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I tempi di guerra a Citta' Studi - Milano

Testimonianza di Annamaria Bertelli


(1925-2013) nata e vissuta a Milano nella zona Citta' degli Studi
E' lo scritto di mia madre in cui ricorda quanto successo a Milano durante i
bombardamenti nel periodo peggiore della guerra
I ricordi che seguono sono un po' frammentari e non riesco a visualizzare
esattamente le date.
Abitavo nelle case popolari di via Guido Reni- via Moretto insieme a mio padre Piero Bertelli, a mia
madre Emilia e mia sorella Elisabetta. Abitavamo in due stanze piu' un piccolo gabinetto senza il
lavabo; il lavabo era solo nella cucina. Per le altre esigenze c'erano dei bagni in comune al piano
terra. Durante la guerra mancava il gas e mio padre aveva installato una stufa a legna e carbone per
cucinare e scaldare i locali, ma legna e carbone costavano molto e allora si faceva ricorso agli alberi
in zona di giorno o di notte.La zona si chiama Acquabella perch l'acqua sgorgava spontaneamente
da molti fontanili in V.le Argonne e dintorni.
I palazzi delle case popolari di via Guido Reni erano quattro con i cortili in mezzo, nel piano interrato
c'erano i lavatoi per lavare la biancheria o per i bisogni personali.
Queste case popolari sono state demolite circa 40 anni fa per far posto a dei palazzi signorili.
Mia sorella Elisabetta ed io andavamo a lavorare in uno stabilimento di tessuti vicino a Milano usando
la Stazione Nord per raggiungerlo.
Mio fratello Luigi era militare in Sicilia a Sciacca, fu preso poi prigioniero dagli inglesi dopo lo sbarco
e inviato in Gran Bretagna da dove riusciva a scriverci; stava certamente meglio di noi, mangiava tutti
i giorni e lavorava nei campi, per fortuna lui tornato in buona salute dalla prigionia;contrariamente
al mio futuro marito Nino Barretta che avendo rifiutato dopo l' 8 settembre di militare con i nazisti e i
fascisti era stato internato ad Amburgo poi tornato in Italia a fine guerra in condizioni penose.
C'era poco da mangiare con la tessera annonaria: il pane era poco, si mangiava poca carne bollita,
zampe di pollo, polenta e tante zucchine cotte.
Noi eravamo poveri e non potevamo ricorrere al mercato nero, alcune volte degli amici andavano
nelle campagne in bicicletta e portavano qualcosa di meglio da mangiare.
Mio padre era un uomo molto riservato che non frequentava il partito fascista, era decisamente
antifascista ma nascondeva accuratamente la sua avversione al regime.
Non aveva la tessera del partito, ma veniva rispettato come reduce decorato della 1a Guerra
Mondiale. Aveva un impiego di notte presso l'acquedotto del Comune e di giorno faceva il
materassaio. Mia madre Emilia faceva i servizi presso una famiglia di ricchi ebrei. La famiglia era
composta dal padre anziano, due sorelle di circa 30anni e un fratello 40enne che era direttore di
banca. Vista la sua posizione, aveva ben capito subito l'inizio delle persecuzioni contro gli ebrei: per
il dispiacere di questi eventi il padre anziano, un giorno che era distratto e disperato, era andato sotto
il tram scendendo dal marciapiede. I figli sono poi tutti scappati dall'Italia e il loro bell'appartamento in
Centro stato occupato da una famiglia di fascisti.
A questo proposito ricordo che un giorno che passavo in V.le Romagna ho visto una lunga fila di ebrei
che cominciava da Viale Argonne poi per V.le Romagna, c'erano bambini in braccio, anziani, donne,
insomma alcune centinaia di persone, con poche masserizie o niente che venivano condotti a piedi
alla Stazione Centrale.

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Non sono pi tornati e i loro appartamenti sono stati subito occupati da famiglie di fascisti.
Durante i bombardamenti le sirene suonavano e noi ci rintanavamo nelle cantine portandoci le
condele perche' la luce veniva spenta, eravamo in mezzo all' immondizia e ai topi.Le porte delle
cantine erano di legno pertanto non avrebbero retto a spostamenti d'aria, figuriamoci di peggio.
L'unico rifugio sicuro era molto distante in Rubattino, questi coni di cemento armato (foto) potevano
contenere poche persone e ricordo che il ricambio d'aria era assicurato da ventole mosse da
biciclette. Ricordo solo che le notti con I bombardamenti pi terribili sono state in agosto del 1943 con
molte vittime e centinaia di case rase al suolo.
Un mio vicino si rifiutava di scendere nelle cantine e apriva le finestre guardando
in aria ed stato colpito dai vetri infranti. Alcune volte non vi era preavviso ai
bombardamenti, io non mi ricordo di aver visto i fasci di luce dei riflettori, di aver
sentito le cannonate dell'antiaerea, di aver visto I nostri caccia contrastare i
bombardieri n aver visto un bombardiere alleato cadere o un rottame in zona.
Noi temevamo sopratutto l'aereo che chiamavamo Pippo, un caccia monomotore
che mitragliava sistematicamente i passanti. Un giorno ero in strada in P.le Susa e Pippo mi ha
visto, ha virato e mi ha mitragliato; mi sono salvata per un filo bussando disperatamente ad un
portone dove mi sono rifugiata. Per noi disinformati dal regime tutti gli aerei, salvo i bombardieri,
erano i Pippo sia che mitragliassero dei facili bersagli o segnassero con gli spezzoni al fosforo le zone
da bombardare.
Onestamente io per non vedere le macerie e le rovine mi aggiravo poco in zona Citta' Studi
preferendo percorsi sicuri vicino a casa, nel quartiere c'erano le fabbriche della Bianchi e della
Innocenti che attiravano le bombe.
Noi non eravamo aggiornati sulle vicende della guerra n sui bombardamenti sulle altre citta italiane, i
giornali davano false notizie come del resto anche la radio (che non avevamo) ma mi ricordo
nitidamente il rancore dei milanesi bombardati verso il regime e l'invito rivolto verso l'alto nei momenti
di pericolo ad andare a bombardare Roma invece che Milano!
Abbiamo imparato a nostre spese cosa fossero gli effetti degli spostamenti d'aria delle
esplosioni e gli effetti devastanti degli spezzoni incendiari rilasciati a tappeto. Quando
uno spezzone incendiario cadeva sulle case bisognava accorrere subito con i secchi di
sabbia per spegnerlo, noi non avevamo gli estintori.
Anziani, malati e bambini non erano stati evacuati dalla Citta' ed erano stati lasciati
inermi sotto le bombe. Dopo tanti anni ho saputo che invece gli inglesi avevano trasferito i loro
bambini dalle citt bombardate portandoli al nord.....
Ricordo che la mia amica Pinetta lavorava come commessa in un bel negozio di porcellane in C.so
Vittorio Emanuele di proprieta' di un distinto signore tedesco. Poi il proprietario era stato richiamato
in patria e non piu' tornato; quando Pinetta ha saputo che la Galleria era stata
bombardata siamo andate a piedi al negozio: era completamente distrutto ma
erano rimaste intere solo due tazzine e il bricco del latte di porcellana di Bavaria
Schumann, che adesso conserva mio figlio come ricordo e che sono ancora
perfette dopo tutti questi anni.(foto)
Alla fine della guerra sono arrivati a Milano i partigiani che cercavano i fascisti nelle
case popolari per ucciderli o processarli. Ho visto in P.le Susa con i miei occhi uccidere senzza
processo un fascista da loro ricercato: si era vestito da prete ma lo hanno riconnosciuto lo stesso.

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Un altro fascista (cattivo) abitava vicino a noi nelle case popolari stato ucciso poco tempo dopo da
un uomo in bicicletta che gli ha sparato con la pistola.
Le vendette sono continuate per mesi e
mesi dopo la fine del conflitto.
Ricordo la morte di Mussolini: il mattino presto arrivato mio padre che aveva lasciato il lavoro e ci
ha detto che la guerra era finita e che Mussolini e la sua amica pendevano a testa in giu' legati ad
una palizzata in legno in P.le Loreto. Io sono corsa per vederli poi arrivata cosi tanta gente che me
ne sono andata via anche perch lo spettacolo non era proprio dei pi edificanti.

Annamaria Bertelli

Agosto 2011

(a cura di Valter Barretta ottobre 2015)

Per approfondimenti sui bombardamenti su Milano consiglio di leggere il libro


di Antonio Quatela Pippo vola sulla citt - edizione Mursia - dove sono raccolte
molte testimonianze di persone che hanno vissuto questo periodo. Il libro era gi
in fase di stampa prima che la testimonianza di mia madre fosse redatta,
peccato.

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