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IL CANTO MISTICO DELLA CREAZIONE

Rivelazione cosmica e preghiera del cuore


1. La rivelazione cosmica.
Secondo i Padri della Chiesa, nella storia dell’umanità sono avvenute
due Rivelazioni da parte di Dio: una, tramandata direttamente dalla Parola
di Dio, è contenuta nelle Sacre Scritture; l’altra, più antica e rivolta a tutta
1
l’umanità, si manifesta nel cosmo da Lui creato . Jean Daniélou ha così
sintetizzato la tradizione patristica a questo riguardo:
Precedentemente all’alleanza con Abramo l’Antico Testamento conosce
una prima alleanza – quella di Noè –, contratta con l’umanità intera, e
che ha per oggetto la fedeltà di Dio nel cosmo, il cui sacramento è
l’arcobaleno […] La regolarità delle leggi naturali è dunque una
‘ierofania’ attraverso la quale l’uomo può riconoscere l’esistenza di un
2
Dio provvidente .
La regolarità del cosmo era definita dai Padri anche la “grande liturgia
del cosmo”, della quale l’uomo era l’attore principale. Come afferma T.
Špidlík: «Si potrebbe paragonare la vita di tutta l’umanità a un grandioso
servizio liturgico nel tempio del cosmo: ogni uomo in particolare vi
3
adempie il compito a lui assegnato» . Gli altri attori di questa liturgia sono
gli Angeli, gli Arcangeli, i Principati, le Potestà e le Potenze, che sono
delegati a governare ogni aspetto del cosmo.
Un altro brano di Daniélou è molto significativo a questo riguardo:
Si colga l’allusione di Origene alla religione astrale dei caldei: «[La
religione astrale] è stata data da Dio a tutti i popoli che sono sotto il
cielo, salvo a quelli fra le nazioni che Dio ha voluto riservare per sé»
(ORIGENE, Contro Celso V, 10). Il pensiero di Origene potrebbe
sembrare una giustificazione del culto reso agli astri. Ma può essere
interpretato altrimenti, come la conoscenza di Dio attraverso l’alleanza
cosmica, attraverso la Provvidenza, come essa si rivela anzitutto dalla
contemplazione del cielo stellato. È particolarmente in tal senso che i
Padri della Chiesa hanno interpretato la religione di Abramo prima della
sua conversione.

1
Cfr. J. DANIÉLOU, Gli angeli e la loro missione, Milano 1998, pp. 22-32.
2
DANIÉLOU, Gli angeli cit., p. 22.
3
T. ŠPIDLÍK, La spiritualità dell’Oriente cristiano, Roma 1985, p. 119.
4
Riferendosi ad un brano di Eusebio , continua così:
Per lui non si tratta di un’adorazione degli astri, del cosmo in se stesso,
ma di una conoscenza del Dio creatore attraverso il movimento del
cielo. È esattamente questo il piano della rivelazione naturale, che
appare dunque collegato agli angeli, ai quali san Paolo attribuisce la
rivelazione del Sinai. Il sole e gli astri appaiono come una specie di
5
simboli sacri, dei sacramenti naturali del divino .
Il governo del cosmo è stato affidato agli Angeli e alle Potenze che,
6
afferma Cirillo di Gerusalemme , riempiono gli spazi sconfinati dei cieli e
secondo Atenagora sono incaricati di occuparsi «degli elementi, dei cieli,
7
del mondo e di ciò che in essi è contenuto» . Ci sono spiriti preposti agli
astri del cielo, al sole, alla luna, alle meteore, alla terra e al mare, ai quattro
elementi, all’aria e al fuoco, alle creature inanimate, alle piante e agli
8
animali . Si tratta di un’idea condivisa da tutti i Padri, ben illustrata da
Origene. Anche Tommaso d’Aquino confermerà l’insegnamento comune,
affermando che «tutte le cose fisiche sono governate da angeli e questo
9
non è soltanto l’insegnamento dei santi ma anche dei filosofi» . La
regolarità del cosmo sottintende quindi un governo intelligente, che è
affidato alle forze angeliche, infatti, nella patristica, l’armonia del mondo è
10
uno dei principali argomenti per la dimostrazione dell'esistenza di Dio .
1.1. Una sacra scrittura cosmica.
La segreta presenza divina nel creato rende la natura una sorta di Sacra
Scrittura cosmica. Contemplando la natura i mistici hanno sempre
avvertito la voce del Creatore, e hanno imparato a leggere la natura come
un libro: «Questo mondo sensibile è come un libro aperto a tutti e legato
da una catena così che vi si possa leggere la sapienza di Dio, qualora lo si
11
desideri» . Un libro più ricco, saggio e profondo di qualsiasi
composizione umana: «Uno dei saggi di allora venne a trovare Antonio, il
4
Cfr. EUSEBIO DI CESAREA, Dimostrazione Evangelica IV, 7-8.
5
DANIÉLOU, Gli angeli cit., pp. 27-29.
6
CIRILLO DI GERUSALEMME, Catechesi XV, 24
7
ATENAGORA, Supplica intorno ai cristiani 10. Si tratta di convinzioni abbondantemente diffuse in tutto il medio
oriente antico, compreso l’ebraismo. Se ne trova tracce, oltre che nella Bibbia, nel Talmud e nella letteratura
apocalittica. (Cfr. BERNARD TEYSSEDRE, Angeli, astri e cieli. Figure del Destino e della Salvezza, Genova 1991, p. 97-
100; 169 et al.).
8
Cfr. DANIÉLOU, Gli angeli cit., pp. 10-11.
9
TOMMASO D’AQUINO, Questioni disputate: La verità, V, 8.
10
Cfr. L. SPITZER, «Classical and Christian Idea of World Harmony», Traditio 2 (1944) 408-464; 3 (1945) 307-364.
11
BERNARDO, Sermoni diversi IX, 1.
giusto, e gli domandò: “Padre, come potete essere felice, mentre siete
privo della consolazione che danno i libri?” Antonio rispose: “Il mio libro,
o filosofo, è la natura degli esseri, e quando voglio leggere le parole di
12
Dio, questo libro è sempre davanti a me”» . Ed è una “scrittura” capace di
manifestare con chiarezza la bellezza del suo Autore: «Come, infatti, chi
legge una scrittura percepisce attraverso la sua bellezza, […] la potenza e
l’intelligenza della mano e del dito che l’hanno vergata, così chi guarda le
creature in modo intelligente percepisce la mano e il dito del loro
13
Creatore» .
La Parola divina non “dice” soltanto, ma crea: «parla e le cose esistono»
(Sal 33,6-9). È quindi origine di ogni realtà, compresa quella cosmica:
«Egli ha degnato di esprimersi nelle lettere, nelle sillabe e nei suoni della
Scrittura»; il suo Verbo «si nasconde misteriosamente nei logoi interiori
14
delle cose create […] come in altrettante lettere» . Secondo Massimo il
Confessore, tra Scrittura e mondo vige lo stesso rapporto che c’è tra anima
15
e corpo, e la Scrittura contiene le chiavi per penetrare i segreti del cosmo .
Agostino dice che la Bibbia ci permette di comprendere il senso perduto
16
del mondo e della natura, e la natura è il “primo libro” .
1.2. Mondo visibile e mondo invisibile
Origene, basandosi sull'autorità dell'Apostolo, afferma che: «questo
mondo visibile ci fa conoscere il mondo invisibile [Cfr. Rm 1,20] e che
questa nostra terra posta in basso contiene immagini di realtà celesti: così
che […] da ciò che vediamo in terra possiamo avere conoscenza e
17
comprensione di ciò che sta nei cieli» . Era largamente diffusa la
percezione del cosmo come un mondo unitario, in cui la realtà spirituale è
strettamente collegata a quella materiale. A questo riguardo Massimo il
Confessore scriveva:
Il mondo è uno [...] Infatti il mondo spirituale nella sua totalità si
manifesta nella totalità del mondo sensibile. E tutto intero il mondo
sensibile lascia segretamente trasparire tutto l'intero mondo spirituale,
18
semplificato e unificato per mezzo delle essenze spirituali .

12
EVAGRIO, Trattato pratico 92.
13
EVAGRIO, Lettera a Melania 2.
14
MASSIMO IL CONFESSORE, Ambigua 213b-214a.
15
Cfr. MASSIMO IL CONFESSORE, Ambigua 145b.
16
Cfr. AGOSTINO, Sul salmo VIII, 8; Sul Salmo CIII, I, 8.
17
ORIGENE, Commento al Cantico dei Cantici III, II, 9.
18
MASSIMO IL CONFESSORE, Mistagogia 2.
19
Il creato non è un riflesso grossolano o materiale del mondo divino ,
come un’interpretazione platonizzante potrebbe far supporre, bensì opera
nuova e buona (cfr. Gn 1,9-31); bellezza meravigliosa di fronte alla quale
tutto grida di gioia (cfr. Sal 148); amata dal suo stesso creatore: «Dio
infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv 3, 16).
1.3. Il Cristo cosmico: uomo e creato nella rivelazione cosmica
Negli scritti patristici si evidenzia come l’uomo sia profondamente
solidale a tutta la creazione, e l’effettiva «unità del mondo è un tema
20
familiare ai Padri» , tanto che Clemente Alessandrino vede «gli esseri
21
inanimati simpatizzare con i viventi nell'unità cosmica» . Il cosmo è un
organismo unico e armonico, così da: «formare una salda unità e una
stretta compagine, tanto che cose di natura completamente diversa sono
annodate da un vincolo di concordia e di pace come se fossero inseparabili
22
tra di loro» . Per Massimo il Confessore l’uomo è simbolo di questa unità:
«Perché tutto ciò che è stato creato da Dio nelle diverse nature concorre
insieme nell'uomo, come in un crogiolo, per formare in lui una perfezione
23
unica, come un'armonia composta di suoni diversi» .
L’uomo, immagine di Dio e microcosmo, è «la giuntura tra il divino e il
24
terrestre» e da lui «si diffonde la grazia su tutta la creazione» . Il cosmo
25
attraverso l’uomo è chiamato ad essere «l'immagine dell’Immagine» .
D’altronde il Verbo, incarnandosi, ha assunto il corpo dell’uomo che è un
“microcosmo”. Con un richiamo ai Padri Clément afferma che: «L’uomo è
allo stesso tempo microcosmo e “micro-dio”, e poiché infine Dio, per farsi
universo, si fa uomo, l'uomo è il centro spirituale di tutto l'essere creato, di
tutti i suoi piani, di tutti i suoi mondi» e questo illumina la «relazione
simbolica dell'uomo con i pianeti del sistema solare, con il sole stesso e
26
con le nebulose più lontane» .
L’incarnazione per i Padri raggiunge veramente una portata cosmica:

19
Cfr. PLATONE, Repubblica VI, 508c; VII, 617bs.
20
ŠPIDLÍK, La spiritualità cit., p. 113.
21
CLEMENTE ALESSANDRINO, Stromati V, CXXXIII, 7.
22
AMBROGIO, Esamerone II, 1.
23
MASSIMO IL CONFESSORE, cit. da V. LOSSKY, La teologia mistica della Chiesa d’Oriente, Bologna 1985, p. 98.
24
GREGORIO DI NISSA, Catechesi 6.
25
GREGORIO DI NISSA, La creazione dell’uomo 12.
26
O. CLÉMENT, Il senso della terra. Il creato nella visione cristiana, Roma 2007, p. 26.
«Per mezzo di lei [Maria] il Creatore ha portato ogni creatura in uno
stato migliore, attraverso la mediazione dell’umanità. Se infatti l’uomo,
essendo tra lo spirito e la materia, è il legame di tutta la creazione
visibile e invisibile, la Parola creatrice di Dio, unendosi alla natura
27
umana, attraverso di essa si è unita alla creazione intera» .
Il destino dell’uomo è profondamente intrecciato a quello di tutto il
cosmo, e tutto il cosmo é misticamente e misteriosamente presente nella
struttura stessa dell’uomo, al punto che attraverso lui il Vangelo raggiunge
ogni creatura (cfr. Col 1,23):
L’uomo ha qualcosa di ogni creatura. Ha infatti in comune: l’esistere
con le pietre, il vivere con gli alberi, la sensibilità con gli animali,
l’intelligenza con gli angeli. Se dunque l’uomo è partecipe di qualcosa
con ogni creatura, sotto un qualche aspetto ogni creatura coincide con
l’uomo. Il vangelo è perciò predicato ad ogni creatura anche quando è
annunciato solo all’uomo, perché esso è rivolto a colui per il quale tutto
è stato creato sulla terra e al quale ogni realtà è legata da un vincolo di
28
similitudine» .
L’incarnazione e il mistero pasquale di Cristo sono le chiavi che ci
aprono i segreti dell’uomo, e quindi della creazione: «Il mistero
dell'incarnazione del Verbo contiene in sé il significato [...] della creazione
sensibile e intelligibile. Ma colui che conosce il mistero della croce e del
sepolcro, conosce anche il senso delle cose. Infine, colui che è iniziato al
significato nascosto della risurrezione conosce lo scopo per cui Dio ha
29
creato tutte le cose al principio» . Le Scritture ci riportano continuamente
alla dimensione cosmica del Cristo, come afferma Giovanni nel Prologo:
«tutto è stato fatto per mezzo di lui»; e ancora: tutto il creato sussiste in
Lui (Col 1,15-19); Lui è tutto in tutte le cose (Ef 1,23); è Lui il principio di
tutte le cose create (Ap 3,14). I Padri amavano celebrare la Sua presenza
nel cosmo: Melitone di Sardi afferma che come l’anima agisce nel corpo,
30
così Dio muove il mondo intero con la Sua potenza . In Ireneo la
ricapitolazione dell’Universo in Cristo diventa la chiave di volta di tutta la
31
sua soteriologia . Origene afferma perfino che: «come il nostro corpo è

27
GIOVANNI DAMASCENO, Omelia sul Natale 1.
28
GREGORIO MAGNO, Omelia sui Vangeli XXIX, 2.
29
MASSIMO IL CONFESSORE, Centurie gnostiche I, 66.
30
Cfr. R. HALE, Il cosmo e Cristo, Camaldoli 1972, p. 75.
31
Cfr. IRENEO, Contro tutte le eresie V, 21, 1.
composto da molte membra (cfr. I Cor 12,12) ed è tenuto insieme da
un'anima sola, così noi dobbiamo, io credo, accettare l’idea che l'universo
sia, per così dire, un immenso organismo, tenuto insieme dalla potenza e
32
dalla ragione di Dio, come da un'unica anima» . Questo testo è molto
significativo per il richiamo alla prima Epistola ai Corinzi, nella quale
Paolo usa l'immagine del corpo umano per descrivere il Corpo mistico di
Cristo. Origene utilizza lo stesso riferimento di Paolo: usa il nostro corpo
per spiegare il corpo del mondo e il suo rapporto con Dio. Infatti «Cristo
33
[…] è dovunque e la sua presenza si estende in tutte le cose» , e quindi,
ipotizza Origene, il corpo di Cristo si estende fino ad includere tutto
l’Universo: «Il Cristo, di cui tutto il genere umano e, forse, tutta intera la
34
creazione, è il corpo» . Il grande Dottore Atanasio conferma questa
visione: «I filosofi greci dicono che il mondo è un grande corpo. E quanto
a questo hanno ragione […] Se poi, il Verbo di Dio dimora in questo
mondo che è un corpo; se Egli è presente in ciascuna e in tutte le sue parti,
c'è qualcosa di strano o di assurdo nella nostra affermazione che il Verbo è
35
presente nell'uomo?» . Gregorio di Nissa afferma esplicitamente che tutta
la creazione viene inserita nel Corpo di Cristo: «il più grande di tutti i
nostri beni è la sottomissione a Dio, che conduce tutta la creazione verso
36
l'armonia. […] Così tutta la creazione diventa un sol corpo» . Il fine della
Provvidenza, per Massimo il Confessore, è «la ricapitolazione in Dio di
37
tutti gli esseri da lui creati» . Quindi la Sua presenza nel cosmo trasfigura
tutta la creazione: «È nello Spirito che il Verbo dà gloria alla Creazione e
38
la divinizza» .
2. La grande sinfonia del cosmo
Nei miti di molti popoli la creazione e il mantenimento dell’Universo
sono un fatto musicale. Presso i popoli primitivi un suono accompagna
quasi sempre l’avvento della luce sulle tenebre primordiali. Nella
Chandogya Upanishad (III, XII, l), il canto «è tutto questo universo».

32
ORIGENE, I principi II, I, 3.
33
ORIGENE, I principi II, XI, 6.
34
ORIGENE, Omelia II sul Salmo 36.
35
ATANASIO, Orazione sull’incarnazione del Verbo 41.
36
GREGORIO DI NISSA, In Illud: tunc et ipse Filius.
37
MASSIMO IL CONFESSORE, A Talassio 60.
38
ATANASIO, A Serapione I, 25.
Nell’antichità greco-romana il cosmo era paragonato ad una scala
musicale.
La presenza divina può manifestarsi quindi nel cosmo come una musica.
Questo, abbiamo visto, appartiene al patrimonio universale dei miti, ma è
ripreso anche da molti Padri. Nella visione patristica l’universo era
concepito come una meravigliosa sinfonia, un’immensa lode, una liturgia
39
cosmica, un «inno mirabilmente composto», come chiosa Basilio Magno .
40
Gregorio di Nissa afferma che il creato è un «ordinamento musicale».
Per spiegare l’armonia del creato i Padri prendevano spesso a modello la
musica ed il canto, come attestano i toni poetici di Atanasio:
Come infatti il musicista, con la cetra ben intonata, per mezzo di suoni
gravi e acuti crea un’armonia [...] così la Sapienza tenedo nelle sue mani
il mondo intero come una cetra unì le cose celesti con quelle dell’etere,
armonizzò le singole parti con il tutto e creò con un cenno della volontà
un solo mondo [...] e tutte le cose per mezzo del verbo costuiscono una
41
divina armonia .
Dionigi lo pseudo-areopagita descrive tutta la corte celeste che partecipa
di questa sinfonia: la Corte più prossima al Trono «danza attorno all’eterna
conoscenza di Lui», mentre alcuni cori «cantano simili al fremito di molte
acque», altri intonano «inni teologici», altri ancora «altissimi cantici» o
42
«inni divini» .
Per Severino Boezio, filosofo e consigliere del re Teodorico, la musica
del mondo «corrisponde all'armonia degli astri emessa dal loro
movimento, alla successione delle stagioni e alla mescolanza degli
43
elementi. [...] Il cosmo è un magnifico concerto» .
3. Il canto mistico della creazione
Il Verbo creatore quindi mantiene in vita l’Universo con la Sua parola,
che è un canto presente in tutto il cosmo: ogni creatura contiene un
frammento della Sua canzone.
3.1. Il cosmo orante

39
Cit. in M. BOLOGNINO, «La “contemplazione della natura” nei Padri greci e in Teillhard de Chardin», Rivista di
Ascetica e mistica, 4 (2010) 1110.
40
GREGORIO DI NISSA, Sui titoli dei salmi 3.
41
ATANASIO, Discorso contro i pagani 42.
42
DIONIGI PSEUDO-AEROPAGITA, Gerachia celeste VII, 4.
43
SEVERINO BOEZIO, De institutione musica.
44
Secondo una diffusa convinzione , accreditata anche da alcuni Padri,
tutti gli esseri della natura hanno un proprio modo di pregare, con il quale
compartecipano alla preghiera dell’uomo. D’altronde nel Salmo 148
l’esortazione a lodare il Signore è rivolta a tutte le creature, animate ed
inanimate: il sole, la luna, le fulgide stelle, i monti, le colline, gli alberi, le
fiere, tutte le bestie e gli uccelli alati. Con l’uomo, e attraverso l'uomo
microcosmo, tutte le creature comunicano con Dio per mezzo di linguaggi
45
e gesti incomprensibili ai più . Sostiene Massimo il Confessore: «Tutte le
creature delle quali è gremito il cosmo lodano e glorificano Dio con le loro
46
voci silenziose» .
I Padri sostengono che l’uomo, pregando, assolve la funzione di
ministro di tutte le creature: «Gloria a te, Padre e Signore della mia vita
che mi hai stabilito un legame con tutte le creature, affinché attraverso di
47
me tutte le creature elevino a te la loro lode» . Questa lode è il canto
mistico della creazione, rivolto incessantemente al loro Creatore dagli
48
angeli che governano la natura .
3.2. Cantare con le creature
«Tutto canta e grida di gioia» (Sal 64,12-14): i Padri e i mistici sembra
abbiano interpretato questo salmo in senso letterale. Secondo Isacco di
Ninive: «Tutte le cose sono state create per annunciare la gloria di Dio e
49
cantare la sua lode» . Erano persuasi che ogni cosa creata avesse il suo
canto e «Non è linguaggio e non sono parole di cui non si oda il suono»
(Sal. 18,4):
Dio ha seminato in ciascuna delle specie parte della sua pienezza, sia
parole spirituali di sapienza […] Ha agito così anche perché coloro che
adorano la creatura invece del Creatore non abbiano l’ignoranza come
scusa; infatti odono la voce dell’intera creazione che annuncia loro, alto
50
e chiaro, il suo Artefice [cf. Sap 13,5] .
Diversi biografi suoi contemporanei riferiscono che Francesco d’Assisi,
autore del notissimo Cantico delle creature, si comportava come se le
44
Cfr. G. BORMOLINI, «Il canto della creazione. Il ritorno all'Eden perduto», Rivista di ascetica e mistica 4 (2011)
863-885.
45
Cfr. SIMEONE DI TAIBUTEH, Sulle distinte nature.
46
MASSIMO IL CONFESSORE, A Talassio 51.
47
GIOVANNI DI DALYATHA, Lettere XLVII, 8.
48
Sintetizzando i Padri Clément afferma che: «La lode delle creature […] è inseparabile da una lode angelica»
(CLÉMENT, Il senso della terra cit., p. 20).
49
ISACCO DI NINIVE, Raccolta araba di massime 4.
50
MASSIMO IL CONFESSORE, A Talassio 51.
creature a lui tanto care si esprimessero con un canto udibile. In seguito
alla celebre predicazione agli uccelli, vicino Bevagna, Francesco:
«cominciò a invitare tutti i volatili, tutti i rettili e anche le creature
51
inanimate a lodare ed amare il Creatore» :
Quando [Francesco] vedeva una distesa di fiori, […] li invitava a lodare
e amare Dio, come esseri dotati di ragione; allo stesso modo invitava ad
amare e lodare il Signore le messi e le vigne, le pietre e le selve e le
belle campagne, le acque correnti e i giardini verdeggianti, la terra e il
fuoco, l’aria e il vento con semplicità e purità di cuore. E infine
chiamava tutte le creature col nome di fratello e sorella, intuendone i
segreti in modo mirabile e noto a nessun altro, perché aveva conquistato
52
la libertà della gloria riservata ai figli di Dio [cfr. Rm 8,19] .
Anche il cantico di Daniele, importante preghiera liturgica che esorta
tutte le creature a lodare il Signore, è stato diffusamente inteso in
un’accezione parecchio realistica: «Se essi non lo benedicessero, egli non
53
avrebbe donato loro quest’ordine» recita un testo del V secolo. Santa
Matilde apprese per rivelazione divina che durante la recitazione del
cantico tutti gli esseri giungono spiritualmente alla Sua presenza, come
54
persone viventi, e lo glorificano .
San Paolo della Croce viaggiava molto e camminando fra monti, prati e
55
colline entrava in rapporto profondo con tutte le creature ; si stupiva che i
suoi compagni non udissero chiaramente il canto della natura, e li
ammoniva: «Oh, non sentite che questi alberi, queste foglie ci gridano:
56
“Amate Iddio! Amate Iddio!”» . Fu visto più volte percuotere dolcemente
i suoi amati fiori e dire loro: «Tacete, tacete», poiché sentendo il loro canto
57
andava in estasi e non riusciva a raggiungere la meta desiderata . Si
trovano testimonianze in questo senso anche in tempi recenti, come
testimoniato dalla vita di un santo della Chiesa Ortodossa. Alcune
monache chiesero a San Nettario di Egina, il loro padre spirituale, come
potessero tutte le creature, anche inanimate, assolvere l’invito del Salmo a
lodare il Creatore. Il santo non rispose subito; giorni dopo, mentre erano

51
TOMMASO DA CELANO, Vita Prima XXI, 58.
52
TOMMASO DA CELANO, Vita Prima XXIX, 81.
53
ANONIMO DEL V SECOLO, Discorso di salvezza a una vergine 15.
54
MATILDE DI HACKEBORN, Libro della grazia spirituale III, 7.
55
PAOLO DELLA CROCE, Lettere, C. Chiari (ed.), Roma 1977, v. I, p. 297.
56
Cit. in Sommario dei processi Apostolici 156, Roma 1808, p. 331.
57
Cit. in E.G. TRENTIN, San Paolo della Croce. Fondatore dei Passionisti, Verona 1999, p. 191.
sotto un grande albero, disse loro: «“Ecco, ascoltatele”. Le monache allora
furono introdotte nel mondo trasfigurato, dove esse udirono distintamente
ogni creatura cantare e lodare, ciascuna secondo il suo modo proprio, il
58
Signore e Creatore» .
4. Cantare il Nome nel cuore
Una delle più feconde tradizioni mistiche, l’esicasmo, ha come
elemento centrale l’invocazione del Nome del Signore; questa
invocazione, armonizzandosi al battito del cuore e al respiro, diviene canto
dell’anima che si accorda con la Parola divina, vivificatrice di ogni
creatura. Papa Giovanni Paolo II ha ricordato l'importanza di tale
preghiera, citandola con l'espressione più nota di “preghiera del cuore”:
Con una speciale predilezione gli autori spirituali suggeriscono la
preghiera del cuore, che consiste nel saper ascoltar, in un silenzio
profondo e accogliente, la voce dello Spirito. Particolarmente stimata è
la cosiddetta preghiera di Gesù, divulgata anche in Occidente attraverso
il testo noto come i Racconti di un pellegrino russo. Si tratta
dell'invocazione «Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me
peccatore». Ripetuta frequentemente con queste o simili parole, questa
densa invocazione diventa come il respiro dell'anima. L'uomo è aiutato
così a sentire la presenza del Salvatore in tutto ciò che incontra e si
sperimenta amato da Dio nonostante le proprie debolezze. Pur recitata
nell'intimo, essa ha una misteriosa irradiazione comunitaria. La “piccola
preghiera”, dicevano i Padri, è un grande tesoro, e unisce tutti gli oranti
59
davanti al Volto di Cristo .
Il celebre pellegrino russo, grazie alla sua esperienza di preghiera
profonda, sapeva come il canto del suo cuore partecipasse al cantico
mistico della creazione:

58
A. FONTRIER, Saint Nectaire d’Egine, Paris s.d., p. 72.
59
GIOVANNI PAOLO II, Angelus, domenica 3 novembre 1996.
Quando io pregavo nel profondo del cuore, tutto ciò che mi stava
attorno mi appariva sotto un aspetto stupendo: gli alberi, l’erba, gli
uccelli, la terra, l’aria, la luce, tutto sembrava dirmi che ogni cosa esiste
per l’uomo, testimonia l’amore di Dio per lui, e tutte le cose pregavano
e cantavano Dio e la sua gloria […] Così compresi quella che la
Filocalia chiama “la conoscenza del linguaggio di tutte le creature” e
60
colsi la possibilità che ha l’uomo di dialogare con le creature di Dio .
È proprio la grande esperienza, preparata con l’incessante recita del
Nome, che apre le porte alla conoscenza e all’ascolto del meraviglioso
canto di tutte le creature. L’invocazione del Nome trasforma il mondo,
partecipa alla sua trasfigurazione: «Applicato alle persone e alle cose che
noi vediamo [..] il Nome di Gesù diventa una chiave che apre il mondo
[…]. L'invocazione del Nome di Gesù è un metodo di trasfigurazione
61
dell'universo» dice un monaco esicasta contemporaneo. L’esortazione
paolina a glorificare Dio nel proprio corpo (1 Cor 6,20) si adempie anche
attraverso la preghiera del cuore: la recita del Nome si intona al ritmo del
respiro e al battito del cuore, li colma della sua musica e attraverso il
sangue e l’aria respirata penetra fino alla fonte della nostra vita.
5. Il giardino ritrovato: la vera svolta ecologica
Dicono i Padri della Chiesa che la vita mistica consiste in un ritorno al
62
Paradiso, allo stato edenico . Una delle caratteristiche della restaurazione
paradisiaca è per l'appunto un rapporto armonioso con gli animali, le
piante e tutta la natura. Orbene il ritorno al Paradiso si ritrova in tutte le
forme mistiche arcaiche e primitive: «L'equivalenza vita mistica=ritorno al
63
Paradiso […] è un “dato” umano universale di incontestata antichità» . In
fin dei conti l’anelito per la Pace, la lotta per la giustizia, l’impegno per la
salvaguardia del Creato da parte di tanti uomini di buona volontà possono
essere meglio compresi in questa prospettiva, poiché: «La storia dell'uomo
e la sua psicologia sono incomprensibili senza la "memoria del
64
paradiso"» .
Ma le parole dei profeti dell’Antico Testamento sembrano essere
terribilmente attuali. Su tutta la terra, grida Geremia, «per la malvagità dei

60
ANONIMO, Racconti di un pellegrino russo 2
61
UN MOINE DE L'ÉGLISE D'ORIENT, La prière de ]ésus, Chevetogne 1959, p. 103-5.
62
Cfr. J. DANIÉLOU, Sacramentum futuri. Études sur les origines de la typologie biblique. Paris 1950.
63
Cfr. M. ELIADE, Immagini e simboli, Milano 1987, p. 149.
64
CLÉMENT, Il senso della terra cit., p. 43.
suoi abitanti, le fiere e gli uccelli periscono» (Ger 12,4); «Guardai i monti
ed ecco tremavano [...] e tutti gli uccelli dell' aria erano volati via» (4,24-
25). «Il giardino è divenuto un deserto» (4,26). «È in lutto, languisce la
terra -proclama Isaia- La terra è stata profanata dai suoi abitanti; perché
essi hanno [...] infranto l'alleanza eterna. Per questo la maledizione divora
la terra, i suoi abitanti ne scontano la pena» (Is 24,4-7).
La caduta originaria dell’uomo, a giudizio dei Padri, ha causato una
vera e propria catastrofe cosmica, i cui riflessi proseguono nell’attuale
disastro ecologico. Dice Gregorio Nisseno che: «Le creature sono state
65
ferite, perché non sono state impiegate secondo il loro senso» . Le parole
di Massimo il Confessore suonano come un aspro rimprovero: «L'uomo ha
voluto impadronirsi delle cose di Dio, senza Dio, prima di Dio e non
66
secondo Dio» . La fantasia poetica di Simeone il Nuovo Teologo dipinge
un cosmo ferito che si rivolta contro l’uomo decaduto; ma l’amore divino
supera anche la ribellione della natura contro l’uomo:
Ma Dio […] Trattenne tutte le sue creature con la sua forza […] e non le
lasciò scatenarsi contro l'uomo, ma ordinò che la creazione restasse
sotto la sua dipendenza e, divenuta mortale, servisse l'uomo mortale per
il quale essa era stata creata e questo fino a quando l'uomo rinnovato
non ridivenisse spirituale, incorruttibile ed eterno e tutte le creature,
sottomesse da Dio all'uomo nella sua fatica, si liberassero anch’esse,
67
rinnovandosi con lui e, come lui, divenissero incorruttibili e spirituali .
L'escatologia dei Padri greci di frequente è fortemente centrata sul
68
ritorno allo stato di beatitudine originale . Gregorio nisseno parla della
crescita come di un ritorno alle origini: «La successione delle tappe per le
quali siamo usciti dal paradiso, esiliati col nostro primo Padre, è quella che
noi possiamo attualmente rifare in senso inverso per ritornare alla
69
beatitudine antica» .
La letteratura monastica tratteggia la serenità che aleggia attorno agli
uomini giusti, preannuncio di ciò che l’umanità ritroverà alla fine dei
tempi. Infinite testimonianze della letteratura agiografica antica e moderna
sottolineano come questa anticipazione includa una ritrovata armonia con

65
GREGORIO DI NISSA, Sulla Chiesa 8.
66
MASSIMO IL CONFESSORE, Ambigua 158b.
67
SIMEONE IL NUOVO TEOLOGO, Trattato etico I, II, 69-90.
68
Cfr. ŠPIDLÍK, La spiritualità cit., p. 129.
69
GREGORIO DI NISSA, Sulla verginità XII, 4.
tutte le creature. L’uomo santificato è un uomo che santifica, colui che «ha
70
reso pura la terra del suo corpo» , che può recuperare la condizione
paradisiaca e trasfigurare la natura intorno a sé. L’uomo interiormente
santificato ha sempre un potere trasformante sulla realtà che lo circonda,
emana quella «misteriosa irradiazione comunitaria» di cui parla Giovanni
71
Paolo II . La preghiera del cuore non rinchiude mai in una prospettiva
intimistica, al contrario è una contemplazione attiva, poiché la
trasformazione interiore trasfigura realmente il mondo, e chi ha sguardo
candido lo coglie per primo: i bambini e gli animali, come dice Isacco il
Siro, riconoscono immediatamente nell’uomo santificato il profumo che
Adamo emanava nell’Eden.
Ma è grazie al mistero di morte e resurrezione di Cristo che la Forza
trasfigurante agisce nell’universo. La Crocifissione ha una portata cosmica
anche a livello simbolico: poiché Gesù è crocifisso sul Golgota nel cuore
72
del mondo, al «centro della terra» , tutta la creazione è solidale con le sue
sofferenze. Per questo, secondo alcune credenze popolari, gli alberi si sono
disseccati durante la crocifissione. Gesù è stato crocifisso al centro della
terra, là dove era stato creato e poi sepolto Adamo, e il Suo sangue cade
sulla «testa di Adamo», che, così battezzato, riscatta i suoi peccati. Nella
Resurrezione, Gesù porta con sé l’umanità e anche la terra, reintegrandola
allo stato paradisiaco: «Il nostro Creatore - scrive Gregorio Magno -, per il
73
fatto della sua incarnazione, è divenuto il frutto stesso della terra» . La
croce diventa allora il nuovo albero della Vita, asse cosmico, spina dorsale
del cosmo, scala cosmica che unisce terra e cielo riconciliando
definitivamente tutto l’Universo:
Questo legno m'appartiene per la mia salvezza eterna –recita un testo
attribuito a Giovanni Crisostomo- È il mio cibo, il mio nutrimento; mi
consolido delle sue radici, mi stendo sotto i suoi rami, mi abbandono al
suo soffio con delizia [...]

70
MACARIO IL GRANDE, Omelie spirituali,
71
GIOVANNI PAOLO II, Angelus cit.
72
Cfr. M. ELIADE,I riti del costruire, Milano 1990, p. 169-170.
73
GREGORIO MAGNO, Su Ezechiele II, omelia I, 4.
Questo albero, che si stende lontano come il cielo, sale dalla terra ai
cieli. Pianta immortale, s'innalza al centro del cielo e della terra; fermo
sostegno dell'universo, vincolo di tutte le cose [...] intreccio cosmico
[...] Fissato dai chiodi invisibili dello Spirito, per non vacillare nel suo
accordo con il divino; toccante il cielo con la sommità del capo,
rafforzante la terra con i suoi piedi e, nello spazio intermedio,
abbracciante l'atmosfera intera con le sue mani incommensurabili. Era
intero dovunque, in tutte le cose [...] Nella sua Ascensione, [esso] rese
vita e forza a tutte le cose che tremavano, e di nuovo l'universo intero
divenne stabile, come se questa divina estensione e questo supplizio
74
della croce avessero penetrato tutte le cose .
Tuttavia, la trasfigurazione dell'universo rimane attualmente in potenza.
L’intero cosmo ha bisogno di innalzarsi, e partecipa alla crescita dell'uomo
al quale è in qualche modo collegato: «A causa della cattiveria [degli
75
uomini] la terra è stata maledetta» . Ma se il cosmo ha sofferto molto a
causa nostra, dice il Crisostomo, «non è stato trattato ingiustamente,
76
poiché diventerà di nuovo incorruttibile a causa nostra» . Il cosmo resta
collegato alla libertà dell’uomo: la divinizzazione del cosmo dipende dalla
divinizzazione dell'uomo. Infatti, il vero uomo di preghiera non cede alla
tentazione di un quietismo passivo: la forza dello Spirito, presente in lui, lo
spinge ad entrare in una dimensione sempre più cosmica, attraverso un
amore universale e trasfigurante, capace di estendersi a tutte le creature. La
sacra Scrittura e i Padri ci aiutano a intendere la salvezza non come un
77
fatto individuale, ma cosmico , sollecitando una cosmologia di
comunione.

In un periodo storico come quello presente, segnato da una grave crisi e


un grande disorientamento, torna più attuale che mai l’esortazione di
Giovanni Paolo II: occorre recuperare il tesoro prezioso della preghiera del
cuore, che può facilitare un dialogo fecondo sia con i nostri fratelli
d’Oriente che con molti giovani attratti dalle discipline orientali o dalla
New-age. Un’esperienza di contemplazione attiva potrebbe ispirare inattesi
percorsi, capaci di aprire i cuori alla speranza e ad un rinnovato impegno
per la costruzione di un mondo nuovo. Si potrebbero anche proporre con
74
GIOVANNI CRISOSTOMO, Sulla Pasqua 5.
75
GIOVANNI CRISOSTOMO, Omelia sulla Genesi XXVII, 4.
76
GIOVANNI CRISOSTOMO, Omelia sulla Lettera ai Romani XIV, 5.
77
Cfr. CLÉMENT, Il senso della terra cit., p. 49.
un linguaggio innovativo i temi tipici dell’ascesi cristiana: la dieta
vegetariana, la vita sobria, il digiuno… diverrebbero moderni, se presentati
come pratiche goiose e dinamiche finalizzate ad un’ecologia spirituale.
Rimarca giustamente P. Florensky che l'ideale dell'ascesi cristiana non è il
disprezzo del mondo, ma la sua gioiosa accettazione, contribuendo
piuttosto ad elevarlo a un livello superiore, fino alla pienezza di una vita
78
trasfigurata . L’esigenza di tante persone di lottare per un mondo più
giusto, pacifico e rispettoso dell’ambiente non racchiude forse quel
desiderio di ritorno al Paradiso di cui abbiamo detto? «Ma dì soltanto una
parola…»! La parola che chiediamo a Lui potrebbe essere il canto segreto
da lui messo nel cuore di ogni essere umano, l’invocazione che il cuore
ripete incessantemente, il nome segreto scritto sulla pietruzza bianca di cui
parla Apocalisse (2,17), la Parola che fa nuove tutte le cose.
Allora in questo mondo inquieto e chiassoso, privo di canti, potrà
nuovamente riecheggiare la canzone di ognuno, in sintonia con la melodia
di tutta la creazione. Il canto orante dei cuori pieni di speranza potrà
risuonare con il canto creatore che riempie tutte le galassie. Il canto del
Cristo Signore dei mondi.

P. Guidalberto Bormolini, in gioventù falegname e liutaio, dopo un


forte impegno civile matura la decisione di consacrarsi alla vita religiosa
nella comunità dei Ricostruttori nella preghiera. Dopo gli studi alla
Pontificia Università Gregoriana, si specializza in Antropologia teologica.
Guida numerosi ritiri ed esercizi spirituali, dedicandosi soprattutto ai
giovani e al dialogo con i “lontani” e i non credenti. Attualmente collabora
con numerose riviste e pubblica saggi su ascesi e spiritualità.

78
Cfr. N.O. LOSSKY, Histoire de la philosophie russe, Paris 1954, p. 193.

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