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Quaderno - Il Sistema Idrico in Campania (2003)
Quaderno - Il Sistema Idrico in Campania (2003)
CAMPANIA
APPROCCIO AL PROBLEMA
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IL SISTEMA IDRICO IN CAMPANIA
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IL SISTEMA IDRICO IN CAMPANIA
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IL SISTEMA IDRICO IN CAMPANIA
L’ACQUA IN CAMPANIA
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Benevento della capacità utile di 109x106 metri cubici, che sottende un bacino imbri-
fero di 351 kmq, a usi multipli, non ancora in esercizio; necessita di lavori di conso-
lidamento della sponda destra;
• invaso S. Pietro sul torrente Osento, affluente in sinistra dell’Ofanto, in provincia di
Avellino, della capacità utile di 15x106 metri cubici, gestito dal Consorzio della Capi-
tanata con sede a Foggia e utilizzato per l’irrigazione di terreni pugliesi;
• invaso di Conza sul fiume Ofanto, in provincia di Avellino, della capacità di regola-
zione di 63x106 metri cubici, le cui acque sono destinate ad assicurare l’alimentazio-
ne dell’Acquedotto dell’Ofanto, già realizzato, a servizio del potabile della fascia
costiera barese, dopo che sarà costruito il potabilizzatore a valle della diga;
• invaso di Piano della Rocca sul fiume Alento con capacità utile di 26x106 metri
cubici e di regolazione di 34,5x106 metri cubici con probabilità del 90%a usi plurimi
del comprensorio del Consorzio di Bonifica Velia.
Esistono altri piccoli invasi, da considerare più come laghetti collinari, utilizzati per
l’irrigazione di porzioni trascurabili di territorio.
Sugli affluenti dei fiumi principali sono stati individuati alcuni siti, che ben si presta-
no ad essere destinati a sede di invaso, sia per caratteristiche idrologiche che per con-
dizioni topografiche.
Qualora nel futuro in Campania dovessero sorgere esigenze di acqua ora non prevedi-
bili, non sussistono problemi di reperimento di risorse idriche, ricorrendo alla realiz-
zazione di ulteriori invasi.
L’A.T.O. n. 1 Calore - Irpino comprende 117 Comuni dei 119 della provincia di Avel-
lino e tutti i 78 Comuni della provincia di Benevento.
Il territorio si estende per 4.774 kmq con una popolazione residente, secondo l’Istat
1998, di complessivi 730.817 abitanti.
Ricadono nell’A.T.O. varie aree di sviluppo industriale e precisamente Pianocardine,
Valle Ufita, Valle Caudina, Ponte Valentino, S. Mango sul Calore, Porra di S. Angelo
dei Lombardi, Lioni, Nusco, Morra de Sanctis, Conza della Campania, Calaggio di
Lacedonia, Calitri e Calabritto.
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IL SISTEMA IDRICO IN CAMPANIA
Nel comprensorio sgorgano ricche sorgenti, tra cui Caposele, Serino e Cassano Irpino,
che danno origine ad acquedotti di importanza strategica.
Cospicui volumi d’acqua prodotti nel territorio dell’ambito n. 1 sono esitati verso altre
Regioni o verso altre province, com’è il caso dell’Acquedotto Pugliese e dell’Azienda
per le risorse idriche di Napoli.
Il gestore di reti acquedottistiche più importante è il Consorzio interprovinciale Alto
Calore, che distribuisce oltre 60 milioni di metri cubici di acqua.
Altro gestore di risorsa idrica è l’Acquedotto Pugliese, che serve alcuni comuni del-
l’Irpinia.
L’A.T.O. n. 2 Napoli - Volturno comprende un totale di 136 comuni di cui due capo-
luogo di provincia: Caserta, Napoli.
L’estensione territoriale interessa una superficie complessiva di kmq 3160, mentre la
popolazione residente, secondo i dati del censimento ISTAT del 1991, raggiunge
2.686.618 unità.
Sul territorio in questione sono inoltre presenti rilevanti realtà produttive ubicate nelle
aree di sviluppo industriale di Ponteselice, Volturno Nord, San Nicola la Strada, San
Marco Evangelista, Marcianise, Caivano, Acerra, Casoria-Arzano-Frattamaggiore.
Gli enti gestori attualmente operanti nell’ambito relativamente al servizio di acquedot-
to sono il C.T.L. (Consorzio idrico di Terra e Lavoro) l’ARIN (Azienda Risorse Idri-
che di Napoli), il C.I.S.I., la Napoletanagas, la Eniacqua Campania S.p.A. e due
extra regionali: il Consorzio degli Aurunci con sede nel Lazio e l’E.R.I.M. (Ente
Risorse Idriche Molisane) con sede nel Molise.
L’ambito dispone di risorse endogene, che però allo stato attuale ricoprono meno del
50% delle risorse idriche totali: infatti le acque che alimentano gli schemi acquedotti-
stiche principali provengono essenzialmente da sorgenti extra regionali del Lazio e
Molise.
Le risorse idriche di alimentazione del territorio considerato sono:
• sorgenti di Gari
• sorgenti del Biferno e del Torano Maretto
• sorgenti del Peccia
• sorgenti di S. Bartolomeo
• sorgenti di Urciuoli e di Acquario Pelosi
• pozzi di Teano 1 e 2, Pozzi di Francalise e Pozzi di Falciano
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IL SISTEMA IDRICO IN CAMPANIA
Tali risorse assicurano un volume di oltre 150 milioni di metri cubici, mentre i fabbi-
sogni potabili superano i 200 milioni di metri cubici, per cui è necessario ricorrere a
trasferimenti di acqua da altri ambiti.
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ATO VOLUME
prodotto (mc/anno) acquisito (mc/anno) ceduto (mc/anno) immesso (mc/anno)
1-Calore Irpino 300.196.048 10.932.848 207.400.00 103.728.869
2-Napoli Volturno 122.036.000 260.000.000 70.000.000 423.036.000
3-Sarnese Vesuviano 148.811.357 69.200.930 = 218.012.287
4-Sele 184.228.628 = 7.200.930 177.027.698
TOTALE 866.272.033 340.133.778 284.600.930 921.804.881
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IL SISTEMA IDRICO IN CAMPANIA
ATO VOLUME
prodotto (mc/anno) acquisito (mc/anno) ceduto (mc/anno) immesso (mc/anno)
Regione Campania 866.272.033 206.932.848 151.400.000 921.804.881
V=8
Mmc/anno
ATO 2 ATO 1
Vautpr = 233 Vautpr = 300
Mmc/anno Mmc/anno
V = 147
Mmc/anno
Puglia Acq. Pugl. (AQP)
V = 56
Mmc/anno
V = 62
Mmc/anno
V = 7,2 Basilicata
Mmc/anno V = 4,4
Mmc/anno
ATO 3 ATO 4
Vautpr = 149 Vautpr = 184
Mmc/anno Mmc/anno
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IL SISTEMA IDRICO IN CAMPANIA
Si riportano brevi notizie sui più importanti schemi acquedottistici della Campania.
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IL SISTEMA IDRICO IN CAMPANIA
in quattro grandi condotte principali che alimentano i serbatoi di Capodimonte e Scudillo del-
l’Acquedotto di Napoli ed i serbatoi dell’Acquedotto Campano di S. Clemente e di Melito.
Infatti a S. Prisco sono localizzati un impianto di sollevamento e n. 5 serbatoi di accumu-
lo, destinati su tre livelli di servizio, della capacità complessiva di 270.000 mc:
• servizio alto con quota dal pelo libero a 202 m.s.m. facendo capo a n. 2 serbatoi, in gal-
leria di 100.00 mc;
• servizio medio con quota dal pelo libero a 140,00 m.s.m., facente capo a n. 2 serbatoi di
cui uno in galleria, di 90.000 mc e l’altro seminterrato del volume di 90.000 mc;
• servizio basso con quota dal pelo libero a 110,00 m.s.m., articolato in n. 1 serbatoio in
galleria di 40.000 mc di volume.
L’impianto di sollevamento permette di collegare i serbatoi medi con il serbatoio alto. Quat-
tro condotte si diramano dai serbatoi di S. Prisco a diverse quote (202, 140, 110) verso
diversi serbatoi a valle:
• DN 2100 da quota 202 m.s.m. sino al serbatoio dello Scudillo (Napoli) quota 185 m.s.m.
lunghezza della tubazione di collegamento pari a circa 35 km;
• DN 1800 da quota 140 m.s.m. tramite una diramazione DN 1400 (L=23+7km), e di Meli-
to (Napoli) quota 110 m.s.m. sino al serbatotio di Capodimonte a quota 60 m.s.m., tra-
mite una diramazione DN 1400 (L=23+1,2 km);
• DN 1000 per pompaggio da quota 140 sino al serbatoio di S. Clemente (Caserta) quota
165 m.s.m. per una lunghezza di 4 km;
• DN 1400 direttamente da quota 110,00 m.s.m. per il serbatoio di Mileto quota 100 m.s.m.
(L=24,2 km).
ACQUEDOTTO CAMPANO
L’Acquedotto Campano è stata la prima grande opera idrica realizzata dalla soppressa Cassa
del Mezzogiorno, che convoglia nell’area di Caserta e Napoli le acque captate dalle sorgen-
ti del Biferno sul versante adriatico del massiccio del Matese in Molise e dalle sorgenti del
Torano e del Maretto, che scaturiscono sul versante tirrenico dello stesso massiccio.
Le portate minime e massime delle sorgenti su indicate sono:
Minima Massima
• Biferno 700 l/s 1.900 l/s
• Torano 1.000 l/s 2.500 l/s
• Maretto 400 l/s 900 l/s
Pertanto la portata complessiva minima dell’Acquedotto Campano è di 2.100
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L’Acquedotto dell’Alto Calore è uno schema complesso ed articolato, che alimenta l’a-
rea centro-orientale della Campania, interessando i comuni delle province di Avellino
e Benevento.
Le reti che costituiscono lo schema si sviluppano lungo le valli del Calore, della Ufita
e del Titerno, fino ad arrivare alla piana del Sarno.
L’area che viene servita dal sistema Alto Calore ha una superficie di circa 235.000 ha
ed interessa 124 Comuni.
La rete, inoltre, integra in due punti lo schema Destro Molisano.
Attesa l’articolazione e la complessità dello schema il numero delle sorgenti che lo ali-
mentano sono molteplici e le più significative risultano quelle del gruppo della Scorzella,
Raio Ferriera, Cassano, Beardo Sorbo Serpico per una portata complessiva di 1.500 l/s.
Lo sviluppo dell’intera rete di adduzione è di circa 900 km.
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IL SISTEMA IDRICO IN CAMPANIA
ACQUEDOTTO PUGLIESE
Un ramo dell’Acquedotto del Sele, che ha origine da Caposele e alimenta buona parte
della Puglia, serve anche quattordici Comuni Campani che si affacciano sulla valle del-
l’Ofanto: Andretta, Aquilonia, Bisaccia, Guardia dei Lombardi, Lacedonia, Lioni,
Monteverde, Morra de Sanctis, S. Andrea di Conza, Teora, Caivano, Calitri, Conza e
Caposele.
Trattasi di una zona dell’Irpinia che ha scarse risorse locali.
ACQUEDOTTO DI ROCCAMORFINA
L’Acquedotto di Roccamorfina serve cinque Comuni della provincia di Caserta (Caia-
niello, Conca della Campania, Marzano Appio, Roccamorfina, Tora e Picilli) ubicati in
un comprensorio avente una estensione di circa 190 kmq.
È approvvigionato dalle sorgenti Cerchiara I, II e III, Ortali, Vallamati in tenimento di
Roccamorfina, per una portata complessiva di 30 l/s.
Lo schema ha inizio dalle sorgenti Vallamati, dove le acque captate vengono sol-
levate e distribuite ai due rami di adduzione oltre che ad una derivazione per Roc-
camorfina.
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Il primo ramo di adduzione riceve anche le acque del gruppo sorgentizio Fontanafred-
da ed alimenta il Comune e la frazione di Sessa Aurunca.
Il secondo Ramo serve agli altri Comuni dopo una serie di partitori e derivazione.
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ACQUEDOTTO AVERSANO
L’Acquedotto Aversano alimenta diciassette Comuni ubicati lungo la zona sud della
provincia di Caserta: Aversa, Carinaro, Casal di Principe, Casaluce, Frignano, Grici-
gnano, Lusciano, Orta di Atella, Parete, San Cipriano di Aversa, San Marcellino, Suc-
civo, Teverola, Trentola, Ducenta, Villa Literno, Casapesenna.
L’Acquedotto Aversano è parte integrante dell’Acquedotto Campano, dal quale ha ori-
gine, previo innesto dall’adduttrice principale.
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IL SISTEMA IDRICO IN CAMPANIA
ACQUEDOTTO VESUVIANO
L’Acquedotto Vesuviano alimenta comuni di Ercolano, Portici, San Giorgio a Crema-
no, Torre del Greco, Cercola, Pollena, Sant’Anastasia, San Sebastiano al Vesuvio,
Volla, Boscotrecase, Ottaviano, San Giuseppe Vesuviano, Somma Vesuviana, Terzigno
e Trecase.
Esso viene approvvigionato dall’Acquedotto del Serino, nonché da pozzi endogeni.
Le acque provengono da santa Maria la Foce, dopo aver servito le zone basse vengo-
no sollevate, per il servizio alto, dalla centrale di Boscotrecase al serbatoio ubicato in
località Rosone.
Gli abitanti posti a questa media sono alimentati dalla condotta proveniente dal serba-
toio di Cancello a mezzo di due diramazioni che a Sant’Anastasia si dividono per for-
mare un anello intorno al Vesuvio.
La fascia costiera tra San Giorgio e Torre Annunziata è servita dell’Acquedotto Cam-
pano.
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IL SISTEMA IDRICO IN CAMPANIA
ACQUEDOTTO DELL’AUSINO
L’Acquedotto dell’Ausino è costituito da tre adduttori aventi origine nella località di Acerno.
Il primo adduttore fu realizzato all’inizio del secolo ed è denominato “Vecchio Acquedot-
to dell’Ausino”, il secondo fu realizzato negli anni cinquanta dalla Cassa del Mezzogiorno
ed il terzo, in avanzata fase di costruzione, è denominato “Nuovo Acquedotto dell’Ausino”.
Lo schema idrico è alimenta dal gruppo sorgentizio: Ausino-Avella, Carasuolo, nonché
da sorgenti minori e della sorgente Cernicchiara.
Il nuovo Acquedotto dell’Ausino verrà alimentato a mezzo della captazione delle sor-
genti Nuova Olevano.
I comuni interessati dallo schema sono: Baronissi, Bracigliano, Calvanico, Castel San
Giorgio, Fisciano, Mercato S. Saverio, Montecorvino Rovella, Montecorvino Puglia-
no, Pellezzano, Pontecagnano, Faiano, Roccapimonte, Salerno, S. Cipriano Picentino,
S. Mango Piemonte, Positano, Furore, Praiano, Conca dei Marini, Amalfi, Atrani,
Maiori, Cetara e Vietri sul Mare.
L’area servita è di circa 35.000 ha e la popolazione beneficiaria ammonta a 300.000
abitanti.
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IL SISTEMA IDRICO IN CAMPANIA
ACQUEDOTTO DELL’ELCE
L’Acquedotto dell’Elce è alimentato dalle seguenti sorgenti: Faraone (Rofrano), Fisto-
ne I e II, Acquafredda, Fiumifreddo e Scaricatore della Torna per una portata com-
plessiva di circa 200 l/s e serve a circa ventiquattro Comuni del Cilento interno: Casal-
velino, S. Mauro Cilento, Alzano, Ascea, Campora, Cannalonga, Castelnuovo Cilento,
Seraso, Ciccaro Vetere, Butani, Gioi, Laurito, Moio della Civitella, Montano Antilia,
Novi Velia, Orria, Perito, Roccagloriosa, Salento, S. Giovanni a Piro, S. Mauro la
Bruca, Stio, Torre Orsaia, Vallo della Lucania.
Le condotte di adduzione dello schema hanno uno sviluppo di circa 300 km.
La risorsa vettoriata dall’acquedotto viene integrata da una portata media di circa 60
l/s proveniente dal potabilizzatore di Angellara, alimentato dell’invaso del Carmine in
agro di Cannalonga.
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IL SISTEMA IDRICO IN CAMPANIA
FABBISOGNI IDROPOTABILI
Dalla ricognizione delle opere idriche eseguita dalla Sogesid, è emerso che l’acqua
immessa nelle reti acquedottistiche in esercizio nella Regione Campania è di
921.804.881 metri cubici.
La popolazione in Campania è stata assunta in 5.792.580 abitanti residenti e in
620.000 abitanti fluttuanti.
La dotazione idrica all’attualità è di 436 litri per abitante e per giorno.
La dotazione giornaliera di acqua per abitante sarebbe ottimale, anzi superiore alla
media nazionale, qualora le perdite della rete fossero contenute in limiti fisiologici,
cioè nell’ordine del 20/25%.
Invece dalle ricognizioni si è rilevato che le perdite raggiungono la percentuale esor-
bitante del 59% circa, anche se è certamente alta la mancata fatturazione di consumi.
Se le perdite fossero ridotte al livello corrente del 20%, l’acqua attualmente captata
sarebbe sufficiente a soddisfare i fabbisogni potabili, anche considerato l’incremento
della popolazione residente e fluttuante.
Sulla base degli indirizzi e dei criteri emanati dalla Regione Campania con delibera-
zione n. 5795 del 28/11/2000, la Sogesid ha formulato una ipotesi del fabbisogno idro-
potabile regionale, tenendo conto a riferimento le seguenti dotazioni idriche:
La dotazione per la popolazione fluttuante è stata assunta pari a 200 l/ab.g. per una pre-
senza media di 90 giorni/anno.
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IL SISTEMA IDRICO IN CAMPANIA
In Campania l’uso a fini agricoli del suolo è preminente rispetto alle altre destinazioni.
Infatti su una superficie territoriale di 1.367.000 ettari, ben 992.000 ha sono utilizza-
bili per attività agricole e cioè ben il 73%.
L’estensione della pratica irrigua è meno notevole di quanto si aspetterebbe dalla dif-
fusione dei terreni pianeggianti.
L’attrezzamento del territorio a fini irrigui è curato dai Consorzi di Bonifica Integrale.
In Campania i Consorzi di Bonifica sono stati regolati con Legge Regionale n. 23
dell’11 aprile 1985 e sono stati accorpati in numero di dieci.
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Essi sono:
• Consorzio di Bonifica Agro Sernese Nocerino
• Consorzio Aurunco di Bonifica
• Consorzio di Bonifica Bacino Inferiore del Volturno
• Consorzio di Bonifica Destra Sele
• Consorzio di Bonifica Paestum - Destra Sele
• Consorzio di Bonifica Sannio Alifano
• Consorzio di Bonifica dell’Ufita
• Consorzio di Bonifica Valle Telesina
• Consorzio di Bonifica del Vallo di Diano
• Consorzio di Bonifica del Velia
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La rete idrica all’epoca teneva conto della notevole porosità del suolo, che svolgeva
una funzione di drenaggio naturale delle acque scolanti.
Tale funzione è andata via via scomparendo a causa dell’impermeabilizzazione dei
suoli dovuta ad eccessiva e caotica urbanizzazione su tutto il comprensorio.
Il consorzio di Bonifica dell’Agro Sarnese Nocerino interessa l’intero bacino idrogra-
fico del Sarno per una superficie amministrativa di 43651 ettari e tre province (Avelli-
no, Napoli e Salerno).
La superficie complessiva ricade per il 44% nella regione agraria di montagna con
19.206 ha, per l’11% in collina con 4.801 ha e per il 45% in pianura con 19.664 ha.
Molti terreni sono minacciati di completa sommersione delle acque di piena, mentre
altre presentano fenomeni di saturazione idrica e di acquitrino, altri ancora sono a
quota inferiore a quella dell’alveo scolante.
L’acqua d’irrigazione proviene in parte da prelievi da fiume e in parte da pozzi arte-
siani.
La scelta di captare l’acqua profonda è indotta dalle condizioni di inquinamento dei
principali corsi d’acqua superficiali, che, pur potendo assicurare portate non trascura-
bili di acqua, sono irreversibilmente compromessi, tanto da costringere le autorità loca-
li a vietarne l’uso.
Alla fitta rete di pozzi artesiani gestiti dal Consorzio si affiancano numerosi pozzi pri-
vati, i quali comportano non pochi problemi.
Inoltre molti prelievi di acqua avvengono abusivamente.
In tale confusione, si rischia di mettere in comunicazione falde situate a diversa pro-
fondità e quindi caratterizzate da differenti indici di qualità.
Inoltre c’è pericolo in alcuni punti di abbassare essenzialmente la falda,
Ad una superficie amministrativa del consorzio di 43.654 ha corrisponde una superfi-
cie attrezzata di 2.800 dei quali 1.560 sono irrigati.
Le fonti di prelievo sono:
• traversa sul fiume Sarno a Scafati. Il settore irriguo interessato dall’acqua derivata dal
fiume è quello di Bottaro.
• pozzi artesiani che servono i settori di Montoro, Paludi, Uscioli Camerelle, Sarno -
S. Valentino, Nocera - Pagani.
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Al comprensorio costituito dalla fusione dei cinque Consorzi elementari nel 1954 è stato
aggregato il sub-bacino di “Licola e Varcaturo” successivamente sono state aggregate la
parte valliva pedemontana del bacino del “Savone - Rio Lanzi” e la restante parte valliva
e media del bacino dei regi lagni e quella montana del bacino Savone - Lanzi.
Il consorzio ha sede in Caserta ed opera sui territori vallivi in destra ed in sinistra del
fiume Volturno, su una superficie di 124.000 ettari.
La superficie attrezzata misura 8.305 ettari, mentre la superficie attuale irrigua è di
circa 7.600 ettari ed interessa i Comuni di: Castelvolturno, Mondragone e Cancello
Arnone (Comprensorio di Mazzafarro) ed inoltre i Comuni di Giugliano, Parete,
Lusciano, Villa di Briano, Castel di Principe, Teverola, Casaluce, Villa Literno, Casa-
pesenna, San Cipriano, San Marcellino e Trentola Ducenta (Comprensorio di Parete).
L’acqua ad uso irriguo viene prelevata dal fiume Volturno mediante traversa di sbarra-
mento “Ponte Annibale”.
Terminata la stagione irrigua, l’acqua è utilizzata per la produzione di energia elettri-
ca, sfruttando il salto di circa 8,5 metri creato dallo sbarramento per essere poi resti-
tuita in alveo.
In base alla concessione di derivazione del 1971, è consentito il prelievo di 25 mc/sec.
La traversa è un manufatto in calcestruzzo armato a tre luci, ciascuna dell’ampiezza di
20 metri, sormontate da una passerella di collegamento.
Ogni luce è munita di tre paratoie, ciascuna composte da un settore inferiore e da una
ventola superiore ad abbattimento automatico.
Con l’abbattimento delle paratoie si crea un invaso a monte di 8 milioni di metri cubici.
Da tale invaso parte un canale adduttore “in destra Volturno”, che arriva fino alla vasca
di accumulo di Mazzafarro, mentre direttamente dall’invaso viene derivata e sollevata
l’acqua per la zona di Parete.
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Il consorzio abbraccia internamente la cosiddetta “Piana del Sele”, in cui si sviluppa una
redditizia agricoltura con una miriade di insediamenti industriali, commerciali e turistici.
Il territorio è sostanzialmente pianeggiante e pertanto ha bisogno di una idonea e fun-
zionante canalizzazione di scolo, che richiede un continuo impegno manutentorio.
La superficie attrezzata per l’irrigazione misura 16.375 ettari, mentre quella effettiva-
mente irrigata si estende per 14.967 ettari.
La differenza tra superficie attrezzata ed irrigata è dovuta al fatto che negli ultimi anni
molti terreni già destinati all’agricoltura sono stati assoggettati ad intensa edificazione
sia abitativa che produttiva.
Le fonti di alimentazione del sistema irriguo sono:
• Fiume Sele con opera di presa ubicata in località Persano: il prelievo delle acque dal
fiume Sele è regolato da una concessione del 1930 e riguarda una portata di 8,5
mc/sec.
Tale fonte serve una superficie di 6.764 ettari con rete di canali a pelo libero ed eser-
cizio turnato e 6.313 ettari con rete tubata a pressione ed esercizio a domanda.
• Rete di scolo, che raccoglie sia le acque di drenaggio recuperate dai collettori di boni-
fica, sia quello meteoriche provenienti dalle superfici urbanizzate.
• Fiume Tusciano con opera di presa costituita da una traversa, dalla quale il prelievo di
acqua è consentito per 1000 l/sec. per irrigare 1.890 ettari con rete di canali a pelo libero.
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La fonte più insistente per l’alimentazione dell’irrigazione è costituita dal fiume Sele,
dal quale il consorzio potrebbe derivare sino a 8,5 mc/sec., ma di fatto ne deriva, nel
periodo estivo e quindi nel periodo con massima esigenza per le colture circa 4,0
mc/sec. e ciò a causa della riduzione della portata del Sele verificatasi negli ultimi anni
sia per la scarsità delle precipitazioni, sia per i consistenti prelievi nel bacino a monte
ad uso potabile ed industriale, questi ultimi anche a seguito della localizzazione di
alcuni insediamenti industriali nell’area interessata dal terremoto del 1980.
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IL SISTEMA IDRICO IN CAMPANIA
L’acqua d’irrigazione è garantito dalle fluenze del fiume Lete, del fiume Volturno e del
Rio S. Bartolomeo, sui quali il Consorzio ha realizzato traverse di derivazione.
Inoltre, da uno studio recente fatto dal Consorzio di Bonifica è emerso che l’irrigazione della
vasta piana di Pietravairano, Rialdo, Pietramerlata e Roccaromana viene effettuata attraver-
so innumerevoli “pozzi”, che attingono l’acqua dalla falda sotterranea molto copiosa.
I prelievi praticati indiscriminatamente hanno interessato anche il bacino idrominerale
in concessione alla società Italacque (Ferrarelle), la quale, a seguito di monitoraggio
messo in atto da diversi anni in tutti gli orizzonti acquiferi presenti nel territorio, ha
denunciato che l’emungimento della falda attuato nel periodo irriguo è talmente eleva-
to da non riuscire ad essere compensato successivamente dalla ricarica stagionale, sic-
ché si assiste di anno in anno ad un progressivo abbassamento del livello piezometrico
dell’acquifero.
Tale fatto ha spinto il Consorzio a redigere un progetto per la realizzazione e lo svi-
luppo dell’irrigazione nell’area. Le concessioni in uso al consorzio riguardano i
seguenti prelievi d’acqua:
Fonte di alimentazione Portata (l/s)
F. Lete (presa alta e presa bassa) 675
F. Volturno (traversa di Ailano) 5.270
Rio S. Bartolomeo 1.750
F. Volturno (traversa di Colle Torcino) 1.750
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• impianto irriguo “Dx Calore” in agro del Comune di S. Lupo con approvvigiona-
mento dall’invaso collinare in località “Lago”.
All’interno del territorio comprensoriale del Consorzio Valle Telesina esistono aree
direttamente irrigate dai privati attraverso l’uso di pozzi e di sorgenti affioranti su una
superficie di oltre 200 ettari.
Nel comprensorio sono state censite estese aree suscettibili d’irrigazione per circa
19.000 ettari.
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Le acque captate vengono convogliate in una vasca di raccolta e inviate poi al serba-
toio sovrastante mediante pompaggio.
Dal serbatoio ha origine la rete irrigua. La portata media continua è pari a circa 900
l/sec. ed irriga una superficie di 363 ettari.
• Impianto Fontanelle
Trattasi di due gruppi sorgentizi distinti, Fontanelle Soprane e Fontanelle Sottane, ubi-
cati entrambi in prossimità dell’abitato di Sassano.
La portata media continua stimata a seguito dei lavori di captazione è pari a circa 2.000 l/sec.
L’area totale sottesa alle sorgenti “Fontanelle Soprane” è pari a 492 ha, mentre l’area
sottesa delle sorgenti “Fontanelle Sottane” è di 380 ha.
Il Consorzio gestisce anche 10 edifici di paratoie, per consentire il prelievo e l’utiliz-
zazione dell’acqua a scopo irriguo dei canali che servivano originariamente per la
bonifica dei terreni.
Si tratta complessivamente di 150 km di canali, 82 km in destra e 68 km in sinistra del
Tanagro.
L’INEA non fornisce una stima precisa dei terreni irrigati con tali canali, anche perché
molto spesso vengono effettuati dei prelievi senza l’autorizzazione del Consorzio.
Complessivamente i terreni irrigati con risorse del Consorzio di Bonifica misurano
circa 2000 ha Circa 4.000 ha sono irrigati con fonti e gestione extraconsortile.
Si tratta di micro strutture consortili, alcune con costituzione di fatto, che praticano
un’irrigazione a canalette e quindi per scorrimento.
Le aree irrigate sono adiacenti ad alcuni corsi d’acqua o prossimi a sorgenti.
In tutto il Vallo del Diano le superfici usufruenti d’irrigazione, anche da parte di pri-
vati, ammontano a 6000 ettari.
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IL SISTEMA IDRICO IN CAMPANIA
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IL SISTEMA IDRICO IN CAMPANIA
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IL SISTEMA IDRICO IN CAMPANIA
Dette aree sono riportate nella seguente tabella distinta per comprensori di Consorzi di
Bonifica:
CONSORZIO Superficie con attitudine irrig. (ha)
Agro Sarn. Noverino 351
Aurunco 6.993
Bacino Inf. del Volturno 74.815
Destra Sele 19.730
Paestum-Sw Sele 4.031
Sannio Alitano 23.214
Ufita 4.031
Valle Telesina 8.163
Vallo di Diano 11.731
Velia 1.920
EIPLI 21
TOTALE 155.000
47
IL SISTEMA IDRICO IN CAMPANIA
I consumi di acqua nelle attività industriali della Campania non hanno formato ogget-
to di studi specifici e pertanto la loro quantificazione è notevolmente approssimata.
La richiesta di dati avanzata agli uffici regionali ed alle amministrazioni provinciali
hanno ricevuto risposte parziali.
In genere le informazioni fornite hanno riguardato i prelievi da pozzi e solo marginal-
mente dai corsi d’acqua o dagli acquedotti potabili.
I dati più attendibili paiono quelli forniti dalla Provincia di Salerno che ha quantifica-
to in 21.108.912 di metri cubi i consumi di acqua dell’industria nel territorio di com-
petenza, mentre non sono credibili le notizie date dalla provincia di Benevento che fa
scendere gli stessi consumi ad appena 1.300.000 mc.
La Provincia di Caserta ha comunicato prelievi d’acqua autorizzati per le attività pro-
duttive ammontabili a pochi milioni di metri cubi ed al riguardo si nutrono dubbi sul-
l’attendibilità del dato.
Le Province di Avellino e Napoli ad oggi non hanno fornito dati.
Non potendo contare su dati effettivi di consumo, si può pervenire alla valutazione dei
fabbisogni di acqua nel settore industriale applicando il consumo idrico per addetto nelle
attività produttive della Provincia di Salerno a tutti gli addetti della Regione Campania.
Ciò appare ammissibile in considerazione del fatto che le realtà industriali nei diversi
settori provinciali non sono molto dissimili.
Poiché gli addetti nella Provincia di Salerno, in base al censimento Istat dell’anno
1996, ammontano a 116.578 unità, il consumo di acqua per addetto risulta
21.108.912 / 116.578 =181 metri cubi.
Poiché gli addetti in Campania oscillano intorno a 560.000 unità, il consumo presu-
mibile d’acqua si aggira intorno a 181 x 560.000 = 101.360.000 mc.
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IL SISTEMA IDRICO IN CAMPANIA
Occorre tenere presente che in Campania a seguito del terremoto del 23 novembre 1980
sono state attrezzate molte aree industriali che solo parzialmente sono state utilizzate
per l’impianto di fabbriche e che sono disponibili per nuove iniziative produttive.
L’auspicio è che in avvenire si abbia un forte rilancio produttivo e che le potenzialità
insediative siano sfruttate appieno.
In tale evenienza la disponibilità di acqua può rappresentare un decisivo elemento di
preferenza per la scelta della localizzazione.
Pertanto appare opportuno riservare un notevole volume di acqua per lo sviluppo indu-
striale almeno pari all’attuale consumo.
Quindi si può ipotizzare il fabbisogno annuo di acqua per uso industriale
2 x 101.360.000 = 202.720.000 mc.
Tale dato di consumo è in linea con i fabbisogni industriali di altre regioni, anche se è
stato determinato con metodo non rigoroso.
Il fabbisogno annuo di acqua per usi potabili in Campania è stato valutato in 624.400.000
metri cubi, mentre l’attuale consumo si aggira intorno a 921.804.000 metri cubi.
Il divario notevole tra i due dati si giustifica con le elevate perdite di acqua nelle reti e
nei serbatoi che raggiungono il 59,9% dei volumi immessi in rete.
Intervalli diffusi e massicci sulle opere idriche, che portino all’ammodernamento ed
alla ristrutturazione del sistema, potranno ridurre la perdita a valori accettabili, del-
l’ordine del 20-25%.
Un altro recupero notevole di acqua potrà ottenersi con una gestione più oculata degli
impianti e con la riduzione dei soggetti gestori, e cioè con l’attuazione della legge
5.1.1994 n. 36, che è stata avviata in tutta la Regione.
In ogni caso, attraverso il completamento a breve dei lavori per il prelievo di
acqua dalla sorgente S. Bartolomeo per 900 l/sec. assicurerà la normalizzazione
del servizio idrico nell’ambito 2, che è il più popolato per la presenza della città
di Napoli e che presenta qualche deficienza in occasione di siccità prolungata.
Nei prossimi anni con il progredire dei lavori di ristrutturazione delle opere idriche, i con-
sumi di acqua andranno a contrarsi, per attestarsi sul dato indicato di 624.400.000 mc.
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IL SISTEMA IDRICO IN CAMPANIA
I consumi annui di acqua in agricoltura invece potranno subire incrementi anche con-
sistenti con l’estendimento dell’irrigazione ad altre aree suscettibili di sviluppo, anche
in attuazione di programmi in atto.
Infatti, anche sulla scorta delle indagini dell’INEA, è prevedibile l’espansione della
pratica irrigua a terreni a forte vocazione agricola, specialmente nei bacini del Voltur-
no e del Sele.
Il consumo di acqua in agricoltura si potrà attestare sul valore in precedenza ipotizza-
to di 613.508.000 mc.
Il consumo annuo di acqua per usi industriali, con l’utilizzazione dei suoli attrezzati
per insediamenti produttivi nelle aree colpite dal terremoto del 23 novembre 1980, cer-
tamente potrà lievitare.
In definitiva i fabbisogni di acqua in Campania per i diversi usi potrà valutarsi come segue:
• usi potabili 624.400.000 mc
• usi irrigui 613.508.000 mc
• usi industriali 202.720.000 mc
TOTALE 1.440.628.000 mc
Detti fabbisogni, pur notevoli, potranno essere soddisfatti dalle fonti di alimentazione
solo parzialmente sfruttate, perché i fiumi interessanti la Campania, in particolare il
Garigliano, il Volturno, il Calore ed il Sele, hanno portate perenni ed abbondanti, e le
falde sono ricche, anche se sfruttate talora in maniera irrazionale.
Sostanzialmente si può considerare che le quantità di acqua prelevate dalle Regioni
Lazio e Molise equivalgono a quelle esitate verso le Regioni Basilicata e Puglia.
Le disponibilità di acqua possono desumersi dalle concessioni assentite nel tempo a
favore di vari soggetti operanti in Campania, essenzialmente Consorzi di bonifica; anzi
le portate concesse si riferiscono per lo più alle fluente estive e pertanto i deflussi medi
annuali sono senz’altro più elevati.
Ciò sta a significare che i volumi di acqua fluenti sono superiori a quelli calcolati sulla
base delle portate assentite.
In base alle concessioni autorizzate con regolari atti amministrativi dalle autorità com-
petenti la disponibilità di acqua prelevabile dalle varie fonti idriche ammonta ad oltre
2.500.000.000 metri cubi, a cui vanno aggiunti i volumi sgorganti dalle sorgenti uti-
lizzate per usi potabili ammontanti a qualche centinaio di milioni di metri cubi.
Si può pertanto affermare che le disponibilità di acqua superano i fabbisogni per
oltre un miliardo di metri cubi.
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IL SISTEMA IDRICO IN CAMPANIA
Gli schemi idrici elencati, l’enorme volume di acqua che ne scaturisce, è stata, nel pas-
sato, gestita da una miriade di enti, strutture pubbliche e private con dimensioni inter-
regionali, regionali, sub-regionali, locali, non coordinate tra loro e spesso in conflitto
e polemica sull’uso della risorsa disponibile.
Con la riforma derivante dalla legge n. 36 del 5 gennaio 1994, gli acquedotti destinati
all’uso civile dell’acqua sono stati ridefiniti, come si è detto in precedenza, in quattro
ATO – Ambiti Territoriali Ottimali – destinatari del S.I.I. – Servizio Idrico Integrato –
per l’intero territorio della regione.
Anche il settore irriguo è stato rimodulato alle finalità dell’agricoltura campana attra-
verso l’aggregazione dei preesistenti consorzi di bonifica che oggi sono accorpati in
numero di dieci. A questi va aggiunto l’EIPLI – Ente per lo Sviluppo della Irrigazione
in Puglia, Lucania ed Irpinia, che esercita la sua influenza solo in questa parte della
regione campana.
Sarà compito dei quattro ATO assegnare, nei prossimi mesi, prioritariamente il S.I.I. ad
un soggetto gestore, scelto con gara europea ad evidenza pubblica, nonché predispor-
re il “Piano d’Ambito” quale strumento indispensabile per la programmazione e la rea-
lizzazione dei progetti di ottimizzazione delle reti di acquedotto, di fognatura e di
depurazione. La pianificazione delle scelte da effettuare e degli obiettivi da consegui-
re saranno definiti preventivamente con l’indicazione dei mezzi finanziari necessari per
la loro realizzazione
ACCORDO DI PROGRAMMA
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IL SISTEMA IDRICO IN CAMPANIA
Tali interventi, inseriti nei programmi della Legge Obiettivo, dopo l’approvazione del
CIPE sono classificati come opere di preminente interesse nazionale e potranno esse-
re finanziate a totale carico dello Stato.
Il 1° Programma degli Schemi Idrici per il Sud è stato approvato dal CIPE il 21 Dicem-
bre 2001 con la determinazione n. 121.
Inoltre, il trasferimento dell’acqua da una regione all’altra è da considerarsi variante al
Piano Regolatore Generale degli Acquedotti.
Ad oggi la regione Campania ha perfezionato “intese” sull’uso delle risorse idriche con
il Molise, il Lazio e la Puglia.
Tuttora, però, il bilancio tra risorsa idrica di provenienza extraregionale e quella tra-
sferita dalla Campania verso altre Regioni presenta un saldo deficitario che potrebbe
colmarsi se dovessero concludersi positivamente per i campani gli accordi di pro-
gramma in itinere con il Lazio e con il Molise. Ciò consentirebbe di conseguire quan-
tomeno un equilibrio di bilancio idrico.
Le grandi condotte di adduzione costruite per approvvigionare l’interland di Napoli e
Caserta ed in particolare l’Acquedotto del Serino, l’Acquedotto Campano e quello
della Campania Occidentale nonché l’Acquedotto Salernitano hanno consentito di
creare, in aggiunta ad una fitta e ben alimentata rete idrografica naturale a servizio del-
l’irrigazione, un sistema idrico che interessa anche schemi di altre regioni, in partico-
lare il Molise, il Lazio e la Puglia, attraverso un sistema di interconnessione a servizio
di aree geografiche molto vaste.
Ciò potrebbe consentire di attuare nel futuro, oltre agli accordi di programma bilatera-
li con le singole Regioni, un unico accordo di programma che coinvolga anche la Basi-
licata e l’Abruzzo. L’unione tra le cinque regioni potrebbe porre le basi per la creazio-
ne di una autorità di bacino nazionale che consenta di tesorizzare tale importante patri-
monio comune con la istituzione di una “Banca dell’Acqua per il Sud”.
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IL SISTEMA IDRICO IN CAMPANIA
La delibera CIPE n. 121/2001 che approva il primo programma della Legge Obiettivo
per la regione Campania, nel periodo 2002-2010, ha assegnato fondi per 1.085 Meuro.
In particolare, sono state definite le seguenti proposte progettuali:
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IL SISTEMA IDRICO IN CAMPANIA
sono fatiscenti ed insufficienti, per cui è necessaria la loro sostituzione nonché l’ade-
guamento delle loro capacità adduttiva. Costo dell’intervento 82 Meuro.
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IL SISTEMA IDRICO IN CAMPANIA
INDICE
APPROCCIO AL PROBLEMA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
L’ACQUA IN CAMPANIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
AMBITI TERRITORIALI OTTIMALI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
FABBISOGNI IDROPOTABILI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
IL SISTEMA IDRICO IN CAMPANIA
ACCORDO DI PROGRAMMA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51