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OPERA E RIMEMBRANZA.
OSSERVAZIONI PRELIMINARI
1
INDICE
I.1 INTRODUZIONE 4
I.2 RINGRAZIAMENTI 4
1. LA VITA 13
NAZIONALISMO E POLITICA 25
2
4. STILE COMPOSITIVO E OPERA 30
1. L’OBOE 47
di Antonio Pasculli 57
V. CONCLUSIONI 69
VI. BIBLIOGRAFIA 70
1. FONTI A STAMPA 70
2. FONTI INTERNET 72
3
I.1 INTRODUZIONE
musica orchestrale. Dal Barocco a oggi, grazie alle sue caratteristiche timbriche,
esso è stato sempre un punto di riferimento sia per il repertorio sinfonico sia per
La tradizone operistica italiana, più che in ogni altro paese d’Europa, non ha
teatro era il luogo principale in cui l’aristocrazia e le classi sociali più umili si
incontravano per assistere insieme allo stesso spettacolo, cosa che accadeva
alcune opere di Giuseppe Verdi poichè esso rappresenta uno dei momenti più
importanti della storia del teatro italiano e poiché sia l’oboe che il corno inglese
importanti.
I.2 RINGRAZIAMENTI
4
Il Consiglio Accademico, con i diversi consiglieri che hanno fatto parte, insieme
questo “concerto” che è la tesi, sempre con la sua disponibilità, il suo supporto e
Alla classe di oboe del Monteverdi, che sempre è stata una colonna dove tutte ci
A tutti i miei colleghi, compagni e amici, che mi hanno sostenuto in questi anni:
Maria, Nuria, Lara, Vero, Sheila, Marian, Irene, Manol, Xevi, Xisco, Toni, Javi,
Vir, Bea, Marta, Camilla, Matteo, Alba, Stefania, Ulli, Lucrezia, Vanessa,
Matthias, Giorgia, Marta, Justy, Patri, Sara, Antonio, Fabrizio, Pietro, Živa,
Vincenzo.
Claudia, grazie per essermi stata vicina nei momenti belli e difficili.
Vorrei ringraziare la mia famiglia, i miei genitori e i miei fratelli, per essermi
Dedico questo lavoro a mio padre, perche è stato, per tutti quelli che l’hanno
accompagna ogni giorno. Spero che lui possa sempre essere orgoglioso di me.
5
II. QUADRO STORICO-POLITICO DELL’EUROPA
grande povertà patita dal popolo anche a causa dello sperpero e dello
in Europa è quella francese. I motivi che portarono ad essa vanno cercati sotto il
concentrati nelle mani di un solo monarca. Dal punto di vista sociale va rilevato
rappresenta l’inizio della rivoluzione con la presa della Bastiglia. Ció che
accadde in Francia ebbe un peso storico molto importante dal momento che
6
principi di egalité, fraternité e liberté si diffusero portando, in numerose nazioni,
Dal punto di vista socio-economico si assiste fra il 1760 e il 1830 alla prima
come espressione di un gruppo di cittadini con una eredità comune e non come
2 Cfr. Ibid.
3 https://it.wikipedia.org/wiki/Nazionalismo.
7
Probabilmente il termine fu usato per la prima volta dal filosofo tedesco Johann
alfabetizzazione delle masse popolari, è accettato da quasi tutti gli storici. In tal
senso l'età napoleonica costituisce un chiaro spartiacque tra una Europa pre-
nazionale, dove l'identità dei vari Stati è costituita dalla continuità dinastica, ed
modello politico. In questo senso tutte le principali guerre del XIX secolo per
8
nazionali utilizzano il nuovo binomio protezionismo-imperialismo in
costituito dalla pace di Versailles) non risolve del tutto i problemi causati dal
Nazional-socialismo). Per l’Europa si può dire che solo dopo il 1945, e dopo due
cosmopolitismo settecentesco,
5 https://it.wikipedia.org/wiki/Nazionalismo.
6 G.Mosse, La nazionalizzazione, p. 282.
9
• il Nazionalismo liberale (Burke, Guizot, Von Stein, Cavour) che
nel tempo:
Ottomano;
10
Walker Connor si sofferma sullo studio dei moderni nazionalismi
L’influenza di questa idea andò crescendo durante tutto il secolo XIX, che
lingue diverse, mentre nel frattempo in altri posti si cercava di creare un’idea di
Europei.
11
L’unificazione d’Italia partí dal Regno del Piemonte e del suo ministro Camillo
Benso conte di Cavour. Il processo di unificazione ebbe luogo nel periodo fra il
1850 ed il 1861, dopo che gli eserciti del Piemonte e della Sardegna -coadiuvati
Vittorio Emanuele II, come Re del Regno d’Italia nel 1861. Lo stato si trasformò
ancora all’Impero Austriaco, e gli Stati Pontifici, integrati fra 1866 e 1870 12.
Durante il secolo XIX, il nazionalismo diventò quasi una sorta di “religione”, sia
originale e con la ricerca di altri fini. In alcuni casi questo implicava l’utilizzo
12
III. GIUSEPPE VERDI (1813-1901)
1. LA VITA
La sua data di nascita è incerta poiché il registro di battesimo dell’11 ottobre del
registro delle nascite descrive suo padre Carlo (1785-1867) come un "oste", e la
non viene da una famiglia di contadini analfabeti come amava dire alle altre
persone 15.
Come andava di moda nella società borghese, Carlo Verdi si impegna molto per
l’educazione del figlio. Prima dei quattro anni, Verdi inizia l'istruzione con i
sacerdoti locali; probabilmente studiò musica così come altre materie. A sette
anni il padre gli comprò una vecchia spinetta; successivamente iniziò a lavorare
di 9 anni. Nel 1823 si trasferisce a Busseto. A 11 anni entrò nel ginnasio nella sua
città, ricevendo una formazione più ampia, in italiano, latino, scienze umane e
retorica. Approfondendo già un po’ di più gli studi musicali, nel 1825 inizierà a
locale. Nel 1829 Verdi cercò invano di ottenere il posto di organista nella vicina
15 Roger Parker, Giuseppe Verdi in: NGroveD, vol. XXVI, pp. 434-470: p. 435.
13
cittadina di Soragna, pur diventando sempre più coinvolto e attivo nella vita
Nel maggio 1831 si trasferì nella casa di Antonio Barezzi, un mercante di primo
Con il passare del tempo Busseto si dimostrò una realtà troppo piccola per il
giovane maestro. Per questo motivo suo padre chiese all’istituto di beneficenza
della città una borsa di studio per consentire al giovane di studiare a Milano,
allora considerata la capitale culturale del Nord Italia. Anche se la domanda era
alla fine del 1833. Tuttavia, Barezzi garantì il sostegno finanziario per il primo
anno di studi, e Verdi all’età di 18 anni, nel maggio del 1832, andò a Milano,
anni in più rispetto alla soglia massima di entrata e non era residente nel Regno
ortodossa. Il fatto che non venne ammesso rappresentò per lui un motivo di
“alla Scala”. Secondo ciò che il compositore avrebbe raccontato in seguito, nelle
16 Ibid.
17
R. Parker, Giuseppe Verdi cit, p. 435.
14
“A Francesco Florino 18
(...) Ho visto altre volte, che Voi conoscete essere stato il mio maestro Lavigna! –
Lavigna era un allievo di Fenaroli (...). Lavigna fu condotto (credo nel 1801) a
Maestro Concertatore di quel teatro, ove stette fino al 1832. In questo anno lo
era fortissimo nel contrappunto, qualche poco pedante, e non vedeva altra
musica, che quella di Paisiello. Mi ricordo che in una sinfonia che io feci, Egli mi
corresse tutto l’istromentale, alla maniera di Paisiello!!. Starei fresco «dissi fra
me» e da quel momento non gli mostrai più nulla di composizione ideale; e nei
tre anni passati con Lui, non ho fatto altro che Canoni e Fughe, e Fughe e
Il suo maestro lo aiutò ad entrare in contatto anche con gli ambienti musicali
più importanti della città. Infatti nel 1834 Verdi suona e concerta l’esecuzione
della Creazione di Joseph Haydn data dalla Società Filarmonica Milanese diretta
A metà del 1835 Verdi terminò i suoi studi con il maestro Lavigna e spostò la
sua attenzione nuovamente verso Busseto. Provesi era morto nel 1833, lasciando
18
Francesco Florimo (1800-1888), storiografo musicale e intimo amico di Vincenzo Bellini.
19
P. Gosset, M. Porzio; Giuseppe Verdi, p. 498.
20 R. Parker, Giuseppe Verdi cit., p. 435.
15
libera la carica di direttore musicale nella città; così Verdi venne nominato
maestro di musica nel marzo 1836, pur non avendo il consenso di tutta la città.
private. Nei tre anni successivi Margerita diede alla luce due figli, Virginia (nata
Dopo tre anni, la cittadina di Busseto non forniva più sufficienti stimoli
musicali per il maestro che iniziò a cercarli in altri progetti esterni alla città.
Piazza che durante 1837 tentò senza successo di mettere in scena al Teatro
Ducale di Parma. Dopo numerosi tentativi, Verdi fece una revisione dell’opera
intitolata Oberto, conte di San Bomifacio e grazie all’aiuto di Massini l’opera venne
messa in scena Alla Scala di Milano. Nell’ottobre del 1838 si dimise da maestro
Nove mesi dopo che la sua prima opera venne rappresentata nel più famoso
Dalla prima di Oberto almeno fino alla metà di questa lunga carriera, il
21
Ivi; p. 436.
22
Ibid.
16
Il successo di Oberto offrirà al compositore di Busseto un contratto per altre tre
opere nei successivi due anni. la prima fu l'opera buffa Un giorno di regno che
tragica perdita della sua giovane famiglia (sua moglie Margherita morì nel
giugno 1840; e nei due anni precedenti avevano perso i loro due figli), che lo
spinse addirittura a rinunciare per lungo tempo alla composizione. Questo può
essere anche il motivo per cui l’opera successiva, Nabucco, venne terminata circa
18 mesi più tardi, quindi con lungo ritardo rispetto ai tempi di composizione
il marzo del 1842 (prima di Nabucco) e il marzo del 1853 (prima di La Traviata)
Gli anni 1844-47 furono pieni di lavoro: infatti egli compose ben otto
melodrammi in quattro anni. Questi anni furono anche molto problematici dal
punto di vista della salute che peraltro andava peggiorando, tanto da spingerlo
Grazie ai numerosi guadagni che riuscì a raccogliere con le sue opere, nel 1844
comprò una proprietà terriera intorno a Busseto. Il successo di Nabucco gli aprì
le porte alla società milanese nel cui ambito Verdi fece amicizie durature e
molto importanti, come ad esempio con la contessa Clara Maffei, del cui salotto
23
Ibid.
24
Ibid.
17
A parte una breve visita a Vienna nel 1843, Verdi rimase all'interno della
Jerusalemme a Parigi (le sue prime opere ad essere rappresentate in teatri esteri).
Nei due anni successivi si stabilì a Parigi convivendo con Giuseppina Strepponi
facendo ritorno in Italia prima nel 1848, durante le rivolte, e poi, nel 1849, per
essere presente alla prima della La Battaglia di Legnano. A metà del 1849, Verdi
tornò con Giuseppina Strepponi a Busseto. Ciò causò uno scandalo nella città
dal momento che questa era nubile e conviveva solo in modo uxorio. Nel 1851
Dopo la prima della Traviata nel marzo del 1853, il ritmo di produzione
scrisse “solo” sei negli anni seguenti: I Vespri Siciliani, Simon Boccanegra, Un ballo
in maschera, La forza del destino, Don Carlos e Aida. Due delle opere (Vêpres
fosse dedicato nello stesso periodo alla revisione di diverse opere, ci furono
anche per Il Trovatore per l’esecuzione parigina dell’opera. Egli fece una
25 Ivi, p. 437.
18
Aroldo. Tali sforzi allontanarono molto Verdi dal teatro. Passarono infatti più di
Forza del Destino, tanto che in molto pensavano che il Maestro avesse
Le sue tre più ampie “spedizioni” straniere sono sempre tutte state legate a
impegni professionali. Egli andò a Parigi per un periodo di due anni (1884-45)
ad andare prima in Russia, poi a Madrid e a Londra per assistere alle esecuzioni
de La forza del destino e, infine, rimase nuovamente a Parigi per un altro anno
per la rappresentazione del Don Carlos. Quando non era in viaggio, Verdi divise
il suo tempo tra periodi di intensa attività sui suoi terreni agricoli a Sant'Agata
altre città, in particolare Napoli e Venezia. Nel 1859, dopo più di dieci anni di
Per ragioni non del tutto chiare si intuisce che Verdi iniziò a perdere i contatti
con l’ambiente di Milano che fu il suo maggior centro di attività dal 1840. Infatti
a parte un breve ritorno durante i moti rivoluzionari nel 1848, non visitò la città
per ben vent’anni, (già nel 1845 aveva avuto contrasti con i dirigenti della Scala,
un riavvicinamento. Nel 1868 Verdi tornò in città per incontrare per la prima
volta Alessandro Manzoni, da lui venerato. In un anno ristabilì una contatto con
il teatro alla Scala, supervisionando la première della Forza del destino nella
26
Ivi; p. 446.
27
Ivi. p. 447.
19
nuova versione. Nell’apprendere la notizia della morte di Gioacchino Rossini
Dopo Aida nel 1871, non ci fu altra première di un’opera verdiana per 16 anni.
Nel 1873, mentre stava supervisionando le prove di Aida al Teatro San Carlo di
Alessandro Manzoni. Ma resta il fatto negli anni 1870 e nei primi anni '80 anni
per cui non aveva più una necessità di ricerca di lavoro; dall’altro si nota che il
più delle sue energie andò nello sviluppo di proprietà terriere, e sempre di più
Allo stesso tempo, la sua vita personale subì uno sconvolgimento dovuto ad un
pubblico scandalo che causò molta angoscia privata tra lui e la sua partner. Il
motivo era il suo rapporto con la soprano Teresa Stolz, che era stata la prima
Leonora nella versione del 1869 de La forza del destino, la prima Aida nella
première milanese del 1872, e per lei Verdi aveva anche scritto l’assolo del
28 Ibid.
20
crisi nel 1876, ma alla fine tutto venne risolto e la Stolz rimase amica intima sia
All'inizio del 1870, Verdi ebbe un ruolo importante nel progetto di riforma dei
conservatori italiani. Le sue idee nella maggior parte dei casi si caratterizzavano
per una forte rigidità e severità. Secondo lui infatti gli studenti avrebbero
maestri italiani. In molte altre occasioni espresse il suo dissenso per la direzione
che stava intraprendendo la musica italiana soprattutto dal momento che egli la
Nel 1870 venne eseguito anche il Requiem. Come già accennato l’idea del pezzo
ebbe le sue origini nel 1868 con il suggerimento di Verdi per un Requiem
Nel giugno 1879 Giulio Ricordi e Arrigo Boito proposero a Verdi di scrivere
intelligente, alla luce della venerazione di Verdi per tutta la vita per il
29
Ivi, p. 454.
30
Ibid.
31 D'altra parte non bisogna esagerare. Il tema principale del Lacrymosa potrebbe sembrare a
prima vista operistico, ma il trattamento di Verdi è assai diverso dal momento che egli
evita quei contrasti vocali che quasi sempre alimentano il dramma musicale.
32 L'idea originale di Verdi della composizione del Requiem era intessa come una
celebrazione dell'arte e degli artisti italiani durante un periodo che egli vedeva come il
risultato di una crisi culturale: come, peraltro, ha rilevato nella sua prima lettera sul
progetto: «vorrei nessuna mano straniera, nessuno straniero mano per l'arte, non importa
quanto potente, a prestare la sua assistenza. In questo caso vorrei ritirare immediatamente
dalla associazione» (P. Gosset, Verdi libretti e lettere, p. 835). In questo senso, la decisione di
scrivere il Requiem, e quindi, per celebrare attraverso il contrappunto un'epoca gloriosa del
passato musicale in Italia, rende il lavoro come "politico" proprio come se si trattasse di una
delle opere del compositore.
21
drammaturgo inglese e alla luce dei suoi tentativi dopo Macbeth di affrontare
progetto ed entro la fine dell'anno Boito produsse già una bozza di libretto,
Simon Boccanegra (effettuata con l'aiuto di Boito) e di Don Carlos, che possono
essere visti come un nuovo tipo di opera che Verdi sentiva di dover creare per il
nuovo clima artistico che si stava sviluppando in Italia. Dopo molte esitazioni,
Otello fu infine eseguita alla Scala nel febbraio 1887. Circa due anni dopo, Boito
stava scrivendo una “fuga fumetto” (verosimilmente la fuga che finisce Falstaff).
l'inverno del 1889-1890 e, nella primavera del 1890, periodo in cui il libretto di
alla Scala nel febbraio del 1893. In questi anni ci fu anche la concepimento di
vari pezzi vocali sacri, alcuni dei quali sono stati successivamente raccolti sotto
In quella fase della sua biografia, Verdi ha continuato a dividere la sua vita tra
acquisito aggiungendole alla sua proprietà. Nei suoi ultimi anni, egli donò una
33
Cfr. R. Parker, Giuseppe Verdi, cit., p. 455.
34
Ibid.
22
costruzione di un ospedale a Villanova sull'Arda (Piacenza) e la fondazione di
una casa per i musicisti in pensione, la Casa di Riposo, a Milano. Nel novembre
1897 la Strepponi morì a Sant'Agata. Nel dicembre 1900 Verdi prese accordi
traslati alla Casa di Riposo. Prima che il corteo funebre lasciasse il Cimitero,
Nabucco35.
Con il tempo Verdi scrisse le sue ultime opere, ed era diventato una “specie di
italiano. I tempi erano cambiati; sia Otello sia Falstaff, per tutta la loro
"modernità", furono viste come una specie di sotto genere, due opere inadatte al
pubblico comune e soltanto adatte per i teatri più piccoli e ricercati. Per quanto
23
luogo non più adatto alla personalità musicale di un Verdi troppo semplice e
diretto. La situazione era leggermente diversa in altri grandi centri europei alla
fine del secolo. Sia in Inghilterra sia in Francia, per esempio, si trova un
sulla scia dei regolari allestimenti dei lavori di Richard Wagner alla fine
dell’Ottocento 36.
Allo stesso modo, Verdi non ha avuto un’influenza notevole sulle giovani
cavallo di un mulo. Per questa ragione si ritiene che l'esperienza precoce di Aida
Anche se nel 1913 si nota una rinnovata attenzione a Verdi nel suo centenario di
scena della prima produzione della versione di Franz Werfel della La forza del
destino (Dresda, 1926), o della pubblicazione dello stesso scrittore tedesco del
Verdi aveva molto a che fare con la consapevolezza che il teatro musicale
36
Ivi, p. 460.
37
Ibid.
38
Sia Verdi sia Puccini, sono stati i composiori di opera italiana più riconosciuti e anche più
eseguiti nel mondo; condividendo la ricera della massima sintesi drammatica e della
suddivisione esatta dei tempi teatrali, dal punto di vista del percorso emotivo con
l’ascoltatore.
24
tedesco era in crisi: le nuove opere non stavano prendendo il loro posto nel
Nel 1930 il Rinascimento verdiano si era diffuso, con alcune riprese delle opere
del Risorgimento", il simbolo del senso dello stato in Italia. Negli anni ‘50 e '60
le sue opere sono diventate il repertorio di base del settore della lirica mondiale,
continuano ad essere rivitalizzate, e oggi le opere di Verdi sono più che mai nel
degli anni. Verdi al giorno di oggi continua ad ispirare gli artisti ed il pubblico
NAZIONALISMO E POLITICA
Dal 1859 Verdi ebbe un rapporto molto stretto con la politica (anche da prima,
pensando a Nabucco), dal momento che fu scelto per far parte del nuovo Senato,
dove a Torino ebbe modo di incontrare il re Vittorio Emanuele II. La sua figura
leggere nella lettera scritta da Cavour qui riportata. Il suo collegamento con la
“Reputo la Sua presenza alla camera utilissima. Essa contribuirà al decoro del
parlamento dentro e fuori l’Italia, essa darà credito al gran Partito Nazionale
che vuole costruire la nazione sulle solide basi della libertà e dell’ordine”.
25
Con simpatica stima
“utilissima” presenza di Verdi nella camera del primo Parlamento del Regno
d’Italia (1861-1865). Fu attivo in due legislature, nella VIII nel Parlamento del
Regno d’Italia – Camera del Regno d’Italia del Collegio di Borgo San Donnino
nel 1861; e nella XII legislatura, nel 1874, e fu nominato membro del Senato del
Regno d’Italia anche se non esercitó mai attivamente quella carica 41.
La nuova carica di natura politica viene descritta da Verdi nella lettera all’amico
“Sono stato a Torino come avrai saputo dall’altra mia, e forse ho fatto un
viaggio inutilmente. Forse sarò Deputato (che il ciel no’l voglia che sarebbe per
me una disgrazia) ma non per molto, perché fra pochi mesi darò la mia brava
dimissione, e ciò dissi a Cavour ed a Hudson 42. Ciò sia fra noi.
Come leggiamo in tante delle sue lettere, egli aveva a cuore la situazione
politica del suo paese, durante il Risorgimento, nonostante fosse a Parigi per i
preparativi della prima del suo grand-opéra Les Vêpres Siciliennes non dimenticò
mai il suo paese affermando in maniera chiara il suo forte desiderio di un’Italia
40
Cfr. Stele in onore del maestro Verdi, nell’ingresso del Teatro di Busseto,
dall’amministrazione comunale nella ricorrenza del 150° dell’unità d’Italia. Il sindaco Luca
Laurini. Busseto 27 Gennaio 2011.
41
P. Gossett, Divas and Scholars, p. 279-280.
42 Si tratta di Sir Hudson, ministro plenipotenziario d’Inghilterra presso la Corte di Torino.
Nel ’61 è lui ad insistere affinché Verdi accettasse, contro ogni suo desiderio, la
candidatura.
43 C. Graziani, Autobiografia, p. 269.
26
unita. Tuttavia dopo la morte del Conte di Cavour la sua partecipazione alla
diminuendo.
Nel 1848 il maestro Verdi pensò ad un’opera che fosse tutta basata
Ferruccio, personaggio gigantesco, uno dei più grandi martiri della libertà
Alla fine fu Cammarano che gli suggerí la Battaglia di Legnano, e non più Piave.
Come possiamo vedere nella fonte citata, egli scrisse espressamente: “il
soggetto dovrebbe essere italiano e libero” 45. È qui dove troviamo chiaramente
Già prima della Battaglia di Legnano sono molti gli elementi singoli che si rifanno
al nazionalismo e che per tanto sono stati così interpretati e fatti propri dal
popolo. Per nominarne alcuni, per esempio: «Oh Signore, dal tetto natio» dei
Lombardi alla prima crociata, «Si ridesti il leon di Castiglia» dell’Ernani, «Cara
patria, già madre e reina» dell’Attila, «Patria oppresa!» e «La patria tradita
44 Ivi, p. 257.
45 Ibid.
27
piangendo ne invita» di Macbeth, oltre al coro immortale «Va, pensiero» del
Nabucco 46.
Tutti questi esempi, scritti prima della Battaglia, che non sono stati mai
dimenticati dal popolo, e intesi dallo stesso come canto per l’unità dell’Italia.
che viene direttamente esposta tramite essa, soprattutto nel melodramma, in cui
Tuttavia, prima del 1846, quando ancora non erano scoppiate le diverse
rivoluzioni del ‘48 e ‘49, negli anni in cui furono composte queste opere, esse
Nella stagione del 1848-49, al teatro alla Scala di Milano, ci furono di nuovo le
patriottici, dopo di che, come abbiamo visto prima, la connessione fra la musica
Dopo che, nel 1861, inizió il processo dell’unificazione italiana, fu solo qui
quando molte delle prime opere di Verdi furono reinterpretate per dimostrare
espressamente voluti né dal compositore né dai suoi librettisti, salvo alcuni casi,
46 Ivi. p. 252.
47 Ivi. p. 253.
28
come abbiamo potuto leggere nella lettera a Piave, per la composizione che
Per cui, si può affermare che tutte le connessioni che si vogliono trovare fra il
sentimento nazionale del Maestro Verdi e le sue composizioni sono alla fine dei
conti solo elementi ricercati dagli studiosi per giustificare, sia le affermazioni
del Maestro, che leggiamo nelle sue lettere in cui gli mostra interesse per la
situazione del suo paese, per esempio, quando è a Parigi; sia il sovracarico
Si potrebbe pensare che egli sfruttó tutte queste relazioni, le conoscenze negli
ambiti politici per avere successo con i Vespri Siciliani all’Opéra di Parigi, nel
1855; o per avere più slancio e diventare più celebre. Indipendentemente da ciò,
Verdi prima dei Vespri, aveva scritto le tre opere più eseguite nella storia nei
corrispondenti agli anni definiti “di galera”, per l’evidente carico di lavoro in
così poco tempo. É chiaro che il compositore è sempre cerca di applauso, ma nel
caso dei Vespri Siciliani l’unica idea è quella di fare un vero grand-opéra per
Parigi.
da qui nasceranno, nei suoi cori, i canti alla “Patria”, che non erano mai stati
intesi da lui come retorica musicale, ma l’espressione reale del suo sentimento,
del suo pensiero. Per tutti questi elementi che espone nella sua musica, egli
29
diviene il maestro che noi proviamo a studiare e a eseguire. La sua musica,
questo simbolo d’arte italiana, esportata con orgoglio al di fuori dei confini
creò nel campo dell’arte musicale, coscienza per tutte le classi sociali del valore
educazione.
L’opera italiana nell’Ottocento era una delle “industrie” più fiorenti fondata
soprattutto sulla proverbiale bravura dei cantanti italiani. Nei primi anni
professionale di un compositore; ora era tutto, poiché –tra l’altro- essa costituiva
il suo unico mezzo di sostentamento 48 . Proprio per il fatto che per l’Italia
l’opera era l’industria più fiorente, la maggior parte delle grandi città aveva più
Tuttavia, nel momento in cui Verdi iniziò la sua attivitá, la tradizione operistica,
Da questa realtà nasce la speciale natura delle sue forme e del suo linguaggio.
30
che riassunse tutti i paradossi e le ambiguità dell’Ottocento 50. Budden ci dice a
Le opere del primo Ottocento iniziano con l’aria bipartita che era il punto di
possono essere in tonalità differenti senza un rapporto tra loro (non c’è una vera
importanza della tonalità): anche in Verdi, per esempio, non c’è un vero
musicale, cioè la maggiore tensione sulla parte centrale, piuttosto che su quella
conclusiva, per esempio: sul finale del primo atto, se gli atti sono due oppure su
In quel periodo -cosa che ebbe un influsso diretto con gli strumenti a fiato-
vengono usate molto anche le bande di scena. Infatti in Verdi non mancano mai
nelle sue opere veneziane in quelle successive almeno fino ai Vêpres siciliennes 54.
Molto importante era anche la visione del librettista, tanto che, nel caso di La
Traviata viene definita opera di Francesco Maria Piave con musica di Giuseppe
Verdi 55. In questo periodo inoltre era molto attiva la censura dei libretti che
50 Ibid.
51 Ivi, p. 14.
52 Ibid.
53 Ivi, p. 19.
54 Ivi, p. 21.
55 Ivi, p. 22.
31
tutta Italia come una necessità politica, e guai al compositore che osasse
ignorarla! 56.
A partire dal 1850 emergono con sufficiente chiarezza due principali direzioni
del grand-opéra parigino. Tuttavia l’opera italiana della metà del secolo veniva
politici del 48-49, la censura divenne severa come mai prima d’allora e la varietà
limitata» 58 . Tra i risultati inattesi del clima d’evasione causato dalla nuova
Dall’altro lato, alla fine degli anni 50, gli strumenti per avviare la riforma erano
cambiando a loro volta, come per esempio il vecchio contrabasso a tre corde che
Italia non arriva fino la fine del secolo), consentendo così alla sezione degli archi
di ottenere un suono più pieno e più grave, e un più razionale rapporto tra
concertatore” che provava con i cantanti e il primo violino che dirigeva con
l’archetto avendo sott’occhio solo la sua parte, passò poco alla volta nelle mani
56 Ivi, p. 24.
57 J. Budden, Le opere di Verdi, vol. II, p. 3.
58 Ivi, p. 9.
59 Ivi, p. 10.
60 Ivi, p. 12.
61 Ibid.
32
questo campo l’Italia era rimasta assai indietro nei tempi. Intorno agli anni 20
la camicia di forza delle convenzioni del primo Ottocento, erano incerti su che
cosa fare della loro libertà. Le accresciute risorse armoniche e strumentali e una
Budden. A proposito di questo Verdi disse: “(...) anche noi abbiamo i nostri
difetti e grandi, ma è certo che v’è meno convenzionalismo, più verità nella
forma; nei pezzi d’assieme tutti hanno un linguaggio proprio alle loro passioni
volta” 64. Come descrizione dell’opera italiana negli anni sessanta, questo brano
tradizione 65.
62 Ibid.
63 Ivi, p. 25.
64 Ivi, p. 33.
65 Ivi, p. 34.
33
pungente risposta pubblica di Boito 66. Da qualche tempo i Conservatori italiani
non si doveva in alcun modo studiare la musica moderna perché ciò avrebbe
gradualmente dal governo agli enti locali, le cui sovvenzioni erano spesso
penosamente inadeguate allo scopo. Per una curiosa ironia gli anni 70, un
periodo di povertà che vide le sollevazioni contro la tassa sul macinato nel 1877
e le inondazioni nel 1879, furono anche il periodo per eccellenza del grand-opèra
meno di cento elementi per l’orchestra e non meno di ottanta per il coro e
resposabilitá di farla allestire in modo adeguato dai teatri che egli stesso
noleggio delle parti 71. È vero che per la maggior parte delle sue opere nuove
69 Ivi, p. 283.
70 Ibid.
71 Ivi, p. 284.
34
Verdi continuò a preferire la trattativa diretta con il teatro interessato, ma
quando si riappacificò con alla Scala di Milano – che dal 1869 in poi avrebbe
compositore 72. Era un sistema che l’autore medio era felice di seguire in quanto
guerra selvaggia combattuta tra Lucca e Ricordi (tutti due editori) attraverso le
teatri non migliora, per cui pian pianino si cominciano a chiudere stazioni per la
La musica strumentale non godeva di una salute migliore. In quegli anni tutte
le grandi città avevano le loro Società del quartetto e società sinfoniche che
creavano un pubblico per composizioni che, di norma, non uscivano dalle sale
dei conservatori 75
. Al tempo stesso la musica studiata nei conservatori era
strumentale italiana 77. Era inevitabile che il nuovo gusto musicale producesse
settanta 78 . Alla fine del decennio le opere francesi di Meyerbeer erano nel
programma dei teatri italiani pure grandi 79. Nel tentativo di assimilare lo stile
72 Ibid.
73 Ibid.
74 Ivi, p. 285.
75 Ivi, p. 286.
76 Ibid.
77 Ibid.
78 Ivi, p. 287.
79 Ibid.
35
transalpino, i compositori italiani incontravano due ostacoli: gli accenti più
pesanti della loro lingua rispetto a quella francese e la persistente riluttanza dei
Curiosamente quando l’opera italiana toccò il suo punto di maggior crisi sotto il
tutto il periodo intorno alla metà dell’Ottocento il Théâtre des Italiens e lo Her
Majesty’s costituirono una prestigiosa vetrina per le opere e gli artisti italiani più
recenti. Se il Théâtre des Italiens dovette chiudere nel 1878 la ragione sta solo in
parte nella crisi economica di quel periodo 82. Da alcuni anni, infatti, musicisti e
critici francesi ne avevano chiesto la chiusura con la scusa che, a parte Verdi,
l’Italia non aveva più nulla d’interessante da offrire al pubblico parigino 83.
dai compositori degli anni 70 e 80, Verdi, nelle sue revisioni del Simon
pubblico 85. Budden dice a tale proposito «Reazionario o progressista che fosse,
ritenere corretta questa affermazione nei diversi ambiti della sua composizione;
cortigiana? È chiaro che in questo caso c’è la figura viene definita chiaramente
80 Ivi, p. 291.
81 Ivi, p. 293.
82 Ibid.
83 Ibid.
84 Ivi, p. 297.
85 Ibid.
86 Ibid.
36
sotto il profilo drammaturgico, cioè guardando la storia. Ma siamo sicuri che
questo elemento che lui mette in scena è un semplice caso della storia di
Dumas, o Verdi ci vuole dire qualcosa d’altro? Più avanti torneremo più
come protagonista nella sua opera, non è un semplice caso; per cui, credo che
personalissima strada, mentre per tutti gli anni settanta e ottanta le forme
apportate al Don Carlos nel 1884 troviamo che Verdi ricorre sempre meno alle
orchestrali 89
. Tuttavia, la continuità esistente in Otello e in Falstaff deriva
impercettibile 90.
87 Ivi, p. 308.
88 Ibid.
89 Ibid.
90 Ibid.
37
4.2 Evoluzione compositiva di Giuseppe Verdi nel teatro musicale
38
Macbeth Opera, Piave e Maffei, 14 Marzo 1847, Teatro
quattro atti da Macbeth di La Pergola, Firenze.
W.
Shakespeare
(1605-6)
39
Il trovatore Dramma, Cammarano, 19 gennaio 1853,
quattro parti da El trovador Teatro Apollo, Roma.
di A. García
Gutiérrez
La traviata Opera, tre atti Piave, da La 6 marzo 1853, Teatro la
dame aux Fenice, Venezia.
camélias di A.
Dumas (1852)
Les vêpres siciliennes Opéra, cinque E. Scribe e C. 13 giugno 1855, Opéra,
atti Duveyrier da Parigi.
Le duc d’Albe
(1838)
Simon Boccanegra Opera, tre atti Piave, da 12 marzo 1857, Teatro
Simón la Fenice, Venezia.
Bocanegra, di
García
Gutiérrez
40
Revisione, La forza del Opera, Piave, (rev. da 27 febbraio 1869,
destino quattro atti A. Teatro alla Scala,
Ghislanzoni) Milano.
dal suo libretto
1862
Don Carlos Opéra, cinque Méry e Du 11 marzo 1867, Opéra,
atti Locle da un Parigi.
dramma di
Schiller (1787)
Nelle opere, dal Nabucco alla Battaglia di Legnano, i cui cori pattriottici hanno
una chiara derivazione donizettiana 92, gli strumenti “soli” si tributava una
grande considerazione (più ai fiati però, che agli archi) in virtú della loro
Rossini e Mercadante:
91
Cfr. R. Parker, Giuseppe Verdi cit., pp. 461-462.
92 J. Budden, Le opere di Verdi, vol. I, p. 29.
41
-Strumenti melodici: primi violini, primo flauto, oboe, clarinetto, tromba e
ottavino.
usati in coppia.
Dal primo Verdi fino alla maturità utilizza soprattutto tante frasi come unico
esempio nel terzo atto di Aida (in cui possiamo notare il grande assolo di oboe),
è raro nei brani prima della Traviata che Verdi unisca queste due dimensioni fra
partire dagli anni ‘50. Budden afferma che per Verdi il punto di partenza
dell’opera è la voce 95, nell’opera del compositore oltre a essere la voce il punto
di partenza, cosa che soprattutto potremo sostenere nelle opere giovanili. Ciò
quanto egli ci vuole raccontare come compositore e come persona e solo col
passar del tempo l’orchestra incominciò a crescere d’importanza nel quadro del
letterario; anzi, capitava spesso che proprio per seguire una determinata svolta
93 Ivi, p. 31.
94 Ibid.
95 Ivi, p. 33.
42
della vicenda egli giungesse a inattese soluzioni formali 96 . In questo senso
totalmente italiana e apre la strada alla grande trilogia della maturità verdiana97.
Nel Verdi più maturo oltre ad essere impiegato uno stile più cameristico, si
rivela un uso assai personale dell’armonia per creare colore e inflessione a una
melodia 98 . D’altronde non si può analizzare una unità delle opere del
compositore italiano sotto il profilo degli schemi tonali, già che non usa
nemmeno in modo conduttivo il collegamento tonale fra gli atti 99. L’armonia di
Verdi si sviluppa anche lungo linee più generali; in primo luogo mediante un
funzionale, che colora una linea vocale senza interessare la tonalità, diviene
possibile che nel suo frequente ricorso all’armonia non funzionale, Richard
Strauss debba qualcosa all’esempio di Verdi del quale molto ammirava gli
ultimi lavori fino al punto di inviare a Verdi, per averne suggerimenti e critiche,
96 Ivi. P. 34.
97 Ivi. P. 40.
98 Ivi, p. 42.
99 Ibid.
43
Lo stesso Julian Budden, nella raccolta delle Opere di Verdi ci propone una
specie di divisione fra le opere del maestro: «Le opere che vanno da Rigoletto a
Aida.
avendo come condizioni la lingua francese, e nel caso dei Vespri siciliani, di
Gran parte delgli studiosi sono convinti di fissare Rigoletto come l’inizio di un
Molto di ciò che nel medio e tardo Verdi è nuovo deriva dall’estero e allo stesso
tempo gran parte di questa novità risulta essere un’acquisizione. Solo il modo
specialmente su Verdi che, con Jérusalem, aveva già scritto per l’Opéra di Parigi
ed era vissuto due anni nella capitale francese 105. L’esperienza francese opera in
delle couplets, o per esempio le scene rituali della Forza del destino, e in Aida e
105 Ibid.
44
ovviamente quella del Don Carlos sono tutte dello stile del grand-opèra parigino
106 .
diventa di pari passo più raffinato e l’orchestra gioca un ruolo sempre più
dedicato alla voce continua ad essere al centro delle sue strutture più
complesse, ed egli è fortemente critico verso coloro che permettono alla loro
musica di frantumarsi in una sequela di “parlati” 108. Verdi pensava anche che la
giovanili lasciano il passo a una tavolozza più ricca e più variata anche se, pur
nel suo momento più sofisticato, la “sonorità media” di Verdi è sempre un po’
più acuta di quella di Wagner: nei suoi “tutti” più grandiosi si distingue ancora
45
il suono stridente dell’ottavino 111 . A proposito di questo Julian Budden ritiene:
individuano in uno schema tonale implicito 113 . La verità è che tali coincidenze
di tonalità, così come capitano all’interno di uno stesso pezzo, troppo spesso
capitano in momenti imprevedibili o, più spesso ancora, non capitano del tutto.
Nelle ultime opere le scene corali e di danza tendono ad essere più simmetriche,
ad uno schema tonale unitario. È molto più corretto sostenere che Verdi tende
dell’ultimo Verdi, Budden rileva: «essa ad un certo punto avrà sempre bisogno
scena 115». Verdi, invece di abolirle, mantiene in vita le forme liriche più vecchie
cantanti un impegno sempre più pesante. Si può sostenere che Otello sia il ruolo
111 Ibid.
112 Ibid.
113 Ivi, p. 57.
114 Ibid.
116 Ibid.
46
parte avviene perché fin dall’inizio Verdi aveva chiesto molto a tale tipo di
registro. Nei suoi anni centrali Verdi raggiunge una distinzione tra la “donna di
forza” (che in Aida e in Un ballo in maschera richiede i mezzi vocali di una Isolde)
Violetta117.
1. L’OBOE
Gli eventi dell’inizio del XIX secolo sono la base e il punto di partenza della
Nel ‘800, non c’è dubbio che lo spirito estetico del Romanticismo, insieme alla
117 Ibid.
118 Ivi, p. 59.
47
costruzione 119 . Inoltre si fece una ricerca molto più personale, o romantica, per
A partire dal 1800 nacquero le diverse scuole di oboe che possiamo studiare da
diversi punti di riferimento, sia dal punto di vista tecnico e pratico, sia lo
sviluppo di ognuna di esse, sia sotto il profilo didattico, con i diversi personaggi
con i vari trattati e metodi, che ancora a giorno di oggi sono il punto di partenza
per tutti gli oboisti. Le principali scuole sono le seguenti: quella francese, quella
viennese, quella tedesca, quella italiana, quella russa, e, più tardi, la scuola
americana 120.
tentativo, l’oboe non è stato mai impiegato in ambiti diversi da quello classico
121
. Al carattere elittario dello strumento corrisponde una connotazione
è per lo più impiegato per la sua intensa vena cantabile. Il suo particolare
119 Appunti dal corso: Trattati e metodi dello strumento (I corso biennio).
120 Ibid.
121 http://www.suonare.it/DettaglioRicerca.php?IdNews=2328.
122 http://www.uv.es/adelanta/historia%20del%20instrumento.html.
48
Dopo il 1820 appare l’oboe a tredici chiavi di Joseph Sellner, professore
Sellner, aggiunse una serie di chiave doppie, e così creò il cosiddetto “oboe di
chiavi”, il più moderno per il suo tempo. Ma non ebbe successo nel mondo
Triébert fu, insieme ad altri fabricanti ed interpreti del tempo, colei che permise
di arrivare al sistema “6” più conosciuto come modèle conservatorie, costruito per
risonanza del si b2, oltre a creare i 6 sistemi dei quali teniamo molto importante
il 4º, poiché si sa che era quello che usava anche Apollon Marie-Rose Barret,
insieme a Barret, cercando sempre nuove modifiche per creare uno strumento
averci lasciato uno dei metodi più importanti che abbiamo insieme a quelli di
esempio il cambiamento dei materiali sotto le chiavi, nei sugheri e nei fori. Fu il
123 Ibid.
124
Geoffrey Burguess, Oboe, in: NGroveD, vol. XVIII, pp. 257-287: p. 269.
49
precursore della forma attuale del corno inglese, con il canneggio diritto e il
di oboi del continente durante il XIX secolo, permettendo grazie alla continuità
Romanticismo 126.
oboistica in Francia proseguí con il suo protetto, François Lorée (1838-1902), che
dopo la morte del suo mentore, ed spinto Georges Gillet (allora docente del
nel 1881. Lorée insieme a Gillet, realizzò degli studi per cercare delle migliorie
Georges Gillet, insieme a suo nipote Fernand Gillet, si trasferirono negli Stati
Uniti, la sua trasferta in America darà vita alla scuola americana. Oltre ad essere
immensa, che diventeranno studio obbligatorio per tutti gli oboisti. Questi
125 http://www.suonare.it/DettaglioRicerca.php?IdNews=2328
126 G. Burguess, Oboe cit., p. 270.
127 Ivi, p. 273.
50
studi, metodi e trattati hanno in comune non soltanto la difficoltà tecnica, ma ci
momento in cui arriviamo alla 5ª lezione, egli ci porta ad arrivare fino al Re5,
cosa che ci fa pensare che avremo bisogno di un certo tipo di tecnica per riuscire
a farlo, dal momento che la prima lezione è dedicata ai principianti. Per questo
motivo, possiamo affermare che dietro tutto, c’è una tradizione, c’è uno tipo di
Tutte queste osservazioni sono molto importanti per la storia dell’oboe, perchè
ci porta alla nascita di una scuola e di una mentalità oboistica, se non facciamo
caso a questo, non potremo capire come siamo arrivati alle tradizioni che
Gillet, ed è stata una delle più importanti al mondo. Essendo stata la base di
stesso 130.
128
F. Gillet, Méthode, p. 12.
129
Appunti, da: Trattati cit.
130
dle.rae.es/?id=Vt5q0qE.
51
A questo punto vorrei porre l’attenzione alle Rimembranze operistiche, brani
che, come dice la stessa parola, rievocano nella memoria le opere o passi scelti
dalle stesse. Diversi compositori hanno realizzato questo tipo di lavoro per il
proprio strumento o altri, in modo tale di portare la musica del teatro musicale
alcuni compositori a trascrivere brani scritti per orchestra per due pianoforti,
ecc.
strumento, come per esempio: Fantasia su i temi della Traviata per clarinetto di
Luigi Bassi, Fantasie brillante sur Carmen di Bizet di François Bourne, ecc. Sono
alcuni dei tantissimi esempi che possiamo nominare come parte fondamentale
Nato a Palermo il 13 Ottobre del 1842, cominciò la sua carriera all’età di 14 anni,
Egli utilizza sia l’oboe sia il corno inglese a 11 chiavi in legno di bosso, costruito
a Parigi dal celebre Triébert (con gli anni dati al oboista Omar Zoboli da parte
delle sue figlie nel 1985), ebbe un grandissimo esito su come concepire l’oboe
52
dal punto di vista della facilità e leggerezza appare ancora oggi quasi
incredibile.
dedicando gran parte del suo tempo a far crescere il suo livello musicale, e
repertorio abituale, anche brani dei contemporanei dello stesso Pasculli, che
raramente prima si ascoltavano in Italia, come Wagner, Debussy, Grieg, ecc... 131
A partire del 1884 smise di suonare in pubblico, la sua vista si era terribilmente
rovinata e nel 1913 lasciò l’insegnamento, non molto più tardi, dopo aver
Fra le composizioni per oboe più studiate, troviamo: 15 Capricci a guisa di studi
per oboe, Melodia: per corno inglese e pianoforte, Le api: studio caratteristico
per oboe e pianoforte, ricordo di Napoli, Scherzo brillante per corno inglese e
pianoforte.
Meyerbeer:
131
http://www.omarzoboli.ch/antonio-pasculli.html.
53
Fantasia nr. 2 sopra motivi dell’opera Un ballo in maschera per corno inglese e
pianoforte.
Gran concerto su temi dell’ opera Les vêpres siciliennes di G. Verdi per oboe e
pianoforte.
Gran trio concertante per oboe, violino e pianoforte su motivi del Guglielmo Tell
di G. Rossini.
dimenticate all’inizio del XX secolo, fino quando gli oboisti Heinz Holliger e
132 http://www.suonare.it/DettaglioRicerca.php?IdNews=2901.
54
Verdi interpreta il suo ruolo di compositore come artista che vuole arrivare alle
persone, anche a quelle più umili. Ritraendo i vari personaggi della società
all’interno della sua storia come i diversi strati della società. In questo caso, se
guardiamo la vicenda che Verdi mette musica, la figura di Violetta non viene
trattata a seconda di quello che è o sembra di essere, ma come persona nella sua
umanità. Al punto che dopo aver sacrificato l’amore che provava per il giovane
quando alla fine della storia Alfredo chiede il suo perdono con l’approvazione
del padre avendo la possibilità di vivere quell’amore, lei morirà a causa di una
mallatia.
Quindi è molto interessante notare come Verdi ritragga questo doppio senso
Per tanto, è molto importante concentrarsi sul dramma che Verdi ritrae, ovvero
Piave e Verdi sembra di volerci insegnare, che non dobbiamo pensare che il
amore di Violetta per Alfredo possano operare una sorta di redenzione delle
persone, come nella storia di Verdi dove Violetta si redime rinunciando a tutto
sfida fra Alfredo e il barone, in cui la voce viene talvolta accompagnata dagli
maestro Verdi.
55
L’importanza dell’oboe all’interno di Traviata viene marcata anche dal fatto che
raggiungendo il suo massimo utilizzo nel terzo atto. In questo senso l’oboe
L’oboe viene utilizzato nelle parti in cui esso si rivela assolutamente necessario
L’aria «Addio del passato», con l’oboe che apre e chiude le due strofe e
l’opera. È anche da notare la scrittura degli archi: i primi e secondi violini sono
Nel trascorso di tutta l’aria, l’oboe dialoga con Violetta fino la fine, aprendo e
fine ancora una volta il discorso viene interrotto, questa volta per l’ingresso di
Alfredo.
56
133
lenta a dispiegarsi che forma uno dei tratti caratteristici del genio di Verdi,
più accentuata che nelle precedenti opere di questo autor.” 134: così si espresso
Berlioz sul capolavoro di Giuseppe Verdi. Davvero un giudizio che può essere
spiegazione generale del brano molto chiara e concreta, che potremo prendere a
133
G. Verdi, La Traviata. p. 353.
134
J. Budden, Le opera di Verdi, vol. II, p. 206.
57
Ricordi: “Il tempo stringe e credo l’ora d’aggiustare le cose nostre sui Vespri
obligo a mandarti una coppia della partitura intera a gran d’orchestra col testo
francese e col balletto che forma un’azione a parte intitolato Le quattro stagioni:
più una traduzione italiana fatta sotto la mia direzione da abile poeta, e
Gli italiani della metà del XIX secolo – come è noto – non amavano la presenza
del balletto. Ancora nel 1867 Corinno Mariotti scrisse a proposito del balletto in
Don Carlos: “A parer mio questa concessione che Verdi ha fatto alle esigenze del
grand-opéra deve essere l’ultima, poiché noi Italiani siamo logici quando ci
ballo” 137.
tolte: “In quanto ai ballabili facesse l’impresario quel che voleva dal momento
che i nostri coreografi non sanno trovare nulla che li renda almeno tollerabili e
che non porti documento al finale terzo, è meglio o ometterli fare dei passi a
Questo consiglio fu seguito da altri teatri italiani, sia pur con rare eccezioni, fino
come un fatto innovativo che un maestro italiano portasse per prima volta al
135
Ivi, p. 260.
136 Ivi, p. 261.
137 Ibid.
138 Ibid.
58
Sotto il profilo oboistico è interessante concentrarsi sulle Rimembranze che il
temi dell’opera Les vêpres siciliennes di G. Verdi per oboe e pianoforte. Questa
all’oboe nei punti dei cantabili, le diverse parti centrali in cui il pianoforte funge
Questo brano, come usualmente accade in quelli scritti dal maestro di Palermo,
sono caratteristici per la grandissima parte virtuositica che ascrive all’oboe, con
le diverse variazioni dei temi. Per esempio, la prima variazione dell’aria scritta
prima in Adagio e poi in Più mosso, è una parte molto importante del brano
139
139
A. Pasculli, Gran concerto sui temi de Vespri Siciliani, p. 7.
59
140
brano, infatti, anche l’aspetto del cantabile è assai importante. Per Pasculli
virtuosismo e espressività sono da intendere come sullo stesso piano. Nei vari
maniera più vicina possibile alla voce umana. Un esempio molto chiaro di ciò è
140
Ivi, p. 10.
60
141
cantante.
Questo brano è di una difficoltà enorme per l’oboista, poiché egli deve stare
creare questa grandiosità in ogni modo, scrivendo dei climax nelle parti centrali
molto più debole, rispetto ai vari finali interni scritti nei punti precedenti.
resistenza, espressività ecc. Allo stesso tempo, essa non è una semplice
141
Ivi, p. 24.
61
2.3 Aida, «Oh patria mia»
Il terzo atto di Aida, è caratteristico per la scrittura cameristica che Verdi
In particolar modo possiamo analizzare l’aria «Oh patria mia», dove l’oboe, di
processo è molto simile a quanto osservato nel caso della Traviata, solo che qui il
tema presentato per lo strumento non è poi lo stesso che viene cantato da Aida.
per dirle addio per sempre? Allora ella si getterebbe nel Nilo, e forse la morte le
avrebbe dato pace e oblio. Pensa con desiderio intenso alla terra natia che non
rivedrà più, ai suoi cieli azzurri, ai verdi declivi, alle rive profumante. La
del couplet secondo cui un nuovo pensiero musicale si combina con nuove
parole per formare un refrain. Il materiale migliore («Oh patria mia, mai più ti
romanza inizia con ciò che sembra essere materiale impiegato con funzione
scenica 142.
Come in «Salve Maria» dei Lombardi, quando si sente poi la vera tonica alle
parole «O verdi colli, o profumate rive...», questa pare una tonalità episodica:
142
J. Budden, Le opere di Verdi, vol. III, p. 250.
143 Ivi, p. 251.
62
finché la musica non ha attraversato Fa minore e Re bemolle maggiore,
144
63
145
Meyerbeer (un brano la cui influenza arriva fino alla «Canzone del Salice» di
Otello), qui del tutto originali sono l’incantevole fantasia poetica e l’equilibrio
che nasce dalla simmetria variata. Si noti che effetti quali i tremoli del flauto
erano stati preannunciati dallo stesso Verdi fin dai I Due Foscari. Un postludio
nell’ombra 146.
145
Ivi, p. 274.
146 J. Budden, Le opere di Verdi, vol. III, p. 251.
64
2.4 Il corno inglese nella drammaturgia di Giuseppe Verdi
L’uso del corno inglese nell’opera di Verdi avviene soltanto in momenti molto
inglese viene impiegato sia come strumento solista sia come parte fondamentale
maschera, Don Carlos, Aida, Otello o Falstaff sono alcuni degli esempi.
In Rigoletto per esempio, l’oboe ha una parte molto importante nel trascorso di
facciamo caso alla scena IX e X del secondo atto, possiamo vedere come Verdi
Egli accompagna «Miei signori, perdono», alla voce del baritono, creando un
colore molto particolare in questo momento con il solo di corno inglese in cui
65
148
66
Di un carattere simile, sarebbero gli esempi nelle opere di Un ballo in maschera,
Don Carlos, Aida o Falstaff dove lo strumento diviene una caratteristica esenziale
Un momento di rottura che Verdi realizza con l’utilizzo dello strumento che
parlando.
momenti determinati, come accade nelle altre opere in cui decide di introdurlo,
Nell’inizio quarto atto, il corno inglese appare, come introduttore del dialogo
del discorso musicale con gli altri strumenti a fiato. Sembra che volesse usare in
anche lo possiamo pensare dalla risposta che ben due volte danno i flauti,
sembrando che stiano dando l’approvazione a quello che è stato detto prima.
67
149
In fine, dopo la ripetizione di due volte di questa frase per il corno inglese,
Otello, non è importante semplicemente per questo grande solo, in cui attacca
l’inizio del quarto atto da solo senza nessun accompagnamento e come nella
seconda volta viene accompagnato dalle note lunghe dei clarinetti e poco a poco
Verdi per prima e unica volta utilizza il corno inglese in maniera assolutamente
diversa rispetto tutte le altre opere in cui l’aggiunge anche. Potremo pure quasi
affermare che in questo unico caso, c’è una piccola assomiglianza di come
determinato, non per questo di minore importanza, tutto il contrario, per lui
149
G. Verdi, Otello, p. 465.
68
dell’opera, com’è il caso a Rigoletto, che aiuta all’imploro di un padre perche li
Per cui, il corno inglese ha questo effetto, con un carattere sempre molto chiaro,
nel quale appare giusto nel momento necessario. Lasciandoci con dei passi più
importanti per la storia della musica e per lo studio del nostro strumento.
V. CONCLUSIONI
Nella tesi presente ho cercato di porre l'attenzione del lettore sull’analisi della
figura di Giuseppe Verdi, sia come genio sia come elemento chiave di lettura
del popolo italiano. Sotto il profilo tecnico, l’oboe, come dimostrato negli
tradizione italiana per eccellenza: l’opera. Lo stesso vale anche in relazione allo
studio del concetto di Rimembranza in relazione anche alle fonti originali, dal
69
VI. BIBLIOGRAFIA
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Monteux 1987.
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72