l'affermarsi della cultura indiana Java e bali, le popolazioni locali cominciarono a conoscere la letteratura epica e religiosa di matrice HINDù buddista. Le due grandi epiche erano il Mahabharata e Bàmàyona, poemi al tempo stesso sapienziali e popolari che da un lato diedero origine a una letteratura di corte in giavanese antico, dall’altra ispirarono cantori, narratori- burattinai e attori-danzatori. A Java è a Bali c'era un importante collegamento fra letteratura epica, teatro di figura e dramma danzato. Il wayang kulit, il teatro delle ombre, ha permesso la diffusione dell'epos di origine indiane e ha influenzato ogni altra forma di spettacolo tradizionale per due motivi fondamentali: -il suo legame con il culto degli antenati. -Era per gli artisti tradizionali un modello di perfezione estetico e di interazione fra linguaggi diversi: parola, musica, canto, gesto, pittura. Il wayang kulit è uno spettacolo rigorosamente codificato, ogni singolo personaggio è raffigurato in modo preciso per mezzo di dettagli distintivi come il colore, disegno delle figure di cuoio, sfumature tonali della voce. Non è quindi un caso che gli attori- danzatori si ispirano al wayang Kulit per perfezionare le interpretazioni dei personaggi, questo riguarda la gestualità ma anche la voce, adottando le tecniche fonetiche del Dalang. Un dalang è un maestro d’eloquio, hanno sviluppato al massimo l’arte della parola come narrazione epica, poesia cantata o dialogo fra i personaggi. Egli è un repertorio vivente di voci, per l’intera durata dello spettacolo 8-10 ore muove tutte le figure di cuoio 40-60 e allo stesso tempo narra, canta i dialoghi di tutti i personaggi, passa da una voce ad un altra e anche da una lingua all’altra. Il termine tambo indica la conoscenza che ha un dalang dei miti e della letteratura epica, conoscenza che non è di carattere letterario ma teatrale: ogni dalang eredita dal suo maestro un repertorio di spettacoli e di storie che può arricchire con varianti. Il wayang kulit è una riserva di materiali mitici ed epici predisposti teatralmente, ovvero con parti narrate, dialoghi e canzoni, in cui spesso i coreografi fanno riferimento e attingono per i loro spettacoli. L’influenza del wayang kulit sul dramma danzato è osservabile in alcuni generi a livello della costruzione di una singola scena ma anche nel montaggio di differenti scene tipo a Giava e a Bali esiste un unico termine per indicare la coppia occidentale “ dramma spettacolo” “ testo messa in scena” è il termine Lakon ( azione) l’equivalente in Bali è lampahan. Nel wayang kulit tutto è trasmesso oralmente, parti narrate, canzoni, dialoghi, da maestro ad allievo viene tramandata la totalità dello spettacolo, anche musica e movimenti delle figure, Un racconto che non appartiene al repertorio di una dalang diviene lakon lavorando subito sui testi dello spettacolo( verbale, musicale). L’uso della parola lakon risale al 1846 quando lo studioso olandese Wilkens iniziò l’opera di trascrizione dei soggetti degli spettacoli di ombre chiamando lakon i suoi appunti che a Giava e a Bali rappresenta quindi una dimensione globale dello spettacolo incentrato sulla figura del performance ( burattini, attori- danzatori musicisti cantanti) e questo grazie alla mancanza di un dramma scritto. Questo non vuol dire che il teatro di ombre sia inferiore, anzi l’eloquio e l’abbellimento letterario hanno un importanza centrale. I dalang hanno una serie di tecniche della trasmissione orale che consentono di tenere a mente, riprodurre, improvvisare lunghi e complessi testi attraverso uno stile funzionale composto da formule fisse aforismi, canzoni che possono essere ripetuti in situazioni tipiche. Alla base del Wayang Kulit ci sono anche storie locali di regni, stati e singole comunità. I dalang infatti non hanno solo trasmesso un sapere contenuto dell epos indiano ma hanno intrecciato saperi difetti ( anche fatti di cronaca). A Giava i Lakon sono classificati in 3 categorie: Lakon popok ( tronco) tratti da episodi del Ramayna e del Mahabharata Lakon carangan (ramo) variazioni dell’epos indiano Lakon sempalan ( spezzati) che usano nomi di eroi epici che non hanno nulla a che vedere con i due testi antichi.. Anche il teatro di ombre viene classificato: Wayangpurwa (antico): quando rappresenta miti indigeni legati alla dea del riso, sia episodi tratti dal Ramayna e deal Mahabharata Wayang Madia( di mezzo) narra le vicende del re gadayana e dei suoi discendenti. Wayang Gedog narra l’epopea di un discendente del re jadayana. Wayang Klitik un teatro di burattini di legno modellati sulle figure di cuoio del teatro di ombre che rappresentano le gesta di Damarwalan, un eroe. Nel Walang Kulit esiste una mappa interiore che non può essere modificata poiché è nucleo fondamentale di ogni spettacolo: situazione di equilibrio, situazione di crisi, serie di conflitti, vittoria degli eroi disposti sulla destra, sconfitti disposti a sinistra. Le scene teatrali devono essere montate in modo da seguire la sequenza A B C D ciò garantisce che lo spettacolo epico si confermi al modello del wayang kulit: la vittoria degli dei su Kala, divinità divoratrice dell’umanità.
LA STRUTTURA DELLO SPETTACOLO
A giava lo spettacolo di ombre è diviso in
tre sezioni principali chiamate patetico. IL patet è il modo musicale che accompagna ogni sezione dello spettacolo, quindi dona un atmosfera. Sono suddivisi in Patet nel: inizia alle nove di sera e si conclude a mezzanotte. Patet sanga: che dura da mezzanotte alle tre del mattino. Paten namayura: che si conclude all alba.
Il wayang kulit è sempre preceduto da
azioni rituali, infatti è un teatro collegato alla funzioni religiose, viene richiesto dalle famiglie. La mattina del giorno dello spettacolo il dalang si concentra sulla performance recitando formule sacre che poi verranno ripetute nel luogo dove si esibirà. Mezz'ora prima dell'inizio dello spettacolo orchestra suona il talu, una melodia iniziale d’introduzione mentre il dalang controlla la tensione dello schermo bianco kelir, la posizione del tronco di banano dove verranno conficcate le sagome di cuoio, l’altezza della lampada ad olio, la posizione dell’albero della vita. Il dalang bussa cinque volte sulle casse che sta alla sua sinistra, quindi l’orchestra inizia a suonare mentre il dalang recita a bassa voce le formule sacre, poi prende l’albero della vita lo scuote e lo pone nella parte destra dello schermo. Da questo momento inizia il lakan vero e proprio: l’orchestra suona la melodia e il dalang introduce i primi personaggi. Il patente è una musica lenta suonata sul registro basso dell’orchestra ed è cadenzata sulla voce del dalang, infatti in questa prima parte narrazione, canzoni, dialoghi prevalgono sull’azione. Il lakan si apre sempre con l’udienza tenuta nella sala del palazzo del Re ed è la scena più lunga e complessa dello spettacolo suddiviso in passaggi: - vengono introdotte le figure di cuoio dei personaggi disposti in ordine gerarchico, narra un elogio alle virtù del sovrano. -il dalang canta un suluk, canzone che allude allo stato d’animo del sovrano.. -dialogo fra il sovrano e i suoi dignitari durante il quale si conosce il problema che sarà alla base del lakan, difendere una principessa promessa sposa, partire alla conquista di un oggetto magico, ritrovare un figlio. -il dalang canta un altro suluk che esprime il nuovo stato d’animo del sovrano, il suo turbamento. -dialogo durante il quale il sovrano da un ordine al ministro. -canto che esprime stato d’animo del ministro. -il dalang muove la figura di cuoio del ministro che viene fatto uscire mentre il cariyos ( narrazione di eventi) descrive l’azione fuori scena del ministro. -altro saluk che descrive il ritorno del ministro. -dialogo che contiene gli ulteriori ordini del sovrano. -il dalang fa uscire uno alla volta tutti i personaggi e narra brevemente l’azione dei personaggi.
L’udienza è un esempio di scena che ci fa
capire come vengono organizzate le scene principali del lakan. Vengono montate in successione, parti narrate, canzoni, dialoghi, le parti narrate hanno hanno la funzione di disporre avvenimenti passati, fuori scena o fra due scene differenti, descrivono luoghi e interpretano pensieri e sentimenti di un personaggio.Il dalan usa due tipi di narrazione, janturan ( descrizione dei luoghi) e Carijas ( narrazione di eventi). I dialoghi hanno 3 differenti livelli di lingua giavanese ( alto medio basso) e seconda dello status sociale del personaggio. Una scena obbligatoria, per esempio, è quella reggia, dove i generali impartiscono gli ordini di guerra. A questo punto se il soggetto prevede che il Re debba intraprendere un viaggio verso il sovrano alleato viene introdotta la scena del carro, con una canzone che esalta la qualità magica di questo carro. Segue poi la marcia delle truppe, la fermata nella foresta e un’ambasciata con battaglia contro il nemico che ha attaccato. Questa scena è chiamata battaglia dell’esercito, ci sono soldati e gente comune rappresentati con un unica figura di cuoio, è qui che viene introdotto un elemento comico e solo un anticipo all’introduzione, due ore dopo, dei clown veri, ovvero nella seconda scena del lakan. La seconda sezione, il petit sanga, inizia con delle scene più importanti dell’intero spettacolo, il gara gara, misteriosa e oscura è uno sconvolgimento della natura. il dalang scandisce la sua recitazione con il suono di un martello sulla cassa del legno, agita la figura dell’albero della vita e descrive l’azione distruttiva delle forze naturali, i terremoti, eruzioni vulcaniche ecc. Dopo il caos intruduce i clown-servitori. Gereng e Petruk appartenenti alla fazione di destra, entrano danzando in modo buffo e iniziano un dialogo esilarante. Alla fine del gara gara viene introdotto la prima volta l’eroe del lakan, guerriero che condurrà il sovrano e il suo esercito alla vittoria, L’eroe si trova ad attraversare il bosco, combatte all’interno della foresta demoni evocati dalla fazione opposta nella scena della battaglia fiorita, durante il quale il dalang mostra abilità nel manovrare con velocità e precisione le figure di cuoio. Si passa poi all’ultima sezione dello spettacolo, Patet Maniera, che è composta da due battaglie, una delle quali è risolutiva e dalla scena finale in cui gli errori ringraziano vittoriosi gli dei.
Il wayang kulit balinese differisce da
quello di giava in diversi punti. A bali lo spettacolo è composto solo da tre scene obbligatorie: udienza, viaggio, battaglia. La differenza più importante fra Giava e Bali sta nella libertà compositiva del dalang, in particolare per quel che riguarda i clown che a Bali compaiono sullo schermo già dalla prima scena di udienza. A giova e bali i personaggi aristocratici parlano una lingua quasi incomprensibile, quindi la maggior presenza dei clown introduce una comunicazione più diretta, si dice infatti che uno dei segreti dei dalang è che il pubblico deve seguire lo spettacolo senza poter mai prevedere quando riderà. Nel wayang kulit balinese l’inizio è sicuramente una parte importante: c’è la scena dell’enumerazione dei libri, il dalang cita la fonte del soggetto e poi c’è la scena dove viene introdotta l’episodio della storia che verrà rappresentata. Le canzoni definite sesendor, hanno la stessa funzione del suluk giavanese, quindi creare suggestione tonale e affettiva. In mancanza di leggi classiche canoniche, a Bali uno spettacolo di ombre può essere montato in maniera più libera, i dalang balinesi hanno dei punti fissi di partitura,inizio e fine ma dopo le prime due scene obbligatorie la sequenza è libera fino alla battaglia finale.
ICONOGRAFIA E TIPOLOGIA DEI
CARATTERI L’analisi iconografica rivela una contrapposizione fino alla figura di clown e le restanti figure del wayang kulit. Il corpo di tutti i personaggi, a parte quello dei clown che è raffigurato in maniera naturalistica, tutti gli altri è raffigurato in modo assolutamente innaturale, questo riduce l’effetto di schiacciamento delle figure di cuoio e introduce un elemento di dinamismo. Nel wayang kulit esiste una struttura precisa e una relazione fra le varie parti del corpo disegnate, la distanza tra le gambe, il colore della figura, il costume, questo guida all’identificazione del carattere. Un dalang giavanese possiede circa tre quattrocento figure mentre quello balinese lavora con un insieme più limitato cento- centoquaranta. Lo stile delle figure giavanese differenza in alcuni tratti da quella balinese. Le figure balinesi hanno una forma tozza, piccola, il volto più largo, braccia e gambe più corte, questo stile probabilmente è quello che avevano anche le figure giavanesi fino all'introduzione dell'Islam. Le odierne figure giavanesi infatti sono il risultato della riforma Bali, i quali adeguarono il teatro di ombre al divieto religioso di rappresentare sembianze umane, alterando quindi le figure allungando il corpo, braccia, naso, sembrano quasi insetti. Nel wayang kulit la distinzione tra eroi della parte destra e sinistra non è data dalla lotta fra bene e male ma da una collaborazione fra razze diverse, il cui scopo è quello di mantenere l’ordine classico. Il teatro di ombre inoltre ha un accurata descrizione della psicologia umana e l’attenzione ai dettagli, il cui risultato è la creazione delle figure dei Wanda: sono figure di cuoio che rappresentano il personaggio in alcuni momenti della sua esistenza. I wanda possono indicare l’età, la posizione sociale, uno stato emotivo momentaneo, i personaggi principali generalmente hanno 4 o 5 wanda. Lo spettacolo di ombre può essere visto da entrambi i lati dello schermo, quindi il colore delle figure ha grande importanza ( per chi osserva dal lato del dalang). C’è un simbolismo dei colori per rappresentare gli stati emotivi, si tratta di un evidente stilizzazione dei dati presi dalla realtà quotidiana. Un wanda oro rappresenta e indica dignità e contegno, nero vuol dire rabbia, rosso furia, bianco fratellanza e innocenza. La modalità di movimento delle figure variano in relazioni a differenti caratteri. Qui vale lo stesso principio di tutte le danze e i teatri di tradizione d’Asia, nulla è lasciato al caso, tutto è codificato. La gestualità del wayang kulit è ricchissima ed è difficile esprimere in questa sede possiamo solo limitarci a darne una semplice cifra. Ad esempio per indicare che un personaggio sta parlando il dalang può utilizzare due tecniche, scuotere leggermente la figura o muoverne il braccio destro. Altra cosa importante da ricordare che anche lo spettro emotivo ha una sua codificazione ben precisa, a Bali il gesto chiamato kesiab raffigura la sorpresa, magis è usato per il pianto, ngurat per la tenerezza e cosi via. In tutti i movimenti delle figure del wayang kulit è fondamentale, per la chiarezza del gesto e la comprensibilità dell’azione, che inizio e fine siano indicati con precisione. A questo scopo tra l’inizio e la fine del movimento viene posta una brevissima pausa che fissa l’immagine per una frazione di secondo. Questa regola nel teatro di ombre vale soprattutto per le scene di battaglia, sono senz’altro quelle più complesse dal punto di vista dinamico: esistono ben 120 movimenti codificati. Gli elementi ritmici fondamentali delle scene di battaglia sono due. Del primo si è già fatto cenno: si tratta della pausa che viene utilizzata per congelare il passaggio da un movimento all’altro, enfatizzandoli cosi entrambi. Per quanto riguarda la voce i caratteri plus-mani hanno una voce delicata, femminile. La voce dei caratteri rasar-keras è invece grossa e roca: a causa delle potente intensità dei suoni emessi. Un discorso a parte va fatto per le voci dei clown. Essi sono i traduttori del linguaggio aulico degli eroi. E’ quindi chiaro che le loro parole arrivino chiare e distinte.
Se per una attimo abbandoniamo il
terreno del simbolismo, per analizzare la funzione teatrale del kekayan ci accorgiamo immediatamente della sua assoluta atipicità rispetto a tutte le altre figure di cuoio utilizzate dal dalang. L’albero della vita come lo definii Walter Spics una piccola cosa con la quale il dalang riesce a raffigurare un mondo. Esso può essere il vento, il fuoco, l’acqua, la foresta. L’albero della vita è un’icona sacra che contiene in sé sia l’idea dell’immutabilità sia quella del mutamento. Infatti l’analisi scenica conferma questa duplicità simbolica. IL KEKAYAN appare all’inizio fisso e immobile al centro dello schermo vuoto, poi si trasforma sia in oggetti e in spazi immaginari ( acqua, foresta) I primi movimenti dell’albero della vita sulla scena con i quali il dalang inizia a raccontare l’epos sono la manifestazione del divino nel mondo materiale. Il disegno del kakayan giavanese contiene un elemento che in maniera diretta fra riferimento al sapere esoterico contenuto nel teatro di ombre.In basso a destra e a sinistra dell’ albero sono raffigurati due giganti armati che proteggono una porta chiusa, che nasconde l’amrta ( la non morte).
Ancora oggi il wayang kulit è
profondamente radicato nella cultura giavanese e balinese, ha svolto e continua a svolgere funzioni sociali e religiose: in passato è stato un rituale di corte e di villaggio, oggi a Bali è ancora un rito purificatorio, mentre per la moderna borghesia è una forma di intrattenimento.