paternità del testo filmico e l'improvvisazione
30 3. La tipologia linguistica e testuale del film e i criteri di
trascrizione
33 4. Tra gioco, retorica, realismo e sperimentalismo

41 I. «MODESTAMÈNDE QUALCHE LINGUA LA PARLO»:


LE LINGUE STRANIERE
41 LI. «bìsìssìs bisis»: la pronuncia
42 1.2. Nella hall... «fa più fino»: derisione dei forestierismi
46 1.3. «vìglìacchìbus mascalzonìbus farabuttìbus»: il Iatìnorurn,
lingua del potere
49 1.4. «Audax fortuna iuventus»: i proverbi
50 1.5. Il toagon-lit e il vagon qui: le altre lingue

63 n. «E PARLI ITALIANO BENEDETTO IDDIO!»: I DIALETTI


64 n.l. Tra terroni e polentonì: Totò dialettofobo
67 n.2. «Ostreghetal»: intercalari dialettali e usi non censori
69 11.3. «Sarà latino coll'accento sardo»: il dialetto spacciato
per lingua straniera
74 nA. «Sciumìnòx». dialettalismi inventati

77 III. «VENIAMO NOI CON QUESTA MIA ADDIRVh:


L'ITALIANO POPOLARE
77 III.l. «Ma mi faccino il piacere'». i congiuntivi alla Fantozzi
e la semplificazione analogica
79 III.2. «Punto punto e virgola punto punto e virgola»:
scrittura e punteggiatura
12 INDICE

Prefazione di
202 XX. l. «In maniche di mutande»: deformazione di collocazioni, Tullio De Mauro
espressioni idiomatiche e proverbi
204 XX.2. «Desto o son sogno?»: modi di dire invertiti
205 xx.s. «Prima abbiamo perduto la guerra// Adesso abbiamo
perduto la pace»: modi di dire intesi in senso letterale
anziché traslato o viceversa Courteline ha raccontato come un nastrino della Legion d'onore po-
tesse bastare per indurre un mezzemaniche a lasciar perdere la richiesta
209 XXI. <<ALTEZZA» «UNO E SESSANTACINQUE»: di un cospicuo aumento di stipendio. E prima di lui Orazio si era cimen-
GIOCHI DEL SIGNIFICATO tato un paio di volte nel descrivere quante vanità rincorriamo stolidamen-
209 XXI. l. Il «busto d'oro del duce»: metafore, polìsemìe,
te noi del genere umano. Per non andar lontano, negli ambienti accade-
omonimie, equivoci e qui pro quo
mici c'è chi muore per arrivare in una certa sede universitaria, magari la-
221 XXI.2. «Come passa il ternpo!»: sfasamento cronologico
sciandone una più piccola e meglio dotata. E c'è chi organizza la vita sua
223 XXI.3. «Per la contradìzìon che noi consente»: contraddizioni
e della famiglia per farsi nominare socio di questa o quella accademia.
223 XXI.4. «È la somma che fa il totale»: nonsense e tautologìe
Senza pudore, in limine di questo libro tanto serio (ma su questo tor-
nerò) quanto piacevole, confesso di essere anch'io preda delle umane va-
225 XXII. «IPOCRIFO»: LE PAROLE INVENTATE
nità e del mondan romore. E se a volte mi pare di resistervì è solo per la
225 XXII.1. «Soffittizzatevì!»: aggiunta di affissi o desinenze
a radici esistenti buona ragione che da gran tempo ho avuto anch'io il mio nastrino, anzi
XXII. 2. «Pinzillacchere»: invenzione di radici un nastrino doppio, e con un colpo solo. La confessione qui forse non è
230
impertinente.
233 XXIII. REPETITA IUVANT: LAFORMULARITÀ Un nastrino l'ho conquistato quando tra anni settanta e ottanta appar-
NELTEATRO E NELCINEMA DI CONSUMO ve la bella antologia cronologica della critica "totologìca" curata da Franca
234 XXIII. l. Tra manichini, marionette, sputi e suicidi: Faldini e Goffredo Fofi. Sfogliandola, scoprii che si apriva con un mio an-
formule sceniche tico scritto, che si chiamava Storia linguistica dell'Italia unita, in cui, nel
242 XXIII.2. «Che chel»: formule verbali 1963, si cercava di collocare Totò nella storia della nostra vicenda lingui-
246 XXIII.3. Da Rossini a Fellini: parodia di film e d'altro stica nazionale e se ne metteva in evidenza il grande contributo positivo.
Arrossii di vanitoso piacere nella scoperta. Ma nel mio cuore sapevo di
251 CONCLUSIONI: giocando e filmando. La funzione Iudica e la ri- avere già acquisito in segreto o quasi un primo e più prezioso nastrino. A
produzione filmica come osservatòri privilegiati sulle render noto il segreto è stato un mio bravo alunno, Giuseppe Romeo, che
strutture del parlato e sulla storia linguistica nazionale ora vedo con piacere tra quanti hanno dato aiuto a Fabio Rossi nel suo la-
voro.
255 TEATROGRAFIA Romeo, studiando per la sua tesi opera e fortune di Totò, ha recupera-
to documenti d'epoca. Nel 1963, quando il mio vecchio libro metteva ac-
259 FILMOGRAFIA canto ai nomi di Manzoni e di Croce quelli di Petrolini, dei due De Filip-
po, di Sordi e, primus inter pares, di Totò, il principe De Curtis era anco-
289 BIBLIOGRAFIA ra ritenuto dai più una macchietta qualunque. Errore. Già allora non con-
divideva questa superficiale valutazione un'assai brava giornalista, che gìu-
299 INDICE DEI NOMI
14 LA LINGUA IN GIOCO
PREFAZIONE 15

stamente vedeva in Totò qualcosa di assai più significativo. Andò a intervi- da dialettologia, alla linguistica up-to-date.....pragmalinguistica, neoretorica,
starlo per il suo settimanale. Totò si schermiva, non voleva cedere a do- semantica,lextlinguistik, rules changing creativity, palinsesti celati nel si-
mande che gli parevano troppo lusinganti. A un certo punto la giornalista, gnificante e fatti esplodere, tutti sono stati adoperati sistematicamente, di
come raccontò ai suoi lettori, estrasse dalla borsetta un libro, un libro di capitolo in capitolo, per scomporre e ricostruire criticamente il significato
studio - specificò - con le note, la bibliografia e tutto il necessario per d'insieme del lavoro linguistico svolto da Totò.
sembrare serio. Era appunto la mia vecchia Storia linguistica. Porse il li- Convincono le conclusioni cui approda Rossi, non le ripeterò se non
bro a Totò, glielo aprì alle pagine che lo riguardavano. Totò lesse con at- per sottolineare non tanto l'assenso (un assenso in parte autocritico),
tenzione, avvertì l'inatteso riconoscimento e, racconta la giornalista, si quanto la cogenza. Rossi ha ragione: in Totò non dobbiamo solo vedere il
commosse. contributo corrosivo alla lotta contro gli stereotipi (era quel che sottoli-
Quel momento di gioia commossa di Totò, confesso, me lo porto nel neava la vecchia Storia linguistica), ma una forza creativa più profonda.
cuore come un ricordo prezioso, il mio personale nastrino della legion Essa certo mette in crisi l'italiano aulico e stereotipico, ma la messa in cri-
si è solo un sottoprodotto, importante, benefico, ma in qualche modo se-
d'onore, non una palma accademica, un intero palmeto. E un prezioso
condario sulla via che Totò percorre da grande drammaturgo e onornatur-
vaccino contro altre vanità. Dopo aver fatto felice, sia pure per un attimo,
go: la via di un più radicale sfruttamento delle possibilità, non solo comi-
il grande Totò, brigare per entrare nell'Accademia degli Impastati o dei
che, della lingua, di tutta la lingua (e di noi che la parliamo) una volta che
Liocorni? Ma mi facci il piacere!
la si sappia mettere "in gioco" (e noi con essa).
Ora gli studi sulla lingua del teatro, degli spettacoli, della canzone si
sono moltiplicati, da un lato. E, dall'altro, Totò è finalmente e giustamen-
te ritenuto una gloria della nostra tradizione nazionale. Eppure non tutto
era ed è stato detto. Ce lo mostra assai bene questo nuovo lavoro di Fabio
Rossi.
Rossi ha ripreso dalle radici l'argomento. Consapevole ovviamente del-
la grande forza della interazione tra la figura indimenticabile di Totò e il
suo parlato, si è sottoposto a un esercizio certosino, a un paziente "a pre-
scindere" metodologìco: si è fatto carico di un'analisi mìnuzìosa, direi
completa di tutto il parlato e del solo parlato di Totò.
Quando un lavoro lo si ricomincia davvero da capo, dalle basi più pro-
fonde, e si rivede davvero tutto il materiale, si hanno sempre sorprese e
novità. Un amico, Nello Ajello, mi ha detto una volta che, a sentirmi, met-
to sullo stesso piano Totò e Benedetto Croce. Accetto per un momento lo
scherzo, se scherzo è: una mia brava alunna, Fabrizia Giuliani, ha ripreso in
mano un argomento che pareva studiato sotto ogni aspetto: le idee lingui-
stiche di Croce. Con grande pazienza è andata a rivisitare tutte le righe di
tutti gli scritti di Croce. E ne è venuto fuori, alla fine, un libro di grande no-
vità, Espressione ed ethos. Il linguaggio nella filosofia di Benedetto Croce;
che appare, più o meno in contemporanea con questo di Rossi, presso l'I-
stituto di Studi Storici di Napoli. Per il libro di Rossi è da dire lo stesso.
L'intero materiale verbale di Totò è stato da Rossi esplorato in ogni pie-
ga. Gli strumenti d'analisi e i reattivi della linguistica, dalla vecchia e soli-
INTRODUZIONE
TOTÒ, IL PARLATO FILMICO E I GIOCHI LINGUISTICI

1. La lingua dei film di/con Totò

Quando il significante (vale a dire il suono o l'aspetto grafico delle pa-


role) prevale sul significato, e l'interesse del mittente e del destinatario si
sposta quindi da quel che viene detto o scritto .(contesto) a come viene
detto o scritto (messaggio), si ha la funzione poetica 1 Essa, nonostante il
nome, non è affatto esclusiva della poesia e della retorica classicamente
intesa, ma è propria di ogni uso Iudica, e non solo, della lingua. Come
disse, oltre due secoli fa, l'enciclopedista César C. Du Marsais, «si fanno
più figure [retoriche] in un giorno di mercato in piazza che in molti gior-
ni di assemblee accademiche» 2.
Repertorio privilegiato per l'osservazione della funzione poetica è il
genere comico, in cui far ridere con le parole è l'obiettivo principale del-
l'autore. In particolare, la comicità più incline al gioco verbale è quella ba
sata sul nonsense ~ cioè sullo scardinamento delle più elementari regole
della comunicazione - che manipola le parole con distacco, come fossero
oggetti la cui funzione non è data una volta per tutte, né varia in base al
contesto e agli altri classici parametri linguistici di variazione, ma muta
unicamente secondo il piacere dell'artefice 3. Molte scene dei film con

1 Secondo il classico schema delle sei funzioni linguistiche in jakobson (1963) 1994,

pp. 181-218;cfr. anche Segre 1985 e Marchese 1986. Già Freud [1905] 1992 parlava del-
le basi inconsce e ludiche della funzione poetica.
2 Cfr. Mortara Garavellì 1992, p. 289.
3 «Questi esempi estremi - scriveva Freud, commentando alcuni motti di spirito -
hanno un effetto perché nascono dall'attesa di un motto di spirito, cosicché uno tenta
di trovare il senso nascosto dietro l'assurdo. Ma non trova nulla: sono realmente degli
assurdi. La falsa apparenza rende possibile per un momento di ottenere piacere dal
nonsenso. Questi motti di spirito non sono interamente senza scopo; sono un "ingan-
no", e danno alla persona che li dice una certa dose di piacere nell'ingannare e nel-
l'annoiare l'ascoltatore» (Freud [1905] 1992, p. 146). Va chiarito, una volta per tutte,
che non farò in questa sede alcuna distinzione tra gioco linguistico, gioco verbale e
gioco di parole, e che non mi occuperò, pertanto, del gioco linguistico in senso filo-
18 LA LINGUA IN GIOCO
INTRODUZIONE
19
Totò sono, in questo senso, esemplari. Lì la lingua è puro suono fine a sé
In realtà è possibile estendere questa osservazione sul perturbante an-
stesso, malleabile, manipolabile all'infinito, spesso senza alcuna apparente
che alle operazioni di stravolgimento verbale: l'ascoltatore-spettatore è
utilità. Un po' come le torsioni oltre i limiti della fisicità, cui il principe de
perturbato nell'assistere al dissolvimento del codice di comunicazione ri-
Curtis riusciva mirabilmente a sottoporre il corpo e il viso, così i suoi
dotto a mero suono o a veicolo di significati lontanissimi, quando non op-
enunciati venivano smembrati e ricomposti in forme inedite (ma ricorren-
posti, a quelli attesi; ne deriva una specie di senso dell'incomunicabilità o,
ti, nell'ambito della produzione teatrale e filmica di Totò):
meglio, un paradossale tentativo (spesso con esito felice) di comunicare
Quello per cui [Totò] non ha il dono, quello che smonta e immeschinisce la mediante l'incomunicabilità. Gli utenti della lingua vengono posti di fron-
sua grandezza di marionetta è il racconto, la storia compiu:a, il dialogo con- te a una congestione dei meccanismi primari della comunicazione, non
gruente, non invece ciò che ne resta dopo che dal suono e stato separato II capendo più che cosa è giusto e che cosa è sbagliato, che cosa è vero e
senso. Come al gesto e al corpo, così anche al discorso Totò sottrae la «melo- che cosa è falso, trascinati, proprio come gli attori che gli facevano da
dia», i rapporti logici, l'armonia tra le sue parti, la loro simmetria e coerenza, spalla, nelle deliranti disquisizioni metalinguistiche di Totò.
lasciandogli il ritmo, il succedersi e il ripetersi d'accenti e di suoni den~ro strut- Naturalmente non è questa una prerogativa di Totò, ma della lingua co-
ture, snodamenti, giunture verbali. [...] Come fa con il torso, le braccìa, Il col- mica (del teatro popolare e di varietà, in particolare 6) in genere, che in
lo, il mento [... J, così Totò fa con il linguaggio: lo distacca, lo devia, lo aliena 'Iotò raggiunge però la sua applicazione più sistematica e la propagazione
[...J. Totò non si limita a dividere l'armonia dal ritmo. Fa del ritmo l'unica pos- di maggior successo. La fonte principale di questi usi ludìcì della lingua è
sibile armonia 4. senz'altro, come vedremo, la commedia dell'arte. Per quanto riguarda il
teatro di varietà, nella sua accezione più ampia (farsa, macchietta, avan-
Come osserva Ruggero Guarini, citando Freud (che, a sua volta, ripren-
deva il concetto da altri autori quali jentsch e Hoffmann), le acrobazie da
marionetta di Totò, già tanto care ai futuristi, riescono a tenere lo spettato- dalla mimica surreale di Totò), alle scene di morte, ai tentativi di suicidio e alle finte re-
re «in uno stato di incertezza sul fatto che una determinata figura sia una surrezionì sotto forma di spettro (avvalorate dallo spesso strato di cerone) in film co-
me Fermo con le mani, 1937; Animali pazzi, 1939; L'allegro fantasma, 1941; Due
persona o un automa», esprimendo così il senso del «perturbante» S. cuorifra le belve, 1943 ecc. (Anile 1997).
(; Con teatro e cinema popolare ci si riferisce solitamente a quelle produzioni nate
prevalentemente a uso e consumo delle classi meno colte, secondo Spinazzola 1974, p.
sofico e pragmatico, inteso come «tutto l'insieme costituito dal linguaggio e dalle atti- 348; non è però sempre possibile (e oggi è del tutto ìmpossìbìlej stabilire un limite tra
vità di cui è ìntessuto» (Wittgenstein [1953] 1983, p. 13, e Cardona 1989: pp. 1~1-52). arte popolare e arte di massa, poiché ciò che nell'intento dell'autore è indirizzato pre-
Nel corso del lavoro si ricorrerà varie volte al concetto di interazione, e Si parler~ della valentemente alle fasce sociali più basse può invece avere un successo interclassista o
linguistica pragmatica, senza però mai usare il termine gioco nel senso che ne da Witt- viceversa. Sarà dunque bene intendere popolare nell'accezione di 'di consumo, ovvero
genstein. che non gode di riconoscimenti pari a quelli dei generi cosiddetti colti' (Spinazzola
1995, p. 16). Nel teatro popolare si annovererà dunque soprattutto l'avanspettacolo e
4 Escobar 1998, p. 69. . .. . . . . .
S Cfr. Guarini 1991 (a c. di), pp. 9-10. «Come la mobilità fìsìca dì Toto puo ecc~dere nel cinema popolare soprattutto il genere melodrammatico e quello farsesco. Va da sé
il normale movimento del corpo umano, così il suo comportamento verbale puo arn- che anche questa definizione ha forti limiti, dal momento che il teatro di Totò, per es.,
vare, attraverso la parodia e il nonsense, a porsi in conflitto con le competenze lingui- ha talvolta goduto anche di pubblici riconoscimenti, ciò anche in seguito all'integrazio-
stiche, comunicative e culturali più largamente riconosciute e c?ndlvls~. Ur:a vocazione ne della cultura popolare all'interno dei canoni della cultura prevalente. Su questi temi
al sovvertìmento comico che non risparmia il tema dell'identità e dell UH1t~ nazionale» e sul successo di Totò anche presso il pubblico borghese cfr. Meldolesi 1987, pp. 17-55,
(Ruffin 1996, p. 337). Sul «perturbante» (ciò che porta l'Io a dubitare di se stesso) cfr. da cui si ricava un interessante quadro della rivista come spettacolo, sì, leggero, ma dal
Freud [1919J 1990. Ricordiamo che, almeno nella prima parte della sua carnera eme- pubblico anche socialmente elevato. La prassi teatrale di Totò, tuttavia, non mutò nella
matografìca, la maschera di Totò, amatissima dagli intellettu~li delle avanguardie ston- sostanza, nel passaggio dall'avanspettacolo alla rivista, e l'attore-autore mantenne for-
che, fu sfruttata come «ameno spettro», come creatura a meta tra la vrta e la morte, co- tunatamente inalterata la sua «genialità anarchica" (ibid., p. 44). Per questa ragione,
me essere automatizzato e alienato da sé, e quindi come una sorta di emblema del per- conscio della parziale incongruenza, farò riferimento unitariamente agli avanspettacoli
turbante hoffmanniano in senso freudiano: si pensi ai lunghi silenzi (rìempiti soltanto e alle riviste di Totò, annoverandoli entrambi nell'accezione data di teatro popolare. Sul
cinema «popolare" cfr. Sorlin 1996.
20 LA LINGUA IN GIOCO INTRODUZIONE
2l
spettacolo, rivista), più vicino a noi, maestri (diretti o indiretti) di Totò fu-
organizzazione ambigua del messaggio rispetto al codice). Da questo sen-
rono soprattutto Eduardo Scarpetta Oe cui farse Totò porterà al cinema,
so di "stranezza" si procede a una riconsiderazione del messaggio, che ci
dopo averle interpretate a teatro), Ettore Petrolini (col suo parlare confuso
porta a guardare in modo diverso la cosa rappresentata ma al tempo stes-
e difficile e coi suoi continui calembour), Raffaele Viviani (tra i primi co-
so, come è naturale, anche i mezzi di rappresentazione, e il codice a cui
mici moderni e tra i più grandi autori teatrali del ventesimo secolo), Nico- si riferivano» 9.
la Maldacea (l'inventore della macchietta), Gustavo De Marco (l'inventore Il centenario della nascita di Antonio de Curtis ha rinvigorito l'interes-
dell'uomo marionetta e l'interprete del Bel Ciccillo, imitando il quale Totò se per la produzione cinematografica di Totò. Non tanto da parte della
calcò per la prima volta le scene), i fratelli De Rege (quelli di Vieni avanti, nutrita falange dei totomani, che non hanno mai smesso di idolatrare il
cretino! e delle scenette del balbuziente), per non citare che i più noti 7. proprio beniamino, quanto da parte di coloro che ai film di Totò non han-
I motivi per i quali Totò sia stato l'unico di questa tradizione, gloriosa no mai dedicato molta attenzione. Più di una pubblicazione ha visto la lu-
un tempo ma ormai rimossa (rimozione della povertà?), ad aver mante- ce tra il 1997 e il 1998. Ricordiamo, tra le più interessanti, Bispuri 1997,
nuto (e anzi rinvigorito con gli anni) un enorme successo esulano dalle Escobar 1998 e soprattutto Anile 1997 e 1998, oltre al catalogo (Totò par-
competenze e dagli obiettivi di questo lavoro: giusti agganci col cinema e tenopeo e parte napoletano) della mostra organizzata a Roma nel 1998 e
poi con la televisione? Giusti compromessi tra spettacoli popolari e spet- al già citato convegno Totò Oggi. Tuttavia, quasi nessuno si è interessato
tacoli di massa? Limitazione della dialettalità pura? Geniale combinazione alla componente strettamente linguistica dei film con Totò, se si esclude
delle parti migliori della tradizione precedente, in grado di abbracciare il la cursoria citazione, perdipiù approssimativa e di solito priva di fonte,
pubblico più eterogeneo? delle solite celeberrime battute (io sono un uomo di mondo, a prescin-
L'uso caleidoscopico delle lingue e dei linguaggi, il trionfo del plurilin- dere, parli come badi ecc.). Spiccano come eccezioni preziose - oltre ai
guismo sul monolinguismo, avvicinano senz'altro Totò a Gadda, come classici riferimenti di Tullio De Mauro (1963, il primo estimatore di un
qualche studioso (Contini, De Mauro, Meldolesi 8) ha osservato. Tali usi Totò «linguista»), Emanuela Cresti (1982), Sergio Raffaelli (1983) e Edgar
linguistici producono un risultato non molto distante da quello che Um- Radtke (1983) - i saggi di Valentina Ruffin (1996) e di Giuseppe Romeo
berto Eco descrive come il senso di -stranìamento» o di «spaesamento». (1997 e 1998). Sembra colpire anche Torò, dunque, quell'annoso disinte-
«l'effetto di straniamento si verifica deautomatizzando il linguaggio: il resse degli studiosi di cinema nei confronti dei dialoghi e quello, specu-
linguaggio ci ha abituato a rappresentare certi fatti seguendo determinate lare, dei linguisti nei confronti del cinema, già commentati in altra sede IO.
leggi di combinazione, mediante formule fisse. Improvvisamente un auto- Questo libro, controcorrente, vuole invece concentrarsi esclusivamente
re, per descriverei qualcosa che abbiamo forse sempre visto e conosciuto, sulla componente verbale dei film (nei limiti del possibile, naturalmente,
impiega le parole (o gli altri tipi di segni di cui si avvale) in modo diverso, senza attentare all'ovvia unitarietà tra immagini e parole, su cui si basa
e la nostra prima reazione si traduce in un senso di spaesamento, quasi in l'intero cinema sonoro), dando per scontati i dati storici, biografici, tea-
una incapacità di riconoscere l'oggetto (e questo è l'effetto dovuto alla trali e cinematografici trattati in modo esauriente almeno dalle monogra-
fie di Caldiron, Governi, Pofì-Faldini e Anile, citate in bibliografia.
Pochi film, nella storia del cinema italiano, hanno riposto nelle inven-
7 Questi e altri temi sono riemersi recentemente con grande evidenza e documen- zioni verbali, nello sperimentalismo linguistico e nei giochi di parole
tazione, in occasione delle celebrazioni del centenario della nascita di Antonio de Cur-
tis, nel convegno Totò Oggi. Memoria, affetti e eredità di un attor comico, Roma, 3-4
dicembre 1998 (atti in preparazione). Sugli autori citati e su molti altri ancora cfr. al-
9 Eco 1968, p. 79. In termini diversi, molti filosofi hanno voluto interpretare il pia-
meno Quargnolo 1980 (essenziale per la storia teatrale del genere e del periodo cui ci
cere provocato dai giochi di parole e dai motti di spirito come il passaggio dallo «stu-
stiamo riferendo), Masoni e Vecchi 1986, Meldolesi 1987, Fano 1993 (a c. di), Gagliarde
pore» dell'inatteso all'eilluminazìone» rivelatrice e confortante della soluzione del gioco
1998, Ottai 1998a, b, Caldìron 1999. (paradisi 1987).
8 Cfr. Romeo 1998b, p. 88.
10 Cfr. Rossi 1999a.
INTRODUZIONE
22 LA LINGUA IN GIOCO 23

un'importanza centrale quanto quelli interpretati da Antonio de Curtis. film di Totò la lacuna è ancora più grave, perché la rivalutazione del cine-
Pochi film, d'altro canto, sono stati scritti e girati con la sciatteria e la ve- ma di consumo, e in particolare di quello di 'Iotò, è un fenomeno in atto
locità (quasi sempre meno di un mese di lavorazione) che hanno con- già da molti anni, e ha suscitato più volte l'attenzione degli studiosi. E so-
traddistinto la maggior parte dei film di Totò. Infine, pochi attori, più di de prattutto perché l'uso fatto da Totò della lingua italiana - talvolta ritratta
Curtis, hanno teso a screditare la propria produzione filmica, soprattutto fedelmente nei suoi vari registri, talaltra derisa o deformata, ora arricchi-
per via delle sceneggiature scadenti e di certa dichiarata insofferenza per ta di citazioni dottissime, ora defunzionalizzata e ridotta a puro suono _
il cinema sonoro: «io non ho il dono della parola - disse de Curtis - e nel costituisce, con la sua ricchezza, uno degli osservatòri privilegiati per uno
caso mio il dialogo smonta e immeschinisce tutto. Sono un comico muto, studio sulle caratteristiche dell'italiano, sulle sue tendenze evolutive e sul-
né antico né moderno perché non esiste la comicità antica o moderna, la percezione che gli italiani hanno della lingua che parlano. Una storia
esiste la comicità, punto e basta. E meglio che con i dialoghi so esprimer- della percezione della lingua italiana, che tanto piacerebbe a Tullio De
mi con la mimica» Il. «Vorrei essere, come maximum, il protagonista di un Mauro, avrebbe nella filmografia di Totò il suo testo cardine.
cartone animato. Anche perché vorrei parlare pochissimo» 12. Più volte La centralità del piano linguistico nei film di Totò è confermata anche
Totò ebbe a dichiarare che il cinema era per lui soltanto una facile fonte di dallo scarso successo dell'attore in questione doppiato in un'altra lingua:
guadagno e che delle pellicole in cui aveva lavorato salvava si e no cinque
o sei titoli (senz'altro Guardie e ladri, Arrangiatevi! e i film di Pasolini 13). Un Totò muto sarebbe [...] impensabile [...J. Per 'Iotò avvenne il contrario di
Questi e altri elementi contraddittori caratterizzano il cinema di con- quello che capitò a Charlot che, con l'introduzione del sonoro, piano piano
sumo. Le creazioni linguistiche indissolubilmente legate al nome di Totò, deperì e si estinse: egli era un personaggio fondamentalmente muto e l'av-
prevalentemente frutto della sua improvvisazione (come si vedrà tra po- vento del sonoro determinò la sua fine [....J. [Con film come La legge è legge,
ma] già con Tempi nostri, I tre ladri, Totò, Vittorio e la dottoressa e Totò a Pa-
co) e prese in prestito dalla sua precedente produzione teatrale, fiorisco-
rigi e poi con Totò, Eva e il pennello proibito, I tartassati, Le belle famiglie,
no dunque in prodotti spesso scadenti, screditati prima di tutto dagli au-
La mandragola, Operazione San Gennaro e Le streghe si cercò con tenacia
tori stessi e dagli interpreti. È forse questa la ragione principale - legata al di esportare Totò in Francia, ma l'operazione fallì, a riprova che il grande atto-
noto snobismo culturale della nostra critica cinematografica, e ancora di re italiano era diverso da Fernandel o da Luis de Funés, che, doppiati in Italia,
più degli studi linguistici - del pressoché totale disinteresse dei linguisti e acquistavano. Totò invece, doppiato in Francia, moriva [...J. Totò, al contrario
dei filmologi per quel fecondissimo terreno di ricerca che è la produzione del muto Charlot, non è esportabile, perché sono assolutamente intraducibili
filmica di Totò. le sue eccezionali capacità recìtatìve, non riferibili al puro «signifìcante. lingui-
Del resto, non è certo soltanto il destino dei film «di serie B» quello di stico, ma radìcate fortemente nel retroterra culturale (e quindi anche e so-
essere considerati quasi esclusivamente sotto il profilo iconico e non sot- prattutto linguistico) dell'italiano e del dialetto 14.
to quello verbale. Mancano infatti, com'è stato già più volte notato, inda-
gini sistematiche sui dialoghi del cinema italiano, i quali, peraltro, tanta È bene subito precisare che l'importanza linguistica di Totò non è con-
parte hanno avuto nella storia linguistica e culturale italiana. Nel caso dei sistita tanto nell'invenzione o nell'abuso di singole forme, ma nell'aver

11 Testimonianza di Totò riportata da vari autori; qui si cita da Romeo 1997, p. 108. 14 Bispuri 1997, pp. 22, 202. In effetti, di là dall'efficaciacomica dello stesso timbro

È noto che uno dei desideri irrealizzati di Totò era quello di girare un film muto (cfr. dell~ inflessioni e della c~denza della voce di Totò, come tradurre i suoi giochi di paro:
Escobar 1998, p. 73). Un gustoso esempio e Il gIOCO sul nome Ornar, che genera la citazione della canzo-
12 Testimonianza di Totò raccolta da Cesare Zavattini (1940, p. 404). c .. napoletana Torna a Surrtento. «guarda '0 mare quant'è bello» [Totò sceicco, 1950],
13 «I film di valore che ho interpretato si possono contare sulla punta delle dita. ",-adotta m francese -regard la mer que c'est jolìel», espressione ovviamente del tutto
Quelli che mi stanno a cuore sono Arrangiatevi! di Bolognini e, naturalmente, Uccel- . di comicità (cfr. Caffarelli 1998, p. 57 n. 12; sul gioco onomastico qui in oggetto
lacci e uccellini- (Anile 1998, p. 392). infra, XI.3).
24 LA UNGUA IN GIOCO INTRODUZIONE 25

portato il linguaggio al centro dei propri spettacoli, della propria riflessio- Molti studiosi hanno sfiorato il tema dell'improvvisazione di Totò 16.
ne, e nell'aver svolto un ruolo non marginale, come mostrato da Tullio De Cercare di stabilire, film per film, quante battute appartengano al reperto-
Mauro, nello svecchiamento e anche nell'apprendimento dell'italiano e, rio teatrale di Totò e quante siano invece ascrivibili alla penna degli sce-
soprattutto, nell'acquisizione, da parte dei parlanti, di una maggiore con- neggiatori o ai suggerimenti del regista è impresa ardua, se non impossi-
sapevolezza delle sue varietà. I numerosi inserti metalinguistici presenti bile, oltreché inutile. L'unitarietà e la signifìcatìvìtà del nostro corpus, in-
nei film di Totò, come vedremo, oltre a far ridere, aiutavano anche gli in- fatti, non è garantita tanto dalla (comunque innegabile) componente di
sicuri parlanti regionali a prendere confidenza con quel codice nazionale improvvisazione di Totò e quindi dalla sua «paternità» di gran parte dei te-
ancora, fino agli anni Sessanta, così poco praticato. sti filmici, quanto dalla consistente presenza di formule ricorrenti. Tali for-
L'oggetto di questo studio, appunto la lingua dei film con Totò, solleva mule - che, come vedremo nell'ultimo capitolo, sono in larga misura d'a-
alcuni problemi metodologici, che cercheremo di risolvere, o quantomeno scendenza teatrale - testimoniano la volontà dei produttori di rendere i
di rendere espliciti, nei paragrafi successivi. È possibile considerare come film di Totò quasi come puntate di un'unica serie, cominciata negli anni
unitario il corpus dei novantasette film interpretati da Totò, soltanto sulla Venti a teatro (la serialità dei film è confermata dal nome di Totò nel tito-
base della presenza costante dell'attore? Ha senso parlare di lingua di Totò, lo, che ricorre ben trentacìnque volte, come specchietto delle allodole per
o non sarebbe più corretto attribuire le creazioni linguistiche agli sceneg- il pubblico 1), con gli stessi personaggi (le variazioni del cast da film a film
giatori o ai registi di quei film? E infine, come va intesa l'improvvisazione di sono esigue, come emerge chiaramente dalla nostra filmografia conclusi-
Totò (descritta spesso dai totomani e dai totologi con i toni del mito) e, va), con le stesse battute e con richiami da un film all'altro. Non ci inte-
quindi, in che misura è possibile considerare l'attore come coautore dei ressa, dunque, stabilire la paternità di tali formule, bensì riconoscerne l'o-
suoi film? Preliminare a tutti questi problemi è poi un'altra domanda: qua- mogeneità, tipica dei generi di consumo, di massa o, come preferisce Spi-
li strumenti linguistici abbiamo a disposizione per analizzare il testo verba- nazzola 1995 (p. 16), «marginali». Inoltre, per stessa ammissione degli ad-
le di un film, ovvero un tipo di testo che finora, salvo poche eccezioni, nes- detti ai lavori 18, nel caso di Totò i Iazzì e i giochi verbali da lui messi in cir-
suno ha mai considerato «scientificamente» nella sua complessità? colazione, fin dai suoi primi spettacoli teatrali, ebbero una tale forza di-
rompente sul pubblico e una tale rapidità di circolazione, che gli sceneg-
giatori stessi dei suoi film (quasi tutti ferventi «totoistì»: Metz e Marchesi,
2. La paternità del testo filmico e l'improvvisazione Age e Scarpelli, Steno e Monicelli...) scrivevano spesso proprio alla manie-
ra di 'Iotò, o citando le sue battute, o componendone di simili, poiché ne
Chi è l'autore di un film? Il regista e, in misura minore, gli sceneggia- avevano assimilato il genere ed erano cresciuti con la sua arte 19.
tori. Sembrerebbe questa la risposta più ovvia. In realtà sono noti casi in
cui è stato il produttore a intervenire in modo determinante sulla fattura
del film. Alcuni attori, inoltre, specialmente nel passato, solevano improv- 16 Cfr. almeno Faldini e Fofi 1987, Amorosi 1998 e Anile 1998.
visare sulla scena e quindi non possono non essere considerati coautori 17 Addirittura altri tre film (L'allegro fantasma, 1941; Due cuori fra le belve, 1943;
del film. Diciamo che, per comodità e per convenzione, consideriamo il Una di quelle, 1953) furono nuovamente distribuiti, a distanza di qualche tempo, con
titolo cambiato mediante l'aggiunta di Totò (Totò allegro fantasma; Totò nellafossa
regista come il responsabile unico di un'opera o'équipe, anche se la pa- dei leoni; Totò, Peppino e... una di quelle), nella speranza di ulteriori incassi.
ternità del testo filmico continua, dalle origini del cinema, ad appassiona- 18 Per es. Furio Scarpelli, nella sua comunicazione al convegno Totò Oggi cit.

re gli studiosi e a costituire un quesito non risolto né, forse, risolubile 15. 19 Sull'omogeneità sostanziale di tutti i film con Totò, e quindi sulla legittimità di

considerarli come un corpus unitario, come un continuum, pone l'accento Escobar


1998, pp. 9-10: «Ecco qual è l'oggetto della nostra indagine: non i film ma il cinema di
trillÒ, inteso come continuum di immagini ed emozioni. In esso, nella memoria che lo
15 Sul tema, e sui numerosi riferimenti bibliografici, cfr. Rossi 1999a (pp. 40-50), cui costituisce e di cui è costituito, Totò non è protagonista di storie, non insegue trame
si aggiunga Caldiron 1999 (pp. 9-36). narratìve, non è personaggio. Se ci proviamo a definirlo, ci viene spontaneo parlarne
INTRODUZIONE
26 LA LINGUA IN GIOCO 27

Il capitolo dedicato da Anile 1998 (pp. 13-28) all'improvvisazione risol- stato meglio dire lingua della cultura e dell'ambiente di formazione di
ve, a mio avviso, una volta per tutte l'annosa questione. Improvvisare, fin Totò), costituita da un intreccio di padri, impossibile da districare: 1) i pa-
dalla gloriosa tradizione cinque-secentesca (in realtà ben più antica) del- dri storici della commedia dell'arte (dai buffoni medievali a Pulcinella 22)
l'improvvisa (ovvero la commedia dell'arte, recitata sulla base di un cano- e, ancor prima, alcuni comici della letteratura greco-latina (Aristofane,
vaccio), non vuoI dire inventare, bensì attingere a un ricco formulario di Plauto), 2) gli autori-attori del varietà, della rivista, dell'avanspettacolo e
battute da inserire, all'occorrenza, in qualsiasi testo: «l'abilità dell'attore del teatro popolare in genere (abbiamo fatto sopra i nomi di De Marco,
consisteva nel camuffare il più possibile un lavoro di rìcucìture, il gesto o dei De Rege e altri); 3) Totò; 4) gli sceneggiatori che lavoravano con Totò,
la battuta inserita non doveva tradire il riferimento a un repertorio, al con- che lo conoscevano, lo amavano e spesso lo citavano. 5) A questa fitta re-
trario, doveva sembrare come se sgorgasse appunto "all'improvviso"» 20. te di influenze, va senz'altro aggiunta quella di alcuni scrittori comici (pri-
Totò, che in gioventù aveva frequentato le «ultime propaggini» della com- mo fra tutti Achille Campanile), dei periodici satirici, e in particolare del
media dell'arte napoletana, ìntroìettandone il metodo, «si costruì un pro- «Marc'Aurelio», oltreché quella della radio, con le sue numerose gag 23. Gli
prio "formulario", affidandolo esclusivamente alla propria memoria; fece studiosi, secondo i diversi punti di vista, hanno finora sopravvalutato o
tesoro delle battute e degli sketch più riusciti, che continuò ad affinare. E l'apporto di Totò (pofi) o quello della tradizione teatrale (Menarini,
quando reputò di poterli utilizzare non si fece problemi a inserirli nei suoi Radtke), perdendo forse di vista l'aspetto più interessante di questo ge-
spettacoli» e nei suoi film 21. Dalla raccolta minuziosa di testimonianze di- nere di consumo, vale a dire, per l'appunto, la sua pluriautorialità.
rette, Anile documenta come Totò, pur arricchendo in larga misura la sce-
neggìatura originaria di creazioni linguistiche personali (sostituendosi
dunque spesso sia agli sceneggiatori, sia al regista), non si presentasse 22 Più di un autore ha voluto affiancare Totò a Pulcinella (cfr. Romeo 1998b). Ricor-

quasi mai davanti alla macchina da presa senza aver concordato con le sue diamo, tuttavia, che Totò interpretò una sola volta, a teatro, la parte di Pulcinella (cfr.
«spalle» (preferibilmente consumati attori teatrali, meglio se d'avanspetta- Ande 1997, pp. 186-87, e Ottai 1998a, p. 19). Al cinema, si conta una sola (ma straordi-
naria) interpretazione di Totò-Pulcinella, alla fine di Figaro qua... Figaro là, 1950. Co-
colo o di rivista) gli aggiustamenti da apportare al testo. Non si trattava, me però afferma Caldiron 1999, p. 130, se nella «debordante filmografia» di Totò Pulci-
beninteso, delle classiche prove col regista, ma di segreti abboccamenti ~ella è quasi assente, «è solo per eccesso di presenza. Totò è l"'archivio generale" dei
tra «guitti» di prim'ordine. ìazzi di Pulcinella. Il suo cinema secolarizza la maschera in una straordinaria galleria di
Sceneggiatori, registi e produttori erano ben lieti di assecondare tale incarnazioni e di varianti che fanno di lui il grande Pulcinella della contemporaneità».
23 Cfr. Rorneo 1998b, p. 92. A proposito della stampa umoristica, segnatamenre del
vena «estemporanea», sia per risparmiare sui tempi di lavorazione e sull'e- -Marc'Aurelir» e del «Bertoldo», osserva Giacovelli 1995, p. 17: «Davvero si può affer-
nergia di inventare nuove situazioni sceniche e linguistiche, sia, soprattut- mare che la commedia all'italiana è nata fra le pagine di queste riviste, a cui collabora-
to, per la certezza della presa sul grande pubblico di quei lazzi ben collau- rono fra gli altri Age & Scarpelli, Metz & Marchesi, Ruggero Maccari, Mario Monicelli,
dati da anni. Dino Risi, Ettore Scola, Steno, oltre a Federico Fellini, Cesare Zavattini, e poi ancora
Giaci Mondainì, Sergio Tofano, Oreste Del Buono, e molti altri». Come si vede, molti
Riassumendo, dunque: in questo libro si useranno sempre, per como- autori qui citati lavorarono anche con Totò. Sul «Marc'Aurelio» (1931-1954) e sul «Ber-
dità e per brevità, espressioni come lingua di Totò,formula di Totò ecc., zo.!do» (1936-1943) cfr. Chiesa 1974 (a c. di) e Chiesa 1984. Sulla stampa dell'età del Fa-
intendendo tuttavia di Totò nel senso di una paternità molto allargata> per ~mo, compresi i periodici qui citati, cfr. anche Del Buono 1971 (a c. di). Sulla radio
Clet. soprattutto Cavallo 1994 (utile anche sul varietà e sulla stampa umoristica dell'epo-
stabilire con esattezza la quale, continuando la metafora del padre, non è <:a}, La Radio (sui nostri temi, specialmente il saggio di Goffredo Fofi, Le voci dell'epo-
possibile fare l'esame del DNA. Una paternità composita (sarebbe forse i.~. pp. 94-96) e Gli italiani trasmessi (sulle caratteristiche linguistiche radiofoniche
~eà periodo qui in oggetto, Sergio Raffaelli, La norma linguistica alla radio nel perio-
!lÌ!Q fascista, pp. 31-67), con le ricche bibliografie specifiche ivi contenute. Sui rapporti
ZJ:a stampa, teatro e cinema comici negli anni Trenta e Quaranta è fondamentale Ar-
come di un'entità in metamorfosi: un uomo-orchestra [...], qualcuno o meglio qualco-
sa che muta continuamente, e che però resta sempre la stessa cosa». 1991 (a c. di). Infine, sul cinema comico italiano nel suo complesso, si dispone
20 Anile 1998, p. 16.
.11mlente di una recentissima e ricca ricognizione (la prima completa, sebbene sin te-
in Giacovelli 1999.
21 Anile 1998, p. 17.
28 LA LINGUA IN GIOCO INTRODUZIONE 29

I debiti di 'Iotò, e del varietà in genere, nei confronti della commedia Specch. Vuoi di; va fà sonare a iaìunare». Vi sono poi i tropi classici del-
dell'arte e, prima ancora, della commedia classica (Aristofane, Plauto) la retorica: metafora, allegoria, ironia, metonimia, antonomasia, ìperbo-
sono stati più volte ricordati, seppure di passata, da vari autori. In realtà le, similitudine ecc.
è possibile fare un confronto puntuale tra le tecniche umoristiche pre- Insomma, per primo il Perrucci ha mostrato che il teatro comico po-
senti nei film di Totò e quelle codificate dalla commedia dell'arte, grazie polare e improvvisato risponde a regole non meno ferree del teatro clas-
a un preziosissimo trattato secentesco di Andrea Perrucci (1699), dedi- sico è «impegnato» e che la comicità apparentemente estemporanea dei
cato all'«arte rappresentativa premeditata ed alI'improvviso» (ovvero al guitti è in realtà conquistata con affinatissime tecniche retoriche:
teatro scritto e improvvisato). Alle pp. 231-45 dell'edizione moderna
(curata, guarda caso, proprio da quell'Anton Giulio Bragaglia, futurista, Le facezie premeditate s'hanno da dire in modo, che premeditate non sem-
grande ammiratore di Totò e fratello del regista Carlo Ludovico, che di- brino, ma come a caso nascessero, tanto saranno più belle, e degne d'Applau-
resse ben sei film con 'Iotò), il Perrucci dedica un nutrito capitolo (<<De' so quando improvisamente nasceranno, scorgendovìsì un ingegno pronto, vi-
Sali, Motti, Arguzie, ed altre vivezze per le parti ridìcole»), ricco d'esem- vace spiritoso, et atto a destare il riso con l'arguzie, e co i Sali come appunto
pi da vari autori classici e moderni, ai giochi di parole, ai motti di spirito è acclamata la Risposta di quel vivace bambino, a cui essendo da un huomo
e alle varie figure retoriche impiegate dai «ridicoli» (o attori buffi), allo d'autorità detto, che i bambini vivaci, in grandezza divengono stolidi; pronto
scopo di suscitare il riso del pubblico nelle «commedie improvvise». La rispose: bisogna, ch'ella sia stata molto spiritosa nella fanciullaggine, Quanto
figura principale è la paronomasia (il «fingere de' nomi per bisguizzo, o applauso dovette meritare una sì pronta, e frizzante risposta? 24.
bisticcìo»), ovvero la deformazione di parole (per es. amore/umore). Ta-
li bisticci o bisguizzi possono essere fatti, per es., mediante un cambia- Il Perrucci dà anche una sintetica definizione di soggetto dell' «improv-
mento di sillabe (come in Plauto: Callida, Calliope, Callinico, Calli- visa», a p. 256: «il Soggetto non è altro, che una tessitura delle Scene so-
cramede). Altra figura è quella dell'intervento sul nome proprio, che su- pra un Argomento formato, dove in compendio si accenna un'azzione,
scita riso o per la forma insolita o perché rimanda a qualche significato: che deve dirsi, e farsi dal Recitante all'improviso, distinguendosi per atti,
Spavento, Papurcbio, Pacchiarotto, Terrore, Bombarda ecc. Anche gli e per scene; scorgendosi le Scene nella margine, dove si nota quel perso-
ideofoni che imitano i rumori degli animali si addicono ai buffi dell'im- naggio, che ha da uscire, e si contrasegna con una linea rotta dove termi-
provvìsa-vlo ngui de li Porcielle, l'oh de li Lupe, e lo mbè dell'Ainielle- na, dicendo via, accorciato da và via, o vanno via». Segue un esempio di
(p. 233). Seguono poi le lunghe serie sinonimiche e gli elenchi di titoli: soggetto di un'intera commedia.
«parente de li crapìe, mercante de pìettene, torneatore de calamare, Do- Nel corso dei prossimi capitoli, vedremo quante delle arguzie citate
ce de Venezia co lo cuorno pe corona, Prencepe de Cornovaglia, e Mpe- ,rbl Perrucci (soprattutto la paronomasia, il ricco ventaglio degli ideofoni
ratore de Cornito» (p. 233). Con grande finezza, il Perrucci annovera tra e delle interiezioni, le accortezze onomastìche) trovino puntuali riscontri
le tecniche comiche anche lo scardinamento della forza pragmatica de- nel nostro corpus e come Totò si collochi perfettamente sulla linea del
gli enunciati, cioè il prendere letteralmente le espressioni traslate ovve- seatro comico che, prima di tutto, «si diverte a giocare con le parole» 25.
ro, detto con la sua felicissima espressione, «rispondendo alle parole
non alle intenzioni» (p. 233). E ancora, continuando nell'elenco delle fi-
gure (p. 234), si ha il «contraposto», ovvero il rispondere a una doman- "' Perrucci [1699) 1961, p. 245.
c'; Fittoni 1953, p. 91. Naturalmente sul segmento terminale della linea che va da
da con il suo contrario: «Leon, Non sei huomo da uscire dal fuoco?// /'k""Lqofane all'avanspettacolo e alla rivista, passando per il Ruzante, per Rabelaise per la
Spav. Anze m'annego into nò bicchiero d'acqua»; I'vugualità de membri»: imellr.media dell'arte (cfr. Bachtin [1965] 1979 e [1975] 1997), oltre a Totò andrebbero
«Leo. È bella la morte de generosi,!/ Spav. È brutta la morte de li potru- ii1llmeno collocati, quali esempi illustri di inventori e diffusori di giochi linguistici, Petro-
ne»; la «simìlitudine delle consonanze» (ovvero l'usare parole simili nel e Macarìo (cfr. Menarini 1953 e Radtke 1983), che qui, per questioni di spazio, tra-
;Jìli['miamo del tutto. Petrolini, tra l'altro, si distinse anche per la composizione di non-
suono ma di diverso significato): «Piet. Fà sonar la campana a desinare.// (sul modello delle «ingarrichiane») graditi in ambiente futurista (De Luca 1998).
30 LA LINGUA IN GIOCO INTRODUZIONE 31

3. La tipologia linguistica e testuale delfilm e i criteri di trascrizione blica del film. La filmografia completa è riportata alla fine del libro. Ogni
esempio è introdotto, o seguito, tra parentesi quadre, dal titolo e dall'an-
Il film è un tipo di testo assai singolare. I dialoghi, oltreché l'intera tra- no d'uscita del film (o dal titolo e dall'anno della rivista: per i problemi le-
ma e l'organizzazione delle immagini del film, nascono infatti sotto forma gati alla datazione teatrale cfr. la teatrografia conclusiva) da cui è tratto. Se
di testo scritto (prima il soggetto, poi il trattamento, poi la sceneggiatura e più esempi contigui sono tratti dal medesimo film, il riferimento filmo-
il copione distribuito agli attori). Successivamente, di queste premesse grafico è riportato una sola volta, dopo l'ultimo esempio relativo. Se non
grafiche non resta traccia (salvo nei rarissimi casi di pubblicazione della si specifica illocutore della battuta citata, si tratta di 'Iotò, in caso contra-
sceneggiatura) e per testo filmico va inteso dunque il film nella sua veste rio si segnala di norma l'attore (o il personaggio) che parla.
definitiva: girato, montato e postsincronizzato (ovvero doppiato). Il film è Dal momento che i titoli (di un libro, di un film ecc.), così come i no-
pertanto un testo eterogeneo (che nasce all'insegna della transcodifìcazio- mi propri (si tratta di nomi propri di opera, a tutti gli effetti), «occupano
ne: scritto per diventare filmato, parlato e musicato) e composito o pluri- un posto particolare nel nostro codice linguistico» 27, e sono ben isolati
codice (costituito da immagini, parole, suoni e rumori, musiche e scritte). dal contesto mediante l'uso del corsivo, non ritengo opportuno modìfì-
Tale complessità strutturale ha spesso disorientato gli studiosi che, per co- carli in alcun modo (per es. mediante l'eliminazione dell'articolo iniziale),
modità, sono costretti a tener conto di un solo aspetto alla volta 26. né ricorrere a parole-zeppa come film o a forme di comodo come ne per
Anche noi, come s'è detto, terremo conto quasi esclusivamente dell'a- in, anche a costo di creare incontri cacofonici: si scriverà dunque, per
spetto verbale, per far risaltare il quale è necessario un adeguato corredo esempio, «in Il coraggio», in luogo dei più comuni «nel Coraggio», «nel
di trascrizione, che metta in evidenza soprattutto le peculiarità tonali, tìm- film Il coraggio», «ne Il coraggio».
briche e pragmatiche del dialogo filmico. E veniamo così alla struttura del Gli esempi sono stati trascritti direttamente dalle videocassette dei
libro. Si cercherà in primo luogo di ordinare e di classificare i fenomeni sa- Non si è tenuto conto in nessun caso né della sceneggiatura (oltre-
lienti raccolti nei testi dei film interpretati da Totò, spogliati integralmente tutto irreperibile, nella maggior parte dei casi) né di trascrizioni fatte da
e sottoposti a rigorosa opera di trascrizione parziale. Uno spazio partico- altri autori.
larmente ampio sarà dedicato ai giochi linguistici, caratteristici dell'arte Non sono stati impiegati i segni di punteggiatura tradizionali, più adat-
verbale di ogni grande comico, e in particolar modo di quella di Totò. allo scritto che al parlato, bensì un sistema di trascrizione ad hoc già spe-
Ogni fenomeno sarà esemplificato con il maggior numero possibile di ci- mnentato in Rossi 1999a (cui si rimanda, alle pp. 21-31, per un'esposìzìo-
tazioni filmiche (l'abbondanza delle quali è giustificata proprio dalla novità dettagliata dei criteri di trascrizione filmica). Secondo tale sistema, ogni
della ricerca). Ciascun capitolo è dedicato a un fenomeno linguistico. Si a1\t:"\'al1te cambiamento d'intonazione (da taluni definito «pausa vìrtuale»)
parte dalla riproduzione (in chiave più o meno comica) di lingue e lin- .'L.nterno dello stesso enunciato (ovvero, per semplificare, ogni porzione
guaggi (lingue straniere, dialetti, italiano popolare, italiano aulico ecc.), fi- della stessa frase) è segnalato da una barra obliqua (I); possiamo,
no ad arrivare alle parole inventate, passando per i giochi verbali propria- _nalmE~ntle, considerare la barra come l'equivalente orale della virgola, te-
mente detti. Il percorso è dunque, in un certo senso, dal realismo all'e- conto però del fatto che, parlando e recitando, vi sono molti più
spressionismo linguistico. Gli esempi raccolti per ciascun fenomeno sono ~"nbjamenti di intonazione (per esempio tra il soggetto e il verbo o, per
ordinati cronologicamente, secondo la data della prima proiezione pub- dire, tra il tema e il rema) di quanto non si usino virgole nello scrìt-
la fine dell'enunciato, invece - cui corrisponde solitamente una picco-
_ ,&M'l,"" o, comunque, un'intonazione percettibilmente conclusiva -, è in-
Sul significato del termine paronomasia rimando alla nota 7 del cap. XVII.4. Anche tut- dalla doppia barra Il (se si tratta d'enunciato assertivo, ovvero con
ti gli altri tecnicismi della linguistica qui presenti saranno spiegati, commentati ed
esemplificati nei capitoli successivi.
26 Non mi dilungo su questi argomenti, già sviluppati in Rossi 1999a (pp. 48-50) e

1999d. - Jakobson [1963] 1994, p. 150.


32 LA UNGUA IN GIOCO l'tTRODUZIONE 33

un'intonazione conclusiva tendenzialmente discendente), dal punto inter- 4. n-a gioco, retorica, realismo e sperimentalismo
rogativo (se è un enunciato interrogativo), dal punto esclamativo (se è
esclamativo) o da entrambi (?! se è interrogativo-esclamativo). I tre punti I giochi linguistici sono una lente attraverso la quale si vede meglio il
(...) indicano un'intonazione sospensiva. I tre punti tra parentesi quadre funzionamento di una lingua e le abitudini dei suoi parlanti.
([ ...]) indicano invece un taglio all'interno della citazione, o perché il bra- Che cos'è un gioco linguistico? Quello che sembra essere alla base di
no tagliato non è significativo, o perché non è intelligibile. Una o più paro- tutti i giochi fatti con le parole (dalle rime alle paretimologie, dalle merate-
le scritte entro parentesi quadre indicano una porzione di testo non per- si ai rebus), in tutte le lingue, è l'iconicità, ovvero la tendenza a trovare si-
fettamente ricostruita, poiché inintelligibile. Tra parentesi uncinate « », militudini semantiche tra parole simili soltanto sul piano del significante. In
si scrivono le porzioni di testo pronunciate simultaneamente (per il noto altri termini, secondo alcune felicissime definizioni riportate da Freud, «il
fenomeno della sovrapposizione di turno dialogico). In corsivo tra paren- motto di spirito è il prete travestito che unisce ogni coppia [...]. Egli prefe-
tesi tonde si trovano alcune brevi indicazioni del trascrittore sulla situazio- risce sposare le coppie il cui matrimonio non è ben visto dai parenti» 30. Un
ne comunicativa: per es. (sottovoce) e sim. Il segno # indica una pausa lun- gioco linguistico, semplificando, è dunque un uso particolare della lingua
ga da cinque a quindici secondi circa; con ## si indica invece una pausa che si distacca più o meno sensibilmente dagli usi ritenuti normali: «Sarà
più lunga di quindici secondi; non si segnalano pause di durata inferiore ai proprio nello spazio aperto tra il rispetto e la deviazione dalla norma che
cinque secondi. All'interno delle citazioni, tra virgolette alte (" ") si segna- l'impulso comico troverà la via per esprimersi. [...] quel maligno impulso si
no i brani di discorso diretto riportato, oppure i brani cantati, recitati o ci- strada disattendendo i sensi attesi, facendo saltare le coordinate raziona-
tati. Tra virgolette basse (<< ») si riportano le citazioni di parole singole o di di chi si trova ad essere suo spettatore»>'. Tale deflessione dal discorsoor-
brevi brani 28. L'alfabeto usato è quello standard; la pronuncia aperta o dinario accomuna i giochi verbali alla letteratura, il cui ricercato scarto dal
chiusa delle e e delle o sensibilmente diversa dalla pronuncia standard (ri- livello medio della comunicazione è confermato dai termini tradizional-
portata dal DOP) è segnalata con l'accento acuto (é, 6) e grave (è, ò). La mente impiegati dalla retorica per indicare le caratteristiche stilistiche del
pronuncia palatale substandard della s è segnalata con sh (per es. shtare discorso poetico e letterario: colori.fiori.fìgure, la lingua deve cioè essere
'stare'). Laj è impiegata sia per la pronuncia semiconsonantica della late- colorata, resa più piacevole del solito. Anche tropo ('figura retorica') ha
rale palatale ififo 'figlio'), sia per la resa di ci elisa davanti a parola inizian- en'etìmologìa interessante: dal greco trépomai 'mi volgo, mi alllontano' 32.
te per a, o, u (cj ho, con pronuncia identica a ciò) 29. Oltreché dalle norme ortografiche e morfosintattiche, il gioco lingui-
Le parole citate dai film sono riportate tra virgolette basse «< ») se si ci- si allontana anche da quelle che potremmo chiamare «norme prag-
ta la forma, in corsivo se si cita il lemma (es.: soffittizzarsi: -soffìttìzzate- .~I:iche» della comunicazione, ovvero quei principi che permettono ad
vi!»). Nell'esemplificazione dei vari fenomeni, si farà talvolta ricorso a una conversazione di giungere a buon fine. Si tratta di quello che Grice
freccia (~), che indica il passaggio da una forma all'altra (non necessaria- G'liamava il «Principio di Cooperazione» tra i conversatori; principio basa-
mente per derivazione, indicata invece da >: A > B leggi B deriva da A). su determinate «massime» o norme, appunto:

a. Massima di quantità: dai esattamente quanta informazione è richiesta.


28 Per le caratteristiche principali dell'intonazione dei testi parlati e recitati si riman- b. Massima di qualità: di' solo ciò che credi sia vero.
da ai lavori di Emanuela Cresti citati in bibliografia e a Rossi 1999a. Per brevità, qualora
si citi un breve frammento di film, se alla fine della citazione non è apposto alcun se-
gno, si intenda un'intonazione di tipo assertivo.
29 Per substandard intendo quelle varietà linguistiche C dialetti, italiano popolare) Freud [1905] 1992, p: 19. Per un commento dettagliato su quest'opera di Freud e
che si allontanano dalla varietà d'italiano ritenuta, per convenzione, standard, ovvero .~l1ef-aJ.e sul funzionamento del motto di spirito e sulle sue relazioni con la retorica,
l'italiano codificato nelle grammatiche, nei dizionari, nei manuali d'ortografia e pro- _:gui.sti,:a e la poesia è indispensabile Fornari 1982 Ca c. di).
nuncia. Quanto invece si allontana dallo standard in senso aulico è detto superstan- Paradisi 1987, p. 219. Cfr. anche Radtke 1983, p. 141.
dardo Cfr. Guiraud 1976, p. 83 e Mortara Garavelli 1992, p. 144.
X4Z&2ZEZ22Z2ZZ22Z2d2& ~

34 LA UNGUA IN GIOCO INTRODUZIONE 35

c. Massima di relazione: di' cose che hanno rilevanza. Il gioco linguistico si caratterizza per il fatto di essere disinteressato
d. Massima di modo: sii chiaro (ordinato, succinto, non ambiguo, non con- ma, al tempo stesso, linguisticamente motivato, come il testo poetico:
fuso) 33. «dans la mesure où lejeu de mots se définit par sa gratuité, il constitue un
langage détourné de ses fonctions. Fonctions, par ailleurs, auxquelles il
Non sarà difficile ravvisare sistematiche infrazioni a ciascuna di queste reste - par ses formes - étroitement associé. D'où l'affìnìté, par exemple,
quattro massime in gran parte delle farneticanti tirate di Totò: quei pezzi
des formes poétiques et des formes ludiques» 38.
forti della sua comicità, mediante i quali faceva perdere il controllo agli in-
È ben nota e lontana l'origine della tendenza a mettere in connessio-
terlocutori, posti di fronte all'impossibilità di reagire a una non-conversa-
ne i meccanismi del gioco con quelli della poesia, delle patologie del lin-
zione. Esempi di spicco a riguardo saranno soprattutto due casi: l'onore-
guaggio, dei lapsus e del linguaggio infantile 39. Prima che i linguisti, il gio-
vole in wagon-lit (Totò a colori, 1952, cito infra in IX.l) e il dialogo tra
co di parole, il motto di spirito e la lingua comica hanno interessato i fi-
Totò e il notaio (Totò diabolicus, 1962, cito infra in XXI.1).
losofi e poi gli psicologi. Partiamo dal Settecento. I sensisti e i razionalisti
Si parlava prima d'iconicità. Ogni sistema di comunicazione verbale si
tendevano a ricondurre i meccanismi del riso a meri stimoli fisici. Come
basa sull'arbitrarietà del segno. Da Saussure in poi nessuno osa più con-
trobattere tale assioma, legato all'altro, che vede la lingua soltanto come ricorda Kant, l'umorismo e la comicità si basano sull'infrazione dell'oriz-
zonte d'attesa:
forma e non come sostanza. Eppure, come qualche studioso ha dimostra-
to 34, oltre all'arbitrarietà nelle lingue agisce anche il principio opposto: la
Nello scherzo [...] il giuoco comincia da pensieri, i quali, in quanto vogliono
motivazione, ovvero l'iconicità, e oltre alla forma è determinante la so-
esprimersi sensibilmente, occupano tutti anche il corpo; e poiché l'intelletto,
stanza (fonica): il gioco linguistico crea motivazione tra i segni, laddove
non trovando in questa esibizione quello che s'aspettava, s'arresta d'un tratto,
nella comunicazione normale c'è arbitrarietà e rivendica la supremazia si sente nel corpo, mediante la scossa degli organi, l'effetto di questa interru-
della sostanza sulla forma, del significante sul significato 35. zione, la quale favorisce il ristabilimento dell'equilibrio degli organi stessi, ed
Da quanto detto finora, è evidente che il gioco linguistico occupa un ha un benefico influsso sulla salute. Il riso è un'affezione, che deriva da un'a-
terreno tuttaltro che marginale nella comunicazione. In quanto deforma e spettazione tesa, la quale d'un tratto si risolve in nulla. Proprio questa risolu-
trasforma le unità linguistiche, di queste ultime mostra l'estrema elasticità zione, che certo non ha niente di rallegrante per !'intelletto, indirettamente
e aiuta a mettere a fuoco le caratteristiche più profonde del linguaggio, rallegra per un istante con molta vivacità. La causa deve dunque consistere
spesso occultate dall'uso irriflesso, dagli automatismi della conversazione nell'influsso della rappresentazione sul corpo e nella reazione del corpo sul-
quotidiana: «attìrer l'attention sur le matériau mème du langage et, en par- I'anìrno, e non certo in quanto la rappresentazione è oggettivamente oggetto
ticulier, sur les phonèmes, revient nécessairement à mettre en valeur les diletto (perché come potrebbe dilettare un'aspettazione delusa?), ma uni-
choix qu'on a faits de ces unités linguistiques, revient donc nécessaìre-
ment, en dernière analyse, à attirer l'attention sur des oppositions- 36. Au-
tomatismi che i giochi linguistici migliori, quasi tutti caratterizzati da una mntraintes sociales. [...] Lejeu peut devenir une subversion délibérée du langage.
La vraìe fonctìon des jeu:x: de mots est de lutter contre des tabous, plus profonds,
carica anticonformistica più o meno manifesta 37, tendono a infrangere. insklieux et plus obscènes- (Guiraud 1976, pp. 113-19). Dell'eallegrezza anarchica»
tacolo e di Totò parla Guarini 1991 (a C. di), p. 12. Per considerazioni ana-
m. anche Bispuri 1997, p. 18 e Escobar1998, pp. 91-96.
33Paradisi 1987, p. 220. Guiraud 1976, p. 78.
34Cfr. Simone 1992b, pp. 37-59 e Simone 1995 (a c. di). "il'affinità tra un lapsus ed un gioco di parole può essere molto forte» (Freud
35 Cfr. Radtke 1983, p. 141. , p. 86). <<I versi, le allitterazioni, i ritornelli e le altre forme di ripetizione di
36 François 1996, p. 49. I giochi linguistici, in effetti, invitano il linguista «à une spé- li simili si serv[o]no della stessa sorgente di piacere -la riscoperta di qual-
culation sur Jes formes et les fonctions du language- (Guiraud 1976, p. 5). - che alimenta il motto di spirito, il linguaggio infantile, il linguaggio oni-
37 «Il motto di spirito rappresenta una ribellione all'autorità, una liberazione dalla ud [1905] 1992, p. 129 sgg.). «Ces procédés rhétoriques ont une étroite pa-
sua pressione» (Freud [1905] 1992, p. 112). «Unjeu est aussi une forme de libération er affipJté avec les jeux de mots» (Guiraud 1976, p. 83).
36 LA LINGUA IN GIOCO INTRODUZIONE 37

camente perché essa, in quanto semplice giuoco delle rappresentazioni, pro- to al gioco di parole e che l'intero meccanismo freudiano del comico ri-
duce nel corpo un equilibrio delle forze vitali. [...]. È da notare che in tutti que- sulta basato sostanzialmente sulla verbalità. D'accordo con Freud, potrem-
sti casi lo scherzo deve sempre contener qualcosa, che per un istante possa
mo dire che non esiste nessun vero comico (naturale o di professione non
produrre illusione; sicché, quando l'illusione è dissipata, l'animo si rivolge in-
importa) che non sia anche un po' linguista, cioè che non faccia del meta-
dietro per provarla di nuovo, e così, per un rapido alternarsi di tensioni e ri-
lassamenti, si trova sospinto e ondeggiante di qua e di là: e, poiché ciò che, linguaggio, della riflessione sui meccanismi della comunicazione.
'per così dire, tendeva la corda, vien meno d'un tratto (non per un rilassamen- È chiaro, dunque, che negli usi ludìcì della lingua convergono due for-
to progressivo), ne risulta necessariamente un movimento dell'animo, e ac- ze apparentemente contrastanti, come sottolineerà Roman]akobson: l'i-
cordato ad esso, un movimento interno del corpo, che si prolunga involonta- natteso e l'atteso, il perturbamento nato dall'incontrare un termine ina-
riamente, e produce stanchezza ma anche allegria (gli effetti di un movimento spettato per morfologia o significato e il riconoscimento di una rima, di
favorevole alla salute) 40. un'assonanza, di un'allitterazione che rientrano in uno schema dato: «la
soddisfazione [...] nell'uomo è legata al sentimento dell'inatteso che sorge
Proprio da Kant prende le mosse Freud, nella sua puntuale analisi del dall'atteso, l'uno e l'altro inconcepibili senza il loro contrario» 43. Il passag-
motto di spirito, spostando l'inatteso, com'è noto, dal corpo all'inconscio. dall'arbitrarietà all'iconicità è quanto accomuna la poesia, il linguaggio
Quanto a Kant sembrava inatteso è in realtà, secondo Freud, atteso dal- infantile, i disturbi del linguaggio e i giochi linguistici: «la funzione poetica
!'inconscio, ma inibito dalla ragione, e quando finalmente trova il modo di proietta il principio d'equivalenza dall'asse della selezione all'asse della
emergere, liberato dal travestimento del gioco linguistico o del lapsus lin-
combinazione. L'equivalenza è promossa al grado di elemento costitutivo
guae, non può non generare piacere: il piacere della libertà. Entrambe le
della sequenza, 44. Insomma - conciliando le conclusioni di Freud con
spiegazioni - quella kantiana e quella freudiana - pongono dunque l'ac-
quelle di ]akobson - quanto induce, inconsciamente, il bambino (o il ma-
cento sulla funzione dell'inatteso e dell'assurdo; su qualcosa che illude ed
alla ripetizione e a far terminare tutte le parole con gli stessi suoni è
elude, per un attimo, le leggi della logica. Il motto di spirito è dunque so-
sfruttato consapevolmente dal poeta per produrre una sorta di piacere de-
lo apparentemente frutto del «corto circuito» tra elementi inattesi. In
m'ante dal riemergere di usi linguistici unicamente basati sull'iconicità. Un
realtà il riso liberatorio nasce proprio perché dall'inconscio emerge il ri-
ancora maggiore è ottenuto mediante l'immissione, in questo
conoscimento dell'atteso: «il motto di spirito fa uso di un metodo di con-
catenazione di cose, che viene respinto e studiatamente evitato da un sehema, di elementi inattesi. Nei lapsus agiscono, inconsciamente, gli stes-
pensiero serio» 41. meccanismi; anche il procedimento dei giochi linguistici è analogo ma,
Ciò che fa di un motto un motto di spirito è la forma, non il contenuto; lffiffie nella poesia, la consapevolezza dell'autore è altissima 45.
Freud riporta infatti esempi di motti parafrasati, che non risultano affatto Senza voler ripercorrere la complessa casistica dei giochi di parole ri-
divertenti 42. Ecco che, in questo modo, il motto di spirito viene ricondot- piJn:ata da Freud [1905] 1992 e da Guiraud 1976, ricordiamo che i giochi
~cipali si basano sul meccanismo della sostituzione di suoni (contrepet
sscontropèteriey, e in particolare sull'inversione. L'inversione (o metaresi)
40 Kant [1790] 1963, pp. 194-96. avvenire tra suoni di una stessa parola ifedigrafo per fedifrago), op-
41Freud [1905] 1992, p. 128. Per un'analisi più ricca e dettagliata del funzionamen- ~"e tra parole diverse «<Giulietto e Romera» per «Giulietta e Rorneo»),
to dei giochi linguistici e del principio di piacere da essi determinato cfr. Paradisi 1987. ;e'Ppure può consistere nello scambio dell'ordine delle parole in un enun-
Per una tassonomia dei giochi cfr. anche Crystal-Bertinetto 1993, pp. 59-65.
42 «La caratteristica dei motti di spirito sta nella loro forma espressiva. l ..] Quando

siamo riusciti a ridurre con successo un motto di spirito (vale a dire, a sostituire la sua
forma espressiva con un'altra, facendo attenzione a conservarne il senso), esso non ha jskobson [1963] 1994, p. 199.
perso soltanto la sua caratteristica di motto di spirito, ma anche la capacità di farci ri- ""' jakobson [1963] 1994, p. 192. Cfr. anche ibid., p. 211 e Freud [1905] 1992, pp.
dere - da cui dipende il piacere che esso procura» (Freud [1905] 1992, p. 102). Cfr. an-
che ibid., pp. 26-27. Cfr. Guiraud 1976.
38 LA LINGUA IN GIOCO
INTRODUZIONE 39
cìato «<desto o son sogno» per «sogno o son desto-). La parola deformata
sceglie, per giocare con le parole, quei meccanismi che non soltanto
può avere un significato (per es. preside in luogo di presbi~e), oppur~ es-
adottava da piccolo ma che ogni lingua adotta nel corso del proprio pro-
sere del tutto priva di senso (ferrea anziché fèrrea). Il pnmo caso e, a~­
cesso evolutivo.
meno in italiano, decisamente più frequente, oltreché più divertente, POI-
I giochi linguistici sono possibili in tutte le lingue del mondo, in virtù
ché se oltre al suono viene coinvolto il significato, aumenta l'infrazione
della doppia articolazione dei codici verbali e della tendenza all'iconicità.
dell'orizzonte d'attesa 46. Quanto più tra la forma di partenza e quella di ar-
Proprio perché tutte le parole di una lingua sono costituite da un insieme
rivo c'è distanza semantica, tanto più il gioco, solitamente, diverte. In mol-
finito (e molto limitato) di suoni distintivi (fonemi), è possibile creare un
ti giochi lo scambio di suoni avviene mediante semplice s~s:ituzion~ (e
elevato numero di parole di significato molto diverso ma di suono quasi
non inversione) della sola prima parte della parola (aerostatzcz per an.sto-
identico (e spesso identico) 48. Il gioco linguistico, in conclusione, non fa
craticz), o della parte finale (consorzio per consorte); oppure per ~gglUn­
ta di una sillaba nella parte centrale della parola (bomba anatomzca per che rendere manifesto e consapevole quanto i parlanti fanno spesso in-
bomba atomica), ecc 47. consciamente, per esempio quando tendono a ravvisare somiglianze tra
Come si vede già dai pochi esempi citati, i meccanismi alla base del forma e contenuto (creando dunque delle paretimologie) anche laddove
gioco linguistico sono comuni anche a certe deformazioni (metatesi) e ~ questa somiglianza non è etimologicamente motivabile (zigzag, lemme
certi livellamenti analogici del linguaggio popolare (si pensi soprattutto al lemme). Oppure quando tendono ad associare i suoni come o e u ai co-
metaplasmi, alle paretimologie e alle paronomasie) e, conseguente~ente: lori scuri e alle tonalità gravi, e i suoni come a e è ai colori chiari e alle to-
propri dell'evoluzione da un sistema linguistico all'altro. Vedremo infatti nalità acute. Anche in sintassi molti fenomeni vengono spiegati iconica-
come alcuni dei fenomeni commentati siano studiati non soltanto dalla mente, come la tendenza degli elementi informativamente più rilevanti a
letteratura sui giochi linguistici e dalla retorica, ma anche dalla storia del- passare al primo posto negli enunciati, mediante i meccanismi chiamati
la lingua (appunto la metatesi, il metaplasmo, la paretimologia ecc.). In dai linguisti dislocazioni, focalizzazioni, frasi scisse ecc. 49
questo senso è chiara l'affermazione fatta all'inizio di questo p~rag~af~, se- In questo libro ai giochi verbali propriamente detti sono dedicati i ca-
condo la quale il gioco di parole induce a riflettere sui meccarusrru dì fun- pitoli XVIII-XXI. I capitoli precedenti riguardano, più propriamente, la ri-
zionamento della lingua. In altri termini, e per chiarire così anche le teo- produzione di alcune varietà di lingua, anche se quasi sempre con inten-
rie freudiane e postfreudiane sull'archetipicità dei giochi, l'essere umano - comico-ludìco. È tuttavia possibile leggere alcuni fenomeni (in partìco-
come vedremo, la riproduzione dell'italiano popolare) come un ri-
natto abbastanza attendibile delle incertezze dei parlanti italiani del se-
46 Cfr. Freud [1905] 1992, p. 55 e Umberto Eco, in Queneau [1947] 1983, p. XIv. Il
condo dopoguerra nel dominare la lingua nazionale e anche delle «aspi-
fenomeno è stato ben esemplìfìcato anche da Charles Bally e dal commento di Cesare razioni al possesso della lingua», talvolta mediante la simulazione della si-
Segre: l'italiano (così come il francese), in virtù della sua origine latina, è una lingua curezza nella conoscenza della grammatica e del lessico 50.
estremamente sintetica (cioè basata sull'uso di numerosi suffissi e desinenze da appor-
re a un numero limitato di radici) e motivata. Per questo i giochi più frequenti, e anche
Quello che però sembra accomunare tutti i fenomeni analizzati (dai
più comici, sono quelli che trasformano parole già esistenti in ~arole diverse, comun- giochi ai dialetti, dalle lingue straniere all'invenzione di parole, dall'italia-
que esistenti, piuttosto che quelli che inventano form~. Una differenza fondamentale
rispetto al francese, però, è che !'italiano gioca perlopìù sul~o scambìo di suffissi e sul-
le false etimologie, laddove il francese (che, per la sua peculiare struttura fonetica, pos-
-s «C'est l'économie de la double artìculatìon qui permet de fabriquer [...] un nom-
siede un elevatissimo numero di omofoni) gioca, più di altre lingue, sui calembour ot-
'tre ìllimité de contrepèterìes» (François 1966, p. 47). Per doppia articolazione si in-
tenuti proprio per omofonia: per cui commentaire 'comn;ento' si pro?unCia, come
~lCie la suddivisione di ogni linguaggio verbale in segni dotati di significato (parole) e
comme en terre 'come in terra'; bonté 'bontà' come bon tbe 'buon te; dissous dissol-
5eì;'"TJ1i (fonemi) privi di significato, che, combinandosi, danno vita alle parole stesse
to' come dix sous 'dieci soldi', ecc. (cfr. Bally [1932] 1963, pp. 395-96, 445, 467).
Sirnone 1992a, p. 75).
47 Tutti gli esempi citati sono tratti da film di Totò e saranno classificati e commen-
Cfr. Sirnone Ca c. di) 1995.
tati nel corso dei capitoli successivi.
Romeo 1997, p. 114.
40 LA LINGUA IN GIOCO

no popolare all'abuso di aulicismi) è lo sperimentalismo, la caric~ espres~ 1. «MODESTAMÈNDE QUALCHE LINGUA LA PARLO»;
sionistica che alimenta ogni scelta linguistica di Totò. L'intero cinema di LE LINGUE STRANIERE
Antonio de Curtis assume dunque ai nostri occhi, oggi più di ieri, l'aspet-
to di un grande laboratorio linguistico, che porta avanti una tradizione se-
colare messa a punto sui palcoscenici e sulle piazze di tutta l'Italia.

1.1. -btsissis bisis-. la pronuncia


Ringrazio Ennio Bispuri, Enzo Caffarelli, Giovanni Capozzi, Mara
Il rapporto di Totò Ce di alcuni altri attori del nostro corpus, primo tra
Marzullo, Elena Pistolesi, Sergio Raffaelli, Giuseppe Romeo, Francesca
i quali Peppino De Filippo) con le lingue straniere non è dei più tranquil-
Rossi e Antonio Trudu, che mi hanno regalato consigli, critiche e pre-
li Il minimo che possa accadere è che i forestierismi vengano pronuncia-
ziose indicazioni bibliografiche e filmografiche.
ti così come sono scritti, come ad esempio «prìncipal» l [Totò a colori,
Questo mio secondo libro vede la luce grazie a Orio Caldiron, il qua-
1952]; «equipe» [I soliti ignoti, 1958]; «orevoìr- 'au revoir: arrivederci'
le mi ha, concretamente, rinnovato la sua stima.
a Pan'gi, 1958]. Oppure la pronuncia è fortemente italianizzara, e
~volta una via di mezzo tra quella corretta e quella della parola italiana
corrispondente:

Al\1ALIA (Alda Mangini): Ah/ e/ ditemi un po' una cosaz/ E la toilette dov'è?
(pronunciando male)
TRUFFATORE (Mario Castellani): La toilette? (pronunciando correttamente)
AMALIA: Sì/! Ah/ io l'ho detto in francese// [Totò cerca casa, 1949].

Ai"\iTONIO (Totò): Veramòn?;


PITTORE: Vraiment/ vuole dir?
.:\.l\:lONIO: Va be'/ lasci fare// Veramòn/ l'ha fatto lei? [Totò a colori, 1952J.

~'Vèramòn» compare anche in Totò a Parigi, 1958 e in Totò di notte n.


in cui è corretto da Gianni Agus con vraiment Ccon pronuncia
standard) 2. Esempi simili sono: «rìstauranre [San Giovanni de-
1940]; «queque- 'chèque: assegno' [7òtò terzo uomo, 1951];
'record: ricordo' [Totò cerca pace, 1954]. «Coctèl- 'cocktail' [Totò
<~(!$n;eijrin,o, 1958] può essere spiegato per influenza della pronuncia

in poi, se una parola in lingua straniera è scritta secondo la grafia standard


iingua, vuoI dire che è stata recitata secondo la pronuncia standard; se ìnve-
liGIe segnalare la pronuncia substandard, è trascritta esattamente come è sta-
. Tra apici sono riportati la traduzione o il significato dei termini citati.
!!i1lì!~:rJ!lC'n era anche il nome di un diffuso analgesico (cfr. Caffarelli 1998, p. 64 n. 31).
-
42 LA liNGUA IN GIOCO 4';IODESTAMÈNDE QUALCHE LINGUA LA PARLO»: LE LINGUE STRANIERE 43

francese o per la tendenza all'accentazione tronca di tutti i forestierismi farsì capire; deride l'abuso dei forestierismi in coloro che vogliono darsi
(entrambe caratteristiche del pessimo rapporto degli italiani con le lingue tono: Totò era spesso spietato contro il «malcostume» linguistico, irri-
straniere fino a non molti anni fa; oggi, semmai, per oblio del francese e dendo sia il dialetto, sia gli esotismi, sia ogni altro uso irriflesso della lìn-
per influenza e mal conoscenza dell'inglese, prevale la tendenza alla ritra- gòa. Quest'ultimo fenomeno è evidente nell'esempio seguente:
zione dell'accento: sàspens per suspense, tronco anche in inglese).
Esempi di pronuncia abnorme sono: -galosces- (così pronunciato) 'ga- AMALIA: Oh' Ma mi manca una valigia//Vai a vedere/ caro/ se l'ho lasciata nel-
loches' [Gambe d'oro, 1958]; «nàighete clebbe 'nìght club' [Noi duri, la hall//
1960]; «stiptìsì- 'strip-tease' [Totò di notte n. 1, 1962]; «cambingo- 'cam- BENIAMINO (Totò): Come?
ping' [Chefine ha fatto Totò Baby?, 1964]; «bìsissìs bisis- 'business is bu- AIviALIA: Nella hall//
BENIAMINO: Che cosa//
siness: gli affari sono affari' [Uccellacci e uccellini, 1966]; -scecchì- 'chè-
Al\1ALlA: Nella hall!
ques. assegni' [La terra vista dalla luna, 1967]. BENIAMINO: E chi è la al? La portiera?
Tale approssimazione fonetica può provocare gustosissimi equivoci, A,'vIALIA: No/ nell'atrìo//
come quello tra Totò e Aldo Fabrizi in Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi, FIGLIA: Nell'anticamera// Qui nei quartieri alti si dice hall// Fa più fino//
1960; il cavalier Antonio Cocozza (Totò) chiede al suo futuro consuocero, BENIAMINO: Ah sì? La hall? Bah! Allora io vado giù a vedere nella hall// (aspi-
il ragionier Giuseppe D'Amore (Aldo Fabrizi), se ha un «tic» (,tight') per rando esageratamente l'iniziale) [Totò cerca casa, 1949].
l'imminente matrimonio dei figli; Giuseppe, risentito, risponde:
Anche in Totò a colori, 1952 vengono derisi coloro che, parlando, dis-
GIUSEPPE: No/ io non cj ho nessun tic// Quale tic? seminano forestierismi per impreziosire il proprio (frivolo) eloquio: Leo-
ANTONIO: In occasione del matrimonio/ ci vuole il tic// (Galeazzo Benti): «Gente! Giulia Sofia/ amici/ tutti! Un arrivo sen-
GIUSEPPE: Ah/ il tight/ vuoI dire/lei// sarìonall Vi presento un mio amico/ testè arrivato/ col suo yacht/ stanza
ANTONIO: Tight? l.'1ternazionale/ due carburatori! in questo momento a Marina pìccolal». La
GIUSEPPE: Tight// crudeltà di Totò contro gli snob, i finti colti, gli pseudoartisti, tocca il cul-
ANTONIO: Che buffo nome! Noi/ a Napoli/ diciamo la sciammèrial/ Ragioniere/ mine, con tinte di violenza tribale, nella scena dello sputo nell'occhio al
lei si deve fare una bella sciammèria//.
pittore pseudofrancese, sempre in Totò a colori:

PITTORE: Ha avuto paura?


1.2. Nella hall... -fa più fino»: derisione dei forestierismi AI'UONIO (Totò): E come/ no!
PITTORE: E di che?
Come si vede già dai pochi esempi citati, l'uso delle lingue straniere ri- Al"iTONIO: E... come di che? Oh! (indicando un quadro astratto alla parete)
sponde ad almeno tre importanti requisiti: innesca il meccanismo comico Eh// <Eh>//
(sia per la semplice deformazione fonetica, sia perché talvolta nascono cu- PITTORE: <Di questo quadro>?
riose omonimie: tic 'abito/ticchio' 3); ritrae l'incertezza e l'emarginazione Al'lTONIO: Eh già//
del parlante di scarsa cultura, che tenta, come meglio può, di capire e di PITTORE: Ma... è un Picass6//
Al'lTONIO: Cos'è questo?
PITTORE: C'est une imitation/ de Pìcasso//
ANTONIO: Questo qui?
3 Nell'esempio tratto da Toto, Fabrizi e i giovani d'oggi va notato anche il doppio
significato del napoletano sciammeria che, oltre a 'abito lungo maschile', ha anche PITTORE: Mais oui/!
l'accezione volgare di 'atto sessuale', su cui si gioca soprattutto nell'enunciato: «ragio- ANTONIO: Imitatìon de Picass6//
niere/ lei si deve fare una bella sciammèria/é-. PITTORE: Oui//
LA LINGUA IN GIOCO ~ODESTAMÈNDE QUALCHE LINGUA LA PARLO»: LE LINGUE STRANIERE 45

Al'JTONIO: Picasso// AI'ITONIO: (pronunciando con erre moscia) Forte! forte! forte! Eheh!! (al
PITTORE: Picass6!! pittore) Mi dia la manina sua//
ANTONIO: Questo qui/! PITTORE: Sì!!
PITTORE: Mais naturellement!! Al~TONIO: Ecco! si copra quest'occhio qui/! <Così>!!

ANTONIO: Eheh!! Picass6!! PITTO~: <Ecco>!!

PITTORE: Eh!! AI'iTONIO: Ci vede! da quest'occhìo//


ANTONIO: E chi l'ha fatto? PITTORE: No!! <No>!!
PITTORE: lo!! A"lTONIO: <Bravo>!! (a Toffi) Lei! col pimice e il pomice! mi fa la cortesia?
ANTONIO: Ma no! Mi... mi allarga! quest'occhio? <Ecco>!!
PITTORE: Moi!! PITTORE: <Ahah>!!
ANTONIO: Fermo! eh? Lei vede! qua?
ANTONIO: Lei?
PITTORE: Sì!! Sì!!
PITTORE: Oui!! Moi/!
ANTONIO: Vede... vede bene?
ANTONIO: Veramòn?
PITTORE: Sì sì sì sì sì/I
PITTORE: "Vraiment"! vuole dir?
ANTONIO: Allora fermo! eh?
ANTONIO: Va be'! lasci fare!! Veramòn/Tha fatto lei?
PITTORE: Hm!!
PITTORE: Oui!! ANTONIO: Fisso! eh? Fisso qui! eh?
ANTONIO: Parola d'onore? (Antonio sputa nell'occhio del pittore)
PITTORE: Sì sì sì sì!! PITTORE: Ahahah!
ANTONIO: Mi dia la mano!! Ah!! AI'HONIO: Ecco fatto!! Eh?
ANTONIO: Veramende l'ha fatto lei! <insomma>? GIULIA SOFIA: Troppo diverténtel Cos'è?
PITTORE: <Certamente>!! VFC UOMO: Meravìglioso//
ANTONIO: Ahah! Bravo! La scienza! va premiata! DONNA2: Fantastico! Bellissimo!
PITTORE: Grazie!! (altri commenti indistintz)
ANTONIO: Or tutti a me l Una sedia! e un tovagliuolo!! Venga qui!! (ride) Che PITTORE: Che volgarità! Mah!
caro! Lei! l'ha fatto!!
PITTORE: Sì!! L'atteggiamento di Totò nei confronti dei forestierismi è dunque fon-
ANTONIO: Eheh!! Da... dateme una sedia!! Su! Giù! <A ceccia qua>!! damentalmente censorio: talvolta, come s'è visto con l'esempio di tight
PITTORE: < [Va bene!! Qui?]I! Hm? Hm>!! ~ sciammeria, in luogo della parola straniera si suggerisce non solanto
ANTONIO: <A ceccia qua!! Il tovagliuolo/ per cortesia>!! requivalente italiano, ma anche un sinonimo dialettale, come vedremo
DONNAI:. (dando il tovagliolo ad Antonio) [Prego]!! nei capitolo successivo a proposito del passaggio da charcutier a pizzi-
ANTONIO: Eccolo qua!! <Grazie>!! cagnolo a salumiere a casadduoglio [Miseria e nobiltà, 1954].
PITTORE: <Così va bene>?
Tipico della comicità legata alla deformazione delle lingue straniere
ANTONIO: Va benìssimo//
comicità che, così come la deformazione dei dialetti, trova la sua ori-
PITTORE: Ah!!
più diretta nell'avanspettacolo e nella rivista) è il meccanismo grazie
ANTONIO: Sa! io sono generoso! <magnanimo>!!
quale il termine straniero viene tradotto solo sulla base dell'assonanza
PITTORE: <Grazie>!!
ANTONIO:A me mi piace! premiare il talento! ecco!! (a donna2) Mi dia le ma-
una parola italiana e, viceversa, la parola italiana viene tradotta in una
nine!! Gli tenga la testa! così!! (al pittore) E no! Fermo! (alla donna) Ec- straniera solo aggiungendovi affissi ritenuti tipici di quella lingua,
co!! Gliela tenga cosil! Forte! eh? senza tenere in alcun conto il significato e il contesto. Vediamo gli esem-
PITTORE: Ahah! più significativi nei successivi paragrafi.
46 LA UNGUA IN GIOCO ~ESTA'I1ÈNDE QUALCHE UNGUA LA PARLo»: LE UNGUE STRANIERE 47

1.3. «Vigliacchibus mascaizorubus faraoutubus-. illatinorum, lingua CRI CRI: Sì//


del potere Ai'HONIO: Occo?
CRI CRI: Hm
Tra le lingue più colpite dai giochi di Totò, in linea con la tradizione del Ai'HONIO: (alla donna) Senta/ signora Occo// Pardon// Signora/ Occa// [Totò
teatro popolare (e valgano per tutti gli stravolgimenti linguistici di Pulci- all'inferno, 1955].
nella 4), c'è senz'altro il latino, in quanto lingua del potere, degli Azzecca-
Qui i giochi sono tre: il primo nel fraintendimento del latino con un
garbugli, che come tale genera spassosi equivoci nella povera gente:
.V'lome proprio (hoc = Occo), il secondo nel concordare il nome proprio
RAFFAELE: (leggendo una lettera) Un mome... un mome... un momento/ c'è femminile (Occo ~ Occa), il terzo nell'assonanza ceca-oca.
un poscritto// -Cum summa iniuria» è frainteso da Totò (che del fraintendimento si
CONCETTA: Che ci sta? ~iJstili(=a dicendo: «l'avevo preso per siculo») come «Giulia»; «matrimonio
RAFFAELE: Post scripturn// Oio e non consumato» è interpretato da Totò come un matrimonio «che
CONCETTA: E che significa? può consumare a rate» [Letto a tre piazze, 1960].
AGOSTINO (Totò): Eh... che ha scritto in un posto// È latino// Senza deformazioni - ma qui è la stessa situazione dell'ex ladro fallito,
RAFFAELE: Ma noi è un'aggiuntai un poscritto// cbe si dà arie da professore di scasso, a suscitare la comicità - è la dotta
CONCETTA: Ah! Un coscritto!
dilazione di Totò in 1 soliti ignoti, 1958: «in corpore vili».
AGOSTINO: Sì/ un caporale! [San Giovanni decollato, 1940].
Così come il latino burocratico, aulico e il frasario stereotipato degli
pseudocolti, anche il latino ecclesiastico subisce impietosi sarcasmi: del
L'espressione latina a priori subisce varie deformazioni e numerosi
Precetto «vox servi Dei in dubio audire oportet», per esempio, Totò for-
fraintendimenti. In primo luogo si trasforma in «a priora» [San Giovanni
nìsce una versione che è un vero capolavoro: «che c'entrano gli utenti
decollato, 1940]. Poi viene scambiata per l'italiano al priore [I soliti igno-
dell'Autovox che non entrano per la porta?» [I tartassati, 1959]. In due
ti, 1958]; «Prima [...] cioè al priore» [Letto a tre piazze, 1960]: qui il gioco
celebri casi Totò, sfidando la censura, si spaccia per frate. Nel film I due
linguistico è duplice, poiché al priore è usato in luogo di a priori, espres-
marescialli, 1961, il finto frate è sorpreso a pregare sottovoce pronun-
sione che, a sua volta, sarebbe usata impropriamente nel senso di 'prima';
ciando parole come «linòleum», «colosseum», «mortis tua/ et tu patri! et
IMPIEGATO DELLE POSTE: Gliel'ho detto a priori!/ nonni in cariolam mea», «autobus», «es o es». <Autobus» fa parte anche
TOTÒ: No/ noli A me il priore non mi ha detto niente// [Totò d'Arabia, 1965J. del de profundis recitato da Totò in Il monaco di Monza, 1963. In que-
st'ultimo film, poi, è memorabile la litania di Totò e Macarìo, finti monaci,
L'espressione ad hoc (usata, senza equivoci, in La macchina fotogra- sui nomi delle attrici:
fica, 1954 e in Racconti romani, 1955) è addirittura scambiata per un no-
me proprio: PASQUALE (Totò): Doris Duranti//
MAMOZIO (Macario): Ora pro nobìs//
CRI CRI (Mario Castellani): E tu rispondi ad hoc// PASQUALE: Maria Denis//
ANTONIO (Totò): (indicando una donna) Ma io vorrei rispondere a lei// 11AMOZIO: Ora pro nobis//
CRI CRI: Appunto a lei! ad hoc// PASQUALE: Sofia Loren//
ANTONIO: Ah/ sì? MAMOZIO: Ora pro nobis//
PASQUALE: Anna Maria Pierangeli//
MAMOZIO: Ora pro nobis//
PASQUALE: Brigitte Lolorum//
4 Cfr. Romeo 1998b, p. 89. Sullo stravolgimento (inconsapevole) del latino ecclesia-
stico da parte dei semicolti si veda da ultimo Beccaria 1999. MAMOZIO: Ora pro nohis//
48 LA LINGUA IN GIOCO -'MODESTAMÈNDE QUALCHE LINGUA LA PARLo»: LE LINGUE STRANIERE 49

PASQUALE: Tony Curtisll madre di Cleopatra: «fiat voluntas tua» e Totò le risponde: «fìat mille e
MAMOZIO: Ora pro nobìsz/ quattro»; al saluto romano di Cleopatra «valel- Totò risponde: «sapessi
PASQUALE: Urti Urghensll
quanto valil». Come esclamazione, in Totò e Marcellino, 1958, si incontra
MAMOZIO: Ora pro nobìs//
PASQUALE: Brigitte Bardotll
l'ineffabile: «ah! Erga suml». Si ricordano inoltre: «uìce versa» 'viceversa';
MAMOZIO: Bardot// .vox popolo/ vox dei»; «in manos tuas. [Gambe d'oro, 1958]; «lapus lazzu-
PASQUALE: (cantando) "Brigitte Bardot"... li:!» 'lapsus'; «abtorto collo», che forse rimanda anche ad aborto [Il mona-
MAMOZIO: "Bardot".... co di Monza, 1963].
PASQUALE E MAMOZIO: (cantando) "Brigitte Bardati Bardot"...

Sempre nello stesso film, Totò ignora il significato di «quis vetat dicere «Audax fortuna iuuentus». i proverbi
verum», dichiarando a un attonito Nino Taranto di non sapere il latino,
sebbene monaco, perché «il latino è stato abolito». Poco dopo, celebrando Deformazioni analoghe colpiscono alcuni proverbi latini: «a estre-
un matrimonio, Totò pronuncia l'enunciato seguente: «Celebramos 'sto mum malìs/ estremus rìmedìum- [Il ratto delle Sabine, 1945]; «morsa
matrimonio/ e che Dios ce la mandi buonam». vita mea- [Totò cerca casa, 1949, in cui viene definito «quel vecchio
Alcuni latinismi vengono inventati di sana pianta, o creati sulla base di detto siciliano»; Le sei mogli di Barbablù, 1950]; «castigar/ ridendo mo-
forme italiane, con autentica vis macaronica: «in primis et antimonio» res,!,! Ridendo/ castigo i Mori», detto schiaffeggiando un arabo [Totò sceic-
(che gioca sulla somiglianza fonica tra l'elemento chimico antimonio e 1950]; la massima «excusatìo non petìta/ adcusatio manifesta» viene
l'espressione latina «in prìmìs et ante omnia»); «secondìs- 'in secondo luo- u:adotta come: «ho attaccato i manifesti di Petito- [Le sei mogli di Bar-
go'; «terzis- 'in terzo luogo'; «rìrnembris omnibus/ cioè/ ricordati uomo» 1950]; -gattìbus frettolosibus/ fecit/ gattini guerces// Audax/ fortu-
[San Giovanni decollato, 1940]. L'ultimo gioco linguistico prende spunto iuvat- [Totò a colori, 1952]; «audax/ fortuna iuvat- [Totò, Peppino e le
dalla nota formula ecclesiastica «Memento homo quia pulvis es, et in pul- l/Ù"llatiche, 1958; Che fine ha fatto Totò Baby?, 1964]; «audax/ fortuna iù-
verem reverterìs», detta dal sacerdote durante la messa della Feria N del- ;i'entus» [Gambe d'oro, 1958]; «audax fortuna iuvèntus- [Chi siferma è
le Ceneri; lo stravolgimento che ne viene fatto è di tipo assai complesso, ~duto, 1960].
perché «rimembris- gioca sulla vicinanza semantica con «rnemento», da
cui parte un'altra serie di corrispondenze, o foniche, o semantiche: me- CICCILLO: (riferendosi a un uomo che si finge pa=o) Lupus/ in fabula/I
mento = ricorda = rimembra = rimembris; mentre «omnìbus- gioca FELICE (Tatò): Ohé!
sulla vicinanza fonica: homo = omnibus. MOGLIE: Chi è?
Tra gli altri numerosi «maccheronìsrnì- si ricordano: «non esageramus- TOTÒ: È un lupa della fabbricali Ce sarà una fabbrica de lupi/I Che ne soli [Il
[L'imperatore di Capri, 1949]; «cessiamo/ cessiamoli Cessar necessa este!» medico dei pazzi, 1954J.
[Figaro qua... Figaro là, 1950]; «confondono la tosse monarchica con la
tosse repubblicana// È stato un lapis tossis- [Totò terzo uomo, 1951]; di «De gustibus/ non ad libitum/ sputazzellam- [Il medico dei pazzi,
«colonna romana» Totò fornisce l'equivalente latino, che è, manco a dirlo, Totò, Vìttorio e la dottoressa, 1957]; «abbondandìs adbondandum-
«colunnurns [Guardie e ladri, 1951]; «errata corrige- [Il turco napoleta- Peppino e... la malafemmina, 1956]; «fìat/ autobus! L'uomo/ nasce
no, 1953]. Ibero!» [Gambe d'oro, 1958]; «la prudenzia non è mai troppo» [I soliti
Ampio uso del latino maccheronico, facilitato dall'ambientazione stori- 1958]. Per distogliere un ufficiale tedesco dall'entrare coi cani in
ca della scena, si ha nell'incontro tra Antonio e Cleopatra in Totò all'infer- rj>jesa per stanare i partigiani, Totò inventa un proverbio commisto di ita-
no, 1955: Cleopatra: non me rìconoscìbus?», Totò: «quandum archibus sei latino e tedesco: «facciamo un buco nell'acquen// Il proverbio lo di-
bonamt», madre di Cleopatra: «viglìacchìbus/ mascalzonibus/ farabuttìbusl»: Canem in chiesa/ nicht fòrtuna- [I due marescialli, 1961].
50 LA LINGUA IN GIOCO "'~ESTAMÈNDE QUALCHE LINGUA LA PARLO»: LE LINGUE STRANIERE 51

Anche i proverbi e i modi di dire in lingue diverse dal latino subiscono Al~TONIO:Muciagrazie! Miss!! E... crede che io! sono molt grat a lei...
varie deformazioni, soprattutto generando pastiche plurilinguistici: «come roPPY: Hm!!
dice quel vecchio detto francese/ le scioffèr son le scìoffèr- 'gli affari sono ANTONIO: e tenere! per lei! per mio disobbligamèn... disobbligamànt...
affari' [Fermo con le mani, 1937; Totò cerca casa, 1949]; una versione roPPY: Hmhm!!
pseudoinglese dello stesso proverbio è già stata citata (<<bisissis bisis» 'bu- ANTONIO: disciobbligamesce! eh... excuse me! eh... disciobbligmesce! una
grande poltroni off limite! ret grosse ...
siness is business'). Due ultimi esempi da 47 morto che parla, 1950: «sai
roPPY: Hm!!
come si dice/ in portoghese? Il tempo/ è moneta// The tìme/ is/ scudos»,
i1NTONIO: mia prima rappresentazione!! [Totò a colori, 1952].
«noblesse/ oblige// La nobiltà! è obbligatoria».
La deformazione dei proverbi italiani sarà commentata successivamen- Nell'esempio appena citato si noterà il fatto che, mentre per riprodur-
te (XX.1). ntalo-americano di Poppy ci si limita all'uso, tutto sommato realistico,
dd'infinito «tuttofare» (e della marcata cadenza anglo-americana nella
:1l1lI"';)f1uncia della vibrante e delle dentali, non riprodotta nella trascrizione),
1.5. Il wagon-lit e il vagon qui: le altre lingue ,. deforma invece le parole italiane con apocopi (cioè troncamenti del-
rlJ2Ìnma vocale: ifid,palm,poltron), ritrazioni d'accento (principati, inve-
Tra i grecismi spicca eureka, pronunciato sempre con l'accento sulla
KlìSimili commistioni di italiano, pseudoinglese (disobbligamèn, disobbli-
penultima sillaba: «eurèka- [Totò cerca moglie, 1950; Figaro qua... Figaro
,I,<.....mani, disciobbligamesce, disciobbligmesce) e spagnolo (mucia grazie
là, 1950; Le sei mogli di Barbablù, 1950; Totò terzo uomo, 1951; Totò e le e altro, in un'operazione che, per le mescidanze plurilinguistiche
donne, 1952; Il più comico spettacolo del mondo, 1953]: l'accentazione lll'ootane da ogni realismo, si configura come prettamente espressionistica.
piana del termine, alla latina, è peraltro attestata in italiano, oltreché po-
['mooito «tuttofare» compare, come di consueto, anche in altre riprodu-
polarmente, come nome di prodotti commerciali (DOP, s.v.). dell'italiano parlato dagli stranieri, a partire dalla bambina in Fermo
Per I'inglese, oltre agli esempi già Citati, si segnalano i giochi seguenti: le mani, 1937: «che cosa esserei funzionario civico municìpale?»: op-
«off limìts» diventa «osso Iimìt» [Totò le Mokò, 1949] e «off limite» [Totò a
:pure nell'inglese italianizzato parlato da Totò in Guardie e ladri, 1951: «io
colori, 1952]. «Sex appello» [Totò sceicco, 1950] sta per sex appeal. Totò vendére// lo avere già promettuto altre persone». Un altro esempio di
pronuncia «Uistminstèr», Aroldo Tieri corregge: «Westminster/ vuoi dire» e ~o-americano (stavolta abbastanza verosimile) si ha, sempre in Totò a
Totò ribatte: «sempre anglicano è» [Totò terzo uomo, 1951]; qui si osser- nel modo di parlare strampalato del gangster joe Pellecchia:
verà la solita tendenza all'accentazione tronca dei forestierismi e un gioco
linguistico ricorrente in Totò, consistente nel considerare sinonimi (se- JOE: This is my paese!! Mannaggia a' morte//
condo le schema o X o Y è lo stesso) termini o nomi propri che sinonimi SINDACO: Eheh!!
non sono (cfr. infra, X1.3)., JOE: (abbracciando e baciando persone a caso tra lafolla) Great people// A
wonderful people// (all'aiutante) Dai i pacchi a tutti! eh?
ANTONIO (Totò): Capisco! capisco!!Oh! senta! signorina!! Giacché lei è così in AIUTANTE: Okey!Joe!!
buoni rapporti con... eh ... suo principal... SINDACO: Cittadino!
POppy (Fulvia Franco): <Hmhm>!! JOE: Eh!!
ANTONIO: <eh> ... hm... potrebbe fare... hm ... mia cortesia? Far presente... fa- SINDACO: Venite con me/ sul balcone!
re presente a suo principali mio copione di musica? ìOE: Sure/ sure! Dollari <a tutti my paesani>!
POPPY: Volentieri/!Quando io andare Milano!io parlare Tiscordi!! Hm? Tiscor- 'SINDACO: <Sì!! (facendo cenno ad Antonio) Musica>! Musica!##
di mi sente// (Antonio incomincia a dirigere la banda)
ANTONIO: Eh! sfid io!! Col palm della mane// Eheh!! Grazie!! Mucia grazie!! JOE: (con un foglio in mano, sul balcone) Discorso!!
POPPY: Hm!! SINDACO: Bene! bene//
52 LA LINGUA IN GIOCO "CMODESTAMÈNDE QUALCHE LINGUA LA PARLO»: LE LINGUE STRANIERE 53

]OE: lo fare discorso// sono sempre state frutto di una felice vena umoristica, come in questo
SINDACO: Bene/ bene// C3S0, ma anche di adattatori ignoranti; proprio a proposito di gotta ripe-
]OE: Fare stappare miusica! schìamo un gustoso errore riportato dal Menarini (1955, p. 188): «you
SINDACO: Ah/ sì//# ifa cenno ad Antonio di smettere) Scannagatti! Scanna- gotta stay happy- 'su, coraggio, sta' allegro!', fu tradotto: «la vostra gotta
gatti!## (Antonio continua a dirigere. Quando sembra avere termina- è guarita».
to, ]oe comincia a parlare)
L'approccio di Totò (del comico, in genere) alle lingue straniere consì-
]OE: <Oh! It's about time/ for goodness' sakes>!
iìì;l1e, come s'è visto, nel portare all'esasperazione quei fenomeni di paro-
SINDACO: <Eh/ vede/ vede>! Eh/ eh!
]OE: Paesani! (Antonio ricomincia a dirigere) I can never get started/ with ZJiOmasia e di paretimologia (il caso dei cosiddetti «falsi amici», per cui go
thìs speech! egotta, perché simili fonicamente, vengono ritenuti simili anche se-
SINDACO: Calmai calma!## (Quando Antonio sembra avere terminato, ]oe manticamente) che caratterizzano in effetti il livello più basso di cono-
comincia a parlare) seenza della lingua. Anche la commistione di lingua straniera e di dialetto
]OE: I ami vostro fratello ]oe! (Antonio ricomincia a dirigere) Why can't collocata su questa linea: per il semianalfabeta la lingua straniera è un
<you get these guys to pipe down>?! litI31iano parlato male, un po' come un dialetto. Il gioco linguistico, come
SINDACO: < [Calma/ calma! Calma] >! :$pCSso accade, non fa, dunque, che restituirei una percezione reale, seb-
]OE: Tu <sfottere me>? un po' esagerata in senso espressionistico, del parlante (italiano del
SINDACO: <No! No! No>! No!## .911ùlP':;Igl.Jerra) di fronte alla lingua (italiana e straniera): come già ben vide
]OE: In my paese/ sfottere me?! [...]! (urla indistinte) ~!auro [1963] 1993 (p. 122), nei film di Totò vediamo spesso ritratto il
ROCCO: (dal balcone, verso Antonio) A casal ti aspetto io/ a te! A casa! (rin- .go:danre italiano medio-basso prima dell'effettiva unificazione linguistica
correndo]oe) Signor Pellecchia!##
'LE~;jonale (ovvero prima dell'avvento della televisione).
]OE: (tornando verso la macchina, furente) Prendete tutti i pacchi! Tutti i
pacchi indietro! Via! Come on! Let's go! Let leave me alone! Get on! I
Seguitando l'elencazione degli anglicismi alterati (talora commisti con
don't want to have anything to do with you! Go on! Come on! l'm disap- ·.. i;!IDH:esisn1i), ricordiamo: «scotch- 'bevanda' è frainteso da 'Iotò come
pointedl dante» [Il coraggio, 1955]; un rnontgomery diventa «un bel cocò-
AIUTANTE: Go on! americano» [La banda degli onesti, 1956]; «how do you do?» 'come
]OE: Come on! Go on! Let's get aut of thìs piace! viene tradotto con «due più due» e «where do you live?» 'dove vivi?'
"'vuoi un'oliva?» [Totò, Peppino e... la malafemmina, 1956]; «Rocco e
Whisky è italianizzato in «vischio» da Peppino De Filippo [Una di quel- :Dn*-rrì» sta per 'rock and roll' [Totò, Peppino e i fuorilegge, 1956]; in luo-
le, 1953]. A Totò che lo chiama in inglese (<<ehi! barman! excuse mel») Ca- «hobby» Peppino De Filippo capisce «oboe» [Totò, Peppino e le fa-
stellani risponde: «ma! scusi! sa! io il francese non lo capisco» [La macchi- e, 1958]. Il termine hobby era particolarmente caro a Totò, per via
na fotografica, 1954], adottando un topos assai frequente nei film con numerose possibilità di giochi paronomastici (obelisco, obeso, obi-
Totò: una lingua viene presa per un'altra o un dialetto è scambiato per una «è un hobby!! [...]I! lo sono un obelisco»; «noi l'hobby! l'abbiamo
lingua straniera o viceversa (cfr. il capitolo successivo, dedicato ai dialetti). :sat"lgue!! In famiglia! siamo tutti obesi»; «è una specie di hobby/! Que-
Un paio di interessanti traduzioni bislacche si trova in Siamo uomini o giardino! come lei vede! è un obitorio» [Chi si ferma è perduto,
caporali, 1955: Sonia (Fiorella Mari) chiede: «shall I go?» 'devo andare' e a Sylva Koscina che gli offre da bere «<whisky/ cognac! o Pernod?»),
Totò capisce: «cj hai la gotta?»; similmente, l'esortazione del soldato che lo dopo qualche esitazione, risponde: «me faccia un fischio e un per-
invita a recarsi da Mister Black (<<come on! Come on!») è così tradotta da I/ Ma che sia gelato! però» [Totò a Parigi, 1958]; «what tipografia?»
Totò: «la commare di mister Black/ cj ha la gotta»; egli, poi, fiero di tanta con «quattro tipografie>; [Totò nella luna, 1958]; un'insegna al
abilità da poliglotta, ammette: «l'americano! in fondo! poi non è difficile». diventa una «mostra al nailon» [I tartassati, 1959]; breakfast 'cola-
Ripercorrendo la storia del cinema, è noto che le traduzioni sbagliate non , è pronuciato -bricfist- da Peppino e «bracco fesso» da Totò [La
54 LA liNGUA IN GIOCO ~.-:JDESTAMÈNDE QUALCHE liNGUA LA PARLo»: LE liNGUE STRANIERE 55

cambiale, 1959]; Peppino dice: «è l'ostès» (alludendo alla hostess dell'ae- hostess in aereo) viene preso da Macario per «Eduardo» e da Totò per
reo) e Totò risponde: «non lo so se è quello di prima», capendo dunque fratello di Maria Stuarda- [Totò sexy, 1963]; un «boy scooten è un 'boy
«lo stesso» fletto a tre piazze, 1960]. ~out' [Che fine ha fatto Totò Baby?, 1964]. Tra tante amenità, spicca un
Ma il trionfo degli equivoci legati all'ignoranza dell'inglese (in questo %"ftO cultismo filologico e metaforico (su cui è retto peraltro il nome dei
caso perfettamente funzionali alla trama del film, che fa il verso sia al ca- .ileatlt=s): ai «capelloni» Totò si rivolge con l'epiteto di «scarafaggi», per via
polavoro felliniano sia a certo tipico dandismo della capitale di allora) si ~l'omofonia, in inglese, tra Beatles (il complesso dei capelloni) e beetles
ha in Totò, Peppino e... la dolce vita, 1961, in cui Totò, spacciandosi an- f~afaggi') [Il mostro della domenica, 1968].
cora una volta per poliglotta (<<modestamènde/ qualche lingua la parlo»), L'inglese e il francese (o meglio i loro ibridi italianizzati) sono lingue
abborda due americane con il seguente sproloquio, di fronte a un attoni- J1W$SI)fare, che vengono usate talvolta anche per rivolgersi ai tedeschi.
to Peppìno. Etmplare, a riguardo, è il brano di Totò, Peppino e... la malafemmina,
in cui, a un vigile urbano milanese scambiato per «un generale au-
ANTONIO: Excuse moì/ please/ se vous plait// Da quante/ tamp/ S!Da!co», Totò si rivolge con il seguente pastiche di lingue (tedesco, ingle-
PEPPINO: Da quante? francese, italiano, lingue inventate): «Dungue/ excuse meli Bitte
ANTONIO: Tamp/ voio/ voi due/ state/ in Italìa// Cioè qui/ a Roma/ in Romagna!
.11fi(mn// [...]1/ Noio/ vole... volevàn... volevòn/ savuàr/ noio volevàn savuàr
in Romania/ va'// [...] Noi! voglìam/ savuàr/ ove/ voio/ abitàt// Dov'è la vo-
;.l'ii:!1ìltlrìs... ja? [...] Dunque/ ehi noi! vogliamo sapere/ per andare/ dove dob-
stra/ abìt// La chesa/ va'// La chesa//
PEPPINO: La chesa// andare/ per dove dobbiamo andare// Sal è una semplice informa-
ANTONIO: Quand'uno/ s'è stanc/ voglio andar a chesa!/ Me voglio riposare// Con «excuse me» Totò avvicina una ragazza tedesca, chiedendole
Un tandìn ormazione su una strada; ella non sa rispondere e suggerisce a Totò
PEPPINO: Ma tu stai parlando barese! rivolgersi a un uomo (<<fragen Sie ìhn- 'chieda a lui'); a questo punto
crede che «Fraghensì» sia il nome dell'uomo, al quale domanda: «si-
Nello stesso film, «you're friend?» viene tradotto da Peppino con «hai Fraghensì/ se vous plait/ excuse me/ questa strass/ ove... ove... ove
freddo?»; in luogo del night club, i nostri eroi partenopei vanno al «natie '.1"'3:5?»; quando l'uomo gli risponde in tedesco, Totò non capisce nulla e
club», la cui trasparente paretimologia non richiede spiegazioni; «fischi» è «adesso ho capito tutto// Che razza de lingua/ che parla 'sta gente»
l'equivalente di «whisky»; da strip-tease nasce l'invito a spogliarsi: -strìp- e Peppino divisi a Berlino, 1962].
tiamoci!»; a «m'hanno fatto i flash» ('fotografie') di Totò, Peppino rispon- fu francese spiccano i seguenti esempi: «mon cher l'impresuàr// Mio
de, fraintendendo: «t'hanno fatto fesso»; l'ìnvìto ad andare a un «party» è impresario» [Il ratto delle Sabine, 1945].
frainteso da Totò con la parola «parto», al che Peppino domanda «e chi
sgrava?» e Totò risponde: «sòrera!»; l'enunciato «Norma è già in trance» è ~'\a\nLCARE
(Mario Castellani): (a un autista) Ehi! autista/ a che albergo andia-
così tradotto da Totò: «Norma! sta già nel tram». Da parte loro, le ameri- mo? Ehi/ autista!
cane fraintendono la domanda latina di Peppino (che si difende dall'igno- TOTÒ: Sfido io// È tre ore che lo chiami autìsta// E chiamalo in italiano/ no!
ranza dell'inglese ricorrendo ai classici) «quo vadis?» 'dove andate?', ri- AMILCARE: Come?
spondendo «no// Ben Hur», che Totò, pronto, ritorce contro Peppino: TOTÒ: Chauffeur! [Le sei mogli di Barbablù, 1950J.
«hanno detto che assomigli a Ben Hur»,
Passando ad altri film, «mìcrofìlm. è deformato da Peppino in «microfì- A Bertrand (Mario Castellani), Totò grida, precipitando in mare: -dans
glìo. e in «microfritz- [Totò e Peppino divisi a Berlino, 1962]; «I don't un- ;;~.UlJjCi:;'>; Castellani
risponde: «ma noi quello è mare», evidentemente gio-
derstand- diventa: «c'è un indostano» [Totò di notte n. 1, 1962]; «olo è re- sulla quasi omofonia tra mer 'mare' e merde 'merda' [47 morto
so da Totò con «oh cacchio»; «cheers» 'cincin' diventa per Totò «ciccia» [l 1950]; l'equivoco del «wagon-Iit- 'vagone letto' [Totò a colori,
due colonnelli, 1962]; «stuàrd» ('steward', pronunciato alla francese da è uno dei più celebri della filmografia di Totò:
LA LINGUA IN GIOCO 0~IODESTAMÈNDE QUALCHE LINGUA LA PARLo»: LE LINGUE STRANIERE 57
56

CAPOTRENO: Lei ha il biglietto per il wagon-lit? deHo spumante «Moèt et Chandon», Luigi Pavese (che ha capito: «ma
ANTONIO (Totò): Ma che vagon lì! Ho il biglietto per questo carro... questo va- 6Ce Antonio») risponde: «ah/ non lo so!! Qualcuno ha visto uscire Anto-
gone qui// lTh.io»? (Totò lascia o raddoppiar, 1956]; analogo equivoco ricorre in Totò,
CAPOTRENO: E appunto// Lei ha il biglietto per il wagon-lit// k~pino e... la dolce vita, 1961, in cui è Totò a capire «ma esce Antonio»
ANTONIO: Ma perché mi vuol mandare lì/ se io il biglietto ce l'ho per qui! scu- .vece di «Moét et Chandon». Totò dice «cauchemar- 'incubo' e Carlo
si?! Croccolo capisce: «le cosce in mano» (Totò lascia o raddoppia?, 1956].
CAPOTRENO: Ma se lei ha il biglietto per qui/ vuol dire che ha il biglietto per
equivoci riguardano il «maitre» 'capocamerìere', ora tradotto con
il wagon-lit//
iOL"'Ommendatore», ora con «metro» (Totò, Peppino e... la malafemmina,
ANTONIO: A forzai sa! lo ho il biglietto per qui! e lei mi vuoI mandare lì! Quel
signore giù/ quel colonnello in borghese/ <col cappello in divisa/ m'ha ; analogamente, in Totò, Vittorio e la dottoressa, 1957: «io sono il
de> ... sìgnore// Lui! è il vice metro!! Come vede! in due! facciamo un me-
CAPOTRENO: <Hm// Ma chef il capostazione>? e mezzo». Un «coiffeur pour dames» anziché essere un parrucchiere
ANTONIO: Ma che ne sol come si chiama?! _no.lta un «caffè per Dante» (Totò, Peppino e i fuorilegge, 1956]; «rendez
CAPOTRENO: E [dunque J? in tedesco significa appuntamento» (Totò, Vittorio e la dottoressa,
ANTONIO: M'ha detto che questo è il mio treno// . «ma com'è carina! questa vostra! maisòn meùble! (...] Quest'ap-
CAPOTRENO: E dunque/ se lei ha il biglietto per qui! vuoI dire che ha il bi- ànt/ è tres joli!! Anche quattro joli/ volendo»; la «Pompadour-
glietto per il wagon-lit// ubina del re di Francia») diventa una «pompa dura» (Totò a Parigi,
ANTONIO: E insistei sa! ripetendo una battuta di Quando meno te l'aspetti, 1940 5; in luo-
CAPOTRENO: <No>// imbroglione (in francese tricheur), Totò dà del tricheco: «suo figlio
ANTONIO: <Ma perché> mi vuoI mandare lì/ se io cj ho il biglietto per qui/
tricheco!- (Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi, 1960]; «garzoniera»
<scusi>?'
nniere' (Chi si ferma è perduto, 1960]; un liquore «triple sec» di-
[...]
ONOREVOLE: <Si calmi>/ signore// Si calmi!/ La prego// <Eh>// per Totò una «trippa secca» e una «omelette» è per Peppino «Ro-
ANTONIO: <Veda/ signor fuochista/ la questione> ... to» (Totò, Peppino e... la dolce vita, 1961]; «lei è tres simpatique- è
ONOREVOLE: <Che fuochista>! dotto da Nino Taranto: «dice che è tre volte simpatico» (Lo sme-
CAPOTRENO: <Che fuochista?' Ma come?! Abbia del rispetto! Ma> ... di Collegno, 1962]; «comprend pas» è tradotto da Macario: «non
ANTONIO: <La questione> sbanda// pane» (Totò di notte n. 1, 1962; simile in Vigile ignoto, 1963];
ONOREVOLE: Scusi! a me sembra che abbia ragione il conduuore// de sui te» 'subito' è tradotto da Totò con «zitto zitto» [Totò contro i
CAPOTRENO: Oh! , 1963]; sentendo il termine «débàcle» 'sconfitta', Totò crede si
ONOREVOLE: Ha detto "wagon-lit"//È in francese// < Significa/ vagone letto>// di un nome proprio: «anche lei è candidata? Questa signora De Ba-
ANTONIO: <Ma> ... ma è tre ore/ che glielo dico// Hm... la cosa/ non è venuta onorevoli, 1963]; un «coup de foudre» è un «colpo di fodero»
vagliata// <Eh>// contro il pirata Nero, 1964].
CAPOTRENO: <No>// È tre ore/ che io glielo spiego/ e lei non capisce! Intan-
spagnolo si segnalano gli esempi seguenti: Totò, in Fermo con le
to mi favorisca il biglietto//
1937, nella scena del massaggio, parla un italiano spagnoleggiante
ANTONIO: È tre ore/ che glielo sto mostrando!
s», «spagnolas», -scocìatas-, «capìtos», «per la maìellas» 'per la mi-
CAPOTRENO: Ah! <Vediamo> ...
ANTONIO: <E so' sei>! Avanti! -massaciusa» 'massaggiatrice'); «mucìo» 'molto' crea tutta una serie
CAPOTRENO: Eh già/ ha il letto numero sei!/. :ilt5'S\}nanze ispano-dialettali: «mucio», «taccio», «ocìo-, «vecìo», «cacio»

«Ha un capriccio pour toì, è così tradotto da Totò: «lei cj ha una salsic-
cia in Portogallo» (Totò all'inferno, 1955]; alla richiesta, da parte di 'Iotò,
58 LA LINGUA IN GIOCO «ODESTAMÈNDE QUALCHE LINGUA LA PARLo»: LE LINGUE STRANIERE 59

[Fifa e arena, 1948]; «corazòn» 'cuore' è scambiato da 'Iotò per «che ore .$ÌEluna lingua: infatti all'affermazione «alles gut- dell'insegnante di lingue,
sono?» [Fifa e arena, 1948; Totò, Eva e il pennello proibito, 1959]; un'a- 'i:;,iÒ risponde: «sì/ anche questa/ magari! Mal l'inglese e il francese/ è
rena spagnola è caratterizzata dalla magnifica scritta: «tutti i montecitoros che, .. è più necessario» [Rita, la figlia americana, 1965].
sono uguali» [Fifa e arena, 1948]. In una scena del film li coraggio, 1955, Per il russo, oltre a «dosvjdania» 'arrivederci', che Peppino fraintende
Totò veste i panni di un inverosimile ricco sudamericano, che usa espres- «due sfidate» [Totò e Peppino divisi a Berlino, 1962], è degna di no-
sioni pseudospagnoleggianti come <<<1 suspì» 'ai suoi piedi'. «Adelante» la stilizzazione del regista sovietico in Totò a colori, 1952:
'avanti' è scambiato per un nome proprio: «Adelaide» [Totò, Peppino e... la
malafemmina, 1956]. Alla domanda del capotreno spagnolo: «que pasa?» RUSSO: [...J! Sì/ sì! Angora/ angòra! Questo sì! che è bellissimo! Questo è gran-
'che succede?', Totò risponde: «io/ ho passato un guaio»; in luogo di dissime temperamènde italiane! Perché mio maestro Stanislavskij non ti
vedeva! Ah! che bello! lo ti abbracciare/ io! <Ti abbraccia>!
«mariana. 'domani' Totò fraintende «magnare» 'mangiare'; «de nada» 'di
ROCCO: <Ah6>! Ma dice sul serio/ o fa su scherzo?
niente' è preso per un nome proprio: «Renata»; «como» 'come' è scam- RUSSO: Russo/ sono//
biato prima per «Como» e poi per «comò»; alla domanda: «abla espariol», ROCCO: Russo?
Totò risponde: «io ho avuto la spagnola! sì! da ragazzo»; così 'Iotò chiede RUSSO: Sì//
un séparé, per appartarsi: «un momentos/ ma no qui! davanti a todos/Jos lt%.OCCO: Mise... Allora sul serio/ fa!
mundos// Avetel un separetasr» [Totò, Eva e il pennello proibito, 1959]; Sì!
nello stesso film, lo spagnolo «chica» 'ragazza' è inteso come l'italiano cic-
ca 'avanzo di sigaretta'; analogamente, in Totò sexy, 1963, si gioca sulla pa-
ronomasia chica/cicca e sulla polisemia del secondo termine, che viene
utilizzato anche come elemento completiva di negazione: «quelle non val-
gono una cicca», detto delle sigarette Nazionali, e, subito dopo, a Macario:
.::IlIl:%~:;>~'v: Ma come? Tu ingannato me/ regista di grande Russia!
«guarda che bella chìca», riferendosi a una ragazza. «Las dos- 'tutti e due'
è tradotto da Totò: «hai preso l'osso» [Totò di notte n. 1, 1962].
N:"'~~"'V: Che successa?! Che successa?!
In tedesco, oltre alle mescidanze con l'inglese e con il francese già ci-
tate, ricordiamo: «Ielefunken», che, parlando con la moglie tedesca, 'Iotò
esempio semi portoghese si ha in Totò a colori, 1952, allorché Totò
usa in luogo di «telefono» [La banda degli onesti, 1956]; «Ielefunken» è - per un ricco possidente brasiliano, confondendo però «fazen-
usato a sproposito anche in L'imperatore di Capri, 1949 e in Totò, Vìttorio «faccende»:
e la dottoressa, 1957; ad una donna che gli parla in tedesco, Totò dice:
«noi lo spagnolo non lo. capiamo» [Totò, vittorio e la dottoressa, 1957]; IDO (Galeazzo Benti): <Eh... noi noi scherza>// Scherzal/ Era una fa-
«bitter- è spesso usato o frainteso al posto di 'bitte: prego' [Totò, Peppino miglia che <aveva un sacco di... ah ... di fazzende>//
e le fanatiche, 1958; l due marescialli, 1961; Totò e Peppino divisi a Ber- no (Totò): <No noli Sì>//
lino, 1962; Rita, la figlia americana, 1965]; per «Achtung» 'attenzione' (Fulvia Franco): Ahah//
'Iotò capisce «Arturo» [Totò nella luna, 1958]; di una donna che gli parla SOFIA (Franca Valeri): Fazzende?
in italiano con accento tedesco, Totò osserva che deve provenire dalla 110 (Totò): Sì sì// Sai! ognuno si fa le fazzende sue/ no? lo mi faccio le
«Germania meridionale», e per questo il suo «è tedesco che si capisce»; fuzzende miei tu ti fai le fazzende tue//'
inoltre azzarda uno pseudotedesco, costruito con parole italiane con desi-
nenza -en (<<tovagliaten» 'tovaglie', «cosen» 'cose' ecc.), con ritrazioni d'ac- manca neppure l'arabo all'appello delle lingue «conosciute» da
cento (<<biancària» 'biancheria') e con qualche parola francese [Totò e Pep- erpretando l'algerino in Noi duri, 1960, azzarda un improbabile
pino divisi a Berlino, 1962]. Totò crede infine che «alies gut» 'tutto bene' arabo (fatto di suoni inarticolati inventati di sana pianta e intra-
60 LA LINGUA IN GIOCO ;01'llif)[]iES1A\1ÈN[)E QUALCHE LINGUA LA PARLO»: LE LINGUE STRA."lIERE 61

scrivibili, spacciati come traduzione di «fermati qui» detto all'autista), di . decollato, 1940 (monologo del ciabattino) e Due cuori fra le bel-
cui si capisce soltanto l'allocutivo finale «baccalè», il saluto arabo «salam- 43 (monologo dell'uomo-scimmia), sotto citati (capp. X e XV). Con
viene italianizzato in «salame» [Totò d'Arabia, 1965], come già avveniva successivi, invece, lo stile linguistico di Totò muta sensibilmente: au-
nella rivista La vergine di Budda, 1932 6 . L'arabo ha poi un ruolo essen- o i riferimenti sessuali (doppi sensi, ma anche termini più o meno
ziale in Totò sceicco, 1950, allorché viene confuso col bitontese (cfr. il ca- 'ti come mignotta, battona e pomiciare. cfr. infra, N e V) e la
pitolo successivo). " azione di dialetti e lingue, con il continuo gioco del fraintendi-
Qualche problema in più gli procura il cinese: «questo parla il dialettoll italiano/dialettollingua straniera. Naturalmente tale evoluzione è
lo ho studiato la lingua», dice per giustificare l'assoluta incomprensione di ente condizionata, oltreché dal cambiamento dello stile cinema-
un cinese [Totò di notte n. 1, 1962]. Anche in Letto a tre piazze, 1960, il i1\'r:~gl!'2fico (che via via si distacca dai moduli espressivi del muto e dalle se-
giapponese, scambiato per cinese, crea incomprensioni in Totò, che si '$I!l;0:Fni futuristiche), dal mutamento dei tempi e della società, che da un
slancia in una lunghissima frase insensata, rivolta a un giapponese, spac- comporta un graduale allentamento dei freni della censura (peraltro
ciandola per «scusa in cinese». i~l11f~)re ben vigile, in fatto di sesso), dall'altro segna la crescita della com-
Oltre a questi usi, tutti più o meno scherzosi, non mancano casi di in- linguistica (dell'italiano e, via via, anche delle altre lingue) del
tercalari stranieri usati senza deformazioni: è il caso ad esempio di nazionale. Soltanto quando i produttori si rendono conto che
«aufwiedersehen» 'arrivederci' [Fermo con le mani, 1937; I due orfanelli, rarorì cominciano a parlare e a capire discretamente l'italiano, Totò
1947; L'imperatore di Capri, 1949; Totò cerca moglie, 1950 e altrove], di parlare molto più a lungo, libero di improvvisare le sue deforma-
«n'est-ce pas?» 'nevvero?' [Totò cerca casa, 1949; I tre ladri, 1954; Rac- pìrotecnìche multilinguistiche. Questo sovraccarico verbale, gra-
conti romani, 1955; Noi duri, 1960 e in molti altri film], di «qui pro quo» te, lo priverà, però, dell'originaria fisionomia di marionetta quasi
[L'imperatore di Capri, 1949; Totò sceicco, 1950; Totò nella luna, 1958] e Inizierà così il metodico sfruttamento commerciale di Totò sul
di «cheerìo» [Totò cerca moglie, 1950 e Totò a colori, 1952, in cui però è schermo. Il cinema degli anni d'oro tenterà di ridurre la doppia
anche deformato in «cicoria» e in «cirìola»]. Si tratta, in questi casi, di una rotò (uomo e marionetta), rubando al Totò teatrale soprattutto
sorta di carta di riconoscimento di un genere (il cinema comico e il teatro , parole (le battute oscene e l'irrisione dei dialettalismi e dei fo-
di varietà) e di una maschera (rotò), owero di un collante che serve a te- e filmando solo di rado il 'Iotò-burattìno disarticolato 7.
nere insieme l'intero corpus di film di Totò nella memoria e nei gusti del
grande pubblico. Sul tema si tornerà nel capitolo finale, dedicato alla for-
mularità.
Come si vede, l'uso delle formule straniere è assai antico nel corpus,
risalendo ai primi film, anche se, fino a Fifa e arena, 1948, l'impiego dei
forestierismi è assai parco. I giochi basati sul fraintendimento delle lingue,
in effetti, nascono successivamente (con qualche eccezione) e raggiungo-
no l'acme in molti dei sedici film con Peppino De Filippo. Nei primi film,
la comicità di Totò è essenzialmente quella della maschera-marionetta
(parla pochissimo) e, sull'uso del dialetto o delle lingue straniere, preval-
gono i monologhi-nonsense in italiano: si vedano i vari esempi tratti da
Fermo con le mani, 1937 (il «funzionario civico municipale», San Gio-
i§l!ll!$.saggio di Totò dall'vestro funambolo e l'ameno spettro» dei primi film (cari
. futurista) alla «maschera tradita» dei film del periodo d'oro (anni '48-
(, Cfr. Fofi 1980 (a c. di), p. 43. me analizzato da Anile 1997 e 1998.
II. «E PARLI ITALIANO BENEDETTO IDDIO!»:
I DIALETTI

Diciamo subito che l'uso del dialetto nel nostro corpus non ha quasi
funzione realistica né, come ha detto qualcuno, sembra poter essere
otto a una volontà ideologica di Totò di opporre il dialetto all'ira-
ufficiale e pomposo. La stessa provenienza partenopea del principe
~l~antita, sì, dalla pronuncia (e da pochi altri tratti linguistici), che tut-
non è mai troppo marcat,a 1. Come al solito, più che di dialetto vero
'l\i 1!1M)prio , il cinema si serve ora dell'italiano regionale (nella maggior par-
casi) 2, ora di un uso espressionistico del dialetto (come, per esem-
in molti film di Lina Wertmi.iller, oltreché in Totò), ora di deformazio-
mescidanze distanti da ogni verosimiglianza:

[in'altra bella battaglia combattuta da Totò aveva luogo nell'ambito specifico


««'espressione verbale: era la ridicolizzazione dell'italiano «ufficiale», com-
incrociando preziosismi aulici e formule burocratiche. Ne nasceva un
ii,)xguaggio goffo e pretenzioso, imparabile, che rimandava all'oratoria avvoca-
eesea e più in generale al galateo, al frasario di convenienza della piccola bor-
meridionale, con le sue «bazzecole, quisquilie, pìnzìllacchere», Usando-
sproposito, Totò ne fa esplodere il formalismo perbenistico: senza però
i[J!][ltrapporgli un linguaggio con una carica di verità. Anche qui, occorre riba-

«coloritura locale molto attenuata» nei film di Totò cfr. anche Ruffin e D'A-
7, p. 129. Sulla preferenza di Totò per i giochi linguistici in italiano in luogo
o cfr. Radtke 1983. Di opinione diversa è Cresti 1982, secondo la quale Totò
, ato la «caratterizzazione dialettale degli "errori", che per secoli è servita a
grottescamente il popolo dialettofono, in un'accusa rivolta ai pedanti, ai cen-
. modestamente a quelli che non avevano il coraggio di parlare semplice-
.294). L'argomento è stato già ampiamente sviluppato in Rossi 1999a, cui si
r l'esemplificazione, per i riferimenti bibliografici e per un puntuale riscon-
i tratti dialettali presenti in Totò a colori, 1952.
'ani regionali sono quelle varietà linguistiche che hanno come base lessica-
tattica l'italiano, ma con forti influenze dialettali a livellofonetico (cfr. Pog-
): «quello che di solito vien chiamato uso del dialetto nel cinema spesso
ttosto, uso di un italiano regionale, talora popolare [...) preso per dialet-
'~itì::::Gg<tld.o 1994, pp. 70-71).
64 LA UNGUA IN GIOCO
.1:'l'<Rl1 ITALIANO BENEDETTO IDDIO!»: I DIALETTI 65
dire che questa rinunzia è una ragione di forza: l'unico valore linguistico con-
cretamente disponibile sarebbe stato infatti il dialetto, con un'implicita regres- sìculol» [Totò a colori, 1952]; il povero cognato «siculo» di Totò, in
sione verso il folclore nostalgico. Totò trova il suo proprio linguaggio solo nel- a colori, è anche vittima di un grottesco fraintendimento di «unn'è»
!'insulto e nello sberleffo, parlato o meglio ancora muto: lo sputo nell'occhio, , scambiato da Totò per un nome proprio «<Unnè»):
concepito secondo un cerimoniale non tanto burlesco quanto brutale 3.
Al....'TONIO:
Villici miserabili! È questa/ la ricombensa?! È questo/ il rìngra-
Il dialetto, più che al cinema, ricorre nella produzione poetica di Anto- zìamèndo che avete per un uomo/ che butta il sangue sui libri per studiare/
nio de Curtis (poesie e canzoni). L'attività poetica, in quanto più intima e onde creare un'opera che dia lustro/ a questo vostro paesucolo ... Beh/ sorvo-
meno vincolata a esigenze di successo e di guadagno, può ben servirsi ~o// Eheh// Oh! Oh! Ma vi siete dimendigati chi sono io? Lo avete dimendi-
gato chi sono? lo sono un genio! Sì! E verrà un giorno in cui! su questa fac-
della lingua degli affetti più che delle standardizzazioni ad uso pubblico.
iliata di questa casal ci dovrete mèttere una lapide! "In questa casal Antonio
Anche qui, tuttavia, lo stile non è monolitico, bensì plurilinguistico 4. ~ li-
Seannagattì/ detto il cigno di Caianiello"/ dico/ "Caianiello"/ eheh/ "nonché
vella la più famosa delle sue poesie, ne è un esempio, fin dai primi versi, 'i0'5pite gradito/ compose la sua operai meravigliosa"//
per l:alternanza italiano/napoletano: «Ogn'anno, il due nov:mbre, c'è yu- l\®XCO: E urine è?
sanza I per i defunti andare al Cimitero. I Ognuno ll'adda fa chesta cnan- il","i:'TONIO: Unnè?!
za: I ognuno adda tené chistu penzìero- 5. Come si vede, la cornmutazio- 5:0CCO: Unne è?
ne di codice non risponde necessariamente al cambiamento d'interlocu- Al"i:'TONIO: Chi è/ Unnè?
tore (anche se, nel corso della poesia, il dialetto napoletano del defunto ~XCO: Dico/ unn'è/ <unn'è>?

netturbino è contrapposto all'italiano aulico e arcaico del defunto mar- ,~"i:'TONIO: <Chi è/ Unnè>? Chi è?

chese), ma può avvenire nell'ambito di una sola voce (quella del narrato- kICCO: Dov'è?
.~""'TONIO: <Che cosa>?
re). Ancora una volta, dunque, il plurilinguismo di Totò, anche nelle poe-
~;ocCO: <Quest'ospite> gradito/ dov'è?
sie, sembra di tipo più espressionistico e gaddiano che realistico.
Al'\,TONIO: Sono io//
k)'CCO: Ah/ tu/ sei l'ospite gradito?
:~'\,TONIO: Marranol
ILI. Tra terroni e polentoni: Totò dialettojobo
·.~:m!)fe deridendo i siciliani, di un uomo che parla con accento mar-
Non sono rari, nei film di Totò, inviti non troppo cortesi all'uso dell'i-
ite siciliano si dice: <<è uno dell'alta Italia» [Siamo uomini o capo-
taliano in luogo del dialetto, o apprezzamenti più o meno offensivi (pro-
5]. Per restare sulle isole, Totò fa il verso anche al sardo: «Iu? Cu-
pri anch'essi della cultura popolare) sulla provenienza geografica dei par~
'?», dice vedendo un busto che lo rappresenta; gli chiedono: «ma
lanti: «qui si parla in italìanoz ostrega» [Guardie e ladri, 1951J; «ahahl MI
<:ula?» e Totò risponde: «sardo» [47 morto che parla, 1950J.
fai ridere// Siculo! (alla sorella) Lo senti? Mettilo a postol [...] Metti a po-
spirito dialettofobo di Totò colpisce soprattutto il pugliese «<e
0/ benedetto Iddio!», «si ricordi che lei! qui in Italia/ è un osh-
3 Spinazzola 1974, p. 95.Approfondimenti su questo tema compariranno in Rossi in
spesso avvalendosi dell'ottima collaborazione della «spalla» Gu-
stampa. . . .• Inglese, come nella celebre scena di Totò a colori, 1952, riportata
4 Anche nei testi poetici, «Iotò ha utilizzato una lingua a volte aulìca a volte mo-
La derisione del dialetto pugliese è ottenuta esasperando
derna con l'innesto di neologismi e il frequente passaggio, nel medesimo testo, dal
vernacolo all'italiano» (Costanzo Ioni, in Guarini 1981 [a c. di], p. 23). Cfr. anche Ro- sempre coerentemente) i tratti propri di quella varietà regionale: la
meo 1998a. . ione di a in e e talvolta anche l'apertura di i in e: dèca 'dica';
S Cito da Guarinì 1981 (a c. di), p. 32, vv. 1-4. Per l'analisi linguistièa di 'A lzvella cfr. a 'sicumera', sèndaco 'sindaco', gelsomene 'gelsomino', tulepene
Perrone 1996e Romeo 1998a. , orchetette 'orchidea', cleneca 'clinica', crepi 'Capri' [Totò a co-
66 LA UNGUA IN GIOCO ITALIANO BENEDETTO IDDIO!»: I DIALETTI
67
lori, 1952]. «Cefre- 'cifre' detto da Guglielmo Inglese, è frainteso da Totò ~stregheta!»: intercalari dialettali e usi non censori
come «cefali» [Ilturco napoletano, 1953]; Totò corregge «stoce- con «sto»
[Miseria e nobiltà, 1954]; a un soldato pugliese che pronuncia «varva- per 1ìa i. celebr~ in,terc~lar~ di Totò se ne contano alcuni in dialetto: il pie-
«barba» Totò intima: «e parla italiano!» [I due colonnelli, 1962]. Una serie esismo «cerea» arnvederci' [San Giovanni decollato 1940. D
di fraintendimenti del pugliese di Nino Taranto si ha in Totò contro i quat- _le belve, 1943; Le sei mogli di Barbablù, 1950; Il t~rco n~po~~
tro, 1963: le deformazioni fonetiche di Taranto, che cominciano con «sub- 19~3; Gan:~e ~'o:o, 1958: detto da Luigi Pavese e poi anche da
doro» 'subodoro', provocano in Totò l'accorato: «ah/ Garibaldi! ch'hai far- ro,to,. F~brzzz e z gzovani d'oggi, 1960, detto da Oreste Lionello] 7 e
to!». Vediamo gli altri pugliesismi (deformati) di Nino Taranto nello stesso er:ezlolll venete «ostregheta, [San Giovanni decollato 1940· U.
film: «chiose» 'chiuse'; «cacaina- 'cocaina'; «long- 'dunque'; «impiagato» ,1953] e «ostrega, [Ipompieri di Vigg'iù 1949' G '.~. [' dnc:
il d' d ., ,uaruze e a rt
'impiegato'; «como» 'come'. Altre caratterizzazioni più o meno censorie m,e zco ei pazzi, 1954 e in molti altri film]. '
del pugliese si hanno in Tototarzan, 1950; Totò sceicco, 1950; Totò terzo 'lòto
· le Mokò 1949
,,1 s' ha l" l .
interca are piemontese «neh. (sciao
uomo, 1951; Totò all'inferno, 1955; Gambe d'oro, 1958. Il topos antipu- Cla~ n~h»), .ch~ ~~mbra fare il verso a Macario. Una rapida carrella-
gliese ha origini teatrali, come si può vedere almeno nella rivista Dei due moìtì dialettì (SICIlIano, pugliese, napoletano, laziale toscano emi-
chi sarà, 1936, sempre con Guglielmo Inglese: ve~eto, lombardo, genovese), nella parlata di vari ferrovieri 'italia-

INGLESE: Ti songhe domandate se mi mette dentre lo sacche.


u:
~~totarzan, 1950, durante il surreale dirottamento di un tre-
Sicilia
· ,
alla. Liguria. «Te 'l dis mi» 'te lo dico 1'0' e « jel d'IS Ifllx. , a l'le-
(... ] lO compaJOno in due fil
, . . m, neIlo stesso contesto: «le serve conta- b

I ~lS ~l», [To~ò .te~zo uomo, 1951]; «la serva è gagliarda! Guardi
TOTÒ: Ma che razza di lingua parlano. Che sono, Giapponesi?
INGLESE: Què bellò... c'è poco da sfottere... lo non so ciapponese...
serva/ e .conslgl~ablle// jel.; jel dis mi» [Totò a colori, 1952]. In
[... ]
TOTÒ: Ma dove siete nati?
e e ~a~rz, 1951, J1 romanesco di Aldo Fabrizi è un ottimo esempio
A DUE: A Besceglie. realIstl~? del dialetto - lontano da ogni esagerazione macchietti-
TOTÒ: E dove resta? dalle gia usu~ate stilizzazioni filmiche - utile anche per l'attesta-
INGLESE: Foggia, Bere, Terente, Pizzagnole, Roccacuriosa, Besceglie 6. forn: e ~rma~ desuete: «fo- 'faccio', -schìna, 'schiena'. Tra l'altro,
Toto SI. lasciava andare talvolta a espressioni romanesche 8, for-
Razzismo antimeridionale si ravvisa nella moglie di Totò in Gambe d'o- che per VIa della sua lunga residenza romana, per fare il verso alla
ro, 1958, allorché la donna, milanese, dà del «terrene- al marito, il quale egemone del cinema: «aho/ te possino ammazzà! Ma anna' ['n t'
" 1952]. ...» 10 o
però, a sua volta, le dà della «mangiapolenta», della «barbara» e della «lon-
gobarda-. Della «terrena- Totò già dava all'algerina Suleima (<<ma vai via/ toscano, oltre a «micco» 'sciocco' [Totò e Carolina 1955' L tt
f! 1960]' l l ' ., e o a
terrona!»), in Totò le Mokò, 1949. Contro i dialetti settentrionali ricordia- ·, .. ' SI segna a a garbata imitazione di Totò del fiorentino del-
Ave Nmc h'1, con tanto di gorgia e con «un» per 'non' [Totò cerca
mo le continue derisioni di Totò nei confronti del modo di parlare della
moglie veneta, in Totò e i re di Roma, 1952, e «parli italiano// Si spieghi»,
detto a un contadino veneto, e «è proibito parlare in dialetto» [Totò e Ca- alettalis:ni che suscitano fraintendimento, pur senza essere de-
rolina, 1955]; contro il «ciava» 'chiave' detto da una donna, Totò protesta: :D:ordi,lmo -cìofeca- 'schifezza' (riferito al caffè): «e che vuol dir/ cio-
«ligureb [La banda degli onesti, 1956].

~~ *messerìa) , inizialmente forma reverenziale di saluto ma poi anche


so di 'Ciao' e 'addio', cfr. Rohlfs [1949-54J 1966-69, § 478.
6 Cfr. Fofi 1980 Ca c. di), pp. 62-63. osservazìonì di Tullio De Mauro in Napolirano 1986 Ca c. di), p. 167.
68 LA UNGUA IN GIOCO !TALL~"IO BENEDETTO IDDIO!»: I DIALETTI
69
feca?» [Franca Valeri in Totò a colori, 1952] e, nello stesso film, il siciliano «Sarà latino coll'accento sardo»; il dialetto spacciato per lingua
inquoccbiare 'avere a che fare': straniera

ROCCO: Che c'inquocchia/ suo nipote? ,Totò, come s'è detto, il dialetto serve soprattutto per far ridere il
SINDACO: Come? ,IlCO con facili mezzi. Uno di questi è senz'altro lo scambio del dia-
ROCCO: Che c'entrai suo nipote/I. per lingua straniera e viceversa. Anche qui si tratta di un collaudato
,/~trale (c.ome s'è visto sopra, con il pugliese preso per giappone-
«È una cìofeca», detto sempre del caffè, sputandolo, è anche in Totò,
'\ledIamo glì esempi: in una scena di comicità irresistibile, in Totò
Peppino e i fuorilegge, 1956 e 1 due marescialli, 1961. Ricordiamo infine _195~, il .bitontese (varietà del pugliese parlata a Bitonto, in pro-
la voce narrante fuori campo di Nino Manfredi che parla in cociaro, in di Bari) VIene scambiato per arabo, in un'incomprensibile litania
Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi, 1960, e il famoso «ca/ nisciun è fesso!» [1 si capisce soltanto un iterato, minacciosissimo, «rnòia!» detto
ladri, 1959; Totò contro i quattro, 1963; Totò d'Arabia, 1965], che nel film Totò; «de visu» è scambiato per sardo: «dev'essere sardo» [Le sei
1 ladri si guadagna addirittura un acronimo: «CNF» (con il quale, tra l'al- di Barbablù, 1950; Letto a tre piazze, 1960]; anche a «statu qua» e
tro, si ridicolizza l'abuso di acronimi in tutto il film: «FBl», «QDN» 'Que- rnanu» tocca la medesima sorte;
stura di Napoli'). Per un'altra ridicolizzazione di acronimi, si veda «SPA»
'Sindacato posteggiatori abusivi' [Totò, Peppino e.... la dolce vita, 1961] 9. Ma allora è proprio sardo! [...] Te lo dicevo/ io// Questo è sardo spac-
caro//
Segnaliamo infine un solo caso di evidente esaltazione del dialetto (di
"i\c\mCARE (Mario Castellani): Ma noi è latino!
matrice scarpettiana) nei confronti delle lingue straniere e dell'italiano
Sarà latino/ coll'accento sardo// [Le sei mogli di Barbablù, 1950].
(che anticipa, tra l'atro, l'esempio di tigbt --+ sciammeria sopra citato),
anche qui, però, con intenti comici più che ideologici: Senza deformazioni, invece, «de visu» ricorre in «osservo de visu»
lascia o raddoppiar, 1956J e in «mi lasci constatare de visu» [1 la-
PASQUALE (Enzo Turco): Siccome il monte di pietà era chiuso/ vai dallo char- 959]. In Totò a colori, 1952, Totò crede che il giardiniere pugliese
cutìer qui alla cantonata/ eh? ~!~ìili;l'~~t::lmlo Inglese) sia straniero e gli si rivolge in francese, inglese, tede-
FELICE (Totò): Da chi? ';:I~*,),!·spagnolo e russo:
PASQUALE: Dallo charcutier alla cantonara//
FELICE: E chi è questo sciacquettiere? G.t"tRDINIERE: (cantando) "Femena/ tu sei una mela! femena// Quist'uocchi
PASQUALE: Il pizzicagnolo// Il salumìerez/ hai fatto chiangere// Nun me posso più domandà ca"//
FELICE: Il casadduogIio? !l."i:IONIO: Giardinieri! Contadini! Facchini! Uomini di fatica! Uomini a mezza-
PASQUALE: Eh// dria! Mezzadri! Mezzadresse! Figli dei contadini abbandonati! Lavoratori
FELICE: E parla chiaro! della terra! Eh?
PASQUALE: Il bottegaio// iQ"tRDINIERE: Dèca//
FELICE: Eh// [....] Se io vado dallo sciartonìer con questo paltò/ quello me pi- tii\c"'iTONIO: Come?
glia a calci! capito? [Miseria e nobiltà, 1954J. ~~W.tJU'J)INIERE: Dèca//
JL"-;TONIO: Eh... sa... eh ... excuse moi// Vous parlez français?
iGi"tRDINIERE: No//
9 Anche la ridicolizzazione dell'abuso degli acronimi ha origini teatrali: «oggi, vedi
Speak angIìsc?
tutto deve essere rapido, sintetico, e perciò bisogna sempre usare la sigla» (Quando .Q"tRDINIERE: No//
meno te l'aspetti, 1940, cit. in Bevilacqua 1965 [a c. di], p. 26). !l.~~'TONIO: Sprechen Sie deutsch?
E&4UMQ

70 LA UNGUA IN GIOCO
lTALIANO BENEDETTO IDDIO!»: I DIALETTI 71
GIARDINIERE: Neanche//
ANTONIO: Habla espariol? GURDINIERE: <Comongue>/ il sendaco non c'è//
GIARDINIERE: No// A'\TONIO: Non c'è?
ANTONIO: Gavarit pa rus? G!ARDINIERE: No//
GIARDINIERE: Ma che parùs/ che so ... parlo taliane?! .'L'\TONIO: E dov'è andato?
ANTONIO: Ah/ lei parla italiano? G!ARDINIERE: E dopo il fatto di ìere/ è ricoverato alla cleneca//
GIARDINIERE: Eh// A.'.\TONIO: Alla cleneca?
GIARDINIERE: Eh//
ANTONIO: E parli italiano/ benedetto Iddio! Dunque//
GIARDINIERE: Decevo/ "dèca/ lei"// A'\TONIO: Alla clinica//
Gl~INIERE: Eh//
ANTONIO: "Dèca/ lei"? Ah/ "dica"// Eh//
.'L'\TONIO: Fatto di ieri?
GIARDINIERE: Eh//
tJL~INIERE: Eh//
ANTONIO: Voleva direi "dica"//
GIARDINIERE: Eh// c\l"10NIO: E... e ... e ... quale fatto di ieri? Ah/ ho capitoli Quella sciocchezzu6-
la// Sì// <Eheheh>//
ANTONIO: Ho indovinato// Eccomi quali
GIARDINIERE: Dica/ dove val con questa secomera? GL~INIERE: <Sciocchezzu6la>! Quell'è successo il finimondo!
ANTONIO: lo? ,'L"10NIO: Beh/ beh/ non esageriamo! Non esa ... È stata una sciocchezza equi-
GIARDINIERE: Eh// vocata// Sì sì sì sì sì// Eh... beh/ va be'/ e allora me faccia parlare col nipote//
ANTONIO: Hm? (guardandosi intorno) Non credo/ sa? Vuoi ripeterei scusi? Oppure con quella signorina/ Pa... Poppy// <Po... Poppy// Poppy>//
GL~INIERE: <Ah/ la... l'amerecana>//
GIARDINIERE: Dico/ dove val con questa secomera?
.'L"10NIO: Eh/l'americana// <Eheh>//
ANTONIO: Eh/ veramente io sono solo// je suis seull/ Eheh//
GL~INIERE: <Eh>// Sono partitil/
GIARDINIERE: Con questa baldanza// Con questa securezza//
.'L'tI0NIO: Sono partitif
ANTONIO: Ah/ "sicumera"//
Gl~INIERE: Eh//
GIARDINIERE: Eh//
1\l'tI0NIO: No! Sono partiti?!
ANTONIO: Lei dice/ "secomera// Com'era"// Che ne sol io/ com'era? Dunque/
GL~INIERE: Eh//
questa/ se non erro/ è la villa del sindaco//
A?\TONIO: E com'è possibile?
GIARDINIERE: <Sì>//
GL~INIERE: Eh//
ANTONIO: <Sì>// È la vi... Questa è la serra// La serra la villa// lo vorrei parla-
re proprio col sindaco// In personal/ Di fìsìco// ,'L'tI0NIO: E come?! [Me doveva fà] la raccomandazione... e... ha
GIARDINIERE: Col sendaco? telefonato per Milano// Per... per... per Tiscordì// Hm ... e come? Partiti/
così// Sono partiti entrambi?
ANTONIO: No// Col sìndaco//
Gl~INIERE: No// Che tram? So' partiti col taxì//
GIARDINIERE: Eh// Col sendaco//
A:"10NIO: Ah/ col ta... No/ che che che c'entrai il taxì? Non v'ho mica do-
ANTONIO: Ma/ perché mi vuole far parlare col sendaco/ se io voglio parlare col
sindaco? mandato se sono partiti a piedi o in taxì? Sono partiti entrambi/ per direi
"son partiti tutt'e due"// Eh sì// Son partiti a piedil/ Per forzali
GIARDINIERE: E col sendaco! <Sto dicendo! Ohé >!
GL~INIERE: Eh//
ANTONIO: <E non si arrabbi! Non si arrabbi>! Ha capito? Villico!
.\STONIO: Ehm ... e dove sono andati? Ehm ... dove sono andati?
GIARDINIERE: Eh//
GL~INIERE: Crepil/
ANTONIO: Ha capito? Si ricordi che lei/ qui in Italia/ è un oshpite!
A.'tI0NIO: Eh? Come?
GIARDINIERE: E io so' talìanet Non fà lo shpiritose! Famme lavorare/ che devo
GL~INIERE: Crepi!
potare lo gelsornene/ lo tulepene/ l'orchetette...
A.'tI0NIO:
. Ma crepa tu/ <e tua sorella/ sa'>!
ANTONIO: Eh/ l'ingegnerei I'avvochete... Quale architette/ e architètto// Si di-
GHRDINIERE: <Eh>//
ce/ orchidea// < Hm > //
ANTONIO: Animale/ che non sei altro/l
1J 2J li ,
72 LA LINGUA IN GIOCO IT.4.LlA.'<O BENEDETTO IDDIO!»: I DWETTI
73
GIARDINIERE: Uhé! AI\TONIO: È di qua?
ANTONIO: Te do uno schiaffone/ sa'?
\l?IlE; Sì// Eh/,sono di qual perché/ m'ha ciapà per un tedèsco?
GIARDINIERE: Beh!
ANTONIO: Come si permette? Ineducato/ villanzone/ che non è altro!
;'\TO~IO: Ah/ e tedesco? Te l'avevo detto/ io/ ch'era tedesco//
• EPPINO: Ah/ e allora come si fa?
GIARDINIERE: Hm// A,'\TONIO: E ci parlo io//
ANTONIO: lo sono un signore! Un galantuomo! Ha capito? Sono un musicista! PEPPINO: Perché/ tu parli?
Sono un genio! <Ha capito>? AZ\TONIO· Eeh! Ho avuto u . / " .
GIARDINIERE: <Ma sarai Eugenio>// D'accordo// Ma che vuoi da me? '. n amICO pngioniero in Germania// Non m'inder-
romperei sennò perdo il filo// Dungue/ excuse meli
ANTONIO: Ma che Eugenio e Nicola! Sono un genio/ ho detto! \t1GlLE: Se gh'è//
GIARDINIERE: <E mbeh >?
.~'\TONIO: Bitte schonz/ Noio ... <noia> ...
ANTONIO: <Un>// Articolo indeterminato// Unii \1GILE: <Se gh'è>?!
GIARDINIERE: E ti ho detto/ che sono... partiti per l'isola de Crepi! L~'nONIO: Ha ... ha capito!
ANTONIO: Ah! L'isola di Capri! PEPPINO: Ch 'ha detto?
GIARDINIERE: E mbeh?
4~"'TONIO: Dopo ti shpiego//
ANTONIO: Eh! Isola di Capri! Eh/ 'sta lingua! Damme la forbice (fa per ta-
gliargli la lingua) < Tatatata> ... -'L'rO~IO: .~OiO/ vole ... volevàn... volevòn/ savuàr/ noio volevàn savuàr l'in-
dns... ja.
GIARDINIERE: <Dai/ stette ferme>! Stette ferme/ <rabbassa le mane>: :P'EPPINO: ]a//
ANTONIO: Capri// Sono andati a Capril/ lo po... potrò... potrei raggiungerli//
Eh già// YIGlLE: Eh/ mal bisognai che parliate l'italiano/ perché io non vi capisco//
,'\?''#TONIO: Parla italiano! '
GIARDINIERE: Eh// ji-'EPPINO: Ah!
ANTONIO: lo posso raggiungerlìz/ E chi me lo vieta?
i~,,-'\TONIO: Parla italiano!
GIARDINIERE: Eh//
PEPPINO: Ah! Complimèndi!
ANTONIO: Nessuno// Che ore so'? Sì! So' le cose e tando!
/\.:"LTONIO: Complimèndi!
GIARDINIERE: Eh// Ce manga 'n guarte//
:P'EPPINO: <Complimèndi>!
ANTONIO: Ce manga un guarto// Faccio a tempo//Vado// <Vado//Va> ...
Aii"'rONIO: <Parla italiano>! Bravo!
GIARDINIERE: <Dove vai>?
7g1iGILE: Ma scusatez/
ANTONIO: Come/ dove vado?! È tre ore/ che lo stiamo parlando/ no? Lo stiamo
,,"L'iCTONIO: Dungue...
dicendo! Vado a Capri! A Crepi! L'isola delle sirene! L'iso... Marina piccola!
Marina grande! L'unghia marinal/ (fa finta di graffiare il giardiniere) Ma dove vi credevate di essere? Siamo a Milano/ qua!
\.@,'\'1'G""h'J:Appundo/loso//
GIARDINIERE: Eh//
:!ri:J!"PT'\O Eh//
ANTONIO: Baccalà! Ah!
itY!%TONIO: Dunque/ ehi noi/ vogliamo sapere/
.ftPPINO: Pere//
Di una scritta inglese, a Milano, si dice: «è scritto in milanese»; nel ca-
,~{TONIO:perandare/
poluogo lombardo, inoltre, secondo Totò e Peppino, si parla tedesco e un 'lFE''1'INO: Per andare//
vigile urbano milanese è «un generale austriaco» lTotò, Peppino e... la ma-
'IO: dove dobbiamo andare/
lafemmina, 1956]: il fatto che conosca anche un po' d'italiano Ca dire il '0: Andare//
vero assai regionalizzato), dunque, meraviglia oltremodo i due compagni NIO: per dove dobbiamo andare//
di viaggio: '0: An... andare//
N10: Sal è una semblice informazione//
ANTONIO: Excuse meli [...] Scusi/ ehi lei è di qua? F; Sentite//
VIGILE: Dica// 'O: Signorsì//
74 LA UNGUA IN GIOCO
·'t PARU I1:"o.LIANO B
. ENEDETTO IDDIO!»: I DIALETTI

ANTONIO: Sissignore//
75
VIGILE: Se volete andare/ ~or~èr», nello stesso film: -gh'è la nebìa: ' , o 'o ,o

PEPPINO: Sìssìgnorez/ nculusl cùrer// Hai capìro> An 'I h ' Chì/ a Milàn/ gh e la nebìal E pe-
,-, . r Anzr g e penso m' /'1 (Il" ,
VIGILE: al manicomio/ E periculùsll Vai chìa I E . 1/, \a autzsta) SCluminòX/1
n, non correr' Si sg 'hl M'l "
ANTONIO E PEPPINO: Sissignore// l'ld medesimo film è l'e ' ' UIS r», I anesìssrma, invece
. ' spresslone «se gh'è» C' h 'o , ,
VIGILE: Vi accompagno io// To to in risposta alle minacce dell' d c e cosa c e?), detta da
ANTONIO: <Sissignore>// . iracon o cognat "l'
presa anche in Totò R 'hh ' o SICI iano Rocco e ri-
PEPPINO: <Va bene>// Bene// o eyyzno e.., la malafemmi
, 19 6
ìD!i,,'e volte dal vigile urbano ' n ' mina, 5, pronunciata
VIGILE: Ma varda un po'I che roba! Ma da dove venite/ voi? Dalla Val Bremba- ?eppino, I reazIOne alle farneticanti domande di Totò
na?
Anche se pseudodialettalismi' , , ,
ANTONIO: Non ha capito una parola! in Totò a colon' si sono ,pr~pn~mentedetti SI nscontrano soìtan.
'o
gIa
&r4ate, che al dialet~o rimand vIstljaltn ca~i di parole fortemente defor.
In Letto a tre piazze, 1960, il latino è preso per siciliano, In Totò, Pep- ano so o allUSIvamente· h '
, -cefre- 'cifre' «cacaina 'co ' , C . «ore erette» orchi-
pino e... la dolce vita, 1961, Totò tenta di parlare in inglese e invece par- ~"as.sonanza con c~ca~e) ," . cama "usa~o perché fa ridere, per via del-
la in pugliese (il brano è citato sopra), Soprattutto l'italiano regionale pu- , «ImpIagato» ImpIegar ' C
a piagato) e gli altri Sopra citati lO. o usato perché è molto
gliese, dunque, o una varietà dialettale più O meno vicina al barese, viene
utilizzato come termine medio nel passaggio dalla lingua straniera (ingle-
se, arabo) all'italiano e viceversa, Ma, come s'è visto, anche il siciliano può
assolvere alla stessa funzione:

TOTÒ: Sursum corda// Che significa?


SERVITORE: lo mica parlo il francese//
TOTÒ: Ah già/ questo è sicilìanoz/ [Signori si nasce, 1960J.

«Sursum corda! Su colle corde!- [Il monaco di Monza, 1963]. La com-


mistione dialetto/lingua straniera è finemente sfruttata, infine, anche in
Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi, 1960, allorché l'insegnante d'inglese leg-
ge una poesia con pronuncia impeccabilmente britannica e poi, rivolgen-
dosi all'alunna indisciplinata, prorompe in una marcata cadenza siciliana,

II,4. «Sciuminox». dialettalismi inventati

A conferma del fatto che, a parte qualche eccezione, i dialetti sono per
Totò degli strumenti ludici, non realistici, citiamo alcune forme inventate,
o quantomeno ibridate sulla base di diverse provenienze regionali: «sciu-
mìnòx- (deformazione del settentrionale giuinòt 'giovanotto') e «si sgui-
sh» (deformazione del toscano e centro-meridionale si sguiscia 'si scivo-
la'), in Totò a colori, 1952, e ancora gli improbabili (a Milano) -chìan» e Ori
7i?ì1it::: esempi. tratti dai film di Totò sui temi dell' .' . .
··,,,,0 trovare m Brunetta 1996 _, e lmgue StraOlere e del dìaler.
, pp. 5153, Ruffìn 1996; Romeo 1997 e 1998b,
III. «VENIAMO NOI CON QUESTA MIA ADDIRVh:
L'ITALIANO POPOLARE

m.l. "Ma mi faccino il piacere». i congiuntivi alla Fantozzi e la


~mplifkauoneanawgka

Con italiano popolare i linguisti intendono quella varietà di italiano


appresa da chi ha per madrelingua il dialetto. È una sorta di italiano re-
gìonalìzzato, sì (nell'orale, perché nello scritto la regionalità è, ovvìamen-
[e, meno evidente), ma .con fenomeni comuni a tutta l'Italia, caratterizza-
da numerosi errori di morfosintassi nell'accordo del genere e del nu-
mero delle parole, nell'uso delle persone, dei tempi e dei modi verbali;
errori di segmentazìone delle parole e di punteggiatura; dalla rnesco-
.b,~ di espressioni auliche e burocratiche a espressioni triviali e dialetta-
dal pleonasmo e dall'anacoluto l. Tra le caratteristiche ricorrenti nella
~produzione (sempre, beninteso, con intento umoristico) dell'italiano
:!?to,pollar'e ricordiamo gli usi substandard del congiuntivo (di solito con
'*:srrlenlze errate) e la tendenza al livellamento analogico dei paradigmi
~i e nominali.
Per il congiuntivo, spiccano gli esempi seguenti: «ma mi faccino il pia-
[Totò cerca casa, 1949; Totò e le donne, 1952]; «venghi- (detto da
o Benti); «passino» [Totò a colori, 1952]; «digli che ti dasse- [Totò
moglie, 1950]; «se ne vadino» [Totò e le donne, 1952]; «vadìno»
Vittorio e la dottoressa, 1957; I tartassati, 1959]; «faccino» [Totò
luna, 1958]; «mi permettino» (1 tartassati, 1959]; «Mi facci scende-
etto 4 volte da un personaggio secondario, in Signori si nasce,
. «venghìno» [Totò, Peppino e... la dolce vita, 1961]; «se ne vadi» (Il

i'~;iJ'itaJiano popolare unitario cfr. almeno De Mauro [1963] 1993 e 1970; Corte-
976; Sanga 1981; Poggi Salani 1982. Sul significato di pleonasmo cfr. infra,
'L'anacoluto indica un cambio di progetto, ovvero un passaggio sìntattìco da un
che rimane in sospeso, all'altro, nell'ambito dello stesso enunciato: per es.,
un termine che dapprima sembra un soggetto diventa poi un complemento:
e:b:e muoiono, bisogna pregare Iddio per loro» CA. Manzoni, I promessi sposi,
78 LA LINGUA IN GIOCO
-----------
"tVENL-'L\lO NOI CON QUESTA MIA ADDIRVI»: L'ITALIANO POPOLARE
.

79
monaco di Monza, 1963]. Abbiamo anche un ìpercorrettìsmo: «mi sa- Per la sintassi, si ricorda l'anacoluto, «d l . .
prebbe dire che significhi Palìatone?» [Totò e i re di Roma, 1952]. nano- [Totò e le donne 1952] l' . ~ ~a persona a CUI nOI ci telefo-
, e uso transItIvo di ri h'
Com'è noto, il più grande erede di Totò nell'uso del congiuntivo po- macchinetta altrove» allude ' " . manere: « o nrnasto
polare sarà Paolo Villaggio nei panni di Fantozzì. 1959]. Della fraseologi; popola~~~ ~ll :,ccendlslgan dimenticato [I ladri,
Tra gli altri fenomeni dell'italiano popolare si incontrano alcuni plurali dUo» 'bel bello' [Lo smemorato dieC a ormula «tomo tomo/ cacchio cac-
analogici: «sindachi» 'sindaci' [47 morto che parla, 1950]; «le nostre co- nica, 1968); «tomo tomo» com ar ollegno, 1962; Il mostro della dome-
niughe- 'coniugi' [Totò, Peppino e le fanatiche, 1958]; «monachi- 'mona- di Antonio de Curtis Indl'zP d: .anl~he due volte nella poesia 'A livel-
. IO I Ita lano popola .
ci' [Il monaco di Monza, 1963]. che alcuni usi pleonastici riport t' l ' re possono essere an-
a I ne capitolo XVII.2.
Errori di genere e di desinenza: -arrìvederk» [detto da una comparsa
salutando Aldo Fabrizi, in Guardie e ladri, 1951]; «scapole» 'nubili'; «lei è
proprio il giornalista/ autentica» [Totò, Peppino e le fanatiche, 1958]; «co- lli.2. "Punto punto e virgola p
punteggiatura unto punto e virgola»: scrittura e
nìugìa- 'coniuge' [Lo smemorato di Collegno, 1962].
Livellamenti analogici del paradigma verbale si incontrano in: «pungìa-
Il regno dell'italiano po l '
to- 'punto: participio passato di pungere' [Figaro qua... Figaro là, 1950]; plicazione artisticamente p~oa~:: eeso~rat.tutto la sC~itt~ra, e infatti I'ap-
in analogia con il tema di nascere abbiamo «nascìo» 'nasco' e «nascìano ,popolare si ha nella celebr d (plU citata) degli stìlernì dell'italiano
'nascono': malafemmina 1956 che erl'pett~tura della lettera in Totò, Peppino e... la
, , ortlamo pnma inte l .
scambio d' b ' gra mente (con Il rigo-
GIULIA SOFIA: Come nasci!stella? " I attute tra Toto e Pep in ) .
ilettera, così come sarebb p ~ e POI nella sola forma della
LEOPOLDO: Ah già// e apparsa alla destlOataria «malafemmina»:
ANTONIO: Come nascio io?
LEOPOLDO: Ehm... TOTÒ: (dettando) Signorina//Signorina//
PEPPINO·
"
(guar.-1
u,a
nd .
OSI attorno) Dove sta?
GIULIA SOFIA: Sì// TOTO: Chi è? .
ANTONIO: E nasc... nascio come nasciano gli altri! no? (mimando un grande
PEPP!NO: La signorina//
sforzo, come per tirar fuori qualcosa) Hm// [Totò a colori, 1952]. TOTO: Quale signorina?
PEPP!N?: Hai detto "signorina"//
Ma l'analogia è possibile anche col tema di nasco: «il bambino nasca TOTO: E endrata na signorina?
quando vuol nascare!» [Il monaco di Monza, 1963]. Sempre in Il mona- PEPP!NO: E che ne sol io?
co di Monza, 1963, Nino Taranto dice «morse» invece di morì (che, in ef- rOTO: Signo...
fetti, può essere valutato come arcaismo, oltreché come popolarismo); PEPPINO: Avandi!
quest'utilma forma serve qui unicamente per riattivare un gioco linguisti- rOTÒ: Animale' Signori 1 È l" d .
gnorina// . nna. IO esdazione autonoma// Della letterali Oh! Si-
co già introdotto: Totò crede infatti che l'avo di Taranto, anziché discen-
dere dai «Borboni», discenda dai «barboncini», sicché appena sente «mor- PEPP!NO: (cambiando foalio) Ecco//
TOTO: E.. co Ò

se» dice: «tutti i barboni hanno questo difetto di mordere...». Il participio PEPPINO', ... e'.'. non era buona/ quella signorina lì?
. : E macchlato//
passato di parere, infine, è ora paruo «<mi era parvo»), ora paruuto «<t'è rOTÒ: Signorina//Veniamo... veniamo...
parvuto rnale») [Il mostro della domenica, 1968]. PEPPINO: Veniamo...
Tipiche deformazioni dell'italiano popolare sono «laura» 'laurea' [Totò, TOTÒ: noi...
Peppino e... la malafemmina, 1956; Totò diabolicus, 1962] e «psìcopàta» PEPPINO: noi...
'psicopatico' [Totò contro i quattro, 1963]. rOTÒ: con questa mia/ a dirvi!/
«\iEN!AJ\10 NOI co N QUESTA MIA ADDIRVI»:
. .
L'ITALIANO POPOLARE
80 CA UNGUA 'N moeo
TOT' 81
o: <CheChe
minilez/ avreta>/I
avr Ch e av;eta/I Che avreta// Eh ) I '
PEPPINO: Chel/ eta perché// gia. e". fernrruna// È fern-
PEPPINO' con questa."
TOTÒ' Veniamo noi! con questa <mia! a dirvi>!! TOTÒ: Perché?
PEPPINO: <mia>! a dirvi// PEPPINO: Non s 1/
TO ' Che è/ "non o so"?
TOTÒ: Addirvil/ Una parol a// Addirvil/ , TO:
la// PEPPINO: "Perché" h .
PEPPINO: A dirvi/ una paro TOTÒ- "P h' c e cosa?
. erc e" che?
TOTÒ: Che! PEPPINO: "Perché" .
PEPPINO: Che// TO ' qua?
TOTÒ: Che// :'F TO:.Oh! Perché!
ii ~PPINO''. Ahi " perché" qua!
PEPPINO: Che//
Il dispiacere eh
TOTÒ: Ch'è? l'''EPPL''JO: "Perch ,>, e avrete perchél/
PEPPINO: Uno!/ Quanti? , e quali
TOTÒ: Che è? B ' qualificatiIVO I no?
.r'1"l"P1:"",rE aggettivo

PEPPINO: Uno che// ehi IO scrivo//


. Perché/ d avete lasciare/
TOTÒ: Uno che// desimol
!NO: Eh'.di p ers ona., Ma che I nostro nipotell Che
~ rI zii/
stai facendo n a faticata?
c.
.. che siamo noi! me-
S'a' .
PEPPINO: Ah// Che siamo n . . sClUga ti sudore//
TOTÒ: Chef!
01 medesim d'
PEPPINO: che// Eh/! Q ilp acco con i soldi'
. ino o I persona! vi1 mandano questo!/ C' d'
TOTÒ: Shcusate se sono poche// . uesto!! ') In tca a

TOTÒ, chell
PEPPINO: Shco,"" se ;ono pO'hell Ma ,euecendo mila lìre/ pundo
Che// e'''' rché il giovanotto! e' studente che studia! che si d
Laura// eve prendere una
gola/ noi"
TOTÒ o funool,hpeoe
PEPPINO: noì... ehe qu,,"'nnol una pacol>! qu"","nol c'è ,",wl una
grande moria delle vacche// <Laura>/!
PEPPINO: Una grande". che dcve tenere la testa>! al solito posto/! Cioè!
Cioè".
TOTÒ: Come voil ben sapete// Punto//
<:ollo/'!
PEPPINO:
TOTÒ, Duepunto!/
punti' Ma ," Fai a ved' cne "'bandiamo' ',,"bOn""''''' adbO> <collo>!/
dandum"// ;;: pund'e virgola...
no/
PEPPINO: <Du>,,· moneta/ servono/ questa moneta! servo
TOTÒ: <Questa> questa ma
e un pund'e virgola//
servono a che voi/ vi consolate". Ah6/ shcrivi prestai robba!/
PEPPINO: Con <insalate> ..· lascia
. " . fare! Che d'!ca che noi siamo
,.,pp... .' .
provingiali/
I SIamo
. tìratì
.
TOTÒ: <Che voi>/ vi consolate ... ate"//
PEPPINO: Con ... Ah/ "con"." Avevo <capito "con le insal Hm>// ,Vl mdisdindamènd e! salutandovi indìsdimd amende
' ...
TOTÒ: <Voi vi consolate> ". Non mi fare perdere il filo/ che ce l'ho tutta Sal ...
PEPPINO: Avevo capitO "con l'insalata"// utandovì ìndisdìndamè d .
TOTÒ: Dai dispiacere". ?i"'~d"-"apn una parende// Apn. una
en e/ fratelli Caponi// Ch .
1
parende/ dici!" c h e siamo noi!!
,e siamo
PEPPINO: Dai...
TOTÒ: Dai dispiacere...
PEPPINO: <dispiacere> ...
LA LINGUA IN GIOCO «VENIA}.lO NOI CON QUESTI\. MIA ADDIRVJ»: L'ITALIANO POPOLARE 83
82
tra «a dirvi una parola» e -addìrvì// Una parola» (cioè scritto in una parola
PEPPINO: Caponi// . . sola) - e in «questanno».
TOTO:,
Hai. aperlO la parende? ChlUdl1a// Ma, sebbene ai limiti dell'analfabetismo, i nostri eroi sono tuttaltro che
PEPPINO: Ecco fattoli ? privi della coscienza della variazione diamesica (ovvero della differenza
TOTÒ: Volevi aggiungere qualcosaltu/ allora.
che oppone un testo scritto a uno parlato e tipologie testuali diverse tra
PEPPINO: Ma... hm... beh ... loro), tanto che vengono sfruttate formule pompose tipiche dello scritto
TOTÒ: Va be'// ten dere/'non c'e'." non c'è bisognol/ pretenzioso e del burocratese: «veniamo noi con questa mia addirvì». Fuo-
PEPPINO: Cosìl senza nuIla apre
ri dalla lettera, Totò azzarda anche una dotta citazione latina, naturalmen-
TOTÒ' In ba... in data odierna// .' ' 1/
PEPPU~O: Beh/ <ma... ma quello pOI SI capisce> te alterata; «melìus abundare- diventa «abbondandis adbondandum», La
TOTÒ: <Va be'// Si capisce>//. formula pseudoburocratica «nulla a pretendere» si incontra anche in Totò,
Vittorio e la dottoressa, 1957. La sintassi, come si vede nella stesura defì-
Ovvero: nitiva della lettera, è un capolavoro di incongruenza, con quell'ìpotassì in-
, mia addirvi che scusate se sono poche ma concludente e quella filza di che polivalenti «<a che voi vi consolate dai di-
Signorina veniamo nOI con questa , he questanno c'è stato una grande spiacere che avreta perché dovete lasciare nostro nipote che gli zii che sia-
, . ' fanno speCie c h ' vi
settecento mila lìre; nOI Cl , . esta moneta servono a c e VOI noi medesimo di persona vi mandano questo perché il giovanotto è
moria delle vacche come VOI ben sapete,~~udovete lasciare nostro nipote che 5U.idente che studia che si deve prendere una laura che deve tenere la te-
consolate dai dispiacere che avreta pere e, andana questo perché il giova-
. d ' o di persona VI m l' a! solito posto cioè sul collo»). La regola dell'accordo è violata in: «c'è
gli zii che siamo nOI me eS lm , ndere una laura che deve tenere a una grande moria delle vacche»; «questa moneta servono»; «dai di-
notte è studente che studia che SI deve lPre d vi indistintamente i fratelli Ca-
" l collo'"" ' sa utar, o "1l=l ilac:er,e»; «noi medesimo». In un caso l'intento pragmatìco di un'espres-
testa al soIìto posto cioe su
idiomatica «<avere la testa sulle spalle» 'essere responsabile') fallisce,
poni (che siamo noi), . .' i
l'la della riduzione dell'espressione al suo significato letterale, insensa-
. lta le caratteristiche ImgUlstlche d
Vale la pena di sottoltneare',alla sve " 'acutamente scelti e sapiente- quel contesto: «deve tenere la testa al solito posto cioè sul collo».
, o di popo lansrm d 11" volte Totò scambia la funzione delle parti del discorso, lanciandosi in
q uesto brano, talmente
, d
ncc
e una sorta 1 m
d' l'crotrattato di linguistica e l-
bi d l
mente combinati, a esser , d lla scena mostra lo scam io e zìoni metalìnguìstìche, una volta accordando una desinenza verbale
taliano popolare, Tutta la pnm~ pa~t~ e (l dettatura della lettera) con a! genere, come se si trattasse di un aggettivo «<che avretaz/ Eh già/
" e metalmoUlstlCO a , l' d tta i::rnn1ina// È femminile»), un'altra definendo la congiunzione perché
Piano intralìngUlStlCO.' p b
'no cre d e c.h e 1'l «,sl'gnorina» che Toto g 1 ,e
%"~;geittivo qualificativo». E infine, la vera chicca della lettera, la punteg-
q uello extralingUlStlCO:
ìferì
eppi
qualcuno presen
te nella stanza. Analogo glOcO
. l" .'
sia un allocutivo n ento a h' he Peppino crede rivo tl a se il soggetto viene separato dal verbo con un punto e virgola «<set-
h e con «perc e». c . mila lire; noi ci fanno»), i due punti seguono il punto «<come voi
si ha poco sotto, con «c e» arole deformate o fraintese, talora ID
e non dettati. Numerose sono le p le insalate»), talaltra creando 'te.;» e, ciliegina sulla torta, l'ìncredibìle serie di punto + punto e
modo poco credibile «<consolat~» ~d.«cont' he più basse «<autografa» -7 punto + punto e virgola «<cioè sul collo.;.;»).
. T lle varietà la..<;tra ic molto più sbiadito, esempio di dettatura di lettera (stavolta è
paronomasie verOSl ml l, ne . d' '(ntamente»; «parentesi» -7 «paren~
noma»' «distintamente -7 «m is 1 . e delle parole e delle frasi rrìnore e un pugliese il dettatore) si trova in Miseria e nobiltà,
« auto ' . d' segmentazlO n
»' «laurea» -7 «laura»), Erron 1 onsol in «addirvi» per -a tui si segnala soltanto la già citata correzione «stoce» per «sto».
te , l . salate» per «c ' ate») dettatura della lettera con svarionì può essere considerato
si hanno (oltreché in «con e 10 _ o olare a tradurre graficamente
dirvi» - forma che mostra la tendenza P P ì zioca anche sull'equivOCO d'ascendenza teatrale, come dimostra il brano seguente:
raddoppiamento fonosintatticO e nella quale SI g
84 LA LINGUA IN GIOCO

COMMENDATORE: Vogliate gradire egregio signore i segni della mia più ri-
spettosa differenza... Iv. «E CI SI PULISCA IL CULO!»;
DATTILOGRAFA: Deferenza... IL TURPILOQUIO
COMMENDATORE: Differenza...
DATTILOGRAFA: Deferenza...
COMMENDATORE: Differenza... la grammatica me la faccio da me ... E non vo-
glio osservazioni... [Se fossi un don Giovanni, 1938, ripreso in Belle o
brutte mi piaccion tutte!, 1942 2] .
Assai esiguo è lo spazio lasciato al turpiloquio nel cinema, fino almeno
agli anni Settanta. La censura era, in questo, piuttosto inflessibile. Anche
se il film popolare (tanto più se apparentato all'avanspettacolo, come
gran parte dei film di Totò) mostra qualche licenza in più rispetto agli al-
tri generi coevi. Tra gli insulti e le imprecazioni ricordiamo: «va morì am-
mazzato» [Fermo con le mani, 1937; detto senza voce, col solo movi-
mento delle labbra, in Dov'è la libertà...?, 1954; Il coraggio, 1955; Totò,
Eva e il pennello proibito, 1959; Totò e Cleopatra, 1963]; «te possino am-
mazzà!» [Totò a colori, 1952]; «cornuto» [Totò a colori, 1952; Totò e Cleo-
patra, 1963]; «li mortacci tua» [I due marescialli, 1961; Il monaco di
Monza, 1963; Totò e Cleopatra, 1963]; il magnificamente liberatorio «e ci
si pulisca il culol- (è forse la parolaccia più bella del cinema italiano, per-
ché assolutamente funzionale al contesto), pronunciato da Totò in rispo-
sta a «io ho carta bianca» detto dall'ufficiale nazista [I due colonnelli,
1962]; «me fa piglià le fregne!» [Il monaco di Monza, 1963]; «stiamo per-
dendo come romani! come egiziani! o come fregnoni?» [Totò e Cleopatra,
1963]; «figlio d'una mìgnotta- [Totò se.xy, 1963]; «battona», «pappa» e
«pappone- [Chefine hafatto TotòBaby?, 1964]. Con solo movimento del-
le labbra, ma chiaramente intelligibile, Totò dice al nano: «figlio de na mi-
gnotta», e il nano negro risponde: «a soreta- [Totò d'Arabia, 1965]. L'eu-
femismo «cacchio» compare in Il monaco di Monza, 1963.
Come si vede, gli insulti più pesanti si trovano soltanto negli ultimi film.
Vi sono poi molti insulti deformati, più che a scopo Iudica, stavolta,
forse proprio per aggirare la censura. Famosi sono i facili doppi sensi sul-
la città di Troia, a proposito di Elena di Troia (già in teatro, Quando meno
te l'aspetti, 1940 l): «Troia... Troia... Questo nome non mi è nuovo» [L'im-
peratore di Capri, 1949]; «Elena di Troia [...]11 L'ho sentito qualch'altra
voltai questo nome... E non mi ricordo...» [Totò all'inferno, 1955]. Il rìfe-

2 Cfr. Guarini 1991 Ca c. di), p. 218.


l Cfr. Bevilacqua 1965 Ca c. di), p. 30.
.EL EL. ...~=~tJJ2a;.

LA LINGUA IN GIOCO
86
V. «COME SI DICE QUELLA PAROLA?
rìmento, qui molto più raffinato, è anche in Totò lascia o raddoppiai, AHI POMICIARE»: IL SESSO
1956, in cui a una donna che si chiama Helen Totò dice: «Helen// Ma que-
sto nome non mi è nuovo».
Di facile effetto sono anche alcune paronomasie: «per la maiella» [Fifa
e arena, 1948, Totò d'Arabia, 1965, ma s'è già citato «per la maiellas», in
Fermo con le mani, 1937]; la parola cappio dà adito al gioco: «oh/ cappio!
Ma di che cappio parla?» [Figaro qua... Figaro là, 1950]; «se ognuno pen~ Anche in questo caso valgono le osservazioni sulla censura fatte nel ca-
sasse agli incassi suoi!» [Gambe d'oro, 1958]; «li mortai vostri» e «li mor.tai pitolo precedente. Comunque, anche se con moderazione di termini, le al-
loro» [1 due colonnelli, 1962]; -avviati a piedi// lo ti seguo col COC:hIO» lusioni sessuali nei film di Totò sono numerosissime. In 1 pompieri di Vig-
[Nino Taranto, in Totò contro Maciste, 1962]; l'espressione. «pa?a~e Il fio» giù, 1949, si incontra una delle battute più «audaci» del nostro corpus, det-
fornisce a Nìno Taranto l'occasione di insultare il nascituro IllegIttImO del- ta da Carlo Dapporto nei panni di un Petronio palesemente omosessuale,
la sua amata: «il fio! 'Sto fio de ...» [Il monaco di Monza, 1963]; «figlio de che ironizza sul fraintendimento dei nomi di due sue concubine, l'una
na mìgnocca» [Il monaco di Monza, 1963; Il mostro della domenica, Pomponia e l'altra Lavinia: «Pornponìa/ Lavinìa/facevano nascerei non sol
1968]; «ma che Cassio vai dicendo?» [detto da Ciccio Ingrassia, in Che co- uno strano miscuglio nel mio cervello/ che io pensavo che lei si chiamasse
sa sono le nuvole, 1968, riferendosi al Cassio shakespeariano con eviden- Pompinia- (la battuta sfuma, sicuramente per volontà della censura, e
te doppio senso]. Di grande effetto è: «bisogna stabilire le multe secondo «Pompìnìa- si capisce appena, ma il pubblico in scena ride, comprendendo
scale// Ci uno/ ci due/ ci sua» [Vigile ignoto, 1963]. l'evidente assonanza oscena). Gli stessi bikini delle ballerine in qualche
scena del film sono di un succinto inaudito per il cinema dell'epoca (se
escludiamo i seni nudi di Blasetti, già alla fine degli anni Trenta J). Com'è
noto, 1 pompieri di Viggiù è un collage di brani di rivista. Tale allentamen-
to dei freni della censura in questo film ci conferma che, sul teatro popo-
lare, i «Catoni» dell'epoca erano ben disposti a chiudere un occhio. La mo-
rale del teatro popolare è, del resto, dichiarata ad apertura di Il turco na-
poletano, 1953: allorché una spettatrice avanza qualche perplessità sull'au-
dacia della farsa scarpettiana (<<è una cosa forte/ spìnta»), Peppino De Mar-
tino la tranquillizza (<<quando si ride/ fa sempre bene-), tanto che la donna
conclude: «quando ci si scherza sopra/ tutti gli argomenti sono leciti».
Negli altri film ricordiamo: i doppi sensi su pisello 'in gergo teatrale, la
s interdentale': «se non avessi il pisello sarei un attore» (Castellani); «e tu
col pisello fai l'attore?»; «ma tu il pisello ce l'hai» [L'imperatore di Capri,
1949]; «io voglio... Come si dice quella parola? Ah/ pornicìare» [Tototar-
zan, 1950]; «facciamo un po' di pomicio?» [Totò a Parigi, 1958]; «pomi-

1 Comunemente si dice che il primo seno nudo della storia del cinema (non di-

chiaratamente pornografico) sia stato quello di Clara Calamai in La cena delle beffe,
1941, di Alessandro Blasetti. In realtà l'evento può essere retrodatato almeno al 1938
in Ettore Fieramosca, dello stesso Blasetti. '
88 LA LINGUA IN GIOCO
«COME SI DICE 'QUELLA PAROLA? AH/ POMICIARE»: IL SESSO
89
cìare» è anche in Totò, Eva e il pennello proibito, 1959; un lettino è defi-
nito «sommier egiziano da pomìcio, [Il monaco di Monza, ?9~3]. Nume- Continuando la nostra elencazione dei doppi sensi: «mi dia uno sguar-
rosi sono i doppi sensi sessuali in Totò a colori, 1952, a COmIn:Iare dal co- do all'uccello» [Totò a Parigi, 1958]; «sapete perché noi nobili siamo bra-
gnome dell'onorevole (Trombetta), deformato all'occorrenza In «Trombo- vi a giocare a biliardo? Perché abbiamo dimistichezza con le palle» [Signo-
ne», e di suo cognato (Bocca): ri si nasce, 1960]; «tetra a retta- 'tète-a-rète' [Aldo Giuffré, in Chi si ferma
è perduto, 1960]; «scorci e parli», detto da Nino Taranto, viene frainteso
LEOPOLDO: Lo sa che dalla nostra villa si vedono i faraglioni? . . . da Totò come: «scorci le palle» [Lo smemorato di Collegno, 1962]; l'epi-
ANTONIO: Ah sì? (guardando il seno di Poppy) Oh Dio// I faraglioni non SI ve- teto di -procì- è attribuito a due omosessuali, con facile assonanza osce-
dono mica solo... dalla sua villa/ eh?; na e con bisticcio con «Traci»; «viva la biga» [Totò e Cleopatra, 1963].

ANTONIO: <Vorrei parlare con la signorina>// DONNE: Viviamo col tappo// (intendendo con la percentuale delle bottiglie
SINDACO: <Sì/lo sol ma> ... fatte consumare ai clienti)
ANTONIO: Ho notato che è molto graziosa/ <eh>? NINÌ (Totò): Siete tappate [...]// Se volessimo stapparvi? [...] (al cameriere)
SINDACO: <Hm>/ caccia rtservata// Eheh// Un cavatappi!/ [Totò sexy" 1963].
ANTONIO: Lo sol ma ... ehi è bella/ eh? <Bella>//
SINDACO: <Eh/ lo sol lo soli Dunque/ maestro> ... . «Tira più un capello di dannai che una pariglia di buoi», dove capello
ANTONIO: <Sal do ... do> ... dopo quest'ultima guerra... <eh? Capito>? sta per 'pelo', nel noto detto osceno qui fortemente castigato. A un grup-
SINDACO: <Eheheh/ capisco>//;
po di donne fuggite al suo ingresso, Totò chiede: «cosa avete visto/ lo spa-
ventapassere?» [Totò d'Arabia, 1965].
ANTONIO: E perché la trombètta si mètte in boccali Dove la vuoI mèttere/
<lei! la trombètta>?!
ONOREVOLE: <Ohi cosa avete capito>?
ANTONIO: Ha visto mai lei qualcuno con la trombètta in un altro posto?;

ANTONIO: Quando vedo un buco/ c'entro dentro/I;

ONOREVOLE: (in riferimento a Isa Barzizza) Adesso... adesso... la sistemia-


mo noi! eheh//
ANTONIO: Eh/ la sistemiamo noi/!
ONOREVOLE: Sì//
ANTONIO: Le daremo una bella sistemata/I.

Nella versione scritta (e figuriamoci dunque in quella dal vivol) della


scena teatrale dell'onorevole in vagone letto, t~i allusioni erano ancor~
più esplicite: «ho capito... sua sorella si mette In Bocca la ~rombetta di
quel trombone di suo cognato... e suo cognato ha in Bocca la trombetta
stessa scenetta dell'onorevole (in Premo Nobel, episodio del programma Tutto Totò, re-
di quel Trombone di sua sorella» 2. gia di Daniele D'Anza, 1967), si mostra ulteriormente censurata rispetto all'edizione fil-
mica di Totò a colori. Nella scena degli starnuti, infatti (peraltro assente nella versione
teatrale pubblicata in Fofi 1980 [a c. di], pp. 218-24), il film presenta per ben tre volte
2 Cfr L'onorevole in vagone letto, dalla rivista C'era una volta il mondo, 1947, in il vietatissimo verbo abortire «<ha abortito», nel senso di 'lo starnuto si è ritirato'), lad-
Fofi 1980 (a c. di), pp. 218-24 (in part. p. 219). D'altra parte, la versione televisiva della dove la versione televisiva sostituisce «s'è strozzato» e, coniando un nuovo derivato,
«s'è rihistrozzato».
VI. «SIGNORI SI NASCE»:
LE FORME AULICHE E ARCAICHE

«Una apparente deroga» all'esigenza del cinema, in quanto spettacolo


di massa, di essere sempre chiaro e comprensibile per tutti e di evitare
quindi strutture sìntattìche e parole troppo complesse, «e insieme un se-
condo contributo del linguaggio cinematografico, importante non meno
delle rare innovazioni, è costituito dall'uso che esso fa di parole e co-
strutti aulici, inseriti in un contesto fortemente prosaico e quotidiano per
sorprendere e divertire lo spettatore. Il "gag" delì'aulìcìtà risalirebbe a Pe-
trolìnì e sarebbe poi stato ripreso, prima del secondo conflitto, da Maca-
fio; ma certamente il napoletano Totò è riuscito meglio di tutti a trame
profitto»: si pensi ai vari fa d'uopo e alle quisquilie, per esempio. «Su
questi elementi, grazie anche alla sua mimica molto espressiva, il comico
napoletano ha attratto il ridicolo, e ne ha così bruciato le possibilità d'u-
so ìrriflesso» 1.
Nei film di Totò, in realtà, sembrano, anche linguisticamente, convive-
re due anime: quella del «lazzìatore» 2 che deride il parolaio pomposo, e
quella del nobile risentito che, in cuor suo, auspicherebbe un ritorno agli
antichi fasti della patria lingua: «si pensi ai giochi verbali di un Totò alle
prese con "quisquìlie e pinzillacchere" che, colpendo (nel solco di una
tradizione vitale da secoli nel teatro) gli aulicismi, le rarità terminologi-
che, il latino, concedevano sfogo dissimulato a un aristocratico disagio
per la crescente banalità anche linguistica nelle relazioni sociali» 3. A que-
sto si aggiunga la naturale inclinazione della produzione popolare agli au-
licismi o ai poetismi (Serianni 2001).
Nurnerosissimi sono gli aulicismi (o quantomeno parole e locuzioni
molto ricercate) e gli arcaismi nella lingua di 'Iotò, Tra i primi ricordiamo
istesso in luogo di stesso, che è uno dei tormentoni di Totò, usato in quasi

l De Mauro [1963] 1993, p. 122.


2 «Il comico deve essere antico e lazzìatore» (Antonio de Curtis, cito in Anile 1998,
p. 13).
3 Raffaelli 1996a, p. 322.
&12&&2 LELZiLL &1

92 LA LINGUA IN GIOCO
«SIGNORI SI NASCE»: LE FORl'vlE AULICHE E ARCAICHE
93
tutti i film come una sorta di carta di riconoscimento del comico, al pari
delle bazzecole, delle quisquilie e delle pinzillacchere: Animali pazzi, capo uf~cio, direttamente ispirato al Giulio Cesare, sia nel delizioso duet-
1939; Figaro qua... Figaro là, 1950; Tototarzan, 1950; Totò sceicco, 1950; to c~n LIa Zoppelli (che Totò cerca di sedurre soltanto perché sorella del
47 morto che parla, 1950; Totò terzo uomo, 1951; Sette ore di guai, 1951; presIden~e ?ella società da cui rischia di essere licenziato), ispirato a Ro-
meo e Giuiietta.
Totò a colori, 1952; Totò e i re di Roma, 1952; Totò cerca pace, 1954; Totò
all'inferno, 1955; Il coraggio, 1955; La banda degli onesti, 1956; Gambe
ANTONIO: Ride/ delle cicatrici! chi non ha mai provato una ferita!! Ma piano!
d'oro, 1958; La legge è legge, 1958; Totò, Eva e il pennello proibito, 1959; ?uale luce/ ~edo da quel balcone? Quella finestra è l'oriente! E Giulietta/
I tartassati, 1959; La cambiale, 1959; Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi, e layromozlone/! (urlando) Giulietta! Giulietta! (fischia) Giulie!
1960; Chi si ferma è perduto, 1960; Ibtotruffa '62, 1961; I due marescial- GIULIA: E Romeo: .
li, 1961; Totò diabolicus, 1962; I due colonnelli, 1962; Il monaco di Mon- ANTONIO: Deh/ Giulietta! Calami/ la scaletta!
za, 1963; Totò contro il pirata Nero, 1964; Rita, la figlia americana, 1965. GIULIA: Siedi pìuttosto// E non avere fretta!
Seguitiamo l'elenco: «io sono d'antica nobiltà! caro signore// L'ultimo ANTONIO: Ma dove seder degg'io/ se qui sgabel non v'è?
rampollo d'una prosapia illustre»; «pescia la pecunia» [Fermo con le mani, GIULIA: Siedi su quel pendio/ oppur favella in pièl/
1937]; -poscìa- è anche in La macchina fotografica, 1954; Letto a tre piaz- ANTONIO: Favellerò di bottoli In piedi/ da qui sotto//
GIULIA: Hm! Che cosa domandate?
ze, 1960; Il monaco di Monza, 1963; «acme» [La macchina fotografica,
ANTONIO: Domando se mi amateli
1954]; «siete erronei»; «tacete/ con queste querimonie»; «giammai»; «laon- GIULIA: Oh sì/ v'amo! Audace!
de»; «magione»; «menzognero»; «fraudolente»; «cibarie» [San Giovanni de- ANTONIO: Audax fortuna iuventus!
collato, 1940]; «dessa», «sintetico e olezzante omaggio floreale»; «dispaìo», GIULIA.: Sì/ v'~mo! Ma al verone son venuta per dirvi/ di non esserei impru-
«si desina- e «desinasi» 'si mangia' [Due cuori fra le belve, 1943]. dente!! MIO fratello sospettai gtustamentez/ E ieri sera più d'un impiega-
Almeno in due occasioni è esplicita la satira fatta al teatro drammatico to! ha abbozzato un sorriso d'ironia!
della tradizione (in particolare Shakespeare), mediante l'esasperazione ANTONIO: Non mi importai se qualcuno ha già svagato// Voglio solo che pre-
degli stilemi recitativi tipici del vecchio trombone, tutto enfasi e sospiri: sto! siate mia!
GIULIA: Mi proponete allori d'essere amanti!
TOTÒ: Non vi spaventate// L.. io non sono chef un'ombra// U... u ... u ... una lar- ANTONIO: Non siamo i soli// Ce ne sono tanti! Eh!
vali Un fantasma gentile/ un passante// Un Romeo/ di passaggio// Anzi/ di GIULIA: Ma un giorno! mi farete vostra sposa?
sottopassaggio// Ih ih// Un innamorato errante// Un grido! Un grido solo/ ANTO~IO: Mia sposa! No/ non posso// Come oso?! Sposare voi/ un umile ìm-
e voi vedete quest'uomo che vi sta dinanzi! folle/ per avervi/ potuto tur- piegato morto di fame! e sempre squattrinato!
bare/ percuotersi/ con autopercossez/ (dandosi degli schiaffetti sulla GIULIA: Potremmo fare! qualche sacrifìcìo//
guancia, tirandosi un orecchio, emettendo dei gridolinz) Ah ah ah// Eh ANTO~IO: È ~eglio farmi fare capufficio!/ A cuoppo cupo! poco pepe capal/
sparire// Nel buio! Per sempre! Sì! DICO... eh.
LAURA: Ma insommai si può sapere chi siete?' Che cosa volete! GIULIA: Il vostro amore/ allora/ è interessato!
TOTÒ: Chi... chi... chi lo sali No... non lo soli Comunque/ non vi adombrateli ANTONIO: Giulietta mia/ che dici?! Hai equivocato! lo t'amo in ogni modo' E
tu lo sai// .
Forse/ voglio morire vicino a voi!/ Così/ senza un lamenro// In una notte
da brivido// (s'avvertono un lampo e un tuono) Illampino! Co... con le GIULIA: Questo amore! può metterei nei guai!
suole di gomma// Sì// E il cuore... [...] A prescindere// Pensate a meli Pri- ANTONIO: Non importa! lo ti darò il mio cuore'
ma/ e dopo il pasto// [Due cuorifra le belve, 1943]. GIULIA: È troppo poco/ per un grande amore// Oltra al cuore! io voglio tutto
Il resto/!

Anche in Chi si ferma è perduto, 1960, Totò si lascia andare a remini- ANTONIO: Pure le frattaglie?' Dimmi/ io faccio presto// (aprendosi la veste sul
petto) Ciappa!
scenze shakespeariane, sia nel discorso funebre tenuto per la morte del FRATELLO: Giulia!
94 LA LINGUA IN GIOCO
«SIGNORI SI NASCE»: LE FORlvlE AUI.ICHE E ARCAICHE 95

GIULIA: Oh! Mio fratello mi chiama! Che disdetta'


ANTONIO: Che faccio? Salgo su nella stanzetta?
schìcìdìo» [Totò e le donne, 1952]; «fedele e morigerata governante» [Totò
GIULIA: Ohi noi Rorneo/ ti prego! Non farlo/ non è giusto! al giro d'Italia, 1948]; «armigero» 'ufficiale'; citazione dantesca: «se il se-
ANTONIO: Laddove c'è il periglio c'è più gusto// Comunque// Ci vedremo in natore ti piantai nel mezzo del cammin della tua vita/ come dice il poetai
altro loco// Domani istesso// tu ti troverai in una selva oscura» [Yvonne la nuit, 1949]; «fantolino»;
GIULIA: Ah! Già son tutta fuoco! «ciangottava»; «farfugliava»; «ubbìe»; «fisime»; «testé», «sovente»; «obliato»;
ANTONIO: È un posto sicurissimo/ appartatoli «questi arredamenti moderni non tengono niun conto delle esigenze fisi-
GIULIA: Come si chiama? che idrauliche»; «i comodini difettano» 'non ci sono'; «ohìbo- [Totò cerca
ANTONIO: Domani ìstesso/ col mio biglietto/ dirotti! dove è sito l'alberghetto//
casa, 1949]; «testé, è anche in Totò a colori, 1952 e in I ladri, 1959; «eso-
GIULIA: E poi?
ANTONIO: Eh/ domani notte ... Domani notte alfin potrai sapere...
so» [L'imperatore di Capri, 1949; Figaro qua... Figaro là, 1950; Totò e i
GIULIA: Che cosa? re di Roma, 1952; I tre ladri,1954; I soliti ignoti, 1958; La legge è legge,
ANTONIO: Lo vuoi sapere adesso? 1958; Totò, Eva e il pennello proibito, 1959; Chi siferma è perduto, 1960;
GIULIA: lo voglio! Totò e Peppino divisi a Berlino, 1962].
ANTONIO: Un anticipo? «Urge» e «d'uopo» fanno parte delle formule più frequenti nei film di
GIULIA: Hm! Totò:
ANTONIO: Com'è buono il formaggio con le pere//
GIULIA: Oh! ANTONIO (Totò): Ma scusi! questo viaggio a Capri/ urge? Fa d'uopo?
FRATELLO: Giulia! ASDRUBALE (Mario Castellani): È d'uopo//
GIULIA: Oh! Debbo andare// A presto/ amore mio// ANTONIO: Ah/ ma allora/ se fa d'uopo/ fa d'uopoz/ [L'imperatore di Capri,
ANTONIO: (starnutisce) 1949].
GIULIA: Salute//
ANTONIO: Grazie//
«Fad'uopo» [San Giovanni decollato, 1940; Totò le Mokò, 1949; Le sei
GIULIA: A presto/ amore mio//
ANTONIO: Addio/ Giulìetta// mogli di Barbablù, 1950; L'uomo, la bestia e la virtù, 1953; Totò e Caro-
GIULIA: Addio// lina, 1955; Totò e Peppino divisi a Berlino, 1962; Totò e Cleopatra, 1963;
ANTONIO: Addio/ Giulietta// I due colonnelli, 1962]; «è d'uopo» [Totò all'inferno, 1955; La banda de-
GIULIA: Addio// gli onesti, 1956]; «era d'uopo» [Gambe d'oro, 1958]. Notevole è il fatto
ANTONIO: Giulietta! che Totò ricorra non solo alla forma, sempre aulica, più comune (è d'uo-
GIULIA: Ho capito! Ciao! po) ma anche a quella più rara (fa d'uopo). Quest'espressione è d'ascen-
ANTONIO: Ah6/ e un t'arrabbià! Eh! Scusa tanto! [.. .]1/ Parolacce/ finzioni! e denza teatrale: «fa d'uopo» si incontra infatti già nella rivista Dei due chi
starnutone/ (ride) che s'ha da fai pe 'sta promozione!
sarà, 1936 4 , e compare anche nella produzione poetica di de Curtis: «fa
d'uopo, quindi, che cerchiate un fosso I tra i vostri pari, tra la vostra gen-
Continuiamo nella nostra lista di aulicismi:
te» ('A livella 5). La battuta dell'Imperatore di Capri sopra citata colpì an-
ARISTIDE (Totò): È appunto con lui/ che io deggio favellare// che due linguisti: Mario Fittoni e Alberto Menarini, che la citarono e la
CAMERIERA: Come? Come dite? commentarono in «Lingua Nostra» 6.
ARISTIDE: Volgarmente/ parlare// [11 ratto delle Sabine, 1945].

«Fantesca» [Il ratto delle Sabine, 1945; Totò a colori, 1952; L'uomo, la 4 Cfr. Fofi 1980 (a c. di), p. 66.
5 Cfr. Guarini 1991 (a c. di), p. 34, vv. 67-68.
bestia e la virtù, 1953]; l'uccisione della cameriera è dunque un «infante- 6 Cfr. Fittoni 1953 e Menarini 1953.
96 LA LINGUA IN GIOCO «SIGNORI SI NASCE»: LE FORME AULICHE E ARCAICHE
97
E ancora, sempre tra le forme ricercate: «io declino» 'rifiuto, non pos-
E ancora: «in tal modo/ o in tal guisa// Tanto è l'istesso- [Totò e le don-
so accettare' [L'imperatore di Capri, 1949; Totò a colori, 1952; Che fine
ne, 1952]; «in tale guisa» è anche in Gli onorevoli, 1963; «lei si adonta»;
ha fatto Totò Baby?, 1964]; «dianzi» [Totò le Mokò, 1949; Una di quelle, «tutte queste adonterìe, (detto da Peppino), «non eccepisco» [Totò e le
1953; I tartassati, 1959; Noi duri, 1960; Totò, Peppino e... la dolce vita, donn~, 1952]; «sei agnostìca-, rivolto all'amante, per dirle che non capi-
1961]; «orìuolo- 'orologio'; «batterommi- [Totò le Mokò, 1949]; «stupisci» sce mente; «agnosticismo ìncreduìare- [L'uomo, la bestia e la virtù,
'meravigliati', usato come interiezione; «per me sono cose cognite- [Totò 1953]; <~code~to»; -fronzutì», «pertinace» [Totò e Carolina, 1955J; «io sono
cerca moglie, 1950]; «tampoco- [Figaro qua... Figaro là, 1950; Guardie e autarchìcos. mt~nd~nd~ 'non mi voglio sposare' [Totò all'inferno, 1955];
ladri, 1951; Totò, Eva e il pennello proibito, 1959]; «di dove sono eglino?» «non conosco l ubìcazìones. «sempre nell'ombra grigia di un'esistenza
[Tototarzan, 19501; «costui», «sponsalì», «ingerenze editoriali», «opìno- [Le grama»; «teutonici» 'tedeschi'; di una bottiglia di spumante si dice: «la-
sei mogli di Barbablù, 1950]; «contare» 'raccontare' [Le sei mogli di Bar- sciamola assiderare» 'raffreddare' [Siamo uomini o caporali, 1955].
bablù, 1950]; «poffarbacco- [Totò sceicco, 1950; Totò all'inferno, 1955]; .Anche quando non si tratta propriamente di forme auliche, Totò pre-
-famìglìo melenso», detto da Totò al cameriere; «fedifraga»; «trapassai! de- fensce talvolta, a scopo umoristico, perifrasi ricercate a termini comuni:
funsi! decessi»; «perniciosa», «svèlati», «palesati», «sodalizio», «femìna, [47 <~uomo marino» 'marinaio' [L'imperatore di Capri, 1949]; «liquido acqua-
morto che parla, 1950]; obliare compare in 47 morto che parla, 1950; La tICO» 'acqua' [I soliti ignoti, 1958J.
macchina fotografica, 1954; Totò d'Arabia, 1965; «lei è pervicace»; « adi- ~itiamo ade.sso due brani che esemplificano, in certo qual modo, il
re» [Sette ore di guai, 1951]; «villico- [Sette ore di guai, 1951; Totò a co- reglstr~ ~ella lingua scritta, più che recitata, molto formale. Il primo
lori, 1952]. ese~plO e tratto da Siamo uomini o caporali, 1955, film che, com'è no-
Questi sono i lemmi appartenenti al registro molto elevato in Totò a to, e tratto dal libro omonimo scritto (tra gli altri) da Antonio de Curtìs
(cfr. Totò 1952):
colori, 1952, esclusi quelli già citati sopra: abituro, baldanza, combutta,
concupire, cortigiano, epopea, flebile, furtare, fustigare, indulgere, le-
stofante, lustro, marrano, musico, nicchiare, paesucolo, sicumera, to- D~ttore/ le spiego// L'umanità io l'ho divisa in due categorie di persone// Uo-
mml/. e caporali// La,categ~ria degli uomini/ è la maggioranza// Quella dei ca-
sto, zelante. Combutta è anche in Totò, Peppino e i fuorilegge, 1956; nic- porali/ per fortuna/ e la mmoranza// Gli uomini sono quegli esseri costretti a
chiare 'essere titubante' è anche in Gambe d'oro, 1958, Totò contro Ma- lav~rare ~u:ta la vita/ come bestie// Senza vedere mai un raggio di sole/ senza
ciste, 1962 e Totò diabolicus, 1962; marrano è anche in Totò a Parigi, mal la mmlm~ soddisfazione/ sempre nell'ombra grigia/ di un'esistenza gra-
1958 e in Chi si ferma è perduto, 1960; tosto 'subito' è anche in Letto a tre mali I caporali sono appunto coloro che sfruttano/ che tiranneggiano/ che
piazze, 1960; abituro è anche in Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi, 1960; si- maltrattano/ che umiliano// Questi esseri invasati/ dalla loro bramosia di gua-
cumera è anche in Totò diabolicus, 1962. dagno/ li troviamo sempre a galla// Sempre al posto di comando// Spesso sen-
Più brani mostrano il tipico ricorso del potere politico alla retorica, co- za averne l'autorità/ l'abilità/ o I'ìnrellìgenza/ ma con la sola bravura delle loro
facce toste// Della loro prepotenza// Pronti a vessare/ il povero uomo qualun-
me nel passo seguente, reso comico mediante la stonata metafora del ce-
que// Dunque ~ottore ha capito? Caporale si nasce// Non si diventali A qua-
mento armato: «Non infrangerei non vilipendere l'integerrima categoria lunque ceto essi appartengano/ di qualunque nazione essi siano/ ci faccia ca-
di coloro/ che anche sua eccellenza Togni! nel suo ultimo disorso ha det- so/ hanno tutti la stessa faccia/ le stesse espressioni/ gli stessi modi// Pensano
to/ che sono/ la struttura della patria// Il cemento armato della nazione» tutti/ alla stessa maniera/I.
[Totò'e i re di Roma, 1952] 7.
Il ricorso a teme «<}'autorità!l'abilità! o l'intelligenza»; «la stessa faccia/
le stesse espressioni! gli stessi modì»), a climax «<che sfruttano/ che tiran-
7 L'ironia non risparmia il ministro democristiano Giuseppe Togni, bersaglio di va- neggiano~ che mal:rattano/ che umiliano-j e a termini ricercati (bramosia,
rie critiche dell'epoca. gramo, tzranneggzare, vessare) avvicina questo brano più allo scritto che
98 LA LINGUA IN GIOCO «SIGNORI SI NASCE»: LE fOR1'11E AULICHE E ARCAICHE
99
al parlato 8. In più, nel consueto gioco prìsmatico delle allusioni e delle de- ., Ripr~ndiamo, per concluderla, la lista degli aulicismi: «a me pare che
risioni, si noti come lo sfoggio dei tropi (soprattutto le teme, appunto) fos- CIO ba~t1/ e soverchìa» [Il coraggio, 19551; «porgimi il tergo», dice Totò al
se una delle caratteristiche della retorica mussoliniana. E Mussolini, il ca- camenere per dargli un calcio nel sedere; «mi lasci compulsare» 'riflette-
porale vessatore per antonomasia, è il costante bersaglio di Paolo Stoppa re'; «sto compulsando- [Totò lascia o raddoppia?, 1956]; «questo mi con-
nelle caratterizzazioni di tutti i caporali del film Siamo uomini o caporali: sta», 'lo ve~~'; ~<le~ opina?» 'lei crede?' [Totò lascia o raadoppca», 1956;
mani sui fianchi, petto all'infuori, gambe divaricate, voce sostenuta... Toto, Fab.77zz e zgtouani d'oggi, 1960]; «non precorriamo gli eventi»; «fate
n secondo esempio, stavolta manifestamente scritto (si tratta infatti di u~a rìchìesta pro~a» [Totò, Peppino e... la malafemmina, 1956]; «ga-
una lettera letta nella prima parte da Totò, che ne è anche l'autore, e nel- glìoffo» [L~ legge e legge, 1958]; «ava paterna» 'nonna' [Totò nella luna,
la seconda da Vittorio De Sica, che ne è il destinatario), ha chiare ambi- 1958]; «pna»;. «~Clente» 'allievo'; «apolide» 'senza dimora' [Totò, Eva e il
zioni auliche, anche se con qualche caduta nell'italiano popolare «<pelu- pennello proibito, 1959]; «lei è un ubiquo!»; «ivi», «mercè l'ausilio/ di un
rìa» per «penuria», «appergono- 'albergano'?), è ricco di figure retoriche fuga .calli» [l ladri, 1959]; «meco» [l ladri, 1959; Totò e Peppino divisi a
(anadiplosi, dìttologìe sinonimiche "), di latinismi (<<audito») e di stereotìpi
Berlmo, 1962]; «manutengolo- [Letto a tre piazze, 1960] e «manutengo-
(<<un male che non perdona», «adorata mamma», «letto di dolore»):
:~» [l ~ue colonnelli, 1962]; «il mal tolto» 'le cose rubate'; «il mal creato»
Il delmquente' [Risate di gioia, 1960]; «c'è il mare per lo mezzo». «bilu-
Il vìandante/ che in un'afosa sera di giugno/ si fosse trovato a passare/ in un
stri» 'molti lustri'; «lenone» e «paraninfo» 'ruffiano' [Chi si ferma è perdu-
oscuro vicolo della periferia/ avrebbe audito una voce straziante di mamma/
gèmere// "Figlio! Aiutami! Le medicine! Le medicine"! Quell'invocazione illu- to, 1960]! «periglìo» [Chi siferma è perduto, 1960; Il monaco di Monza,
strissima/ era profferita dalla mia adorata mamma// Minata da un male che non ~963]; «SIamo s~ggiu~ti» [Totò, Peppino e... la dolce vita, 1961]; «imman.
perdona// Era rivolta a meli A me che impotente/ di fronte a tanto dolore/ mi unente// ~enza ìndugìo- [Totò diabolicus, 1962]; «cobelligerare» [l due
struggo e mi macero/ nell'angoscia di non poterla soccorrere// Prima di rivol- col~nnellz, 1962]; «io/ il mio assistente terziario fra' Mamozio/ e i dodici
germi a lei/ ho molto/ esitatoli Ma tre cose/ mi hanno convinto ad osare// E co- fìglì della provvidenza/ stiamo facendo un giro d'ispezione nella zona/ on-
me vede/ illustrissimo/ oso// Primo/ il dolore che ci accomunali Lei! ha perdu- de snidare dai castelli aviti! gli spiriti maligni! e i satanassì» [Il monaco di
to la sua adorata mamma/ ed io/ dopo di aver perso il povero babbo/ sto per Monza, 196~]; «che si ~ommuovano»; «le nobili terga» [Totò e Cleopatra,
1963].; «u~onClda» [Toto sexy, 1963]; «prosseneta» 'ruffiano, protettore di
perdere la mia// Secondo// La fama che aleggiai intorno alla sua illustre perso-
na/ fama di un uomo di grande mente/ e di grande cuore// Terzo// La squallida
prosntute', detto da ~as~ellani [Chefine ha fatto Totò Baby?, 1964]; «non
indigenza! e la peluria di cibo/ che appergono/ nella misera bicocca/ dove vivo/
con la mia povera mamma// Come chiamare/ questa fisica angosciai se non con esser.e parc~»; «perché VI fugate alla mia presenza?» [Totò d'Arabia, 1965];
«lubrica, [Rzta, la figlia americana, 1965].
il nome di fame/ voglia/ illustre avvocato/ accettare l'offerta/ di quest'oggetto
artistico// (prende in mano un'orribile statuetta dorata) Il mio povero bab- A ~uest,o punto, dopo aver visto gli usi più popolari e quelli più raffì-
bo ... il mio povero babbo dal cielo/ la mia povera mamma... dal suo letto di do- nau d~ Totò, verrebbe voglia di chiedersi quale fosse la lingua parlata da
lore/ ed io/ pregheremo per lei! e la considereremo/ il nostro angelo/ benefat- AntODIO de Curtis, Da quel che resta delle poche interviste televisive
tore// [Racconti romani, 1955]. traiamo l'impressione di un italiano colto e sobrio, con impalpabili vena-
ture partenopee; vario nel lessico e nella sintassi, senza essere pomposo.
Insomma un italiano distante da tutte le esagerazioni di Totò. Anche lin-
S La terna è la disposizione triadica di termini o membri frastici. Il climax. si ha
guisticamente, dunque, lo sdoppiamento del principe de Curtis da Totò
quando si dispongono più parole in modo scalare (ascendente o discendente: in que-
st'ultimo caso si parla preferibilmente di anticlimax) dal punto di vista del significato.
era radicale e quasi schizofrenico, così come più volte è stato osservato 10.
" l.anadiplosi consiste nell'usare all'inizio di una frase la stessa parola usata alla fi-
ne della frase precedente: "era rivolta a meli A me che impotente». La dittologia sino:
nimica è l'uso in coppia di sinonimi a scopo puramente esornativo: "mi struggo e 1111 _ IO Sul tema dello sdoppiamento cfr. almeno Crestì 1982, Guarini 1991 (a c. di), Per-
macero». Ione 1996, Blspun 1997, Anile 1997 e 1998, Rorneo 1998a, b.
LA LINGUA IN GIOCO
100
VII. CANTA CHE TI PASSA:
Una sola volta, forse, Totò al cinema parla così come av:e~?e par~a~o An-
tonio de Curtis. Si tratta, fuori d'enfasi, di u~o de.i brani pm. p~e~lCl de~~
TOTÒ E L'OPERA LIRICA
storia del cinema italiano, inserito in uno del SUOI film pegglon. E la p
ghiera del clown (recitata da Totò alla fine dello spettacolo CIrcense e trat-
ta da Il più comico spettacolo del mondo, 1953), nata ~on sappiamo (e
poco importa) se dalla penna di de Curtis o da quella ~I qualche sceneg-
giatore, ma adattata perfettamente al grande clown Toto: Ruolo non molto diverso da quello degli aulicismi hanno le citazioni
d'opera, che, se da un lato sono talora funzionali alla trama del film (Totò
Noi ti ringraziamo/ nostro buon protettore// Per averci dato anche.o~gi la fo~­ veste più d'una volta i panni di un musicista e la musica, come giusta-
za/ di fare il più bello spettacolo del mondo// Tu che .p~oteggi uoml~l/ amm~h~ mente osservò lo Spinazzola, ha un ruolo tematico e psicologico essen-
e baracconi! tu che rendi i leoni docili come gli uomini/ e.gh u~mml C?ragglo
si come leoni! tu che ogni sera/ presti agli acrobati! le ah degh ~ngel~/ fa c~e ziale nella vita di Totò l), dall'altro hanno, più spesso, un indiscutibile va-
sulla nostra mensa/ non venga mai a mancare/ pane/ ed appla~sl// ~Ol tl chìe- lore comico-espressionistico (ma a volte anche realistico: il melodramma
diamo protezione// Ma se non ne fossimo degni/ se qualche dls~razla d.ov:sse aveva, fino a cinquant'anni fa, diffusione ìnterclassìsta, anche popolare),
accaderci/ fa' che avvenga dopo lo spettacolo// Ed i~ ~gni caso/ :lCorda~1 dl.sal- segnando la conflagrazione del registro semicolto con quello aulico: «chi
vare/ prima le bestie/ e i bambini// Tu che permetn al nani/ : al gl~anti!. di es~ ripensi alle lettere di prigionieri italiani della prima guerra mondiale e al-
sere ugualmente felici// Tu che sei la vera/ l'unica rete del nostri pen~olosl
le ingenue inserzioni di elementi aulici, di origine melodrammatica, in
esercizi! fa' che in nessun momento della nostra vita/ venga a mancarci/ una
tenda/ una pista/ e un nflettorez/ Guardaci dalle unghie delle nos~re donne/ una compagine lessicale poverissima e semidialettale [...], può valutare
che da quelle delle tigri! ci guardiamo noi!/ Dacci ancora la forzai dì far ndere quanto gli scherzi di Totò hanno aiutato i più [...] ad avvertire, prima an-
. . ' Il Dì sopportare serenamente le loro assordanti risate/ e lascia pure/
gll uormru/ .' li . . . d' r-
che essi ci credano felici!/ Più ho voglia di piangerei e pru g l uomim si lve,
tono// Ma non importali lo li perdono// Un po' perché essi non sa~no// Un po 1 Il personaggio 'Iotò, in alcuni film, è il «poveraccio che non tanto suona quanto vi-

per amor tuoi e un po' perché hanno pagato il bìglìettoz/ Se le mie bUff?nat~ ve la musica» - come valvoladi sfogo, come compensazione al disagio fisico e sociale -,
servono ad alleviare le loro pene/ rendi pure questa rma faccia ancora pru ~dl sentita quasi come frenetica partecipazione del corpo ai suoni. Eglisi riconcilia così con
cola// Ma aiutami a portarla in giro/ con disinvoltura/~C'è tant~ gen.te/ che SI di- il proprio personaggio, interiorizzando a suo modo l'armonia perfetta della musica. Dal-
verte a far piangere l'umanità// Noi! dobbiamo soffrire/ per dlVertlrla/~Mand~/ Ia deformità fisica e dal disagio sociale approda «al canone supremo, quello della bellez-
za disinteressata, dell'armonia pura: se ne appropria, lo riduce alla sua dimensione, se
se puoi/ qualcuno/ su questo mondo/ capace di far ridere me/ come IO faccio
ne compenetra: cioè si esprime finalmente in piena libertà. In questo modo il circolo co-
ridere gli altri!/. mico è condotto a chiusura perfetta: il criticismo ironico nei confronti dell'universo
esterno si ìnteriorizza, nella scoperta della fonte di gioia attingibile con l'esaltazione
estetica della propria bizzarria. Così il personaggio rotò si risarcisce dei torti che l'esi-
stenza gli infligge: e dal chiarimento dei motivi soggiacenti alla sua popolarità emergono
le risorse geniali dell'interprete che lo ha incarnato» (Spinazzola 1974, pp. 96-97). Non si
dimentichi, poi, che Antonio de Curtis fu autore di una cinquantina di canzoni e che in
molte occasioni esternò il suo amore (istintivo e da non musicista) per la musica, oltre-
ché per la poesia: «io alle mie canzoni ci ho dedicato buona parte della mia vita, nei lo-
ro versi si ritrovano la mia felicità, la mia amarezza, i miei ricordi» (Anile 1998, p. 392).
Già altrove (Rossi 1999a, pp. 441-44) ho osservato i punti di contatto tra la poetica ros-
siniana e Totò, senza che questo implichi peraltro un'assidua frequentazione del teatro
d'opera da parte di de Curtìs. L'amore di Totò per la musica è anche confermato dal-
l'importanza fondamentale del ritmo nella sua recitazione: «La comicità è musica, nel
senso che è basata sul "tempo"- (Antonio de Curtìs, cito in Anile 1998, p. 13).
102 LA LINGUA IN GIOCO
CANTA CHE TI PASSA: TOTÒ E L'OPERA LIRICA
103
cora che il ridicolo dell'aulicità fuor di luogo, la aulicità stessa di certi ele-
menti lessicali, che per l'innanzi, se noti, rischiavano di essere adoperati in n~ s.onora. In Totò al giro d'Italia, 1948, interi brani da Il barbiere di Si-
contesti che non li esigevano affatto» 2. l'lglza e da La gazza ladra, con le parole cambiate (l'aria finale è dedica-
11 ricorso al linguaggio operistico si può riscontrare già nei titoli di alcu- ta alla «~~glia :osa»), vengono cantati da Totò, doppiato da voci maschili
ni spettacoli con Totò (tale abitudine non fa che confermare la popolarità e. f~mmInlh. Cltazi~ni da Caualleria rusticana (se. VI: «bada, Santuzza,
del linguaggio d'opera fino alla metà del ventesimo secolo): Se quell'evaso SChI~VO n?n. sono di quest.a vana tua gelosia'» e scena VII: «a te la mala Pa-
io fossi, 1933 (dall'Aida di Verdi: «Se quel guerrier io fossi»); Se fossi un squa.») di PIetra Mascagnì (libretto di G. Targioni Tozzetti e G. Menasci
Don Giovanni, 1938 (che fa il verso all'intero capolavoro mozartiano, con da Verga) sono in Totò le Mokò, 1949 «<Suleimal schiavo non sono di que~
gli stessi personaggi e con tanto di parodia della celebre serenata «Deh vie- sta tua v~r:a gelosia!», «a te la mal a Pasqua», a cui Totò risponde: «cosa me
ni alla fìnestra») 3; Ma se ci toccano nel nostro debole, 1947 (che richiama ne frega? E ferragosto»), in Le sei mogli di Barbablù, 1950 «<a te la mala
i versi della cavatina di Rosina in il barbiere di Siuiglia di Rossini). In La Pasqua»), In Chi si ferma è perduto, 1960 (<<a te la mala Pasqua») e in To-
vergine di Budda, 1932, infine, viene citata quasi alla lettera una battuta di tot~u.ffa '62" 1961 (<<~chiava non sono/ di questa vana tua gelosia!»). In
La traviata: «questa donna conoscete? [...] Quel che fece lo sapete?» 4. T?to .te J:10ko, 1949 VIene anche nominata «La gazza Iadra- e compaiono
Nei film, l'esempio operistico più esplicito è senz'altro Figaro qua... Fi- CI~azlonI musicali da Il trovatore. «Questa o quella per me pari sono» dal
garo là, 1950, parodia di Il barbiere di Siviglia di Rossini (all'inizio del Rzgoletto di Verdi [Totò sceicco, 1950J. '
film vengono citati interi versi del libretto e la musica è quasi esclusiva- I~ ~otò a colori, 195~, oltre a quanto già detto, abbiamo due citazioni
mente tratta dal Barbiere). ope~IstLChe: «E strano// E strano», canticchiato secondo il celebre motivo
La parodia del direttore d'orchestra e del compositore è presente al- verdìano di La traviata; «Chi mi frenai» (in due scene), dal celebre sestet-
meno in Fermo con le mani, 1937; San Giovanni decollato, 1940; L'alle- to del secondo atto «Chi mi frena in tal momento», della Lucia di Lam-
gro fantasma, 1941; I pompieri di Viggiù, 1949; Totò le Mokò, 1949; Totò m~rr:zoor di Donìzettì. Altre tre citazioni in Il turco napoletano, 1953: «La
a colori, 1952; Rita, la figlia americana, 1965 (altre volte Totò si finge :OIa e la forza del destino», secondo l'omonima opera verdiana; «La donna
contrabbassista: Totò a colori, 1952 dove suona anche il violino; Totò al- e mobile/ e lO rru sento mobìlìere-, che stravolge la celebre aria dal Rigo-
l'inferno, 1955; Totò di notte n. 1, 1962). let~o; n:llo stesso fil~, un personaggio chiamato don Pasquale (titolo di
In Totò a colori, 1952, i riferimenti musicali sono numerosi e vengono un ~pera di Donrzettr) canticchia l'oul'erture di Il barbiere di Siuiglia, Il
citati Verdi, Rossini (la cui ouverture di La gazza ladra è suonata da una nfenm~nto al solìto Barbiere di Rossini è costante in Il medico dei pazzi
«bandaccìa di paese»), Donizetti, Wagner. Ciacoschi (così pronunciato) e ~~54: Il fi~:o. pa~zo (Giacomo Furia), sedicente tenore, impronta un;
Chopin (pronunciato «Sciòpen»), oltreché gli editori musicali Ricordi e sbanghera~IssIma InterpretazIone della cavatina «Una voce poco fa» (che
Sonzogno, parodìati in «Tiscordì» e «Zozzogno». oltretutto e per voce femminile), con Totò che lo accompagna usando un
Ma veniamo ora alle citazioni operìstiche propriamente dette: «se quel ombrello ora come archetto di contrabbasso (su una sedia), ora come
baron io fossi», citazione da Aida [Animali pazzi, 1939]. Un pezzetto del- tromba, ~d emettendo suoni con la bocca, mentre Aldo Giuffré dirige, in
l'ouverture di La gazza ladra di «Giuseppe Rossini» (sic) viene storpiato un f~lle girontondo.,Tutt? il film Totò, Peppino e... la malafemmina, 1956
in San Giovanni decollato, 1940. La trama di Fifa e arena, 1948, non po- non e che una banalizzazione della trama di La traviata. «Ridi!pagliaccio»
teva non rimandare alla Carmen di Bìzet, che infatti compare nella colon- da I pagliacci di Ruggero Leoncavallo, compare in Chi siferma è perdu~
to, 196? ~~ acce?no dell'aria «la donna è mobile», dal Rigoletto, è canta-
to da. 10to .In. T~t~, Peppino e... la dolce uita, 1961. L'aria di Figaro da Il
, De Mauro [1963J 1993, p. 122. Sulla popolarità del melodramma cfr. anche Sorlin barbzere dz Siuiglia (<<Largo al factotum della cìttà») è canticchiata dal co-
1996, p. 122. lonnello inglese in I due colonnelli, 1962.
.J Cfr. Fofi 1980 Ca c. di), p. 94.
'i Cfr. Fofi 1980 Ca c. di), p. 46.
VIII. «A PRESCINDERE»;
LA LINGUA DI PLASTICA E GLI STEREOTIPI

Gli stereotipì linguistici, ovvero tutti quei modi di dire che, per l'abu-
so, si svuotano di significato, sono presi di mira in più occasioni da Totò,
che ne distrugge l'automatismo e l'uso irritlesso, o perché li dissemina a
sproposito, del tutto decontestualizzati, o perché li deforma in vario mo-
do (come si vedrà nei capitoli dedicati ai giochi linguistici) 1. Certe espres-
sioni fanno parte di quelle formule di riconoscimento tipiche dell'attore,
come una sorta di firma dei suoi film. Vediamone alcune: «quando c'è la
salute» [cfr. almeno Le sei mogli di Barbablù, 1950] o «pensa alla salute»
[almeno in Una di quelle, 1953; Totò, Peppino e... la malafemmina,
1956; Gambe d'oro, 1958J ricorrono quasi in ogni film, spesso dopo un'e-
numerazione di malattie. «Quando c'è la salute» è talmente proprio di
Totò, anche a teatro, che lo incontriamo addirittura nel primo cinegiorna-
le Cines (1932) interpretato da Antonio de Curtis, nei panni di un Totò
aspirante nuovo Rodolfo Valentino 2.
Un'altra serie di modi di dire è quella che segue lo schema X si nasce
non si diventa: «calzolaio si nasce! Non si diventa'» [San Giovanni de-
collato, 1940]; «caporale si nasce// Non si diventa» [Siamo uomini o ca-
porali, 1955]; «portiere si nasce/ non si diventa» [La banda degli onesti,
1956]; «ladro si nasce/ non si diventali Facchino/ si diventa» [Chefìne ha
fatto TotòBaby?, 1964]; senza la conclusione del «non si diventa» si ha poi
il sublime: «signori si nasce// E io lo nacqui! modestamente» [Signori si
nasce, 1960].
Il vezzo linguistico forse più ricorrente è «a prescindere», nella mag-
gior parte dei casi detto del tutto a sproposito [San Giovanni decollato,
1940; Due cuori fra le belve, 1943; Il ratto delle Sabine, 1945; l due or-
fanelli, 1947; Fifa e arena, 1948; L'imperatore di Capri, 1949; Totò a co-
lori, 1952; Totò all'inferno, 1955; Totò lascia o raddoppiar, 1956; Toto-

l Sulla lingua di plastica, appunto la lingua rigida e irriflessa degli stereotipi, cfr. Ca-

stellani Pollidori 1995.


2 Cfr. Anile 1997, pp. 29-32.
L'\ LINGUA IN GIOCO
106 «A PRESCINDERE»: LA LINGUA DI PLASTICA E GLI STEREOTIPI 107

truffa '62, 1961; Totò contro il pirata Nero, 1964]. Ricordia.mo che, tanta Chissà! Vuoi dir:
era la celebrità di quest'espressione (nata a teatro e, probabilmente, presa «Fa l'uomo e non il caporale»!
in prestito da Petrolini 3), che l'ultima rivista interpretata da Totò a teatro Ma va...
si intitola proprio A prescindere, 1956. In un brano molto slgn.lficatlvo comunque questa cosa
tratto da quello spettacolo, si raccolgono in versi alcuni dei modi di dire che non è made in Usa
sì sì, lo so, è bellissima, ma sempre russa è! ;,
più famosi di 'Iotò:

A prescindere! Nel libro Siamo uomini o caporalir, Totò dichiara l'origine teatrale eli
molte sue tipiche espressioni (tra cui «a prescindere»), tutte usate a sco-
Dolcissimo segreto po, sì, umoristico, ma, stando alle sue parole, partendo sempre dall'os-
che mai non fu svelato, servazione diretta di personaggi reali, nell'intento di «rifare il verso a mo-
cos'è questo «A prescindere!» di di dire ormai invalsi nell'uso comune e adoperati, spesso, da molte
che abbacina, che allucina?... persone con un certo tal tono di saccenteria e di prosopopea: 'A pescin-
È forse il carme ignoto dere ...'', 'Apoteosi", "Comunque...'', "lo sono un uomo di mondo... "» '.
di un vate sconsolato? Totò insomma si sentiva non meno realista che umorista, nell'osservazio-
Cos'è questo «A prescindere!»,
ne e nell'imitazione quasi ossessiva delle altrui caratteristiche, in una sor-
che mai vuoi dir? Non so!
ta di «mania» che lo stesso attore chiamava «il complesso dei fratelli sia-
Vuoi dir
che il sole eternamente sorge mesi»:
nel ciel? ..
Vuoi dir Non appena noto un tipo che mi colpisce per alcune caratteristiche, mi sem-
che il cuore eternamente batte?... bra che un fluido mi leghi a lui, per cui... divento l'altra parte dell'individuo
Che bel? che osservo; mi unisco attraverso un ideale cordone ombelicale alla sua per-
La Sfinge, interpellata, sonalità, ai suoi gesti, alla sua maniera di esprimersi. Divento un suo duplica-
rimase tramortita, to; mi lego a lui, vivo metà della sua vita, - infine costituìsco, con lui, un'idea-
poi disse, scocciatissima: le coppia di gemelli [...]. Ho prelevato il materiale da studiare, da viviseziona-
«Chiedetelo a Totòl» re e da trasferire su un piano caricaturale, sempre e direttamente dalla realtà.
È un rebus a sorpresa? E, in questo senso, potrei anch'io vantare dei meriti neorealìstìcì.; Molti dei
È un coro a bocca chiusa? «tipi» da me riprodotti sulla scena il ho incontrati in qualche strada di Roma e
Cos'è questo «A prescindere'» di altre città [...], Secondo me, l'umorismo è la rappresentazione, filtrata attra-
che fulmina, verso la propria sensibilità, degli uomini nei loro difetti, nelle loro manchevo-
che illumina? lezze, nelle loro vanaglorie. Cerco di cogliere l'aspetto ridicolo e lo ritraggo
È il sogno di un cinese? con la mutevolezza del mio viso e le possibilità acrobatiche del mio fisico, al-
È l'urlo di un tifoso? lo stesso modo che Onorato o De Seta, con la loro matita, tracciano, su un fo-
Quisquilie! Pinzellacchere? glio da disegno, la caricatura di una persona, esasperandone i tratti, pur ri-
Che mai nasconde in sé? spettando, nel~a sostanza, le linee del volto. Come se avessi a mia disposizio-
Vuoi dir ne della creta, posso formare, in pochi secondi, sul mio volto, l'espressione
che c'è un rimedio ad ogni male?

" Da A prescindere (1956), riportato da Guarini 1991 (a c. di), p. 260


; Cfr. Romeo 1998b, p. 92. , Da Siamo uomini o caporali? (1952), riportato da Guarirti 1991 (a c. di), p. 304.
108 LA UNGUA IN GIOCO

corrucciata del dittatore, stupefatta dello sciocco, impaurita del debole, auda- IX. «NON LO HANNO FATTO COMMENDATORE!»:
ce e avida del dongiovanni, istericamente ghignante del gagarello vanitoso, im- LE ASPIRAZIONI DEL BORGHESUCCIO
bronciata o civettuola del bambino, pseudomisteriosa dell'uomo che si ritiene
depositario dei segreti di Pulcinella. Interpreto gli uomini a mio modo, è vero;
E LE PARODIE DELLA PARLATA SNOB
ma tento di riprodurre, con la maggiore fedeltà possibile, lembi di vita auten-
tica, aspetti sentimentali, tristi e lieti, di tutti i giorni 6

Menarini 1955 (pp. 123-25) attribuisce al Macario teatrale la paternità Vittime del maniacale spirito d'osservazione di Totò e della sua infalli-
di tanti intercalari di Totò: comunque, eziandio 7, laonde, fa d'uopo, a bile vena satirica erano, prima di tutti, gli snob, gli intellettuali da strapaz-
prescindere. A proposito dell'espressione siamo uomini o caporali, Me- ZO, gli pseudoartisti, gli arricchiti. In un'operazione analoga a quella com-
narini (p. 124) propone come prima attestazione quella della rivista tea- piuta, più o meno in quegli stessi anni, da Franca Valeri 1, Totò costruisce
trale Bada che ti mangio (1950). un vero e proprio frasario del borghese grande e piccolo, contrapponen-
dovi sempre, più O meno dichiaratamente e con malcelata aristocrazia , i
modi di fare e di dire del vero signore.

LX.I. «Lei non sa chi sono io»; il frasario del borghese frustrato

Chi ha paura di non emergere per le proprie qualità cerca a tutti i co-
sti di stabilire le distanze e di ribadire la propria posizione sociale; la fra-
se emblematica è, in questi casi> «lei non sa chi sono ìol. [Rita, la figlia
americana, 1965], o simili: «ma vi siete dimendìgati chi sono io? Lo ave-
te dimendìgato chi sono? lo sono un genìo!-, «lei non sa con chi sta par-
lando!»; «chi sono io? Eheh// Lo vedrete/ chi sono io»; «fìnalmènde/ hai
capito/ chi sono io/ eh?» [Totò a colori, 1952].

CAPOTRENO: Ma lei chi è?


ANTONIO: Come/ "lei chi è"?
CAPOTRENO: Ehl/
ANTONIO: No... no ... non mi riconosce?
CAPOTRENO: lo? Noli

1 Cfr. Valeri 1951. Si ricordi che la celebre parodia della «signorina snob», creata da

Franca Valeri perJa trasmissione radiofonica Zig-zag, 1950, e da lì acquisita dal cinema
e poi dalla televisione in tante gag interpretate dalla stessa Valeri, è stata influenzata di-
6Ibid., pp. 304-6. rettamente dall'analoga figura della «signorina Memè», nata dalle penne del periodico
7 «Ezìandìo» già compare ironicamente nella lingua della «signorina Mernè» sul satirico «Marc'Aurelìo» già negli anni Quaranta (cfr. Medici 1951 e Chiesa 1974 la c. di],
«Marc'Aurelìo- (cfr. Chiesa 1974 la c. di], p. 263), su cui si rimanda alla prima nota del pp. 263-64). Si conferma così, ancora una volta, lo stretto rapporto tra stampa umori-
capitolo successivo. stico-satirica, radio, varietà e cinema comico, già commentato nell'introduzione.
«NON LO HANNO FATTO COMMENDATORE!»: LE ASPIRAZIONI... 111
LA LINGUA IN GlOCO
110
ANTONIO: Ma io non ci tengo//
ANTONIO: Non mi riconosce? ONOREVOLE: Ma ci tengo io! Se non ci tenete voi!
CAPOTRENO: Ma niente affatto! Al'JTONIO: Sono democratico//
ANTONIO: Sono un viaggiatore in borghese// ONOREVOLE: Non mi piacciono le confidenze// <E non mi posso sentir toc-
[ ...] care! Come ve lo devo dire>?
ANTONIO: Lei non sa con chi sta parlando! ANTONIO: <Democrazia! Ma neanche io/ sa?/! Ah! neanche io! Guai! se uno
CAPOTRENO: Ma chi è? Me lo dica: <Ma io non lo SO>I mi tocca! a me! Per carità! Lasci fare>?
ANTONIO: <So> ... sotto queste spoglie/ ONOREVOLE: <Oh! Meno male! Allora andiamo d'accordo>!/ E/ tanto per vo-
CAPOTRENO: Eh// stra norma e regolai io non faccio nessun mestiere/,' <Eh>//
ANTONIO: c'è un genio della musica! ANTONIO: <Ah! bravo>! Disoccupato!
CAPOTRENO: Ahaht ONOREVOLE: Disoccupato// Ma che disoccupato?!
ANTONIO: Sì/! Al"JTONIO: Occupato?
CAPOTRENO: <Ah! perbac> ... ONOREVOLE: Ma nossìgnore: <Esercito/ una professione>//
ANTONIO: <E sono un libero cittadino>/! ANTONIO: <Marescia...>! maresciallo?
CAPOTRENO: Anche! <Eh>! ONOREVOLE: Che marescìa... Esercito/ una professione!
ANTOI\lO: <lo> professo una dottrina! [ ... ]
CAPOTRENO: Quale? ONOREVOLE: È mezz'ora/ che stiamo parlando! e non ... non avete ancora ca-
ANTOl\IO: Libero la cittadinanza// pito con chi state parlando// lo sono l'onorevole Cosimo Trombetta// Lo
CAPOTRENO: Sì? volete capirei sì/ o no? <Oh>! [Totò a colori, 1952].
ONOREVOLE: Eh...
ANTONIO: E potrei essere anche di leva! «Dove passo io/ non cresce più nemmeno un filo d'erba// Lo sai chi so-
CAPOTRENO: Ah/ sì? no io? Sono come Attilia (sic]» (Risate di gioia, 1960].
ANTONIO: Ha capito?; Altro pezzo forte del formulario della frustrazione borghese è "badi
come parla»: «ma badate come parlate voi! egregio sìgnoref [Totò a colo-
ONOREVOLE: Beh/ allora/ se mi permettete/ io sono l'onorevole Cosimo
ri, 1952]; della deformazione «parli come badi» [Totò a colori, 1952; Sia-
Trombetta!!
mo uomini o caporali, 1955; Totò, Eva e il pennello proibito, 1959] si
ANTONIO: Trombetta?
parlerà a proposito dei giochi linguistici (XX.2).
ONOREVOLE: Sì//
ANTONIO: Trombetta/ Trombetta... Questo nome non mi è nuovo/z Su questa stessa linea è la tendenza di Totò ad abusare, a scopo umo-
ONOREVOLE: Beh/ l'avrete letto sul giornale/ è vero? ristico, dei titoli onorifici o di carica, in primis «commendatore» e «mare-
ANTONIO: lo ho conosciuto anche suo padre! sa? sciallo». Abbiamo appena visto, in Totò a colori, il gioco costruito su ma-
ONOREVOLE: Sì? resciallo (nato dal fraintendimento tra esercito verbo e sostantivo). In
ANTONIO: Eh! particolare, in molti film, Totò, applicando una sorta di meccanismo ico-
ONOREVOLE: Beh/ non mi stupisce!! Eh... mi... mio padre è talmente cono- nico al potere sociale (persona di notevoli dimensioni = carica importan-
scruto'. te), finge di crucciarsi perché un personaggio di corporatura robusta non
[...) . ' è stato fatto maresciallo, o commendatore, usando espressioni del tipo:
ONOREVOLE: Sentite! per cortesia! v'ho pregato/ non mi toccate/z Non mi
<po> ... FERDINANDO (Totò): Oh perbacco! Non lo hanno fatto commendatore!
ANTONIO: <1\0/ no>/ dico/ tu/ tu/I Che mestiere fai? LORENZO (Aldo Fabrizi): Ma perché! dovrei essere commendatore?!
ONOREVOLE: E ho ben capito! Questo tu! <Scusate>! FERDINANDO: Ma come! Un uomo così grosso...
ANTONIO: <Beh/lascia fare>! LORENZO: E perché/ i commendatori vanno a peso?
ONOREVOLE: Che! "lascia fare"? Ci conosciamo da cinque minuti!
112 LA LINGUA IN GIOCO «NON LO HANNO FATTO COMMENDATORE!»: LE ASPIRAZIONI...
113

FERDINANDO: Comunque/ per me/ lei è commendatore [Guardie e ladri,


licus, 1962]. Sono qui parodiati, dunque, tutti coloro che cercano di farsi
1951];
valere a suon di titoli, di credenziali e di raccomandazioni, consci delle
proprie scarse capacità reali.
ANTONIO (Totò): Non è commendatore?
PSICHIATRA (Aroldo Tieri): No/ non sono cornrnendatore//
ANTONIO: Non l'hanno fatto commendatore?
PSICHIATRA: No/ noli IX.2. il <parlare a metà... no»; parole troncate, intercalari e altre
ANTONIO: Ma che ingiustizia! Ma guarda un po'! Ma come/ fanno commenda- amenità care allo snob
tore a tanta gente!
PSICHIATRA: Eh eh// Il gergo snob, come tutti i gerghi, fa della lingua (più o meno defor-
ANTONIO: E un tipo come lui! che potrebbe esserei arcicommendatore// Per mata, nel significante e nel significato, rispetto all'uso medio) un biglietto
noi/ è commendatore// [Totò, Peppino e lefanatiche, 1958]; d'ingresso in un gruppo chiuso. Chi non parla la lingua del clan è emargi-
nato. Uno dei vezzi del gergo snob, almeno fino a qualche anno fa, consi-
L'ALGERINO (Totò): Non è capitano>' steva nel troncare le parole (smatusa» 'matusalernme. vecchio, genitore';
DOGANIERE (Luigi Pavese): No/ no no! «rimba» 'rimbambito'). Totò, nei testi teatrali, ci dà un piccolo assaggio di
L'ALGERINO: Non l'hanno fatto ancora capitano?!
questa abitudine: in Quando meno te l'aspetti, 1940 (scena del gagà e del-
DOGANIERE: No [...]1/
la signora, con Totò e Anna Magnani), una gustosa parodia del linguaggio
L'ALGERINO: Ma guardai e lei non ha ancora reclamato/ niente//
snob si basa soprattutto sulle parole troncate (con il bel gioco linguistico
DOGANIERE: che reclamato?!
L'ALGERINO: Guarda l'ingiustizia umana! Quest'uomo/ non è ancora capita-
che ne, deriva: parlare a metà. .. no? ---7 a metano ---7 a gassogeno):
noli Lei/ per me/ colo... Se io fossi il vostro capo...
DOGANIERE: Sì// SIGNORA: Già... Poi uscimmo e ce ne andammo per la strada mangiando la
pìzzetta... Tu cercavi un Tele...
L'ALGERINO: È vero/ io la nominerei generale!
GAGÀ: Cosa?
DOGANIERE: Sì/ va be',' va be'/ grazte//
SIGNORA: Ma sì... tu cercavi un tele... fono. Ma non lo sai che oggi si parla a
L'ALGERINO: E cj azzeccherei! [Noi duri, 1960].
metà?
GAGÀ: Ah già... e quando lo trovai...
In Totò sexy, 1963, Totò chiama «ragioniere» il secondino (Mario Ca- SIGNORA: ...Era occu...
stellani): «lei per noi è un ragioniere superiore»; una situazione analoga ri- GAGÀ: Come?
corre ancora in Totò contro il pirata Nero, 1964, in cui Totò chiama «ma- SIGNORA: Occu ... pato... ma non te l'ho detto che oggi si parla a metà... no?
resciallo» e «commendatore» il pirata Nero e «commissario» il cerimoniere. GAGÀ: Già... sono tanto distratto poi uscimmo e tu cercavi la Bici ...
Altra perla cara a Totò è «si informi», in molti film, di solito per confer- SIGNORA: No, cercavo Caterina ..
mare un insulto: «lei ha la faccia del cretìno// Si informi» [Tototarzan, GAGÀ: Ah no... la Bici... eletta... me lo hai detto tu che oggi si parla a gasso-
1950]; «lei è rìdìcolo// S'informi» [Totò, Peppino e le fanatiche, 1958], e geno... cioè a metà... no? 2
ancora in Totò a colori, 1952; Totò, Eva e il pennello proibito, 1959; La
cambiale, 1959; Letto a tre piazze, 1960; Totò d'Arabia, 1965; Rita, la fi- Il gioco è ripreso in Volumineide, 1942 (con gli stessi personaggi e gli
glia americana, 1965. Si tratta, anche qui, della ridicolizzazione dell'ita- stessi interpreti):
liano pretenzioso e pieno di stereotipi, sociali oltreché linguistici. Per ca-
pire a che tipo di italiano fa il verso il «si informi», da Totò quasi sempre
2 In Fofi 1980 (a c. di), p. 125. Anche la figura del «gagà» è stata presa in prestito da
usato a sproposito, basta leggere la scena del notaio Cucuzza (sotta citata
numerosissime vignette del «Marc'Aurelìo» (cfr. Chiesa 1974 [a c. di], pp. lO, 91, 100,
in XXI. 1): «s'informi un po'! chi è/Tu... il... notaio Cucuzza!» [Totò diabo- 115 et passimy.
114 LA LINGUA IN GIOCO
«NON LO HANNO FATTO COM MENDA'rORE,
l , .»: LE ASPIRAZIONI...
115
MARFA: Ci fu del tenero fra noi. .. allora dicevo il tele ... la bici...
GAGÀ: Che? .. un 'altra/ più o meno// Sì/! Non ti dico/ lei/ se la spassa da morire// Ah a )
MARFA: Parlavo a metà no? posito/;' Abbiamo un francesone// Che béll I C l'h / I ro-
d'An ib o, e anno mandato da Ca
GAGÀ: Già... a metano Ma adesso non c'è nemmeno più quello!. .. 5 t l tr es// Tipo molto Napoleòn// È così semplice/ sai? Si veste in un mo~~
a mente tranquIlIo/ por stelìn// Sénto che qualcuno mi sta f: ' d
presa// (a Toffi che le si è " , a c e n o una sor-
Un altro intervento dei gerghi sulla lingua standard consiste nel costi- Sì// Ad . ' I avvzcmato) Brutto! Sì// E il Tofin stelìn// Lo sai chi è?
tuire un bagaglio di parole chiave usate fuori dal senso comune in cui so- esso te o passo// (a T(jt/i) Di' ciao alla Maria Giorgia! su! .
no generalmente impiegate nel parlato e nello scritto ordinari: un esem-
pio significativo si ha nell'iterato uso enfatico dell'aggettivo enorme (cin- , M~ è soprattutto nell'abitudine di creare ridicoli diminut' .
StI altisonantì nei nomi ' h " IV! o compo-
que occorrenze), affettatamente ricondotto al suo etimo originario ('ecce- c propri, c e Totò stIgmatizza la parlata snob Que
sto lenomeno s a r à , , -
zionale, fuori dalla norma'), in Totò a colori, 1952: -séntì/ è il tipo più commentato m XLI, a Proposito dell'onomastica,
enorme/ di tutti i tipi formidabili che ho mai conosciuto».
Carissimi agli snob, tuttora, sono certi usi allocutivi pseudoamichevoli
(carissimo, cheri, darling, tesoro), spesso al diminutivo, che diventano
veri e propri intercalari di casta; anche quest'uso è acutamente immorta-
lato in Totò a colori: stella, por stelìn, gioia, ciccetti, ninni, nanni,
nanìn. Un sintagma molto amato è fare + nome o aggettivo 'seguire la
moda propria di': «non fa Dado»; «fa Capri»; «fa molto Gange»; «fa molto
Gilda»; «fa molto Luchino»; «fa più fino» 4.
Vediamo un brano emblematico di Totò a colori, recitato da Franca Va-
Ieri, con buona parte degli snobismi linguistici più significativi:

(al telefono) Si? Maria Giorgia! Che gioia! Stella/ da dove mi piovi? Ma no! Dal-
le Baleari!/ Che béllo! Sénti/ gli indigeni son simpatici? Sì? Sì? Carini! stella//
Sénti/ perché non fai un salto in lungo/ e vieni fin qua? Sì// Sénti... Ma cosa/ sei
stanca! Ti preparo un bel bagno caldo// Sì// Con dòccia finlandese/ natural-
mente// Sì// Ti faccio fustigare/ con rami di betulla dai nostri maschioni// Ti va?
Sì// Brava/ stella// Sì// Sì/ gioia// Sì?Sénti/ io son qual nel solito abituro paterno//
Sì// Eh/ cosa vuoi! è una cosa tranquilla/ qualunque// Sì// Non c'è niente di stra-
noli C'è la Patrizia/ che è ,una ragazza piuttosto béne// Sai/ non è nobile/ però
ha il cane sCC2zzese// Sì// Uhf guarda! C'è la Poppy/ che si sta allenando per non
mettere i malleoli// Sì// È fidanzatissima col Poldo/ che sta flirtacchiando con

.JFofi 1980 (a c. di), p. 138.


4 Esempi tratti da C'era una volta il mondo, 1947, cito in Fofi 1980 (a c. di), pp. 213-
17, tranne l'ultimo (<<fa più fìno»), tratto da Totò cerca casa, 1949. Altri fenomeni del
linguaggio snob sono elencati in De Mauro [1963] 1993, pp. 178-79 n. 32, cui si riman-
da anche per i principali riferimenti bibliografici. In particolare sul tipo fa Capri.fa fi-
no, calco sintattico sul francese, cfr. Medici 1951 (che assegna alla stampa umoristica e
alla radio un ruolo notevole nella propagazione del costrutto) e Fabi e Migliorini 1952.
X. «HAI CAPITO? NOli E NEANCHE IO»:
TECNICISMI E BUROCRATISMI

Simile, per certi aspetti, all'umorismo sul gergo è la parodia che Totò
fa dell'abuso di tecnicismi 1. Uno dei primi esempi si incontra nel brano
del ciabattino in San Giovanni decollato, 1940, con continuo passaggio
da tecnìcìsmì autentici a parole deformate, dal livello letterario a quello
popolare, dall'italiano, al napoletano, al veneto, al latino, dal «ciabattine-
sco» al chimico-farmacologico, dal registro formale al colloquiale:

AGOSTINO (Totò): (al calzolaio, che rivendica ventotto lire per un paio di
scarpe) Menzoniero! Queste sono scarpe da fiera!
CALZOLAIO: Da fiera!
AGOSTINO: Da fiera! (ride) Degne di., sette Iìre/ sei e cinquanta al massimali
CALZOLAIO: Sei e cinquanta!
AGOSTINO: Sì! sì/ sìll
CALZOLAIO: Ma che ne capite voi! signor mio?
AGOSTINO: Che ne capisco io?!
CALZOLAIO: Ehl/
AGOSTINO: Come/ che ne capisco io! O mamma! Che ne capisco io' (riden-
do, togliendosi i guanti e strappando la scarpa di mano al calzolaio)
Dai qua! In prìmìs/ et antimonio/ una scarpa fine si fa di caprettolo di vi-
tellino di latte//
CALZOLAIO: Perché/ questo qua che cos'è?
AGOSTINO: Questo qua che cos'è? Ah ah! Questa è la madre/ del vitello/I
Chiamata volgarmente/ vacchetta//
NONNO: Che professore!
AGOSTINO: Secondis// Questa tinta/ è fatta col vitriuolo!
CALZOLAIO: No//
AGOSTINO: Sì! sì! Vitriuolol/ E difatti/ un signore/ appena sopra/ vi poggiai il
dito/ del pipistrello della mano/ se lo... se lo sporca// Se lo anilifica// (mo-
strando il dito) Guarda// Terzis// Terzis/ questa suola/ non è battuta a do-
vere/I E difatti! dopo un giorno/ o due/ di marciai o di camminamento a
piedi/ mette fuori la lingua/come un cane da caccial/ Ancora due parole//

l In questo campo, è evidente l'influenza di Petrolinì (cfr. Romeo 1998b, pp. 90-91).
118 LA LINGUA IN GrOCO «HA! CAPITO? NO// E NEANCHF IO»' 'fECN'ICISMI
" '. • 1j
E• BUROCRATISMI
.
119
Non ho finito verbo// Gli elastici/ sono di cotone// E non di seta! E perciò L'a~uso de.i tecnicismi e la parodia del parlar difficile ha numerosi an-
cedono// Vedi// Vedi! che cedono// La tremezza/ è usata/ fraudolente// I tecenrì teatrali, In particolare sui tecnicismi medici è notevole la scenett
punti di questo guardione/ sono dati con la zappai e non con la lesina// tratta da La banda delle gialle, 1933: a
Dico/ lesina// Ed infine/ mio caro amico/ le solette interne/ guardai
CAlZOLAlO: Piano!
SIGN~RA: lo ho un dolore qui ed al mattino viene piano piano al pomerìg io
AGOSTINO: Che piano! Sono di cartone/ e non di pelle//
dIlvent a ,fodrte forte, la sera ritorna piano, e la notte ridive~ta forte fc'::re
FIGLIA: Papà! C le sara, ottore? .
GENERO: Professore! MARDOCHEO: Un pianoforte.
AGOSTINO: Perciò/ mio carissimo signor ciabattino/ queste scarpe sono da fie- SIGNORA: Ma come? Ho un pianoforte in petto?
ra// Sei e cinquanta// E se non sapete fare il calzolaio/ andate a fare il far-
MARD~CH~O: Noialtri medici sintetizziamo i termini. La vostra malattia la
macista! Che è meglio! Rimembris/ omnìbus// Cioè/ ricordati! uomo// Che c rarniamo la malattIa del piano forte.
calzolaio si nasce! Non si diventa! Ah ah! Ostregheta! SIGNORA: E che cosa sarebbe?
l'viARDOCfiHEO: È il Cuore che trovasi a COntatto col velopendolo asciatico
Ancora più criptico, giocato tra scienza e nonsense (o, meglio, è la gon la I vancosceli e la moscia. '
scienza che viene ridotta a nonsense) , è il monologo della scimmia in Due SIGNORA: Ma io non ho capito nulla.
cuorifra le belve, 1943: MARDOCHEO: Nemmeno io.
NIK: Vede, Signoria, è la vera scienza. Non bisogna mai capire nulla
MARDOCHEO G . l' L •
La scimmia/ non è proprio una bestia del regno animale// Ma bensì/ una meta- . : uai se ammalato capisse qualche cosa! Allora i medici che c'
morfosi vulcanica/ dell'umanità integerrtma// La paratomia dell'uomo sintetico/ starebbero a fare? 2 I
è una sintesi delle cellule umanitarie/ chef a prescindere dalla corpulenza ana-
tomica maschile/ escludendo ben inteso la parte addominale delle mucose lo- Un maonifico esem . d' d "
, . b . pIO I enslone del linguaggio parascientifico-bu_
giche/ abbiamo il nervo simpatico/ che soffre d'antipatia e simpatia// Così/ chef r~~ratlc~ e delle dìmostrazìonj cervellotiche applicate ad argomenti futili
calcolando/ la distanza epidermica/ fra/ l'uomo e il gorilla/ assistiamo/ al caso SI a ne seguente nonsense tratto da J ladri, 1959, in cui Totò cerca di di-
specifico/ della vostra perfetta rassomiglianza/ con lo scimpanzé// È chiaro? m ost]rarell come un. capello sia un perfetto elemento d'indagine ostentan-
d o a co eza amencano la m d ' , d l' '
. ] .. b . o emlta eg I strumenti ìnvestìzanvt italiani
Nel medesimo film, si incontra un altro brano tipico, più che del lin- sa vo pOI troruzzare su tutta l'operazione: b ,

guaggio tecnico, del parlar difficile: «ogni fiore ha il suo linguaggio lingui-
stico// Ed è appunto attraverso questo suo linguaggio/ che il cuore si GENNARO (Iotò). Con quest Il h b
. '. . o cape o c e a biamo trovato sulla sterlina! noi
esprime con la eco del suo linguaggio enigmistico// È chiaro?». Proprio per LAN~~a;L(L)AsIc(Eun/ col nostro metodo/ di acciuffare/ il complice di Castaanato//
il piacere di deridere la difficoltà fine a sé stessa, enigmistico è un aggetti- , mzo Turco): E come? b

vo assai caro a 'Iotò: cfr. anche «settìmìno enigmistico» [Le sei mogli di GENNARO: E chiaro/ che q Il ' .
bene? uesto cape o e dì sesso maschile?. Osservi I,Il D'ICO
Barbablù, 1950].
UOMO DELLA SCIENTIFICA: Sì/ sì//
Tra gli altri tecnicismi, quasi tutti d'ambito medico, si ricordano: «duo- GENNARO B d' /,
dene// Pancreas» (con cambio di desinenza: «duodene- per «duodeno»): UOMO DE~L:~~I~~~;F~~Ane dettoli Cosa facciamo? Prendiamo una capella//
. e LANOCELLA: Una capella>'
«mi saponìfìcano» [Totò cerca moglie, 1950]; «artritismo deformante» GENNARO, U . . .,
J na capella/ dì sesso femminile// Esatto// Li uniamo// E li lasciamo
. . '

[Guardie e ladri, 1951]; «podagra» e «colicistite» [Totò a colori, 1952]; «ba- soli/ III un arnbìenre ben riscaldato// Se i capelli! tra di loro simpatizzano/
se cranica» [Totò e Carolina, 1955]; «malieolo del cervello» [Siamo uomi-
ni o caporali, 1955]; «azione antibatterica dell'antibiotico pennicillinico»
[Totò, Eva e il pennello proibito, 1959]; «glandole salivarì» [I ladri, 1959]. 2 Cfr. Fofi 1980 Ca c. di), p. 56.
2&L Ld

120 LA LINGUA IN GIOCO


«HA! CAPITo? NO// E NEANCHE IO»: TECNICISMI E BUROCRATISMI
121
dopo ventiquattr'ore/ abbiamo/ la riproduzìone// Cioè/ vale a direi la na-
scita/ del capellìno// "Ma quanto è carino! Ma quanto è bellìno! Rassomi- «un espe~imento di propulsione psichico-meccanica/ abbinata a un mez-
glia tutto alla capella madre! Rassomiglia tutto al capello padre! Come lo zo met.a~lIco/ munito .di pignone e campanello». «È esposta alla condanna
chiamiamo"! Niente! Lo chiamiamo/ capello// Lo si toglie con dolce vio- p~efet~lz~a»; «I~tegernmo avventizio anagrafico» [Totò cerca casa, 1949 ;
lenza dai suoi genitori sanguigni! e lo si pone/ nell'incubatrice per adulti!/
Dico/ per adultì// Nell'incubatrice/ il capello testé/ sviluppai mette il suo
«n proIbISCO di c.olluttarti», detto da Mario Castellani [L'imperatore di
Pl~, 1949J; per mformarsi se la suocera gli ha mandato dei soldo T< t'
cl-
bulbo/ i suoi vasi sanguigni! la struttura ossea/ il sistema nervoso/ la car-
chI~de ~e gli ha m~ndato «qualche acconto pecuniario»; «un disgU~do~n~
fantile» e l~ s:amblO tra due neonati [Sette ore di guai, 1951J; «lei è affet-
tillagine/ etti cetera/ etti cetera// Dopo nove mesi! che cosa avviene? Che
il capello/ è diventato capillone// Il neocapello/ è diventato capìllone// Lo
to da pessirrusmo senile» [La banda deeù onesti 1956J ; «apparato mec-
prendiamo/ lo portiamo in giro per la città in un giorno festivo/ gridando ' . ò ,

forte/ ad alta voce/ "chi ha perduto questo capello?! Gente/ chi ha perdu- camc? movìrnentale, [Totò, Peppino e... la malafemmina 1956'
to questo capello?!" Il primo che dice/ "è mio"/ lo si acchiappai e lo si «c?rreo» 'complice' [Totò: Peppino e i fuorilegge, 1956J; «mio ~algradl;
schìaffa dentro// Quello/ è il colpevole! mr vedo costretto/ ad adire/ alle vie letali» [Noi duri 1960J' c: .
d 'h' d . , , <<laCCIO am-
m~n a:> c le o scusa' [Risate di gioia, 1960J; «aiuto! Qui si delinquei Do-
In Totò nella luna, 1958, si ha un esempio parodico di lingua della fan- rmru dì .legg~! Aiuto!» [Totò d'Arabia, 1965J. .
tascienza: «processo telecellulare sessotrasformatìvo- 'procedimento che ~cnv~rel ~l registro burocratico (anche se non mancano attestazioni
serve per trasformare un uomo in una donna'. antIC?~ dì van? g~nere in GDLI) anche notiziare e ragguagliare 'infor-
Ma talvolta Totò gioca anche sul fraintendimento di termini a basso o mare; m e~ett1.nel film in oggetto questi termini vengono usati come fos-
nullo grado di tecnìcìtà, per il semplice gusto della deformazione del si- sero .neOIO?ISmI ~u cui ironizzare: <agguaglìamì- è ripetuto più volte in Il
gnificato di tutte le parole che si distacchino dall'uso medio: alla parola medico del pazzi, 1954; «notiziatemi» e «ragguagliatemi» sono in Totò nel-
la luna, 1958.
«diapositiva» Totò chiede: «è una malattia?»; per malattia è scambiato an-
che l'ordinario «fisima»: sentendo l'enunciato «Il mio fidanzato ha delle fi-
sime», Totò è preoccupato all'idea che l'uomo sia affetto da qualche ma-
lattia [Totò lascia o raddoppiai, 1956].
Un certo spazio è dedicato nei film di Totò alla presa in giro della ter-
minologia giuridico-burocratica 3: oltre alla definizione di «funzionario civi-
co municipale» [Fermo con le mani, 1937], citata a proposito della fun-
zione metalinguistica (XV), rientrano in questa categoria anche altri esem-
pi: «io sono contumacie/ e dissidente»; «sono dìssìdente// Dìssido» [San
Giovanni decollato, 1940]; «i comodini non ci sono// Sono in contumacia»
[Totò cerca casa, 1949]; «in contumacia» [Tototarzan, 1950; Totò diaboli-
cus, 1962]; «sposare in contumaciali [...] Con la latitanza» [Totò e le donne,
1952]; «è contumace», per dire 'è scappato' [Totò all'inferno, 1955].
Tipico del burocratese è l'uso delle perifrasi e dei termini più astrusi
per esprimere i concetti più semplici: è quanto fa Totò, in Totò al giro d'I-
talia, 1948, per spiegare alla madre che ha tentato di andare in bicicletta:

3 Cfr. Ruffin 1996, pp. 353-55.


XI. «QUESTO NOME NON MI È NUOVO»:
ANTROPONIMI E TOPONIMI

Già più volte, negli esempi citati, ci siamo imbattuti in alcuni perso-
naggi dal nome assai bizzarro, o perché insolito, o perché deformato ri-
spetto a nomi reali (<<Tiscordi» e «Zozzogno- in Totò a colori, 1952), o per-
ché consente un facile doppio senso «<Trombetta» e «Bocca», sempre in
Totò a coloriy. In realtà basta scorrere l'intera filmografia di Totò, per ren-
dersi conto che quasi ogni film annovera almeno un personaggio il cui
nome innesca il meccanismo umoristico. L'onomastica ha, fin dalle origi-
ni del teatro comico, un ruolo centrale nell'elaborazione dei soggetti, co-
sì come abbiamo letto nelle testimonianze secentesche di Andrea Perruc-
ci citate nell'introduzione 1.

XLI. «Ibny» e «Cleo». nomignoli e nomoni

I nomignoli caratterizzano, nei film come nelle riviste teatrali, gli


snob e gli esistenzialisti. «Fuffi», «Marfa- e -Foffo- si incontrano in Quan-
do meno te l'aspetti, 1940, e in Volumineide, 1942. L'ironia sugli esi-
stenzialisti (in J due orfanelli, 1947, «esistenzialista» è usato addirittura
come insulto; in Fifa e arena, 1948, è contrapposto a «qualunquìsta- e
in Ibto, Peppino e i fuorilegge, 1956, è riferito allo squallido ambiente in
cui Totò è tenuto in ostaggio), con i loro nomignoli, con le loro manie
del trasandato, dello sporco e del macabro, con il loro ostentato pessi-
mismo ecc., è uno dei fulcri scenici della rivista C'era una volta il mon-
do, 1947: qui incontriamo nomi come «Edvìge», «Luano», «Chery», «Da-
do», «Foffo-, «Chico» 2.

1 Sull'antroponomastica cfr. Caffarelli 1996, che dedica anche qualche pagina al ci-
nema d'ambientazione romanesca (pp. 287-302). Specificamente dedicato agli usi
onomastici nei film di Totò è Caffarelli 1998, cui si rimanda per la ricca esemplifica-
zione.
2 Cfr. Fofi 1980 (a c. di), pp. 213-17. l riferimenti alle altre due riviste sopra citate si
trovano ibid., pp. 125-27 e 138-40.
1JU_ . ELLLLL

LA UNGUA IN GIOCO «QUESTO NOME NON MI È NUOVO»: ANTROPONIMI E TOPONIMI 125


124

Alcuni dei riferimenti agli esistenzialisti passano da questa rivista al ci- Tra i primi esempi di nomen omen nei film di Totò citiamo «il notaio
nema: Ltmperatore di Capri, 1949; Totò cerca moglie, 1950; Totò a colo- Pensabene/ dice lui» [L'allegro fantasma, 1941]. «Aristide Tromboni» è il
ri, 1952 3; Totò all'inferno, 1955. In L'imperatore di Capri, 1949, incon- capocomico interpretato da Totò [Ilratto delle Sabine, 1945J. «Bellavista»
triamo: «Bubi», «Dodo della Bagina», «Enrichetta Giusì», «Pupetto Turac- è il cognome di una famiglia di miopi [Totò cerca moglie, 1950J. -Antonìo
ciolo»; in Totò a colori, 1952, nella scena di Capri: «Pupetto Montmartre di della Buffas- sembra in effetti rimandare al buffissimo comportamento di
Champs Elysées», -Leopoldo- detto -Poldo- o «Poldino» o «Podi», -Chìc- 'Iotò in Tototarzan, 1950, oltreché ricordare il non amato futuro genero
chi», «Dado», «Pimpi», «Poppo», «Poppy», «Tìttì», «Toffì- o «Iofìn». Dopo es- di Totò, il produttore Gianni Buffardi. Per antifrasi, «Ricordi» diventa «Ti-
sere stato in Egitto, Antonio si serve di diminutivi effeminati e snob come scordi», che è nomen omen in quanto l'editore non fa che scordare o
«Cleo- e «Iony. [Totò e Cleopatra, 1963J; «Cleo- per «Cleopatra» era già in ignorare le ripetute spedizioni dell'opera del maestro Antonio Scannagat-
Totò all'inferno, 1955. In Totò diaboltcus, 1962, infine, compare il «baro- ti. «Antonio Guardalavecchìa. e «Peppìno Colabona» sono i nomi dei per-
ne Michelìno- detto «Lalk» (Raimondo Vianello). sonaggi interpretati da Totò e da Peppino in Chi si ferma è perduto, 1960,
Ma oltre ai nomi ridotti ai minimi termini, gli snob (ma anche i nobili) e giocano sul fatto che Peppino ha una moglie giovane, bellissima e disi-
amano i nomi composti: «Giulia Sofia», «Maria Giorgia», contro i semplici nibita (ballerina francese), mentre Totò è scontento della propria consor-
nomi dei protagonisti «Antonio- e «Rocco», in Totò a colori, 1952; «Rena- te. La defunta moglie di Totò si chiamava «Provvidenza», e quindi Totò di-
ta Francesca», «Luisa Giovanna», «Maria Grazia Sofia Lorella-, «marchese ce ai figli che sono «i figli della Provvidenza» [Ilmonaco di Monza, 1963].
Daniele Augusto Maria Fortebraccio Pitone» [Totò, Peppino e... la dolce vi- Un manipolo di nomi rimanda all'attività professionale del personag-
ta, 1961J. Abbiamo poi i nomi dei blasonati: «Galeazzo», «Scipione», «Lau- gio: -Scorcelletti- (evidentemente da scorcio) è il cognome del pittore in-
dornìa- [Totò diabolicus, 1962]. I più fortunati, godono di un nomone e terpretato da Totò [Totò, Eva e il pennello proibito, 1959]; Totò si chiama
di un nomignolo, come il barone Ottone Spinelli degli Ulivi detto «Zazà- «Iorquato Pezzella- e Fabrizi «Fabio 'Iopponì», in 1 tartassati, 1959: anche
[Signori si nasce, 1960]. nei nomi si vuole richiamare il settore tessile, parodiato nel film (pezza e
toppa); Totò, che si spaccia per vigile urbano, si chiama, per l'appunto,
«Urbano Cacace- [Vigile ignoto, 1963], con in più un chiaro riferimento
XI.2. Dimmi come ti chiami eli dirò chi sei: il nomen omen scatologico.
Anche sui nomi di luogo può operare la tecnica del nomen omen,
Anche quella del nomen omen (o «nome parlante», ovvero del nome o «Quisisana- è il nome dell'albergo di Capri, scambiato per un ospedale e
del cognome anagrafici che sembrano preannunciare qualità o difetti pro- deformato in «Quisimuore- [Totò a colori, 1952].
pri del personaggio, in un meccanismo analogico inverso a quello del so- Tanta è la forza topica del nomen omen, inscindibile dalla tipologia te-
prannome, che viene invece attribuito sulla base di quelle stesse qualità le stuale del genere comico, che anche Pier Paolo Pasolini, nei suoi unici
quali, in questo caso, determinano dunque il nome fittizio, anziché esser- film semicomici, interpretati da Totò, non intende sottrarsi al gioco ono-
ne conseguenza) è una tecnica assai impiegata dal teatro e dal cinema co- mastico e si serve di nomi scelti con grande raffinatezza, per palesare su-
mici. Oggi non se ne hanno più molte tracce, anche se, in un recente fil- bito il carattere o il destino del personaggio: «Totò Innocenti» e «Grazia
mato pubblicitario, si incontra il cognome «Boccasana», utilizzato per pro- Semplicetti» sono i nomi di Totò e di sua moglie, puri sottoproletari non
pagandare un farmaco contro il mal di gola. infettati dalle ideologie; «Luna» è l'eterea prostituta [Uccellacci e uccelli-
ni, 1966]; «Ciancìcato Miao- è il povero e stropicciato Totò; «Crìsantema-
è la prima moglie morta; «Assurdina- è la metafisica Silvana Mangano [La
3 Le corrispondenze tra la scena di Capri di L'imperatore di Capri e quella di Totò terra vista dalla luna, 1967].
a colori sono assai precise: si equivalgono almeno la colonna sonora, l'attore che fa Il Più raramente si tratta di soprannomi: a un americano Totò si rivolge
primo snob (Galeazzo Benti), il nome dell'albergo (<<Quisisana»), la s interdentale e
con «signor made in Usa». A un tedesco con «signor potenza» [Totò nella
qualche nome proprio (<<Pupetto»).
126 LA LINGUA IN GIOCO «QUESTO NOME NON MI È NUOVO»: ANTROPONIMI E TOPONIMI 127

luna, 1958]. «Franck Bombardone» è il soprannome del poliziotto che si fìcante, prendere cioè alla lettera ciò che ascolta (...]; tuttavia in Totò tale
spaccia per direttore d'orchestra [Noi duri, 1960]. Totò è soprannomina- aspetto linguisticoassume un carattere insistito e dirompente [...1: perché mai
to «Infortunio», sia perché porta sfortuna, sia perché cerca di lucrare con un significante così trasparente dovrebbe perdere il suo significato solo per-
l'assicurazione su finti o esagerati infortuni [Risate di gioia, 1960]. Il ladro ché presentato come cognome? 4
gentiluomo di Operazione San Gennaro, 1966, è soprannominato «'o fe-
nomeno». Partendo dal teatro, Al Capone diventa «Al Gallina» in Cinquanta mi-
lioni c'è da impazzire, 1935 5 . Sentendo l'ignoto avverbio «colà», Totò e
sua moglie credono che si tratti di un nome proprio:
X1.3. Trombetta, Zozzogno e gli altri: nomi deformati e nomi comici
CONCETTA (Titina De Filippo): E chi sarà questo signor Colà?
Come abbiamo visto, il nome proprio è spesso deformato e asservito AGOSTINO (Totò): Il suocero// [San Giovanni decollato, 1940].
alle esigenze della comicità. La tendenza analogica, iconica, propria del
nomen amen, è alla base anche di altri fenomeni onomastici, mediante i Lo «zio Pantaleo» viene deformato in «zio Pantanella» [L>allegro fanta-
quali lo spettatore ride perché vede il nome proprio trattato alla stregua sma, 1941]. «Grancassi? Comè Trombone» [Totò cerca casa, 1949]. Ono-
di un nome comune - talvolta flesso in base al genere e al numero, spes- mastica e filologia si sposano allorché ci si lancia nell'etimologia del co-
so ricondotto a una motivazione sernantìca e adattato al contesto del di- gnome «Le Mokò», da «Lumacò», da «Lumaconi- [Totò le Mokò, 1949]. «Ar-
scorso, talora soggetto a deliranti spiegazioni etimologiche -, tanto da da- ruolando» viene scambiato per il nome «Rolando». «Omar- si presta ad es-
re adito a tutta una serie di equivoci. sere scomposto in <<'o mar- 'il mare', sicché «guarda Omar- diventa una ci-
Ricordiamo, con ]akobson [1963] 1994, pp. 150-51, che i nomi propri tazione dalla celebre canzone napoletana Torna a Surriento (di Ernesto
«occupano un posto particolare nel nostro codice linguistico», dal mo- de Curtis, 1902): «guarda '0 mare quant'è bello» [Totò sceicco, 1950]; ana-
mento che «ilsignificato generale di un nome proprio non può definirsi al logamente, «apro la finestra e vedo Omàr// Vide 'o mare quant'è bello»;
di fuori di un rinvio al codice»; pertanto, in questa parte della lingua, il co- «guarda Ornàr/ com'è bello» [Totò d'Arabia, 1965]; similmente viene
dice non fa che rinviare a sé stesso, circolarmente, e per questo, a diffe- deformato il nome arabo «Abdullà Vidomàr», suscitando «vid' 'o mare
renza dei nomi comuni che invece rimandano al contesto del mondo quant'è bello» e una sequela di altre canzoni [Noi duri, 1960] 6. Sul dop-
esterno, il nome proprio non ammette né definizione, né sinonimi, né pa- pio senso «Domenica» 'nome proprio/giorno della settimana' è giocata
rafrasi, né alcun'altra operazione propria delle altre parole di una lingua. tutta una scena di Le sei mogli di Barbablù, 1950, dove Totò spiega a Ca-
Come vedremo, 'rotò disattende puntualmente tale circolarità, provocan- stellani il motivo della propria fuga dalla moglie:
do il riso, anche qui, grazie ai noti meccanismi d'infrazione dell'orizzonte
d'attesa commentati nell'introduzione: TOTÒ: lo quella sera/ credevo che fosse Domenicali Viceversa non era Do-
menica/I
L'aspetto più tipico e caratterizzante del norneri ridens appare [...] in Totò la AMILCARE: Era lunedì/I
convinta interpretazione del nome proprio come nome comune. Il cognome TOTÒ: Ma noi era domenicali
sernantìcamente trasparente, insomma, non si è fissato in una mera etichetta: AMILCARE: E allora?
agli occhi e all'orecchio di Totò ha conservato tutto il suo significato etimolo- TOTÒ: lo credevo di sposare Domenica/ invece sposai Carmelall
gico e chi porta quel nome s'identifica con l'azione, l'oggetto, l'animale, il
comportamento che può spiegare l'origine dell'antico soprannome. L'avan-
spettacolo e la rivista in genere non erano certo estranei a questo procedi-
, Caffarelli 1998, pp. 64-65, 73.
mento, in cui una delle motivazioni della comicità risiede nel fatto che un in- , Cfr. Guarini 1991 (a c. di), pp. 249-59.
terlocutore può comprendere solo il significato letterale, esteriore di un signi- 6 Cfr. introduzione, n. 14.
128 LA LINGUA IN GIOCO «QUESTO NOME NON MI È NUOVO»: ANTROPONIMI E TOPONIMI
129

AMILCARE: Oh! un momento! io non capisco nìente// Per piacere! spiegati me- me di tutti i grandi comici, la sua straordinaria abilità nello sdoppiamento
glio!! e nel giocare tra ciò che è vivo e ciò che è inanimato, arriva così a colpi-
TOTÒ: Tutt'ad un tratto! venne Pecorino! e mi dice! "tu! la sposi domenica"!!
re alle radici la distinzione tra uomini e cose, annullando ogni frontiera
lo dissi! "volentieri"!! Ma! credevo di sposare Domenica!! Viceversa! la do- tra nome proprio e nome comune.
menica che andai a sposare Domenica! non era Domenica!! Era Carmela!/
E a pensare che era tanto bella! quella Domenica/! Ah/ che brutta dome- Alla richiesta della moglie di «allacciare relazioni» con la famiglia Bottoni
nica/ che fu quella domenica! Ah! (quella che Totò ignora essere la famiglia del suo nemico poliziotto), Totò
risponde: «vabene// VuoI dire che allacceremo questi bottoni»; se riferito a
Il cognome «Barbìsio- è deformato in «Barbetta» e in «Barbone» [47 una sola persona, poi, il cognome «Bottoni» diventa «Bottone»: «questo
morto che parla, 1950]. Così Totò si rivolge all'savvocaro Espinaci»: Bottone è diventato un benefattore» [Guardie e ladri, 1951]. «Zozzogno-
(in luogo di Sonzogno) si presta a essere usato come «zozzone, 'sporcac-
TOTÒ: La vedo spesso// ciane', allorché iI povero editore TIscordi è trovato in mutande da Totò:
AWOCATO (Eduardo Passarelli): E dove?
TOTÒ: Al mercato// ANTONIO: Ma mi dica un po' ... mi dica un po'I lei!
TISCORDI: Che?
AWOCATO: Infatti// Ci vado spesso/I;
ANTONIO: è Tìshcordì/ o è Zozzogno?
TISCORDI: Tiscordi!
successivamente, il malcapitato avvocato viene ribattezzato «Broccoli»:
ANTONIO: Ah! no! Eheh!/ No/ perdinci!
TISCORDI: <Come>!
TOTÒ: Beh! Espinaci/ Broccoli/! Siamo lì/I Lasci fare a meli
ANTONIO: <Lei è Zozzogno>!
AWOCATO: No! non siamo/ lì!/ TISCORDI: Oh!
TOTÒ: Eh sì! erbaggi/I;
ANTONIO: Sì! Perché solo un zozzogno/
TISCORDI: <Oh>!
poco dopo lo chiama «Cavoletti» e si giustifica dicendo: «beh/ Espìnacì/
ANTONIO: <si fa trovare> in quelle condizioni! Ha capito? E mi meraviglio di
Cavoletti ... Erbaggi!/ Lasci fare a me»; ancora dopo: «Lattuga [...]1/ Beh/ lei! [Totò a colori, 1952).
Lattuga/ Espinaci/ sempre/ erbaggi sono»; poi: «Pisello [... ]1/ O Spinaci! o
Pisello/ per me è I'istesso», poi: «Ravanelli»; ancora: «Cipolla [...]1/ Spinaci! Di «Irombetta, e «Bocca» s'è già parlato; qui si aggiunga che «Trom-
Cipollai sempre erbaggi! sono»; «Insalata» e infine: «Piselli!/ Verdura// Ca- betta» è deformato in «Contrabbasso» [Totò a colori, 1952]; nello stesso
voletti» [Sette ore di guai, 1951]. Come si vede, questa ossessione della film, si ricordi l'equivoco del sicilianismo «unri'è- 'dov'è', preso per un
deformazione onomastica assume talvolta le dimensioni del lungo tor- nome proprio (Unnè).
mentone che occupa almeno un'intera scena del film: «il cognome del Una scena che dispiega largamente tutta l'abilità nel gioco onomastico
partner è un concreto oggetto da infrangere e poi ricostruire, irridere e di Totò e di Mario Castellani si ha nel film Il più comico spettacolo del
ricreare, corredandolo di assonanze e risonanze, dove l'allitterazione di- mondo, 1953: Castellani, parrucchiere effeminato con forte accento fran-
venta strumento per infinite varianti sernantìche- i. Lo schema della defor- cese, cerca un nome d'arte adatto per l'aiutante Totò, il cui vero nome,
mazione onomastica, quando si serve dell'amplificazione parasinonimica Otello, «non è adatto/ allocale»; ne risulta un brano in cui l'umorismo le-
(spinaci, broccoli, erbaggi, cavoletti, piselli ecc.), segue spesso lo sche- gato all'equivoco tra nome proprio e nome comune e alla parodia dei no-
ma: o X o Y è lo stesso. La forza anarchica e dissacratoria di Totò, così co- mi snob «<La110») raggiunge le sue vette più alte:

LUCIO (Mario Castellani): Bisogna prenderei un nome di battaglial/


7 Anile 1998, p. 232. TOTTONS (Totò): Maresciallo// Mah//
LA liNGUA IN GIOCO «QUESTO NOME NON MI È NUOVO»: ANTROPONIMI E TOPONIMI 131
130
TOTTONS: Lallo!
LUCIO: Ma che c'entra?! LUcro: Oui/! Lallo// Et bien?
TOTTONS: Maresciallo!! TOTTONS: Lallo!/
LUCIO: Ma no! non fa coiffeur! LUcro: Oui/ Lallo// Non ti piace?
TOTTONS: Ah no? TOTTONS: Lucio//
LUCIO: No! LUCrO: Eh!!
TOTTONS: Sergente? TOTTONS: Lucìoz/
LUCIO: Ser... Mais neanche! LUcro: Sì//
TOTTONS: Sergente di battaglia li conosco: .. I
TOTTONS: Ma Lallo/
LUCIO: Mais no! tu non capisci! Ci vuole un nome! scmtIllante.
LUCIO: Eh?
TOTTONS: Sì? Un nome scindillande! TOTTONS: Ti sembra più bello di Otello?
LUCIO: Sì/! LUCIO: Mais naturalement! Fa più coiffeur! Stai tranquillo//Vado a prenderti il
TOTTONS: scindillande ... camice//
LUCIO: Ah!! TOTTONS: Lallo! Lallo!
TOTTONS: Ottone! LUCIO: Lallo!è una trovata/I.
LUCIO: Otton..
TOTTONS: Col Sidol/! Lucido!! <Scintilla>!!
Nello stesso film, tra le tonalità di rosso Totò annovera il «rosso di
LUCIO: Bruto! <Troppo pesante>!/
secondo» e il «rossellini». Su un equivoco tra nomi comuni o agget-
TOTTONS: Ottone?
LUCIO: Hm sì/! Una cosa più leggera// e nomi propri di cavallo si regge gran parte dell'intreccio di Totò cer-
TOTTONS: Più leggero? , 1954: Totò (il cui nome filmico è Gennaro Piselli) crede si stia
LUCIO: Sì!! o dell'adulterio di sua moglie Gemma, sentendo, all'ippodromo,
TOTTONS: Più leggero? . cavallo come «Gemma», «vedovo» e «Geloso»; nello stesso film,
LUCIO: Hm// ome «Punterolì» è sostituito da Totò con «Trapani», «Cacciaviti»,
TOTTONS: Piombino!/ . inglesi», con la solita giustificazione parasinonimica: «beh/ pun-
LUCIO: Mais non! non va! non va! trapani! cacciaviti! O chiavi inglesi! sempre ferri del mestiere so-
TOTTONS: Piombino!/ alina» è frainteso da Totò come «mezza lira»; «Miss Angoscia»
LUCIO: No! Un nome scoppiettante/ je veuxl
. ata da Totò «Miss due bell'angosce», con esplicito rimando al-
TOTTONS: Castagnole!.
jTotò all'inferno, 1955]. Di una donna napoletana chiamata
LUCIO: Castagn...
n» Totò insiste col dire che deve essere milanese, perché «gli
TOTTONS: Ah! ah! Sì!
LUCIO: No! noi no! no! Zitto! Zitto! - sono milanesi» [Siamo uomini o caporali, 1955]. Il nome
TOTTONS: Sì// «lo 'Iurco- (Peppino De Filippo) viene deformato da Totò in
LUCIO: Zitto! - «Lo 'Iruzzo», «Lo Turzo», «Lo Struzzo», «Iurchetti- ecc. [La
TOTTONS: Sì!/ . onesti, 1956]. Sul cognome del notaio «Baracca» è facile l'i-
LUCIO: Ho trovato!
TOTTONS: Sì?
LUCrO: Ah! Eurèka! Ti chamerò/ sono il notaio Baracca/!
TOTTONS: Eh!/ Baracca? Sinistrato/ forse?
LUcro: Lallo! né sìnìstratol
TOTTONS: Eh... sfollato/ pardon//
LUCIO: Eh?
LA UNGUA IN GIOCO «QUESTO NOME NON MI È NUOVO»: ANTROPONIMI E TOPONIMI 133
132

NOTAIO: Macché sfollato! turo Lanocita 8. Il nome «Pio» facilmente si presta a un gioco d'omonimia
DUCA: Ma allora che baracca è?! [Totò lascia o raddoppiai, 1956). con il verbo pigliare: «sono i soldi di Pio/ e io pio» [Signori si nasce,
1960]. «Salomone» è deformato in «Salamone», «Salmone», «Salamino»
Nello stesso film, <10e Taccola- è deformato da Totò in <<Gioia Cacco- (Letto a tre piazze, 1960]. Facili giochi di parole nascono dal cognome
la»; a una donna che gli si presenta come: <Ada Barbalunga! vedova Bar- -Cocozza»: «suo figliol non si piglia una ragazza qualunque! Si piglia una
biere», Totò risponde: «morto il barbiere/ la barba! s'allunga». A una don- Cocozzal»: «entra in un teatro/ entra in un ristorante/ con la cocozza sot-
na che di cognome fa «Bellomo», Totò non può non dire: «lo sa che co- to al braccio» [Totò, Pabrizi e i giovani d'oggi, 1960]. In Totò diabolicus,
me Bellomo/ è proprio una bella donna?» [Totò, Vittorio e la dottoressa, 1962, come vedremo, il notaio si chiama «Cucuzza», <Attilia» è usato in
1957]. Il nome del poliziotto «Zeffìrino» (Memmo Carotenuto) è defor- luogo di «Attila»: «dove passo io/ non cresce più nemmeno un filo d'er-
mato da Totò in «Zafferano» [Totò e Marcellino, 1958]. «Alto» sta per «Al- bai/ Lo sai chi sono io? Sono come Attilia» [Risate di gioia, 1960]. Luigi
do» [Gambe d'oro, 1958]. Quando Totò nomina il «famoso fu Cimin», Ma- De Filippo, in Chi si ferma è perduto, 1960, interpreta «Donato Cavallo»,
stroianni chiede: «Fu Cimin// Chi è/ un cinese?» e Totò risponde: «ma che nome che non può non ricordare il proverbio «a caval donato non si
cinese! Veneziano/ era! Fu/ sarebbe/ chef morì// Cimin è il cognome/ no?» guarda in bocca»; questo proverbio era già stato connesso con le pro-
[I soliti ignoti, 1958]. «Caprioli», cognome del personaggio interp:-etato dezze onomastiche di Totò, nel film Totò lascia o raddoppiar, 1956, in
da Peppino De Filippo, viene deformato dal capufficio in «Pecor~llI»; p~­ cui, vedendo la fotografia di un cavallo, Totò sostiene di riconoscervi Do-
co dopo è lo stesso Peppino a confondersi e a chiamarsi -Caprettì» [Tot~, nato: quando Mike Bongiorno gli chiede come ha fatto a rispondere
Peppino e le fanatiche, 1958]. «Cìn cin» è scambiato per il nome propno esattamente, Totò dice che il cavallo aveva la bocca chiusa, dal momento
«Ciccillo»: -Ciccillo al nostro matrimonio» [Totò a Parigi, 1958]. Analoga- che «a cavallo Donato/ non si guarda in bocca». Il nomignolo «Gugo» è
mente in Totò, Peppino e... la dolce vita, 1961. Il nome della scrittrice Ca- deformato da Totò in «Buco»; in luogo di «Iaqueline» Totò capisce «Gìac-
rolina Invernizio è variamente deformato, nel significante e nel significa- mettino»; «Magda» è deformato in «Mammeta. da Peppino, del cognome
to, da Totò e da Ugo Tognazzi, che giocano anche con la marca di for- 'Iotò, «Barbacane», viene fornita una bizzarra etimologia, dal latino «ca-
maggi Invernizzi: «Carolina Lìquerizia», «Robiolina Invernìzio» e «C~roli­ "'lecanem» [Totò, Peppino e... la dolce vita, 1961]. Il nome della princi-
na Invenizio»; 'Iotò, in quanto editore, viene blandito da Tognazzì con «Nefertite» viene frainteso come «nefrite» [Totò contro Maciste,
questi epiteti: «mondadorino», «rìzzolaccio», «treccani-; a quest'ultimo, . Il cognome «Canarìnìs» subisce due deformazioni: «Quaglia» e
Totò reagisce: «beh/ non esageriamo/ tre cani! Sono un cane solo/ bello -Canarìa-, la prima sulla base del significato (canarino ~ quaglia), la se-
grosso'» [Totò nella luna, 1958]. Totò sente chiamare da Mario Carote- eeoda del significante (canarinis ~ canaria) [Totò e Peppino divisi a
nuto il cameriere spagnolo <1osè» e capisce «Cos'èò-, addirittura il segno !iiierlino, 1962]. Il cognome del brigadiere «Di Sabato» sucita tutta una se-
di punteggiatura di un telegramma «<stop») è preso da Totò per il nome Et: di prevedibiIi giochi (su sabato 'giorno della settimana') fatti da.Pep-
di un pittore: «copiare importante quadro stop», sicché Totò p~rte, per De Filippo [Totò contro i quattro, 1963]. «Manuel» viene deforma-
Madrid convinto di dover copiare il quadro del signor Stop anziché del 'Iotò in «manovella» [Il monaco di Monza, 1963]. «Fausta», nel sen-
Goya [Totò, Eva e il pennello proibito, 1959]. Il cognome «Bruscatelli» 'propizia' «<giornata fausta»), è inteso da Totò come un nome pro-
viene deformato in «Bruscolini» [La cambiale, 1959]. Il cognome «Lario- lo stesso per «prònuba» [Totò e Cleopatra, 1963]. Il nome francese
cella» viene deformato in vario modo: «Lanoce», -Lafìcosecco-, «o nocella court» viene frainteso da Totò come «metà corto» [Totò contro il
o fico secco siamo lì», «Laperetta», «Lanocchìa», -Lafìnocchìa», «o la nocel- Nero, 1964]. Il nome russo «Mìscha» viene scambiato da Totò per
la! o la finocchia/ siamo lì», «Lamelonì», «Lamellona», «Latortora», «Ortola- §t;t G~I;ne di un gatto, per via dell'assonanza con «micio» [Chefine ha fat-
ni» e suscita un doppio senso: «io mi copro la nocella» [I ladri, 1959].
Forse, tanto accanimento onomastico è una vendetta personale di Totò
contro il suo principale detrattore (il critico del «Corriere della Sera» Ar-
134 LA UNGUA IN GIOCO
«QUESTO NOME NON MI È NUOVO»: ANTROPONIMI E TOPONIMI
135
to Totò Baby?, 1964]. Il nome arabo «El Kasser- viene da Totò deformato
in «Alcaseltz- [Totò d'Arabia, 1965]. Il cognome del direttore d'orche~tra «Za La Mortadelle» sono nomi arabi (l'ultimo, poi, è anche deformazione
«von Karajan» viene deformato da Totò in «von Caricard» e «von Carica- scherzosa di Za la Mort, nome dell'apache, interpretato da Emilio Ghio-
no»; per celare l'identità di Fabrizio, col quale il ma?giordomo st~ parl~n­ ne dal 1921, 9
protagonista della serie di film italiani a episodi Topi grigi,
do al telefono, il giovanotto viene presentato a Toto col nome ~I <:SqUID- daI 1916 ) [Totò le Mokò, 1949]; il nome in codice dell'agente segreto
zetti» (perché la parola che Totò ha sentito al telef~no era «s~uIDzIet~e»?, «K8» non può non far pensare a «cappotto» [Totò cerca moglie, 1950]; il
che Totò deforma in «Spalletti», «Stracchino» e -Schizzetto» [Rzta, la figiia nome del musicista protagonista di 7òtò a colori, 1952 è «Antonio Scan-
americana, 1965]. Ciccia Ingrassia gioca sul nome «Cassio»: «ma che naganì-, nome non certo lusinghiero e che dà adito, infatti, a una can-
Cassio vai dìcendo?» [Che cosa sono le nuvole, 1968]. , zoncina ingiuriosa di un coretto di bambini, parzialmente incomprensibi-
Oltreché trasformare un nome proprio in un nome comune, ~~o. ac- le: <<strimpellonel Scannagatti/ [fa le grufola]! e sbatte li gattill Batte li gat-
cadere anche il processo inverso: sull'omonimia di assunto (participio e [...]1 Scannagatti strimpellonell Batte li gatti/ [... ]1 Scannagatti strim-
nome proprio) si gioca in Il più comico spettacolo del mondo, 1953: pellone-. «Tapioca» è il nome di Totò in l tre ladri, 1954; il nome del po-
~iotto protagonista di Totò e Carolina, 1955, è il poco gradevole «Anto-
LUCIO (Mario Castellani): Sei assunto// Caccavalìo», la piccola Susy diventa una «Susina» ('prugna'): «ho la
TOTTONS (Totò): Ma/ veramente io non mi chiamo Assunto//. Susina» [Ilcoraggio, 1955]. Ben tre volte i cognomi fanno riferimen-
alla quaglia: «Antonio La Quaglia» [Destinazione Piovarolo, 1955]; Ce-
Similmente, in Rita, lafiglia americana, 1965: S3l~ e Peppino «PosaIaquaglia» [La cambiale, 1959]; sergente maggiore
[l due colonnelli, 1962]. Insieme altisonante e ridicolo è il no-
FABRIZIO: Maestro/ sono onorato// del duca «Gagliardo della Forcolerta- [Totò lascia o raddoppia?,
SERAFINO (Totò): Molto piacerei Onorato/l «Giuseppe la Paglia» è Totò in La legge è legge, 1958; «Illuminato»
nome dell'arzillo nonnetto di Arrangiatevi!, 1959, interpretato da
«Mania», detto da Araldo Tieri, è frainteso da Peppino per «Maria» «Antonio la Puzza» è Totò in Totò e Peppino divisi a Berlino, 1962;
[Totò, Peppino e le fanatiche, 1958]. . . . . si chiama «Antonio Cicciacalda» in 11 monaco di Monza, 1963; «An-
Talvolta il nome del personaggio si limita a richiamare molto da VlCI.n?, .la Trippa» è interpretato da Totò in Gli onorevoli, 1963 (in cui non
pur senza ingenerare equivoci, il nome di un personaggio famoso: «PIZ:O l'ìronìa sul suo cognome, allorché qualcuno lo glossa con «al su-
Scevola» rimanda a «Muzio Scevola» [Il medico dei pazzi, 1954]; «Antonio 'an Gemini» (che, più che al santo, fa pensare al noto marchioni-
Marchi» è la reincarnazione di «Marco Antonio» [Totò all'inferno, 1~55J; minerale) è invocato in Che fine hafatto Totò Baby?, 1964;
«Anastasio» (Luigi Pavese) viene chiamato da Totò p~ima «Me~astaslo~ :=. Buzur» e «amar El Bedu» (per assonanza con buzzurro e bedui-
poi «vespasìano» [rotò lascia o raddoppiar, 1~56];. «M1C.hel~ Spillone- I~: due arabi in 7òtò d'Arabia, 1965; sul nome Alì, Totò aveva già
Iianizza il nome dell'attore «Mike Spìllane» e VIene msento ID una sorta Oill El Totò sceicco, 1950, e in Noi duri, 1960, come vedremo nel ca-
parodia dei film gialli americani [Totò, Vittorio e la dottoressa, 1957]; «Pa- 'icato alle paronomasie.
squale Belafronte» richiama il nome del cantante Harry Belafonte re legata all'iconicità dei nomi propri è un'altra figura retorica
nella luna, 1958]. . , ~'Olta da Totò e riassumibile nella seguente formula: se B è fi-
Altre volte un nome fa ridere non per gli equivoci o le deform~lo::, cognome di B sarà mOrfologicamente alterato come dimi-
ma soltanto perché ricorda un oggetto più o meno b~zzarro, un anìmase, i\ oppure A sarà accrescitivo di B. «Trombetta» è figlio di «Irom,
una parola strana e simili: una nobildonna tedesca e la «barones~a o a colori, 1952J; «Cucuzziello» è figlio di «Cucuzza» [Totò dia-
Krapfen» e un aristocratico italiano è «Pupetto 'Iuraccìolo», con eVl.
allusione a Caracciolo [L'imperatore di Capri, 1949]; «Salam Mortades-
fI'Ji:AWWb!ll!n:ni 1955, p. 88 e Raffaelli 1979, p. 477.
~. G1 : &

136 LA LINGUA IN GIOCO


«QUESTO NOME NON MI È NUOVO»: A"lTROPONIMI E TOPONIMI
137
bolicus, 1962]; analogamente, -senta un po'I signor Pitone// Lei cj ha una
TOTÒ: Ci sono! Oh che sventato! Me prenderei a ceffoni! Lei è impiegata alle
sorella// Che si chiama Boa» [Totò, Peppino e... la dolce vita, 1961], poste/ è vero [Le sei mogli di Barbablù, 1950].
Insomma, com'è ormai evidente, la deformazione del nome proprio, al
pari delle deformazioni del latinorum e della snobistica esibizione di au- Chopin ~ pronunciato «Sciòpen- [Totò a colori, 1952; Totò di notte n.
licismi, neologismi e forestierismi, è un altro duro colpo assestato ai tron- 1962J e Cajkovskij «Ciacoschi» [Totò a colori, 1952J; «Gregorio Pecco»
fi, ai supponenti, ai sopraffattori, ai millantatori, in una parola ai «capora- sta per «Gregory Peck» [Totò e le donne, 1952J. «Gennaro Vaccariello»
li», i quali, al culmine dello sciorinamento dei propri titoli e dei propri pre- (Iotò), nel travestimento ispano-americano (venezuelano), diventa <1a-
sunti successi, vengono smascherati e gettati nel ridicolo mediante la co- neiro de Vaccarìjoss, con doppio senso con «vacca» nei confronti dell'a-
micità suscitata dalla dichiarazione del nome: che fiducia si può dare al-
~te ~acile:, «una Vaccarijos in più/ una Vaccarijos in meno»; «Iuan le pin»
l'onorevole Trombetta e ai notai Baracca e Cucuzza?
(toponl:no) ~ reso da Totò come «Giovanna le Pigne» [Ilcoraggio, 1955J.
In un caso la deformazione è di tipo diverso da quelli visti finora: i nomi
~ farsi belli con le tedesche Brigitte e Trude, Peppino e Antonio inter-
vengono adattati morfologicamente alla tipologia onomastica ritenuta pro-
r,;azjonalizzano i propri nomi in «Pepy» e «Tony» [Totò, Peppino e le fana-
pria del periodo e del luogo in cui è ambientato il film; conseguentemente,
1958J. «Cape Canaveral» viene reso da Totò come «Capo Cadavere»
Totò e Nino Taranto calati in Egitto diventano «Iotokamer» e «Iarantenka-
nella luna, 1958]; il cognome francese «Marechàl» è italianizzato da
men», in evidente analogia a «Iutankhamon» [Totò contro Maciste, 1962].
bò in «Marescìalla- [l ladri, 1959J; «Giorgio il becco» sta per «George
Molti nomi stranieri (di persona o di luogo) vengono da Totò adattati, ~',"VjjN [Totò di notte n. 1, 1962J.
in modo più o meno scherzoso, all'italiano: «Pepé» diventa «Peppe» [Totò
le Mokò, 1949]; «San Gennaro» è tradotto in spagnolo «<San Gennaros»)
[Figaro qua... Figaro là, 1950], in tedesco «<San jenar») e in russo «<San Totò interpreta... 1òtò: attori e personaggi
jenarof-) [Totò e Peppino divisi a Berlino, 1962]. Questo tipo di gioco ~
particolarmente frequente in Le sei mogli di Barbablù, 1950: «Parter- di- Quando il regista lascia inalterati i nomi degli attori lo fa per due ragio-
venta «Parte»; «Lukas» ---7 «Luca»; «Maryon» ---7 «Marco»; «Patson» ---7 «paz- per una forte esigenza realistica: vuole che il pubblico creda davvero
zo»; «Nìck» ---7 «Micca» 'scemo'; «Porrow» ---7 «Porro», con ulteriori defor- attori interpretino sé stessi, senza intermediazione alcuna. Oppure
mazioni e giochi di parole: motivo opposto: per ridurre l'attore a una maschera' e la maschera
non può interpretare altri che sé stessa. Totò in moltìfìlm (sopranur-
AMILCARE (Mario Castellani): M'hanno preso per Patson//
dli in cui i registi volevano sfruttarlo come maschera e non come at-
TOTÒ: Invece tu sei scemon//.
ma talvolta anche nei film seri) si chiama Totò, Antonio o Antonino:
Vittima d'elezione per questi calembour è la protagonista femminile on le mani, 1937; Animali pazzi, 1939; L'allegrofantasma, 1941;
Lana Ross (la giornalista americana interpretata da Isa Barzizza): «con La- ri fra le belve, 1943; 1òtò al giro d'Italia, 1948; L'imperatore di
na» diventa «collana»; è scontata l'omonimia Lana/lana, mentre, più ori- 1949; Totò le Mokò, 1949; Totò cerca moglie, 1950; Tototarzan,
ginale, quella in cui «Lana Ross» rimanda alla marca di tessuti Lanerossi Le sei mogli di Barbablù, 1950; Totò sceicco, 1950; 47 morto che
1950; Totò terzo uomo, 1951; Sette ore di guai, 1951; Totò a colori,
LADISLAO (Tino BuazzelIi): Conoscerete certamente gli articoli di Lana/z- 'ù comico spettacolo del mondo, 1953 (nel quale la volontà rea-
TOTÒ: No/ veda/ dato la stagione/ io mi interesso degli articoli di cotonina/l credere che il film sia un documentario sul mondo del circo in-
LADISLAO: Ma noi che dice/ maestro! Lana Ross è una scrittrice/ di vagliai! . ta a mantenere alcuni nomi degli attori: Marc, Tania, May); Totò
. 1955; Totò all'inferno, 1955; Siamo uomini o caporali, 1955;
Piovarolo, 1955; La banda degli onesti, 1956; Totò, Peppino
lO Sullo sfruttamento dei marchionimi in Totò cfr. Caffarelli 1998, p. 64 n. 31. ~f1a/'èm:mina. 1956; Totò, Peppino e i.fuorilegge, 1956; Ioto, Peppi-
.. iLE Li 2 L........ JiUUZCZ,2!

138 LA UNGUA IN GIOCO


«QUESTO NOME NON MI È NUOVO»: ANTROPONIMI E TOPONIMI
139
no e le fanatiche, 1958; Totò a Parigi, 1958; Totò, Eva e il pennello proibi-
to, 1959;Letto a tre piazze, 1960; Totò, Fabrtzi e i giouani d'oggi, 1960; Chi . Rita Pa:one e Fabrizio Capucci mantengono i primi nomi in Rita la fi-
l amerzcana, 1965.
gza '
si ferma è perduto, 1960; Totò, Peppino e... la dolce vita, 1961; Tototruffa
'62, 1961; I due marescialli, 1961; Totò contro Maciste, 1962; Totò diaboli- T~lvo,1ta il nome di T~~ò viene leggermente deformato, come abbiamo
cus, 1962; Totò e Peppino divisi a Berlino, 1962; I due colonnelli, 1962; ID VISto, «Tottons» [Ilpiu comico spettacolo del mondo, 1953]; «Totoka-
Totò contro i quattro, 1963; Totò e Cleopatra, 1963; Gli onorevoli, 1963; Il cjen» e «Tarantenkamen» [Totò contro Maciste, 1962]' «Totonno» [Totò e
eopatra, 1963]. D'altro canto, anche quando Totò .' t
comandante, 1963; Che fine ha fatto Totò Baby?, 1964; Totò d'Arabia, 5Onaggio d' d" In erpretava un per-
1965; Amore e morte, 1965; Uccellacci e uccellini, 1966 (dove anche Ni- fi ~ ~o:ne rverso da Toto, registi e produttori provvedevano a ri-
netto Davoli si chiama Ninetto). In Totò lascia o raddoppiar, 1956, il nome ~~tò a titolo la pre:enza della maschera, secondo le note formule
del personaggio interpretato da Totò è Gagliardo, che allude a uno dei nu- .~" U~-N'_ 194cerca... o Toto e:.., per la prima volta adottate in Totò al giro
merosi nomi di Antonio Maria Giuseppe Gagliardi de Curtis Griffo Focas 8'. I~ nome «T~to» c.ompare nei titoli ben trentacinque volte
Angelo Flavio Ducas Comneno Porfirogenito di Bisanzio. d' . s~ ~I I~cludono I tre titoli cambiati, citati nell'introdUZione) va-
, Ire In piU. di un titolo su tre dell'intero corpus di film. '
In questi fenomeni di utilizzazione dei nomi, i registi e i produttori dei
lA1 vezz~ di sce~eggiatori e registi era quello di disseminare qua e là .
film con Totò non fanno che attenersi a una lunga tradizione comica, an-
ch'essa risalente almeno alla commedia dell'arte, che tendeva all'identifi- n?ml ~ quellì di amici: per es., nel film Il coraggio 1955 Gino cer~
cazione (soprattutto per una più facile presa sul pubblico) tra maschera, f I~ <<VIa Marcello Marchesi» (uno degli sceneggi;tori d~l film)' in
sascta
.
o . raddop"ia?
y. ,
1956,1'l personaggio interpretato da Carlo Croc-
'
personaggio e attore, sia nel caso degli ipocoristici basati sul nome ana- e «Camillo» (come il re . t M .
grafico dell'attore (per l'appunto Totò, ipocoristico di Antonio), sia nel- C gis a astrocInque»); Mastrocinque è citato
ome se fosse un numero, in Il monaco di Monza, 1963 12,
l'invenzione di nomignoli che alludono ad alcune sue caratteristiche (soli-
tamente negative), sia infine mediante un nome inventato che tuttavia ac-
compagnerà il personaggio per tutti i film della stessa serie: si pensi, per solo Cuneo: la geografia di Totò
il cinema, ai casi di Cretinettì, Tontolini, Stanlio e Ollio, Gianni e Pinotto,
Charlot, tanto per citare i più noti, fino ai più recenti Fracchia e Fantozzi l i §~ azioni ~naloghe a quelle dei nomi di persona vengono speri-
Anche Peppino De Filippo si chiama di solito Giuseppe o Peppino: La anche SUI n.00:1,
'd'I Iuogo. Oltre aglì' svarioni geografici (che col-
banda degli onesti, 1956; Totò, Peppino e... la malafemmina, 1956; Totò,. caso le vane cm,a ~el.mondo) e al tormentone «ho fatto tre anni
Peppino e i fuorilegge, 1956; Totò, Peppino e le fanatiche, 1958; La cam- a.Cuneo:>, Toto SI divertiva in vari modi a giocare con i Iuoghì
biale, 1959; Arrangiatevi!, 1959; Letto a tre piazze, 1960; Chi si ferma Ione «SIamo attesi» è segrnentata da Totò come f 1.
di 1 (11' osse un com-
perduto, 1960; Totò, Peppino e... la dolce vita, 1961; Totò e Peppino .. uogo. «a eSI»: cfr. XlX.4) [Le sei mogli di Barbablù 1950]
si a Berlino, 1962; Il giorno più corto, 1963; Gli onorevoli, 1963. nome di .P~nte Milvìo (Ponte Mollo), a Roma, dà adito ~ un fa~
Vittorio De Sica si chiama Vittorio in Totò, Vittorio e la dottoressa, "'Pon~e Milvio è mollo// Si sta comodi» [Guardie e ladri 1951]
'olori 1952 '1
e in I due marescialli, 1961. . '. ' I nome d el paese campano «Caianello» (talvolta
' .
Talvolta i registi giocano anche con Mario Castellani, talora deform io,. i:~l dittongo metafonetico «Caianiello») viene deformato in
gli il cognome: Cast in Fifa e arena, 1948; Castelluccio in Totò cerca deIìo.» e «Copacabana, in «Campa Campana»:
1950; Mario in Totò terzo uomo, 1951; Castelletti in Il comandante, 1
Fred Buscaglione interpreta Fred Bombardone in Noi duri, 1960. S)FI.A.: Sénti/ adesso da dove vieni? <Da Copacabana> '(
<Eheh>... .

11 Il fenomeno è analizzato ed esemplificato riccamente da Raffaelli 1979, pp.


del genere in Caffarel1i 1998.
"QlJESTO NOME NON MI È NUOVO»: ANTROPONIMI E TOPONIMI 141
LA liNGUA IN GIOCO
140
1956]. «Corea» sta per «correa» [Totò, vittorio e la dottoressa, 1957].
ANTONIO: Da dove? «Desolato» è interpretato come «de Solaro», dove «Solaro» è il nome di un
GIULIA SOFIA: Copacabana//
paese; «devo fare un salto a Digione», detto da Sylva Koscina, è frainteso
LEOPOLDO: Eh... Copacabana//
ANTONIO: Che Campa Campana! lo vengo da Caianiello// da Totò come «fare un salto a digiuno» e, subito dopo, giocando anche
GIULIA SOFIA: <Caianiello?! Dov'è>? con la polisemia di saltare 'fare un salto/fare a meno di': «salto i pasti/ ma
LEOPOLDO: <Ehm> ... salto a digiuno non lo faccio»; all'espressione «abiti d'ogni epoca e fog-
ANTONIO: Caianiello dov'è? Totò crede che degli abiti siano di Foggia, e dice: «un abito di questi
GIULIA SOFIA: Eh// foggiaschi», generando così un doppio gioco linguistico: foggia/Foggia
ANTONIO: Eh... Teano/ Frosinone/ < Sparanise/ Roma>// (omonimia).efoggianiljoggiaschi, paronimo difuggiaschi [Totò a Parigi,
LEOPOLDO: <No... (sussurrando ad Antonio) [Che dici] >? 1958]. «Forgia» è frainteso da 'Iotò come «Foggia» anche in Totò contro il
POPPY: <No/ honey// No// Caìenna/ hello! Nero, 1964. «La Spezia» diventa «la Svezia» e le svedesi sono «svez-
LEOPOLDO: Hello! <Hello>!
late>: «queste attrici nascono sempre in Isvezia// Sì/ sì// Tutte/ tutte svez-
ANTONIO: <Ohé>!
GIULIA SOFIA: <Ah/ Caienna>! Bagno penale! <Che diverténte>! Z3te/ sono» [Totò nella .luna, 1958]. «Inammissibili» è frainteso da Totò
LEOPOLDO: <Eh/ sì>// mme «in Abissinia» [Letto a tre piazze, 1960].
ANTONIO: Ma che bagno penale? Caianiello// <Oh>// In Il giorno più corto, 1963, la piccolissima partecipazione di Totò si
LEOPOLDO: <No>// Come turistà//' wuce all'equivoco tra topanimi e nomi comuni o nomi di persona: «Ab-
WIDO conquistato Fiume/ e conquisteremo gli affluenti! Abbiamo con-
Nello stesso film, «Roccarasata» è deformato da Totò in «Ro~capelata» e ·i§jI1iJIÈSt<ltO Pola/ e conquisteremo anche Amapola! Trento l'abbiamo fatto
gli abitanti di «Montelepre» sono i «montelevrier.i». Al post~ dì «L~sanna>: JllittNJfOI e dopo Trento faremo anche Trentuno! Pace e bene/ fratelli! Pace
Totò capisce «lo sanno»; al posto di «ScandinavIa», «:,cantI~ato»; l «Paesi
Bassi» sono per Totò i «paesi piccolini» [Il medico dez pazzi, 195~]. Il.no-
me della città di Anzio ben si presta alle paronomasìe: spesso Toto capisce H\SQUALE (Totò): lo vado a tentoni/ adesso//
«Anzio» al posto di «anzi» o di «ansia»: «di Anzio» 'dianzi' [Totò e le donne, :'11'''''\10Z10 (Macario): Dove vai?
.f.'\SQUALE: A tentoni//
1952; Il monaco di Monza, 1963].
_A..<\10ZIO: Quando?
CICCILLO (Aldo Giuffré): È il pazzo di poc'anzi// F:'\SQUALE: Adesso// Quando?
~l~MOZIO: E mi lasci solo/ qui/ con la marchesa? [Il monaco di Monza, 1963].
FELICE (Totò): No!
CICCILLO: Sì//
FELICE: È il pazzo di poca Anzio// R<Coet<mei» è frainteso come «di Catania» [Totò contro il pirata Nero,
CONCETTA (Tecla Scarano): E che significa// . «Mi sono fatto male il Vornero», anziché «all'ornero» [Totò d'Ara-
TOTÒ: Significa! che è un pazzo/ che un po' sta qual e un po' sta ad AnZIO// 965].
Che ne sol io?! (Il medico dei pazzi, 1954J. e ai giochi di parole propriamente detti, quello dell'ignoranza geo-
è uno dei topoi della produzione filmica di Totò, al quale non di ra-
«In ansia» è frainteso come «ad Anzio» [Totò, Peppino e i fuorilegge, accompagna un certo razzismo, spesso caratteristico del cinema po-
1956]. «Sono in Anzio» 'sono in ansia' [Letto a tre piazze, 1~60]. , si ricordino anche i citati luoghi comuni sui dialetti).
Al complimento «lei è saggio?», Totò risponde: «no/ noi io so napo~e­ tebello Siculo è in Lombardia [San Giovanni decollato, 1940].
tano» [Siamo uomini o caporali, 1955]. «Polacchìa» sta per «Poloma» vìene scambiata ora per le Americhe, ora per le Canarie [L'impera-
[Totò, Peppino e i fuorilegge, 1956]. «Monte:aro». sta per «Montec~rlo», Capri, 1949]. Per andare a Milano, in Totò a colori, 1952, Totò si
con allusione al fatto che vi si spendono molti soldi [La banda deglz one-
.......,LL .0 .J&

142 LA LINGUA IN GIOCO

fornisce di franchi svizzeri. «Cuneo provincia di Verona» [Totò e i re di Ro- XII. «ZETA!»; LE INTERIEZIONI
ma, 1952]. Sempre Milano è il bersaglio prediletto di Totò, Peppino e... la
malafemmina, 1956, in cui il capoluogo lombardo è collocato in varie
parti d'Italia e d'Europa: Milano si trova in Calabria o in Sardegna, l'abbi-
gliamento di Totò e Peppino giunti alla stazione milanese è quello tipico
dei russi, la lingua che vi si parla è il tedesco, c'è il Colosseo (<<adesso che
stiamo a Milano/ vogliamo andare a vedere questo famoso Colosseo?») e
l'Arco di Tito, per arrivarvi occorrono quattro giorni di mare, il duomo, Le interiezioni primarie, i segnali discorsivi e le pause vocalizzate (ov-
«mezzo ovale» in perfetto stile «etrusco», è scambiato da Peppino per il quei riempitivi che caratterizzano gran parte del parlato spontaneo,
municipio e da Totò per La Scala e quest'ultima, naturalmente, è ritenuta "'Jm per prendere tempo mentre si progetta un enunciato, ora per dare
uno strumento per salire e non un teatro. xgni di assenso o dissenso, ora per esprimere meraviglia o disappunto
«Romagna», «romagnolì», «impero romagnok» e «romanese- vengono hanno un ruolo molto importante nei film di 'Iotò, È evidente, dal
tutti ricondotti a «Roma» [Totò, Peppino e i fuorilegge, 1956]. Analoga- '°'iu::g::mtrOflto con il linguaggio cinematografico medio, che il numero e la va-
mente, «Roma», «Romagna» e «Romania» sono sinonimi [Totò, Peppino e... di queste forme (che d'ora in avanti chiamerò soltanto, cumulativa-
la dolce vita, 1961] e i «romanisti» sono i 'romani' [Totò e Cleopatra, interiezioni, per brevità) sono di gran lunga superiori rispetto ad
1963]. Le cascate del Niagara si trovano in Norvegia [Tototruffa '62, 1961]. .film. L'alta frequenza di interiezioni è determinata soprattutto dal fat-
La regione viene confusa col fiume, nel tormentone «ho attraversato l'Al- cne quasi tutti i film con Totò, specialmente per quanto riguarda il pro-
to Adige» [Totò e Peppino divisi a Berlino, 1962]. Neppure sulla posizio- nrsta, erano gir~ti in presa diretta e con un ampio margine lasciato al-
ne geografica dell'Egitto Totò mostra di avere le idee particolarmente [Improvvisazione. E chiaro che i vari ehm, eh, mhm, ah, utilizzati per
chiare [Totò e Cleopatra, 1963]. Gli «arabeschi» sono gli 'arabi' [Totò d'A- tempo, per ricordare una battuta, per autocorreggersì, sono di
rabia, 1965]. eliminati dal doppiaggio, e anche da un tipo di recitazione tradìzìo-
Per tutti gli scambi tra lingue e dialetti si rimanda ai relativi capitoli I e II. .nteramente basata sul copione 1.
Un gioco ricorrente consiste nel fraintendere un aggettivo o un so- solo Totò a colori, 1952, oltre alle forme base presenti pratica-
stantivo (schizofrenico, mastodontico, esca) per un'indicazione geografi- in ogni testo orale (ah, beh, eh, ehi, hm, oh), abbiamo la se-
ca: «non è italiano?», chiede Totò, sentendo l'aggettivo «rnastodontico» ,,~e gamma di tipi interiettivi: ahé, bah, ih, mah, ohé, ohi, ohiohiohi,
[Totò le Mokò, 1949] 13. uhé, uhuh. Oltre alle interiezioni usate in fitte serie ribattute o
Il colore della pelle è talora deriso [L'imperatore di Capri, 1949; Totò quasi a simulare una risatina: ah ah ah ah, eh eh eh eh,
cerca moglie, 1950; TototrujJa '62, 1961; Totò di notte n. 1, 1962], secon- ah, eheheheh ecc. In media, si calcolano più di sei interiezioni
do un'infelice prassi del cinema fino a non molti anni fa (si pensi anche al to parole del film. Tale varietà va spiegata, oltreché con la pre-
doppiaggio di personaggi di colore, in primis la Mammy di Via col vento): sra, anche con la tradizionale prassi teatrale comica, che da sern-
«è una negra/ una selvaggia/ una cannibale!» [Totò cerca moglie, 1950]. urta i suoni inarticolati o semanticamente e morfologicamente
Del razzismo antimeridionale e antisettentrionale si è già parlato a propo- per suscitare il riso, giocando con la lingua come fosse musica
sito dei dialetti, nel secondo capitolo 14. :significato. Il fenomeno va visto parallelamente all'uso dei termì-
tati e deformati e degli ideofoni (di cui al prossimo capitolo),
sìssimì in Totò.
13Per gli esempi di questo gioco cfr. Ruffin 1996, p. 340.
Alcuni dei temi trattati in questo paragrafo sono stati acutamente approfonditi da
14
Valentina Ruffin (1996). interiezioni nel cinema cfr. Rossi 1999a, pp. 113-14, 180-81, 341-46, 441-48.
144 LA LINGUA IN GIOCO «ZETA!»: LE INTERIEZIONI 145

A proposito delle interiezioni, è celeberrimo l'uso di «zeta» dopo la se- Come al solito, non si può stabilire a chi spetti il merito di aver ideato
rie di oh, eh, ah in Totò contro Maciste, 1962: questo piccolo capolavoro di comicità, comunque perfettamente in linea
con l'umorismo di Totò. Quel che è certo è che l'autore mostra una ca-
TOTOKAMEN (Totò): Oh// pacità deformante straordinaria, al punto da intervenire sulle più piccole
TARANTENKAMEN (Nino Taranto): Ascolta bene il mio piano// e più primitive particelle del codice verbale: le esclamazioni.
TOTOKAMEN: Oh//
TARANTENKAMEN: Dunque/ io/ adesso/ vi precedo nel tempio...
TOTOKAMEN: Oh!
TARANTENKAMEN: Senti! smettila con queste "oh"/ perché/ per piacerei è
un'esclamazione che adesso non c'entra per niente!
TOTOKAMEN: L'o/ eh?
TARANTENKAMEN: Sì//
TOTOKAMEN: T'è antipatico?
TARANTENKAMEN: Sì//
TOTOKAMEN: Ohi scusa
TARANTENKAMEN: Non m'è antipatico/ ma non c'entrali
TOTOKAMEN: Va beh/ comunque/ ma non lo vuoi vedere//
TARANTENKAMEN:Dunque~
TOTOKAMEN: Sì/!
TARANTENKAMEN: lo vi precedo nel tempìo//
TOTOKAMEN: Eh//
TARANTENKAMEN: Qua... Pure "eh"/ ma?!
TOTOKAMEN: Eh/ hai detto "oh'? prima/ scusa!
TARANTENKAMEN: Me danno fastidio le esclamazioni! adesso!
TOTOKAMEN:Eh e oh//
TARANTENKAMEN: Sì/ me danno fastidio!
TOTOKAMEN: Ho capitoli
TARANTENKAMEN: Entro nel tempio/
TOTOKAMEN: Hm//
TARANTENKAMEN: e vado a... a mettermi... a nascondermi/ nella statua del dio
Amon//
TOTOKAMEN: Ah!
TARANTENKAMEN: Smettila con queste vocali! [...]
TOTOKAMEN: Ah/ è proprio... è tutto il sillabario/ ch'è da rifare!
TARANTENKAMEN: SÌ// Eh/ me dà fastidio il sillabario!
TOTOKAMEN: E va bè/ abbando/ abbando le vocalì//
TARANTENKAMEN: Ah!
TOTOKAMEN: Dunque//
TARANTENKAMEN: Entrato nella statua del! dio Amon/
TOTOKAMEN: Zeta!
XIII. «GNA GNA GNA GNA GNA GNA...
CHIA CHIA CHIA CHIA... CHIÈ CHIÈ CHIÈ CHIÈ ...
PIPIPIPIPÌ. .. PIPIPIPIPÌ... GNA CACACACACACACA COO...
PEPÈ...»: IL DELIRIO DEGLI IDEOFONI

Gli ideofoni (o forme onomatopeiche, ovvero quelle parole che non


hanno altro significato se non il loro stesso suono, imitativo di versi d'ani-
mali, rumori e simili) fanno parte del bagaglio essenziale del testo comico,
fin dalle origini (cfr. le citate indicazioni di Andrea Perrucci). Prendendo an-
cora una volta a modello Totò a colori, 1952, ricordiamo i seguenti ìdeofo-
nì: chichichichì, clocloclocloclò, dindindindin, dr, drang, mao, meeh,
ndr, ssh, ta, taratattattara, tatara, tatatatatatà, tettetettetè, tippetippetip,
zac, zazà, zun, zunzunzùn. Alcuni di questi compaiono nel brano se-
guente, che cito per esteso, sia perché mostra un massiccio ricorso a suo-
ni scarsamente articolati (interiezioni primarie e ideofoni), sia perché è la
battuta più lunga di tutto il film e mostra in pieno l'abilità di Totò di domi-
nare da solo il palcoscenico, addirittura facendo la parte di più personaggi
e cose (in questo caso, fingendosi Tiscordi, Zozzogno e il campanello):

È strano// (cantando) "È strano// È strano// Mi sembra molto strano// Ma/ chis-
sà/ perché// Ah/ sì sì sì sì/ capisco// Zunzunzùn// Capisco/ forse"// (parlando)
Questi vorranno venire di personali Eh già! vengono di personali Tippetip-
petìp/ qui/! E allora bisogna che io m... mi... mi affretti a terminare il secondo
tempo// Strano// Perché gli ho mandato quasi tutta l'operaz/ Mah// Affrettìarno-
ci a finire il secondo tembo// Eh già// Perché da un momèndo all'altro/ posso-
no venire qual bussano alla portali "Ndr"// "Chi è"? "L'editore Tiscordi"// Op-
pure/ "ndr"// "Chi è"? "L'editore Zozzogno"// "Eccomi qual il maestro// Prego/
si accomodi"// "Grazie"// (alla cameriera) Eccoci quali Questa è la mia opera//
Il mio capolavoro// Eccolo qui!/ Ho già trovato il titolo/ sai? Sì// La chiamerò/
Epopea italica// Magnifico// (mostrando le spartito alla cameriera) Vedi!cara/
qui siamo al terzo atto// Quando Cristoforo Colombo/ fa rapirei Elena di Troia//
Che poi sopraggiunge la madre di Elena... Beh/ beh/ lasciamo perderei vai// Mi
ci vorrebbe un'ispirazione// Sendi/ mia buona e dolce fandesca/ apri meglio la
fìnestra// Fa' che io mi ispiri!/ Poiché i temi della natura/ sono sembre i sugge-
rimèndi migliori!/ Sì// Fa' che io mi ispiri// Voglio origliare// Origlio// Hmhm//
(ascoltando il rumore dell'acqua di una fontana e tentando di riprodurlo
con il pianoforte. Immagine della fontana) Sì/ hm/ sì! Eccola! Sì! Ah! (scri-
vendo sul pentagramma) Do// Do// Si diesìsz/ Re fa// Cromal/ Semicroma// Bi-
t" 222
=
148 LA LINGUA IN GIOCO
«GNA GNA GNA GNA GNA GNA... CHIA CHIA CHIA CHIA...
149
scroma// Un accidente/ in chiave// Eheheheh//# (ascoltando il canto di u~
uccellino e tentando di riprodurlo con il pianoforte e con la voce. Immagi- tonia quasi inconscia con i meccanismi dell'opera buffa, dato che, dalla
ne di due uccellinz) "Chichichichì/l Chichichichì// Chichichichì"// Sì/I (scriven- testimonianza raccolta da Franca Faldini, non pare che Antonio de Curtìs
do sul pentagramma) È una biscroma// È un si// Sii biscroma// Biscroma si/I fosse un assiduo ascoltatore di musica operistica.
(suonando e cantando) "Chichichichì"// Eheh//# (sentendo il rumore di un~ Anche per questo fenomeno Totò a colori è un film emblematico, spe-
sciacquone. Immagine di Rocco al bagno. Antonio chiude il pianoforte e si cialmente nei brani in cui Totò canta le interiezioni o gli ideofoni, allonta-
alza di scatto) Bah! Ma come si può comborre in questa casa?! Ecco! Uno scro- nandosi dunque ancora di più da ogni realismo comunicativo:
scio di igienico idraulico! Non si può creare! In questa casa non si sende ~ltro
che parolacce/ la pèndola che bolle/ la vacca che ~artorisce! Che lsplra:~one ROCCO: (entrando, dopo aver sfondato la porta) Vuoi piantarla? Scimunito
può venire fuorì?l "Clocloclocloclò// Meeh// Ssh// Aho/ te possino ammazza. Ma [autentico]/ ah?!
annà" ... Robba da pazzi! (suona il campanello) Ro... Han ... han... hanno suo- ANTONIO: (cantando) '1\h/ ahi ahi <ah>"//
nato! Hanno suonato! Oh Dio/ hanno suonato! Questo dev'ess... i... ROCCO: <Vuoi finirla> / sì o no?!
ANTONIO: È un Ia// È un Ia// <Oh>!
A metà del film Totò, Peppino e i fuorilegge, 1956, quando la moglie di ROCCO: <Vuoi finirla>/ sì o no?
Antonio (Titina De Filippo) si trova nel bosco di notte per pa?are il ~sca:­ ANTONIO: (cantando) "Vuoi finirla/ sì o no"? Ripeti//
ROCCO: Vuoi finirla/ sì o no?
to del marito che crede rapito, c'è un brano esilarante di Peppìno e dì Toto
ANTONIO: (cantando) "Do re mi fa sol do do/ do re mi fa sol do do/ do re mi
che imitano il verso degli animali più strani, per spaventare la donna. Ri-
fa sol do do/ do re mi fa <sol do do"// Sì>//
produrre graficamente tali suoni è impossibile, anche se ho tentato di far- ROCCO: <Ah! Ah>!
lo nelle forme riportate nel titolo di questo capitolo. Totò e Peppino sem- ANTONIO: <Eh>// Bene/ bene// Questo me piace// Questo me piace// Sulla
brano due strumenti musicali impazziti, che emettono suoni mai sentiti quarta corda// (prende il violino e tenta di riprodurre i lamenti di Roc-
prima. Anche qui si ha l'impressione, ancor più che con -zetat- citato nel co) Ah/ sì//
capitolo precedente, di assistere all'annullamento del linguaggio, o. a u~ ROCCO: <È pazzo>!
suo regredire alla fase preverbale, allo sgretolarsi dei fonemi in men fom: ANTONIO: <Ah/ sì>// Ah/ sì/I (Rocco rompe un vaso e esce, Antonio canta)
la totale deprivazione di significato riduce la lingua a musica o rumore. . "ìararartatrara/ tatara/ ah// Vuoi finirla/ sì o no? Iataratatarà/ ta"// (Bussa-
no) Avanti! Avanti! Avanti':
A me pare che l'abuso di interiezioni e di fonosimboli, spesso svuotati
semanticamente e utilizzati più a scopo musicale e ludico che pragmatico,
possa ricondursi al rapporto di Totò con la musica, e in particolare con l'o- (cantando) «'M/ sì sì sì sì/ capisco// Zunzunzùn// Capisco/ forse'»,
(:cantando) «"Tatatatatà/ zun/ tatatatatatà/ re'».
pera rossiniana, da lui più volte citata (Il barbiere di Siviglia, La gazza la-
Ma, soprattutto, l'uso di ideofoni sembra doversi collegare con la già
dra. cfr. supra, VII): il trionfo della confusione babelica, mirabilme~te re~
sa dall'iterazione di espressioni onomatopeiche e ideofoniche, era infatti rommentata tendenza all'iconicità tipica del linguaggio comico: le interie-
zioni primarie e gli ideofoni sono le forme (almeno parzialmente) moti-
frequente in Rossini (L'italiana in Algeri, Il turco in Italia, Il barbiere di
'Ii'ate per eccellenza; il loro significante non è arbitrario rispetto al signifì-
Siviglia, La Cenerentola) 1. Abbiamo già letto l'opinione dello Spi~azzola
caro, anzi, al contrario, il significato è raffigurato fonicamente dal signifì-
(1974), secondo il quale per Totò la musica era una vitale valvola dì sfogo,
ante: se la parola cane rimanda all'animale 'cane' soltanto per conven-
come compensazione al disagio fisico e sociale. Ma tutto questo dov~va
bau non designa, bensì è il verso del cane (anche se stilizzato) 2.
evidentemente far parte del bagaglio profondo del comico, di una sua sin-
Freud ([1905] 1992, p. 133) ha spiegato chiaramente, il bambino

1 Esempi e maggiori dettagli su questo tema si trova~o in Rossi 1999a, pp. 180, 441-
44, cui si rimanda anche per la bibliografia sugli ìdeofonì. : Cfr. Saussure [De Mauro 1995], pp. 87-88. All'intero testo si rimanda per il tema
e della motivazione nella lingua.
2M 3 2i32&ZZC12J2JL""

150 LA LINGUA IN GIOCO

comincia a usare la lingua proprio con queste forme motivate e prova pia- XIv. «NON BARBOCCHI»:
cere nel mescolare le parole in libertà, soltanto in base al suono: dunque LE PATOLOGIE LINGUISTICHE
motivazione e assenza di motivazione si combinano liberamente. Da adul-
RIPRODOTTE CON INTENTO LUDICO
to, questo piacere gli viene inibito e l'innata facoltà iconica. viene soffoca-
ta dal superio e dal funzionamento essenzialmente arbitrano della comu-
nicazione. Ma i giochi linguistici, i! linguaggio onirico, i lapsus e certe pa-
tologìe fanno occasionalmente riemergere quella facoltà provocando ~osì
un piacere che, nei giochi linguistici, si manifesta sotto la for~a del ~s~. Totò si serve anche dei difetti di pronuncia, nel suo lavoro di attenta
È il piacere di infrangere un divieto della ragione. A questo piacere s~ n- riflessione linguistica e di gioco con ogni materiale verbale. Un vago (in-
connetterà anche la poesia, non a caso ricca di forme motivate e fonoslm: trascrivibi!e) tentativo di riprodurre una lingua pregrammaticale, anima-
boliche (oltreché di rime e di figure foniche), alle quali l'adulto assocera le, fatta di gesti, urli ecc. è in Tototarzan, 1950. In Totò a colori, 1952, in-
inconsciamente il piacere dei suoi primi giochi infantili. vece, sia in Virgilio Riento (i! maestro Tiburzi), sia in Vittorio Caprioli (i!
Sembra dunque da ricondursi alle radici della comicità (in quanto al:e tenore) si cerca di riprodurre la balbuzie (altro topos della comicità po-
polare):
radici dell'inconscio) l'uso ampio e variegato di forme ideofoniche in Toto.
TIBURZI: (balbettando) [...] <bobobobobobo> ...
ANTONIO: <No no noi non barbocchi! sa! Non barbocchil sa! Ha capito>?;

TIBURZI: (tra i suoni inarticolatz) <Non ... non ... non... non> ... non potrò
dirigere più! <[ ...]>!
CONSIGUERE ROSSETTI: [... ]11
CONSIGUERE PARRINI: [...]II <Maestro! Maestro>!
SINDACO: <Maestro! Maestro>! Che si sente?
TIBURZI: (non riuscendo più ad articolare le parole per via della paresti [Il
mio braccio)!
SINDACO: Come?
TIBURZI: (articolando a stento) Hm! Non potrò più dirigere!
SINDACO: Come?
TIBURZI: (articolando a stento) Non potrò più dirigere!
SINDACO: Ma che cosa dice?!
TIBURZI: (articolando a stento) Non dirigererò più! Oh!

Si ricordi anche la balbuzie di Gassman in I soliti ignoti, 1958.


Alcuni tratti fonetici vengono efficacemente sfruttati per imitare e de-
rxìere il linguaggio snob: la so z interdentale e la vibrante uvulare (o «er-
re rnoscìa»). La prima si trova in Totò al giro d'Italia, 1948; L'imperatore
Capri, 1949; Totò cerca moglie, 1950; Totò a colori, 1952; Noi duri,
1960; Signori si nasce, 1960. La z ìnterdentale si incontra invece in I pom-
di Viggiù, 1949 e in Totò e Cleopatra, 1963. La vibrante uvulare com-
pare in Totò a colori, 1952; Signori si nasce, 1960; Totò diabolicus, 1962.
LA UNGUA [N GIOCO
152

In Totò a colori, 1952, la vibrante uvulare viene esplicitamente inserita nel xv. <<PERCHÉ È AGGETTNO QUALIFICATNO/ NO?»:
decalogo del comportamento snob: LA FUNZIONE METALINGUISTICA

LEOPOLDO (Galeazzo Benti): (sottovoce ad Antonio) [Allora]! rìcordàte le


mie istruzioni// Camminata internazionale/
ANTONIO (Totò): Sì//
LEOPOLDO: stanchezza congenita/ Oltre che della funzione «paralìnguìstìca» (equivoci e giochi di parole),
ANTONIO: Sì// Totò si serve spesso della funzione «metalinguìstica» o «epìlìnguìstìca- (ri-
LEOPOLDO: e al posto della erre/ la erre// (pronuncia la seconda erre mo-
scia) flessioni sul linguaggio e sulla maggiore o minore appropriatezza di certe
ANTONIO: Sì// Al posto della erre/ la erre// (pronuncia la erre moscia e la scelte grammaticali e lessicali) 1. Si tratta delle celebri spiegazioni gram-
esse tra i denti, da qui alla fine della scena). maticali di Totò. Anche l'impiego ludico della funzione metalìnguìstìca ha
lontane origini teatrali: si pensi alla commedia dell'arte, e specialmente a
S'è già più volte sottolineato che più d'un elemento accomuna i mec- Pulcinella, con la sua «grammatica alla rovescia» 2. Secondo Tullio De Mau-
canismi della comicità a quelli delle patologie del linguaggio. ro e Giuseppe Romeo, inoltre, tali interventi di Totò sono un utile docu-
mento della coscienza metalìnguìstìca degli italiani prima dell'effettiva
unità linguistica nazionale: «i personaggi interpretati dal comico vogliono
impossessarsi della lingua nazionale e nei loro tentativi coinvolgono gli in-
terlocutorì in discussioni metalinguistiche, simulando sicurezza nel pos-
sesso delle regole grammaticali e stilistiche. Il pubblico contemporaneo
rideva, ritrovando negli sforzi di Totò le proprie aspirazioni al possesso
della lingua italiana» 3.
Vediamo dunque alcune delle discettazioni metalìnguìstìche più signi-
ficative.
Cominciamo dalla definizione di funzionario civico municipale, in
Fermo con le mani, 1937, in cui viene coniata addirittura una nuova ca-
tegoria grammaticale: I'eaggettìvo qualificativo di genere funzìonatorio»:

TOTÒ: Il funzionario civico municipale/ è un aggettivo qualificativo di genere


funzìonarorto// Il funzionario/ fisiologicamente funziona! con la meta-
morfosi estiva della metempsicosi// La metamorfosi del funzionamento/
muove la leva idraulica delle cellule che agendo sull'arterìoscleròsi del
soggetto patologico/ lo fa funzionare nell'esercizio delle proprie funzio-
ni/I Hai capito?

l Cfr. Romeo 1997, p. 108. Il riferimento alle funzioni «paralìnguìstica- e «epilìngui-

stìca» è in Folena 1991, p. 106.


a Rorneo 1997, p. 108.
3 Rorneo 1997, p. 114.
$ 2 dJLLCkU "'1

154 LA UNGUA IN GIOCO '!!PERCHÉ È AGGETTIVO QUALIFICATIVO/ NO?»: LA FUNZIONE METAUNGUISTICA 155

BAMBINA (Miranda Bonansea).: No// chino il concetto voluto, non che siano normativamente corretti» 4: «o
TOTÒ: E neanche io/I. celibe o nubile/ sempre scapolo è» [Totò cerca moglie, 1950]; Totò chia-
ma «maresciallo» il marchese Nino Taranto, questi si risente e Totò si
Nello stesso film, i «verbi difettivi» sono quelli che indicano i 'tempi di giustifica dicendo: «marchese/ maresciallo/ sempre con la lettera emme
povertà'. Seguitiamo con altri esempi che illustrano l'attribuzione di una cominciano» [Il monaco di Monza, 1963 J.
categoria grammaticale sbagliata o inesistente. Paura è un «aggettivo signi- Alcuni esempi illustrano i suggerimenti ortografici di Totò: «capelli/
ficativo»: «nel mio vocabolario non esistei questo aggettivo significativo// A con la p/I Come... Padova... Mantova...» [Totò cerca moglie, 1950J. Esa-
meno che non sia un errore di stampa» [Due cuori fra le belve, 1943]. sperato perché la famiglia di distratti gli cambia sempre il cognome, Totò
«~Unii Articolo indeterminato// Un» [Totò a colori, 1952]. Abbiamo già visto, urla: «De Pasquale! Col P! Come Livorno!» [Sette ore di guai, 1951 J. 'Iotò,
in Totò, Peppino e... la malafemmina, 1956, l'attribuzione del femminile a cui è stata chiesta una parola che inizi con l'h, risponde: «acca... acca ... ac-
un futuro «<che avreta// Eh già/ è ... femmina// È femminìle») e la definizio- cavallo!» [Totò e i re di Roma, 1952J. «Ossobuco/ con due buchi..», vo-
ne di perché come «aggettivo qualificativo». Le persone verbali vengono an- lendo chiedere se si scrive con una b o con due; l'interrogata risponde:
che riferite a elementi non personalizzabili: per es., uno schiaffo «in prima Con una b», e Totò: «con un buco solo» (Siamo uomini o caporali,
persona» [Totò, Peppino e i fuorilegge, 1956]; oppure, scambiando una 1955J. «Rospi è plurale/ due pi», suggerisce Totò con fine collegamento
persona con un'altra: «lei! dico lei! prima personal è proprio notaio/ no?» analogico tra numero del nome (singolare/plurale) e numero dei grafemi
[Totò diabolicus, 1962]. [rotò, Peppino e i fuorilegge, 1956J.
Così Totò spiega al suo assistente l'equivoco tra starei 'esserci' e star-
ei 'cedere al corteggiamento': A..RMANDO (Memmo Carotenuto): Perché hanno licenziatoAldo?
LUIGI (Totò): Hanno licenziatoAldo?!
TOBIA (Giacomo Furia): Lasciate perdere questa donnal/ Ce ne stanno tante ARMANDO: Eh//
altre// LUIGI: Hanno licenziato Aldo?! Ho/ licenziato! Ho! Con l'acca precedente!
TOTÒ: Ce ne stanno/ eh? Il guaio è che non ci stanno// [Gambe d'oro, 1958].
TOBIA: Mi volete far credere che non ci stanno donne!
TOTÒ: Ignorante! Impara l'italiano// Ce ne stanno/ è voce del verbo cenesta- Nell'esempio appena citato, il contrasto tra hanno e ho viene trasforma-
refi Viceversa starei! è l'imperfetto/ è l'imperfetto del verbo pomiciare/! En da opposizione di persona (terza plurale/prima singolare) a opposizione
[Totò, Eva e il pennello proibito, 1959]. grnfica (peraltro inesistente, visto che l'iniziale è sempre h). Totò suggerisce
scrivere «fattura» con la f minuscola, perché è rivolta a persona di poco
Vediamo infine lo scambio tra passato prossimo e passato remoto: conto, anche qui innescando un felice meccanismo di iconicità grafica: f
grande = persona di grande importanza; poco dopo, suggerisce al suo al-
LOLA (Gina Rovere): lo sto qual perché m'è accaduto un fatto strano// !iìevo di scrivere «per» con la «p» (Totò, Eva e il pennello proibito, 1959J. «Ot-
CESARE (Totò): Perbacco! E dove l'è caduto questo fatto? rone è con due tI/ Come Torino// Domodossola» [Signori si nasce, 1960J.
PEPPINO (Peppino De Filippo): No no noi tse/ è ìgnorantez/ Non l'è cadutoli Altre volte la correzione riguarda l'accento o la desinenza di una parola:
L'è accadutoli
CESARE: Ah! Passato remoto! [La cambiale, 1959]. LIDIA: Non si dice missili!/ Si dice mìssili// Con l'accento sulla prima i// Quan-
te volte te lo devo dire?
Abbiamo già avuto modo di commentare, a proposito dell'onornastì-
ca, la formula stilistica che considera sinonimi termini che non possono
esserlo: o X o Y è lo stesso; «l'importante è che i vocaboli scelti comuni- " Romeo 1997, p. 109.
156 LA UNGUA IN GIOCO

PASQUALE (Totò): lo l'accento/ per regola e norma tua/ lo metto dove mi pa-
refi In casa mia comando io/ fino a prova contrarial/ E l'accento lo voglio XVI. «QUANDO SI DICE BaNG/ORNO...»:
mettere dove voglio io// Anche sul comodino/ volendo// [...] Mìssile// LA FUNZIONE METATESTUALE
Una parola così antìpatìca// Fa venire il singhiozzo// Mìssile// [Totò nella E METACOMUNICATNA
luna, 1958J.

«Mìssìle» compariva già in Totò, Vittorio e la dottoressa, 1957. Totò vie-


ne corretto dalla figlia, che, dizionario alla mano, con eccessivo purismo,
Molti interventi di Totò sono, sì, incentrati sulla lingua, ma in maniera
gli dimostra che non si dice -succube-, bensì -succubo», al ch~ Totò .con~
diversa rispetto agli esempi visti a proposito del metalinguaggio. Lì le ri-
trobatte: «questo dopoguerra non si capisce più nìente// Questi amencaru
flessioni linguistiche di Totò avevano come obiettivo l'ortografia, la pro-
hanno cambiato tutto/ hanno cambiato»; successivamente sarà Totò a rim-
nuncìa, il significato o la morfologia dei termini, erano dunque tutte più
proverare Fabrizi perché dice «succube» anziché -succubo- [Totò, Fabrizi
e i giovani d'oggi, 1960]. . meno interessate alla lingua scolasticamente intesa soltanto come gram-
Talora è il significato delle parole a essere stravolto, come in San Gio- matica e come vocabolario. Qui, invece, Totò intende riflettere, più
vanni decollato, 1940, dove l'aggettivo compromessa viene etimologica- profondamenre (anche se sempre umoristicamente: ma sappiamo bene
mente ricondotto apromessa e significa quindi 'fidanzata': me umorismo e profondità non sono necessariamente in opposizione, in
sul funzionamento della lingua come interazione tra i parlanti, met-
AGOSTINO (Totò): Sappilo/ Serafina è compromessa// a nudo alcuni meccanismi fondamentali della comunicazione, co-
CONCETTA (Titìna De Filippo): Che cos'è? per esempio l'alternanza degli interlocutori nella conversazione e le
AGOSTINO: Compromessa// Promessa conii Volgarmente si dice fidanzatal/. '!DOi1dizioni di validità di alcuni enunciati che si addicono a certi tipi di te-
mentre sono sconvenienti in altri. In sostanza, al centro delle osserva-
Abbiamo infine un bellissimo esempio (scritto da Alberto Moravia) di del grande comico è qui quella che i linguisti chiamano la pragma-
idiosincrasia linguistica. In Racconti romani, 1955, l'avvocato Mazzoni Ba- per l'appunto tutto ciò che pertìene alla lingua intesa come attività
ralla (Vittorio De Sica) si adira nel sentire la parola mamma perché ha tre berattiva, e la linguistica testuale, cioè le caratteristiche proprie dei di-
m· tra l'altro Totò non fa che accentuare il suo fastidio, poiché, secondo ;::1 tipi di testo: e dunque lo scambio di interlocutori, l'uso dei modi
un topos riproposto anche altrove, gonfia in modo esagerato le guance u i, i diminutivi attenuativi, il senso traslato di alcuni enunciati, gli
nell'articolazione della labiale intensa di mamma e, soprattutto, di babbo: 'enti usati per convincere l'interlocutore ecc. Confunzione metate-
«sono appunto tutte queste/ emme/ che mi rendono antipatica/ questa pa- e metacomunicativa si intenda quindi l'attività di riflessione (e di
rola», dice l'avvocato, a proposito di mamma, e aggiunge, poco dopo: «iOI rmazione Iudica) su questi temi.
per esempio/ non posso soffrire le parole/ zuppa/ muffa/ truffa»; al che
Totò, per non irritare l'avvocato: «tutti abbiamo una ma... una mamaè'
Hm// Ho tolto una emme» 5. .L «Cisarebbe o c'è?». la forza pragmatica

sempre, parlando, il significato degli enunciati è semplicemente


'bile dalla somma dei significati delle parole che li compongono,
5 In Moravia, Racconti romani, 1955 (p. 227 dell'edizione Milano, Tascabili Bom-
significato riportato sui vocabolari, né dall'accezione in cui quegli
piani, 1983): «vede, sono proprio tutte queste emme che mi rendono antipatica enunciati sono impiegati più di frequente o con un'intonazione di-
parola»; molto meno efficace la replica: «tutti abbiamo una mam... voglio dire una lP~ Il contesto, la situazione comunicativa, il tipo di testo e I'intonazìo-
dre» (ibid.).
_nano. di volta in volta, a capire la cosiddetta «forza pragmatìca. de-
158 LA LINGUA IN GIOCO
~ANDO SI DICE BONGlORNO... »: LA FUNZIONE METATESTUAIE...
159
gli enunciati, ovvero il loro USO più appropriato, il loro funzionamento al- A;~TONIO' Eh/ "b " , .
. uongrornn/ signor maestro"/! Sti JJ
l'interno del discorso. Anche se, a rigore, ogni elemento della lingua è in- stiamo? Maestro e basta! Senza signore// Il ,lamo a a te;za elemendare/
terpretabile pragmaticamente (vale a dire che, grazie alla sua intonazione sìgn ' . signore non c entrali Sono un
ore ma non ... SI dice maestro// Ecco!/ Signore ' ,
e al contesto, può variare di senso), i linguisti intendono in genere con stra è un'altra// [Totò a colori, 1952], e una cosa/ e il mae-
enunciati con forza pragmatica quegli enunciati che funzionano (cioè
che fanno in modo che l'ascoltatore faccia o capisca quello che il parlante In qu~sto caso Totò osserva giustamente che il titolo proprio dei com-
vuole da lui) soltanto se intesi in modo non letterale. Per es., a una do- e «maestro» ma che p .. diff
manda del tipo «sai l'ora?» non si può rispondere semplicemente «sì», ma ti
;giI..<lmente, se a maestro . er cedere ~ ìcìlrnente spiegabili lessicolo-
bisogna indicare l'ora esatta: «sono le sei meno un quarto»; se si provasse ~ropriato a un i~Segnant:Id:s~~~~: e~:::;~;:~~'t~t~~~~ob~~~~n~a:iù ap-
a rispondere letteralmente agli enunciati con forza pragmatica «<chi ti co- gxocato sulla polìsemìa di maestro ' ". , . . unque
nosce?», «dove sta scritto'», «chi l'ha detto?» ecc.), si farebbe fallire l'atto reol,o generico/persona rispettabile e~~~~I~~/~n~~~~n~e ll~ dì szg~ore 't~­
comunicativo, «rispondendo alle parole non alle intenzioni» 1. Quello che cWede a Peppino, entrando nel negozio da barbiere: e esempio, Totò
talvolta fa Totò (e gli altri attori dei film qui considerati) consiste proprio
nel disattendere le aspettative pragmatiche dell'interlocutore, ingeneran- At~TONIO: Barbiere da strapazzo/ c" l d
PEPPINO, M " e mo to a aspettare?
do fraintendimento e, ovviamente, comicità, come accade ogniqualvolta . a se non c e nessuno'
ANTONIO: Come sempre! .
venga infranto un uso consolidato.
Vediamo il primo esempio, tratto da Guardie e ladri, 1951; il tassista PE?PINO: E aJJora che me lo domandate a fare! eh?
At'\TONIO: Sono domande che si d'
Mario Castellani, che non è riuscito a farsi risarcire dalla polizia, se ne va biere/ si dice/ "c'è l d lcono// Quando si va in un salone di bar-
mo to a aspettare"?
salutando, con fare ironico, il brigadiere Aldo Fabrizi, responsabile della
PEPPINO: Domande per perdere tempo// [rotò, Peppino e i fuorilegge, 1956].
fuga di 'Iotò, il ladro:

TASSISTA: Bongiorno//
la riflessi~ne pragmatica di 'Iotò è ineccepibile: la forza pragmat' l
BRIGADIERE: Di'/ aoh/ che vòi direi con questo "bongiorno"// ne SOCIal~ della Ps~udodomanda «c'è molto da aspettarex, d;~t:~:
TASSITA: Niente/ ho detto/ "bongiorno"// o dal Cbart~Ie:e, non e tanto quella di informarsi sul numero dei clienti
cli os ttuìre un modo conveozì ai '
BRIGADIERE: No/ perché/ "bongiorno"/ quando si dice "bongìorno''/ bisogna rotò Pe i . ion e per avviare la conversazione 2.
significare veramente bongiorno//. ivo ~ d fP no e ~e !anatzche, 1958, Totò ironizza sull'abuso del di-
e :ezze~gIatlvo Come tecniche pragmatiche attenuative utì-
Qui, con acume, Fabrizi capta l'intonazione leggermente ironica di Ca- nella fattIspeCIe per far apparire al debìt '
1 ore un conto meno salato:
stellani che, con quel «bongiorno», tutto voleva fuorché salutare. L'esem-
pio seguente pertiene alla pragmatica delle allocuzioni: l:OM~~~~LE CAMBIALI: Con una cosuccia al mese/ uno nemmeno se ne ac-
ONIO (Ti '). E .
CAMERIERA: Buongiorno/ signor Antonio// , oro» / quanto sarebbe/ questa cosuccia/ che non do .
meno accorgermene? vrer nern-
ANTONIO (Totò): "Signor Andonio! Signor Andonio"! Quande volte/ debbo
O DELLE CAMBIALI: Ah! ecco/ nel '
dirti! che mi devi chiamare maestro?! <Eh>? trentarnìla Jirette al mese/ fann suo. cas~/ sono/ quarantotto ratìne/ a
CAMERIERA: <Sì/ signore>// Buongiorno/ signor maestro// la lire//. o un mlhoncmo/ quattrocentoquarantami_

l Perrucci [1699] 1961, p. 233. Sugli enunciati con forza pragmatica cfr, Simone
giochi linguistici analoghi h inf
1992a, pp. 515-17, e Poggi 1996. i 1987, pp. 223-26. ' c e m rangono le convenzioni sociali deJJa lingua,
160 LA UNGUA IN GIOC,)
!DICE BaNG/ORNO... »: LA FUNZIONE METATESTUALE...
161
Alla continua risposta «comandìò di un uomo, Totò comincia a impar-
tirgli degli ordini: «me vada a prendere una sedia/ sul»; l'uomo si ribell;;a Brileh!! Sendi un bo'! pìuttostoz/ È arrivata posta per me? [Totò a colo-
«<mica faccio il suo servitore/ sal io!») e Totò risponde: «scusi! è tre ore
che lei dice comandi! comandi! e io comando/ no?!», ridicolizzando, così,
il servile stereotipo linguistico e sociale del «comandi» in luogo di un sem- questa ~antomima di autopunizione Totò vuole mostrare la pro-
plice «sì» [Arrangiatevi!, 1959]. rov~IOne della sua stessa carne, dissociarsi, prendere le di-
essa» ).
L'ultimo esempio smaschera la forza pragmatica dell'uso attenuatìvo
del condizionale in luogo del più perentorio indicativo: la direttrice di Uf'lf$. appena citato è ripreso in Totò all'inferno, 1955: «io me ce-
lussuosa scuola privata dice a Totò: «ci sarebbe da pagare mezzo milione», oc~hio// "Stai fermo con la vista"// Me cieco un occhio// "Stai
e Totò puntualìzza: «ci sarebbe o c'è?» [Tototruffa '62, 1961]. _. . gli occhi"» e in La legge è legge, 1958: «io mi cecherei un oc-
In XX3 vedremo altri esempi in un certo senso connessi con l'altera- .~ .:~rmo con le mani"// Mi voglio cecare un occhio// "Stai fermo
zione della forza pragmatica degli enunciati: i modi di dire condotti dal si- i!'I!'2.P.l'». Sempre in Totò a colori, abbiamo già citato la scena in cui
gnificato metaforico a quello letterale. non soltanto Tiscordi e Zozzogno, ma addirittura il Suono del
: «perché da un momèndo all'altro/ possono venire qual bus-
~.~~/ "Ndr"// "Chi è"? "L'editore Tiscordi"// Oppure/ "ndr"//
XVI.2. «Ma mi cieco l'occhi// Stai fermo con gli occhi»: il finto dialogo ," '[ ~t~re Zo~zogno"// "Eccomi qual il maestro// Prego/ si acco-
G.rnzIe» [Toto a colori, 1952]; analogamente nello stesso film'
Molto è stato detto sullo sdoppiamento di Totò: l'attore Antonio porta"// "Chi è?" "Mio fratello"// "Oh Dio"!». ' . .
Curtis è stato spesso dipinto come una sorta di schizofrenico, sdop . . . di discorso diretto riportato, inserito in una disquisì-
in un triste aristocratico e in un clown 3. Lo stesso Totò si compiace . en:Ifica, si ha nel citato brano (cap. X) del capello in I ladri,
tale sdoppiamento, al punto che, in una nota' intervista televisiva rilas . , Totò fa ad un tratto la parte dei parenti del capello, per poi
a Lello Bersani, si fece riprendere negli eleganti panni del principe . senza segnali di passaggio, al discorso referenziale: «"ma
punto, Antonio de Curtis) in salotto e, in cucina, nelle vesti del servo Totò,; e carino! Ma quanto è bellino! Rassomiglia tutto alla capella ma-
sprezzante nei confronti del proprio padrone. Qui non ci interessa tanto i tutto al capello padre! Come lo chiamiamo!"».
referto psicanalitico di Antonio de Curtis e il suo eventuale complesso
Sosia 4, quanto la funzionalità linguistica di alcuni sdoppiamenti di 'li
Egli soleva talvolta, in effetti, fungere da più di un interlocutore, come tu»: gli errori d'allocuzione
questo caso, in cui Totò così reagisce alle proteste della cameriera, che
tentato di sedurre: :tl1'timo gruppo d'esempi fa capo al fenomeno del malinteso dei
dei nomi usati come) allocutivi. Per via del fatto che l'allocu-
Hai ragione!! Hai ragìone// Scusa tando!! Mi san lasciato trasportare dall'
• ~ia. ~n italiano è alla terza persona femminile (Lez) , i frainten-
to: Dall'imbulso della carne! Da questa carnaccia maledetta! (picchian ibili sono molteplici.
Ah! ah! ah! ah! I ... io! non so che mi farei! Ma mi cieco l'occhi!! "Stai fermo
gli occhi"! Eh giàl! lo debbo penzare all'opera! Me metto a penzare! alle . t~re che gli chiede: «il nome del signore?», Totò risponde,
ID CIelo, estatico: «~ehi il nome del signore!» [Tototarzan, 1950].

3 Cfr. Guarini 1991 Ca c. di), pp. 5-8, il quale legge tutta l'opera di Totò alla luce
lo sdoppiamemo. 1996, p. 112. L'autrice commenta dettagliatamente il brano citato da Totò a
4 Cfr. Cresti 1982, p. 294. do In rilievo tutte le caratteristiche verbali, pragrnatìche, tonalì e rnimico-
:'ll!i!IY~:òJla che VIene detta la «partitura del parlato multimodale» (p. 100).
162 LA UNGUA IN GIOCO "*QU.'Il'iDO SI DICE BONG/ORNO ...»: LA FUNZIONE METATESTUALE
163
SORELLA: Ha ragione! <Ha ragione>! I?OGANIERE (Luigi Pavese): Il passaporto!
ANTONIO (Totò): <Ho ragione>! l'ALGERINO (Totò): Oh! Quale?
SORELLA: Sì/ <ha ragione>// DOGANIERE: Il suoli
ANTONIO: <La senti>? Ho ragione! <Eheh>// L'ALGERINO triferend. . r l'
, . OSI a vaste tanz) Il suo? <Dagli il passaporto>//
SORELLA: <Che c'entri/ tu? Lui>! DOGANIERE: <Non Il suo>// Il suoli
ROCCO: <[ ...]! Che vuoi?! Oh>! L'ALGERINO: Il mio?
SORELLA: <Che c'entri? Ohé>! DOGA.NIERE: Il suoli
ANTONIO: <Che c'entri! tu? "Lui",'vuole dire>! A me! [Sono] io! [Totò a co- L'ALGERINO: Il mio di mio?
lori, 1952]. DOGANIERE: Sì// Il suoli Il suo passaporto// Presto! [Noi duri, 1960].

Gli errori d'allocuzione in Totò, Peppino e... la malafemmina, 1956, ;~~~~~o(N(~no.)TarantO) (a Totò): Chi le ha dato il permesso di entrare?
con il caratteristico passaggio dal piano intralinguistico della lettera a quel- '~:i ioro : Non lo soli Chi glielo ha dato?
lo extralinguistico, sono già stati commentati (111.2). Peppino non capisce :S",CHIATRA: A lei! Chi ha dato il permesso di entrare?
l'egli detto da Totò parlando di Peppino in terza persona: ~'B~~~TO: (a~la suora che si trova nello studio medico) A lei/ sorella! Chi
gl dato Il permesso di entrare? [Lo smemorato di Collegno, 1962].
ANTONIO (Totò) (alla moglie): Come tu ben sai! egli... (a Peppino che si gira
cercando un'altra persona) Chi è? Che c'è?
PEPPINO: Egli chi?
ANTONIO: Egli che?
PEPPINO: Egli chi è?
Al"lTONIO: Egli tu/I
PEPPINO: Ah/ io//
ANTONIO: Ho detto "lui! egli/lui"...
PEPPINO: Ah noi ho sentito "egli"//
Al"lTONIO: No/ parlavo in seconda personal/
PEPPINO: Ah... Siccome siamo in prima// [Totò, Peppino e ifuorilegge, 1956]

Totò parla dell'ingaggio di Aldo in un'altra squadra calcistica, mentre


Aldo crede che Totò gli stia offrendo la mano della figlia:

LUIGI (Totò): Penso/ che ci voglia anche il consenso suoi no?


ALDO (Paolo Ferrari): Suo ... di lei?
LUIGI: Suo ... suoi di lei// Di lei lei/ va? Di lei lui/! Di... hm ... di lei tu// Come
dice? Eh//
ALDO: Di me? [Gambe d'oro, 1958].

6 A un diverso livello d'analisi, si potrebbe anche osservare il senso di alienazione


di stranìamento prodotto da simili fraintendimenti di pronomi personali. A rigu
in particolare su quest'ultima scena citata, cfr. Blissett 1996, pp. 5-6.
XVII. E CHI PIÙ NE HA, PIÙ NE METTA:
L'ACCUMULAZIONE

la ridondanza, la ripetizione, le lunghe serie enumerative, l'amplifica-


~ne sìnonìmìca, lo sfruttamento delle rime e delle assonanze sono stile- .
assai noti in retorica e in stilistica 1. Vediamo vari esempi dai film di
ordinati in sottofenomeni.

e ... affini e collaterali»; amplificazione (pseudo)sinonimica

volte abbiamo osservato come aulico e popolare, arcaismi e neo-


italiano, dialetti e lingue straniere conflagrino in uno stesso enun-
ìamente commisti in miscele più espressionistiche, gaddiane, ca-
ìche, che realistiche. Nei capitoli successivi, dedicati ai giochi
prì, ci soffermeremo sulla giustapposizione di elementi sernan-
e distanti tra loro e sui lapsus autocorretti, che generano, an-
hmghe serie sinonimiche o, più spesso,· pseudosinonimiche. In
paragrafo vedremo invece l'accumulazione di sinonimi non legata
te al gioco verbale vero e proprio (inteso come deformazione
nte o del significato), anche se riconducibile comunque alle
egìe ludìche di infrazione dell'orizzonte d'attesa. Più che di
ne di codice o di contiguità di registri 2 si potrebbe parlare,
'Iotò, di un «tamponamento di registri», che provoca esplo-
nìche analoghe a quelle, mimiche, che Totò, fin dal primo
iaceva di riprodurre con le mani e con il volto 3. Incastonan-

Marchese 1981, p. 15 e Mortara Garavelli 1992, pp. 216-24.


'one di codice (o code-switching) è il passaggio da una lingua all'al-
Ha lingua, o da un registro all'altro; se invece queste diverse varietà
e, per ottenere così un mistilinguismo, si parla di enunciazione mi-
'ng (cfr. Grassi, Sobrero e Telmon 1997, p. 179).
ruralmente, al topos teatrale dei fuochi artificiali (forse ripreso da
che al cinema si incontra in Fermo con le mani, 1937; San Gio-
1940; 1 pompieri di Viggiù, 1949; Totò a colori, 1952. Fu lo stesso
166 LA LlNGUA IN GIOCO
E CHI PIÙ NE HA, PIÙ NE METTA: L'ACCUMULAZIONE
167
do gli aulìcismi m u~ ~ontesto papa11 tò rovoca una specie di corto cìr-
,, lare e scardinando così le più preve-
tecnicismo ---+ lingua neutra; in luogo di chiacchierare ecco la raffica di si-
dibili dinamiche socìalì dellayngua'd'o p talmente inaspettato e lonta-
' , he per Il fatto l essere l' nonimi (diafasicamente variegati) fornita da Totò: conversare, blaterare,
cuito comurncatrvo c , , on generare la risata 1-
parlottare, ciangottare [Totò cerca casa, 1949J, «Trapassai! defunsi! de-
no da ogni previsio~e,~ello :P~~~~~~:~i:~c~:~s:i freudiani della comi- cessi» (l'ultimo termine presenta l'arcaica, ricercatissima, forma decessi,
beratoria, secondo l Pl~ ~ol,e d lliano «avvertimento del contrario», alla ii"] luogo di decedetti o decedez); -vauene/ sparisci! dilèguati»; alla propo-
cìtà. In un cert~ ~~nso e 11 plr~nal e iano contenutistico, filosofico e meta-
base della corrucita, spostato , ~ i o metalìnguìstìco e metacomunica- sea di fingersi fantasma, Totò risponde: «mi proponi una società di spiriti//
l,Nrl'intesa fra anime benedette// Un pio sodalizio/ di trapassati»; «svélati//
teatrale (pirandello) a quello linguist c , l ' escolamento delle strutture
' 'ali
tivo (Toto), grazie a scom,
posizione e a nm
, L l'n ua usata in modo imprevisto
~ésati» [47 morto che parla, 1950J, Abbiamo già commentato l'accosta-
e alla giustapposizione degli OPPOS~l., ,a I{ ~ondo a rovescio, il carnevale,
1'iìllìetlto tra dialetto e italiano (ed eventualmente lingue straniere); qui si
diventa quindi una molla della comlCl~a, nto e carnevale linguistico 4, Ve-
~gIung:a: «ho bisogno di una consorte/ di una moglie/ di una mogliera/
' .,." , ìpalmente rovesClame italiano ricercato ---+ italiano medio ---+ dialetto (ma anche italiano ar-
diventadunque
diamo m roto alcuni
pnnci dei tamP.a~amentl'(«V!icinatì inattesi») e dei sovrac- [Destinazione Piovarolo, 1955J, «Di là siete attesi// Ma che attesi!
rati// Ma che desiderati! Addirittura/ invocati!»; «basta/ con i colpi di
carichi sinonimici più significativi, , I dimensioni del cranio viene
d, sso per misurare e ! Con le lotterie! Coi telequiz! Coi totosporti! Coi tototojj], [Gam-
' Una sorta l
'" campa contrappasso»«fracasso- , «termogène- (forse , 1958]: la battuta (tra l'altro genialmente costruita sull'assonanza
chiamato, quasi dì seguito, « , ' fra le belve 1943]:
' , ) «fonografo» [Due cuori , ' e totocalcio, Con l'invenzione sarcastica totototi 'lotterie incon-
deformazione dì termogeno , " d rre l' linguaggi settoriali a un va-
d ' Ilo che conta e n u b . fatte con ogni stupidissimo pretesto'), col senno di poi, ci si rno-
come si ve e, qui que d ' nìmìca di termini assolutamen-
niloquio, mediante l'ipertrofia ~seu osm,o . una vaticinante protesta contro l'indecente sfruttamento del
te decontestualizzati o Inventati (termoghene) , dìsposte in climax o in 'Iotò per un recente filmato pubblicitario sulle lotterie, che, come
' ìnonimic e sono
Molte di queste sene p~rasl
non ha neppure avuto il pregio di inventare un gioco linguistico
, t rmine o sintagma si mostra
anticlimax, ~~rl~più ~,iafaslC~~~~~no;~;soedel termine o del sintagma
'sto da Totò. «Fonografo», «fotografo», «frigorifero» e -fedìgrafo,
usati in luogo di «fedifrago» [Letto a tre piazze, 1960], «Un in-
un gradino stìlistìco piu m alt , p S dio i particolari»: lingua colta ---+
precedente): «scevro// Anatomìzzo// tu un limpido/ un puro/ uno scevro» [Totò e Peppino divisi a Ber-
. in questo caso il climax sembra costruito, per i primi tre
di là da ogni intento parodico, quand'ecco che arriva il quarto
" , fuochi artificialiin scena, perché «la mia infan~ vanifica la figura retorica, facendola precipitare nel ridicolo,
Totò
zia è atutto
confessare II propno amore per I
un fuoco artìfìcìale: sento ancora l'o dore della polvere pirica- (Zavattinì
sceurr; viene usato, contrariamente alle attese lessicali, in modo
1940, p, 405), , , . , r il ìoco verbale, come già accennato nel-c
4 Non esiste cormcita che non passi pe g l' l opere di Michail Bachtin (cfr.
' . ono fondamenta I e , re stilema di Totò Consiste nel terminare le serie sinonimiche
l'introduzione, Su questi temi s 2 1-405 ' Bachtin, a proposito di Rabelais, accenc-
particolare Bachtin [1975] 1997, PJ'll 3 , st;PPosizione di parole abitualmente n?n as:: . ne «affini e collaterali», nel senso di 'e così via, eccetera'
na anche all'ealogìsmo», generato a a :f~ ggìo dai «vicinati consueti» ai «vìonae , 1950; Totò a colori, 1952 e altri film sotto citati], o anche
socìate nel discorso comune, ovvero a passa lte neppure le locuzioni del tutto
porti di vicinato") parole e concetti ~ e nto dei due termini (quasi sempre affine): «COnti! barbieri/
. , )' R belais non teme a vo . h il
inattesi" (ibid., p, 315 ' « a" bili
surde pur di porre accanto (sta lire rap d' di una determinata concezione Fratelli! Fratellastri! Compagni! Camerati! Cugini! Affini!»
scorso umano sulla base di U? deter:m~tot:o~e~on usa mai in un solo contesto
mondo di un determinato sistema I va u f se con una sola intonazione,
' , l t' le in una so i a ra ,
un solo genere, m un so o S I , 'bid 323-24), È chiaro dunque, ancora una
non teme la logica dell'alOglds~o", (I Z " PpP~rlando ha origini secolari. che scevro assoluto è attestato nell'italiano antico nell'accezione di
ta, che la comicità e lo stile I CUi stiamo nell'italiano moderno di registro elevato, scevro di qualcosa indica
o privo di qualcosa': scevro di rischi, d'inganni, di colpe, ecc.
168 LA UNGUA IN GIOCO E. CHI PIÙ NE HA, PIÙ NE METTA: L'ACCUMULAZIONE
169

[Figaro qua... Figaro là, 1950]; «qualche bacio// Qualche affine» chiede XVII.2. «Seco lui»: pleonasmi
Totò alla Pampanini [47 morto che parla, 1950]; «macchinista! Fuochista!
Ferrovieri! Facchini! Affini! Collaterali! Uomini di fatica'», «ferrovieri! Per- :,. U~ tipico ~~so di ridondanza è costituito dai pleonasmi, ovvero dal-
sonale viaggiande! Ferrovieri! Macchinisti! Fuochisti! Affini! Uomini di fa- 1 LmpIego di pIU parole per esprimere un concetto già implicito nella pri-
tìca!», «impiegati! Fattorini! Domestici! Camerieri! Affini!» [Totò a colori, ma parola. Numerosi esempi si trovano in San Giovanni decollato
1952]; «Guadagnati una laurea// Un diplomali Un affine» [Totò e i re di 1940, per connotare popolarmente i protagonisti: «padre paterno», -ma-
Roma, 1952]; «siamo parenti// Affini» [II medico dei pazzi, 1954], in cui dre materna»; «figlia femmina»; alla lettura del messaggio di Serafìna che
affine è usato, sì, propriamente (nel senso di 'parente acquisito'), ma apre con «cari genitori mamma e papà», il barbiere lettore osserva che
che, in quanto parola chiave del linguaggio «totoìsta», non può non inne- "lmamn:a e pap~>: è superfluo, e la madre Concetta (Titina De Filippo)
scare il meccanismo comico del riconoscimento; lo stesso valga per «co- • <:1 gemtorì e un conto/ il padre e la madre è un altro»; «vostra ma-
gnato mio/ mio caro affine// Eh/ già/ tu come cognato mi sei affine» [Totò ore ver:a a coabitare seco voi»; «padre legittimo e putativo di Serafina
a colori, 1952]. «Tutti gli avoli della mia famiglia/ e i collaterali» [Totò a figlra» [S~n Gi~vanni decollato, 1940]. I pleonasmi con seco si ripe-
Parigi, 1958]; «un pezzo di formaggio/ un affine»; «ai parenti di Colabona/ anche In altn film: «seco lui» [Totò sceicco, 1950; Totò d'Arabia,
ai familiari! agli affini! ai collaterali! agli ascendenti e ai discendenti! legit- ; -seco lei» [To~ò, Peppino e... la dolce vita, 1961]. «Linguaggio lin-
timi e naturali/ fino al quarto grado/ non bisogna rivolgere la parola» [Chi . ~l:stiICO» [Due cuori fra le belve, 1943]; «lei spogliarsi così// Davanti a un
si ferma è perduto, 1960]; «sala/ per concerti sinfonici! melodici! e affini»; maschi~e» [Totò cerca casa, 1949]; «io sono un tipo virtualmente
«vino/ liquori! aperitivi! e affini» [Rita, la figlia americana, 1965]. DOSO/ morigerato/ eccetera» [Totò cerca moglie, 1950]; «riuscirò a riu-
Le lunghe serie pseudosinonimiche usate come allocutivi possono an- » [Fzgaro qua. .. Figaro là, 1950]; «il soldato militare» [Tototarzan,
che essere prive di affini: «giardinieri! Contadini! Facchini! Uomini di fati- , «cadavere, morto» [Le sei mogli di Barbablù, 1950]; «qualche caì-
ca! Uomini a mezzadria! Mezzadri! Mezzadresse! Figli dei contadini abban- ,aell~ sua eta».'coetaneo' [Sette ore di guai, 1951]; «teschio mortua-
donati! Lavoratori della terra'» [Totò a colori, 1952]; «fuochisti! Macchinisti! !Toto a colon, 1952]; «la voce acustica dell'individuo»' «uomini di
Uomini di fatìcal» [Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi, 1960]. Viene così forse maschile~>; «il nome dell'onomastico» [Totò e le d;nne, 1952];
parodìata la retorica mussoliniana, che con questo stììema, ad apertura di ente: «Il no~e del mio onomastico» [La banda degli onesti,
discorso, soleva includere populisticamente tutte le categorie di lavoratori. o smemorato di Collegno, 1962]; «mi manomettono con le mani»'
Un'accumulazione particolare, non di termini ma di costrutti, si trova stan~~ ~i stanchezza» [I tre ladri, 1954]; «la montagna me fa veni~
in Totò a colori, 1952, film che più di altri fa ricorso a questa figura; nel gm In testa» [Totò all'inferno, 1955]; «cos'è questo baccano
brano seguente si può infatti osservare l'uso del congiuntivo e della terza o?)~ [II c~raggio, 1955]; «marito consorte» [Totò, Peppino e i fuo-
persona plurale come allocutivo di cortesia, la presenza di termini ricerca- , .1~)6]; «~n ,qua~ità di genitore/ e padre della ragazza» [Totò, Fa-
ti (tentennare; poco sopra aveva usato nicchiare), commisti con un trat- s gzouani d oggz, 1960]; «un prete sacerdote» [I due marescialli,
to popolare o quantomeno informale (a me mz), il tutto ridicolizzato sia «debbo andare, a un funerale di un morto»; «vedovo di moglie»
dal rovesciamento del senso traslato di tentennare 'essere indeciso', in . ~a fatto Toto Baby?, 1964]; «siamo uomini umani» e «un uomo
quello letterale di 'oscillare' (reso esplicito, iconico, dal movimento della lUccellacci e uccellini, 1966].
testa e dall'osservazione: «vedono che un individuo sta tendennando/ lo si
spezza»), sia dal tamponamento tra tono inutilmente ricercato e argo-
mento futile (la direzione di una «bandaccia di paese»): «mi lascino ten- <Ha capito?! Accat». ecolalia e frasi foderate
dennare! Scusino! Mi lascino tendennare! Eh! Vedono che un individuo
sta tendennando/ lo si spezza// Poi domani la colpa è mia// A me mi sec- eolte Totò ripete le sillabe conclusive delle parole di un altro per-
cali Eh// (oscilla la testa) Ho tendennato». creando così un divertente effetto d'eco (o ecolalia):
170
LA LINGUA IN GIOCO CHI PIÙ NE HA, PIÙ NE METTA: L'ACCUMULAZIONE 171

AMILCARE (Mario Castellani): Frutta candita// rniappo, sìtta»: la prima cellula ritmica dell'enunciato viene ripetuta alla fì-
TOTÒ: Candita// per motivi puramente fonico-ritmici, cioè di «saturazione fonologica» 6,
AMILCARE: Marmellata d'albicocche// ludici, contraddicendo le leggi semantiche e lessicali di integrità della
TOTÒ: Cocche// «sitta»). Il secondo tipo, molto meno usato del primo, si incontra
AMILCARE: Di susine// ..,.-.avia nei film di Totò. Vediamone alcuni esempi: «mi ci costringi! miei»,
TOTÒ: Inel/ [Le sei mogli di Barbablù, 1950];
cui è anche possibile il doppio senso con Micio, che è il nomignolo
cui l'amante chiama Gino Cervi e con cui Totò ricatterà lo stesso Cer-
ORAZIO (Umberto D'Orsi): Nel pomeriggio/
SERAFINO (Totò): Iggio//
coraggio, 1955]. «Ha capito?! Acca! Pito!» [Il monaco di Monza,
ORAZIO: quando sono arrivati i quattro professori di Formia/ . «Ilbabbo non si fregali Nonsì» [Che fine ha fatto Totò Baby?, 1964].
SERAFINO: Ormia// me risulta abbastanza chiaramente dagli esempi citati, non si tratta
ORAZIO: Erano molto agitatili Ha mìrnesì del parlato spontaneo e popolare, bensì di quei ludismi
SERAFINO: Agitati? ricì, cari alla tradizione comica, che ripropongono meccanismi co-
ORAZIO: Molto/ commossi!/ ativi tipici del parlato infantile, come appunto l'ecolalia (coinvolta
SERAFINO: Mossi? anche in rnanìfèstazìonì psicopatologiche), la ripetizione di paro-
ORAZIO: Molto/ nervosi// lata da scopi semantici e, in sostanza, lo sfruttamento della forza
SERAFINO: I musici? [Rita, la figlia americana, 1965J. te ritmico-musicale del linguaggio. Valgono, dunque, in questo
k: stesse osservazioni fatte in XIII, a proposito degli abusi di ìnterìe-
A Sophia Loren, che si dichiara disposta a fare qualsiasi c~sa. pu: d~ a~e­ ~arie e di ideofoni.
re una macchina fotografica, Totò domanda: «proprio qualsiasi? Sìasi/ Sl~­
si?» [La macchina fotografica, 1954]. Nel brano già citato tratto da Toto,
Peppino e... la malafemmina, 1956, Peppino ripete la parte finale delle "la serva serve»; paronomasie, figure etimologiche, poliptoti,
battute di Totò: assonanze e allitterazioni

ANTONIO: Dunque/ ehi noi! vogliamo sapere/ abbiamo chiarito nell'introduzione, uno degli usi pnrrutrvi e
PEPPINO: Pere// del linguaggio, secondo Freud e jakobson, consiste nel mecca-
ANTONIO: per andare/ oaìco per cui ciò che si assomiglia sul piano del significante è av-
PEPPINO: Per andare// ;mrne sul piano del significato. Tale meccanismo, inconscio nel
ANTONIO: dove dobbiamo andare/
infantile e nei lapsus, è consapevolmente sfruttato a fini urno-
PEPPINO: Andare//
ANTONIO: per dove dobbiamo andare//
etici in poesia (con le rime e le assonanze) e nei giochi lingui-
PEPPINO: An... andare//.
peremo dunque, in questo paragrafo, di quelle figure retorì-
rana portare alle estreme conseguenze la funzione poetica
Altre volte invece uno stesso enunciato viene concluso con la ripeti- obson e basata essenzialmente sulla ripetizione, sul paral-
zione della s~a parte 'iniziale, spesso spezzata. È il fenomeno, abbast~ forme diverse e sul ritmo, inteso come ricorrenza di schemi
frequente nel parlato popolare romano e in altri dialetti, denominato «to-
deramento» o «frasi foderate» o «frasi ad eco»; si può manifestare s
199'2a, p. 240. L'esempio romanesco «si t'acchiappo, sitta- - "clausola ite-
due forme diverse: o con ripetizione piena di un'intera parola o sìnta sillabe iterate hanno una pura e semplice funzione ritmica, sono seg-
«<è lui! è»; «mi pare strano/ mi pare-), oppure con ripetizione, a sig~' , e a significato zero» - è tratto dal commento di Tullio De Mauro in
to zero, di una sola parte della parola o di due parole collegate «<SI t 1995J, pp. 442-43 n. 234.
172 LA LINGUA IN GIOCO
CHI PIÙ NE HA, PIÙ NE METTA: L'ACCUMULAZIONE 173

accentuali? Secondo la «funzione paronomastìca- della poesia, «parole fo- esstenzìalìsta- e Totò risponde: «la mia arte/ è assenteìsta// Cioè/ vale a di-
nematicamente simili sono collegate sul piano sernantìco» 8; nella poesia, re/ nelle mie opere/ manca sempre/ qualche cosa». Similmente:
come nei giochi verbali, dunque, l'«arbitrarietà del segno linguistico» cede
CRI CRI (Mario Castellani), Naturalmente/ siete esistenzialista//
il posto all'iconicità 9.
TOTÒ, lo noli
Quest'ultimo paragrafo relativo alle figure d'accumulazione ben funge CRI CRI: No? Astrattista?
da trait d'union tra gli usi più propriamente retorici e stilistici descritti fi- TOTÒ: No no no noli
nora e quelli prettamente ludici descritti nei capitoli successivi. CRI CRI: Ah/ ho capitoli Cubista//
Le rime in -ista erano particolarmente care a Totò, anche per parodia- TOTÒ: Ma nemmeno per sogno!
re la proliferazione continua di termini indicanti movimenti artistici, cul- CRI CRI: Ma amico mio/ allora che cosa siete?
turali o politici e la mania di incasellare tutto in una scuola preconfezio- TOTÒ: Romanìsta democratico// Però qualche voltai tifo per il Napoli [Totò al-
nata: alla domanda «sei fatalista/ pessimista o esistenzialista?», Totò rispon- l'inferno, 1955].
de «veramente/ io sono farmacista» [Fifa e arena, 1948]; di nuovo, alla do-
manda «è futurista/ impressionista/ realìsta?», Totò risponde: «io/ socialde- Un bell'esempio di paronomasie, figure etimologiche, allitterazioni e
~onanze si trova in Figaro qua... Figaro là, 1950:
mocratico/ monarchico/ repubblicano», al che l'interrogante seguita: «sto-
rìcor» e Totò: «no// Geografico» [Totò cerca casa, 1949]. In Totò cerca mo-
FIORELLO (Pietro Tordi): Padrone/ qui c'è una portali
glie, 1950, la coppia di termini artista/podista sposta la vicinanza fonica
é\L\1.A.VNA (Gianni Agus): Chi lo sal dove porta?
(rima in -ista) dal significante al significato (Totò scultore corre dalla sta- FIGARO (Totò): Che cosa importai dove porta/la porta?! In qualche parte/
tua alla porta per spiare il lavoro e la modella di un suo collega): «non ba porta! [...J
sta essere artista// Bisogna anche essere podista»; nello stesso film, Castel- FIORELLO: Ohi la porta è aperta!
lani chiede: «io non capisco che razza di arte è la tua// Astrattista/ futurista/ AL\1A.VNA: Già!
FIG..'\RO: Allora siamo in porto! Si parte!

7 Conparonomàsia o bisticcio si intende l'accostamento (o lo scambio) di parole cognome e la provenienza della non avvenente moglie di Totò si
che abbiano una qualche somiglianza fonica (non necessariamente per motivi etimolo- o a facili giochi di parole:
gici), ma che siano differenti nel significato (fischi perfiaschz). Lafigura etimologica è
la ripetizione della radice di un vocabolo (natura snaturata). Il poliptòto è la ricor-
~'lCK (Carlo Ninchi): Carmela d'Aci Trezza/ Capuzzi da ragazza//
renza di un vocabolo con funzioni sintattiche diverse (con le mani in mano). Perché
vi sia rima propriamente detta tra due parole, esse debbono avere identità fonica a par- TOTÒ: Carmela d'Aci Trezza/ che puzza da ragazza!
tire almeno dall'accento (vita: smarrita). Se le parti finali di due versi si assomigliano, JI,.,\illCARE (Mario Castellani): Che tristezza!
senza essere identiche, si ha un'assonanza. Si ha, infine, allitterazione, quando più fo- sorò. Che schifezza! [Le sei mogli di Barbablù, 1950J.
nemi si ripetono, sia tra parole diverse, sia all'interno della stessa parola (mass media).
Come si vede, tutte le figure sopra elencate sono caratterizzate dal fenomeno della so- nome di «Alì Babàs suscita «a li morté» e «come sta mammà- [Totò
miglianza fonica e sfruttano, più o meno felicemente, la tendenza umana a considerare
associate anche sernantìcamente parole vicine solo fonicamente: in ogni essere umano , 1950]. Una cosiddetta rima sdrucciola si incontra in «questo sta-
è innato, secondo Freud ([1905] 1992, p. 129), il piacere derivante dal vedere la lingua sconfìnfera- [Totò cerca casa, 1949] lO. Abbiamo già incontrato se-
come ìconicamente motivata. Su queste e altre figure retoriche cfr. almeno Marchese
1981 e Mortara Garavelli 1992. A differenza delle paronomasie commentate nei capito-
li successivi, qui si raccolgono soltanto i casi in cui l'uso di un termine sia motivato
esclusivamente dall'assonanza e dalla rima con un termine presente a breve distanza; rima sdrucciola si intende quell'assonanza ritmica che consiste nel solo ri-
non si citano dunque gli esempi di parole usate al posto di altre. dell'accentazione sdrucciola, senza identità di suono dall'ultimo accento: per
B ]akobson [1963] 1994, p. 209.
lchi di Manzoni: -sparsa le trecce morbide», «lenta le palme, e rorida», «gìa-
9 Ibid., p. 211.
col tremolo» ecc.
174 LA LINGUA IN GIOCO E cm PIÙ NE HA, PIÙ NE METTA: L'ACCUMULAZIONE 175

co nei pleonasmi; ora lo vediamo utilizzato in giochi rimici «<seco meco- -che bella cosa/ na cosona e sera», «cosa oggi! cosa domani! da cosa nasce
e -seco teco»): «vieni seco mecos [L'imperatore di Capri, 1949]; «seco te- cosa». Lo spagnolo «te quiero- 'ti voglio' è «come bicchiero/ carabiniere-
co voglio dividere onori e glorie» [Totò contro Maciste, 1962]. All'accusa Eva e il pennello proibito, 1959]. Totò chiama il suo servitore (Alì,
di «crumiro» rivoltagli da uno scioperante dei traghetti di Napoli-Capri, !t&brio Castellani) per ben tre volte, soltanto per il facile gioco fonico: «Alì'
'Iotò risponde: «fachiro» [L'imperatore di Capri, 1949]. «San Siro/ Sanso- [Noi duri, 1960]. «Sei affascinante// Sei conturbante// E oserei direi
nel san Babìla/ tutti parenti sono»: i santi e l'eroe biblico vengono acco- mi è permesso/ adiacente» [Signori si nasce, 1960]. «lo mi inchino/ a
munati soltanto in base alla sillaba iniziale (san). Console e consolare ven- chino/ [... ]1/ E andiamo a Capo di Chino»; «il caso del caso sui mac-
gono giustapposti per paronomasia: «a cuoppo cupo/ poco pepe capa» [Chi si ferma è perduto,
; dallo stesso film, abbiamo già citato il lungo brano shakespeariano
DONNA: Al ricevimento del console// ente recitato in rima (VI). «Ninfette- viene collegato a «infette» e a
TOTÒ: Ciò è consolante// E il console tiche- [Totò di notte n. 1, 1962]. Per far rima con «Grecia», «Iracìa- e
DONNA: È al consolatoli
padocìa. Totò dice: «spengo la lòcìa- [Totò e Cleopatra, 1963].
TOTÒ: Ohi mi consola//.

Analogamente l'ora e il questore, nel celeberrimo:

TOTÒ: E dove avete intenzione di condurmi a quest'ora?


UOMO: In questura// Dal questore//
TOTÒ: Dal questore/ in quest'ore/ in questura?! [Totò le Mokò, 1949].

«La serva serve» [Totò terzo uomo, 1951], gioco che, in Totò a colori,
1952, diventa un vero e proprio tormentone: «la serva non serve/ no?», «la
serva serve», «fa' che io la serva», «vado a osservare dove sta la serva», «ma
la serva non serve mai! però». «Cosa? La casa del coso?/ Ma/ scusi! lei par-
Ia a caso»; «il primo che compare/ gli faremo fare il compare» [Sette ore di
guai, 1951]. Altra rima sdrucciola in: «un'attrazione fisica/ psìchìca/ ar-
cheologica» [Il più comico spettacolo del mondo, 1953]. «Sette per otto/
qui succede il quarantotto- [Totò all'inferno, 1955]. Al nome di «duca»,
Totò risponde sempre con «dica», in un tormentone paronomastico che
percorre l'intero Totò lascia o raddoppiar, 1956. «Lucullo/ come culina-
ria»: qui le due parole sono accostate non soltanto per l'allitterazione, ma
anche per la contiguità semantica possibile grazie all'espressione idioma-
tica pranzo luculliano, in cui in effetti il nome del poeta latino Lucullo è
associato al campo semantico della culinaria [Totò lascia o raddoppiar,
1956]. «Se lei non mi lascia passare/ il lasciapassare/ chi me lo rilascia?»
[Gambe d'oro, 1958]. «E io come tratto/ la trattai se non so di che si trat-
ta?» [Totò, Peppino e le fanatiche, 1958]. La figura etimologica retta sulla
radice cosa, con allusioni oscene, caratterizza la scena conclusiva di Totò
nella luna, 1958: «tu sei un bel pezzo di cosona», «non sai ancora cosare-,
XVIII. «COL PIMICE E IL POMICE»:
GIOCHI DEL SIGNIFICANTE (FORME IMMOTNATE)

Tutti i giochi linguistici sono caratterizzati da uno slittamento, cioè da


deformazione di parole o di enunciati, o del solo significato (giocan-
sulla polìsemia e sull'omonimia), o del solo significante (deformando
fonetica di una parola, riducendola a forma inesistente), o del significa-
e del significante insieme (usando una parola al posto di un'altra: è
sto il caso più frequente e più divertente). Conforme immotivate si
, de una deformazione del significante che genera una parola non rì-
iducibile ad alcun significato, ma simile soltanto alla forma di partenza.
rme motivate sono invece quelle parole (sintagmi o enunciati) che,
deformate, permettono comunque di intuire dove vuole andare a pa·
il comico, lasciando cioè trasparire la somiglianza con una parola di-
da quella di partenza. Anche in questo caso, come di consueto, le
sde forme sono più divertenti delle prime, poiché gli utenti della lin-
avano un piacere tanto più vivo quanto più lo stravolgimento del
investe sia il significato sia il significante, mettendo così a repenta-
funzionamento dell'intera macchina comunicativa, in una sorta di
sìone carnevalesca.
e al solito, in tutti gli esempi seguenti, oltre alla funzione Iudica
essere occasionalmente osservata anche una certa volontà mimeti-
. tica, ora dell'italiano popolare, ora del linguaggio snob. Ancora
Ira è tuttavia necessario precisare che i due aspetti (mimetico e
. o) non sono mai facilmente separabili nel teatro e nel cinema
e in particolar modo in Totò.

la «pesca subacquea». spostamenti d'accento

~. l'accento della parola viene ritratto: «chiamatemi un tàssi»


cotz le mani, 1937J; «ììcèna- [Le sei mogli di Barbablù, 1950];
'confà' [Totò sceicco, 1950]; «ìndòvìna- [Totò all'inferno, 1955];
Peppino e... la malafemmina, 1956]; «Tòbia» per «Iobìa-
178 LA LINGUA IN GIOCO
lì'i1\flCE E IL POMICE»: GIOCHI DEL SIGNIFICANTE (FORME IMMOTNATE)
179
[Totò, Eva e il pennello proibito, 1959]; «mormòrìo- [Totò contro Maciste,
1962]; «cospìcua/o còspìcua- [Totò e Peppino divisi a Berlino, 1962]; «im- «nono» 'nonno', -babo- 'babbo' e «mama- 'mamma' [Amore e
, 1965].
presario èdìle- [Totò contro i quattro, 1963], detto da Castellani, ma la
forma, errata, èdile è, ed era, talmente diffusa, che forse non si tratta qui tituzione di fonemi o di sillabe: «mosìca- e «mòseca- 'musica' [San
di fenomeno voluto ma del tutto involontario. ni decollato, 1940; Totò a colori, 1952; Gli onorevoli, 1963; Rita,
Più spesso, l'accento viene invece fatto avanzare di una sillaba, forse . americana, 1965: «la mòseca sì// Ma quella vera/I Quella con la
maioscola»]. «Carta di dindiridà» 'carta di identità', che è già in tea-
perché alle parole sdrucciole Totò (e la comicità popolare) assegna~a un
risibile sapore di ricercatezza e d'esotismo, degno di essere parodìato e
Se fossi un don Giovanni, 1938, ripreso in Belle o brutte mi piac-
stravolto: «nausèa- [Fifa e arena, 1948]; «anedòto- 'aneddoto' [Totò a co-
e!, 1942 l, al cinema si trova in Le sei mogli di Barbablù, 1950; Il
napoletano, 1953; Lo smemorato di Collegno, 1962 (nella variante
lori, 1952]; «disciplina ferrea. [Totò, Peppino e... la malafemmina, 1956];
d'indindindà); Totò e Cleopatra, 1963 (nella variante «carta d'indin-
«missile- e -mìssìlì- [Totò, Vittorio e la dottoressa, 1957; Totò nella luna,
«Farabotto. [47 morto che parla, 1950]; «ho acconsensato» 'ac-
1958]: cfr. anche il cap. xv, sulla giustificazione fornita da Totò a proposi-
nìto' [Totò terzo uomo, 1951]; «qualche caitano della sua età» 'coe-
todi questo spostamento d'accento; «ebète- 'ebete' [Totò, Eva e il pen-
(che gioca anche sull'assonanza col nome Gaetano); -ancìclopedì-
nello proibito, 1959]; «lei titùba- [1 tartassati, 1959]; «talàmo- [Letto a tre
e ore di guai, 1951J; «col pimice e il pomice» 'con l'indice e il
piazze, 1960]; «spontanèa. [Chi si ferma è perduto, 1960]; «atèì- [Totò ,e
[Totò a colori, 1952]; «il dito pomice» 'pollice' torna anche in Totò
Peppino divisi a Berlino, 1962]; «baritòni- [1 due colonnelli, 1962]; «inte-
n. 1, 1962 (in entrambi i casi, forse, si gioca con l'identità con pie-
gra» [Totò contro i quattro, 1963]; «pesca subacquea», «occhio vitreo-
ice e, soprattutto, con la somiglianza col verbo pomiciare); «io
[Chefine hafatto Totò Baby?, 1964]. e» viene da altri corretto in «longevo» [Totò cerca pace, 1954J;
Di «eureka», «errata corrige. e «coctèl» 'cocktail' abbiamo già detto a » 'filigrana' [La banda degli onesti, 1956J; «io sono un profes-
proposito dei forestierismi. 'professionista' (che forse gioca sull'omofonia con professione x,
'on nichts, cioè 'nessuna professione') [Totò e Marcellino,
-ìncìopìente» 'incipiente' [Gambe d'oro, 1958J; «frigorifìco» 'frigo-
XVIII.2. «Tutti abbiamo una rnarna». aggiunta, perdita o sostituzione di [Totò a Parigi, 1958J; -amaterna- 'anatema' [Il monaco di Monza,
fonemi o di sillabe -antìfecosatìvo» 'antifecondativo' [Uccellacci e uccellini, 1966];
'sindaci' [Operazione San Gennaro, 1966J.
Aggiunta di fonemi o di sillabe: «enzìandìo- [Totò le Mokò, 194~; Le s~i
mogli di Barbablù, 1950; Totò a colori, 1952; 1 tre ladri,1954; Toto lascia
o raddoppiar, 1956; Totò, Vittorio e la dottoressa, 1957; Totò, Eva e il pen- "Sono un forziero!». metaplasmi
nello proibito, 1959; Totò'e Peppino divisi a Berlino, 1962; 1 due colon-
nelli, 1962; Amore e morte, 1965; Totò d'Arabia, 1965]; «ritornandocicì- e eendenza allivellamento analogico è tipica dei giochi linguistici, 01- .
«entrarvìcìcì. [Totò le Mokò, 1949]; -anneddoto- [Totò cerca pace, 1954]; linguaggio infantile e popolare e della trasformazione di un si-
«sono stufìo- 'stufo' [Totò all'inferno, 1955]; «ìndingenti. 'indigenti' [Rac- istico in un altro. Anche questo fenomeno colloca dunque il
conti romani, 1955]; «manovra stratregìca- [Totò, Peppino e... la mala- e su un terreno confinante con quello delle origini di una lin-
femmina, 1956]; «ìndìngenza. 'malattia' [Il monaco di Monza, 1963]. fasi infantili dell'apprendimento. Il metaplasmo, ben noto in
Perdita di fonemi: «colpo apopletìco- [Il più comico spettacolo del lingua italiana, consiste nel passaggio delle parole da un grup-
mondo, 1953]; già abbiamo visto il caso di «mama- 'mamma' in Racconti
romani, 1955; «stai zito! Che ti saluttil- [Che fine ha fatto Totò Baby?"
GWrini 1991 Ca c. di), p. 206,
180 LA LINGUA IN GIOCO

po di desinenze a un altro, nella transizione dal latino all'italiano: in italia-


no antico si avevano per esempio comuno e tristo (da COMMUNEM e XIX. «GIULIETTa E ROMERA»:
TRISTEM), che oggi, per rilatinizzazione successiva, sono ridiventati co- GIOCHI DEL SIGNIFICANTE E DEL SIGNIFICATO
mune e triste. Tuttora si dice mòrdere e àrdere dal lat. MORDERE e AR- (FORME MOTNATE)
DERE. Non mancano, nei film di Totò, le forme metaplastiche, solitamen-
te utilizzate per connotare i personaggi appartenenti ai ceti più bassi o
che vogliono darsi un tono, senza riuscirei. Il fenomeno tipico è quello di
considerare maschili tutti i sostantivi terminanti in -O e femminili quelli in .:1. «Impiegati sparastatali»: sostituzione di fonemi che genera
-a e, per conseguenza, di far terminare in -o anche i maschili in -a e in -e parole inesistenti ma allusive
e di far terminare in -a anche i femminili in -e 2.
«Comrnara» 'comare' [San Giovanni decollato, 1940]; «rudero» 'rude- questo gruppo d'esempi, la parola inventata rimanda inequivocabil-
re' (attestato anche in italiano antico) [Guardie e ladri, 1951]; «flebile» , nel suono, a un'altra parola, anche se spesso del tutto deconte-
'flebili', femm. plur. [Totò a colori, 1952]; «forzìero» 'forziere: che ha fo~­ ta.
za' (Giuffré: «accidenti! e che forzai che tìenel», Totò: «sono un forziero! E iegati sparastatali»: rimanda a sparare [I due orfanelli, 1947J;
per questo/ che faccio il donnaiuolo») [Ilturco napoletano, 1953]: come renze» 'referenze': nato dall'incrocio tra riverenza e benemeren-
si vede, qui il gioco è duplice, poiché oltre al metaplasmo (peraltro atte- , cerca moglie, 1950J; -caspìte- capisce Totò in luogo di «aspide»,
stato nell'italiano antico) si ha anche il cambiamento di significato difor- nanza con «caspita», resa esplicita nella battuta seguente: «che ca-
ziere. «Coniugo» 'coniuge, marito' [Totò, Peppino e ifuorilegge, 1956; Chi . morso/ m'ha dato questo caspìte- [Totò all'inferno, 1955]. «Ippo-
siferma è perduto, 1960]; il capello di una donna è «una capella» [I ladri, di Londra»: evidente incrocio tra Ippodrome 'nome di un fa-
1959]; quest'ultimo esempio mostra la tendenza di Totò a flettere in base tra londinese' e ippopotamo [Siamo uomini o caporali, 1955];
al genere anche i termini che non lo consentono: si ricordi «avreta- 'avre- pa» 'autostop': rimanda a stoppa [Totò a Parigi, 1958]; «astrona-
te' nella citata lettera di Totò, Peppino e... la malafemmina, 1956; si veda
da a natica [Totò nella luna, 1958]; «incoscio» 'inconscio,
anche «levatricio» 'un uomo che fa da levatrice' [Il monaco di Monza,
rimanda a coscia [Chi siferma è perduto, 1960; Totò di notte n.
1963]. «Cagnomo» 'cognome' [Lo smemorato di Collegno, 1962]; «ribello»
-rotocacch» 'rotoca1chi': rimanda a cacca e a cacchio [Totò di
'ribelle' (attestato anche in italiano antico); «l'amatema più profonda- 'l'a-
. 1962]; «cacamìta» 'calamita': rimanda a cacare, cacca; «bisesti-
natema più profondo' [Il monaco di Monza, 1963]; «catastròfa» 'catastro-
':~ti1e': rimanda a stitico [Totò contro il pirata Nero, 1964].
fe', con metaplasmo e avanzamento d'accento [Totò contro il pirata Ne-
ro,1964].

esi si intende l'inversione dell'ordine di successione dei suo-


2 Si intende qui metaplasmo nell'accezione più ristretta che del termine danno
storici della lingua italiana (cfr. Serianni 1989, p. 69), anche se in retorica esso è rola, fenomeno anche questo caratteristico sia dei giochi lìn-
più ampiamente come 'ogni cambiamento di forma di una parola': protesi (aggiunta dei lapsus, sia del linguaggio infantile, sia del linguaggio po-
uno o più suoni all'inizio della parola), epentesi o anaptissi (aggiunta di uno o più 'Ppiare 'storpiare'), sia, talvolta, dell'italiano rispetto al latino
ni in corpo di parola), epitesi (aggiunta di uno o più suoni alla fine della parola),
resi (caduta di uno o più suoni all'inizio della parola), sincope (caduta di uno o da CROCODILUS). yediamone alcuni esempi nei nostri film.
suoni in corpo di parola), apocope (caduta di uno o più suoni alla fine della parola), , in questo come nel successivo paragrafo, anche esempi
sione (caduta della vocale conclusiva di una parola solo davanti a parola che inizi , sono forme non motivate (in quanto non rimandano ad al-
vocale) ecc. (cfr. Mortara Garavelli 1992, pp. 122-32).
se non a quella di partenza), ma che si preferisce tratta-
182 LA LINGUA IN GIOCO '<QlillETTO E ROMERA»: GIOCHI DEL SIGNIFICANTE E DEL SIGNIFICATO... 183

re unitariamente, per non disperdere il fenomeno dell'inversione (e della e i fuorilegge, 1956]; «tergì e versare» [1 tartassati, 1959]; «ai roto e
segmentazione) in due distinti capitoli. '» [Chi si ferma è perduto, 1960]; «Walter e Closet» 'water-closet' [Lo
«Crepi», metatesi per «Capri», è inteso da Totò come un insulto [Totò a orato di Collegno, 1962]; «a Ong e Ncong- [Totò di notte n. 1,
colori, 1952]; «padìcherma- 'pachiderma' [Totò e i re di Roma, 1952]; ; «Marco e Antonio» 'Marcantonio' [Il monaco di Monza, 1963].
«Mìssipissi- 'Mississipi' [Totò e Marcellino, 1958]; «benedico» e «benedet-
to» 'dico bene' e 'ben detto'; «fuga calli» 'callifugo' [1 ladri, 1959]; «fedi-
grafo» 'fedifrago' [Letto a tre piazze, 1960; Gli onorevoli, 1963]; «pirolo- :UX.4. «Cheha detto il cadettor-. segmentazioni di senso compiuto e
'piloro' [Il monaco di Monza, 1963]. ricomposisaom
È possibile l'inversione anche tra sillabe appartenenti a parole diverse
e tra parole della stessa frase: «riflesso a otto cilindri» è deformazione di Molto più divertenti sono gli esempi nei quali si gioca anche sul signi-
«cilindro a otto riflessi» [Animali pazzi, 1939]; «Giulietto e Romera- e «Ro- delle forme scomposte. Si tratta perlopiù dei fenomeni cosiddetti
metto e Giuliera- 'Giulietta e Romeo' [Il ratto delle Sabine, 1945]; anziché concrezione (o agglutinazione) e di discrezione (in genere dell'artico-
dire «un amico vestito da prete», Totò dice: «un prete vestito da amico» della preposizione, ma possibili tra due morfemi qualsiasi): un sin-
[Guardie e ladri, 1951]; Peppino De Filippo anziché dire «arrivederla a costituito da articolo o preposizione + nome viene reinterpretato
Montefiori!/ Tanti auguri», come gli suggerisce Totò, dice: «auguri! sìgno- un'unica parola (l'ava 'la nonna' ~ lava) o, viceversa, un'unica pa-
ra// e tanti fiori a Monteauguri» [Una di quelle, 1953]. ne reìnterpretata come articolo o preposizione + nome (accesso
Altri esempi di questo tipo si trovano nel capitolo successivo, a propo- esso) o, infine, l'articolo pieno viene reinterpretato come articolo
sito della deformazione dei modi di dire. Questo tipo di gioco viene anche una parte di esso viene accorpata alla parola successiva o vicever-
detto antìstrofe o, in francese, contrepet o contrepèterie (in varie grafie) 1. te ~ l'agente; l'udito ~ lu dito 'il dito'). Anche questo è uno
meni tipici del linguaggio popolare e, quindi, della trasformazio-
sistema linguistico a un altro: tra gli esempi più noti si può cita-
XIX.3. "Per Dinci e Bacco»: segmentazioni essione piantare in asso, che deriva dal mito di Bacco e Arianna
tima abbandonata dal dio nell'isola di Nasso; similmente, si pensi
Consistono nello scomporre le parole di senso compiuto o i nomi pro- ivo allarme, che deriva dall'univerbazione della locuzione al-
pri in due frammenti, che, spesso, sono senza senso e, talvolta, hanno in- ata come grido per annunciare la presenza del nemico, oppure
vece significato autonomo e diverso da quello di partenza: «Sic e Spir» ìvo avello, dal lat. LABELLUM (da cui deriva anche lavello) 2.
'Shakespeare' [Il ratto delle Sabine, 1945]; «enzìo andio- 'eziandìo' [Totò 1932] 1963 (pp. 395-96) cita numerosi giochi linguistici in fran-
cerca casa, 1949; Totò le Mokò, 1949; Figaro qua... Figaro là, 1950; Totò . proprio sul meccanismo dei «falsi tagli»: il nome «Alexandre-
contro Maciste, 1962; Totò se.xy, 1963]; «per Dinci e Bacco» [Le sei mogli esempio facilmente tramutarsi in un incendio: «allezl Que cen-
di Barbablù, 1950; Totò all'inferno, 1955]; «a Chicche e Sia» [La banda te! Che cenere!», «pauvre mais honnète- 'povero ma onesto' ~
degli onesti, 1956; Totò, Eva e il pennello proibito, 1959; Chi si ferma è maisonnette- 'povera casetta', ecc. Il francese, come spiega l'au-
perduto, 1960; Totò e Cleopatra, 1963; Totò contro il pirata Nero, 19641: lingua in cui questi giochi riescono meglio, dal momento che la
«Gani Mede» [Totò, Peppino e ifuorilegge, 1956]; «Odìsse e Ea- [Totò, Pep- ùltura fonetica è incline all'saddensarsì dei gruppi», ovvero, me-
fenomeni dell'aferesi, della sincope e dell'apocope (caduta di
al centro o in fine di parola), mostra una spiccata tenden-
1 «La contrepèterie [...] mira all'inversione delle lettere o delle sillabe di una catena

verbale per produrre un effetto comico e sovente osceno: da femme folle de la messe
afemme molle de la fesse» (Umberto Eco, in Queneau [1947] 1983, p. VII n. 1).
contrepet cfr. anche François 1966. ;~':'Ii;j,'l:~!o tipo di giochi cfr. Guiraud 1976, pp. 12-14.
184 LA liNGUA IN GIOCO
E ROMERA»: GIOCHI DEL SIGNIFICANTE E DEL SIGNIFICATO... 185
za a ridurre il corpo fonico delle parole e a limitare le differenze tra nessi
di suoni. Tali tendenze, sempre più precocemente attestate nella pronun- il gioco ritorna in Totò sexy, 1963, quando, alla presentazione di
cia che nella scrittura (conservativa per sua natura), sono esplicite anche spogli~rellista come una che «si spoglia davanti alla gente», Macario
fa: «SI spoglia davanti alla pubblica sicurezza».
nella vistosa distanza tra grafia e pronuncia francesi.
Ma vediamo ora alcuni esempi tratti dal nostro corpus: all'espressione i.A,'l'A (Isa Barzizza): Ho tanta emozione// E voi?
«renderglì omaggio» Totò riponde: «o giugno» [Animali pazzi, 1939J; un TOTÒ: lo? Novanta/ la paura// [Le sei mogli di Barbablù, 1950].
«drammaturgo» diventa un «dramma turco» [Il ratto delle Sabine, 1945J.

ATTORE (Mario Castellani): Prestami/ per un istante/ l'udito//


IA
SON (Fiorella Mari): Ho tanta paura//
roTO: Ottanta paura// Ottanta paura// Cominciamo col dire che sei in errore//
FIGARO (Totò, nelle vesti di Pulcinella): (mostrando un dito) Te'// Perché la paura non fa ottanta// La paura fa novanta// [Siamo uomini o
ATTORE: Ma non questo// caporali, 1955]3.
FIGARO: (mostrando l'altra mano) Questo//
ATTORE: Né questo/ né quello// essione «siamo attesi» è presa da Totò come un complemento di
FIGARO: E allora/ quale vuoi?
(<<a Tesi»), tanto che la sua reazione è: «come/ non siamo a Napoli?»
ATTORE: Ho detto/ "prestami"!
mogli di Barbablù, 1950J; analogamente, «desolato» è interpreta-
FIGARO: (porgendo un dito) Lu dito//
e «de Solaro», cioè proveniente da un fantomatico paese di nome
ATTORE: Ma no! Prestami l'attenzione! Ascoltami!;
e, subito dopo, «accaduto» è frainteso come «è caduto»:
FIGARO (Totò): E se invece dell'oste/ c'è la moglie?
ERE: Sono desolato//
FIORELLO: È lo stesso//
: Ah/ molto piacere// Eh/ de Solaro/ de Salato... Dove restai questo pae-
FIGARO: È lo stesso? Eh no! È l'ostessa'/ [Figaro qua... Figaro là, 1950]. se?
i\::&!..MJERIERE: No! 10/ sono desolato//
Similmente, «hostess» è inteso come «la stessa» in Letto a tre piazze, Ma non è francese/ lei?
1960; un «otorinolaringoiatras diventa «a Torino larìngoìatra- [Figaro RE: Sii francese//
qua... Figaro là, 1950J; alla domanda di Castellani: «partenopeo?», Totò ti' . Dice/ "sono de Solato"//
sponde: «Parte nopeo/ e parte napoletano» [Le sei mogli di Barbablù; tIERE: Desolato/ sconvolto per l'accadutoli
1950]; la felicissima battuta, che dà anche il titolo al catalogo della mostra . Ah/ è caduto qualche cosa/ si è sconvolto... [Totò a Parigi, 1958J.
su Totò tenuta a Roma nel 1998-1999, torna, leggermente modificata, a,"}-.
che in Il monaco di Monza, 1963: «oriundo partenopeo// Parte napol abbiamo già visto, «è caduto» per «è accaduto» torna anche in
noi e parte di Casoria»; similmente, alla domanda «sei cìrcassoz-, Totò - , 1959. Sempre sul genere di attesi e desolato c'è a tentoni
sponde: «circa/ casso» [Totò d'Arabia, 1965], in cui si gioca anche sull ~1acario per un complemento di luogo (<<a Tentoni-), citato nel
sonanza oscena di «casso». '0{j_~dicato all'onomasti:a (XI.5~. Il giardiniere pugliese di Totò a
~ 'J.. , nel brano sopra CItato, fraintende «entrambi» come «in tram»
LADISLAO (Tino Buazzelli): Ma non eravate di là/ con Lana? » come «Eugenio»; nello stesso film, il nome di «Cortina d'Am-

TOTÒ: Sì/ ero con la collanaz/ Poi è venuto Barbablù [Le sei mogli di o viene deformato da Totò: -angh'ìo/ sono stato a Cortina! ma
blù,1950J. 0/ ci sono stato». Le «peripezie» diventano delle «pere per la

L'espressione «in mezzo alla gente» è così fraintesa da Totò: «di p


ca sicurezza// Uno di qual e l'altro di qua» [Le sei mogli di Ba «ho tanta paura [...] No! Novanta la paura» è già nella rivista La vergine di
(cfr. Fofi 1980 la c. di], p. 44).
·~Jl..lETTO E ROMERA»: GIOCHI DEL SIGNIFICANTE E DEL SIGNIFICATO... 187
186 LA LINGUA IN GIOCO

Poco dopo, nello stesso film, il marchese Egidio è definito «il nipote
zia» [Siamo uomini o caporali, 1955; Totò contro il pirata Nero, 1964J, Il
della lavandaia», con ripresa del gioco di «lava» per «l'ava». Con battuta
duomo di Milano viene definito «mezzo ovale» 'medievale' [Totò, Poppino
proverbiale, alla domanda «il popolo chiede sesterzì», Totò risponde: «se
e", la malafemmina, 1956J; «medio ovale» per «medievale» è anche in
so' fatti miei» [Totò e Cleopatra, 1963]. «Educandato», detto da
Gambe d'oro, 1958, e in Totò nella luna, 1958. Nella lettera di Totò, Pep-
è frainteso da Macario come «dov'è andato» [Totò se.xy, 1963J. «Ma-
pino e". la malafemmina, 1956, abbiamo già commentato «a dirvi» --,)
amo», detto da una donna, è frainteso da Totò come «ma non lo
«addirvì», «quest'anno» --,) «questanno- e «consolate» --,) «con le insalate».
[Totò contro il pirata Nero, 1964]. Nel capitolo dedicato all'ono-
«Di soppiatto», detto da Totò, è frainteso dall'amico come «sotto i piatti»
. a abbiamo visto altri esempi analoghi di scomposizione e ricompo-
[Totò, Vittorio e la dottoressa, 1957J. «Sugo cosciente» sta per «subco-
ne di nomi propri: «Lumaconì- > «Le Mokò» [Totò le Mokò, 1949];
sciente» [Gambe d'oro, 1958J. «La guna di Venezia» [Totò a Parigi, 1958].
iar» > «'o mar- 'il mare' [Totò sceicco, 1950; Totò d'Arabia, 1965] e
«Questo è dovere» è frainteso da Totò come «questo dov'erar», «addetto»
màr, > «vid' 'o mao 'vedi il mare' [Noi duri, 1960]. Infine, «cadet-
è preso per «ha detto» [Noi duri, 1960]. All'accusa di Fabrizi «sua figlia è
,è scambiato, prima da Totò, poi dal suo interlocutore cadetto, per
una ninfettal», Totò risponde: «noi in casa stiamo tutti quanti bene di sa-
ha detto?» [Totò contro il pirata Nero, 1964J.
lute// Mia figliai non ninfetta nessuno/ non ninfettal- [Totò, Fabrizi e i gio-
vani d'oggi, 1960). A «sei edotto» Totò reagisce con: «quattordici»; all'ac-
cusa di «pusillanime» Totò si risente: «badi come parla! L'anima puzzerà a ..5. «Miope o preside?»: paronomasie scarsamente motivate
lei!» [Totò contro Maciste, 1962], Il notaio dice «beni immobili» e Totò ca-
pisce «beni e mobili» [Totò diabolicus, 1962]. Nino Taranto: «con che co- .~ :-ealtà, sotto il nome di paronomasia, come abbiamo già detto
munichi? Con Checco/ vuoi comunicare!» [Il monaco di Monza, 1963]. A, n. 7), rientra la gran parte dei giochi di parole (traduttoreltradi-
delle figure poetiche (Laura/l'aura) e delle deformazioni dell'ìta-
EGIDIO (Nino Taranto): Sia dato loro libero accesso// popolare (acne/acme; scbermire/scbernire; avallare/avvallare),
PASQUALE (Totò): Non ho capitoli . sulla sostituzione di suoni ". In questo capitolo ci occuperemo degli
EGIDIO: Libero accesso// di parole svincolati da motivi semantici: le parole usate l'una al po-
PASQUALE: (a Egidio) Grazie// (aMamozio) Hai bisogno/ tu/ di."
'altra hanno cioè soltanto suoni simili, ma significati diversissimi
MAMOZIO (Macario): lo noli
, appunto, acne/acme ecc.) e lo scambio non è mai motivabile dal
PASQUALE: E nemmeno ioll Dopai caso maill
to. Talvolta a innescare il gioco è un ostacolo fisico: Totò non sen-
[... ]
EGIDIO: Concessoli
e quello che gli viene detto e riformula così a suo modo l'intero
PASQUALE: Non c'è bisognali Basta un piccolo vasetto//. iato. Altre volte, invece, l'enunciato nasce già deformato, o per mi-
i modismi popolari, o, più spesso, con mera finalità Iudica.
PASQUALE: Chi è Nicoletta? Nmnerossissimi gli esempi.
EGIDIO: L'avall ~ostatici» 'aristocratici' [San Giovanni decollato, 1940; Il più comico
PASQUALE: Eh? 010 del mondo, 1953: «areostatiche- 'aristocratiche']; «pipistrello»
EGIDIO: L'avalla nonna// ella' [San Giovanni decollato, 1940]. In Totò le Mokò, 1949, d'am-
PASQUALE: Nicoletta? . ne algerina, si gioca variamente sul bisticcio casba/casa: «questa è
EGIDIO: Ehll casba di tolleranza»; «non sei il tipo casbalìngo», «donna di casba»; «ca-
PASQUALE: Lava la nonna?
EGIDIO: Nicoletta l'ava/ la nonna//
PASQUALE: Perché/ la nonna cj aveva i moncherinill Non se poteva lavare da
Mortara Garavellì 1992, pp. 208-10.
sé? [Il monaco di Monza, 1963].

===------------------- - - - - - - - - - - - --
188 !l''iII_iit';;*,; GIOCHI DEL SIGNIFICANTE E DEL SIGNIFICATO... 189

sba mia/ casba mia/ per piccina che tu sia/ tu mi sembri una badia>'; <
in casba». Le «mense» sono 'le mensole'; «effetto ottimo» 'effetto [Le sei mogli di Barbablù, 1950].
«consorzio» 'consorte' [Totò cerca casa, 1949]. «Preside>' 'presbite';
chiali possono dunque essere «da miope o da preside>, [Totò cerca «lussuriosa» per «lussuosa». «Predone>' è da Totò fraìn-
1950]; questa paronomasìa viene ripresa, rovesciata, in Letto a tre , tanto che aggiunge: «io sono un laìcone-, il Patto Atlan-
1960: -sìgnor presbite» dice 'Iotò al preside della scuola; in Il mo ~tto atlantico»; «colluttorio» 'colluttazione' e «colpo d'in-
Monza, 1963, invece, presbite è sostituito con prestito: «leggi tu/ pe 'insolazione, colpo di sole' [Totò sceicco, 1950]. «Asmatico»
non ci vedo bene// lo cj ho un occhio miope// L'altro è prestito». De [Guardie e ladri, 1951]. In luogo di «chi mi frena'», det-
plici amnesie diventano «amnìstìe cerebrali» [Totò cerca moglie, 19501; estro Tiburzi (Virgilio Riento) capisce «chi mi frega>' e inveì-
che lo fregal/ Lei è un manìacol», in luogo di «ostetrico» (la
ATTORE (Mario Castellani): Tal quale mi vedi! io sono un uomo/ che la 'onorevole Cosimo Trombetta/Mario Castellani), Totò capi-
nel di soppiatto/ devastai e che l'affetto uccide! questo è il suo commento: «beh! se capisce// Per forza// [...]
FIGARO (Totò, nei panni di Pulcinella): Anche a me/ sai? 'che/ si guadagna poco» [Totò a colori, 1952]. «Zio fraterno»
ATTORE: Che cosa? 'Iotò come <<Zio fetente>' [Totò e i re di Roma, 1952]; l'aggetti-
FIGARO: Anch'io/ sono un uomo/ che cj ho la passione/ per un bel piatto ~ e altri accostamenti paronomastici: a Nino Taranto che gli
gìolì/ e la pasta! e due fettuccine [...]1/ [Figaro qua... Figaro là, 1
Totò grida: «fetentel», poi correggendolo in «potente'» [II mo-
, 1963]; «fetente» è infine accostato a «offende»: «chi si of-
«Pediluvio» viene usato al posto di «plenilunio», allorché, alla ric [Totò d'Arabia, 1965]. «Cinturone>' sta per «centurione>'
dell'età, Totò risponde: ;~di Roma, 1952]. «Esequie>, 'ossequi' [Totò e le donne, 1952; Uc-
re uccellini, 1966]; «esequie>' viene utilizzato anche per 'condo-
ANTONIO: Quattro eclissi/ due alluvioni/ e un pediluvio//
-esequìe/ sìgnoraz/ Le mie esequie>' [Siamo uomini o caporali,
ALBERGATORE: Ma cosa dice?! Ma non è possibile!
ANTONIO: Non li dìmostro// Anche nella foresta/ tutti mi davano due pe are>' 'combinare' [Totò e le donne, 1952]. «Un evaso da notte>'
di meno// [Tototarzan, 1950]. ), detto da Totò, allude paronomasticamente a «un vaso da
turco napoletano, 1953; Totò contro Maciste, 1962]. Totò dice
Nel medesimo film, mentre è in aereo e sta per lanciarsi col paracac e Peppìno capisce «vitamina>' [Una di quelle, 1953]. Totò, contan-
te, per il rumore dei motori Totò non riesce a sentire quello che gli di.. «nuova>' per «nove»: «abbassìamo due cifre e porta nuovaz/ E porta
no e quindi fraintende tutte le indicazioni: Castellani prontamente ribatte: <<sì/ pijo er tranve...» [La macchi-
afica, 1954]. Don Gaetano (Gianni Cavalieri): «sono commesso...
COMMILITONE: Ci si lancia col paracadute// per aver conosciuto una famiglia tanto lustra e illustrata>' 'illu-
ANTONIO (Totò): si mangia [...] banane crudeli a e nobiltà, 1954]. Totò capisce -suonatore- anziché «senatore»
COMMILITONE: Ci vuole coraggio/ quando ci si buttali dei pazzi, 1954]; nello stesso film, «crudo» sta per «drudo»:
ANTONIO: Formaggio e frutta//'
MDI (Mario Castellani): Eccolo! Il tuo drudo!
L'equivoco si sviluppa, tanto che Totò crede di andare a un banch (Totò): Ma che ... ma che crudo e crudo! Signore/ io sono cottoli Ma
mentre invece sta per gettarsi dall'aereo. «Fama>' è frainteso come -f cotto dal ... dal... dal sonno//.

LUKAS (Luigi Pavese): Un uomo con la vostra fama! colina», detto affettuosamente da Castellani alla moglie, è defor-
TOTÒ: Si vede? Totò in «concolìna» [II medico dei pazzi, 1954]; similmente, «la
190 : GIOCHI DEL SIGNIFICANTE E DEL SIGNIFICATO... 191

concubina del re di Francia» (M.me de Pompadour) è deformato ·0


creati. «maglia», «maglietta» e «maglìaro- 'il pittore che co-
concolina del re di Francia» [Totò a Parigi, 1958]. La classica inv museo madrileno del -Prado» è ridotto a un semplice
di Caronte: «anime prave- è, prevedibilmente, intesa da Totò com e il pennello proibito, 1959] «Marcella- sta per «par-
o

brave»; -soppressato» sta per «sorpassato»; il dottore dice «il tra per «cronaca» [La cambiale, 1959] e «cronico» per
chìco», Pacifico (Dante Maggio) capisce «il tram delle pasticche» ntro Maciste, 1962]. «Droghiere» 'spacciatore di droga';
controbatte: «il piroscafo delle caramelle» [Totò all'inferno, 1955] o':
ria» sta per «penuria» [Racconti romani, 1955; La banda degli
1956; Tototruffa '62, 1961; Totò contro Maciste, 1962]. «Figliolo ad Buscaglione): Ti offro un barattoli
adulto/ pardon- [Il coraggio, 1955] e, viceversa: «adulto» 'adultero' ,(Totò): E tu credi! che io mi lasci convinvere! per un barattolo/
a tre piazze, 1960]. «Impronte vegetali» 'digitali'; «policlinico dello di marmellata di prugne? O di pomodoro liquido? [Noi duri,
'poligrafico'; la celeberrima «pietra emiliana» 'pietra miliare'; «con
mari» è frainteso da Totò come «coi calamari» [La banda degli
1956]. «Bicarbonato» 'carburatore'; «frasi sottosemaforo. 'frasi m è frainteso come «bibita»; «perizia callìfuga- 'calligrafica'; «cj
che, sotto metafora' [Totò, Peppino e... la malafemmina, 1956]; imese- 'ecchimosi': «biga» 'bigama'; «sìamo in avaria» è in-
mente: o arrivando da Maria»; «tubi» per «dubbi»; -alito- per «ali-
tre piazze, 1960]. «Coliche» è frainteso da Totò come «alcoli-
MICHELE (Totò): Metti in motoz/ Non te ne fare accorgere// Eabrizi e i giovani d'oggi, 1960]. «Ho molta stitichezza» 'di-
AMICO: E come faccio/a mettere in moto? viene subito autocorretto [Chi si ferma è perduto, 1960],
MICHELE: Sotto metaforal/ etto da Totò, è frainteso come «rnaterazz» da Peppino De Fi-
AMICO: Sotto metafora non c'è la messa in moto// La messa in moto sta un panno nel motore» 'una panna, un guasto' [Totò, Peppino
la metafora [Totò, vittorio e la dottoressa, 1957]. vita, 1961]. «Ambienti- 'abbienti'; «scuole alimentari» 'ele-
totruffa '62, 1961]. «Pedinare» è stravoltoin «pettinare»; «ci-
«Laura» 'laurea' [Totò, Peppino e.: la malafemmina, 1956; Totò di to» 'prova di forza con le armi', per evidente assonanza con
licus, 1962]. «Oltre il consueto» 'oltre il consentito'; «coliche apati armato» [Totò contro Maciste, 1962]. Peppino De Filippo dice
'epatiche'; una «caravella» diventa una «caramella», nel titolo della ri e «nacchera- per intendere 'natica'; Peppino usa «cappero» per
musicale: La caravella delle donne perdute; «parente» 'parentesi' [1C sempre Peppino dice «m'hai fatto fa giorno» e Totò capisce
Peppino e... la malafemmina, 1956]. «Parrocchia» per «parecchi»; «se o fagioli» [Totò e Peppino divisi a Berlino, 1962]. La «Nona» di-
no» dice l'amico, volendo intendere 'siedano', e Totò reagisce: «sì! cip «nonna», sicché alla richiesta della «Nona di Beethoven», 'Iotò e
noli Siedano/ si dice/I; «uno sputnik in un occhio» (alludendo alla famosa rispondono di conoscere solo la zia [Totò di notte n. l, 1962]. «La
navicella spaziale); «fotografi» 'fedifraghi' [Totò, Vittorio e la dottoressa; ne di Ginevra» 'convenzione' [1 due colonnelli, 1962]. «Banale»,
1957]. «Una volta tandem/ sono io/ che chiedo un favore a te»; «acme» 'a...,. Peppino De Filippo, viene frainteso da Totò come «banana» [Totò
ne'; «porpora» per «puerpera- [Gambe d'oro, 1958]. «Singolo» 'posto m. quattro, 1963]. «Bergamasco» 'bergamotto' [Totò contro i quat-
treno' è frainteso da Totò per «simbolo»; «arrostire» 'arrestare': «chiamo le ]. «Manico di manzo» sta per «monaco di Monza»; all'accusa di
guardie e la faccio arrostire» [Totò a Parigi, 1958]. «Paparino» lo chiama
Tognazzi, e Totò capisce «Paperino»; «forza di gravidanza» 'forza di gravità';
«santo Lumi» 'santi numi'; «boia» 'boa di struzzo' [Totò nella luna, 1958]. termine magliaro non è privo d'agganci con la realtàsocioculturale dell'epoca
«Opere insegne» 'insigni'; «che siano rìfocìllatì», detto da Mario Carotenu- ripreso anche in Totò e Peppino divisi a Berlino, 1962, dove in effetti 'Iotò fa il
ìante di stoffe, per l'appunto il magliaro. Il tutto è evidente parodiadel film,
to, è frainteso da Totò come «rìfucìlatì», da «Maja- (il celebre dipinto dei sociale, I magliari, 1959, di Francesco Rosi.
192 LA liNGUA IN GIOCO o E ROMERA»: GIOCHI DEL SIGNIFICANTE E DEL SIGNIFICATO... 193

«moroso» 'Iotò si offende, capendo «amoroso» (ma moroso in molti dia- ). Questo tipo di gioco mostra, ancora una volta, in tutta la sua
letti settentrionali), tanto che si difende obiettando: «non offenda/ sa?! Per , la forza dell'analogia: il parlante tende (proprio come nei la-
regola e norma sua/ io non sono moroso! lo sono un uomo serio! Me fac- a estendere la somiglianza tra forme dal piano del significante a
cio i fatti miei! e sono vedovol»; Taranto parla dei «Borboni», mentre Totò el significato (o, più raramente, a estendere a tutti gli usi l'analo-
capisce «barboni», Taranto dice «carcassa» 'scheletro' e Totò capisce «gran- tìca, cioè la sinonìmìa, che certi termini hanno soltanto in pochi
cassa»; in luogo di «cripta» Totò capisce «trippa»; Taranto dice «prole» e Fu- '. aspettativa e attesa). I giochi linguistici più riusciti, cioè più di-
ria capisce «provola», Taranto dice «tortura» e Totò capisce «creatura» [Il sono, come è stato detto altre volte, quelli più motivati, vale a di-
monaco di Monza, 1963]. Il baccalà diventa un «baccanale alla lìvornese-, . che coinvolgono anche il significato piuttosto che quellì del ca-
precedente.
«veterinari» 'veterani': «veterinari di tutte le guerre» [Totò e Cleopatra.
~o gli esempi.
1963]. Il «curaro» diventa un «curato» [Totò sexy, 1963]. In luogo di «cin-
~dìato» è inteso come 'seduto su una sedia', tanto che Totò, uden-
que echi» Totò capisce «cinque ciechi»:
ine, commenta: «qui sedie non ce ne sono» [Fermo con le ma-
aMAR (Mario Castellani): Stiamo attraversando la gola dei cinque echi// . «Manomettere» 'toccare, mettere le mani addosso': «adagio con
TaTÒ: E dove stanno? missioni// lo non voglio essere manomesso» [Due cuori fra le
aMAR: Chi? 1943J; analogamente, «non mi rnanometterel» [47 morto che par-
TaTÒ: Questi... questi cinque ciechi che hai detto tu [Totò d'Arabia, 1965], ; «mi manomette» [Guardie e ladri?, 1951]; «mi manomettono
mani» [Itre ladri, 1954]; «ma io non ho mai manomesso una don-
Nello stesso film, «ìdìoma!» 'idiota', poi corretto: «si dice idiota/ ìgno- o uomini o caporali, 1955]; «non posso manomettere una bel-
rantel». «Con un colpo solo ti recido/ la carota della golal» 'carotide' [Rita. come lei» [Totò lascia o raddoppia, 1956]; similmente in Il mo-
la figlia americana, 1965]. . Monza, 1963; stessa sorte subisce mantenere 'trattenere': «non
enere! Iascìamlt» [Totò nella luna, 1958]; «Orazio/ non mi man-
[Rita, la figlia americana, 1965J. Come si vede, qui si gioca su
XIX.6. I modi «urbani» e «interurbani»: paronomasie chiaramente di inversione delle componenti etimologiche del verbo, che ge-
motivate, paretimologie e lapsus rò un'espressione dal significato assai diverso: manomettere =
le mani addosso; mantenere = tenere con le mani.
In questo gruppo rientrano quegli scambi di parole in cui il passaggìe . uìamo nell'elencazione delle paronomasìe semanticamente mo-
da una forma (quella corretta) all'altra (quella del gioco) avviene per ra- «gitani» 'gitanti': «questa non è una gita? Voi non siete dei gitani»;
gioni semantìche abbastanza evidenti ed è in vario modo motivabile umanitarie» 'umane' e «nervo simpatico e antipatico» compaiono
contesto, oltreché spesso motivato dagli stessi attori, che ne fornìsc citato monologo sull'uomo scimmia [Due cuori fra le belve,
qualche giustificazione. Le due forme hanno perlopiù in comune la ra «nervo simpatico» è anche in L'uomo, la bestia e la virtù, 1953,
(industriale e industriata) e lo scambio può avvenire per paretimol overato da Totò tra i nervi che servono per ridere; il solito nervo,
ovvero falsa etimologia o etimologia popolare, che è il fenomeno (comu-- è tirato in ballo da Totò anche nel film Il monaco di Monza, 1963,
ne nella storia della lingua) secondo il quale il parlante tende a considera-- . gare le contratture muscolari del defunto e i suoi sospetti movì-
re come appartenenti alla stessa famiglia sernantìca gli omonimi o i quasi- to che Macario conclude che «è il gran simpatico/ che ha fatto
omonimi: per es. manometro da mano. Oppure, anche se fonicamente l'antipatico».
diverse, le due forme possono avere in comune qualche tratto semanti sono in aspettativa» 'aspetto, sono in attesa' [Il ratto delle Sabine,
(aspettativa e attesa), o essere sia fonicamente sia etimologicamente similmente, «ti aspetto// Mi metto subito in aspettativa» [Totò a Pa-
parentate, ma non ìnterscarnbìabìlì (manomettere per mettere le . A urbano viene spesso contrapposto, anziché inurbano o ex-
194 LA LINGUA IN GIOCO
ETTO E ROMERA»: GIOCHI DEL SIGNIFICANTE E DEL SIGNIFICATO...
195
traurbano, interurbano: «modi interurbani» [1 due orfanelli, 1947; Totò e fiGARO: Ma scusate/ chi la rapa?
i re di Roma, 1952; Totò, Peppino e ifuorilegge, 1956; Totò, Eva e il pen- }ll..MAVNA: Nessuno!
nello proibito, 1959]; arringando i parcheggiatori: «abusivi di tutti i po- HGAR?: E allora perché avete detto "la rapiamo",' se nessuno la rapa! Ohé/
steggi urbani e interurbani! unitevil- [Totò, Peppino e... la dolce vita, giovanotto/ non facciamo scherzi! Qui/ l'unico del mestiere/ che può ra-
1961]; «i tuoi modi sono urbani// O popolo di vigili urbani!» [Lo smemo- parla/ modestamente/ sono io//
rato di Collegno, 1962]. In un caso, a urbano si sostituisce urbanistico: &;Y..MAVNA: Ma lo vedi che non capisci niente! Si tratta di un ratto!
«traffico urbanistico» [Totò, Peppino e... la dolce vita, 1961]. fIGARO: Ah! Un ratto consenziente! [Figaro qua... Figaro là, 1950).
«volatile» 'passeggero di un aereo' [Fifa e arena, 1948]; del «nucleo
volante» della polizia tributaria Totò dice che lavora «all'aeroporto» [La 13 paronomasia rapate/rapite era già in Il ratto delle Sabine 1945 e
banda degli onesti, 1956]. La «toponornastìca» è un topicida, un rimedio /:ap~to .tornerà anche in Totò lascia o raddoppia?, 1956, ~a se~za
contro i topi, ovvero un gatto [Fifa e arena, 1948]. «Ripetizione» 'petizio- la dì Figaro qua... Figaro là, 1950, a dimostrazione del fatto che
ne': «una ripetizione al ministero»; -industrìata- 'industriale': «corrente in- . . i~ contestuale è fondamentale per una buona riuscita dei giochi
dustrìata- [Totò cerca casa, 1949]. «Dipartire» sta per «partire», con allu- nei.
sione all'atmosfera macabra della situazione [L'imperatore di Capri, 1949;
Che fine ha fatto Totò Baby?, 1964]; analogamente, «trapassare» 'passare': LA: Non fare lo gnorri!
«trapassiamo di 13.», con riferimento ironico all'amore per il macabro e -ARO (Totò): Ma io gnorri sul serio/ sa!
memento mori degli snob capresi [L'imperatore di Capri, 1949]; il gioco
compariva peraltro, senza motivazione semantica, anche in Due cuori fra
le belve, 1943. Da «taglia» 'ricompensa offerta a chi catturi un ricercato'
LA: Te ne infischi!
vien fatto derivare «tagliente»: «sono tagliente// [... ]1/ C'è una taglia s
O: Ma se io non so fischiare!;
mia testa» [Totò le Mokò, 1949]. «Altìccìa- 'alta' [Totò cerca moglie, 19
Il diminutivo di brigante fa, naturalmente, pensare all'imbarcazione: «l
: (a un uomo che sta SCrivendo) Scusi/ signor giudice//
un brigante// lo sono un brigantino»; Totò fraintende «rapire» per «rap : Ehm ... io sono iI cancelliere// Non sono iI giudice//
(il fatto che egli sia un barbiere fornisce l'aggancio contestuale a qu : Ma/ lei sta scrìvendo// Se fosse iI cancelliere/ cancellerebbe// [Figaro
felicissimo gioco), per via della prima persona plurale in comune ai qua... Figaro là, 1950J.
verbi:
]ografico».'dem?Cratico' [Tototarzan, 1950]; «gente demografica»
ALMAVNA (Gianni Agus): Poi/ noi! col favore della notte/
FIGARO (Totò): Sì//
nza szfermo a mangiare, 1961]. «Do le dimissioni» cioè «so-
ALMAVNA: Rapiamo Rosinal/ ente»; chi ha fresco è un «frescone»; «io sono un uomo di fore-
FIGARO: Eh/ dovevate dirmelo prima// forestiero» [Tototarzan, 1950]. «Sotterranei» viene variamente
ALMAVNA: Perché// , se.mpre mantenendo il primo elemento sotto-, «sottopassag-
FIGARO: Non ho portato il rasoio// . gl» e -sottocutaneì», «istantaneo» 'istante': «bisogna che io ci
ALMAVNA: Per che fare? ~tantaneo~; «bomb~ anat?mica», detto a una bella donna [Le
FIGARO: Per raparla/ no? dI Barbablu, 1950]; In Toto d'Arabia, 1965, si ha invece, senza
ALMAVNA: Ma che cosa hai capito?! Noi! non la rapiamo! Ma la rapiamo! semantico, «bomba atonica».
FIORELLO: Hai capito?
FIGARO: No// Barzizza): Ohi Nick! Siete enigmatico//
ALMAVNA: Noi! non la rapiamo rapìarno// Ma la rapiamo rapiamo// . (nei panni di Nick Parter) Eh/ sfido/ io// Sono nato di sette mesi//
L,,, a ;;L,J222J_

196 LA UNGUA IN GIOCO


~lÙLIETTO E ROMERA»: GIOCHI DEL SIGNIFICANTE E' DEL SIGNIFICATO...
197
LANA: E che cosa c'entra?
me COnta': «voi sarete un bravo ti o ti a
TOTÒ: Eh/ sono un settimìno/ enigmistico [Le sei mogli di Barbablù, 1950].
aiente» [La banda degli t' 1 P gra 0/ :n come contatore non valete
~o» 'bordello': a chi gr o~es~, 956], Toto scambia il «casinò» per il «ca-
«Un libero cittadino» è colui che esercita la professione di liberare la
~onde candidamente' <:er~~rb~che a;ontecarlo «c'è il casinò», Totò ri-
cittadinanza [Totò a colori, 1952], «Non sono aderente» 'non aderisco allo
degli onesti 1956J' I ' ., Il ogno l andare a Montecarlo?» [La ban-
sciopero' [Totò e i re di Roma, 1952], «Antediluviane- 'antelucane' [Totò e , , «nIZIO a sua carriera e ' ! ' ,
le donne, 1952], Dall'aggettivo mobile viene fatto derivare mobiliere, nel di un fantino; una piccolaforca (patìb 1 ) ,qUl~a eroe equestre», det-
già citato «la donna è mobile! e io mi sento mobiliere- [Il turco napoleta- ~,e che è anche par,onomast' l o o e chiamata «forchetta», ter-
ICO co nome del perso "
no, 1953]. Un «forno crematorio» deve essere fatto a «Cremona» [Il più Iotò. duca Gagliardo dell D l nagglo Interpretato
a rorco etta [Totò lascia dd
comico spettacolo del mondo, 1953]; similmente, «crema» viene ricon- , «Lettera omonima» 'lettera anonima' , " o ra oppia?,
dotto a «cremare»: «mi faccio crernare// Un bel vasetto di crema» [Signori ina, 1956J' nello stesso fil'l [Toto, Peppino e... la mala-
, m, l «coperto» del ristor '
si nasce, 1960]. «Si vede tutto il panoramica» [Il medico dei pazzi, 1954]. una «Coperta» riprendend' ante e scambiato
, o COSI una battuta teatral d C' fi
«Orfano» 'vedovo' [Totò cerca pace, 1954J, «Dolo di testa» 'dolore di te- Giovanni, 1938, e da Belle b ", e a se ossi un
. -, o rutte mi piaccion tutte! 1942 6 «An
sta'; «un caso peripatetìco- 'una prostituta malata': acutissimo incrocio tra per «omOnImo» e anche in Rita l. fi' /. " ,a-
patetico e peripatetico; «appendicite» 'appendice': «non siamo soli nella l . , r a zg. la amerzcana 1965
leI non e mica parente! al d' , : «per
gran e anOnImo'» chiede 11 t' G
vitali Abbiamo sempre qualcuno// Abbiamo sempre qualche appendicite» r; «omonimo» corregge Orazio 'T! , ' , o o a reta
[Totò e Carolina, 1955], Fornicare ~ formica: 5 ono in Germania/! So' t d ' eh' lOtO: «e va be'! sempre parenn'
Pehhino e la mal. ,I; . e esc l», «Scappamento» 'scappatella'
yy '" aJemmzna 1956J I
DIAVOLO: Tu hai fornicato? mia madre'. m ' , . « o Sono materno» 'assomi-
ANTONIO (Totò): Eh! Nella vita io ho forrnìcato sempre// Mi chiamavano il fos- ,« angime- 'pasto cibo' 1
tore' [Totò R PP' . " l 0;« ettera minatoria» 'lettera a
michiere// [Totò all'inferno, 1955J. Ò in farmaci~ ee ;;0 e Z!uolrzlegge, 1956J, «Cotone idrofobo» chie-
il
oressa 1957J C maosta' o corregge'' «'d fil [,,",'
l ro l o» 10tO, Vittorz'o e
Alludendo alle gambe di una donna, Totò esclama: «che angoscìas-, , .Ò« omunale» comune':
«che angosciosa'», con evidente allusione a coscia, così come, poco
ma, aveva giocato col nome di «Mìss Angoscia»; «eri reìncarnato», dice =~~~)~I:,TUieri): Questo era un esame// Il più comune//
diavolo a Totò, confessandogli di essere la reincarnazione di Marco An . , n esame/ comunale/ in /'1'
natiche, 1958J. sommai, [7010, Peppino e le fa-
nìo: 'Iotò crede che reincarnato abbia a che vedere con «un'unghia
camara- ('incarnita') [Totò all'inferno, 1955], «Tacchino» in luogo di '. stesso film, mentre sta facend d ' . ,
quìno', forse anche per affinità semantica con «penna» (penna di tac ace della '. o el COntI, Toto viene distratto dal
no), nominata subito dopo: «il tacchino/! La penna»; su testimone oc ne» per «~~~~~t:I:~ SIcché, ~nZiché, dire «milioni», dice «melo-
viene coniato il verbo oculare: «io sono testimone oculare ["']// Ver 1òlò e le d aveva gia nel dIaletto ciociaro della came-
te! io non ho oculato niente», con probabile assonanza oscena [Siamo confuso c~:~:~~;:a~'c~;zap~rò ,~cun riferimento sessuale, «la-
mini o caporali, 1955]; sempre da testimone si forma «testone- 'g ne dell'articolo' ' per 11 gia commentato fenomeno della
teste, testimone' [Lo smemorato di Collegno, 1962]; «testimone o . . ' SI segmenta In «la guna». «eh! sì! ho d 1
significa invece 'testimone di nozze' in Operazione San Gennaro, 1
termine salvagente viene ricondotto al suo etimo nell'espressione
di~~~~~1~~~~:z:i~a~~~~r:~~ngo~do delle l~cune! che ~:~u~~d~
, na l anzata In comune è «in con-
revole salvagente», epiteto di Gino Cervi, perché ha l'hobby di salv
persone che stanno per annegare [Il coraggio, 1955]. «Contatore» '
lil;,lJettivamente Fofi 1980 Ca c. di), 8
p. 8 e Guarini 1991 Ca c. di), p, 210.
198 LA UNGUA IN GIOCO
«GIULIETTa E ROMERA»: GIOCHI DEL SIGNIFICANTE E DEL SIGNIFICATO...
199
dominio»: «abbiamo la fidanzata in condominio»; «frappare- (italianizza-
zìone del ii.frapper 'mettere nel ghiaccio') è ricondotto a «frappa»: A Nino Taranto, che gli ricorda continuamente la cripta, minacciando
di murarcelo dentro, Totò risponde: «ma lei è criptornane/ proprio:», «un
CAMERIERE: (girando la bottiglia di champagne nel ghiaccio) Glielo frappo// santo monaco di Monza/ cioè un monzambìco-, colui che veglia un mor-
TOTÒ:(all'amica): Ti piace la frappa? [Totò a Parigi, 1958], to è definito «vegliardo- e «veglione»; «ignoto» 'ignaro' [Il monaco di
Monza, 1963]. Alla richiesta di mostrare il fregio che attesti la sua iden-
'«Ora nottambula- 'ora notturna'; «piovre» è interpretato da Totò come tità di vigile urbano, Totò risponde: «non ce l'ho// sono sfregiato»; a una
«piove»: «piovre» dice Tognazzi, enumerando tutti i ~.ostri c~e potre~be donna che si mette il rossetto mentre aspetta in macchina davanti a un
incontrare nello spazio - ironizzando dunque su tuttI I film di fantasCl~n­ semaforo rosso, Totò finto vigile dice che «lo può farei perché il semafo-
za che mostravano strani giganteschi molluschi - e Totò risponde, fral~­ ro è rosso// Perché se era verde/ doveva mettersi il verdetto» [Vigile igno-
tendendo: «e te porti l'ombrello/ fessol», «razzolare» 'far esplodere. r~zl : to, 1963]. «Mattone» 'grande matto': «se io sono matto/ lei è mattone»
«chi è quell'idiota che si permette di razzolare a quest'ora~>:; :<UOr:UOl raz- ITotò contro il pirata Nero, 1964], Tutta la parte conclusiva di Che fine
ziali» 'che provengono da un razzo spaziale, extraterrestn, ìronìzzando, ba fatto Totò Baby?, 1964, si regge sullo scambio tra due vegetali, fatal-
ancora una volta sulla cinematografia fantascientifica [Totò nella luna, mente con i nomi quasi identici, anche se dagli effetti diversissimi:
1958], «Perché lei tergiversa le carte in tavola?» [I tartass~ti" 1959]., Fred -snajurana- 'maggiorana' (latinismo inventato) e «marijuana»; dati gli ef-
Bombardone, in quanto «ci ha sbarazzato di tU,tti ~ cadaveri», ~ ~efin~to da fetti devastanti di questa fantomatica majurana, il film precorre così, sep-
Totò: «sbarazzino» [Noi duri, 1960]. «Il bagno e disoccupato» lI~ero [Let- pure in chiave burlesca, la lunga serie di film sulla droga. «Emergere» 'es-
to a tre piazze, 1960], «Quìntema» 'cinquina'; coloro ~he o,spltano, che sere in emergenza':
sono ospitali, sono detti «ospedalieri»; chi dà la promo~IOne e de~to «P:o~
motore»' «ordine analfabetico»; «tardiva» 'che non capisce, tarda [Chz si SPIA: Quella sommai serve unicamente in caso di emergenza//
ferma è perduto, 1960]. «Circolare» 'circolazione san~uigna:; «posate.d'o-
TOTÒ: E non sto emergendo/ io? [Totò d'Arabia, 1965],
ro circoncise da Benvenuto Cellini» [Sua eccellenza szfermo a mangiare,
1961]: qui il gioco è reso ancora più gustoso dal fatto che Totò sta fingen-
Contro Orazio che dissente, Totò replica: «bisogna che tu la smetti!
n,m questa dissenterite/ sai?!», e Orazio corregge: «maestro/ le faccio umil-
do di parlare al telefono con Mussolini, al quale non poteva c~rto esse~
1Drxnte notare/ che dissenterite è una malattia/ mentre io ho detto dissen-
gradito il riferimento alla circoncisione; «spogliatoi~» 'che ,spoglIa con g~I [Rita, la figlia americana, 1965].
occhi che seduce' [Tototruffa '62, 1961]. A proposito dell «incenso- Toto
dice: :<sono incensurato» [Totò contro Maciste, 1962]. «Rugantìnos 'che ha
le rughe' [Totò diabolicus, 1962]. «lo cj ho l'occhio policlinico»; «alieno al,-
la pubblicità» [Totò di notte n. 1, 1962]. «Magnanimo», detto da Taranto, e
definito da Totò: che «magnava le anime»:

EGIDIO (Nino Taranto): Mio padre/ buonanima/ che era un uomo magnanimo/
molto magnanimo...
PASQUALE (Totò): Ah sì?
MAMOZIO (Macario): Che magnava?
PASQUALE: Magnava le anime// Molte anime//
MAMOZIO: <Cannibale>//
EGIDIO: <Non ho detto magnava>// Ho detto magnanimo! Generoso! [Il mo-
naco di Monza, 1963].
XX. «PARLI COME BADI»:
GIOCHI DEL SIGNIFICANTE E DEL SIGNIFICATO
CONTRO L'AUTOMATISMO LINGUISTICO

Gran parte della lingua scritta e parlata è fatta di stereotipi o, quanto-


, di relazioni semantiche e testuali abbastanza stabili, al punto da
attese nel lettore-ascoltatore. Questo non accade soltanto nei pro-
: i e nelle espressioni idiomatiche - in cui è ovvio che a «rosso di sera ...»
ti associno < ••• bel tempo si spera» o a c .• .le cuoia» tutti associno «tirare»
non, per esempio, stirare o allungare o altro sinonimo) - ma anche in
. gruppi di parole le quali, dal momento che si presentano prevalente-
te unite in uno stesso contesto e nel medesimo ordine sin tattico, si
ìmono nella memoria dei parlanti un po' come le frasi fatte (la guer-
guerra) e le parole complesse (ferro da stiro, indice di gradimento,
china da scrivere ecc., trattate quasi come fossero singole entrate les-
:): incontrando una parola di quel gruppo, ci si aspetta di imbattersi a
distanza anche nell'altra. Si tratta delle cosiddette collocazioni, ov-
di quelle «sequenze di parole, frequentissime nelle lingue, che ten-
o a presentarsi in combinazioni stabili tra loro e privilegiate» l.
E dunque, se si legge in un testo il verbo bandire, si attenderà di lì a
o concorso; nitrire richiede un cavallo (anche se, ovviamente, sono
sempre possibili, per le infinite risorse della lingua, usi figurati, ironici
ecc.. quel cantante non canta, nitrisce); cordialmente fa subito pensare
ai saluti di una lettera e così via. Senza dubbio, se non ci fosse questa re-
te di attese nella comunicazione, il lessico sarebbe «una massa disordina-
sa di parole» 2 e il nostro compito di utenti della lingua sarebbe talmente
difficile (bisognerebbe avere una memoria infinita, senza questi piccoli
aiuti lessicali) da relegarci in un eterno silenzio. Alcune varietà testuali
sfruttano fino all'abuso tali aspettative lessìcalì, tanto da essere costituite
quasi esclusivamente da stereotìpi: i titoli dei giornali e dei telegiornali
male che non perdona; tragedia della follia, un suicidio è sempre
un gesto sconsiderato ecc.), delle canzoni e dei film, la pubblicità, le let-

l Simone 1992a, p. 440.


2 Sìrnone 1992a, p. 502.
202 LA LINGUA IN GIOCO ~-\Rll COME BADI»; GIOCHI DEL SIGNIFICANTE E DEL SIGNIFICATO... 203

tere formali e così via. I linguaggi burocratico, politico e commerciale, in GOVERNATORE (Guglielmo Barnabò): Si segga alla spinetta di Rosìnal
particolare, sembrano fatti essenzialmente di usi irriflessi. Il linguaggio co- FIGARO (Totò): Alla spinetta di Rosina! Ah/ già/ è veroli Che stupido// Che
mico, e nella fattispecie quello di Totò, molto spesso infrange tale auto- sventato// Non c'è Rosina/ senza spinetta// (toccando Rosina) Ih! Mi so-
matismo, ora invertendo l'ordine delle espressioni cristallizzate (desto o no pungìcato [Figaro qua... Figaro là, 1950].
son sogno), ora deformandone i termini (volare è potare), ora sostituen-
do una delle parole che compongono la collocazione (sedia a gas). Anco- «È meglio cento giorni di galera/ che un sol giorno con il leone» [Le
ra una volta, dunque, ridendo e divertendo, Totò ci induce (malgré lui) a sei mogli di Barbablù, 1950]. «I pacchi sono pacchi» 'i patti sono patti'
riflettere sullo statuto stesso della comunicazione e a porci, nei limiti del IGuardie e ladri, 1951]. Oltre alla «camicia di forza» si hanno anche le
possibile, al di fuori della lingua che parliamo, per osservarla meglio e per -murande di forza», i «pantaloni di forza» e «tutte le cose di forza» [Totò
capirne gli usi irriflessi e le condizioni del suo funzionamento e della sua all'inferno, 1955J. «Cosa fatta a capo ha» [Ilcoraggio, 1955J. A proposito
comprensibilità. dell'eventualità che la futura suocera possa essere morta, Totò afferma:
",non tutti i mali vengono per suocere»; «scusi se mi disturba» anziché «se
disturbo» [Totò a Parigi, 1958]. «La guerra fredda è diventata calda»,
XX.1. «In maniche di mutande»: deformazione di collocazioni, ooè 'imminente'; «ho un razzo nella manica», anziché un «asso», dal mo-
espressioni idiomatiche e proverbi mento che si parla di razzi, in questo film di fantascienza [Totò nella lu-
1!Ia, 1958]. «Paese che vai! uniforme che trovi»; «morto un microbo/ se ne
Cominciamo dalle tre uniche deformazioni del solo significante, che un altro» [Totò, Eva e il pennello proibito, 1959]. A Peppino De Filippo
creano cioè parole inesistenti: «per nogola e nerma tua» 'per regola e nor- che chiede una penna biro, Totò risponde: «chi usa biro/ campa cent'an-
ma tua' [Fermo con le mani, 1937], in cui si ha metatesì tra la e di regola modificando il detto: «chi beve birra campa cent'anni» [La cambiale,
e la o di norma e anticipazione della n dalla seconda alla prima parola; 1959]. «Come dice/ quel vecchio detto del Siam// "Dare al Cesarei le so-
inoltre l'espressione è invertita rispetto all'ordine più consueto: «per tua rene siamesi/t'» [Noi duri, 1960]. «In maniche di mutande», collocazione
norma e regola». «Scherzi di manette/ scherzi di villanette» [Totò le Mokò, mesistente nata dall'incrocio tra «in mutande» e «in maniche di camicia»
1949]. «Chi lascia la moglie morta per la vivai sa quello che lasciai ma non ~Signori si nasce, 1960; Totò contro il pirata Nero, 1964]. Uno scompar-
sa quello che trìva» [Totò cerca pace, 1954]. timento di treno in cui la tolleranza dei passeggeri è messa a dura prova
In tutti gli esempi seguenti, invece, la deformazione, spesso felicissi- dalla maleducazione di un altro viaggiatore è uno «scompartimento di tol-
ma, sfrutta parole comunque esistenti ma che, inserite nella collocazione, leranza», che allude ovviamente a «casa di tolleranza»; 'del tutto superio-
ne compromettono il significato e, data la forza dell'infrazione del mecca- ce per censo' diventa «superiore al censo per censo»; «panini aglio e
nismo d'attesa, suscitano un'evidente comicità. 'panini all'olio', per influenza della pasta aglio, oglio e peperonci-
La carta di identità del diavolo reca il timbro del «Ministero degli Inferni»; no, a Lia Zoppelli che gli dice «lei è senza alcun vincolo» (intendendo:
'non è sposato'), Totò risponde «io sto in un vincolo cieco» ('sono sposa-
TOTÒ; (che desidera vincere il Giro d'Italia) Volere è potere// «è meglio oggi l'ambo/ che domani la gallina», detto a proposito del
ALLENATORE (Mario Castellani); Bisogna volare// (per poter vincere il Giro
del lotto; in luogo della frase fatta «vinca il migliore», detta da Pep-
d'Italia)
De Filippo, Totò capisce: «vinca un milione»; sull'espressione di Lia
TOTÒ: Volare è potare// [Totò al giro d'Italia, 1948].
:l'oppelli «dal pelago alla riva» (che è citazione dantesca 3), Totò conia il
In luogo di una camera a gas o di una sedia elettrica si ha una «sedia a
gas», perché «l'elettricità scarseggia» [Totò le Mokò, 1949]. Il proverbio 5 «E come quei che con lena affannata/ uscito fuor del pelago alla riva/ si volge al-
«non c'è rosa senza spina» viene così deformato: f..2rcqua perigliosa e guata [...]» (Dante, inferno, I, vv. 22-24).
.... i d
;

204 LA UNGUA IN GIOCO


"PARIl COME BADI»: GIOCHI DEL SIGNIFICANTE E DEL SIGNIFICATO...
205
modo di dire «cercare il pelago nell'uovo» [Cbi si ferma è perduto, 1960].
1955; Totò, Eva e il pennello proibito 19 '
«Che cosa chiediamo noi! alle autorità costituite e ricostituite? Un posteg- soltanto fiori» [1òtò e i re di R 19 59J: «mente opere di bene/ ma
gio al solel», in cui si infrange sia la collocazione giuridico-burocratico- medico dei pazzd; 1954; TO~n;;;~bok,~J; «q ho ~n capello per diavolo»
giornalistica autorità costituite (che viene ridotta a una specie di espres- che l'erba cresce» Totò rìs d . us, 1962J, al detto «campa caval-
sione farmacologica, visto che «ricostituite» rimanda a ricostituente), sia il ~l pon e: «IO non so se l' b
'!i<tilo cresce» [Destinazione P' l er a campa! e il ca-
titolo del celebre film Un posto al sole (A Piace in tbe Sun, 1951, di Geor- zovaro o 1955]' l:
mndo il suo passo», «dato e " «ognuno la la gamba! se-
ge Stevens) [Totò, Peppino e... la dolce vita, 1961]. «Malcostume/ mezzo , non concesso//op /
b [Totò e Marcellino 1958J' il pure concesso/ e non da-
gaudio» [Sua eccellenza si fermò a mangiare, 1961]. L'espressione , ,« vaso/ che ha fan b
Peppino e le fanatiche 1958J p o tra occare la goccia»
«pompa magna- suscita il commento: «non pompa e non magna»; «signo- 1958J, «per sua regola e . « er re ?la e norma tua» [Totò nella
g
ri/ in corazzai», che, più che un'incitazione marziale, sembra un annuncio Il'lliOffila SUa» [Il monaco di Monz~O~;t [Noz du~: l~?OJ, «per regola e
ferroviario: «in carrozza'» [Totò contro Maciste, 1962]. «Un infarto mali- e nerma tua» [Fermo l " 3], oltreche Il gia citato «per nogo-
gno», mentre maligno è soltanto il tumore [Totò di notte n. 1, 1962J. «Lei con te mani 1937J .
norma e regola», «Con un . . '11 . ,.In:rertono la frase fatta «per
per me rappresenta un caso chiusoli E se vuole/ ricorra pure alla senatri- . . PICCIOne el pìgiìa due Co .,
pIglIa due piccioni [Il d' rav.. cioè/ con una
ce Merlinl», con uno dei tanti espliciti riferimenti alle «case chiuse» 4; «con- ." monaco z Monza, 1963J.
cilio economico» 'concilio ecumenico', detto da Carlo Delle Piane [Totò
contro i quattro, 1963]. «Veniamo/ al nocciolo/ della matassa», incrocio tra
. -Prima abbiamo perduto la
bando della matassa e nocciolo della questione; «chi va nella criptai im- pace»: modi di d' , ,. guerra// Adesso abbiamo perduto la
para a criptare» fIl monaco di Monza, 1963]. Il titolo del film Vigile igno- ;~?iceversa tre intesi in senso letterale anziché traslato o
to, 1963, è alterazione della collocazione «milite ignoto»; l' «ala» dell'aereo
innesca la sostituzione ala ~ coscia, quando Totò domanda, a un impie-
gato dell'Alitalia: «lei è della coscia?»; «cammina in punta di ginocchia» in questo caso lo slittamento semantic' .
alterazioni di forma vale a d' h~' e essen.zIalmente pragmatico,
[Totò sexy, 1963]. <<Ai postumi! l'ardua sentenza» [Rita, lafiglia america- sia sul piano del si~nificant lr~ c e espressìon-, di per sé inecce-
na,1965]. nella conversazione perch' e SIa sufiquello del significato, non fun-
- 1 e Ia sua « orza pragmatic > ( fr XVI .
so tanto se viene usata l ' n ' a> c. .1) SI
acceZIOne traslata e .
XX.2. «Desto o san sogno?»: modi di dire invertiti
ure, viceversa, Totò interpreta . non 10 senso lettera-
il suo interlocutore usa in se 10 'Isenso traslato un'espressione che
· nso etterale
o g Il esempi del" .
Vediamo ora alcune collocazioni nelle quali viene scambiato l'or amanti non s pr~mo ~IP~: per congratularsi con un uomo e una
~ ospe:~:~lJ~:~b:~~;::~~)b~~~}~~:~» ch~
dei membri frastici: «desto/ o san sogno? Eh,.. sogno/ o son desto?» [Le
mogli di Barbablù, 1950; Totò all'inferno, 1955]; «ogni limite ha una frati rimanda, al
zienza- [Sette ore di guai, 1951; Totò a colori, 1952; Totò, Eva e il ncorda quello già citato d' Q . , zguaz, 1951J; 1e-
da Totò 'che l 'bi. uzszsana (nome dell'albergo di Ca-
nello proibito, 1959; Chi si ferma è perduto, 1960; I due colon , o scam la per un os d l .
1962]; «parli come badi» [Totò a colori, 1952; Siamo uomini o ca colori, 1952J. L'espress' fi .re a e, a «QUlsimuore"
da Totò . I?~e igurara <<abbiamo perduto la pace» è
ne antoni':n~~1:~~sSlblle significato letterale, giustapposto al-
ramo perduto la guerra».
4 Per gli altri riferimenti alla famigerata legge Merlin si confronti, ovvìamense

rangiatevi!, 1959, interamente dedicato al problema, e la gustosa battuta in To ' : Abbiamo perduto la pace l <La .
pino divisi a Berlino, 1962, rtvolta alla cameriera di una casa equivoca: «co (Totò): <No» . pace! abbiamo perduto>!
qualche Frau Mèrlin?». :\: <La pace>!
206 LA LINGUA IN GIOCO -WAAlI COME BADI»: GIOCHI DEI. SIGNIFICAi'-ITE E DEL SIGNIFICATO... 207

ANTONIO: <Hai capito>? Hai capito? Per colpa tua// Prima abbiamo perduto non pago di avere così esasperato il povero doganiere, che chiarisce il
la guerra// Adesso abbiamo perduto la pace// [Totò a colori, 1952]. senso dell'espressione uscire pazzo, Totò lo corregge, suggerendo: «allo-
doveva dire! lei! "m... me fate entrare pazzo"! scusi» [Noi duri, 1960].
Nello stesso film, tentennare viene usato nell'accezione primaria di
dichiarazione di Peppino De Filippo «io cj ho il piede di porco», Totò
'oscillare': «mi lascino tendennare! Scusino! Mi lascino tendennare! Eh!
*mlanda: «che numero portaò [Chi si ferma è perduto, 1960]. All'e-
Vedono che un individuo sta tendennando/ lo si spezza// Poi domani la sìone «due miliardi e rotti», Totò domanda: «e chi li ha rotti?» [Toto-
colpa è mia// A me mi secca// Eh!! (oscilla la testa) Ho tendennato/, e «mi a '62, 1961]; questa battuta è di provenienza teatrale, da Fra moglie
era rimasto un bo' di tendennatura nella testa// Sa! alle volte uno [sba- rito... la suocera e il dito, 1938: «un uomo che possiede 4 milioni e
glio] ...»: sempre in Totò a colori, l'espressione «solita musica» è usata da ' ...» «Quali rotti... I 4 milioni sono sanissimi...» 6; all'invito «sbottonate-
Totò in senso letterale, essendo lui un musicista, mentre è intesa da Ti- 'confidatevi', di Taranto, Totò osserva: «e che mi sbottono! che non cj
scordi (Luigi Pavese) in senso traslato 'le solite parole', e serve a fomenta- bottoni?!»;
re la lunga serie di equivoci che vivacizzano l'ultima parte del film. «Lingua
madre» è usato nel senso di 'lingua parlata dalla madre': «io parlo soltanto EGIDIO (Nino Taranto): E perché/ poc'anzì/ hai menato il can per l'aia?
la lingua madre!! [... ]I! Perché mio padre morì! quando io ero bambino» R4SQUALE (Iotò). 10/ ho menato un cane per l'aia?
[Una di quelle, 1953J. Totò intende in senso letterale l'espressione: «mi EGIDIO: Sì//Hai menato il can per l'aia//
ha messo una pulce nell'orecchio», detta da Carlo Ninchi, sicché risponde: R4SQUALE: Quale cane?;
«ma che so' scherzi che si fanno?! Si mette la pulce nell'orecchio! a un si-
'~'~V~'-J (Giacomo Furia): Dov'è il frutto della colpa?
gnore! galantuomo!/ Una pulce nell'orecchio!! Ma lo sa! che è pericoloso?
La pulce può forare il timpano! e va sulla Tromba di Eustachio! e va al cer- )?;4SQUALE: Ma giovanotto/ questa è una stanza! non è un negozio da frutta-
rolo! [Il monaco di Monza, 1963J.
vello», dopodiché soffia violentemente nell'orecchio del povero Ninchi; al-
la sfida «noi dobbiamo batterci all'ultimo sangue» Totò si sottrae con la
medesimo film, a Celentano che lo chiama «fratello» ('frate'), Totò
scusa seguente: «io sono anemico» [Il medico dei pazzi, 1954] 5. «Sedia-
: «ma che fratello/ e fratello?! lo sono figlio unico!». Dopo essere
moci sopra» risponde Totò a Gino Cervi che aveva detto «soprassediamo»
dal tu al Lei, Totò si giustifica: «siccome! il viaggio è lungo! io ho
[Il coraggio, 1955]. In Totò lascia o raddoppiar, 1956, è Luigi Pavese a in-
di! accorciare le distanze» [Totò d'Arabia, 1965].
terpretare in senso letterale l'espressione di Totò «non fa una grinza», os-
secondo tipo, cioè delle espressioni interpretate da 'Iotò in senso
servando: «il foglio è nuovo», tanto che Totò è costretto a rettificare: «no/
anziché letterale, si segnala un solo esempio, in 47 morto che
dico! non fa una grinza/ il contenuto» dell'accordo per comprare il bar.
1950: Totò, diventato fantasma, è così tranquillizzato da un altro
«Tenere la testa a posto» è inteso da 'Iotò e Peppino come 'tenere la testa
: «non possono vedertì», intendendo che, essendo uno spirito,
sul collo', nella già citata lettera di Totò, Peppino e... la malafemmina;
essere visto dai compaesani; 'Iotò commenta: «neanch'io ho mai
1956. veder loro», cioè 'mi sono sempre stati antipatici'.
DOGANIERE (Luigi Pavese): ma che volete farmi uscire pazzo/ voi!eh'
L'ALGERINO (Totò): Vuole uscire pazzo?
DOGANIERE: Sì//
L'ALGERINO: S'accomodi/I;

5 La battuta è d'origine teatrale: Cinquanta milioni c'è da impazzire, 1935


Guarini 1991 [ac. di], p. 258). Cumini 1991 (a c. di), p. 227.
XXI. <<ALTEZZA» «UNO E SESSANTACINQUE»:
GIOCHI DEL SIGNIFICATO

.1. Il «busto d'oro del duce»: metafore, polisemie, omonimie,


equivoci e qui pro quo

Ogni lingua è caratterizzata in larga misura dall'ambiguità. La sernìotì-


ci ha insegnato che, tra tutti i sistemi di segni, le lingue verbali sono
.. particolarmente ambigui, poiché sono sinonimici (uno stesso con-
può essere espresso da più parole o enunciati pressoché equivalen-
polisemici (una stessa parola o enunciato può avere più di un signi-
) e quindi vaghi 1. Nella comunicazione ordinaria esistono varie stra-
per limitare questa vaghezza: ci si può servire, per esempio, di pa-
i e di glosse per limitare il rischio del fraintendimento di termini po-
ici; si sfrutta l'ordine delle parole e il contesto per avvicinarsi il più
ile al senso che si vuole comunicare; si può addirittura ricorrere ad
• codici: gesti o immagini.
Al di fuori della comunicazione ordinaria, l'ambiguità del linguaggio è
ente sfruttata. Per esempio dalla poesia, forma testuale ambigua
bolica, complessa, polisemica») per antonomasia: «l'ambiguità è un
nere intrinseco inalienabile di ogni messaggio concentrato su se stes-
" insomma, un corollario della poesia» 2. Anche i giochi linguistici si
o essenzialmente sull'equivoco (<<l'équivoque constìtue l'essence du
mots-ry, e quindi sull'ambiguità della lingua. Nel gioco verbale, an-
così come nella poesia, emergono tutti quegli accidenti che potrebbe-
mettere a repentaglio la normale comunicazione e che quindi nella
rsazione scritta e parlata ordinaria sono deliberatamente evitati 4.
etto di questo capitolo è dunque l'equivoco (o, per dirla con Totò,
pro qua) dovuto alla polisemia o all'omonimia o al fraintendimento

Cfr. Simone 1992a, p. 46.


o jakobson [1963] 1994, pp. 208-9.
"'Guiraud 1976, p. 9.
+Cfr. Guiraud 1976, p. 79.
210 LA LINGUA IN GIOCO
«UNO E SESSANTACINQUE»: GIOCHI DEI. SIGNIFICATO 211

del significato di certi termini 5. Non si tratta più di parole o frasi defor-
Quando il ricchissimo padrone di casa gli illustra la dignità storica del-
mate nel significante, ma soltanto nel significato. Su questa linea, il vir- ria dimora «<era un castello dei Medici»), Totò, fraintendendo, do-
tuosismo comico di Totò e delle sue spalle raggiunge i livelli più alti: sono : «era un ospedale?» [Le sei mogli di Barbablù, 1950]. Scontata,
in effetti, questi ultimi, i giochi più divertenti di tutti quelli citati finora. Il stesso film, la polisemia di piano 'progetto/pianoforte':
gioco tocca il suo culmine quando Totò porta quasi alla follia i propri in-
terlocutori, coinvolgendoli in un interminabile scambio di accezioni. L~\'A (Isa Barzizza): In confidenza/ io ho un piano//
Esempi sommi in tal senso sono l'intera scena dell'onorevole in wagon-lit, Ss! Confidenza per confidenza! ma ... mi raccomando/ eh? lo ho due
in Totò a colori, 1952 (di cui abbiamo già commentato i brani salienti), e pifferi/ e una zampogna//
L~.\\'~: Ma non avete capito! lo ho un piano astutissimo!
il lungo dialogo tra Totò e il notaio Cucuzza, in Totò diabolicus, 1962, sot-
'fOTO: lo cj ho una zampogna ch'è grossa così! [Le sei mogli di Barbablù, 1950J.
to trascritto. Talvolta, come vedremo, gli equivoci provocati dalla polìse-
mia costituiscono il motore della trama di tutta una scena [Totò a colori, Sulla stessa polisemia di piano si gioca anche in Il monaco di Monza,
1952] o di un intero film [Totò le Mokò, 1949; Totò nella luna, 1958]. e già in Fermo con le mani, 1937: «è un mare pieno di perìcolìz/ Per
Passiamo ora ai numeorsi esempi. rsarlo avevo un piano// Ma è scordato». «Una scrittrice di vaglia» 'di
Quattro polisemie (scuola 'movimento culturale/edificio'; sfollati 'sen- ~ o' ~ inteso da Totò come un'«impiegata alle poste» [Le sei mogli di
zatetto/ìpotetìco movimento pittorico'; corrente 'movimento artistico/cor- 'Jablu, 1950]. La polisemia di aereo 'diafano/aeromobile' è alla base
rente elettrica'; alternata 'tipo di corrente elettrica/attività suddivisa in dialogo seguente (il gioco è arricchito anche da un aggancio conte-
turni') si succedono nel brano seguente: : nel film si parla di una mongolfiera):

MODELLA: (credendo che Totò sia un famoso pittore) Ho sentito parlare tan- FAJ.\'TASMA: Siamo aerei//
to bene di lei/ maestro// [Perché] è uno dei migliori/ pittori moderni// Da A;\'TONIO (Totò): Allora siamo dirigibili//
che scuola! proviene? FANTASMA: Siamo fatti d'aria!/
BENIAMINO (Totò) (alludendo all'edificio scolastico che occupava abusiva- .Al\'TONIO: Palloni// [47 morto che parla, 1950].
mente) lo dalla scuola Garibaldi// Ci stavo come sfollato// Sì sì/! Eh eh//
MODELLA: Sfollati a quale corrente appartengono? Nel medesimo film: «potrebbe essere una panna// Una doppia panna»,
BENIAMINO: Beh/ sal corrente alternata// Con questi turni! [Totò cerca casa, 1(0 di un'automobile guasta: la forma sìng. panna 'guasto' (avere una
1949]. ), attestata, è comunque molto rara e non c'è dubbio che qui Totò
i sull'omonimia. «Persiane» 'donne di Persia/finestre': «ho accostato
Tutto il film Totò le Mokò, 1949, si regge sull'equivoco innescato dalla rsiane», detto accostando l'una all'altra due donne provenienti dalla
polisemia del termine banda (e confermato dalle duplici accezioni, gene- ; all'appellativo onorifico di «altezza», Totò risponde: «uno e sessan-
riche o metaforiche e musicali, dei termini fuga, terzetto, programma, jnque» [L'imperatore di Capri, 1949]. Corso è inteso sia nell'accezione
strumento, opera e sinfonia 6), da Totò inteso come 'complesso strumen- 'serie di lezioni', sia in quella di 'strada':
tale' e dai suoi seguaci algerini come 'associazione a delinquere'.
GOVERNATORE (Guglielmo Barnabò): E... don Basilio le avrà anche detto/ a
che punto del corso l'ha lasciata//
FIGARO (Totò): Sì/ a piazza Dante//;
, La polisemia indica la pluralità di significati di uno stesso termine (per es. cane
'animale/parte della pistola'), mentre l'omonimia indica due termini diversi (cioè con
diversa etimologia, oltreché significato), identici nel significante, per es. perito 'morto', !'uso traslato di imbottire di piombo 'uccidere' e la doppia accezione
dal lat. PERlRE, e perito 'esperto', dal lat. (EX)PERIRI. terra come 'metallo' e come 'elemento chimico' è alla base del dialogo
6 Cfr. Ruffin 1996, p. 352. 'ente:
212 LA UNGUA IN GIOCO
"11lf.TEZZA» «UNO E SESSANTACINQUE»: GIOCHI DEL SIGNIFICATO
213
ALONZO (Renato Rascel): Morirai imbottito di piombo!
FIGARO: Ohi non è possibile// -esercìto una professione» e Totò crede che il suo interlocutore faccia il
ALONZO: Perché// mares:iallo, dal.r:nomento che ha inteso esercito come sostantivo. Sempre
FIGARO: Il medico m'ha ordinato il ferro/I; 1òto a colon e notevole tutta una serie di polisemie che sono alla base
_ gustoso gioco di equivoci delle scene conclusive del film: Antonio
il verbo cantare è usato dai banditi nel senso di 'confessare', mentre :5cannagatti (Totò), sfortunato compositore, si presenta all'editore musica-
'Iotò comincia a cantare, quando gli dicono «canta!»; sull'omonimia conti liscordi (Luigi Pavese) credendo che questi sia intenzionato ad allestire
plur. di conte/conti plur. di conto si basa il gioco seguente: .Scala ~na sua opera; Tiscordi, invece, è convinto che Scannagatti sia
CM Jn:ermIe.r~ inviat~ dall'ospedale per fargli un'iniezione. Il lungo equi-
FIGARO (Totò): È tornato/ il conte d'Almaviva? e ~oSSIbI1e grazie alle seguenti omonimie e polisernìe. Quisisana è il
GUARDIA: No// e dì un albergo di Capri e di una clinica di Milano; opera 'melodram-
FIGARO: Questi conti! che non tornano mai! [Figaro qua... Figaro là, 1950J. ttività infermieristica'; introduzione 'dell'ago durante !'iniezione/ou-
re di un'opera lirica'; mano 'abilità nel fare iniezioni/abilità nel diri-
Il gioco si ripete in Totò lascia o raddoppia?, 1956: «i conti qualche l'orchestra'; solita musica 'solite composizioni musicali/solite scuse
volta non tornano// Ma io sono duca», dice Totò a Mike Bongiorno, che mascherare la propria imperizia nel fare le iniezioni' e infine la scala
credeva che il duca non arrivasse in trasmissione. «Lui è un principe del li, su cui Tiscordi monta per farsi fare l'iniezione, altro non era, per il
foro// È come un sorcio// È conosciuto in tutti i fori» [Sette ore di guai, o. maestro Scannagatti, che il Teatro alla Scala. Gli equivoci si susse-
1951]. Alla fine di Guardie e ladri, 1951, si gioca (anche se stavolta con o In un crescendo di comicità, fino a che non interviene un termine
toni autenticamente drammatici) sulla doppia accezione di stazione 'fer- semico. bombardino 'strumento musicale a fiato' che induce a
roviaria/di polizia': Totò saluta la famiglia come se stesse partendo, mentre liere la situazione con la rivelazione della parola chiave ovviamente
sta per andare in prigione. Il doppio senso di democrazia 'forma di go- ta (in presenza di Totò) fino a questo momento: inie~one. Come
verno/partito politico' è sfruttato in Totò a colon', 1952: «e ammettendo migliore tradizione della comicità popolare, la risoluzione dell'equi-
anche che io/ per democrazia cristiana/ ammettendo/ che io/ per demo- comporta la fuga di Totò a gambe levate, non senza varie catastrofi
crazia cristiana/ [...] volessi dirigere questa bandai ehi questa bandaccìa/ le urla furiose del deriso Tìscordì, precipitato al suolo da un'alta li-
mi dica un po'I lei/ che è sindaco/ ehi il trombone chi lo suona? Giuseppe . su cui era montato all'inseguimento di Totò.
Vèrdi?». Il primo riferimento, non lusinghiero, alla Democrazia Cristiana si 'ornonìmìa di scala 'oggetto/nome proprio di teatro' tornerà ma con
ha, in realtà, nella celebre scena del pesce in Fifa e arena, 1948: Totò sta re verve, in Totò, Peppino e... la malafemmina, 1956, allorché Totò
spiando Isa Barzizza nuda attraverso un acquario, quando un pesce (bril- pino credono che dentro il duomo di Milano ci sia la scala.
lante espediente della censura) si intromette, impedendogli di vedere le guìtando nel nostro elenco: «due secondini fanno un quartìno/ no?
parti salienti, sicché Totò protesta, sostenendo che quel pesce «dev'essere o secondini fanno mezzo litro»: secondino 'guardia carceraria' --+
democristiano»; la battuta, che subito divenne proverbiale tra il pubblico . utivo dell'aggettivo numerale secondo' --+ 'frazione del quartino di.
(come testimonia la stessa Barzizza 7), viene citata anche in I pompieri di [Il turco napoletano, 1953]. Totò crede che la «prognosì riservata»
Viggiù, 1949, allorché 'Iotò dichiara alla Barzizza di conoscerla quasi tutta: ~ malattia: «ammalati di prognosi riservata» e la moglie (Tecla Scara-
«tutta noi ma quasi// Se non c'era quel pesce! Vi avrei conosciuta tutta». hiede se si tratta di «una nuova epidemia [...] come fosse un colera»
Continuiamo con gli esempi: sull'omonimia di esercito verbo/sostanti- ico dei pazzi, 1954]; gioco analogo si ha in Arrangiatevi!, 1959.
vo si gioca in Totò a colori, 1952, quando l'onorevole Trombetta dichiara: medico dei pazzi, 1954, si regge sull'equivoco della pensione che
essere fatta passare per un manicomio, perché solo così lo zio Felì-
,otò) Contin~erà a.dare soldi al nipote Ciccillo (Aldo Giuffré), ere-
7 Cfr. Anile 1998, p. 41. 'alo un medico brillante, mentre invece è uno sfaccendato cliente
214 LA LINGUA IN GIOCO <f?J!UE77.J\.» «UNO E SESSANTACINQUE»: GIOCHI DEL SIGNIFICATO 215

della pensione. L'equivoco è reso più credibile proprio perché tutti conti- PEPPINO (Peppino De Filippo): (in aereo) Siamo sulla rotta//
nuano a dire che i clienti della pensione sono «pazzi» e che la pensione è A.l\lTONIO (Totò): Allora è pericoloso// È rotta// [Letto a tre piazze, 1960].
un «manicomio», in senso metaforico, mentre Totò intende sempre in sen-
so letterale. Inoltre i clienti hanno in effetti dei comportamenti molto ec- Sulla polisemia di rotta si gioca anche in Totò se.xy, 1963:
centrici, e tutto il film sembra dunque una dimostrazione dell'affermazio-
IMPIEGATO ALITALIA: L'aereo ha una rotta precisa//
ne shakespeariana e pirandelliana, o se si vuole freudiana, che tra pazzi e
NINÌ (Totò): Ah noi eh! Non facciamo scherzi// Se è rotta io non volo//.
savi passa una ben sottile differenza. In realtà il film altro non è che il
trionfo dell'equivoco verbale e del gioco delle metafore.
Sull'omonimia di perito 'esperto' e di perito 'morto' si gioca in Chi si
Il «polo», inteso come 'sport equestre', viene confuso da Totò per il
Jèrma è perduto, 1960, laddove, di Peppino che è «perito commerciale»,
'polo geografico'; al posto di un «bacio» vero, Totò riceve un cioccolatino
Totò ironizza: «è perito/ è perito/ e non perisce mai// E perisca/ una buo-
[Totò lascia o raddoppiai, 1956]. Portando una sedia da un antiquario:
Ba volta!». Il termine seduta 'seduta spiritica' è inteso da Totò e Peppino
De Filippo come 'stare seduti':
PROFESSORE (Totò): Questa/ poi/ è un Luigi//
ANTIQUARIO: Ma che Luigi!
DONNA: Ma voi non fate la seduta?
PROFESSORE: Sarà Pasquale/ il fratello di Luigi/ ma è una poltrona antìca//
PEPPINO (Peppino De Filippo): Signorina/ noi già stavamo seduti//
[Totò e Marcellino, 1958].
ANTONIO (Totò): Siamo stati seduti fino adesso// [Totò, Peppino e... la dolce
vita, 1961].
BARBIERE: Irritato?
LUIGI (Totò): No noli Mai stato così allegro come oggi!
BARBIERE: No! lo dicevo sul collo// [Gambe d'oro, 1958J.
All'invocazione «tu/ prode», Totò risponde: «no/ a me non mi prode»;
Totò, sentendo il termine faraona 'regina d'Egitto', dice: «pensa che io
«Spuntato» 'senza punta/defalcato': l'avevo scambiata per una padovana», giocando sulla polisemia difarao-
sta 'regina/gallina' e di padovana 'di Padova/gallina' [Totò contro Maciste,
DANTE (Totò) (passando a Peppe i ferri del mestiere di scassinatore) Uno 1962].
scalpello// Vediamo ora uno dei brani più esilaranti dell'intero corpus, tratto da
PEPPE (Vittorio Gassman): Spuntato// 1òtò diabolicus, 1962, giocato su una serie di malintesi e di giochi di pa-
DANTE: (chiedendo all'uomo che sta defalcando via via i ferri elencatz) role, tra cui spiccano tre polisemie: millecento Fiat 'tipo d'automobì-
Spuntato? le/llOO azioni della società Fiat': Montecatini 'nome di paese/nome di
PEPPE: No/ spuntato pe davero// È se ... è senza punta// [Isoliti ignoti, 1958]. una società per azioni'; busto 'statua/panciera'. Il brano, oltreché per la fi-
gura della polisemia, è uno degli esempi più brillanti del rapido e piro-
Tutto il fim Totò nella luna, 1958, si regge sull'equivoco tra un «lancio» tecnico susseguirsi di botta e risposta tra Totò e le sue spalle migliori, in
editoriale e un «lancio» nello spazio. Equivoco tra «Porto» vino e «porto» disquisizioni demenziali che portano le stesse spalle quasi alla follia, nel-
voce del verbo portare [Totò, Eva e il pennello proibito, 1959]. «Cane» lo sforzo di tener testa alle invenzioni linguistiche di Totò e alle sue deli-
'animale/parte del fucile' [Itartassati, 1959]. «Consegnare», usato da Pep- ranti argomentazioni:
pino De Filippo nel senso di 'punire un soldato', è inteso da Totò nel sen-
so di 'dare' [Arrangiatevi!, 1959]. 'Iotò dice a Buscaglione: «l'eroina/ no?», NOTAIO (Peppino De Martino): E poi! al lascito azionario di sua sorella/ biso-
invitandolo a compiere un'altra operazione di spaccio, e Buscaglione non gna aggiungere millecento Fiat//
capisce e risponde: «chi/ Giovanna D'Arco?» e Totò ribatte: «sì! Anna Ma- PASQUALE (Totò): Ma dico/ vogliamo far ridere i polli? Li vogliamo far riderei
gnani!» [Noi duri, 1960]. questi polli? Ma le sembra che un uomo nella mia posizione/ va in giro
216 LA UNGUA IN GIOCO 217

con una millecento Fìat., Ma io/ perlomeno/ ho bisogno d'una Cadillàc/ NOTAIO: Eh//
spaziosa! Una Ninconl PASQUALE: S'è sempre detto così//
NOTAIO: Sì/ va bene... NOTAIO: S'è sempre detto così// Non Laura// Laurea//
PASQUALE: Magari un autobùs fuorìserìe// PASQUALE: E... e... e... e... cj ha l'ufficio/ no?
NOTAIO: Sì/ mal no ... NOTAIO: Ho l'uffìcìo// Un antichissimo/ ufficio!
PASQUALE: Eh eh eh// PASQUALE: Eh!
NOTAIO: Ecco/ m ... mi sono spiegato male// NOTAIO: Dal mio bisnonno!
PASQUALE: <Eh/ sì// Sì// Sì>// PASQUALE: Con l'ufficio?
NOTAIO: < Ehm/ dicevo>,' millecento azioni/ Fiat// NOTAIO: Di padre in figliol so ... so .... so ... siamo arrivati a meli
PASQUALE: Come sarebbe a dire! PASQUALE: Però clienti...
NOTAIO: Azioni! titoli/! NOTAIO: S'informi! s'informi//
PASQUALE: TItoli? PASQUALE: Però clienti... (facendo cenno con la mano sotto il mento per in-
NOTAIO: TItoli azionari della ... società Fiat// dicare 'niente)
PASQUALE: Mah/ sarà! NOTAIO: Affollatissimo! Moltissimi! clienti! S'informi un po'I chi è/ l'u ... il...
NOTAIO: Del resto ci sono anche/ tremila Monrecatini// notaio Cucuzza!
PASQUALE: Ma lei mi vuoI prendere in giro// Mi dica la verità// PASQUALE: Cucuzza?
NOTAIO: <[ ...]>! NOTAIO: Cucuzza// Sono io//
PASQUALE: <Lei c'è venuto/ o ce l'hanno mandato/ per prendermi in giro! Ma PASQUALE: Ma io ho conosciuto suo figlio!
come>! Tremila Montecatini! NOTAIO: Mio figlio?
NOTAIO: Tremila! PASQUALE: Sì! Cucuzziello// Eh!
PASQUALE: Montecatini n'esiste uno solo! E/ lo so perché/ un amico mio cj an- NOTAIO: Ma no ... non dica ...
dava! e come/ cj andava! PASQUALE: Non è suo figlio?
NOTAIO: Ecco/ allora! mi sono spiegato male/ ancora una volta// NOTAIO: Non è ... non è mio figliol perché non ne ho/ figli// Eh//
PASQUALE: Eh/ ehi ehi lei è recìdìvo// PASQUALE: Cj avrei giurato/ sa? [...]
NOTAIO: Sono/ recidivo// NOTAIO: E invece! tagliamo/ tagliamo qui!!
PASQUALE: Lei è recìdìvo// Ma/ mi dica la verità/ mi guarcli negli occhi// Da uo- PASQUALE: Tagliamo qui!/ Dunque//
mo a uomo// NOTAIO: Dunque/ qui! c'è/ l'elenco dei beni immobili! lasciati dal professar
NOTAIO: Che c'è? Carlo!!
PASQUALE: Lei! dico lei! prima personal è proprio notaio/ no? PASQUALE: Beni e mobili?
NOTAIO: Come no! Sono/ notaio! NOTAIO: Beni immobili/!
PASQUALE: Abusi... abusivoz/ PASQUALE: Immobili/!
NOTAIO: Ma che abusivo! NOTAIO: Lasciati dal professar Carlo//
PASQUALE: Lei è notaio? PASQUALE: Letto ... letti... armadi. ..
NOTAIO: Sono notaio! Eh! NOTAIO: Hm ... beni immobili! Beni immobili! Casei palazzi...
PASQUALE: Con la laura? PASQUALE: Ma si spieghi! giovanotto! Si spieghi!
NOTAIO: Con ... Con la laurea// NOTAIO: Ma mi spiego benissimo! Scusi!
PASQUALE: La che? PASQUALE: lo sono miliardario' Ha capito/ o no? Eh/ lei sta parlando con un
NOTAIO: Laurea// milionario!
PASQUALE: Ah/ adesso si dice laurea? NOTAIO: Ecco/ va bene// Va bene/!
NOTAIO: No no noi s'è sempre detto così// . PASQUALE: Mica con un fesso qualunque! Oh!
PASQUALE: Appunto/ dico// NOTAIO: No... no ... non mi permetterei! Eh'
!!.1$ffim'Z2A» «UNO E SESSANTACINQUE»: GIOCHI DEL SIGNIFICATO 219
218 LA UNGUA IN GIOCO

PASQUALE: Eh/ noi lei si sta permettendo/ invece! Avanti! Andiamo avanti' PASQUALE: Ma sal che questo mi giunge nuovo! (ride) E chi poteva pensare
che il duce portasse il busto!
NOTAIO: Il... il professar Carlo/
NOTAIO: No!
PASQUALE: Mio fratel.. mio fratello//
PASQUALE: (imitando Mussolinz) Ecco/ perché stava bello tutto dritto/ aìtan-
NOTAIO: ha lasciato anche/ suo fratello/ due cliniche modello//
te//
PASQUALE: Due cliniche?
NOTAIO: Non/ noi noi non è che il duce/ portasse il busto! Non lo portava//
NOTAIO: Modello//
E<\SQUALE: Ah no!
PASQUALE: Come sarebbe/ modello?
NOTAIO: Ma no!
NOTAIO: Due cliniche perfette// P"<\SQUALE: Portava un reggipetto//
PASQUALE: C'è gente/ dentro? NOTAIO: Un re ... Nossignore! Che reggipetto! Dice ...
NOTAIO: Come no? PASQUALE: La panciera?
PASQUALE: Ammalati? NOTAIO: Ma neanche la panciera!
NOTAIO: Ammalati// E<\SQUALE: Ma lo sa che lei è un bel.tipo? Lei p-rima dice il busto/ e poi se lo
PASQUALE: Via via via via via! Facciamo piazza pulita! La clinica io ne ho biso- nega!
gno... libera! lo ci debbo sguazzare dentro! E poi! oh! lo so' miliardario! NOTAIO: Ma non me lo nego affatto!
Ci ho due cliniche! Eh/ mi servono! PASQUALE: Ma come/ se lo sta negando!
NOTAIO: Va be'/ ma lei può fare quello che vuole/ NOTAIO: Ma chi se lo nega!
PASQUALE: Eh! PASQUALE: Lei ha detto eh ...
NOTAIO: ma ci sono degli ammalati gravìz/ Come si fa... NOTAIO: Ho detto un busto in oro// Un busto significai una statua// Va bene?
PASQUALE: Malati gravi? Una statua!
NOTAIO: E certo! PASQUALE: Co... col reggipetto? <Con la panciera>//
PASQUALE: Si manda lo sfratto// NOTAIO: <Senza reggi ... Ohi ma lei mi vuoI prendere in giro>/ scusi?!
NOTAIO: Lo sfratto agli ammalati? P"<\SQUALE: Sissignore//
PASQUALE: Quanto possono campare/ questi ammalati? NOTAIO: Ah/ ah sì?'
NOTAIO: Ma non lo so! E<\SQUALE: No/ dico/ sissìgno ...
PASQUALE: Ammettiamo anche che io voglia essere indulgente// Quanto pos- NOTAIO: Lei conferma che mi prende in giro?!
sono campare? E<\SQUALE: <Ah/ ma sa che... ma sa che> ...
NOTAIO: Ma non lo so! NOTAIO: <lo non sol no so come faccio a>...
PASQUALE: Tre quattro giorni!/ E poi me li faccia fuori/ abbia pazien...! Me... PASQUALE: (battendo violentemente la mano sul cappello del notaio pog-
me li faccia fuori! giato sul tavolo) Ma lei sa che... lei sa che è un ...
NOTAIO: Ma che li faccio fuori/ eh ... NOTAIO: È il mio cappello!
PASQUALE: Uff! (al notaio che si sta pulendo il vestito dalla cenere che Pa- PASQUALE: Abbia pasienza!
squale gli ha buttato addosso) Che fa?! Cosa fa?! NOTAIO: Ma che pazienza e pa ...
NOTAIO: Eh/ la cenere qui... sulla... Infine/ tra le proprietà lasciate dal genera- MAGGIORDOMO: Signore//
E<\SQUALE: Che ... che c'è? (dando la sigaretta al notaio) Areggì/ areggi//
le/ l'altro suo fratello/
NOTAIO: Chef che è? (scottandosi con la sigaretta) Ahi!
PASQUALE: Sì//
NOTAIO: è compreso un busto in oro del duce// Un busto in oro/ del duce/I ?v1AGGIORDOMO: Ha telefonato il portiere/ che sta salendo la polizia//
E<\SQUALE: La polizia! lo lo sapevo! (al notaio) lo scappo// Lei cosa fa?
PASQUALE: Ma no!
NOTAIO: Che devo fare?
NOTAIO: Sì//
PASQUALE: Scappi anche lei!
PASQUALE: Un busto!
NOTAIO: Perché?!
NOTAIO: Un bustai/In oro//
220 LA LINGUA IN «UNO E SESSANTACINQUE»: GIOCHI DEL SIGNIFICATO 221

PASQUALE: E se sanno che lei non è notaio? monaco di Monza, 1963]. Urlatore 'colui che urla/cantante mo-
NOTAIO: Ma come/ non sono notaio! : all'uso del sosto urlatore nel senso di 'colui che urla', Totò glossa:
PASQUALE: Questi sanno tutto! ne possiamo più di questi urlatori» (e cambia scena su Gianni Mo-
NOTAIO: Ohi io non ho niente da temere! E neanche lei// È tutto in
che canta Penelope) [Totò sexy, 1963]. «Ramo» della famiglia è frain-
E... la polizia! semmai/ verrà per le indagini//.
, da Totò come 'ramo dell'albero' [Totò contro il pirata Nero, 1964].
«Tenore» 'cantante/modo di vita' [Totò contro i quattro, 1963]. Braso
sostantivo è frainteso da Totò e Macario come aggettivo: all'invocazione
2. «Come passa il tempot». sjasamento cronologico
Taranto «bravì!» (riferita ai suoi scagnozzi, parodia dei bravi manzonìanì),
Totò replica: «bravissimi! Fuori! Bisl»; giochi assai prevedibili si fanno sulla
Questo gioco è basato sulla distanza storica tra l'epoca rappresentata
polisemia di ala e di braccio 'del castello/del pollo'; sposare è sempre in-
concetti espressi nel film; i dialoghi vengono cioè decontestualizzati
teso come 'celebrare il matrimonio' da Taranto e come 'prendere in spo-
ologicamente. Esempi del genere si trovano soltanto, evìdentemen-
sa' da Totò: il colmo dell'equivoco si tocca quando Taranto chiede a Totòc
neì film storici e nei casi in cui, di un personaggio storico, si finge di
«mi sposereste?» e Totò rimane attonito; «pulzellas è inteso da Totò per
'piccola pulce': sapere che sia morto da secoli.
I due principali film storico-parodìcì di Totò (Totò contro Maciste,
EGIDIO (Nino Taranto): Questo fra' 'Ierenzio/ non volle essere comprensivo e Totò e Cleopatra, 1963), regno del Kitsch e della farsaccia, hanno
con mio zio/ che aveva una pulzella per la testa// ìFiifidtlbl)io merito, degli autori e degli attori, di smascherare la tronfia fin-
PASQUALE (Totò): Ah sì? dei film storici americani: in questi ultimi la decontestualizzazione è
MAMOZIO (Macario): Cosa aveva? '~iC06ta nelle intenzioni ma evidente nei fatti (nelle acconciature e nelle
EGIDIO: Una pulzella// ~I1i.la2:iOl)i tipicamente moderne), mentre in Torò è volutamente sottolì-
PASQUALE: lo zio/ aveva! in testa/ sai quelle piccole pulzelle che se mettono in ogni battuta. In Totò contro Maciste, 1962, trovano posto il «nì-
fra i capelli [...]1/;
club>, gli «urlatorì- e le «mille bolle blu» di Mina, il «tabaccaio», le -sì-
'''''''ette», «San Gennaro», l'«autobus» e l'«accelerato» ('treno'), «Rocco e i
«cappuccino» 'monaco' è inteso da Totò come 'bevanda':
fratelli», nella celebre invocazione: «spezzeremo i reni a Macìste e ai
FIORENZA (Lisa Gastoni): Per un momento pensavo che voi foste ...
i5,ooi compagni// A Rocco e i suoi fratelli». In Totò e Cleopatra, 1963, com-
e- •• ~ invece, oltre al «nìght club» e alla «girl frìend-, «Pia dei Tolomei»,
PASQUALE: Un cappuccino// Invece noli Sono un monaco// Un monaco mac-
chiato/ ma sono un monaco/I; cieca di Sorrento», la «censura», gli «alimenti» in seguito al divorzio e la
eorrente elettrica.
«guida monaci» è intesa come 'guida dei monaci': Vediamo ora qualche esempio di sfasamento cronologico nei film non
Rorici, perlopiù secondo lo schema «È morto X» «E quando?» <<Y anni fa»
EGIDIO: Ma allora non siete un monaco vero! «Come passa il tempob e simili (dove X = personaggio storico e Y = al-
PASQUALE: Come/ non sono un monaco vero! Come si permette di dire que- meno 100 anni fa):
sto?! Lei guardi sulla guida monacì// E vedrà che mi trova»,
PROFESSORE: (parlando di Aristofane) Ma noi sono più di duemila anni/ che
alla richiesta di Nino Taranto «acqual», Totò e Macario cercano in giro, è morto!
come se stessero giocando alla caccia al tesoro; una grossa salma è chia- ARISTIDE (Totò): No!
mata «un salmone»; supplicando di non abbassare la leva che aziona la PROFESSORE: Eh!
macchina della tortura, Totò supplica: «no/ la leva no! lo non sono di le- ARISTIDE: Aristofane?!
222 LA liNGUA IN GIOCO 1lfd'.utz7--A» «UNO E SESSANTACINQUE»: GIOCHI DEL SIGNIFICATO 223

PROFESSORE: Sì!! nl..3. «Perla contradizion che noi consente»: contraddizioni


ARISTIDE: È morto?
PROFESSORE: Certo// Vere e proprie contraddizioni sono: «padre legittimo e putativo di Se-
ARISTIDE: E quando? :z:afIna mia figlia» [San Giovanni decollato, 1940]; «eccellenza! se dovete
PROFESSORE: Eh/ duemila anni fa! l\7u"CÌlare/ fucìlatemì// Ma almeno/ salvatemi la vital»;
ARISTIDE: Dio! come passai il tempo! [Il ratto delle Sabine, 1945J.
FIGARO (Totò): Coraggio ce l'ho!/
«Dio come passa il tempo/ ragazzi», è detto a proposito della morte di GUARDIA: E allora?
Cosimo de' Medici [Le sei mogli di Barbablù, 1950]. FIGARO: È la paura/ che mi frega! [Figaro qua... Figaro là, 1950J.

SINDACO: Eheheh/ capisco!! Dunque! maestro/ Assegnando i ruoli per l'allestimento della sua opera, Totò annuncia:
ANTONIO (Totò): Hm// sei mio cognato/ te farò fare il cognato di Romolo- [Totò a colori,
SINDACO: volevo dirle! probabilmente lei avrà saputo della sciagura! che ha : se c'è un parente che Romolo non può avere è proprio il cognato,
colpito il suo collega/! u<;to che non ha sorelle né moglie! «lo sono un minorenne anziano»
ANTONIO: Eh! lascia o raddoppiar, 1956]. «Incubatrice per adulti» [Iladri, 1959].
CONSIGLIERE PARRINI: Eh! (si sente come sottofondo un brano di Chopin)
Ovviamente, il tipico meccanismo umoristico sotteso a questi esempi
ANTONIO: Eh! Non me ne parli! Non me ne parli!
proprio lo stridore degli accostamenti, o «vicinati inattesi» 8.
CONSIGLIERE PARRINI: Eh sì!
ANTONIO: Eh! beh/ cosa vuoI fare? È una cosa/ però/ che! vede...
SINDACO: Eh!/
ANTONIO: Povero Sciòpen/ povero! nl..4. «È la somma che fa il totale»: nonsense e tautologie
SINDACO: (pronunciando correttamente) Chopin?
CONSIGLIERE PARRINI: (c.s.) Chopin? Talvolta, le parole vengono usate senza alcuna ragione semantica par-
CONSIGLIERE ROSSETTI: (c.s.) <Chopin>? ticolare: a un uomo che ha trentaquattro denti Totò dice «lei è bisestile»
ANTONIO: <Eh>// Beh? all'inferno, 1955]. «Bisestile» figurava anche in un altro nonsense:
CONSIGLIERE ROSSETTI!: No! Il maestro Tiburzi! [Totò a colori, 1952]. ·~ferragosto! Befana! siamo lì!/ L'anno bisestile» [Il medico dei pazzi,
1954]. Vera e propria tautologìa senza senso è «è la somma! che fa il tora-
Quando Totò apprende di essere la reincarnazione di Marco Antonio, più volte ripetuta in Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi, 1960.
amante di Cleopatra duemila anni prima, esclama: «Dio/ come passa il Si ha, in questi rari casi, il massimo grado di infrazione delle regole co-
tempol- [Totò all'inferno, 1955]. municative (viene meno la terza massima del «Principio di Cooperazione»
Altro tipo di esempi: spacciandosi per guida turistica, 'Iotò spiega a un Grice: «di' cose che hanno rilevanza- 5): qui non c'è neppure il gusto
gruppo di americani le tombe presenti nel Foro Romano, citando, tra gli del gioco fonico o della conflagrazione di opposti, a mettere in moto la
altri, «Tito Tazio// Quello che fece il ratto dii Fara Sabina» e la «tomba di comìcìtà, c'è soltanto il compiacimento di azzerare ogni componente ra-
Cristoforo Colombo»; dice inoltre che il foro è «sìnìstrato- per via del «ter- zionale della conversazione.
remoto di Avezzano»; la moneta spacciata per antica romana è «dell'epo-
ca di Giolitti» [Guardie e ladri, 1951]. La trama dell'opera del maestro
Scannagatti, infine, mette insieme Cristoforo Colombo e Elena di Troia:
«vedi/ cara/ qui siamo al terzo atto!! Quando Cristoforo Colombo/ fa rapi-
re! Elena di Troia// Che poi sopraggiunge la madre di Elena...» [Totò a co- 8 Cfr. Bachtin, cit. in XVII.l, n. 4.
lori, 1952]. 9 Cfr. introduzione, ultimo paragrafo, n. 33.
XXII. «IPOCRIFO»: LE PAROLE INVENTATE

L'originalità e la ricchissima vena inventiva presente nella lingua dei


mm con Totò non traspare tanto nel conio di neologismi, quanto, come
abbiamo visto sinora, nei giochi verbali che sfruttano abilmente tutto il
materiale linguistico già esistente. Si contano comunque alcune ìnvenzio-
lessicali (in particolare pinzillacchere e soffittizzarsz), che hanno an-
me goduto di una certa fortuna (il primo lemma è riportato in ogni di-
~onario, con attribuzione ad Antonio de Curtìs).
Le invenzioni lessicali possono essere distinte in due gruppi: i termini
(pochi) del tutto inventati (a partire cioè dalla radice) e quelli (più nu-
1i>1erosi), diciamo così, virtuali (secondo i meccanismi di formazione delle
parole propri dell'italiano), formati cioè dall'accorpamento di affissi e de-
~enze esistenti (ma insoliti in quel contesto) a radici comunque presen-
nella nostra lingua.
Non si ripetono qui i casi di deformazione di parole (italiane e stra-
~re) già citati nei capitoli precedenti, anche se, in un certo senso, an-
m'essi potrebbero essere annoverati tra le invenzioni lessicali.

-Soffìttizzatetnt». aggiunta di affissi o desinenze a radici


esistenti

Suonifero 'che fa cantare': in Animali pazzi, 1939, parte della trama


film è retta sulla sostituzione di un «sonnifero» con un -suonìfero-,
anziché far dormire, fa cantare. Qui la trovata paronomastica, del tut-
in linea con la comicità degli autori Bragaglia e Campanile, si compiace
~1e1!'effetto che deriva dalla vicinanza fonica tra sonnifero e suonifero, che
hanno effetti opposti.
Facchinissimo e superfaccbino vengono usati come insulto in risposta
~'*maleducato»: «facchino! Due volte facchino! Anzi facchinissimo! Super-
kchino!»; eia casigliano 'coinquilino' viene coniato il verbo casigliare:
-easìglìanì che casigliate in questa casa» [San Giovanni decollato, 1940].
226 LA UNGUA IN GIOCO
"lPOCRIFO»: LE PAROLE INVENTATE
227
Paratomia sta forse per anatomia, con scambio di prefisso; errofagia
è la malattia di chi non pronuncia bene la r di trentatré, all'atto dell'au- Marchesionicidio 'uccisione di un marchese'; gli «abitanti» di una ne-
cropolì sono i «necropolìtanì» (coniato in evidente assonanza con metro-
scultazione medica; «radiomarellica» (dal nome di marchio Radiomarelli)
politana) e quelli del deserto sono i «desertanì- [Totò sceicco, 1950].
viene detto come complimento a una donna: «divina! Celestiale! Paradi-
Loditudine 'l'atto di lodare' '[Sette ore di guai, 1951].
siaca! Radìomarellìca!», termogène 'lapsus per compasso', forse coniato su
Timidarsi 'lasciarsi intimidire':
termogeno; «autopercosse» 'percosse inflitte a sé stessi' [Due cuori fra le
belve, 1943]. LORENZO (Aldo Fabrizi): Sparo in aria/ a scopo intimidatorio//
Panoramare 'guardare il panorama': «panoramate» [Totò cerca casa, FERDINANDO (Totò): E va be'// lo non mi timido// [...] Tu puoi sparare solo
1949] . per legittima difesal/ io non offendo;
«Isolìstìs 'isolani'; sparomania 'mania per le sparatorie'; futilizzare
'rendere superficiale', futilizzarsi 'diventare superficiale, pensare a cose «pietre appiane» 'della via Appia' [Guardie e ladri, 1951].
futili': «tu ti devi futìlìzzare», «futilìzzatì», «ti futilizzo io», «fatti futìlìzzare» -Pìumìstìche» 'leggere come piume'; «si supercapisce- 'si capisce be-
[L'imperatore di Capri, 1949]. Il termine, insieme col sotto citato soffit- nissimo' [Totò a colori, 1952].
tizzarsi, godette di un certo interesse presso i linguisti, tanto da meritare «Detopìzzare l'ambiente» 'mettere le trappole per topi' [Totò e i re di
una menzione nella rivista «Lingua Nostra», nel 1953: cfr. Fittoni 1953, il Roma, 1952].
quale cita, accanto afutilizzarsi e a soffittizzarsi, anche quisquilie e ha Infanteschicidio 'uccisione della cameriera', da infanticidio e fante-
d'uopo. Purtroppo, a conferma della scarsa attenzione dei linguisti alla lin- sca; adonteria 'atto di adontarsi': «tutte queste adonterìe- (detto da Pep-
gua del cinema, il riferimento è imprecisa: infatti il Fittoni riporta la forma pino De Filippo); soffittizzarsi 'ritirarsi in soffitta': «uomini di genere ma-
«futìlìzzìamocì», assente nel film. schile! Contro il logorio della donna moderna/ soffittizzatevi!» [Totò e le
Osatura 'atto di osare' (forse si gioca sull'assonanza con ossatura): «e donne, 1952]. Su quest'ultimo neologismo si espressero Fittoni (1953, ci-
, se osasse/ coll'osatura/ sarebbero dolori»; concubire 'concupire una don- tandolo male: «soffìttizziamooì-j e Menarini (1953, correggendo l'errore
na e tenerla come concubina', dall'incrocio tra concupire, concubina e, di citazione del Fittoni). Menarini individua giustamente il precedente cui
probabilmente, concùbito 'rapporto sessuale': «io ti concubisco// Ci siamo Totò (o chi per lui, visto che Menarini sottovaluta la creatività di Totò e so-
concubiti? Tu mi concubìscì», panfilare 'andare in panfilo, dare un pas- pravvaluta quella degli sceneggiatori) deve essersi ispirato: la pubblicità
saggio in panfilo': «cosa aspettiamo a panfìlare?», «fammi vedere come della Vespa Piaggio: «vespìzzatevì!», a sua volta coniato su «motorizzatevi»
panfìlì», «mi dai una panfilata fino a Napoli» [Totò le Mokò, 1949]. che diede il La a tutta una serie di effimere creazioni pubblicitarie, come
Sbafatorio agg. 'che è fatto a spese di altri': «scultura sbafatoria clan- -lambrenìzzarevì» e -metanìzzatevì-,
destina» è una scultura copiata, da sbafare [Totò cerca moglie, 1950]. Decoltizzarsi 'mostrare il décolleté': «mostra il décolleté// Decoltìzza-
Lezionare 'dare lezioni'; menzognare 'mentire': «signori! qui si men- ti» [L'uomo, la bestia e la virtù, 1953],
zogna!» [Figaro qua... Figaro là, 1950]. Supersudare 'faticare moltissimo': «i soldi me li lavoro/ me li sudo/ me
«Sono bìcarogna- 'due volte carogna'; per deridere le manie naturisti- supersudo-, tattomane 'pieno di tatto':
che snob, da Tarzan e dal titolo del film Tototarzan si coniano tarzani-
smo, tarzanista, tototarzanismo e tototarzanista, e se ne dà anche una LUCIO (Mario Castellani): Avete del tatto/ voi?
bella definizione: tarzanismo è «una specie di naturismo mondano» [Toto- TOTTONS (Totò): Beh! veramente so' uscito così all'improvviso/ sal/
LUCIO: No no noi dico/ siete gentile nei modi/!
tarzan, 1950].
TOTTONS: Ah/ sì sì! ehi sono tattornane/ si immagini! [Ilpiù comico spetta-
«Bilunga» 'lunghissima' [Le sei mogli di Barbablù, 1950]. colo del mondo, 1953J,
228 LA LINGUA IN GIOCO 4POCRIFO»: LE PAROLE INVENTATE 229

«Superdivina» 'bellissima' [La macchina fotografica, 1954]. rafone-, ovvero 'scarafaggio'; aerostop 'atto di chiedere il passaggio a un
All'ingrande 'in grande', per incrocio tra in grande e all'ingrosso e velivolo'; corpa 'corpo femminile': «io sono un corpo/ e per vivere qua
passaggio parasinonimico da grosso a grande: «loro fanno le cose all'in- sopra/ ho bisogno di una corpa- [Totò nella luna, 1958].
grande»; «assecondatura- 'l'atto di assecondare'; congratulanze 'congra- Strombare 'soffiarsi il naso con violenza, come se si suonasse una
tulazioni e condoglianze': tromba': «non ci si stromba il naso nel lavandino!» [Arrangiatevi!, 1959]:
termine è tanto più comico se si pensa alla dotta accezione architetto-
AMICO: (avendo appreso che Totò si è risposato dopo la morte della prima nica del verbo omonimo ('dotare un muro di una svasatura intorno a una
moglie) Adesso/ non so se farti le condoglianze/ peri la prima/ o le con- porta o a una finestra, come nelle chiese gotiche').
gratulazioni. .. Bilateggiare: «bilateggia- è detto di un uomo (Fred Buscaglione) che
GENNARO (Totò): Beh/ facciamo una cosa// Una via di mezzo// Fammi le con- bacia due donne (travestite da uomo), una a destra, una a sinistra; inal-
gratulanze/ e non ne parliamo più/I; ~fabeta 'analfabeta' [Noi duri, 1960].
Maleducanda 'educanda maleducata' [Signori si nasce, 1960].
psicologare 'intuire, avere attitudini e sensibilità da psicologo, da co- Da impegnarsi viene coniato l'antonimo spegnarsi 'venir meno a un
noscitore dell'animo umano': «non hai psìcologato niente» dice Totò a un impegno preso'; «sarebbe troppo comodo// Uno si impegnai si spegna// A
cameriere che si piccava di saper conoscere i segreti dei suoi clienti con comodità sua// Eh/ noi eh!» [Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi, 1960]: l'in-
abilità da psicologo; sprizzaiuolo 'chi sprizza salute': «io sprizzo salute da venzione è basata sul transitivo spegnare, esistente, 'liberare un oggetto
tutti i pori// lo sono sprìzzaiuolo- [Totò cerca pace, 1954]. dato in pegno'.
Fiutarolo 'che ha fiuto': «il mio naso è fìutarok» [Totò e Carolina, 1955]. Esuberatore 'esuberante'; vagitare 'vagire, emettere vagiti'; «io sento
Da siamese (sorelle siamesi) nasce siamesetico: «che ginepraio sìame- un vagito// [...] Qui si vagita dentro» [Chi si ferma è perduto, 1960].
setico!» 'problema intrìcato di sorelle siamesi' [Totò all'inferno, 1955]. Dettagliamento 'dettaglio' [Totò, Peppino e... la dolce vita, 1961].
Franitico 'causato da una frana': «impedimento franìtìco- [Destinazio- Escandire 'dare in escandescenze': «chi indossai un abito talare/ non
ne Piouarolo, 1955] va in escandescenze// Non escandìsce [Idue marescialli, 1961].
Colazionare 'mangiare a colazione': «questo minestrone/ me lo cola- Paparazzare 'fotografare, disturbare alla maniera dei paparazzi': «lei è
zìono io» [Il coraggio, 1955]. un paparazzo/ ed è ora che smetta/ di paparazzarci!» [Totò di notte n. 1,
Scapolata 'accoppiata tra persone non sposate': «oh/ allora/ voi siete 1962].
scapole? Noi siamo scapoli// lo direi/ perché non facciamo una bella sca- «Irruziamo- 'facciamo irruzione' [Idue colonnelli, 1962].
polatarb [Totò, Peppino e le fanaticbe, 1958]: qui c'è anche l'uso di sca- Bipranzo 'doppio pasto al giorno': «ah sì! Adesso tiriamo fuori delle
pola per nubile e credo non sia da escludere la ricercata assonanza con il pretese! Mangiare/ due volte al giorno! Vogliamo farei il bipranzol»; estre-
censurabile scopare 'avere un rapporto sessuale'. munzionare eestremunzionire 'impartire l'estrema unzione': «se lei vuol
Infiondare 'colpire con la fionda': «un ragazzo/ la settimana scorsa! essere estremunzionato/ la estremunzionisco subito»; da nozze si formano
con la fiondai non m'ha in ... in... ìnfìondato il sedere?»; tanfiglio 'odore le contronozze e le supernozze; da cripta, nasce criptare 'rinchiudere
sgradevole'; maggiordomare 'assumere come maggiordomo': «e quando nella cripta'; un morto è definito -mìraggìoso- perché i suoi apparenti mo-
l'ho maggiordomato/ a lei?» [Totò a Parigi, 1958]. . vìmentì sono frutto di un miraggio [Il monaco di Monza, 1963].
Fantascienzare 'scrivere libri di fantascienza'; fantaschifezza 'brutto Spreparare 'antonimo di preparare'; snominare 'antonimo di nomi-
libro di fantascienza'; «perspìcaciona- 'donna assai perspicace'; tramata nare' [Totò e Cleopatra, 1963].
'luogo in cui si trama'; «tramaturghì- 'coloro che ordiscono trame', ovvia- Sottomozzo 'carica inferiore a quella di mozzo': «mozzi! sottornozzì»,
mente per assonanza con drammaturgo, già deformato in «dramma tur- peculatore 'chi commette peculato', per analogia con speculatore [Totò
co», in Il ratto delle Sabine, 1945; un «essere scarafonìco- è uno «scar- contro il pirata Nero, 1964].
230 LA LINGUA IN GIOCO w/POCRIFO»: LE PAROLE INVENTATE
231

Da «passo felpato» viene coniato felpare 'camminare con passo felpa- Per il teatro, ricordiamo «una bazzecola... una quisquiglia ... una pinzel-
to': «stai felpando?», «e felpal»; cadaverizzare 'uccidere': «quel cadavere/ ìacchera... una sciocchezzuola...», in Quando meno te l'aspetti, 1950 I.
non l'abbiamo mica cadaverizzato noi» [Che fine ha fatto Totò Baby?, Fanfuglie 'cose da poco, nugae' [Animali pazzi, 1939].
1964]. Anilificare 'sporcare' - forse per deformazione di annerificare 'anne-
Cartivoro 'chi mangia carta' [Totò d'Arabia, 1965]. :rr e ' - anch'esso inventato, oppure coniato da anilina 'sostanza usata per
la preparazione di coloranti': «se lo sporcai se lo anilifìca» [il dito] [San
Giovanni decollato, 1940].
XXII.2. -Pineillaccbere». invenzione di radici Persipelle, '?', usato come insulto; pignoro '?', usato come insulto' co-
nossiua '?': «coppia perniciosa e conossiva:» [47 morto che parla, 1950].
Il primo e più illustre esempio di termine inventato da Totò è pinzil- Paliatone '?', termine che Totò inventa per mettere in crisi il suo terri-
lacchera 'cosa da nulla'. Esso fu per la prima volta inserito in un vocabo- bile esaminatore (Alberto Sordi): «mi saprebbe direi che significhi! palia-
lario nel 1963, da Bruno Migliorini, che lo attribuiva a Totò e a Silvio Gigli tonez- [Totò e i re di Roma, 1952].
(1930). Si tratta forse di una deformazione di pillacchera 'grumo di mel- «Appergono» 'albergano?': «la sguallida indigenza/ e la peluria di cibo/
ma o di sterco', con varie accezioni traslate (cfr. GDLI, s.v pinzillacche- che appergono/ nella misera bicocca/ dove vivo/ con la mia povera mam-
ra). Nei film di Totò il termine (quasi sempre al plurale) è attestato anche ma» [Racconti romani, 1955].
nella forma «pìnzellacchera- e si incontra spesso (in otto film), soprattut- Ipocrifo 'ipocrita' [Letto a tre piazze, 1960].
Disficoltare 'semplificare', da difficile, difficoltà:
to nei primi anni. Il pubblico lo aveva già sentito a teatro e, evidentemen-
te, l'aveva gradito, tanto che Totò se ne separerà soltanto nel 1960. Fino
TANZANELLA (Totò): Quando qualcuno è in difficoltà/ io cerco di disficoltar-
ad allora, le pinzillacchere saranno una sorta di carta d'identità della ma- 10//
schera e del suo genere filmico. Pinzillaccbere è quasi sempre associato a ERNESTO (Ugo Tognazzi): Cornei scusi?
quisquilie (o quisquiglie) e a bazzecole (o bezzegole): Quisquiglie e pin- TANZANELLA (Totò): Lo disficòltoll [Sua eccellenza si fermò a mangiare
zillacchere è anche il titolo di un famoso libro che Goffredo Fofi (1980) 1961J. '
ha dedicato al teatro di Totò.
Vediamo ora le attestazioni nel nostro corpus: Fermo con le mani, Ceciare e ciaciare 'sollazzarsì con una ceciona', dove ceciona e eia-
1937; San Giovanni decollato, 1940; Due cuori fra le belve, 1943; Fifa e ciana 'ragazza procace' [Il monaco di Monza, 1963].
arena, 1948; Totò le Mokò, 1949; Tototarzan, 1950; Destinazione Piova-
rolo, 1955; Chi si ferma è perduto, 1960.
In altri film incontriamo soltanto le «bazzecole» [Totò, Peppino e i fuo-
rilegge, 1956; Totò, Vittorio e la dottoressa, 1957; Totò e Marcellino,
1958; Totò, Peppino e le fanatiche, 1958; Signori si nasce, 1960; l due
marescialli, 1961; Lo smemorato di Collegno, 1962], o soltanto le «qui-
squilie» [Animali pazzi, 1939; Il ratto delle Sabine, 1945; Yvonne la
nuit, 1949], o entrambi [Totò al giro d'Italia, 1948]. In altri compaiono
anche le «sciocchezze» o le «scìocchezzuole» [Fermo con le mani, 1937;
San Giovanni decollato, 1940; Due cuori fra le belve, 1943; Totò a colo-
ri, 1952]. In Totò a Parigi, 1958, e in Signori si nasce, 1960, c'è anche
l'«inezia». J Cfr. Bevilacqua 1965 (a c. di), p. 36
XXIII. REPETITA JUVANT: LA FORMULARITÀ
NEL TEATRO E NEL CINEMA DI CONSUMO

La serialità - intesa come riuso di materiale scenico, narrativo e lingui-


stico - è una delle caratteristiche dei generi di consumo. L'avanspettaco-
lo, la rivista e, prima ancora, la commedia dell'arte, come abbiamo detto,
prendevano vita proprio dalla ricorrenza delle formule, sia perché uno
stesso canovaccio, con infinite variazioni più o meno estemporanee, ve-
niva riciclato per anni (o per secoli), sia perché in storie del tutto diverse
l'una dall'altra venivano introdotte le stesse battute. Cercheremo, in que-
sto capitolo, di raccogliere alcune delle formule (sceniche o verbali: si-
tuazioni, soggetti, battute ecc.) più usate nei film di 'Iotò, specificando,
ìaddove sia stato possibile reperirle, le eventali fonti teatrali da cui sono
tratte. Non si ripeteranno qui quelle invenzioni lessicali e quei giochi di
parole della cui ricorrenza si è già dato conto nei capitoli precedenti.
Alla base di questa formularità nel cinema di Totò c'è indubbiamente
un motivo economico, oltre alla continuazione di una prassi teatrale: è
inutile sperimentare nuove scene e nuove battute, se quelle già consoli-
date continuano ad avere successo, al punto da essersi attaccate a 'Iotò un
po' come la sua maschera. Per lo stesso motivo, anche i cast erano quasi
sempre gli stessi, con poche variazioni: scorrendo gli interpreti dei vari
film, si può facilmente constatare la presenza costante di alcuni attori-
spalla (Isa Barzizza, Galeazzo Benti, Mario Castellani, Carlo Croccolo, Pie-
tro De Vico, Giacomo Furia, Aldo Giuffré, Alda Mangini, Ave Ninchi, Carlo
Ninchi, Luigi Pavese, Aroldo Tieri, Enzo Turco e altri; senza contare i co-
protagonisti illustri: Peppino De Filippo, Titina De Filippo, Vittorio De Si-
ca, Aldo Fabrizi, Erminio Macario, Nino Taranto). Essi costituiscono il
nocciolo duro della comicità popolare, quasi tutti con esperienze dell'a-
vanspettacolo e della rivista, come 'Iotò, Sappiamo infatti (Anile 1998) che
Totò amava essere circondato da persone che potevano condividere e as-
secondare i suoi giochi teatrali e i registi, interessati a concludere le ri-
prese dei film in meno di un mese, cercavano di allestire cast sempre si-
mili, ben collaudati, dando vita a quella serialità che è poi la cifra distinti-
va delle produzioni di massa (si pensi anche ai film di Matarazzo con
234 LA LINGUA IN GIOCO
!fllfPETrTA IUVANT: LA FORMULARITÀ NEL TEATRO E NEL CINEMA DI CONSUMO 235

Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson, per non parlare di esempi più recenti, ima, 1952; L'uomo, la bestia e la virtù, 1953; Il turco napoletano, 1953;
come le varie saghe delle Guerre stellari, dei Rocky, dei Rambo ecc.). la patente, 1954; Miseria e nobiltà, 1954; Il medico dei pazzi, 1954; Totò
Il ripetersi di stessi attori, sceneggiatori (prevalentemente Metz e Mar- cerca pace, 1954; Il coraggio, 1955; Arrangiatevi!, 1959; La mandrago-
chesi, Age e Scarpelli, Continenza, Steno e Monicelli) e registi l, dunque, e 1965], o raccolte di pezzi di riviste [Ipompieri di Viggiù, 1949; Totò a
colori, 1952], O d'ambientazione almeno in parte teatrale [Il ratto delle
l'esigenza di dare al pubblico quello che il pubblico ha già apprezzato, so-
Sabine, 1945; Yvonne la nuit, 1949; Risate di gioia, 1960; Che cosa sono
no responsabili della forte formularità anche verbale nel cinema di 'Iotò
nuvole, 1968].
(così come nelle riviste, anch'esse fatte di scene che migravano da uno
In secondo luogo, vanno ricordate le formule (centinaia) che derivano
spettacolo all'altro) e, conseguentemente, dell'estrema compattezza del- dalle riviste di Totò. Anche in questo caso, è impossibile stabilire se la pa-
l'intero nostro corpus. I produttori puntarono molto sulla ricorrenza di te- ternità delle situazioni e delle battute qui citate spetti a Totò (di solito
mi e personaggi, già nello stesso titolo dei film: Totò, Peppino e... Nel do- coautore dei testi, anche se non dichiaratamente) o agli altri autori 3. Inol-
poguerra alcuni film furono addirittura rintitolati, come abbiamo già det- tte, possiamo basarci soltanto sui pochi testi pubblicati, i quali, com'è no-
to, per marcare la presenza di Totò come assoluto protagonista. non possono dar conto di tutte le improvvisazioni. È dunque assai
probabile che molte formule filmiche (oltre a quelle qui raccolte e docu-
mentabili) siano in realtà nate sul palcoscenico e che, insomma, l'intero
XXIII.1. Tra manichini, marionette, sputi e suicidi: formule sceniche eìnerna di Totò non fosse altro che una riproposizione del suo ricchissimo
repertorio teatrale 4. Così come non si può escludere che alcune formule
I rapporti tra teatro e cinema nei film di Totò sono strettissimi 2. In pri- teatrali attestate negli anni Quaranta si trovassero già in produzioni pre-
mo luogo, molti suoi film sono in effetti trasposizioni, più o meno fedeli, cedenti.
di testi teatrali [San Giovanni decollato, 1940; Il ratto delle Sabine, 1945; Vediamo qualche esempio (soltanto i più significativi) di scena filmica
Totò cerca casa, 1949; Napoli milionaria, 1950; Figaro qua... Figaro là, attestata anche a teatro. Per altri esempi cfr. Ottai 1998b.
1950; 47 morto che parla, 1950; Sette ore di guai, 1951; Totò e i re di Ro- Il topos dell'eredità, motore o epilogo di molti film [Fermo con le ma-
1937; Animali pazzi, 1939; L'allegrojantasma, 1941; Totò le Mokò,
1949; Tototruffa '62, 1961; Totò diabolicus, 1962] è attestato anche a tea-
l Anche se, in 'totale, Totò fu diretto da ben quarantun registi (Ottavio Alessi, Giu- tro: Cinquanta milioni c'è da impazzire, 1935 5 .
seppe Amato, Mario Amendola, Giorgio Bianchi, Alessandro Blasetti, Mauro Bolognini, Il topos del duello [Fermo con le mani, 1937; Fifa e arena, 1948;
Mario Bonnard, Carlo Ludovico Bragaglia, Fernando Cerchio, Christian-]aque, Luigi Co-
mencini, Sergio Corbucci, Mario Costa, Lionello De Felice, Eduardo De Filippo, josé
Totò le Mokò, 1949] si trova in Cinquanta milioni c'è da impazzire,
Antonio de La Loma, Vittorio De Sica, Aldo Fabrizi, Gianni Franciolini, Lucio Fu1ci, Ma- 1935.
rino Girolami, Ugo Gregoretti, Paolo Heusch, Alberto Lattuada, Marcello Marchesi, Ca-
millo Mastrocinque, Mario Mattolì, Vittorio Metz, Mario Monicelli, Antonio Musu, Amle-
to Palermi, Domenico Paolella, Pier Paolo Pasolini, Dino Risi, Roberto Rossellini, Gior-
3 «Non sempre è possibile individuare con certezza il vero e sostanziale autore di
gio Simonelli, Steno, Turi Vasile, Piero Vivarelli, Gero Zambuto, Luigi Zampa), soltanto
sei di loro girarono la maggior parte dei suoi film (57): Mario Monicelli e Steno (17, da un copione. Totò, come del resto era uso comune nel teatro di rivista o nell'avanspet-
soli o in coppia), Mario Mattoli (16), Camillo Mastrocinque (11), Sergio Corbucci (7), tacolo, lavorava in collaborazione con altri autori in un continuo scambio di idee e si-
Carlo Ludovico Bragaglia (6). ruazioni. In scena poi gli attori contribuivano ulteriormente ad arricchire il testo con
2 Cfr. almeno Fofi 1980 (a c. di), Faldini e Fofi 1987, Guarini 1991 (a c. di), Mamone
varìazìonì che intervenivano ad ogni replica e di cui non è rimasta quasi traccia» (Co-
stanze Ioni, in Guarini 1991 [a c. di], p. 199).
1992 (pp. 54-55), Fano 1993 (a c. di), Anile 1997 e 1998, Ottai 1998a, b. Il cinema co-
4 Senza però concludere che i film di Totò altro non fossero che «teatro filmato»,
mico tutto, poi, deve gran parte del proprio repertorio al teatro di varietà: Petrolini, Vi-
viani, Museo, Govì, Macario, i De Filippo, Totò...; è davvero difficile immaginare un no- come giustamente sottolinea Meldolesi 1987 (p. 18).
S Cfr. Guarini 1991 (a c. di), pp. 256-59. Sul topos dell'eredità in altri film coevi cfr.
me di un autore o di un attore che non abbia praticato sia il teatro comico o di varietà
Anile 1997, p. 112.
sia il cinema (cfr. Masoni e Vecchi 1986).
dA

i~O:;:JllA /UVANT: LA FORMULARITÀ NEL TEATRO E NEL CINEMA DI CONSUMO 237


236 LA UNGUA IN GIOCO

La mimica della marionetta [Animali pazzi, 1939; L'allegrofantasma, cita la scena del «controllore dei vagoni letto». Situazioni analoghe
1941; Le sei mogli di Barbablù, 1950; Totò a colori, 1952; Totò a Parigi, col compagno di cuccetta) ricorrono anche in Totò a Parigi, 1958, e
1958; Totò, Eva e il pennello proibito, 1959] era uno dei pezzi forti di Totò 1òtò di notte n. 1, 1962 (in aereo).
a teatro (preso in prestito da Gustavo De Marco), fin dal suo esordio: si la scena della telefonata non ricordata in Totò e le donne, 1952, è trat-
veda almeno Volumineide, 1942 6. da Belle o brutte mi piaccion tutte!, 1942, e da Se fossi un don Gio-
La scena della massaggiatrice, che al cinema compare in Fermo con le 1938 15 .
mani, 1937, e in Il più comico spettacolo del mondo, 1953, è una situa- la scena del finto eunuco, in Il turco napoletano, 1953, è ripresa da
zione tratta dalla rivista Dei due chi sarà, 1936 7 • a nolo, 1937, che a sua volta la riprendeva da Scarpetta 16.
La scena di Totò manichino [Ipompieri di Viggiù, 1949; Il più comico lo sketch delle sorelle siamesi in Totò all'inferno, 1955, è stato ripre-
spettacolo del mondo, 1953; Totò a Parigi, 1958] viene da Belle o brutte quasi alla lettera, da L'ultimo Tarzan, 1938 17 .
mi piaccion tutte!, 1942, già prima in Se fossi un don Giovanni, 1938 8 . la famosa scena cantata E levati la blusetta, in Siamo uomini o ca-
Alcune situazioni nell'albergo di L'imperatore di Capri, 1949, ricorda- 1955, è tratta da Cinquanta milioni c'è da impazzire, 1935 18 •
no la rivista Sefossi un don Giovanni, 1938 9 . la scena del ristorante, in Totò, Peppino e... la malafemmina, 1956, si
La corsa finale di Totò a colori, 1952, e ancora di più quella con i pom- a Colori nuovi, 1932, ripresa in Cinquanta milioni c'è da irnpaz-
pieri di I pompieri di Viggiù, 1949, riprende le celebri passerelle di Totò 1935 19 •
alla fine delle sue riviste IO. la scena di Antonio la Trippa costretto a dividere la camera d'albergo
Da Belle o brutte mi piaccion tutte!, 1942, già prima in Sefossi un don un altro uomo è chiaramente ispirata alla famosa farsa La camera fit-
Giovanni, 1938, proviene anche la scena del dentista in Totò cerca mo- a tre, un classico del teatro popolare napoletano, che Totò portò in
glie, 1950 11 • scena più volte, almeno in Colori nuovi, 1932, e in La banda delle gial-
n fìlm Tototarzan, 1950, sfrutta il personaggio di Tarzan che Totò ave- 1933 2°. Secondo Mario Monicelli, anche la scena dell'appartamento af-
va già interpretato a teatro in L'ultimo Tarzan, 1938 12• a diverse persone in Totò cerca casa, 1949, trae spunto dalla me-
Tutta la scena dell'equivoco tra bambino scomparso/amante nascosto desima farsa 21. •

in Sette ore di guai, 1951, proviene, abbastanza fedelmente, da La banda Anche la danza degli Apaches [Fermo con le mani, 1937; Totò le
delle gialle, 1933 13 . 1949: dalla rivista Uomini a nolo, 1937 22 ] e la mimica di Totò galli-
La famosa scena del wagon-lit, in Totò a colori, 1952, come del resto rG.-che-fa-l'uovo [Fermo con le mani, 1937; Totò cerca casa, 1949: presa
tutto il film, proviene dalla rivista C'era una volta il mondo, 1947 14 . A iitn prestito da Gustavo De Marco], hanno origine teatrale.
questo brano, uno dei più celebrati del suo teatro, Totò si riferisce anche n topos della fame (tipico della comicità italiana da sempre, e con nu-
nel film Risate di gioia, 1960, allorché, alludendo alla propria attività tea- lllrnerosissimi antecedenti teatrali) ha un ruolo essenziale in molti film: al-
in Fermo con le mani, 1937; San Giovanni decollato, 1940; Il rat-

6 Cfr. Fofi 1980 (a c. di), pp. 128-37. Sugli esordi teatrali di Totò cfr. Fano 1993 (a c.
di), pp. 97-100; Anile 1997; Gagliarde 1998 e Ottaì 1998a, b. 15 Cfr. Guarini 1991 (a c. di), p. 219.
7 Cfr. Fofì 1980 (a c. di), pp. 65-70, e Guarini 1991 (a c. di), pp. 284-88.
Cfr. Gaurini 1991 (a c. di), pp. 273-77.
rr Cfr. Fofi 1980 (a c. di), pp. 107-10.
8 Cfr. Guarini 1991 (a c. di), pp. 213-17.
18 Cfr. Guarini 1991 Ca c. di), p. 256.
9 Cfr. Fofi 1980 (a c. di), pp. 84-89.
:9 Cfr., rispettivamente, Fofi 1980 (a c. di), p. 19-21, e Guarini 1991 (a c. di), pp.
10 Cfr. Meldolesi 1987, p. 36, e Anile 1998, p. 53.

11 Cfr. Guarini 1991 (a c. di), pp. 220-24.

12 Cfr. Fofi 1980 (a c. di), pp. 98-110.


2ù Cfr. Fofi 1980 (a c. di), pp. 24-29.
13 Cfr. Fofi 1980 (a c. di), pp. 52-54.
21 Cfr. Anile 1998, pp. 77-78, anche per altri riferimenti teatrali dello stesso film.
Z1 Cfr. Pofi 1980 Ca c. di), pp. 74-75.
14 Cfr. Fofi 1980 Ca c. di), pp. 218-24.
238 LA LINGUA IN GIOCO
lEEPETITA IUVANT: LA FORMULARITÀ NEL TEATRO E NEL CINEMA DI CONSUMO 239
to delle Sabine, 1945; Totò cerca casa, 1949; Napoli milionaria, 1950;
TototruJJa '62, 1961; Totò diabolicus, 1962; Totò contro i quattro, 1963;
Guardie e ladri, 1951; Totò a colori, 1952; Totò e i re di Roma, 1952; I tre
1òtò sexy, 1963; Il mostro della domenica, 1968].
ladri, 1954; Miseria e nobiltà, 1954; Totò e Carolina, 1955; Il coraggio,
Maschera antigas contro l'odore dei piedi [Fermo con le mani, 1937;
1955; Totò e Marcellino, 1958; Totò a Parigi, 1958; La legge è legge, 1958;
Totò a colori, 1952]. Va qui citato un articolo del «Popolo d'Italia», del
Vigile ignoto, 1963.
1940, che mostra, ancora una volta, la vicinanza tra Totò (e il suo ambien-
All'interno del topos della fame, si articolano alcune situazioni ricor- te), la stampa e gli umori socioculturali del tempo. Dal brano è chiaro
renti. Il pasto costituito da un unico uovo da dividere tra più persone che, all'epoca, l'ironia sulla maschera antigas (tipico strumento bellico)
[Totò cerca casa, 1949; Napoli milionaria, 1950; Totò e i re di Roma, era nell'aria:
1952; La legge è legge, 1958; Vigile ignoto, 1963]. Totò ruba pescando con
un filo il cibo che è posto sotto di lui [Fermo con le mani, 1937, Totò cer- Portare sempre la maschera antigas
ca casa, 1949, Guardie e ladri, 1951, Totò a Parigi, 1958]. In Totò a Pari-
gi, 1958, Totò recita un brano memorabile sulla fame: «io sono morto di È ottima misura precauzionale da prendersi da tutti coloro che risiedono in
fame autentico// La mia è una fame/ atavìca// lo discendo da una dinastia centri di grande e di media importanza di portare sempre con sé la maschera
antigas. Per evitare dannosi affollamenti presso i negozi di vendita è pertanto
di morti di fame// Mio padre/ mio nonno/ il mio bisnonno/ il quartavolo/ il
necessario acquistarla al più presto; si potrà così sceglierla comodamente del-
quintavolo/ tutti gli avoli della mia famiglia/ e i collaterali». la taglia voluta, avere il tempo per addestrarsi a metterla rapidamente e per-
Tentato suicidio o suicidio [Fermo con le mani, 1937; Animali pazzi, fettamente ed allenarsi all'uso tenendola una decina di minuti al giorno. La
1939; Totò e i re di Roma, 1952; Il coraggio 1955; Totò all'inferno, 1955; maschera adatta per la popolazione civile è la P.C. che è in vendita al prezzo di
Il comandante, 1963]. In particolare, il tentato suicidio sui binari di un L. 35,20. Ve ne sono vari tipi, tutti buoni e adatti per uomini donne e bambi-
treno che devia all'ultimo momento si ha in Animali pazzi, 1939, e in Il ni. Essa dovrà essere indossata non solo quando verrà comunque segnalata la
comandante, 1955 23 • presenza di aggressivi chimici ma anche quando !'individuo avverti [sic] nel-
l'aria un odore anormale generalmente aromatico come d'aglio, di mostarda,
Tra le altre scene che migrano da un film all'altro (e di cui non cito, per
di geranio o simili. La maschera va indossata con calma eseguendo con preci-
brevità, l'origine teatrale, anche se quasi sempre si tratta di situazioni pre- sione quelle operazioni che sono descritte in un opuscolo illustrato... 24
senti già nelle sue riviste) ricordo almeno le seguenti.
Scena del risveglio e del lavaggio sommario in ambiente di povertà e di I fratelli (o gemelli o parenti o sosia) molto somiglianti [Animali paz-
comico squallore [Fermo con le mani, 1937; Animali pazzi, 1939; Totò 1939; L'allegro fantasma, 1941; Totò terzo uomo, 1951; Totò a Parigi,
cerca casa, 1949; L'imperatore di Capri, 1949; I tre ladri, 1954; Totò e 1958; Totò contro Maciste, 1962; Totò diabolicus, 1962; Totò e Cleopatra,
Marcellino, 1958; Totò a Parigi, 1958]. . In alcuni di questi travestimenti Totò è doppiato (da Emilio Cigoli,
Problema dell'alloggio [Fermo con le mani, 1937; Totò cerca casa, es., in Totò a Parigi, 1958 e in Totò diabolicus, 1962). È questo dei ge-
1949;Arrangiateuil, 1959]. e dei sosia un topos all'origine del teatro comico: Menandro, Teren-
Travestimenti da donna [Fermo con le mani, 1937; Fifa e arena, 1948; e Plauto.
Figaro qua... Figaro là, 1950; Il più comico spettacolo del mondo, 1953; Totò spacciato o scambiato per un altro, oltre agli esempi del topos
Siamo uomini o caporali, 1955; Totò, Eva e il pennello proibito, 1959; edente [I due orfanelli, 1947; Fifa e arena, 1948; L'imperatore di
ri, 1949; Totò le Mokò, 1949; Le sei mogli di Barbablù, 1950; Totò
eco, 1950; Totò a colori, 1952; Il turco napoletano, 1953; Una di
23 Per il legame tra comicità e morte in Totò cfr. Anile 1997, p. 70 et passim, oltre li
quanto già detto nell'introduzione. Per il tema della morte nella produzione poetica
A. de Curtìs cfr. Romeo 1998a.
"" Del Buono 1971 (a c. di), p. 418.
240 LA UNGUA IN GIOCO
ffiIlBpETITA flNANT: LA FORMULARITÀ NEL TEATRO E NEL CINEMA DI CONSUMO
241
., . ttacolo del mondo, 1953; Miseria e ":
quelle, 1953; Il pzu comzco spe, M. ellino 1958' Totò e Peppino dz- La canzone Malafemmina è accennata in Totò a colori, 1952, e in
' 4 Id' 1954· Toto e arc , ,
bilta, 195 ; I tre
visi a Berlino, a n,
1962; ,
Lo smemorato d't Co Ile'ano ' 1962., Il monaco di Mon- 1'òtò all'inferno, 1955, prima ancora che in Totà, Peppino e... la mala-
ò
femmina, 1956. Inoltre, in Totò lascia o raddoppia?, 1956, una delle
za, 1963; Vigile ignoto, 196,3]. l' zzi 1939. 47 morto che parla, 1950; ande di Mike Bongiorno sarà: «chi è l'autore della canzone Mala-
Il nobile decaduto [Anz~a z p'a 'dà ,~nia? 1956. Signori si nasce, minai».
Miseria e nobiltà, 1954; Toto lascza o ra 01"1" ., ,
Pernacchia [Siamo uomini o caporali, 1955; I due marescialli, 1961J.
196~;~ta dei piatti tirati [San Giovanni decollato, 1940; Figaro qua... Fi- Totò consigliere di furti e malefatte [Racconti romani, 1955; l soliti
ti, 1958; Operazione San Gennaro, 1966J,
, OR' R 'Mino e i fuorilegge, 1956].
garo la, 195 ; oto, 'eyr: l e 1943' Totò cerca casa, 1949; 'Ibto- otò che crede di parlare al telefono con qualcuno, mentre non si
Starnuto [Du~ cuon f~a
tarzan, 1950; Toto a co lon, :;5~e].' ~ ~uest~ un espediente per mettere in e conto che l'interlocutore è presente [Totò, Peppino e ifuOrilegge,
Totò, Vùtorio e la dottoressa, 1957; Totò, Peppino e le fanatiche,
risalto l'arte mimica di Totò. ,. l tarìo (per difetto <li
. . f: . volontano o lOVO on
Sputo nell'occh1~, o 10 .acCla, Il 1940. Il ratto delle Sabine, 1945;; odia mimica del duce (eretto, con le mani ai fianchi ecc.) [Sua ec-
pronuncia) [San Gzovannz deco ato Ca,nn'. 1949' Piearo qua... Figa.rD.uJ si fermò a mangiare, 1961; Totò diabolicus, 1962 (con l'ìrresì-
' 1949' Eimoeratore d,.t ' Y ' 'ò _
Toto cerca casa, co ,1950·r ,
a co l ' 1952., Totò e i re di Roma, 1
' 7J"
la, 1950; loto scezc, ,
Il turco napoletano, 1953; Toto
Toto
,
t:
pia? 1956; Totò nella luna, 1958; oto, ~a.
ori,
'in erno 1955' Totò lascia o ra
~ E 'e il pennello proibito, 1
1 1962. Il mo
battuta, già citata, di Mussolini che porta la panciera per stare eret-
smemorato di Collegno, 1962; Gli onorevoli, 1963, oltre al citato
nto di Paolo Stoppa in Siamo uomini o caporali, 1955].
Totò: Fabrizi e i giovani d'oggi, 1960; ,Toto d~ n1~~~]n., , spos deifratelli o dei cugini, l'uno serio e risparmiatore e l'altro dis-
, 1963' Cbe fine ha fatto Toto Baby, , . . e scialacquatore, si ha nella maggior parte dei fìlrn interpretati da
di Monza, " ibil (pss) come se invitasse 11 co da Peppìno De Filippo,
Scena del seltz: Toto em.ette un SIla ndo li si chiede «chi te
lta i rinvii da un film all'altro sono esplicitamente dichiarati, co-
nitore del seltz ad urinare; Il seltz esce e, qua g sim [FiFa e
,. d l'ha 1insegnato mamma» e . ':l' Glde in I pompieri di Viggiù, 1949, in cui, come abbiamo già der-
ìnsegnato?», T~to nspok~ e1:9<~9~ Totò Vittorio e la dottoressa, 1957; la celebre battuta del pesce democristiano di Fifa e arena,
na, 1948; Toto le Mo o, , ,
Poco dopo, nello stesso film, c'è un'altra citazione da Fifa e are-
se.xy, 1963]. l ) [R tò cerca casa, 1949; Barzizza che gli domanda: «ma non avete fifa?», Totò risponde:
Parodia dell'artista C?ittore o. scu t~r~otò ~ Carolina, 1955; Totò,. Arena sì», È così mirabilmente esemplificato il gioco di specchi
cerca moglie, 1950; Toto a colon, 195 ,
uo rimando dei generi di consumo l'uno all'altro: un film che
e il pennello proibito, 1959]. l' hi come un bu il teatro popolare (l pompieri di Viggù non è che un collage
baci
ò a donna muove g 1 occ
Quando Toto aera .un " l M kò 1949' Totò cerca te da rivista) rimanda a battute presenti in un altro film: in-
[L'imperatore di Capri, 1949; Toto e o , ,
il cinema che cita il varietà che cita il cinema, il quale a sua vol-
1950] . prende le misure
'Il t' . per la cassa da morto , credendo che 19 si aI repertorio teatrale. Il travaso di Totò dal teatro al cinema di
oo . l' d' B b blù 1950, Il turco napoletano, . è ormai completo, già nel 1949. A sua volta, poi, l pompien' di
un abito [Le sei mog. z z, ar a , 1951' Dov'è la libertà?, 1 . citato in Tbtò e Marcellino, 1958, allorché Marcellino cantic-
Totò in tribunale [Toto terzo uo":o, : divisi a Berlino, 1 nima canzone, che era nel contempo soggetto e sigla del film
ladri, 1954; La cambiale, 1959; ~o~o ~ Peppino
ato di Colleeno 1962· Vzgzle zgnoto, 1963]. C"
smemor.
Mimica del gattoò " ,
che graffia [Toto a co l ' 1952', Totò e l
ori, o e scambievole rapporto tra cinema e teatro nell'arte di Totò
1963]. anche dal fatto che, in alcune riviste, Totò inseriva citazioni
film, come accade in una scena di Quando meno te l'a-
242 LA LINGUA IN GIOCO
REPElTTA IUVANT: LA FORMULARlTÀ NEL TEATRO E NEL CINEMA DI CONSUMO 243

. 4 in cui Totò ripropone il personaggio . d'I yAgostino da San Gio-


spetti, 19 O,
vanni decollato, 1940, a sua va lta d'origine teatrale _'.
eccellenza si fermò a mangiare, 1961 (detta da Ugo Tognazzi a Totò);
'1òtò contro i quattro, 1963J.
«No no» e serie ancora più lunghe di no [Fermo con le mani, 1937;
XXIII.2. "Che cbe!». formule verbali '1òtò a colori, 1952; rotò e le donne, 1952; Il Coraggio, 1955; Gambe d'o-
ro, 1958J.

.
Vediamo ora alcune battute che rrugrano . d a un film all'altro e prima «Metamorfosi», Usato a sProposito [Fermo con le mani, 1937; Due
. . ta teatrale a un film. . . . Olorifra le belve, 1943; Figaro qua... Figaro là, 1950: fraintende il nome
ancora talvolta, da una nVIS h he! presente in moltissimi dci capitano «Matamoros», ribattezzandolo «Metamorfo»J. Secondo Rug-
' L" tercalare «c e c .' , .
Cominciamo dal teatro. In . . . 1939, San Giouanni de- &ero Guarini, proprio sulle Continue metamorfosi del suo corpo e della
. 1937, Animali pazzi, , ifi
film [Fermo con le mani, , . Due cuori fra le belve, 1943; Fl a lingua si basa l'arte di Totò 29; dunque il termine metamorfosi non po-
collato, 1940; L'all~grofantasm~9~~~~;imperatore di Capri, 1949; Totò le non diventare una delle sue parole-chiave.
e arena, 1948; Toto cerca c~sa, l' '1950' Tototarzan, 1950; Le sei mogl~ «Un po' d'aria fa bene» [Due cuori fra le belve, 1943; rotò cerca mo-
H'okò 1949' Figaro qua... Figaro a, ,, t . 1952,, Totò e i re di , 1950; 7btò a colon', 1952].
1950. Toto a co on,
di Barbablù, 19~0; Toto sceicco, 2. La'macchina fotografica, 1954; Il c~
mi" ,.
"lo sono un uomo di mondo» [Fifa e arena, 1948, quattro volte; L'im-
Roma 1952; Toto e le donne, 195, , Il l a 1958. Totò, Eva e u re di Capri, 1949; Totò le Mokò, 1949; rotò cerca moglie, 1950;
' , . . 1958, Toto ne a un , ,
raggio, 1955; Toto a Parigi, . ' . Chi si ferma è perduto, 1960; Sua sceicco, 1950; Totò a colori, 1952; L'uomo, la bestia e la virtù, 1953;
pennello proibito, 1959; 1 la~n, 195~, . Totò d'Arabia, 1965], è attestato
eccellenza si fermò a mangza:e, 19 1,
~e è legge, 1958: «Siamo uomini di mondol no?»; Chi si ferma è per-
1960; SignOri si nasce, 1960; Sua eccellenza si fermò a mangiare,
anche in Uomini a nolo, 193~., l ri 1952, deriva dalla rivista detto da Raimondo Vianello: «lei deve essere un uomo di mondo» J.
La battuta «or tutti a me», In Toto a co o ,
27
un uomo di mondoll Ho fatto tre anni di militare a Cuneo» [L'im-
vergine di Budda, 1932 • d 'io/ se qui sgabel non v'è? [...] Siedi re di Capri, 1949; rotò a colori, 1952J. Soltanto «tre anni di milita-
Le battute «ma dove seder egg "fi 'perduto 1960] pro neo» si trova in Totò e i re di Roma, 1952. <<Abbiamo fatto tre anni
q uel pendio/ oppur faveIla In ' pi.è» [Chz si. erma e
d' Budda , •
1932 . arìo a Cuneo», dice Totò travestito da prete, in Signori si nasce,
. . .. e da La vergzne z , 28
«Cuneo» compare anche in Totò se:ry, 1963 (Totò e Macario preten-
gono, con variazioni mmim 'fil film La battuta «fermo con le
Passiamo ora ai travasi da I m a I . . al primo film di Totò, che l'aereo atterri a Cuneo perché Macario saluti il cugino spazzi-
. fil asi come un omaggIo , ho fatto tre anni di militare a Sondrio» [Sette ore di guai, 1951].
torna in molti I m, qu . . , d Il sua originaria comicita [film
una sorta dì gar~nzi.
. 'a di conunuita e a . L" naco di Monza, 1963, l'affermazione è, ça va sans dire, «io sono
'Italia 1948 (detta da Mario Castellani): o di mondo».
nimo, 1937; Toto al giro d , ' iie 1950' Tototarzan, 1950
. . 1949, Toto cerca mogtte, . TI parodia della celebre esortazione marxista «<proletari di tutto il .
ratore di Capri, : l ' 1952 (detta da Mario Castellani); 1,
ore di guai, 1951; Toto a co or~, . l' 1955' La legge è legge, l unitevi!,,) si trova in l pompieri di Viggiù, 1949: «vigili del fuoco di
3 S' uorntru o capora z , ' 6 n'lando unitevi" (frase scritta, che un pompiere suggerisce di cam-
napoletano,
Chi si ferma 195 ; tamo
è perduto, 1960;
Totò, Peppino e... la dolce vita, 19 1;
rché troppo di sinistra); «donne di tutto il mondo! Scopritevi!»;
di tutto il mondo! Ammutinatevi!». rotò cerca casa, 1949: «sf01-
il mondo! Uniamoci!» e «svergognati di tutto il mondo! Unia-
2S Cfr. Bevilacqua 1965 (a c. di), pp. 34-36.
26 Cfr. Fofi 1980 (a c. di), p. 79.
27 Cfr. Fofi 1980 (a c. di), p. 46.

28 Cfr. Fofi 1980 (a c. di), p. 42. Guarini 1981 (a c. di), pp. 5-15. Tra l'altro, lo stesso 'Iotò sembrava perfetta-
. te dell'essenza metamorfica della propria teatralità (cfr. Zavattini 1940).
LA UNGUA IN GIOCO REPETITA IUVANT'. L<\.
. FORMULARITA
• NEL l'FATRO E NEL CINEMA D I CONSUMO 245

244
quanto, essendo la storia ambientata in E itt ..
moci\». Totò e le donne, 1952: «uomini di genere maschile! Contro n ìogo- dal senso figurato a quello letterale 30 g o, SI riconduce l'espressione
do della donna moderna! soffittizzatevil». Totò, Peppino e... la dolce vita, «lo sono un genio m USlCa
1952]. " le» e sim. [Totò le Mokò, 1949; Totò a colori
1961: «abusivi di tutti i posteggi urbani e interurbani! unitevi!». Lo sme-
morato di Collegno, 1962: «smemorati dì tutto il mondo! uniamoci!». "Mi dica un po'I piuttosto. [Totò le M k' , '
Buttarsi a sinistra e simili (politicamente): «va a finire che mi butto a «SIamo uomini o caporali» [Totò te ~k~' 1949;, T~:o a colori, 1952].
sinistra\» [I pompieri di Viggiù, 1949); «poi dice che uno si butta a sini- 1949, 2 volte' Totò 1952. fil . ' 1949, L imperatore di Ca-
"s' .' , I m ornammo 1955' Vi"l '
stra'» [Totò e i re diRoma, 1952); «questa è la svolta a sinistra» [Totò di lama uomini o caporali» deriva da ' .. ' zgz e ignoto, 1963].
notte n. 1, 1962]. In Totò e Carolina, 1955, invece, al camion pieno di co- ne ~i Totò nell'omonimo libro del 19~~~;c~~ nvista, p~r stessa ammìssìo-
munisti Totò intima: «buttatevi a destra>: la verve della battuta è attenua- ~~ stesso: «come dice/ quello là/ de icìnema//
lZali?' »"
: Ga~b~ doro, 1958, Totò ci-
SIamo uomini/ o capo-
ta dalla censura, che fece ridoppiare il brano cantato dai comunisti: da
«Bandiera rossa» a «Di qua, di là dal Piave» (Bispurì 1997, p. 133). «Nell'e- . I verbi
[TI'alterati in -iccbiare e -u cc h'zare erano cari 'lì ' .
» oto cerca moglie 1950. TI" a oto: «io piacìuc-
state del 1999 il film è stato riproposto in una versione restaurata e par- al saluto del brigadiere fi' otodscez~co, 1950J; celeberrima è la ri-
zialmente reintegrata» (Caldiron 2001, p. 150). "ù'7llill ' mgen o C
cassaforte: .«buongiorno/ brìzadìere// di stender' e l panni. per occultare
«Questo nome non mi è nuovo» [pimperatore di Capri, 1949; Totò le
ti, 1958]; «me la cavicchio "'[TI' ome vede/ si lavìcchia» [I soliti
Mokò, 1949; Totò a colori, 1952; Lascia o raddoppia?, 1956; Totò, Peppi- «Bellezza mia» come inte »1 oto e Cleopatra, 1963].
no e... la dolce vita, 1961; Totò e Peppino divisi a Berlino, 1962]. Inoltre n. SI. nasce, 1960].
' l'ca are allocutivo [TIoto' terzo uomo, 1951; Si-
vi è anche «questo viso non mi è nuovo», riferito al fondo schiena femmi-
1~51; Totò a colori, 1952]. o sono un
nile [Il turco napoletano, 19531; sempre riferito al fondo schiena femmi- Il litigio col bigliettaio e la battuta «i .
"dz guai, Iìbero cittadino» [Sette
nile: «quel connotato non mi è nuOVO» [Totò d'Arabia, 1965).
«Ma che... d'Egitto!» (di solito detti a Totò da altri personaggi): «ma Ha.da venì!», sottinteso «baffone» riferit . ,
t re di Roma, 1952]. o a Stalin [Toto a colori, 1952;
febbre azzurra d'Egitto» [L'imperatore di Capri, 1949); «che traditore d
ue/ m 'hanno l'ovìnato
. a me' Toscani ./
gitto?!» [Totò sceicco, 19501; «ma che ritoCCO d'Egitto?!» [Totò a col 'ora stavo a Milano/ sulla . l . im e Carlo Erba// Altrimenti io a
1952); «ma che turco d'Egitto?!» [Il turCO napoletano, 1953J; «ma che . sca al» [Tototruffa '62 1961
e rispetto a Totò a colori, 1952]. " con varianti
romane d'Egitto» e «ma che caffè d'Egitto» [Totò, Peppino e... la dolce:
_nsono fiaschi che'SI gon fiano» e simili' «le i ..
ta, 1961]; «ma che esercito d'Egitto» [Totò contro Maciste, 1962); «ma on sono mica fiaschi/ che/ ' bb ff . e indagini/ sono inda-
giardino zoologico d'Egitto?!» [Il giorno più corto, 19631; «ma che p. , 1957]; «non sono mica d :afi o .ano» [Totò, Vittorio e la dot-
196O]; «non san mica fiaschi!
el ìaschì
c che
' s'l gon flana» [Signori si
d'Egitto?!» e «ma che vagito! e vagito! d'Egitto?l» [Il monaco di M
he s abboffano» [Tototruffa '62,
1963]; «ma che Cleopatra d'Egitto?!» [Totò e Cleopatra, 1963];
.c, cj hai in testa/ le pigne?» [I d ue colonnelli, 1962; Totò contro i
1963].
UMBERTO (Mario Castellani): Mache nacchere d'Egitto?l
NINÌ (Totò): Che c'entra l'Egitto!! Le nacchere sono spagnole
1963J;
«ma che sotterraneo d'Egitto» [Totò contro il pirata Nero, '~~gin~ e sulla storia della locuzione che... d'E' I .
n escludere] tuttavia che si d bb T<' gztto., SI veda ora Lurati 1988
che lavoratore d'Egitto» [Chefine hafatto Totò Baby?, 19641; «ma , e a a oto la forte propagazione nell'uso co:
raggiO d'Egitto?!» [Totò d'Arabia, 1965], In Totò contro Maciste, 1 Guarini 1991 Ca c. di), p. 303.
Totò e Cleopatra, 1963, la formula diventa anche gioco lìn
LA liNGUA IN GIOCO
246 lA JUVANT: LA FORMULARITÀ NEL TEATRO E NEL CINEMA DI CONSUMO 247

XXIII.3. Da Rossini a Fellini: parodia di film e d'altro A Rififi (Du Rififi chez les hommes), 1955, di jules Dassin, oltreché a
ida degli onesti, 1956, sembra parodisticamente ispirato anche 1 so-
Quasi un terzo dei film con 'Iotò parodiano altri film, o generi cin~ma: ignoti, 1958.
tografici, com'era tipico nel cinema popolare. Vediamo qui almeno I cass '1btò nella luna, 1958, è la parodia del film di fantascienza (oltreché il
più riconoscibili. film di fantascienza realizzato in Italia 3z:J e, in particolare, di L'inva-
Fifa e arena, 1948, è la parodia di Sangue e arena (Blood and Sand),
degli ultracorpi (Invasion ofthe Body Snatchers), 1956,di Donald
1941, di Rouben Mamoulian. inoltre il personaggio interpretato da Totò si chiama Pasquale Be-
Totò cerca casa, 1949, è la parodia dei film neorealistici.
e, chiara deformazione del nome del famoso cantante Harry Be-
Totò le Mokò, 1949, è la parodia sia di Il bandito della Casbah (Pépé-
e; della parodia del film fanno parte anche i termini «cosone» per
le-Moko) , 1936, di ]ulien Duvivier, sia di Sansone e Dalila (Samson amI
te' e «fagiolone germìnatore» per 'baccello'. Si ricorderà, non da
Delilah) , 1949, di Cecil B. DeMille.
La scena dell'agente segreto K8 in Totò cerca moglie, 1950, è la paro- , che in quegli anni di guerra fredda il tema dei missili sovietici (ri-
dia del cinema di spionaggio, e in particolare di Documento Z3, 1942, di nel film) riscaldava l'opinione pubblica.
" Eva e il pennello proibito, 1959, fa il verso a La maja desnuda
Alfredo Guarini.
Tototarzan, 1950, fa la parodia della saga di Tarzan e, in particol Nacked Maja) , 1958, di Henry Koster e Mario Russo, con Ava Gard-
dei numerosissimi film con ]ohnny Weissmuller (dal 1932 al 1948).
Figaro qua... Figaro là, 1950, è la parodia di Il barbiere di Siviglia tadri, 1959, è la parodia di una parodia: I soliti ignoti, 1958.
Rossini. . duri, 1960, è la parodia del già citato Rififi, 1955, e anche di Totò
Le sei mogli di Barbablù, 1950, è una multiparodia: dei film su Sherl , (inoltre, Totò è abbigliato colfez, come in Il turco napoletano,
Holmes (c'è anche la battuta: «elementare/ Patson»), di quelli sul Do . Anche in questo caso, dunque, si fa la parodia di una parodia, in
jekyll e Mr. Hyde e di quelli su Barbablù. o di specchi così caro alla cinematografia popolare: la funzione pa-
Totò sceicco, 1950, è la parodia dei film ambientati in Medio Oriente del cinema commerciale, più delle produzioni cosiddette colte,
in Nord Africa: llfiglio dello sceicco (The San ofthe Sheik), 1926, di forse inconsapevolmente, toccare l'essenza del cinema come
ge Fitzmaurice; Casablanca, 1942, di Michael Curtiz; Alì Babà e i no e come codice intrinsecamente metalìnguìstico.
ranta ladroni (Ali Baba and the Forthy Thieves), 1944, di Arthur L Peppino e... la dolce vita, 1961, è la puntuale parodia di La dol-
Sinbad il marinaio (Sinbad the Sailor), 1947, di Richard Wallace e s' 1960, di Federico Fellini; nella parodia rientra anche l'uso del ter-
Totò terzo uomo, 1951, solo nel titolo e nella musica fa la parodia ili arazzo (che viene divulgato, con estensione da nome proprio a
terzo uomo (The Third Man) , 1949, di Carol Reed. comune, proprio grazie al film di Fellini), che Totò riutilizzerà an-
Il più comico spettacolo del mondo, 1953, fa il verso a Il più g1< lo smemorato di Collegno, 1962, e in Totò di notte n. 1, 1962 (do-
spettacolo del mondo (The Greatest Show on Hearth), 1952, di CedI .e abbiamo visto, conia addirittura il verbo paparazzare) 33.
DeMille. contro Maciste, 1962, è la parodia dei film del genere storico-mi-
Totò lascia o raddoppiar, 1956, è ovviamente la parodia dell'orno' (il cosiddetto peplum) e, in particolare, della saga di Maciste.
quiz televisivo e anche dei film americani sui gangster. . diabolicus, 1962, è la parodia dei film gialli e dei fumetti (Diabo-
Michele Spillone, di Totò, Vittorio e la dottoressa, 1957, fa Il verso Sasanik; Sadik).
Mike Spillane, e il film è una parodia del genere giallo americano.
Totò e Marcellino, 1958, si rifà a Marcellino pane e vino (Marc
pan y vino), 1954, di Ladislao Vajda.
Gambe d'oro, 1958, fa la parodia del cinema sportivo.
248 ilIUVANT: LA FORMULARITÀ NEL TEATRO E NEL CINEMA DI CONSUMO 249

Totò e Peppino divisi a Berlino, 1962, paròdia, come già detto, I chi, parodia di Ultimo tango a Parigi, 1972, di Bernardo Bertoluc-
gliari, 1959, di Francesco Rosi. Ma non basta: il film infatti, come s Si tratta di casi in cui i produttori danno vita a film per così dire pa-
avveniva nel cinema di consumo, riprende più d'un tema dell'attualità " che sfruttano, già nel titolo, l'onda di successo di un film famo-
litico-sociale dell'epoca, in particolare per quanto riguarda gli episodi lta anche solo delle polemiche e della pubblicità legati a quel film
nessi con l'edificazione del muro di Berlino e gli attentati indipende ancora della sua uscita (è il caso di Totò e Cleopatra).
ci in Alto Adige (si ricordi uno dei tormentoni linguistici del film: «h realtà la parodia di generi seri ha avuto illustri sostenitori, anche nel
traversato l'Alto Adige»). In questo caso, così come in Totò cerca casa se si ricorda che Matteo Borsa, oltre due secoli fa, considerava il
problema degli alloggi), in Totò lascia o raddoppia? (con la televi . », appunto la parodia, l'unico genere teatrale in grado di risolle-
in Totò nella luna (con la guerra fredda, i lanci di missili e le missio sorti della letteratura italiana e di riunire i gusti di un pubblico ete-
ziali) ecc., non va infatti mai persa di vista la vocazione realistica dei . La satira, infatti, secondo il Borsa, garantisce un buon livello
ma italiano - che nasce, come si sa, ben prima del neorealismo - non ivo del teatro (poiché gli autori seri si sentono presi di mira e
to, nei casi di Totò, con ambizioni critiche e intellettuali, ma soltanto . a far meglio) e un'attenzione sempre vigile ai principi morali, vi-
coinvolgere più da vicino lo spettatore, secondo un topos anch'esso la corruzione, l'avarizia, la superbia e altri vizi e peccati vari sono
so dall'avanspettacolo. Colpisce talora, nei casi citati, la precocità n . prediletti delle parodie:
strare sul grande schermo certi eventi e certi umori da parte di film
tutta fretta e spesso sconclusionati. di Teatro parlando tocchiamo quel ramo di Ridicolo, in cui più confido;
Anche Lo smemorato di Collegno, 1962, ha un aggancio parodicn rse quel solo, in cui con maggiore efficacia e prestezza può oggi l'Italia
un caso vero (il celebre caso Bruneri e Canella del 1927). e salute attese le sue circostanze politiche: e intendo appunto il Teatro.
Il giorno più corto, 1963, è la parodia di Il giorno più lungo (Tbe . 'si, come siamo, in governi, e in provincie diverse; così interrotti nel
gest Day), 1962, di Ken Annakin, Andrew Marton e Bernhard Wicki. ercio vicendevol di libri, e d'idee; così disgiunti d'interesse, di geni,
azioni; io non veggo altri vincoli, che riunire ci possano fuori dei Com-
Il monaco di Monza, 1963, è la parodia di varie scene dei P
ti. Pochi pezzi in man loro viaggian l'Italia, e portano la verità in ogni
sposi.
I nostri libri comunemente si spandono poco lungi oltre il luogo, dove
Totò e Cleopatra, 1963, è la parodia non tanto di Cleopatra, ti, siccome il vuole la presente nausea d'Italia per ogni sua cosa. Ma par-
Cecil B. DeMille, quanto del tanto discusso, benché ancora in lavo quasi universale, e parte il bisogno d'un sollievo facile, indipendente,
Cleopatra, 1963, di Toseph L. Mankiewicz. mico, che empie tutti i teatri, e in ogni piccol paese chiama le truppe,
Totò contro il pirata Nero, 1964, è la parodia dei film sui pi . rimediare ampiamente, e ricondurre le scene al loro primo ufficio
particolare, di Il corsaro dell'isola verde (The Crimson Pirate), trare, e istruire. S'aggiunga, che anche in Teatro la stanca Italia di-
Robert Siodmak. ai cambiamento, e ch'io veggo la massima parte arrossir dentro se
Che fine ha fatto Totò baby, 1964, è la parodia di Che fine assistere a tali scempiaggini, che appena convenire potrebbero a
Baby lane? (What Ever Happened to Babylane), 1962, di Robe Mille. Qual cambiamento migliore del proposto finora, e qual più fe-
Totò d'Arabia, 1965, è la parodia di Lawrence d'Arabia (La ià più sopra il provai. Ma aggiungo qual più facile nel rescìmento, sol
ostrì Teatri s'introduca un'altra novità saporitissima, ed è la Parodia?
Arabia), 1962, di David Lean, e della saga spionistica.Agente 007.
te sono le Parodie, che dovrebber purgare la Letteratura Italiana, che
Operazione San Gennaro, 1966, è la parodia di Sette uomini
ralìana non è, giacché per due terzi composta di traduzioni, o imita-
1965, di Marco Vicario, e si ricollega a I soliti ignoti, 1958. servìlì senza dramma di studio, o d'invenzione. Queste le Parodie sono,
La parodia, che è tipica dei generi popolari (avanspettacolo) e
anche del cinema «di cassetta», percorre l'intera nostra storia
lebri furono, tra le altre, le parodie della coppia Franco Franchi :~ni 1955, pp. 31-41 e D'Amico 1985, pp. 91-96 e 136-43; sui titoli paras-
grassia (spicca Ultimo tango a Zagarolo, 1973, di Fernando Cìcero, ~e!li
1979, p. 480.
250 LA UNGUA IN GIOCO

ch'io raccomando; non quelle, le quali consistono in pure parole, di cui fa CONCLUSIONI: GIOCANDO E FILMANDO.
menzione anche Tullio a dir vero, e che piacciono a molti, ma che pure d'es-
LA FUNZIONE LUDICA E LA RIPRODUZIONE FILMICA
ser non lasciano giuochi, e inezie ingegnose per la più parte. Le Parodie in-
somma e Drammatiche, e d'altre maniere ancora, potrebbero operare una ve- COME OSSERVATÒRI PRIVILEGIATI SULLE STRUTTURE
ra rivoluzione sì per la novità, che per il naturale loro sapore. E quindi io fo vo- DEL PARLATO E SULLA STORIA LINGUISTICA NAZIONALE
ti ogni dì, perché risorga tra noi quella buon'anima d'Egemone, che con que-
sta ìnvenzìon sua ammirabile, fe' tante volte pianger davvero que' Tragid,
quali a forza di sublimi pazzie volean far pianger da burla i loro Uditori. Molti giochi di parole elencati nei capitoli precedenti hanno fatto sto-
questo appunto l'originale destino della Parodia, e finch'ella veglierà sul Tea- e scuola. Schiere di comici hanno citato Totò, ora esplicitamente (co-
tro, e terrà alta la sferza non oserà comparirvi sciocco Poeta". Roberto Benigni e Massimo Troisi nella lettera in Non ci resta che
ere, 1984), ora implicitamente: i giochi linguistici di Nino Frassica
Una sorta di esaltazione ante litteram dell'avanspettacolo. . per Renzo Arbore, nanetto per aneddoto, lapis per lapsus) e di
e Corrado Guzzanti (cellulite per cellulare, bastone contrario per
n contrario) probabilmente non avrebbero mai visto la luce, o sa-
ro stati meno apprezzati, senza l'esempio di Totò.
ricchezza degli interventi di Totò sulla lingua va ben oltre la sola «ri-
azione» dell'italiano ufficiale l, in genere l'unico merito linguistico
riconosciuto a de Curtis. La forza deformante che tutti hanno os-
o nella maschera di "Ibtò - la sua capacità di contorcere e di altera-
fisionomia del volto e degli arti, di farsi marionetta a metà tra la vita
, orte, essere umano e meccanico insieme - si ritrova anche negli usi
" nel rendere significative frasi senza senso e nel privare di sìgnìfì-
frasi che pretendono di averne fin troppo. Proprio questa ricchezza
siva e, a tratti, espressionistica più che realistica allontana quasi
Totò da un livello banale e prevedibile di comunicazione, ovvero
parlato comune, sia dall'uso irriflesso di certi stereotipi, sia, so-
to, dalla lingua media del cinema, e colloca a pieno titolo l'intero
filmico di de Curtis tra gli esperimenti linguistici più interessanti
ecento italiano, nella sua tipica natura ibrida tra riuso e parodia,
ione e commistione di idiomi, letterarietà e riflessione metalìn-
. Il tutto, ovviamente, senza pretese intellettualistiche ma con la
del gioco. Insomma, gli interventi di Totò sulla lingua non so-
adici né casuali, ma mirano a scardinare dal profondo l'intera
dei codici, arrivando a comunicare mediante l'incomunicabilità, a
senso al non-senso e viceversa .

. almeno De Mauro [1963] 1993, pp. 122 e 158, e De Mauro 1992, p. 136; Spi-
35 Borsa 1784, pp. 78-81. 1974, pp. 95-97; Cresti 1982, pp. 293-94.
252 LA liNGUA IN GIOCO LUSIONI: GIOCANDO E FILMANDO 253

Totò della lingua si è servito, sì, per irridere il formalismo perbenistico, unicamente dialettale, all'italiano popolare, all'italiano regionale, al-
ililenZa
il frasario dì convenienza, l'oratoria avvocatesca, l'accademismo pedante, neostandard 4, insomma il graduale abbandono dei dialetti e la
.f1I1li:ali;:w'io
le pastoie dell'italiano burocratico, ma anche per dare sfogo al suo micosa conquista delle lingue straniere, compreso l'italiano.
stocratico disagio per la crescente banalità anche linguistica nelle relazss
ni sociali» Z, per esprimere la sua aspirazione a un italiano colto, semplice Solo ora sappiamo quanto Totò ha inciso nel costume e nell'immaginario na-
senza essere povero, curato senza essere artefatto, regionale senza essere zionale. Ieri non avevamo il coraggio di riconoscerei nello specchio di una co- '
dialettale, infarcito, perché no, di dotti riferimenti al passato. Inso mìcità impietosa che ei restituiva l'immagine derisoria dei nostri difetti, della
una lingua varia ed elastica, sempre fantasiosa e mai «di plastica>, 3. vacua pomposità del nostro modo di parlare, del deprimente divario tra ap-
parenza e realtà. La pedagogia del nascondere, in cui si esprime l'ipocrisia na-
Ogni registro espressivo, ogni codice è coinvolto nel carosello dei gi
zionale, ci induceva a chiudere gli occhi, a respingere la scomposta parodia
chi verbali di Totò, dall'italiano letterario e librettistico ai dialetti, dall dei nostri modi di essere, la irridente messa a nudo delle convenzioni lingui-
liano popolare alle lingue straniere, dai linguaggi settoriali al latino ec stiche, la burocratica autorevolezza dei saperi costituiti 5.
siastico. Il risultato del gioco va dalla condanna impietosa (del profes
come dell'analfabeta), alla benevola ironia, al mirnetisrno, ma l'intento Vedere le parole ridotte a mero oggetto di piacere o a cavie per strani
profondo sembra sempre quello di procurarsi e procurare piacere g rimenti, provare il senso di straniamento che Totò infonde nel ri-
alla deformazione Iudica della comunicazione, in tutti i suoi aspetti. dere fischi per fiaschi, nel disattendere le più elementari aspettative
Nel corso dei vari capitoli abbiamo visto che gran parte dei giochi tiche dell'interlocutore, nell'intendere letteralmente quanto ha va-
guistici presenti nei film di 'Iotò fiorisce da radici che affondano nella .~ metaforico e metaforicamente quanto è letterale, insomma assistere
dizione della lingua comica, fin dal teatro classico. La ricchezza di es .'apparente sbriciolarsi del verbo e al suo prodigioso ricomporsi e rìna-
dienti retorici e la necessità, in questo quasi barocca, di meravigliare e iCere come fenice non fa che introdurre, dall'ingresso principale (quello
ricevere consenso a tutti i costi presso il grande pubblico rendono i passa cioè attraverso la sfumata frontiera tra possibilità di comunica-
interpretati da Antonio de Curtis un enorme laboratorio linguistico, e quindi di interagire col mondo, e impossibilità di comunicare tutto),
quasi inesplorato, in cui le parole e le frasi vengono sezionate e rico più profondi meccanismi di funzionamento delle lingue umane.
ste in arcane alchimie fino a tentarne le forme più recondite. Quest Se poi a questo si aggiunge che il nostro cinema (realistico per voca-
stancabile lavorio - come tutte le attività di alto artigianato della lin ha un innegabile valore di specchio (talora deformante, talaltra fil-
che in un primo momento sembrava nato soltanto per divertire, ci ' come uno schermo) della realtà, anche linguistica, e che è quindi
allontanarci dall'uso comune, non fa in realtà che ricondurci da un l documento non trascurabile per lo studio della lingua italiana parlata 6,
una sorta di livello primitivo della comunicazione, dall'altro al cen . co dei rispecchiamenti si raddoppia, anzi si moltiplica e si fa prisma-
certe strategie stilistiche. E, proprio per questo, non sfuggirà la pot : nei film con 'Iotò noi vediamo riflessa la lingua che, a sua volta, si ri-
lità anche didattica del corpus filmico di Totò, per l'esemplificazione di ge e si deforma negli usi espressionistici di Antonio de Curtis.
nomeni linguistici e retorici.
A questo punto, ora che abbiamo di fronte l'intera gamma espr
di Totò e di una fetta consistente dei cosiddetti b movies (o, se si pr
sce, trash movies) italiani delle orgini, ci sembra di capire meglio il
e travagliato percorso del parlante medio dall'analfabetismo con co Sul neostandard, o italiano dell'uso medio (ovvero su quella varietà di italiano og-
eeosìderata pressoché normale in registri di media formalità, un tempo non accetta-
- o tuttora scarsamente accettata dai puristi - come parte della norma standard), e
altre varietà qui citate, cfr. Sabatini 1985, Berruto 1987, 1993a, b, Rossi 1999a,
2 Raffaelli 1996a, p. 322. 5 Caldiron 1999, p, 119,

3 Castellani Pollidori 1995, Cfr, Simone 1987 e Rossi 1999a,


TEATROGRAFIA

Sono qui elencati, in ordine cronologico (e alfabetico nell'ambito del-


stesso anno), i principali testi teatrali scritti o recitati da Totò, cui s'è
fatto riferimento nel corso del lavoro. I dati sono ricavati da ES, Bevilac-
qua 1965 (a c. di), Fofi 1980 (a c. di), Faldini e Fofi 1987, Guarini 1991 (a
di), Ottai 1998b e Caldiron 2001. Per gli spettacoli e per i dati qui ornes-
cfr. soprattutto Faldini e FoQ 1987 e Ottai 1998b (cui s'è attinta la data-
degli spettacoli, in quanto si tratta del testo più aggiornato sull'ar-
:gomento). Si segnala di volta in volta anche l'eventuale pubblicazione di
brani del copione. I testi delle riviste pubblicati in Fofi 1980 (a c. di) sono
seperìbìlì anche in Faldini e Fofi 1987. La data che qui si riporta indica il
J;ltimo anno in cui sono documentate notizie del copione. Tuttavia la dìf-
di fissare una forma testuale in spettacoli basati sull'improvvisazio-
.~ e sulla variazione di un canovaccio nel teatro di varietà è tale da ren-
impossibile, in spettacoli portati in scena per più d'un anno, la data-
ne precisa dei testi citati. Infatti è del tutto insufficiente basarsi sui co-
ni originari, dal momento che il copione dell'avanspettacolo, ma an-
quello delle riviste con Totò, ha senso solo in quanto variabile e va-
. Per comodità, dunque, datiamo ogni battuta citata con l'anno attri-
. o a quel copione da Ottai 1998b.

. Cbarlot per amore, 1930, di A. de Curtis. Brani pubblicati in Fofi


1
1980 (a c. di), pp. 48-51, e in Guarini 1991 (a c. di), pp. 265-68 .
ri nuovi, 1932, di A. de Curtìs e Guglielmo Inglese. Brani pubblicati
Fofi 1980 (a c. di), pp. 15-27.
.. che ti passa, 1932, di A. de Curtis e Guglielmo Inglese. Brani pub-
blìcatì in Fofi 1980 (a c. di), pp. 30-32.
E/ergine di Budda, 1932, di A. de Curtis. Brani pubblicati in Fofi 1980
(a c. di), pp. 41-46. . .

Per la retrodatazione di questo spettacolo (solitamente datato 1932) cfr. Meldole-


'i:SIS7, p. 39 n. 36.
256 LA UNGUA IN GIOCO TEATROGRAFIA
257

Il verginefolle, 1932, di Ripp (Luigi Miaglia) e Bel Amì (Anacleto Francìni). .L'Orlando curioso, 1942, di Michele Galdieri. Brani pubblicati in Fofi 1980
La banda delle gialle, 1933, di Tramonti (Paolo Rampezzotti). Brani pub- (a c. di), pp. 141-79.
blicati in Fofi 1980 (a c. di), pp. 28-29, 52-57, e in Guarìnì 1991 (a c. di), Volur:zineide, 1942, di Michele Galdieri. Brani pubblicati in Fofi 1980 (a c.
pp. 298-300. di), pp. 128-40, e in Guarini 1991 (a c. di), pp. 179-85.
Dalla calza al dollaro, 1933, di Tramonti (Paolo Rampezzotti). Brani pub- Con un palmo di naso, 1944, di Michele Galdieri. Brani pubblicati in Fo-
blicati in Fofi 1980 (a c. di), pp. 32-33. fi 1980 (a c. di), pp. 200-12.
Era lei sì si, era lei no no, 1933, di A. de Curtis, Fiorita e Carbone. Brani Ma che.ti sei messo in testa?, 1944, di Michele Galdieri. Brani pubblicati in
pubblicati in Fofi 1980 (a c. di), pp. 34-40, e in Guarini 1991 (a c. di), B~Vllacqu~ .1965 (a c. di), pp. 51-68, in Fofi 1980 (a c. di), pp. 180-99,
pp. 278-83. e m Guarini 1991 (a c. di), pp. 289-97.
Questo non è sonoro, 1933, di Tramonti (Paolo Rampezzotti). Brani pub- C'era ~na volta il mondo, 1947, di Michele Galdierì. Brani pubblicati in
blicati in Guarini 1991 (a c. di), pp. 265-68. BeVlI~cqua 1965 (a c. di), pp. 71-82, e in Fofi 1980 (a c. di), pp. 213-24.
Se quell'evaso io fossi, 1933, di Bel Amì (Anacleto Francini). )i,Ia s~ '". tocca"!o nel nostro debole, 1947, rivista, di Nelli (Francesco Ci-
Cinquanta milioni c'è da impazzire, 1935, di Guglielmo Inglese e Tra- prìanì), Mano Mangini, Garinei e Gìovanrunì.
monti (Paolo Rampezzotti). Brani pubblicati in Guarini 1991 (a c. di), Bada che ti mangio, 1949, di Michele Galdieri.
pp. 235-59. li precin~er~,. 1956, ~i Nelli (Francesco Cipriani) e Mario Mangini. Brani
Dei due chi sarà?, 1936, di A. de Curtis. Brani pubblicati in Fofì 1980 (a c pubblìcarì In Guarinì 1991 (a c. di), pp. 260-64.
di), pp. 58-70, e in Guarini 1991 (a c. di), pp. 284-88.
Uomini a nolo, 1937, di Bel Amì (Anacleto Francini) e A. de Curtis. Brani
pubblicati in Fofi 1980 (a c. di), pp. 71-83, e in Guarini 1991 (a c.
pp. 269-77.
Accadde una notte che..., 1938, di A. de Curtis. Brani pubblicati in Fo.,~
1980 (a c. di), p. 47.
Fra moglie e marito... la suocera e il dito, 1938, di Antonio de Curns;
Brani pubblicati in Fofi 1980 (a c. di), pp. 111-13, e in Guarini 1991
c. di), pp. 225-34.
Se fossi un Don Giovanni, 1938, di A. de Curtis. Brani pubblicati in
1980 (a c. di), pp. 84-97.
L'ultimo Tarzan, 1938, di A. de Curtis. Brani pubblicati in Fofi 1980
di), pp. 98-110.
Quando meno te l'aspetti, 1940, di Michele Galdieri. Brani pubblicati
Bevilacqua 1965 (a c. di), pp. 23-39, e in Fofi 1980 (a c. di), pp. 11-'
Belle o brutte mi piaccion tutte!, 1942, di A. de Curtis, Guglielmo I
e Tramonti (paolo Rampezzotti). Brani pubblicati in Guarini 1991
. 2
di), pp. 201-224 .

2 Secondo Faldini e Fofi 1987, p. 323, la datazione, incerta, di questo spettar


compresa tra il 1932 e il 1937. Qui si riporta la data attribuita dal Guarini.
FILMOGRAFIA

Sono qui elencati, in ordine cronologico secondo la data della prima


proiezione pubblica (o, in assenza di questa, secondo la data del visto di
censura), i novantasette film (o novantotto, se si considerano distintamen-
te i due episodi di Capriccio all'italiana, 1968) interpretati da Totò. Sono
esclusi i film incompiuti e i film per la televisione. Dopo il titolo del film (o
dell'episodio interpretato da Totò, se si tratta di film a episodi), segue l'an-
00 della prima proiezione pubblica e una sigla che indica se si tratta di film
bianco e nero (bn) o a colori (c). Seguono, nell'ordine, il nome del regi-
sta (introdotto dalla sigla R.), l'indicazione del soggettista ed eventualmen-
'te del soggetto da cui è tratto il film (Sg.), gli sceneggiatori (Sc.), la produ-
zìone (P.), gli interpreti (I.) - seguiti quasi sempre, tra parentesi tonde, dal
personaggio interpretato - e la data della prima proiezione pubblica del
(ppp.) o del visto di censura (Ve.). In quattro casi sono indicate en-
!trambe le date, poiché il Ve. è, stranamente, posteriore alla Ppp. Come è
stato dimostrato da Bernardini 1992 (a e. di, pp. VII-VII!), la data di pro-
ione del film è, oltreché non sempre reperibile, scarsamente significati-
(specialmente, poi, in un lavoro come questo, in cui interessa soprattut-
l'ìnìzìo della circolazione di certe espressioni), dal momento che può es-
molto distante (a volte più di un anno) dall'uscita del fìlm nelle sale.
quanto riguarda la casa di produzione, se non è specificata la nazìona-
si tratta di produzione italiana; nei casi di comproduzione, si specifica
parentesi tonde la nazionalità delle sole case di produzione straniere.
I dati qui raccolti sono tratti principalmente da Chiti e Poppi 1991,
i e Pecorari 1992, Bernardini 1992 (a e. di; testo di riferimento per le
e per i titoli), Anile 1997 e 1998, Bispuri 1997 e Caldiron 2001. A que-
esti si rimanda per ulteriori informazioni (incasso del film, durata,
ipali recensioni, film televisivi, progetti non realizzati e altro).

con le mani, 1937 (bn). R.: Gero Zambuto. Sg.: Guglielmo Gianni-
ni. Sc.: Guglielmo Giannini, Gera Zambuto, P.: Gustavo Lombardo per
1ì.tanus. I.: Totò (Antonio 'Iorretota), Erzsi Paal (Eva Flastorny), Franco
260 LA liNGUA IN GIOCO FILMOGRAFIA
261

Coop (Vincenzino), Tina Piea (Giulia, la cameriera), Oreste Bilancia (Il glia, Ettore M. Margadonna, Pietro Solari. Sc.: Carlo Ludovico Braga-
cav. Gerolamo Battaglia), Miranda Bonansea (la bambina), Cesare Polac- glia, Ettore M. Margadonna, Amleto Palermi, Pier Luigi Faraldo. P.: Ca-
co (il capomastro), Luigi Erminio D'Oliva (il direttore d'orchestra),. Gu- pitani Film, Fono Roma. 1.: Totò (Nicolino/Gelsomino/Antonino), Luigi
glielmo Sinaz (il capocameriere), Alfredo Martinelli (un cliente), NICola Pavese (Temistocle), Franco Coop (Maurizio Devalier), Trio Primavera:
Maldacea (il suggeritore), Giuseppe Pierozzi (il direttore del teatro), Le- Isa Bellini, Wilma Mangini, Thea Prandi (Rosa, Titti, Lilli), Paolo Stoppa
na Bellocchio (direttrice dell'istituto di bellezza), Gero Zambuto (un ca-
(Gigetto), Amelia Chellini (Lia), Dirce Bellini (Giovanna), Elli Parvo
meriere), Yvonne Sandner (Anna), Giuseppe Zopegni, Bruno Calabret-
(Erika), Claudio Ermelli (Battista), Augusto Di Giovanni (Asdrubale),
ta, Alfredo De Antoni, Adelmo Cocco. Ve.: 28/01/1937.
Livia Minelli (la cameriera), Giulio Donadio (il brigadiere), Lydia]ohn-
son (una soubrette), Lucy D'Albert (una soubrettey, Mario Giannini
Animali pazzi, 1939 (bn). R: Carlo Ludovico Bragaglia. Sg.: Achille Cam-
(un cantante), Gioia Fredi (una ragazzina), Emilio Petacci (Anatolio),
panile. Sc.: Gaetano Campanile Mancini, Carlo Ludovico Bragaglia, Ivo
Perilli. P.: Gustavo Lombardo per Titanus. 1.: 'Iotò (Tolomeo de' Tolo- Rio Nobile (l'impresario). Ppp.: 16/03/1941 [Vc.: 31/03/1941].
mei/Totò), Luisa Ferida (Maria Luisa), Calisto Bertramo (il maggiordo-
Due cuori fra le belve, 1943 (bn). Successivamente uscito anche col tito-
mo), Lilia Dale (Ninetta), Dina Perbellini (la direttrice della clinica),
lo Totò nella fossa dei leoni. R: Giorgio C. SimoneIIi. Sg.: dalle no-
Bianca Stagno Bellincioni (zia Eloisa), Claudio Ermelli (il notaio), Raf-
faele Giachini (il pretendente), Cesare Polacco (il creditore), Giuseppe velle Ventimila leghe sopra i mari di Goffredo D'Andrea. Sc.: Vincen-
Pierozzi (il veterinario), Pina Gallini (la proprietaria del cavallo pazzo), zo Rovi, Akos Tolnay; Steno. P.: Cines, Film Bassoli. 1.: Totò (Totò), Ve-
Enrico Gozzo. Ve.: 12/04/1939. ra Carmi (Laura Berti), Enzo Biliotti (il professor Lorenzo Berti), Enri-
co Glori (Mr. Smith), Egilda Cecchini (Nalù), Claudio Ermelli (Agati-
San Giovanni decollato, 1940 (bn). R: Amleto Palermi. Sg.: dalla comme- no), Lia Orlandini (Clara Pallozzi), Primo Carnera (il capo dei canniba-
dia San Giovanni decollatu di Nino Martoglio, 1908. Se.: Amleto Pa- li), Umberto Spadaro (lo stregone), Giovanni Grasso (il capocuoco),
lermi, Cesare Zavattini, Aldo Vergano. P.: Liborio Capitani per Capitani Guido Morisi (Romero) , Federico Collino (Pietro), Nando Bruno (il
Film. L: Totò (Agostino Miciacio), Titina De Filippo (sua moglie Con- piccolo gigante), Arturo Bragaglia (il medico Pallozzì), Lucy D'Albert,
cetta), Silvana ]achino (Serafina, loro figlia), Osvaldo Genazzani (Gior- Oreste Bilancia, Carlo Cecchi, Stefano Daffinà, Tullio Calvani, Alfredo
gio), Franco Coop (il barbiere), Bella Starace Sainati (provvi~enza), ~ MartineIIi, Alfredo Ragusa, Vittorio Bertozzi. Ppp.: 31/05/1943.
so Marcellini (don Benedetto), Augusto Di Giovanni (Peppmo Esposi-
to), Eduardo Passarelli (Orazio), Mario Siletti (l'amministrato~e), Gia- ratto delle Sabine, 1945 (bn). Successivamente uscito anche col titolo
como Almirante (il pretore), Dina Romano (Filomena), Peppino Spa- Il professor Tromboni. R: Mario Bonnard. Sg.: Mario Amendola, dalla
daro (il calzolaio), Grazia Spadaro (Rosalia), Emilio Petacci (il pubblico commedia Der Raub der Sabinerinnen di Franz e Paul Schònthan.
ministero), Renato Chiantoni (l'avvocato difensore), Edmondo Starac~ Sc.: Mario Amendola, Mario Bonnard. P.: Capitani Film. 1.: Totò (Aristi-
(il cancelliere), Gorella Gori (un~ testimone), Oreste Bilanci~ (u~ ~es~ de Tromboni), Carlo Campanini (Ernesto Molmenti), Clelia Matanìa
mone) , Peppino Villani (un testimone), Raffaele Balsamo (mqurlU:01, (Rosina), Laura Gore (Paolina), Olga Solbelli (Matilde), Luisa Alleani
Vincenzo Fummo (inquilino), Mario Ersanilli (ometto coi capelli biaa- (Ermenegilda), Aldo Silvani (Tancredi), Lia CoreIIi (Mariannina), Mario
chi), Liliana de Curtis (la bambina), Milla Papa. Ppp.: 12/10/1940 [Ve;; Pisu (Alberto Randoni), Giuseppe Rinaldi (Emilio), Claudio Ermelli
28/12/1940] . (Germani), Mario Castellani (l'impresario), Fosca Spadaro (figlia di
Tancredi), Giuseppe Spadaro (Turiddu), Aristide Garbini (Bartolo-
L'allegro fantasma, 1941 (bn). Successivamente uscito anche col ti! meo), Ciro Berardi (brigadiere), Italo Pirani (direttore della scuola),
Totò allegro fantasma. R: Amleto Palermi. Sg.: Carlo Ludovico Br Erminio Spalla (il carrettiere). Ppp.: 21/11/1945 [Vc.: 23/11/1945].
262 LA UNGUA IN GIOCO FIL\10GRAFIA
263
I due orjanelli, 1947 (bn). R.: Mario Mattoli. Sg.: Mario Mattoli. Sc.: Age,
pompieri), Carlo Dapporto (in varie parodie), Silvana Pampanìnì
Steno, Tean-Iacques Rastier. P.: Excelsa Film. I.: Totò (Gaspare), Carlo
(Fiamma, la figlia del comandante), Ave Ninchi (Gaetana, la moglie del
Campanini (Battista), Isa Barzizza (Matilde), Nerio Bernardi (il duca Fi-
comandante), Dante Maggio (un pompiere napoletano), Ughetto Ber-
lippo), Raymond Bussières (Deval), Franca Marzi (Susanne de La Plei-
tucci (un pompiere romano), Wanda Osiris (sé stessa), Mario Castella-
ne), Ada Dondini (direttrice), Guglielmo Barnabò (giudice), Annette
ni (l'uomo dei manichini), Isa Barzizza (la moglie dell'uomo dei mani-
Poìvre (la chiromante), Luigi Almirante (il boia), Galeazzo Benti (un uf-
chini), Nino Taranto (un topo d'albergo/un pompiere), Carlo Taranto
ficiale), Mario Castellani (maggiordomo), Raimondo Vianello (un uffi-
(il figlio del topo d'albergo), Enzo Turco (un cliente dell'albergo).
ciale), Nico Pepe (abate Faria), Ughetto Bertucci (generale), Irene Ppp.: 16/04/1949.
Genna (una collegiale), Dina Romano (domestica del boia), Totò Mi-
gnone (il cinese), Achille Majeroni (il segretario di Napoleone III). Yuonne la nuit, 1949 (bn). R.: Giuseppe Amato. Sg.: Fabrizio Sarazani.
Ppp.: 26/11/1947. Se.: Fabrizio Sarazani, Oreste Biancoli, Giuseppe Amato. P.: Rizzoli-
Amato. I.: Totò (Nino), Olga Villi (Yvonne), Frank Latirnore (tenente
Fifa e arena, 1948 (bn). R.: Mario Mattoli. Sg.: Steno. Sc.: Steno, Marcello Carlo Rutelli), Giulio Stival (padre di Rutelli), Eduardo De Filippo (av-
Marchesi. P.: Metropa Film, Nino Angioletti per CDI. L: Totò (Nicolino
vocato Rubini), Gino Cervi (colonnello Baretti), Arnoldo Foà (senato-
Capece), Isa Barzizza (patricia Cotten), Mario Castellani (il bandito Ca- re), john Strange (maggiore Tremiti), Ave Ninchi (Rudegonda), Paola
st), Franca Marzi (Estrellita), Giulio Marchetti (Paquito), Vinicio Sofia Veneroni (Rosetta), Mario Riva (signore delle sigarette), Angela Zanon
(manager di Paquito), Cesare Polacco (un torero) , Galeazzo Benti (la cameriera), Enzo Cannavale (il maggiordomo). Ppp.: 24/11/1949.
(George), Ughetto Bertucci (autista), Adriana Serra (Manuelita), Ada
Dondini (Adele), Alda Mangini (Carmen), Cesare Fantoni (un torero), Totò cerca casa, 1949 (bn). R.: Steno, Mario Monicelli. Sg.: Vittorio Metz,
Luigi Pavese (il medico), Raimondo Vianello (il maìtre) , Enzo 'Iurco Marcello Marchesi, Steno, dalla commedia Il custode di Alfredo Mo-
(cliente del lustrascarpe), Manet e Leho (ballerini), Loris Gizzi (profes- scariello. Sc.: Age, Mario Monicelli, Scarpelli, Steno. P.: Carlo Ponti per
sar Padreterno), Umberto Salvatori (cliente che si macchia il vestito), Artisti Tecnici Associati. L: Totò (Beniamino Lomacchio), Alda Mangini
Irene Genna (Iuanita), Nino Milano (lustrascarpe), Fulvia Mammi (sua moglie Amalia), Lia Molfese (Aida, loro figlia), Mario Gattari (Otel-
cliente del topicida). Ppp.: 23/11/1948. lo, loro figlio), Araldo Tieri (Checchino), Giacomo Furia (il signore
con i salami), Luigi Pavese (il capufficio), Enzo Bilioni (il sindaco), Ce-
Totò al giro d'Italia, 1948 (bn). R.: Mario Mattoli. Sg. e sc.: Steno, Marccl- sare Polacco (il vicecustode del cimitero), Alfredo Ragusa (bidello),
lo Marchesi, Vittorio Metz. P.: Dino De Laurentiis e Lorenzo Pegoraro Marisa Merlini (patronessa), Folco Lulli (il turco), Flavio Forin (il ve-
per ENIC, Peg Produzione Films. I.: Totò (il professar Totò Casaman- dovo), Liana Del Balzo (la contessa), Mario De Vico (il cinese), Mario
drei) , Giuditta Rìssone (madre di Totò), Isa Barzizza (Doriana), WalteJi Riva (agente immobiliare), Mario Castellani (il truffatore), Lili Weibel
Chiari (il giornalista), Carlo Ninchi (Dante), Luigi Catoni (Neroni), r.bc (la turca). Ppp.: 09/12/1949.
rio Castellani (allenatore), Carlo Micheluzzi (il diavolo), Fulvia France
(miss Italia), Alda Mangini (Gervasia), Ughetto Bertucci (il meccanìcej, L'imperatore di Capri, 1949 (bn). R.: Luigi Comencini. Sg.: Maria Teresa
Gino Bartali (sé stesso), Fausto Coppi (sé stesso). Ppp.: 30/12/1948 Ricci Bartolonì, Gino De Santis. Sc.: Vittorio Metz, Marcello Marchesi,
Luigi Comencini. P.: Carlo Ponti per Lux Film. I.: Totò (Antonio De Fa-
I pompieri di Viggiù, 1949 (bn). R.: Mario Mattoli. Sg.: dalla canzone omo- zio), Laura Gore (sua moglie), Pina Gallini (sua suocera), Yvonne
nima di Armando Fragna e Lerici-Rastelli. Sc.: Steno, Marcello Marche- Sanson (Sonia), Marisa Merlini' (baronessa von Krapfen), Alda Mangi-
si. P.: Dino De Laurentiis per Lux Film. I.: Totò (lo spasimante della ni (Emanuela), Nerio Bernardi (Osvaldo), Mario Castellani (Asdruba-
glie dell'uomo dei manichini), Carlo Campanini (il comandante le), Nino Marchetti (il profeta), Galeazzo Benti (Dodo), Lino Roby
264 LA liNGUA IN GIOCO
FILMOGRAFIA
265
(Basilio), Enrico Glori (il maggiordomo), Aldo Giuffré (il ~ey di Aga-
pur), Gianni Appelius (Bubi), Toni Ucci (Pupetto Turaccìolo). Ppp.: Figaro qua... Figaro là, 1950 (bn). R.: Carlo Ludovico Bragaglia. Sg. e se.:
16/12/1949. Vittorio Metz, Marcello Marchesi, Age, Scarpelli. P: Giovanni Amati per
Golden Films. I.: Totò (Figaro), Isa Barzizza (Rosina), Gianni Agus
Totò le Mokò 1949 (bn). R: Carlo Ludovico Bragaglia. Sg.: da un'idea di (conte di Almaviva), Guglielmo Barnabò (il governatore), Renato Ra-
Arduino Majuri. Se.: Vittorio Metz, Scarpelli, Alessandro Continenz~'.P: scel (don Alonzo) , Franca Marzi (Consuelo), Luigi Pavese (Pedro), Iole
Forum Film. I.: Totò (Antonio Lumaconi), Gianna Maria Canale (VIV1a- Fierro (Colomba), Pietro Tordi (Fiorello), Ugo Sasso (un bandito), Ma-
ne de Valance), Carlo Ninchi (pepé le Mokò), Carla Calò (Sulein::a), rio Silettì (il giudice), Mario Castellani (un attore), Flora Torrigiani
Franca Marzi (Odette), Elena Altieri (Nancy), Luigi Pavese (Françoìs), (una ballerina). Ppp.: 12/10/1950.
Mario Castellani (Za La Mortadelle), Enzo Garinei (La Tulipe), Armando
Migliari (Claude), Gianni Rizzo (guida della casba), Marcella Rovena 1òtotarzan, 1950 (bn). R: Mario Mattolì, Sg.: Vittorio Metz. Sc.: Vittorio
(Sara), Flora Torrigiani (la ballerina). Ppp.: 20/12/1949. Metz, Marcello Marchesi, Age, Scarpelli, Mario Mattoli. P: CDI. I.: Totò
(Antonio della Buffas), Marilyn Buferd (Iva), Bianca Maria Fusari (Mar-
Totò cerca moglie, 1950 (bn). R: Carlo Ludovico Bragaglia. Sg. e se.: Vit- ta), Alba Arnova (Sonia), Vira Silenti (Dora), Luigi Pavese (il procura-
torio Metz, Age, Scarpelli, Alessandro Continenza. P: Raffaele Colamo- tore generale), Adriana Serra (sua moglie), Luisa Poselli (la maestra),
nicì e Umberto Montesi per Forum Film. I.: Totò (Totò), Mario Castel- Mario Castellani (Stanis Martinez), Tino Buazzelli (Spartaco), Galeazzo
lani (Castelluccio), Aroldo Tieri (Pippo), Marìsa Merlini (Luisa~, .Ave Benti (istruttore paracadutista), Vinicio Sofia (barone Rosen), Enrico
Ninchi (Agata), Elvy Lissiak (Teresa), Anna Maestri (la negra), LUI~I Pa~ Luzi (avvocato Finotti), Rino Tognaccini (Bongo), Guglielmo Inglese
vese (cav. Bellavista), Marcella Rovena (signora Bellavista), Vira SIlen~ (il capostazione barese), Mario Siletti (maggiordomo), Guglielmo Bar-
(Matilde Bellavista), Enzo Garinei (Severino Bellavista), Zoe Incro~a nabò (colonnello paracadutista), Nico Pepe (avvocato Micozzi), Giaco-
(Norìna), Nerio Bernardi (il dentista), Paul Muller (Z15 lo zoppo), GIO- mo Furia (il cuoco), Eduardo Passarelli (controllore), Totò Mignone
vanna Galletti (l'agente K8), Nino Marchesini (l'ambasciatore), Fr~nca (un ferroviere), Alberto Sorrentino (l'usciere), Bruno Corelli (portiere
Tamantini (impiegata dell'agenzia Fido), Annie Sommers (Adelma), dell'albergo), Nino Vingelli (il capostazione napoletano), Clara Bindi
Bruno Cantalamessa (cliente del dentista), Mario Meniconi (Giusep- (la signora col cappello di frutta), Carlo Croccolo (lo sposino), Rìccar-
pe). Ppp.: 15/03/1950. do Billi (il capostazione siciliano), Ughetto Bertucci (il capostazione
romano), Ciro Berardi (il commissario), Sofia Lazzaro [Loren] (un'am-
Napoli milionaria, 1950 (bn). R: Eduardo De Filipp~. Sg.: d.al:a comme- miratrice di Tarzan). Ppp.: 31110/1950.
dia omonima di Eduardo De Filippo, 1948. Sc.: PIero Tellini, Eduar
De Filippo, Arduino Majuri. P: Teatri della Farnesina, Eduardo De ~ili sei mogli di Barbablù, 1950 (bn). R: Carlo Ludovico Bragaglia. Sg.: Lu-
po. I.: Totò (Pasquale Miele), Eduardo De Filip~o (Ge~naro Jo do Brenno, Bruno Caravagni. Se.: Bruno Caravagni, E. M. Ricci, Vitto-
Leda Gloria (sua moglie Amalia), Delia Scala (Mana Rosana, loro fi~ rio Metz, Marcello Marchesi, Age, Scarpelli, Steno, Mario Monicelli e al-
Gianni Glori (loro figlio), Carlo Ninchi (il brigadiere), Dante Maggio m. P: Giovanni Amati per Golden Films. I.: Totò (Totò EspositolNick
pìzzaiolo), Titina De Filippo (Adelaide), Laura Gore (signora Spasi Parterj, Isa Barzizza (Lana Ross), Mario Castellani (Ami1careIPatson),
Mario Soldati (ragionier Spasiani), Aldo Giuffré (Federico), Carlo Carlo Ninchi (Nick Parter), Tino Buazzelli (Ladislao ZichettilBarbablù),
zoni (sergente americano), Michael Tor (uffic~ale americano c:m Aldo Bufi Landi (patson), Luigi Pavese (Lukas), Erminio Spalla (auti-
sta), Eduardo Passarelli (impresario delle pompe funebri), Silva Fazi
no), Pietro Carloni (Enrico Settebellezze), Mano Prera (Pe~pe o.
co), Rosita Pisano (Assunta), Concetta Palumbo (la figlia mmore di (Domenica), Franco Iamonte (Pecorino), Nino Marchesini (ispettori),
vìne), Carlo Giuffré (Ernesto). Ppp.: 21/09/1950. Enzo Garinei (un paesano), Anna Di Lorenzo (una cameriera), Sofia
Lazzaro [Loren] (una donna rapita). Ppp.: 10/11/1950.
266 LA UNGUA IN GIOCO FILMOGRAFIA
267
Totò sceicco, 1950 (bn). R: Mario Mattoli. Sg. e sc.: Vittorio Metz, Marcello
Romanelli), Mario Castellani (un amico di Totò), Eduardo Passarelli
Marchesi, Age, Scarpelli. P.: Manenti Film. I.: Totò (Antonio Sapore), Ta-
(l'avvocato Peppino Espinaci), Giulietta Masina (una dei Romanelli),
mara Lees (Antinea), Aroldo Tieri (marchese Gastone), Laura Gore
Bice Valori (la domestica), Mario Mazzarella (il suo fidanzato), Arturo
(Lulù), Ada Dondini (la marchesa), Kikì Urbani (una danzatrice), Cesare
Bragaglia (il nonno), Gildo Bocci (un uomo infuriato), Alberto Sorren-
Polacco (Mohamed), Arnoldo Foà (il matto), Mario Castellani (il colon-
tino (il cliente di Totò), Isa Barzizza (Amelia), Galeazzo Benti (il suo fi-
nello), Riccardo Billi (un arabo), Ubaldo Lay (il maggiore della legione danzato). Ppp.: 17/10/1951.
straniera), Carlo Duse (un beduino), Carlo Croccolo (cameriere), Ughet-
to Bertucci (Ludovico), Raimondo Vianello (un ufficiale), Giacomo Furia
Guardie e ladri, 1951 (bn). R: Steno, Mario Monicelli. Sg.: Piero TeIlini. Se.:
(un legionario), Aldo Giuffré (un legionario). Ppp.: 30/11/1950. Vitaliano Brancati, Aldo Fabrizi, Ennio Flaiano Ruggero Maccari Steno
Mario Monicelli. P.: Ponti-De Laurentìis, Golcten Films. I.: Totò' (Ferdi~
47 morto che parla, 1950 (bn). R.: Carlo Ludovico Bragaglia. Sg.: dalla
nando Esposito), Aldo Fabrizi (brigadiere Lorenzo Bottoni), Ave Ninchi
commedia omonima di Ettore Petrolini e Silvano d'Arborio, 1918, e
(Giovanna Bottoni), Pina Pìovanì (Donata Esposito), Rossana Podestà
dall'Avaro di Molière. Sc.: Vittorio Metz, Marcello Marchesi, Age, Scar- (figlia di Bottoni), Ernesto Almirante (il padre di Esposìto), Wìlliam C.
pelli. P.: Pro Films, PFC. I.: Totò (Antonio Peletti), Silvana Pampanini
Tubbs (l'americano truffato), Aldo Giuffré (il compare di Esposito), Ma-
(Marion Bonbon), Adriana Benetti (Rosetta), Carlo Croccolo (Gondra-
rio Castellani (il tassista), Carlo Delle Piane (un figlio di Esposito), Pietro
no), Dante Maggio (Dante Cartoni), Arturo Bragaglia (il sindaco), Tìna
Carloni (il comissario), Gino Leurini (Alfredo). Ppp.: 29/11/1951.
Lattanzì (moglie del sindaco), Aldo Bufi Landi (Gastone), Eduardo Pas-
sarelli (il farmacista), Mario Castellani (Bertrand de Tassiny), Gildo a colori, 1952 (c). R: Steno. Sg.: Steno, da riviste di Michele Galdie-
Bocci (il macellaio), Franco Pucci (il medico). Ppp.: 22/12/1950. ri (Volumineide, 1942; C'era una volta il mondo, 1947). Sc.: Age,
Scarpelli, Mario Monicelli, Steno. P.: Ponti-De Laurentiis, Giovanni
Totò terzo uomo, 1951 (bn). R: Mario Mattoli. Sg.: Mario Pelosi. Sc.: Vitto- Amati per Golden Films, Humanitas Film. I.: Totò (Antonio Scannagat-
rio Metz, Marcello Marchesi, Age, Scarpelli, Mario Pelosi. P.: Ponti-De
ti), Isa Barzizza (la signora del vagone letto), Rocco D'Assunta (Roe-
Laurentiis, Golden Films. I.: Totò (Pìetro/Paolo/Iotò), Carlo Campanini
co), Virgilio Riento (il maestro Tiburzi), Mario Castellani (l'onorevole
(Oreste), Franca Marzi (domestica di Paolo), Elli Parvo (moglie di
Cosimo Trombetta), Luigi Pavese (l'editore Tiscordi), Franca Valeri
lo), Fulvia Mammi (figliadi Pietro), Ada Dondini (madre di Gi~comer= (Giulia Sofia), Armando Migliari (il sindaco di Caianello), Galeazzo
to), Franco Pastorino (Giacometto), Aroldo Tieri (Anacleto), DIana Dci
Benti (Leopoldo), Fulvia Franco (Poppy), Alberto Bonucci (il regista
(Clara), Bice Valori (moglie di Pietro), Carlo Romano (commendaror sovietico), Vittorio Caprioli (il tenore balbuziente), Bruno Corelli (Ioe
Buttafava), Alberto Sorrentino (Giovannino), Mario Castellani (Marioj, Fellecchia), Guglielmo Inglese (il giardiniere), Carlo Mazzarella (un
Guglielmo Inglese (il cancelliere), Enzo Garinei (Cicognetti), Ughene esistenzialista), Anna Vita (un'esistenzialista). Ppp.: 08/04/1952.
Bertucci (un cacciatore), Bruno Lanzarini (il pretore), Gustavo Mdcii
Vecchi (lo scemo), Totò Mignone (il maresciallo), Pina Gallini (dome- e i re di Roma, 1952 (bn). R: Steno, Mario Monicelli. Sg.: dai raccon-
stica di Pietro), Aldo Giuffré (avvocato). Ppp.: 23/09/1951. La morte dell'impiegato e Esami di promozione di Anton Cechov,
unico Quale onore! di Peppino De Filippo, 1931, e da un sog-
Sette ore di guai, 1951 (bn). R: Vittorio Metz, Marcello Marchesi. Sg.: originale di Dino Risi. Sc.: Ennio De Concini, Mario MoniceIli, Ste-
la farsa 'Na criatura sperduta di Eduardo Scarpetta, 1899. Sc.: Vitt P.: Golden Films, Humanitas Film. I.: Totò (Ercole Pappalardo), An-
Metz, Marcello Marchesi, Age, Scarpelli, Eduardo Passarelli, Al Carena (sua moglie Armida), Giovanna Pala (Ines), Anna Vita (la fì-
Vecchietti. P.: Golden Films, Humanitas Film. I.: Totò (TotÒ De P maggiore), Eva Vaniceck (Susanna), Ada Mari (la figlia minore), Al-
le), Clelia Matania (sua moglie Angelina), Carlo Campanini (uno Sordi (il maestro Palocco), Ernesto Almirante (Dio), Giulio Stival
LA LINGUA IN GIOCO
FILMOGRAFIA 269
268
(Peppino): Dino Curcio (Michele), Ignazio Balsamo (Luigi), Nicola
(Langherozzi Schianchi), Lilia Landi (una contessa), Gianni Glori (Gior- Maldacea jr, (Salvatore), Giacomo Furia (un secondino), Guglielmo In-
gio), Aroldo Tieri (pietrucci), Giulio Cali (suonatore di tromba), Marisa gl~se (un ~alegname becchino), Valeria Moriconi (una bagnante), Totò
Fimiani (una prostituta), Francesca Pietrosi (una prostituta), Italia Mar- Mignone (d professore di turco). Ppp.: 16109/1953.
chesini (signora Sconocchia),Giulio Battiferri (guardiano del paradiso),
Armando Annuale (musicista), Mario Maresca (Trifossi), Eduardo Passa- Una di ~uelle, 1953 C?n). Successivamente uscito anche col titolo Totò,
relli (un esaminatore), Paolo Ferrari (un esaminatore), Pietro Carloni (il Peppino e... una dz quelle. R: Aldo Fabrizi. Sg.: Aldo De Benedetti da
capufficio), Nino Milano (impiegato), Amedeo Girard (usciere dell'al- una nove~a.di Giorgio Bianchi. Se.: Aldo De Benedetti, Aldo Fabrizi. P.:
bergo). Ppp.: 15/10/1952. Aldo Fabrizi per Alfa Film XXXVII, Enzo Cossa per Rosa Film. 1.: Totò
(R~~c~), Lea .Padovani (Maria), Peppino De Filippo (Martino), Aldo Fa-
Totò e le donne, 1952 (bn). R.: Stena, Mario Monicelli. Sg.: Age, Scarpelli b~zI. (11 medico), Laura~ore (..~nnie), Alberto Talegalli (l'autista pro-
SC.: Age, Scarpelli, Steno, Mario Monicelli. P.: Rosa Film. L: Totò (Filip- VInCIale),. N.ando Bruno (Il tassista), Pina Piovani (la portiera), Mario
po Scaparro), Ave Nìnchì (sua moglie Giovanna), Giovanna Pala (loro Castellani (Il farmacista). Ppp.: 08/10/1953.
figlia), Peppino De Filippo (dottor Desideri), Lea Padovani (la prostitu-
ta del tabarin), Clelia Matania (la cameriera Carolina), Pina Gallini .. II più c~mico sl!ett~colo del mondo, 1953 (c). R: M~rio Mattoli. Sg. e se.:
gnora con pelliccia), Primarosa Battistella (Antonietta), Franca Falcfu?&ì Mano Momce1h,
M . P. An Alessandro
. Continenza ' Italo De Tuddo , Ruggero
(amante di Scaparro), Mario Castellani (Carlini), Carlo Mazzarella • accano .: . tomo Altoviti per Rosa .Film, L: Totò (Tottons/sua ma-
presentatore), Mimmo Poli (infermiere), Carlo Vanzina (Filippo neo~ dre), May Britt (la domatrice May), Franca Faldini (la soubrette Do-
to). Ppp.: 20/12/1952. roth'y)' Mark Lawren~e (Mark, il proprietario del circo), Alberto Sor-
rentmo (Basna~), Tama Weber (la trapezìsta Tania), Mario Castellani (il
L'uomo, la bestia e la virtù, 1953 (c). R.: Steno. Sg.: dalla commedia domat~re ~1/I1 ?~rucchiere Lucio), Enzo Garinei (il presentatore),
nìma di Luigi Pirandello, 1919. Se.: Steno, Vitaliano Brancati, _Salvo Libassi (poliziotro), Enrico Vìarìsio (presentatore del film) Ppp.:
Flaiano, Antonio Pietrangeli, Vincenzo Talarico, Jean Josipovici, 12/11/1953. . ..
Fulci. P.: Antonio Altovìti per Rosa Film. 1.: Totò (professar Paoli
. Vico), Orson Welles (il capitano Francesco Perrella), Viviane Ro patente, 1954 (bn) . Episodio di Questa è la vita. R: Luigi Zampa. Sg.:
(sua moglie Assunta), Clelia Matania (Grazia, la cameriera dei Pe dalla novella ~mo01ma di Luigi Pirandello. Se.: Vitaliano Brancati, Luigi
Franca Faldini (Mariannina), Italia Marchesini (Rosaria), Mario C~ ~pa. P.: Fehc~ Zappulla. per Fortunìa Film. 1.: Totò (Rosario Chiar-
ni (il medico), Salvo Libassi (il timoniere), Carlo Delle Piane (uno dllar?) , Armema Baldu~C1. (s~a .figlia Rosinella), Anita Durante (sua
dente), Giancarlo Nicotra (il figlio del capitano). Ppp.: 09/05/1953. mo~l1e), M~no C~tella01 (Il giudìce), Nìno Vingelli (il venditore di pe-
_dI): Attìlìo Rapisarda (l'usciere), Fiorella Marcon e Isabella Nobili (fi-
Il turco napoletano, 1953 (c). R.: Mario Mattoli. Sg.: dalla farsa 'Nu di Chiarchiaro). Ppp.: 03/02/1954.
napulitano di Eduardo Scarpetta, 1888. Se.: Alessandro Co
Ruggero Maccari, Italo De Tuddo, Mario Monicelli. P.: Rosa la lib~rt~ ...?, 1954 (bn). R: Roberto Rossellini. Sg.: Roberto Rosselli-
Film. L: Totò (Felice Sciosciammocca), Isa Barzizza (Giulietta S:.: VItaliano Brancati, Ennio Flaiano, Antonio Pietrangeli, Vincenzo
Campanini (don pasquale Catone), Mario Castellani (onoreV' co.
. P.: Carlo Ponti e Dino De Laurentiis per Lux Film' G'lOvanm.
chetellì), Franca Faldini (Angelica), Aldo Giuffré (Faina), Prima ti per ?olden Films. 1.: Totò (Salvatore Lojacono), Leopoldo Trieste
tistella (Lisetta), Amedeo Girard (don Ignazio), Enzo Turco ( o Piperno), Vera Molnar (Agnesina), Nyta Dover (la maratoneta
luccio), Anna Campori (Concettella), Christiane Dury (Marion danza), Franca Faldini (Maria), Giacomo Rondinella (un carcerato),
Sofia (il vero turco), Peppino De Martino (il barone), Mario
270 LA LINGUA IN GIOCO FLLMOGRAFIA
271
Ugo D'Alessio (un giudice), Fernando Milani (Otello Torquati), Euge~io
Orlandi (Romolo Torquati), Augusta Mancini (Teresa), Giacomo Gabriel- Sanjust, Félicien Marceau. P.: Rizzoli Film, Francinex (Francia), Franco
li (Torquato Torquati), Andrea Compagnoni (Nandino), Vincenzo 'Ialari- London Film (Francia). 1.: Totò (Tapioca), ]ean-Claude Pascal (Gasto-
co (avvocato della difesa), Mario Castellani (avvocato dell'accusa), Ine.s ne), Gino Bramieri (Edmondo Ornano), Simone Simon (sua moglie
Fiorentini (Amalia), Thea Zubin (Dea), Pasquale, Nino e Fortunato MI- Noris), Giovanna Ralli (la cameriera Marietta), Mario Castellani (l'avvo-
siano (tre pensionanti), Fred e Aronne (ballerini). Ppp.: 25/02/1954. cato), Memmo Carotenuto (il maggiordomo), Lauro Gazzolo (il Pub-
blico Ministero), Camillo Pilotto (presidente del tribunale), Virgilio
La macchina fotografica, 1954 (bn). Episodio di Tempi nostri (Zib~ldone Riento (commissario), Carletto Sposito (un secondino), Laura Gore,
n. 2). R: Alessandro Blasetti. Sg.: Age, Scarpelli. Sc.: Age, Scarpellì, Ales- Bice Valori, Dina PerbelIini (tre amiche di Noris), Nino Milano (il vice-
sandro Continenza. P.: Cines, Lux Film, Lux Compagnie Cìnématographì- commissario), Achille Majeroni (un industriale), Nico Pepe (un indu-
que de France (Francia). 1.: Totò (Dionillo), Sophia Loren (la ragaz~), striale), Claudio Ermelli (avvocato), Turi Pandolfini (un inventore), Sal-
Silvio Bagolini (il ladro), Mario Castellani (il barista). Ppp.: 16/03/19)4. vo Libassi (il salumiere), Amalia Pellegrini (testimone), Adriana Bisac-
cia (una cameriera). Ppp.: 27/0911954.
Miseria e nobiltà, 1954 (c). R: Mario Mattoli. Sg.: dalla farsa 0n:onima di
Eduardo Scarpetta, 1888. Sc.: Mario Mattoli, Ruggero Maccan. P.: ~arlo . cerca pace, 1954 (bn). R: Mario Mattoli. Sg.: da una commedia di
Ponti e Dino De Laurentiis per Excelsa Film. 1.: Totò (Felice Scìosciam- Emilio Caglieri. Se.: Ruggero Maccari, Vincenzo Talarico, Emilio Caglie-
mocca), Dolores Palumbo (sua moglie Luisella), Sophia Lore.n (Ge~ ri, Mario Mattoli. P.: Rosa Film, Titanus. 1.: Totò (Gennaro Piselli), Ave
ma), Valeria Moriconi (Pupella), Enzo Turco (Pasquale), ~i~nnt cav~: Ninchi (sua moglie Gemma), Isa Barzizza (Nella), Paolo Ferrari (il
ri (don Gaetano), Carlo Croccolo (Luigino), Franca Faldini (la mod:s~ commesso), Enzo Turco (Pasquale), Gina Amendola (Adele), Corrada
Nadia), Liana Billi (Concetta), Giuseppe Porelli (il marchese Ottavi De Majo (Rosina), Cristina Fanton (Mirella), Giovanni Nannini (Cele-
Franco Sportelli (il maggiordomo), Vera Nandi (la camerier~), .Fr stino), Gabriella Ugolini (sorella di Celestino), Cesarina Cecconi (ma-
Pastorino (il marchesino), Franco Melidoni (Peppiniello), Grulla dre di Celestino), Vincenzo Talarico (l'avvocato), Nino VingelIi (il ca-
doni (Bettina), Enzo Petito (don Gioacchino), Dino Curcio (Biase meriere), Ughetto Bertucci (un testimone), Renzo Biagiotti (Oscar Ca-
no Di Napoli (il portiere), Nicola Maldacea jr. (lo sposino), Leo B porali), Franco Caruso (il dottore), Gianni Partanna (un giocatore alle
corse). Ppp.: 20/10/1954.
e Franco Caruso (due cafoni). Ppp.: 08/04/1954.

Il medico dei pazzi, 1954 (c). R: Mario Mattoli. Sg. Dalla farsa 'o 1jJo, 1954 (bn). Episodio di L'oro di Napoli. R: Vittorio De Sica. Sg.:
are Zavatrìnì, dal racconto Trent'anni, diconsi trenta di Giuseppe
co de' pazze di Eduardo Scarpetta, 1908. Se.: Ruggero Maccarì,
cenzo Talarico, Totò, Mario Mattoli. P.: Carlo Ponti Cinematografi otta, dal libro L'oro di Napoli, 1947. Sc.: Cesare Zavattini, Giusep-
Marotta, Vittorio De Sica. P.: Ponti-De Laurentiis. 1.: Totò (Saverio
Totò (Felice Sciosciammocca), Tecla Scarano (sua moglie Con
lr'e:trillo), Lianella Carell (sua moglie Carolina), Pasquale Cennamo
Maria Pia Casilio (Margherita, loro figlia), Franca Marzi (signora
Carmine ]avarone), Agostino Salvietti (il salumiere), Nino Vingel-
di), Aldo Giuffré (Ciccillo), Vittoria Crispo (Amalia), M~ri~ Cast guappo). Ppp.: 03/12/1954.
(signor Cristaldi), Carlo Ninchi (l'attore), Nerio Bern~rdl. (Il cO:t,
lo), Giacomo Furia (Michele), Nora Ricci (Rosina, figlia di Amalia),
Carolina, 1955 (bn). R: Mario Monicelli. Sg.: Ennio Flaiano. Sc.: Age,
pella Maggio. Ppp.: 13/09/1954.
. elli, Rodolfo Sonego, Mario Monicelli. P.: Rosa Film. 1.: Totò (Anto-
Caccavallo), Anna Maria Perrero (Carolina), Gianni Cavalieri (il par-
I tre ladri, 1954 (bn). R': Lìonello De Felice. Sg.: dal romanzo om~
l, Maurizio Arena (il ladro), Arnoldo Foà (il commissario), Fanny
Umberto Notarì, 1921. Sc.: Lionello De Felice, Franco Brusati,
i (una prostituta), Mario Castellani (Goffredo Barozzoli), Rosita
272 LA UNGUA IN GIOCO FILMOGRAFIA
273
Pisano (signora Barozzoli), Enzo Garinei (Rinaldi), Claudio Guido Ago-
dolfini (un cliente del barbiere) Marcherì .
stinelli (il padre di Caccavallo), Tina Piea (un'ammalata), Nino Vingelli (il gìo Raimondi (Valerio). Ppp.: 30ìll/1i~~nta Antuorì (Assuntina), Ser-
brigadiere), Giovanni Grasso (vicecommissario). Ppp.: 02/03/1955.
Destinazione Piovarolo, 1955 (b ) R' D .
Totò all'inferno, 1955 (bn e c). R: Camillo Mastrocinque. Sg.: Antonio de tini. Se.: Domenico Paolella L~~ B~nvOme?lC~ Paolella. Sg.: Gaio Fra-
Curtis. Se.: Vittorio Metz, Francesco Nelli, Mario Mangini, Italo De 'Iud- no Strucchi. P.: Lux Film Isidoro B e~utl, Piero De Bemardi, Stefa-
do, Lucio Fu1ci, Totò, Camillo Mastrocinque. P.: Excelsa Film, Carlo p~)ll­ Totò (Antonio La Quagli~) Ma' Mrogl~l .e Renato Libassi per DDL. I.:
ti Cinematografica. I.: Totò (Antonio Marchi), Maria Frau (Cleopatra), c. ' nsa eruru (sua mo l' S )
raro (Mariuccia, loro figlia) Paol S g le ara, Irene Ce-
Dante Maggio (pacifico), Franca Faldini (Maria), Fulvia Franco (la dirim- ca (Beppa) N' B . : . ? toppa (onorevole Gorini) Tina Pi-
, mo esozzi (11 mmlstro) E Al' '
pettaia), Ubaldo Lay (Belfagor), Nerio Bernardi (Satana), Mario Castella-- no morente), Arnoldo Foà (il d "m~sto. mirante (il garibaldi-
ni (Cri Cri), Maja]usanova (Miss Angoscia), Mario Pisu (Tolomeo), V'm- Fassi) Nando Bruno il po esta), Ennco Viarisio (onorevole De
cent Barbi (Al Capone), Erica Sendecher (Luisa), Aldo Giuffré (Minas- como'Furia e Carlo M(azzsaagrlelstano), Leopoldo Trieste (ispettore), Gia-
re a (segretari degl' l'
se), Gustavo Giorgi (Mustafa), Giulio Calì (Caronte). Ppp.: 16/03/1955, ci. Ppp.: 16/12/1955. I onorevo l), Zoe Incroc-

Siamo uomini o caporali, 1955 (bn). R: Camillo Mastrocinque. Sg.: 11 coraggio, 1955 (bn). R: Domenico p 1 11
tonio de Curtis. Sc.: Vittorio Metz, Francesco Nelli, Mario Mangini, l'atto unico omonimo di A ao e a. Sg.: Antonio de Curtis dal-
ugusto Novelli 1913 S Ed
millo Mastrocinque, Totò. P.: Lux Film. I.: Totò (Totò Esposito), P Marcello Marchesi Riccardo M . ' .. c.: oardo Anton,
Stoppa (il capocomparse/ìl milite fascista/il direttore del Lager!l'u scovini Anronìo de' C . p. ~ntonl, Marcello Clorciolini, Carlo Mo-
, UrtlS..: Isìdoro B ' .
le americano/il direttore della rivista/l'industriale), Fiorella Mari I.: Totò (Gennaro Vaccariello) Gino ~~gg~ e R~n~to Libassi per DDL.
nia), Mara Werlen (Mimì), Agnese Dubbini (sua madre), Franca F Galter (sua figlia), Gianna Marid Canal fV1 (~nstlde P~oloni), Irene

(la giornalista), Nerio Bernardi (lo psicologo), Gino Buzzanca (il briele Tinti (il figlio maggio d" V; e. (Susy, 1amante di Paoloni), Ga-
Ioni) Bruna vecchio (l re I. accanello), Paola Barbara (Anna Pao-
sta), Loris Gizzi (il tenore), Vincent Barbi (il segretario ameri , a segretana) Eme t Al . .
Henry Vidon (medico tedesco), Rosita Pisano (signora Ossobuco Leopoldo Trieste (l'am . . ' s o mirante (ZIO Salvatore)
mmlstratore) Anna C '. '
nicio Sofia (signor Ossobuco), Mario Passante (sergente tedesco), Pistolini (un figlio di Vaccariell ) p' ampon (Gmevra), Sandro
o. pp.: 21/12/1955.
como Furia (Nerone), Gildo Bocci (un testimone), Sylva Koscina
spirante attrice). Ppp.: 24/08/1955. banda degli onesti, 1956 (bn) R , ' .
A..ge, Scarpelli. P.. Isidoro Brog·' .. Rcamtllo Mastrocmque. Sg. e se.:
(l\ntOnto . . gr e enato Libassi p DDL I '
Racconti romani, 1955 (c). R: Gianni Franciolini. Sg.: Sergio Ami Bonocore), Peppino De Fili . er ..: Totò
:omo Furia (Felice Cardoni), Giulia ~~~ .(GlUseppe Lo Turco), Gia-
la raccolta di racconti omonima di Alberto Moravia, 1954. Se.
~.maresciallo) Gabriele TInti (fi l' d' fil (Marcella), Nando Bruno
Amidei, Age, Scarpelli, Francesco Rosi, Alberto Moravia. P.:
Bonocore), Yoka Beretty (~~:l~n \ Bon~~ore), Anita Ciarli (madre
Theodoli per ICS, Cormoran Films (Francia). I.: 'Iotò (prof Lauro Gazzolo (il moribond e, ~Ulgl Pavese (ragionier Caso-
prini), Vittorio De Sica (avvocato Mazzoni Baralla), Franco F ci (il tabaccaio) Memmo C o), GUIdo Martufi (Riccardo), Gildo
varo), Silvana Pampanini (sua moglie Maria), Antonio Cifari 3/1956. ' arotenuto (aspirante portiere). Ppp.:
lo), Maurizio Arena (Mario), Giancarlo Costa (il bassetto),
Ralli (Marcella), Eloisa Cianni (Ines) , Nando Bruno (Amil
Pia Casilio (sua figlia), Mario Carotenuto (il commendatore),
lasc~a o raddoppia?, 1956 (bn). R: Camillo Mastr .
ono Metz, Marcello Marches' P.' E o:mque. Sg. e sc.:
fré (un giovane avvocato), Anita Durante (madre di Alvaro), . per Athena Cinematografic~ ~. Ti~~:n~.D;ont~tl(de Luigi Ca~pen-
'.. o uca Gagliardo
274 LA liNGUA IN GIOCO FILMOGRAFIA
275
della Forcoletta), Mike Bongiorno (sé stesso), Dorian ~ray ~~lène),
Totò e Marcellino, 1958 (bn). R: Antonio Musu. Sg.: Massimo Franciosa,
Valeria Moriconi (Elsa), Bruce Cabot (Nick Molise), Gabnele Tinti (Bru-
Pasquale Festa Campanile, dal racconto Una chitarra in Paradiso di
no) Carlo Croccolo (Camillo), Rosanna Schiaffino (Colom~a), ~dy
Carn a noli (sé stessa), Luigi Pavese (Anastasio), Vincent Barbi (~mlco
Massimo Franciosa. Se.: Massimo Franciosa, Pasquale Festa Campanile,
di N~k;, Rocco D'Assunta aoe Taccola), Elio Pandolfi (un camenere),
Diego Fabbri, Antonio Musu. P.: Luigi Rovere per Euro International
Films, CICC (Francia). L: Totò (il professore), Pablito Calvo (Marcelli-
Gisella Monaldi (Bice). Ppp.: 02/05/1956. no), Fanfulla (Alvaro), ]one Salinas (Ardea, la compagna di Alvaro),
Marianna Leibl (la contessa), Wandisa Guida (la maestra), Memmo Ca-
Totò, Peppino e... la malafemmzna, . 1956 (bn.) R'. .Camillo
.. Mastrocinque.
. d Curtis. rotenuto (Zeffirino). Ppp.. 22/04/1958.
S .: Nicola Manzari, dalla canzone Malafemmzna di Antonio e.
S~' Nicola Manzari Camillo Mastrocinque, Alessandro contm.~nza: Gambe d'oro, 1958 (bn). R: Turi Vasile. Sg.: Antonio Margheriti. Sc.: Anto-
Ed" do Anton Fr~cesco Thellung. P.: Isidoro Broggi e Renato. Li assi nio Margheriti, Turi Vasile. P.: Gilberto Carbone per Film Del Centauro,
ero a1.:
DDL. rTotò
, (Antonio Caponi), Peppino . De Filippo
I~ . (Peppino
. . Ca-
.
~Oni) C~
Titanus. L: Totò (barone Luigi Fontana), Rossella Como (sua figlia Car-
Dorian Gray (Marisa Florian), Teddy Reno (GIann.I), Vittoria la), Elsa Merlini (sua moglie Luisa), Scilla Gabel (Gianna), Paolo Ferrari
'.
spo (LUCia), .
Nino Man fre d'I (Raffaele)' Mario
. . Castellani (Mezzacapa),
. 956 (Aldo), Rosario Borelli (Franco), Memmo Carotenuto (Armando, l'alle-
Edoardo Toniolo (Remo), Corrado Annicelli (Il conte). Ppp .. 14/08/1 . natore), Dolores Palumbo (sua moglie), Giampiero Littera (Riccardo),
Turi Pandolfini (il sindaco), Luigi Pavese. Ppp.. 23/07/1958.
Toto, Peppino
. e l'fiuo riteeae M Sg.:.Vi[~
ò ò ' 1956 (bn). R: Camillo Mastrocinque.

t~rio Metz. Sc.: Edoardo Anton, Mario Amendola,. R~gger~ a:c: & l'soliti ignoti, 1958 (bn). R: Mario Monicelli. Sg.: Age, Scarpelli. Sc.. Age,
Isidoro Broggi e Renato Libassi per DDL, Mane~~1 Film. L ~oto ( t . Scarpelli, Suso Cecchi D'Amico, Mario Monicelli. P.: Franco Cristaldì
. ) Peppino De Filippo (Peppino), Titina De Filippo (Teresa), Do per Lux Film, Vides, Cinecittà. L: Totò (Dante Cruciani), Vittorio Gas-
mo
Gray, (figlia di Antonio), Franco Interlengh'I. (Alberto) , Memmo Ci sman (Peppe), Marcello Mastroianni (Tiberio), Renato Salvatori (Ma-
nuto (Ignazio), Mario Castellani (un bandito!, La~~erto Magg rio), Carla Gravina (Nicoletta), Claudia Cardinale (Carmela), Tiberio
(un bandito), Teddy Reno (sé stesso), Maria Pia Casilio (la domes Murgia (Ferribotte), Memmo Carotenuto (Cosimo), Rosanna Rory
Mimmo Poli (il cuoco). Ppp.: 21/12/1956. (Norma), Carlo Pisacane (Capannelle), Gina Rovere (Teresa), Mario De
Simone (il rigattiere), Mario Feliciani (il commissario), Mimmo Poli
Totò, Vittorio e la dottoressa, 1957 (b n ) .R'
. .Camillo
. Mastrocinque.
11 T
(un detenuto), Lella Fabnzì (Ada), Nino Marchetti (impiegato dell'a-
genzia dei pegni). Ppp.. 26/07/1958 ..
sc.: Vittorio Metz, Marcello Marchesi. P.: D~no Sabatello per !o. ")
Films Fernand Rivers (Francia), Gallus FI~ms (Francìa), Femx
(S ) I, Totò (Michele Spillone), Vittono De Sìca (marc~ese Peppino e le fanatiche, 1958 (bn). R: Mario Mattolì. Sg.: Age, Scar-
pagna. .. '1' ( d e di de Sc.: Age, Scarpelli, Steno, Ruggero Maccari. P.: Isidoro Broggi e
. de Vitti) Abbe Lane (Brigitte), Titina De Pìlìppo ma r.
no, .Ienato Libassi per DDL. I.: Totò (Antonio Vignanelli), Peppìno De Fi-
Agostino Salvietti (Gennaro), German Co b os (Otello) , PIerre "?v
po (Peppino Caprioli), Aroldo Tieri (lo psichiatra), Mario Riva (il ca-
(Romeo) Rafael Bardem (professor Vagoni), Franco C~op (
, . fficio), Diana Dei (sua moglie), Rosalia Maggio (moglie di Vignanel-
Dante Maggio (camenere), Tecla Scarano (zia Ada) 'Amelia
. . Perr.
.Alessandra Panaro (figlia di Vignanelli), Elena Borgo (moglie di Ca-
Ida), Darry Cowl (Egisto), Teddy Reno .(sé stesso), LUIgi Pa:es
]onny Dorelli (Carlo, figlio di Caprioli), Enzo Garinei (il giorna-
investigatore), Benedetta Rutili (infermiera): Artur~ ~raga~~la
Peppìno De Martino (Giovanni), Benedetta Rutili (cugina di Gio-
al comizio), Gianni Partanna (cliente del nzght), GIUlio Ca
Edda Ferronao (Brigitte), Yvette Masson (Trude), Fanfulla (Gia-
to), Amedeo Trilli (un malato). Ppp.: 23/12/1957. l'organizzatore della beneficenza), Totò Mignone (aiuto di Gia-
276 LA UNGUA IN GIOCO FILMOGRAFIA
277
cinti), Nadia Bianchi (Marietta), Giacomo Furia (cugino di Giovanni),
Renato Carosone e il suo complesso. Ppp.: 09/08/1958. P.: ]olly Film, Procinex (Francia), Hesperìa Films (Spagna). 1.: Totò
(Totò Scorcelletti), Abbe Lane (Eva), Mario Carotenuto (Raul), Giaco-
Totò a Parigi, 1958 (bn). R: Camillo Mastrocinque. Sg.: Vittorio Metz, Ro- mo Furia (Tobia), Louis De Funès (professor Francisco Montiel), ]osé
berto Gianviti. Se.: Vittorio Metz, Roberto Gianviti, René Barjavel. P.: Guardiola (losé) , Riccardo Valle (Pablo), Luna Pilar Gomez Ferrer
]olly Film, Gallus Films (Francia). L: Totò (Totò/marchese Gastone de (Gloria), Luigi Pavese (il commissario), Anna Maria Marchi (sua mo-
Chernantel Chateau Boìron), Sylva Koscina (Iuliette Marchand), Fer- glie), Francesco Mulè (Alonzo), Anna Maria Di Giulio (sua moglie), En-
nand Gravey (Duclos), Lauretta Masiero (amica del marchese/la zinga- zo Garineì (il suo amante), Anna Maestri (signora sul treno), Guido
ra), Philippe Clay (il maftre) , Paul Guers (Pierre), Tiberio Mitri (u~ Martufì (il copista), Gianni Partanna (il notaio), Silvia De Vietri (la ca-
meriera). Ppp.: 06/02/1959.
gangster), Luigi Pavese (prof. Calogero..Tempesta), Peppino De Marts-
no (maftre del night), Agostino Salvietti (custode del museo delle ce-
1. tartassati. 1959 (bn). R: Steno. Sg.: Vittorio Metz, Roberto Gianviti, Sc.:
re), Fanfulla (un signore nel treno), Mimmo Poli (il grasso~e ~el t~­
no), Francis Bianche (maggiordomo), Memmo Carotenuto (11 brigadìe- Vittorio Metz, Roberto Gianviti, Ruggero Maccari, Steno, Aldo Fabrizi.
P.: Mario Cecchi Gori per. Maxima Film-Compagnia Cinematografica,
re). Ppp.: 04/10/1958.
Cei-Incom, Champs Elysées Productions (Francia), Lambor Films
La legge è legge, 1958 (bn). R: Christian-]aque. Sg.: ]acqu~s Emman
(Francia), SNE Gaumont (Francia). 1.: Totò (cav. Torquato Pezzella), Al-
jean-Charles Tacchella. Se.: Christian-Iaque, Age, Scarpellì, ]acques
do Fabrizi (maresciallo Fabio Topponi), Miranda Campa (moglie di
(Fr:n
o

manuel, ]ean Manse. P.: Franco Cristaldi perVides, FilmsAriane Topponi), Katia Caro (figlia di Topponi), Luciano Marin (figlio di Pez-
zella), Louis De Funès (commercialista Ettore Curto) , Anna Campori
Filmsonor (Francia), France Cinéma Production (Francia). 1.: Toto (
(moglie di Pezzella), Ciccio Barbi (il brigadiere), Anna Maria Bottini
seppe La Paglia), Fernandel (Ferdinando Pastorelli), Nino ~esozzi (~
resciallo), Noél Roquevert (poliziotto francese), Leda GIona (Anto (Mara), Fernand Sardou (Ernesto), Ignazio Leone (guardia forestale),
Cesare Fantoni (il parroco). Ppp.: 09/04/1959.
moglie di La Paglia), Nathalie Nerval (moglie di Pastorelli), Luci~no
(Mario), Albert Dinam (capodoganiere francese), An~a Ma~a L
cambiale, 1959 (bn). R: Camillo Mastrocinque. Sg.: Vittorio Metz, Ro-
(Marisa), Henry Cremieux (suocero di Pastorellì), Rene Genìn (l.
berto Gianviti. Se.: Vittorio Metz, Roberto Gianviti, Giulio Scarnicci,
]ean Brochard (l'onorevole), Henry Arius (il sindaco). Ppp.: 27/10/1
Renato Tarabusi, Manlio Scarpelli, Luigi Magni, Federico Zardi. P.: ]olly
FIlm. I.: Totò (Cesare Posalaquaglia), Peppino De Filippo (Peppino Po-
Totò nella luna, 1958 (bn). R: Steno. Sg.: Steno, Lucio Fulci. Sc.:
quaglia), Aroldo Tieri (Bruscatelli), Vittorio Gassman (Michele), Er-
dro Continenza, Ettore Scola, Steno. P.: Mario Cecchi Gori per
minio Macarìo (Berto Lacandida), Ugo Tognazzì (Alfredo Balzarini),
Film-Compagnia Cinematografica, Mountfluor Films, Variety ~ilm.
Raimondo Vianello (Olimpio), Giogia Moll (Maria), Paolo Ferrari (Ot-
Totò (pasquale Belafronte), Sylva Koscina (sua figlia .Lidia), . U~
o Sylva Koscina (Odette), Lia Zoppelli (moglie di Balzarini), Luigi"
),

gnazzi (Achille), Luciano Salce (Von Braut), Sandra MIlo (Tatiana);


se (Temistocle Bisogni), Gina Rovere (Lola), Toni Ucci (impresa-
chard McNamara (Campbell), Agostino Salvietti (l'amministratore);
), Eduardo Passarelli (il pretore), Giacomo Furia (cancelliere), Lau-
nato Tontini (Vladimiro), ]im Dolen ('O Connor), Francesco M Nucci (una cliente). Ppp.: 26/06/1959.
vigile), Marco Tulli (un creditore), Ignazio Leone (un poliziotto),
como Furia (Bardi). Ppp.: 28/11/1958.
, 1959 (bn). R: Lucio Fulci. Sg. e se.: Lucio Fulci, Vittorio Vighi, Ma-
Onorati, Roberto Coscia, Nanny Loy Ottavio lemma. P.: Roberto
Totò, Eva e il pennello proibito, 1959 (bn). R: Steno. Sg.: Vittorio
itanì e Luigi Mondello per ICM-Produzione Film, Fénix Films (Spa-
Roberto Gianviti. Sc.: Vittorio Metz, Roberto Gianviti, Ruggero N
I.: Totò (commissario Gennaro Di Savio), Armando Calvo (Ioe
278 LA UNGUA IN GIOCO IFIU.IOGRAFIA
279
Castagnato), Giovanna Ralli (Maddalena), Enzo Turco (brigadiere La-
tonìo Di COSimo): Peppino De Filippo (prof Peppino Castagnano),
nocella), Fred Buscaglione (sé stesso), Renato De Simone (agente
Nadìa G~ay. (AmalIa), Maria Cristina Gajoni (la domestica Prassede),
americano),]uan]osé Menendez (fratello di Vincenzo), Rafael Luis Cal-
Aroldo Tierì (avvocato Vacchi), Gabriele Tinti (Pinuccio, fidanzato di
vo (zio di Vincenzo). Ppp.: 27/06/1959.
Pra~sede), Angela Luce (una ballerina), Mario Castellani (il preside)
LUCIano Bonanni (il tassista). Ppp.: 03108/1960. '
Arrangiatevi!, 1959 (bn). R: Mauro Bolognini. Sg.: dalla commedia Casa
nova... Vita nova di Mario De Majo e Vinicio Gioii, 1956. SC.: Leo Ben-
Fabrizi ~ i giovani d'oggi, 1960 (bn). R: Mario Mattoli. Sg. e se.: Ca-
venuti, Piero De Bernardi. P: Cineriz. 1.: Totò (nonno Illuminato), Pep-
stellano, Pipolo. P: Isidoro Broggi e Renato Libassi per DDi. L: Totò
pino De Filippo (Peppino Armentano), Laura Adani (sua moglie Maria),
(~av. Antonio Cocozza), Aldo Fabrizi (rag. Giuseppe D'Amore), Chri-
Maria Cristina Gajoni (loro figlia), Katia Caro (altra loro figlia), Marcello
strane Kaufmann (Gabriella), Geronimo Meynier (Carlo), Rina Morelli
Paolini (loro figlio), Mario Valdemarin (il fotografo), Achille Majeroni (il
(Teresa, moglie di D'Amore), Franca Marzi (Matilde, moglie di Cocoz-
nonno istriano), Enrico Olivieri (Salvatore Armentano), Federico Collino
(il monsignore), Giusi Raspani Dandolo (la madre istriana), Angelo Za-
:a-), Luigi Pa~es~ (commendator La Sarda), Carlo Pisacane (il nonno),
Serena ~er~Irosl (sorellina di Carlo), Angela Luce (Angela), Lìana Del
nolli (il pugile), Luigi De Filippo (un soldato), Lola Braccini (sora Gina),
Balzo (ZIa dì Gabriella), Esther Carloni (altra zia), Lella Fabrizi (l'ostes-
Vittorio Caprioli (Calamai), Franca Valeri (Siberia). Ppp.: 04/09/1959.
S~), Nando Angelini (commesso), Mimmo Poli (cliente della pasticce-
na): Oreste Li?nello (uno studente), Ughetto Bertuccì (tipografo), An-
Noi duri, 1960 (bn). R: Camillo Mastrocìnque. Sg. e se.: Dino Verde, Leo
tomo. Acqu~ (I uomo che mangia i cannoli), Salvo Libassi (Rigolini), Ni-
Chiosso. P: Ermanno Donati e Luigi Carpentieri per Athena Cinemato-
no MIlano (I! tassista), Nino Manfredi (voce narrante). Ppp.: 07/08/1960.
grafica, Ceì-Incom, L: Totò (l'algerino), Fred Buscaglione (Fred Born-
bardane), Paolo Panelli (Robinot), Scilla Gabel (la sìgaraìa joysett
di gioia, 1960 (bn), R: Mario Monicelli. Sg.: Suso Cecchi D'Amico
Lynn Shaw (Monique), Linda Sini (Barbara), Mario Castellani (Alì, il
da due racconti di Alberto Moravia (Risate di gioia e Ladri in chiesa):
gretario dell'algerino), Elio Pandolfi (Serafino), Luigi Pavese (un Sc.. Suso Cecchi D'Amico, Age, Scarpellì, Mario Monicelli. P: Silvio Cle-
niere), Gino Ravazzini (regista), Bice Valori (Genzianetta, la moglie
mentelli per ~ita~us. 1.: Totò (Umberto Pennazzuto detto Infortunio),
Robinot). Ppp.. 24/02/1960.
~na Magna?l (GI~ia Fabricotti detta Tortorella), Ben Gazzara (Lello),
Fred Clark (I amencano), Edy Wessel (Milena), Mac Roney (condutto-
Signori si nasce, 1960 (bn). R: Mario Mattoli. Sg.: Dino Falconi, Luigi
re della metr?politana), Toni Ucci (un amico di Milena), Carlo Pisaca-
ta. Sc.: Castellano, Pipolo, Edoardo Anton. P: Isidoro Broggi e R
~e ~n~nno di Tortorella), ]ohn Francis Lane (un cameriere), Fanfulla
Libassi per DDL, Manenti Film. L: Totò (barone Ottone Spinelli
tSP1ZZICO) , Marcella Rovena (padrona della pensione), Kurt Polter
;rran.z): Gian~i Bo~agura (il presenta~ore), Peppino De Martino (Co-
Ulivi detto Zazà), Peppino De Filippo (cav. Pio Spinelli degli Ulivi),
lo Croccolo (Battista), Liana Orfei (Titì), Angela Luce (Fedele), k
:ombl~l), Don Donka (la derubata), Gina Rovere (Mimì), Leopoldo Va-
Pavese (Bernasconi), Delia Scala (Patrizia), Riccardo Garrone sennnì (un Controllore). Ppp.: 13/10/1960.
Gino Buzzanca (il maresciallo), Nico Pepe (Binotti), Vera Nandi
glie di Battista), Renato Malavasi (un prete), Leopoldo Valen . _~erma è p~rduto, 1960 (bn). R: Sergio Corbucci. 5g.: Mario Guerra,
condino), Dori Dorika (Adelina), Lidia Martora Maresca (Maria L ano Martino, Sc.: Bruno Corbuccì, Giovanni Grimaldi, Dino De
Ppp.: 16/04/1960. P: Cineproduzione Erno Bìstolfì. L: Totò (Antonio Guardalavec-
Peppino De Filippo (Peppìno Colabona), Aroldo Tieri (l'ispetto-
Letto a tre piazze, 1960 (bn). R: Steno. Sg.: Lucio Fulci, Bruno .u","'a.,~, ee Matteo Rossi), Luigi De Filippo (Donato Cavallo), Alberto Lionello
torio Vighi. Sc.: Alessandro Continenza, Steno. P: Cineriz, L: maestro Mario Rossi), Mario Castellani (Amilcare), Lìa Zoppelli
280 LA liNGUA IN GIOCO FILMOGRAFIA
281

(Giulia), ]acqueline Pierreux (Teresa, moglie di Colabona), Luigi Pave- Peluffo), Nino Taranto (Camillo), Estella Blain (Diana, la figlia di Pe-
se (il direttore), Anna Campori (Italia, moglie di Guardalavecchia), Pie- IUff~), G:e~onin:o Meynier (Franco Malvasia, il suo fidanzato), Lia Zop-
tro De Vico (un cameriere), Renzo Palmer (Cavicchioni), Peppino De pellì (la direttrice del collegio), Ernesto Calindri (il commissario Ar-
Martino (l'antiquario), Enzo Petito (Napoleone), Rita Cuttica (la sposi- mando Malvasìa), Luigi Pavese (il padrone di casa), Oreste Lionello
na), Vittorio Vaser (Proietti), Solveig D'Assunta (Assunta), Nando An- (u.no studente), Ugo D'Alessio (Decio Cavallo), Renzo Palmer (lo sfa-
gelini (lo sposino), Alberto Talegalli (signore che protesta), Aldo Giuf- scìacarrozzej, Pietro De Vico (l'uomo dei piccioni), Carla Marcelloni
fré (un collega di Colabona e di Guardaiavecchia). Ppp.: 15/12/1960. (Paola), Peppino De Martino (il questore), Marcella Rovena (una pro-
fessoressa), Milena Vukotìc (una collegiale), Mario Castellani (un pro-
Totò, Peppino e... la dolce vita, 1961 (bn). R: Sergio Corbucci. Sg.: Lucio fe~sor~), ]ohn Kitzmiller (l'ambasciatore), Gino Buzzanca (il console),
Fu1ci, Steno. Sc.: Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi, Mario Guerra. E: Gianni Partanna (proprietario del night). Ppp.: 11/08/1%1.
Mario Mariani e Gianni Buffardi per MB Cinematografica, Cinemato-
grafica RI.RE. 1.: Totò (Antonio Barbacane/suo nonno), Peppino De Fi- l due marescialli, 1961 (bn). R: Sergio Corbucci. Sg.: Ugo Guerra Mar-
lippo (suo cugino Peppino Barbacane), Taina Beryll (Alice), Francesco cello Fondato, Alessandro 'Continenza, Bruno Corbuccì, Giovanni Gri-
Mulè (Gugo), Gloria Paul (Patrizia), Rosalba Neri (Magda), Antonio maldi, da un'idea di Antonio de Curtis. Se.: Alessandro Continenza
Pierfederici (Oscar, il drogato), Peppino De Martino (il ministro), Da- Bru,no Corbucci, Giovanni Grimaldi. E: Gianni Buffardi, Cineriz. I.;
niele Vargas (marchese Daniele Augusto Maria Fortebraccio Pitone), Toto (Antonio Capurro), Vittorio De Sica (maresciallo Vittorio Coto-
Giò Stajano (un omosessuale), Mara Berni (la moglie di Gugo), Dina ne), Gian.ni A~u~ (il podestà Pennica), Arturo Bragaglia (il parroco),
Perbellini (Luisa Giovanna), Giancarlo Zarfatì (Renatino), Irene Aloa Franco Giacobìnì (il ladro di polli), Elvy Lissiak (Vanda), Roland von
(Renata Francesca), Franco Rossellini (Franco), ]acqueline Pìerreus Barthrop (comandante Kessler), Olimpia Cavalli (la fidanzata di Coto-
(Jacqueline), Mario Castellani (il presidente), Mimmo Poli (un ladro), ne),. Mario ~urenti.no (il medico), Bruno Corelli (avvocato Benegatti),
Sergio Corbucci (il signore che aspetta al telefono pubblico). Pppc Ma:Io De Simone (Il derubato), Mimmo Poli (il postino), Mario Castel-
23/03/1961. lanì (un ladro), Edgardo Siroli (un miliziano), Inger Milton (Lia) Ric-
cardo Olivieri (Carlo). Ppp.: 21/12/1961. '
Sua eccellenza si fermò a mangiare, 1961 (bn). Uscito anche col
Dott. Tanzanella, medico personale del... fondatore dell'impero. 'lòtò contro ~aciste, 1962 (c). R: Fernando Cerchio. Sg.: Ottavio Poggi.
Mario Mattoli. Sg. e sc.: Vittorio Metz, Roberto Gianviti. E: Isid Se.: Ugo LIberatore, Bruno Corbuccì, Giovanni Grimaldi, Gastone Da
Broggi e Renato Libassi per DDL. I.: Totò (il ladro dotto 'Ianzanelìaj, Venezia. E: Ottavio Poggi per Liber Film, Wanguard Film. 1.: Totò (To-
Ugo Tognazzi (Ernesto), Virna Lisi (Silvia), Lauretta Masiero (Laurenaj, tokamen/su~ padre Sabakis), Nino Taranto (Tarantenkamen), Samson
Raimondo Vianello (il ministro), Mario Siletti (il conte), Lia Zoppelli Burk~ (MacIste~, ~adine ~~nders (faraona), Nerio Bernardi (faraone),
contessa), Nando Brunò (l'oste), Francesco Mulè (il commissario), Gabnella An~r~mI .(~efertltl), Luigi Pavese (proprietario del night), Ni-
torio Congia (il segretario del ministro), Pietro De Vico (il cameri no Marchettì (11 VIsIr), Carlo Taranto (l'assiro), Paolo Pieri (Kimen).
Salvo Libassi (il federale), Ignazio Leone (Gennarino),]ole Mauro Ppp.: 22/02/1962.
glia dell'oste), Ughetto Bertucci (un fascista), Totò Mignone (un
sta), Ely Drago (Gina), Tina Perna (la cameriera), Anna Campori 1òtò diabolicus, 1962 (bn). R: Steno. Sg.: Vittorio Metz Roberto Gianviti.
moglie dell'oste). Ppp.: 30/03/1961. Se.: Vittorio Metz, Roberto Gianviti, Marcello Fondato, Bruno Corbucci
G:iovanni Grimaldi. E: Gianni Buffardi, Titanus. 1.: Totò (Galeazzo/Sci~
TototruJfa '62, 1961 (bn). R: Camillo Mastrocinque. Sg. e sc.: Castel pione/CarlolLaudomia/AntoninolPasquale Bonocore), Raimondo Via-
Pipolo. E: Isidoro Broggi e Renato Libassi per DDL. 1.: Totò (Ant nello (Michelino detto Lallo), Nadine Sanders (Fiore), Luigi Pavese (il
282 LA LINGUA IN GIOCO FILMOGRAFIA
283

commissario), Mario Castellani (l'ispettore), Peppino De Martino (il no- Taranto (sergente maggiore Quaglia), Scilla Gabel (Iride), Toni Vcci
taio Cucuzza), Giulio Marchetti (l'investigatore privato), Franco Giacobi- (Mazzetta), Roland von Barthrop (maggiore Kruger), Adriana Facchet-
ni (un medico), Pietro De Vico (un paziente), Mimmo Poli (il postino), ti (Penelope), Gino Buzzanca (un greco), Giorgio Bixio (Gìobatta), Ni-
Paolo Ferrara (il direttore del carcere), Beatrice Altariba (Diana), Gianni no Terzo (La Padula). Ppp.: 21/12/1962.
Baghino (Gigi lo sfregiato), Antonio La Raina (aiuto di Scipione), Con-
salvo Dell'Arti (maggiordomo), Steno (il giardiniere). Ppp.: 06/04/1962. Il giorno più corto, 1963 (bn). R.: Sergio Corbucci. Sg.: Alessandro Con-
tinenza. Sc.: Giorgio Arlorio, Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi. P.:
Totò e Peppino divisi a Berlino, 1962 (bn). R.: Giorgio Bianchi. Sg.: Age, Goffredo Lombardo per Titanus, Cinecompar-Cinecompagnia Roma-
Scarpelli, da un'idea di Luigi Angelo e Luciano Ferri. Sc.: Alessandro na. 1.: Totò (un frate bersagliere), Franco Franchi (Franco Lo Grugno),
Continenza, Dino De Palma. P.: Mario Mariani per Cinex. 1.: Totò (An- Ciccia Ingrassia (Francesco Coppola), Walter Chiari (l'avvocato difen-
tonio La Puzza/sua zia monaca), Peppino De Filippo (Peppino Paglia- sore), Virna Lisi (Naja), Nino Taranto (Turi), Gino Cervi (Daini), Ugo
lunga), Nadine Sanders (Greta Canarinis), Luigi Pavese (un generale Tognazzi (Pecorino), Peppino De Filippo (Peppino), Raimondo Vianel-
russo), Peter Dane (un ufficiale americano), Dante Maggio (un maglia- lo (von Gassman). Ppp.: 14/02/1963.
ro), Robert Alda (Lo Bianco). Ppp.: 05/09/1962.
Totò contro i quattro, 1963 (bn). R.: Steno. Sg. e se.: Bruno Corbucci
Lo smemorato di Collegno, 1962 (bn). R.: Sergio Corbucci. Sg. e sc.: Gio- Giovanni Grimaldi. P.: Gianni Buffardi, Titanus. 1.: Totò (COmmissari~
vanni Grimaldi, Bruno Corbucci. P.: Gianni Buffardi, Euro Internatìoosi Antonio Saracino), Peppino De Filippo (Alfredo Fiore), Aldo Fabrizi
Films. 1.: Totò (lo smemorato), Nino Taranto (lo psichiatra Ademare (don Amilcare), Nino Taranto (Mastrillo), Erminio Macario (colonnello
Gioberti), Erminio Macario (Nicola Politi), Yvonne Sanson (Linda BaW- La Matta), Vgo D'Alessio (brigadiere Di Sabato), Mario Castellani (Lan-
larini), Araldo Tieri (l'avvocato Alessandro Zannini), Andrea vlJL'-';L%JM cettì), Rossella Como (sua moglie), Dany Paris (Iacquelìne), Ivy Olsen
(Rossetti), Mario Pisu (Dell'Orso), Pietro Carloni (Francesco Ballarinsj, (Durant), Nino Terzo (Pappalardo), Carlo Delle Piane (Pecorino), Moi-
Mario Castellani (Giorgio Ballarini), Elvy Lissiak (signora Polaci ra Orfei (Fiore), Gianni Agus (Cavallo), Mario De Simone (Spampina-
Franco Volpi (pubblico ministero), Riccardo Billi (un testimone), to), Piero Carloni (cognato di Lancetti). Ppp.: 07/03/1963.
co Viarisio (il ministro), Franco Giacobini (un giornalista), Gisella
(una giornalista), Gianni Rizzo (il ragioniere), Franco Ressel (un a li monaco di Monza, 1963 (bn). R.: Sergio Corbucci. Sg. e se.: Bruno Cor-
te pubblicitario), Antonio Acqua (presidente del tribunale), Mi bucci, Giovanni Grimaldi. P.: Walter Zarghetta e Franco Belotti per Glo-
Poli (un matto), Lina Alberti (una presunta moglie dello smernorat be Films International, Giovanni Addessi Produzione Cinematografica.
Consalvo Dell'Arti (il maggiordomo). Ppp.: 06/09/1962. l.: Totò (Pasquale Cicciacalda/don Manuel), Nino Taranto (Egidio), Er-
n:in~o.Maca~io (Mamozio), Lisa Gastoni (Fiorenza), Moira Orfei (suor
Totò di notte n. 1, 1962 (c). R.: Mario Amendola. Sg.: Bruno Corbuccì, Virginia), Giacomo Furia (Cecco), Mario Castellani (un nobile), Adria-
vanni Grimaldi, da un'idea di Castellano e Pipolo. Se.: Bruno Cor no Celentano (un frate), Don Backy (un frate), Carlo Delle Piane (l'o-
Giovanni Grimaldi. P.: Mario Mariani per Cinex, Incei Film. 1.: ste), Mimmo Poli (un frate grasso), Franco Ressel (l'ispettore della do-
(Ninì Chanticlair), Erminio Macario (Mimì Macò) , Gianni Agus gana), Fiorenzo Fiorentini (Smilzo). Ppp.: 20/03/1963.
presario francese). Ppp.: 25/10/1962.
JitJtò e Cleopatra, 1963 (c). R.: Fernando Cerchio. Sg. e sc.: Fernando Cer-
I due colonnelli, 1962 (bn). R.: Steno. Sg. e sc.: Bruno Corbucci, Gi chio, Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi. P.: Ottavio Poggi per Liber
ni Grimaldi. P.: Gianni Buffardi per Titanus. L: Totò -(colonnello Film, Euro International Films. 1.: Totò (Totonno/Marco Antonio), Ma-
nio Di Maggio), Walter Pidgeon (colonnello Timothy Henderson), gali Noél (Cleopatra), Franco Sportelli (Enobardo), Gianni Agus (Otta-
284 LA UNGUA IN GIOCO FILMOGRAFIA
285
vìo), Moira Orfei (Ottavia), Lia Zoppelli (Fulvia), Toni Ucci (Nason~),
segretaria Iris), Isa Crescenzi (un'inquilina), Linda Sini (la contessa),
Carlo Delle Piane (Cesarione), Mario Castellani (chirurgo), Ignazio
Luciano Marin (Franco, figlio di Cavalli), Carlotta Barilli (Luisa, moglie
Leone (Apollodoro), Pietro Carloni (Lepido), Adriana Facchetti (Pu-
di Franco), Franco Fabrizi (Sandrelli), Alberto De Amicis (il socio di
blia), Dada Gallotti (Carmiana), Diego Michelotti (un generale), Franco
Sandrelli), Mario Castellani (capitano Castelletti), Piero Morgia (auti-
Ressel (il siciliano), Nadine Sanders (un'ancella). Ppp.: 14/08/1963.
sta), Peter Martell (un ufficiale), Lina Albertì (una giocatrice), Marcella
Valeri (cassiera). Ppp.: 26/12/1963.
Vigile ignoto, 1963 (bn). Episodio di Le motorizzate. R.: Mari~o Gi~olami.
Sg.: Marino Gìrolami, Sc.: Tito Carpi, BeppeCosta. P: Marino Girolami
rotò contro il pirata Nero, 1964 (c). R.: Fernando Cerchio. Sg. e sc.: Ni-
per Marco Film, Chapalo Films (Spagna). 1.: Totò (Urbano Cacace), An-
no Stresa, Francesco Luzi. P: Ottavio Poggi per Liber Film. 1.: Totò 00-
na Campori (sua moglie), Gianni Agus (pubblico ministero), Liana Or-
sé), Mario Petri (il pirata Nero), Mario Castellani (il pirata Uncino),
fei (avvocato difensore), Mario Castellani (brigadiere), Gabriella An-
dreìnì (signora multata), ]ean Tìssìer (giudice), Marco Mariani (un av-
G~azia Maria Spina (Isabella), Aldo Giuffré (il luogotenente Burrasca),
Giacomo Furia (don Carlos), Pietro Carloni (il governatore), Aldo Bufi
vocato), Andrea De Pino (Nicolino). Ppp.. 15/08/1963.
Landi (Manolo), Franco Ressel (lo sfregiato). Ppp.: 27/03/1964 [Ve.:
25/08/1964J.
Totò sexy, 1963 (c). R.: Mario Amendola. Sg. e se.: Mario Amendola, Bruno
Corbucci Giovanni Grimaldi. P.: Mario Mariani per Incei Film, Cinex. L:
Totò (Ni~ì Chanticlair), Erminio Macario (Mimì Cocò), Mario Castellarà
Che fine ha fatto Totò Baby?, 1964 (bn). R.: Ottavio Alessi. Sg. e se.: Bru-
no Corbucci, Giovanni Grimaldi, Paolo Heusch, Ottavio Alessi. P.: Al-
(il secondino Umberto), Mimmo Poli (un recluso). Ppp.: 05/0911963.
berto Pugliese e Luciano Ercoli per Produzioni Cinematografiche Me-
diterranee. 1.: Totò (Totò Baby/suo padre), Pietro De Vico (Pietro), Mi-
Gli onorevoli, 1963 (bn). R.: Sergio Corbucci. Sg.: Bruno Corbucci, Gio,-
scha Auer (Mìscha), Ivy Holzer (Helga), Edy Biagetti (un'autostoppi-
vanni Grimaldi. Sc.: Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi, Renato
sta), Alicia Brandet (Inge) , Mario Castellani (direttore dell'orfanotro-
nardi, Vittorio Metz, Vittorio Vighi, Mario Guerra. P: Gianni Buffa.<i
fio), Alvaro Alvisi (commissario), Stelvio Rosi (un ospite), Peppino De
per ]olly Film. L: Totò (Antonio La Trippa), Franca Valeri (Bianca .Sere-
Martino (maresciallo), Renato Montalbano (postino), Gina Mascetti
ni), Peppino De Filippo (Giuseppe Mollica), Gino Cervi (Rossam
(moglie di Mischa), Clara Bindi (madre di Totò Baby), Franco Ressel
schi), Walter Chiari (Salvatore Dagnino), Aroldo Tieri (Saverio Fan
(un ufficiale), Piero Morgia (gelataio), Lina Alberti (una dama di ca-
poni), Franco Fabrizi (Robin), Riccardo Billi (il portiere), Memn:o rità). Ppp.: 29/06/1964.
rotenuto (il benzinaio), Stelvio Rosi (il biondino), Anna Campon
glie di La Trippa), Linda Sini (moglie di Rossani Breschi), Carlo ;ltmare è un po' morire, 1964 (bn). Episodio di Le belle famiglie. R: Ugo
bardi (presidente del PNR), Mario Castellani (segretario), Fiorenzo
Gregoretti. Sg.: Ugo Gregoretti. Sc.. Ugo Gregoretti, Steno. P: Giusep-
rentini (propagandista), Agostino Salvietti (maggiordomo), Mari? r, pe Colizzi per Archimede Films, Crono Film, Films Number One (Fran-
Simone (propagandista), Franco Giacobini (De Angelis), Carlo cia). 1.: Totò (Filiberto Comanducci), Sandra Milo (sua moglie Esme-
ne (un cittadino di Roccasecca), Luciano Salce (un invitato). ralda), ]ean Rochefort (Osvaldo), Adolfo Celi (il medico Della Porta).
11/10/1963. Ppp.: 26/12/1964.

Il comandante, 1963 (bn). R.: Paolo Heusch. Sg. e sc.: Rodolfo Sone . d'Arabia, 1965 (c). R.: ]osé Antonio de La Loma. Sg. e sc.: Bruno
Alberto Pugliese e Luciano Ercoli per Produzioni Cinemato Corbucrf, Giovanni Grimaldi. P: Producciones Cinematograficas Balca-
Mediterranee, Oreste Coltellacci per Incei Film. 1.: Totò (Anto . zar (Spagna), Alberto Pugliese e Luciano Ercoli per Produzioni Cine-
valli), Andreina Pagnani (sua moglie Francesca), Britt Marie Ek1uoo matografiche Mediterranee. 1.: Totò (mìster Totò, agente 008), Nieves
286 LA LINGUA IN GIOCO FILMOGRAFIA

287
Navarro (Doris), Georges Rigaud (sir Bains), Fernando Sancho (Alì El Riccardo Redi (l'ingegnere) F
Buzur), Mario Castellani (Omar El Bedu), Luigi Pavese (sceicco di Sha- Ppp.: 04/05/1966. ' rancesco Leonetti (la voce del corvo).
mara) , Luis Lopez Vasquez (Paco), Luis Cuenca (El Kasser) , Monica
Kolpek (la rossa). Ppp.: 10/02/1965. Operazione San Gennaro, 1966 c .' ..
Dino Risi. Sc.. Adriano Baracc~ )N~" Dino RiSI: Sg.: Ennio De Concini,
Amore e morte, 1965 (bn). Episodio di Gli amanti latini. R:. Mario Costa. no Risi. P.: Turi Vasile per Ult;a F~~M.a~~redl: Ennio De Concini, r».
Sg. e sc.: Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi. P.: Filmes Cinematografi- Cinématographique Lyre (Francia) ~~lC1ha .Cmematogr~ca, Société
ca, Euro International Films. L: 'Iotò (Antonio Gargiulo), Annie Goras- (don Vincenzo 'o fenomeno Ni' xy Frln: (GermanIa). 1.: Totò
sini (la francese), Mario Castellani (il signore della mutua), Eleonora detto Dudù), Senta Ber er ~a ~o Man~redl (Armandino Girasole
Morana (la signora Gargiulo), Michele Malaspina (il direttore), Angela Guardino (Iack) Pinucci~ Ar(d' g(~lleb)' Mano Adorf (Sciascillo), Harry
Minervini (la ragazza del certificato istologico), Nando Angelini (un Cl d ' la 1 arone) Vittor] C'
. au ine Auger (Concettina), U o Fan ' . la. nspo (Assunta),
collega), Consalvo Dell'Arti (un collega), Luisa Alberti (la suocera). (11 capitano), Ralph Wolter (Fra;k) G' gare~l (Ag~n~a), D~te Maggio
Ppp.: 11/08/1965. Stubing (una suora) Enzo C 'l iovannì Drur] (Il cardmale), Solvi
, armava e (Gaetano). Ppp.: 25/11/1966.
La mandragola, 1965 (bn). R: Alberto Lattuada. Sg.: dalla commedìa ia terra vista dalla luna 1967 (c) E' . .
omonima di Niccolò Machiavelli. Se.: Luigi Magni, Stefano Strucchi, Pasolini. Sg. e sc.: Pier Paolo Pas~li~lS~~lO. dì Le streghe. ~.: Pier Paolo
berto Lattuada. P.: Alfredo Bini per Arco Film, Lux Compagnie Cìnéma- grafica, Productions Artistes As "."' Dino ~e LaUrentlls Cinemato-
tographique de France (Francia). 1.: Totò (fra' Timoteo), Philippe Mi~O), Ninetto Davoli (suo figli;~le~,)(Fr~nC1a). I.: Totò (Ciancicato
(Callimaco), Rosanna Schìaffino (Lucrezia), ]ean-Claude Brialy CaI), Mario Cipriani (il prete) L aciu13 Sl.lvana Ma~gano (Assurdina
rio), Romolo Valli (Nicia), Armando Bandini (Siro), Nilla Pizzi (So (moglie del turista). Ppp.: 22/0211;~;~ erti (un rurìsta), Luigi Leoni
ta), Pia Fioretti (la francese), Donato Castellaneta (l'uomo-donna),
Attanasio (lo stregone), Mino Bellei (un beone), jacques Herlin mostro della domenica 1968 ( ) . . .
frate). Ppp.: 18/11/1965. R: Steno. Sg. e sc . Steno R b c . Ep~sodlO dì Capriccio all'italiana.
nematografica I. 'Totò cl o erto Glanviti. P.: Dino De Laurentiis Ci-
Rita, la figlia americana, 1965 (bn). R: Piero Vivarelli. Sg.: Piero Ppp.. 13/04/1968:' 1 mostro), Ugo D'Alessio (il commissario).
relli. Se.: Tito Carpi, Luciano Gregoretti, Ugo Moretti, Bruno Co
ci, Giovanni Grimaldi. P.: Giancarlo Marchetti e Fabrizio Capucci •cosa sono le nuvole?, 1968 (c) E' '. '.
CMV Produzione Cinematografica. L: Totò (Serafino Benvenuti), Pier Paolo Pasolìnì So- e . Pie: plsodlO dì Capncclo all'italiana. R.:
. . O· sc.. rer Paolo Pasolin' p'. D'
Pavone (Rita D'Angelo), Fabrizio Capucci (Fabrizio Cadi), Lina Cmematografica. L: Totò (Jago) Ninet 1.... mo De Laurentiis
ghi (Greta), Umberto D'Orsi (Orazio), Shel Shapiro e The Re ~Desdemona) Adriana Astì B" to DavoIr (Otello), Laura Betti
. ' 1 ( ianca) Fran F h'
Ppp.: 02/12/1965. ingrassia (Roderigo) Carlo P' ' co .ranc l (Cassio), Ciccio
(;~rattinaio) Dome~ico M dlsacane (BraganzlO), Francesco Leonetti
, o ugno (netturbino). Ppp.: 13/04/1968.
Uccellacci e uccellini, 1966 (bn). R: Pier Paolo Pasolini. Sg. e sc.: Pier
lo Pasolini. P.: Alfredo Bini per Arco Film. L: Totò (Totò Innocei
Ciccillo), Ninetto Davoli (Ninetto Innocenti/frate Ninetto), F
nussi (Luna), Rossana Di Rocco (un'amica di Ninetto), Renat
gna e Pietro Davoli (due canaglie), Rosina Moroni (donna del
re), Lena Lin Solaro (Urganda), Gabriele Baldini (il dentista
BIBLIOGRAFIA

Si riportano qui, in ordine alfabetico Ce cronologico nell'ambito dello


stesso autore), soltanto le opere utilizzate nel corso del lavoro. Una bi-
bliografia aggiornata sugli scritti di e su Totò si trova alla fine del catalogo
Totòpartenopeo e parte napoletano cito

Amorosi 1998 (a c. di) = Parli come badi, a c. di Matilde A con la colla-


borazione di Liliana de Curtis, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli
(Superbur del mese narrativa).
Anìle 1997 = Alberto A, Il cinema di Totò (1930-1945). L'estrofunambo-
lo e l'ameno spettro, Genova, Le Mani.
,,\uile 1998 = Id., 1film di Totò (1946-1967). La maschera tradita, Geno-
va, Le Mani.
4~entieri 1991 (a c. di) = Risate di regime. La commedia italiana 1930-
1944, a c. di Mino A., Venezia, Marsilio.
,'!tIJi della Rassegna-Seminario «Cinema e dialetto in Italia», in «Bollettino
dell'Associazione italiana di cinematografia scìentìfìca», giugno 1985.
-htin [1965] 1979 = Michail B., L'opera di Rabelais e la cultura popo-
lare. Riso, carnevale e festa nella tradizione medievale e rinasci-
mentale, Torino, Einaudi (l ed. orig. 1965). .
'n [1975] 1997 = Id., Estetica e romanzo, Torino, Einaudi (l ed.
"g. 1975).
[1932] 1963 = Charles B., Linguistica generale e linguistica fran-
, trad. di Giovanni Caravaggi, introd. e appendice di Cesare Segre,
o, Il Saggiatore (l ed. orig. 1932; III ed. orig., qui tradotta, 1950).
" 1999 = Gian Luigi B., Sicuterat. Il latino di chi non lo sa: Bib-
e liturgia nell'italiano e nei dialetti, Milano, Garzanti.
" i 1992 Ca c. di) = Archivio del Cinema Italiano, voI. II: Il cirie-
sonoro 1930-/969, a c. di Aldo B., Roma, Associazione Nazionale
trie Cinematografiche e Audiovisive (ANICA).
1987 = Gaetano B., Sociolinguistica dell'italiano coruempora-
, Roma, La Nuova Italia Scientifica.
290 LA LINGUA IN GiOCO BIBLIOGRAFIA
291
Berruto 1993a = Id., Le varietà del repertorio, in Sobrero 1993 (a c. di),
II, pp. 3-36.
Cavallo 1994 = Pietro c., Riso amaro. Radìo, teatro e propaganda nel
secondo conflìtto mondiale, Roma, Bulzoni.
Berruto 1993b = Id., Varietà diamesiche, diastraticbe, diafasiche, in So-
Chiesa 1974 (a c. di) = Antologia del Marc'Aurelìo 1931-1954, scelta e
brero 1993 (a c. di), II, pp. 37-92.
presentazione di Adolfo c., Roma, Roberto Napoleone.
Bevilacqua 1965 (a c. di) = 1 grandi cornici, a c. di Alberto B., Milano, Riz-
Chiesa 1984 = Id., Come ridevano glì italiani. Un viaggio nella memo-
zoli.
Bispuri 1997 = Ennio B., Totò principe clown. Tutti i film dì Totò, Napoli,
ria att~c:verso c~nquant'anni di umorismo italiano in compagnia
Alfredo Guida.
delle ptu belle vzgnette dal Don Basilio all'Asino, dal Travaso al Bec-
.c.o Giallo,. dal Bertoldo al Marc'Aurelio, Roma, Newton Compton.
Blissett 1996 = Luther B., Totò, Peppino e la guerra psicbica. Materiali
ChItI e POppI 1991 = Roberto C. e Roberto p. con la collaborazione di En-
dal Luther Blìssett Project, Bertiolo, AAA.
rico Lancia, Dizionario del cìnema ìtalìano. 1 film vol. 2 dal 1945 al
Borsa 1784 = Matteo B., Del gusto presente in letteratura italiana Disser- 1959, Roma, Gremese.
tazione [...] data in luce e accompagnata da copiose osseruazioni re-
latìve al medesimo argomento da Stefano Arteaga, Venezia, Palese. .
Cortelazzo 1976 = Manlio c., Avviamento critico allo studio della dia-
le:tologia italiana, III, Lìneamenti dì italiano popolare, Pisa, Pacini.
Brunetta 1993 = Gian Piero B., Storia del cinema italiano, 4 voll., II ed.
Uesti 1982 = Emanuela c., La lingua del cinema come fattore della tra-
rivista e accresciuta, Roma, Editori Riuniti: I, Il cinema muto 1895-
:iformazione lìnguistica nazionale, in La lìngua italiana in moui-
1929· II Il cìnema del regime 1929-1945; III, Dal neorealìsmo al mi- mento cit., pp. 279-319.
racolo ~conomìco 1945-1959; Iv, Dal miracolo economico aglì an:?li
uesti 1987b = Ead., L'italiano in prima visione, in «Italiano e Oltre», II,
novanta 1960-1993. 2, pp. 60-5.
Brunetta 1996 = Id., La ricerca deil'identità nel cìnema italiano del do-
ti 1997 = Ead., Confronto tra la «resa informatìva» del dialogo
poguerra, in Brunetta 1996 (a c. di), pp. 11-67. .
spontaneo e dell'intervista radiofonica, in Gli italiani trasmessi cit.,
Brunetta 1996 (a c. di) = Identità italiana e identità europea nel Cmel12tJ;: pp. 611-57.
italiano dal 1945 al miracolo economico, a c. di Id., Torino, Fo
j1Stal-Bertinetto 1993 = Davìd c., Enciclopedia Cambridge delle scien-
zione Giovanni Agnelli.
Caffarelli 1996 = Enzo c., L'onomastica personale nella città dì J?,
::e dellìnguaggìo, ed. italiana a c. di Pier Marco B., Bologna, Zanichel-
li (ed. orig, 1987).
dalla fine del secolo XIX ad oggì. Per una nuova prospettiua di
ìco 1985 = Masolino D'A., La commedia all'italiana. Il cinema co-
nografia e socìografia antroponimica, Tubìngen, Niemeyer. mico in Italìa dal 1945 al 1975, Milano, Mondadori.
Caffarelli 1998 = Id., Vìs comica e onomastica nella lìngua dì Am
Curtis 1990 = Liliana d. c., Totò mio padre, Milano, Mondadori.
Maria Giuseppe Gagliardi de Curtis Griffo Focas Angelo Flauio
Comneno Porfirogenito dì Bisanzio, in arte Totò, in O&L 111 In
,"l c on~ 1971 (a c. di) = Eia, e~a, eia, alalà! La stampa italiana sotto
«tasasmo 1919-1943, antologIa a c. di Oreste D. B., prefazione di Ni-
dì studio dì Onomastica e Letteratura. Attì, a c. di Maria Giov Tranfaglia, Milano, Feltrinelli.
camone, Bruno Porcelli, Davide De Camilli, Donatella Bremer, V
.~ 1998 = Carmine D. 1..., [senza titolo], in <<Avanguardia», III, 7, pp.
gio, Mauro Baroni, 1998, pp. 53-74.
Caldiron 1980 = Orio c., Totò, Roma, Gremese (nuova ed. aggiornata
ro [1963J 1993 = Tullio D. M., Storia lìnguistica dell'ltalìa unita
Caldiron 1999 = Id., Il paradosso dell'autore, Roma, Bulzoni. -Barì, Laterza (I ed. 1963). '
Cardona 1989 = Giorgio Raimondo c., Dizionario dì linguistica,
01970 = Id., Per lo studio dell'italiana popolare unitario, in An-
Armando.
Rossi, Lettere da una tarantata, Bari, De Donato, pp. 43-75.
Castellani Pollidori 1995 = Ornella C. P., La lìngua dì plastica.
[1980J 1992 = Id., Guida all'uso delle parole, Roma, Editori
maluezzi dell'italiano contemporaneo, Napoli, Morano. . . (I ed. 1980).
292 LA LINGUA IN GIOCO BIBLIOGRAFIA
293
De Mauro 1992 = Id., I'Italia delle Italie, Roma, Editori Riuniti CI ed. 1987).
Giacovelli 1999 = Id., Non ci resta che ridere. Una storia del cinema co-
Di Giammatteo 1990 = Fernaldo D. G., Dizionario universale del cine- mico italiano, Torino, Lindau.
ma, 2 voll., Roma, Editori Riuniti.
Governi 1980 = Giancarlo G., Vita di Totò principe napoletano e grande
DOP = Bruno Migliorini, Carlo Tagliavini, Piero Fiorelli, Dizionario d'or- attore, Milano, Rusconi.
tografia e di pronunzia, Torino, ERI, 1969 (II ed. 1981).
Grassi, Sobrero e Telmon 1997 = Corrado G., Alberto A. S. e Tullio T,
Eco 1968 = Umberto E., La struttura assente. Introduzione alla ricerca
Fondamenti di dialettologia italiana, Roma-Bari, Laterza.
semiologica, Milano, Bompiani.
Guarini 1991 (a c. di) = TuttoTotò, a c. di Ruggero G., note e testi Critici
ES = Enciclopedia dello spettacolo, Roma, Le Maschere, 1954-1968. di Costanzo Ioni, Roma, Gremese.
Escobar 1998 = Roberto E., Totò. Avventure di una marionetta, Bologna,
Guiraud 1976 = Pierre G., Les jeux de mots, Paris, Presses Universitaires
Il Mulino. de France.
Fabi e Migliorini 1952 = Angelo E e Bruno M., Ancora sul tipo <far Ca-
Gli italiani trasmessi. La radio. Firenze, Villa Medicea di Castello 13-14
pri», in «Lingua Nostra», XIII, 1, pp. 15-16
maggio 1994, Firenze, Accademia della Crusca, 1997.
Faldini e Fofi 1981 (a c. di) = L'avventurosa storia del cinema italiano
J;!kobson [1963] 1994 = Roman]., Saggi di linguistica generale, trad. di
raccontata dai suoi protagonisti 1960-1969, a c. di Franca E e Goffre-
Luigi Heilmann e Letizia Grassi, a c. di Luigi Heilmann, Milano, Feltri-
do E, Milano, Feltrinelli. oellì CI ed. orig. 1963).
Faldini e Fofi 1987 = Iid., Totò, Napoli, Pironti.
~t [1790] 1963 = Immanuel K, Critica del Giudizio, trad. di Alfredo
Fano 1993 (a c. di) = Vieni avanti, cretino! Storie e testi dell'avanspetta- Gargiulo, Bari, Laterza CI ed. orìg, 1790).
colo e del varietà, a c. di Nicola E, Roma-Napoli, Theoria.
lingua italiana in movimento. Firenze, Palazzo Strozzi, 26 febbraio-
Fittoni 1953 = Mario E, Totò e la lingua, in «Lingua Nostra», XIv, 3, p. 91. 4 giugno 1982, Firenze, Accademia della Crusca, 1982.
Fo 1995 = Dario E, Totò. Manuale dell'attor comico, Firenze, Vallecchi.
1998 = Ottavio 1., Modi di dire. Nuovi percorsi interpretativi, Lu-
Fofi 1980 (a c. di) = Quisquiglie e pinzillacchere. Il teatro di Totò 1932- gano, Fondazione Ticino Nostro.
1946, a c. di Goffredo E, Roma, Savelli.
ne 1992 = Sara M., La sceneggiatura cinematograficafra teatro e
Folena 1991 = Gianfranco E, Il linguaggio del caos. Studi sul plurtlin-
letteratura: la commedia italiana e il 'caso' Visconti, in Gli italiani
guismo Rinascimentale, Torino, Bollati Boringhieri. scritti. Firenze 22-23 maggio 1987, Firenze, Accademia della Crusca,
Fornari 1982 (a c. di) = La comunicazione spiritosa. Il motto di spiritl1f pp. 53-81.
da Freud a oggi, a c. di Franco E, Firenze, Sansoni. ese 1981 = Angelo M., Dizionario di retorica e di stilistica, Mila-
François 1966 = Denise E, Le contrepet, in «La lìnguìstìque», 2, pp. 31-52. Mondadori.
Freud [1901] 1990 = Sigmund E, Psicopatologia della vita quotidiasa;
e 1986 = Id., L'offi"cina del racconto. Semiotica della narrati-
Roma Grandi Tascabili Newton CI ed. orig. 1901). , Milano, Mondadori (I ed. 1983).
Freud [1905] 1992'= Id., Il motto di spirito e la sua relazione con re . e Vecchi 1986 = Tullio M. e Paolo V, Degeneri e scostumati. Com-
conscio, Roma, Grandi Tascabili Newton CI ed. orig. 1905). . ,satira e farsa nel cinema sonoro italiano, in Napolitano 1986
Freud [1919] 1990 = Id., Il perturbante, a c. di Cesare L. Musatti, Ro, c. di), pp. 75-86.
Napoli, Theoria CI ed. orig. 1919). ; 1951 = Mario M., Fa fino, fa Capri, fa 38" parallelo, in «Lingua
Gagliarde 1998 = Dodo G., Il bel Ciccillo & cornpany, in Totòpart », XII, 4, pp. 91-96.
e parte napoletano cit., pp. 28-29. j 1987 = Claudio M., Fra Totò e Gadda. Sei invenzioni sprecate
GDLI = Grande dizionario della lingua italiana, a c. di Salvatore tro italiano, Roma, Bulzoni.
glia e poi di Giorgio Bàrberi Squarotti, Torino, UTET, 1961 sgg. 1953 = Alberto M., Totò e la lingua, in «Lingua Nostra», XIv, 4,
. Giacovelli 1995 = Enrico G., La commedia all'italiana, Roma, G H7-18.
294 LA UNGUA IN GIOCO BIBLIOGRAFIA
295
Menarini 1955 = Id., Il cinema nella lingua, la lingua nel cinema. Saggi
La Radio. Storia di sessant'anni 1924/1984, Torino, Eri, 1984.
di filmologia linguistica, Milano-Roma, Bocca.
Mengaldo 1994 = Pier Vincenzo M., Il Novecento, Bologna, Il Mulino. Radtke 198~ = ~~gar R, <<Parli come bada». Spracbsptele bei Totò, in
«Grazer Iìngutsusche Studien», XX, pp. 135-51.
Mereghetti 1998 (a c. di) = Dizionario deifilm.l998, a c. di Paolo M. con
la collaborazione di Alberto Pezzotta e Paola Malanga e l'amichevole Raffaelli 1961 = Sergio R, Paparazzo da cognome a nome, in «Lingua
Nostra», XXII, 1, pp. 26-27.
partecipazione di Gianni Amelio e Goffredo Fofi, Milano, Baldini & Ca-
stoldi. Raffae~li .19~9.= Id., Il titolo e il film: note per uno sudio sulla retorica
Mortara Garavelli 1992 = Bice M. G., Manuale di retorica, Milano, Bom- ~ez titoli cznematografici, in Retorica e poetica. Atti del III convegno
piani. z~alo-tedesco (Bressanone, 1975), a c. di Daniela Goldin Padova Li-
viana, pp. 471-80. ' ,
Napolitano 1986 (a c. di) = Commedia all'italiana. Angolazioni contro-
campi, a c. di Riccardo N., Roma-Reggio Calabria, Gangemi. Raffael~i 1~83 =. I~, Il dialetto del cinema in Italia (1896-1983), in «Rivi-
Ottai 1998a = Antonella O., La formazione artistica di Totò, in Totòpar- s~a Itah.ana di dialettologìas, VII, 7, pp. 13-96. Riedito, con qualche mo-
tenopeo e parte napoletano CiL, pp. 19-27. difi~a, m Raffaelli 1992, pp. 45-144 (cap. II: «II dialetto del cinema»).
Ottai 1998b = Ead., Teatrografia di Totò, attor comico, ibid., pp. 30-49. i!,.;;u~aell~ 1992 = Id., La lingua filmata. Didascalie e dialoghi nel cinema
Paradisi 1987 = Enrico P., Il comico nella conversazione spontanea e italiano, Firenze, Le Lettere.
spettacolare, in Gli italiani parlati. Sondaggi sopra la lingua di oggi. . 1~96 ~ Id., ~l cinema in cerca della lingua. Vent'anni di parla-
Fìrenze, Palazzo Strozzi, 29 marzo-31 maggio 1985, Firenze, Accade- to fiimico znItalza (1945-1965), in Brunetta 1996 (a c. di), pp. 309-35.
mia della Crusca, pp. 219-45. [~94~-54] 1966-69 = Gerhard R, Grammatica storica della lin-
Perrone 1996 = Carlachiara P., Totò e il linguaggio della poesia, in Lingua gua ~talzana e dei suoi dialetti. Fonetica. Morfologia. Sintassi e for-
e dialetto nella tradizione letteraria italiana. Atti del Convegno di mazz~ne delle parole, trad. di Salvatore Persichino, Temistoc1e Fran-
Salerno 5-6 novembre 1993, Roma, Salerno, pp. 553-73. C~~hI eMana Caciagli Fancelli, Torino, Einaudi CI ed. orig. 1949-1954'
Perrucci [1699] 1961 = Andrea P., Dell'arte rappresentativa premeditata :5,1 CIta per numero di paragrafo §). '
ed all'improvviso ( ..], Napoli, Michele Luigi Mutìo, 1699, nell'ed. mo- 1997 = Giuseppe R, Totò e il metalinguaggio, in «Italiano e 01-
derna a c. di Anton Giulio Bragaglia, Firenze, Sansoni. , XII, 2, pp. 108-15.
Poggi 1996 = Isabella Poggi, La partitura di Totò: comunicazione verba- 1998a = Id., La necessità della poesia: le liriche di Totò, in Totò
le e non verbale di un grande attore italiano, in QVR, 8, pp. 99-117. nopeo e parte napoletano cit., pp. 83-87.
Poggi Salani 1982 = Teresa P. S., Sulla definizione d'italiano regionale, in 1 199~b = ~d., Totò cn.tico dei linguaggi, ibid., pp. 88-99.
La lingua italiana in movimento cit., pp. 115-34. ~6 - .FabIo R, Sullznguaggio cinematografico, sulla lingua del
Poppi e Pecorari 1992 = Roberto P. e Mario P. con la collaborazione di En- , m «Cinema nuovo», XLV, 1 (359), pp. 38-41.
rico Lancia, Dizionario del cinema italiano. I film dal 1960 al 1969- 997a = Id., L'italiano doppiato, in «Italiano e Oltre» XII 2 pp
Vol. 3, Roma, Gremese. 24. ' " .
Quaglietti 1980 = Lorenzo Q., Storia economico-politica del cinema' .997b = Id., Tè lo dico dislocando, in «Italiano e Oltre» XII 4 pp
liano 1945-1980, Roma, Editori Riuniti. -)
J_. , " .
Quargnolo 1980 = Mario Q., Dal tramonto dell'operetta al tramonto 999a = Id., Le parole dello schermo. Analisi linguistica del par-
la rivista. Mezzo secolo di fasti e miserie del varietà e dell'ava di sei film dal 1948 al 1957, Roma, Bulzoni.
tacolo, Milano, Pan. b = Id., Benelli, Giordano, Blasetti: La cena delle beffe dalle
Queneau [1947] 1983 = Rayrnond Q., Esercizi di stile, introd. e trad, allo schermo. Analisi linguistica, in Ultimi splendori. Cilea,
Umberto Eco, Torino, Einaudi CI ed. orig. 1947). no, Alfano, a c. di]ohannes Streicher, Roma, Ismez, pp. 379-412.
296 LA LINGUA IN GIOCO BIBLIOGRAFiA
297
Rossi 1999c = Id., Non lo sai che ora è?Alcune considerazioni sull'into-
Simon~ 1991~ ==
nazione e sul valore pragmatico degli enunciati con dislocazione a
destra, in «Studi di grammatica italiana», XVIII, pp. 144-93.
~.
c: Id.,. Rijlessior:i sulla virgola, in La costruzione del testo
nei bambini, a c. dì Margherita Orsolini e Clotilde Pontecorvo
irenze, La Nuova Italia, pp. 219-31. '
Rossi 1999d = Doppiaggio e normalizzazione linguistica: principali ca-
ratteristiche semiologiche, pragmatiche e testuali del parlato postsin- S1I1~~ne 19 9 == Id., Il testo che si legge e il testo che si guarda in «lta-
iano e 01lbtre>, VI, 1, pp. 15-29. '
cronizzato, in L'italiano del doppiaggio, Roma, Associazione Cultura-
Sìm~~~)1.992a = Id., Fondamenti di linguistica, Roma-Bari, Laterza CI ed.
le «Beato Angelico» per il doppiaggio, pp. 17-40.
Rossi in stampa = Realismo dialettale, ibridismo italiano-dialetto,
espressionismo regionalizzato. tre modelli linguistici del cinema ita-
rz: ~9~2hb = Id., Il sogno di Saussure. Otto studi di storia delle idee
mguzstzc e, Roma-Bari Laterza
liano, in corso di stampa negli atti del V Convegno della' Società Inter- 5ìmone 19~5 Ca c. di) == Ic;nicity i~ language, a c. di Id., Amsterdam-Ph'-
nazionale di Linguistica e Filologia Italiana SILFI. ladelphìa, Benjamins. l
Ruffin 1996 = Valentina R., Totò, un napoletano europeo, in Brunetta Sob~e~o 1993 Ca c. di) == Introduzione all'italiano contemporaneo 2
1996 Ca c. di), pp. 337-56. vo . CL~ strutture e La variazione e gli usz), a c. di Alberto A S R' _
Ruffin e D'Agostino 1997 = Valentina R. e Patrizia D'A, Dialoghi di regime. ma-Ban, Laterza. . ., o
La lingua del cinema degli anni trenta, introd. di Gian Piero Brunet- 'S-:Jr;in 1~96 == Pierre S., Modi d rappresentazione comuni e differenze
ta, Roma, Bulzoni. nel cinema europeo, in Brunetta 1996 Ca c. di) pp. 115-39
Sabatìnì 1985 = Francesco S., L'eitaliano dell'uso medio»: una realtà tra zola 1974 - Vittorio s e ' .
Italia 1945~96.c M'l ., memc: e.pubblico. Lo spettacolo filmico
le varietà linguistiche italiane, in Gesprochenes Italienisch in Gescbi- C-J, l ano, Bornpìanì.
chte und Gegenwart, a c. di Gunter Holtus e Edgar Radtke, Tùbingen, 1zola =:95 = I~., L'immaginazione divertente, Milano, Rizzoli.
Narr, pp. 154-84. 952 - ~t?nIO de Curtis, Alessandro Ferraù, Eduardo Passarellì
Sanga 1981 = Glauco S., Lesdynamiques linguistiques de la société italie!'Ji- mo uomini o caporali?, Roma, Capriotti. '
ne (1861-1980): de la naissance de l'italien populaire la diffusion
à rtenopeo e parte napoletano. Il teatro, la poesia, la musica [ca-
ethnicismes linguistiques, in «Iangages», LXI, marzo, pp. 93-115. lt~;. della m~stra omonima, tenuta a Roma, 1998-1999, realizzato dal
Saussure [De Mauro 1995] = Ferdinand de S., Corso di linguistica ò .&uDistero pe~ l ~en~ Culturali e Ambientali Ufficio Centrale per i Beni
rale, introd., trad. e commento di Tullio De Mauro, Roma-Bari, Iar . . le IstltUZI?nI Culturali e l'Editoria, in collaborazione con l'As-
CI ed. orig. 1922; I ed. trad. da De Mauro 1967). Ione AntOnIO de Curtìs], Venezia Marsilio 1998
1951 - F " ' ,.
Segre 1985 = Cesare S., Avviamento all'analisi del testo letterario, - ranca V, Il Diario della signorina Snob, Milano, Monda-
no, Einaudi.
Serìannì 1989 = Luca S., Appunti di grammatica storica italiana, .rein [1953J 1983 = Ludwig W, Ricerche filosofiche Torino Ei-
CI ed. orig. 1953). " ,
Bulzoni.
Serianni 2001 = Id., Introduzione alla lingua poetica italiana, . 1940 == Cesare Z., l pensieri di 7òtò, in «Scenario», IX, 9, pp. 404-5.
Carocci.
Simone 1987 = Raffaele S., Specchio delle mie lingue, in «Italiano
tre», II, 2, pp. 53-59.
Simone 1990 = Id., Effetto-copia e effetto quasi-copia, in <<AlON.
del Dipartimento di Studi del Mondo Classico e del Medìte
tico. Sezione linguistica», XII, pp. 69-83.
INDICE DEI NOMI

Non è incluso in quest'indice il nome Antonio de Curtis (né Totò), poiché compa-
re quasi in ogni pagina del volume.

.'\bbott, Budd (v. Gianni). Amendola, Mario, 234n., 261, 274, 282,
}%lf:qua, Antonio, 279, 282. 284.
i'ldani, Laura, 278. Amidei, Sergio, 272.
clìddessi, Giovanni, 283. Amorosi, Matilde, 25n., 289.
~{)rf, Mario, 287. Andreini, Gabriella, 281, 284.
(Incrocci, Agenore, detto), 25, 27n., Angelini, Nando, 279, 280, 286.
234, 262-268, 270-273, 275, 276, 279, Angelo, Luigi, 282.
282. Angioletti, Nino, 262.
i\gostinelli, Claudio Guido, 272. Anile, Alberto, 19n., 21, 22n., 25n., 26,
ss, Gianni, 41, 173, 194, 265, 281- 27, 6ln., 9ln., 99n., 101n., 105n.,
284. 128n., 133n., 212n., 233, 234n.,
,Nello, 14. 235n.-238n., 259, 289.
ti, Una, 282, 285. Annakin, Ken, 248.
i, Luisa, 286. Annlcelli, Corrado, 274.
Robert, 282. Annuale, Armando, 268.
, Robert, 248. Anton, Edoardo, 273, 274, 278.
" Ottavio, 234n., 285. Antuori, Margherita, 273.
, Franco, 295. Appelius, Gianni, 264.
i, Dame (v. Dame Alighieri). Arbore, Renzo, 251.
.i, Luisa, 261. Areamene, Maria Giovanna, 290.
te, Ernesto, 267, 273. Ardia, Pìnuccìo, 287.
te, Giacomo, 260. Arena, Maurizio, 271, 272.
te, Luigi, 262. Argentieri, Mino, 27n., 289.
Irene,280. Aristofane, 27, 28, 29n., 221.
, Beatrice, 282. Arius, Henry, 276.
Elena, 264. Arlorio, Giorgio, 283.
" Antonio, 268, 269. Arnova, Alba, 265.
Alvaro, 285. Arteaga, Stefano, 290.
Giovanni, 265, 267, 269. Asti, Adriana, 287.
Giuseppe, 234n., 263. Attanasio, Ugo, 286.
, Gianni, 294. Auer, Mischa, 285.
, la, Gina, 271. Auger, Claudine, 287.
LA UNGUA IN GIOCO INDICE DEI NOMI 301
300
Bìzet, Georges, 102. Bufì Landi, Aldo, 265, 266, 285.
Bachtin, Michail, 29n., 166n., 223n., 289. Benigni, Roberto, 251.
Benti, Galeazzo, 43, 59, 77, 124, 152, Blain, Estella, 281. Burke, Samson, 281.
Backy, Don, 283. BIanche, Francis, 276. Buscaglione, Fred, 138, 191, 214, 229,
Baghino, Gianni, 282. 233,262,263,265,267.
Blasetti, Alessandro, 87n., 234n., 270, 278.
Bagolini, Silvio, 270. Benussi, Femi, 286.
295. Bussìères, Raymond, 262.
Baldini, Gabriele, 286. Benvenuti, Leo, 273, 278.
Blissett, Luther, 162n., 290. Buzzanca, Gino, 272, 278, 281, 283.
Balducci, Armenia, 269. Beolco, Angelo (v. Ruzante).
Bocci, Gildo, 266, 267, 272, 273.
Bally; Charles, 38n., 183, 289. Berardi, Ciro, 261, 265.
Bolognini, Mauro, 22n., 234n., 278. Cabot, Bruce, 274.
Balsamo, Ignazio, 269. Beretty, Yoka, 273.
Bonagura, Gianni, 279. Caciagli Fancelli, Maria, 295.
Balsamo, Raffaele, 260. Berger, Senta, 287.
Bernardi, Nerio, 262-264, 270, 272, 281. Bonanni, Luciano, 279. Caffarelli, Enzo, 23n., 40, 41n., 123n.,
Bandini, Armando, 286. Bonansea, Miranda, 154, 260. 127n., 136n., 1390., 290.
Baracco, Adriano, 287. Bernardini, Aldo, 259, 289.
Bongiorno, Mike, 133, 212, 241, 274. Caglieri, Emilio, 271.
Baratti, Bruno, 278. Berni, Mara, 280.
Bonnard, Mario, 234n., 261. Cajkovskij, Pétr Il'ic, 102, 137.
Barbara, Paola, 273. Berruto, Gaetano, 253n., 289, 290.
Bonucci, Alberto, 267. Calabretta, Bruno, 260.
Bàrberi Squarotti, Giorgio, 292. Bersani, Lello, 160.
Bertìnetto, Pier Marco, 36n., 291. Barelli, Rosario, 275. Calamai, Clara, 87n.
Barbi, Ciccio, 277. Borgo, Elena, 275. Caldiron, Orio, 20n., 21, 24n., 27n., 40,
Barbi, Vincent, 272, 274. Bertolucci, Bernardo, 249.
Borsa, Matteo, 249, 250n., 290. 244, 253n., 255, 259, 290.
Bardem, Rafael, 274. Bertozzi, Vittorio, 261.
Bottini, Anna Maria, 277. CaH, Giulio, 268, 272, 274.
Bardot, Brigitte, 48. Bertramo, Calisto, 260.
Bertucci, Ughetto, 262, 263, 265, 266, Braccini, Lola, 278. Calindri, Ernesto, 281
Barilli, Carlotta, 285. Bragaglia, Anton Giulio, 28, 294. Calò, Carla, 264.
Barjavel, René, 276. 271,279,280
Bragaglia, Arturo, 261, 266, 267, 274, Calvani, Tullio, 261.
Barnabò, Guglielmo, 203, 211, 262, 265. Beryll, Taina, 280.
281. Calvo, Armando, 277.
Baroni, Mauro, 290. Besozzi, Nino, 273, 276.
Bragaglia, Carlo Ludovìco, 28, 225, Calvo, Pablito, 275.
Bartalì, Gino, 262. Betti, Laura, 287.
Bevilacqua, Alberto, 57n., 68n., 85n., 234n., 260, 261, 264-266. Calvo, Rafael Luis, 278.
Barthrop, Roland von, 281, 283. Bramierì, Gino, 271. Campa, Miranda, 277.
Barzizza, Isa, 88, 136, 185, 195, 211, 231n., 242n., 255-257,290.
Brancati, Vitaliano, 267-269. Campagnoli, Edy, 274.
212, 233, 241, 262, 263, 265, 267, Biagetti, Edy, 285.
Brandet, Alìcìa, 285. Campanile, Achille, 27, 225, 260.
268,271. Bìagìotti, Renzo, 271.
Brandi, Leo, 270. Campanile Mancini, Gaetano, 260.
Battaglia, Salvatore, 292. Bianchi, Giorgio, 234, 269, 282.
Bremer, Donatella, 290. Campanini, Carlo, 261, 262, 266, 268.
Battiferri, Giulio, 268. Bianchi, Nadia, 276.
Brenna, Lucio, 265. Campori, Anna, 268, 273, 277, 280, 284.
Battistella, Primarosa, 268. Biancoli, Oreste, 263.
Brialy,jean-Claude, 286. Canale, Gianna Maria, 264, 273.
Beccaria, Gian Luigi, 46n., 289. Bilancia, Oreste, 260, 261.
Britt, May, 269. Canella, Giulio, 248.
Beethoven, Ludwig van, 191. Biliottì, Enzo, 261, 263.
Brochard, jean, 276. Cannavale, Enzo, 263, 287.
Belafonte, Harry, 134, 247. BilIi, Liana, 270.
BilIi, Riccardo, 265, 266, 282, 284. Broggi, Isidoro, 273-275, 278-280. Cantalamessa, Bruno, 264.
Bel Ami (Francini, Anacleto, detto), 256. Bruneri, Mario, 248. Capitani, Liborio, 260.
Bellei, Mino, 286. Bindi, Clara, 265, 285.
Brunetta, Gian Piero, 75n., 290, 295, 296. Capitani, Roberto, 277.
Bellini, Dirce (v. Perbellini, Dina). Bini, Alfredo, 286.
Bruno, Nando, 261, 269, 272, 273, 280. Capogna, Renato, 286.
Bellini, Isa, 261. Bisaccia, Adriana, 271.
Bispuri, Ennio, 21, 23, 35n., 40, 99n., Brusati, Franco, 270. Capone, Al, 127.
Bellocchio, Lena, 260. Buazzelli, Tino, 136, 184, 265. Capozzi, Giovanni, 40.
Belotti, Franco, 283. 244, 259, 290.
Buferd, Marilyn, 265. Caprioli, Vittorio, 151, 267, 278.
Benelli, Sem, 295. Bìstolfì, Emo, 279.
Buffardì, Gianni, 125, 280-284. Capucci, Fabrizio, 139,286.
Benetti, Adriana, 266. BOOo, Giorgio, 283.
302 LA LINGUA IN GIOCO INDICE DEI NOMI
303
Caravaggi, Giovanni, 289. Celi, Adolfo, 285. Congia, Vittorio, 280.
Caravagni, Bruno, 265. Cellini, Benvenuto, 198. D'Albert, Lucy, 26l.
Contandìn, Fernand-]oseph-Désiré (v. Dale, Lilia, 260.
Carbone, Gilberto, 275. Cennamo, Pasquale, 27l. Fernandel).
Cardinale, Claudia, 275. Cerchio, Fernando, 234n., 281, 283, 285. D'Alessio, Ugo, 270, 281, 283, 287.
Continenza, Alessandro, 234, 264, 268-
Cardona, Giorgio Raimondo, 18n., 290. Cervi, Gino, 139, 171, 196, 206, 263, D'Amico, Masolino, 249n., 29l.
270, 274, 276, 278, 281-283.
Carell, Lianella, 271. 273,283,284. D'Andrea, Goffredo, 261.
Comini, Gianfranco, 20.
Carena, Anna, 267. Charlot (Chaplin, Charles Spencer, det- Dane, Peter, 282.
Coop, Franco, 260, 261, 274.
Carloni, Esther, 279. to), 23, 138, 255. Dante Alighieri, 203.
Coppi, Fausto, 262.
Carloni, Piero, 264, 267, 268, 282-285. Checchi, Andrea, 282. D'Anza, Daniele, 89n.
Corbucci, Bruno, 279-286.
Carmi, Vera, 26l. Chellini, Amelia, 26l. Dapporto, Carlo, 87, 263.
Corbucci, Sergio, 234n., 279-284.
Carnera, Primo, 26l. Chìantonì, Renato, 260. D'Arborio, Silvano, 266.
Corelli, Bruno, 265, 267, 281. Dassin, ]ules, 247.
Caro, Katia, 277, 278. Chiari, Walter, 262, 283, 284. Corellì, Lia, 26l.
Carosone, Renato, 276. Chiesa, Adolfo, 27n., 108n., 109n., 113n., D'Assuma, Rocco, 267, 274.
Corteìazzo, Manlio, 77n., 291.
Carotenuto, Mario, 132, 190, 272, 277. 29l. D'Assuma, Solveig, 280.
Coscia, Roberto, 277.
Carotenuto, Memmo, 132, 155, 271, Chìosso, Leo, 278. Da Venezia, Gastone, 28l.
Cassa, Enzo, 269.
273-276, 284. Chiti, Roberto, 259, 29l. Davoli, Ninetto, 286, 287.
Costa, Beppe, 284.
Carpentieri, Luigi, 273, 278. Chopin, Fryderyck, 102, 137,222. Davoli, Pietro, 286.
Costa, Giancarlo, 272.
Carpi, TIto, 284, 286. Christian-Iaque (Mauded, Christian, det- De Amicis, Alberto, 285.
Costa, Mario, 234n., 286.
Caruso, Franco, 270, 27l. to), 234n., 276. De Antonì, Alfredo, 260.
Costello, Lou (v. Pinotto).
Casilio, Maria Pia, 270, 272, 274. Cianni, Eloisa, 272. De Benedetti, Aldo, 269.
Courtelìne, Georges, 13.
Castellaneta, Donato, 286. Ciarli, Anita, 273. De Bernardi, Piero, 273, 278 ..
Cowl, Darry, 274.
Castellani, Mario, 46, 52, 55, 69, 87, 95, Cicero, Fernando, 248. De Camilli, Davide, 290.
vemieux, Henry, 276.
99, 112, 121, 127, 129, 134, 136, 138, Cifariello, Antonio, 272. De Concini, Ennio, 267, 287.
Crescenzi, Isa, 285.
De Curtìs, Ernesto, 127.
158, 163, 170, 172, 173, 175, 178, Cigoli, Emilio, 239. vesti, Emanuela, 21, 32n., 63n., 99n., De Curtìs, Liliana, 260, 289, 29l.
184, 188, 189, 192, 202, 227, 233, Cilea, Francesco, 295. 160n., 251n., 291.
242,244,261-272,274,278-286. Ciorciolini, Marcello, 273. Deed, André (v. Cretinetti).
Cretinetti (Deed, André, detto in Italia), De Felice, Lionello, 234n., 270.
Castellani Pollidori, Omelia, 105n., 252n., Cipriani, Francesco (v. Nelli). 138.
290. Cipriani, Mario, 287. De Filippo, Eduardo, 13, 234n., 263, 264.
Crispo, Vittoria, 270, 274, 287.
Castellano, Franco, 278-280, 282. Clark, Fred, 279. De Filippo, Luigi, 133,278,279.
}[.nstaldi, Franco, 275, 276.
Catoni, Luigi, 262. Clay, Philippe, 276. De Filippo, Peppino, 13, 41, 52-54, 57,
CJn:xco1o, Carlo, 139, 233, 265, 266,
Cavalieri, Gianni, 189, 270, 271. Clernentelli, Silvio, 279. 59, 60, 72, 79, 82, 97, 125, 131-134,
270, 274, 278.
Cavalli, Olimpia, 28l. Cobos, German, 274. 138, 142, 148, 154, 159, 162, 170,
Benedetto, 13, 14.
Cavallo, Pietro, 27n., 29l. Cocco, Adelmo, 260. 182, 189, 191, 203, 206, 207, 214,
, Davìd, 36n., 29l.
Cecchi, Carlo, 26l. Colamonici, Raffaele, 264. 215, 227, 233, 234n., 241, 267-269,
a, Luis, 286.
Cecchi D'Amico, Susa, 275, 279. Colizzi, Giuseppe, 285. 273-275, 277-280, 282-284.
'0, Dino, 269, 270.
Cecchi Gori, Mario, 276, 277. Collino, Federico, 261, 278. De Filippo, Titina, 127, 148, 156, 169,
. , Tony, 48.
Cecchini, Egilda, 261. Colombo, Cristoforo, 147,222. 233,260,264,274.
. , Michael, 246.
Cecconi, Cesarina, 27l. Coltellacci, Oreste, 284. De Funès, Louis, 23, 277.
a, Rita, 280.
Dei, Diana, 266, 275.
Cechov, Anton Pavlovic, 267. Comencini, Luigi, 234n., 263.
Cefaro, Irene, 273. Como, Rossella, 275, 283. De La Lama, ]osé Antonio, 234n., 285.
à, Stefano, 26l.
Celentano, Adriano, 207, 283. Compagnoni, Andrea, 270. De Laurentììs, Dino, 262, 269, 270, 287.
stino, Patrizia, 63n., 296.
Del Balzo, Liana, 263, 279.
304 LA liNGUA IN GIOCO INDICE DEI NOMI
305
Del Buono, Oreste, 27n., 239n., 291. Dorelli, jonny 275. Fano, Nicola, 20n., 234n., 236n., 292. Francini, Anacleto (v. Bel Ami).
Dell'Arti, Consalvo, 282, 286. Dorika, Dori, 278, 279. Fanton, Cristina, 27l.
Franciolini, Gianni, 234n., 272.
Delle Piane, Carlo, 267, 268, 283, 284. D'Orsi, Umberto, 170, 286. Fantonì, Cesare, 262, 277. Franciosa, Massimo, 275.
De Luca, Carmine, 29n., 291. Dover, Nyta, 269. Faraldo, Pier Luigi, 26l.
Franco, Fulvia, 50, 59,262,267, 272.
De Majo, Corrada, 27l. Drago, Ely, 280. Fazi, Silva, 265.
François, Denise, 34n., 39n., 182n., 292.
De Majo, Mario, 278. Druti, Giovanni, 287. Feliciani, Mario, 275. Frassica, Nino, 25l.
De Marco, Gustavo, 20, 27, 165n., 236, Dubbini, Agnese, 272. Fellini, Federico, 27n., 54, 246, 247. Fratini, Gaio, 273.
237. Du Marsais, César Chesneau, 17. Ferida, Luisa, 260. Frau, Maria, 272.
De Martino, Peppino, 87, 215, 268, 275, Durame, Anita, 269, 272. Fernandel (Contandìn, Fernand-]oseph- Fred e Aronne, 270.
276, 279-282, 285. Durami, Doris, 47. Désiré, detto), 23, 276. Fredi, Gioia, 26l.
De Mauro, Tullio, 13, 20, 21, 23, 24, 53, Dury, Christiane, 268. Ferrara, Paolo, 282.
Freud, Sigmund, 17n., 18,33, 34n., 35n.,
67n., 77n., 91n., 102n., 114n., 149n., Duse, Carlo, 266. ferrari, Paolo, 162, 268, 271, 275, 277. 36-38,149,166,171, 172n., 292.
153, 171n., 251n., 291, 292, 296. Duvivier, julìen, 246. Ferraù, Alessandro, 297.
Fulci, Lucio, 234n., 268, 272, 276-278,
DeMille, Cecil B., 246, 248. Dzugasvìlì, Iosìf Vissarionovic (v. Sta- Ferrero, Anna Maria, 27l. 280.
Denis, Maria, 47. Iin). Ferri, Luciano, 282. Fummo, Vincenzo, 260.
De Palma, Dino, 279, 282. Ferronao, Edda, 275.
Furia, Giacomo, 103, 154, 192, 207, 233,
De Pino, Andrea, 284. Eco, Umberto, 20, 21n., 38n., 182n., 292, Festa Campanile, Pasquale, 275. 263, 265, 266, 269, 270, 272, 273,
De Rege, Giorgio, 20, 27. 294. Fierro, jole, 265.
276, 277, 283, 285.
De Rege, Guido, 20, 27. Eklund, Britt Marie, 284. Fffi1iani, Marisa, 268. Fusari, Bianca Maria, 265.
De Santis, Gino, 263. Emmanuel, jacques, 276. Fiorelli, Piero, 292.
De Sica, Vittorio, 98, 138, 156, 233, Erba, Carlo, 245. FIOrentini, Fiorenzo, 283, 284. Gabel, Scilla, 275, 278, 283.
234n., 271, 272, 274, 28l. Ercoli, Luciano, 284, 285. Fiorentini, Ines, 270. Gabrielli, Giacomo, 270.
De Simone, Mario, 275, 281, 283, 284. Ermelli, Claudio, 260, 261, 27l. Fioretti, Pia, 286.
Gadda, Carlo Emilio, 20, 293.
De Simone, Renato, 278. Ersanilli, Mario, 260. Fìortra e Carbone, 256.
Gagliarde, Dodo, 20n., 236n., 292.
De Tuddo, Italo, 268, 269, 272. Escobar, Roberto, 18n., 21, 22n., 25n., Fittoni, Mario, 29n., 95, 226, 227, 292. Gajonì, Maria Cristina, 278, 279.
De Vico, Mario, 263. 35n.,292. Fi<zmaurice, George, 246. Galdieri, Michele, 255, 256, 267.
De Vico, Pietro, 233, 280-282, 285. Ennio, 267-269, 271. Galletti, Giovanna, 264.
De Vietri, Silvia, 277. Fabbri, Diego, 275. Dario, 292.
Gallini, Pina, 260, 263, 266, 268.
Di Giammatteo, Fernaldo, 292. Fabi, Angelo, 114n., 292. . Arnoldo, 263, 266, 271, 273. Gallotti, Dada, 284.
Di Giovanni, Augusto, 260, 26l. Fabrizi, Aldo, 42, 67, 78, 111, 156, 158, Goffredo, 13, 21, 25n., 27, 60n., Galter, Irene, 273.
Di Giulio, Anna Maria, 277. 186, 227, 233, 234n., 267, 269, 2T". 66n., 88n., 95n., 102n., 113n., 114n., Garbini, Aristide, 26l.
Di Lorenzo, Anna, 265. 279,283. 119n., 123n., 185n., 197n., 230, Gardner, Ava, 247.
Dinam, A1bert, 276. Fabrizi, Franco, 272, 284, 285. 234n., 236n., 237n., 242n., 255-257, Gargiulo, Alfredo, 293.
Di Napoli, Nino, 270. Fabrizi, Lella, 275, 279. 292,294. Garibaldi, Giuseppe, 66.
Di Rocco, Rossana, 286. Facchetti, Adriana, 283, 284. Gianfranco, 153n., 292. Garìneì, Enzo, 257, 264-266, 269, 272,
Dolen, )im, 276. Falconi, Dino, 278. ·•• ··.&:ì'!Jlllil;ato, Marcello, 28l. 275,277.
D'Oliva, Luigi Erminio, 260. Faldini, Franca, 13, 21, 25n., 149, 234n~ , Flavio, 263. Garrone, Riccardo, 278.
Donadio, Giulio, 26l. 255, 256n., 268-270, 272, 292. ri, Franco, 33n., 292. Gassman, Vittorio, 151, 214, 275, 277.
Donati, Ermanno, 273, 278. Fanfulla (Visconti, Luigi, detto), 275, , Armando, 262. Gastonì, Lisa, 220, 283.
Dondini, Ada, 262, 266. 279. eschi, TemistocIe, 295. Gattarì, Mario, 263.
Donizetti, Gaetano, 102, 103. Fangareggi, Ugo, 287. hi, Franco, 248, 249, 283, 287. Gazzara, Ben, 279.
LA UNGUA IN GIOCO INDICE DEI NOMI 307
306
Inglese, Guglielmo, 65, 66, 69, 255, 256, Lees, Tamara, 266.
Gazzola, Lauro, 271, 273. Gozzo, Enrico, 260.
265-267,269. Leibl, Marianna, 275.
Genazzani, Osvaldo, 260. Grassi, Corrado, 165n., 293.
Ingrassia, Ciccia, 86, 134,248, 283, 287. Leoncavallo, Ruggero, 103.
Genin, René, 276. Grassi, Letizia, 293.
Interlenghi, Franco, 274. Leone, Ignazio, 276, 277, 280, 284.
Genna, Irene, 262. Grasso, Giovanni, 261, 272.
Invernizio, Carolina, 132. Leonetti, Francesco, 287.
Ghione, Emilio, 135. Gravey, Fernand, 276.
Ioni, Costanzo, 64n., 235n., 293. Leoni, Luigi, 287.
Giachini, Raffaele, 260. Gravina, Carla, 275.
Lerici-Rastelli, 262.
Giacobini, Franco, 281,282,284. Gray, Dorian, 274.
jachino, Silvana, 260. Leroy, Philippe, 286.
Giacovelli, Enrico, 27n., 247n., 292, 293. Gray; Nadia, 279.
jakobson, Roman, 17n., 31n., 37, 126, Leurini, Gino, 267.
Gianni (Abbott, Budd, detto in Italia), Gregoretti, Luciano, 286. 171, 172n., 209, 293.
Gregoretti, Ugo, 234n., 285. Libassi, Renato, 273-275, 278-280.
138. jamonre, Franco, 265.
Grice, Herbert Paul, 33, 223. Libassi, Salvo, 268, 269, 271, 279, 280.
Giannini, Guglielmo, 259. jemma, Ottavio, 277.
Grimaldi, Giovanni, 279-286. Liberatore, Ugo, 281.
Giannini, Mario, 261. Jentsch, Ernst, 18.
Gianviti, Roberto, 276, 277, 280, 281, Guardino, Harry, 287. Lin Solaro, Lena, 286.
JQhnson, Lydia, 261. Lionello, Alberto, 279.
287. Guardiola, ]osé, 277. jQSipovici, ]ean, 268.
Gigli, Silvio, 230. Guarini, Alfredo, 246. Lionello, Oreste, 67, 279, 281.
Jusanova, Maja, 272.
Gioli, Vinicio, 278. Guarìnì, Ruggero, 18, 35n., 64n., 84n., Lisi, Virna, 280, 283.
Giolitti, Giovanni, 222. 95n., 99n., 107n., 108n., 127n., 160n., Lissiak, Elvy; 264, 281, 282.
%Unt, Immanuel, 35, 36, 293.
Giordano, Umberto, 295. 179n., 197n., 206n., 207n., 234n.- Littera, Giampiero, 275.
Kafajan, Herbert von, 134.
Giorgi, Gustavo, 272. 237n., 243, 245n., 255-257, 293. Lombardi, Carlo, 284.
:laufmann, Christiane, 279.
Giovannini, Sandro, 257. Guerra, Mario, 279, 280, 284. Lombardo, Goffredo, 283 .
.iKìtzmiller, john, 281.
Girard, Amedeo, 268. Guerra, Ugo, 281. Lombardo, Gustavo, 259, 260.
Monica, 286,
Girolami, Marino, 234n., 284. Guers, Paul, 276. Lopez Vasquez, Luis, 286.
i:o:scina, Sylva, 53, 141, 272, 276, 277.
Giuffré, Aldo, 89, 103, 140, 180, 213, Loren, Sophia (Lazzaro, Sofia, detta),
Guida, Wandisa, 275. J~ter, Henry; 247.
233, 264, 266-268, 270, 272, 280, Guillaume, Ferdinand (v. Tontolini). 47, 170, 265, 270.
285. Guiraud, Pierre, 33n.-35n., 37, 183n.. Enrico, 291, 294. Loy, Nanny, 277.
Giuffré, Carlo, 264. " Lilia, 268. Lubin, Arthur, 246.
209n., 293.
Giuliani, Fabrizia, 14. Guzzanti, Corrado, 251. ini, Fanny, 271. Luce, Angela, 278, 279.
Gizzi, Lorìs, 262, 272. Guzzanti, Sabina, 251. , Abbe, 274, 277. Luciani, Anna Maria, 276.
Glori, Enrico, 261, 264. , john Francis, 279. Lulli, Folco, 263.
Glori, Gianni, 268. ita, Arturo, 133. Lurati, Ottavio, 245n., 293.
Hardy, Oliver (v. Ollio).
Gloria, Leda, 264, 276. rini, Bruno, 266. Luzi, Enrico, 265.
Heilmann, Luigi, 293.
Goldin, Daniela, 295. a, Antonio, 282. Luzi, Francesco, 285.
Herlin, ]acques, 286.
Gomez Ferrer, Luna Pilar, 277. re, Frank, 263.
Heusch, Paolo, 234n., 284, 285.
Gorassini, Annie, 286. zi, Tina, 266. Macario, Erminio, 29n., 47, 55, 57, 58, 67,
Hoffmann, Ernst Theodor Amadees,
Gore, Laura, 261, 263, 264, 266, 269, 91, 108, 141, 185-187, 191, 193, 198,
18. ada, Alberto, 234n., 286.
271. entino, Mario, 281. 220, 233, 234n., 243, 277, 282, 283.
Holtus, Gunter, 296.
God, Gorella, 260. ce, Mark, 269. Maccari, Ruggero, 27n., 267-271, 274-
Governi, Giancarlo, 21, 293. Holzer, Ivy; 285.
aldo, 266, 272. 277.
Gavi, Gilberto, 234n. , Sofia (v. Loren, Sophia). Machiavelli, Niccolò, 286.
Goya y Lucìentes, Francisco de Paula Incrocci, Agenore (v. Age).
Incrocci, Zoe, 264, 273. David,248. Maestri, Anna, 264, 277 ..
josé, 132, 191.
308 lA liNGUA IN GIOCO INDICE DEI NOMI
309
Maggio, Dante, 190, 262-264, 266, 272, Marchetti, Giulio, 262, 282. Mazzoni, Carlo, 264.
274, 282, 287. Marchetti, Nino, 263, 281. Modugno, Domenico, 287.
McNamara, Richard, 276.
Maggio, Pupella, 270. Marchi, Anna Maria, 277. Molfese, Lia, 263.
Medici, Cosimo de', 222.
Maggio, Rosalia, 275. Marcon, Fiorella, 269. Molière (Poquelin, ]ean-Baptiste, der-
Medici, Mario, 109n., 114n., 293.
Maggiorani, Lamberto, 274. Maresca, Mario, 268. to),266.
Meldolesi, Claudio, 19n., 20, 235n., Moli, Giogia, 277.
Magnani, Anna, 113, 279. Margadonna, Ettore M., 261. 236n., 255n., 293.
Magni, Luigi, 277, 286. Margheriti, Antonio, 275. Molnar, Vera, 269.
Melidoni, Franco, 270.
Mainardi, Renato, 284. Mari, Ada, 267. Monaldi, Gisella, 274.
Melidoni, Giulia, 270.
Majeroni, Achille, 262, 271, 278. Mari, Fiorella, 52, 185, 272. Mondaini, Giaci, 27n.
Menandro, 239.
Majuri, Arduino, 264. Mariani, Marco, 284. Mondello, Luigi, 277.
Menarìnì, Alberto, 27, 29n., 53, 95, 108,
Malanga, Paola, 294. Mariani, Mario, 280, 282. Mondy, Pierre, 274.
135n., 227, 249n., 293, 294.
Malaspina, Michele, 20, 286. Marin, Luciano, 276, 277, 285. Monicelli, Mario, 25, 27n., 234, 237,
Menasci, Guido, 103.
Malavasi, Renato, 278. Marotta, Giuseppe, 271. 263,265,267-269,271,275,279.
Menendez, ]uan ]osé, 278
Maldacea, Nicola, 20, 260. Martell, Peter, 285. Montalbano, Renato, 285.
Mengaldo, Pier Vincenzo, 63n., 294.
Maldacea, Nicola jr., 269, 270. Martinelli, Alfredo, 260, 261. Montesi, Umberto, 264.
Meniconi, Mario, 264.
Mammi, Fulvia, 262, 266. Martino, Luciano, 279. Morana, Eleonora, 286.
Mereghetti, Paolo, 294.
Mamone, Sara, 234n., 293. Martoglio, Nino, 260. Morandi, Gianni, 221.
Merlin, Angelina, 204.
Mamoulian, Rouben, 246. Marton, Andrew, 248. Moravia, Alberto, 156, 272, 279.
Merlini, Elsa, 275.
Mancini, Augusta, 270. Martora Maresca, Lidia, 278. Morelli, Rina, 279.
Merlini, Marisa, 263, 264, 273.
Morettì, Ugo, 286.
Manet e Leho, 262. Martufì, Guido, 273, 277. Metz, Vittorio, 25, 27n., 234, 262-266, Morgia, Piero, 285.
Manfredi, Nino, 68, 274, 279, 287. Marx, Karl Heinrich, 243. 272-274, 276, 277, 280, 281, 284.
Mangano, Silvana, 125, 287. Marzi, Franca, 262, 264-266, 270, 279 Moriconi, Valeria, 269, 270, 274.
~~~eynier, Geronimo, 279, 281.
Mangìnì, Alda, 41, 233, 262, 263. Marzullo, Mara, 40. Morisì, Guido, 261.
~1iaglia, Luigi (v. Ripp).
Mangini, Mario, 257, 272. Mascagni, Pietro, 103. Moroni, Rosina, 286 .
• chelotti, Diego, 284.
Mangini, Wilma, 261. Mascetti, Gina, 285. Mortara Garavelli, Bice, 17n., 33n.,
M.icheluzzi, Carlo, 262.
Mankiewicz, ]oseph Leo, 248. Masiero, Lauretta, 276, 280. 165n., 172n., 180n., 187n., 294.
'w'-l5',a.u, Armando, 264, 267.
Manse, ]ean, 276. Masina, Giulietta, 267. Moscariello, Alfredo, 263.
rini, Bruno, 114n., 230, 292.
Mantonì, Riccardo, 273. Masoni, Tullio, 20n., 234n., 293. Moscovini, Carlo, 273.
one, Totò, 262, 265, 266, 269, 275, Motta, Luigi, 278.
Manzari, Nicola, 274. Masson, Yvette, 275. /80.
Manzoni, Alessandro, 13, 77n., 173n., Mastrocinque, Camillo, 139, 234n., Mozarr, Wolfgang Amadeus, 102.
ni, Fernando, 270.
220. 274, 276-278, 280. Mulè, Francesco, 276, 277, 280.
o, Nino, 262, 268, 271, 279.
Marceau, Félicìen, 271. Mastroianni, Marcello, 132, 275. MUIler, Paul, 264.
Sandra, 276, 285.
Marcellini, Maso, 260. Matania, Clelia, 261, 266, 268. Murgia, Tiberio, 275.
, Inger, 281.
Marcelloni, Carla, 281. Matarazzo, Raffaello, 233. Musatti, Cesare 1., 292.
(Mazzini, Anna Maria, detta), 221. Musco, Angelo, 234n.
Marchese, Angelo, 17n., 165n., 172n., Mattoli, Mario, 234n., 262, 265, ., Livia, 261.
293. 268-271, 275, 278-280. Mussolini, Benito, 98, 168, 198, 218,
ini, Angela, 286.
Marchesi, Marcello, 25, 27n., 139, 234, Mauded, Christian (v. Christian-I 219, 241.
, Fortunato, 270.
, 262,263,265,266,273,274. Mauro, jole, 280. Musu, Antonio, 234n., 275.
0, Nino, 270.
Marchesini, Italia, 268. Mazzarella, Carlo, 268, 273. Mutio, Michele Luigi, 294.
o, Pasquale, 270.
Marchesini, Nino, 264, 265. Mazzarella, Mario, 267. Tìberìo, 276.
Marchetti, Giancarlo, 275, 286. Mazzini, Anna Maria (v. Mina). Nandi, Vera, 270, 278.
, Giuseppe (v..PipoIo).
Nannini, Giovanni, 271.
LA IlNGUA IN GIOCO INDICE DEI NOMI 311
310

Palumbo, Concetta, 264. Persichino, Salvatore, 295. Pontecorvo, Clotilde, 297.


Napoleone, Roberto, 291. Petacci, Emilio, 260, 261. Ponti, Carlo, 263, 269, 270, 272.
Palumbo, Dolores, 270, 275.
Napolitano, Riccardo, 67n., 293,294. Petìto, Enzo, 270, 280. Poppi, Roberto, 259, 291, 294.
Pampanini, Silvana, 168, 263, 266, 272.
Navarro, Nieves, 286. Petri, Mario, 285. Poquelin, ]ean-Baptiste (v. Molière).
Panaro, Alessandra, 275.
Nazzari, Amedeo, 234. Petrolini, Ettore, 13, 20, 29n., 91, 106, Porcelli, Bruno, 290.
Nelli (Cipriani, Francesco, detto), 257, Pandolfi, Elio, 274, 278.
Pandolfini, Turi, 271, 272, 275. 117n., 234n., 266. Porelli, Giuseppe, 270.
272. Pezzotta, Alberto, 294. Poselli, Luisa, 265.
Panelli, Paolo, 278.
Neri, Rosalba, 280. Piea, Tina, 260, 272,273. Prandi, Thea, 261.
Paolella, Domenico, 234n., 273.
Nerval, Nathalie, 276. Pidgeon, Walter, 282. Prera, Mario, 264.
Paolini, Marcello, 278.
Nìcotra, Giancarlo, 268. Pierangeli, Anna Maria, 47. Pucci, Franco, 266.
Ninchi, Ave, 67, 233, 263, 264, 267,268, Papa" Milla, 260.
Paradisi, Enrico, 21n., 33n., 34n., 36n., Pierfederici, Antonio, 280. Pugliese, Alberto, 284, 285.
271. Pieri, Paolo, 281.
Nìnchì, Carlo, 173, 206, 233, 262, 264, 159n.,294.
Paris, Dany, 283. Pierozzi, Giuseppe, 260. Quaglietti, Lorenzo, 294.
265,270. Pierreux, ]acqueline, 280. Quargnolo, Mario, 20n., 294.
Partanna, Gianni, 271, 274, 277, 281.
Nobile, Rio, 261. Pietrangeli, Antonio, 268, 269. Queneau, Raymond, 38n., 182n., 294.
Parve, Elli, 261, 266.
Nobili, Isabella, 269. Pìetrosì, Francesca, 268.
Pascal, ]ean-Claude, 271.
Nod, Magali, 283. Filotto, Camillo, 271. Rabelais, François, 29n., 166n., 289.
Pasolini, Pier Paolo, 125, 234n., 286,
Notari, Umberto, 270. Pìnotto (Costello, Lou, detto in Italia), Radtke, Edgar, 21, 27, 29n., 33n., 34n.,
287.
Novelli, Augusto, 273. 138. 63n., 295, 296.
Passante, Mario, 268, 272.
Nucci, Laura, 277. Piovani, Pina, 267, 269. Raffaelli, Sergio, 21, 27n., 40, 91n., 135n.,
Passarelli, Eduardo, 128, 260, 265-268,
277,297. Pipolo (Moccia, Giuseppe, detto), 278- 138n., 247n., 249n., 252n., 295.
Olivieri, Enrico, 278. 280,282. Ragusa, Alfredo, 261, 263.
pastorino, Franco, 266, 270.
Olivieri, Rìccardo, 281. Pirandello, Luigi, 166,268, 269. Raimondi, Sergio, 273.
Ol\io (Hardy, Oliver, detto in Italia), 138. Paul, Gloria, 280.
Pavese, Luigi, 57,67, 112, 163, 188, 2~,","" Pirani, Itala, 261. Ralli, Giovanna, 271, 272, 278.
Olsen, Ivy, 283. 213, 233, 261-265, 267, 273-2827 Pisacane, Carlo, 275, 279,284, 287. Rampezzotti, Paolo Cv. Tramonti).
Onorati, Marino, 277. Pisano, Rosita, 264, 272. Rapisarda, Attilio, 269.
286.
Orazio Fiacco, Quinto, 13. Pistolesi, Elena, 40. Rascel, Renato, 212, 265.
Pavone, Rita, 139,286.
Orfei, Dana, 278, 284. Pistolini, Sandra, 273. Raspani Dandolo, Giusi, 278.
Peck, Gregory; 137.
Orfei, Moira, 283, 284. Pisu, Mario, 261, 272, 282. Rastier, ]ean-]acques, 262.
Pecorari, Mario, 259, 294.
Orlandi, Eugenio, 270. !itzzi., Nilla, 286. Ravazzini, Gino, 278.
Pegoraro, Lorenzo, 262.
Orlandini, Lia, 261. Tito Maccio, 27, 28, 239. Redi, Riccardo, 287.
Pellegrini, Amalia, 271.
Orsolini, Margherita, 297. il'WJdestà, Rossana, 267. Reed, Carol, 246.
Pelosi, Mario, 266.
Osiris, Wanda, 263. Isabella, 158n., 161n., 294. Reno, Teddy, 274.
Pepe, Nico, 262, 265, 271, 278.
Ottai, Antonella, 20n., 27n., 234n., 235, Ottavio, 281, 283, 285. Ressel, Franco, 282-285.
Perbellini, Dina (Bellini, Dirce, detta
236n., 255, 294. . Salani, Teresa, 63n., 77n., 294. Ricci Bartoloni, Maria Teresa, 263.
che), 260, 261, 271, 280.
Peril1i, Ivo, 260. , Annette, 262. Ricci, E. M., 265.
Paal, Erzsi, 259. co, Cesare, 260, 262,263, 266. Ricci, Nora, 270.
Perna, Tìna, 280.
Padovani, Lea, 268,269. Mìrnmo, 268, 274-276, 279-283. Riento, Virgilio, 151, 189,267,271.
Perrella, Amelia, 274.
Pagnani, Andreina, 284. er, Kurr, 279. Rigaud, Georges, 286.
Perrone, Carlachiara, 64n., 99n.,
Pala, Giovanna, 267, 268. padour, jeanne Antoinette Le Nor- RinaIdi, Giuseppe, 261.
Perrucci, Andrea, 28, 29, 147 ,
Palermi, Amleto, 234n., 260, 261. mant d'Etioles de,57, 190. Ripp (Miaglia, Luigi, detto), 256.
Palmer, Renzo, 280, 281. 294.
LA LINGUA IN GIOCO
INDICE DEI NOMI 313
312
Simone, Raffaele, 34n., 39n., 158n., Starace Sainati, Bella, 260.
Risi, Dino, 27n., 234n., 267, 287. Salce, Luciano, 276, 284.
171n., 201n., 209n., 253n., 296, 297. Steno (Vanzina, Stefano, detto), 25,
Rìssone, Giuditta, 262. Salinas, ]one, 275.
Simonelli, Giorgio c., 234n., 261. 27n., 234, 261-263, 265, 267, 268,
Riva, Mario, 263, 275. Salvatori, Renato, 275.
Sinaz, Guglielmo, 260. 275-278, 280-283, 285, 287.
Rizzo, Gianni, 264, 282. Salvatori, Umberto, 262. Stevens, George, 204.
Salvietti, Agostino, 271, 274, 276, 284 Sini, Linda, 278, 284, 285.
Roby, Lino, 263. Stival, Giulio, 263, 268.
Sancho, Fernando, 286. Siodmak, Robert, 248.
Rochefort, ]ean, 285. Stoppa, Paolo, 98, 241, 261, 272, 273.
Sanders, Nadine, 281, 282, 284. Siroli, Edgardo, 281.
Rohlfs, Gerhard, 67n., 295. Strange,]ohn,263.
Romance, Vìviane, 268. Sandner, Yvonne, 260. Sobrero, Alberto A., 165n., 290, 293,
Streicher, ]ohannes, 295.
Romano, Carlo, 266. Sanga, Glauco, 77n., 296. 297. Stresa, Nino, 285.
Romano, Dina, 260, 262. Sanjust, Filippo, 271. Sofia, Vìnìcio, 262, 265, 268, 272. Strucchi, Stefano, 273, 286.
Romeo, Giuseppe, 13, 20n., 21, 22n., Sanson,Yvonne, 234,263, 282. Sofia, Gisella, 282. Stubing, Solvi, 287.
27n, 39n., 40, 46n., 64n., 75n., 99n., Sarazani, Fabrizio, 263. Solari, Pietro, 261.
106n., 117n., 153, 155n., 238n., 295. Sardou, Fernand, 277. Solbelli, Olga, 261. Tacchella, ]ean-Charles, 276.
Rondinella, Giacomo, 269. Sasso, Ugo, 265. Soldati, Mario, 264. Tagliavini, Carlo, 292.
Roney, Mac, 279. Saussure, Ferdinand de, 34, 149n., Sommers, Annie, 264. Talarico, Vincenzo, 268-271.
Roquevert, NoeJ, 276. 171n., 296, 297. Sonego, Rodolfo, 271, 284. Talegalli, Alberto, 269, 280.
Rory, Rosanna, 275. Scala, Delia, 264, 278. Sordi, Alberto, 13, 231, 267. Tamamini, Franca, 264.
Rosi, Francesco, 191n., 248, 272. Scarano, 'lècla, 140,213,270, 274. Tarabusi, Renato, 277.
Sorlin, Pierre, 19n., 102n., 297.
Rosi, Stelvio, 284, 285. Scarnicci, Giulio, 277. Taranto, Carlo, 263, 281.
Sorrentino, Alberto, 265-267, 269.
Rossellini, Franco, 280. Scarpelli, Furio, 25, 27n., 234, 263-268. Taranto, Nino, 48, 57, 66, 78, 86, 89,
Rossellini, Roberto, 234n., 269. Spadaro, Fosca, 261.
270.273,275, 276,279, 282. 136, 144, 155, 163, 186, 189, 192,
Rossi, Annabella, 291. Spadaro, Giuseppe (o Peppino), 260, 198, 207, 220, 233, 263, 281-283.
Scarpelli, Manlio, 277.
Rossi, Fabio, 13-15, 21n., 24n., 30n.- Scarpetta, Eduardo, 20, 87, 237, 261. Targioni Tozzetti, Giovanni, 103.
32n., 63n., 64n., 101n., 143n., 148n., 268,270. Spadaro, Grazia, 260. 'Iellini, Piero, 264, 267.
253n., 295, 296. Schiaffino, Rosanna, 274, 286. Spadaro, Umberto, 261. Telmon, Tullio, 165n., 293.
Rossi, Francesca, 40. Sch6nthan, Franz, 261. Spalla, Erminio, 261, 265. Terenzio, Afro Publio, 239.
Rossinì, Gioacchino, 101n., 102, 148, Sch6nthan, Paul, 261. Spillane, Mike, 134, 246. Terzo, Nino, 283.
246. Scola, Ettore, 27n., 276. Spina, Grazia Maria, 285. Thellung, Francesco, 274.
Rovena, Marcella, 264,279, 281. Segre, Cesare, 17n., 38n., 289,296. Spinazzo;a, Vittorio, 19n., 25, 64n., 101, Theodoli, Niccolò, 272.
Rovere, Gina, 154,275,277,279. Sendecher, Erica, 272. 148, 251n., 297. Tieri, Araldo, 50, 112, 134, 197, 233,
Rovere, Luigi, 275. Serianni, Luca, 91, 180n., 296. Sportelli, Franco, 270, 283. 263, 264, 266, 268,·275, 277, 279,
Rovi,Vincenzo, 261. Serra, Adriana, 262, 265. 282,284.
•, y",<J"lLU. Carletto, 271
Rubini, Giulia, 273. Shakespeare, William, 92, 175. Tinti, Gabriele, 273, 274, 279.
Ruffin, Valentina, 18n., 21, 63n., 75n., o Bellincioni, Bianca, 260.
Shapìro, Shel, 286.
Tissier, ]ean, 284.
120n., 142n., 210n., 296. o, Giò, 280. Tofano, Sergio, 27n.
Shaw, Lynn, 278. (Dzugasvili, Iosif Vissarionovic,
Russo, Mario, 247. Tognaccini, Rìno, 265.
Siegel, Donald, 247. detto), 245
Rutili, Benedetta, 274, 275. Tognazzi, Ugo, 132, 190, 231, 243, 276,
Silenti, Vira, 264, 265. "0 (Laurei, Stan, detto in Italia),
Ruzante (Eeolco, Angelo, detto), 29n. 277, 280, 283.
Siletti, Mario, 260, 265, 280.
138. Togni, Giuseppe, 96.
Silvani, Aldo, 261.
Sabatello, Dario, 274. ce, Edmondo, 260. Tolnay, Akos, 261.
Sabatini, Francesco, 253n., 296. Simon, Simone, 271.
314 LA UNGUA IN GIOCO INDICE DEI NOMI
315

Tolomei, Pia de', 221. Vecchi, Gustavo Aldo, 266. Zarnbuto, Gero, 234n., 259, 260. Zarghetta, Walter, 283.
Toniolo, Edoardo, 274. Vecchi, Paolo, 20n., 234n., 293. Zampa, Luigi, 234n., 269. Zavattinì, Cesare, 22n., 27n., 166n.,
Tontini, Renato, 276. Vecchietti, Alberto, 266. Zanolli, Angelo, 278. 243n., 260, 271, 297.
Tontolini (Guillaume, Ferdinand, detto Vecchio, Bruna, 273. Zanon, Angela, 263. Zopegni, Giuseppe, 260.
in Italia), 138. Veneroni, Paola, 263. Zappulla, Felice, 269. Zoppelli, Lia, 93, 203, 277, 279-281,
Tor, Michael, 264. Verde, Dino, 278. Zardi, Federico, 277. 284.
Tordi, Pietro, 173,265. Verdi, Giuseppe, 102, 103. Zarfatì, Giancarlo, 280. Zubìn, Thea, 270.
Torrigiani, Flora, 264, 265. Verdirosi, Serena, 279.
Toscanini, Arturo, 245. Verga, Giovanni, 103.
Tramonti (Rampezzotti, Paolo, detto), Vergano, Aldo, 260.
256. Vianello, Raimondo, 124, 243, 262, 266,
Tranfaglia, Nicola, 291. 277, 280, 281, 283.
Trieste, Leopoldo, 269, 273. Viarìsio, Enrico, 269, 273, 282.
Trilli, Amedeo, 274. Vicario, Marco, 248.
Troisi, Massimo, 251. Vidon, Henry, 272.
Trudu, Antonio, 40. Vìghì, Vittorio, 277, 278, 284.
Tubbs, William c, 267.
Villaggio, Paolo, 78.
Tuili, Marco, 276.
Villani, Peppino, 260.
Turco, Enzo, 68, 119,233,262,263,268,
Villi, Olga, 263.
270, 271, 278.
Vingelli, Nino, 265, 269, 271, 272.
Visèonti, Luchino, 293.
Ucci, Toni, 264, 277, 279, 283, 284.
.Visconti, Luigi (v. Fanfulla).
Ugolini, Gabriella, 271.
Vita, Anna, 267.
Urbani, Kikì, 266.
Vivarelli, Piero, 234n., 286.
Viviani, Raffaele, 20, 234n.
Vajda, Ladislao, 246.
Valdemarin, Mario, 278. Volonghi, Lina, 286.
Valentini, Leopoldo, 278, 279. Volpi, Franco, 282.
Valentino, Rodolfo, 105. Vukotic, Milena, 281.
Valeri, Franca, 59, 68, 109, 114, 267,
278,284,297. Wagner, Richard, 102.
Valeri, Marcella, 285. Wallace, Richard, 246.
Valle, Riccardo, 277. Weber, Tania, 269.
Valli, Romolo, 286. Weibel, Lili, 263.
Valori, Bice, 266, 267, 271, 278. WeissmUller, )ohnny, 246.
Vaniceck, Eva, 267. Welles, Orson, 268.
Vanzina, Carlo, 268. Werlen, Mara, 272.
Vanzina, Stefano (v. Steno). Wessel, Edy, 279.
Vargas, Daniele, 280. Wicki, Bernhard, 248.
Vaser, Vittorio, 280. Wittgenstein, Ludwig, 18n., 297.
Vasile, Turi, 234n., 275, 287. Wolter, Ralph, 287.
Finito di stampare dalla GRAFICA 2000
Coordinamento tecnico CENTRO STAMPA di Meucci Roberto
CITTÀ DI CASTELLO (PG)

Potrebbero piacerti anche