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I GENERALI DEL

TERZO REICH
PARTE SECONDA
“I generali da battaglia” della macchina
da guerra del Terzo Reich
Erich von Manstein lo stratega
Walter Model - il maestro della difesa
Erwin Rommel - la leggenda

PREMESSA
“I generali tedeschi della Seconda Guerra Mondiale furono in assoluto il miglior prodotto
della loro professione rispetto ad ogni altro Paese” (Basil H.Liddell Hart) Non è un
azzardo affermare che mai in nessun altro tempo un esercito poté contare su generali così
abili e preparati, capaci di inventare strategie anche nel corso stesso delle battaglie, di
travolgere intere Armate e Paesi nonché di protrarre fino all'estremo, grazie alle loro
stesse capacità, la guerra anche quando questa era ormai perduta.
Questo articolo di storia militare è il secondo capitolo iniziato con “Gli innovatori” che
permisero a quello che era un piccolo esercito parzialmente motorizzato di sconfiggere il
grande esercito francese, di ributtare a mare il Corpo di Spedizione britannico, di invadere
le immense distese sovietiche e di preoccupare seriamente l'Impero inglese in Africa. E'
diviso in diversi capitoli che riguardano il riarmo della Germania, le nuove dottrine, gli
armamenti, i profili di alcuni di questi tre generali. ” I generali battaglia ' è il seguito de
“Gli innovatori” e riguarda per motivi di spazio, pochi dei più interessanti generali che
vissero e condussero direttamente i campi di battaglia. La scelta dei profili è caduta su
questi tre generali completamente diversi tra loro:
- Walter Model l'arrivista solitario sopportato solo per le sue capacità di tattico eccellente,
migliore nella difesa che nell'attacco, le sue maniere erano sgradite e non sempre
accettate nell'ambiente più elevato dell'esercito tedesco
- Erwin Rommel rispettato da tutti sia come stratega sia come tattico, sempre attento al
benessere dei suoi soldati, aveva il dono dell' immediata percezione delle situazioni e
ignorava i privilegi spettanti al suo grado
- Erich von Manstein il geniale stratega, prodotto perfetto della casta di professionisti
prussiani.
Il “tiro alla fune” Di fatto Hitler non aveva alcuna cultura di arte militare, valutava erroneamente i
fattori tecnici e i suoi migliori esperti militari ne erano così profondamente irritati che, invece di
produrre una fattiva collaborazione, si stabilì una sorte di “continuo tiro alla fune” con l'inevitabile
urto di opinioni tra una parte e tra quell'altra: questo fu il più fatale errore della Germania nazista in
guerra sopratutto da quando “il profeta degli sproloqui” divenne completamente incontrollabile. Di
fatto Model, Rommel e von Manstein furono tra i pochi che ebbero molto spesso il coraggio di
contestare le decisioni di Hitler fino ad assottigliare o addirittura “rompere la fune” pagandone le
conseguenze, vennero licenziati e poi ancora richiamati dal dittatore che aveva bisogno di loro.
Walter Model riusciva a tenere testa a Hitler come quasi nessun altro osava di fare, al dittatore
andavano a genio le sue maniere e i metodi non sempre accettati nell'ambiente più elevato
dell'Esercito, per il quale il dittatore non aveva fiducia fino in fondo, preferendo le più fedeli
Divisioni delle SS di Himmler che divennero un Esercito nell'Esercito però meglio rifornite e
attrezzate specialmente dopo il 20 luglio 1944. In totale vi furono circa 42 tentativi di uccidere il
dittatore in tutti quegli anni ma tutti fallirono, fatalità che lo spinsero a indicare se stesso come
“invulnerabile per volontà divina”..
B.H.Liddell Hart chiese al generale Elfeldt nel dopo guerra cosa lui pensasse del soldato tedesco
di questa guerra in confronto con quello del conflitto precedente e la risposta fu la seguente:
“ll soldato tedesco della seconda guerra mondiale era diverso da quello del primo conflitto, il
nazionalsocialismo rese le truppe più fanatiche, i rapporti tra ufficiali e truppa erano migliori per la
diminuzione della distanza sociale, il soldato comune aveva maggiore iniziativa e usava il suo
cervello meglio di quanto avesse fatto nell'altra guerra nella quale il morale delle truppe aveva
subito gli effetti del diffondersi delle idee socialiste tendenzialmente pacifiste, sfatando l'opinione
popolare che i tedeschi abbiano scarsa iniziativa individuale e molto probabilmente il tutto era
dovuto al genere di addestramento che i giovanissimi soldati avevano avuto nelle organizzazioni
della Hitlerjugend. Di fatto in questa guerra il nazionalsocialismo rafforzò il morale delle truppe”.

PRIMO CAPITOLO
Il riarmo della Germania dopo i Trattati di
Versailles
Nel 1918 era già in uso una spaventosa schiera di armi
moderne, bombardieri, gas nervini e asfissianti, mitragliatrici,
carri armati, mezzi blindati. La Marina britannica riuscì a
bloccare le navi dirette nei porti tedeschi con la conseguenza che la Germania collassò
per denutrizione e per mancanza di materie prime, si calcola che ci furono circa 760.000
tedeschi morti per fame e anche per la pandemia “spagnola” e il rancore rimase nel
dopoguerra per decenni. Questa pandemia viene considerata la più letale nella storia
della nostra specie, ancora peggio della peste nera del XIV secolo: si calcola che vi
furono circa più di 50 milioni di morti e 500 milioni di contagiati quando la popolazione
mondiale contava soltanto 2 miliardi di persone.( foto di un ospedale da campo americano ). Poi
l'influenzavirus A sottotipo H1N1 sparì per mutazione spontanea in una forma meno
virulenta, di fatto il principio del biochimico Leslie Orgel che “l'Evoluzione è più astuta di
noi” è stato confermato...cioè le proteine instabili sono fonte di
variazione evolutiva che permette un adattamento molto più
rapido di quello che la Scienza possa affrontare. Essa colpì
prevalentemente persone giovani tra i 25 e i 40 anni, sopratutto i
reduci della guerra statica di trincea che la diffusero tornando alle
loro case.
La guerra di trincea La denutrizione nell'esercito e nella popolazione tedesca fece il
gioco dell'epidemia che finì per uccidere più persone nel mondo che la guerra stessa
anche a causa delle terribili condizioni igieniche esistenti nelle trincee.
La carenza di medicinali e di medici, il tifo e la tubercolosi si aggiunsero alla incapacità dei
comandanti di affrontare la guerra di posizione in cui migliaia di soldati venivano uccisi
dalle mitragliatrici a nastro Maxim Vickers (foto) solo per conquistare pochi metri di
terreno. Tutti i generali combatterono questa guerra con gli stessi principi usati nelle
guerre precedenti, un errore fatale per i milioni di fantaccini considerati come carne da
macello per le proprie ambizioni personali mandati all'assalto in Inferni bombardati e infetti.
(foto)
A Versailles Venne firmato il Trattato il 28 settembre 1919 nel
Salone degli Specchi dai quattro grandi: Wilson, Clemenceau,
Lloyd George e Orlando.(foto) La Germania era colma di ex-
soldati che non avevano voglia di tornare alla vita civile e
sicuramente di trovarsi disoccupati, le violenze rivoluzionarie
della sinistra, la paura dei bolscevichi, le fabbriche ferme,
l'inflazione galoppante spinsero la borghesia a cercare nuove
soluzioni politiche, con governi che si susseguivano formati da uomini di buona fede nella
Repubblica di Weimar, fino all'arrivo di Hitler al potere come Cancelliere nel gennaio 1933
supportato da imprenditori, latifondisti e banchieri. Tutti avevano ben visto quello che era
successo in Russia dove tutta l'aristocrazia, gli ufficiali zaristi e l'imprenditoria erano state
spazzate via dai soviet, e temevano che succedesse anche a Ovest. Le conseguenze dei
Trattati furono che 6 milioni di tedeschi, prussiani, 3 milioni di ungheresi e 7 milioni di
bielorussi, russi e ucraini, in più anche cecoslovacchi e cechi si trovarono cittadini di Stati
con cui non avevano alcuna affinità, con altre amministrazioni e monete, la Prussia
orientale fu divisa dalla Germania dal Corridoio di Danzica e Danzica stessa regalata ai
polacchi.
Il generale Hans von Seeckt
Il generale tedesco che esercitò la maggiore influenza sull'andamento della Seconda
Guerra Mondiale fu Hans von Seeckt, che gettò le fondamenta sulle quali sarebbe poi
sorto un esercito efficiente molto più grande dei soli 100.000 uomini dettati dalle clausole
di Versailles, era un esercito che non poteva possedere né carri armati né aviazione. von
Seeckt enne l'esercito fuori dalla politica e si dedicò a trasformare il piccolo nucleo di
4.000 ufficiali e 96.000 uomini di truppa in un corpo di comandanti e istruttori qualificati che
costituirono l'ossatura per la rapida espansione dell'esercito. Ridiede vitalità e inventiva
all'esercito tedesco che raggiunse quella superiorità qualitativa che l'indifferenza delle
potenze vincitrici gli permise di raggiungere. Nel manuale da lui scritto spiccano queste
note “ ogni azione si deve basare sulla sorpresa, le riserve devono essere
impegnate per lo sfruttamento del successo compiuto dalla rapidità di movimento
spostando anche il centro di gravità se necessario.. ...la guerra è la bancarotta della
politica...”.Considerazioni profetiche quando in effetti nel 1940 un pugno di divisioni
corazzate attaccando in stretta collaborazione con l'aviazione polverizzò la massa ben
superiore, male equipaggiata e ancora peggio diretta, dell'esercito francese e di quello
inglese che combattevano al rallentatore seguendo la strategia della guerra di posizione
del 1918. Von Seeckt morì tre anni prima di poter vedere attuato con strepitosi successi
il suo vangelo sulla guerra di movimento, proprio da alcuni generali protagonisti di questo
articolo.
Principi fondamentali della guerra di movimento
La formula della cosiddetta Blitzkrieg era semplice: una combinazione di mobilità
meccanizzata, velocità, sorpresa, potenza aerea più comunicazioni radio. Inoltre gli
ufficiali di stato maggiore erano tenuti a possedere una conoscenza approfondita di
strategia e tattica.
Il modello della Battaglia di Canne 216 a.C. La veloce vittoria sulla Polonia fu accolta
con grande stupore dall'opinione pubblica mondiale. Il 25 Settembre 1939 il settimanale
americano Times usò per la prima volta l'espressione 'Guerra Lampo' riferendosi alla
battaglia di accerchiamento svolta dai cartaginesi contro i romani a Canne e
all'accerchiamento con il quale le audaci e celeri operazioni sconfissero l'esercito romano
molto più grande attuando la manovra a tenaglia sui fianchi e grazie alla loro cavalleria più
veloce e mobile: fu l'ecatombe dei legionari romani legati a schemi fissi. Da quel momento
in poi le audaci e celeri operazioni stile Canne divennero l'idea fissa e il brevetto esclusivo
dei militari tedeschi: cioè il collasso operativo del nemico aggirato senza scampo da un
veloce e imprevedibile concentramento di divisioni blindate che divenne vincente in
Polonia e nelle campagne successive, funzionò con successo molto spesso grazie
all'addestramento delle truppe e ai comandanti esperti come von Manstein,
Rommel,Guderian e molti altri.
Il Blitzkrieg: “Sempre raggruppati e mai dispersi” (sosteneva Heinz Guderian) divenne il
fattore vincente delle divisioni corazzate tedesche, che non consideravano il carro armato
come una casamatta mobile - come fecero i francesi utilizzandoli in singoli esemplari e
mai in brigate tra loro coordinate, secondo loro i corazzati erano adatti solo a superare le
trincee e i fili spinati, senza radio e senza l'appoggio aereo come durante la prima guerra
mondiale – invece di utilizzarli come l'elemento fondamentale di operazioni massicce,
improvvise, coordinate, veloci e in profondità delle linee nemiche con il supporto
dell'aviazione
NOTA Paradossalmente la cosiddetta casamatta mobile, contrariamente alle tattiche
francesi,fu poi prodotta come semovente cacciacarri o di
appoggio di fuoco in grande numero in tutte le fabbriche
occupate in Europa in diverse versioni e utilizzata dai tedeschi
come semovente senza torretta in appoggio alla fanteria con
grande successo e soddisfazione della fanteria stessa e dei
granatieri: costava molto meno, era di facile
manutenzione in tutte le sue numerose versioni e
la sagoma bassa e sfuggente lo rendeva un obiettivo più difficile da
neutralizzare.(foto di uno JagdPanzer 38 Hetzer di costruzione Skoda derivante dal
carro medio P38 prodotto in totale in 2.000 esemplari nelle varie versioni) ) .
Adolf Hitler e la Germania nazista
Uno studio su tutti i generali di Hitler – cioè del III Reich – parte dal dittatore
stesso dal momento che senza di lui non ci sarebbe stata la guerra; dopo essere
diventato il 30 gennaio 1933 Cancelliere e Capo del Reich “il profeta degli sproloqui” in
campo militare rappresentò il dilettante privo della capacità di capire la strategia delle
operazioni belliche nonché di affrontare la realtà dei campi di battaglia.
Un uomo venuto dal nulla, respinto dalla Accademia di Belle Arti di Vienna, dormiva negli
ospizi, ma dotato comunque e purtroppo di un potere ipnotizzante che lo metteva in grado
di persuadere gli scettici generali e di intimidire anche i più coraggiosi militari e civili
oppositori, in un contesto in cui lo strapotere delle SS e della Gestapo avrebbe dissuaso
chiunque a ribellarsi pena le ritorsioni verso se stessi e le loro famiglie, un importante
particolare che non va mai dimenticato.
La casta di ufficiali prussiani di lunga tradizione militare (che si sentivano discendenti
dell'ordine monastico dei Cavalieri Teutonici) guardava con arrogante disprezzo i politici e
gli industriali che tentavano di metterli in disparte e ancora peggiore era il loro
atteggiamento verso quella “ambiziosa e spietata gentaglia” che aveva conquistato il
potere nel 1933 sostituendo la bandiera imperiale con la svastica, ma il
loro disprezzo era mitigato dal sollievo nel constatare che si stava
imponendo l'ordine nella situazione politica dopo il fallimento della
Repubblica di Weimar, che l'economia stava risollevando di nuovo la
Germania nella posizione di grande potenza internazionale e che le
consistenti spese per il riarmo stavano finalmente aprendo insperate opportunità di
carriera anche per loro.
Uomini rispettabili e professionisti onesti vennero sedotti dal falso patriottismo di Hitler,
costretti all'obbedienza dal giuramento di fedeltà al Fuhrer stesso e soltanto a lui e non
alla Patria, un giuramento che li vincolava al loro rigido codice d'onore di dovere militare
derivante da secoli al servizio delle monarchie.
Dopo anni di sofferenze,disoccupazione e inflazione il popolo tedesco stava meglio, le
fabbriche funzionavano a pieno regime (i sindacati erano stati spazzati via e sostituiti dai
Consigli d'Azienda dei padroni) il marco rivalutato, il bilancio tra importazioni ed
esportazioni era positivo, i disoccupati trovavano impiego grazie ai Grandi Lavori Pubblici,
insomma sembrava ci fosse più burro e meno cannoni.. Infatti alla fine degli anni '30 la
Germania sembrava avesse risalito la china della depressione, le impressionanti
scenografie delle adunate con centinaia di migliaia di persone entusiaste (con la regia di
Albert Speer) con il centro di attenzione dedicato a un solo uomo (mai viste nella Storia
nemmeno ai tempi di Napoleone o di Cesare), le perfette parate dell'esercito in cui si
faceva sfoggio della ricostruita potenza militare e industriale servirono sia per persuadere
il popolo tedesco di essere ridiventato una grande nazione, sia per intimorire i governi di
Mosca, Parigi e di Londra convincendoli a venire a patti con la Germania nazista, cioè con
il dittatore stesso.
La Germania nazista sembrava ormai una nazione stabile con un apparente benessere,
attirava i turisti e i visitatori stranieri che ne vedevano soltanto i lati positivi: le spiagge
affollate, poca disoccupazione, gente elegante e distinta, bei negozi di lusso, servizi
sociali e assistenza per tutti, le belle passeggiate nei grandi viali puliti e ammodernati,
accattivanti e moderni film di propaganda, giganteschi anfiteatri per le enormi adunate di
masse inneggianti al partito, le perfette Olimpiadi di Berlino, il consenso e la simpatia di
molte Cancellerie straniere nascondevano le feroci persecuzioni contro i dissidenti e delle
quali i visitatori non avevano alcuna percezione.
Comunque i cittadini tedeschi non si resero conto – grazie alla
propaganda di regime - che il partito nazista aveva spazzato via tutti i
loro risparmi..stavolta e per tutti quegli anni terribili seguenti ci furono “
“poco burro e molti cannoni”. Alla fine degli anni '30 il debito pubblico era fuori
controllo, nonostante i bassi e le ore di lavoro in aumento – e
si cominciò pertanto a prevedere il saccheggio con azioni
militari delle Nazioni vicine:Polonia, Austria, Repubblica Ceca.
Annesse militarmente queste Nazioni gli industriali,i banchieri,i
commercianti, i latifondisti espropriarono le proprietà originali e
fecero grandi affari personali , poi toccò alla Francia, ai Paesi Bassi
e alla Norvegia. Insomma tutto il continente europeo era divenuto
velocemente una colonia occupata dal regime nazista sotto la
nuova bandiera, la svastica, che svettava dappertutto.
Furono annessioni progettate e seguite anche dai due uomini più
pericolosi e spietati del regime: H.Goring e H. Himmler (foto insieme)
Goring a quel punto era l'uomo più ricco d'Europa perché divenne
procuratore di molte imprese straniere acquisite con la forza mentre Himmler non smentì il
suo carattere sobrio e morigerato, per lui l'importante era il suo immenso potere gestito
senza apparire. Progressivamente le sue SS e la Gestapo - volontari spesso fanatici
provenienti da ogni nazionalità - divennero un esercito sempre più numeroso e meglio
fornito con armamenti più moderni rispetto a quello tradizionale.
L'Anschluss Nel 1938 Hitler inviò l'esercito in Austria impiegando i nuovi carri armati e da
questa invasione senza resistenza ottenne ferro, legname e sei milioni di cittadini da far
lavorare e combattere.
Però durate l'invasione pacifica si rivelarono tutti i difetti d'improvvisazione della guerra di
movimento con continui guasti ai mezzi e Heinz Guderian se ne accorse ovviando subito :
le divisioni corazzate divennero veramente autonome con officine da campo, radio,obici,
semoventi e cannoni antiaerei, collegamenti con l'aviazione d' assalto, granatieri, medici,
uniformità dei mezzi e dei modelli, carburante, e riserve per giorni; lo scopo era di
sfondare il fronte e lasciare le sacche di resistenza alla fanteria al seguito; fu la strategia
che devastò tutti i fronti in Europa e in Africa. In fin dei conti tutto il progetto,i mezzi le
strategie e le tattiche furono la creazione di Heinz Gudrian.
Hitler era ben conscio di dover cogliere una serie di vittorie lampo per non dare tempo ai
nemici di produrre armamenti che li avrebbero sopraffatti numericamente.
Il fattore tempo giocava contro i suoi piani e stavolta aveva ragione, per i primi quattro anni
tutto il continente europeo fu sotto il suo dominio indiscusso.
I successi del “nuovo messia” Di fatto dal 1933 al 1939 il dittatore realizzò una
strategia globale per mezzo di bluff psicologicamente brillanti permettendogli di avere tutti
i vantaggi di conquiste senza pagare il pegno di una guerra dispendiosa in vite umane e
risorse. Astutamente e abilmente assunse alla sua politica estera tutte le vittime dei Trattati
e ne ebbe enormi consensi, vantaggi in risorse materiali e umane.
Il “giocatore d'azzardo” e il Patto di Monaco L' Accordo di Monaco tolse la terra sotto i
piedi agli oppositori, militari e civili: il “giocatore di azzardo” aveva ottenuto dalle
rassegnate Francia e Gran Bretagna i territori dei Sudeti pacificamente e successivamente
tutta la Cecoslovacchia con le sue risorse minerarie, le potenti fortificazioni e la grande
industria siderurgica Skoda che produceva carri armati, artiglieria, armi e veicoli di buon
livello (gli operai della Skoda continuarono solerti per tutta la guerra a produrre mezzi
militari, dei quali vedremo in seguito l'utilizzo....) proprio nelle regioni che fornivano grafite,
zinco, carbone, rame e il 50 % delle industrie chimiche.
La politica di “appeasement” di Francia e Gran Bretagna aveva apparentemente (ma solo
temporaneamente) tirato fuori d'impaccio le due nazioni e soddisfatto pacificamente le
pretese della Germania nazista.
Monaco segnò il trionfo di Hitler non solo su britannici e francesi ma anche sul
gruppo dirigente dell'esercito tedesco.
Ma Hitler non aveva un piano preciso di espansione e di conquista ma piuttosto
rispondeva opportunisticamente alle crisi provocate dal corso degli
eventi e aveva sempre trasgredito al principio fondamentale di
von Clausewitz “la guerra è sempre un atto politico”.
Nel 1939 la Germania aveva mobilitato 4 milioni di soldati, solo
cinque anni prima l'esercito ne contava soltanto 100.000 ma non
tutte le divisioni erano di prima linea anzi erano composte da
riservisti, ma restava il fatto che il dittatore ormai controllava
l'esercito che aveva sempre voluto e, sicuro di intimidire con questa forza la Francia e la
Gran Bretagna, ora progettava di invadere la prossima vittima, la Polonia.
Il Patto Molotov – Ribbentrop Il Patto di non aggressione, ribattezzato “trattato di
frontiera e amicizia” comprendente aiuti reciproci, da una parte forniture di tecnologia
dall'altra di enormi quantità di petrolio,ferro,metalli, grano tra L'Unione Sovietica e il Reich
fu firmato nell'agosto del 1939, spiazzò e stupì completamente tutta l'Europa, due regimi e
ideologie completamente antitetiche avevano ridisegnato le sorti delle Nazioni all'est
sopratutto quelle della Polonia - che di fatto fu invasa non soltanto dall'esercito tedesco
ma anche di quello sovietico - dell'Ucraina,della Finlandia e dei Paesi Baltici.
L'invasione della Polonia – in guerra La Polonia aveva solo venti anni come Nazione,
aveva frontiere disegnate dal Trattato di Riga del 1920 con una popolazione frammentata
composta da russi, ucraini, ebrei, un milione di tedeschi e diciannove milioni di polacchi
più il lungo Corridoio fino al mare che divideva la Prussia Orientale tedesca fino al porto di
Danzica abitato da tedeschi, era un'altra punitiva demarcazione risultata dai Trattati di
Versailles che divideva la Prussia Orientale tedesca dalla Germania. Hitler desiderava
riammettere Danzica, il suo porto e il Corridoio e le sue richieste sembravano ragionevoli,
ma i polacchi rifiutarono ostinatamente e continuamente ogni concessione sicuri che
Francia e Gran Bretagna avrebbero tenuto fede all'impegno di assistenza a quello che
definivano il loro protettorato.L'esercito polacco contava su 600.000 soldati di cui 60.000
cavalleggeri armati di sciabole e.. lance, come un secolo prima. I polacchi cercarono di
contrattaccare con la brigata di cavalleria Pomorska con i cavalli lanciati contro i carri
armati di Guderian, lance e sciabole contro mitragliatrici e cannoni, fu un atto di grande
coraggio ma il risultato fu una carneficina. Il 3 settembre la Gran Bretagna entrò in guerra
imitata poche ore dopo dalla Francia. Il dittatore credeva di aver intrappolato britannici e
francesi ma quando invase la Polonia, forte anche dell'accordo di spartizione e di mutua
assistenza firmato con il Patto Ribbentrop-Molotov, si vide recapitare al suo domicilio la
dichiarazione di guerra, letta da Neville Henderson.
“E adesso ?” e allora si rivolse inferocito al suo Ministro degli Esteri Ribbentrop, una
domanda rimasta famosa nella Storia, meno famosa la riflessione ad alta voce di
Hermann Goering che era presente alla sfuriata: “se perderemo questa guerra che Dio ci
aiuti !” Una profezia azzeccata, una volta tanto, dal grasso comandante della Luftwaffe e
Ministro degli armamenti.
In quei giorni Winston Churchill disse una frase profetica per sollevare il morale degli
inglesi “ Sono certo che non dobbiamo temere la tempesta, che infuri, che muggisca, ne
usciremo indenni”.
“Il giocatore d'azzardo” aveva creduto alle frequenti rassicurazioni del commerciante di
spumanti Ribbentrop che Londra e Parigi non avrebbero mai combattuto perché in fin
dei conti voleva credere solo a questo, ma sopratutto perché non
aveva l'abilità diplomatica di Otto von Bismarck che combatteva
un nemico per volta; sfortunatamente per tutti Hitler non era
Bismarck e fece un altro fatale errore quando invase anche
l'Unione Sovietica immemore di quanto era successo alla
Grande Armata di Napoleone. Ribbentrop in seguito fu rimosso
dall'incarico di Ministro, si unì alle SS di Himmler e fu giustiziato
a Norimberga per i crimini commessi.
In fin dei conti la Polonia fu tradita dalla guerra come la Cecoslovacchia fu tradita dalla
pace. (foto del confine polacco violato)
Ora siamo arrivati al Secondo Conflitto Mondiale e all'argomento principale di questo
articolo di storia militare, i “generali da battaglia”, ma prima di raccontare le loro vite e le
loro azioni, è opportuno dedicare un capitolo ai nuovi armamenti che permisero gli
strepitosi successi della macchina da guerra del Terzo Reich.
CAPITOLO SECONDO La strategia della guerra di movimento – il
“Blitzkrieg” - un capolavoro di arte militare La Wehrmacht ebbe il vantaggio
iniziale di progettare e produrre armamenti nuovi e adeguati ai tempi durante il suo veloce,
costoso e massiccio processo di riarmo durato pochi anni
rispetto ai Paesi nemici che avevano ancora negli arsenali
armi risalenti al Primo Conflitto Mondiale, inoltre molti
ufficiali, aviatori e soldati
avevano combattuto in Spagna
durante la guerra civile e
avevano acquisito preziose esperienze sul campo
sperimentando anche i nuovi armamenti.La parola “Blitzkrieg
– Guerra Lampo”non sembra di origine tedesca ma le idee
che la generarono furono certamente di origine prussiana e
divenne il termine universalmente usato per indicare sia le tattiche che la sua concezione
strategica molto più ampia. L' organizzazione di un esercito ben rifornito, dotato di veicoli,
carri armati, cannoni, servizi e capace di marciare molto più velocemente nacque dai
fallimenti del Primo Conflitto Mondiale, fu proposta nei testi di B. H.Liddell Hart, F. C
.Fuller e Charles de Gaulle negli anni trenta ma essi furono
bellamente ignorati. Erwin Rommel scrisse “Fanteria
all'attacco” che ebbe un certo successo ma il testo che
influenzò maggiormente la strategia tedesca rimane quello
scritto da Heinz Guderian “Achtung ! Panzer !” Il carro armato
Quando nel 1933 Hitler divenne Cancelliere i cambiamenti nelle Forze Armate si
susseguirono molto rapidamente, nel 1934 il prototipo del carro PzKw I funzionava e
quando lo vide sul campo di prova Hitler profferì la famosa frase “ecco quello che mi
serve, ecco che voglio !” successivamente vennero costruiti i carri PzKw II e III e poi il
modello IV – il migliore e il più adattabile - in pochi anni. Questi mezzi erano stati
progettati più o meno nella stessa epoca e molte parti erano intercambiabili, in previsione
di doverli adattare a future esigenze. Quando il cannone era troppo potente venne
inaugurata la stagione dei caccia-carri o Jagdpanzer senza torretta che potevano ospitare
nello scafo grossi calibri senza preoccupazioni per il rinculo, molto graditi dai granatieri e
in genere utilizzati anche come supporto alla fanteria, mezzi che avevano i vantaggi di
essere molto meno costosi e con la sagoma più bassa e sfuggente ai colpi.
Successivamente nel corso del conflitto (e dopo essersi scontrati con l'ottimo e inaspettato
T-34 sovietico..) vennero prodotti i più famosi, costosi e temuti PzKw V (Panther) e PzKw
VI (Tiger) carri di prima linea dotati di pesante corazzatura e di cannoni in grado di
distruggere qualsiasi carro nemico alla distanza di più di millecinquecento metri; le loro
versioni Jagdpanzer erano ancora più temibili e praticamente impenetrabili. ( foto)Da subito
i progettisti tedeschi collocarono l'equipaggio in modo che potesse collaborare in tutte le
emergenze e comunicare chiaramente con i compagni, contrariamente gli equipaggi
francesi che si sentivano isolati dentro i loro carri: l'errore fondamentale di progettazione fu
che la torretta ospitava un solo uomo che doveva caricare, puntare, sparare con il
cannone e fare anche da osservatore nello scenario, troppi compiti onerosi per un
capocarro.(disegno char D Renault) Per la cronaca, nel 1939 la Francia possedeva circa 2.200
carri armati, la Gran Bretagna 250 e la Germania circa 2.100 (dei quali circa 1.000 erano
il PzKw II con il piccolo cannone da 20 mm.) cui si aggiunsero 350 carri PzKw 38 Skoda
dopo l'occupazione delle fabbriche cecoslovacche, senza i quali non sarebbe stato
possibile la vittoria in Francia....Durante tutto il conflitto calcoli approssimativi contano circa
220.000 veicoli corazzati di prima linea prodotti nelle varie Nazioni di cui circa 50.000
dalla Germania, 140.000 dagli USA e dai sovietici ma è un calcolo in difetto, non tiene
conto di tutte le versioni improvvisate oppure prodotte nelle fabbriche occupate in tutta
Europa. I tedeschi – di loro natura costruttori di mezzi costosi e sofisticati - scoprirono che
i mugik cioè i tanto disprezzati soldati russi erano degli ottimi meccanici capaci di
arrangiarsi con poco rimettendo in uso i loro mezzi, del resto già progettati come rozzi e
semplici, spesso senza radio e ottiche di puntamento scadenti,( disegno di un T34) ma
affidabili per equipaggi addestrati frettolosamente.(furono più di 500.000 i carristi russi e
pochi sopravvissero)...Il T34 fu il miglior carro medio del conflitto, superava ghiaccio, neve
fango grazie ai cingoli larghi e le sospensioni Christie,aveva la sagoma sfuggente e
inclinata che deviava i colpi diretti. La produzione
superò gli 85.000 esemplari nelle diverse versioni più
i semoventi e il gigantesco carro pesante KV2
(foto)Inoltre i sovietici ricevettero dagli USA e dalla
Gran Bretagna circa 40.000 camion - molte migliaia
di radio (perché il paranoico regime russo non le usava
preferendo i giornali del regime e gli altoparlanti per informare la popolazion e) - ben più di1.000
aerei da combattimento – materiali strategici - 10.000 carri armati e milioni e milioni di
scatolette di carne SPAM “Apriamo il secondo fronte” scherzavano i russi quando le
mangiavano. Cannoni e semicingolati La verità è che non bisogna credere che tutte le
divisioni tedesche fossero meccanizzate, nonostante gli sforzi produttivi dell'industria i
trasporti cingolati furono sempre scarsi, la fanteria quando andava bene era trasportata
dai camion oppure ..andava a piedi come tutte le altre. Tutti gli altri servizi utilizzarono
durante la guerra ancora i cavalli che andavano continuamente nutriti, abbeverati,
strigliati, tenuti in esercizio e controllati continuamente. Inglesi e francesi erano messi
molto peggio poiché non avevano previsto vere divisioni corazzate e tanto meno i loro
veicoli di appoggio. La vera devastante scoperta fu che il cannone antiaereo Flack da 88
mm. poteva distruggere qualsiasi mezzo corazzato a distanze di tre quattro volte la
capacità di ingaggio degli altri cannoni montati sui carri, e questo fu il trionfo di Erwin
Rommel: proteggeva le brigate di carri piazzando poche batterie di 88mm nei punti
nevralgici, lo fece in Francia e in Africa con risultati devastanti. Il Flack '88 fu il miglior
cannone di tutto il conflitto, con ottiche di puntamento di ottima qualità e serventi ben
addestrati Poi montato in versione alleggerita sui Panzer Tigre (foto di semovente) e Panther
e semoventi derivati devastò le brigate corazzate Alleate e sovietiche. Fortunatamente
questi carri pesanti più di 50 t. – impenetrabili salvo il vano motore - furono prodotti in
pochissime migliaia di esemplari: i costi e produzione erano troppo elevati, erano mezzi
complessi che richiedevano continua manutenzione,le acciaierie e le fabbriche venivano
continuamente bombardate, essi furono la costosa risposta ai T34 e ai carri pesanti
Stalin e KV2. (il Tigre fu un progetto curato dall' ing. Ferdinand Porsche).NOTA Nonostante
quanto si veda nei film bellici, le divisioni tedesche erano dotate di una preoccupante
varietà di mezzi cingolati, ruotati e di armamenti di diverse provenienze e nazionalità; le
vittorie iniziali misero sotto stretto controllo le industrie europee che continuarono a
produrre i loro modelli per la Wehrmacht; furono anche requisiti tutti gli automezzi civili e
tutti i cavalli necessari per la macchina da guerra del Reich, oltre al fatto che la resa della
Francia e il reimbarco inglese a Dunkerque aveva prodotto il più ricco bottino di guerra di
tutti i tempi. Fu un vero incubo di logistica dotare milioni di soldati di automezzi,
armamenti, cavalli e sostituire quelli che venivano inghiottiti dai combattimenti su tutti i
fronti. Soltanto le poche divisioni di élite mantennero uno standard elevato usufruendo dei
migliori carri armati, semicingolati , camion e cannoni anche se nel corso degli eventi i loro
organici furono sempre più ridotti.
La Luftwaffe concepita come appoggio alle truppe di terra
L'aereo tedesco da bombardamento più famoso e letale fu lo
Junkers Ju 87 Stuka, il bombardiere a tuffo – come del resto lo Ju
88 bimotore che lo seguì - che era il massimo dell'efficienza nel
bombardamento di precisione
picchiando con angoli di 70° e anche
80° e uscendo dalla picchiata grazie ai
freni aerodinamici; fu collaudato dal
Flugcapitan Hanna Reitsch dopo alcuni incidenti mortali Questi
grossi e goffi monomotori avevano un finestrino sotto la carlinga
per permettere al pilota l'identificazione dei bersagli e delle
sirene sotto le ali che emettevano un terrificante urlo acuto “le
trombe di Gerico” che venivano usate per spaventare il nemico anche quando erano finite
le bombe.
I paracadutisti e le truppe aviotrasportate
Rivoluzionario fu il trasporto via aereo dei soldati con gli affidabili trimotori da trasporto
Junkers Ju 52: le truppe furono addestrate a salire e scendere velocemente dai trasporti
portando con sé le armi di squadra e tutti gli approvvigionamenti.
Grazie al processo di riarmo e all'assistenza dell'Unione Sovietica negli anni '30 le scuole
di addestramento per piloti di aereo e per paracadutisti riuscirono a sfornare una forza
aerea sempre più forte, i robusti trimotori Ju 52 ( foto) furono impiegati per il traino, il
trasporto e il lancio delle truppe. Dopo aver assistito al lancio contemporaneo di 1.500
paracadutisti russi il generale Kurt Student iniziò ad elaborare i suoi innovativi concetti e i
principi di operazioni di assalti improvvisi dall'aria, di fatto il primo lancio in massa
effettuato del 1° reggimento avvenne a Niedesachesen nel 1939. Fu definito anche il
programma per l'acquisizione di alianti d'assalto (sfruttando il fatto che il volo a vela era
uno sport molto praticato) e venne messo a punto il DFS 230 che poteva trasportare dieci
uomini scomodi perché acquattati in fila su una panca di legno in mezzo alla carlinga -
completamente equipaggiati. Come tutti gli alianti d'assalto era usa e getta, sganciava il
carrello a ruote in decollo e atterrava sui pattini. Venne usato per la presa del gigantesco
forte belga di Eben el Mael (che aprì alle divisioni corazzate tedesche tutto il fronte della
Battaglia di Francia) e per la liberazione di Mussolini sul Gran Sasso a Campo Imperatore.

Furono azioni ardite, innovative e molto pericolose, mai sperimentate prima e


determinanti per il successo, come in seguito l'occupazione di Creta nel maggio 1941con
gli alianti, con tutti i paracadutisti operativi e le truppe aviotrasportate dai trimotori Ju52.

(Creta fu molto vicina a un disastro, troppi feriti e morti, alianti e aerei schiantati (271 trimotori
Ju52 distrutti) a causa della durissima reazione britannica non prevista...da quel momento le
truppe paracadutiste non furono più utilizzate per assalti di massa ma come truppe di terra, ..se
ne accorsero amaramente gli Alleati durante l'assedio di Montecassino combattendo contro i
cosiddetti “diavoli verdi” che si erano arroccati nelle rovine del monastero)

TERZO CAPITOLO
I GENERALI DA BATTAGLIA
ERWIN ROMMEL (la leggenda)
Dopo più di 70 anni dalla fine del conflitto la reputazione di Rommel
si è accresciuta, molto ammirato da tutte le parti fu il modello del cavaliere medioevale per
il suo carisma e per essere stato un maestro nella moderna arte della guerra. Di origine
sveva non apparteneva alla casta di aristocratici Junker ufficiali prussiani, era figlio di un
professore di matematica. Nato nel 1891 e suicida nel ottobre 1944 (4 mesi dopo
l'attentato de 20 luglio) per salvare la famiglia dalle ritorsioni del dittatore.. Durante le
torture dei cospiratori un congiurato in delirio fece anche il suo nome e questo bastò allo
spietato entourage nazista di accusarlo di aver partecipato alla congiura e costringerlo al
suicidio. Fu la gigantesca farsa di un funerale di stato, una mistificazione che commosse
milioni di cittadini ingannati per la perdita del loro eroe a causa delle ferite. Onestamente
ritengo superfluo parlare a lungo in questa sede di Erwin Rommel,l'ultimo vero condottiero
del XX secolo, egli ha incarnato la più genuina attitudine al comando militare, era dotato di
fulminea genialità tattica e di lungimirante intelligenza strategica, era capace di rovesciare
a proprio favore le situazioni di disperate e fu un combattente leale e rispettoso sia verso
il nemico che verso i propri uomini disposti a seguirlo dappertutto fino allo sfinimento, con i
quali ebbe un rapporto profondo e seppe prendersi sempre cura di loro.. Imparò molto
velocemente il comando delle divisioni corazzate cogliendo inaspettati successi sia
durante a Campagna di Francia (la sua “7a Divisione fantasma” che spariva e riappariva
facendo migliaia di prigionieri e danni incalcolabili, era soprannominato “il cavaliere
dell'Apocalisse” sia con la sua Afrikakorps (in battaglie simili a quelle navali combattute dei
secoli prima ma stavolta in mezzo alle tempeste di sabbia, mosche e insetti pericolosi, nel fango e
percorrendo migliaia di chilometri sopra un arido deserto pieno di fossili di conchiglie là dov e c'era stato
il mare millenni prima; sempre con l'assillo dei rifornimenti indispensabili che scarseggiavano:
cibo, acqua potabile, carburante, munizioni e ricambi) Il suo principale contributo alla tattica dei
carri fu rappresentato dall'abile impiego di una cortina di pezzi anticarro da 88mm Flack,
dietro questa cortina i suoi Panzer avanzavano, si ritiravano, facevano rifornimento mentre
venivano colpiti da una distanza ben superiore i carri di testa nemici.
Nel deserto l'Asse dipendeva dai rifornimenti trasportati dalle navi mercantili, tedeschi e
italiani dovevano affrontare, subendo gravi perdite di naviglio e
rifornimenti, il dominio in Mediterraneo della Marina e
dell'Aviazione inglesi. Ogni mezzo nemico catturato o
danneggiato veniva riparato e integrato nei ranghi e pertanto
spesso erano indistinguibili anche a distanze brevi chi fossero i
nemici: camion inglesi in mano all'Asse o viceversa? Rommel
si servì largamente degli autocarri catturati al nemico, non solo
perché servivano come rimpiazzi ma anche per creare confusione. Li distinguevano solo
le bandiere nazionali e i simboli dei reggimenti dipinti sui fianchi impolverati da mesi che
troppo spesso cambiavano ancora di proprietà..... In battaglia si serviva generalmente del
Mammut, (foto)un carro blindato britannico trasformato in sede del suo comando, e spesso
partiva in ispezione guidando una Volkswagen. Fin dai primi giorni di permanenza in Africa
riuscì ad orizzontarsi perfettamente nel deserto e nessun avamposto era troppo lontano
perché egli rinunciasse a visitarlo; assoluto padrone di tutti i più piccoli segreti della tattica
e dotato di occhio clinico nella valutazione del terreno non si lasciava sfuggire nulla, tutto
attirava la sua attenzione dalla mitragliatrice mal postata al campo minato troppo visibile
Il suo interesse per i piccoli problemi dei soldati, la sua prontezza nell'escogitare soluzioni
tattiche facevano impressione sui giovani ufficiali e sui giovani soldati. Era uno di loro, un
“tipo da prima linea” La mattina Rommel era già in piedi dalle sei, in Africa lasciava che i
suoi uomini si vestissero come meglio erano comodi: scarpe, calzoncini e berretto
seguendo la moda australiana, Rommel era sempre ben rasato e in ordine con l'uniforme,
pantaloni, stivali, una sciarpa a scacchi e la croce di ferro. Un solo episodio divertente: un
giorno Rommel a bordo del Mammut si recò a trovare i suoi soldati feriti in un ospedale da
campo nel deserto, come faceva spesso, poi si accorse che l'ospedale era in mano agli
inglesi che vi avevano ricoverato anche i loro feriti.. e Rommel uscì veloce dall'ospedale
rispondendo divertito al perfetto saluto delle sentinelle inglesi, nessuno si era accorto della
sua presenza. Inviato in Africa con l'Africakorps riuscì a
trasformare una azione difensiva a favore degli italiani che erano
in crisi in una campagna che ossessionò Winston Churchill e
impegnò per due anni troppe risorse dell'impero britannico. In
battaglia Rommel si sentiva a casa sua, era un comandante nato
e attribuiva la più grande importanza all'azione di comando
personale. Fu il primo a identificare la guerra nel deserto con la
guerra navale, sosteneva giustamente “che nessun ammiraglio ha
mai vinto una battaglia navale standosene in un comando
costiero”. I terribili scontri delle forze corazzate nel Nord Africa
misero in evidenza le diverse impostazioni dei due condottieri, Sir
Bernard Montgomery e Erwin Rommel: Rommel disponeva di un comando mobile e
seguiva da vicino l'azione delle truppe mentre Montgomery seguiva invece l'evolversi della
battaglia dal suo comando arretrato. B. H. Liddell Hart ammette che Rommel aveva “il
dono meraviglioso di arrivare nei punti vitali della lotta e di imprimere un impulso decisivo
all'azione nel momento cruciale” Rommel era senza pretese, modesto,dormiva
pochissime ore e mangiava il cibo della truppa senza privilegi del suo grado. ( foto con
scatoletta come pranzo) Sempre in prima linea in completo sprezzo del pericolo aveva
l'immediata percezione dello scenario anche nei piccoli dettagli e un perfetto senso
dell'orientamento. Un dono unico che altri non avevano, tanto meno i nemici. Fu un gran
peccato quando due caccia inglesi mitragliarono la sua auto scoperta ferendolo
gravemente ma era un uomo molto robusto, sopravvisse e pertanto forzatamente non
partecipò al complotto del 20 luglio..In seguito forse farneticava per colpa dei traumi al
cranio: la sua ipotesi era di estromettere il dittatore e di proporsi come unico
interlocutore per una tregua con gli Alleati onde rivolgere tutte le forze contro gli odiati
bolscevichi, conscio che la guerra era ormai perduta. Una convinzione che si accentuò
quando gli consegnarono una torta ben confezionata e ancora fresca inviata una
settimana prima da una madre americana al proprio figlio combattente al fronte in Africa
“se sono capaci di fare anche questo la guerra per noi è perduta” borbottò tra sé e sé.
Comunque quando sbarcò una divisione corazzata americana con i nuovi carri Sherman
ma equipaggi poco addestrati riuscì a distruggerla a Kasserine pur essendo in netta
inferiorità numerica....fu un brutto colpo per l'orgoglio dei carristi statunitensi: gli equipaggi
non si conoscevano tra loro e anche i mezzi erano arrivati da porti lontani; gli americani
persero 150 nuovi carri armati nel febbraio 1943 appena arrivati dalle fabbriche. La verità
è che il carro armato è come una casa di cui occorre conoscere ogni particolare e
l'equipaggio deve averne completa dimestichezza ed essere sempre in perfetta sintonia.
Fu l'unico generale della Storia il cui ritratto era appeso nei centri comando del nemico
fino a quando il generale Claude Auchinleck ne ordinò la rimozione con un editto in cui
rimproverava i soldati per l'ammirazione di questo mitico nemico. Sono stati scritti molti –
troppi - trattati sulla sua vita da illustri storici e questa sarebbe nient'altro che la noiosa
ripetizione redatta da un principiante... Era così stimato che Churchill inviò un commando
in Africa per eliminarlo ma quei pochi coraggiosi sbucati dal mare non ebbero
fortuna: Rommel non abitava più in quel presidio. Hitler ordinò di fucilare i pochi
sopravvissuti ma lui si rifiutò. Era uno dei pochi generali che saltava su un aereo (sapeva
anche pilotare) e che osava discutere direttamente con il dittatore per ore, discussioni che
spesso degeneravano in liti furibonde e che osava disobbedire agli ordini. Osò ancora
disobbedire quando la Panzerarmee perse 50.000 uomini, 400 carri e 1.000 cannoni, il
carburante scarseggiava e anche le munizioni e un messaggio di Hitler gli ordinò di
“tenere duro” : sconvolto dalla incomprensione del dittatore invece ordinò la ritirata
generale, infatti il giorno dopo gli inglesi irruppero nelle postazioni abbandonate. Pagò con
la vita i suoi dissensi sulla condotta della guerra, espressi troppo spesso pubblicamente e
ingenuamente. Se il dittatore gli avesse fornito almeno una brigata di carri e benzina –
invece di mandare il tutto per tutto nel tritacarne in Russia, l'Africakorps sarebbe arrivato
ad Alessandria d'Egitto e poi al Cairo e forse fino allo Stretto di Suez dove lo aspettavano i
tenenti Sadat e Nasser pronti ad una rivolta contro gli occupanti inglesi. Persino i
negozianti egiziani avevano già cambiato i prezzi dei prodotti esponendoli in marchi
tedeschi. Anche quando gli erano rimasti pochi corazzati e la benzina agli sgoccioli
durante la corsa verso Alessandria gli inglesi ne erano così spaventati che bruciarono con
fumate nere altissime tutti i documenti riservati nei cortili dei loro comandi (il 31 luglio 1942
fu il famoso “mercoledì delle ceneri”..)E ancora nessuno lo ascoltò quando propose di
schierare le brigate corazzate vicino alle spiagge degli sbarchi lungo il Vallo Atlantico
per ricacciare subito in mare gli Alleati prima che si attestassero in forze sul terreno.

OTTO MORITZ WALTER MODEL il maestro della difesa (nato nel


1891– suicida nell'aprile 1945)
La sua volontà di ferro si rispecchiava nella sua filosofia del comando
“chi guida le truppe non ha diritto di pensare a se stesso” Niente delle
sue origini piccolo borghesi faceva presagire che avrebbe intrapreso
la carriera militare, era cresciuto in una famiglia di devoti luterani
maestri di scuola; durante i suoi ultimi giorni distrusse tutte le proprie
carte personali e quindi ben poco si conosce della sua infanzia. Non
apparteneva all'aristocrazia militare che da anni costituiva il nerbo
dello stato maggiore prussiano. Nel 1915 fu decorato con la Croce di
Ferro poi promosso capitano. Si guadagnò la fama di ufficiale
promettente e instancabile lavoratore. Le esperienze realizzate presso
lo Stato Maggiore come tenente colonnello lo portarono ad essere uno dei più entusiasti
sostenitori di un ammodernamento dell'esercito tedesco, intuendo la necessità e la
centralità delle nuove armi della guerra moderna. Fu uno dei primi sostenitori della
motorizzazione dimostrando di apprezzare senza riserve le potenzialità dei mezzi aerei e
dei corazzati.
Odiava il bolscevismo convinto che l'ordine dovesse avere la precedenza sul concetto di
democrazia, ma non aderì mai con convinzione al regime hitleriano se non per ambizione
e convenienza personale; all'interno del corpo ufficiali alcuni erano convinti di trovarsi di
fronte a un fervente nazista, altri vedevano in lui uno scaltro opportunista che sfruttava i
suoi rapporti con Hitler e con il nazismo per fare carriera. Venivano comunque apprezzate
da tutti la sua cocciuta determinazione a non considerare mai una situazione senza vie di
uscita, il suo personale sprezzo del pericolo e la capacità lavorativa.
In tutta la sua carriera evitò di farsi coinvolgere dalla politica, convinto che l'esercito non
doveva intromettersi negli affari di Stato; in lui si combinavano una grande ambizione e i
tradizionali valori tedeschi di patria e religione. L'indipendenza intellettuale di Model e la
sua capacità militare costituivano gli esempi perfetti di quelle che dovevano essere,
secondo i principi di von Seekt, le doti dell'ufficiale tedesco non corrotto dalla politica.
Aveva un rigido senso del dovere, trattava i subalterni senza alcun tatto, esercitava il
comando in maniera tirannica, aveva modi bruschi con scontri violenti sia con i superiori
che con i subordinati e criticava senza peli sulla lingua anche i superiori. Quando nel 1941
assunse il comando del XLI Panzerkorps l'intero Stato Maggiore chiese di essere
sostituito.
I rapporti con Hitler
Model era refrattario alle regole sofisticate della aristocrazia prussiana, per compensare la
propria rozzezza fece dei grandi e inutili sforzi di comportarsi come gli Junker, ma non si
capì mai se fosse un vero e fervente nazista.
Fu il primo a proclamare la sua fede nel dittatore dopo il fallito
attentato del 20 luglio tuttavia il suo rapporto con lui non fu di
assoluta sottomissione o servilismo, era uno dei pochi che riusciva
a tener testa a Hitler durante le riunioni ufficiali e talvolta non tenne
conto dei suoi ordini militari, spesso agendo secondo il proprio
giudizio. Hitler vedeva in quell'uomo piccolo, di alcun fascino
personale, brusco di modi, senza stile né classe, completamente diverso dalla élite di
stampo prussiano della vecchia guardia, l' ufficiale che riteneva come il proprio miglior
Feldmaresciallo; era uno dei pochi ufficiali superiori che aveva l'autorità e il coraggio di
prendere decisioni personali e di sfidare il dittatore. Durante la fallita offensiva invernale
delle Ardenne un ufficiale scrisse nel suo diario “il Feldmaresciallo Model dirige in persona il
traffico, è un uomo piccolo e insignificante con un monocolo inutile per sembrare di appartenere
alla èlite prussiana...” Si dice che durante una discussione Model chiese freddamente a Hitler “ Chi
comanda la 9a Armata, Voi oppure io ?” Queste e poche altre furono le rare occasioni in cui Hitler
fece marcia indietro sulle proprie direttive e gli eventi successivi confermarono che toccava
soltanto a Model come comandante sul fronte prendere le principali decisioni sul piano tattico. Nel
1942 dopo uno scambio di opinio ni particolarmente acceso Hitler osservò “...avete visto
quegli occhi scuri ? Sono convinto che possa fare di tutto ma non vorrei proprio essere
alle sue dipendenze”
La carriera militare Dopo aver preso parte all'invasione della Polonia come Capo di
Stato Maggiore del IV Corpo d'Armata, fu promosso tenente generale per aver combattuto
in Francia e poi nel 1940 assunse il comando della 3 a Panzer -Division.
Durante la campagna di Russia prese parte all'Operazione Barbarossa, guidò l'avanzata in
Ucraina e durante questa esperienza si guadagnò la fama di innovatore, sperimentando la
costituzione dei Gruppi Combinati di combattimento “Kampfgruppen” con elementi
provenienti da diverse specialità: artiglieria, fanteria, mezzi corazzati, aerei e altre
specialità anticipando la prassi dell'esercito di creare gruppi di combattimento più flessibili
tatticamente e facilmente configurabili secondo i bisogni (foto)
La tattica difensiva di Model Si accorse ben presto che i sovietici attaccavano sempre
in massa con poca coordinazione tra i reparti e di conseguenza organizzò delle linee
difensive su singoli punti fortificati piuttosto che con delle linee di difesa più lunghe e
continue: i sovietici non erano ancora capaci di sostenere battaglie coordinate di
movimento e di penetrazione in profondità attraverso le linee nemiche: pertanto se anche
il fronte difensivo fosse stato sfondato in un punto, tale sfondamento non avrebbe
generato necessariamente una crisi generale perché i punti fortificati (kampfgruppen) con
i meccanizzati e con l'artiglieria - operanti nelle retrovie più vicine ma pronti ad una
reazione veloce - avrebbero chiuso le eventuali falle create dagli attacchi nemici in forze
ma non coordinati come sempre. Le orde sovietiche – termine dispregiativo usato molto
spesso - attaccavano in massa senza preoccuparsi delle perdite di uomini e corazzati,
infatti ne avevano immani riserve sopratutto da quando arrivarono le truppe siberiane
perfettamente attrezzate su migliaia di treni: da tempo erano di stanza in Siberia fino a
quando si seppe con certezza che il Giappone non avrebbe invaso il territorio sovietico.
Allora circa mezzo milione di uomini e migliaia di corazzati furono trasferiti velocemente
sul fronte occidentale..una massa che decise parzialmente le sorti del Fronte Orientale e
che i tedeschi ignoravano esistesse.
Il modello di Model fu lo schema difensivo - apparentemente costoso - che si rivelò
vincente contro i sovietici, per esempio conducendo in salvo il XVI Panzer Korps
sopraffatto dal numero di attaccanti.Non possedeva il carisma di Rommel o il genio
militare e la profondità intellettuale di von Manstein ma da parte sua possedeva “ uno
straordinario talento per l'improvvisazione” che gli venne molto utile
quando gli scenari mutavano continuamente e in modo imprevedibile.
Walter Model si guadagnò così la fama di “maestro della difesa” e
per tutto il resto della sua carriera continuò ad adottare questa tattica.
Hitler stesso lo apprezzava non solo per la sua reputazione di
“mastino della difesa” - come lo aveva battezzato - ma sopratutto
per la sua determinazione, la freddezza, la forza d'animo e l'impegno
lavorativo costante (foto di Hitler e Model)
Nel 1942 riuscì a liberare l'autostrada Mosca- Smolenks che era la principale via di
rifornimento della 9a Armata minacciata dalla, XXXIX Armata sovietica che aveva quasi
circondato le truppe tedesche, organizzò un immediato contrattacco che colse di sorpresa
le truppe nemiche portando all'accerchiamento della XXXIX Armata che non riuscì a
liberare le proprie unità intrappolate.
Risolta questa emergenza, organizzò la difesa del fronte con principi difensivi studiati da
lui precedentemente: a) un sistema di intelligence militare basato su ricognizioni delle
prime linee, b) divisione delle riserve in piccoli gruppi per intervenire velocemente per
parare ogni possibile sfondamento, c) l'assunzione diretta del controllo dei battaglioni di
artiglieria, che prima era attribuito ai comandi di divisione, per poterli meglio impiegare.
(foto)Model aveva il brevetto di pilota e usava il piccolo monomotore Storch (cicogna)a
decollo corto per controllare il campo di battaglia (esattamente come faceva Erwin
Rommel)Model contravvenne ancora ad un ordine di Hitler, continuò a basare la sua
difesa sulle numerose linee tra loro connesse con i Gruppi Combinati di combattimento,
mentre il dittatore aveva ordinato di non costituire più linee di difesa lungo il fronte onde
evitare che i soldati avessero la tentazione di arretrare su posizioni più sicure nelle
retrovie, cioè resistessero fino alla fine..... Con queste tattiche fino al 1943 la 9 a Armata
riuscì a respingere tutti i massicci attacchi sovietici, compresa la cosiddetta Operazione
Marte, che fu la più grave sconfitta subita dal più leggendario condottiero sovietico: il
famoso Maresciallo Georgy Zhukov. La battaglia di Kursk - Luglio 1943 Hitler aveva
l'intenzione di mantenere l'iniziativa eliminando il saliente di Kursk per riprendere la marcia
verso est per conquistare i ricchi territori e le fabbriche spostate oltre gli Urali ignorando i
pareri del Comando dell'Esercito. Contrariamente al parere di Erich von Manstein, Model
fece ritardare il più possibile l'attacco al saliente di Kursk onde permettere l'arrivo al fronte
di unità corazzate con i modelli di ultima generazione come il Tiger, il Panther e il
gigantesco e fallimentare Elefant : fu un ritardo fatale per le truppe tedesche, i sovietici
erano riusciti molto prima a rafforzare le loro posizioni nel saliente (grazie alla rete di
spionaggio) a trincerarsi e a pianificare una controffensiva che mise la 9 a Armata tedesca
in estrema difficoltà con enormi perdite di mezzi che non fu più possibile rimpiazzare nelle
fabbriche. Fu la più grande battaglia di carri armati e aereo-terrestre di tutto il conflitto e di
tutta la Storia cui parteciparono circa 5.000
corazzati, due milioni di soldati e circa 4.000 aerei di
attacco al suolo con gravissime perdite di mezzi,
uomini e aerei da ambedue le parti. Le perdite subite
dalla Germania, che ormai non erano più
rimpiazzabili, consegnarono definitivamente
l'iniziativa e il dominio del fronte orientale all'Armata Rossa, fu la sconfitta cui vi è da
aggiungere il disastro precedente della resa di Stalingrado avvenuta nel 1942/43 con un
milione di morti e feriti delle varie nazionalità alleate della Germania, 400.000 prigionieri,
circa 1.100 carri armati distrutti e 600 aerei perduti.
Sul fronte occidentale – l'Operazione alleata Market Garden e l'offensiva tedesca delle
Ardenne
“Operazione Market Garden” Dopo lo sbarco alleato in Normandia
Model fu trasferito sul fronte occidentale, partecipò alla difesa dei
ponti di Arnhem e Nimega durante l'offensiva alleata “Market Garden”
(foto ponte di Remagen): con questa operazione gli Alleati speravano
di conquistare cinque ponti tutti in fila in Olanda per invadere
velocemente la Germania provocandone il crollo definitivo.
Utilizzarono ben 40.000 truppe aviotrasportate e 220.000 truppe di terra, ma l'operazione
era troppo complessa e ambiziosa e gli obiettivi non furono raggiunti anche per la
improvvisa comparsa ad Arnhem di una divisione corazzata delle SS.
“Offensiva delle Ardenne” Nel gelido inverno 1944-1945 Model fu impegnato nella
offensiva delle Ardenne, fu l'ennesima (e contestata da molti ufficiali) iniziativa di Hitler
di impegnare tutte le risorse rimaste sperando in una clamorosa sconfitta alleata
approfittando di un clima pessimo che impediva il volo agli aerei alleati, ma il gelido
inverno, la mancanza di carburante per i carri armati, la resistenza a oltranza a Bastogne
provocarono una ennesima, inutile e ultima disfatta con la perdita di 10.000 soldati,
21.000 dispersi, 47.000 feriti e 500 carri armati. Quando l'offensiva fallì per il ritorno del
beltempo e l'aviazione alleata riconquistò il dominio dei cieli, tutti i mezzi furono
abbandonati e l'Armata tedesca dovette tornare a piedi alle sedi di partenza. Ormai
rimanevano ben poche risorse di qualità per l'esercito tedesco per contrastare lo
strapotere degli Alleati.(foto di un campo di battaglia ghiacciato)
Quando agli inizi dell'aprile 1945 il Gruppo B venne circondato dalle forze alleate Model
ordinò una accanita resistenza respingendo ogni proposta di capitolazione: infine il buon
senso ebbe la meglio e ordinò ai suoi uomini, ridotti ad una situazione disperata senza
uscita, di cessare i combattimenti nella sacca della Ruhr: oltre 300.000 soldati e 30
generali si salvarono arrendendosi agli Alleati.
La fine Il completo collasso della Wehrmacht significò per lui il crollo di tutti i suoi
interessi e ideali, incerto di decidere se arrendersi assieme con i suoi soldati, Model
chiese al suo Capo di stato maggiore “Secondo Lei abbiamo fatto tutto il possibile per
giustificare il nostro comportamento di fronte alla Storia ?” Poi aggiunse “ In passato i
condottieri di avvelenavano”. Il 21 aprile 1945 si sparò un colpo in testa in un bosco
salvando il proprio onore di ufficiale tedesco.
Il suicidio risparmiò al feldmaresciallo un processo per crimini di guerra richiesto con molta
decisione dai sovietici, processo-spettacolo che sicuramente lo avrebbe condotto alla
sentenza di una condanna a morte. I sovietici lo accusavano di crimini di guerra per la
morte di 577.000 persone nei campi di concentramento in Lettonia e per la deportazione
forzata di altre 175.000 persone utilizzate come schiavi nelle industrie, nelle miniere e in
agricoltura. Di questi misfatti i veri responsabili furono le SS e non esiste a tutt'oggi
prova che Model ne abbia avuto parte.
ERICH VON MANSTEIN lo stratega più abile del
secolo passato
Nel suo libro “Storia di una sconfitta” basato su conversazioni e
corrispondenze – una occasione unica - con i generali tedeschi
prigionieri di guerra l'importante storico inglese B. Liddell Hart scrisse “..
il più abile di tutti i generali tedeschi fu il feldmaresciallo Erich von
Manstein...aveva uno straordinario senso strategico cui si abbinava una
comprensione delle armi meccanizzate superiore a quella di ogni altro
generale che non appartenesse alla stessa scuola dei corazzati” e
Andreas Hillgruber uno dei più illustri storici militari tedeschi lo definì “ senza dubbio fu la
personalità più significativa della Germania nella seconda guerra mondiale”.
Un vero ufficiale prussiano come mentalità e formazione
Nato a Berlino nel 1887 discendeva da una etnia di impeccabili tradizioni militari, tutti i suoi
parenti appartenevano a famiglie della nobiltà prussiana. Venne adottato dalla sorella di
sua madre sposata a Georg von Manstein, generale di fanteria, che era un uomo facoltoso
benché non fosse un proprietario terriero. Sia a casa che nell'esercito Erich fu allevato
secondo la tradizione e l'etica della antica casta militare prussiana cui si devono
aggiungere le norme di vita del puritanesimo luterano. Dietro una apparenza fredda e
riservata aveva un carattere emotivo e faceva fatica a mantenere sotto controllo i suoi
sentimenti, il suo atteggiamento a volte era arrogante e intollerante, possedeva un alto
grado di intelligenza e con una grande forza d'animo che gli permetteva di tener testa ai
superiori, compreso anche Hitler medesimo. Era rispettato per l'acume con cui analizzava
gli aspetti fondamentali di un problema e per il freddo calcolo con il quale maturava le sue
decisioni. Vi erano gli echi dell'ordine militare monastico dei Cavalieri Teutonici dai quali
von Manstein e gli altri come lui erano convinti di discendere; essi guardavano con
arrogante disprezzo i politici e gli industriali che tentavano di emarginarli e ancora di più la
volgare gentaglia che aveva conquistato il potere nel 1933 sotto la bandiera con la
svastica del partito nazista che aveva sostituito la bandiera imperiale. Era comunque un
disprezzo mitigato dal sollievo nel constatare che si era imposto un ordine dopo la confusa
situazione politica della Repubblica d i Weimar, una situazione caotica considerata come
l'inizio di un processo di autodistruzione che probabilmente si sarebbe concluso allo
stesso modo in cui si era risolto in Russia: il potere assoluto nelle mani dei bolscevichi.
Essi ritenevano fosse loro dovere proteggere l'esercito visto come garanzia della stabilità
della Nazione stessa; l'uso della forza contro le Autorità – qualunque fosse la forma della
Autorità medesima – avrebbe messo in grave pericolo la posizione dell'esercito di fronte al
popolo, tutti erano completamente d'accordo con von Seeckt sul principio che il corpo
ufficiali doveva tenersi al di fuori della politica, lavorando per un futuro in cui la sicurezza e
la stabilità interne ed esterne della Nazione sarebbero state affidate ad un esercito di
nuova formazione e concezione.
Il rapporto con Hitler Fu lo stesso atteggiamento che espresse quando fu interpellato
dal gruppo di ufficiali e civili che tramavano nel 1944 il colpo di stato contro Hitler, ai quali
rispose duramente che un ufficiale prussiano non si doveva intromettere negli affari di
Stato. Non tornò mai su questa decisione anche quando il dittatore nel marzo 1944 lo
estromise dalle operazioni belliche relegandolo nella riserva ufficiali. I rapporti tra von
Manstein e Hitler furono sempre condizionati dalle loro contrastanti vedute strategiche e
politiche, mentre la situazione della guerra si evolveva ormai decisamente a sfavore della
Germania trascinandola verso il baratro, Hitler e la propaganda del partito si reggevano
sulla speranza di produrre “armi miracolose” - aerei a reazione e a razzo, sottomarini
elettrici, migliaia di missili da crociera V1 e balistici A4, armi a energia etc. e molti - troppi -
costosi progetti non realizzabili per la tecnologia dell'epoca o fantasiosi: era la
propaganda illusoria mista a fatalismo e fanatismo da sottoporre continuamente al popolo
tedesco, la cui unica realtà veramente percepita erano i devastanti bombardamenti
strategici delle fortezze volanti alleate e le sconfitte su ogni fronte con centinaia di migliaia
di morti e feriti.
NOTA LA CONVINZIONE DI HITLER ERA DI COMBATTERE A OLTRANZA FINO AL
SACRIFICIO FINALE, L'UNICO DESTINO DEGNO DI TUTTI I TEDESCHI SE NON RIUSCIVANO
A RAGGIUNGERE GLI SCOPI FISSATI DA LUI PER LORO. E' OPPORTUNO RICORDARE QUI
CHE HITLER CONSERVO' IL SOSTEGNO POPOLARE FINO ALLO SBARCO VITTORIOSO
DEGLI ALLEATI IN NORMANDIA IL 6 GIUGNO 1944. NONOSTANTE LE COSTOSISSIME
FORTIFICAZIONI DEL VALLO ATLANTICO, CHE SI ESTENDEVA DALLA FRANCIA ALLA
NORVEGIA, COSTRUITO DALLA ORGANIZZAZIONE TODT SOTTO LA ATTENTA
SUPERVISIONE DEL FELDMARESCIALLO ERWIN ROMMEL. FU IMPOSSIBILE REAGIRE AGLI
SBARCHI DI CENTINAIA DI MIGLIAIA DI SOLDATI TRASPORTATI DA MIGLIAIA DI NAVI,
SUPPORTATI DAL FUOCO DI COPERTURA DI CENTINAIA DI CANNONI NAVALI E DALLA
COMPLETA PADRONANZA DEI CIELI.
LA GERMANIA POSSEDEVA UNA RETE DI RADAR DI PRIM'ORDINE ED E' STRANO CHE LO
SBARCO IN NORMANDIA SIA STATA UNA COMPLETA SORPRESA, NESSUNO AVEVA VISTO
SUGLI SCHERMI LA PIU' GIGANTESCA OPERAZIONE ANFIBIA DELLA STORIA ?
Manstein era completamente in disaccordo sui principi di Hitler, si
doveva combattere per ottenere un compromesso con gli Alleati al fine
di tenere le “orde di slavi bolscevichi” lontani dalla Germania. Se
avesse compreso fino in fondo il punto di vista e le intenzioni di Hitler
probabilmente si sarebbe lasciato convincere di partecipare al colpo di
stato che si stava preparando e per il quale era stato più volte
avvicinato, tra i cui fautori c'era anche Ludwig Beck il suo stimato
vecchio comandante. Nelle sue memorie (copertina del libro) ha
scritto: “ ...in quanto responsabile di un gruppo di armate non ritenevo mio diritto
partecipare a un colpo di stato in tempo di guerra perché esso avrebbe portato a un
immediato crollo dei fronti e al caos all'interno della Germania........Come dissi al
mio processo nessun comandante di grado superiore può pretendere che i suoi
soldati sacrifichino le loro vite per la vittoria per condannarli invece alla sconfitta...
In diverse occasioni von Manstein disse in faccia a Hitler che non avrebbe dovuto reggere
da solo il peso di tutti quegli incarichi: capo dello Stato, comandante supremo della
Wehrmacht e di tutti i fronti, e che avrebbe fatto meglio ad appoggiarsi a un capo di stato
maggiore che fungesse da suo consigliere militare che avrebbe dovuto trasmettere gli
ordini per tutti i fronti, ma le sue argomentazioni caddero nel vuoto, mentre si sentiva
sempre più frustato per le disastrose conseguenze dei difetti del sistema di comando.
Nella storia militare capita che gli ufficiali superiori si trovino in contrasto tra gli interessi
della nazione e tra la lealtà verso la classe politica – che sia una monarchia o una dittatura
o una democrazia - ma nessuno ha mai dovuto sopportare la dura prova e le crisi con la
quale von Manstein e i suoi colleghi ufficiali superiori si cimentarono, coinvolti in una dura
lotta per fare accettare le proprie idee e anche per la propria sopravvivenza contro nemici
interni potenti, spietati ed estremamente pericolosi. Essi vivevano sempre in circostanze
avverse, la cui origine era spesso la strategia confusa del dittatore e del suo entourage di
civili e militari asservito ai suoi desideri.
Manstein era un ammiratore di von Moltke e ne modellò la propria strategia e il modo di
esercitare l'alto comando secondo questi insegnamenti; il principio fondamentale è che la
strategia deve essere esatta, se essa si rivela sbagliata non esiste determinazione o
tattica brillante che possa compensare l'errore.
Formulato e approvato il piano strategico corretto si doveva poi concedere ai comandanti
in campo di grado inferiore la massima libertà nel condurre le operazioni, l'alto comando
aveva il compito di sorvegliare ma non di dirigere, esercitando un controllo troppo stretto
non diveniva possibile sfruttare tutte le opportunità che si sarebbero presentate nel corso
delle azioni. Il piano generale dovevano conservare il massimo grado di flessibilità, per
ottenere questo il comandante doveva disporre di una riserva e non mai vincolare grandi
forze a posizioni difensive statiche. “La forza dell'esercito tedesco doveva stare nella sua
straordinaria capacità di condurre veloci operazioni in movimento sfruttando l'azione
offensiva con il vantaggio della sorpresa”,questi erano i suoi convincimenti. Grazie alla
esperienza maturata nella prima guerra mondiale - che come si sa fu un conflitto statico
di devastante guerra di trincea – evitò per quanto gli fosse possibile gli attacchi frontali.
Questi principi non erano sostenuti soltanto da lui ma venivano accettati e messi in atto
anche da gran parte dei comandanti tedeschi di alto livello. Trovava ingiustificabili la
riluttanza di Hitler di accettare dei rischi e la sua inclinazione ad accanirsi su determinati
luoghi più per il loro significato simbolico che per la loro importanza dal punto di vista
militare strategico. Lo criticava per la sua arrogante convinzione di possedere un livello di
intelligenza superiore, di una capacità di giudizio e intuizione di un condottiero come
Napoleone e sulla mancanza di comprensione di ciò che si poteva ottenere o non si
poteva ottenere con le risorse a disposizione, nonché per il suo rifiuto di organizzare in
modo appropriato tutta la catena di comando, non essendo in possesso di una adeguata
esperienza e preparazione militare.
Per educazione, modo di pensare e temperamento Manstein non aveva nulla in
comune con i leader nazisti e per Goring e Himmler nutrì certamente e
continuamente un disprezzo sconfinante persino nell'odio.
Le campagne militari
Nel 1915 fu destinato ad incarichi di stato maggiore,finita la guerra ricevette il primo
comando nel 1921, successivamente con la nomina di tenente colonnello nel 1935
assunse il ruolo di capo ufficio operazioni presso lo stato maggiore generale. Nel 1939
venne promosso tenente generale con l'incarico di capo di stato maggiore del Gruppo di
Armate A nel settore meridionale dello schieramento tedesco sul fronte polacco sotto il
comando di Gerd von Rundstedt mantenendo tale incarico per tutta la durata della breve
campagna di Polonia fino alla Campagna di Francia tra il maggio e il giugno 1940.
La campagna di Francia Il piano finale per l'invasione della Francia (che
sostituì il cosiddetto “Piano Giallo” una variante ben poco fantasiosa ridotta a limitati
obiettivi del vecchio piano “Schlieffen” della prima guerra mondiale, che avrebbe portato a
scontrarsi frontalmente con gli eserciti di Francia, Gran Bretagna e Belgio ) fu
sostanzialmente progettato e ideato da lui: il piano denominato “Colpo di falce” con l'
importante contributo del generale Heinz Guderian (esperto di truppe corazzate e che
conosceva bene le foreste delle Ardenne) si rivelò fondamentale, innovativo, audace e
assolutamente vincente per la insperata e veloce vittoria tedesca del 1940 che portò in un
mese alla caduta della Francia e al reimbarco di tutto il Corpo di Spedizione britannico. Al
contrario i francesi riuscirono a utilizzare il peggior sistema di comando della loro
aeronautica, un generale dava gli ordini all'aeronautica e anche i comandanti delle forze
terrestri in zona, generando così una grande confusione dovuta al fatto che le
comunicazioni erano intempestive poiché legate ai telefoni da campo più che alle radio
che erano molto rare sia presso i comandi, sia sui carri che sugli aerei; i generali francesi
comunque si illudevano ancora che l'aviazione non avrebbe giocato un ruolo importante
nella guerra moderna, pensavano che le aeronautiche si sarebbero eliminate a vicenda
nei cieli senza influire sui teatri terrestri, insomma, volevano credere in quello che era per
loro più comodo e....furono sconfitti amaramente in poche settimane. La strategia francese
consisteva nell'attendere che Gran Bretagna e Francia riuscissero a raggiungere almeno
una condizione di parità nella preparazione militare rispetto alla Germania, per il resto le
idee erano le stesse del 1919: evitare i massacri e tenere il conflitto lontano dalla Francia,
L'incidente decisivo e il mutamento dei piani Il giorno 10
gennaio del 1940 avvenne l'episodio che cambiò il corso della
guerra: un maggiore tedesco delle truppe paracadutiste era in volo
verso Colonia con a bordo i piani della strategia per l'invasione dal
cielo di Belgio e Olanda, il motore si guastò costringendo l'aereo a
fare un atterraggio di emergenza in territorio belga. Quei piani che il
maggiore non riuscì a distruggere finirono subito nelle mani degli
alti comandi nemici ed erano la prova che Hitler intendeva invadere la Francia passando
attraverso Belgio e Olanda, cioè di mettere in atto un secondo Piano Schlieffen come nel
1914. Di conseguenza le migliori unità e la maggior parte dei mezzi corazzati furono
dislocati a nord per affrontare i tedeschi e aiutare l'Olanda a sostenere l'impatto
dell'invasione. Il generale Gamelin e gli alti comandi erano sicuri che una invasione
attraverso le Ardenne fosse “impraticabile” in un territorio con fitte boscaglie e con poche
strade difficilmente praticabili dando così tempo alla Francia e alla Gran Bretagna di
preparare e attivare le proprie riserve. Anche più strano fu il fatto che l'alto comando
alleato non apportò alcun cambiamento ai propri piani e non prese precauzioni per
fronteggiare la probabilità che l'alto comando tedesco spostasse altrove il peso principale
dell'attacco, sempre ammesso che i piani di cui erano venuti in possesso fossero
autentici. La messa a punto della strategia finale per l'invasione della Francia mise in luce
alcuni dei più geniali esperti della moderna strategia di guerra: la maggior parte del lavoro
di progettazione e preparazione fu svolta da von Manstein con il valido aiuto di Heinz
Guderian che conosceva bene tutto il territorio: Manstein fu chiamato da Hitler che
approvò subito entusiasta l'Operazione “colpo di falce” che era semplice, audace e
straordinariamente adatta ai principi del “Blitzkrieg” la guerra lampo che tanto piacevano al
dittatore. L'adozione del piano Manstein ebbe conseguenze disastrose per gli Alleati, che
pure ricevettero una proroga di quattro mesi per prepararsi, infatti l'offensiva tedesca fu
sferrata solo il 10 maggio ma quando ebbe inizio travolse completamente il fronte alleato e
si concluse con il rapido crollo dell'esercito francese mentre quello britannico riuscì a
stento a sottrarsi alla distruzione reimbarcandosi a Dunkerque. A nord il gruppo di armate
A fece pressione sui francesi e britannici e intanto sette divisioni corazzate dotate di carri
pesanti avanzarono attraverso le impraticabili Ardenne per aprire un varco sulla Mosa
dove i cannoni sarebbero stati utilizzati per mettere a tacere i bunker sulle rive della Mosa.
Le foreste delle Ardenne Dentro le foreste delle Ardenne l''imponente concentramento di
carri armati, fanteria motorizzata e mezzi pesanti di rifornimento si estendeva per oltre
centosessanta chilometri, seguito dai reggimenti di fanteria in marcia, nel più gigantesco
ingorgo stradale della storia. Nessuno se ne accorse, nemmeno la disattenta osservazione
aerea alleata e nessuno credette a un pilota che l'aveva notata. Altre
operazioni improvvise e inusuali con le truppe d'assalto e 4.500
paracadutisti occuparono i ponti più importanti sui canali belgi e
olandesi con la distruzione dei forti che minacciavano i passaggi
delle colonne corazzate. L'importantissima e imprendibile fortezza
belga di Eben Emael a guardia di Liegi e del canale Alberto fu
neutralizzata da una squadra di 80 guastatori Fallschirjager scesi con gli alianti sul tetto
del forte. La guarnigione belga di circa mille uomini si arrese terrorizzata sotto l'attacco
improvviso fatto con gli esplosivi, le cariche cave e i
lanciafiamme. I profughi che riempivano le strade
intralciavano il movimento delle forze alleate, nonostante vi
fosse il blocco del traffico i rinforzi non riuscivano ad arrivare
nelle posizioni assegnate, in una confusione ingestibile molti
profughi a quel punto cercavano di tornare indietro o perché
si erano imbattuti nelle brigate Panzer o perché spaventati
dalle voci del loro arrivo imminente “Come un'unica grande onda tutta questa gente di
ogni età, a piedi, in auto o con i loro cavalli a corto di cibo, di sonno e terrorizzata e
spesso colpita dalla Luftwaffe stava tornando indietro congestionando ogni strada proprio
nel momento in cui la mobilità diventava l'elemento essenziale” (foto di una famiglia in fuga con le
loro poche masserizie sui carretti trainati dai cavalli)
La corsa verso il mare La trappola funzionò e le divisioni francesi, belghe e britanniche
si trovarono accerchiate dalla manovra a tenaglia su tutti i fronti. Il 23 giugno il generale
britannico Lord Gort accettò il fatto che l'esercito francese era stato sconfitto e che il suo
unico dovere era di mettere in salvo il Corpo di Spedizione Britannico per poter continuare
la guerra.
L'ALT !Il 24 giugno sia Guderian che Reinhardt avevano insediato delle teste di ponte sul
canale As ed erano pronti ad avanzare su Dunkerque quando arrivò l'ordine che l'intera
ala sinistra doveva fermarsi sulla linea del canale: “Dunkerque va lasciata alla Luftwaffe” e
non vi è dubbio che tutto dipese dalla volontà di Goring con il consenso di Hitler, un “ALT”
inspiegabile ancora adesso visto che dalle torrette dei loro carri i tedeschi stupefatti e
sconfortati da quell'ordine riuscivano a vedere le spiagge dove si stavano radunando
ordinatamente i soldati britannici per l'evacuazione. Con l'”Operazione Dynamo” La Royal
Navy e una flotta di imbarcazioni di volontari civili riuscirono a mettere in salvo 337.000
uomini dei quali 110.000 francesi, il successo dell'evacuazione fu reso possibile per la
maggior parte dalla Royal Air Force favorita da un improvviso cambiamento climatico e
che impedì alla Luftwaffe – fiaccata dagli scontri - che non riuscì a contrastare una RAF in
piena efficienza che si alzava in volo dalle vicine basi di Dover: i piloti britannici da caccia
fecero più di 2.800 sortite, addirittura impegnati in quattro missioni al giorno ciascuno.
Il bilancio I tedeschi lasciarono sul campo 27.000 morti e 111.000 feriti, i francesi 90.000
morti, 200.000 feriti e 1.900.000 prigionieri. Considerato che dopo l'armistizio la Germania
prelevò una consistente parte della popolazione per farne mano d'opera forzata si riesce
a comprendere la reale consistenza della sconfitta francese e il rafforzamento della
convinzione di Hitler della propria infallibilità. Ma che cosa non funzionò in seguito ? Hitler
non aveva più in mente alcun piano preciso, dopo l'”ALT !” imposto alle divisioni corazzate
permettendo il rientro dei britannici, la Germania vide svanire per sempre la possibilità di
invadere la Gran Bretagna; fino a che essa fosse rimasta in guerra - anche da sola ma
appoggiata dal Commonwealth - era inevitabile che gli Stati Uniti prima o poi sarebbero
scesi in campo per aiutarla e per liberare l'Europa dal pugno di ferro della Germania
nazista. Fu la colpevole mancanza di lungimiranza del dittatore a spingere la Germania in
un conflitto prolungato per affrontare il quale non aveva le risorse necessarie e che si
concluse con la tragica fine del Terzo Reich millenario dopo solo cinque anni. Del resto la
flotta tedesca era assolutamente impreparata a tenere fuori dalla zona degli sbarchi la
flotta britannica, inoltre le grosse chiatte fatte affluire dal Reno e dall'Elba e dai canali
olandesi erano assolutamente inadatte. Occorrevano inoltre centinaia di lenti rimorchiatori
per il traino delle chiatte stesse. Gli stessi ammiragli dubitavano che vi fosse realmente il
proposito di invadere l'Inghilterra, come se la maggior parte dei preparativi fossero una
commedia: la Marina Britannica aveva in quel momento la flotta più potente al mondo e
la RAF si stava rafforzando rimpiazzando le perdite di aerei e piloti. Gli esperti militari
tedeschi erano certi che se non fossero riusciti a sbarcare il primo giorno almeno 100.000
uomini e molti corazzati con un consistente appoggio aereo con i lanci di truppe
aerotrasportate, l'invasione denominata “Leone marino” sarebbe fallita (basta confrontare
i dati numerici degli sbarchi in Normandia il 6 giugno 1944 per comprendere la
correttezza di queste considerazioni, era solo propaganda, in verità i tedeschi non
avevano la più pallida idea delle forze necessarie né dei giganteschi mezzi da sbarco per
un assalto anfibio di quelle dimensioni per sottomettere l'isola britannica...)Lo stesso
generale Kurt Student disse nel dopoguerra a B.Liddell Hart che “dovevano essere
impiegate almeno due divisioni aviotrasportate per stabilire una testa di ponte larga
almeno trenta chilometri e profonda una ventina nei pressi di Folkestone, dove gli inglesi
stavano preparando ostacoli, spuntoni e campi minati, pertanto l'invasione dal cielo era da
escludere sia con le truppe aviotrasportate con gli Ju 52 cui si dovevano aggiungere
almeno 300 alianti d'assalto (ogni aliante trasportava 10 uomini, e sarebbero serviti
centinaia di trimotori Ju52 sia per il traino degli alianti che per il trasporto delle truppe
aviotrasportate)
L'ordine di arresto, secondo alcuni generali intervistati da B.Liddell Hart nel dopoguerra
aveva ragioni che trascendevano le considerazioni di carattere militare e faceva parte di
un progetto politico per rendere più facile il raggiungimento della pace: lasciando fuggire il
Corpo di Spedizione britannico Hitler pensava di conciliarsi con gli inglesi: questa ipotesi
venne confermata dal suo atteggiamento stranamente dilatorio circa i piani per l'invasione
dell'isola, se ne interessò scarsamente e non fece alcuno
sforzo serio per affrettare i preparativi. ( manifesto di propaganda
dell'invasione). Quali fossero le vere spiegazioni vi fu l'importante
conseguenza che queste esitazioni vennero in soccorso della
Gran Bretagna nel momento più critico di
tutta la sua lunga storia. Sembrava una
specie di gioco di guerra, una esercitazione, la parola d'ordine “stiamo a
vedere” prese piede e Hitler continuò a rimandare la decisione cruciale
fino al 17 settembre in cui decise di rinviare a tempo indeterminato
l'operazione “Leone marino” e tutti gli inadeguati mezzi di trasporto
vennero dispersi.
L'invasione della Russia – L'operazione Barbarossa Il gioco di azzardo del dittatore
fallì perché non fu abbastanza audace e anche perché in seno al comando tedesco i
pareri sulle direzioni da prendere erano contrastanti; si ripeté quanto era accaduto
all'Armata di Napoleone ma con la differenza che la Germania arrivò più vicina alla vittoria
finale e conquistò una parte molto maggiore del territorio russo, fece centinaia di migliaia
di prigionieri e vi mantenne il proprio esercito molto più a lungo; tutto ciò però significò un
finale ancora più disastroso.I generali tedeschi intervistati nel
dopoguerra hanno fornito queste spiegazioni scomode ma
razionali: la Russia fu salvata sopra ogni altra cosa non dal suo
progresso tecnologico ma dalla sua arretratezza: se la rete stradale
fosse stata paragonabile a quella dei paesi occidentali la Russia
sarebbe stata travolta in breve
tempo. L'errore tedesco fu di aver basato i propri trasporti
su ruote invece che sui cingoli, per mesi e mesi – durante
l'inverno e il disgelo - sopra quelle strade sommerse dal
fango vischioso, dalle piogge e dal ghiaccio i mezzi di
trasporto a ruote, i cavalli e i cannoni si impantanavano
mentre solamente i carri armati dotati di cingoli larghi
riuscivano a muoversi. Il modello di carro armato tedesco più utilizzato e di successo fu il
Pz.Kw. IV in tutte le sue numerosissime versioni (circa 28.000 prodotti), progettato a
moduli per essere affidabile, facilmente convertibile alle esigenze di
combattimento e con armamento sempre più potente (disegno)
mentre i più famosi modelli PzKw. V (Panther) e VI (Tiger) furono
prodotti in poche migliaia di esemplari (circa 7.000) ma erano molto
più costosi e meno affidabili. Manstein era ormai considerato il
principale astro nascente e grande esperto di guerra corazzata
pertanto durante l'Operazione Barbarossa gli fu affidato il comando del 56° Panzerkorps
con il quale avanzò in soli quattro giorni, durante la battaglia del Baltico, fino a Demjansk.
Nel 1941al comando della 11 a Armata sfondò le difese dell'istmo di Perekop e conquistò la
Crimea dilagando rapidamente in tutta la penisola. In novembre con il grado di
Feldmaresciallo venne trasferito a nord nel settore di Leningrado dove contribuì
all'annientamento della 2a Armata sovietica. Durante l'approssimarsi dell'inverno i generali
avevano sollecitato Hitler di fare un lungo passo indietro per insediarsi su una linea
invernale sicura, facendo presente che le truppe e i mezzi non erano equipaggiati per i
rigori di una campagna invernale ma Hitler non volle ascoltarli, diede l'ordine “l'esercito
non si ritirerà di un solo passo, ognuno deve combattere dove si trova” STALINGRADO
In novembre Manstein assunse il comando del Gruppo Armate Don operante intorno a
Stalingrado. Nonostante tutti i suoi sforzi non riuscì a salvare la 6 a Armata di Paulus: tentò
di convincere Hitler di farsi autorizzare a rompere l'accerchiamento dell'Armata Rossa
congiungendosi con la 6a Armata di Paulus e cercando strenuamente di convincere
quest'ultimo a lanciare un attacco ad ovest aprendosi così un varco per andare incontro
alle forze inviate in soccorso, ma la mancanza di volontà di Paulus e la testardaggine di
Hitler che di ostinava a “tenere la fortezza Stalingrado” a qualsiasi costo resero inutili gli
sforzi di von Manstein che alla fine dovette ripiegare onde evitare un disastro ancora
maggiore. La mancata promessa di Goring di rifornire le truppe con gli aerei e giganteschi
alianti non riuscì a far arrivare nemmeno lo stretto necessario per sopravvivere alla 6 a
armata. Il 22 gennaio i russi si impadronirono dell'unica base aerea rimasta alla 6 a armata,
allora ancora una volta von Mastein appoggiò la richiesta di Paulus di arrendersi che Hitler
puntualmente rifiutò. Le perdite di ambo le parti nei feroci combattimenti nelle rovine della
città sono ancora adesso incalcolabili: più di due milione tra morti, feriti e prigionieri tra le
due parti, militari e civili, dovuti anche alle malattie, al gelo e alla denutrizione. Fu il
disastroso risultato dell'accanimento di Hitler verso questa odiata città industriale e della
mancanza di volontà di Paulus.
Dopo la discussa resa di Paulus, von Manstein ottenne una vittoria tattica bloccando
l'offensiva invernale sovietica a Char'kov stabilizzando momentaneamente il fronte.
LA BATTAGLIA DI KURSK Nonostante questa dimostrazione di abilità di manovra e di
utilizzo di truppe corazzate la controffensiva lancia da Manstein non ottenne un risultato
positivo non riuscendo a neutralizzare il saliente di Kursk sia causa del peggioramento
delle condizioni del terreno – l'inizio del disgelo primaverile – sia per l'arrivo di potenti
riserve sovietiche frettolosamente dirottate da Stalin a sud di Kursk (tre Armate corazzate
sotto il comando di Rokossovskij) (immagine di soldatessa russa con granata anticarro) . Durante
una intervista a B. H. Liddell Hart Manstein disse: “..feci a Hitler un rapporto sulla
situazione osservando che non potevamo sperare di contenere gli attacchi russi adottando
una strategia puramente difensiva....la nostra unica possibilità era di sfruttare la superiore
capacità dei comandi e la maggiore efficienza delle truppe per una difesa mobile..la prima
possibilità consisteva nel passare all'offensiva per prevenire l'offensiva russa...l'altra
strada era di attendere l'offensiva russa, che certamente sarebbe stata lanciata con
l'obiettivo di travolgere il fronte tedesco a nord del Mar
Nero..quando fosse iniziata questa offensiva avremmo dovuto
cedere terreno per poi lanciare un contrattacco al fianco
meridionale per travolgere tutto il loro fronte del sud.
Hitler decise per la prima soluzione e pertanto l'offensiva contro il
saliente di Kursk sarebbe dovuta iniziare a maggio, ma su proposta
di Walter Model il dittatore decise di aspettare l'arrivo di nuovi
contingenti e modelli di carri armati. Le due armate del mio gruppo conseguirono notevoli
successi, sfondarono le linee russe sul lato sud del saliente di Kursk quando Hitler ordinò
la sospensione dell'attacco perché l'armata di Model non era riuscita a sfondare da nord e
i russi viceversa avanzavano su tutto il tratto di fronte, di conseguenza le forze che mi
restavano non furono in grado di assolvere nemmeno il loro compito difensivo.”
Quando l'ultima offensiva tedesca venne definitivamente bloccata e i russi passarono al
contrattacco, disponevano di grandi risorse per mantenere a lungo inalterato lo slancio
offensivo mentre i tedeschi in quell'ultimo azzardo avevano esaurito le forze che avrebbero
permesso di infliggere una serie di scacchi o una situazione di equilibrio; le riserve mobili
erano quasi esaurite e così l'avanzata dell'Armata Rossa continuò durante l'autunno e
l'inverno con poche soste dovute più che altro all'esaurirsi dei rifornimenti che ai
contrattacchi tedeschi. (foto carro armato tedesco distrutto dai sovietici che lo stanno esaminando))
La tattica dei mezzi corazzati russi era in realtà attuata con piccole formazioni, quando
passavano all'offensiva lanciavano invece una lunga fila di compagnie di carri ciascuna
seguita dalla fanteria, solo dopo lo sfondamento i carri si concentravano e proseguivano
l'avanzata in grandi formazioni. La maggior parte della fanteria russa era raggruppata in
divisioni motorizzate senza veicoli semicingolati ma viaggiava su autocarri; i comandanti
non erano dotati di grandi capacità, dovevano seguire le indicazioni di carte topografiche
con gli obiettivi indicati con segni colorati in modo da non pretendere da loro troppo in
iniziativa e capacità di giudizio individuali, delle quali erano troppo spesso carenti.
La reputazione di von Manstein si basa sopratutto sulla sua attività di di comandante di
gruppi di armate negli aspri combattimenti tra il Don e il Dnestr dal gennaio 1943 al marzo
1944, comunque le discussioni tra Hitler e von Manstein proseguirono per tutto quel
periodo mentre la lucidità e la capacità di giudizio del dittatore venivano continuamente
smentite dai fatti. La sua capacità di adottare misure a breve scadenza, la sua abilità nel
parare i colpi e di prevedere i pericoli dei quali metteva in guardia il dittatore, servirono
soltanto ad aumentare la sfiducia di Hitler verso di lui e per tutti quei soggetti che definiva
“i profeti di sventure”.
IL LICENZIAMENTO Il grande stratega della guerra di movimento cadde in disgrazia
presso il dittatore quando le disastrose operazioni militari lo convinsero a perorare
continuamente quella che definì una “difesa fluida” da opporre alla incontenibile
controffensiva dell'Armata Rossa. Hitler aveva perso definitivamente la fiducia in von
Manstein che fu convocato a Berchtesgaden dove il dittatore gli consegnò le spade della
Croce di Cavaliere e quindi gli ordinò di passare tutto il suo gruppo di armate a Walter
Model. Durante tutto il colloquio Hitler mantenne un atteggiamento cortese e rispettoso,
certamente non aveva alcuna intenzione di aggiungere von Manstein tra i suoi avversari..
Dal marzo 1944 non prese più parte al conflitto trascorrendo gli ultimi due anni nella
riserva ufficiali.
DOPOGUERRA Von Manstein si arrese alle forze britanniche nel maggio 1945, fu
imprigionato a Norimberga, scrisse nelle sue memorie difensive la sua estraneità e quella
della Wehrmacht ai crimini dell'Olocausto ma alcune sue affermazioni furono smentite.
Dopo la sua testimonianza fu sottoposto a processo e condannato a 18 anni di reclusione
da un tribunale militare britannico, anche se chi lo aveva preso in consegna, come
Montgomery e altri importanti ufficiali, trovavano spiacevole che venisse trattato come un
criminale comune e sottoposto a giudizio. Ma tutto ciò fu molto meglio per lui piuttosto
che la consegna ai sovietici che lo accusavano di crimini di guerra. Scontò soltanto
quattro anni, quindi venne scarcerato nel 1953 e su richiesta del Cancelliere Adenauer,
prestò servizio dal 1956 come consigliere per la riorganizzazione della nuovo esercito
tedesco, ritirandosi infine a vita privata. Morì nel 1973.

Valter Barretta marzo 2021

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