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DONAMI IL TUO CUORE, TI DARO' I MIEI OCCHI

- Orizzonti di speranza -
Marko Ivan Rupnik SJ

Tutto dipende dalla luce


La questione è molto seria: come avere la possibilità e come essere abilitati a leggere, a vedere,
a intuire nel male il bene.
Fino a un certo punto nella vita si può andare avanti con le metafore, ma quando l'ombra della
croce colpisce la tua vita non è così automatico riuscire a dire "sono nella notte ma riesco a
vedere". Allora ci vuole davvero un'arte, si deve essere artisti spirituali per essere in grado di
trovare un senso nella notte, nella notte della vita, quando il dolore si fa fitto e denso, quando le
tante domande di dubbio ci assalgono.
Mi sembra che possa essere un buon inizio cominciare da un brano molto bello, tratto dal libro
dei Numeri, in cui si racconta di quando il re di Moab chiama il profeta Balaam per maledire il
popolo ebraico nell'esodo dall'Egitto. Balaam era un profeta famoso per le sue maledizioni e le
sue benedizioni che raggiungevano sempre l'obiettivo e siccome il re di Moab aveva una grande
paura degli Ebrei, aveva pensato di chiamarlo per maledire e far ritirare gli Ebrei. Dio però dice
a Balaam di non andare, ma dopo una seconda delegazione del re di Moab, Balaam parte e
questo è quello che gli accade:

L'angelo del Signore si pose sulla strada per ostacolarlo. Egli cavalcava l'asina e aveva con sé
due servitori. L'asina, vedendo l'angelo del Signore che stava sulla strada con la spada
sguainata in mano, deviò dalla strada e cominciò ad andare per i campi. Balaam percosse
l'asina per rimetterla sulla strada. Allora l'angelo del Signore si fermò in un sentiero infossato
tra le vigne, che aveva un muro di qua e un muro di là. L'asina vide l'angelo del Signore, si
serrò al muro e strinse il piede di Balaam contro il muro e Balaam la percosse di nuovo.
L'angelo del Signore passò di nuovo più avanti e si fermò in un luogo stretto, tanto stretto che
non vi era modo di ritirarsi né a destra, né a sinistra. L'asina vide l'angelo del Signore e si
accovacciò sotto Balaam; l'ira di Balaam si accese ed egli percosse l'asina con il bastone.
Allora il Signore aprì la bocca all'asina ed essa disse a Balaam: "Che ti ho fatto perché tu mi
percuota già per la terza volta?". Balaam rispose all'asina: "Perché ti sei beffata di me! Se
avessi una spada in mano ti ammazzerei subito". L'asina disse a Balaam: «Non sono io la tua
asina sulla quale hai sempre cavalcato fino ad oggi? Sono forse abituata ad agire così?». Ed
egli rispose: «No». Allora il Signore aprì gli occhi a Balaam ed egli vide l'angelo del Signore
che stava sulla strada con la spada sguainata. Balaam si inginocchiò e si prostrò con la faccia
a terra. L'angelo del Signore gli disse: «Perché hai percosso la tua asina già tre volte? Ecco, io
sono uscito a ostacolarti il cammino, perché il cammino davanti a me va in precipizio»
(Numeri 22,22-32).

Io penso che ognuno, sempre più mentre passano gli anni, possa fare un'anamnesi della sua vita
e scoprire, come tanti sapienti, quanta benedizione è venuta da quelle situazioni contro le quali
ci si è messi con tutte le proprie forze. Quante volte nella vita capita che esattamente da lì
vengano salvezza e benedizione mentre facciamo di tutto per non ammetterlo.
C'è ancora una scena molto simile nel Nuovo Testamento, quando Cristo si unisce ai due
discepoli di Emmaus, ottima immagine di noi cristiani. I due discepoli di Emmaus stanno
camminando e discutono ardentemente e nervosamente sulle cose che sono accadute e ciò che è
accaduto è la morte di Cristo.
Gesù in persona, si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di
riconoscerlo. Ed egli disse loro: "Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il
cammino?" Si fermarono col volto triste; uno di loro, di nome Cléopa gli disse: "Tu solo sei
così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorní?" (Luca 24,
15 - 18).

Il pensiero che a volte sorge nel cuore in situazioni difficili, ed è quello spirituale, quello giusto,
appare alla nostra mente come il più lontano, il più estraneo. "Tu solo sei così forestiero da non
sapere ciò che è accaduto?" hanno il coraggio di dirgli i due discepoli... e pensate che Cristo è il
protagonista della Pasqua, è lui che è morto e resuscitato! Lui allora dice: "No! Ditemi un po',
che cosa è successo?". Pensate che simpatico Cristo! I due cominciano a raccontare e
raccontano anche tante stupidaggini, perché dicono: ma come non sai quello che
riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e parole, davanti a Dio e a tutto il
popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a
morte e poi lo hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele (Luca 24,19-
21a).

Questo è il punto: era potente, straordinario sembrava Mosè; come lui era forte in parole e in
prodigi... ma poi lo hanno crocifisso, si sperava che fosse lui a liberare Israele...

con tutto ciò son passati tre giorni da quando


queste cose sono accadute (Luca 24,21b)

e lui è sparito, tutto è finito, è tutto un fallimento: noi speravamo, ma lo hanno crocefisso.
Pensate a come stava Cristo nell'ascoltare questi discorsi! Impressionante, tanto che il
predicatore di Erma (e siamo nel II secolo) dice che noi cristiani siamo così: non riusciamo ad
accorgerci che lui, Gesù in persona, cammina con noi per illuminarci il senso dei fallimenti.
Perché insisto un po' sul fallimento? Perché il cristianesimo dei successi è molto dubbioso.
Sergej Bulgakov dice: "Grazie a Dio, l'uomo fallisce nei suoi progetti, se no sarebbe una
incredibile tirannia della superbia nel mondo". Ma grazie a Dio ognuno fallisce, prima o poi.
Il cristianesimo, alla faccia di Hegel, è forte perché riesce a vedere nelle cose spezzate, povere,
miserabili, sozze, sporche, peccaminose, l'ambiente ideale per la totale rivelazione del Dio
assoluto, eterno.
Come leggere i fallimenti, come uscire fuori da una logica del successo, all'ínterno del
cammino della vita? Perché la sapienza non è sapienza se riesci a vedere il bene nel successo,
ma se riesci a trovare il bene nella malattia, nel tumore che ti mangía, nel fallimento, nelle
ingiustizie che hai subito, nel silenzio che devi tenere e via dicendo. Questa è la sapienza.
Mentre i discepoli di Emmaus dicono: "Noi speravamo!", Cristo li ascolta e dice loro:

Stolti e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo
sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria? (Luca 24,25).

E poi comincia a spiegare loro le Scritture e il cuore dei discepoli comincia ad ardere.
Dammi il tuo cuore: ci deve venire una luce che scalda, non una teoria. Chi fra voi ha vent'anni
può pensare che sto sbagliando, ma chi ne ha di più mi capisce bene: la vita non segue le teorie,
ma la sapienza e la sapienza non si fa a tavolino, ma attraverso drammi, travagli, errori. Non c'è
niente di lineare nella vita, solo un giovincello può pensare così... Nella vita non c'è niente di
lineare, come nella Bibbia. Si va per la strada e all'improvviso si sbaglia e non si voleva
sbagliare e si finisce nei campi, nel fango, sporchi... poi ad un tratto incontri uno che ti prende
la mano e ti riporta sulla strada, ti lava, ti pulisce, ti dà da mangiare, ti mette un anello al dito e
ti fa una grande festa. Pensi di non meritare tutto questo perché sei sporco,perché hai fatto tanto
male... invece qualcuno ti ha lavato. Non c'è niente di lineare nella vita. E la Chiesa è grande
per questo: perché riesce a camminare con le "canne spezzate", non con gli eroi!
Ci vuole una luce che scalda, ci vuole un fuoco.
Quando ero all'Accademia di Belle Arti a Roma e studiavo teoria del colore ho conosciuto uno
svizzero, Johannes Itten, che penso avesse capito molto bene il colore, ma aveva un sacco di
nemici, come tutti quelli che creano, che inventano. Allora lui, furbescamente, organizza una
cena e invita tutti questi suoi nemici. All'inízio della cena, mentre tutti erano seduti ai tavoli con
grande appetito, fa sfilare i camerieri con l'antipasto: un po' di prosciutto del Carso, un po' di
insalata, ma intanto accende.una luce rossa. I camerieri cominciano a servire ma nessuno tocca
niente, perché una fetta di prosciutto sotto una lampada rossa è come la carne appena tagliata,
una foglia di insalata è come la pelle di rana. E lui chiede: "Come mai non mangiate, non è
buono?". Accende allora una luce verde... Sai che cos'è un prosciutto sotto una lampada verde?
Meglio non dirlo a voce alta: una visione impressionante. E chiede ancora: "Ma come non avete
appetito?". Finalmente accende una luce normale: il prosciutto ridiventa prosciutto e l'insalata
ridiventa insalata. E aggiunge: "Forse allora non ho sbagliato troppo con la mia teoria: tutto
dipende dalla luce".
Io penso che tutti noi nella vita combattiamo il nostro carattere, i difetti, gli errori, i vizi, i
peccati. Combattiamo, odiamo, cerchiamo di sopprimere e non so che altro... e se tutto questo
lo stessimo guardando sotto una luce sbagliata? Si tratta di vedere tutto in una luce nuova, di
accendere una luce giusta e tutto quello che tu combatti appare in un altro modo. Quanti
combattimenti totalmente inutili e fatti invano! Quante lotte, quante sofferenze provocate a noi
stessi e agli altri perché guardiamo con una luce sbagliata le cose! Basterebbe vedere tutto con
la luce giusta, anche nella cultura, nella politica, nella Chiesa, nella liturgia. Pensiamo che le
cose migliorino se cambiamo loro la forma, ma le cose sono quelle che sono. Se le vedi nella
luce giusta riesci persino a cambiarle, ma fin quando non le vedi nella luce giusta, le combatti e
se le combatti, cerchi di imporre la tua volontà, e se imponi la tua volontà, sbagli. Come
insegna il figliol prodigo che ha imposto la sua volontà sulle cose ed è finito con i maiali.
All'inizio dell'era cristiana c'era un grande padre della Chiesa, Origene, che diceva: "A
mezzogiorno c'è tanta luce. Nella stanza però ci sono delle cose che non si possono vedere se
non con la luce di una candela. Non vi arrivi altrimenti. Così lo Spirito Santo: senza una luce
che è di Dio, che è Dio, e che è donata a noi, e che portiamo tutti noi, non riusciamo a vedere lo
Spirito Santo".
Che cos'è lo Spirito Santo in noi? Paolo nella lettera ai Romani lo dice esplicitamente: L'amore
di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato"
(Romani 5,5). Fino a quando non arriveremo a prendere sul serio questo, fino a quando almeno
una sola volta nella vita ci lasceremo amare senza meritare qualcosa, non avremo un cuore
nuovo, non saremo guariti. Perché l'amore è sicuro solo quando tu non l'hai meritato. Quando
sei sorpreso dall'amore, allora sei amato, perché se io merito allora non sono ancora amato.
Basta pensare a san Pietro: fino a quando non è finito con tutti i suoi fallimenti nel cortile del
Sommo Sacerdote, non ha avuto l'esperienza di essere salvato, pensava che Cristo avesse
bisogno di lui. Ma quando lì, davanti a una serva, ha finito tutte le sue promesse, con quello
sguardo di Cristo dritto nei suoi occhi, Pietro è guarito.
Io penso che si arrivi ad avere un cuore nuovo quando si sperimenta una amnistia generale e
gratuita, come dice Origene per il Battesimo. Noi siamo stati battezzati bambini e abbiamo
dimenticato che siamo stati battezzati, ma quando si sperimenta il perdono, l'unica cosa che è
sicuramente di Dío, quando si sente questo calore, ci si sente scaldati dentro e si riesce a
guardare le cose con amore, si riesce a vederle molto differenti.
Mi ricordo di una volta quando andavo a trovare in prigione un criminale. C'era la sua mamma
che diceva: "Vede, tutta l'Italia giudica mio figlio così. come hanno detto di lui, ma io so che
non è così". Le ho detto: "Signora, forse sono l'unico, ma le do ragione. Lei è l'unica che vede
bene suo figlio, perché lo vede nell'insieme. L'amore vede dei nessi che non sono visibili. Noi
vediamo un dettaglio ed è brutto, lei riesce a vedere l'insieme ed è bello".
Ed è proprio così. Quando ero all'Accademia mi ricordo che una volta il professore prese un
disegno, copia dal vero di una modella, e coprì tutto tranne il collo e chiese: "Quanti anni ha
questa modella?". "Trenta, mi sembra", risposi. "Bravo! ". Poi nascose tutto tranne il ginocchio.
"Quanti anni ha una donna con un ginocchio cosi?". "Dieci", risposi. "Giusto! ". E andò avanti
cosi per ogni particolare. "E tu dici che è bello?". Era vero: ogni dettaglio era bello, ma non
l'insieme.
Il cuore riesce a vedere l'insieme. Il cuore soffre e si fa sentire quando è attaccata l'armonia
dell'insieme, quando si esagera su certe cose e se ne sottovalutano altre. Il cuore custodisce
l'insieme e chi riesce a vedere l'insieme riesce a vedere il senso anche di ciò che sembra un
fallimento, di ciò che sembra buio, spezzato.

Vedere il bene nel male:


la cappella Redemptoris Mater
Adesso vedremo alcune immagini della cappella Redemptoris Mater, che si trova nel Palazzo
Apostolico della Città del Vatícano, che potrebbero illuminare un po' questa pista che ho cercato
di tracciare.

L'Annunciazione

Qui vediamo il rotolo del libro, il Logos, la Vergine che ascolta la Parola, l'angelo che
accompagna la Parola all'orecchio perché Maria accolga la Parola, senta la Parola, ascolti la
Parola. Poi vediamo Maria che sta tessendo un filo rosso. Che cosa sta tessendo? Sta tessendo la
carne, infatti il filo si ferma proprio sull'utero, sulla pancia come nelle antiche immagini
dell'Oriente, nel primo millennio. Maria sta tessendo la carne alla Parola di Dio. Fino a quel
momento si ascoltava la Parola, il rotolo del Libro; dal momento dell'Annunciazione in poi si
guarderà la Parola, perché la Parola diventa immagine e Maria le darà carne. Ogni cristiano
nella vita segue un pensiero, una parola. Se è quella giusta si riconoscerà dal fatto che prima o
poi la nostra carne, la nostra concretezza acquisterà un tratto del Figlio, perché la Parola è il
Figlio. Perché il Logos, il Verbo è il Figlio di Dio. Per questo motivo Maria diventa il simbolo
della Chiesa, del monachesimo.
Il cristiano ascolta la Parola e poi le presta la carne. Con questo si entra anche sulla scia della
Risurrezione: solo la carne che sarà penetrata dalla Parola e dal Verbo sarà strappata dalla
morte.
Nell'immagine vediamo questa concentrazione, questa pace, questa accoglienza totale, questa
disponibilità totale. Più passano gli anni nella vita e più ci si accorge che solo fino a un certo
punto è importante progettare, programmare, ma poi ci si accorge che è importante essere
disponibili, affinché Dio possa fare, affinché la vita possa fruttificare. Se siamo totalmente
soggetti alla nostra volontà non si può realizzare niente di nuovo. Lo Spirito invece cerca
persone disponibili per poter operare qualche cosa di buono nella storia.

La Pentecoste

Scende lo Spirito Santo e genera la Chiesa e si vede molto bene che cos'è la Chiesa: una
comunità di figli che nel Figlio tornano al Padre.
Qui ci sono quattro esempi della forma dello Spirito Santo: lo Spirito che scende e torna al
Padre come amore coniugale, come carità, come martirio, come monachesimo.
Questi quattro dettagli possono essere interessanti per il nostro tema.
* L'amore coniugale è una via del ritorno al Padre. Lo Spirito scende e torna come
amore tra uomo e donna, nell'abbraccio di Gioacchino e Anna che, come una ballerina,
fa quasi un passo di danza. Come dice la Genesi, la donna è creata come aiuto all'uomo.
E qual è questo aiuto? E' riportare sempre l'uomo alla relazione, all'amore, alla vita
spirituale. E' un cammino di ritorno al Padre, di divinizzazíone, di santificazione. La
donna con i suoi fianchi spinge l'uomo verso il Padre, verso la vita spirituale.
* Lo Spirito scende e come buon Samaritano torna al Padre. La carità come via della
divinizzazione, frutto dello Spirito Santo. Non si può forzare l'amore: l'amore è un dono
dello Spirito Santo; non si riesce ad amare con i denti stretti: è un dono dello Spirito
considerare lo Spirito per poter amare.
* La scena più forte, forse, è il martirio. Gli antichi cristiani ripetevano così: "Abbiamo
lo Spirito Santo, dunque la vita del Padre, perciò possiamo offrire la nostra vita, perché
abbiamo la vita eterna". Qui si vede san Paolo decapitato, che si aggrappa all'albero
della vita come ogni martire, tranquillo, senza rancore e senza rabbia; come se si
addormentasse sulla sua mano si addormenta nel Signore, perché lo Spirito Santo
convince il cuore umano che, anche se perde, vince. L'amore vive in modo pasquale,
cioè con la morte e la risurrezione: è l'unica realtà che segue la logica pasquale. Tutte le
altre realtà seguono altre logiche, quella della carne per esempio: tutto ciò che io voglio
salvare devo stringerlo in pugno, ma è il miglior modo per far morire le cose. Se io
voglio salvare le cose devo invece avvolgerle nell'amore e con questo le strappo dalla
corruzione, dalla morte, per la vita eterna. Però avvolgerle nell'amore significa anche
ferirsi, mutilarsi, sacrificarsi e non c'è nessuna legge che ti può costringere a farlo: o c'è
l'amore che ti può convincere da solo e muori con questa pace, o non c'è nessuno che ti
può costringere ad amare, a sacrificarti. Tanto è vero che le più grandi patologíe
psicologiche nel cristianesimo riguardano tutte il sacrificio di sé, la croce. Non si può
forzare niente per ciò che riguarda l'amore, se l'amore nello Spirito Santo non convince
l'intelligenza umana.
* Il monachesimo. Il roveto ardente è il simbolo del monachesimo, perché è simbolo
della contemplazione. E qui siamo proprio nel tema che stiamo trattando, perché Mosè
ha guardato il roveto e ha parlato con Dio e questa è la contemplazione: io guardo una
realtà e questa realtà mi si dischiude in una relazione con Dio. Questa è la vera
contemplazione. Noi sappiamo solo passare dalla bellezza al Creatore, ma Edith Stein,
ebrea e filosofa della scuola di Husserl, convertita, carmelitana e bruciata in Auschwitz,
martire perché ebrea e perché religiosa, ora santa, dice in un bellissimo saggio: "La vera
contemplazione è quella nella quale l'intelletto umano matura fino all'amore e riesce a
vedere il bene nel male". Qui vedete Edíth Stein che accarezza questa fiamma, nella
quale io ho posto un resto di filo spinato, ricordo di Auschwitz, dove lei fu uccisa nella
camera a gas. L'accarezza perché nell'olocausto, nel tremendo martirio, incontra Dio
definitivamente e integralmente. Nel suo bellissimo testamento ha lasciato scritto che
morirà, pensate un po', per la Germania, per i soldati tedeschi... è sconvolgente. Saper
accarezzare una tragedia che ti consuma, vedere il bene nel male che ti affligge è la vera
spiritualità, è la sapienza.
Una volta è venuto un giovane religioso sacerdote e mi ha detto: "Sono venuto a
chiederti un parere, perché vorrei un anno di exclaustrazione (uscire dalla clausura) e
vivere da solo". Gli ho chiesto perché. "Perché nella decisione per la vita religiosa mi
sembra di non essere stato totalmente libero: sono stato un po' spinto, condizionato dal
parroco, dai miei genitori che mi hanno dato una formazione cattolica troppo bigotta,
devota. Non sono mai stato veramente libero, non ho mai sperimentato altro, una donna
per esempio". Gli ho detto: "Guarda, fai pure quello che vuoi, ma volevo dirti che ieri
sulla stessa sedia su cui stai seduto tu c'era una signora giovane, bella, sposata, con due
figli, che vive un inferno a casa, perché ha un marito veramente tremendo. Piangeva e io
non avevo il coraggio di dirle: signora prenda un anno di exclaustrazione. Non ne avevo
il coraggio perché non sapevo se era bene. Allora come posso dirlo a te? Quello che
vuoi tu è un lusso... Nella vita incontrerai tante persone pressate, oppresse, forzate,
violentate e cosa gli dirai: andate a riposare un po', vi propongo una psicoterapia per
curarvi? Certo, per qualcuno lo potrai fare, ma per tutti gli altrí?". Il riposo, la
psicoterapia possono dare sollievo... ma il grande santo Macrino diceva che bisogna fare
un cammino spirituale, chiedersi cosa Dio mi dice attraverso la tragedia che si sta
vivendo, in che modo Dio mi chiama attraverso questa tragedia, perché è impossibile
che Dio mi abbia dimenticato, perché in qualche modo io partecipo alla storia della
salvezza. Il santo aggiunge che se non si riesce a vedere che Dio ti parla attraverso le
cose subite, non è possibile aiutare gli altri. Questa è la contemplazione per noi cristiani:
in questo mondo travagliato, in questa terra imbevuta di sangue, con tutte le notizie
sconvolgenti, con il culto del male, dove tutto parla solo del male, noi siamo nel mondo
per svelare, per aprire uno spiraglio e vedere al di là del male, sotto il male. Proprio
questo è il nostro cammino di contemplazione.

La Parusia

Siamo nella parete della Parusia, della seconda venuta di Cristo.


* Quando tutto è chiuso, quando nessuna via è aperta, quando Israele stava per morire
definitivamente in Egitto, appare Mosè che blocca il Mar Rosso e apre il cammino e che
per questo motivo sarà sempre una memoria di Cristo. Tutta la tradizione cristiana vede
in questo gesto di Mosè che blocca il Mar Rosso il Cristo nel passaggio pasquale.
* L'altro grande simbolo di Cristo è Noè. Mosè era un uomo forte e con la forza e il
coraggio opera il passaggio. Noè invece è un vecchietto seduto sulla sua barca che
aspetta l'arrivo della colomba: con questa sua posizione dimessa, disponibile,
obbediente è rimasto per sempre simbolo di Cristo, memoria di Cristo. Come lui con la
nave salva il mondo, così Cristo lo salva con la croce. Tutta la vita della Chiesa vede in
Noè l'immagine di Cristo.
* Un'altra immagine è Giuseppe d'Egitto, quello che i fratelli hanno venduto e buttato in
un pozzo. Proprio da quel pozzo vuoto è venuta la vita perché lui ha salvato il grano con
cui poi ha salvato il mondo. Anche Giuseppe, per la sua obbedienza a Dio e alla storia,
per il suo non aver nessun rancore nonostante tutto il male subito -ricordate quando si fa
riconoscere dai suoi fratelli, tutti in pianto, e quando dice loro: "Non piangete, non
preoccupatevi. E' stato Dio che mi ha mandato qui prima di voi per salvarvi. Non siete
stati voi che mi avete venduto" - ha fatto una lettura sapienzíale della storia ed è rimasto
per sempre memoria di Cristo.
* Ora vediamo Cristo nella seconda venuta. Le sue ferite sono molto visibili, perché?
Dopo la risurrezione è stato riconosciuto solo dalle ferite. Se il Padre l'ha risuscitato dai
morti poteva pure guarirgli le ferite, ma le cicatrici sono rimaste, perché in quel
momento Cristo è penetrato integralmente nell'amore verso il Padre e verso gli uomini e
così sarà anche alla fine del mondo. Lo riconosceremo dalle ferite. Anche Michelangelo
nella Cappella Sistina mostra Cristo con la mano destra sul petto: penso l'abbia fatto per
lo stesso motivo, perché tutta la Tradizione mostra Cristo che fa vedere le ferite, il
prezzo della risurrezione. Si può sopravvivere alla morte solo se si è stati totalmente
penetrati dall'amore, perché l'amore dura in eterno.
* Vediamo adesso tutti i cristiani che risuscitano dai morti, che spuntano dalla terra:
questa bambina è ancora viva e sta con le pantofole, dunque sarà viva anche nell'ora
della venuta di Cristo. Però vediamo che ogni cristiano risuscita con le stigmate, anche
questa bambina. Perché? Perché chiunque ha accettato l'amore prima o poi sarà
crocifisso, perché l'amore si realizza in modo pasquale. L'unica certezza che amiamo
davvero è se abbiamo le ferite dell'amore, se la nostra carne si è distrutta per amore.
Chiunque ama si distrugge perché non si risparmia, perché ama ma, come il seme nella
terra che distruggendosi germoglia, così queste persone possono risuscitare perché sono
inzuppate nell'amore e le loro ferite testimoniano che per davvero sono state penetrate
integralmente nell'amore. Come abbiamo visto prima Noè, Mosè, Giuseppe, immagini
di Cristo, ora vediamo che queste mani sono come quelle di Cristo. Ogni cristiano che
risuscita sarà una memoria di Cristo. Come Mosè è sempre ricordo di Cristo, ogni
cristiano ricorderà Cristo. Con cosa? Con i segni dell'amore. La storia stessa ci
schiaccerà, ci costringerà a esporci all'amore. Questo è il destino dei cristiani sulla terra:
testimoniare la morte e risurrezione come vie dell'amore. Qui vediamo che ognuno
risuscita con ciò che ha amato: una segretaria con un computer, un sapiente con i libri,
una bambina con un pallone. Qui vediamo un marito, una moglie e un bambino come
una sola carne. Due mani che sembrano parte di un solo corpo, come dice la Bibbia:
"Hanno abbandonato padre e madre e sono diventati una carne sola". Sono uniti perché
si sono sacrificati l'uno per l'altra. Possiamo essere sicuri che risusciteranno perché sono
uniti e perché si sono sacrificati davvero. Anche il piccolo porta le stigmate: chiunque
ha amato sul serio ha vissuto la Pasqua, ha attraversato la morte e la risurrezione. Tutti
sono segnati con la lettera Tau, ultima lettera dell'alfabeto ebraico, che Ezechiele
definisce il segno dei salvati. Salvati proprio perché i loro corpi, le loro vite sono state
penetrate dall'amore. E per questo risuscitano e indicano Cristo che sta in parte. Credo
non ci sia nessuno che non abbia provato nella vita il sacrificio per rimanere uniti:
questa è la speranza, questa è l'unica via che ci porterà a superare la morte. Questa
piccola bambina dice che non c'è nemmeno l'innocenza dei bambini che può essere
strappata dalla sofferenza: chiunque sia inabitato dall'amore passerà dalla morte alla
vita, ma attraverso il martirio.
* Ecco il profeta Isaia che svela sino in fondo la sua profezia: ogni carne vedrà la
salvezza. Se vogliamo salvare i nostri corpi, la nostra vita, le persone che amiamo, non
stringiamole in pugno, non possediamole, ma contempliamole. E'il profeta Daniele che
afferma: ti sei ricordato di me, non hai abbandonato coloro che ti amano. Amore è la
memoria eterna. Tutto ciò che viene assorbito nell'amore rimane.
* Qui vediamo la tomba vuota e le bende bianche, i mirofori che portano il profumo, il
balsamo, l'angelo che ha rotolato via il masso. Dalla tomba si vede la vita in modo
totalmente diverso. E solamente quelli che amano capiscono e trovano il profumo, la
tenerezza (siamo nel Cantico dei Cantici).
* Qui c'è l'arcangelo Michele che sta giudicando, mettendo la mano sulla bilancia per
aiutare il giudizio delle opere buone e, al rovescio, il diavolo che attraverso il mare sta
cadendo nell'inferno. L'inferno è molto importante, perché testimonia che Dio è
veramente amore, perché se non ci fosse l'inferno Dio sarebbe un dittatore del bene.
Come capita nella storia degli uomini, quando qualcuno ha un'idea e pretende che tutti
debbano realizzarla, allora ci sono milioni di morti. Dio non è un dittatore del bene, ma
è libera adesione, perché l'amore c'è solo se è libero. Per questo l'inferno rimane velato
con un velo rosso: il velo è il mistero, il colore rosso è il colore di Dio nel primo
millennio. E' un mistero di Dio e noi non possiamo dire né esattamente che cosa è
l'inferno, né se qualcuno vi è dentro: questo riguarda Dio.

Il Calvario

* Ed ecco lo scenario del Calvario: Cristo muore sulla croce. Da questo momento in poi
siamo sicuri che l'amore di Dio non ha nessuna forma prescelta, non ci sono forme
ideali per la rivelazíone dell'amore, perché la crocifissione è un crimine, e nel crimine
Dio ha detto tutto di se stesso. Qualsiasi scenario dunque ci prepari la storia, noi
cristiani non possiamo essere pessimisti, perché vediamo che anche il crimine, anche la
tragedia più grande e più sublime è uno scenario per la rivelazione della vita che supera
la morte.
* Vediamo Maria, che è il simbolo della Chiesa, nel cui cuore c'è il Cristo, raccogliere
sangue e acqua dal costato aperto di Cristo, cioè la salvezza, perché la Chiesa è
sacramento di salvezza nel mondo e accoglie la salvezza che Dio ha dato. Qual è la
salvezza? Che Dio ci ha amato così tanto da darsi nelle nostre mani, benché lo abbiamo
distrutto.
* E vediamo infine il centurione, di cui non scorgiamo il volto perché è uno straniero,
un pagano, un non credente, un non ebreo. Ma guardate Maria: guarda lui esattamente in
volto. Ecco il "gufo" vero che riesce a vedere anche il volto di quelli che noi pensiamo
non credenti, pagani ma, come il centurione, primi credenti. Lui è il primo che ha
confessato il credo in Cristo dicendo: questo sì che è il Figlio di Dio! Maria riesce a
vedere quello che noi giudichiamo molto male. Solo chi ama come Maria riesce a
vedere i volti di coloro che sono senza volto. Se anche noi viviamo in questo
atteggiamento dell'amore riusciremo a vedere cose che altri non vedono... Come gli
occhi dei gufi...

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