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IL QUATTROCENTO. LA MUSICA DEGLI "OLTREMONTANI"
IL CINQUECENTO
LA MUSICA STRUMENTALE
RIFORMA E CONTRORIFORMA
IL TARDO CINQUECENTO
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Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche pa�iale e con ualsiasi mezzo,
non è consentita senza la preventiva autorizzazione scritta dell'editore.
Prima edizione
CLAUDIO GALLICO
L'ETÀ
DELL'UMANESIMO
E DEL
RINASCIMENTO
INDICE
III • IL CINQUECENTO
V • RIFoRMA E CoNTRORIFORMA
1 16 GLOSSARIO
f .1·:'1"/'URE
17 1 BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
189 INDICE DEI NOMI
111lEMESSA ALLA PRIMA EDIZIONE DELL'OPERA
Alberto Basso
Presidente della Società Italiana di Musicologia (197 3-79)
PREMESSA ALLA SECONDA EDIZIONE DELL'OPERA
Mantova, 1 978 C. G.
Gli studi sono ben avanzati, negli anni trascorsi dalla prima edi
zione di questo libro. (Pur riesaminato con acuta autocritica, il libro
non sembra avere perso ad oggi la sua fondatezza e validità; quei
ritocchi che parevano necessari sono stati apportati, naturalmente.)
È gratificante rilevare i progressi che la nostra disciplina ha com
piuto nel frattempo; ed il reclutamento nel nostro campo di uno
stuolo numeroso di operatori bravi.
Il metodo della ricerca che prevale ai giorni nostri è piuttosto
inclinato verso la documentazione statistica, numerica, fattuale;
oppure anche alla organizzazione sistematica della materia. Giu
sta disposizione di partenza. Ma sia incessantemente illuminata dal
senso e dal disegno della storia. Un invito foscolianamente peren
torio " alle storie " va fortemente lanciato e continuamente riba
dito. Lettura del passato come valutazione delle qualità, delle
misure, delle proporzioni, delle differenze; competenza storica come
cognizione dei bacini, dei moventi, dei percorsi; storiografia come
esercizio di disponibilità, di tolleranza e d'immaginazione.
La musica costituisce una fibra sostanziale della vita delle cul
ture, e un loro codice comunicativo infallibile . Lo studio della sua
storia, attivato con ogni specie di sussidi conoscitivi, porta luce
alla storia dell'uomo.
4 • DuFAY
5 • CoNTEMPORANEI m DuFAY
6 • OcKEGHEM
7 • INTORNO AD OcKEGHEM
9 • JOSQUIN DESPREZ
re ut re ut re fa mi re
l 0 • CONTEMPORANEI DI }OSQUIN
a quattro o a cinque voci. Fra questi «In ilio tempore», dal quale
molti decenni più tardi Monteverdi estrasse i motivi per edificare
la monumentale Missa omonima ( 1 6 10). Completano il catalogo
Gombert otto Magni/icat, circa sessanta chansons, un madrigale.
Contrappuntista abilissimo, Gombert congegnò partiture gre
mite. Scorrono fluidi continui nastri sonori, nei quali sono evitate
scansioni nettamente cadenzate. L'imitazione incessante getta su
tempi diversi l' accento delle parole pronunziate nei canti dell'in
sieme polivoco: continua poliritmia. S'odono dissonanze suggestive,
provocate dai moti delle voci riunite in contrappunto.
Nella figura di Adriano Willaert ( 1 490 ca. - 1562) si rinnova con
alta evidenza la testimonianza della fecondità del trapianto e del
l'assimilazione in Italia d'un musicista oltremontano, educato a quel
le scuole. Discepolo di Mouton a Parigi, visse a Roma ( 1 5 15), Bolo
gna ( 1 5 1 8) , in Ungheria ed a Ferrara ( 1 520) , seguendo il brillante
patrono cardinale Ippolito I d'Este. Nel 1527, succedendo a Petrus
de Fossis, Willaert assunse il magistero della cappella di San Marco
in Venezia, carica che tenne con brevi interruzioni sino alla fine.
Ammaestrò direttamente, o indirettamente influenzò Rore, A.
Gabrieli, G . Zarlino, A. Padovano, F. Della Viola (m. 1568); e J.
Brumel (m. 1 564), J. Buus, M. A. Cavazzoni ( 1 490 ca. -post 1569),
G . Guami ( 1 542 - 1 6 12), C. Merulo, G . Parabosco, N. Vicentino.
Con la didattica e l'esempio trasmise quella nozione che è essen
ziale nella sua opera, ossia l'aderenza sia formale sia contenutistica
della risonanza musicale al testo, sì studiata da procurare i primi
lineamenti d'un' appropriata retorica musicale. Willaert ci appare
magistrale in tutti i campi del repertorio . Le chansons son conte
ste con la sagacia contrappuntistica della migliore tradizione nor
dica. Le " Messe parodia " , nella maggioranza da modelli del mae
stro Mouton. I mottetti; i madrigali: il suo stile era già maturato
prima del 1540, periodo in cui componeva a Venezia in onore di
Polissena Pecorina - una delle prime illustri cantatrici di cui la storia
ci consegna il nome. Una collana di mottetti e madrigali si cono
sce in una fortunata edizione del 1559 intitolata Musica nova . La
mescolanza dei generi - trentatre mottetti e venticinque madrigali,
tutti meno uno su sonetti del Petrarca - vi è insolita: lo scaltro appa
rato polivoco usuale è abbellito da un corretto e fine trattamento
delle parole, in un insieme sonoro arioso, trasparente, polito.
Normalizza inoltre Willaert in S. Marco quella prassi dei cori
40 I L C i NQUECE NTO
" spezzati " , ossia divisi e fra loro dialoganti, che aveva precedenti
veneti e che diviene con lui un emblema dello stile marciano cin
quecentesco: nei salmi vespertini « spezzadi accomodati da cantare
a uno et a duoi chori », di un libro che contiene anche lavori di
Jachet da Mantova, pubblicato nel 1550 da A. Gardano a Venezia.
È pure essenziale il suo apporto compositivo strumentale, con
le pagine sue nel volume Fantasie Recercari Contrapuncti a tre voci
«per cantare e sonare d'ogni sorte di stromenti » ( 1 5 5 1 ) . E la sua
straordinaria versatilità s'indirizza sia alla ricerca d'un cromatismo
che ha dello sperimentale (come nel duo cromatico « Quidnam ebrie
tas », su un'epistola latina d' Orazio); sia ad approntare arrangia
menti (Intavolatura de li Madrigali di Verde/otto da cantare et sonare
nel lauto, 1536), i quali dimostrano e ad un tempo insegnano quella
libertà di trattamento degli oggetti musicali; sia a riferire nell' àm
bito veneto spiritose cante native meridionali (Canzone villanesche
alla napolitana, 1544), atfermando quel genere melico ed assicu
randone la fortuna nel secolo.
Fecondissimo compositore fu Jacob Clemens non Papa ( 1 5 1 0
ca. - 1556 ca. ) , il cui soprannome servì a distinguerlo d a u n piccolo
poeta, Jacobus Papa, che viveva come lui a Ypern. Nei mottetti
di Clemens - sono più di duecentotrenta - circola una celata incli
nazione esoterica, anche eterodossa riguardo all' aspetto religioso,
cifrata nel cromatismo segreto implicito nella scrittura.
Gli altri, che contemporaneità e sostanziali affinità etniche, cul
turali e di comportamento associano: Thomas Crécquillon (m. 1557
ca.); Jean Richafort ( 1 480 ca. -post 1547). E i maestri pienamente
italianizzati: J acques Arcadelt (1504 ca. -post 156 7), attivo a Firenze
e a Roma, il cui madrigale Il bianco e dolce cigno fu da tutti cantato;
Philippe Deslouges detto Verdelot (m. ante 1552), operoso a Venezia
e più a Firenze, che compose anche canzoni e cori per rappresen
tazioni delle commedie Clizia e Mandragola di Machiavelli; J acques
Buus (inizio sec. XVI - 1565) a Venezia, ove ebbe la carica di secondo
organista in S . Marco; Cipriano de Rore; Jachet da Mantova ( 1495
ca. - 1 559), francese, assurto nel 1534 al magistero musicale nel
duomo della città padana, artefice dallo stile nitido e dall'espres
sione gentile, che anticipa molti aspetti della pura funzionalità del
linguaggio polivocale palestriniano; e i tre musicisti che si conten
dono nelle fonti il nome Mais tre Jean, da distinguere in Giovanni
Nasco (?- 1 5 6 1 ) , Jean Le Cocq ( 1 494 ca. - ?) , Jahn Gera.
IN fRANCIA : LA " cHANSON " PARIGINA 41
1 8 . IN SPAGNA
1 9 . I N INGHILTERRA
l'uso del latino: i mottetti, ora più rari, serbano una trama con
trappuntistica ed imitativa alquanto elaborata. E mentre va dispa
rendo la messa come opera liturgica e musicale, fiorisce la compo
sizione di anthems, di Anglican Services, e anche di più semplici
lavori corali per funzioni devote collettive in stile prevalentemente
omoritmico. Tallis è pure autore di una trentina di pezzi per stru
mento da tasto. Nell'epoca poi del regno d'Elisabetta I ( 1558- 1603)
la cultura musicale riprenderà uno slancio impressionante .
IV • LA MusIc A sTRuMENTALE
20 • PROGRESSI ED EMANCIPAZIONE DELLA MUSICA STRUMENTALE
23 • LA RIFORMA
24 • IL CONCILIO DI TRENTO
dal
1527 Adriano WrLLAERT
1563 Cipriano de RoRE
1565 Gioseffo ZARLINO
LA SCUOLA VENEZIANA E I GABRIELI 77
Organisti:
dal
1540 Jacques Buus
1552 Annibale PADOVANO
1557 Claudio MERULO
1566 Andrea GABRIELI
1584 Giovanni GABRIELI
1588 Giuseppe GuAMI
28 . ORLANDO DI LASSO
opere sono riferite in manoscritti giustamente pregia ti, come l' an
tologia collettiva Fitzwilliam Virginal Book (un trecento brani rico
piati dal cattolico Francis Tregian durante una prigionia subita fra
il 1 609 ed il 1 6 19), e come, fra gli altri, My Ladye Nevell's Book,
con musiche tutte di Byrd; e in edizioni a stampa, come Parthenia,
or the Maydenhead ( 1 6 1 1 o 1 6 1 3 , dal greco parthenos, che vale ver
gine), raccolta integrata da Parthenia In-violata ( 16 14 ca. ) , ove tra
scrizioni di canti, e danze per virginale hanno il basso rinforzato
da una viola.
Musica per insieme strumentale, per consort, figura in antolo
gie di composizioni polifoniche senza parole. L' esercizio pratico
distingueva il whole consort, di strumenti di famiglia uguale, dal
broken consort, di strumenti disparati (l'impasto timbrico favorito
in Inghilterra associava liuto, pandora, cetra, due viole, flauto,
secondo T. Morley, Consort Lessons, 1 5 99) . Byrd preferì la prima
formazione, per gruppi omogenei di viole, o di flauti dolci, od altri
appropriati.
32 • MAESTRI ELISABETTIANI
34 • MARENZIO
stro della sua corrente, con un largo séguito d ' ammiratori locali
- diverso dalla pleiade di madrigalisti romani seguaci di Palestrina,
i Giovan Maria e Giovanni Bernardino Nanino, Annibale Stabile,
Paolo Bellasio ( 1554- 1594), Ruggiero Giovannelli e Paolo Quagliati
( 1 555 ca . - 1628). Ma, assurto a vasta notorietà, Marenzio ebbe
legami con le corti di Ferrara e di Mantova; con Firenze, ove coo
però alle fastose imprese spettacolari del 1589 con Cristoforo Mal
vezzi ( 1 5 4 7 - 1 5 99), Alessandro Striggio, Jacopo Peri, Emilio de'
Cavalieri, Giovanni Maria Bardi; con la Polonia, ove riscuoteva
I' ammirazione del re Sigismondo III, e dove si recò durante un
itinerario di viaggi europei negli anni 15 96-98. Trascorse l'ultimo
anno di vita a Roma.
Il catalogo di Marenzio è molto ampio: un volume di madrigali
a quattro voci; nove a cinque, più uno a cinque di madrigali spiri
tuali; sei a sei voci; a vari insieme vocali in un libro del 1588 (nel
quale dichiara un nuovo atteggiamento di « mesta gravità», in cui
forse sono da riconoscere le medesime motivazioni culturali e spi
rituali dell'opera tarda di Lasso) ; postumo, un libro di madrigali
« spirituali e temporali»; cinque collane di villanelle a tre voci; mot
tetti, e molti pezzi in collezioni di vari autori.
Magistrale, squisito fattore di polifonie, Marenzio ama disporre
scritti apparati sonori tersi, trasparenti, sobri, nei quali le nerva
ture polivoche siano essenzialmente tracciate dai motivi, ossia da
parole cantate, riducendo divagazioni melodiche ornamentali.
L' aderenza alla parola del segno sonoro è intima: dal simbolismo
visivo, alle inflessioni affettuose. Sicché il contegno discorsivo riesce
molto mobile; senza venir meno ad una normalità sintattica - for
se l' apogeo dell'elaborazione stilistica di due secoli di polifonia
vocale - che anzi è ancora più regolarmente osservata dal 1588.
Anche la tecnica più raffinata - imitazioni fugate, moti con
trari, stretti, canoni - giova all'espressione, coordinata com'è al
dettato poetico. In quella cornice, cerca Marenzio durezze armo
niche inusitate, ragionevolmente articolate nei contesti; e moti
vate, come quel noto passo sul verso petrarchesco << muti una volta
quel suo antico stile » del madrigale « 0 voi che sospirate a miglior
notti » (su la dodicesima strofe della sestina « Mia benigna fortuna
e'l viver lieto », Canzoniere 3 32) nel secondo libro a cinque (158 1),
nel quale egli interpreta il senso dell'« antico stile » con restauri cro
matici ed enarmonici d'ipotetica ascendenza musicale greca. Verso
98 IL TARDO CINQUECENTO
36 • GESUALDO
37 • MADRIGALI DRAMMATICI
matica ( 1 630).
41 • INTERMEDI
42 • MusiCHE IN coMMEDIA
Canone Una parte, detta antecedente o dux, intona una melodia; e un'al
tra parte, conseguente o comes, la imita rigorosamente dopo un certo inter
vallo di tempo, partendo da qualsivoglia nota. È composto nei tipi diretto,
inverso (moto contrario), retrogrado (a ritroso), inverso retrogrado, a spec
chio (inverso simultaneo alla melodia originale); per aggrawmento o per dimi
nuzione dei valori di durata; finito o infinito.
Nella polifonia di stile fiammingo era detto enigmatico quel canone nel quale
i conseguenti erano dedotti dall' antecedente mediante l'interpretazione delle
parole di un motto o di un indovinello ( --+ Imitazione) .
Contrsfsctum -+ Parodia.
Incatenatura -+ Quodlibet.
Messa Principale forma liturgica della chiesa romana. Le sue sezioni sono
divise in due gruppi: proprium, parti che variano secondo le festività (Introito,
Graduale, Alleluia o Tratto, Offertorio, Communio) , e ordinarium (Kyrie,
Gloria, Credo, Sanctus, Agnus Dei). Nel Rinascimento essa è composizione
polifonica imitativa, che può essere formata in vari modi: su tenor, caput,
in discanto, parodia, libera, eccetera.
Ostinato Dicesi quando una parte melodica, che più spesso è il basso,
viene ripetuta più e più volte, con variazioni delle altre parti.
Tsctus Unità di misura del tempo musicale. Teoricamente aveva una fre
quenza costante, alla quale venivano rapportati i valori delle figure. Nel Rina
scimento, al tactus ordinario corrisponde la figura della semibreve.
Rallegra Dio
Orna le lodi a Dio
Aumenta i gaudi dei beati
Rende la Chiesa militante simile a quella trionfante
Prepara ad accogliere la benedizione divina
Eccita gli animi a pietà
Scaccia la tristezza
Scioglie la durezza del cuore
Mette in fuga il diavolo
Manda in estasi
Eleva la mente terrena
Storna la cattiva volontà
Allieta gli uomini
Risana i malati
Allevia le fatiche
Incita gli animi alla battaglia
Attira amore
Accresce l' allegria del convito
Dà fama a chi la pratica
Conduce le anime alla beatitudine.
126 LETTURE
[l. 47.] Avete a sapere ch'io non mi contento del cortegiano s'egli
non è ancor musica e se, oltre allo intendere ed esser sicuro a libro,
non sa di varii instrumenti; perché, se ben pensiamo, niuno riposo
de fatiche e medicina d' animi infermi ritrovar si può più onesta e
laudevole nell'odo, che questa; e massimamente nelle corti [ . . . ]
mente e con bella maniera; m a ancor molto più il cantare alla viola,
perché tutta la dolcezza consiste quasi in un solo, e con molto mag
gior attenzion si nota ed intende il bel modo e l' aria non essendo
occupate le orecchie in più che in una sol voce, e meglio ancor vi
si discerne ogni piccolo errore; il che non accade cantando in com
pagnia perché l'uno aiuta l' altro . Ma sopra tutto parmi gratissimo
il cantare alla viola per recitare; il che tanto di venustà ed effica
cia aggiunge alle parole, che è gran meraviglia. Sono ancora armo
niosi tutti gli instrumenti da tasti, perché hanno le consonanzie
molto perfette e con facilità vi si possono far molte cose che empiono
l' animo di musicale dolcezza. E non meno diletta la musica delle
quattro viole da arco, la quale è soavissima et artificiosa. Dà orna
mento e grazia assai la voce umana a tutti questi instrumenti, de'
quali voglio che al nostro cortegian basti aver notizia; e quanto
più però in essi sarà eccellente, tanto sarà meglio [ . . . ]
Come si legge li otto tuoni sono divisi in due parti, cioè Auten
tici e Plagali. Li Autentici sono 4; i Plagali similmente 4. Con questo
modo li Autentici dalli antichi erano nominati: il primo Protus,
il terzo Deuterius, il quinto Tritus, et il settimo Tetrardus. I Pla
gali Secondo, Quarto, Sesto et Ottavo. La fine del Primo e Secondo
tuono regolarmente iace nel D grave, inregolare nel A acuta; il Terzo
e Quarto nel E grave, inregolare in b acuta; il Quinto e Sesto nel
F grave, inregolare nel C acuto; il Settimo et Ottavo nel G grave,
inregolare nel D acuto.
Dall'invenzione delle viole d' arco e del liuto, finora sempre s'ha
sonato con la divisione dei semitoni pari, et oggi si suona in infini
tissimi luoghi, ove che nascono due errori: uno che le consonanze
delle terze, et in certi luoghi delle quinte, non sono giuste; e l'al
tro errore è quando tali stromenti suonano con altri stromenti, che
hanno la divisione del tono partito in due semitoni, uno maggiore
e l'altro minore, non s'incontrano, di modo che mai schiettamente
s ' accordano quando insieme suonano .
del Mondo [ . . ] .
L . Deh ditemi per vostra fede chi sono stati quegli, che voi
avete conosciuti per tanto eccellenti quanto voi mi dite, e potete
lasciar da parte quelli che sono stati avanti a tempi nostri, per che
sarebbe un numero infinito, che io so bene che Ocghem fu quasi
il primo che in questi tempi ritrovasse la Musica quasi che spenta
del tutto: non altrimenti che Donatello ne suoi ritrovò la scultura;
e che Jasquino discepolo di Ocghem si può ben dire che quello alla
Musica fusse un monstro della natura, sì come è stato nella Archi
tettura Pittura e Scultura il nostro Michielagnolo Buonarrotti; per
ché sì come ]asquino non ha però ancora avuto alcuno che lo arrivi
nelle composizioni, così Michelagnolo ancora, infra tutti coloro che
in queste sue arti si sono esercitati, è solo e senza compagno . E
l'uno e l'altro di loro ha aperti gli occhi a tutti coloro che di que
ste arti si dilettano, o si diletteranno per lo avvenire . Né crediate
che io non sappia che doppo ]asquino ci sono stati molti valenti
uomini in questo esercizio, come fu un Giovan Mouton, Brume!,
Isac, Andrea de Silva, Giovanni Agricola, Marchetto Da Mantova,
e molti altri, che seguendo dietro alle pedate di ]asquino, hanno
insegnato al Mondo come si ha a comporre di Musica.
8 • MARTIN LUTERO
colare della generalità dei cristiani, fin dagli inizi, d'intonar salmi.
Anzi, anche S. Paolo lo conferma, I Corinzi 1 4 , e raccomanda ai
Colossesi di cantare di cuore salmi e cantici spirituali al Signore,
al fine che la parola di Dio e l'insegnamento del Cristo possano
essere diffusi e praticati in tutti i modi.
Pertanto, per cominciare bene e per incoraggiare quelli che pos
son far meglio, anch'io con alcuni altri ho messo insieme certi cantici
spirituali, in vista di diffondere dovunque e di promuovere il Santo
Vangelo, che ora per grazia di Dio è rinato: così che anche noi pos
siamo vantarci, come fà Mosè nel suo cantico, Esodo 1 5 , che Cri
sto è la nostra forza e il nostro canto, e non possiamo cantare o
dir altro che Gesù Cristo nostro Salvatore, come afferma Paolo,
I Corinzi 2 .
Questi canti inoltre sono stati adattati a quattro voci per nes
sun altro motivo che io desideravo che i giovani (che, a parte ciò,
possono e devono essere educati alla musica ed alle altre arti) potes
sero disporre di qualcosa per sbarazzarsi delle loro canzonette
d' amore e dei canti licenziosi, e potessero, invece di questi, impa
rare cose moralmente sane, e perciò sottomettersi con gioia, come
gli si addice, al bene; ed anche perché io non sono dell' avviso che
secondo il Vangelo tutte le arti debbano essere abbattute e deb
bano perire, come certi bigotti pretenderebbero, anzi volentieri
le vedrei tutte, e specialmente la musica, al servizio di Colui, che
le creò e le donò. Quindi io prego che ogni pio cristiano voglia
accettare tutto ciò, e, volesse Dio concedergli un talento pari o
maggiore, aiuti a promuoverlo. Per di più, disgraziatamente il
mondo è così fiacco e trascurato nell'educazione e nell'insegnamento
ai poveri giovani, che non si deve in alcun modo dare ulteriore
motivo a questo stato di cose. Che Dio ci conceda la Sua grazia.
Amen.
9 • CoNCILIO m TRENTO
Tutto deve essere regolato in modo tale che, sia che le messe
si celebrino parlando sia cantando, ogni cosa, chiaramente ed oppor-
Z A R L I N O ; C O M E A S S O C I A R E LE P A RT I ; C O M E D I S P O R R E LE P A RO L E 141
Ex.'i• ne sia buon magistro, se non muta registro, farà bene, per
uscir fuor di pene, bisogna d' andar dritto, che cosl trovo scritto,
etc. Ma uscendo del mercato in piazza, avendo l'occasione mi risolvo
per dar un poco di passatempo onesto a v.ra Ex. ria recitarsi alcune
poche nove in parte musicale, accadute poco tempo fa nel paese
dove le carote cantano, cose veramente da far stupir il S . 0' Gra
cian. Ora al principio di questo mese di marzo i coioni, venne un
asino a cavallo, con una baligia senza pause, coperta di passaggi
di molte cadenze fatte in falso bordone. A misura de macaroni,
portava un paro di stivali senza groppiera, infilzati di bemolli a
l'usanza de stochfisch, portava il capelletto paga l'oste con le dimi
nuzioni fatti in tripla, con un pennachio senza scuffia, basta che
dice aver riscontrato in via et in aquosa due barili pieni di gar
gante spagnole, che voglian dar il guasto alli mottetti di Clemens
non papa. Pur si è scoperto uno agiuto de alcuni groppi forusciti,
ch'hanno abbottinate alcune quinte false, che facean la spia, a pis
ne me peut venir de Crequillon. S 'intende anco che quattro fia
schi di semitoni per bequadro, sono stati fatti colonelli di Timor
et tremor del Lasso. Per andar a la volta de ultimi miei sospiri,
di Verdelott, cosa che portarebbe danno a le longhe senza coda,
pur si spera ch'el dissimulare di Cipriano Amollirà il core a le seste
maggiore, per essere un poco dure di cervello . Il S . 0' contrapunto
moderno ha fatto ligare molte quarte per terza persona, pur le potrà
lasciare con l'occasione di qualche bona parola che le sia data; ben
è vero che ha cacciato da la sua Corte quelli che davano recapito
a le consonanze perfette vestite d'un medesimo panno, perché tali
gente fanno bonissimi effetti praticandosi di raro, perché il con
versar insieme nihil valet. Quando poi si passeggia per terza Com
pagnia, sta bene esser serrati insieme e accordarsi dolcemente
ligando l'un a l'altro con amorevole et usata concordia. Ma tor
nando a quando io penso al martire d' Archadelt, s' intende che se
n'è andato per disperato a farsi frate, e questa nova ha portato
un benedicamus domino coperto d'ormesino, quale ha trovato per
strada un agnus dei de Isaac, qual da quatro todeschi è stato man
giato a voce pari. Se dice di più, che certe crome fastidiose se ne
vanno a la volta di fiandra, in compania de molti mezzi sospiri.
La capis . Il resto che seguirà presto si saperà. Per adesso, io umi
lissimamente baso le mani di v.ra Ex.'i• suplicandola a pigliar i
miei capricci in bona parte e tenermi sempre nella sua bona gra-
150 LETTURE
citato con ossequio da Giovan Maria Artusi - seppe conciliare egrege virtù
di compositore e sode capacità di teorico; anche svolse proficuamente la fun
zione di maestro di cappella in celebrate chiese rinascimentali, in S. Maria
Maggiore a Bergamo, in Duomo a Milano, nella chiesa della Madonna della
Steccata a Parma. Nel teorizzare si avventurò in una posizione che sembra
intermedia ed ambigua fra tradizione ed avvenire. Il suo Ragionamento di
Musica (Parma 1588) tratta anche, come annunzia il frontespizio, del modo
di far Motetti, Messe, Salmi et altre composizioni (ricercari, madrigali): riesce
un interessante precettario di morfologia e poetica musicale comune.
Ragionamento Quarto
in questo modo, che quando due parti cantano, e ch'in una di esse
parti si truova una figura di Breve, l'altra si muoverà poi con figure
di Minime, over di Semiminime, over con una figura di Semibreve,
posta in elevazione della misura; e non per chrome, o Semichrome
over continuatamente di Semiminime; perché non avrebbe la can
tilena gravità alcuna in sé, per esser il moto veloce, anzi velocis
simo. Così facendo un Motetto a tre voci, et essendo due parti,
in cui sia una Breve, over due Semibrevi poste in principio di
misura, l' altra parte conviene si mova con figure di Minime, over
di Semiminime, over con una figura di Semibreve posta in eleva
zione della misura, over con una figura di Minima col punto pur
in elevazione della misura; et a questo modo la composizione fatta
avrà gravità in sé, e serverà lo stile del Motetto. E così se sarà a
quattro, over a cinque voci, sempre vi siano (e che tutte cantano)
due, over tre, che rimangon ferme; le altre poi, o almeno una vada
con le figure sopranomate; e non con figure di Chrome e Semi
chrome, acciò non si cada nello stile del Madrigale [ ] . . .
Ora fatto che sarà il primo Kyrie sopra la invenzione del prin
cipio del Motetto, o Madrigale, o altra cosa che sia, il Christe si
P I E T R O P o N Z I O : M O R I' O L O G I A S O N O R A D I C II I A R A T A 153
farà poi sopra qualche altra invenzione di esso canto, dove sarà
fatta la Messa. Si potrà pigliare ancora una sua invenzione, men
tre sia appropriata al detto Tuono, che così conviene. Dell'ultimo
Kyrie il principio sarà secondo il vostro volere; ma conviene che
faccia nel finire la invenzione del fine di essa cantilena, dove sarà
fatta la Messa; come si può vedere nella Messa fatta sopra Salvum
me fac Domine da Vincenzio Ruffo; et anca nella Messa fatta sopra
Si bona suscepimus da Iachetto; così nella Messa, che Don Pietro
Pontio fece sopra Vestiva i colli, nel terzo libro delle sue Messe;
e da altri Autori. Così il fine della Gloria, et il fine del Credo,
e Sanctus, et Agnus ultimo, debbono esser conformi d'invenzione,
e servar quell' istesso ordine, come v'ho detto or ora ragionando
del primo Kyrie; e questo è l'ordine, che si deve osservare.
Se poi vi piacerà pigliare un vostro soggetto, e sopra di esso
fargli una Messa, serverete l'istesso ordine, come se fosse fatta sopra
d'un Motetto, o Canzone, et il titolo di esse [sic] Messa si scriverà
Missa sine nomine, perché non è fatta sopra alcuna cantilena: come
si può vedere nel secondo libro delle Messe di Iachetto, e nel primo
libro di Vincenzio Ruffo [ . . ] Si suole anca osservare dalla mag
.
fare ch'una, aver due parti facciano movimento, per fare che sia
la composizione alquanto variata, ma con figure gravi, come di Semi
brevi in principio di misura poste, et ancora in elevazione; e di
minime col punto parimente poste in principio di misura; et ancora
in elevazione; et ancora delle minime senza essergli il punto; e questo
per fare grave, e mesta la composizione, ché così ricercano le parole.
Et il compositore dee avere considerazione di trovare un Tuono,
che naturalmente sia mesto, come il Secondo, il Quarto, et il Sesto.
154 LETTURE
fece Orlando nel fine di quel Madrigale del primo libro a cinque
voci, che dice Già mi fu col desire, dove le parole dicano Alto sog
getto alle mie basse rime, dove alza le parti e poi le bassa; e così
fece Cipriano nella prima parte della Canzone Alla dolce ombra,
ave le parole dicono Che fin qua giù, ave si vede le parti che discen
dano con intervallo di cinque voci [ . . . ] .
altresì diverse. E per tacer di tutte l'altre, che non sentono muta
zione, se non di materia, come canzoni, sestine, sonetti, ottave,
e terze rime, dirò del Madriale, che solo per la musica par trovato,
ed il vero dirò, dicendo, ch' egli nell'età nostra ha ricevuto la sua
perfetta forma, tanto dall' antica diversa, che se que' primi rima
tori tornasser vivi, a pena potrebbono riconoscerlo, non sì mutato
si vede per la sua brevità, per l' acutezza, per la leggiadria, per la
nobiltà, e finalmente per la dolcezza, con che l'hanno condito i
poeti che oggi fioriscono. Il cui lodevole stile i nostri musici, ras
somigliando nuovi modi e nuove invenzioni più dell'usato dolci,
hanno tentato anch'essi di ritrovare; delle quali hanno formata una
nuova maniera, che non solo per la novità sua, ma per l'isquisi
tezza dell'artifizio potesse piacere, e conseguir l'applauso del mondo.
Di questa guisa, Madama Serenissima, mi sono ingegnato di vestire
i miei Madrigali, ed all'Altezza Vostra gli ho dedicati, acciò che'l
Mondo conosca che può ben mutar il suo stile la musica, ma non
può cangiare la sua devozione l' animo mio [ ] . . .
Prologo
Intermedio primo
Dopo il primo atto non così tosto ebbe fine il Concerto della
musica di dentro che subito si sentì tuonare, al qual strepito la scena
tutta mutò aspetto, poiché si viddero comparire li campi Elisi in
forma di giardini, e cadendo fra tanto una pioggia dorata dal cielo,
comparve all'improvviso una nuvola in forma di carro tirato da
pavoni a mezzo l' aria, sul quale se ne stava a sedere Giunone regina
di questo elemento . Si scoprì in mezo al cielo parimente l'Arco
celeste, sopra di cui sedeva Iride serva di Giunone, dalla quale fu
avvertita ch'ella con quel tuono e pioggia così l' avea fatta dalla
nube uscire acciò ch' eseguisse l'ufficio al quale era stata eletta, di
publicar al mondo le nozze d'uno delle maggiori Dei del cielo; il
che da lei inteso, si mostrò pronta ad ubidire, laonde Giunone sog
giunse che'l gran figlio del Supremo Monarca in quel giorno spo
sava una Vergine di prosapia divina, la quale di bontà, di virtù,
di beltà e di costumi vinceva tutte l' altre ch'oggidì in terra vivono,
e però voleva ch'essa cantando discendesse nel mondo, anzi sin
all'inferno, a far palese a tutti i Dei et a tutte le genti la solennità
di queste nozze, che s' avevano da fare tra Mercurio e Filologia,
alle quali ciascuno de' maggiori spiriti dovea essere invitato. Cosl
detto, partì Giunone, traversando il cielo. Iride poi già cominciava
a calare, quando sedici poeti usciti fuora de' campi Elisi con varie
sorte d' instrumenti da sonare, udendo Iride, che cantava, accom
pagnarono con il loro suono il canto di lei, la quale iva publicando
a venti, a spirti, et a Dei, che tutti erano invitati in cielo alle nozze.
Nel finir poi del canto, s' aprì la terra, et essa penetrò a basso, e
tutto ad un tempo s' aprì parimente una gran voragine, e se vide
l'inferno aperto col Can Cerbero, e la città di Dite in mezz 'a molte
fiamme, dalle quali usd Plutone con i tre Re suoi sudditi, ai quali
esso disse che, intesa la nuova delle nozze, e la volontà di Giove,
voleva prima de tutti gl'altri andarsene a rallegrare. Allora Caronte
con la sua barchetta s ' appresentò, e postolo dentro, lo fece traver
sare il fiume Lethe. Poi, arrivato dov' erano li poeti, l' esortò a ral
legrarsene seco di queste nozze, et accompagnar la sua salita in cielo
con dolce armonia. Ciò detto, una nuvola da terra sorgendo l'inal
zava, quando un' altra, che discendeva da cielo, incontrandosi con
questa, l' assorbì, portandola seco con Plutone in cielo. E tra tanto
li poeti cantarono in lode delli Sposi dicendo tra l'altre cose: que-
160 LETTURE
st'alme felici oggidì han fatto all'inferno i cieli amici. Così finirno
i poeti; si tornò a cantar dentro; la scena pigliò il primo aspetto.
Intermedio secondo
mezo l'onde una gran balena con un altro Tritone sopra, quale venne
sonando un cornetto musica per achetare la fortuna, et avendo
scorso il mare, si tornò a tuffare in tempo, che Nettuno sopra il
suo carro tirato da delfini in una conca marina comparve tutto sde
gnato minacciando i venti, comandandogli che dovessero partire
dal suo regno, il che essi fecero. Et egli poi rivolto alli Dei marini,
ch' alla sua venuta ivi erano comparsi, comandò loro che per tutto
il tempo che durassero queste nozze non dovessero comportare che
alcun legno o picciolo o grande fusse turbato in mare. E fra tanto
s' aprl il cielo, et una nuvola spicandosi venne sin'in mare e, tolto
Nettuno dal suo carro, lo portò in cielo; sonando in questo men
tre i Dei marini i loro instrumenti. Ma non sl tosto egli colà giunse,
che si vidde comparire una nave piena di passaggieri pur Indiani,
i quali vennero sonando. Et arrivati in mezo cantarono; a i quali
in forma de Dialogo risposero i marini dicendo che una nova stella
divisa da Borea già si scopriva sopra l'Ibero fiume della Spagna,
la quale mostrava aver l'impero della terra e del mare; e che però
sarebbe segno felice a naviganti. E così s 'invitorno di cantare a
gara avanti a lei. Il che finito, uno di loro, qual sedeva a poppa,
cantò suplicando la detta stella a mandare un suo raggio sopra di
loro, acciò potessero arrivare a sicuro porto. Al che rispose con
una doppia voce Echo, da vicini concavi luoghi, la qual cosa avendo
i marinari udita, gl' appresentorno rami di corallo e canestri di madre
perle, cioè conchiglie preziose. Poi, tornando a sonare quelli della
nave si partirono, et i marini s' attufforno, e la scena tornò al primo
aspetto.
COME SI COMPONE E SI RAPPRESENTA U N ' OPERA 161
Intermedio terzo
Dopo il terzo atto, s'udl un suono de tamburri sotto terra, e
tra tanto la scena divenne tutta monti altissimi, e subito si videro
uscire varii Dei selvaggi con strumenti diversi da sonare. Sorse anco
nell'istesso tempo fuor della terra un carro tirato da leoni, [tra]
sonar di tamburi, con Berecinzia madre de tutti i Dei sopra di
quello, la quale con un timpano in mano faceva quel suono [ . . . ]
Intermedio quarto
Dopo il quarto atto nel finir della musica di dentro, s'udl il suono
delle trombe sotto il palco, al quale si vidde tutta la scena mutarsi
in una città, uscendo in un istesso tempo i dodici mesi dell' anno
alati con le corone delle loro proprietà. Sorse dalla terra la Fama,
che comparì sonando la sua tromba sopra la cima d'una torre, quale
si vedea allora cominciar a nascere dal palco. Sorse parimente il
Tempo [ . . . ]
Licenza
Sul finir della Pastorale, poi s ' aprì il cielo in ogni parte, e si
videro i Dei compartiti ne' loro luoghi starsene tra lucidissime nubi,
essendo i Sposi nel trono di Giove, e cominciando poco dopo i
Pastori a cantare in scena [. . . ] in quel punto i Dei che stavano con
Imeneo, con un nuovo suono, quasi mostrando un nuovo ballo,
fecero uscire da ogni parte della scena i Coribanti, quali con tim
pano e mazze prima, poi con dardi de' Pastori, e ultimamente con
le faci degl'istessi fecero una moresca tripartita, empiendo per fine
l'aria tutta d'odorato fuoco.
quei mirabili effetti che ammirano gli scrittori, e che non pote
vano farsi per il contrappunto nelle moderne musiche . E partico
larmente cantando un solo sopra qualunque strumento di corde,
che non se ne intendeva parola per la moltitudine di passaggi, tanto
nelle sillabe brevi quanto lunghe, et in ogni qualità di musiche,
pur che per mezzo di essi fussero dalla plebe esaltati e gridati per
solenni cantori. Veduto adunque, sl come io dico, che tali musi
che e musici non davano altro diletto fuor di quello che poteva
l' armonia dare all'udito solo, poi che non potevano esse muovere
l'intelletto senza l'intelligenza delle parole, mi venne pensiero intro
durre una sorte di musica, per cui altri potesse quasi che in armo
nia favellare, usando in essa (come altre volte ho detto) una certa
nobile sprezzatura di canto, trapassando talora per alcune false,
tenendo però la corda del basso ferma, eccetto che quando io me
ne volea servire all'uso comune, con le parti di mezzo tacche dal
l'istrumento per esprimere qualche affetto, non essendo buone per
altro. Là onde, dato principio in quei tempi a quei canti per una
voce sola [ . . . ]
2 . Fuga; Ricercar
Fughe non son altro, come dice l'Abate Don Johannes Nucius,
che frequenti ripercussioni in luoghi diversi dello stesso tema, le
quali si succedono l'una all' altra con interposizione di pause. Si
chiamano così anche da fugare, poiché una voce fugge l'altra, ripren
dendo la stessa melodia. Dagli italiani son chiamate ricercati: ricer
care è infatti lo stesso che investigare, cercare, indagare con cura
ed attenzione; come nel trattamento di una buona fuga, con parti
colare diligenza e ponderazione si deve ad ogni passo cercare come
e in qual modo i medesimi elementi, incastrati l'uno nell'altro,
intrecciati, duplicati per moto retto e indiretto, o contrario, pos
sano riuscire coordinati regolarmente fra loro, ed essere portati
avanti fino alla fine con arte e con grazia. Infatti, soprattutto da
questa composizione si può giudicare il talento del musicista, se
sa formare fughe convenienti alla precisa natura dei modi, e con
giungerle a regola d' arte con giusta e lodevole coesione.
4 . Sonata, Sonada
Intrada
Toccata
A mio giudizio, sono chiamate dagli italiani col nome toccata, perché
toccare significa tangere, attingere, e toccato significa tactus. Dicono
anche infatti gli italiani: Toccate un poco; cioè percuotete lo stru
mento, o tastate la tastiera un poco. Quindi toccata può esser detta
veramente percussione o maneggio della tastiera.
C apitolo XI. Danze mosse con passi e figure fisse, ossia Padoana,
Passamezzo e Galliarda
l . Paduana
l •
Esposizione storica esemplare del periodo in A. PrRRO, Histoire de la Musi
que de la fin du xrve siècle à la fin du xvi', H. Laurens, Paris 1940. Per la
condizione italiana: N. BRIDGMAN, La vie musicale au Quattrocento, Galli
mard, Paris 1964, e anche N. P:rRROTTA, Music and Cultura! Tendencies in
1 5th Century Italy, «Journal of the American Musicological Society », XIX,
1966, pp. 127- 161, traduzione italiana in Musica tra Medioevo e Rinascimento,
Einaudi, Torino 1984, pp. 2 1 3 -249.
7 •
Sui due aspetti delle opere di Busnois: C. BROOKS, A. Busnois, Chanson
Composer, e E. H. SPARKS, The Motets o/ Antoine Busnois, entrambi in «Jour
nal of the American Musicological Society», VI, 1953, pp. 1 1 1-135 e 2 16-226.
Molti chansonniers sono l'oggetto di studi particolari e minuziosi; ed alcuni
sono ripubblicati in trascrizione moderna. Per esempio: Trois chansonniers
/rançais du xv' siècle, a cura di E. Droz - Y. Rokseth - G . Thibault, Paris
1 927; Der Kopenhagener Chansonnier, a cura di K. Jeppesen, Copenhagen
Leipzig 192 7 . Edizioni recenti con erudite prefazioni e istruttivi commenti
di chansonniers manoscritti: Vaticano, Cappella Giulia XIII.27, a cura di A.
Atlas, lnstitute of Mediaeval Music, Brooklin 1975; Montecassino 871, a
cura di I. Pope e M. Kanasawa, Claredon Press, Oxford 1978; Mellon di
Yale, a cura di L. Perkins e H . Garey, Yale University Press, New Haven
London 1979; El Escorial IV.a.24, a cura di M. K. Hanen, lnstitute of
Mediaeval Music, Ottawa 1 983 ; Firenze B . R.229, a cura di H. M. Brown,
University of Chicago Press, Chicago-London 1983 . Si vedano inoltre le ana
loghe trascrizioni delle raccolte a stampa di Ottaviano Petrucci, e d'altri codici,
citate al n. 10.
I trattati di Tinctoris sono riediti a cura di A. Seay, CSM 22.
"Melopoiae sive harmoniae tetracenticae " di Tritonio (1507) alle "Geminae unde
viginti duarum odarum Horatii melodiae " (1552), «Memorie dell'Accademia
di Scienze di Bologna, Classe di Scienze Morali », VIII, s. V, 1 960.
blemusik des 1 6. Jahrhunderts in Italien, Bohlau, Koln 1970, trad. it. La musica
strumentale nel Rinascimento, ERI, Torino 1976. Per la musica di danza: F.
BLUME, Studien zur Vorgeschichte der Orchestersuite im 15. und 1 6. Jahrhun
dert, Kistner & Siegel, Leipzig 1 925; D. HEARTZ, The Basse dance. Its evolu
tion circa 1450 to 1550, «Annales Musicologiques», VI, 1958-63, pp. 287-340;
F. CRANE, Materialsfor the Study of the Fifteenth-Century Basse Dance, Brooklin
1968.
F. LUISI, La musica vocale nel Rinascimento, ERI, Torino 1977, pp. 3 19-438.
Sull'umanesimo musicale i saggi di D . P. WALKER, Musical Humanism in the
1 6th and early 1 7th Centuries, «Music Review », II, 1 94 1 e III, 1 942, e The
Aims of Baifs Académie, «Journal of Renaissance and Baroque Music », I ,
1 946, e altri.
Sull'esperimento di Vicenza: La Représentation d'Edipo Tiranno au Teatro
Olimpico (Vicence 1585), a cura di L. Schrade, C . N . R. S . , Paris 1960, con
l'edizione delle musiche di A. Gabrieli; F. A. GALLO, La prima rappresenta
zione al Teatro Olimpico, Il Polifilo, Milano 1973.
Notevoli ricerche sulla Camerata fiorentina: F. FANO, La Camerata Fioren
tina. Vincenzo Galilei, Ricordi, Milano 1934; N. PIRROTTA, Temperamenti
e tendenze nella Camerata fiorentina, in Scelte poetiche di musicisti, Marsilio,
Venezia 1 987, pp. 173- 195, trad. ingl. , «The Musical Quarterly », XL, 1954,
pp. 169- 189; C . PALISCA, Girolamo Mei: Mentor in the Fiorentine Camerata,
« The Musical Quarterly », XL, 1 954, pp. 1 -20; Id., The Fiorentine Came
rata, Yale University Press, New Haven-London, 1 989.
Si consultino anche i titoli relativi ai § § 39-43 .
39 •
Oltre alla bibliografia relativa ai capitoli qui adiacenti, si veda: L. VIA
DANA, Cento concerti ecclesiastici, I, a cura di C. Gallico, Istituto Carlo D'Arco
Biirenreiter, Mantova-Kassel 1964, introduzione e prefazione; L. LuzzASCHI,
Madrigali per cantare e sonare, a cura di A. Cavicchi, L'Organo-Barenreiter,
Brescia-Kassel 1965, prefazione; F. GHISI, Alle fonti della Monodia, Bocca,
Milano 1 940. Su monodia e pseudomonodia vedasi il capitolo relativo in A.
EINSTEIN, The Italian Madrigal, Princeton U niversity Press, Princeton 1949,
ristampa 197 1 .
B I B L I O G R A FI A E S S E N Z I A L E 187
Sul continuo: O. KINKELDEY, Orge! und Klavier in der Musik des 1 6. Jahrhun
derts, Breitkopf & Hartel, Leipzig 1910; M. ScHNEIDER, Die An/tinge des Bas
socontinuos und seiner Bezifferung, Breitkopf & Hartel, Leipzig 1 9 1 8 ; F. T.
ARNOLD, The Art of Accompaniment /rom a Thorough Bass, Holland Press,
London 193 1 , ristampa 1961 .
STRIGGIO Alessandro (1), 97, 100, VIADANA Lodovico Grossi da, 54,
104, 1 1 1-2 80, 108-9
STRIGGIO Alessandro (Il), 1 1 4 VICENTINO Nicola, 39, 44, 58, 66,
STROZZI Giovan Battista, 1 10 77, 83, 105
STROZZI Piero, 106, 1 14 VICTORIA Tomas Luis de, 86-7
SusATO Tielman, 3 3 VILLON François de Montcorbier, 84
SWEELINCK Jan Pieterszoon, 5 VINCENET }ohannes, 26
VINCENTI Giacomo, 3 3
TALLIS Thomas, 49, 88 VINCENZO I GoNZAGA, duca di
TANSILLO Luigi, 83-4, 95 Mantova e del Monferrato, 100
TAPISSIER Jean, v. }EAN de Noiers VINCI Pietro, 56
TAsso Joan Maria, 56 VIRDUNG Sebastian, 55
TAsso Torquato, 84, 95, 99, 1 0 1 , VIRGILIO MARONE Publio, 83
VISCONTI Galeazzo Maria, 26
1 12
VISCONTI Gaspare, 1 12
TAVERNER John, 48
VITELLI Vitellozzo, 65
TERZI Giovanni Antonio, 54
VITTORINO da Feltre, 27
TIBURTINO Giuliano, 54
TINCTORIS }ohannes, 14, 26, 4 8
WAISSEL Matthaeus, 55
TINTORETTO Jacopo Robusti, detto
W ALDBURG Otto Truchsess von,
il, 79
cardinale di Augsburg, 65
ToMKINS Thomas, 91
WALTER }ohann, 64
ToRELLI Gaspare, 104
WEELKES Thomas, 90
TREGIAN Francis, 90 WEERBECKE Gaspar van, 23, 26, 32
TRITONIUS Petrus, 46, 105 WERT Giaches de, v . GIACHES de
TROMBONCINO Bartolomeo, 28, 3 1 , Wert
1 12 WILBYE John, 90
WILLAERT Adriano, 4-5 , 25, 38-9,
VALDERRABANO Enrfquez de, 55, 58 43-5, 54, 59, 75-7
VALENTE Antonio, 57
VASQUEZ Juan, 4 7 YcART Bernardus, 26
VECCHI Orazio Tiberio, 45, 104 YoNGE Nicolas, 90
VENTO lvo de, 46
VENTURI DEL NIBBIO Stefano, 1 14 ZARLINO Gioseffo, 39, 76-7, 79
VERBONNET, v. GHISELIN Johannes ZoiLo Annibale, 72
VEROVIO Simone, 3 3 ZWINGLI Ulrich, 64