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STORIA DALL’ARTE

Ora mi piacerebbe collegarmi ad un’altra forma d’arte che da sempre è in stretto contatto con la musica: la
pittura.

L’artista di cui ho deciso di parlare è Vassilij Kandinskij, pioniere del movimento astrattista che vedeva nella
pittura la possibilità di spontanea espressione su tela dei sentimenti, rifiutando la realtà, ingabbiata
dall’industrializzazione dal conformismo.

Avvicinatosi all’ambito musicale grazie all’ascolto delle opere di Wagner, mostrò un crescente amore per
tale arte, diventandone ossessionato. Egli considerava la musica come arte in grado di trasmettere
emozioni profonde e decise che la pittura doveva riprodurle fedelmente. Iniziò a fare quindi studi
approfonditi sui colori per poi giungere ad abbinarci i rispettivi timbri musicali degli strumenti che a suo
giudizio ne rispecchiavano la sensibilità. Individuò il giallo come espressione di suoni brillanti e squillanti
come quelli della tromba (gioia, aggressività), l’azzurro per i timbri più pastosi e delicati come quelli del
flauto (tranquillità), il verde per tonalità penetranti, versatili e espressive come quelle del violino (equilibrio,
serenità), il viola per suoni più gravi, struggenti come quelli del fagotto (mistero, solitudine) e blu per timbri
profondi, scuri e freddi come quelli del contrabbasso (calma, quiete).

L’opera che ho deciso di analizzare è considerata uno dei simboli dell’Astrattismo: “Composizione VII”; è da
leggere come uno spartito musicale in cui l’artista sfrutta al massimo le potenzialità del colore,
collegamento tra arte e musica, che permette un dialogo dell’osservatore con l’Arte tutta.

In basso a sinistra troviamo un innestarsi di colori più chiari, stesi a larghe campiture e con linee morbide,
che rappresentano il silenzio, momento di attesa in cui il direttore d’orchestra alza la bacchetta per dare
l’attacco agli strumentisti. Con una giocosa successione tra colori caldi e freddi man mano più intensi, si
assiste ad un crescendo cromatico che porta al centro del dipinto. Qui si può dire di essere nel bel mezzo
del primo movimento della sinfonia, in cui prevalgono tensione, ritmo e un vorticare frenetico di linee e
colori, che costituiscono il fulcro della sinfonia.

Proseguendo verso destra si nota il secondo movimento, caratterizzato da maggior rilassamento, con colori
più tenui e freddi secondo linee morbide, simbolo di una distensione melodica tesa però a sfociare nelle
cromie vorticose dell’ultima parte, che si getta quasi nel nero, portando verso il non-suono del finale,
rappresentazione di un silenzio musicale che avvolge però ancora l’esecutore e l’ascoltatore, come se la
musica fosse destinata a manifestarsi nell’orecchio interno dell’uomo, lasciando spazio alla propria
sensibilità e reinterpretazione.

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