Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
anno 1999
Indice
1 Introduzione 1
1.1 Il percorso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1
1.2 Dai vecchioni di Susanna a Giuseppe . . . . . . . . . . . . . . 1
1.3 Il corteggiamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
1.4 Il rapporto sponsale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
1.5 I nuclei di morte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
1.6 La magna charta dell’amore cristiano . . . . . . . . . . . . . . 10
1.7 I tratti dell’amore maturo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
1.8 Consacrazione e matrimonio alternativo . . . . . . . . . . . . . 11
1.9 Lo scopo del corso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
i
ii INDICE
Introduzione
1.1 Il percorso
L’argomento trattato è l’amore umano, una realtà che coinvolge profonda-
mente tutti, che esplode nella giovinezza e che diventa un po’ l’asse portan-
te della vita di ciascuno, perché riuscire nella vita significa essenzialmente
riuscire nell’amore.
Avremo probabilmente avuto modo di sperimentare che quando un ragaz-
zo o una ragazza si misura con l’amore, nonostante magari parta con la più
grande buona volontà, con le aspettative e le speranze più alte e più sublimi,
spesso accade che si faccia del male e faccia del male a un’altra persona.
Soprattutto, capita che non agganci l‘amore sponsale.
In questo percorso avrà importanza fondamentale partire dall’ascolto del-
la parola di Dio, per comprendere quale sia il suo pensiero sui diversi aspetti
dell’amore che si intendono considerare. A questo scopo faremo spesso uso
dei quadri biblici, o icone bibliche.
1
2 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE
1.3 Il corteggiamento
Due persone che si amano formano una coppia felice, all’apparenza la coppia
più bella del mondo. I due hanno ogni cosa per poter essere contenti e per
1.4. IL RAPPORTO SPONSALE 7
E poi loro dicevano di amare la loro figlia, ma per amarla dovevano prima
amarsi tra di loro! Ho poi detto alla signora che se fosse venuta sei, otto, dieci
anni fa, non c’era bisogno di un profeta, glielo avrei assicurato io che se la
loro dinamica era quella nel giro di alcuni anni si sarebbero cavati gli occhi.
Non ci vuole chissà che cosa per arrivarci, ma è fondamentale conoscere i
nuclei di morte.
A Perugia c’è un uomo, Nunzio, che fa la guardia di finanza. Lui è
venuto qui a fare il corso e si è segnato diverse cose. Quando è tornato a
casa, è entrato in molte famiglie dei suoi fratelli e delle sue sorelle, in cui
c’erano svariati problemi e ha incominciato a dire: “ma certo che le cose non
funzionano. Voi trasgredite queste leggi essenziali”.
Sono cose semplicissime, ve ne dovete appropriare, per entrare con la luce
di Dio dentro alla dinamica sponsale e allora vedrete che si affoga veramente
nell’amore. Allora vedrete come si smentisce quella stupida frase che ogni
tanto si sente dire: “il matrimonio è la tomba dell’amore”. No! Il matrimonio
è la fucina dell’amore, basta che ci si attenga a determinati criteri. Quindi
noi esamineremo una ventina di nuclei di morte.
13
14 CAPITOLO 2. AVVICINARE UN’ALTRA LIBERTÀ
che una percentuale pari al 70% dei giovani se ne stanno belli e tranquilli
nella loro famiglia, coccolati, con buona pace dei genitori che dicono che il
lavoro non si trova, che negli studi va un po’ a lungo. Questo perché spesso
lo studio ti parcheggia. Arrivano a 30 anni e stanno ancora nella famiglia.
Sono soddisfatti i genitori perché il figlio sta ancora in casa, è soddisfatto
pure il figlio perché è caldo caldo, nel nido.
In realtà, è semplicemente drammatico che la persona rimanga nel nido.
Il sonno, l’alternativa è il sonno, dormire. Non certo la libertà, perché libero
è solo chi fa una scelta. Arrivato ad un bivio, se io rimango prima di questo
bivio non sono libero, non assaporo la libertà. Se io mi trovassi ancora a
pensare: “mi farò frate o mi sposerò?”, io non sarei stato libero! La libertà
l’ho assaporata quando ho fatto la scelta.
Esiste una vera e propria patologia, la sindrome da scelta. Ci sono delle
persone che quando arrivano davanti ad un bivio si bloccano. È oggetto di
studio da parte degli psicologi. È un male. Una persona fragile va in tilt,
sta lı̀ ferma, non fa mai la scelta. Ma questa non è libertà. Libero è solo chi
opera una scelta. A meno che non sposiate Dio, come le nostre monache in
Irlanda. L’alternativa c’è e sarebbe quella di sposare Dio, ma sposare Dio non
è meno facile e meno implicante che sposare un uomo o una donna. “Bisogna
sposiate un uomo, cioè a dire me”. “La terza ed ultima ipotesi”, ritorna sul
concetto, “sarebbe che sposaste voi stessa, viveste con voi, voi sola, cioè a
dire in quella compagnia che mai è soddisfatta e non soddisfa mai”. L’acidità
dello zitellaggio è una realtà nota a tutti, perché viene frustrato un bisogno
fondamentale, quello di esprimersi, quello di fiorire, quello di far sı̀ che la vita
non me la tenga io ma che sia sempre donata.
Gesù lo afferma molto chiaramente: se tu in qualche modo non perdi la
vita allora ti perdi, se tu invece dai la vita la ritrovi, perché è una vita che
si rinnova e si trasforma e cresce.
Questa pagina di Chestertone ci mette in mano gli elementi più essenziali.
Dobbiamo arrivare a far sı̀ che ognuno di noi diventi un uomo vivo, un uomo
lucido, una persona che non si arrende, una persona che non si parcheggia e
non si siede, una persona che esprima vita. Non è semplice, lo vedremo in se-
guito, soprattutto quando una persona non si ama, non è viva, è scoraggiata,
è sfiduciata in se stessa.
Perché questo? Perché per affascinare un’altra persona bisogna essere
vivi.
2.2. CINQUE ICONE BIBLICHE 15
con Dio. Tu come puoi amare Dio che non vedi, se non ami un uomo o
una donna che vedi? Nell’approccio, nel corteggiamento, nell’amore tra un
uomo e una donna si fa esperienza dell’autentico rapporto con Dio. Tutti i
grandi mistici hanno trovato diverse espressioni per manifestare l’amore nei
confronti di Dio, ma quella ne è la piattaforma.
Diamo ora la parola a Dio, perché possa illuminarci, facendo lievitare le
nostre vite. Il metodo che si seguirà sarà di dare innanzitutto la parola a
Lui, poi ci si interrogherà su di essa penetrandola a fondo, tenendo presente
che la Parola è sempre valida specificatamente per chi la legge, nel momento
in cui la legge.
2.3 Genesi 24
Genesi 24, 1-67. Rapidissimo excursus su questo brano.
“Abramo era vecchio. Il Signore lo aveva benedetto in ogni cosa”. Abra-
mo è un uomo che sa di essere al centro di un grande amore da parte di
Dio. Lo sappiamo anche noi, perché anche noi siamo benedetti con ogni be-
nedizione spirituale nei cieli in Cristo, cioè noi siamo al centro di un grande
amore. Quando una persona si sente al centro di un grande amore, sa che
la provvidenza lo accompagna, che non è solo nel viaggio della vita, che c’è
qualcuno che vigila. Il testo direbbe: “Dio manda un angelo davanti a te”.
Una volta ho chiesto a dei giovani: “Ma in questa vostra storia d’amore,
Dio c’entra? Interessa a Dio questa vostra storia d’amore?”. La risposta è
stata agghiacciante: molti hanno risposto di no, molti hanno detto che sa-
rebbe meglio che non ci entrasse. Questo perché sono convinti che quando
il maschietto allunga un po’ la mano, quello di sopra si arrabbia. Invece se
c’è per il Signore una realtà che gli sta particolarmente a cuore, è proprio
la storia d’amore di una persona, perché la riuscita della vita di un uomo o
di una donna coincide esattamente con la sua storia d’amore. Al cospetto
dell’amore, allora, è giusto avere uno sguardo speranzoso, aperto, fiducioso,
ci si sta avviando verso l’avventura più grande della vita, per la quale si è
venuti al mondo.
“Andrai al mio paese, nella mia patria a scegliere una moglie per il mio
figlio Isacco”. Abramo era uscito dalla sua terra, che era una terra di po-
liteisti, una terra idolatrica, e aveva fatto l’esperienza del Dio vivo e vero.
Ed è tenuto a conservare questa esperienza, che non è di poco conto. “Non
prenderai una figlia tra le figlie dei cananei” Anche loro, infatti, erano terri-
2.3. GENESI 24 17
bilmente politeisti. “Se la donna non vorrà seguirmi, dovrò forse ricondurre
tuo figlio al paese da cui sei uscito?”. “Guardati dal ricondurre là mio figlio”,
non facciamo che lui possa andare e stabilirsi là. No, lui fa parte di un piano
di Dio, c’è un progetto globale. Abramo lo sa e sa come devono andare le
cose. “Il Signore manderà un angelo davanti a te perché tu possa di là trarre
una moglie per mio figlio”. Abramo è un uomo di fede; Abramo sa che Dio
gli è sempre stato vicino, che maggiormente lo sarà in questo momento.
“Manderà un angelo”. Nella Bibbia con il termine “angelo” si indica
o la presenza di un messaggero di Dio benevolo nei confronti degli uomini
o la presenza tangibile e visibile di Dio, che troviamo poi profondamente
incarnata in Gesù Cristo. In questo caso ci suggerisce che Dio si coinvolge
nella storia d’amore di ciascuno, che a Lui interessa moltissimo. Questo è lo
spazio della fede affinché Dio possa operare ed è indispensabile saperlo.
“Il servo giurò, prese ogni sorta di cose preziose e si mise in viaggio”.
Qui c’è prima di tutto una decisione. Questo sbaraglia, spazza via, quello
che comunemente si pensa e si dice. “Beh, se capita... quando Dio vuole...”.
Questo non fa parte della Bibbia, ma fa parte della melensaggine umana.
Qui c’è un atto dell’intelligenza, una decisione ferma.
“E si mise in viaggio”. La persona deve essere in viaggio, deve essere
pellegrino. Questo lo sa meglio chi fa un cammino di ricerca vocazionale.
Generalmente le persone sono parcheggiate, fanno una prima sfarfallata, si
bruciano le ali e poi si fermano. Per rimettere in moto le persone, per ridargli
la spinta, ci vuole tanto tempo ed è molto difficile, soprattutto perché la cul-
tura intorno ti addormenta e ti dà quelle eterne pasticche che sono autentici
sonniferi.
“Presso il pozzo, nell’ora quando le donne escono ad attingere”. Il pozzo,
questa diventerà una parola che entrerà nel nostro linguaggio tecnico. Nella
Bibbia tutte le volte in cui si parla del nostro argomento, tu trovi che ci sono
situazioni pozzo, cioè le situazioni in cui c’è possibilità di incontro ragazzo-
ragazza. Lo vedremo anche in Gesù, che sta al pozzo dove le donne vanno
ad attingere. Là è la possibilità di incontro. Quando Mosè dovette fuggire,
perché il Faraone lo perseguitava, andò nel deserto, ma dove? Presso un
pozzo. Presso un pozzo i pastori venivano ad abbeverare i greggi, le figlie di
Ietro hanno portato il loro gregge, però arrivano i pastori, sono prepotenti,
le scacciano. Per far bere il loro gregge, allora, Mosè si erge a difenderle e
presso un pozzo conosce Zippora, che successivamente sposa.
Le situazioni pozzo. “Hai trovato un ragazzo, hai trovato una ragazza?”
“No!” “Ma con le situazioni pozzo, come siamo?”. Vale a dire: “Ma tu ti
18 CAPITOLO 2. AVVICINARE UN’ALTRA LIBERTÀ
Allora, tu, ragazza, non sei chiamata a fare la mamma di nessuno, tu non
sei chiamata a fare la salvatrice di nessuno, il Salvatore è uno solo ed è Gesù
Cristo. Tu non sei chiamata a fare il terapeuta di situazioni disperate, tu
non sei chiamata a fare la catechista. Quello che deve stare al centro, nel
periodo tra i venti e i trentacinque anni di età, è il bisogno di amore e di
amore sponsale. Non è semplice, perché un ragazzo ha inclinazione sponsale
e paterna insieme. Pertanto, c’è il pericolo che si metta a fare il padre ad una
ragazzetta sbandata. E c’è il pericolo, ancora più grande, che una ragazza
si metta a fare la mamma. Questo lo vedremo come nucleo di morte nella
dinamica sponsale.
Dalla Sicilia è venuta una ragazza e mi ha raccontato che a diciannove anni
si è innamorata di un ragazzo, di poco più grande di lei, il quale però era uno
sbandato, un pazzoide. Per dieci anni ha fatto la mamma a questo ragazzo,
fino a quando l’ha portata sull’Etna, su una strada tipica di montagna, e
nella sua follia ha cominciato a correre con la macchina in discesa, perché
avrebbero dovuto morire insieme. Questa ragazza era terrorizzata. Quando
la macchina è uscita di strada, andando a sbattere sul versante opposto al
precipizio, ha avuto la possibilità di aprire lo sportello ed uscire. Aveva
salvato la vita. Per ben dieci anni, non c’è stato un cane, la mamma o il
papà di questa ragazza, non c’è stato un prete, un frate o una suora, non
c’è stato un professore, non c’è stato uno che abbia aperto gli occhi a questa
ragazza dicendole: “Ma tu stai facendo la mamma! Ma chi ti chiama a fare
la mamma a questo ragazzo?! Ma dove sta scritto! Stai totalmente fuori
strada”. Gli anni migliori della sua vita li ha passati dietro a un pazzoide.
Ma chi te lo chiede! Ma dove sta scritto! Eppure casi di questo genere quanti
ce ne sono! “La ragazza che abbasserà l’anfora e dirà: “Bevi tu e i tuoi
cammelli”, quella sarà e riconoscerò la tua benevolenza”.
“La giovinetta era molto bella di aspetto, era vergine, nessun uomo le si
era avvicinato”, perché la verginità è in ordine all’amore. Le persone, poi,
sono tutte belle, lo vedremo, non esistono le persone brutte, è la stupidità
del mondo in cui viviamo che ti dice questo. “Era molto bella”, che cos’è che
fa bella una persona? L’integrità dell’essere, la ricchezza e la qualità delle re-
lazioni, ed essenzialmente la relazione con Dio. La relazione con Dio fa belli.
Mosè era stato con Dio quaranta giorni e quaranta notti, era sceso dal monte
e irradiava fino ad abbagliare gli altri. Per Chiara lo stesso. Nel processo
di canonizzazione, quando le sorelle, sollecitate dagli esperti, dovevano dire
quale esperienza avessero fatto di questa donna, dissero che quando tornava
dalla preghiera i suoi occhi erano fasci di luce. Generalmente portiamo i ra-
20 CAPITOLO 2. AVVICINARE UN’ALTRA LIBERTÀ
erano i figli del tuono, dissero: “Vuoi che preghiamo e scenda dal cielo un
fuoco che li bruci tutti quanti?”. Questo per dire che c’era allora un forte
attrito.
“Stanco del viaggio”, quando la vita non viene innervata dall’amore, l’uo-
mo è stanco, è frustrato, è sfiduciato, le energie vengono meno. A volte osser-
vo le persone e quando le vedo sprizzanti di gioia so che si sono innamorate.
Nelle donne te ne accorgi subito, ma anche negli uomini. Ti accorgi immedia-
tamente che la vita è piena, che si è in cammino. Le persone che falliscono in
amore sono stanche, demotivate, acidule, soffrono la più terribile frustrazione
esistenziale. Questo perché il mondo psichico deve nutrirsi di amore, amore
a vari livelli, quello della famiglia, degli amici, di un uomo e di una donna.
L’amore sponsale è il più forte, quello che risintetizza tutte le altre forme
d’amore, è il più alto amore che esiste in natura.
“Sedeva presso il pozzo”, il pozzo di Giacobbe, un luogo di appuntamento
per l’amore. Nella Bibbia le storie nascono intorno a un pozzo. Noi dobbia-
mo creare situazioni pozzo, cioè trovare luoghi e circostanze di incontro tra
giovani, gettare ponti di amicizia. “Gesù sedeva”, perché all’amore bisogna
dedicare tempo, non si può essere frettolosi, non si può mettere davanti qual-
cosa di più importante. Il meglio delle proprie energie deve essere convogliato
nell’amore. Nulla anteporre all’amore.
Qui possiamo aprire una parentesi e affermare che la cultura, la società
che ti sta intorno, ti frega letteralmente. Infatti, a partire dalla famiglia,
ti fa credere che nella vita è importante la laurea, è importante studiare, è
importante il lavoro, è importante la specializzazione, è importante la casa,
è importante la macchina, è importante avere la casa in città, ma anche al
mare e in montagna. Insomma ti frega in maniera colossale, ti fa mettere altre
cose prima dell’amore. Questo è un calcio, uno schiaffo, uno sputo in faccia
a Dio, il quale ti dice di non anteporre nulla all’amore. A questo proposito, è
splendida e importantissima la conclusione del Cantico dei Cantici: “Mettimi
come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio, perché forte come la
morte è l’amore, tenace come gli inferi è la gelosia, le sue vampe sono vampe
di fuoco, una fiamma del Signore. Le grandi acque non possono spegnere
l’amore, né i fiumi travolgerlo. Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa
in cambio dell’amore, non avrebbe che dispregio.”
Se una persona prima dell’amore ci mette qualche altra cosa, o fa inve-
stimenti in qualcosa che non ha al centro l’amore, questo è un uomo oggetto
di dispregio. Per cui, prima dell’amore, si mette niente. Però si vive in una
cultura, in un contesto culturale, che dice esattamente il contrario e anche
2.4. GIOVANNI 4, 1-31 27
venire a letto con te”, ma si può vivere cosı̀! Allora la ragazza deve intuire che
tu sei un ragazzo speciale e quanto è bello quando me lo raccontano! Oppure
con una ragazza che parla come parlano tutte le ragazze, che si comporta
come tutte le ragazze, tu cosa ci fai? Dentro il mondo psichico maschile
spaccato, l’uomo contemporaneamente vuole la donna usa e getta e la donna
che vedrebbe come donna della sua vita e mamma dei suoi figli, per cui tasta
sempre il terreno per vedere dove collocare una donna.
Per un uomo, una donna vale tanto quanto impiega a conquistarla. Una
volta conquistata, finisce quella tensione che era nata e subito comincia a
provare a conquistare un’altra donna, perché ormai questa è conquistata.
Per cui una donna intelligente sa che deve affascinare l’uomo, ma non si deve
mai far conquistare, perché l’amore vive e si alimenta in questa tensione. È
un’arte, è l’arte suprema di vivere.
“Vedo che sei un profeta”. Quando si esce con una ragazza, ci si deve
domandare se si sta nell’amore o nell’amicizia. È come se ci fosse una linea
divisoria tra l’amore e l’amicizia. E quando si capisce quando dall’amicizia
ci si è addentrati nell’amore? Un primo criterio è quando si scopre l’unicità
dell’altro. Su questo ci ritorneremo su, perché prima occorre scoprire che si
è unici e irripetibili, bellissimi. Un altro criterio è quando la persona vive
dentro di te, quando cioè ti si piazza al centro del cuore, quando ti sprigiona
energie. Allora si è nell’ambito dell’amore.
Si pensi al Cantico dei Cantici, “una voce, il mio diletto, eccolo viene.
Ora parla il mio diletto e mi dice ”alzati amica mia, mia bella vieni, l’inverno
è passato, i fiori sono apparsi nei campi”. Il mio diletto è per me ed io
per lui”. Quando sboccia l’amore nel cuore di una persona, il mondo si
trasforma, le distanze si accorciano, le difficoltà si attenuano, le cose pesanti
acquistano leggerezza, tutta la vita si riveste dei colori della primavera, il
lavoro è allegria, le difficoltà non si sentono, non si cammina più perché è
spontaneo correre, non si parla perché le parole non bastano più.
“Lascia la brocca.” Lasciare la brocca significa che finiscono le prospettive
di prima. Questa donna era andata per attingere un secchio d’acqua, ma che
cos’è adesso un secchio d’acqua di fronte a questo fatto grandissimo che
rivoluziona la vita, che la sconvolge. L’avventura dell’amore è proprio cosı̀.
È un terremoto, sconvolge, ridefinisce tutte le cose. Tutto parte da un punto
di vista nuovo.
“In quel momento giunsero i suoi discepoli”. “La donna andò in città”,
“venite a vedere”, “rabbı̀ mangia”, “un cibo che non conoscete”. Arrivano
gli apostoli, che erano andati in città a comprare del cibo, ma Gesù non
32 CAPITOLO 2. AVVICINARE UN’ALTRA LIBERTÀ
fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino”. (Le
parole sono una fonte di malintesi, si pensi alle differenze tra il linguaggio
simbolico e il linguaggio numerico).
Il piccolo principe ritornò l’indomani. “Sarebbe stato meglio ritornare
alla stessa ora”, disse la volpe. “Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi
alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora, au-
menterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi
e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa
quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore. Ci vogliono i riti”.
(Vi ricordate i pendenti).
Cosı̀ il piccolo principe addomesticò la volpe. E quando l’ora della par-
tenza fu vicina: “ah!”, disse la volpe, “piangerò”. “La colpa è tua”, disse
il piccolo principe, “io non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti
addomesticassi”. Poi soggiunse: “va’ a rivedere le rose. Capirai che la tua
è unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalerò un segreto”.
Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose. “Voi non siete per niente
simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente”, disse. “Nessuno vi ha ad-
domesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la
mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il
mio amico ed ora è per me unica al mondo. Voi siete belle, ma siete vuote”,
disse ancora. “Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante
crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante
di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto
la campana di vetro. Perché è lei che ho riparata col paravento”. E ritornò
dalla volpe.
“Addio”, disse la volpe. “Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si
vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”. “L’essenziale è
invisibile agli occhi”, ripeté il piccolo principe, per ricordarselo. “E’ il tempo
che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa cosı̀ importante”.
“E’ il tempo che ho perduto per la mia rosa”, sussurrò il piccolo principe
per ricordarselo. “Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non
la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai
addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa”. “Io sono responsabile
della mia rosa”, ripeté il piccolo principe per ricordarselo.
Capitolo 3
35
36 CAPITOLO 3. LEGGI FONDAMENTALI DELL’AMORE
andare avanti. Un principio biblico dice di non fare ad altri quello che vorresti
gli altri non facessero a te. E c’è una nemesi nella storia: tu ti sei inserita in
quel rapporto, hai cercato di rubare quel ragazzo, stai attenta che succederà
anche a te.
Terzo, chi più ama, prende l’iniziativa.
Vi sono pregiudizi culturali, molte stupidità che si dicono a riguardo,
quale per esempio: “Ma è l’uomo che deve corteggiare!”. “Dove sta scritto?
Chi lo dice?” “Lo dice la nonna”. “E tu vivi con i criteri della nonna?”. Chi
più ama prende l’iniziativa. Parte da te: se qualcosa ti si è mosso dentro,
rimboccati le maniche, rileggiti tutti gli appunti.
Quarto, rendersi presente, senza essere invadente.
Qui ci vuole arte. Vi sono due polarità e ci si deve collocare nel modo
giusto, e in questo ci vuole arte.
Quando sono stato a Milano, ho fatto il corso e una ragazza è venuta
da me e mi ha detto: “Giovanni, dopo aver fatto il corso ho capito: il mio
fidanzato è stato un artista. Proprio tutto quello che adesso mi hai spiegato,
lui l’ha messo in pratica. Io, inizialmente, non ci pensavo per niente, anzi, ma
è stato un artista e mi ha conquistata”. E si capisce, è un uomo intelligente!
Un’altra ragazza, che aveva fatto il corso, mi ha detto: “Io so già tutte le
mosse, perché l’ho fatto anch’io”. Ci vuole arte. Per muoversi fra questi due
poli ci vuole maestria: l’altro è una libertà, mai forzarla, ma intanto lavorare
per creare un tessuto di amicizia caldo e tenero. Sai cosa significa forzare la
libertà umana? Crea reazione. La libertà umana è come il gas: più lo premi,
più crea reazione.
Quinto, utilizzare prima il linguaggio simbolico, poi quello numerico.
Usi il linguaggio simbolico se, nel momento in cui un ragazzo ti interessa,
cominci a tessere un rapporto di amicizia. È in un’altra città, gli scrivi! Se c’è
un momento libero, lo incontri. Gli regali un libro, una penna, di modo che,
se deve scrivere, deve per forza anche usare la penna che gli ho regalato, ogni
volta che la vede, mi deve pensare. Tessere, tessere, tessere, fino al punto (e
lo devi individuare, perché questa è arte) in cui arriva il momento di passare,
quando le condizioni sono favorevoli, al linguaggio numerico: “Vogliamo fare
insieme un cammino per verificare la possibilità di una fedeltà?”. Quando
c’è un rapporto di amicizia questo viene facile, facendo attenzione a non
trasformare l’altro nell’amicone o nell’amicona!
Sesto, tenere presente che, superati i 20 anni, ci si innamora via via in
maniera diversa, secondo criteri nuovi rispetto alle prime esperienze adole-
scenziali, caratterizzate da incandescenti sentimenti.
3.1. DOMANDE PREVIE E PRINCIPI DI FONDO 37
tre realtà siano equivalenti, più tardi il mondo psichico tende ad emergere e
a diventare importante, e poi ancora tende a diventare importante il mondo
spirituale, mentre il corpo va in declino. Nella realtà dell’amore, il corpo ha
un valore notevole, perché è da lı̀ che deve partire tutto. Questo è un punto
molto delicato, che in passato ha attirato su di me molte ire, soprattutto da
parte delle donne, quando io dico che la donna deve assolvere il compito che
Dio le ha assegnato, e cioè deve incantare un uomo. Per far questo, però,
deve vestire bene, perché l’aspetto fisico deve proprio parlare. La donna non
può permettersi di essere quotidiana un giorno. Lei è come in un campo, e
in un campo verde c’è un fiore, e del fiore è il profumo, cioè è donna.
Tempo fa, in Emilia, è venuta una ragazza che mi faceva cenno mostrando-
mi un ragazzo che lavorava con lei in parrocchia, di cui era innamoratissima.
Erano due anni che lei si struggeva e lui non se ne accorgeva, era distratto.
Allora io le ho detto: “ma ti rendi conto di come sei vestita? Con quei blue-
jeans, con quel seno piatto, lui non si sveglia, il maschietto lo conosco io!
Vestiti bene! Vestiti bene che all’uomo piace il seno; che il seno sia grande o
sia piccolo non importa, basta che esprima femminilità. Il seno e il volto di
una donna costituiscono insieme il 50% dell’impatto emotivo nell’uomo. Poi,
togliti questi pantaloni, mettiti una bella gonna, insomma, perché all’uomo
hai accesso attraverso gli occhi, perché è uomo, è maschio, dammi retta che
me ne intendo”. Nel parlarle, sono stato fervoroso, ho cercato di dire tutto
quello che ho potuto, le ho portato esempi, ma non fece quello che le avevo
detto. Sono ripassato lı̀ dopo quattro mesi e questa ragazza era inferoci-
ta, era letteralmente inferocita perché questo ragazzo si era fidanzato con la
Maddalena del paese, una ragazzetta cosı̀, semplicemente perché gli aveva
mostrato le gambe. Brutta stupida, mostragliele tu, no?! Non l’ha fatto.
Durante uno dei corsi, una ragazza rinfacciava ancora al ragazzo che lei
era di sentimenti fortissimi e lui dormiva, non se ne accorgeva di tutto il fuoco
le bruciava dentro. Questo è un cliché che ritorna sempre, perché la donna
continua a dire: “mi devi voler bene per i miei sentimenti, per quella che sono
dentro!”, questa è la stupidità di chi non conosce il mondo psichico maschile.
E gli stava facendo la solita ramanzina perché lei si era bruciacchiata per
due anni e lui non se ne era accorto. A un certo punto il ragazzo se n’è
venuto fuori e con quattro pennellate l’ha dipinta dicendo: “ricordati, Laura,
che tu mi hai conquistato quella sera quando abbiamo fatto quella festicciola
in famiglia, sei arrivata alla festa con quella bella gonna verde, quelle belle
gambe, quelle belle cosce”. Quello era stato il giorno in cui la ragazza gli
era entrata dentro, in cui si era innamorato. Questo bisogna capirlo, bisogna
40 CAPITOLO 3. LEGGI FONDAMENTALI DELL’AMORE
saperlo.
Una volta, alla Verna, c’era una ragazza che diceva di volersi fare suora,
ma lo diceva da cinque anni. Ad un certo momento mi sono scocciato e le
ho detto: “senti, la prima condizione per farsi suora è quella di dar prova
di saper gestire un rapporto sponsale, perché sei arrivata a 25 anni e non
hai incontrato mai un ragazzo”. “Eh, ma non ci sono”. “Come non ci sono!
Guardali qua!”. C’erano una sessantina di giovani, eravamo al corso “Marta
e Maria”. “Come non ci sono!”. E diceva: “non ci sono”. “Certo che non ci
sono: guarda come sei vestita. Quei soliti blue-jeans, petto piatto che a un
uomo... capito?!, non gli dice niente! Incomincia a obbedirmi, ce l’hai una
bella gonna?”. “Sı̀”. “Vatti a mettere la gonna, preparati”. È venuta giù
con una gonna, “ma questa è da frate, questa la porto io! Tira su! Ne hai
un’altra?”, “...ma è un po’ mini”. “E dai, va’ ”. È venuta. “Beh, ci siamo.
Adesso, non facciamo che ti vai a mettere sempre vicino alle suore. E che
è?! Vai dove stanno i ragazzi. Ti metti là, cominci oggi, mica devi aspettare
domani”. Erano passate 24 ore di orologio, dietro a questa ragazza c’era un
codazzo di ragazzi. Potete chiedere conferma anche a suor Armanda, dato
che lei sperava molto che si facesse suora.
Quando ha visto l’accaduto è andata da lei e l’ha arringata: “come mai ci
sono tutti questi ragazzi che ti vengono dietro?”. E lei dice: “Eh, ma me lo
ha detto Giovanni!”. È venuta da me dicendo: “Tu, che vai dando i consigli
diabolici!”. Consigli diabolici, è già sposata ed è nato Andrea.
Undicesimo, nulla anteporre all’amore.
Dodicesimo, corteggiare è un modo formidabile per imparare la socializ-
zazione.
Il corteggiamento è lo spazio adeguato dove tu veramente sperimenti se
sei vivo o se sei spento, è lo spazio dove capisci se e in quale misura tu sei
una persona capace di fascino. Corteggiare è un’arte, perché è solo per un
grande fascino che l’uomo si muove.
credimi, sembra impossibile anche a me. Nel giro di una settimana il suo
atteggiamento cambiò.
Una sera, mentre, come spesso facevamo, passeggiavamo, mi disse che
aveva un problema. Mentre mi parlava non mi guardava in faccia. Il mio
cuore sembrava che volesse cambiare posto per quanto mi batteva forte. Mi
dissi: “Melania, vai piano. Aspetta. Senti cosa ha da dirti”. E lui mi disse le
fatidiche tre parole: ti voglio bene. Per un attimo mi sono sentita smarrita
come nel vuoto. Che gioia, siamo fidanzati da solo una settimana, mi sembra
ancora impossibile...”.
sco sette donne. Io voglio bene a queste donne, perché le faccio lavorare, le
proteggo dagli uomini violenti che certe volte si possono avvicinare, loro poi
tanto stupidamente guadagnano i soldi e altrettanto stupidamente li spendo-
no, per cui io glieli tolgo”. Lui lo faceva come una missione. . . “ora ti posso
dare anche l’abito, ti faccio un monumento!”.
Per cui non c’è parola più abusata, più babele, della parola amore, fintanto
che Dio, nel suo evento di rivelazione, intorno all’anno 1000, ha incominciato
a porre dei paletti all’interno di questa babele, a dire alcune cose essenziali.
Un primo nucleo di rivelazione, affinché gli uomini non si sperdessero,
affinché non si distruggessero nella babele, è stato di porre queste tre parole,
abbandonerà, unirà, una sola carne. Ti misuri con la realtà più essenziale
della vita, la realtà dell’amore? Bene, incomincia a mettere questi tre pilastri.
Abbandonare. Che cosa deve abbandonare la persona? Abbandonare un
amore, quello della famiglia, per un amore più grande, perché le cose non si
fanno a perdere.
Si unirà. È la realtà dell’amore, non c’è al mondo nulla di più unificante,
di più stringente, della realtà dell’amore.
Saranno una sola carne. È il sesso. Quando è finito lo spazio dell’ami-
cizia, l’identità cambia, non si è più semplicemente amici. Lo chiamiamo
“fidanzamento” o “stare insieme”, ma, al di là della terminologia, oramai
l’identità è cambiata e allora bisogna sapere che, quando si entra nell’ambito
del fidanzamento, cambiano le coordinate del tempo e dello spazio. Quando
due persone sono amiche, vivono nelle coordinate di tempo e spazio proprie
dell’amicizia, per cui se si vedono domani, benissimo, se si vedono tra un me-
se, benissimo ugualmente, fra un anno, bene, perché le coordinate del tempo
non implicano nessuna responsabilità. Cosı̀ anche lo spazio. Se sono vicini,
bene, ma se uno dei due parte e va a fare un corso di lingue in America,
l’evento non ha nessuna implicanza, non deve rendere conto a nessuno della
sua scelta.
Ma quando l’identità è cambiata, è diverso! Se la mia fidanzata deve
andare in Inghilterra e deve stare via sei mesi per imparare la lingua, io
posso dire: “come, sei mesi?!”. Il tempo e lo spazio hanno un incidenza
notevole.
“Sono stato al corso in Assisi, io abito a Milano e lei abita a Palermo”.
Benissimo, ma se questa dinamica deve partire, tieni presente che non siete
ad un passo l’uno dall’altra, considera che se vi vedete adesso e poi tra cinque
mesi, stai fresco! All’amore gli mancano proprio gli elementi, per cui ci devi
pensare bene. Non dico che in assoluto non si possa e non debba partire
44 CAPITOLO 3. LEGGI FONDAMENTALI DELL’AMORE
niente, che non tu non debba alimentare questo sentimento, ma fai bene i
tuoi calcoli, perché se entrate nella dinamica di fidanzati, avete bisogno di
stare vicino e vedervi spesso. La lontananza la si può in parte abolire con
l’aereo o con il treno, con il telefono, ma è bene mettere in conto tutte questi
aspetti.
Alcuni, poi, fanno i furbastri. Essere furbastri significa che si danno i
bacetti da fidanzati, però sono semplicemente amici. C’è un’ambivalenza, un
qualcosa di oscuro fin dall’inizio. Bisogna definire subito quello che si è. Se
si è amici, nell’ambito dell’amicizia, certi gesti e certi toccamenti non sono
ammessi; la persona ne rimane sorpresa, talvolta sconvolta, vede subito che il
contesto non dà chiarezza e significato a quel gesto, perché i gesti sono sempre
determinati dal contesto. Questo è un concetto elementare della psicologia,
ossia è il contesto che dà significato alle cose. La prima cosa che fanno le
persone serie è definire l’identità. Chi sono io? Cosa c’è tra me e te? Siamo
amici o siamo fidanzati?
Abbandonerà il padre e la madre. Esistono molte differenti modalità con
cui questo può accadere, in genere in base alle diverse culture. Per alcune è
previsto che questo accada con il matrimonio, ci si sposa.
Noi abbiamo un frate che arriva dallo Sri Lanka, un frate di colore, e mi
diceva, un giorno in cui mangiavamo insieme, che doveva andare in Germania
perché si sposava una sua nipote. Io gli chiesi: “ma dove sta tua nipote?”.
“Mia nipote è nello Sri Lanka, ma il fidanzato è in Germania”. Rimasi un
po’ perplesso e gli dissi: “ma è emigrato o altro?”. “No, no. Loro non si
conoscono”.
“Ma come? Si sposano e non si conoscono?”. A mano a mano che andava
avanti io rimanevo più sbalordito e più scandalizzato. Secondo i miei criteri
gli dissi: “ma tu vai a fare ..., ma tu ti rendi responsabile ..., ma quella
è vissuta laggiù..., ma neanche si conoscono ...!”. “Ma si conoscono per
fotografia”. “Beh, ho capito. . . ma una persona mica è la fotografia?”.
Tanto io ero sbalordito, tanto lui era tranquillo, sereno. Anche il ragazzo
era dello Sri Lanka, ma era di una famiglia emigrata. Io cascavo dalle nuvole,
cercavo di dire: “Ma non renderti responsabile!”. Ma lui era tranquillissimo
e mi diceva: “da noi si fa cosı̀”.
L’età era buona perché lei aveva 23 anni, lui ne aveva 27, e tutto era
stato combinato dalle famiglie. Nonostante io avessi detto tutto quello che
avevo potuto, con la mia sensibilità, i miei criteri, la mia esperienza, lui era
tranquillissimo. Infatti è andato in Germania, ha celebrato il matrimonio ed
3.4. LA TENEREZZA E LA RESPONSABILITÀ 45
non mi sta facendo delle richieste sponsali, ma vuole da me che io gli faccia
da mamma”. Tutte le richieste sono infantili, cioè non appartengono a una
dinamica sponsale, perché lui non era maturo.
Per essere maturi bisogna aver fatto un viaggio dentro al proprio mondo
interiore, bisogna conoscere la propria essenza di uomo. Una persona dimo-
stra di essere immatura, nella misura in cui esige qualcosa da te. Iniziare ad
amare è come partire per un viaggio, prima di tutto mi devo collocare dentro
alle aspettative dell’altro, ai suoi sentimenti, poi devo verificare che siano di
natura matura, allora potrò accedere all’altro, andargli incontro, allora avrò
la capacità della tenerezza, quella tenerezza che poi troverà la sua massima
espressione nel rapporto sessuale. Ma questo è il termine di un cammino. Si
unirà a sua moglie e saranno una sola carne, allora sı̀ che il rapporto sessuale
acquista il significato di alimento dell’amore, altrimenti il rapporto sessuale
è un veleno che uccide l’amore.
Tanta è cresciuta la responsabilità, tanto si può esprimere, con la corpo-
reità, la tenerezza, fino al punto in cui lo sposalizio coincide con il linguaggio
del sesso. Queste linee devono essere parallele tra di loro nell’uomo e nella
donna, perché tutte le relazioni umane sono governate dal principio paritario.
Il rapporto umano, tra le persone, deve essere paritario. Gesù lo afferma-
va molto chiaramente dicendo: “voi non chiamate nessuno Padre su questa
terra perché il Padre è uno solo, quello del cielo. Voi non chiamate Maestro
nessuno sulla terra, il Maestro è uno solo, il Cristo. Voi siete tutti fratelli”.
Con questo si afferma il principio fondamentale che deve regolare le relazioni
umane, il principio paritario.
Quando un figlio nasce all’interno di una famiglia, inizialmente il rappor-
to non risulta paritario, perché il bambino è dipendente, però crescendo, il
rapporto deve diventare paritario. E quando avrà 20 anni, tu non hai da-
vanti un figlio o una figlia, ma un uomo con una sua personalità. Se non hai
fatto opera devastante prima, hai di fronte una persona che è maturata, e il
rapporto con lei è paritario.
Tanto è cresciuta la responsabilità, che hai verificato nel tempo, e tanto
si esprime nella tenerezza, nella corporeità, nell’emozione e nei sentimenti.
Facciamo l’ipotesi che un ragazzo e una ragazza si sono messi insieme
quando erano molto giovani, ad esempio a 15 anni. Che cosa accade? L’a-
dolescenza è un periodo della vita in cui un ragazzo e una ragazza devono
conoscere tanti amici, in quanto questo insegna loro ad aprirsi e consente loro
di fare una fondamentale esperienza di umanità. Ma alla fine una ragazza si
fissa con un ragazzo, che chiameremo Andrea, e di conseguenza tutti gli altri
48 CAPITOLO 3. LEGGI FONDAMENTALI DELL’AMORE
spariscono, rimangono sullo sfondo. Questa ragazza, però, non avrà vissuto,
in qualche modo, a livello emotivo, l’adolescenza, ma avrà fatto la persona
matura, quello che avrebbe dovuto fare a 20 anni.
Dato che la natura non sopporta balzi, come non si può prendere un bam-
bino e stirarlo, perché soggetto a una legge di crescita naturale, cosı̀ quello
che non è avvenuto prima provvede la natura a farlo avvenire comunque, a
tempo debito, lo fa recuperare. Supponiamo che i due si siano messi insieme
a 15 anni, per cui, arrivati intorno ai 20 anni, magari succede che ad Andrea,
che anche si era fissato con quella ragazza, per esempio Luciana, si dilata-
no gli occhi e si accorge che anche Laura non è niente male! Lui pensava
che il mondo finisse lı̀, nella sua Luciana, e invece... Oh, ma anche Giorgia
è un bel pezzo di donna, e che intelligenza! Per cui inizia ad allargare gli
orizzonti, cosa che avrebbe dovuto fare nell’adolescenza, e inizia cosı̀ a sfar-
fallare e si deresponsabilizza, torna indietro. Questo fenomeno può accadere
indistintamente sia nel ragazzo che nella ragazza. Generalmente, succede che
il partner, per mantenere il legame, cresce nella tenerezza, fino al punto in
cui, supponendo che si tratti di una ragazza, decide di dare tutta se stessa:
“quando ti ho dato la verginità, non puoi dubitare del mio amore per te”. Si
pensa in questo modo di salvare la relazione, ma è il modo classico per fare
il funerale ad una storia d’amore.
Una ragazza una volta mi disse: “Giovanni, ma quando una è cotta,
cosa deve fare?”. Quando una è cotta, molto spesso agisce in questo modo,
perdendosi, perché cosı̀ l’amore è prostituito.
L’amore sponsale ha un’esigenza tale che, dando amore, si deve ricevere
amore. Non lo si può svendere. Tu non puoi avere un amore di tipo mater-
no, l’amore materno è gratuito, ma l’amore sponsale vuole una reciprocità.
Questo va tenuto ben presente. L’amore non si deve mai prostituire! Se,
ad esempio, tu mi dai amore, io non ti posso dare in cambio un viaggio in
Africa, una pelliccia o una macchina. L’amore con amor si paga.
Che cosa avrebbe dovuto fare, a questo punto, la ragazza? La ragazza,
se governata dal cervello, conoscendo quanto si è detto, avrebbe dovuto con-
servare il rapporto paritario tornando indietro, con la tenerezza, fin dove era
tornato indietro il ragazzo. Quando c’è questa luce, in una percentuale alta
il rapporto si recupera, ma quando non c’è questa luce, si dà il colpo finale
al rapporto, che finisce.
Esiste un detto: “Dio perdona sempre, l’uomo perdona qualche volta, la
natura mai”. Se trasgredisci qualcuna delle leggi fisiche o psichiche, la natura
ti si rivolta contro. Io posso essere assolutamente convinto che volo, volo,
3.4. LA TENEREZZA E LA RESPONSABILITÀ 49
4.1 Il sesso
Partiamo da una domanda molto spicciola: ma perché il linguaggio del sesso
solo dentro al matrimonio? E se lo facciamo il giorno prima? E se lo facciamo
un mesetto prima? E un anno prima? Eh, facci uno sconto, no?!
Si tende a dire: “che male c’è?”. Questo lo senti ovunque, te lo dice la
ragazzetta di 15 anni, sta sulla bocca di tutti.
Il linguaggio del sesso: prima di tutto bisogna definirne il significato.
Quando il Padre Eterno ci ha creati, ha dato, alle nostre membra, un signi-
ficato. Per esempio, i nostri occhi hanno il significato di vedere, la bocca
quella di parlare e di mangiare, l’orecchio quello di udire. Anche al sesso ha
dato il suo significato. Esso è espressione di piacere, e ha il significato di
amore e di generare vita. Ma l’essenza del significato del linguaggio sessuale
è mutua appartenenza di due persone, quel linguaggio sta a significare che
due persone, in qualche modo, si appartengono, per cui tramite questo lin-
guaggio io ti metto il sigillo di proprietà, tu mi metti il sigillo di proprietà.
Ora questo diventa vero nel matrimonio.
All’università, una volta, sono rimasto molto colpito quando un terapeu-
ta, che ci teneva lezioni, diceva le stesse cose che ora sto dicendo a voi,
pensando che quest’uomo, da come lo sentivo parlare, fosse un anticlericale,
un uomo che non si intendeva di Dio. E allora mi sono detto: “ma guarda,
anche attraverso la via della scienza si riesce ad arrivare alle stesse conclu-
51
52 CAPITOLO 4. LE REALTÀ DEL SESSO E DELL’AMORE
sioni! Un uomo onesto, un uomo che ha esperienza delle cose umane, guarda
dove è arrivato!”. Questo mi ha fatto molto piacere e nello stesso tempo mi
ha sorpreso.
Il rapporto sessuale significa mutua appartenenza di due persone. Dopo
noi, per la nostra intelligenza, sappiamo che ha anche una valenza sociale.
Se un ragazzo e una ragazza si danno un bacio, questo gesto rimane tra
loro due, ma un rapporto sessuale ha implicanza sociale per l’arrivo di una
terza persona, perché quel modo di esprimersi l’amore rimane aperto alla
vita. Di conseguenza, un bambino non può venire a caso, o per frutto di
uno sbaglio, un bambino va desiderato, è una responsabilità, e soprattutto
gli si deve preparare il contesto all’interno del quale si collocherà. Il primo
contesto è che mamma e papà si vogliano bene e che siano una comunità
stabile, emotivamente, psicologicamente ed economicamente stabile.
Ora, qualcuno mi potrebbe dire: “però, Giovanni, oggi ci sono tanti me-
todi. . . ”. È vero che ci sono tanti metodi, però stai anche attento che questo
linguaggio lo devi usare in una condizione in cui l’emotività entra totalmente
e pienamente, e la razionalità si deve ritirare. È allora che diventa gioioso
e quindi alimenta l’amore, ma se c’è la paura di rimanere incinta, ma se c’è
la paura. . . questo ha un’implicanza tale che lo avvelena, non lo fa diventare
gioioso. “Ah, ma non c’è pericolo, perché c’è la pillola!”. Va bene, c’è la
pillola.
Una volta, a Bibo Valentia, i medici hanno organizzato un convegno sulla
pillola, su cui poi è uscito un documento. Sono rimasto terrorizzato, perché
contavano, allora, 54 conseguenze negative, e mi ricordo una frase: “una
bomba atomica nel corpo di una donna”. Oggi si suppone che la scienza, la
ricerca, abbia calibrato meglio tutte le cose. Questo risale a diversi anni fa.
Queste sono considerazioni semplicemente umane, le recepisce anche uno
psicologo. Ma noi sappiamo anche altre cose, noi sappiamo che il nostro corpo
è il tempio di Dio, noi sappiamo che questo tempio deve essere rispettato,
che questo tempio deve essere gestito proprio come un tempio. Quando si
entra in una chiesa, non è come entrare in una fabbrica. Vedremo che san
Paolo, quando fa la lista dei vizi, al primo posto ci mette sempre i disordini in
questo campo, e dice anche delle parole forti: “e nessuno inganni il fratello, in
questo campo, perché c’è un’implicanza del proprio rapporto con Dio”. Tutte
le persone, quando hanno dei disordini a questo livello, subito instaurano
inimicizia con Dio. Tutti quanti, per un intuito profondo, sanno che c’è
qualche cosa che si rompe in quella relazione, la più essenziale che esista, la
più forte, quella con Dio. Il disordine in questo campo crea, quindi, inimicizia
4.1. IL SESSO 53
con Dio.
C’era un uomo, un professore, che da un città del nord portava qui, alla
Porziuncola, dei giovani, perché si era fissato che doveva far conoscere loro
san Francesco. E gli dicevo: “ma tu, che hai tutta questa premura per i
giovani, che tutti gli anni li devi portare in Assisi. . . ma tu!”. “Ah, io sono
ateo”. Passa un anno, due, tre, quattro. Al quinto anno che portava i giovani
in Assisi, ci siamo trovati una sera tardi a parlare e gli ho detto: “ma senti,
adesso parliamo tra di noi guardandoci negli occhi, qui non mi ritornano
i conti! Il tuo essere ateo che cosa significa? Guarda te lo dico io, l’ateo
è sempre una persona che nasconde un delitto. Scopri le carte! Che cosa
nascondi? Scopri le carte! A me non mi abbindoli!”. Ha scoperto le carte,
aveva la relazione con quattro donne. Quello era il delitto che nascondeva. E
mi ha detto: “Giovanni, ma se io mi converto, dopo le devo lasciare!”. L’ha
tirato fuori, però io già lo sapevo, perché non esiste l’ateo.
Il linguaggio del sesso diventa vero dentro alla realtà dell’amore. Tutte le
culture ti dicono che dal sesso si alimenta l’amore. No, è l’esatto contrario,
dall’amore si parla il sesso. Però noi viviamo in una cultura ben precisa.
Tutti i film che vediamo, tutti i fotoromanzi, tutte le storie, tutto quello che
leggiamo, ha come presupposto base sempre questo, che il sesso alimenta
l’amore. Questo concetto ci viene sbattuto sul muso in tutte le salse. Se
qualcuno dovesse, anche in un solo caso, scoprire che questo schema è rotto,
venga a segnalarmelo, perché io andrò a leggere quel libro, andrò a vedere
quel film. Viviamo in una cultura che ci bombarda. Su una rivista, una
volta, avevo trovato un articolo, “I modi di vivere la sessualità”. Presentava
10 modi, sesso come antidepressivo, come fornitore di identità, come stru-
mento di potere, come sfida generazionale, come socializzatore, come oggetto
di scambio, come mezzo di comunicazione, come occasione di transfert. In
senso psicologico e culturale, in realtà, si potrebbero trovare tantissimi altri
significati ancora, ma noi andiamo cercando il pensiero di Dio. Nel pensiero
di Dio, questo linguaggio assume il significato di mutua appartenenza di due
persone.
Secondo libro di Samuele 13, 1-22
La Bibbia non riporta mai un brano giusto per farlo. Talvolta, in certi
film, per renderli più attraenti, si mettono alcune scene un po’ piccanti.
Nella Bibbia non succede. La Bibbia, quando riporta un episodio, rivela una
verità che ha un valore perenne, e su quella realtà comunica il pensiero di
Dio. Questa pagina è proprio relativa al tema che noi stiamo trattando.
Troviamo un uomo innamoratissimo, fino ad avere delle conseguenze fisi-
54 CAPITOLO 4. LE REALTÀ DEL SESSO E DELL’AMORE
che, psicosomatiche, che abbindola una ragazza per soddisfare il suo grande
bisogno d’amore. La ragazza, a dire il vero, gli ha detto: “mettimi sotto la
tenda del matrimonio: chiedimi al re, non mi rifiuterà a te”, in altre parole:
“sposiamoci!”. Però lui è stato molto furbo e, come molte volte i giovani
di oggi, non vuole la responsabilità del matrimonio. Al tempo stesso, però,
vuole soddisfare il suo bisogno e, in qualche modo, con la violenza, si impone.
Avviene un processo psichico che si chiama formazione reattiva, lo si studia
in psicologia. La formazione reattiva è un modo di funzionare dell’io psichico
umano. Amore e odio si trovano molto vicini tra loro, un grande amore po-
trebbe diventare un grande odio e un grande odio potrebbe diventare anche
un grande amore. Questa problematica si studia quando si va a sviscerare la
problematica edipica, il complesso di Edipo, dove ancora ci sono studi e ap-
profondimenti da fare. Insomma, il problema è tale che ci si domanda come
si faccia a diventare psichicamente uomo, psichicamente donna. Sappiamo
anche che alcune persone non lo diventano. In questi casi, che cosa succede?
La problematica edipica, detto un po’ grossolanamente, è la seguente. Un
bambino nasce, è strutturato maschio, ma lo deve diventare anche psichica-
mente. Come accade questo? E poi, perché alcune persone non lo diventano?
Un bambino, quando nasce, è un tutt’uno con la mamma. Dopo, però, tra
i 2 e i 4 anni, è profondamente innamorato della mamma. Qualche volta,
addirittura lo verbalizza, dicendo di volerla sposare. Può accadere anche che
abbia delle fantasie erotiche: “andrei molto volentieri con la mamma, ma c’è
anche quel carabiniere di mio padre. . . , non sia mai! Se lui potesse leggere i
pensieri del mio cervello, viene e me lo taglia!”. Queste sono le fantasie che
successivamente si rimuovono dalla persona, ma, se vai a vedere, rimangono
delle tracce. Si struttura, quindi, nei confronti del padre, un odio violento.
Per la formazione reattiva, questo grande odio, prima o poi, diventa un gran-
de amore, fino a il ragazzo si identifica col padre, e questo processo lo porta
ad essere psichicamente maschio, uomo. Nella donna, il processo è un po’ più
complicato, ma da qui ne deriva che nell’uomo si ha una struttura psichica
sintetica, mentre nella donna si ha una struttura psichica analitica.
In questo episodio, leggiamo di un grande amore. Infatti, non è un amo-
re di poco conto, si tratta di un sentimento fortissimo. Amnon desiderava
fortissimamente il rapporto sessuale con Tamar, convinto che lo avrebbe sod-
disfatto e che quindi avrebbe alimentato l’amore. Il risultato è stato l’esatto
contrario: “cacciala via, sprangale la porta dietro”. Ma prima lei gli aveva
detto che quelle cose non si facevano in Israele. E questo vale per te oggi,
cristiano, perché questo lo fanno i pagani, che non hanno la luce. Quando si
4.1. IL SESSO 55
ti dice alcune cose, avrà i suoi motivi. E tu, prima di andare contro anche
solo a una delle cose che dice Dio, pensaci bene, perché Lui ha ragione e tu
torto. E ricorda che Dio, come Dio persona, perdona sempre, ma sono le leggi
fisiche, psichiche e morali che non perdonano, perché l’amore non cresce.
Una volta incontrai una ragazzetta stava nel refettorio e piangeva. Io mi
avvicinai e le dissi: ”che succede¿‘. Le era morto il papà 10 giorni prima
e piangeva tanto, l’ho accarezzata e siamo diventati molto amici. Poi, l’ho
invitata ai corsi. Lei è venuta, ma la sua strada era il matrimonio, cosı̀ ha
fatto il corso che state facendo voi. Era una ragazza con una capacità di
corteggiamento unica, ci sapeva davvero fare. Era simpaticissima. Una vol-
ta, aveva individuato un ragazzo, che era di Firenze, ma diceva che voleva il
biberon e l’ha fatto smammare, come anche un altro che voleva che le facesse
da mamma. Cosı̀, aveva fatto varie esperienze, e alla lunga si stava un po’
smorzando, ma io l’ho incoraggiata a non temere, ché il Cantico dei Cantici
dice ”. . . dopo aver attraversato le guardie della città, incontrai l’amato del-
l’anima mia“, e significa che, dopo le difficoltà della vita, arriva. Una sera,
era andata ad una festa ed aveva incontrato un ragazzo bellissimo. Allora
l’ho attizzata molto: ”dai, dagli sotto, forza¡‘. E lei ci sapeva fare in una
maniera! E l’ha conquistato. ”Beh! Penso io a ringraziare Dio, perché tu
ora non hai molto tempo¡‘. E di tanto in tanto mi informava. Parlando con
me, una volta, mi diceva che questo ragazzo le diceva di volerle bene, ma
non di amarla. ”Che cosa significa¿‘. ”Non gli nascono i sentimenti“. La
ragazza cominciava ad essere preoccupata. Le dicevo: ”Ma tu vesti bene¡‘.
”A me vieni a dire queste cose?¡‘. Io già ipotizzavo nel mio cervello, però non
conoscendo le persone. . . anche per non dare un giudizio. Una volta, le ho
detto di venire insieme con lui che avremmo parlato: ”ah no, Giovanni, lui
non viene perché è un anticlericale, non va mai in chiesa, lui è arrabbiato con
Dio, siamo amici, ma non gli dico niente, no, no, lui non viene“. Parlando,
poi, è venuto fuori che lui era molto sensibile all’arte. Ho preso la palla al
balzo: ”qui in Assisi ci sono chilometri di arte, gli affreschi di Giotto, se li
metti uno dopo l’altro, non so quanti chilometri fanno. Dato che questa era
una ragazza molto intelligente e sveglia (ci si intendeva in una maniera!), ci
siamo messi d’accordo: “voi venite, andate su, visitate Assisi, poi, ad una
certa ora, gli dirai: ’beh, ora andiamo a prendere la superstrada a Santa Ma-
ria degli Angeli, e anche lı̀ c’è un po’ di arte’, e mi dai un colpo di telefono”.
Nel momento indicato io aspettavo la telefonata. E verso l’una mi arriva:
“Giovanni, tra un’oretta ci troviamo giù”. Dove facevo i colloqui, c’era sem-
pre una fila di gente, ma quel giorno ho fatto smammare tutti e sono stato
4.1. IL SESSO 57
ad aspettare. Sono venuti, hanno fatto un giro, poi è passata davanti alla
mia porta, ha visto la luce e ha detto: “mi sa che qui c’è il mio amico Gio-
vanni, perché vedo la luce!”. Entra e iniziamo a farci saluti calorosi: “ciao,
come stai?”. Intanto il fidanzato non era entrato. Abbiamo fatto un po’ di
festa: “mi hai detto che hai trovato un ragazzo bellissimo, ma non me lo
fai conoscere?” “Sı̀!”. Iniziano i saluti: “entrate, sedetevi!”. “Ma veramente
siamo un po’ di fretta!”. “Ma non preoccupatevi, solo un minuto!”. Ci siamo
seduti, abbiamo iniziato a parlare del più e del meno, di Giotto e Cimabue,
dell’arte. Insomma, preso l’argomento che gli interessava, mi sono addentra-
to nel discorso. Ad un certo momento, la ragazza aveva iniziato a parlare,
portando il discorso dove le interessava: “Giovanni, va tutto bene, passiamo
delle belle giornate, eccetera, però lui dice che non ha i sentimenti. . . ”. “Per-
bacco, non ha i sentimenti! Ma come, non hai i sentimenti? Ma una ragazza
cosı̀ bella? Non ti piace?”. “No, su questo non ho niente da dire, però non
ho i sentimenti”. “Ma guarda! Ma come! Come mai? Ma Gabriella, tu non
sei premurosa?”. “Sı̀, sı̀, però non ha i sentimenti!”. Dato che avevo fretta,
perché avevo paura che se ne andassero, ho fatto una cosa che non si deve
fare. Tutto a un tratto, mi sono fatto serio, l’ho guardato negli occhi: “non
hai i sentimenti? O ti masturbi o vai con altre donne. Smettila!”, è violenza,
capite?! Non si deve fare, anche perché lo conoscevo da poco, ma
quella era l’occasione che mi era capitata e non me ne sarebbe capitata
un’altra! Il ragazzo, poverino, si è fatto tutto rosso rosso. Malfatto, ma
benvenuto, perché in futuro deve essere successo qualcosa: lui si deve essere
recuperato sessualmente ed è nato l’amore che prima non c’era, si sono sposati
ed hanno già un bambino.
Tutto questo per dire che queste energie hanno lo scopo di trasformarsi,
devono diventare amore. Questo è lo scopo ed è questo che tu non sai con
il tuo cervello, ma te lo dice Dio. Se vuoi, perché il Signore, in fondo in
fondo, mi chiede di essere casto? Lo so perfettamente, perché questa è la
condizione per cui quelle energie diventino grande disponibilità di amore.
Questo lo puoi sperimentare. E nel matrimonio è la stessa cosa. Per cui,
tu donzella, hai il compito di verginizzare un uomo, perché l’uomo, dentro
al cervello, ha un dischetto incantato che dice: “sesso. . . sesso. . . sesso. . . ”.
E per soddisfare questo bisogno, l’uomo fa i salti mortali. Poi, quando di
fronte a questo bisogno di fondo c’è tutta una cultura intorno che applaude,
concludi che non può che essere cosı̀. Ma tu non dare retta al tuo cervello,
non dare retta agli altri, dai retta a Dio. Questo episodio della Bibbia te lo
dice chiaramente. Sapete come è finita quella storia? Quando facevano la
58 CAPITOLO 4. LE REALTÀ DEL SESSO E DELL’AMORE
tosatura delle pecore, tutti i figli del Re si ritrovavano per una festa comune.
I servi di Assalonne, fratello di Tamar, hanno aggredito Amnon e l’hanno
ucciso. Questo perché il comportamento di Amnon ha anche conseguenze
sociali importanti. Se si esamina il testo, la ragazza ha espresso chiaramente
la sua posizione: “sposiamoci! Dillo al Re e ci sposiamo!”. Ha capito che quel
che voleva fare il fratello era possibile solo all’interno del matrimonio, perché
“queste cose non si fanno in Israele”, diversamente sarebbe diventata oggetto
di obbrobrio. La ragazza pensa: “dove vado a portare il mio disonore?”.
L’averla scacciata è ancora peggio della violenza che gli aveva fatto! Ci sono
molti elementi interessanti in questo brano. David, il padre, ha sentito parlare
di questo episodio, però non è intervenuto, perché amava Amnon. David,
cioè, ha consumato l’essenza del peccato dell’uomo, del maschio. L’essenza
del peccato della donna è di vestirsi da crocerossina, da salvatrice, cioè la
donna si fa Dio, salvatrice, mentre l’essenza del peccato dell’uomo è di non
intervenire. L’uomo era stato costituito capo della creazione, per cui quando
Eva ha fatto il disordine, lui avrebbe dovuto ricostituire l’ordine. Non l’ha
fatto, si è lasciato trascinare. Se si vanno ad analizzare tutti i mali di una
figlia o di un figlio, all’interno di una dinamica familiare, ci si trova sempre
un padre che non interviene, smidollato, senza palle. Ecco perché si dice una
“società senza padre”.
Concludendo, il linguaggio del sesso è molto delicato da usare, per le dif-
ferenze tra la struttura fisica e psichica della donna e quella dell’uomo. In
breve, bisogna sapere che, come dice Freud nei suoi tre saggi sulla sessualità,
il bambino prova in primis il piacere nella bocca, attraverso il mangiare, poi
passa all’ano e infine nei genitali. Nel maschio, se tutte le cose procedono
bene, questi sono i passaggi. Nella donna, invece, la libido, il piacere, rimane
diffusa nella corporeità. Quasi tutto il corpo della donna ha valenza libidica.
Prova piacere nel collo, nel seno - un uomo dovrebbe sapere che la stimo-
lazione del seno in una donna ha valenza libidica tanto quanto i genitali- -
nei fianchi, nella spina dorsale, nelle natiche, nella parte interna delle cosce,
nel pube, che è ha valore libidico altissimo. Nell’uomo, invece, non è cosı̀,
il piacere è tutto concentrato nei genitali, perché sono esterni, mentre nella
donna sono interni.
Una donna prima di tutto vuole un contesto di grande sentimento e grande
amore, poi dopo, per parlare questo linguaggio, un uomo, che veramente
ha sviluppato la tenerezza, cioè è arrivato a capire il funzionamento della
persona, dallo stato di riposo via via deve introdurre la donna alla totalità
della sua corporeità, per cui ci vuole un contesto particolare, ci vuole tempo e
4.1. IL SESSO 59
ci vuole spazio, ci vuole soprattutto che l’uomo sappia contenersi, cioè sia un
uomo che ha lavorato l’affettività, la sessualità. Ad un uomo puoi chiedergli
tranquillamente di prendere il Subasio e di girarlo dall’altra parte che lui lo fa,
ma se tu gli chiedi di essere casto . . . , insomma al maschietto puoi chiedergli
tutto ma non di contenersi su quell’aspetto lı̀, perché gli chiederesti delle cose
difficilissime. Soltanto un uomo maturo, un uomo verginizzato, un uomo
veramente responsabile, un uomo tenero e maturo secondo quei criteri che
noi dicevamo, approcciando e avvicinando una donna ama voler bene, volere
il bene dell’altra persona, allora lui sa che la deve coinvolgere in tutto, prima
di tutto affettivamente (stai attento che questa è una cosa imprescindibile; la
donna nel rapporto con un uomo, fuori da un contesto affettivo, non regge,
a meno che non si tratti di una donna alienata, alla deriva. Quindi vuole un
grande contesto di amore e di affetto, poi vuole il coinvolgimento di tutta
la corporeità fino al punto in cui, via via, arriva al rapporto sessuale, ad un
apice di piacere, e una volta pervenuta all’apice di piacere bisogna ancora
stare vicino con parole dolci, carezze, ecc. fino al punto in cui ritorna lo
stato di riposo.
Nell’uomo, il maschio, il meccanismo è totalmente diverso: anche l’uomo,
se non è un alienato, vuole un contesto di amore e di affetto. Però il ma-
schietto va anche con la prostituta di cui non conosce nemmeno il nome, e ci
va per uno sfogo puramente animalesco, però lui può anche aver litigato con
la moglie e la sera le chiede tranquillamente un rapporto sessuale; questo per
una donna è inconcepibile e lo percepisce come una grande violenza. Però
in lui il meccanismo è tale che, dallo stato di riposo, non gli serve niente per
arrivare a un picco di piacere per poi ritornare allo stato di riposo. Quindi i
meccanismi sono molto diversificati: se questo tu non lo sai, se vai allo stato
brado, una donna, di per sé generosa, può starci per farti piacere una volta,
due, tre, un mese, cinque mesi, ma poi, dopo, il mondo psichico si ribella.
Ma si ribella anche il mondo fisico: il vaginismo e certi disturbi, la percezio-
ne di una terribile violenza. . . Una volta dicevo queste cose in Puglia, in una
cittadina, ed è venuta una signora dicendomi: “Padre, è successo a me pro-
prio come ha descritto: i primi due mesi sono stati per me un inferno! Poi,
dopo, un giorno ho preso il coraggio a due mani, ho preso mio marito e gli
ho spiegato tutto: ”Cosı̀ non si fa¡‘. Padre, mio marito è stato buonissimo,
e da allora noi abbiamo potuto costruire 50 anni di matrimonio con i figli.
Fosse stato solo per i primi due mesi, io me ne sarei ritornata a casa”.
Io ascolto queste cose soprattutto dalle famiglie; una volta ho fatto una
domanda: “Ma come? C’è tanta aspettativa per questa prima volta, per
60 CAPITOLO 4. LE REALTÀ DEL SESSO E DELL’AMORE
questa prima notte, che quando si sono sposati non ne parlano più con entu-
siasmo”, e allora mi hanno spiegato che per parlare questo linguaggio ognuno
deve trovare una sua armonia, alcuni la trovano entro uno spazio di tempo,
altri, come mi ha detto un uomo, l’hanno raggiunta dopo 8 mesi. Questo
rimane il sacrario, il mistero che tu donna mai dirai a qualche tua amica
quello che succede nell’intimità tra te e tuo marito, e tu marito mai farai
minimamente riferimento a questo per banalizzare o per quel ridere sciocco
e sottosviluppato, di persona che non ha altre risorse che il sesso per ridere
(questa è proprio la targhetta di sottosviluppato). Allora tu non farai mai
battute nei confronti della donna della tua vita, perché questo rimane il tuo
sacrario; questo è il primo elemento di scricchiolamento di una intimità, per-
ché è una cosa delicatissima. Le coppie si trovano la loro armonia, il loro
cammino che è il loro. Io, questo, l’ho sentito dalle persone sposate, persone
serie che noi avevamo chiamato per parlare a centinaia di giovani, di ragazzi,
di coppie ecc., persone responsabili.
Se, ad un certo momento, le cose vanno cosı̀, tu fai una violenza; per
parlare questo linguaggio ci vuole il suo contesto, deve diventare vero. Se
viene parlato cosı̀, diventa un linguaggio gioiosissimo, è un linguaggio vera-
mente unificante; quando una donna l’hai fatta godere a questo livello, sta’
pur certo che si farà in quattro, sarà una donna che spaccherà il mondo pur
di venire incontro alle aspettative, alle esigenze, per far piacere al marito
sotto tanti altri aspetti nella vita. Ma molte volte quando avvengono le in-
crinature, quando avvengono i dissidi, tu vedi che molte è proprio qui (nella
sfera sessuale) che non funziona, perché è qui che la persona è abbandonata
all’istinto cosı̀ come viene: ecco perché non bisogna mai valicare la soglia
dell’amore che la persona non sia in qualche modo iniziata.
E del triangolo abbiamo esaminato soltanto un angolo: il sesso.
4.2 L’amore
Su questo argomento i libri sono infiniti, ma noi cercheremo di vedere come
ce lo presenta Dio.
Dobbiamo innanzitutto tenere presente una cosa: l’amore tra due persone
nasce da una terza entità invisibile, che gli psicologi chiamano “relazione”
ed un credente chiama “Spirito Santo”. Siamo stati creati a immagine e
somiglianza di Dio e funzioniamo proprio come funziona Dio, dove c’è Padre,
Figlio e Spirito Santo. L’amore è perciò una realtà che ha una sorgente
4.2. L’AMORE 61
invisibile (hai mai osservato una raffigurazione dello Spirito Santo?). Per
strutturare l’amore, dobbiamo innanzitutto capire dove è la sorgente: è dalla
relazione che fluisce l’amore a lui e a lei. Se voglio voler bene ad una ragazza,
la mia prima preoccupazione deve essere quella di creare tra me e lei una
buona relazione. Io sono un frate e la mia relazione esclude ogni forma di
desiderio e di possesso nei suoi confronti; per cui io opero ma so bene che il
volerla possedere come in un rapporto sponsale non è nella logica. L’amore
di un frate, a differenza di uno che si sposa, è semplicissimo, con una sola
differenza: non c’è l’esercizio genitale. Devo quindi curare questa terza entità
invisibile: devo rendere disponibili per lei i miei sentimenti, il rispetto, la
gentilezza, la cortesia, il desiderio di conoscerla perché l’amore si nutre di
conoscenza, di fronte a lei il mio parlare deve essere “sı̀, sı̀ - no, no” perché il
di più viene dal maligno. Non posso relazionarmi con lei con una maschera
perché le faccio del male, devo avere il coraggio della verità.
Spesso a noi frati capita di incontrare persone che pongono dei problemi:
“Mio marito mi tradisce, e in me si è scatenato un odio e una vendetta
che io non riesco a sostenere e a reprimere”. Solitamente le persone che
si interpellano cercano di dare sempre dei consigli. Il coraggio della verità
esige invece che io, che posseggo altre qualità che non ha lo psicologo, inizi
a operare sulle soluzioni tentate: “Cosa ti ha detto tizio? Che risultato hai
avuto?”, “Nessuno!”. Oppure: “Ho fatto un aborto. Mi hanno detto questo
e quest’altro, però i sensi di colpa mi logorano!”. La prima cosa che bisogna
fare di fronte ad una persona che, ad esempio, è animata da un odio violento,
è fare la verità. Fare capire alla persona, invece di suggerire e di dare tante
ricette, che da questa situazione, umanamente e con le sole sue forze non può
venirne fuori.
“Sono pazzamente innamorata di un uomo sbagliato”. Le puoi dare tanti
suggerimenti, farle capire quanto è illogico, che non può funzionare e dirle
tutte le parole di questo mondo, però la persona non cambia. Cosı̀, ad una
persona drogata puoi fare tutte le prediche di questo mondo, ma lui è arrivato
al limite e sta con le spalle al muro. La verità è una sola, è una persona, è
Gesù Cristo. A quella persona devi dire: “Tu sei arrivato al limite umano,
tu non puoi salvarti con le sole tue forze!”. Se la persona ci crede, chiede
aiuto a Dio e ne viene fuori. È necessario, quindi, curare questa terza entità
invisibile, perché l’amore nasce da lı̀.
In Gal 5, 13-26 S. Paolo descrive quelli che sono i frutti dello Spirito e
le opere della carne: “Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non
sarete portati a soddisfare i desideri della carne. La carne, infatti, ha desideri
62 CAPITOLO 4. LE REALTÀ DEL SESSO E DELL’AMORE
contrari allo Spirito, e lo Spirito ha desideri contrari alla carne. Queste cose
si oppongono a vicenda sicché voi non fate quello che vorreste, ma se vi
lasciate guidare dallo Spirito non siete più sotto la legge, del resto le opere
della carne sono ben note: fornicazioni, impurità, libertinaggio, idolatria,
stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie,
ubriachezze, orge e cose del genere. Circa queste cose vi do preavviso, come
già detto, che chiunque le compie non erediterà il Regno di Dio. Il frutto dello
Spirito, invece, è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà,
mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è legge. Ora, quelli che sono
di Cristo Gesù, hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi
desideri. Se, pertanto, viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo
Spirito. Non cerchiamo la vanagloria provocandoci e invidiandoci gli uni gli
altri”.
S. Paolo dice che nella relazione, questa terza entità, è necessario mettervi
i frutti dello Spirito (e li enumera; amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza,
bontà, mitezza, dominio di sé). Lo Spirito non lo vedi se non nei frutti, negli
effetti, in quello che produce.
C’è un’immagine, nella Bibbia, che in vista del prossimo anno, l’anno del
Giubileo, vi può essere preziosissima. È descritta nel brano di Ez 47, 1-12.
L’acqua, nella Bibbia, è sempre collegabile allo Spirito Santo. Lo Spirito
Santo in una persona, in me, viene quando acquisisco il pensiero di Cristo e
l’agire che Lui mi suggerisce (lo Spirito Santo non viene dietro alle “ideucce”
da quattro soldi, non viene se io, ad un determinato problema, do la soluzione
frutto del mio cervello, ma viene se acquisisco il pensiero di Cristo cercando
di comportarmi in quel modo), e nella misura in cui acquisisco il pensiero
di Cristo lo Spirito Santo viene e mi permette di fare le cose umanamente
impossibili.
Lo Spirito Santo è paragonabile al sangue, che porta benessere a tutto
il tuo essere. La parola di Gesù Cristo la puoi immaginare come le vene e
le arterie che creano il circuito in tutto il tuo corpo, dal cervello fino alla
punta dei piedi. Gesù Cristo è venuto, quindi, a preparare la venuta dello
Spirito Santo in mezzo agli uomini. Lo Spirito Santo ti fa vivere pienamente
da uomo, ti trasforma in Dio. Vi ricordate quando Gesù ha detto: “È bene
che io me ne vada, altrimenti non viene a voi lo Spirito”? Tutto lo scopo
dell’agire di Dio e Gesù Cristo era di far arrivare lo Spirito Santo, perché
quando arriverà vi ricorderà tutto quello che vi ho detto facendovelo capire
in profondità, vi trasformerà da uomini impauriti a uomini pieni di forza.
Quando viene lo Spirito? Lo Spirito viene, e tu lo vedi dai suoi effetti,
4.2. L’AMORE 63
quando, come cita Ezechiele, fluisce l’acqua. I suoi effetti sono amore, fedeltà,
pazienza, dominio di sé. Se fluisce lo Spirito, queste persone vengono irradiate
di tanto amore e le difficoltà che nascono tra moglie e marito si superano
perché c’è la forza dello Spirito, si superano il modo di vedere diverso, i
propri limiti, facendo l’esperienza della carità (1 Cor, 13).
Dove non c’è lo Spirito, una piccola difficoltà diventa una montagna,
uno screzio diventa una frattura, perché con le tue sole forze umane dove
vuoi andare? Cosa vuoi fare? Essendo una creatura peccatrice incapace di
amare, senza Spirito Santo non sarai fedele a tua moglie, non sarai casto,
non riuscirai ad amare quella donna e neppure i tuoi figli.
Lo Spirito Santo viene comunque, mandato da Dio Padre di tutti, e se
hai il pensiero di Cristo, lo Spirito Santo ti “affoga” nell’amore.
Se invece la tua relazione è occupata dalle opere della carne (tutte le volte
che san Paolo inizia la lista dei vizi, mette sempre al primo posto tre riferi-
menti all’aspetto affettivo-sessuale), si tratta di ricominciare da una nuova
“piattaforma”. In un’altra lettera (Col 3, 5-17), San Paolo dice: “Mortificate,
dunque, quella parte di voi che appartiene alla terra, fornicazioni, impurità,
passioni, desideri cattivi, quell’avarizia insaziabile, . . . ”.
E in 1 Cor 6, 12-20 dice: “Tutto mi è lecito, ma non tutto giova, tutto
mi è lecito, ma io non mi lascerò dominare dal nulla. Non sapete che i vostri
corpi sono membra di Cristo, prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò
membra di una prostituta? Non sia mai! Non sapete voi che chi si unisce con
la prostituta forma con essa un corpo solo (i due, è detto, saranno un corpo
solo). Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. Fuggite la
fornicazione”.
Infine, citando 1 Ts 4, 1-8: “Per il resto, fratelli, vi preghiamo e suppli-
chiamo nel Signore Gesù Cristo, che avete appreso da noi come comportarvi
in maniera da piacere a Dio, cosı̀ come già vi comportate, cercate di agire
sempre cosı̀ da distinguervi ancora di più. Voi conoscete, infatti, quali norme
vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù, perché questa è la volontà di
Dio, la vostra santificazione; che vi asteniate dalla impudicizia, e che cia-
scuno sappia mantenere il proprio corpo con santità e rispetto, non come
oggetto di passione e di libidine (come i pagani che non conoscono Dio). Che
nessuno offenda o inganni in questa materia il proprio fratello, perché il Si-
gnore è. . . di tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e attestato. Dio
non ci ha chiamati alle impurità ma alla santificazione, perciò chi disprezza
queste norme non disprezza un uomo, ma Dio stesso che vi dona il suo Santo
Spirito”.
64 CAPITOLO 4. LE REALTÀ DEL SESSO E DELL’AMORE
prego, quelle raccomando a Dio. Perché Dio non ha nemici, Dio ama
tutti. Dio è padre di tutti, buoni e cattivi. Allora tu subito ti sintonizzi
con Dio, anzi Dio, più una persona è bisognosa e peccatore, più investe
amore per quella persona. Questo comportamento è specifico cristiano,
non si trova in nessun libro e non è prodotto dal cervello umano. È
rivelazione.
2. Devi portare il peso. Non devi pretendere che le cose siano magiche.
Una certa immaturità umana psichica e spirituale, fa percepire Dio
come una magia. Uno scrocchio di dita ed è fatta. Non è cosı̀.
3. Se hai da fare una cortesia falla prima di tutto a quella persona li che ti
fa del male. Il 99% delle situazioni difficili trovano soluzione in questo.
Perché quando una persona che ti ha fatto del male vede che non rimani
toccato, anzi che hai ancora le risorse di amore, sicuramente ne sarà
toccata.
8. Dove non puoi arrivare tu, pervenga la tua preghiera. Quando studie-
rete teologia, gli esperti vi diranno che il modo di ragionare biblico è ad
inclusione, a cerchio, parte con la preghiera e finisce con la preghiera.
69
70 CAPITOLO 5. LA MAGNA CHARTA DELL’AMORE CRISTIANO
più volte aveva messo in fuga il popolo intero armato contro di lui. Quando
si avvicinava alle mura della città, uccideva con il fiato tutti quelli in cui si
imbatteva. I cittadini, per mitigare il furore del drago e per impedire che ap-
pestasse l’aria causando la morte di molti, gli offrirono dapprima due pecore
ogni giorno, perché se ne cibasse. Poi, venendo a mancare le pecore, furono
costretti a dargli da mangiare una pecora e una persona, scelta a sorte tra le
famiglie della città.
Quasi tutti i giovani erano già stati divorati quando venne designata co-
me nuova vittima l’unica figlia del re. Il re non voleva saperne di darla al
drago che l’avrebbe divorata, ma fu costretto dal popolo. La giovinetta non
protestò. Chiese la benedizione di suo padre e poi si incamminò verso il lago.
San Giorgio, che passava di lı̀ per caso, le chiese che cosa facesse in lacrime
sotto gli occhi di tutto il popolo che la osservava dalle mura. La fanciulla,
più preoccupata per lui che per se stessa, e sapendo che la sua sorte era già
segnata, lo invitò a risalire sul suo cavallo e ad andarsene al più presto per
non morire con lei. Seguı̀ un lungo dialogo in cui ognuno dei due tentava
nobilmente di salvare l’altro. San Giorgio voleva venirle in aiuto in nome
di Cristo. La giovane lo scongiurava di andarsene per i fatti suoi e di non
peggiorare la situazione.
Ma intanto il drago aveva sollevato la testa dal lago. Giorgio salı̀ sul suo
cavallo e fattosi il segno della croce si gettò sul drago, vibrò con forza la
lancia e, raccomandandosi a Dio, lo ferı̀ gravemente.
Il drago cadde a terra e San Giorgio disse alla giovane: “Non aver più
timore e avvolgi la tua cintura al collo del drago”.
Ella obbedı̀, e il drago cominciò a seguirla mansueto come un cagnolino.
Tornarono alla città e San Giorgio disse al popolo atterrito: “Non abbiate
paura: abbracciate la fede di Cristo e io ucciderò il mostro”.
Allora il re e tutta la popolazione ricevettero il battesimo. In quel giorno
furono battezzati ventimila uomini, senza contare le donne e i bambini. Do-
podiché San Giorgio uccise il drago e comandò che fosse portato fuori dalla
città con un carro tirato da quattro paia di buoi. Infine, il santo abbracciò
affettuosamente il re e se ne andò dalla città.
è una storia. Ha riempito la mente di tantissime generazioni. Ne hanno
fatto anche studi psicologici. . . Il drago, in qualche modo, rappresenta un
male che intacca l’uomo, soprattutto i giovani. Oggi, come ce lo potremmo
immaginare? Provate a pensare alle stragi del sabato notte. . .
Mi trovavo in una cittadina vicino a Napoli e ho fatto un incontro in una
sala parrocchiale. A un certo punto i giovani mi hanno detto: “Giovanni,
78 CAPITOLO 5. LA MAGNA CHARTA DELL’AMORE CRISTIANO
quello che abbiamo detto qui adesso dovremmo andare a dirlo sulla piazza,
dove ci sono migliaia di giovani, perché da noi il quaranta per cento dei
giovani sono drogati”.
Che può essere questo demone che prende e prende soprattutto una fa-
scia? Potrebbe essere quel demone che si chiama piacere. Carlo Carretto ha
scritto un libro, “L’utopia che ha il potere di salvarti”: si rivolge alla fascia
più disperata dei giovani, ai drogati, alle prostitute, a chi vive ai margi-
ni. . . Nel primo capitolo scrive: “Il vero nemico dell’uomo, dell’umanità, non
è la bomba atomica, non sono le ideologie: il vero nemico che può distruggere
l’umanità è il piacere”. Quando una persona si adagia sul piano inclinato del
piacere, non si sa dove può arrivare. . .
In un altro libro, intitolato “Occasione o tentazione?” Silvano Fausti,
facendo riferimento alla grande esperienza di sant’Ignazio e ai suoi “Esercizi
Spirituali”, dice che quando una persona va di male in peggio nella propria
vita e nel cammino spirituale, non di rado è perché soggiace alle logiche del
piacere. È una dimensione che fa parte dell’uomo, che viene costantemente
chiamata in causa.
A tal proposito vi voglio leggere la lettera di un nostro amico, Walter
Trobish, pastore protestante, in risposta a una ragazza che gli faceva delle
domante sulla affettività e sulla sessualità: “La tua sessualità è sempre pre-
sente in te, che tu vegli o che tu dorma. Quando lavori o quando ti diverti,
essa contribuisce a determinarti; nei tuoi sentimenti più sacri e nelle preghie-
re più pure essa è presente. Cristo vuol renderti capace di vivere con la tua
sessualità.“Chi crede deve fuggire l’amore?” mi chiedi. So che molti cristiani
si ritirano, vivono ripiegati su se stessi, evitano l’altro sesso e pensano in
tal modo di essere cristiani particolarmente maturi e liberi. Si sbagliano:
chi crede non fugge. Non puoi sfuggire alla tua sessualità perché essa è un
tutt’uno con te, ti appartiene. Ti racconterò una storia: c’era una volta una
tigre, l’avevano catturata e messa in gabbia. Un guardiano fu incaricato di
nutrirla e di sorvegliarla. Il guardiano voleva farsela amica e le faceva dei bei
discorsi avvicinandosi alla gabbia. Ma la tigre lo osservava con ostilità con i
suoi occhi verdi e ardenti. Seguiva ogni movimento del guardiano pronta a
balzare. Allora il guardiano ebbe paura e pregò Dio di ammansire la tigre.
Una sera, il guardiano era già andato a dormire, una bambina si avvicinò
troppo alle sbarre della gabbia, la tigre la raggiunse con i suoi artigli. Un
colpo. Un grido. Quando sopraggiunse, il guardiano non trovò che un corpo
dilaniato e sangue. Il guardiano seppe cosı̀ che Dio non aveva ammansito la
tigre e la sua paura crebbe. Egli spinse la tigre in una tana oscura, in cui non
5.2. L’INCONSCIO 79
arrivava nessuno, ma ora la tigre ruggiva notte e giorno. Il suo ruggito non
lasciava più riposo al guardiano, gli ricordava la sua colpa. In sogno vedeva
sempre la bambina dilaniata e, in preda all’angoscia, levò un grido. Pregò
Dio che facesse morire la tigre. Dio rispose, ma la sua risposta fu diversa da
quella che il guardiano si aspettava. Dio disse:“Fa’ entrare la tigre nella tua
casa, nella tua abitazione, nella tua stanza più bella“. Il guardiano non aveva
più paura della morte, avrebbe preferito morire, piuttosto che continuare a
sentire i ruggiti della tigre. Quindi obbedı̀: aprı̀ la porta e pregò:“Sia fatta la
tua volontà“. La tigre entrò e rimase tranquilla. A lungo si guardarono negli
occhi. Quando la tigre si avvide che il guardiano non aveva paura e che la sua
respirazione era regolare, gli si sdraiò ai piedi. Cominciò cosı̀. Ma la notte,
la tigre ruggı̀ di nuovo e il guardiano ebbe paura. Dovette aprire di nuovo
la porta, farle fronte. Di nuovo dovette guardarla negli occhi. Cosı̀ sempre,
ogni giorno, mai la poté domare per sempre, una volta per tutte: doveva
sempre vincerla di nuovo. Ogni giorno la prova di coraggio si ripeteva. Dopo
anni, la tigre e il guardiano divennero buoni amici. Il guardiano poteva ac-
carezzare la tigre, metterle la mano fra i denti, ma non doveva abbandonarla
con gli occhi. Quando si guardavano si riconoscevano e sapevano di essere
inseparabili, di aver bisogno l’uno dell’altro per una vita più completa. E ne
erano grati. Francesca, devi imparare a vivere con la tigre coraggiosamente,
guardandola negli occhi. Cristo ti vuol rendere libera per questo”.
5.2 L’inconscio
Tutti vorremmo essere persone equilibrate, ma dobbiamo fare i conti con una
realtà profonda che ci sovrasta e ci condiziona notevolmente.
Questa stessa linea di pensiero viene ripresa da Freud e da Jung, e segna
la scoperta di una dimensione profonda dell’uomo: l’inconscio.
Una buona parte del tuo essere non la conosci ed è una parte importan-
tissima: il serbatoio di tutte le tue ricchezze e di tutte le tue energie. . . È
come un torrente o una valanga che si abbatte, di cui non puoi determinare
la caduta o incanalare la forza e la portata. È la più grande scoperta del
Novecento, ma la Bibbia già conosceva la dimensione profonda dell’uomo e
la chiamava cuore. L’uomo guarda all’apparenza, Dio guarda al cuore.
Secondo Freud l’uomo è un ammasso di energie. E i primi capitoli della
Genesi dicono che “in principio era il caos”. Consideriamo un bambino. Che
cos’è se non un insieme di forze, di energie allo stato brado, puro e caotico?
80 CAPITOLO 5. LA MAGNA CHARTA DELL’AMORE CRISTIANO
Poi, con il passare del tempo, comincia ad emergere un io, una intelligenza
che deve regolare, assoggettare e impadronirsi in qualche modo di queste forze
per canalizzarle nella maniera giusta e far sı̀ che la persona possa aderire alla
realtà. Ossia: mettere le energie al servizio di se stesso per muoversi in questo
mondo e per vivere.
L’io e l’intelligenza si muovono in base a leggi chiamate “leggi di realtà”.
Sono quelle che mi dicono che se io voglio uscire da qui devo andare verso
la porta; che, anche se è trasparente, devo aprire la porta a vetri per non
sbatterci dentro. . . Anche la mosca sa che se deve uscire da qui deve andare
verso la luce, però ignora il passaggio dell’intelligenza di dover aprire la porta.
Noi siamo equipaggiati dell’intelligenza necessaria per interagire con la
realtà. Quando il processo di crescita e di sviluppo è arrivato al massimo
stato di maturità possibile, troviamo che l’io governa al massimo un 20 per
cento di tutte queste energie. Perché l’inconscio è una ricchezza, una forza
talmente grande, che rimane inesplorato all’80 per cento. E condiziona la
tua persona.
Quando il professore ci spiegò per la prima volta queste cose, in classe
avvenne il finimondo: ad un certo momento ci siamo tutti ribellati. Quando
il professore ci diceva: “Tanto in tutto quello che voi fate, in tutte le vostre
scelte, voi siete condizionati all’80 per cento da una realtà che vi sfugge”, noi
ribattevamo: “Non è vero! Non è possibile! La vita sta nelle mie mani: la
guida la nostra intelligenza!”.
Insomma, nacque una grande discussione. La nostra era una scuola sta-
tale, e il professore ci invitò ad andare all’Università Cattolica, dove c’erano
delle apparecchiature e la possibilità di sperimentare la verità delle sue te-
si. Ci fece fare un esperimento che adesso sarebbe troppo lungo spiegare,
ma dove ci mostrò quanto grande sia la forza dell’inconscio e come davvero
determini gran parte del nostro operare.
Perché? Perché l’inconscio è soggetto a un’altra legge: la legge del piacere.
Il cui principio fondamentale è “avere la soddisfazione di tutti i bisogni subito,
con il minor sforzo possibile”. Questa è la legge che determina l’uomo. Per cui
l’uomo si sente veramente come spaccato. Persone geniali hanno individuato
questa grande spaccatura. Come il poeta latino Ovidio, che scriveva: “Video
bona pro atque deteriora sequor” (= vedo il bene, lo approvo, ma poi seguo
quello che non voglio). E san Paolo, che accusava: “C’è in me il desiderio del
bene ma non la capacità di attuarlo. Infatti io non compio il bene che voglio
ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio non sono più
io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io trovo dunque in me questa legge:
5.2. L’INCONSCIO 81
quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. Infatti acconsento nel
mio intimo alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un’altra legge, che
muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del
peccato che è nelle mie membra. Sono uno sventurato! Chi mi libererà da
questo corpo votato alla morte? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù
Cristo nostro Signore! Io dunque, con la mente, servo la legge di Dio, con la
carne invece la legge del peccato”.
Allora ti si dice qual è la struttura della persona umana, come siamo fatti.
San Paolo si esprime in termini teologici, chiamando “peccato” questo male
profondo.
Ancora un altro genio dell’umanità, Kafka, diceva: “Certo, nell’uomo c’è
qualcosa di spaccato, c’è qualcosa di ferito”. Su questa realtà sfuggevole
e poco comprensibile, ma oramai riconosciuta da tutti, che rende l’uomo
alquanto misterioso, si gioca tutta la cultura e l’arte, i drammi e i film. . .
Se vuoi penetrare la realtà dell’uomo, capire come è strutturato in pro-
fondità, stai attento che la donna o l’uomo che sposi è di questa stessa tua
natura, perché dalla comprensione della realtà dell’uomo si sviluppano conse-
guenze che sbalordiscono. Se l’uomo rimane com’è e non si sforza di mettere
un freno ai propri bisogni, rimane in uno stato di sviluppo molto basso. Se
invece è in grado di fare un sacrificio, allora cresce in umanità.
Il bambino piccolo vuole stare con la mamma, però la mamma sa che se
lo porta all’asilo gli farà vivere un processo di socializzazione che lo avvan-
taggerà quando andrà a scuola: perché non graffierà i compagni e non caverà
loro gli occhi, ma si adatterà perché in qualche modo sarà maturato nella
socialità. La stessa cosa non avviene senza i giusti presupposti. Conosco dei
bimbi zingari: stanno insieme, giocano, però quando vuoi frenarli un tantino
per fargli fare un po’ di catechismo o altro, non hanno neanche la capacità di
ascoltarti, non puoi chiedere loro nemmeno cinque minuti. Si muovono, cor-
rono. Quando uno di questi bambini, ormai diventato ragazzo, voleva uscire
da quella situazione per inserirsi nella società e prendere la patente per fare
il camionista, è stato impedito. Come fai a prendere la patente se non sai
leggere e scrivere? Prima devi imparare a leggere e a scrivere.
Allora l’umanità cresce nella misura in cui si riesce ad anteporre certi
bisogni di fondo alla soddisfazione del piacere (al bambino piace giocare senza
impegnarsi in niente. Se tu gli metti una croce cresce in umanità). E il
destino di una persona dipende da quanto ha lavorato per determinare questa
realtà inconscia e profonda. Se ci si lavora sopra, tutte le forze incontrollate
di questa realtà possono essere assoggettate. Le potrai allora usare per il tuo
82 CAPITOLO 5. LA MAGNA CHARTA DELL’AMORE CRISTIANO
bene, per la tua crescita, per la tua maturazione. Ma se una persona non ci
ha dedicato tempo, non è stato in qualche modo aiutato, questa rimane più
o meno allo stato brado.
Noi andiamo a fare le missioni. Siamo capitati in certi paesini in cui c’era
una realtà di mafia: abbiamo incontrato dei bambini con delle idee di soddi-
sfazione - per esempio - del bisogno di vendetta, di odio allo stato puro. Ed
è su quella piattaforma che possono nascere la mafia e tutto il resto. Perché
quello della vendetta per chi ha fatto loro del male è un bisogno talmente
forte che non glielo si scalfisce minimamente: gli si è già strutturato dentro.
Poi cominciano a pensare agli altri bisogni: al bisogno di avere, di apparire,
di sesso, di sopraffazione. . . Insomma, tutti questi bisogni si strutturano e si
fortificano. Per cui, nel fondo di certe persone, tu trovi che c’è un serpentone
che caro mio combattere con quello. . . Altro che chiacchiere: con le parole tu
non gli fai proprio niente. . .
Una persona cresce nella misura in cui lavora, mette generalmente una
croce alla soddisfazione dei bisogni, passa questo bisogno al vaglio dell’io,
dell’intelligenza e (noi ci dobbiamo aggiungere) della fede. Per cui rinuncia
per un piacere e per una gioia più grande.
A dire il vero, l’uomo non riesce a distinguere la differenza notevole tra
piacere e felicità. Se tu soddisfi il piacere, la felicità proprio non la tocchi.
Per cui l’uomo ha la capacità di salire a valori, a gusto, a gioie via via più
grandi nella misura in cui fa questo lavoro. E questo te lo dice la croce di
Gesù Cristo. E se non lo capisci là, allora non lo capisci più.
Se tu trovi una ragazza che sta facendo questo lavoro di autotrascendenza,
di salire, di umanizzazione, sposala. Se tu trovi un ragazzo che sta facendo
questo lavoro, sposalo, perché c’è sempre la possibilità di una modificazione,
di un cambiamento, di arrivare ai valori più alti. Però la cultura che ti è
intorno plaude, ti invita e ti stimola continuamente a soddisfare i bisogni, i
bisogni, i bisogni. . .
Accendi la televisione e guarda. Questa è la logica nella quale tu vivi. Per
cui le persone non hanno neppure capito il meccanismo di fondo per crescere
e per maturare. Anche a me piace andare con una donna, però, se io limito
questo bisogno, se io ci metto una croce, mi si riempie il cuore di un amore
grande, di un amore che non ha l’esercizio sessuale, ma è un amore che non
finisce mai. Per cui non può esserci al mondo persona che non mi voglia bene,
perché io le voglio bene, anche se quella persona mi insulta o mi aggredisce,
anche se ha qualche motivo per volermi male (magari anche solo perché sto
5.2. L’INCONSCIO 83
parlando e dicendo certe cose. . . ). Una volta che hai capito il meccanismo,
questo ti porta veramente alla felicità.
Ma non accade sempre. E non accade per tutti, purtroppo, perché magari
non sono stati aiutati. Ma dopo che avrai fatto questo, tu non potrai mai
cantar vittoria fino in fondo. Perché il mistero dell’uomo, poi, arriva alle
profondità, dove c’è un’implicanza da parte di Dio, dove ci sono delle realtà
cosı̀ misteriose e profonde che soltanto la fede, in qualche modo, ti illumina.
Come avvenne in questa storia, capitata due anni fa.
è venuta una donna al corso, aveva trentasette anni, era sposata e mamma
di quattro figli. Nella cittadina dove vive era considerata una luce sul cande-
labro, un faro. Faceva catechismo in parrocchia, aveva preparato centinaia
di bambini alla Prima Comunione e alla Cresima. Aveva una famiglia alla
quale facevano riferimento tante altre famiglie. Quando il parroco incontrava
qualche famiglia un po’ disastrata, con litigi o tradimenti, la mandava da lei,
che viveva veramente in una famiglia esemplare. Ad un certo punto questa
donna si trovò a vivere una situazione assurda. E mi ha raccontato: “Io due
o tre volte alla settimana prendo un maledetto treno dalla mia cittadina,
faccio quaranta chilometri di viaggio. Poi scendo e vado da un uomo con il
quale mi abbraccio e ho rapporti sessuali. Un uomo che detesto, che non ha
niente che mi attira, che attraverso l’orecchio mi è calato nelle profondità e
mi ha agganciato come un pesce viene agganciato all’amo. Io sono piena-
mente soddisfatta sessualmente da mio marito, ci vogliamo bene, ci siamo
sempre voluti bene, mio marito mi adora. Nessuno sospetta minimamente
quello che io sto vivendo da qualche mese a questa parte. Nessuno. Ma io
sono una donna distrutta. Io vivo questo dramma, non mi riconosco, non so
perché mi succede questo. Proprio non lo so”.
Nascondeva questo suo grande dramma dietro un evento. Uno dei suoi
quattro figli, il più grande, era entrato in seminario. La gente la vedeva
sconvolta, e lei nascondeva tutto dietro questo evento. Mi diceva: “Padre,
immagina, io sono felicissima che mio figlio sia entrato in seminario”. Però
diventava la maschera attraverso la quale giustificava alla gente il suo males-
sere. Nessuno dubitava di nulla. Solo il marito aveva fatto, un giorno, una
considerazione tutto sommato innocua, dicendo: “Certo che questa bolletta
del telefono è lievitata alle stelle”. Perché passava ore e ore lı̀ a masturbarsi
con questo linguaggio. Il punto debole della donna, lo sappiamo, è l’orecchio,
attraverso il quale ci si cala nelle sue profondità.
Ora, di fronte a questo evento, tu puoi dire tutte le parole che vuoi, fare
prediche, ma questa le sapeva tutte. Era una donna profondamente cristiana.
84 CAPITOLO 5. LA MAGNA CHARTA DELL’AMORE CRISTIANO
Alla fin fine non ti sai spiegare questa realtà. Non c’è possibilità di intervento
con la parola. Lei, poi, si era già confrontata a questo proposito con altri
sacerdoti, ma tutti gli interventi fatti lasciavano il tempo che trovavano.
La realtà dell’inconscio è una realtà di fronte alla quale tu non puoi fare
i tuoi calcoli o dire: “Mi sta totalmente in mano”. Perché non è cosı̀. Non è
cosı̀.
Una volta capito questo, bisogna essere molto umili riguardo a se stessi:
“Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?”.
Questa era votata alla morte. Quando tu soddisfi i bisogni, tu sei assogget-
tato, compi azioni contro te stesso e non entri nella logica di fare del bene a
te stesso. Infatti, una delle forme più evidenti dell’uomo peccatore è che non
fa scelte per il proprio bene, anzi fa proprio scelte contro di sé. E lo si vede
dai fenomeni esterni, dai più elementari ai più profondi.
“Ma perché hai fatto questo?”.
“Non lo so, non capisco, andava cosı̀”. Fare scelte non per il proprio bene.
Già una persona che fuma ti fa capire che sta in questa logica. Senza arrivare
alla persona che prende la droga, all’alcolista o alla persona che ogni tanto
beve. E anche quando il medico gli dice: “Guarda che oramai è questione
di vita o di morte”, la risposta è: “Eh, ma io ormai non posso più farne a
meno! Proprio non ci riesco più, perché ormai questo è parte di me, si è
impossessato, ha preso piede. . . ”.
Vi ho raccontato l’episodio del mio amico che portava i giovani in Assisi.
Era bravissimo, capiva tutto il bene che Francesco faceva ai suoi giovani, ma
per sé, niente! Perché oramai era nella logica del sesso. . .
Il sesso, quando ti prende, ti aggancia e diventa una forza che ti domina.
Per cui la conseguenza pratica, nelle persone, è che fanno esperienza di un
male che non possono vincere: “Che scherzi, vado in chiesa, il prete mi dice
di contenermi, e chi lo può? E chi ci riesce?”.
La religione che cos’è? Ti dice come dovrebbero andare le cose, ma chi ti
da la forza per operarle? Diceva Manzoni: “Le leggi son ma chi può mane
ad esse?”. Le persone stanno lontane, sentono come alienante quello che tu
gli dici. Perché in un’esperienza concreta, pratica, umana, io non posso usci-
re dal mio tunnel. Le persone sperimentano continuamente questo doppio
livello nel quale vivono. Se tu potessi andare a togliere il velo alle perso-
ne, troveresti che tutti vivono questo dramma. Riconoscono il bene, però
all’atto pratico fanno proprio il contrario. Alcuni lo sperimentano come una
spaccatura interiore. E allora soltanto Gesù Cristo ricompone questo mondo
interiore. Infatti, la parola che noi annunciamo è una parola diretta all’io,
5.2. L’INCONSCIO 85
tu non sei bello, non sei nobile, non sei ricco, e dunque donde viene che tut-
to il mondo ti viene dietro, e chi desidera vederti e chi desidera toccarti?”.
Perché era di una bellezza infinita, perché la parola di Dio messa in pratica
(messa in pratica perché se rimane solo al cervello non produce niente, non
arriva, non porta l’effetto di curare di rendere bello l’inconscio). E l’inconscio
è l’incanto della persona.
Come si ha accesso all’inconscio? Tramite gli occhi. La luminosità degli
occhi ti dà accesso all’inconscio. Io certe volte guardo gli occhi e dico: “Che
biondo che sei!”. Perché ci vedo il bello, ma soprattutto ci vedo la possibilità
di un bene e di un bello che può ancora venire. L’inconscio sono le parole,
le parole si creano nelle profondità dell’inconscio. È lı̀ che assumono colore
e calore. Per cui io posso dire le parole più belle, anche più belle di quelle di
san Francesco, ma io non ho l’inconscio di san Francesco, perché l’inconscio
di san Francesco è il luogo della presenza di Dio. Allora c’era un calore che
ogni parola che usciva era un dardo infuocato. Chiara chi era? Chiara era
una donna splendida, bellissima. Io godo, io godo di tantissime donne. Ma
che cosa godo? Godo la bellezza che Dio ha fatto nelle persone e quello
mi sazia a oltranza. E che cos’è un rapporto sessuale di fronte al godere di
un’amicizia, di un amore con una persona limpida, bella e schietta che ti da
tutta la risonanza, tutto il riverbero della presenza di Dio nella sua persona?
Avendo a che fare con questa realtà, nella dinamica di coppia troviamo
tante conseguenze. Alcune le abbiamo dette. Ma ve n’è anche un’altra: che
tu del tuo partner devi essere geloso. Ho sentito delle stupidità a questo
proposito, come la frase: “Io non sono geloso”.
Come si fa a dire che una valutazione è stupida o calibrata? Il riferimento
è Dio. E Dio è geloso. Anche tu devi essere geloso, ma della gelosia sana, non
di quella patologica. Allo stesso modo in cui esiste una paura sana e una pa-
tologica: se c’è il terremoto, ho paura. Il che significa che devo far funzionare
il cervello per vedere che fare. Se, ad esempio, quando c’è stato il terremoto
ad Assisi le persone si fossero attenute ai principi che si danno - e cioè che
durante le scosse non si deve correre perché se no si moltiplicano le possi-
bilità di danno, ma bisogna mettersi attaccati a una parete, possibilmente
una delle più sicure - non sarebbero morti. Il superiore mi ha raccontato che
appena c’è stato il terremoto, alcuni frati si sono terrorizzati e sono scappati,
e sono rimasti sotto le macerie. Invece lui ha preso un frate, di getto, e l’ha
messo contro un muro. E si sono salvati.
Allora la paura serve per farti capire una situazione. Ma quando la paura
diventa costante e si chiama ansia: quella è patologica. Ed è la matrice di
88 CAPITOLO 5. LA MAGNA CHARTA DELL’AMORE CRISTIANO
è una ragazza di diciannove anni, che chiameremo Letizia. Ha finito gli studi
superiori e vuole andare all’università. I genitori, però, sono poveri. Allora
lei si rimbocca le maniche, si dà da fare per procurarsi un po’ di denaro e va
a fare - nel mese di maggio - la baby-sitter presso una famiglia. Accudisce
due bambini. Questa famiglia - a giugno - si trasferisce e va in una zona
delle alpi orientali, in un paesino di villeggiatura. E lei anche. In questo
paesino di montagna ci sono altre persone che stanno a villeggiare e hanno
i bambini. Letizia era una ragazza cosı̀ splendida e bella che incantava. E
comincia a raccogliere i bimbi dei villeggianti fino a creare un piccolo asilo.
Cosı̀ tutte le famiglie parlano di questa ragazza limpida, trasparente, piena di
entusiasmo, di gioia e di bellezza prorompente. Dopo un po’ di tempo, però,
viene fatta oggetto di speciale attenzione da parte di un uomo di trentasette
anni, sposato, che vive lı̀ con la moglie e due figli. Quest’uomo bussa, bussa
e bussa. La ragazza, di fronte alla bellezza di lui, alla prestanza e alla sua
capacità di coinvolgere e di saperci fare, sente che sta crollando. Però sente
vibrare dentro di sé le forze dell’onestà e della rettitudine di fronte a un uomo
sposato. E si trova in un dramma: ecco che, come per Tobia, nel mezzo della
quotidianità emerge un pesce che vuole divorarla. E allora, in un sussulto
di vita e di liberazione, senza dire niente a nessuno, parte di notte, e arriva
a Vietri, vicino a Salerno dove un’amica le ha detto che c’è la possibilità
di andare a rassettare le camere negli alberghi. Proprio per tagliare ogni
ponte, per uscire da un dramma incombente, come quando arrivano quei
nuvoloni che annunciano il temporale. Lei non sa spiegarsi come lui abbia
fatto a sapere dove si trovava, ma la raggiunge. La situazione è veramente
drammatica. Sente che la morte ormai la avvolge, che si trova di fronte a un
tunnel, a un torrente che la spinge inesorabilmente. Decide di confidarsi con
la sorella. La sorella si precipita lı̀, vede la situazione, la prende e la porta a
casa. A casa succede un dramma: la mamma si fa venire gli svenimenti per
quello che sta succedendo, il padre la ricopre di botte, il prete le fa filippiche
e prediche a non finire. . . E il dramma esplode. E questa ragazza, che era la
felicità in persona, quando io l’ho incontrata - era la fine di agosto - mi ha
pregato insistentemente di parlare perché la situazione era veramente difficile.
Ci siamo seduti e l’ho ascoltata. Dopo che lei aveva parlato un paio di ore, io
non ho detto una parola e ho concluso dicendo: “Guarda, ti è già stato detto
tutto. Io non ho proprio nulla da aggiungere a quello che ti è stato detto”.
Ed era vero, perché tutto le era stato detto. A livello di cervello lei sapeva
tutte le cose. Molto delusa, raccoglie la sua borsetta e fa per andarsene.
Quando è sulla porta io la richiamo e le dico: “Senti, Letizia, ma tu ci vai a
96 CAPITOLO 5. LA MAGNA CHARTA DELL’AMORE CRISTIANO
La Bibbia dice che basta guardare quel serpente innalzato per essere guariti.
Soltanto guardando con amore quel serpente innalzato, che è Gesù Cristo.
Il serpente, per gli egizi, significava la vita. Allora solo guardando Colui che
dichiara: “Io sono la risurrezione e la Vita”, ti salvi. Però questo non lo si
improvvisa. O c’è o non c’è. Se non c’è, quando arriva la morte, ti travolge.
In Letizia c’era perché, al di là di tutti gli avvenimenti, conservava uno
sguardo di speranza. Nonostante le cose non andassero bene, non aveva
smesso di andare a messa. Quando le cose vanno male, a maggior ragione ci
devo andare, perché più il veleno mi invade, più devo aggrapparmi alla Vita.
Invece uno fa un peccato e non va più in Chiesa. E il nemico non va cercando
altro, per divorarlo, per ucciderlo. Quella ragazza aveva fede, aveva speranza.
Il mondo ci crolla addosso, ma “Da chi andremo? Solo Tu hai parole di vita
eterna”. E là, la risurrezione ha fatto irruzione. Appena le ho annunciato
il “kerigma”, lei ha subito aderito, perché c’era tutta la predisposizione. Ho
sperimentato che quando una persona non ha il contatto con Gesù Cristo
annunciare il “kerigma” quando già le fauci della morte hanno fatto presa,
non serve.
Mi trovavo dalle parti di Napoli per una missione. È venuta una signora
e mi ha presentato una ragazza di ventidue anni. Mi ha detto: “Padre, io
questa creatura l’ho generata due volte”.
“Che significa, signora?”.
Mi ha raccontato che quando aveva sedici anni si era fidanzata con un
ragazzo. Erano stati insieme sei o sette anni. A ventidue anni, improvvisa-
mente, quando già preparavano le nozze questo la lascia. E dopo due mesi si
sposa con un’altra.
Questa ragazza è colta dalla morte. Per cui si mette a letto e vuol lasciarsi
morire perché non ha la capacità di sopportare una sofferenza cosı̀ grande.
La mamma le apre la bocca e le dà omogeneizzati per farla sopravvivere. Non
c’erano amici, non le interessava nessuno. . . Voleva soltanto morire. Era cosı̀
malridotta, quando è venuta. Ho tastato un po’ il terreno per vedere se c’era
qualche granellino di fede. Non c’era. E allora dissi: “Signora, la porti da
qualche neurologo, da qualcuno che la faccia un po’ riprendere umanamente.
Signora, lei non me la deve portare adesso che la morte se l’è divorata, me la
doveva portare quando giovincella, a quindici, sedici, diciotto anni andava a
braccetto con il suo fidanzato per le strade di Napoli a visitare i negozi. . . Ha
sbagliato i calcoli. La vita non sta in queste cose. Non sta nell’avere, non
sta nel potere, non sta nell’apparire. Famiglia molto nobile, ma alla messa
ci andava questa figliola?”.
102 CAPITOLO 5. LA MAGNA CHARTA DELL’AMORE CRISTIANO
persona che soffre e che muore e intorno a me ci sono persone che soffrono e
che muoiono. . . ”.
E constaterete che su questo punto nessuno ha niente da dire. Perché
proprio non c’è niente da dire. E allora riconsegnate tranquillamente le belle
teorie a chiunque ve le abbia presentate, perché sapete che sulle cose essenziali
- la morte e la vita - solo Gesù Cristo può dirvi qualcosa. E smettiamo di
dire stupidaggini tipo: “Tutte le religioni, bene o male, sono buone. Sai, si
può fare questo come quell’altro. . . ”. Certo che si può fare in tanti modi.
Ma il problema centrale dell’uomo è vincere la morte. Ed è perché hai vinto
tutte le altre morti che saprai che vincerai anche l’ultima morte. Allora,
guardando alla tua risurrezione e a quella degli altri, non guardi al futuro ma
guardi al passato, a quanto hai sperimentato sulla tua pelle, a quanto hanno
sperimentato le persone sulla loro pelle. E quando avrai verificato questo in
te e in chi ti sta vicino, allora avrai lo spazio per vivere nell’ottimismo, per
vivere tranquillo, per vivere felice.
Questo è il centro, è il “kerigma”. È l’essenza di tutto il discorso. Quando
giungono le situazioni di morte, quello è lo spazio in cui tu assumi i tratti di
Gesù Cristo. Per cui quel pesce che voleva uccidere Tobia, tu lo ricicli per
un bene più grande. Perché tu troverai che tutte le volte che la morte ti ha
aggredito, tu hai assunto i tratti di Gesù Cristo, tu sei diventato un altro
Gesù Cristo, tu sei equipaggiato per avere accesso dentro alla fornace della
Trinità, perché il Padre riconosce soltanto i figli che portano i lineamenti di
Gesù Cristo.
da uomini liberi. Cosı̀, il passato, una volta elaborato, può essere vissuto
in maniera completamente diversa. Per cui posso dire: “Sı̀, il mio passato è
pesante, ho fatto delle cose che mi dispiacciono molto e ho fatto tanto male
che mi fa rabbrividire”. Non devo rinnegarlo, né evitare di pensarci. È il
mio male, però è là. È elaborato. Sta là, non mi tocca più. Io sono una
persona diversa. Non mi leggo, né devono leggermi (però gli altri facciano
quello che vogliono) alla luce del filtro del mio peccato, del mio passato, delle
mie storie negative. Non è che lo nego, non dico: “Non c’è!”. O: “Cerco di
non pensarci”. Perché reprimere o rimuovere non è la soluzione. Il passato
negativo pesante si elabora. Si scioglie. Allora, se vado da uno psicologo
perché magari ho un disagio e lui molto saggiamente va a vedere le radici da
cui nasce questo male e quali sono state le relazioni più fondamentali, succede
che mi rimette in quel passato, lo frigge e lo rifrigge, e io rimango come un
albero che è diventato giallo. Allora bisogna andare alle radici, togliere il male
e far sı̀ che l’albero recuperi tutta la propria forza, tutte le proprie energie,
il suo bel colore vitale. Freud, sotto certi aspetti, è stato un genio. Lui ha
studiato questo metodo di guarigione. Una delle sue conquiste è stata guarire
delle donne isteriche. L’isterismo è una malattia tipicamente femminile, ma
è anche maschile. È caratterizzata dal fatto che, tenuto comunque conto che
ogni epoca e ogni cultura esprime la propria forma di isterismo, una persona
assume certi atteggiamenti tipici: cade, sviene, e utilizza questi atteggiamenti
come un tipo di linguaggio.
Nelle cadute è opportuno saper distinguere quando è per un disturbo
isterico o per un fenomeno epilettico, ed è molto difficile.
Una po’ di anni fa, a San Damiano, stavamo facendo un corso in una
piazzola con un centinaio di giovani. Stavamo tutti insieme a ridere e a
scherzare quando una ragazza, improvvisamente, si è messa a urlare ed è
caduta per terra. Tutti si sono terrorizzati. Io l’ho presa di peso e le ho dato
quattro schiaffi. Tutti gli altri si sono scandalizzati: “Che cattivo questo
Giovanni!”.
“Questo è ancora poco”.
L’ho rimessa in piedi e le ho detto. “Non ti azzardare più a cascare per
terra”.
E tutti: “Ma povera ragazza, ma è caduta, ma poverina. . . ”.
L’isterismo è una forma di comunicazione, un modo di comunicare: “Guar-
da che io soffro terribilmente, aiutami!”. Però è un modo di comunicazione
“disturbato”. Quando cade, l’isterico non si fa mai male, perché esamina
tutto molto bene prima, valuta come deve fare. La caduta per epilessia, in-
106 CAPITOLO 5. LA MAGNA CHARTA DELL’AMORE CRISTIANO
Ma dato che questo è un processo terapeutico, oggi la gente non va più dal
prete, va dallo psicologo. Perché il prete in genere dice quelle quattro cose,
sempre le stesse, mentre lo psicologo dà tempo, lascia parlare. Lo psicologo,
inoltre, si fa pagare: è chiaro che è più serio, che vale molto di più. . .
Un conto è che ridefinisca Dio, un conto l’uomo. Se tu hai un aborto, lo
psicologo ti dirà di non farci caso, al massimo di fare qualche offerta a un
qualche istituto di bambini poveri dell’Africa. Del resto, che cosa ti può dire?
Non dimenticherò mai una ragazza che era venuta a piangere tutte le sue
lacrime. Ripeteva in continuazione: “Io non posso non aver fatto quello che
ho fatto!”. Quando aveva sedici anni, ad una festa, un balordo di ventitré
anni l’ha presa, si sono ritirati e ha perduto la verginità. E il fidanzato, tutti
i giorni, le faceva pesare il fatto che non fosse più vergine. La tartassava
in continuazione, anche se lui andava con altre donne. Sosteneva che se lo
poteva permettere perché lei non era più vergine. E questa povera ragazza
era cosı̀ esasperata che piangeva, piangeva, piangeva.
Quando non aveva più lacrime le ho detto: “Solo Dio può fare che quello
che hai fatto sia non fatto”.
E ho cominciato a spiegarle le cose che sto per dire adesso.
e che lui è venuto a caricarsi del tuo male. Per cui hai fatto il male, certo,
e sai che lo rifarai, bisogna essere realisti. Però se dentro di te vive questa
certezza, che tu sei proprio il figliol prodigo, quella parabola ti descrive bene,
tu ti appropri di quello che è di tuo padre. Vai da lui è dici: “Dammi quello
che mi tocca. Io me lo prendo e me lo gestisco a modo mio. Me lo gestisco
sbagliando, per me, facendo quello che mi pare”.
Però sempre arriva nella vita delle persone un momento in cui si rientra
in se stessi. Ad un certo punto la vita presenta i conti e i conti dicono che
sei proprio un maiale, ridotto a mangiare le ghiande. E rinasce dentro di
te il desiderio di tornare alla casa del padre, anche alla condizione di servo.
Almeno per mangiare, per soddisfare i bisogni primari. Quando una persona
sta nella fase in cui ha chiesto ciò che le spetta al padre, sta nell’euforia
degli amici, delle macchine, delle donne. . . Non c’è niente da fare. A questa
persona puoi dire di tutto, non serve a niente. Non è venuto per questa
persona il regno di Dio.
Si deve consumare e si spera che la vita le dia la possibilità di rientrare
in se stessa: qualche volta capita, qualche volta no (“. . . è uscito dal mondo
un altro delinquente!”). Alcune volte le persone rientrano in se stesse.
Io, per esempio, incontro moltissime persone che sarebbero pronte per il
regno di Dio. Le invito perché se fossero in ascolto, diventerebbero delle per-
sone molto cristiane, perché ormai sono decantate dai soldi, dal sesso. . . Ma il
più delle volte dicono di non avere tempo: ormai per loro la vita è cosı̀ e non
sospettano che ci potrebbe essere l’aurora di un mondo nuovo. Altre persone
rientrano, ed è bellissimo: rientrati in se stessi, desiderano la condizione dei
servi, mangiare. Le persone, quando vengono ai corsi, cercano un po’ di pace
e di tranquillità. Vorrebbero quindi la condizione del servo. Tu vorresti la
pace, la tranquillità, l’armonia, le buone relazioni in famiglia, con i genitori,
con il marito, con i figli, con il fidanzato. . . Il problema è che tu vuoi i doni
di Dio trascurando il donatore.
Cosı̀ non funziona, perché Dio non si fa prendere per il naso. Tu hai
bisogno di Dio e vuoi fare il furbo cercando solo i suoi doni. Se vai verso la
casa del Padre: la prima cosa che devi fare è metterti a un altro livello: là
non ti aspettano i servi, ma ti aspetta il Padre in persona, che sta sempre
a guardare se tu appari all’orizzonte. Quando ti intravede, viene, ti si fa
incontro, ti abbraccia, ti bacia, ti stringe a sé, ti mette l’anello al dito, i
calzari ai piedi e la veste bianca. Questo significa che ti restituisce tutta la
dignità di persona umana. E per te inaugura la festa: uccide il vitello grasso!
In un’altra parabola si dice che si fa più festa in cielo per un peccatore
112 CAPITOLO 5. LA MAGNA CHARTA DELL’AMORE CRISTIANO
che per 99 giusti, perché tu metti Dio in condizione di essere Dio, cioè uno
che ama. Ogni volta che ritorni, si verifica questo grande evento. Il peccato
è l’unica realtà che mette in scacco Dio e non gli permette di essere quello
che è per essenza: un amore che si vuol diffondere ed espandere. Dio ama
sempre, ama tutto e tutti, però non può amare l’uomo - in quanto libero -
se questo lo rifiuta.
Ma le cose non sono semplici, in quanto c’è sempre un fratello maggiore
che abita proprio dentro di te, e parla dentro di te. Il fratello maggiore ragio-
na alla maniera umana (e quello sei tu): ti prende nel tuo aspetto negativo,
ti tuffa nel tuo passato negativo e ti ci inchioda, è disperante e bisogna tap-
pargli la bocca, ma risulta alquanto difficile. Moltissime persone, quando si
confessano, non confessano il peccato ma il senso di colpa: hanno un bisogno
di dire in quanto risulta terapeutico, ma non c’è fede. Per cui rimangono
come sono.
La fede ti dice che ti sono perdonati i peccati. E quando Dio dice queste
cose è serissimo: significa che il tuo peccato se lo prendo lui. E Dio se li è già
presi: basta guardare Gesù, che si è preso carico dei tuoi peccati, dei peccati
di tutti gli uomini delle generazioni passate, di tutte le latitudini, perché Lui
ama e porta il peso dell’altro. Tu lo devi soltanto accettare.
Che differenza passa tra Giuda e Pietro? Tutti e due hanno peccato,
però Pietro accetta di vivere di perdono, mentre Giuda no (si dispera e i
sensi di colpa lo hanno ucciso). Sono due personaggi con due stati psichici
diversi, e tu alla fine devi accettare di vivere di perdono, quindi accettare
che pecchi, che Dio si prende il tuo peccato ed è continuamente pronto a
rimetterti l’anello al dito, i calzari ai piedi e la veste bianca. A restituirti
gratuitamente la tua dignità di persona umana: se accetti questo, vivi; se
non lo accetti, fai la fine di Giuda.
Con questo non si vuol dire che Pietro non ha peccato, ma che questo
non gli ha impedito di diventare il capo della Chiesa, che lui assolvesse al suo
compito: questa è la condizione umana, noi viviamo di perdono.
Chi è Giovanni? Se voi mi poteste guardare dal punto di vista spirituale,
trovereste che Giovanni è un uomo, che ha un abito tutto tappezzato di
pezzetti di perdono. Per cui sono uomo tutto perdonato, sempre perdonato.
Io sono un ammasso di perdono. Non mi illudo che, andando avanti, possa
diventare chissà che cosa: mi spinge il fatto che vivo di perdono, che ogni
volta mi metto davanti al mio Signore e accetto questa condizione, di vivere
di perdono. Ma la superbia mi potrebbe anche mettere in condizione di non
voler vivere di perdono, di questa vita che non è mia e mi viene data per puro
5.6. PECCATO, SENSO DEL PECCATO E PERDONO DI DIO 113
una bomba e provoca un grande vuoto: più è grande il vuoto e più bisogna
riempirlo. . . dell’amore di Dio! è nell’impotenza umana che si dispiega la po-
tenza divina. L’uomo pensa: “Guarda questo poverino, che vita ha, viene
da una famiglia . . . , guarda come fa . . . , non ha avuto niente . . . , è poca
cosa!”. Ma è là che Dio dispiega la sua forza e la sua potenza, perché ragiona
in una maniera diametralmente opposta all’uomo. La croce rimane come un
libro inesauribile per poter capire come è e chi è l’uomo, chi è Dio, che cosa
fa l’uomo (che uccide il suo creatore). . . Se vuoi capire la misericordia di Dio
devi guardare alla croce. Quando è stata smentita la menzogna più terribile
che attraversa il cervello degli uomini, perché Satana, in Eva, ha corrotto il
concetto di Dio: ha messo in Dio alcune cose che sono obbrobriose (che possa
essere geloso). Eva ha aderito, per cui è avvenuta la corruzione del concetto
di Dio, e in questa corruzione sono contenute tutte le altre corruzioni. Se
vuoi analizzare la qualità di una persona, per prima cosa devi indagare qual è
il suo concetto di Dio: dal concetto di Dio, tu capisci tutto di quella persona.
Talvolta, il nostro cervello produce immagini cosı̀ diaboliche e orrende di Dio
da far rabbrividire (certe battute, certe recriminazioni, certi giudizi). Questo
è il peccato che tesse la vita degli uomini e che si trova proprio dentro al cer-
vello, dove opera Satana, attraverso una menzogna terribile. All’interno del
cervello lui opera facendo una tessitura, prendendo dalle supreme menzogne
della vita un filo, e dalle supreme verità un altro filo, e fa un tessuto dove
bene e male, vero e falso sono tutti mischiati. È molto duro lavorare contro
Satana per smascherare, per mettere da parte tutte le mezze verità di cui è
imbastito il nostro parlare, il nostro modo di dire, e se una persona non è più
che esperta, il peccato le si insinua dentro. Le battute che noi facciamo, sono
tutte mezze verità, perché Satana, dentro la menzogna, corrompe il concetto
di Dio. Sulla croce, finalmente, scopri che Dio ti ama (e se non lo scopri là,
non lo scoprirai mai più); sulla croce hai sputato a Dio e Lui dice: “Io ti
amo, anche se tu mi sputi”. Tu gli hai conficcato una spada al centro del
cuore, e lui ti dice: “. . . Però io ti amo”. Tu l’hai flagellato, l’hai deriso e Lui
ti dice: “Ti amo”. Tu l’hai coronato di spine e Lui ti dice: “Io ti amo”. Per
cui, sulla croce, viene smascherata la suprema menzogna: beati quelli che
arrivano a capirlo! Ma quello che ti accompagna è sempre il concetto di Dio,
perché in base al concetto di Dio vengono ridefinite queste realtà, che sono
comune eredità di tutti gli uomini.
Per esempio: un uomo ha ucciso un bambino nella zona di Napoli. È
certo che certe cose non si devono fare, ma è necessario sempre distinguere
il peccato dal peccatore: il peccato va sempre condannato, il peccatore no.
5.6. PECCATO, SENSO DEL PECCATO E PERDONO DI DIO 115
117
118 CAPITOLO 6. NUCLEI DI MORTE NELLA COPPIA
tua porta, una ragazza bussa, ma tu sei impegnatissimo: “Che ne sai tu dei
problemi di casa mia? Ma che ne sai tu di quanta sofferenza che ha avuto
mia mamma? Ma che ne sai tu delle botte che le ha dato papà? E mi vieni
a dire di pensare a un ragazzo!? Ma se inizio a concepire, nella mia vita, che
devo godere, che mi devo trovare un ragazzo, io mi sento in colpa. E come
posso goderlo, un ragazzo, dopo che ho lasciato una situazione disastrata per
andare per la mia strada? Non è concepibile!”.
Il senso di colpa: ti aggancia, ti tiene legato, come un cane tenuto al
guinzaglio. I tuoi genitori non ci pensano, non pensano che, arrivato a 20
anni, te ne devi andare per la tua strada. È in questo modo che rendi onore a
tua madre e a tuo padre. Si tratta di capire bene il significato del dare onore
a tuo padre e a tua madre: fino a 20 anni è l’obbedienza, ma dopo, se continui
a obbedire ai tuoi genitori, tu li disonori. Devi dire: “Io ho anche un cervello
e so per quale strada passa il mio bene, ormai!”. Passati 20 anni, i criteri
di giudizio e di comportamento li devi desumere dall’alto. Se S. Francesco
avesse obbedito a suo padre e a sua madre, avremmo avuto un mercante in
più, ma non avremmo avuto un benefattore dell’umanità.
Una ragazza, una volta, mi ha fatto un disegno rappresentando i figli
come satelliti all’interno del proprio nucleo famigliare che ti attira, mentre
il momento della desatellizzazione è stato rappresentato dalla presenza di
fulmini tra la terra (rappresentata dai genitori) e i suoi satelliti (i figli): è
un processo dialettico. Non ti puoi aspettare che vada sempre tutto bene e
che sia sempre tutto tranquillo; qualche volta questo succede, ma solo nelle
famiglie illuminate!
Dopo che ti hanno fatto con la possibilità di pensare con il tuo cervello, di
camminare con le tue gambe, ti hanno dato tutte le possibilità di diventare
pienamente autonomo, cosa vuoi ancora dai tuoi genitori?
A 20 anni i genitori si devono “rigenerare”. Ci si deve mettere in atteg-
giamento di dare. Lo “smammamento” deve essere almeno psichico: puoi
stare anche a casa, ma devi essere comunque una persona autonoma, una
persona libera oramai.
Il difficile è dato dalle situazioni familiari che non funzionano bene. Infatti
lı̀ spunta il senso di colpa.
Una ragazza di 27 anni, alla domanda di cosa facesse, rispose: “accudisco
i miei”. Diceva di avere i genitori anziani e malati e di doversi prendere cura
di loro. Alla domanda di quanti erano in famiglia, rispose che erano 7 figli,
tutti sposati e che nessuno di loro si poteva prendere cura dei loro genitori.
Le avevano detto di fare quello e pensava che la sua vocazione fosse quella.
6.5. EGOISMO DI COPPIA 121
“Dove sta scritto? Chi te lo ha detto? Ma tu che cosa volevi fare?”. “Ho
sempre sognato di diventare suora!”. Finalmente un giorno ha avvisato i suoi
famigliari che sarebbe partita per andarsi a consacrare e, che d’ora in avanti,
si sarebbero dovuti prodigare loro per i propri genitori. I fratelli e le sorelle si
sono allarmati moltissimo. Comunque, alla fine, si sono dovuti organizzare.
Oggi, questa ragazza, è una missionaria: è già stata in Africa e ora non so se
è nell’America Latina. È una donna fiorita. I genitori sono morti: se fosse
stata con i genitori, quando essi fossero morti, lei cosa avrebbe fatto? Si
sarebbe arrovellata il cervello perché la vita non è servita!
cintura in giù, niente!”. Questo perché quando si entra in aree dove l’ero-
tizzazione è molto elevata, costa fatica tornare indietro, perché è come se si
scendesse da un piano inclinato.
Non devi affidare questo compito alla ragazza o al ragazzo: il ragazzo ti deve
essere solo fidanzato e la ragazza solo fidanzata.
In seguito queste problematiche sboccano all’interno della famiglia dove
trovi il fenomeno più consueto: il papà periferico, cioè un uomo che non conta
perché la donna si è appropriata di tutto.
Nella linea di cui vi parlavo in precedenza, il rapporto è sano quando la
dinamica sinusoidale è buona: se una persona esagera nella prepotenza, è
perché sotto c’è stato qualcuno che è diventato profondamente dipendente.
Ti puoi chiedere: “Ma io, con i miei genitori, ho una buona relazione? Con
i miei figli ho una buona relazione? Con il mio fidanzato ho una buona
relazione?”. C’è un momento in cui io devo essere comprensivo e c’è un altro
momento in cui io devo essere forte. Se sono sempre forte viene il dissidio,
la lotta, ma se sono sempre debole viene la dipendenza: entrambe le strade
sono patologiche.
questo giudizio è inappellabile, l’ha detto Dio su ogni persona umana. Però
tu vivi in un contesto culturale che non fa altro che devastare l’immagine e
la somiglianza di Dio che sei. Il faraone, cioè la cultura intorno a te, ti dice
che tu non sei come quello e quell’altro.
Da quando nasce un bambino, si tende a dire che assomiglia tutto a sua
madre o che assomiglia tutto a suo padre. Poi il confronto continua dicendo
che non sei come tuo fratello o tua sorella, poi si continua all’asilo facendo il
confronto con gli altri bambini, si continua nella scuola a fare un confronto
con gli altri attraverso i risultati ottenuti con gli esami e i punteggi, esci dalla
scuola e tutto diventa competizione (nello sport, nei concorsi di bellezza).
Dentro a queste stupidità tu ci vivi come il pesce nell’acqua, ritenendola
la cosa più normale di questo mondo, e non ti sorge neanche il dubbio che
ti puoi trovare all’interno di una mistificazione infinita, come al pesce non
viene in mente che al di fuori di quell’acqua ci può essere tutt’altro orizzonte,
un altro mondo.
Il risultato finale è che le persone sono devastate dall’immagine di sé,
hanno perso la cosa fondamentale: l’unicità del proprio essere. Ricordate
che si entra nell’ambito dell’amore quando si riconosce l’unicità dell’altra
persona. Quindi se qualcuno non ti ha preso per mano, dentro a questa
realtà ci sei e ci rimani.
Ad esempio, non dimenticherò mai la mamma di una suora. Era proprio
una bella signora, e io mi sono permesso di farglielo notare. Ancora oggi
è arrabbiata con me perché l’ha percepito come un insulto. Quello che io
vedevo esternamente non corrispondeva all’immagine psichica che lei aveva
di se stessa. La persona vernicia questo comportamento con l’umiltà, non
può farsi questi complimenti, altrimenti sarebbe presuntuosa.
Il sintomo che ti fa capire che una persona non si ama, che il deteriora-
mento è grave, è dato dall’impatto con il cibo. Tale difficoltà può portare
al fenomeno della bulimia o dell’anoressia, esiti diversi dello stesso fenome-
no. Quando una volta elogiai una bambina per la sua bellezza, la mamma
intervenne dicendomi: “Padre, invece di fare tutti questi elogi, perché non
dice a questa bambina di mangiare di meno, visto che è diventata grassa?”.
Il danno che ha fatto quella mamma, nessuno lo potrà mai considerare!
Hadler, uno dei grandi psicologi del nostro tempo, fa dipendere tutta la
patologia psichica umana dal complesso di inferiorità. Tutte le volte che tu
accetti il giudizio di un’altra persona, il veleno stilla dentro di te avvelenan-
doti tutta la vita. Non devi giudicare, non compete a te. Cosı̀ una persona
che non si conosce e che non si ama, non assolve al compito: soffre e fa soffrire
126 CAPITOLO 6. NUCLEI DI MORTE NELLA COPPIA
gli altri. La Grazia di Dio suppone che la natura funzioni bene, ed amarsi è
assolutamente necessario.
Mi si presentò una volta una donna di 32 anni, con 20 ragazzi alle spalle
ed un fallimento dopo l’altro. “Dio che cosa deve fare per te?”, gli chiesi.
E lei candidamente disse: “Io cerco un ragazzo perché mi vorrei sposare”.
“No! Domanda sbagliata! Con il Dio della rivelazione bisogna anche saper
formulare la domanda e ci vuole qualcuno che ti aiuti a domandare le cose
giuste”. Allora dissi a questa ragazza: “No! Tu non devi chiedere un ragazzo!
Del resto te ne ha mandati tanti, e che ne hai fatto: tutti sciupati! Perché?
Perché c’è un problema a monte: tu non ti ami! Questo è il tuo vero problema.
“Che cosa devo fare?”. Gli risposi: “Devi fare tanti e tanti esercizi di un certo
tipo, mettendo per iscritto il contenuto del Salmo 102, 1 - 5, imparandolo
a memoria e poi realizzandolo. Dice cosı̀: “Anima mia benedici il Signore,
quanto in me benedica il suo Santo nome. Anima mia benedici il Signore,
non dimenticare tanti suoi benefici. Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce
tutte le tue malattie, salva dalla fossa la tua vita, ti corona di grazia e
di misericordia, sazia di beni i tuoi giorni e tu rinnovi come aquila la tua
giovinezza”. Se ti metti a pensare a tutto quello che sei, andandoli a ripescare
troverai almeno 100 motivi per dare lode a Dio, perché sei stata abituata dalla
cultura intorno a te solo a piangerti addosso. Inoltre, egli perdona tutte le
tue colpe, ma se non accetti il dono primo di te a te stesso, Dio dove può
mettere gli altri doni?
Altri esercizi li fai allo specchio cercando qualche parte della tua corpo-
reità che è negata. Ti devi amare cosı̀ come sei, anche se hai 20 chili in più.
Una ragazza mi ha insegnato che il suo grasso era un grasso a “mela”: non
importa, ti devi amare cosı̀ come sei, in obbedienza a Dio. Quando avrai
fatto questo, solo dopo, ti troverai un dottore serio e farai una ricerca sulla
tua fisiologia per impostare una cura sotto controllo medico.
Dio ti dice che sei un prodigio, un capolavoro, e quando insisti dicendo
che non è vero è come sputare in faccia a Dio. Glorifica Dio nel tuo corpo:
ci ha fatto un prodigio e un capolavoro. Quando una persona non ama il
suo corpo, il sintomo lo trovi nel mondo psichico, attraverso la timidezza,
attraverso l’aggressività, attraverso tante altre forme, paure e depressioni,
ecc. Un “io” si rinforza, diventa sicuro, tranquillo, forte nella misura in cui
si accetta e si ama. Quando una persona non si ama, te ne accorgi subito
perché ha un imbarazzo, va cercando il modo per presentarsi agli altri e per
far sı̀ che in qualche modo ti approvino e ti accettino. Si recuperare l’unicità
dell’essere, la convinzione che non sei confrontabile, tu sei unico nella tua
6.10. NON ELABORAZIONE DEL FANTASMA DELL’ALTRO 127
Amore adulto
131
132 CAPITOLO 7. AMORE ADULTO
se ti dice che sono tutte persone cretine, è tutta gente che non capisce
niente).
Non vedono le infinite sfumature della realtà, che è sempre bianca o
nera. Ha una sessualità ancora immatura sollecitata dai mass-media,
imbocca la via della facile seduzione, di un superficiale erotismo, ricerca
della conquista disimpegnata, del fascino irresistibile, fanfaronate su
avventure pseudosessuali e di eccitazione sessuale;
Chi deve cambiare, io o l’altro? É quasi ovvio ritenere gli altri respon-
sabili delle mie difficoltà, per cui la mia crescita, la mia felicità avverrebbe
automaticamente solo quando l’altro fosse diverso, cambiasse in base alle mie
aspettative. “Il nostro fidanzamento andrebbe a gonfie vele se lui/lei facesse
quello che dico io.
d’amore a lei.
É proprio cosı̀. La realtà è come uno specchio: se tu la guardi arcigna,
ti ritorna un volto arcigno, se tu la guardi con volto benevolo, ti ritorna la
realtà!
Chi è, allora, il responsabile?
Il responsabile di tutto ciò che è successo, sono io: ho esattamente quello
che ho seminato, posso essere giudicato sui miei frutti. Ho quello che ho
voluto, sono responsabile di ciò che mi succede, di ciò che mi è successo.
L’immaturo, invece, non si riconosce nel suo specchio, devia dicendo:
“Non sono stato mica io! Non è dipeso mica da me! Io non volevo questo. La
colpa è della maestra (ti dice il bambino che ritorna a casa quando qualcosa
è andato male). La verità non è una cortigiana che si da a chiunque, ma solo
a chi ha il coraggio di portarne il peso.
Se tu fossi migliore, gli altri sarebbero meno cattivi (cioè sono responsabile
non solo di me, ma anche degli altri, se li amassi di più, se li amassi davvero,
se fossi più creativo, sarebbero certamente migliori).
Ne segue che da te e sempre da te parte il cambiamento intorno a te.
tutto ciò che ti spoglia, ti falcia, perché fintanto che sei tu che programmi la
tua vita, lavori e fatichi, fai e disfi, hai in mano la tua esistenza (o almeno
cosı̀ ti illudi), ma poi arriva la croce ad infrangere ogni illusione. Qui, proprio
qui, in questo punto preciso incomincia l’amore, quando differenza, scacco,
delusione, amarezza ti fanno dire: “Non l’amo più”, è esattamente quello lo
spazio per l’esercizio dell’amore maturo, è proprio quello l’istante in cui nasce
l’occasione di un atto d’amore. É un paradosso. La misura dell’amore qual’è?
La necessità dell’altro. É proprio quando si crede di perdere l’amore che esso
può cominciare, là dove tutti piangono che l’amore è finito, per il credente
inizia l’avventura dell’amore: regala ciò che non hai, occupati dei problemi
e dei guai del tuo prossimo, prendi a cuore gli affanni e le esigenze di chi ti
sta vicino, regala agli altri la luce che non hai, la forza che non possiedi, la
speranza che senti vacillare in te, la fiducia di cui sei privo, illuminali dal tuo
buio, arricchiscilo con la tua povertà, regala un sorriso quando hai voglia di
piangere, produci serenità dalla tempesta che hai dentro. “Ecco, quello che
non ho, te lo do”, questo è il paradosso. Ti accorgerai che la gioia, a poco
a poco, entrerà in te, invaderà il tuo essere, diventerà veramente tua nella
misura in cui l’avrai regalata agli altri. La maturità si misura dalla capacità
di incassare uno smacco e reagire in maniera originale, accogliere una soffe-
renza e saperla portare, sapere ciò che si è e rischiare di perderlo, insomma
l’amore è un investimento ad altissimo rischio. É il paradosso dell’enigma
dell’amore: se cerchiamo l’amore di cui tutti abbiamo pungente bisogno, non
lo troveremo mai, saremo sconfitti. É una legge inalterabile: l’amore se lo
esigi si allontana, se gratuitamente lo regali, ritorna. Chi cerca di uscire dal-
la solitudine procacciandosi amore, sprofonderà in un baratro peggiore del
primo, se i nostri sforzi sono volti a leccarci le ferite piangendosi addosso per
attirare lo sguardo altrui, inevitabilmente troveremo anziché consolazione,
una desolazione più profonda. Come dice Gesù, devo perdere la vita per
ritrovarla. Accade spesso che a causa di ferite che ci portiamo dentro, delle
pene che ci affliggono, degli esempi di competizione e cupidigia che vediamo
intorno a noi, è difficile fare il sacrificio di noi stessi, del proprio io che deve
diventare un altare su cui si consuma un sacrificio. Ma per quanto difficile,
l’unica via è la pienezza; dobbiamo utilizzare all’inizio il pur poco amore,
quel poco amore disponibile per uscire da noi stessi e fare un gesto totalmen-
te gratuito, allora l’amore giungerà silenzioso e misterioso come dono, come
grazia di Dio. Pur non avendo cercato nulla per noi, riceveremo tutto.
Sentite questa storia. Conoscevo una coppia: lei molto credente, lui ateo.
Dopo un po’ di tempo lui vuole avere dei rapporti sessuali con questa ragazza.
7.3. L’AMORE CROCIFISSO 141
primo vino delle nozze di Cana, ma il secondo vino, quello che veramente
regge, è un vino che viene dall’alto; quello l’ha prodotto Gesù Cristo. Prima
ti ha fatto riempire le giare, perché non ti venga il dubbio che ci sia stato
qualche inganno e per farti capire che si tratta di un intervento particolare.
Vuoi costruire il matrimonio? Se lo costruisci con il primo vino, come è
venuto dal nulla, prima o poi ritorna al nulla. Il modello dell’amore maturo
è l’amore di Cristo per la chiesa, quando si è venuto a mettere sopra a tutto,
accanto, crocifisso, a soffrire con te e per te. Solo se hai fatto un’esperienza di
Gesù Cristo, lo capisci e ti fluisce dentro, altrimenti sei asciutto, sei proprio
come questo ragazzo, dotatissimo, sotto tutti i punti di vista, ma idiota e
ignorante in fatto di amore. Cosa hai fatto per me? Quando facciamo quella
domanda è il momento in cui cessiamo di amare, perché siamo fermi e non
in viaggio. “Un samaritano che era in viaggio arrivò vicino a lui”.
Accostando le due espressioni “era in viaggio” e “arrivò vicino a lui” il
Vangelo ci porta a pensare che ogni viaggio ha lo scopo di portare vicino a
Lui: questa è la vera destinazione di tutti i nostri sforzi, di tutto il nostro
mondo interiore. Lo scopo della vita non è quello di arrivare in qualche luogo,
sul posto, ma di arrivare vicino a qualcuno. Che te ne fai della tua vita se
non fai felice nessuno? Se non c’è qualcuno che si rallegri per te, che si apra
alla gioia quando tu ci sei? E che te ne fai delle tue ricchezze se non servono
a spezzare le catene della fame, della solitudine, dello sconforto, affinché
qualcuno riprenda a sperare perché ora potrà mangiare, vestirsi, studiare,
nutrire i suoi bambini? Se qualcuno ha incominciato a sorridere alla vita,
a conoscere un po’ di felicità dall’ora in cui ti ha incontrato, allora tu hai
liberato la vita da ulteriori spiegazioni, hai vinto il non senso, a questo punto
puoi anche ritenere che la tua stagione è compiuta perché il tuo albero ha
maturato i suoi frutti, puoi anche morire perché hai eguagliato Dio. Andare
a vivere il dolore dell’altro è la vicinanza incarnata inventata da Dio per
venirci a salvare; la vicinanza è la residenza della compassione, lo spazio
dove l’amore può operare. Senza la vicinanza l’amore è velleitario, è inutile,
perché le ferite del prossimo rimangono aperte e scoperte, senza un po’ di
olio che possa lenirle.
Quello della donna di Lc 7, quello è l’amore: a questa donna tutto è
perdonato perché ha amato. Ma tu fariseo, nobile, bello, santo, giusto, re-
ligiosissimo, ecc., tu non hai fatto queste cose, perché l’amore ti è rimasto
dentro al cervello e nell’aria di vaghi sentimenti. L’amore si fa con una vici-
nanza toccabile. Ma c’è di più: l’altro non solo lo devi aiutare, ma l’altro è
un ferito come pure tu sei una persona ferita. La persona ferita devi rivestirla
7.3. L’AMORE CROCIFISSO 143
i piccoli servizi domestici, aiuta ad accudire i figli, ecc., e tutto questo per
un uomo è amore. Eppure ad una donna ciò non basta! Lei ancora non sa
che suo marito l’ama. Tutto ciò che si è e si fa per una donna, deve essere
rivestito di parole. Quando si fa un dono, bisogna curare anche la confezione:
la confezione, per una donna, è la parola. In un mondo psichico “donna”, si
entra essenzialmente per l’udito, l’orecchio, unico organo altamente possibile.
Purtroppo, l’uomo detesta parlare; dire “ti amo” è per lui una gran fatica,
un peso insopportabile. E poi non serve, glielo dimostra in mille altri modi
più concreti, più essenziali, esistenziali: per esempio le è fedele, si sacrifica
per lei tutto il giorno, insomma dà prova tangibile di un grande amore. E
lei, sua moglie, ancora non lo sa; ma se solo glielo dicesse! Forse anche per
questo Ingrid, la moglie di Walter Trobish, ha scritto: “Solo dopo anni di
matrimonio felice ho capito che su questa terra, nessun uomo può soddisfare
le aspettative profonde di una donna (dal libro “Saper dire addio” dopo la
morte del marito avvenuta a 55 anni).
L’aspetto fisico è importante per la partenza; poi da questo aspetto fisico
ho accesso al suo mondo psichico, poi al suo mondo spirituale, poi al mistero
della sua vita. Quando io sposo una persona, io sposo il mistero che lei è:
vi ho precedentemente detto che di questa persona io vedo soltanto la punta
di un iceberg, ma tutta la profondità del suo essere, tutta la sua ricchezza è
ancora tutta da scoprire. Quando mi presento all’altare per dire il mio “sı̀”,
affermo questo mistero, come persona umana, un mistero che è rivestito del
mistero di Dio, un mistero che mi viene decodificato dall’amore di Cristo per
la sua Chiesa.
146 CAPITOLO 7. AMORE ADULTO
Capitolo 8
L’altra via
147
148 CAPITOLO 8. L’ALTRA VIA
di colei che sarà la madre del Signore, di colei che ha generato Cristo. Un
consacrato o una consacrata non genera un altro Gesù storico, come la Ma-
donna, ma fa sı̀ che in ogni uomo spunti questa nuova vita e diventi Cristo.
Un bambino non viene creato con il desiderio, con i sogni o con la fantasia
dei genitori, ma con carne e sangue; allo stesso modo, per generare Cristo bi-
sogna dare il sangue, la vita. Ad alcune persone viene chiesta la vita affinché
generino Cristo nel cuore dei fratelli.
Un po’ di tempo fa abbiamo fatto una festa per una suora che nessuno
conosce, che è rimasta in una cucina per 40 anni. Guardando soltanto quello
che fa, umanamente diresti: “Ma che vita è questa?” Se però prendi in
considerazione il fatto che ha dato la vita per questo scopo, per generare
Cristo, allora riuscirai a vedere oltre, apparirà e sboccerà il frutto della sua
maternità, una schiera innumerevole di figli come le stelle del cielo e i granelli
di sabbia sulla spiaggia del mare, e vedrai come sarà incoronata regina, perché
partecipa dello stesso mistero della Madonna. Come Maria ha generato la
salvezza degli uomini nella solitudine e nel silenzio, cosı̀ la vita nuova in
Cristo va generata nella solitudine e nel silenzio, non come fa il mondo che
ti esalta, che è sottomesso alla legge del potere, dell’avere e dell’apparire;
Dio è l’esatto contrario: nessun potere, nessun avere e nessun apparire. E
in questo modo, per il tempo e per l’eternità, quella persona viene collocata
nella genealogia di chi ha generato Cristo.
Nell’Antico Testamento c’è la stupenda storia di Rut, una moabita.
Una famiglia di Betlemme (il padre, la madre Noemi e due figli maschi),
emigrata a causa della carestia, giunge nella regione di Moab (nell’area del-
l’attuale Giordania). I due giovani sposano due moabite, Orpa e, appunto,
Rut, ma dopo poco tempo muoiono il padre e i due figli, lasciando le tre don-
ne senza più la possibilità di generare, cioè di entrare nella genealogia da cui
sarebbe venuto il Messia, come tutte le donne, tutte le famiglie speravano.
Cessata la carestia, Noemi decide di tornare nella sua terra e dice a Rut
e a Orpa (perché sente una grande responsabilità, dal momento che in quel
contesto culturale una donna deve generare e il non avere figli è un segno
d’incompiutezza): “Andate, tornate ciascuna a casa di vostra madre; il Si-
gnore usi bontà con voi. . . conceda a ciascuna di voi di trovare riposo in casa
di un marito”. Ma queste due nuore decidono di rimanere con lei. E Noemi
insiste: “Perché verreste con me. . . se anche avessi un marito questa notte e
anche partorissi figli, vorreste voi aspettare che diventino grandi e vi aster-
reste per questo dal maritarvi?” Alla fine Orpa ritorna presso il suo popolo,
alla sua cultura, alla sua religione, al suo dio, mentre Rut rimane: “Dove
8.1. GENERARE CRISTO 149
ti riama, ma perché ami proprio come Gesù Cristo, senza aspettarti niente,
perché il tuo unico amore è Lui; gli altri possono anche non ricambiare -
come d’altronde capita il più delle volte - ma tu sai bene qual è il tuo centro:
Gesù Cristo.
C’era una ragazza che si occupava dei marocchini, facendo di tutto per
loro: gli cercava la casa, il lavoro. C’era uno del gruppo che la molestava
e lei mi chiedeva: “Giovanni, perché questa persona fa cosı̀? Io non posso
amare soltanto lui! Io voglio amare anche gli altri, perché voglio aiutare
anche gli altri, e sono tanti con tante necessità!” E io le ho detto: “Ma non
fare la stupida. Credi che tutti la pensino come te?” Questo ragazzo aveva
capito che lei era una ragazza di valore e cercava di dirle che voleva stare
con lei. “Perché fai l’ingenua?” “Ma io non voglio bene solo a lui!” “Ma
tu non sei fatta per la vita matrimoniale, tu sei fatta per la vita consacrata,
difatti il tuo è un amore totalmente gratuito, non ti torna niente”. Ora è una
suorina, e ogni volta che compare da queste parti con il suo abitino azzurro
le ricordo la sua immensa ingenuità. Lei si meravigliava che un ragazzo la
toccasse; figurati se quel ragazzo andava a pensare ai suoi desideri e alle cose
spirituali: se le capitava a tiro, si poteva ben vedere che ne sarebbe stato di
lei! Ma la ragazza non lo capiva, non lo sapeva. Il matrimonio non era al di
fuori delle sue prospettive, ma in concreto non si innamorava di una persona
in particolare perché lei era portatrice di un altro dono, elargito da Dio e
che prende il nome di Agape, l’amore totalmente gratuito, secondo il quale
non ci si aspetta niente da nessuno, ma che è fatto per generare, perché si
partecipa di Cristo che genera il Regno di Dio, della vita eterna che genera
Cristo nel cuore degli uomini.
Per cui ciò che conta non è tanto ciò che farai nella vita - quello te lo
suggerisce il carisma - ciò che conta è l’essere. Una volta ho incontrato un
carcerato, sono entrato nella sua cella dove c’era un altarino con delle ma-
donnine nude, davanti al quale lui forse si inginocchiava e pregava. Abbiamo
iniziato con una battuta, poi gli ho annunziato Gesù Cristo, il Vangelo. Lui
mi ha ascoltato per un decina di minuti e poi molto limpidamente mi ha
detto: “Senti Giovanni, Gesù Cristo non si mangia, non si vede, non si tocca,
non ci si va a letto. Invece di portarmi Gesù Cristo perché non mi hai por-
tato una bella donna?” E tu cosa fai con un uomo del genere? Allora l’ho
guardato intensamente e gli ho detto: “Va bene! Tu sei arrivato fin qui, al
limite umano. Il resto lo farò io. Io ho dato la vita per te; non io Giovanni,
ma io in quanto chiamato a partecipare di Cristo”. Se fossi stato sposato
non avrei potuto dirglielo perché non sarebbe risultato vero l’aver dato la
152 CAPITOLO 8. L’ALTRA VIA
vita per lui. Non è l’operare che salva l’altro, non bisogna illudersi, neanche
il predicare. Io parlo - e bisogna parlare - ma chi genera è il fraticello che
nessuno conosce, che sta là nella fedeltà della sua vocazione; è la suorina che
nessuno conosce che ti genera, nella sofferenza, nella solitudine, nel silenzio.
San Francesco ce lo dice in modo trasparente.
Questa è l’altra via, e tu lo devi sapere. Bisogna evitare che quando il
Signore fa il dono di una chiamata a un figlio o a una figlia, tutti si ribellano,
come invece spesso accade. Al contrario, le vere mamme e i veri papà pregano
che il Signore si degni di volgere lo sguardo sulla loro famiglia per scegliere
un figlio o una figlia per il Regno di Dio. Queste cose, in qualche modo,
bisogna che voi le sappiate perché voi siete la famiglia del futuro. Il Papa dice
sempre che voi siete la Chiesa del domani, quindi dovete avere gli orizzonti
ampi e aperti del respiro di Gesù Cristo, degli sguardi sconfinati di Dio.
Nel matrimonio voi siete sempre collaboratori di Dio, il che vi conferisce
gli stessi suoi caratteri: la sponsalità, la paternità, la maternità. Le due
vocazioni sono complementari, non in antitesi, l’una non è migliore dell’altra:
è migliore quella che ti indica Dio. Quando entro in una famiglia e vedo una
mamma che accudisce il marito e i figli, il bambino che sta male fin nel più
piccolo particolare, mi chiedo come posso farcela io che ho tanti figli. Come
faccio a dedicarmi a ciascuno in questo modo approfondito e scrupoloso?
Ho montagne di lettere, responsabilità, non riesco a trovare il tempo, dovrei
rispondere, curarmi di questo, di quello. Ci metto la buona volontà, ma poi
le cose mi travolgono. Però quando una mamma viene e mi vede in queste
condizioni le dico: “Guarda che se tu vuoi crescere e arrivare alla piena
maturità di mamma, come quella della Madonna, una mamma universale, tu
non devi guardare soltanto al tuo orticello, alla tua famigliola. Tu devi avere
un cuore aperto”.
Una volta in una cittadina una donna mi ha veramente incantato. Mi ha
detto: “Sai Giovanni, qui vicino c’è una ragazza che si comporta male, tutti
la criticano. Io sono una mamma, a me piange il cuore per quella figlia!”
Questa era una mamma che aveva l’orizzonte dilatato, e non diceva: “Eh,
le mie figlie si comportano bene, sono le altre invece. . . !” Questa mamma
aveva un cuore aperto che si preoccupava di tutti e di tutto, che aveva una
vibrazione veramente materna, non soltanto per i figli che aveva generato,
ma anche per le altre persone.
La meta sarebbe la maternità della Madonna: io lo dico ai genitori per-
sone che vengono a consegnare un figlio o una figlia a Gesù Cristo: “Voi oggi
siete come la Madonna ai piedi della croce, offrite un figlio per la salvezza del
8.2. AUTOCANDIDATURA O VOCAZIONE 153
mondo. Magari il vostro cuore è trafitto, ma quel figlio o quella figlia parte-
cipa di quel mistero di Gesù Cristo che offre la vita sulla croce ”. Pertanto,
la vita consacrata è, alla fin fine, salire sulla croce con Cristo. Egli non ha
salvato il mondo quando faceva i miracoli, risuscitava i morti, sfamava le folle
o guariva le malattie, ma quando è salito sulla croce e ha dato la vita per gli
altri: non c’è amore più grande che dare la vita per i fratelli. Allora il con-
sacrato e la consacrata si avviano a salire sulla croce tramite i tre voti, che li
inchiodano là sulla croce e li fanno partecipare di Cristo che dà la vita. Non
c’è amore più grande, per cui tu, arrivato a questo punto, non puoi avere un
desiderio più grande, non puoi fare nulla di più. Tu puoi fare quello che sta
facendo Gesù Cristo e partecipare di Lui, perché questo è l’apice dell’amore,
lı̀ veramente la tua persona attinge a tutte le sue possibilità di amore. Là li
amò fino alla fine, cioè fino all’estremo, fino al massimo di quello che si può
amare perché ha dato la vita. Nella consacrazione dai la vita inchiodandoti
a questi tre chiodi attraverso i quali partecipi di Cristo, e quindi del mistero
di salvezza, di rigenerazione degli uomini, perché Dio vuole che su tutti i suoi
figli appaia il volto di Gesù Cristo, con i suoi tratti, cioè che giungano alla
maturità dell’amore alla quale è arrivato Gesù Cristo.
154 CAPITOLO 8. L’ALTRA VIA
Capitolo 9
Il matrimonio francescano
155
156 CAPITOLO 9. IL MATRIMONIO FRANCESCANO
stati svolti da altre persone, senza più questo tipo di amore, è morto.
Francesco e Chiara producono queste realtà di felicità e bellezza. Voi
avete attinto a questa sorgente in virtù dell’esperienza che avete fatto qui in
Assisi. Ai bambini certe volte dico: “Ma tu l’hai fatto il pieno qui in Assisi?”
“No!” “Te lo faccio io. Questa è la pompa (mostrando il cordone francescano
con i tre nodi): cosa vuoi?Felicità o bellezza?” Non so perché, ma chiedono
sempre la felicità (un bambino una volta mi aveva risposto perché tanto bello
lo era già). Allora mi avvicino e gli faccio il pieno con il cordone e per 7 anni
sono a posto. “Fra 7 anni tu ritorni che rifacciamo un altro pieno, ma se vuoi
continuamente fare il pieno, basta che leggi un libro di San Francesco, e se ti
metti il Tau hai un rifornimento continuo ”.
Il matrimonio francescano comporta tutte queste cose, seguendo l’esempio
di Francesco. Perché una persona diventi buona bisogna restituirle lo spazio
della felicità e della bellezza, una bellezza che difficilmente si trova altrove.
Vi ricordate che Mosè quando scende dal monte Sinai irradia tanta bellezza
da rendere impossibile guardarlo in faccia, per cui gli devono mettere un
velo?
Il matrimonio francescano comprende l’amore crocifisso e l’amore muni-
fico. Nella preghiera Francesco dice: “Due cose ti chiedo, Signore, prima di
morire: che io possa sperimentare l’amore che Tu hai avuto per noi, il dolore
che hai sopportato”.
rimonia non sarebbero rimasti per conto loro, ma sarebbero andati tra gli
invitati, interessandosi di ognuno. È stata una festa bellissima, tutto il paese
parlava di questo matrimonio, diventato il matrimonio dell’anno, una cosa
originalissima.
Il matrimonio francescano richiede che i desideri che vi animano mentre
stabilite tutte queste cose non siano modesti. Che non accada ciò che ho
visto una volta al matrimonio di un mio parente. Dopo una cerimonia cosı̀
cosı̀ siamo andati a pranzo. Tutti si sono avviati mentre io sono andato a
sbrigare delle faccende. Li ho raggiunti verso le quattro ed erano arrivati
soltanto all’antipasto (2 ore solo per questo); ho mangiato in fretta e sono di
nuovo andato via. Vedendo che il pranzo si prolungava, sono andato a cena
tra le sei e le sette. A quell’ora gli invitati erano ancora là; avevano visto
nel menù che c’era anche il pesce al cartoccio e hanno speso 2.700.000 lire
per avanzarlo tutto. Sono tornato verso le ore 9 e ho visto tutta la gente
piena fino all’orlo. Ma quanto vuoi mangiare? Si deve mangiare quello che
è opportuno. E poi, arrivati verso una certa ora, bisogna che gli sposi se ne
vadano salutano tutti gli amici e vanno per la loro strada. Come dice l’Antico
Testamento: “L’uomo, quando ha sposato una donna, la deve far felice per
un anno, per cui non deve andare al lavoro e non deve andare alla guerra
per far felice la donna della sua vita”: capisci quanto è progredito l’Antico
Testamento?
Mettiamo che, rispetto alla cifra iniziale stabilita per il matrimonio, siate
riusciti a risparmiare un po’ di soldi che vi potrebbero servire anche per il
viaggio di nozze, ma non deve mancare una tappa ad Assisi, perché ti devi
ripetere: “Ad Assisi ci sono le mie sorgenti”. Poi, sempre con il denaro
risparmiato, un viaggio in Terra Santa, con un’associazione e magari una
persona esperta che ti faccia godere di tutto ciò che vedi e rivivere il Vangelo.
Poi, andando dalle parti di Nazaret, si potrebbe pensare di generare. . . e
potrebbe nascere un altro Gesù Cristo! Oppure, se generate in Assisi, nasce
un altro Francesco o un’altra Chiara! Una volta è venuta una coppia che mi
ha confessato di essere venuta ad Assisi per “darci dentro”! Questi sı̀ che
se ne intendono! Perché ci sono i grandi desideri, a partire dal nome che si
decide di dare al figlio. Quando muori e ti presenti a San Pietro come la
madre di Francesco, si spalanca un portone dove all’interno trovi tutti frati
ad accoglierti; e se fossi la mamma di Chiara, ci si aggiungono anche le suore.
Se poi a tua figlia metti nome Maria, ti si spalanca il portone centrale con
sullo sfondo la Trinità. Notate come nella Bibbia si faccia una grande sul
nome si fa una grande discussione sul di una persona.
9.2. FUORI DAGLI SCHEMI 159
i genitori hanno delle esigenze, delle aspettative e non potete creare fratture.
Dopo aver celebrato il matrimonio alternativo, bisogna immediatamente
pensare a una vita alternativa, a un modo di vivere alternativo (e non può
essere diversamente). Vi viene allora detto che è c’è una possibilità di ap-
prodare ed entrare in questa meravigliosa famiglia francescana, un modo di
vivere il Vangelo all’insegna dell’ottimismo, della gioia, all’insegna di France-
sco, che aveva previsto anche l’approdo degli sposati. Quando lui si trovava
a Cannara, a pochi chilometri da qui, la gente del posto era rimasta talmente
entusiasta delle sue parole che lo voleva seguire; Francesco, vedendo che era-
no persone sposate e con figli, le ha fermate, dicendole di non preoccuparsi
perché avrebbe scritto una regola di vita per loro. È quella che una volta si
chiamava “Terz’ordine”, ma che ora ha preso il nome di “Ordine Francescano
Secolare”. Vi sono molte famiglie che seguono questa regola presso le quali
potrete continuare la vostra formazione e il vostro cammino. Potrete avviare
questi contatti o mantenere le attività che state già portando avanti, però
Assisi e Francesco rimangono sempre la vostra patria segreta, per cui ai figli
lascerete qualche foto fatta qui, dove sono le vostre sorgenti, dove Dio vi ha
alimentato alle sorgenti di Francesco e di Chiara. Io, generalmente, regalo
e consiglio sempre “Le fonti francescane”, dove è raccolto tutto quanto è
stato scritto intorno a San Francesco nei primi 100 anni da letterati, storici,
biografi, ecc. Lo porrete come patrimonio per i vostri figli, preparando una
bella biblioteca dove metterete i vostri studi, i libri che vi hanno aiutato nel
cammino della vostra formazione.
Padre Emidio quando era giovane aveva fatto un viaggio in oriente da dove
vi era ritornato deluso. Tornato a casa, prese un libricino dalla biblioteca
della mamma: “Vita di San Francesco” di Maria Sticco. Ha aperto a caso
leggendo “Madonna Povertà” e si è detto: “Io sono andato in capo al mondo
a cercare quello che sta qui sulla porta di casa mia”. Lui è di Roma ed è
venuto qui, trovando lo spazio che tanto desiderava e tanto cercava.
Quindi vi preparerete anche in questo senso. Una volta che avrete avuto
accesso alla vita secolare francescana, incontrerete tantissime famiglie e vi ar-
ricchirete all’infinito. Molti corsi per fidanzati che tengo sono stati preparati
da famiglie e giovani che hanno partecipato ai miei corsi e che hanno fatto
un’esperienza di vita; tanto è stato il bene che hanno ricevuto che desiderano
moltiplicarlo anche per altri. Vi ho detto le cose più essenziali. Quando ini-
zierete il cammino, vi consiglio “La famiglia sulle orme di Francesco”, scritto
da un nostro Padre, Padre Lorenzo Di Giuseppe (Edizioni Porziuncola), il
direttore dell’Ordine Francescano: vi assicuro che è un libro veramente bello.
9.2. FUORI DAGLI SCHEMI 161
163