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Divina Commedia – Purgatorio

Canto I

Attività dalla fotocopia

La narrazione
1. Indica i versi corrispondenti alle sequenze del canto qui elencate:
a. Proemio: vv. 1-12
b. Descrizione del luogo: vv. 13-30
c. Apparizione e descrizione di Catone: vv. 31-39
d. Dialogo tra Virgilio e Catone: vv. 40-108
e. Inizio del viaggio in Purgatorio: vv. 109-139

2. Perché Catone si stupisce di vedere Dante e Virgilio, e perché concede loro di proseguire il
cammino?

Dopo aver distolto lo sguardo dal cielo e dalle sue costellazioni, Dante si rende conto che vicino a lui si trova
un vecchio solitario che, secondo la descrizione del poeta fiorentino ispirava lo stesso rispetto che un padre
ispira al figlio. Dopo una breve descrizione della figura di Catone, Dante passa alla descrizione del
rimprovero che Catone stesso fa ai due pellegrini. Il “veglio”, così come Dante definisce Catone, si rivolge
subito ai due chiedendo loro chi essi siano, scambiandoli per due dannati che risalendo il corso del fiume
sotterraneo sono fuggiti dall’Inferno. Chiede chi li abbia guidati fin lì, facendoli uscire dalle profondità della
Terra, domandandosi se le leggi infernali siano prive di valore o se in Cielo sia stato deciso che i dannati
possono accedere al Purgatorio. Dopo questo discorso di Catone, si può ben capire perché il custode
infernale si stupisce di vedere i due pellegrini. Catone è stupito da fatto che non vi dovrebbero essere
anime destinate al purgatorio su quella spiaggetta. Le anime destinate al Purgatorio dopo la morte si
raccolgono alla foce del Tevere e attendono che un angelo nocchiero le raccolga su una barchetta e le porti
all'isola dove sorge la montagna. Qui arrivano su una spiaggia e sono probabilmente accolte da Catone
l'Uticense che del secondo regno è il custode; quindi alcune attendono nell'Antipurgatorio un tempo che
varia a seconda della categoria di penitenti cui appartengono. Successivamente al rimprovero Catoniano,
prende la parole Virgilio che afferra Dante e lo induce al inginocchiarsi di fronte a Catone, abbassando lo
sguardo in segno di deferenza. Virgilio afferma di non essere venuto per sua volontà ma è stato invitato da
tre donne beate, la vergine Maria, santa Lucia e la beata Beatrice ad accompagnare il poeta fiorentino nel
suo viaggio verso Dio attraversando i tre regni ultraterreni. Però Virgilio rende noto che Dante non è un
dannato che è uscito dall’inferno “illegalmente”, né sono cambiate le leggi divine. Lui è un mortale che non
è ancora arrivato al suo ultimo sospiro. Virgilio continuando con il suo discorso cerca di guadagnare la
grazia e il relativo permesso di continuare il viaggio riportando alla memoria del custode del secondo regno
la moglie Marzia, nei confronti della quale Catone è sempre stato fedele e rispettoso. Catone risponde di
aver molto amato Marzia in vita, tanto che la donna ottenne sempre da lui ciò che voleva, ma adesso che è
confinata al di là dell'Acheronte non può più commuoverlo, in forza di una legge che fu stabilita quando lui
fu tratto fuori dal Limbo. Tuttavia, poiché Virgilio afferma di essere guidato da una donna del Paradiso (la
beata Beatrice), è sufficiente invocare quest'ultima e non c'è bisogno di ricorrere a lusinghe.

3. Quale indicazione al proseguimento del viaggio Catone fornisce ai pellegrini ai vv. 106-108?
Dopo aver consigliato a Virgilio il modo il cui pulire e sistemare Dante prima di presentarlo all’Angelo
Guardiano, Catone da anche delle indicazioni ai due viandanti al fine di proseguire il viaggio. Catone
suggerisce loro di non continuare il viaggio per la via della spiaggia, ma suggerisce loro di seguire il sole, che
sorgerà tra pochi istanti. Sarà proprio il sole a indicare la direzione da seguire al fine di provare un facile
accesso al monte del Purgatorio. Dopo questo suo ultimo consiglio, Catone svanì. Quindi Dante si potè
alzare, e in questo momento risvolse il suo sguardo verso la sua guida, Virgilio.

4. Quale rito deve compiere Dante prima di intraprendere la salita alla montagna del purgatorio?

Catone, prima di svanire consiglia a Virgilio il modo in qui presentare il mortale, Dante davanti all’Angelo
Guardiano. Dopo averli spronati a proseguire, Catone raccomanda Virgilio di cingere i fianchi di Dante con
un giunco liscio e di lavargli il viso, togliendo da esso ogni segno dell'Inferno, poiché non sarebbe
opportuno presentarsi in quello stato davanti all'angelo guardiano alla porta del Purgatorio. L'isola su cui
sorge la montagna, nelle sue parti più basse dov'è battuta dalle onde, è piena di giunchi che crescono nel
fango, in quanto tale pianta è l'unica che può crescere lì col suo fusto flessibile. Dopo che i due avranno
compiuto tale rito non dovranno tornare in questa direzione, ma seguire il corso del sole che sta sorgendo e
trovare così un facile accesso al monte. Alla fine delle sue parole Catone svanisce e Dante si alza senza
parlare, accostandosi a Virgilio.

5. Presenta il personaggio di Catone secondo il ritratto fisico e morale che ci fornisce Dante?

Dante e Virgilio, usciti dalle viscere infernali, giungono sulla spiaggia del monte del Purgatorio, dove vi sono
le anime dei peccatori che anche nell’ultimo momento di vita si sono pentiti delle loro azioni. È proprio sul
monte del purgatorio che le anime si “purgano” dai loro peccati. I due pellegrini si ritrovano in
un’atmosfera chiara e serena, alle prime luci dell’alba. È in questa ambientazione che si colloca l’incontro
del poeta con il primo dei personaggi del Purgatorio. Quest’ultimo è Marco Porcio Catone. Lui morì suicida
nella battaglia a Utica contro l’avversario Cesare, per la sua volontà di essere e restare libero. Catone
Uticense è rappresentato come un “veglio” solo che è degno di tanto rispetto come quello di un figlio per il
padre. Inoltre il suicida romano viene rappresentato maturo e severo, con capelli e una lunga barba
brizzolati. Da un punto di vista morale, nella figura di Catone è possibile individuare le quattro virtù
cardinali: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza. Sono queste che illuminano il suo volto e che delineano
la volontà divina. Catone, sia nell’aspetto che nei suoi intenti morali, viene come paragonato ad un
sacerdote, che interroga il peccatore. il custode del purgatorio è portatore del messaggio della libertà
morale, anche dovuto al fatto che non volle piegarsi alle volontà cesariane fuggendo con il suicidio. È
proprio in virtù della libertà morale, che l’azione catoniana non viene punita. È possibile paragonare la
figura di Catone Uticense con quella di Pier delle Vigne. Ma se il primo si salva dalle pene infernali in quanto
la sua azione è compiuta per libertà morale, il secondo distrugge il proprio corpo e il proprio destino poiché
vittima delle accuse infamanti contro di lui. Ma ciò che condanna severamente Pier delle Vigne è la sua
debolezza, la sua paura di affrontare i suoi accusatori e di non ricorrere ai tribunali per non ferire
ulteriormente la sua dignità, prendendo così la disperata decisione di porre fine alle sue sofferenze in un
atto considerato di estrema viltà e assolutamente ingiustificato. Il suicidio del consigliere imperiale è
inaccettabile in quanto atto di superbia dell’uomo.

I temi
6. Quali temi ideali, morali e teologici si concentrano nella figura di Catone?

Da un punto di vista morale, nella figura di Catone è possibile individuare le quattro virtù cardinali:
prudenza, giustizia, fortezza, temperanza. Sono queste che illuminano il suo volto e che delineano la
volontà divina. Catone, sia nell’aspetto che nei suoi intenti morali, viene come paragonato ad un sacerdote,
che interroga il peccatore. il custode del purgatorio è portatore del messaggio della libertà morale, anche
dovuto al fatto che non volle piegarsi alle volontà cesariane fuggendo con il suicidio. È proprio in virtù della
libertà morale, che l’azione catoniana non viene punita. È possibile paragonare la figura di Catone Uticense
con quella di Pier delle Vigne. Ma se il primo si salva dalle pene infernali in quanto la sua azione è compiuta
per libertà morale, il secondo distrugge il proprio corpo e il proprio destino poiché vittima delle accuse
infamanti contro di lui. Ma ciò che condanna severamente Pier delle Vigne è la sua debolezza, la sua paura
di affrontare i suoi accusatori e di non ricorrere ai tribunali per non ferire ulteriormente la sua dignità,
prendendo così la disperata decisione di porre fine alle sue sofferenze in un atto considerato di estrema
viltà e assolutamente ingiustificato. Il suicidio del consigliere imperiale è inaccettabile in quanto atto di
superbia dell’uomo. Vi è dire che nel medioevo la cultura teologica non ebbe verso il suicidio la stessa
posizione che si ebbe con la controriforma. lo stesso santo Tommaso ammise che il suicida che pone fine
alla sua vita per dare esempio di fortezza e disprezzo della morte è illuminato dalla divina espirazione.

7. A quali personaggi dell’Inferno potresti paragonare Catone per:


a. Analogia di ruolo: Il Minotauro
b. Analogia di personalità: Pier delle Vigne

Le forme

8. Indica quali caratteristiche tipiche del proemio sono presenti ai vv. 1-12.

È possibile osservare come anche nel purgatorio, così come nell’inferno vi sia un proemio. Nell’inferno, ad
assumere un ruolo proemiale, erano i primi due canti. Lo stesso avviene anche nel purgatorio. Però, se
nell’inferno il proemio si concentra nei primi 2 canti, nel purgatorio ad avere la finzione proemiale sono
solo i primi 12 versi del primo canto. Un secondo proemio, d'altronde era di dovere, in quanto iniziando
nella descrizione di un nuovo regno ultraterreno bisognava spiegare a quei lettori che non avevano
completato l’inferno cosa stesse succedendo. Il proemio del purgatorio presenta le caratteristiche di un
nuovo esordio che si concentra in due punti principali: uno è la protasi dove viene esposto l'argomento che
verrà trattato che nel caso del primo Canto del Purgatorio corrisponde ai versi 1-6;l’altro è Invocazione alle
Muse che in questo Canto è rintracciabile nei versi 7-12. Dante, nella sua seconda cantica della Divina
Commedia, decide fi fare l’invocazione alla musa dedicandola a Calliope. Quest’ultima era la musa
protettrice della poesia epica. Attraverso questa figura, Dante può rievocare il mito delle figlie di Pierio, il re
di Tessaglia. Esse, secondo la mitologia, ebbero la presunzione di sfidare le Muse in una gara di canto e
furono vinte proprio dalla voce melodiosa di Calliope che, per punirle, le trasformò in gazze dal canto
stridulo. In questo modo, il poeta pone l’intera cantica, sotto l’ammonimento nei confronti della superbia.
Senza l’umiltà, infatti, non potrebbe compiersi la salvezza delle anime, fine ultimo del secondo regno
ultraterreno.

9. Sottolinea nel testo parole ed espressioni che descrivano l’atmosfera di luce e di aria aperta del
Purgatorio, in contrapposizione all’oscurità sotterranea dell’inferno.
“Dolce color d’oriental zaffiro” (v13)

“che s’accoglieva nel sereno aspetto del mezzo” (v.14-15)

“Lo bel pianeto che d’amar conforta faceva tutto rider l’oriente” (v.19-20)

“quattro stelle non viste mai fuor ch’a la prima gente” (v.23-24)

“Goder pareva ‘l ciel di lor fiammelle” (v.25)

“là onde il Carro già era sparito” (v.30)

“Li raggi de le quattro luci sante fregiavan sì la sua faccia di lume” (v.38-39)

“vinceva l'ora mattutina” (v.115)

10. In che cosa consiste la “captatio benevolentiae” ai vv. 70-84?

Successivamente ai rimproveri di Catone ai due poeti, Virgilio inizia a parlare descrivendo inizialmente la
situazione in cui si trovano i due pellegrini. Virgilio spiega che Dante è un mortale il cui viaggio è voluto
dalla grazia divina, mentre lui stesso appartiene al limbo e quindi non è sotto la giurisdizione del Minotauro
che affida le pene infernali. Virgilio trae dalla descrizione della sua condizione lo spunto per parlare della
moglie di Catone, Marzia. Virgilio continuando con il suo discorso cerca di guadagnare la grazia e il relativo
permesso di continuare il viaggio riportando alla memoria del custode del secondo regno la moglie Marzia,
nei confronti della quale Catone è sempre stato fedele e rispettoso. Catone risponde di aver molto amato
Marzia in vita, tanto che la donna ottenne sempre da lui ciò che voleva, ma adesso che è confinata al di là
dell'Acheronte non può più commuoverlo, in forza di una legge che fu stabilita quando lui fu tratto fuori dal
Limbo. È proprio in questa parte del discorso di Virgilio che si ritrova la captatio benevolentiae. In essa il
poeta latino ricorda a Catone il suo suicidio come atto di suprema protesta per la libertà politica, gli
rammenta che lui è comunque salvo e cita la moglie Marzia che lui ha conosciuto nel Limbo, promettendo
di parlarle di lui se Catone li ammetterà nel Purgatorio.

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