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PROGETTO “RAGAZZE NELLO

SPAZIO”
Le 13 Mercury
Le 13 aspiranti astronaute americane che non
hanno mai volato nello spazio – l'esclusione di
genere operata dalla NASA verso le donne
(foto di Jerrie Cobb che posa accanto a un simulacro della navicella Mercury)

PREMESSA
Questa è la storia della discriminazione operata dall'Agenzia Spaziale
Americana (NASA) verso equipaggi composti anche da donne. Lo
Spazio, come quasi tutto il resto nella Società americana, era un club
per soli uomini che difendevano il loro ruolo con le stesse tristi
argomentazioni sulla debolezza, emotività e mancanza di qualifiche del sesso
femminile; in realtà la sola idea di avere delle donne astronaute in una missione
che ne avrebbe fatto delle eroine imbarazzava e infastidiva sia il Governo che la
NASA stessa e gli astronauti uomini.
Le tredici donne che cercarono di partecipare al programma spaziale Mercury (la
prima angusta navicella spaziale monoposto) e ne furono escluse erano
estremamente dotate e determinate quanto gli ufficiali pilota collaudatori maschi, se
non di più. Donne pilota dotate di un vero talento che sognavano di volare oltre i
confini della Terra ma che erano comunque costrette a truccarsi accuratamente e a
misurarsi l'orlo della gonna... Furono escluse per vent'anni da tutti i programmi
spaziali della NASA, Mercury, Gemini e Apollo fino all'avvento dello Space Shuttle e
della Stazione Spaziale Internazionale, arruolate prima come specialiste di
missione e poi finalmente come comandanti. La prima astronauta
americana fu Sally Ride come specialista di missione nel 1983 a
bordo dello Space Shuttle, l'elegante spazioplano molto più comodo
rispetto a tutte le navicelle precedenti. Alla morte della donna a 61
anni il Presidente Obama disse che “Selly Ride è stata per le
giovani donne un modello di ruolo e ha mostrato che non ci sono
limiti irraggiungibili” Un doveroso omaggio alla capacità femminile
di rompere le barriere.. ..anche se un po' tardivo....
PRIMO CAPITOLO
L'inizio dell'era spaziale
Da piccoli evochiamo mondi immaginari anche complessi, poi da grandi molti di noi
trasformano questi sogni in progetti audaci con idee forti che attirano l'attenzione
della comunità, come la corsa allo spazio oggetto di questo articolo Tutto ebbe
inizio a Peenemunde, una isolata località nell'isola di Usedom, con i progetti
finanziati dall'esercito tedesco quando fu chiaro che le armi convenzionali non
erano più sufficienti a contrastare gli Alleati: il dittatore si era deciso finalmente ad
assegnare la precedenza assoluta alle cosiddette “wunderwaffen” scusandosi con i
propri eccellenti progettisti di non averle comprese prima (..disse di avere avuto un
“sogno premonitore”...) Il suo fu un fondamentale errore di valutazione che ritardò
sia lo sviluppo dei caccia a reazione che quello dei missili balistici A-4 (V-2) e di
quelli cruise V-1.
Dopo molti fallimenti il 3 ottobre 1942 il primo A-4 salì a 110 km. di altitudine e
raggiunse l'obiettivo distante 220 km. Di fatto il missile costava
come un bombardiere, trasportava una tonnellata di esplosivo,
gli unici risparmi erano dovuti alla manodopera coatta ridotta in
schiavitù e al carburante molto economico (foto di un A-4 sulla
rampa mobile con i serventi e i mezzi di rifornimento).
Di fatto in quella data è nata l'era spaziale.
Ben più di mille lanci del missile distrussero gli obiettivi in Gran
Bretagna e nei Paesi occupati ma non riuscirono assolutamente a salvare la
Germania dalla disfatta, il suo unico risultato fu di influenzare con terrificanti
prospettive la natura delle guerre future specialmente se, nelle versioni seguenti
ben più potenti, fosse stato munito di una testata nucleare. Era la possibilità che
durante la guerra disturbò il sonno di Winston Churchill ma fortunatamente non si
avverò. Alla fine del conflitto, il numeroso staff del professor Werner von Braun – il
creatore dei missili – decise di migrare negli Stati Uniti (Operazione Paperclip dopo
essere stato riabilitato con un finto curriculum) e il 28 settembre 1946 a White
Sands nel grande deserto di gesso del New Mexico la prima A-4 raggiunse la quota
di 107 km. con a bordo degli strumenti di misura.
La corsa allo Spazio – Il predominio iniziale dei Sovietici
Una volta arrivati negli Stati Uniti gli scienziati tedeschi – comunque trattati con
sospetto e mal pagati – parteciparono attivamente a molti progetti di aerei e di
missili, l'opinione pubblica quasi si dimenticò che questi tecnici lavoravano sia negli
Stati Uniti che in Unione Sovietica fino a quando nel 1957 esplose la bomba che
lasciò potenti echi in tutto il mondo: l'Unione Sovietica aveva lanciato per prima in
orbita un satellite, lo Sputnik 1. Il prestigio tecnologico e militare degli Stati Uniti
era stato amaramente umiliato, i politici e i militari conclusero che se i comunisti
stavano conquistando lo Spazio voleva dire che erano in grado di dominare anche
tutto il resto del Pianeta ! Il lancio dello Sputnik costrinse l'America a riconsiderare
la propria presunta superiorità in fatto di difesa, ricerca scientifica, capacità
industriale e istruzione, scuotendo un Paese apparentemente assopito nel
dopoguerra. Il successo dei sovietici era il coronamento dell'impegno di Sergej
Korolev che come capo progetto supervisionò le prime missioni orbitali (J.Gagarin e
Valentina Tereskova) la cui identità fu tenuta ferocemente segreta per anni anche
dopo la sua morte.
L'abilissimo istrione Nikita Krusciov si prese immediatamente beffe degli americani
in un famoso discorso nel quale sottolineò che non erano stati gli scienziati
tedeschi a progettare i missili russi ..”se i tedeschi hanno aiutato i russi come mai
non hanno aiutato gli americani ?? Dopotutto si sono impadroniti del principale
progettista delle V-2....” Negli anni '50 le due superpotenze - che si erano spartite il
mondo e si vedevano come antagoniste più che come rivali - compresero che il
predominio dell'una sull'altra si sarebbe spostato dalla Terra allo Spazio; quale delle
due avesse anticipato l'altra si sarebbe trovata un innegabile vantaggio di assoluta
supremazia geopolitica, quindi i progetti tedeschi generarono lo sviluppo di nuovi
modelli di razzi, anche pluristadio, che sfociarono presto in vettori di ordigni
nucleari, gli ICBM, che solo in seguito furono utilizzati come vettori di satelliti
artificiali e di capsule con a bordo esseri umani. L'era dei grandi bombardieri
intercontinentali era finita – potevano essere abbattuti ed era impossibile scortarli
sugli obiettivi in viaggi senza ritorno - gli ordigni atomici erano ormai miniaturizzati
e potevano essere trasportati, anche in testate multiple, dai vettori missilistici.
Il Programma Mercury 1959 – 1963
Benché il mondo fosse al culmine della “guerra fredda” e lo
Spazio potesse divenire dominio dei militari, prevalse la
freddezza dell'uomo al comando: il Presidente Eisenhower
doveva rincorrere un avversario meglio organizzato e
prese la decisione che la NASA doveva essere controllata
dai civili con il compito specifico di sfidare i sovietici
spedendo nello spazio degli esseri umani. Il lancio dello
Sputnik scosse un Paese addormentato e associò per decenni gli obiettivi militari
della “guerra fredda” a quelli dell'esplorazione dello Spazio. Questa decisione
esercitò una grande attrazione sul pubblico, ma chi sarebbero state quelle
persone ? Civili, esperti esploratori, medici iperbarici, palombari, militari, forse
donne che pesano meno ? Poi il Presidente cambiò idea, la NASA doveva
scegliere gli astronauti tra i ranghi dei piloti collaudatori di jet militari, già noti ed
ammirati per il loro coraggio, le loro imprese e le loro competenze. Fu una sorta di
retaggio di esclusione, al Presidente e al Direttore della NASA Keith Glennan non
venne mai il dubbio che qualcun' altro diverso da un militare maschio bianco
potesse avere il desiderio di volare nello spazio. Comunque non tutti i piloti
collaudatori di jet dimostrarono interesse al bando di concorso, secondo molti di
loro sedersi in una capsula spaziale “non era volare ma farsi trasportare”, non era
volare d'istinto e per esperienza per il piacere di prendere decisioni cruciali a bordo
di jet o aerei-razzo di alte prestazioni senza prendere ordini dagli ingegneri, ma
diventare “soggetti da esperimento” oppure addirittura “carne in scatola”. Non
vedevano nulla di pionieristico in tutto ciò e nemmeno un evento eroico. All'inizio
del 1958 la NASA decise di mettere in atto il suo programma di missioni spaziali
con equipaggio, con a bordo inizialmente un solo uomo in orbita intorno alla Terra,
adattando i vettori costruiti per scopi prettamente militari. Erano razzi tipo Atlas e
Redstone sviluppati con la collaborazione degli scienziati tedeschi diretti da
Werneher von Braun. La navicella spaziale Mercury era un
angusto (1.70 m. cubi) veicolo monoposto a forma di tronco di
cono prodotto dalla McDonnel Aircraft, con solo i propulsori per il
controllo dell'assetto – di fatto si diceva che il veicolo non fosse
pilotato ma indossato - una forma scelta sia per affrontare le fasi
di rientro in atmosfera che la stabilità del volo durante la discesa.
Pesava 1.935 kg. con un diametro alla base di soli 1.90 metri, era
dotato di un finestrino trapezoidale e ammarava recuperato dagli elicotteri, scelta
che metteva a rischio di annegamento l'astronauta se la capsula avesse imbarcato
acqua !! Iniziarono le selezioni, da un gruppo di circa 110 piloti militari aventi
severissimi specifici requisiti fisici e di esperienza di volo, si arrivò alla selezione
finale di sette astronauti – i “Magnifici Sette” – tra i quali Alan Shepard (che fece
il primo volo suborbitale nel 1961) e John Glenn (il primo americano in orbita nel
1962 per 4 ore e 55 minuti). Capelli tagliati a spazzola, sorrisi seducenti,
appassionati di auto da corsa, disinvolti, di carnagione bianca, idoli delle donne e
provenienti dalla borghesia protestante erano il modello esatto dell'eroe nazionale
come se fossero usciti dai fumetti della Marvel. Erano degli ufficiali che avevano
accesso ai segreti militari proprio negli anni più oscuri e paranoici della Guerra
Fredda nei quali era prioritaria la sicurezza nazionale, era inoltre indispensabile
avessero il NOS (Nulla Osta di Sicurezza) proprio per accedere a informazioni
riservate. Dopo diversi voli il Programma venne ufficialmente terminato nel giugno
del 1963, sostituito dal Programma Gemini biposto che prevedeva finalmente la
possibilità di pilotare la capsula onde agevolare le prime manovre di aggancio nello
spazio, avviando in seguito il progetto Apollo, ben più ambizioso, fino a portare un
equipaggio sulla Luna, in coerenza con la promessa clamorosamente annunciata
al Congresso dal Presidente John F. Kennedy nel 1961.
Era possibile pilotare manualmente soltanto con i tre piccoli propulsori di controllo
dell'assetto in situazioni di emergenza durante il rientro. E' opportuno citare un
passo dell' Accident Investigation Board Report: “Esiste un rischio enorme mettere
esseri umani a bordo di una macchina che contiene e brucia milioni di chilogrammi
di carburante pericoloso, ed è altrettanto rischioso far tornare quella macchina sulla
Terra nel momento in cui riduce la velocità orbitale convertendo l'energia in
calore...”Durante il decollo era come stare seduti sopra una bomba molto
potente, una bomba che fortunatamente non esplose mai sulle rampe della NASA
come invece successe nel cosmodromo di Bajkonour in Kazakistan nel 1960 per
l'esplosione di un missile balistico sovietico R-16 che carbonizzò circa 160 persone
(la cosiddetta “Catastrofe di Nedelin” che prende il nome del generale capo
progetto missilistico, deceduto anche lui). Lo Spazio
rigetta gli esseri umani e tutto ciò che è vivente, nel vuoto
assoluto e senza protezioni niente riuscirebbe a
sopravvivere per più di un minuto, l'acqua presente nei
tessuti evapora formando bolle nelle vene e lacerazioni
nei polmoni, mancando il flusso di ossigeno al cervello la
morte sopravviene dopo pochi secondi.
Il Programma Mercury costò circa 1,5 miliardi di dollari dell'epoca e nei 28 lanci non
vi furono vittime oppure incidenti significativi ma soltanto diversi lanci falliti senza
equipaggio a causa della mancata messa a punto del vettore; soltanto sei lanci
ebbero a bordo un astronauta.
SECONDO CAPITOLO - Donne Aviatrici
Le WASP (Women Airforce Service Pilots) (foto sopra di donne del WASP che
consegnano un bombardiere quadrimotore)
Durante la Seconda Guerra Mondiale sotto la direzione della US Army Air Force fu
formata una organizzazione di sole donne pilota civili che
pilotavano aerei militari, essa contava più di 1.200 aviatrici
che lasciavano gli uomini liberi per il ruolo di combattenti.
Queste donne volarono per circa 96 milioni di chilometri
sopra ogni tipo di aereo militare, consegnarono più di
12.000 velivoli dalle fabbriche agli imbarchi o alle basi di
addestramento, trasportarono personale, forniture militari e
mediche in tutti gli Stati Uniti. Alla domanda di annessione
risposero ben 25.000 donne delle quali solo 1.200 divennero operative, tutte le
WASP erano di pelle bianca con licenza di pilota commerciale con almeno 1.400
ore di volo alle spalle. La principale promotrice del progetto fu Jacqueline “Jackie”
Cochran che si era addestrata in Gran Bretagna nell' Air Transport Auxiliary (foto di
aviatrici britanniche) per poi tornare negli USA per fondare lo SWAP con l'appoggio
del Presidente Roosevelt e della first lady Eleanor superando le forti resistenze dei
Comandi Militari. Rivedremo adesso la Cochran molto attiva e decisa nella sua
lotta per la direzione dell'ammissione delle donne nel progetto spaziale americano.
Quando molti piloti uomini ritornarono negli Stati Uniti Il WASP venne sciolto nel
dicembre 1944, le donne furono rispedite velocemente a casa, i registri vennero
segretati per decenni e Washington si rifiutò di riconoscere loro lo stato di veterane.
Soltanto nel 2009 il Presidente Barak Obama assegnò alle WASP la Medaglia
d'Oro del Congresso.
Le “streghe della notte” – le donne pilota da combattimento sovietiche
Invece, proprio nell'altro capo del mondo, nello stesso
periodo bellico, in Unione Sovietica volavano centinaia di
donne pilota da combattimento che si fecero onore su tutti i
fronti in situazioni molto più critiche e mortali, riconosciute e
stimate come veri piloti militari ed eroine della Patria. Nei
terribili anni di guerra i Gruppi da combattimento femminili a
bordo di bombardieri e di caccia seguirono il duro cammino di conquista - o di
riconquista – delle truppe sovietiche, penetrarono in Prussia Orientale e poi in
Germania. L' 8 marzo 1945 a Tuhol nel teatro cittadino le donne vennero visitate,
durante la Festa Internazionale della Donna, dal Comandante in capo Maresciallo
Rokossovskij che conferì a molti equipaggi la Stella d'oro di Eroine dell'URSS nella
sala gremita di ragazze vestite con le tute di aviatrici. Decisamente, almeno in
questa fase e in quei tempi, la grande democrazia americana non si era dimostrata
sensibile alla parità di genere rispetto al mondo comunista...
TERZO CAPITOLO Le tredici ostinate sognatrici
Jerrie Cobb, Jacqueline Cochran e le altre.
Jerrie Cobb (foto) (nata nel 1931 - ) nel 1957 raggiunse il
record mondiale di altitudine con 9.000 metri ai comandi del suo
bimotore preferito Aero Commander battendo il record del Soviet
Yak II, questo era il suo terzo record mondiale per aerei leggeri
battendo sempre i russi; in piena guerra fredda la stampa
affermava che quei primati erano da considerare come delle vere
vittorie militari.... La giovane, atletica, bionda e graziosa donna
concorreva nelle gare femminili sia negli USA che nelle competizioni internazionali,
come ferry pilot consegnava aerei dismessi dalle forze militari sia in Europa che in
Asia conducendo una vita solitaria molto avventurosa e non priva di pericoli (alcune
volte dormiva armata di pistola). Una donna modesta, riservata e taciturna che
come molti piloti appassionati, desiderava andare “più in alto, più veloce e più
lontano”. Lavorò a lungo per la Fleetway Inc. che aveva bisogno di piloti capaci di
trasportare i numerosi aerei militari dismessi nei posti più lontani, di lavorare da soli
e di dormire ovunque, disposti a saltare sul primo volo utile per tornare negli Stati
Uniti. Jerrie pilotava bombardieri quadrimotori B-24 e B-17, bimotori da trasporto
DC-3 e anche idrovolanti, la vita solitaria ma movimentata di una ferry pilot,
accumulando centinaia e poi migliaia di ore sul suo giornale di bordo. I giornali si
occuparono di lei, nonostante rispondesse a monosillabi durante le interviste
lasciando interdetti i giornalisti: stava diventando un'aviatrice di fama mondiale
grazie ai premi e alle onorificenze fino a candidarsi a diventare la futura Jacqueline
Cochran, che era l'aviatrice - in vita - più famosa negli Stati Uniti.
Jacqueline Cochran (1906 – 1980). Nel 1930 iniziò a prendere lezioni di volo e in
due anni ottenne la licenza di pilota commerciale. Fu la prima donna a pilotare un
bombardiere nel 1941, nel 1953 pilotò un aereo a reazione attraverso l'Oceano
Atlantico e in seguito infranse la barriera del suono collezionando diversi primati. In
quel momento a 53 anni la Cochran aveva raggiunto tutti gli obiettivi cui una donna
pilota poteva aspirare, era un eroina della Seconda Guerra Mondiale, era una
donna bella, ricca, determinata e capace, era presidente della
Associazione “Ninety Nines” fondata dalla famosa aviatrice Amelia
Earhart (scomparsa nel nulla durante un tentativo di record) e
aveva ottenuto primati mondiali ed encomi dal Presidente. Nella
sua corsa alla notorietà nell'aviazione aveva inelegantemente
travolto chiunque si trovasse sulla sua strada e aveva contribuito
personalmente ad aprire le porte alle donne aviatrici ma soltanto per essere ben
ferma sul suo piedistallo. Era di umili origini e con poca scolarizzazione ma fin da
ragazza aveva dimostrato una incrollabile determinazione per migliorare la propria
condizione; quando faceva l'estetista, nel 1936, conobbe e poi sposò il ricco
magnate Floyd Odlum, proprietario di molte società tra cui l'RCA, la General
Dynamics , diverse fabbriche di aeroplani e socio della Fondazione Lovelace.
Nel frattempo la NASA collezionava insuccessi dietro insuccessi nella messa a
punto dei razzi vettori e il neo Presidente John F. Kennedy, subito dopo la sua
nomina, decise che la fin troppo evidente incompetenza dell'Ente Spaziale doveva
finire, pertanto nominò molto velocemente James Webb come nuovo direttore,
Webb si era dimostrato un efficiente amministratore che pensava allo spazio come
la nuova opportunità della Nazione. Proprio in quel giorno del 1960, quando gli fu
comunicata questa nomina inaspettata, la trentenne Jerrie Cobb gli sedeva
accanto in un pranzo offerto dalla Camera di Commercio in Oklahoma.
Jerrie aveva un suo segreto, aveva la irrefrenabile intenzione di concorrere per la
selezione degli astronauti insieme ad altre donne.
In occasione di un ritrovo della Air Force Associatiion, Miss Cobb aveva avuto un
incontro casuale con il dottor Lovelace e il generale Flickinger che l'aveva portata a
diventare il soggetto di test presso la Lovelace Foundation dove le sue prestazioni
furono giudicate eccezionali. Più tardi, durante una conferenza scientifica a
Stoccolma, Lovelace rivelò i punteggi sorprendenti ottenuti da questa aviatrice
esperta. Quando la notizia arrivò ai giornalisti questi subito divennero ansiosi di
notizie iniziando una vera tempesta mediatica nella quale questa giovane donna
venne subito soprannominata “la prima donna astronauta americana”. La sua
fotografia apparve sui giornali di tutta la Nazione e per sopravvivere alla pressante
attenzione pubblica l'aviatrice riuscì a mettere di lato la sua timidezza e a divenire
un vero personaggio pubblico. Il New York Times pubblicò la notizia che dodici
donne, delle quali non si conoscevano ancora i nomi, si stavano sottoponendo ai
test per astronauti, “le donne si qualificano per volare nello spazio !”
Infatti il dottor Lovelace aveva già iniziato a sottoporre ai test altre giovani donne
pilota qualificate segnalate e scelte da Jerrie le cui identità al momento erano
nascoste per disposizione della stessa che non smentiva la propria tendenza alla
estrema riservatezza e alla carenza di comunicazione con gli altri. Jerrie conosceva
la maggior parte di donne che operavano nei circuiti aeronautici internazionali ed
era amica di qualcuna di esse come Jerry Sloane. Le specifiche erano che queste
donne avessero racimolato almeno un migliaio di ore di volo, fossero in buona
forma fisica, fossero entusiaste, capaci di affrontare l'ignoto e naturalmente con la
cittadinanza americana. Le statistiche indicavano che circa diecimila donne erano
impegnate in aviazione e che settecento erano in possesso di licenza di volo
commerciale. Molte lavoravano come istruttrici di volo, pilotavano idrovolanti ed
elicotteri, spegnevano incendi. C'erano le graziose gemelle Jan e Marion Dietrich,
(foto) la giovane Mary Wallace Funk, Bernice Steadman, Jean Hixson ufficiale della
Riserva dell'Air Force, Myrtle Cagle istruttrice di volo, Sarah Gorelick motorista di
bordo, Rhea Hurrle pilota di aerei privati, Irene Leverton pilota del Servizio
Forestale, Gene Nora Stumbough istruttrice di aviazione, Jerri Sloan valida
concorrente nelle competizioni aeree e Jane Hart moglie dell'importante senatore
del Michigan.
Jean Hixson era l'unica candidata ad essere stata un WASP prestando servizio
sotto il comando di Jackie Cochran, ora faceva l'insegnante ed era in ottima forma
fisica, aveva superato la barriera del suono sopra un F-94 e quando ritornò nella
sua classe i suoi studenti erano in preda ad un timore reverenziale, fu subito
ribattezzata come “la maestra supersonica”
Durante l'inverno e la primavera in tutti gli Stati Uniti un gruppo scelto di donne
pilota incominciò a ricevere lettere di convocazione da parte del dott. Lovelace.
Effettivamente questo gruppo di donne aveva l'appoggio
del dott.Randolph Lovelace Presidente del Comitato per
le scienze della NASA, che aveva contribuito a stabilire
la lunga e massacrante procedura di test medici presso
la sua Lovelace Foundation di Albuquerque e il Wright
Air Dev. Center (WADC) Laboratory a Dayton. Lui e il
generale Donald Flickinger erano interessati a
esaminare le donne come potenziali astronauti (il loro
Programma più o meno clandestino, infatti si intitolò
“Ragazze nello Spazio”) erano curiosi e obiettivamente
restii ad accettare la banale conclusione che le donne fossero più deboli e meno
resistenti dei maschi e che il loro ruolo fosse confinato alle faccende di casa. Essi
volevano verificare scientificamente – utilizzando gli stessi elevatissimi e faticosi
standard – se le donne fossero adatte al volo nello spazio confrontando i risultati
con quelli degli uomini. Per loro era anche evidente il vantaggio di un minor peso
corporeo e del minor consumo d'aria. Era comunque un loro progetto privato che
non necessariamente si sarebbe concluso con il volo spaziale; i test rivelarono che
le donne si lamentavano meno degli uomini e che sopportavano meglio il dolore,
inoltre già si vociferava che i sovietici avessero iniziato le selezioni e fossero
intenzionati a inviare in orbita una donna a bordo di una Vostok entro tempi brevi.
Va aggiunto che inizialmente lo scopo degli esami presso la Clinica era di mettere
insieme dei dati comparativi confrontando ciascun uomo con gli altri operando però
una sottile traccia di discriminazione sessuale, la mentalità di quel momento
considerava la fisiologia delle donne come una “variante” accettando i maschi
bianchi come la norma medica e poi applicando i risultati a uomini e donne di tutte
le etnie.
Il dottor Lovelace conobbe Jacqueline Cochran nel 1940 con la quale strinse una
duratura amicizia e collaborazione per lo studio dei voli in alta quota e nello spazio
nella sua Clinica di Albuquerque nel Nuovo Messico. Al fine di sperimentare
personalmente le maschere a ossigeno che stava progettando il coraggioso
medico si paracadutò nel 1943 dall'altezza di 12.200 metri sfiorando la morte,
successivamente rinunciò a tali esperimenti personali – fu il suo primo ed ultimo
lancio con il paracadute - e probabilmente questo fu il primo lancio da questa
altitudine mai tentato allora in tutto il mondo. Infatti in quel momento era necessario
per i militari capire quali fossero le attrezzature adeguate per il lancio di emergenza
a quote così elevate in vista dei progetti di nuovi velivoli militari.
Le gesta eroiche e la dedizione delle WASP del tempo di guerra erano state
rimosse in un cambio improvviso di prospettiva: le donne dovevano condurre
un'esistenza placida e confinata in casa, dovevano essere e rimanere le principali
consumatrici, vittime inconsapevoli della pubblicità televisiva. Scivolavano sopra
una sorta di “pavimento appiccicoso” nei loro tentativi di salire la scala lavorativa e
sociale.
Poiché tutti i cronisti iniziavano a fare pressanti domande sullo status delle
capacità di Jerrie Cobb e il fatto che Randy Lovelace stava invitando altre donne
pilota presso la sua Clinica, la NASA si sentì costretta a chiarire pubblicamente la
situazione in una conferenza stampa; l'Agenzia dichiarò che “ non c'è mai stato un
programma per mandare una donna nello spazio, non ne esiste uno adesso né in
futuro !”
Jerrie Cobb sapeva di poter trarre vantaggio dai mezzi
di comunicazione di massa che aveva prima ignorato e
sgradito e pertanto intraprese un inusuale, per lei,
corteggiamento verso la stampa e la televisione (foto),
assumendosi il ruolo guida tra le donne che avevano
accettato e si erano proposte di sottoporsi ai test.
Era così impegnata in questi compiti oltre che nel suo
lavoro che fu presa completamente alla sprovvista quando il suo ruolo di guida del
progetto venne messo pesantemente in discussione da Jackie Cochran alla fine
del 1960.
La rivalità tra Jerrie Cobb e Jacqueline Cochran
Venuta a sapere del progetto di esaminare un gruppo di donne pilota come
candidate astronaute Jackie Cochran si presentò direttamente e decisamente dal
suo vecchio amico Randy Lovelace per essere messa al corrente di tutto facendosi
forza di essere la prima donna presidente della Federazione Aeronautica
Internazionale; alla fine del 1960 persuase Lovelace a nominarla consulente
straordinario per le donne nello spazio. Il contributo di Jackie non si limitò a pagine
e pagine di consigli e direttive ma anche si materializzò in un finanziamento di
18.700 dollari alla Fondazione Lovelace tramite la Fondazione Cochran-Odlum di
proprietà del marito Floyd Odlum. In diverse pubbliche occasioni la Cochran cercò
di mettersi impetuosamente in luce ricordando i tempi eroici in cui le WASP
avevano contribuito allo sforzo bellico americano, cercando di prendersi meriti e
responsabilità nell'imbarazzo delle altre aspiranti astronaute. Messa alle strette
durante un dibattito pubblico esclamò “Jerrie Cobb non dirige questo programma,
lo dirigo io !” Intanto diciotto donne arrivarono tra il gennaio e l'agosto 1961 per
sottoporsi ai test di astronauti tra le quali: Wally Funk con tremila ore di volo, le
gemelle monozigote Marion e Joan Dietrich, Reha Hurrle Allison pilota di aerei
privati, Irene Leverton con migliaia di ore di volo, Bernice Steadman dirigente di un
centro di servizi aeroportuali, Jean Hixson ex -WASP e comandante della Riserva
Aerea dell'Ohio, Gene Nora Stumbough istruttrice di volo, Jerri Sloan dirigente di
una azienda di servizi aerei, Myrtle Cagle istruttrice di volo, Sarah Gorelick
motorista di bordo. Non sempre furono avvisate con ragionevole anticipo dal dottor
Lovelace che doveva incastrare i tempi anche con i suoi appalti per il Governo e le
compagnie aeree; la maggior parte di loro arrivò da sola e raramente fece
conoscenza con le altre del gruppo. Alcune ragazze pilota dovettero superare la
resistenza dei propri datori di lavoro e anche dei propri mariti per queste assenze
che non potevano giustificare. Qualche marito spazientito si permise perfino di
tempestare di telefonate gli hotel dove le mogli alloggiavano. Tra tutte spiccavano
per avvenenza le gemelle Dietrich che somigliavano molto a Natalie Wood, la
famosa diva di Hollywood.
Comunque non tutte le donne pilota superarono i test presso la Fondazione
Lovelace, alcune scoprirono improvvisamente di avere delle patologie altre non
seppero mai con esattezza i motivi per cui non continuarono i test.
Intanto il nuovo direttore della NASA James Webb ammise pubblicamente di
essere al corrente che almeno dodici donne si stavano sottoponendo con
successo ai test per astronauti presso la stessa Clinica dove avevano fatto gli
esami gli astronauti del Programma Mercury - citando anche Jerrie Cobb che aveva
appena stabilito un record di altitudine – e quando i giornalisti gli fecero pressione
per sapere se la NASA avrebbe inviato una donna nello spazio rispose seccamente
“Non siamo così avanti con i nostri progetti..”
Di fatto ormai il dottor Randy Lovelace aveva tratto le sue conclusioni mediche e
scientifiche: stabilì che le donne non avevano alcuna limitazione che potesse
impedire di operare nelle condizioni estreme del volo nello spazio in contraddizione
con le convinzioni che le donne fossero il sesso più debole, cioè una aperta sfida
e una critica all'opinione pubblica e scientifica di quel momento che riteneva la
donna una forma diversa e forse inferiore all'uomo. Le sue relazioni
documentavano che le donne avevano la stessa pulsione ad affrontare i rischi e le
condizioni avverse affrontando anche l' ignoto; tutte queste conclusioni demolirono
il mito dei limiti fisici delle donne e che esse fossero, in fin dei conti, soddisfatte di
una vita tranquilla ma confinata nelle mura domestiche. Un gruppo di esse aveva
superato brillantemente le medesime prove fisiche dei “Magnifici Sette” presso la
sua Clinica ed erano pronte per i test successivi presso la struttura militare della
Wright – Patterson dove si svolgevano altre fasi dei test, un esame psichiatrico
completo ed esercitazioni di simulazione di volo spaziale. L'esperienza di Jerrie
Cobb nella vasca di deprivazione sensoriale batté ogni record, rimase nella vasca
più tempo di altri candidati e si dimostrò un campione di autocontrollo. La rivista
Life rese noto l'esperimento facendo pubblicità alla forza mentale della donna e alla
sua personalità sana orientata all'azione, in una insolita integrazione tra mente e
corpo. Altre due candidate, Rhea Hurrle e Wally Funk fecero anche meglio. Jerrie
per una settimana partecipò alle più faticose prove di simulazione di volo nello
spazio, compresa la camera iperbarica in cui dovette indossare la tuta a pressione
totale che le andava troppo larga – non esistevano tute progettate per le donne;
portata alla pressione equivalente alla quota di diciottomila metri riuscì a
conservare la propria lucidità nonostante la pesante pressione sugli arti. Durante
una conferenza a Tusla, presenti i giornalisti, molti appaltatori spaziali, politici e
dirigenti della NASA senza un minimo preavviso il direttore della NASA James
Webb fece un annuncio sorprendente davanti a tutti: aveva nominato Jerrie Cobb
consulente straordinario per la NASA. In seguito Jerrie scoprì di non avere alcun
incarico ufficiale né una retribuzione e in seguito la NASA stessa, esasperata dai
suoi commenti pubblici e dalle sue conferenze in giro per il Paese nelle Università e
nelle Associazioni di aviatori, interruppe un rapporto che non era mai esistito
realmente.
Nel frattempo Jackie Cochran si muoveva tra i suoi importanti conoscenti
nell'ambito militare e civile e tra quelli di suo marito esprimendo la sua
preoccupazione inerente il programma che avrebbe, secondo lei, intralciato oppure
ostacolato la progressione del programma per gli uomini, sfruttando lo stretto
vincolo che la legava agli uomini degli ambienti militari e alle aziende correlate agli
armamenti, sosteneva a gran voce che occorrevano anche preparazioni tecniche
più approfondite come una laurea e l'esperienza di collaudatori. “Gli uomini
vengono al primo posto” scrisse all'ammiraglio a capo delle operazioni aeree “ un
programma per le donne va fatto solo al momento giusto ed in maniera adeguata”.
Nell'ambito del suo egocentrismo era probabilmente convinta che se lei non poteva
essere la prima donna nello spazio (alla sua età ?) non voleva che altre donne
avessero quella opportunità, e lo dimostrò pubblicamente e con insistenza
superando di molto anche il buon gusto.
La brutta notizia - una questione politica - Lyndon Jphson - le
udienze in Congresso - la cancellazione definitiva
Mentre le ragazze stavano preparando i bagagli e mettere in borsetta i biglietti aerei
per la base di Pensacola, arrivò la doccia fredda da Randy Lovelace “ Spiacente di
informare che i piani di Pensacola sono stati cancellati. Non sarà possibile portare
avanti questa parte del programma” cioè la NASA aveva comunicato freddamente
che non era interessata a proseguire i test, il vice di James Webb aveva annullato
il programma “Ragazze nello Spazio”.
Jerrie Cobb si mise in contatto con la sua amica Janey Hart,figlia di un miliardario
che aveva ottimi agganci a Washington e moglie del potente
senatore Philip Hart; una donna che aveva sempre lottato
contro le discriminazioni, il sessismo e le limitazioni poste alle
donne e alle etnie in generale. Janey era convinta che il rifiuto
della NASA fosse parte di un sistema che, ad esempio,
richiedeva la firma di un genitore per permettere a una
ragazza di noleggiare un'auto, cioè il disdicevole sessismo che
in generale esisteva negli Stati Uniti nel mondo degli affari, nelle scuole, in politica,
in medicina e nell'accesso alle professioni più qualificate.
Le pressioni di Janey Hart alla fine funzionarono e lei e Jerrie Cobb riuscirono ad
avere un incontro con il Vicepresidente Lyndon Johnson a Washington. Nel
frattempo molte minoranze stavano reclamando l'attenzione della NASA, anche
afroamericani, messicani, cinesi e altre etnie avrebbero voluto volare. L'errore delle
due donne fu anche che, nonostante la bagarre pubblica, le tredici aspiranti non si
erano mai incontrate come gruppo e pertanto non avevano alle spalle il parere e
l'appoggio del gruppo stesso...ma forse tutto questo fu ininfluente visto il risultato
dell'incontro con il Vicepresidente. Ricevute nella stanza grandiosa con vista sulla
Corte le due donne con pacatezza e fermezza illustrarono i vantaggi scientifici che
sarebbero derivati dall'invio di donne nello spazio, e.... poi che c'era di male se
anche le minoranze fossero entrate in astronautica seppur qualificate ? Lyndon
Johnson le ascoltò pacatamente e poi disse la sua ultima parola: per quanto gli
sarebbe piaciuto aiutarle la questione riguardava soltanto la NASA e il Direttore
James Webb. All'uscita del Campidoglio le aspettava una folla di giornalisti cui con
sorrisi stereotipati, trattenendo la rabbia per la delusione, distribuirono commenti
compiti e sobri. (foto di Jerrie e Janey) Le due donne non vennero mai a
conoscenza del commento di Johnson scritto in calce alla bozza della lettera
indirizzata a Webb “Fermiamo questa cosa ! Adesso !”
La Camera dei Rappresentanti invece dimostrò interesse e il Comitato per le
Scienze e l'Astronautica decise di indagare sulla presunta discriminazione del
Governo nei confronti delle donne nell'ambito del programma spaziale, Victor
Anfuso accettò di presiedere la sottocommissione straordinaria composta da undici
membri; davanti alla commissione finalmente Jerrie Cobb svelò i nomi delle donne
che stavano partecipando al progetto, le loro eccellenti referenze come aviatrici e
le prove scientifiche che dimostravano che le donne erano adatte al volo spaziale.
Con estrema sobrietà chiese un posto nel futuro spaziale della Nazione come
cittadine che volevano prendere parte alla costruzione della storia e che tredici di
loro erano pronte a offrirsi come volontarie. A questo punto era chiaro per tutti i
presenti nell'aula e per la stampa che l'udienza riguardava sopratutto i diritti alla
parità per tutte le donne, non era più una questione scientifica ma era divenuto un
problema politico che interessava tutta la Nazione. Poi entrò in scena Jackie
Cochran contestando il progetto e proponendo invece un lungo percorso che
comprendesse un numero elevato di aspiranti donne. Nel secondo giorno di
udienze arrivarono gli eroi dello spazio, Jhon Glenn e Scott Carpenter accolti con
eccitazione e aspettative, invero i due non conoscevano personalmente Jerrie
Cobb e non sapevano bene il loro ruolo di testimoni nell'udienza. Glenn in quanto
eroe nazionale era diventato l'oracolo su qualsiasi argomento, si mise a
filosofeggiare sul pregiudizio, più che combatterlo, e esordì con un discorso che
determinò l'esito delle udienze “penso sia un dato di fatto che gli uomini
combattono nelle guerre ..pilotano aeroplani e poi li collaudano..che le donne non
siano in questo ambito parte del nostro ordine sociale...non mi opporrei
all'addestramento spaziale per le donne ma non ne vedo la necessità..”
Non vi fu un terzo giorno per le udienze, Victor Mancuso battè il martelletto e
dichiarò che le udienze erano chiuse. Jerrie Cobb e la Hart erano più che affrante
e stordite da questa fulminea chiusura, tutti si alzarono e si avviarono verso
l'uscita, era proprio finita. Il giorno dopo i giornali annunciarono che gli eroi spaziali
americani avevano “ lasciato a secco “ la proposta di addestrare donne astronaute.
Nei successivi tre mesi tutte le richieste di Jerri Cobb di avere un incontro con il
Presidente Kennedy vennero respinte dalla NASA e dal medesimo James Webb
“un incontro con il Presidente non è possibile”
In mezzo alle inevitabili risse verbali e alle manifestazioni di donne i test non
proseguirono per le altre aspiranti astronaute e i risultati degli studi condotti dai
medici vennero archiviati per i successivi quaranta anni
Il caso delle donne nello spazio era stato cancellato dalla NASA e tutte lo capirono
perfettamente quando Webb nel 1962 nominò Jackie Cochran nuova consulente
straordinaria per la NASA stessa sostituendo la Cobb che, del resto, non ebbe mai
né un compenso né un incarico scritto.
QUARTO CAPITOLO – L'epilogo della vicenda
Anche se il Congresso e la Commissione aveva cancellato tutto, i diverbi, le
schermaglie e i commenti sarcastici continuarono tra Jerrie Cobb, Jackie Cochran,
la NASA, John Glenn , lo stesso von Braun, James Webb e i media. Per molte
delle 13 Mercury l'impressione generale era che fosse derivato nulla di tangibile e
percorribile dalle loro udienze congressuali, dalle perorazioni politiche e dal rumore
emesso dai media. Una scrittrice femminista molto famosa, Betty Friedan, si mise
in contatto con Janey Hart per reagire al fatto che le donne erano considerate
cittadine di serie B dai media e dalle istituzioni, scrissero dei libri e finalmente nel
1966 venne fondata la NOW (National Organization for Women) che combatté con
progressivo successo contro il sessismo diffuso nel Paese. Dopo essersi
inutilmente candidata come pilota collaudatore dell' X-15 – l'aereo razzo ipersonico
– Jerrie Cobb continuò la sua vita di fattorino volante sempre più di frequente in
America Centrale e in Sud America fornendo servizi di consegna di medicinali, cibo,
sementi e quanto altro potesse trasportare con il suo vecchio Areo Commander
alle tribù native, divenne una specie di missionaria volante guadagnando da vivere
solo quel poco che le serviva per il carburante e la manutenzione dell'aereo. Ormai
preferiva combattere solamente contro la giungla, il tempo inclemente e le difficoltà
di orientamento in Amazzonia, una vita per lei più confacente piuttosto che le cene
con i politici, i sorrisi forzati, un bel vestito e l'inevitabile giro di perle ( come nella foto
in copertina di fianco al simulacro della capsula Mercury).
Eileen Collins divenne nel 1995 la prima donna a pilotare un veicolo spaziale, lo
Shuttle Discovery missione STS-63, e in quella occasione invitò ad assistere al
lancio le pioniere del mitico Mercury 13. Aderirono all'invito in
sette e Eileen disse “Voglio sottolineare che non sono arrivata
a questo traguardo da sola. Ognuna di queste donne è
speciale e ciascuna di loro ha affrontato coraggiosamente due
sfide: il viaggio nello spazio e la lotta per imporsi in quello che
era un mondo per soli uomini”. (foto del gruppo)
Valentina Tereskova.
Come previsto accadde che la graziosa ventiseienne Valentina Tereskova il 16
giugno 1963 fu inviata in orbita scatenando la grande messa in scena mediatica
che ne seguì, tipica scelta astutamente propagandistica di Nikita
Krusciov che volle e nominò personalmente Valentina, una figlia
del popolo, appassionata paracadutista con 126 lanci al suo
attivo, operaia tessile, ardente attivista di partito, con un diploma
tecnico serale ma senza esperienza di pilota, praticamente una
principiante che ebbe dei seri problemi durante la missione.
L'assenza di peso la fece stare male con vertigini, nausea e
vomito, senza la possibilità di ripulirsi. Quando atterrò con il paracadute era
dolorante, semi svenuta e sporca, certamente non un rientro trionfale da ricordare
per la Storia, e venne portata immediatamente in ospedale. Solo dopo che si fu
ripresa fu riportata nell'area dell'atterraggio con una tuta pulita e il suo bel sorriso
per le cineprese, accolta da un giubilante gruppo di comparse. La mossa di
Krusciov era mirata a dimostrare come l'emancipazione femminile fosse più
avanzata in un Paese comunista che in Occidente, che i veicoli e che la tecnologia
sovietica erano affidabili e difatti colse il suo plateale effetto propagandistico in tutto
il mondo. In fin dei conti si trattava di una vera missione politica.
Il vantaggio dei sovietici (per merito di Sergej Korolev 1907-1966) fu di poter
utilizzare il potente missile intercontinentale R-7 anche per molte e diverse missioni
successive. Poiché la Storia si prende spesso gioco di noi, oggi dopo il ritiro dello
Space Shuttle, il potente missile R-7 viene ancora usato nella sua ultima versione
per portare a bordo delle navicelle Sojuz gli astronauti in orbita; prendere o lasciare
tutte le Agenzie spaziali oggi devono utilizzare sia il cosmodromo di Bajkonur – in
mezzo al nulla in Kazakistan - sia il vettore progettato anni fa da Sergej Korolev.
QUINTO CAPITOLO
Le prove di selezione degli astronauti e i test di simulazione del volo
nello spazio
In quei tempi di pionierismo nella corsa allo spazio e alla
velocità non si conoscevano bene gli effetti della microgravità
né quelli dell'accelerazione sul corpo umano. Dai calcoli di
Newton e del visionario prof. Konstantin Tsiolkovsky era chiaro che per liberarsi dal
campo gravitazionale della Terra è necessaria, in accelerazione continua, la
velocità di 11.200 km/secondo per raggiungere un orbita circolare o per
allontanarsi dal pianeta. Né si sapeva quanta accelerazione e decelerazione
potesse sopportare il corpo umano senza soccombere. In effetti gli equipaggi delle
missioni Apollo sopportarono 4G in decollo e 7G al rientro in atmosfera..mentre gli
Space Shuttle richiedevano meno accelerazioni. Lo Spazio non è il posto per gli
essere umani e nel tentativo di lasciare la Terra la gravità è un nemico implacabile,
il costo per arrivare ad un'orbita bassa è pazzesco e coloro che lo hanno
sperimentato appartengono al club più esclusivo di tutta la nostra Storia.
Il trattato di Tsiolkovsky del 1903 fu il testo fondamentale per il calcolo delle orbite e
e i suoi sogni sono rimasti nella Storia influenzando i progettisti di tutto il mondo
“la Terra è la culla dell'umanità ma non si può vivere per sempre in una culla” così
esprimeva il suo sogno, cioè la completa vittoria dell'uomo sulle forze della natura.
Uno dei coraggiosi e spericolati pionieri fu il dottor John Stapp, medico della US
Air Force, che nel 1954 costruì una slitta a propulsione
razzo (foto) capace di accelerare fino a 1.000 km/ora e
decelerare violentemente con forze intorno ai 40G; durante
una prova a 35G il dott. Stapp si fratturò il collo, diverse
costole, ebbe il parziale distacco della retina ma
sopravvisse lungamente. Furono esperimenti importanti per
la sicurezza dei piloti collaudatori e degli astronauti,
comunque in seguito il colonnello Stapp espresse il suo
parere decisamente contrario - senza citare alcun risultato specifico dei test – alla
partecipazione di donne al programma spaziale della NASA.
Presso il Wright-Patterson Aeromedical Loboratory. dove John Stapp divenne
direttore, venivano effettuati i test con la camera di isolamento e la centrifuga. Ben
altre pesanti prove erano effettuate al Lewis Research Center di Cleveland –
sempre della NASA – in una apposita attrezzatura, il MASTIF (Multi Axis Space
Test Inertia Facility) (foto) era un enorme giroscopio largo circa sei metri che
faceva ruotare il cosiddetto “fantino” in tre direzioni contemporaneamente, tentando
di simulare la situazione di una capsula spaziale fuori da ogni controllo: si muoveva
selvaggiamente su e giù, si inclinava sui fianchi e ruotava su se stesso, insomma
una “fabbrica di nausea”. Lo stesso John Glenn ammise che questa macchina era
“diabolicamente perfetta”. La vasca di deprivazione sensoriale nell'Oklahoma
City Veterans Hospital consisteva nel galleggiare per ore in una vasca circolare di
tre metri di diametro, tenuti in galleggiamento dai sali di solfato di magnesio,
cercando di reagire alla estrema solitudine e monotonia; una prova ideata per
misurare sia i livelli di ansia che gli schemi di difesa psicologica attuati da soggetti
isolati in vista dei lanci nello spazio nelle navicelle monoposto. Molti soggetti
ebbero delle allucinazioni dovute alle loro menti private di sollecitazioni dal mondo
esterno scoprendo che tutto ciò che li spaventava non proveniva dall'esterno ma da
dentro di loro! La terza fase dei test veniva svolta presso l'Aeromedical Laboratory
della Wright-Patterson di Pensacola, erano dieci giorni in cui venivano determinati i
limiti di disorientamento e la capacità di fare fronte alle tensioni comprese
acrobazie aeree da voltastomaco in un Douglas Skyraider e sopratutto
sopravvivere al Dilbert Dunker, il simulatore di ammaraggio forzato (Multi-Place
Ditching Trainer). Il Dilbert Dunker era una cabina posta in cima ad una rotaia
che finiva dentro ad una piscina, la cabina si capovolgeva sott'acqua e la prova
consisteva nel liberarsi dalla tuta di volo, aprire il portello, scivolare fuori
trattenendo il fiato simulando un ammaraggio di emergenza nell'Oceano, un evento
possibile visto che le navicelle della NASA non atterravano su terra come quelle
sovietiche ma finivano nell'Oceano recuperate dai sommozzatori della U.S.Navy.
Una delle ragioni per cui la NASA scelse Randy Lovelace per il compito di valutare
dal punto di vista medico gli astronauti era che la sua Clinica aveva fama di saper
mantenere i segreti militari.
Le condizioni fisiche erano monitorate presso la Lovelace Foundation: radiografie,
gastroscopie, campo visivo, la capacità di visione notturna, funzionalità respiratoria,
pressione sanguigna sotto sforzo alla ricerca di malformazioni cardiache. L'esame
che veniva ritenuto il peggiore era la prova di disorientamento con l'iniezione
nelle orecchie di una dose di acqua fredda al fine di mandare in tilt l'equilibrio,
simulando la probabile situazione di fluttuare in orbita intorno al pianeta in assenza
di gravità, una prova decisamente dolorosa temuta da tutti i candidati.. Erano,
insomma, delle vere torture da Inquisizione, alcune delle quali si riveleranno nel
tempo perfettamente inutili.
SESTO CAPITOLO La NASA ancora non si
smentisce - La discriminazione razziale contro tre
matematiche afroamericane che lavorarono al
Programma Mercury
La matematica Katherine Johnson e le colleghe Dorothy
Vaughan e Mary Jackson lavorarono come calcolatrici per
la NASA sfidando sessismo e discriminazione razziale, rifiutate dai colleghi e dal
direttore riuscirono comunque a guadagnare il rispetto dei loro colleghi maschi e
bianchi creando elaborate equazioni per la fase di rientro della navicella Mercury
con a bordo John Glenn e poi tracciando le traiettorie e le orbite per le missioni
Apollo. (i calcoli del professor Tsiolkovsky di un secolo fa non sono mai stati
smentiti.....). L'installazione del nuovissimo computer IBM 7090 pose in forse la
loro collaborazione ma per il suo primo volo Glenn richiese che fosse proprio
Katherine ad eseguire il controllo finale dei calcoli delle coordinate per il rientro non
fidandosi completamente dei calcoli del' IBM 7090. Dorothy Voughan nonostante
fosse stata severamente emarginata dall'utilizzo del' IBM 7090 ne studiò di
nascosto il programma operativo Fortran e riuscì a ottenere la supervisione dello
stesso. Durante il volo la navicella di Glenn rivelò dei problemi allo scudo termico
e Katherine ne risolse il problema anticipando il rientro alla terza orbita salvando la
vita dell'astronauta. Mary Jackson ebbe dei seri problemi per frequentare gli studi
da ingegnere, successivamente riuscì a completare questi studi senza chiedere il
permesso al giudice seguendo le lezioni serali in un liceo per bianchi. Infine, grazie
ai loro successi, ottenuti nonostante miseri stipendi, le tre scienziate continuarono
a lavorare per la NASA negli anni seguenti.
NOTA
Personalmente ritengo che tra tutte queste eroine dell'aviazione
(sopratutto americane...) che vengono commemorate con
biografie, autobiografie e francobolli non vada dimenticato il
flugkapitan Hanna Reitsch (1912-1979) con i suoi record di volo
a vela; era una donna piccola e minuta che ebbe il coraggio e le
abilità di collaudare prototipi di velivoli pericolosi come lo Ju-87
Stuka, il primo vero elicottero Focke-Achgelis, l'avveniristico
caccia a razzo Me 163 Komet, il gigantesco aliante da trasporto
Me 321 Gigant e, chiusa in una angusta e improvvisata cabina,
il primo missile cruise V-1 (che prima aveva ucciso altri
collaudatori uomini...) Fu l'unica donna pilota collaudatore che venne decorata con
la Croce di Ferro di Prima Classe, Hanna non viene commemorata perché era una
fervente nazista che per coerenza non nascose mai tali scelte politiche, nel
dopoguerra scontò pochi mesi di carcere per continuare fino alla sua morte la sua
eccezionale carriera di aviatrice.
CONSIDERAZIONI FINALI Vista da vicino dallo scrivente nella bella mostra
della NASA a Milano la capsula Mercury è veramente claustrofobica, ci voleva
proprio un bel coraggio per “indossarla” e farsi sparare da soli lassù nello spazio .
Ho anche provato la centrifuga a 2G chiuso dentro una scatola buia che girava e si
imbarcava, ma solo per pochi minuti. Esperienza interessante.
Come lo sparuto drappello di impavidi esploratori, uomini e donne, che si avventurò
fuori dai luoghi delle nostre origini, circa 560 persone sono
andate nello spazio di cui 56 donne e finalmente la “quota rosa”
sta sensibilmente aumentando presso tutte le Agenzie Spaziali,
anzi, il numero di donne in addestramento supera quello dei
maschi. L'idea originale che chi si fosse impadronito dello spazio
avrebbe dominato il mondo si è rivelata una mera illusione, a causa dei costi troppo
elevati le Agenzie hanno ridotto i loro programmi e si sono dedicate alle missioni
scientifiche di pura esplorazione utilizzando le sonde, di fatto stanno subentrando le
Agenzie Spaziali private con i loro vettori e le loro navicelle, proponendo anche il
“turismo spaziale” solo per le poche persone che se lo possono permettere.
Dopo l'acqua, l'aria e la terra ora la nostra sfida è di conquistare il “quarto
ambiente” cioè lo Spazio.
In poco più di cento anni, iniziando dai voli di Otto Lilienthal con i suoi alianti, poi i
fratelli Wright, poi le A-4 di Wernher von Braun ed arrivando fino ad oggi abbiamo
realizzato il sogno più antico della nostra Storia “più veloce, più in alto, più
lontano”.
Ultime considerazioni finali meno encomiastiche: in fin dei conti la corsa allo Spazio
è stata un'ulteriore scenario della “guerra fredda” termine felicemente coniato da
George Orwell nel 1945 mentre rifletteva sul futuro dei conflitti con le armi nucleari.
Il volo orbitale, che piaccia o meno, è stato il sottoprodotto dell'accumularsi di
armamenti dai costi inconcepibili e fuori controllo in un mondo diviso tra
capitalismo e comunismo che ha affossato la libertà dei popoli soggetti al ricatto di
un conflitto nucleare. Qualcuno sostiene che fu una “battaglia nella guerra fredda”
e che divenne il grande motore che spinse a lanciare i missili lontano dalla Terra.
Se Korolev e von Braun furono i padri della missilistica, la competizione tra
capitalismo e comunismo fu la sua sgraziata levatrice. Ambedue morirono quasi
alla medesima età per un tumore incurabile.
Non posso esimermi dal ricordare che le prime pagine della storia della corsa allo
spazio sono state scritte con il sangue delle migliaia di operai coatti (schiavi) senza
nome e senza lapide deceduti nelle fabbriche sotterranee mentre costruivano in
condizioni inumane le V-1/A1 e le V-2/A4 inutilmente prodotte nel tentativo di
ribaltare le sorti di un regime ormai segnato, decessi di cui von Braun (al tempo
Maggiore delle SS) era perfettamente al corrente. Korolev fu invece vittima dello
stalinismo, fu internato in un gulag per essere poi “recuperato” da Krusciov e messo
duramente e segretamente al lavoro, il suo nome ( fu conosciuto solo come il miglior
progettista) venne reso noto molti anni dopo la sua morte... la sua vita fu un inferno
rispetto a quella del professor von Braun.
Sono incalcolabili i costi della corsa agli armamenti di questi ultimi settanta anni,
con spese che hanno superato il 15 % del PIL in molte Nazioni, a scapito del
benessere dei cittadini, durante la insana competizione per gli armamenti nucleari
che ha comportato la produzione di migliaia di testate nucleari e di vettori missilistici
tattici e ICBM, tutti discendenti della A-4/ V-2.
ll budget della NASA in quei tempi, calcolato in circa 18 miliardi di dollari, era
solamente un quarantesimo di tutte le spese militari.
Nonostante tutto quello che la propaganda da anni diffonde sui loro
sogni di conquista dello spazio, Korolev e von Braun erano
sopratutto progettisti di armi cui si aggiunse contemporaneamente
la Bomba Atomica. La nostra specie homo sapiens è sopravvissuta
a tremende pandemie e alle glaciazioni, ma da settanta anni
rischia la completa estinzione a causa di un conflitto nucleare i cui
vettori sono proprio i razzi oggetto di questo lungo articolo. La lancetta
dell'Orologio dell'Apocalisse – l'Apocalisse reale non quella biblica - si avvicina
e si ritrae vicina alla mezzanotte, l'ora fatale (disegno del logo)....nonostante gli
Accordi SALT e TNP esistono sono ancora migliaia di ordigni nucleari montati su
vettori tattici e strategici. Alla fine dei conti (..e dei millenni..) calcolando le
precedenti estinzioni di massa, noi siamo figli della fine del mondo degli altri e del
succedersi di imprevedibili catastrofi in un gioco totalmente sleale.

Valter Barretta maggio 2018

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- Astronauti
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