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VOLEVANO UCCIDERE HITLER

I principali attentati dei militari tedeschi


Premessa
Il giorno 21 marzo 1933, poco dopo l'
ascesa al potere di Adolf Hitler, gli
ufficiali e i soldati sfilarono al passo
dell'oca davanti al nuovo Cancelliere del
Reich al cui fianco era l'anziano e
malato Presidente Paul von Hindenburg
che godeva del rispetto e della stima
delle forze armate. Erano i due uomini che il 30 gennaio 1933 avevano
fatalmente predeterminato il futuro della Germania,di fatto in quella data
Hindenburg aveva nominato Hitler nuovo Cancelliere del Reich.
Al centro di questo articolo vi sono i complotti e le vite di ufficiali, spesso
appartenenti all'aristocrazia, che si trovarono riuniti in una sacca di
dissenso che poi divenne resistenza al regime nazista trasformando la
loro iniziale fedeltà al partito nazista e al dittatore fino ad arrivare agli
attentati per liberare la Germania dalle presenze criminali che la stavano
trascinando verso la catastrofe.
La Wehrmact – il giuramento di fedeltà
Il giorno prima della morte di Hinderburg, avvenuta il 2 agosto 1934,
Hitler emanò una legge che univa le funzioni di Cancelliere (Capo del
Governo) a quella del Presidente (Capo dello Stato). Il giorno 20 agosto
1934 il Governo emise la ”Legge sulla fedeltà dei militari e dei pubblici
dipendenti” che furono costretti a prestare giuramento a Hitler invece
che al Popolo e alla Patria come invece formulato nel precedente
giuramento valido fino alla morte di Hinderburg
Il giuramento prestato dai militari della Reichswehr, introdotto da un
entusiasta Werner von Blomberg il 20 agosto 1934, fu così modificato :
“Assumo davanti a Dio il sacro impegno di prestare ubbidienza
incondizionata al Fuhrer del Reich e del popolo germanico, Adolf Hitler,
comandante in capo della Wehrmacht, e di comportarmi da valoroso
soldato in ogni momento, pronto a sacrificare la mia vita per mantenere
questo giuramento”
Fu una formula di giuramento che non consentiva alcuna riserva nonché
alcuna via di uscita e che condannò milioni di militari tedeschi di
qualsiasi grado e ceto. L'impegno di fedeltà reso personalmente a Hitler
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fu una scelta fatale per tutti, concepita astutamente dal dittatore per
garantirsi un seguito incondizionato.
Un soldato semplice commentò : “ho dovuto barattare la mia coscienza
in cambio dell'impegno ad obbedire..oggi direi a obbedire proprio
ciecamente”.
Dopo il 1935 molti tedeschi optarono per la carriera nell'esercito o nelle
industrie belliche che il regime ricopriva di commesse e di incarichi
trasformando la Wehrmacht in una macchina bellica efficiente e
devastante, solo nel 1933 disponeva di soli 100.000 uomini senza carri
armati né aerei a causa dei Trattati di Versailles; la diffusa voglia di
rivincita dopo la sconfitta del 1918 agevolò nel Capo dello Stato il
compito di vincolare a sé con il giuramento tutti i militari; la Prima Guerra
Mondiale fu una sconfitta che aveva comportato per i militari un
declassamento sociale avendo perso la loro posizione di preminenza
mantenuta fino ad allora dall'élite conservatrice dell'Impero del Kaiser,
ma nonostante le pesanti restrizioni nel 1928 venne approvato un piano
di riarmo, inizialmente seguito dal generale Hans von Seecky poi da
Werner von Blomberg che divenne Ministro all'avvento del potere di
Hitler il 30 gennaio 1933. Il veloce ampliamento delle risorse e degli
effettivi delle forze armate ebbe una conseguenza ulteriore: l'aumento
del prestigio e del consenso verso il regime nazista tra gli ufficiali che
avevano passato lunghi anni in attesa di un riconoscimento sociale ed
economico.
L'intreccio tra la Wehrmacht, Hitler e il regime nazista venne
definitivamente cementato nel giugno 1934, quando le SS
assassinarono circa 200 dirigenti delle SA, il loro capo Ernst Rohm –
fidato compagno di percorso di Hitler – e numerosi dissidenti politici
durante “la notte dei lunghi coltelli” cancellando il potere delle camicie
brune che erano percepite dall'Esercito come una pericolosa e troppo
numerosa concorrenza, confermando così la Wehrmacht come l'unica
forza armata della Germania.
Von Blomberg venne poi allontano nel 1938 per uno scandalo sul suo
matrimonio e il suo successore generale Werner von Fritsch subì la
stessa sorte a causa di torbidi scandali sessuali (o perlomeno queste
furono le motivazioni ufficiali...).
Gli scandali ebbero il risultato cui Hitler mirava da tempo: il Fuhrer
assunse di persona il comando supremo della Wehrmacht (OKW)
vincolando a se stesso strettamente le competenze e le decisioni
militari, politiche ed economiche. Un incarico assoluto che negli anni
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successivi produsse errori criminali sia tattici che strategici
condannando i militari a disastri che si potevano evitare se i generali
(ben più abili del dittatore..) avessero avuto più autonomia e libertà di
azione.
Gli individui incerti all'interno dei Comandi della Wehrmacht furono
emarginati e alcuni progetti di colpo di Stato concepiti da Ludwig Beck e
Franz Halder si rivelarono, per difetto di determinazione e di coesione,
inattuabili. Quando, durante la Campagna di Polonia, alle spalle della
Wehrmacht che avanzava vittoriosa, le unità delle SS e le
Einsatzgruppen ridussero le popolazioni locali in miseria e
massacrarono i civili, pochi militari posero obiezioni come il generale
Johannes Blaskowitz che poi fu costretto da Hitler a fare le valigie e a
levarsi di torno.
La clamorosa sconfitta della Francia e della Gran Bretagna durante la
Campagna di Francia nel 1940 conferì pubblicamente in tutto il mondo
l'aura di invincibilità a Hitler che si vantò di essere il più brillante
condottiero - al pari di Napoleone - nonostante il suo primo fatale errore
a Dunkerque in cui permise il reimbarco delle truppe britanniche.... .
Il dissenso e la resistenza in uniforme
Dopo il 1939 la Wehrmacht fu l'unico centro di potere che sarebbe stato
in grado di tenere testa al regime nazista, ma allora soli pochi uomini
della resistenza avevano la consapevolezza che lo Stato nazista
costituisse un attentato alla coscienza del mondo e che se Hitler non
fosse stato eliminato (e certamente non soltanto lui..) la Germania
sarebbe andata incontro al disastro.
Validi comandanti di truppe come Erich Hoepner, Karl Heinrich von
Stulpnagel, Henning von Treskow, Philipp von Boeselager e Klaus von
Stauffenberg presero l'iniziativa, delusi dalla indifferenza dei
feldmarescialli e dei generali davanti alle atrocità che si stavano
commettendo anche da parte della Wehrmacht medesima.
E' meglio precisare che gli uomini che si proposero di uccidere il folle
psicopatico e di far finire la guerra furono in fine dei conti dei congiurati
solitari, sorretti dal loro dovere morale di dimostrare al mondo che non
tutti si erano schierati con i crimini commessi in tutta l'Europa occupata.
Comunque, la resistenza in uniforme non si limitò al solo corpo degli
ufficiali, molti soldati si rifiutarono di compiere atti criminali oppure li
ignorarono piuttosto che li travisarono, specialmente durante la
Campagna di Russia.
Nel 1938 Hitler espose la Germania a un imminente pericolo di guerra
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pretendendo che la Cecoslovacchia cedesse alla Germania il territorio
dei Sudeti (Boemia,Moravia e Slesia) abitato da migliaia di tedeschi che
volevano ritornare sotto la bandiera nazionale.
In realtà questi territori interessavano la Germania nazista per le loro
ricche risorse minerarie e per la presenza della più grande industria
siderurgica, la Skoda, che produceva carri armati moderni ed altri
armamenti (che furono immediatamente acquisiti a centinaia già
operativi e senza i quali la Francia non sarebbe stata sconfitta..)Negli
anni successivi gli operai della Skoda lavorarono duramente senza
dissensi agli ordini dei direttori tedeschi producendo blindati, carri
armati e molti utili veicoli .
Per la prima volta all'interno della Wehrmacht si manifestò una sacca di
dissenso o meglio una concreta resistenza contro il Fuhrer: alcuni
ufficiali e generali riuniti attorno ad Halder e altri ufficiali del
controspionaggio (l'Abwehr, diretto dall'ammiraglio Wilhelm Canaris)
presero in considerazione di effettuare un colpo di Stato per rimuovere il
dittatore con la forza, ma l'Accordo di Monaco del 29 settembre 1938
dovuto alla conciliante rassegnazione (appeasement) di Gran Bretagna
e Francia (cui erano ministri Edmond Daladier e Neville Chamberlain) li
spiazzò completamente: il “giocatore d'azzardo” aveva fatto ancora una
volta la mossa giusta, salvo in seguito stracciare disinvoltamente ogni
accordo. (foto di Hitler con Daladier e Chamberlain).
L'ordine di giustiziare immediatamente i commissari
politici sovietici (“decreto commissari” del 6 giugno
1941) aveva provocato indignazione nella sensibilità
giuridica di molti ufficiali tra i quali il tenente colonnello
Henning von Tresckow che aveva commentato “se
non riusciremo a revocare questo ordine la Germania perderà
definitivamente il suo onore”; von Tresckow intervenne presso il
feldmaresciallo Fedor von Bock (suo zio) con la mossa calcolata di un
ufficiale prussiano aristocratico di famiglia molto stimata e ben
conosciuta che aveva nelle sue radici prussiane ben radicati i principi di
libertà e di giudizio autonomo. Alcuni alti ufficiali, tra i quali naturalmente
anche Tresckow, rimasero indignati anche dal “decreto sulla
giurisdizione” che copriva i delitti compiuti dai soldati della Wehrmacht
contro le popolazioni occupate, un decreto anch'esso emesso
contemporaneamente al “decreto commissari” ben prima dell'attacco
all'Unione Sovietica, l'Operazione Barbarossa.
Von Bock inviò a Berlino un suo emissario che non venne minimamente
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ascoltato, i numerosi feldmarescialli non avevano il fegato di
contrastare Hitler e temevano i suoi frequenti scoppi d'ira.
In fin dei conti l'élite degli ufficiali tedesco-prussiani era divisa e incerta
tra la percezione personale della responsabilità morale del singolo e
quella della loro tradizione di disciplina e di obbedienza.
Inoltre dopo i clamorosi successi iniziali (successi che erano stati
sopratutto dei militari) Hitler rovesciò sui generali
un'abbondanza di prebende, assegnazioni e regalie che
ne corruppero la morale e la condotta; non solo, ma
l'aggressione all'Unione Sovietica coincise con il profilo
ideologico di tutta la classe conservatrice, fossero militari,
industriali, possidenti terrieri e finanzieri, contro il nemico
bolscevico da sempre percepito con avversione e timore,
nemico che essi avevano visto cancellare brutalmente e
velocemente tutta la proprietà privata in nome del collettivismo durante
gli anni della Rivoluzione Bolscevica.
Tresckow (foto) divenne dissidente e avversario di Hitler dopo la “notte
dei cristalli” del 9 novembre 1938, il pogrom antiebraico, che gli fece
capire che la Germania era governata da criminali che andavano fermati
e si vergognò doppiamente quando vide che nessuno aveva protestato
sia per l'accaduto che per la morte di almeno 400 ebrei solo in quei
pochi giorni. Era soltanto l'inizio delle persecuzioni, come sappiamo.
I complotti e i tentativi di eliminare il dittatore e il suo
entourage.
Il successo della “guerra lampo” contro la Francia rese la Wehrmacht
euforica, un entusiasmo al quale neppure gli ufficiali “resistenti” come
Tresckov, Stauffenberg e von Boeselager non riuscirono a sottrarsi e da
soldati svolsero i propri compiti nel modo migliore coerentemente con il
loro senso del dovere. Questi ed altri ufficiali presero conoscenza e
mutarono atteggiamento quando nell'autunno del 1941 le SS iniziarono
ad eliminare i maschi adulti e poi le donne e poi i bambini durante
l'invasione dell'Unione Sovietica, si resero conto che non erano singoli
episodi ma parte della concezione ideologica che Hitler aveva
pianificato per l'espansione dei territori occupati. Nella cerchia che si
stava formando intorno a Tresckov crebbe la convinzione che si
dovessero intraprendere delle azioni contro il dittatore e il suo criminale
entourage, vennero agganciate amicizie e legami personali all'interno
della Wehrmacht muovendosi precariamente in una specie di “triplice
gabbia” sia con i limiti delle incombenze dovute agli eventi bellici, sia
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cautamente al fine di evitare sospetti nella grande massa dei commilitoni
chiaramente legati al regime nazista.
Per fare un esempio, come del resto era già prevedibile, il
feldmaresciallo Erich von Manstein, uno dei ”grandi innovatori” della
guerra di movimento, cautamente interpellato respinse seccamente solo
l'idea di prendere iniziative; rispose di essere legato al dittatore dal
giuramento, di considerare se stesso solamente un esperto di questioni
militari e che un colpo di Stato era solo un alto tradimento: “i
feldmarescialli prussiani non si ammutinano !”
Al fine di evitare che la morte di Hitler potesse suscitare il caos più
completo – proprio in tempo di guerra – il piccolo gruppo di resistenti
comprese che occorreva accordarsi con il mondo dei civili cioè i politici,
come l'ex borgomastro di Lipsia, Carl Goerdeler, che si era ritirato dalla
sua lunga e brillante carriera politica per gravi dissensi con il regime.
Molti ufficiali furono presenti di persona o vennero informati dei crimini
commessi dagli sgherri delle SS nei territori occupati, per esempio in
Crimea le Einsatzgruppen massacrarono quarantamila ebrei, uccisioni di
massa che non poterono essere mantenute segrete. Fonti di archivio
testimoniano che lo Stato Maggiore venne sempre informato sulle
esecuzioni provocando spesso scosse nel morale di alcuni ufficiali, tra i
quali Rudolf von Gersdorff che scrisse nel suo diario “...le fucilazioni
sono considerate violazioni dell'onore dell'esercito tedesco e in
particolare del corpo ufficiali..i fatti in questione sono ormai divenuti noti
in tutti i loro aspetti e se ne parla al fronte molto più di quanto si
supponesse..”
Von Gersdorff, von Tresckov, von Kluge e molti altri ufficiali di stato
maggiore si erano a quel punto schierati con la resistenza anche perché
a quel punto era ormai evidente la portata dell'annientamento degli ebrei
e delle popolazioni civili nei territori occupati.
Dalla primavera del 1943 con la spirale della violenza che si accentuava
con il protrarsi della guerra e per le azioni dei partigiani – sempre meglio
organizzati – la Wehrmacht adottò sempre di più il criterio di creare delle
“zone morte” evacuando l'intera popolazione civile e di uccidere
chiunque vi fosse poi sorpreso in quanto ritenuto presunto partigiano,
fossero uomini, donne e bambini senza dimenticare le deportazioni in
massa di migliaia di lavoratori forzati russi nei territori del Reich,
lavoratori che furono poi trattati come schiavi nelle fabbriche ove vi era
fabbisogno di manodopera a costo zero.
E' interessante e poco noto chiarire la portata di tali azioni:
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- furono fatti prigionieri 5,7 milioni di soldati russi, dei quali circa 3 milioni
furono lasciati morire al gelo e di inedia nei campi di concentramento
(sotto lo sguardo soddisfatto di Himmler)
- 2,8 milioni di persone compresi i civili furono deportati nel Reich per
lavorare e di essi un numero incalcolabile morì di stenti, fatica e malattie
nelle fabbriche, anche in quelle sotterranee
- la fucilazione di partigiani e di civili sospetti fu un fenomeno
generalizzato in ogni settore del fronte orientale, si calcola che circa
mezzo milione di persone siano cadute vittime delle rappresaglie delle
truppe tedesche occupanti.
La condotta del regime di occupazione fu fin dall'inizio connotata da
alterigia razziale, pulizia etnica programmata e da una feroce fiducia
nella violenza repressiva. La decisione che la Wehrmacht dovesse
alimentarsi attingendo alle risorse locali, nonostante la convenzione
dell'Aja, ebbe conseguenze fatali per le popolazioni spogliate (meglio
saccheggiate) di ogni risorsa per provvedere al vettovagliamento dei
circa 3 milioni di soldati del Reich, con qualche eccezione per i contadini
Sovietici, mentre nelle città i divieti di libertà di movimento ostacolarono
drammaticamente la ricerca del cibo.
Dopo la rimozione del feldmaresciallo von Bock a causa dell'insuccesso
davanti a Mosca, il nuovo comandante Gunther von Kluge divenne
l'obiettivo delle accorte manovre persuasive di Treskow. Si sapeva che
von Kluge aveva spesso scontri assai aspri con Hitler e che non
nascondeva la sua opinione sulle scelte del dittatore che a suo parere
stavano portando alla rovina la Germania; pur non schierandosi
apertamente consentì a Tresckow di preparare l' azione impensabile e
inaudita di eliminare Hitler.
Gli attentati
Smolensk 13 marzo 1943 – primo tentativo (uno, due, fuoco !)
Quando Hitler annunciò la sua visita al gruppo di armate, il barone
Philipp von Boeselager, giovane ufficiale di stato maggiore, avviò i
preparativi affinché il dittatore non lasciasse vivo la sede dello stato
maggiore. Von Kluge si limitò ad annuire una volta informato. I congiurati
erano nove in tutto, quattro appartenenti allo stato maggiore e cinque
all'unità di cavalleria, tra i quali i due fratelli Philipp e Georg von
Boeselager e il capitano Schmidt-Salzmann
Fu concordato con precisione dove Hitler si sarebbe seduto, Kluge al
centro e Himmler alla sua sinistra. Gli ufficiali che avrebbero eseguito
l'attentato si sarebbero disposti a semicerchio in modo da poter sparare
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concentricamente sia a Hitler che a Himmler. Comunque era noto che
Hitler portava un sottile giubbotto antiproiettile e che il suo berretto era
foderato di metallo, pertanto era necessario sparargli in pieno viso.
Il copione prevedeva che appena Hitler si fosse seduto alla mensa
ufficiali Georg von Boeselager si sarebbe alzato in piedi per scandire ad
alta voce “uno, due..” e al tre ! tutti insieme avrebbero sparato a Hitler.
Quando Hitler arrivò all'aeroporto di Smolensk a bordo del suo
quadrimotore Focke Wulf 200 Condor (foto), Himmler non l'aveva
accompagnato e von Kluge, temendo una guerra civile tra l'esercito e le
SS, fece marcia indietro dimostrando comunque una irresolutezza
lacerante tra il suo senso di disciplina e la sua coscienza. Anche quando
l'Operazione Valchiria venne attuata il 20 luglio von Kluge, sapendo che
Hitler non era morto, non appoggiò i cospiratori.
Non va dimenticato che le Schutzstaffel avevano consolidato
costantemente la propria sfera di influenza in ogni ramo della vita
pubblica compresi banchieri e industriali, e che nel 1943 le Waffen SS e
le loro legioni composte da volontari stranieri contavano ben più di
400.000 soldati ben armati, disciplinati e motivati.
Quel giorno Hitler era di buonumore, contento di trovarsi in mezzo a veri
soldati, aveva fatto venire il suo cuoco personale e il suo medico, il dott.
Theo Morell, incaricato di assaggiare le sue portate; chino sul piatto con
i gomiti appoggiati al tavolo sgrufolava sul cibo offrendo uno spettacolo
indegno agli ufficiali prussiani abituati da sempre ad essere molto
compiti a tavola.
Ma Tresckow e gli altri cospiratori avevano un piano alternativo a quello
di giustiziare Hitler direttamente con le pistole, un piano che non
avrebbe coinvolto direttamente la Wehrmacht agli occhi di tutta la
Germania, scatenando inevitabilmente un prevedibile inferno dai
risultati imprevedibili.
Stesso giorno – secondo tentativo
Quando Hitler si avviò con il suo seguito verso l'aereo, Tresckow e gli
altri cospiratori chiesero al colonnello Brandt di portare a bordo una
cassetta chiusa destinata a un amico in patria. Il contenuto ? Due
bottiglie di Cointreau. L'ufficiale si prestò volentieri per la consegna, ma
il pacchetto conteneva dell'esplosivo e un detonare a innesco chimico
preparato da Schlabrendorff che avrebbe dovuto far saltare l'aereo in
volo nei pressi di Minsk. La differenza fondamentale tra l'attentato a
colpi di pistola e quello con la bomba sull'aereo era che non sarebbe
risultato un complotto dell'esercito ma solo un caso, un incidente di
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volo.
Purtroppo alcune ore dopo venne da Rastenburg - “la tana del lupo”- la
notizia che l'aereo era atterrato senza incidenti, evidentemente l'innesco
chimico non aveva funzionato a causa del freddo nella stiva di carico.
Preoccupatissimo, come tutti gli altri cospiratori, Schlabrendorff si
imbarcò il giorno dopo su un postale per Rastenburg e con grande
sangue freddo incontrò Brandt recuperando l'esplosivo e scambiando il
contenuto con due bottiglie vere.
20 marzo 1943 – terzo tentativo
Dopo appena una settimana il dittatore ebbe ancora una fortuna
sfacciata, uno dei collaboratori di vonTresckow, Rudolf von Gersdorff,
aveva organizzato a Berlino nell'ambito della cerimonia in onore dei
caduti – il Giorno degli Eroi - la presentazione nella sede dell'Arsenale
delle armi sottratte ai russi. Gersdorff (foto) aspirante attentatore suicida,
si era imbottito di esplosivo per far saltare in aria Hitler e se stesso; poco
prima dell'ingresso del Fuehrer aveva azionato il
detonatore che portava alla cintura, senonché quel
giorno Hitler aveva molta fretta e attraversò a passo di
carica l'esposizione non permettendo a Gersdorff, che lo
accompagnava, di attivare l'esplosivo. Fece appena in
tempo a disinnescare l'ordigno, correre in un bagno e
buttare il tutto in un water.
Il gruppo infine si rese conto che i piani della loro
congiura non erano ancora abbastanza maturi, occorreva un progetto
accurato di colpo di Stato,di fatto la sola eliminazione di Hitler non
avrebbe avuto altro risultato che preparare il posto ad un altro despota
molto probabilmente più sanguinario e vendicativo senza avere
minimamente intaccato il potere delle ormai potentissime SS e della
Gestapo.
Novembre 1943 – quarto tentativo
Un giovane capitano Axel von dem Busche, divenuto avversario dei
nazisti e di Hitler da quando aveva assistito alla fucilazione di
cinquemila ebrei a Dubno, si presentò a Tresckow e a Stauffenberg
dicendosi disposto a farsi saltare per aria insieme ad Hitler durante la
presentazione di nuove uniformi presso il quartier generale, ma le
uniformi finirono in cenere durante un bombardamento di Berlino e la
“sfilata di moda militare..”non ebbe seguito.
Marzo 1944 – quinto tentativo
Il capitano Eberhard von Breitenbuch sarebbe stato presente con il suo
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superiore ad un incontro sull'Obersalzberg (foto) con Hitler. Breitenbuch
si presentò volontariamente da Tresckow e concordò che avrebbe
sparato al dittatore in quella occasione: si sarebbe nascosto addosso
una piccola pistola Browning, visto che le armi di ordinanza dovevano
essere depositate all'ingresso; però un'attenta sentinella lo fermò, infatti
quel giorno gli aiutanti di campo non erano ammessi alle consultazioni.
Breitenbuch fece pazientemente anticamera per ore con la Browning
carica in tasca aspettando l'occasione giusta e, per sua fortuna,
nessuno lo fermo' né lo perquisì. E tutto finì tristemente così. Anche
stavolta Hitler era scampato alla morte per un caso assolutamente
imprevedibile.
La situazione bellica della Germania nel 1944
La Germania nel luglio del 1944 era arrivata alla svolta in cui tutte le
speranze di conseguire la vittoria finale erano scemate. Gli Alleati erano
sbarcati in forze nel nord della Francia, all'est l'Armata Rossa era in
netta offensiva con il fronte orientale in procinto di crollare, il nord Africa
era andato perduto da tempo e gli Alleati avanzavano in Italia. I
bombardamenti strategici si concentravano sulle fabbriche, sulle città e
sulla rete ferroviaria provocando devastazioni inimmaginabili, gli jabos
(Jagdbomber-cacciabombardieri) mitragliavano tutto quello che si
muoveva di giorno, i singoli treni, il traffico su strada e sui fiumi, e la
benzina sintetica prodotta per idrogenerazione del carbone prodotta
nella Ruhr cominciava a scarseggiare. Le 22.000 tonnellate di bombe
piovute sull'industria petrolifera tedesca ridussero la produzione a meno
di 300.000 tonnellate provenienti da tutte le fonti, appena il 20 per cento
di sei mesi prima.
Le importanti raffinerie di Ploesti in Romania erano già state distrutte
dai bombardieri americani B-24 Liberator e i sovietici le occuparono a
settembre.
Negli Stati Uniti (che non sono mai stati bombardati in tutta la loro storia)
la produzione complessiva di navi, aerei, carri armati, armamenti
superava di almeno dieci volte quanto la Germania potesse mai
produrre anche sotto l'attenta regia dell'architetto Albert
Speer. Lo stesso accadeva in Unione Sovietica anche se gli
operai e le operaie russe lavoravano nelle fabbriche
spostate oltre gli Urali in condizioni molto peggiori di quelli
americani. Una curiosa icona delle donne operaie
americane che sostituirono gli uomini in guerra rimane
Rosie the Riveter (Rosa la Rivettatrice) comunemente usata
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come simbolo dell'impegno lavorativo delle donne e del loro potere
economico (poster di propaganda). Per fare una comparazione
esaustiva, nel 1944 grazie alle fabbriche decentrate e sotterranee e
all'impegno di Erhard Milch la Germania produsse ben 40.000 aerei
sopratutto da caccia, gli Stati Uniti ne sfornarono 96.300, la Gran
Bretagna 27.000 e i sovietici 40.300. Una sproporzione che diede agli
Alleati il fondamentale dominio dell'aria nonostante la professionalità e
l'esperienza dei piloti tedeschi.
Dopo la fine della guerra fu chiesto al feldmaresciallo Milch quale fosse
la cosa che si rimproverava maggiormente e la risposta fu:” i 140.000
caccia mai costruiti...!” ma il suo era un sogno, una cifra irraggiungibile a
causa dei bombardamenti strategici.
Hitler e i capi nazisti si preoccupavano puntualmente del fronte interno,
cioè dell'opinione pubblica: effettivamente nei primi quattro anni di
guerra i cittadini tedeschi mangiavano meglio di quelli inglesi (e non ci
vuole molto..). Sei milioni di lavoratori, più che altro stranieri, erano
impiegati nelle industrie, i ricchi proprietari impiegavano ancora
1.400.000 collaboratori domestici stranieri cui si aggiunsero decine di
migliaia di ragazze arrivate dall'Ucraina. Aggiungendo i prigionieri e i
lavoratori coatti, la presenza di stranieri da sorvegliare in Germania
aveva raggiunto numeri così impressionanti che una loro ribellione di
massa, con tutti i soldati impegnati nei tre fronti, avrebbe compromesso
gli eventi bellici e la stabilità della Nazione.
Da qui la creazione dell'esercito territoriale - cioè quello di riserva - e l'
“Operazione Valchiria”.
20 luglio 1944 - “Operazione Valchiria” - sesto tentativo
In origine l'”Operazione Valchiria” era un piano per reprimere con
l'esercito territoriale una possibile sommossa delle
migliaia di lavoratori coatti stranieri in Germania;
l'idea che venne ai cospiratori fu di elaborare un piano
sovrapposto a “Valchiria” che, sfruttando il potere e l'
autorità dell'esercito territoriale nel fronte interno,
avrebbe coperto il loro vero tentativo di colpo di stato
accusando i vertici nazisti di avere complottato per
l'eliminazione di Hitler. L'epicentro del progetto era comunque la morte
del dittatore e di alcuni importanti gerarchi.
L'obiettivo dei congiurati era di stipulare la cosiddetta “soluzione
occidentale” con l'America e la Gran Bretagna, vale a dire la fine delle
operazioni belliche ad ovest e il ritiro dalla Francia delle truppe tedesche
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entro i confini del Reich.
Tutti comunque erano a conoscenza che la prospettiva di un nuovo
Governo tedesco disposto a porre fine alla guerra non era gradita agli
Alleati; la richiesta di “resa incondizionata” era già stata
comunicata durante la Conferenza di Casablanca nel
gennaio 1943 (foto) impedendo ogni altra soluzione
possibile; obiettivamente questo progetto dei congiurati era
un mera illusione, ma almeno avrebbero dimostrato al mondo
intero la volontà di deporre un regime criminale.
Il conte Claus Schenk von Stauffenberg ricoprì dal settembre 1943 la
funzione di capo di stato maggiore dell'esercito territoriale, era un
ufficiale competente e capace, invalido di guerra mitragliato da un Jabo
in Tunisia nel luglio 1943; discendente di una antica famiglia
aristocratica era indignato per la brutalità della politica di occupazione
all'est e non nascose a Tresckow la sua disposizione al tirannicidio.
Von Stauffenberg si mise instancabile al lavoro per rielaborare
“Valchiria” onde adattarlo alla congiura, inoltre il suo importante incarico
gli dava la possibilità di presenziare alle riunioni nella “tana del lupo” a
Rastenburg, il quartier generale di Hitler a oriente. Il progetto era di far
detonare l'esplosivo in quel bunker, poi sarebbe tornato in aereo a
Berlino per coordinare gli interventi previsti dall' “Operazione Valchiria”
mobilitando l'esercito territoriale in Germania e coinvolgendo le truppe
tedesche nella Francia occupata. Qui il comandante delle truppe, il
generale Karl Heinrich von Stulpnagel, avrebbe mosso le pedine per
garantire la riuscita del complotto.
Contemporaneamente il comandante della piazza Hans von
Boinenburg-Lengsfeld avrebbe fermato ed arrestato le SS e la Gestapo
nelle loro caserme e nei loro alloggi privati.
Eseguite con successo queste azioni il feldmaresciallo von Kluge,
comandante in capo del fronte occidentale, avrebbe negoziato
l'armistizio con gli americani e i britannici, cioè la cosiddetta “soluzione
occidentale”. Naturalmente tutto il piano era concentrato sull'ipotesi della
morte di Adolf Hitler dentro la sua “tana del lupo”, una imponente
fortificazione dotata di aeroporto, di stazione ferroviaria e di bunker in
cemento armato.
La valigia contenente i panetti di esplosiv fu conservata inizialmente da
Philipp von Boeselager che era l'artificiere del gruppo, poi segretamente
dal generale Helmut Stieff, poi consegnata al luogotenente Hertwarth
von Bitterfeld e infine nell'estate del 1944 fu recapitata a Claus von
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Stauffenberg che era stato addestrato sul loro utilizzo. I cospiratori
ritenevano necessario eliminare sia Himmler che Goering i fedelissimi
del dittatore, soggetti spietati estremamente pericolosi per il loro potere
nello stato nazista, cogliendo se possibile l'occasione per eliminarne
almeno tre.
Il giorno 11 luglio alla riunione mancava Himmler e Stauffenberg rinunciò
all'attentato, lo stesso accadde il 15 luglio quando erano presenti
Goering e Himmler ma il Fuhrer venne chiamato fuori
dalle stanze.
Quel giorno fatale il 20 luglio 1944 von Stauffenberg
per l'ansia e la fretta e una mano mutilata infilò nella
borsa soltanto una carica esplosiva che detonò
regolarmente e uccise tre ufficiali e lo stenografo ma
non Adolf Hitler protetto dal pesante tavolone in legno,
per giunta la riunione era stata spostata per il caldo in una costruzione
in legno che dissipò l'effetto dell'esplosione.(foto di Hitler e Mussolini
nel locale distrutto). Convinti che Hitler fosse morto i congiurati
attivarono Valchiria, a Parigi 1.200 tra SS e Gestapo furono arrestati per
ordine di von Stulpnagel ma poi si seppe che il dittatore era ancora vivo,
le SS vennero rilasciate adducendo che si era trattato di una
esercitazione. La stessa sera a Berlino un fanatico ufficiale nazista
fece fallire definitivamente il colpo di stato, il maggiore Remer ebbe dei
dubbi sullo stato reale dell'emergenza e recatosi da Goebbels ebbe la
conferma che Hitler era vivo, pertanto ordinò alle sue truppe di
circondare il gruppo di congiurati e li fece arrestare. Dopo poche ore nel
cortile interno degli edifici della Bendlerstrasse furono immediatamente
fucilati von Stauffenberg, Albrecht Merz, Bernd von Heften e il generale
Friedrich Olbricht.
Il generale Henning von Tresckow, che era in servizio nei dintorni di
Varsavia si fece accompagnare in un bosco e si suicidò con una
granata. Von Stulpnagel si sparò una rivoltellata in testa ma purtroppo
sopravvisse, fu torturato e poi impiccato nel carcere di Plotzensee.
Il feldmaresciallo Gunther von Kluge si suicidò il 17 agosto
con una capsula di cianuro.
Hitler stesso diede l'ordine affinché i congiurati venissero
“impiccati e appesi come bestiame”.
Le settimane dopo il 20 luglio furono caratterizzate da
interrogatori, arresti, torture e processi, complessivamente
21 generali e 33 ufficiali furono giustiziati. La Gestapo arrestò 600
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persone compresi i figli, le mogli e altri parenti in base al “principio della
corresponsabilità dei famigliari” che vennero internati nei campi di
concentramento ove molti trovarono la morte. Un tributo di vite elevato
se si riflette che, in fin dei conti, meno di 200 militari erano coinvolti nella
congiura e che non tutti – come il giovane tenente Philipp von
Boeselager – furono identificati e arrestati. Il compito di von Boeselager,
ufficiale di cavalleria, era quello di coordinare le truppe di cavalleria e
con esse raggiungere Berlino per arrestare i membri della Gestapo.
Von Boeselager scampò alle vendette della Gestapo e visse in Francia
riconosciuto come un eroe e insignito delle più alte onorificenze francesi
e tedesche.(foto)
In sintesi, infine, il colpo di Stato si sarebbe messo in moto dall'alto
attraverso ordini ufficiali anche se modificati, l'esercito territoriale
avrebbe assunto il potere esecutivo, le truppe avrebbero occupato i
punti chiave, i comandi delle SS e della Gestapo e infine tutto il Paese.
Questo era il piano completo e capillare che precedentemente mancava
ai congiurati; oltre che da von Stauffenberg gli ordini esecutivi furono
riscritti a macchina anche dalla moglie di von Tresckow e da una loro
amica. Queste persone non erano dei temerari superficiali ma degli
attenti pianificatori che erano riusciti ad allargare la loro rete della
congiura sia nella resistenza civile che in nuovi alleati militari.
Gli uomini che agirono il 20 luglio superarono il loro conflitto di lealtà, il
giuramento verso la persona di Adolfo Hitler, fu la “rivolta delle
coscienze” di una giovane generazione di ufficiali di stato maggiore che
trovavano immorali le personalità che li guidavano, specialmente il
dittatore, i cui criminali errori di strategia stavano provocando un disastro
sia nelle forze armate che nei civili portando la Germania verso la
distruzione finale.
La storia di questo attentato è stata descritta in molti libri e film, l'ultimo
kolossal è fondamentalmente corretto e interessante, salvo aver affidato
la figura di von Stauffenberg a un attore americano che proprio non
somiglia a quell'ufficiale aristocratico di bell'aspetto e molto più distinto,
a parere dello scrivente una discutibile scelta della
produzione....solo di cassetta.
Il feldmaresciallo Erwin Rommel
Il 17 luglio 1944 il feldmaresciallo Erwin Rommel fu
vittima del mitragliamento di due Jabos mentre
viaggiava sulla sua auto scoperta riportando ferite che
avrebbero ucciso un uomo meno robusto e determinato. Rommel aveva
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esposto coraggiosamente in un rapporto diretto a Hitler l'inutilità di
continuare a combattere e le ragioni per cui riteneva indispensabile e
urgente la “soluzione occidentale”; nel suo scritto rimasto inascoltato si
nota la lucida espressione del suo senso di responsabilità di
comandante militare stimato anche dai nemici. Rommel non partecipò
alla “Operazione Valchiria” ma in seguito non nascose a nessuno la sua
idea di esautorare Hitler e di porsi lui stesso come unico interlocutore
credibile per stipulare la fine delle belligeranze ad ovest nel tentativo di
salvare la Germania. Durante uno dei tanti screzi con Hitler gli aveva
chiesto “credete veramente che potremo ottenere la vittoria finale cui
miriamo ?” Hitler rispose “no!” e allora Rommel insisté “ Vi rendete conto
delle conseguenze di una sconfitta?” e il dittatore rispose “so che è
necessario fare la pace con una parte o quell'altra, ma nessuno farà la
pace con me”. Parole dure che accesero la decisione di togliere la sua
presenza dal palcoscenico.....Accusato da Hitler e da Keitel di aver
partecipato alla cospirazione, il 14 ottobre 1944 Rommel scelse il
suicidio piuttosto che un processo che avrebbe coinvolto anche la sua
famiglia (foto). Il funerale di stato fu impeccabile e il feldmaresciallo von
Rundstedt pronunciò un lungo e ampolloso discorso commemorativo.
La moglie Lucie e il figlio Manfred rimasero disgustati da questa
finzione ma dovettero fare per forza la faccia di circostanza. Rommel fu
l'ultimo vero condottiero nel senso classico del termine sorretto da una
rettitudine di soldato che aveva meritato il rispetto di tutti, non ultimi i
suoi soldati e i nemici; Rommel ha indubbiamente incarnato nel XX
secolo la più genuina attitudine al comando, la fulminea genialità tattica
e una lungimirante visione strategica. Il figlio Manfred fece una brillante
carriera politica nella CDU, fu eletto due volte sindaco di Stoccarda,
ebbe numerose onorificenze, pubblicò numerosi libri ed è morto nel
1996.
Un altro congiurato, l'ammiraglio Wilhem Franz Canaris
Come coronamento della sua brillante carriera in Marina nel 1935
diventò capo dell'Abwehr (servizio segreto militare) con il grado di
ammiraglio pur non facendo mai parte del partito nazista.
Nella marina tedesca non si usava il saluto nazista e gli
appartenenti al partito non facevano un grande carriera per
diretta volontà del grandammiraglio Erich Raeder. Tramite la
sua fitta rete di informatori Canaris si rese conto della
brutalità degli omicidi di massa commessi dalle SS, riunì
intorno a sé ufficiali fidati e funzionari pubblici allo scopo di
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eliminare Hitler e trattare la resa con gli Alleati a ovest. L'ammiraglio non
sfuggì alla caccia spietata dei cospiratori, venne arrestato dalla
Gestapo, incatenato, torturato e infine strangolato il 9 aprile 1945 con
una corda di pianoforte, come bestiame...
Verso la fine – la lotta ad oltranza – le diserzioni
Dopo il fallito attentato e la conseguente ondata repressiva nessuno dei
comandanti militari osò più suggerire la resa, diversamente dagli anni
del Kaiser il potere della politica si era imposto sui vertici militari, Hitler
era riuscito a ridurre l'élite dei militari ad una funzione non decisionale
ma solo operativa. La “guerra totale” fino al tracollo fu il principio
basilare dell'ideologia nazista cioè la disfatta come obiettivo della lotta,
di fatto negli ultimi quattro mesi di guerra 1,3 milioni di soldati tedeschi
morirono, pari a un quarto delle perdite totali dell'intero conflitto.
Nel suo Mein Kampf Hitler aveva scritto “ ..al fronte si può morire ma il
disertore deve morire ! “
I dati relativi al numero di disertori della Wehrmacht sono controversi a
causa del caos sui vari fronti e dell'ampiezza degli stessi; il valore
globale stimato alla fine del 1944 è di 300.000 casi di diserzione anche
se gli studi effettuati successivamente stimano circa 100.000 casi,
inoltre non è possibile distinguere effettivamente tra i dispersi, quanti
deposero le armi e si consegnarono al nemico oppure si diedero alla
clandestinità. Se consideriamo che nella Seconda Guerra Mondiale i
soldati della Wehrmacht erano 17,3 milioni la scelta di disertare
coinvolse apparentemente una minoranza, essa comunque fu la forma
più significativa di rifiuto del sistema all'interno della Wehrmacht e del
nazismo stesso. Le corti marziali trattarono 35.000 casi di diserzione,
furono inflitte 22.750 condanne a morte delle quali circa ben 15.000
furono eseguite.
Una ben diversa dimensione emerge dal confronto con il numero di
soldati nell'esercito del Kaiser che contava 13,5 milioni, dei quali
130.000 furono condannati per diserzione e solo 18 alla fine dei
processi furono giustiziati. Una giustizia militare ben più benevola
rispetto a quella nazista, che fu veramente feroce e criminale al finire
della guerra; inoltre è opportuno aggiungere che la Prima Guerra
Mondiale fu un conflitto terribile ma statico, di trincea, e i soldati avevano
ben poche occasioni di disertare senza essere notati dai loro
comandanti oppure uccisi dal nemico ignaro delle loro intenzioni. Nella
Seconda Guerra Mondiale la Germania occupò territori molto più vasti,
praticamente tutta l'Europa occidentale e buona parte dell' Unione
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Sovietica, agevolando così la fuga dai reparti di uomini che si nascosero
presso le popolazioni locali o si consegnarono alla Resistenza
specialmente quella francese, erano per lo più socialdemocratici e
comunisti scampati alle persecuzioni del regime, spesso inseriti nei
reparti di punizione.
Quando gli Alleati attraversarono il Reno a Remagen “il padre Reno”
entrando in Germania - come le armate di Napoleone di un secolo
prima - Hitler istituì un nuovo organismo per perseguitare i propri soldati,
la “corte marziale volante” che aveva il potere di accusare qualunque
soldato tedesco ed eseguire immediatamente la sentenza.
Dal 1943 il condizionamento ideologico aumentò in misura direttamente
proporzionale alle sconfitte militari, nella Wehrmacht furono creati i
“commissari politici” (NSFO) con funzioni di guida nonché,
inevitabilmente, di intimidazione e di vigilanza politica in quella
gigantesca organizzazione di massa militare tenuta fino ad allora
abbastanza lontano dalla politica nazionalsocialista, in curiosa analogia
con i commissari politici sovietici. Diversamente da quanto era avvenuto
durante gli anni del Kaiser, la politica era riuscita ad imporsi
decisamente sui vertici militari.
Le direttive di Hitler “tenere ad ogni costo le posizioni” provocarono su
tutti i fronti perdite terribili, ogni giorno perdevano la vita 5.700 soldati
della Wehrmacht, sopratutto all'est dove i militari opposero una strenua
resistenza tenendo le posizioni ad oltranza per il timore delle vendette
dei sovietici e di non riuscire a sopravvivere alla prigionia.(la stessa
sorte che loro avevano provocato nei soldati sovietici lasciati morire di
fame e di freddo nei campi di concentramento....)
La propaganda nazionalsocialista enfatizzò la necessità di difendere la
popolazione civile ma questa direttiva si rivelò una illusione o meglio un
inganno, in realtà la Wehrmacht nell'ultimo anno di guerra subordinò le
esigenze della popolazione civile a quelle belliche e troppo spesso i
civili furono abbandonati a se stessi. Le attrezzature militari avevano la
priorità sui profughi specialmente nelle sacche sul
Baltico, dove solo grazie all'impegno della
Kriegsmarine più di un milione di civili in fuga
furono evacuati sulle navi durante l'inverno del
1944/45 con temperature polari, in mezzo alle
tempeste di neve e sul mare ghiacciato.
Nel quinto anno di guerra proprio i soldati più
giovani continuarono ad essere legati al regime nazista, specialmente la
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generazione di adolescenti nati nel 1928 che erano vissuti nel pieno
dell'indottrinamento nazionalsocialista senza potersi confrontare con
altre realtà e che furono arruolati nella milizia nazionale, la Volkssturm
insieme a uomini anziani, invalidi e uomini fino ad allora necessari per
sostenere la produzione bellica. Questi ragazzini si
batterono ciecamente e molti furono abbattuti, erano
così indottrinati fino al fanatismo da denunciare gli
stessi parenti e amici per tradimento o disfattismo
(foto di un Hitler malato che stringe le mani di
quindicenni nelle loro divise troppo larghe..e immagine
di un anziano in addestramento con un Panzerfaust
anticarro). Queste persone si sacrificarono per assecondare la follia del
dittatore e del suo entourage (“che il popolo si sollevi e che scoppi la
tempesta !”) che vaneggiavano ancora sulla “vittoria finale”, vennero
coscritti un milione di cittadini, uomini con i capelli bianchi e ragazzini
ancora con le loro ultime scarpe da passeggio. Fu Martin Bormann – la
figura più oscura e potente del regime - a organizzare la milizia
nazionale che aveva il compito di integrare la Wehrmacht nella difesa
del Reich, questi cittadini, improvvisati combattenti, avevano in dotazioni
armi superate e spesso andarono a combattere indossando gli abiti
civili perché anche le divise ormai scarseggiavano. Fu il partito nazista
ad assumersi il compito di vestire, armare e nutrire questa gente che la
Wehrmacht accolse con scarsissimo entusiasmo anche perché questi
improvvisati soldati con il bracciale giallo erano sotto l'autorità di
Himmler e dei Gauleiter che li consideravano il loro esercito privato. Il
Volkssturm non ebbe alcun impatto sulla “guerra totale” che non fu
prolungata nemmeno di qualche settimana, di fatto non era possibile
contrastare la schiacciante supremazia della massa di milioni di soldati,
di aerei e di carri armati alleati, le armate più grandi di tutta la la Storia.
Rimane significativa la testimonianza dell'adolescente Lothar Ester
“..dovevamo scavare dei fossati e aspettare che i carri
Sherman americani ci passassero sopra per colpirli da
dietro con il Panzerfaust, avevamo un colpo solo ma un
nostro commilitone fu preso dal nervosismo e sparò la
testata perforante prima del previsto. La torretta del carro
volò via e gli equipaggi degli altri Sherman ruotarono i carri
sopra le nostre postazioni girandoci sopra finché le buche furono
schiacciate con dentro i giovanissimi soldati, poi arrostirono gli altri nei
fossati con i lanciafiamme..... io rimasi vivo perché la mia buca non fu
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scoperta..”
Fu il tragico capitolo finale di un esercito che pochi anni prima aveva
conquistato baldanzoso tutto il Vecchio Continente e il Nord Africa.
Nota finale
Fu una durissima lezione per quella che si riteneva la “razza superiore”
appartenente all'immaginario ceppo teutonico destinato a dominare l'Europa,
principio di cui Joseph de Gabineau fu il fondatore poi ripreso da Alfred
Rosenberg e che la propaganda nazista sfruttò ampiamente manipolando e
indottrinando un popolo intero che attuò con poche esitazioni il progetto di pulizia
etnica nella ricerca dello spazio vitale (lebensraum) trattando le popolazioni dei
territori occupati come sub umani (untermenschen); questo fu un errore
madornale. Se si fossero comportati in modo diverso questi popoli si sarebbero
alleati con la Germania, specialmente quelli che volevano liberarsi dal giogo dei
bolscevichi. Con ostinata fedeltà nell'esecuzione degli ordini la Wehrmacht,
servitore in uniforme del nazismo, combatté una guerra di annientamento e alla fine
di autodistruzione che non ha precedenti come dimensione in tutti i conflitti della
Storia. Nonostante i 41 attentati (il calcolo è incerto..) alla sua persona Hitler
sopravvisse contro ogni previsione fino al momento in cui le truppe sovietiche
furono alla sua porta, come se un demone lo avesse protetto in tutti quegli anni.
In questa nota finale non si può omettere il presidente del Tribunale del Popolo
Roland Freiser, il grande inquisitore di Hitler, l'uomo che condannò a morte i
congiurati del 20 luglio e altre migliaia di persone per “reprimere i fenomeni di
disgregazione della popolazione”, un brutale e sanguinario magistrato, un giurista
capace come pochissimi di praticare l'ingiustizia e che si eresse a carnefice con
acritica sottomissione alle leggi del nazismo. Chiunque fosse stato colto da dubbi
dinnanzi al massacro della guerra sul fronte interno, “disfattisti” e “disgregatori della
morale” fu condannato a morte, anche per semplici violazioni delle norme
sull'oscuramento. Applicò senza sentenze o processi il “decreto del chiasso” in
base al quale chiunque poteva essere giustiziato “senza chiasso” soltanto perché
sospettato di avere commesso un atto di sabotaggio oppure giudizi negativi sul
Fuhrer o sullo sviluppo degli eventi bellici. Non soltanto i congiurati del 20 luglio
furono messi alla gogna, torturati e esposti a insulti brutali, gli studenti della “Rosa
Bianca” ma anche migliaia di civili furono mandati a morte. Freiser fu giustiziato dal
Caso il 3 febbraio 1945 vicino al luogo dei suoi delitti, il palazzo di giustizia di
Berlino, la scheggia di una bomba lo uccise durante un bombardamento che fece
20.000 vittime inermi. Morì dissanguato sotto gli occhi del fratello medico di una
sua vittima, un casuale e bizzarro incontro. Nessuno presenziò al suo funerale.
In seguito la vedova e i figli assunsero un altro cognome.
Finito il conflitto i vincitori iniziarono il processo di de-nazificazione della Germania,
furono censite e interrogate ben otto milioni di persone che credevano ancora nel
nazionalsocialismo e che avevano collaborato ciecamente con esso, la prova della
abilità della propaganda così pervasiva che aveva indottrinato un popolo intero.

Valter Barretta giugno 2017


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