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La vita oltre la morte - 2

L’INFERNO
Alle origini della ribellione
CCC 393. La Scrittura parla di un peccato  di questi angeli. 513 Tale « caduta » consiste nell'avere, questi spiriti
creati, con libera scelta, radicalmente ed irrevocabilmente  rifiutato  Dio e il suo Regno. Troviamo un riflesso di
questa ribellione nelle parole rivolte dal tentatore ai nostri progenitori: « Diventerete come Dio » (Gn 3,5). « Il
diavolo è peccatore fin dal principio » (1 Gv 3,8), « padre della menzogna » (Gv 8,44).

Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò in abissi tenebrosi, tenendoli prigionieri
per il giudizio.  (2 Pt 2)

L’esistenza dell’Inferno
“Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli”. (Mt 25)
Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello:
stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna” (Mt 5,22).
“E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto
colui  che  ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna” (Mt 10,28).
  Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli
operatori dì iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti” (Mt 13, 40-42).
“Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né
di costì sì può attraversare fino a noi.  (Lc 16)
“E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna” (Mt)

CCC 1035. La Chiesa nel suo insegnamento afferma l'esistenza dell'inferno e la sua eternità. Le anime di coloro che
muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene
dell'inferno, « il fuoco eterno ».  631 La pena principale dell'inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale soltanto
l'uomo può avere la vita e la felicità per le quali è stato creato e alle quali aspira.

La pena del danno


Ah se ora udissimo un'anima dannata che piange, e le chiedessimo: Anima, perché piangi tanto? Questo solo ella
risponderebbe: Piango, perché ho perduto Dio, e non l'ho da vedere più. Almeno potesse, nell'inferno, amare il suo
Dio, e rassegnarsi alla sua volontà. Ma no; se potesse ciò fare, l'inferno non sarebbe inferno; l'infelice non può
rassegnarsi alla volontà di Dio, perché è fatta nemica della divina volontà. Né può amare più il suo Dio, ma l'odia e
l'odierà per sempre; e questo sarà il suo inferno, il conoscere che Dio è un bene sommo e il vedersi poi costretto ad
odiarlo, nello stesso tempo che lo conosce degno d'infinito amore. S. Alfonso Maria de’ Liguori

La pena del senso


“Poiché il fuoco dell’inferno non si deve intendere in modo metaforico ma reale, bisogna affermare che l’anima ne
sarà tormentata come è chiaro dalle parole del Signore il quale asserisce che quel fuoco "fu preparato per il diavolo
e i suoi angeli" (Mt 25,41), i quali sono incorporei come l’anima. Ma le opinioni sono contrastanti nello spiegare la
maniera di questa sofferenza del fuoco” (San Tommaso d’Aquino, Somma teologica, Supplemento, 70,3).

IL PURGATORIO
L’insegnamento della Chiesa
Concilio di Lione II (1274)
"le anime sono purificate dopo la morte con pene che lavano".

Concilio di Basilea-Ferrara-Firenze-Roma (SESSIONE VI 6 luglio 1439) [Firenze]


[...]Inoltre definiamo che le anime di chi, veramente pentito, muore nell'amore di Dio, prima di aver soddisfatto per i peccati
e le omissioni con degni frutti di penitenza, vengono purificate dopo la morte con le pene del purgatorio; che, perché siano
sollevate da queste pene, sono loro utili i suffragi dei fedeli viventi, cioè il sacrificio della messa, le preghiere, le elemosine,
ed altre pratiche di pietà, che i fedeli usano offrire per gli altri fedeli, secondo le consuetudini della chiesa. [...]

Concilio di Trento SESSIONE XXV (3-4 dicembre 1563) Decreto sul purgatorio
Poiché la Chiesa Cattolica, istruita dallo Spirito santo, conforme alle sacre scritture e all’antica tradizione, ha
insegnato nei sacri concili, e recentissimamente in questo concilio ecumenico (403), che il purgatorio esiste e che
le anime lì tenute possono essere aiutate dai suffragi dei fedeli e in modo particolarissimo col santo sacrificio
dell’altare, il santo sinodo comanda ai vescovi che con diligenza facciano in modo che la sana dottrina sul
purgatorio, quale è stata trasmessa dai santi padri e dai sacri concili (404), sia creduta, ritenuta, insegnata e
predicata dappertutto.[..]I vescovi, inoltre, abbiano cura che i suffragi dei fedeli viventi e cioè i sacrifici delle
messe, le preghiere, le elemosine ed altre opere pie, che si sogliono fare dai fedeli per altri fedeli defunti, siano
fatti con pietà e devozione secondo l’uso della chiesa e che quei suffragi che secondo le fondazioni dei testatori o
per altro motivo devono essere fatti per essi, vengano soddisfatti dai sacerdoti, dai ministri della chiesa e dagli altri
che ne avessero l’obbligo, non sommariamente e distrattamente, ma diligentemente e con accuratezza.

Due testimonianze bibliche:


Perché se non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i
morti... Egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti perché fossero assolti dal peccato” (2 Mac 12,38-45)

“Nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Cristo Gesù. E se, sopra questo fondamento,
si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l'opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere
quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno.  (1 Cor3, 11-13)

Il tempo nel Purgatorio


«È chiaro che la "durata" di questo bruciare che trasforma non la possiamo calcolare con le misure cronometriche
di questo mondo. Il "momento" trasformatore di questo incontro sfugge al cronometraggio terreno: è tempo del
cuore, tempo del "passaggio" alla comunione con Dio nel Corpo di Cristo.» (Benedetto XVI, Spe Salvi, 47)

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