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Martin Buber, filosofo ebreo tedesco, nacque a Vienna nel 1878, ma trascorse la sua infanzia a Lemberg, in Galizia, nella casa dei nonni paterni, dove fu portato allet di tre anni, quando i suoi genitori si separarono, entrando cos in contatto con una raffinata cultura ebraica, poich il nonno Salomon era un illustre studioso della tradizione ebraica. Ancora pi importante, come confessa lui stesso, fu linfluenza della nonna Adele, donna intelligente e colta, che infuse in lui lamore per la parola.
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Negli anni delladolescenza Buber era comunque pi interessato alla cultura filosofica laica: egli stesso racconta con quanta passione lesse, a quindici anni, i Prolegomeni ad ogni metafisica futura che si presenter come scienza di Immanuel Kant e, a diciassette, Cos parl Zarathustra di Friedrich Nietzsche.
Martin Buber inizi gli studi di filosofia a Vienna e li prosegu poi a Lipsia, a Zurigo e infine a Berlino, dove segu le lezioni di Georg Simmel (1858-1918) e Wilhelm Dilthey (1833-1911), i quali molto incisero sulla sua formazione.
A Lipsia, nel 1898, ader al movimento sionista fondato da Theodor Herzl (1860-1904), di cui poi divenne membro attivo a Berlino, ottenendo anche la direzione dellorgano ufficiale del movimento, la rivista Die Welt. Fin dallinizio, tuttavia, Buber tenne nel movimento una posizione ben diversa da quella politica del fondatore, interpretando piuttosto posizioni di sionismo culturale e spirituale.
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Egli mantenne tali posizioni per tutta la vita, difendendo con sempre maggior convinzione lideale di una pacifica convivenza fra Arabi ed Ebrei.
Nel 1899, a Zurigo, egli conobbe la giovane scrittrice Paula Winkler, che divenne poi sua moglie. Con lei pot vivere sempre in intensa comunione, non solo affettiva, ma anche intellettuale. Sempre nel 1899, egli ader al movimento Die neue Gemeinschaft, nel quale incontr Gustav Landauer (1870-1919): la grande amicizia con questo straordinario e affascinante pensatore politico e rivoluzionario utopista segn profondamente la vita di Buber e il suo pensiero politico.
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Nel 1902 partecip alla fondazione della casa editrice Jdisce Verlag. Inoltre, insieme con Franz Kafka (1883-1924), Max Brod (1884-1964) e altri, collabor con il circolo praghese Bar Kochba.
Professore di Scienza della religione ed etica ebraica alluniversit di Francoforte dal 1925 al 1933, dopo lavvento del nazismo perde la sua cattedra e nel 1938 si trasferisce a Gerusalemme, dove ricopre la cattedra di Filosofia sociale fino al 1951.
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Qui riprende il suo programma per leducazione degli adulti, iniziato a Francoforte negli anni in cui il nazismo ha escluso gli ebrei dalle scuole.
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Nel 1923 pubblica una delle opere pi famose, Io e Tu, proprio nellanno in cui comincia ad insegnare a Francoforte.
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Nel 1925 incontra Franz Rosenzweig, con il quale inizia a tradurre la Bibbia ebraica (impresa che, dopo la morte prematura dellamico, porter a termine da solo a Gerusalemme nel 1961).
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Conclusa e pubblicata la traduzione, nel 1961 Gershon Scholem rivolse a Buber una obiezione sulla opportunit di tale impresa, in seguito alla catastrofe subita dagli ebrei tedeschi, i probabili destinatari di tale traduzione. In realt, la nuova versione della Bibbia ebraica era indirizzata agli uomini in generale, anzi alluomo occidentale, in particolare alluomo tedesco sprofondato nella sua crisi. Ecco perch Buber ritenne non inutile continuarla e pubblicarla.
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Gi nel 1927 visita Gerusalemme, ma ritorna presto in Europa, dove stringe amicizia con il teologo svizzero Leonhard Ragaz.
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Fra gli scritti successivi, meritano senzaltro di esser ricordati: Il problema delluomo (1943) ed Eclissi di Dio (1952),
oltre che i suoi interessantissimi studi sul chassidismo, ovvero su quel movimento dellebraismo europeo orientale sorto nel XVIII secolo e caratterizzato dallimportanza attribuita allazione.
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In particolare nellopera Il problema delluomo, egli analizza dettagliatamente la crisi delluomo contemporaneo, confrontandosi con le proposte di superamento avanzate da altri, come Edmund Husserl (18591938), Martin Heidegger (1889-1976) e Max Scheler (1874-1928).
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I due motivi centrali del suo pensiero sono, infatti, il chassidismo, da un lato, e la concezione dialogica, dallaltro.
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Al chassidismo, concepito come dialogo tra cielo e terra, come espressione di fede vissuta non intellettualisticamente o legalisticamente ma come santificazione del quotidiano,
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sono dedicate numerose sue opere, fra le quali La leggenda del Baal Shem (1908),
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La concezione dialogica, invece, applicata da Buber sia allinterpretazione della storia e della coscienza ebraiche, come dialogo tra il popolo e Dio espresso nellalleanza, e in cui le leggi sono soltanto la risposta umana,
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sia, pi in generale, alla filosofia dellesistenza, che egli enuncia soprattutto in Io e tu (1923).
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Secondo Buber il senso fondamentale dellesistenza umana da rintracciarsi nel principio dialogico, cio nella capacit di stare in relazione totale con la natura, con gli altri uomini e con le entit spirituali, ponendosi in un rapporto Io-Tu.
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Al mondo della relazione personale e della libert si contrappone il mondo dellesperienza, della causalit dellaltro da s inteso come oggetto manipolabile, in un rapporto Io-Esso.
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Luomo autentico, quindi, si definisce come persona che nella relazione Io-Tu prende coscienza di s come soggettivit.
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In altre parole, Buber elabora innanzitutto una prospettiva di pensiero il cui cardine sono i temi del dialogo e della relazione.
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Infatti, a partire dallidea secondo cui luomo non una sostanza, ma una fitta trama di rapporti e di relazioni, egli pervenuto a quella che si potrebbe definire una sorta di relazionismo personalista.
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Ad avviso di Buber, dunque, il mondo duplice, giacch luomo pu porsi dinanzi allessere in due modi distinti, richiamati dalle due parole-base (Grundworte) che pu pronunciare al suo cospetto: Io-Tu e Io-Esso.
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Di primo acchito, si potrebbe essere indotti a pensare che la parola Io-Tu alluda ai rapporti con gli altri uomini e la parola Io-Esso si riferisca invece a quelli con le cose inanimate. In realt la questione pi complessa, in quanto lEsso pu comprendere anche Lui o Lei.
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LIo-Esso, allora, finisce piuttosto per coincidere con lesperienza, concepita come lambito dei rapporti impersonali, strumentali e superficiali con lalterit sia umana sia extraumana.
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Tale schema dualistico corrispondente almeno in parte a quello prospettato da Marcel tra essere e avere presuppone che lIo dellIo-Esso sia lindividuo, mentre lIo dellIo-Tu sia la persona: con la precisazione, per, che nessun uomo pura persona, nessuno pura individualit. [] Ognuno vive nellIo dal duplice volto (Io e Tu).
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Agli occhi di Buber, lIo autentico (la persona) si costituisce unicamente rapportandosi con le altre persone sullo sfondo vi la lezione hegeliana (Fenomenologia dello Spirito) dellautocoscienza che si relaziona ad altre autocoscienze , giacch lIo si fa Io solo nel Tu.
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Ma asserire che la realt umana costitutivamente relazione equivale a dire che essa costitutivamente dialogo, per cui, se la dimensione dellIo-Esso la superficiale dimensione del possesso e dellavere, la dimensione dellIo-Tu, di contro, la profonda ed intima dimensione del dialogo e dellessere: Io-Tu corrisponde allessere, Io-Esso allavere.
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Tale dialogo trova la sua compiuta manifestazione nel rapporto teandrico, ovvero nel rapporto istaurantesi fra lIo e Dio stesso: ogni singolo Tu un canale di osservazione verso il Tu eterno. Attraverso ogni singolo Tu la parola-base si indirizza alleterno (Io e Tu).
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Un Tu eterno, che non pu esser ridotto in nessun caso allEsso, ossia ad oggetto di possesso e di conoscenza: guai a colui che invasato a tal punto da credere di possedere Dio, ammonisce Buber.
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Di conseguenza, il Dio-oggetto della teologia un falso Dio: il vero Dio, quello vivente della Bibbia, un Tu con cui si parla e non un Tu di cui si parla, un Dio a cui luomo rende testimonianza non gi con la scienza, bens con il suo impegno nel mondo a favore del prossimo:
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Quando io ero bambino, lessi una vecchia leggenda ebraica che allora non potevo capire. Raccontava nientaltro che questo: dinanzi alle porte di Roma sta seduto un mendicante lebbroso ed aspetta. il messia.
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Mi recai allora da un vecchio e gli chiesi: che cosa aspetta? e il vecchio mi dette la risposta chio allora non capii e che ho imparato a capire molto pi tardi. Egli mi disse: Te.
Sette discorsi sullebraismo
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Nel suo scritto Eclissi di Dio. Considerazioni sul rapporto tra religione e filosofia, Buber nota come attraverso i tempi si sia eccessivamente abusato della parola Dio, a tal punto che il suo significato diventato opaco e vuoto;
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ci non toglie, tuttavia, che tutte le volte che qualcuno la impiega per riferirsi al Tu assoluto, allora essa acquista un insostituibile valore esistenziale.
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Contrapponendosi con forza a Nietzsche e al nichilismo moderno, sfociante nellateismo, Buber dichiara che Dio non definitivamente morto, ma si solo temporaneamente eclissato (non del tutto diversamente, Horkheimer di fronte alle atrocit del nazismo aveva parlato di eclissi della ragione): da ci nasce la fiducia nel Suo ritorno.
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Leclissi della luce di Dio non lestinguersi, gi domani ci che si frapposto potrebbe ritirarsi (Leclissi di Dio): in particolare, ci che si temporaneamente frapposto tra noi e Dio, eclissandoLo, per cos dire la nube dellEsso e dellEgo, nube che fa s che il profondo rapporto Io-Tu sia oscurato da quello superficiale Io-Esso.
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Buber ha riproposto inoltre, con grande attenzione, la questione dellidentit ebraica. Quali sono le caratteristiche dellebraismo? Una prima caratteristica la coscienza della scissione e lanelito allunit; una seconda la ricerca di una relazione tra morale e religione, intendendo la religiosit come azione e come spinta messianica verso il futuro.
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Questi princpi unit, azione e futuro sono i princpi validi anche per lumanit: un autentico ritorno allebraismo coincide per lui ad un ritorno verso la vera umanit.
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Linflusso di Buber stato notevole in pensatori cristiani, come Gabriel Marcel e Paul Tillich (a sua volta presente un influsso cristiano in Buber).
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Egli fu del resto uno dei pensatori ebrei che pi legittimarono il cristianesimo come via di redenzione.
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Tra le altre numerose opere si ricordano: Mos (1946), Sentieri in Utopia (1950), Immagini del bene e del male (1952).
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Interessante pure un breve testo che, come suggerisce il sottotitolo, rientra nello spirito del chassidismo: Il cammino delluomo secondo linsegnamento chassidico.
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Una famosa raccolta di scritti pubblicata con il titolo molto significativo Il principio dialogico e altri saggi: tra gli altri figura proprio Io e Tu, che noi cercheremo di affrontare insieme.
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Martin Buber muore a Gerusalemme, in giorno di sabato, il 13 giugno 1965, a ottantasette anni, sazio di giorni.
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