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I regoli calcolatori

Breve introduzione e utilizzo di tutte le funzioni


ver. 2.0 del 08/Giu/2021

Vincenzo Di Guida
e-mail: studio.diguida@yahoo.it

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Indice degli argomenti
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Indice 2
Avvertenze legali e di cortesia 4
Dedicato a 5
Cenni storici 6
Introduzione ai regoli calcolatori 7
Vantaggi dei regoli sulle calcolatrici e sui pc 10
Le cifre signi cative 11
Tipologia principali di regoli calcolatori 14
La virgola nei calcoli 17
I regoli calcolatori di tipo lineare 18
Parti costituenti il regolo 19
Le scale del regolo Rietz 20
La precisione nei calcoli 22
Il principio di funzionamento 23
Reperire un regolo calcolatore oggi 24
Vincenzo Di Guida - I regoli calcolatori
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Indice degli argomenti
Pagina

Moltiplicazione 25
Divisione 37
Moltiplicazioni e divisioni concatenate 50
La scala CI 55
Le scale dei quadrati e cubi 57
Le scale goniometriche 65
Le scale logaritmiche ed esponenaiali 76
La scala L 78
Le scale Log Log 84
La funzione esponenziale in qualunque base 86
La funzione radice di indice qualunque 89
La funzione logaritmo in qualunque base 101
Un cenno alle funzioni iperboliche 110
Note nali 111
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Avvertenze legali e di cortesia
Questa seconda versione del manuale sull’utilizzo dei regoli calcolatori,
sollecitata da alcuni tra quelli che avevano letto la prima release, comprende
nalmente l’uso delle scale dei quadrati e dei cubi, quelle delle funzioni
goniometriche, le scale per il calcolo delle funzioni logaritmiche ed
esponenziali, che non erano presenti nella prima stesura che illustrava le sole
funzionalità di base di questi strumenti.

Ovviamente comprende anche tutto quanto già contenuto nella sua prima
stesura di un anno e mezzo fa.

Questo documento è freeware e quindi può essere liberamente utilizzato e


distribuito, anche per scopi didattici, senza limitazioni e preventiva autorizzazione
dell’autore.

La sola limitazione posta è quella di non modi carlo in alcuna sua parte e in caso
d’utilizzo, anche solo di parti di esso, si chiede di citarne la fonte (in tal caso sarà
gradita una email di cortesia).

Per ogni comunicazione, anche inerenti a segnalazioni d’errore o a suggerimenti, l’e-


mail di riferimento è quella segnalata in copertina ( studio.diguida@yahoo.it ).
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Dedicato a
Dal 1622, ossia dal quando storicamente è stata datata la nascita del primo regolo
calcolatore realizzato da William Oughtred, generazioni di tecnici e scienziati hanno
utilizzato questi incredibili strumenti di calcolo manuale per vincere le s de tecniche e
tecnologiche più ardite e per far progredire le conoscenze scienti che dell’umanità.

A tutti costoro in segno di gratitudine per quanto hanno fatto, ai miei professori della
facoltà di ingegneria che hanno provato a trasmettermi il loro sapere, alle nuove
generazioni di tecnici e scienziati per quanto faranno, è dedicato questo piccolo
manuale che non ha alcuna velleità di aggiungere nulla sull’argomento ma, se
possibile, solo contribuire a non far scomparire del tutto l’interesse e ogni
conoscenza sul funzionamento dei regoli calcolatori.

Senza dubbio il calcolo automatizzato oggi consentito dai calcolatori elettronici è


davvero comodo e fulmineo ma, sommersi da tabulati numerici di migliaia di pagine
che la stampante propone, quasi ubriacati dal senso di onnipotenza che il PC
infonde, può essere più di cile mantenere il controllo della situazione rispetto a
quattro conti “messi in croce” a mano.

In questo senso i regoli calcolatori, un po’ come il latino per chi s’interessa di materie
umanistiche, non solo possono suscitare la curiosità storica nei cultori delle materie
tecnico scienti che, ma anche continuare ad avere una loro validità concettuale.
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Cenni storici
1594 JOHN NAPIER inventò i logaritmi.

1620 EDMUND GUNTER concepì le scale logaritmiche (lineari e circolari).

1622 WILLIAM OUGHTRED inventò il regolo calcolatore accopiando due scale scorrevoli.

1650 EDMUND WINGATE and SETH PARTRIDGE perfezionarono il regolo realizzandolo nella sua attuale forma (una
parte scorrevole al centro della sezione ssa).

1850 AMEDEE MANNHEIM introdusse il cursore e posizionò le scale dei numeri e dei quadrati sullo stesso fronte
inoltre pose le scale goniometriche sul retro della parte scorrevole (lo scorrevole doveva essere estratto e capovolto
per usare queste scale).

1902 MAX RIETZ perfezionò il regolo Mannheim ponendo la scala dei cubi e delle mantisse sulla parte anteriore.
Inoltre pose degli indici sulla parte posteriore che consentivano di usare le scale goniometeichw senza estrarre e
capovolgere lo scorrevole. Nel 1925 introdusse sul fronte la scala dei reciproci e la scala seno-tangente per gli angoli
piccoli. I regoli basati sul sistema Rietz sono quelli maggiormente di usi.

1934 ALWIN WALTHER, professore all’Università di Darmstadt, perfezionò il sistema Rietz per le necessità degli
ingegneri introducendo sul fronte la scala pitagorica. Spostò la scala delle mantisse su una delle coste del regolo e la
scala del seno e delle tangenti sull’altra. Sul retro dello scorrevole, ora libero, allocò tre scale esponenziali.

1972 HP produsse la prima calcolatrice elettronica ( HP-35 ) di grande di usione tra i tecnici.

1978 ARISTO produsse il suo ultimo regolo per calcoli matematici generici.

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Introduzione ai regoli calcolatori
Il regolo calcolatore è una tipologia di calcolatore meccanico analogico manuale
utilizzato prevalentemente tra il XVII secolo e il XX secolo la cui utilità è,
prevalentemente, nelle operazioni di moltiplicazione e divisione.

Oggi il regolo calcolatore non è più utilizzato correntemente per i calcoli


matematici, scienti ci e tecnici (salvo alcuni ambiti particolari) e questi strumenti
si trovano nei mercatini dell’usato o sui siti di aste on line per pochi euro (tranne
modelli ricercati per la scarsa di usione o per il particolare pregio collezionistico).

I marchi più di usi, che risultano anche oggi più facilmente reperibili, furono:

Aristo (Germania Ovest)

Faber Castell (Germania Ovest)

Hemmi (Giappone)

Nestler (Germania Ovest)

Pickett (Stati Uniti)

Reiss (Germania Est)

Tuttavia sono esistiti numerosi altri marchi, più o meno famosi e prestigiosi, ma la
maggioranza delle ditte produttrici, e non a caso in quanto strumenti di
precisione, era tedesca.

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Introduzione ai regoli calcolatori
Coi regoli calcolatori generazioni di studenti si sono formate e scienziati e ingegneri
hanno potuto svolgere la loro attività senza particolari limitazioni.

Con questi strumenti di calcolo, ad esempio, sono state progettate e costruite


opere di particolare complessità come ad es.:

Strade e autostrade come l’autostrada del sole (A1)

Grattacieli come l’Empire State Building

Ponti come il Golden Gate a San Francisco o quello di Brooklyn a New York

Aerei supersonici come l’F16

Razzi come i Saturno (che hanno portato l’uomo sulla Luna)

Lo stesso Albert Einstein usava un regolo calcolatore per i suoi calcoli (che
portarono alla teoria della relatività e alla bomba atomica) e gli astronauti del
programma “Apollo” avevano in cabina un regolo calcolatore come loro calcolatore
portatile.
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Introduzione ai regoli calcolatori

Ma i regoli non
sono del tutto
scomparsi
poiché tuttora
utilizzabili (e
talvolta
effettivamente
utilizzati) in
alcuni ambiti !
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Vantaggi dei regoli sulle calcolatrici e sui pc
I regoli calcolatori, in relazione alle moderne calcolatrici (specie in rapporto ai computer)
possono apparire strumenti di calcolo superati.

Tuttavia, a fronte del palese svantaggio di una curva d’apprendimento lievemente più
lunga rispetto all’utilizzo della calcolatrice scienti ca basica, i regoli calcolatori possono
o rire alcuni vantaggi (che ne fanno anche uno strumento didattico d’eccezionale utilità):

- Non necessitano di fonte energetica per funzionare;

- Risultano intrinsecamente più robusti rispetto alle calcolatrici (funzionamento certo


anche in ambiente ostile);

- O rono una rapidità di calcolo almeno pari a quello delle calcolatrici;

- Possono eseguire calcoli paralleli di moltiplicazioni, divisione, proporzioni, conversioni,


etc.;

- Limitano i risultati numerici alle sole cifre signi cative con una precisione su ciente per
una vasta gamma di problemi ingegneristici;

- Consentono il controllo puntuale, ossia in ogni fase del calcolo, della correttezza
dell’ordine di grandezza dei risultati;

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Le cifre signi cative
Il numero delle cifre signi cative di una misura è dato da tutte le cifre certe e dalla
prima cifra incerta.

Esempi: 3,24 ha 3 cifre signi cative

3,240 ha 4 cifre signi cative

0,123 ha 3 cifre signi cative

4,5480 x 10^6 ha 5 cifre signi cative


Dal punto di vista sico e tecnico non si possono considerare signi cative delle cifre
che comporterebbero una precisione maggiore, rispetto a quella consentita dagli
strumenti di misura utilizzati.

Ad esempio in un cantiere edile, il carpentiere ferraiolo prende le misure con un metro


la cui precisione è al millimetro (in realtà i carpentieri ragionano, al più, sui mezzi
centimetri).

Non avrebbe quindi senso dargli misure di spaziatura dei ferri costituenti una
armatura da cemento armato con una precisione maggiore.

Esistono delle regole che permettono di individuare le cifre signi cative di un numero:
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Le cifre signi cative
1° REGOLA: Gli zeri posti avanti la prima cifra diversa da zero non sono signi cativi.

Es. 0,0041 ha 2 cifre signi cative;

2° REGOLA: Gli zeri che compaiono dopo le cifre diverse da zero o compresi tra esse
sono signi cativi.

Esempio. 30,0 o 20,2 hanno 3 cifre signi cative;

3° REGOLA: Se non si conosce lo strumento con cui è stata e ettuata la misura, non
si è in grado di stabilire il numero di cifre signi cative, in quanto esso non può
dipendere dall’unità di misura.

Esempio: RT = 6380000 m = 6380 Km ? ....... 7 o 4 cifre signi cative?

Non può esserci ambiguità sulle cifre signi cative.

In tal caso si risolve il problema, scrivendo il numero in notazione scienti ca e


considerando come signi cative, solo le cifre del coe ciente numerico (mantissa) che
precede le potenze di dieci.

RT = 6,38 ⋅10^6 m = 6,38 ⋅10^3 Km ... in ogni caso 3 cifre signi cative.
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Le cifre signi cative
4° REGOLA: Il risultato di una somma o di una di erenza tra misure omogenee ha un
numero di cifre signi cative tale che l’ultima cifra signi cativa si ottiene in
corrispondenza dell’ultima colonna completa di tutte cifre signi cative.

Esempio: 2,3 s + 17,45 s

non ha senso e ettuare la somma in corrispondenza della colonna dei centesimi di


secondo (il primo addendo è noto con una precisione inferiore). Nella pratica,
pertanto, si procede nel seguente modo:

Si arrotondano i numeri in modo da ottenere tutte colonne con cifre signi cative
(17,45 s diventerà 17,5 s). Solo allora si e ettua la somma.

N.B. Per arrotondare un numero bisogna guardare la cifra successiva a quella


rispetto alla quale si e ettua l’arrotondamento:

- se la cifra successiva è < 5 allora si arrotonda per DIFETTO;

- se la cifra successiva è ≥ 5 allora si arrotonda per ECCESSO.


5° REGOLA: Il risultato di un prodotto o di un rapporto tra misure di grandezze,
anche non omogenee, deve avere lo stesso numero di cifre signi cative del numero
che ne ha di meno.

Nella pratica si procede nel seguente modo:

• si e ettua il prodotto o il rapporto tra le misure senza nessun arrotondamento;

• solo alla ne si arrotonda il risultato dell’operazione al numero di cifre signi cative


del numero che ne ha di meno.
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La virgola nei calcoli

Coi regoli calcolatori i numeri oggetto di operazioni di moltiplicazione e/o divisione


sono considerati solo per le e ettive cifre signi cative e senza alcuna virgola.

Dunque di primo acchito 6,04 e 604 o 0,604 sono considerati allo stesso modo.

Ovviamente sarà l’operatore a dover tenere presente l’ordine di grandezza dei


numeri che tratta e il corretto posizionamento della virgola nel risultato.

Questo continuo controllo, è uno dei vantaggi dei regoli: non esistono errori per
digitazione errata della virgola e l’operatore ha sempre il polso della situazione per
ordini di grandezze.

Nella buona sostanza, l’operatore converte i numeri in notazione scienti ca


normalizzata (mantissa compresa tra 0 e 9,999 moltiplicata una potenza a base
dieci) dopodiché esegue il calcolo considerando le sole mantisse.

Al termine del calcolo, il risultato viene considerato anche alla luce dell’apporto
delle potenze a base dieci (N.B.: esistono delle semplici regolette che aiutano a
tenere conto del giusto esponente del risultato).
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La virgola nei calcoli

Ad esempio:

324 x 4350 =

= 3,24 x 10^2 x 4,350 x 10^3 =

= 3,24 x 4,350 x 10^(2+3) =

= 14,09 x 10^5 =

= 1,41 x 10^6

Si noti che se operiamo il calcolo con una calcolatrice otteniamo il seguente risultato:

324 x 4350 =1.409.400

ossia un numero con 7 cifre signi cative.

Ma avendo i moltiplicandi un numero di cifre signi cative minimo pari a 3, si deduce


che il risultato ottenuto con la calcolatrice, formalmente corretto dal punto di vista
aritmetico, non ha signi cato dal punto di vista sico (e quindi tecnico).

Col regolo calcolatore l’operatore si occupa di fare solo il calcolo 3,24 x 4,350.
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La virgola nei calcoli

Analogamente, per la divisione:

324 / 4350 =

= 3,24 x 10^2 / 4,350 x 10^3 =

= 3,24 / 4,350 x 10^(2-3) =

= 0,745 x 10^-1 =

= 0,0745

Si noti che se operiamo il calcolo con una calcolatrice otteniamo il seguente risultato:

324 / 4350 = 0,0744827586207...

ossia il risultato con un numero di cifre signi cative apparentemente in nito.

Ma avendo il dividendo e il divisore un numero di cifre signi cative minimo pari a 3, si


deduce che il risultato ottenuto con la calcolatrice, formalmente corretto dal punto di
vista aritmetico, non ha signi cato dal punto di vista sico (e quindi tecnico).

Col regolo calcolatore l’operatore si occupa di fare solo il calcolo 3,24 / 4,350.
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Tipologie principali di regolo calcolatore
I regoli calcolatori si possono principalmente suddividere per:

- tipologia di sistema delle scale adottate (Mannheim, Rietz, Darmstadt);

- forma (lineare, circolare, a spirale, cilindrica);

- materiali (legno, bambù, plastica, metallo);

- dimensioni;

- marca.

Alcuni modelli non seguono esattamente il sistema Mannheim, Rietz o Darmstadt e


presentano scale aggiuntive o disposte diversamente.

Nel seguito si prescinderà dalla marca e dai materiali costruttivi e, per semplicità, ci
si riferirà ai soli regoli di tipo lineare (i più di usi).
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I regoli calcolatori di tipo lineare
Le dimensioni dei modelli lineari va dai 13 cm di quelli tascabili, ai 30 cm dei regoli da
borsa (che si consigliano, perché o rono il miglior compromesso tra maneggevolezza,
facilità di lettura e precisione), ai 50cm di quelli da tavolo, sino a raggiungere i 100 cm (o
più) per i regoli didattici o dimostrativi.

Tipo Mannheim

Tipo Rietz

Tipo Darmstadt

N.B.: Il tipo di regolo e/o la sistemazione delle scale è pressoché indi erente
per un utilizzo basico del calcolatore.
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Parti costituenti il regolo

Il cursore, talvolta, ha più linee di riferimento. Ciò sempli ca alcune operazioni


come la conversione tra unità di misura (ad es. da kW a Hp e viceversa)

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Le scale del regolo Rietz

Di solito le scale si riconoscono da una lettera scritta sulla sinistra. Le principali sono:

A: scala ssa dei quadrati sul sso del regolo;

B: scala mobile dei quadrati sullo scorrevole;

C: scala mobile dei numeri sullo scorrevole;

CI: scala dell'inverso dei numeri sullo scorrevole (volte è sul sso);

D: scala dei numeri sul sso;

K: scala dei cubi sul sso;

L: scala ssa dei logaritmi decimali sul sso;

S: scala dei seni;


ST: scala dei seni e delle tangenti per angoli piccoli;
T: scala delle tangenti;

di solito queste ultime tre scale sono poste sul retro dello scorrevole (a volte sono sul
sso).
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Le scale del regolo Rietz


K

CI

N.B. Le scale S (seno), ST (seno e tangente per angoli


L
piccoli) e T (tangente) sono sul retro dello scorrevole

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La precisione nei calcoli
Si può notare che le scale dei numeri (C e D) si raf ttano da sinistra verso destra.

Ciò vuol dire che i calcoli condotti nella metà di sinistra delle scale daranno risultati di maggiore
precisione che quelli condotti nella metà destra delle scale.

Si può stimare che per un regolo di 30 cm di lunghezza la precisione dei risultati sarà di 3,5 cifre se
il calcolo avviene nella parte sinistra delle scale mentre quelli condotti sulla parte destra delle scale
la precisione sarà solo di 2,5 cifre.

Tale precisone, come si vedrà, risulta suf ciente per numerosissime applicazioni.

I regoli da taschino, con la loro lunghezza di soli 13 cm, consentono precisioni inferiori (3 cifre sul
lato sinistro e 2 cifre sul lato destro) e con dif coltà di visione.

I regoli da tavolo, lunghi circa 50 cm, consentono precisioni di circa 4 cifre sul lato sinistro e di 3
cifre su quello destro ma, per le loro dimensioni, non sono agevolmente trasportabili.

Fra XIX e XX secolo sono stati costruiti anche regoli calcolatori di dimensioni imponenti: avevano
scale di due metri di lunghezza e un microscopio montato sul cursore. Con questi strumenti
monumentali si riuscivano ad apprezzare una precisione no a 6 cifre sia negli operandi che nei
risultati!

Ecco perché, in de nitiva, i regoli lunghi 30 cm sono stati quelli che maggiormente coniugavano le
esigenze di maneggevolezza, trasportabilità, precisione.
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Il principio di funzionamento

Il regolo calcolatore fonda il suo funzionamento sulle proprietà dei logaritmi di


trasformare moltiplicazioni in somme e divisioni in di erenze:

log(A × B) = logA + logB


log(A ÷ B) = logA − logB
Col regolo calcolatore tali somme o di erenze si eseguono sommando o
sottraendo gra camente, i tratti delle scale logaritmiche che si fronteggiano:

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Reperire un regolo calcolatore oggi
Al giorno d’oggi ci sono delle “App” sia nel mondo iOS (Apple iPhone e Apple iPad) che
in quello Android che simulano, sullo schermo del telefonino o del tablet, un regolo
calcolatore.

Chi è glio o nipote di ingegnere non dovrebbe avere troppe di coltà a reperire in casa
un regolo calcolatore.

Tuttavia, in caso se ne fosse sprovvisti, è possibile trovare e acquistare uno di questi


strumenti nei mercatini dell’usato e del modernariato, o su siti internet, a pochi euro.

Sebbene siano strumenti di precisione, sono manufatti costruiti per durare e se non
appaiono davvero vissuti o rotti, nonostante possano avere oltre 50 anni (o più), quasi
certamente funzioneranno ancora in modo soddisfacente.

Si consiglia di reperire un modello di regolo calcolatore di tipo lineare basato sul sistema
Darmstadt o Rietz (se molte scale producono confusione, inizialmente può essere
opportuno prendere un regolo basato sul sistema Mannheim), delle dimensioni di circa 30
cm. Come primo regolo, inoltre, si evitino quelli da taschino e quelli da scrivania.

Si consiglia vivamente di procurarsi uno di questi strumenti perché le App vanno bene
per curiosità o per muovere i primi passi nel calcolo ma per spratichirsi davvero è
opportuno munirsi di un regolo reale (ossia non di tipo virtuale).

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Moltiplicazione

Supponiamo che vogliamo eseguire la seguente operazione:

3×2

Inizialmente il regolo si presenta chiuso come in gura sottostante:

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Moltiplicazione
Come visto, fare una moltiplicazione signi ca sommare gra camente due
tratti di scala logaritmica.

Usiamo le scale C e D portando l’inizio della scala C sul riferimento 3 della


scala D:

Gra camente, al segmento di misura 3 sulla scala D segue (ossia si somma)


il segmento di misura 2 sulla scala C.

Tale ultimo segmento termina in corrispondenza del numero 6 sulla scala D


(che è proprio il risultato cercato).

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Moltiplicazione

Supponiamo che vogliamo eseguire una moltiplicazione un po’ più complessa:

3,50 × 2,50

Gra camente, al segmento di misura 3,5 sulla scala D segue (ossia si


somma) il segmento di misura 2,5 sulla scala C.

Tale ultimo segmento termina tra la tacca 8,7 e 8,8 sulla scala D per cui,
dato che a mente il prodotto dei decimi di moltiplicando e moltiplicatore da
25 (ossia nisce col numero 5), si conclude che il risultato è 8,75.

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Moltiplicazione

Supponiamo ora che si voglia eseguire una moltiplicazione ancora maggiormente


complessa:

345 × 21300

Innanzi tutto trasformiamo i numeri nella notazione scienti ca normalizzata:

2 4
3,45 × 10 × 2,1300 × 10

Il calcolo col regolo si limiterà al solo prodotto delle mantisse:

3,45 × 2,1300

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Moltiplicazione

Ossia:

Il risultato, letto sulla scala D, è pari a 7,35

Ricordando ora il contributo dato anche dagli esponenziali in base 10 (i cui


esponenti, trattandosi di moltiplicazione, sono da sommare) si ha il risultato nale
dell’operazione:

6
7,35 × 10
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Moltiplicazione
Controlliamo il risultato con la calcolatrice. Si ha:

7348500

Il risultato ottenuto col regolo calcolatore sembra impreciso rispetto a quello


ricavato dalla calcolateice ma se consideriamo che le cifre signi cative da
conservare per il risultato sono solo 3, arrotondando quelle eccedenti che la
calcolatrice o re, si ha :

6
7,35 × 10

Dunque, anche in questo caso, il regolo calcolatore è stato capace di o rire


l’unico risultato sicamente accettabile.

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Moltiplicazione

Vediamo cosa accade se la moltiplicazione delle mantisse conduce a un numero


maggiore di 10.

Calcoliamo:
2 3
3,5 × 10 × 53 × 10
in questo caso il prodotto delle mantisse da operare sul regolo 3,5x5,3 comporta
il superamento del numero 10 e non sapremmo su quale tacca della scala D si
posizionerebbe il cursore:

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Moltiplicazione
In tal caso, collimiamo l’indice 10 (anziché l’indice 1) della scala C in
corrispondenza del numero 3,5 posto sulla scala D:

Il risultato del prodotto delle mantisse, letto come di consueto sulla scala D in
corrispondenza del valore 5,3 posto sulla scala C, sarà pari a 1,85.

Dato che il prodotto delle mantisse superava il numero 10, quando si considererà
il prodotto delle potenze di 10 si dovrà aumentare di 1 la somma degli esponenti:
6
1,85 × 10
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Moltiplicazioni concatenate

Si supponga di dover calcolare:

3,00 × 5,00 × 7,00 × 6,00


Seguendo il modus operandi già illustrato, operiamo il primo prodotto:

Avendo mosso lo scorrevole verso sinistra, annotiamo che l’esponente della


potenza di base 10 del risultato andrà aumentato di 1.
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Moltiplicazioni concatenate
Partendo dalla posizione dello scorrevole e del sso della prima moltiplicazione
operiamo il secondo prodotto:

Avendo mosso lo scorrevole nuovamente verso sinistra, annotiamo che


l’esponente della potenza di base 10 del risultato andrà aumentato ancora di 1.

Operiamo ora l’ultimo prodotto:

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Moltiplicazioni concatenate
Partendo dalla posizione dello scorrevole e del sso della seconda
moltiplicazione operiamo il terzo prodotto:

ottenendo un risultato complessivo per il prodotto delle mantisse pari a 6,3.

Ora, ricordando che dobbiamo aumentare di due unità l’esponente di base dieci
del risultato, si ottiene il risultato de nitivo:

2
6,30 × 10
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Moltiplicazioni - riepilogo
Fare una moltiplicazione con un regolo calcolatore signi ca sommare
gra camente due tratti di scale logaritmiche.

Si utilizzano le scale numeriche C e D.

Si trasformano i numeri da moltiplicare in notazione scienti ca normalizzata:

n
m × 10
Si porta l’inizio della scala C (indice 1) in corrispondenza della mantissa del
moltiplicando letto sulla della scala D.

Si legge il risultato sulla scala D in corrispondenza del valore della mantissa


del moltiplicatore letto sulla scala C.

In caso si nisca fuori scala (prodotto delle parti intere delle mantisse
superiore a 10) si utilizza come indice della scala C il valore 10 e si aumenta
di una unità l’esponente della potenza di 10 che accompagna il risultato.

Si tiene presente i concetti di cifre signi cative e arrotondamenti.

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Divisione

Supponiamo che vogliamo eseguire la seguente operazione:

3,0 ÷ 2,0
Inizialmente il regolo si presenta chiuso come in gura sottostante:

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Divisione
Come visto, fare una divisione signi ca sottrarre gra camente due tratti di
scala logaritmica.

In questo caso sottrarremo il tratto dalla tacca 1 alla tacca 2 posto sulla
scala C al tratto che si estende dalla tacca 1 alla tacca 3 posto sulla scala D.

Usiamo le scale C e D portando a collimare il dividendo (individuato sulla


scala D) col divisore (individuato sulla scala C):

Il risultato - pari a 1,5 - lo si leggerà sulla scala D, in corrispondenza dell’inizio


della scala C.

Vincenzo Di Guida - I regoli calcolatori


38
fi
fi
Divisione

Supponiamo che vogliamo eseguire una divisione un po’ più complessa:

3,50 ÷ 2,50
portando a collimare il dividendo 3,5 (individuato sulla scala D) col divisore 2,5
(individuato sulla scala C):

In de nitiva, partendo dalla tacca 3,5 posta sulla scala D, torniamo indietro
(sottraiamo) il tratto 1-2,5 posto sulla scala C.

Il risultato, letto sulla scala D, è pari a 1,4.


Vincenzo Di Guida - I regoli calcolatori
39
fi
Divisione

Supponiamo ora che si voglia eseguire una divisione ancora maggiormente


complessa:

345 ÷ 21300

Innanzi tutto trasformiamo i numeri nella notazione scienti ca normalizzata:

2 4
3,45 × 10 ÷ 2,1300 × 10

Il calcolo col regolo si limiterà alla sola divisione delle mantisse:

3,45 ÷ 2,1300

Vincenzo Di Guida - I regoli calcolatori


40
fi
Divisione

Si ha:

Il risultato, come sempre letto sulla scala D, è pari a 1,62.

Ricordando ora anche le potenze di 10 (i cui esponenti, trattandosi di divisone,


sono da sottrarre) si ha il risultato nale dell’operazione:


1,62 × 10 2
Vincenzo Di Guida - I regoli calcolatori
41
fi
Divisione

Controlliamo il risultato con la calcolatrice. Si ha:


1.61971830986 × 10 2
Il risultato ottenuto col regolo calcolatore sembra impreciso rispetto a quello
ricavato dalla calcolateice ma se consideriamo che le cifre signi cative da
conservare per il risultato sono solo 3, arrotondando quelle eccedenti che la
calcolatrice o re (corrette dal punto di vista aritmetico ma non signi cative dal
punto di vista sico e tecnico), si ha :


1,62 × 10 2
Dunque, anche in questo caso, il regolo calcolatore è stato capace di o rire
l’unico risultato sicamente accettabile.

Vincenzo Di Guida - I regoli calcolatori


42
ff
fi
fi
fi
fi
ff
Divisione

Vediamo cosa accade se la divisione delle mantisse conduce a un fuori scala.

Calcoliamo:

2 5
3,25 × 10 ÷ 4,20 × 10
in questo caso la divisione delle mantisse da operare sul regolo 3,25 / 4,20
comporta il superamento a sinistra dell’indice 1 sulla scala D e non sapremmo
dove posizionare il cursore:

Vincenzo Di Guida - I regoli calcolatori


43
Divisione
In tal caso, si prende come riferimento l’indice 10 (anziché l’indice 1) della scala C
e si legge in corrispondenza a quale tacca della scala D si posiziona:

Il risultato della divisione delle mantisse, letto come di consueto sulla scala D,
sarà pari a 7,75.

Dato che l’operazione di divisione delle mantisse portava a un fuori scala a


sinistra, quando si considererà il rapporto delle potenze di 10 si dovrà diminuire di
1 la di erenza degli esponenti:

7,75 × 10 4
Vincenzo Di Guida - I regoli calcolatori
44
ff
Divisione
Controlliamo il risultato con la calcolatrice. Si ha:


7,7380952381 × 10 4
Se consideriamo che le cifre signi cative da conservare per il risultato sono solo
3, arrotondando quelle eccedenti che la calcolatrice o re, si ha :


7,74 × 10 4
In questo caso, il risultato ottenuto col regolo calcolatore è a etto
dall’imprecisione sull’ultima cifra signi cativa.

Del resto una minore precisione era da attendersi visto che il calcolo è stato
condotto nella parte destra delle scale.

Tuttavia, la cifra imprecisa ottenuta dal regolo riguarda proprio una cifra già di per
sé incerta (si ricordi la de nizione di cifre signi cative) e dunque il risultato o erto
dal regolo calcolatore resta del tutto accettabile per gli scopi sici e ingegneristici.

Vincenzo Di Guida - I regoli calcolatori


45
fi
fi
fi
fi
ff
fi
ff
ff
Divisioni concatenate

Si supponga di dover calcolare:

3,00 ÷ 2,00 ÷ 4,00 ÷ 6,00


Seguendo il modus operandi già illustrato, operiamo la prima divisione:

Avendo mosso lo scorrevole verso sinistra, ossia osservando che non si nisce
fuori scala, non si deve annotare alcuna variazione dell’esponente della potenza
di base 10 del risultato parziale.
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46

fi
Divisioni concatenate
Partendo dalla posizione dello scorrevole e del sso determinata dalla prima
divisione operiamo il secondo rapporto:

Avendo mosso lo scorrevole verso sinistra, ossia avendo utilizzato l’indice 10


della scala C invece dell’indice 1, annotiamo che l’esponente della potenza di
base 10 del risultato andrà diminuito di 1.

Operiamo ora l’ultimo prodotto:

Vincenzo Di Guida - I regoli calcolatori


47
fi
Divisioni concatenate
Partendo dalla posizione dello scorrevole e del sso determinata dalla seconda
divisione operiamo il terzo rapporto notando che, ancora una volta, lo scorrevole
si muove verso sinistra:

Si ottiene un risultato complessivo per il rapporto delle mantisse pari a 6,25.

Ora ricordando che dobbiamo diminuire di due unità l’esponente di base dieci del
risultato, si ottiene il risultato de nitivo:

6,25 × 10 2
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48
fi
fi
Divisioni - riepilogo
Fare una divisione con un regolo calcolatore signi ca sottrarre gra camente
due tratti di scale logaritmiche.

Si utilizzano le scale numeriche C e D.

Si trasformano i numeri da moltiplicare in notazione scienti ca normalizzata:

n
m × 10
Si porta l’inizio della scala C (indice 1) in corrispondenza della mantissa del
dividendo letto sulla della scala D.

Si legge il risultato sulla scala D in corrispondenza del valore della mantissa


del divisore letto sulla scala C.

In caso si nisca fuori scala (rapporto delle parti intere delle mantisse
inferiore a 1) si utilizza come indice della scala C il valore 10 e si diminuisce
di una unità l’esponente della potenza di 10 che accompagna il risultato.

Si tiene presente i concetti di cifre signi cative e arrotondamenti.

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49
fi
fi
fi
fi
fi
Moltiplicazioni e divisioni concatenate

Si supponga di dover calcolare:

3 −
3,15 × 10 × 2,300 × 10 2

1,10 × 2,50 × 10 5
Innanzi tutto si osservi che le cifre signi cative che avrà il risultato, anche se c’è
un termine a 4 cifre signi cative, non potranno essere in numero maggiore di 3.

Inoltre è immediato rendersi conto che il risultato, a meno di variazioni scaturite


dal calcolo col regolo, sarà costituito da una mantissa moltiplicato una potenza di
10 con esponente pari a 6.

Infatti, per tale esponente si ha:

3 − 2 − (0 − 5) = 6
Vincenzo Di Guida - I regoli calcolatori
50
fi
fi
Moltiplicazioni e divisioni concatenate

Restringiamo l’interesse al solo calcolo delle mantisse:

3,15 × 2,300

1,10 × 2,50
Si noti che non si è operato l’arrotondamento dei singoli termini riducendoli tutti a
sole due cifre signi cative.

A favore di precisione, dato che le imprecisioni per arrotondamento si combinano


ampli candosi, conviene arrotondare solo il risultato nale.

Operiamo, procedendo, ad esempio, prima con i prodotti e poi con i rapporti:

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51
fi
fi
fi
Moltiplicazioni e divisioni concatenate

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52
Moltiplicazioni e divisioni concatenate

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53
Moltiplicazioni e divisioni concatenate
In de nitiva, per le mantisse si ottiene il seguente valore (la cifra meno
signi cativa è stimata “a occhio”) come sempre ricavato sulla scala D:

2,64
Ricordando ora anche che si deve aggiungere il termine esponenziale, il risultato
nale dell’operazione condotta col regolo calcolatore diventa:
6
2,64 × 10
Con una calcolatrice elettronica si sarebbe ottenuto il seguente risultato:

2634545,45455...
numero che, arrotondato a tre cifre signi cative e posto in notazione scienti ca
normalizzata, avrebbe comunque dato:
6
2,64 × 10
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54
fi
fi
fi
fi
fi
La scala CI
Si è visto come con il regolo calcolatore si possano fare le operazioni di divisione e si è
sicuramente riscontrato che le operazioni di divisione prendono un attimo più tempo
che quelle di moltiplicazione.

Per ovviare a tale piccola problematica, l’ingegnere tedesco Max Rietz introdusse la
scala dell’inverso dei numeri (di solito è sullo scorrevole inframmezzata tra le scale B e
C. Dato che è una scala reciproca, usualmente è disegnata in rosso).

Nella buona sostanza tramite questa scala, si può calcolare un rapporto come prodotto
tra il dividendo, normalmente individuato sulla scala D, e il divisore individuato sulla
scala CI.

Si porta l’inizio della scala CI (indice 1) in corrispondenza della mantissa del


moltiplicando letto sulla della scala D.

Si legge il risultato sulla scala D in corrispondenza del valore della mantissa del divisore,
che ora e diventato un moltiplicatore, letto sulla scala CI.

In caso si nisca fuori scala (prodotto delle parti intere delle mantisse superiore a 10) si
utilizza come indice della scala CI l’indice 10 e l’esponente della potenza di 10 che
accompagna il risultato, essendo CI una scala reciproca, viene diminuito di 1.

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55
fi
La scala CI
Vediamo un paio di esempi:

3,0 ÷ 2,0 = 1,5


3,0 ÷ 4,0 = 7,5 × 10 1

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56
Le scale dei quadrati e dei cubi

In quasi tutti i regoli calcolatori sono presenti le scale dei quadrati e dei cubi.

Tali scale consentono di ricavare il quadrato e il cubo di un numero o, se utilizzate


all’inverso, di estrarre la radice quadrata e la radice cubica.

Il quadrato di un numero dato letto sulla scala D si ottiene grazie al cursore che
individuerà, sulla scala A, il risultato richiesto.

Ad esempio, se si vuole il quadrato del numero 6,25 si ha:

Il risultato, letto sulla scala A, è pari a 39,0 (in realtà è pari a 39,1).

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57
Le scale dei quadrati e dei cubi

Se, invece, si vuole ricavare la radice quadrata di un numero, ad esempio 27, si opera al
contrario partendo dalla scala A e arrivando sulla scala D. Infatti si ha:

Il risultato, letto sulla scala D, è pari a 5,2 (valore pari a quello e ettivo).

Vincenzo Di Guida - I regoli calcolatori


58
ff
Le scale dei quadrati e dei cubi

Analogamente, se si vuole ricavare il cubo di un numero, ad esempio 3,50, si riscontra il


cursore in corrispondenza di tale valore letto sulla scala D e si legge il risultato sulla
scala K:

Il risultato, letto sulla scala K, è di 43,0 (valore e ettivo pari a 42,9).

Vincenzo Di Guida - I regoli calcolatori


59
ff
Le scale dei quadrati e dei cubi

Se, invece, si vuole ricavare la radice cubica di un numero, ad esempio 25,0, si opera al
contrario partendo dalla scala K e arrivando sulla scala D. Infatti si ha:

Il risultato, letto sulla scala D, è pari a 2,92 (valore pari a quello e ettivo).

Vincenzo Di Guida - I regoli calcolatori


60
ff
Le scale dei quadrati e dei cubi
Naturalmente, grazie alle scale dei quadrati e dei cubi, si possono considerare anche
numeri di valore ben di erente dai semplici esempi prima proposti. Ad esempio, volendo
trovare la radice cubica di 27500, si mette prima il numero in notazione scienti ca - pari
a 27,5 x 103 - e quindi si opera sfruttando le regole dei radicali per cui il radicale del
prodotto è uguale al prodotto dei radicali (si calcola separatamente il valore della radice
cubica della mantissa e dell’esponente per poi moltiplicare tra loro i due risultati):

ottenendosi 3,02 x 10 = 30,2 (valore e ettivo pari a 30,2).

Vincenzo Di Guida - I regoli calcolatori


61
ff
ff
fi
Le scale dei quadrati e dei cubi
Analogamente a quanto esposto in passato è possibile considerare queste scale in
calcoli concatenati derivanti da formule più o meno complesse. In tal caso ci si aiuta
utlizzando non solo il cursore ma anche le scale B e C poste sullo scorrevole.

Ad esempio, si voglia calcolare l’area del cerchio di raggio r=3,50cm.

È notorio che la formula è la seguente: Area = r2 x 3,14

Inizialmente si determina il quadrato del raggio:

ottenendosi 12,25
Vincenzo Di Guida - I regoli calcolatori
62
Le scale dei quadrati e dei cubi

Quindi si possono scegliere due strade.

O si moltiplica tale valore per la costante 3,14 usufruendo delle scale A e B:

ottenendosi un valore nale dell’area letto sulla scala A pari a 38,6cmq

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63
fi
Le scale dei quadrati e dei cubi
Oppure si riporta il valore del quadrato del raggio sulla scala D, ossia 12,25, e poi si
procede alla moltiplicazione per la costante 3,14 con l’ausilio della scala C:

ottenendosi il valore nale dell’area, letto sulla scala D, pari a 38,5cmq

Si noti che il primo metodo risulta più veloce ma il secondo, che costringe a un
riposizionamento del regolo, consente di utilizzare le scale C e D nella operazione di
moltiplicazione alla ricerca di una maggiore precisione. Il valore e ettivo del risultato è,
infatti, Area = 38,5cmq.

Vincenzo Di Guida - I regoli calcolatori


64
fi
ff
Le scale goniometriche

Molti regoli, appro ttando della circostanza che le funzioni seno e coseno variano nel
primo quadrante (nel caso della tangente nel primo ottante) tra 0 e 1, che è proprio
l’intervallo in cui si esprimono le scale C e D, portano a corredo le scale goniometriche
di seno e coseno. Nel caso di angoli molto piccoli (inferiori ai 6 gradi circa), per una
maggiore precisione, è riportata la scala ST ossia del seno e tangente assieme i cui
valori variano tra 0 e 0,1.

Risulta, infatti:

sin (x) < corda < arco < tan (x)

e dato che per angoli piccoli si riscontra:

sin (x) ≈ corda ≈ arco ≈ tan (x)

risulta lecito usare per angoli inferiori ai 6 gradi una stessa scala per seno e tangente.

In genere le scale goniometriche sono posizionate nella parte posteriore dello scorrevole
(consultabile a mezzo nestrelle o asole ricavate nella parte ssa) o sul lato anteriore del
regolo, spesso allocate al margine basso o alto della parte ssa.

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65
fi
fi
fi
fi
Le scale goniometriche
In generale considerato l’angolo in gradi sessadecimali (a meno di regoli speciali
consideranti altro sistema di misura degli angoli) e posizionando il cursore sulla tacca
della scala S indicante l’angolo espresso in gradi e decimi di grado (generalmente in un
colore per il seno e in un altro colore per il coseno dell’angolo complementare), sulla
scala D si ottiene il valore, compreso tra 0 e 1, della funzione richiesta.

Ad esempio, considerato l’angolo di 30°, si ha:

ottenendosi sulla scala D l’indicazione che sin 30° = cos 60° = 0,5
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66
Le scale goniometriche

Ed ancora, considerato ad esempio l’angolo di 12,1°, si ha:

ottenendosi sulla scala D l’indicazione che sin 12,1° = cos 77,9° = 0,21

Risulta del tutto evidente che col regolo si può ottenere il valore delle funzioni
goniometriche per angoli espressi, al più, al decimo di grado.

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67
Le scale goniometriche
Nel caso della tangente, ad esempio, consideriamo l’angolo di 13,2°:

ottenendosi sulla scala D l’indicazione che tan 13,2° = cot 76,8° = 0,235
Bisogna però ricordarsi è possibile considerare solo le tangenti di angoli inferiori ai 45°
giacché le scale presenti sui regoli vanno da 0 a 1 per cui in caso fosse necessario
determinare il valore della tangente per angoli maggiori, si dovrà operare nel senso di
ridurre l’angolo al primo ottante tramite la relazione: tan (x) = 1 / tan (90-x), ossia
ricorrendo a considerare la tangente dell’angolo complementare e la scala reciproca DI,
ricordando che il valore che si otterrà sarà compreso tra 1 e 10.
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68
Le scale goniometriche
Ad esempio, per determinare la tangente dell’angolo di 62° si dovrà considerare l’angolo

complementare, che risulta pari a 28°, e calcolare la tangente di tale angolo:

quindi, usando la scala DI, si otterrà l’indicazione che tan 62° = 1,88

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Le scale goniometriche
Nel caso di angoli inferiori ai 6°, a vantaggio di precisione, possiamo utilizzare la scala ST
(Seno e Tangente) che restituisce i valori di tali funzioni compresi tra 0 e 0,1.

Ad esempio, consideriamo l’angolo di 1,72°:

ottenendosi sulla scala D l’indicazione che sin 1,72° = tan 1,72° = 0,03

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Le scale goniometriche
Analogamente in caso di angoli superiori agli 84° la tangente dovrà essere convertita nel
calcolo del reciproco della tangente dell’angolo complementare al ne di sfruttare la
scala ST, leggendo poi il valore sulla scala reciproca DI e ricordando che il valore
ottenuto sarà compreso tra 10 e 100.

Ad esempio, per calcolare tan 89° si dovrà innanzi tutto cercare la tan 1° che si ottiene
tramite la scala ST:

e quindi leggere il valore sulla scala DI. In de nitiva tan 89° = 57,25 (valore reale 57,29).

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71
fi
fi
Le scale goniometriche
Coi regoli di tipo “Darmstadt” è stata introdotta la così detta “scala pitagorica” (o scala
“P”).

Si tratta di una scala basata sulla relazione fondamentale della goniometria:

sin2 x + cos2 x = 1

ossia, sostituendo x e y alle funzioni coseno e seno:

y= 1 − x2

Tale scala, ad esempio, consente di conoscere immediatamente il valore del coseno (o


del seno) non appena si è individuato il corrispondente valore del seno (o del coseno)
sulla scala S.

Da annotare che questa scala ritorna utile anche nella risoluzione dei triangoli rettangoli
poiché, come è evidente, è basata su un’espressione del noto Teorema di Pitagora
applicato a triangoli rettangoli aventi ipotenusa pari a 1. In caso di triangoli con
ipotenusa di erente, le misure dei cateti vanno normalizzate tramite il suo valore (ossia il
cateto noto va prima diviso per l’ipotenusa e, una volta ottenuta la y, il valore del cateto
incognito si determina moltiplicando il valore y determinato per il valore dell’ipotenusa).
Vincenzo Di Guida - I regoli calcolatori
72
ff
Le scale goniometriche

Ad esempio, se si vuole il seno di 15°, avremo:

si ottiene sulla scala S che sin 15° = 0,259 e immediatamente, grazie alla scala P, che
cos 15° = 0,966

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73
Le scale goniometriche
Ad esempio, se si vuole il conoscere il cateto minore di un triangolo rettangolo avente
cateto maggiore pari a 4 e ipotenusa pari a 5 si dovrà:

- preliminarmente operare la divisione tra cateto noto e ipotenusa ( 4 / 5 = 0,8 );

- individuare sulla scala D la tacca indicante 8;

- tramite il cursore individuare sulla scala P il corrispondente valore (pari a 0,6);

- ottenere il valore del cateto richiesto - che è pari a 3 - moltiplicando il valore di 0,6 or
ora determinato per il valore 5 (ipotenusa) in quanto valore normalizzante.

Vincenzo Di Guida - I regoli calcolatori


74
Le scale goniometriche
Nonostante tutti i metodi visti per estendere l’uso del regolo alla pressoché interezza dei
campi di esistenza delle funzioni goniometriche resta però del tutto evidente che col
regolo, in generale, si può ottenere il valore delle funzioni goniometriche per angoli
espressi, al più, al decimo di grado, al contrario delle tavole numeriche che, invece,
riportano gli angoli espressi con numerose cifre decimali.

Nei regoli, quindi, si hanno scale per le funzioni goniometriche che non o rono una
precisione elevatissima e presenti per consentire calcoli speditivi, in mancanza di
apposite tavole numeriche. o per quelle applicazioni che non richiedono notevole
precisione angolare.

In questo senso i regoli quindi, pur essendo su cienti per un gran numero di
applicazioni pratiche, non consentono di lavorare con la nezza angolare dei minuti di
grado o, addirittura, di loro sottomultipli (decimi di minuti e secondi di grado) risultando
inidonei per alcune applicazioni (es. i calcoli per determinare il punto nave che,
notoriamente, abbisognano di conoscere il valore delle funzioni goniometriche almeno al
decimo di minuto di grado).

In ne si consiglia, nel caso di formule che necessitino di calcoli concatenati in cui


compaia anche una qualche funzione goniometrica, conviene innanzitutto determinare il
valore della funzione goniometrica per poi procedere con le restanti operazioni.

Vincenzo Di Guida - I regoli calcolatori


75
fi
ffi
fi
ff
Le scale logaritmiche ed esponenziali

I regoli su cui è riportata la sola scala logaritmica L, com’è logico supporre, consentono
di determinare il logaritmo decimale (o di Briggs) di un dato valore e le potenze di base
10 (ossia i valori della funzione y = 10x).

Esiste però un’altra categoria di regoli, denominati Log Log, ossia quelli che riportano
più scale esponenziali (indicate con le lettere LL seguite da eventuali numeri), che
risultano idonei per calcolare non solo il logaritmo e l’esponenziale di un valore dato in
qualunque base, ma anche per determinare la potenza di qualunque numero in
qualsivoglia base e, all’inverso, la radice di qualunque indice per qualsivoglia numero
radicando.

Tali funzioni, in verità non strettamente necessarie in molteplici attività ingegneristiche,


possono comunque ritornare utili in altri ambiti scienti ci.

Iniziamo subito dai più semplici regoli che riportano la sola scala L ricordando che i
logaritmi trattati sono, in realtà, solo quelli decimali (o di Briggs) poiché le scale dei
regoli si basano su tale sistema di numerazione.

Vincenzo Di Guida - I regoli calcolatori


76
fi
Le scale logaritmiche ed esponenziali
Nel prosieguo, per semplicità di notazione, indicheremo i logaritmi decimali (o di Briggs)
con “Log”, quelli naturali (detti anche euleriani o anche neperiani) con “ln” e quelli in
altre basi con “logb” ossia, solo in quest’ultimo caso, indicando esplicitamente la base.

Per ottenere il logaritmo di un numero dato, è innanzi tutto necessario trasformarlo in


formato scienti co, ossia esprimendolo come mantissa moltiplicato 10 elevato a un
esponente (detto “caratteristica” del numero).

Ad esempio si ha:

2,1 = 2,1 x 100

2100 = 2,1 x 103

0,021 = 2,1 x 10-2

A questo punto è necessario ricordare che il logaritmo del prodotto tra più termini è pari
alla somma dei logaritmi dei singoli termini. Nei casi sopra esposti si ha:

Log 2,1 = Log (2,1 x 100) = Log 2,1 + Log 100 = Log 2,1 + 0

Log 2100 = Log (2,1 x 103) = Log 2,1 + Log 103 = Log 2,1 + 3

Log 0,021 = Log (2,1 x 10-2) = Log 2,1 + Log 10-2 = Log 2,1 - 2

Resta dunque evidente che il regolo servirà per trovare il logaritmo della sola mantissa.

Vincenzo Di Guida - I regoli calcolatori


77
fi
Le scale logaritmiche ed esponenziali
Per determinare, quindi, il logaritmo della mantissa 2,1 si opera collimando il cursore sul
valore 2,1 della scala D:

così che la scala L indicherà il valore di 0,322 (che è il logaritmo decimale di 2,1).

A questo punto si ha:

Log 2,1 = Log (2,1 x 100) = Log 2,1 + Log 100 = Log 2,1 + 0 = 0,322 + 0 = 0,322

Log 2100 = Log (2,1 x 103) = Log 2,1 + Log 103 = Log 2,1 + 3 = 0,322 + 3 = 3,322

Log 0,021 = Log (2,1 x 10-2) = Log 2,1 + Log 10-2 = Log 2,1 - 2 = 0,322 - 2 = - 1,678
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78
Le scale logaritmiche ed esponenziali
Chiaramente la scala L, usata all’inverso, può essere utilizzata per ricavare
l’esponenziale di base 10 ed esponente individuato sulla scala L. Il risultato sarà
individuato, grazie alla collimazione del cursore sulla scala D.

Ad esempio, se si vuole calcolare 100,5:

si ottiene sulla scala D il risultato pari a 3,16.

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79
Le scale logaritmiche ed esponenziali
Invece, se si volesse determinare il valore dell’esponenziale 104,5 , si dovrà prima
scomporre il dato di partenza sfruttando le proprietà degli esponenziali come segue:

104,5 = 10(0,5 + 4) =100,5 x 104

dove è evidente che il regolo interverrà solo nella determinazione del penultimo termine.

Si potrà scrivere dunque:

104,5 = 10(0,5 + 4) = 100,5 x 104 = 3,16 x 104


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80
Le scale logaritmiche ed esponenziali
Vediamo, in ne, il caso dell’esponenziale negativo. Ad esempio, se si volesse
determinare il valore dell’esponenziale 10-4,5 , si dovrà prima scomporre il dato di
partenza sfruttando le proprietà degli esponenziali come nel caso visto in precedenza:

10-4,5 = 10(0,5 - 5) =100,5 x 10-5

Si potrà scrivere dunque:

10-4,5 = 10(0,5 - 5) =100,5 x 10-5 = 3,16 x 10-5


Vincenzo Di Guida - I regoli calcolatori
81
fi
Le scale logaritmiche ed esponenziali

La limitazione che nei regoli riportanti la sola scala logaritmica L sia possibile calcolare i
soli logaritmi decimali e le sole potenze di base 10 è aggirabile.

Infatti è possibile ricavare il logaritmo in qualunque base, considerando i soli logaritmi in


base 10, ricordando le proprietà dei logaritmi e, in particolare, la regola per il
cambiamento di base:

logb(x) = Log(x) ÷ Log(b)

In particolare per i logaritmi naturali si ottiene:

ln(x) = Log(x) ÷ Log(e) = Log(x) ÷ 0,434

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82
Le scale logaritmiche ed esponenziali

Analogamente, è possibile calcolare l’esponenziale di numeri in qualunque base,


riportando tutto nell’alveo di esponenziali e logaritmi in base 10, sfruttando le proprietà
degli esponenziali e dei logaritmi assieme:

b x = 10xLog(b)

e, nel caso degli esponenziali di base “e”:

e x = 10xLog(e) = 100,434x

In entrambi i casi, tuttavia, come si può ben notare, si va ad aggravare i calcoli.

I regoli di tipo Log Log, con le loro molteplici scale LL, risolvono tale problema.

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Le scale logaritmiche ed esponenziali
Le scale LL possono essere utilizzate per elevare qualunque base a qualunque
esponente e per ricavare qualunque radice. Tali scale sono, inoltre, utili per calcolare i
logaritmi in qualunque base e le funzioni iperboliche.

In generale spesso i regoli Log Log hanno più scale LL così che è come se avessero
un’unica scala LL di lunghezza pari alla somma delle lunghezze delle scale possedute.

Ad esempio, se un regolo lungo 25cm ha tre scale LL, è come se avesse un’unica scala
LL della lunghezza di ben 75cm.

Ciò consente una più ampia possibilità di calcolo.

Essendo molteplici le scale LL sono numerate e di colore diverso se riguardano


esponenti di segno diverso.

Quelle in colore nero sono relative a potenze di esponente pari a x, 0,1x, 0,01x, etc.

Quelle in colore rosso sono relative a potenze di esponente pari a -x, -0,1x, -0,01x, etc.

Da annotare che spesso le scale LL sono scale basate sui logaritmi naturali (al contrario
della scala L che, come detto, si basa sui logaritmi decimali).

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Le scale logaritmiche ed esponenziali

Un esempio di regolo con scale Log Log è il seguente:

Nelle prossime tavole si vedrà, tramite esempi concreti, come utilizzare le scale LL.

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Le scale logaritmiche ed esponenziali

Vediamo ora il calcolo della potenza di un qualunque numero in qualunque base


ossia della funzione esponenziale:

y = bx

Il calcolo procederà secondo i seguenti step:

- Si individua la base b della potenza su una delle scale LL;

- Si collima il cursore sul valore della base;

- Si collima l’indice “1” della scala C dello scorrevole sul cursore;

- Si porta il cursore in corrispondenza del valore x dell’esponente preso sulla scala


C dello scorrevole;

- Si individua il risultato y, grazie al riscontro del cursore, sulla scala LL su cui era
stata individuata la base.

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Le scale logaritmiche ed esponenziali

Ad esempio, si voglia calcolare 34:

La base “3” della potenza è stata individuata sulla scala LL3 del regolo.

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Le scale logaritmiche ed esponenziali

A questo punto si fa scorrere il cursore di modo da collimare il numero “4”,


posizionato sullo scorrevole, costituente l’esponente:

Il risultato, pari a 81, sarà individuato dal riferimento dato dalla nuova posizione
del cursore sulla scala LL3.
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Le scale logaritmiche ed esponenziali

Il procedimento, condotto all’inverso, consente di ricavare le radici di qualunque


indice per qualsivoglia radicando.

Vediamo ora il calcolo della radice di indice qualunque ossia della funzione:

b=x y

Il calcolo procederà secondo i seguenti step:

- Si individua il radicando y su una delle scale LL;

- Si collima il cursore sul valore del radicando;

- Si collima l’indice “x” della radice individuato sulla scala C dello scorrevole;

- Si porta il cursore in corrispondenza del valore “1” preso sulla scala C dello
scorrevole;

- Si individua il risultato “b”, grazie al riscontro del cursore, sulla scala LL su cui era
stata individuata il radicando.

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Le scale logaritmiche ed esponenziali

Ad esempio si voglia determinare 4 625

Si individua, su una delle scale LL (in questo caso è la LL3) il valore 625 del
radicando e, tramite la collimazione del cursore, si collima l’indice 4 della radice
sulla scala C:

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Le scale logaritmiche ed esponenziali

Trasportando il cursore in corrispondenza dell’indice “1” della scala C sullo


scorrevole:

Si ottiene il risultato, pari a 5, è individuato dal cursore in corrispondenza della scala


LL3.

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Le scale logaritmiche ed esponenziali
Può capitare che il calcolo della potenza o della radice porti il riferimento preso sulla
scala C dello scorrevole fuori dalle scale LL riportate sulla parte ssa del regolo.

Ad esempio si voglia calcolare 1,53

Si avrebbe (si noti che la base - pari a 1,5 - si trova sulla scala LL2):

Si nota subito che il numero 3 sullo scorrevole è nito fuori scala.


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fi
Le scale logaritmiche ed esponenziali

In tale caso, si prende come riferimento di inizio dello scorrevole l’indice “1” di
destra:

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Le scale logaritmiche ed esponenziali

Trascinando il cursore in corrispondenza del numero 3 dello scorrevole:

Troveremo il risultato - pari a 3,37 - sulla scala LL3.

Dunque aver preso come riferimento l’indice di destra dello scorrevole anziché
quello di sinistra, ha causato il salto di una scala - da LL2 a LL3 - per la corretta
lettura del risultato.
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Le scale logaritmiche ed esponenziali
Analogamente può capitare che il calcolo della radice porti il riferimento preso sulla
scala C dello scorrevole fuori dalle scale LL riportate sulla parte ssa del regolo.

Ad esempio si voglia calcolare 2,5 10,25

Si avrebbe (si noti che il radicando - pari a 10,25 - si trova sulla scala LL3):

Si nota subito che l’indice sinistro “1” dello scorrevole è nito fuori scala.
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Le scale logaritmiche ed esponenziali

In tale caso, si prende come riferimento di inizio dello scorrevole l’indice “1” di
destra:

Ottenendosi il risultato, individuato dal cursore e pari a 2,54, sulla scala LL2
piuttosto che sulla LL3 di partenza.

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Le scale logaritmiche ed esponenziali
Si voglia ora calcolare 3-4.

Dato che l’esponente è negativo, si dovrà ancora utilizzare la scala LL3 (quella di
colore nero) in partenza ma si userà la scala in rosso LL03 come scala di arrivo:

La base “3” della potenza è stata normalmente individuata sulla scala LL3 del
regolo.
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Le scale logaritmiche ed esponenziali
A questo punto si fa scorrere il cursore di modo da collimare il numero “4”,
costituente l’esponente (a meno del segno), sulla scala C dello scorrevole:

Il risultato - pari a 0,0123 - sarà individuato dal riferimento dato dalla nuova
posizione del cursore sulla scala in rosso LL03 (giacché l’esponente era
negativo).
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Le scale logaritmiche ed esponenziali
Facciamo ora un esempio di radice con indice negativo.

Si voglia calcolare 3-1/4 ossia −4 3

Dato che l’esponente è negativo, si dovranno utilizzare le scale LL in rosso come


scale di arrivo:

Il radicando “3” della radice è stata normalmente individuata sulla scala LL3 del
regolo mentre l’indice della radice “-4”, a meno del segno, sulla scala C dello
scorrevole.
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Le scale logaritmiche ed esponenziali
Il risultato, atteso che l’indice della radice era negativo, si troverà sulle scale LL in
rosso e precisamente, considerato che si è dovuto utilizzare il riferimento “1” di
destra dello scorrevole invece che quello consuetò di sinistra, sarà sulla scala LL02
piuttosto che sulla scala LL03. Si deve considerare, cioè, un salto di scala.

Collimando il cursore, la scala LL02 restituisce 0,76 come risultato.

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Le scale logaritmiche ed esponenziali

Vediamo ora il calcolo del logaritmo in qualunque base ossia della funzione:

x = logb(y)

Il calcolo procederà secondo i seguenti step:

- Si individua la base del logaritmo su una delle scale LL;

- Si collima il cursore sul valore della base;

- Si collima l’indice “1” della scala C dello scorrevole sul cursore;

- Si individua il valore dell’argomento y del logaritmo sulla scala LL su cui era stata
individuata la base;

- Si porta il cursore in corrispondenza del valore dell’argomento;

- Si individua il risultato x, grazie al riscontro del cursore, sulla scala C dello


scorrevole.

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Le scale logaritmiche ed esponenziali
Ad esempio si determini:

x = log3(81)

- Si individua la base del logaritmo su una delle scale LL;

- Si collima il cursore sul valore della base;

- Si collima l’indice “1” della scala C dello scorrevole sul cursore;

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102
Le scale logaritmiche ed esponenziali
- Si individua il valore dell’argomento y del logaritmo sulla scala LL su cui era stata
individuata la base;

- Si porta il cursore in corrispondenza del valore dell’argomento;

- Si individua il risultato x, grazie al riscontro del cursore, sulla scala C dello


scorrevole.

Il risultato è 4.

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Le scale logaritmiche ed esponenziali
Vediamo cosa accade se la base del logaritmo è su una scala LL mentre
l’argomento su un’altra. Ad esempio si determini:

x = ln(1,5) = loge(1,5)

- Si individua la base del logaritmo su una delle scale LL (in questo caso LL3);

- Si collima il cursore sul valore della base;

- Si collima l’indice “1” della scala C dello scorrevole sul cursore;

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Le scale logaritmiche ed esponenziali
- Si individua il valore dell’argomento y del logaritmo su altra scala LL (in questo
caso LL2) rispetto a quella su cui era stata individuata la base;

- Si porta il cursore in corrispondenza del valore dell’argomento;

- Si individua il risultato x, grazie al riscontro del cursore, sulla scala C dello


scorrevole tenendo presente il salto di scala.

Il risultato è 0,405.

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Le scale logaritmiche ed esponenziali
Se l’argomento del logaritmo è compreso tra zero e uno, allora si utilizzeranno per
esso le scale in rosso e il risultato del logaritmo sarà negativo.

Ad esempio si determini: x = ln(0,5) = loge(0,5)

- Si individua la base del logaritmo su una delle scale LL (in questo caso LL3);

- Si collima il cursore sul valore della base;

- Si collima l’indice “1” della scala C dello scorrevole sul cursore;

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Le scale logaritmiche ed esponenziali
- Si individua il valore dell’argomento y del logaritmo su una delle scale LL in rosso
(in questo caso LL02) per cui, essendo rossa la scala, il risultato sarà negativo.

- Si porta il cursore in corrispondenza del valore dell’argomento;

- Si individua il risultato x, grazie al riscontro del cursore, sulla scala C dello


scorrevole tenendo presente che in questo caso c’è stato un salto di scala e che il
risultato dovrà essere negativo:

Si ha, quindi: ln(0,5) = − 0,69.


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Le scale logaritmiche ed esponenziali
Si calcoli il medesimo logaritmo stavolta, però, in base 10:

x = Log(0,5) = log10(0,5)

- Si individua la base del logaritmo su una delle scale LL (in questo caso LL3);

- Si collima il cursore sul valore della base;

- Si collima l’indice “1” della scala C dello scorrevole sul cursore;

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108
Le scale logaritmiche ed esponenziali
- Si individua il valore dell’argomento y del logaritmo su una delle scale LL in rosso
(in questo caso LL02) per cui, essendo rossa la scala, il risultato sarà negativo.

- Si porta il cursore in corrispondenza del valore dell’argomento;

- Si individua il risultato x, grazie al riscontro del cursore, sulla scala C dello


scorrevole tenendo presente che in questo caso c’è stato un salto di scala e che il
risultato dovrà essere negativo:

Si ha, quindi: Log(0,5) = − 0,3.


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Le scale logaritmiche ed esponenziali
Un cenno alle funzioni iperboliche:

Le scale esponenziali Log Log risultano anche utili per determinare i valori delle
funzioni iperboliche:

sinh(x) = (e x − e −x) ÷ 2

cosh(x) = (e x + e −x) ÷ 2

tanh(x) = sinhx ÷ coshx = (e x − e −x) ÷ (e x + e −x)

nonché delle loro reciproche.

L’interesse in tali funzioni risulta in alcune applicazioni, come il campo delle


costruzioni civili dove, ad esempio, la con gurazione assunta da una fune ancorata
agli estremi è soggetta al solo peso proprio o la forma di un arco sollecitato solo a
compressione, è proprio data da alcune tra queste funzioni.

Non sarà sfuggito che, una volta impostato il cursore per un determinato valore di ex
su una delle scale LL (quelle in colore nero), il corrispondente valore di e-x si trova
sulla scala LL0 (quelle in colore rosso) senz’altro movimento da fare.
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Note nali
Come già chiesto in passato per la prima release, dato che anche questa
seconda versione può essere a itta da possibil errori e refusi, prego
cortesemente di segnalarli indicando la pagina e l’errore in sé alla mail:

studio.diguida@yahoo.it

Saranno, inoltre, molto graditi eventuali suggerimenti ed osservazioni che


potranno essere inviati sulla stessa casella di posta elettronica.

Questo documento è freeware e quindi può essere liberamente utilizzato e


distribuito, anche per scopi didattici, senza limitazioni e preventiva autorizzazione
dell’autore.

La sola limitazione posta è quella di non modi carlo in alcuna sua parte e in caso
d’utilizzo, anche solo di parti di esso, si chiede di citarne la fonte (in tal caso sarà
gradita una email di cortesia).

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