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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI VERONA

MASTER UNIVERSITARIO
DI II LIVELLO
DI ALTA FORMAZIONE E
QUALIFICAZIONE
IN CURE PALLIATIVE

TESI DI MASTER

La Dormitio Mariae
nell'iconografia cristiana:
espressione della dimensione
umana e spirituale dell'uomo
di fronte alla morte.

D Dott.ssa Elisa Faggian Relatori


Prof. Gianluigi Cetto
Dr. PaoloGiovanni Monformoso

1
Il tempo ultimo, che sappiamo essere il tempo
dell’essenzialità, rende molto più chiara la
percezione della mia interiorità. [...]il bisogno
della scoperta di nuovi spazi di relazioni, dove
solo “un altro” spazio esistente oltre
l’esistenziale può aiutarmi nel comprendere,
ora, il mio mondo che, per superare i limiti
dell’essenziale deve potersi aprire ad una
“esistenza” che non è più solo del piano
umano. Può essere il momento per nuove
conoscenze e nuove scoperte... (Viktor Frankl)

2
INDICE

L'ARTE ICONOGRAFICA CRISTIANA pag. 5

LA VISIONE CRISTIANA DEL MORIRE pag. 9

LA DIMENSIONE UMANA DEL MORIRE pag. 11

LA DIMENSIONE SPIRITUALE DEL MORIRE pag. 17

LA DIMENSIONE CRISTIANA DEL MORIRE pag. 19

L'EREDITÀ ONTOLOGICA DELL'UOMO CHE MUORE pag. 21

L'ASSISTENZA SPIRITUALE AL MORENTE pag. 22

CONCLUSIONI pag. 26

3
Icona della Dormizione: tardo XIII - primo XIV secolo

4
- Museum of Icons, Recklinghausen, 90.3 × 67 cm

L'ARTE ICONOGRAFICA CRISTIANA

Il tema della morte esercita da sempre nell’uomo un’attrazione forte


quanto, al tempo stesso, un senso di repulsione, che la vita biologica
genera nella sua carne mortale.
Il fascino esercitato dal mistero celato nel morire ha condotto l'uomo a
tentare di dare forma e parole a ciò che forma e parole non ha.
E' attraverso l'arte che ha ne espresso il mistero, il dramma, che ne ha
restituito i sentimenti e le emozioni .
L'arte ha provato a dare un volto alla morte, ad immaginarla, intuendo di
essa quel che le era dato di scorgere negli occhi di chi se ne stava
andando[1].
Spesso l'ha rappresentata, sotto forme diverse, come un passaggio verso
un’altra dimensione [2].

Anche nell'arte iconografica cristiana possiamo osservare espresso il


mistero della morte come un passaggio dalla vita terrena ad una nuova
Vita, che vince la morte biologica.
Nell'icona della Dormitio Mariae o Dormizione, che celebra la principale
festa mariana del mondo bizantino, troviamo infatti raffigurato il
momento del passaggio dalla vita terrena, biologica, ad una nuova Vita
di una donna, Maria, madre di Gesù.
Questa icona che celebra la resurrezione e assunzione al Cielo di Maria,
appartiene all'arte sacra.

5
L'arte sacra è una forma particolare d'arte distinta dall'arte religiosa in
quanto, pur condividendo con quest’ultima il "soggetto sacro", riflette
con il suo linguaggio artistico una visione spirituale che si apre a
qualcosa di totalmente altro dall'uomo e che le fa assumere la qualità di
sacralità in quanto crea un reale contatto con la sfera divina.
Lo scopo dell'opera non è quindi descrittivo, ma vuole essere
espressione di una realtà che va oltre l'uomo attraverso un simbolismo di
forme, colori, prospettive e anatomie [3].
L’arte sacra può essere considerata il vertice dell’arte religiosa e sua
espressione più autentica è l'arte iconografica.
Quest'arte è stata ed è tutt'ora molto fertile nella Chiesa cristiana
d'Oriente, in particolare nella Chiesa Ortodossa.
A noi occidentali può risultare invece più difficile accostarci ad un' icona
considerandola come sacra e non come una mera rappresentazione di un
soggetto sacro, in quanto in Occidente, già dal 1200, l'arte sacra ha
deviato rispetto all'Oriente abbandonando il simbolismo e
rappresentando il sacro solo come semplice immagine "educativa" per
coloro che non erano in grado di leggere.
La rappresentazione del sacro è diventata quindi per noi occidentali piu'
emozionale e teatrale, piu' libera da simbolismi [3].
Per meglio comprendere la differenza tra arte religiosa e arte sacra può
esserci d'aiuto la distinzione espressa da Rodolfo Papa, storico dell’arte
docente della Pontificia Università Urbaniana di Roma:
"Tra l’opera d’arte religiosa e l’opera d’arte sacra intercorre lo stesso
rapporto che unisce e distanzia una poesia che parla di Dio ed una
preghiera".

6
L' icona, la cui etimologia si fa risalire al greco bizantino "εἰκόνα"
(éikóna) traducibile con "immagine" e quindi all'infinito perfetto del
verbo greco "eikénai" traducibile in "essere simile", è una raffigurazione
sacra dipinta su tavola di legno, generalmente di tiglio, larice o abete,
prodotta nell'ambito della cultura bizantina e slava [4].
L’iconografo, al tempo stesso teologo contemplativo e pittore, esprime
nella sua opera sia il suo percorso spirituale che quello tecnico-artistico.
L'icona non viene firmata, perché l'autore non cerca la propria gloria, ma
quella di Dio.
La tavola in legno possiede in genere sul lato interno uno scavo
chiamato “scrigno” o "arca", che permette di lasciare una cornice in
rilievo sui bordi.
Questa cornice, oltre a proteggere la pittura, rappresenta lo stacco tra il
piano terrestre e quello divino in cui viene posta la raffigurazione.
Sulla superficie viene quindi incollata una tela con diversi strati di colla,
che servono ad ammortizzare i movimenti del legno rispetto agli strati
superiori, e di gesso, che levigati consentono di ottenere una superficie
perfettamente liscia, adatta ad accogliere la doratura e la pittura [4].
E' un' arte che sa utilizzare un linguaggio universale, condiviso e non
escludente, sia che l'osservatore sia credente che no.
L'icona non richiede interpretazioni, ma solo di essere guardata, perchè
in se stessa esaurisce tutto ciò che vuole rivelare [5].
Come afferma l'archimandrita Zenon:
"L'icona non rappresenta nulla, rivela piuttosto qualcosa".
Attraverso mezzi artistici, l'icona comunica le verità dogmatiche del
cristianesimo e svela il Dio invisibile all'uomo attraverso la sua
immagine, la sua "icona", Gesù Cristo.

7
Essa però riassume in sé stessa non solo aspetti teologici e liturgici
propri della fede cristiana, ma anche antropologici, esistenziali e morali.
Ogni icona è sempre antropologica nel suo contenuto; non ne esiste
infatti una senza l'immagine di una persona che ne sia la protagonista
principale.
L'uomo è dipinto però nel suo stato trasformato e divinizzato, per questo
l'iconografo utilizza tecniche artistiche come dipingere le mani e i piedi
più sottili di quanto non siano nella realtà, o tratti del volto più allungati,
per trasmettere il cambiamento spirituale che accade alla carne umana
come risultato dell'impatto di trasformazione effettuata su di essa dallo
Spirito Santo.
Il nuovo corpo è immateriale, luminoso e leggero, ma mantiene la
somiglianza col corpo materiale.
L'uomo raffigurato non è mai alla ricerca di un Senso, di un Significato
della sua vita , in quanto l'icona rappresenta non l' uomo in ricerca, ma
l'uomo che ha raggiunto ciò che cercava.
Non si vedrà mai infatti un uomo che lotta con le sue passioni, ma
sempre il momento in cui le ha superate.
In questo senso, l'icona non è dinamica, ma statica.
Per questo il personaggio principale di una icona non è mai
rappresentato in movimento [6].

8
LA VISIONE CRISTIANA DEL MORIRE

Vediamo come la morte, che nella società moderna è stata desacralizzata


e privata di qualsiasi contenuto positivo, ingeneri nell'uomo solo paura e
angoscia, persino vergogna, tanto da essere diventata un argomento di
cui si deve evitare di parlare.
L'icona della Dormizione vuole invece esprimere un messaggio di
speranza ed offrire ad ogni uomo la visione cristiana sulla morte,
considerata un “dormire” al quale nell’ultimo giorno seguirà un
risveglio.
L'atto del dormire, "Dormizione" appunto, viene usato infatti diverse
volte nella Bibbia per indicare coloro che sono morti
(‘sonno-dormitio’ in Gn 2,21-22; Gn 28,10-16; Lc 8,52; Gv 11,11).
Dormitio è la traduzione fatta dalla chiesa latina al termine greco
koimesis, letteralmente “il sonno della morte".
La "Dormizione" è già il risveglio nel regno di Dio.
Nella certezza che la morte è solo un “dormire”, i luoghi di sepoltura
cristiani assunsero il termine di cimiteri, dal greco koimiterion, “luogo
dei dormienti”, a differenza del mondo pagano che li chiamava
necropoli, "città dei morti".
La fine della vita di un cristiano non è la morte, ma un passaggio alla
vita eterna ed è questo che proclama l'icona della Dormitio Mariae,
raffigurante Maria sdraiata sul suo letto di morte circondata dagli
Apostoli e dagli Angeli, dove il suo risveglio a nuova Vita è
simboleggiato da lei bambina tra le braccia di Cristo.
E’ probabile che Maria sia morta ai tempi della guerra giudaica, fra il 66
ed il 70 d.C., durante l’assedio di Gerusalemme.

9
Le uniche notizie di cui disponiamo sulla sua morte provengono dai testi
apocrifi e dagli scritti dei Padri della Chiesa, mentre le prime notizie
della celebrazione della festa della Dormizione risalgono alla seconda
metà del VI secolo d. C. [7].

10
LA DIMENSIONE UMANA DEL MORIRE

L’icona della Dormitio Mariae rivela all'uomo sé stesso, nella sua


dimensione umana e spirituale, di fronte al mistero della sua morte.
Essa offre a chi la contempla un nuovo significato, una nuova speranza
che si apre al trascendente, all'oltre l'esistenziale.
La donna morente è raffigurata in quell’attimo di consapevolezza di
"essere pronta a morire ora", in quel preciso momento: l'icona non ha
l'intento di affrontare il dolore, la sofferenza che possono esserci stati, nè
di raffigurare il processo dell'agonia, ma il risultato del morire, in altre
parole non affronta il prima, ma solo l'attimo presente, lasciando intuire
il dopo.
Come è proprio dell'arte sacra infatti, ciò che è stato il processo che ha
portato alla morte non ha necessità di essere descritto e rappresentato,
l'impatto emotivo sullo spettatore non ne è l'obiettivo; la sofferenza e il
dolore che possono esserci stati trovano il loro ultimo senso nel
momento presente del risveglio ad una nuova Vita.
L'icona socchiude una finestra sul mistero che la morte racchiude, un
mistero non accessibile all'intelletto dell'uomo.
Significativa riguardo all'inaccessibilità del mistero alla ragione è la
rappresentazione ai piedi del catafalco di un uomo con le mani alzate
verso Maria e mozzate di netto dalla spada dell’arcangelo Michele: la
scena simboleggia infatti il severo divieto di avvicinarsi ai misteri della
vita dell'aldilà con la stessa curiosità e soprattutto con gli stessi metodi di
conoscenza che sono riservati al mondo fenomenico e scientifico [7].
Anche le tre candele accese poste dietro al catafalco, su cui è deposta
Maria, vogliono simboleggiare il mistero contemplato nell'icona.

11
L'icona è chiaramente suddivisa visivamente in due dimensioni:
- la dimensione orizzontale, che occupa la parte inferiore dell'icona,
raffigurante Maria a Gerusalemme, ove gli scritti apocrifi vogliono che
sia morta, deposta su un catafalco, circondata dagli Apostoli e da alcuni
Santi;
- la dimensione verticale, che occupa invece la parte centrale e superiore
dell'icona, raffigurante Gesù con in braccio Maria risorta e al di sopra
del Cristo la porta aperta del Cielo con gli Angeli chinati, con le mani
coperte, a prendere a loro volta l'anima santa.
Il centro dell'icona è rappresentato quindi dall'incontro tra due linee : una
orizzontale, delineata da figure umane e una verticale rappresentata da
Gesù e dagli Angeli.
L'Icona della Dormizione sembra quindi indicare nell'incontro tra queste
due dimensioni la strada da percorrere per poter affrontare, da parte
dell'uomo, ciò che gli si prospetta nella morte.
Esprime con grande forza comunicativa la necessità per ogni uomo alla
fine della vita di essere accolto pienamente nella propria dimensione
umana e spirituale.
L'icona sorprende per la forza dell'espressione pittorica con la quale
rappresenta in maniera così precisa i bisogni fondamentali dell'uomo
morente :
- il bisogno di accoglienza, di non essere abbandonato o rifiutato;
- il bisogno di rispetto, di essere riconosciuto per quello che si è, cioè
persona, nella propria dignità, nonostante tutto quello che possa accadere
al corpo o alla mente;
- il bisogno di capacità o di sicurezza di sé, di sapere di potercela ancora
fare, di avere ancora la capacità di portare avanti la vita che resta;

12
- il bisogno di libertà interiore, di sperare che non tutto è finito e
determinato, di credere che se non si può cambiare cosa, si possa ancora
cambiare il come affrontare la cosa;
- il bisogno di Significato; di trovare un Senso e Valore della propria vita
e della propria sofferenza in ciò che gli sta accadendo [8].

IL BISOGNO DI ACCOGLIENZA
La soddisfazione del bisogno di accoglienza è evidente nell'icona se si
osservano tutte le persone che circondano il catafalco: Maria non è sola,
con lei sono riunite le persone che hanno condiviso e riconosciuto il
senso della sua vita, gli Apostoli e suo Figlio.
Gesù, il suo Senso ultimo, accoglie nella sua nuova vita Maria, che come
una bimba può ritrovare la quiete in mano al suo creatore dopo il
marasma biologico della morte.

IL BISOGNO DI RISPETTO
Se l'anima di Maria si apre al trascendente, il suo corpo è onorato e
rispettato anche nella morte: deposto su un letto prezioso, è onorato dai
presenti e difeso dall'Arcangelo Michele.
Possiamo scorgere nei lati più vicini alla Vergine san Pietro, che
cosparge d’incenso il capo della Tutta Santa, san Paolo ai suoi piedi che
si inchina in atteggiamento di venerazione e, dietro agli apostoli, due
santi, Dionigi, vescovo di Atene e Timoteo, vescovo di Efeso,
riconoscibili per le tipiche croci nere in evidenza sulle stole bianche, con
in mano i vangeli e un incensorio.
Maria è riconosciuta da tutti i presenti per quello che è: anche nella
morte la sua dignità regale, la sua santità non sono intaccate.

13
Quando fu disposto il trasporto delle tue incorrotte spoglie, allora gli Apostoli,
facendo cerchio intorno al giaciglio, ti osservarono nel terrore (Stichiròn
Idiómelon del Mattutino);...E nell'onorare di esequie il tuo corpo iniziatore di vita e
accoglitore del divino, essi gioivano,o gloriosissima (Doxastikòn dell'Esperinós)[7].

IL BISOGNO DI CAPACITA'
Maria rimane nella morte aperta al trascendente, all'andare oltre se stessi,
sia nella trascendenza orizzontale, rivolta all'umanità, sia verticale,
rivolta al divino.
Il suo bisogno di capacità è soddisfatto dall'avere portato avanti, fino alla
fine, quella strada che aveva intrapreso nella sua vita: fino alla fine
essere custode di quel "fiat" che la rese Madre di Dio e della Chiesa.
Fu Maria, secondo gli scritti apocrifi, a volere attorno a se gli apostoli,
che vennero miracolosamente trasportati dagli angeli sul suo letto di
morte da tutto il mondo:
“Lei li consolò, li benedisse, pregò per la pace del mondo, e morì”

14
L'arrivo miracoloso degli apostoli su delle nuovole- conchiglia,
trasportati dagli angeli [7].
Icona del XIII sec. circa, Novgorod [Galleria Tret’jakov di Mosca]

IL BISOGNO DI LIBERTA' INTERIORE E DI SPERANZA


L'icona testimonia che tutto non finisce con il morire: se anche il corpo
muore Maria può ancora decidere come affrontare la cosa.
Il bisogno di libertà interiore e di speranza si può cogliere infatti
nell'espressione di gioia e di serena accettazione della morte sul suo
volto e nella compostezza del suo corpo.

15
Solo nella soddisfazione dei bisogni fondamentali, presenti in ogni
essere umano, l'uomo può, di fronte alla propria morte, rimanere in
equilibrio psichico senza sprofondare nella paura e nell’angoscia, anzi
può cogliere in essa un'occasione trasformativa, una nuova speranza e
come Maria andare incontro ad una "buona morte".
Per questo la Dormitio Mariae è offerta come esempio di "buona morte"
a tutti gli uomini, in quanto non esprime solo la migliore delle morti
possibili per Maria, per quella donna vissuta in quel tempo, in quelle
condizioni, in quel contesto, in quel momento della sua vita, ma la
migliore delle morti possibili per qualsiasi uomo, in quanto, proprio
perchè accolto e riconosciuto nei suoi bisogni fondamentali, può trovare
la forza, di fronte alla morte, di affrontare ciò che gli si sta prospettando
davanti.
La forza di questo messaggio non può certo lasciare indifferente ogni
persona che si occupi di accompagnare l’uomo alla fine della sua vita.

16
LA DIMENSIONE SPIRITUALE DEL MORIRE

IL BISOGNO DI SIGNIFICATO
Al centro dell’Icona emerge la figura di Maria nelle sue due nature:
quella umana, in posizione orizzontale, lo spazio del sonno-morte, e
quella gloriosa risorta, trasformata, in posizione verticale.
Tutta la sua dimensione umana, rappresentata dall'orizzontalità del suo
corpo e dalla posizione degli Apostoli, collocata nella metà inferiore
dell’icona, converge verso la dimensione spirituale rappresentata dalla
verticalità di Gesù con lei in braccio e dagli Angeli.
Cristo che scende dal Cielo nella Gloria attorniato di Angeli è il centro
esatto dell’icona [7].
Nell'incontro tra la dimensione umana e quella spirituale l'icona
suggerisce il Significato, il Senso della morte.
Intersecando i due assi mediani si può osservare come si ottenga un Tau
rovesciato, simbolo cristiano di resurrezione, di nuova Vita [7].

«Il Signore disse: Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e


segna un Tau sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono...»(Ez. 9,4).

La porta del trascendente aperta alle spalle di Cristo, dell'intuito ma non


ancora compreso, di quel mistero che tanto affascina e spaventa, dipinta
di un blu scuro, è aperta dal Creatore e sorretta dagli Angeli.
E' la capacità umana noetica, che permette all'uomo di intuire ciò che la
componente raziocinante non riesce a comprendere e di giungere là dove
la logica e la parola non possono arrivare a dare un senso [10].

17
La dimensione spirituale consente infatti all'uomo di intuire e
riconoscere il senso ed il valore di ciò che sta vivendo, di dare un
Significato anche a ciò che sembra non averlo [9].
E' solo nella dimensione spirituale, dove l'essere umano si innalza al di
sopra della propria esistenza, della propria vita biologica, che l'uomo può
intuire quel Significato che rende la morte affrontabile.
La sua mancanza nel marasma biologico della morte può rendere
impossibile la vita e spaventosa la morte.
La dimensione noetica è la sola che può ancora sostenere l'equilibrio
psichico anche quando i bisogni fondamentali dovessero cedere.

18
LA DIMENSIONE CRISTIANA DEL MORIRE

Se la dimensione umana orizzontale dell'uomo si protende verso la


verticale spirituale nella ricerca di un Significato, anche la linea verticale
del trascendente, di Cristo, si protende a sua volta verso la linea
orizzontale dell’umanità, il corpo di Maria: è la linea che indica la
benevolenza e l’amicizia del Signore per gli uomini.
L’incontro delle due linee è Vita.
Nella morte di Maria c'è promessa di vita: Lei, che ha dato alla luce la
Vita, è trasportata alla vita da suo Figlio [7].
In questo incontro possiamo trovare soddisfatto il bisogno di
Significato, di senso della vita di Maria.
L’incontro delle due linee è il Significato della Vita offerto dall'icona a
tutti gli uomini: l'amore di Dio per l'umanità.
Questo amore di Dio è espresso da Gesù che tiene in mano sua madre
con la stessa tenerezza con la quale lei teneva in braccio Dio incarnato in
forma di bambino.
L'icona ricorda che ogni gesto d'amore si imprime nel ricordo eterno di
Dio.
Così i gesti che la madre faceva al Figlio, il Figlio ora li ricorda e li
strappa alla morte.
"La Dormizione" come scrivono Spidlík e Rupnik "è un mistero grande,
pieno di speranza per i nostri piccoli gesti d'amore" [11].
E' un'offerta d'amore al più grande ed insopprimibile bisogno dell'uomo,
quello di sentirsi amato, accolto, voluto bene per quello che è.

19
L'icona sottolinea così come il tempo di fine vita possa essere letto e
vissuto solo attraverso una relazione interpersonale tra un io e un tu, un
io che si spinge verso un tu ed un tu che si protende verso un io , dove
Dio è proposto come l'Altro [10].

20
L'EREDITA' ONTOLOGICA DELL'UOMO CHE MUORE

Nell’icona Gesù, col corpo in atipica torsione a destra, verso la testa di


Sua madre, prende tra le braccia l’anima incarnata di Maria e la
sorregge, mentre avvolta da bianchissime fasce porta a compimento la
sua nascita nel Regno.
L'identità di Maria è mantenuta nonostante il suo corpo biologico muoia.
Nella sua anima incarnata vivono oltre la morte i significati essenziali
della sua vita.
I segni che ha lasciato nella sua vita sono impressi per sempre in chi
resta e nel mondo.
"La dimensione umana del morire è proprio", come afferma
Monformoso, logoterapeuta ed analista esistenziale, "quella che non
muore, ma quella che ritorna a Dio per chi ha fede, quella che resta nel
cuore di chi resta, nella memoria di chi resta, e nei fatti compiuti e
rimasti nel mondo, da parte di ogni individuo che ci lascia" [10].

21
L'ASSISTENZA SPIRITUALE AL MORENTE

L’anima di Maria è presa dalle mani di Gesù:


le anime dei giusti sono nelle mani di Dio (Sap3,1) [12].
Il passaggio da questa vita all'altra si effettua nell' icona della
Dormizione per mezzo di Cristo, della Sua presenza.
E' Lui infatti al centro dell'icona che media il passaggio dalla dimensione
umana a quella trascendente, che funge da trait d'union tra il sé e l'oltre il
sé.
Possiamo cogliere nella figura di Cristo, anche osservato al di fuori della
cornice della fede cristiana, un invito a chi offre assistenza spirituale,
quindi anche laica, ad imitare e ripercorrere il suo atteggiamento e i suoi
gesti quando si accosta all'uomo che muore.
Possiamo scorgervi infatti un invito
- a stare fisicamente accanto al morente utilizzando anche una
comunicazione non verbale basata sul contatto, in particolare delle mani
sul corpo della persona e dello sguardo;
- a sapere accogliere nella sua interezza la persona che sta di fronte, sia
nella sua dimensione umana che spirituale;
- ad osservare in volto la sua identità ontologica, compiendo una
diagnosi spirituale, una dia-gnosis, cioè un guardare attravero il corpo
che muore per riconoscere l'essenza che resta integra in eterno di
quell'essere umano, i significati essenziali della sua vita che restano
validi oltre la morte [10];
- a riconoscere il suo vissuto, l'impronta lasciata nel mondo e in chi l'ha
accompagnato nella vita;

22
- ad accogliere il mistero della sua spiritualità aiutandolo a trovare il
Senso e il Valore di ciò che è e che sta vivendo.
Una relazione di aiuto nella dimensione spirituale può offrire
un'occasione trasformativa che apra la strada alla Speranza.
Come ricorda Romano Guardini, teologo cattolico di origini veronesi:
"Amare un essere significa dirgli: tu non morirai"

23
CONCLUSIONI

L'icona della Dormitio Mariae, anche osservata al di fuori della cornice


della fede cristiana, esprime con grande forza comunicativa come solo
nella piena accoglienza dei bisogni fondamentali dell'essere umano,
propri della sua dimensione umana e spirituale, l'uomo può affrontare
ciò che gli si prospetta davanti nella morte ed intuire un nuovo
Significato, oltre l'esistenziale.
Ritrovando la propria identità ontologica, quell'impronta che resta
immutata nonostante il corpo biologico che muore, l'uomo può avvertire
inoltre la sua eternità.
L’icona della Dormitio Mariae ricorda all'uomo moderno che oltre alla
dimensione esistenziale, al mondo in cui vive, vi è anche una
dimensione spirituale che va oltre la dimensione umana e apre la porta al
trascendente.

"Si dimentica forse una donna del suo bambino,


così da non commuoversi per il figlio delle sue
viscere? Anche se queste donne si dimenticassero,
io invece non ti dimenticherò mai[...],
oracolo del Signore." Isaia, 49,15

24
NOTE BIBLIOGRAFICHE

[1] Giorgio Pigafetta "La più vuota delle immagini" Come l'intuizione
artistica ha saputo esprimere il vuoto privo di immagini della morte. Bollati
Boringhieri Editori, 2011, ISBN 9788833921686
[2] Davide Mauro "La Morte: quattro quadri a confronto" da
http://www.elapsus.it/home1/index.php/arte/artisti/323-la-morte-quattro-
quadri-a-confronto (ultimo accesso 01/06/2013)
[3] Fabio Leone "Angolo Rosso" da http://angolorosso.blogspot.it/ (ultimo
accesso 01/06/2013)
[4] Wikipedia, l'enciclopedia libera: Icona (arte) da
https://it.wikipedia.org/wiki/Icona_(arte) (ultimo accesso 01/06/2013)
[5] Chiara Cantelli "L’icona come metafisica concreta. Neoplatonismo e
magia nella concezione dell’arte di Pavel Florenskij" da
http://www.unipa.it/~estetica/download/Cantelli.pdf (ultimo accesso
01/06/2013)
[6] Metropolita Hilarion "Russia-Teologia dell'Icona nella Chiesa
ortodossa" Conferenza al Seminario San Vladimr di New York, 5 febbraio
2011, in memoria dell’arciprete Alexander Schmemann da
http://www.liceograssi.it/progetto_-
dialogo_intereligioso/2012/per%20la%20sezione%20(ortodossi)/Russia%20i
cona.doc (ultimo accesso 01/06/2013)
[7] "Le Icone Sacre" dal sito web di Regina Mundi
http://www.reginamundi.info/icone/ (ultimo accesso 01/06/2013)
[8] Paolo Giovanni Monformoso – Istituto per il LogoCounseling
“La dimensione Umana del morire” (tratto dalla lezione del 27 settembre
2012 tenuta presso il Master di Alta formazione e Qualificazione in cure
palliative dell'Università di Verona)

25
[9] Paolo Giovanni Monformoso – Istituto per il LogoCounseling
"Dimensione esistenziale o spirituale nelle cure palliative?" (tratto dalla
lezione del 8 novembre 2012 tenuta presso il Master di Alta formazione e
Qualificazione in cure palliative dell'Università di Verona)
[10] Paolo Giovanni Monformoso – Istituto per il LogoCounseling
"La dimensione umana del morire. Dall'oncologia all'ontologia" da
www.logocounselling.org (ultimo accesso 01/06/2013)
[11] T. Spidlík e M.I. Rupnik-Lipa "Narrativa dell'Immagine" Le icone
spiegano la nostra fede. LIPA editrice, 1996, ISBN 88-86517-17-3
[12] Claudia Rapetti "La Dormizione" da
http://www.testatadangolo.it/icone/514-la-dormizione.html (ultimo accesso
01/06/2013)

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