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ORLER ICONE MONREALE 26-05-2006 20:12 Pagina 2
Comitato Promotore
Salvatore Gullo, Sindaco del Comune di Monreale
Fabio Sciortino, Assessore alla Cultura del Comune di Monreale
Davide Orler, fondatore della Collezione Orler, Venezia
Comitato Scientifico
Sania Gukova
Alfredo Tradigo
Giancarlo Pellegrini
Alessandro Gea
Giampaolo Trotta
Testi e Commenti
Sania Gukova
Davide Orler
Michail Talalay
Alfredo Tradigo
Giampaolo Trotta
Segreteria organizzativa
Monica Cavaliere
Ufficio stampa
Comune di Monreale
Collezione Orler - ufficiostampaorler@tin.it
Foto
Biblos, Cittadella (Padova)
Edizioni Mistretta, Palermo
Luisa Del Campana
Giampaolo Trotta
Il materiale fotografico inserito nel catalogo, che non sia di proprietà della Collezione Orler, è stato
fornito direttamente dagli autori dei testi e risponde alle leggi sul copyright. La Collezione Orler,
comunque, si scusa per le eventuali omissioni e rimane a disposizione di coloro che involontaria-
mente non siano stati citati.
Catalogo
C&M Arte (Arezzo)
Grafica e layout del catalogo; consulenza editoriale per il commento iconografico ai saggi.
Giampaolo Trotta
In copertina
In primo piano: Arcangelo Michele e Arcangelo Gabriele, icone russe del XVIII secolo, scuola di
Jaroslavl’ (?), Collezione Orler; sullo sfondo: Arcangelo Michele e Arcangelo Gabriele, mosaici
del XII secolo, abside centrale del duomo di Monreale.
In IV di copertina
Angeli, particolari rispettivamante da una Deesis, icona della Russia centrale, inizi del XIX
secolo, e da Dio Sabaoth, icona russa del XVIII secolo, Collezione Orler.
COLLEZIONE ORLER
TESTI DI
ALFREDO TRADIGO
GIAMPAOLO TROTTA
MICHAIL TALALAY
DAVIDE ORLER
SANIA GUKOVA
Arte
ORLER ICONE MONREALE 26-05-2006 20:12 Pagina 4
ORLER ICONE MONREALE 26-05-2006 20:13 Pagina 5
Sommario
Messaggeri di Luce
schede a cura di Sania Gukova
Angeli nell’icona russa
I. Sacre Scritture
II. Gerarchia
III. Ministeri
IV. Serafini, cherubini
V. Michele
VI. Gabriele
VII. Raffaele
VIII. Cristo Angelo
IX. Madre di Dio
X. Santi
L
’immagine dell’essere alato accompagna tutta la storia dell’uma-
nità. Intermediari tra la divinità e l’umanità, buoni o cattivi che
siano, sono conosciuti nei miti di tutte le civiltà antiche: mae-
stosi grifoni che proteggevano le porte delle città mesopotamiche;
Ermete e Iride nell'area greca; eroti e geni della cultura romana; la per-
siana Fravashi; le valchirie al Nord. Sono gli inviati degli dei che entra-
no in contatto con gli uomini, trasmettono loro messaggi, impedisco-
no all'uomo l'accesso negli spazi segreti degli dei, annunciano la morte
e accompagnano i defunti nell'aldilà.
Ogni epoca ha affermato una sua concezione degli angeli, venuta
poi a riflettersi nell’arte. Nell’elaborazione dell’immagine angelica cri-
stiana non si trattava, certamente, di una semplice “traduzione” della
Vittoria pagana o di qualche altra figura simile nell’arte cristiana, ma
di un fenomeno ben più complesso. Fu frutto di retaggi, di apporti
culturali, di speculazioni religiose e di un’attività creativa che investì
molte generazioni ad impegnarsi nella ricerca delle forme più adatte
per rappresentare questi esseri invisibili e produrre una “nuova” imma-
gine cristiana immutabile ed eterna.
Le raffigurazioni angeliche e la loro spiritualità elaborate
nell’Oriente cristiano valicarono i confini della Russia antica alla fine
del primo millennio, insieme al cristianesimo. La tradizione angelica
bizantina fonde le proprie radici nell’antica cultura giudaica e nel
mondo ellenistico. Sarebbe, dunque, difficile comprenderla senza
prendere in considerazione questa millenaria eredità culturale. Gli
esseri incorporei di fattezze dolci, quasi femminili, la cui essenza è di
fuoco e di luce, il cui soffio emana profumo, sono entrati nell’arte
russa per diventare una presenza costante e numerosa. Il loro culto era
molto sentito in tutte le epoche.
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L’Angelo nell’icona russa
Testi di ogni genere fanno menzione degli angeli più e più volte, sia
canonici, sia apocrifi. Ma le fonti d’importanza primaria sono costi-
tuite dalle Sacre Scritture, con le quali s’intrecciano i testi liturgici, la
letteratura omiletica, le lodi e gli inni in onore delle gerarchie celesti o
di singole personalità angeliche nei giorni della loro festa. Infine, vi
sono i testi magici con le formule di esorcismo, le invocazioni e pre-
ghiere per ogni genere di intervento, ivi compresa la maledizione.
L’angelologia cristiana trae la sua ispirazione dalla Bibbia. I malea-
chi (inviati di Dio) menzionati nell’Antico Testamento assunsero il
nome greco di angeloi (messaggeri). L’angelo, pur provenendo dall’area
divina, entra nel mondo degli uomini, parla e agisce visibilmente come
una creatura, ma il messaggio che egli porta con sé è sempre divino. In
1. Angelo personificazione del sole, altri termini, l’angelo è spesso una personificazione dell’efficace parola
particolare dell’icona Figlio unigeni- di Dio che annuncia e opera salvezza e giudizio (Fig. 1).
to.
I testi biblici ricordano spesso l’intervento degli angeli per guidare
i patriarchi nel loro esodo o per proteggere il popolo di Israele.
L’immagine esemplare del ruolo dei messi divini è quella della visione
della scala che ebbe Giacobbe (Genesi 28,12): “Una scala poggiava
sulla terra mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di
Dio salivano e scendevano su di essa” (Fig. 2). L’angelo raccorda il cielo
e la terra, l’infinito ed il finito, l’eternità e la storia, Dio e l’uomo.
Gesù, infatti, preannunciava in se stesso la realizzazione del sogno del
Patriarca: “Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere
sul Figlio dell’uomo” (Giovanni 1,51). Per alcuni Padri della Chiesa
quella scala prefigura l’incarnazione del Verbo, mediatore tra cielo e
terra. Altri, seguendo il pensiero di Filone di Alessandria, hanno visto
2. Visione della scala di Giacobbe, nella scala di Giacobbe l’immagine della Provvidenza di Dio verso gli
particolare dell’icona Madre di Dio uomini per mezzo del ministero degli angeli. La scala tra cielo e terra
del Roveto ardente XVIII secolo.
è, dunque, custodita e presidiata dagli angeli, in particolare da
Michele, il condottiero degli eserciti celesti1. Il tema della discesa e del-
l’ascesa degli angeli per compiere la volontà divina si presenta come un
filo conduttore in molte immagini. Nell’icona del Profeta Elia nel
deserto (Tav. 1), uno dei soggetti prediletti dell’iconografia russa, l’an-
gelo del Signore accompagna il profeta, lo protegge nel suo cammino
difficile per portarlo, infine, vivo nei cieli (Fig. 3,4).
Il movimento degli angeli di Dio intorno al Figlio dell’uomo sulla
3. Angelo in carro di fuoco rapisce terra dimostra che la comunicazione tra cielo e terra, la “scala” sogna-
sant’Elia in cielo, particolare dell’ico- ta da Giacobbe, è ormai aperta per sempre. La discesa (katàbasis) del
na Ascesa al cielo del profeta Elia, Verbo sulla terra incarnato nel grembo della Vergine come Figlio del-
XVII secolo.
l’uomo Gesù e la sua ascensione (anàbasis) al cielo sono accompagna-
te dagli angeli: dall’arcangelo Gabriele di Nazareth (Tav. 27-29), dalla
moltitudine dell’esercito celeste a Betlemme, dagli angeli
dell’Ascensione sul monte degli Ulivi (Tav. 5). Questo è un duplice
movimento che dalla storia sacra si è impresso etimologicamente nella
1. Cfr. G. Ravasi, Gli angeli tra l’Antico liturgia cristiana. La “Azione del popolo di Dio” è celebrata insieme
e Nuovo Testamento, pp. 21-24 dagli angeli e dagli uomini: quelli creati per primi da Dio ne conosco-
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L’Angelo nell’icona russa
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L’Angelo nell’icona russa
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L’Angelo nell’icona russa
mente cospicuo è quello del Giudizio Universale (Tav. 9). Scrive l’e-
vangelista Matteo (24, 31): “Egli manderà i suoi angeli con una gran-
de tromba e raduneranno tutti i suoi eletti... da un estremo all’altro dei
cieli”. Qui gli angeli, oltre ad assistere al trono divino, sono anche
membri attivi del dramma escatologico: annunciano con le trombe 10. Gli angeli arrotolano il cielo,
l’imminenza del Giudizio, avvolgono il rotolo del cielo (Fig. 10), particolare dell’icona Giudizio uni-
vegliano alle porte della Gerusalemme celeste. Talvolta sono spietati e versale, XVI secolo.
si fanno strumento della collera divina, spingono i peccatori verso l’in-
ferno, li gettano nel fiume di fuoco e li puniscono per le loro azioni
malvagie.
TAVOLE 2
ICONOGRAFIA DELL’ANGELO
Sin dalle sue prime manifestazioni l’arte cristiana non esita a rap-
presentare gli angeli con un corpo umano, malgrado la loro natura spi-
rituale e invisibile. Le prime immagini angeliche comparvero nell’arte
paleocristiana fra la fine del II e l’inizio del III secolo: a quell’epoca,
infatti, appartiene la più antica immagine giunta a noi
(l’Annunciazione della catacomba di Priscilla). Con l’affermazione del
cristianesimo, alla fine del IV secolo, gli angeli divennero figure
immancabili dell’iconografia cristiana. Sovente fanno parte di una
composizione complessa che, rispecchiando il cerimoniale imperiale,
istituisce un parallelismo fra la corte terrena e quella celeste. Si appli-
ca, allora, a Cristo e agli angeli la classica disposizione di somiglianza
alla figura imperiale e ai membri della corte; questa iconografia di
carattere trionfale si sviluppa pienamente nei secoli successivi.
Nel periodo tra la fine del IV e l’inizio del V secolo, la figura ange-
lica acquista definitivamente l’attributo dell’aureola attorno al capo. È
un elemento di origine asiatica legato al culto della divinità solare, ma
conosciuto anche nell’arte romana che lo utilizza per indicare la divi-
nizzazione della figura imperiale. Nell’iconografia cristiana l’aureola
non solo indica l’appartenenza del personaggio al mondo celeste, ma
anche, nel caso specifico degli angeli, l’autorità e la sovranità di Dio,
in nome del quale essi agiscono.
Nella stessa epoca si verifica anche un cambiamento iconografico
nel passaggio dalla figura angelica aptera a quella alata. L’acquisizione
delle ali come attributo dell’angelo segna, dunque, un momento deci-
sivo nel processo dell’evoluzione figurativa, distinguendo gli angeli
dagli altri personaggi sacri. L’acquisizione di questo attributo è frutto
di un influsso delle raffigurazioni alate dell’arte pagana. Le ali simbo-
leggiano l’inconsistenza corporea della velocità, l’onniscienza e quei
valori che costituiscono gli aspetti più importanti della natura angeli-
ca. Tra le figure alate alle quali sicuramente attinsero gli artisti cristia-
ni è da ricordare la Vittoria, 1’Eros psycophoros, i geni alati, la personi-
ficazione di Psiche, la personificazione dei venti. L’arte cristiana sfrut-
ta il linguaggio figurativo del paganesimo, a cui sostituisce i propri
contenuti.
Ma uno dei motivi, forse addirittura il principale, che dovette
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L’Angelo nell’icona russa
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L’Angelo nell’icona russa
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L’Angelo nell’icona russa
dell’inno tre volte Santo, che sei glorificato dai cherubini e adorato da
tutte le potenze celesti...”.
Un altro degli oggetti che può essere raffigurato in mano ad un
angelo è il ripidion (ripidia, al plurale): un ventaglio che l’angelo regge
in mano. Il suo uso liturgico è documentato già nel IV secolo. Il ven-
taglio fu sostituito nel VI secolo da un disco in metallo sorretto da
un’asta decorata con l’immagine di un serafino (Fig. 15). I ripidia sim-
boleggiavano i serafini dalle sei ali (hexapteryga, in greco) e, come stru-
menti liturgici, erano associati al diacono che muoveva i ripidia per
proteggere dagli insetti i Santi Doni.
Talvolta le mani degli angeli sono velate in segno di profondo
15. Ripidion con l’immagine del rispetto per le cose sacre che portano e che perlopiù sono rappresenta-
serafino che regge nelle mani i due te dagli strumenti della passione. Le raffigurazioni degli angeli nelle
ripidia con la scritta “Santo”.
icone sono normalmente provviste di iscrizioni che specificano i loro
nomi (nel caso si tratti degli arcangeli) oppure definiscono la loro posi-
zione nella gerarchia (serafini, cherubini e così via) e talvolta, sempli-
cemente, li indicano come “Santi angeli del Signore” o “Santi angeli di
Dio”. Tali iscrizioni fanno parte del canone iconografico delle raffigu-
razioni angeliche e sono conservate nell’arte dell’Oriente cristiano fino
a oggi.
Gli attributi sopraindicati si possono vedere in una delle più anti-
che icone, eseguita probabilmente a Novgorod nel XII secolo. La tavo-
la raffigura il Mandylion su una faccia e sull’altra, dipinta in un secon-
do momento, la Glorificazione della croce (Fig. 16). Le due composi-
zioni sono accomunate dal fatto che raffigurano le somme reliquie di
16. Glorificazione della croce, Costantinopoli: il panno con il Volto Santo “non dipinto da mano
icona russa del XII secolo, Galleria d’uomo” e la Santa Croce con gli strumenti della passione. Due ange-
Tret’jakov, Mosca.
li stanno ai lati della croce che porta la corona di spine ed è piantata
sul Golgota, col cranio di Adamo raffigurato in una caverna. Sopra la
croce volano due cherubini dalle sei ali di colore oliva scuro, mentre
due serafini rossi dalle ali ricoperte da molteplici occhi si muovono
nell’aria agitando con le mani i ripidia. Gli strumenti del martirio di
Gesù vengono rappresentati a sinistra della composizione. L’arcangelo
Michele porta con le mani velate in segno di rispetto la lancia, mentre
l’arcangelo Gabriele, nello stesso atteggiamento di venerazione, regge
la spugna. Le scritte corrispettive specificano i nomi delle forze ange-
liche raffigurate. In questa icona è evidente come l’atteggiamento degli
angeli e gli oggetti che portano suggeriscano la celebrazione della litur-
gia celeste.
VESTE ANGELICA
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L’Angelo nell’icona russa
ANGELO SACERDOTE
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L’Angelo nell’icona russa
tre volte Santo dei serafini, mentre l’Eucarestia unisce il cosmo e la sto-
ria, gli uomini e gli angeli, riempiendo con la spirituale presenza degli
incorporei tutto lo svolgimento della storia salvifica, dal Paradiso della
Genesi a quello dell’Apocalisse. L’angelo, dunque, indica l’unità della
liturgia terrena e di quella celeste10. San Giovanni Crisostomo, autore
della Liturgia anche oggi celebrata nella Chiesa ortodossa, dice: “La
Chiesa è il luogo degli angeli, il luogo degli arcangeli, il regno di Dio,
il cielo stesso ... E tu dunque, ancor prima del tempo, venera, stupisci
e levati, prima di vedere aperti i veli, e precedendo il coro degli ange-
19. Angeli celebranti la liturgia cele-
ste, particolare dell’icona Sinassi del- li, sali verso il cielo” (Epistula ad Corinthios homilia, 36,5). Questo
l’arcangelo Michele (Tav. 8), XIX ruolo importante degli angeli si rispecchia anche nell’arte. L’antica
secolo. veste bianca indossata dagli angeli diventa, talvolta, lo sticario (corri-
spondente alla dalmatica occidentale) e ad esso viene aggiunto l’orario
(la stola diaconale occidentale). Gli angeli diaconi, al pari delle loro
figure terrene, agitano nelle icone i ventagli liturgici e, portando cali-
ce e patena, compiono i ministeri corrispondenti. La vicinanza degli
angeli ai doni eucaristici diventa vicinanza al sacrificio supremo di
Cristo.
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L’Angelo nell’icona russa
TAVOLE 3
21. Cherubini, particolare dell’icona
Trinità, XIX secolo.
SERAFINI, CHERUBINI E TRONI.
I SERAFINI
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CHERUBINI
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TRONI
ARCANGELI
“O gloriosi Sette Arcangeli che siete come sette lampade che ardo-
no dinanzi al Trono dell’Altissimo e a cui è affidata la nostra tutela,
liberateci da ogni male, allontanate da noi l’azione di Satana, implora-
te Dio Misericordioso per noi e fate che possiamo un giorno
contemplarLo eternamente insieme a voi. Amen”.
Preghiera agli arcangeli
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L’Angelo nell’icona russa
“Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli com-
battevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi
angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il
grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e
Satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui
furono precipitati anche i suoi angeli.”
Apocalisse 12, 7-9.
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L’Angelo nell’icona russa
Questa supplica durò tre giorni e tre notti, senza che egli si alzasse mai.
Così, il Diavolo ritenne di poter operare impunito, mentre 1’arcange-
lo era assorbito da questo importante compito13.
Anche in Italia vi erano molti luoghi in cui sorgevano cappelle, ora-
tori, grotte, Chiese e monti dedicati all’arcangelo Michele (Fig. 27). Il
più celebre santuario italiano, la cui fama valicò le Alpi, è quello in
Puglia, sul Monte Gargano. Il santuario sorse in un ambiente forte-
mente ellenizzato e la sua storia iniziò nel 490. La leggenda racconta
che casualmente un certo Elvio Emanuele, signore del Monte
Gargano, aveva smarrito il più bel toro della sua mandria, ritrovando-
lo dentro una caverna inaccessibile. Egli scoccò una freccia, ma essa
tornò indietro e lo ferì ad un occhio. Allora San Lorenzo Maiorano,
Vescovo di Siponto (oggi Manfredonia), ordinò un digiuno di tre gior-
ni, dopo i quali San Michele apparve all’entrata della caverna che
dichiarò suo santuario. Il santuario garganico, celebre per i pellegri-
naggi, fiorì fino alla metà del secolo VII. In seguito decadde, ma con-
tinuò ad essere meta di pellegrinaggi nei secoli VIII e IX. Nonostante
diversi saccheggi, continuarono i pellegrinaggi dei Sovrani, dei Papi e 27. San Michele colpisce il satana,
dei Santi. particolare dell’icona Trinità
In Russia, il culto del potente protettore dell’umanità era molto dell’Antico Testamento, fine del
sentito in tutte le epoche. A lui erano consacrate molte Chiese ed era XVIII secolo.
considerato protettore di Kiev (la capitale della Russia antica). Nel
calendario liturgico ortodosso è commemorato due volte: il 6
Settembre e l’8 Ottobre. Era uno dei protagonisti della devozione
popolare: lo invocavano per chiedere protezione nelle guerre, per gua-
rire malati, per proteggere i naviganti ed i commercianti e, soprattut-
to, per aiutare le anime dei defunti a passare nel mondo dell’aldilà.
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L’Angelo nell’icona russa
29. Arcangelo Michele, icona bizan- La funzione di Michele non si limita, però, solo alla lotta contro il
tina, XIV secolo, Museo Civico di Diavolo. Michele è anche psicopompo: conduttore delle anime dei
Pisa. morti. La concezione secondo cui le anime dei defunti sono accompa-
gnate nell’aldilà da animali, dei o altri enti, risale all’età arcaica dell’u-
manità. La testimonianza più antica sugli angeli psicopompi risale al
203. Già nel V secolo la guida delle anime era attribuita a Michele:
Dio ha dato all’arcangelo il potere sulle anime degli uomini cristiani
che lasciano questa vita, affinché egli le prelevi e le conduca nella pace
sublime del paradiso (Fig. 29). In un apocrifo, De transitu Mariae,
Cristo stesso consegna a Michele l’anima della Madre.
Questo ruolo dell’arcangelo Michele era molto sentito nella devo-
zione popolare russa e trovò la sua espressione in un genere della lette-
ratura popolare russa chiamato “poesie spirituali”. Questi versi esalta-
no San Michele come intermediario fra gli uomini e Dio, intercessore
per l’umanità, colui che tiene il registro con i nomi dei giusti, ma
anche colui che pesa le anime dei morti e le trasporta attraverso il
fiume di fuoco che può essere attraversato solo dai giusti. Non è pos-
sibile corrompere l’arcangelo né con l’oro né con tutte le ricchezze del
mondo. Per il suo trasporto non pretende altro che la preghiera, il
digiuno e la carità durante la vita terrena. A questo aspetto del culto di
San Michele è legata l’usanza di dedicare all’arcangelo le cappelle fune-
bri e gli ossari, sia in Occidente sia nell’Oriente cristiano. In Russia,
l’arcangelo era il patrono della Chiesa funeraria del Cremlino, dove
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L’Angelo nell’icona russa
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L’Angelo nell’icona russa
moniato dalle icone dedicate ai Santi Floro e Lauro, nelle quali la figu-
ra di Michele è centrale (Tav. 25).
Tavole 5 (Michele)
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L’Angelo nell’icona russa
Tavole 6 (Gabriele)
“Angelo Santo, sta’ innanzi alla mia anima miserabile e alla mia vita
di passioni, non abbandonare me peccatore e non allontanarti da me
a causa della mia intemperanza. Non permettere al demonio maligno
di possedermi con la violenza tramite questo corpo mortale. Fortifica
la mia povera e debole mano e guidami sulla via della salvezza. Angelo
Santo di Dio, custode e protettore della mia anima e del mio corpo
miserabile, perdonami tutto ciò con cui ti ho offeso tutti i giorni della
mia vita; se ho peccato in qualcosa nella notte trascorsa, proteggimi in
questo giorno e preservami dalle tentazioni nemiche, affinché con nes-
sun peccato io irriti Dio; e prega per me il Signore di fortificarmi nel
suo timore e di fare di me un degno servo della sua bontà. Amen.”
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L’Angelo nell’icona russa
entrato nelle acque da lui smosse, sarebbe stato guarito da ogni malat-
tia. Il suo ruolo di “custode della salute” emerge nell’episodio in cui
Cristo sana un paralitico (Giovanni 5, 4) il quale, a causa della sua
malattia, aveva deciso di non allontanarsi dalla piscina per tentare di
gettarvisi per primo dopo la venuta di Raffaele, ma proprio a causa
della sua infermità non poteva farlo15.
Nella Chiesa ortodossa l’arcangelo Raffaele è venerato come patro-
no della medicina, guaritore delle malattie e delle ferite. Infatti, l’olio
Santo per i malati viene miscelato sotto la protezione di Raffaele.
Questo aspetto del suo culto è legato forse alla storia del pesce, quan-
do l’arcangelo insegna a Tobia a fare suffumigi per guarire gli occhi e
cacciare gli spiriti maligni (Tobia 6, 1-9). I testi magici lo invocano più
volte, mentre nelle icone raramente è rappresentato da solo ma piut-
tosto insieme a Tobia (Tav. 35). Talvolta, può comparire insieme agli
33. Il cristiano, l’angelo custode, il altri arcangeli nelle composizioni della Sinassi delle forze celesti o in
diavolo e il “mondo”, fine del XIX quella delle nove ordini angelici (Tav. 6, 8).
secolo, cartolina dipinta (“lubok”) dei L’arcangelo Raffaele è considerato il prototipo dell’angelo custode.
Vecchi credenti.
Nell’Antico Testamento ritroviamo costantemente la concezione
secondo la quale ogni individuo ha un suo angelo come accompagna-
tore, consolatore, sostegno nel pericolo, nelle tentazioni e nell’afflizio-
ne della morte, come guida alla pace eterna. Questa idea è, d’altronde,
reiterata nella preghiera dei Salmi. Nel Salmo 90 (91) è descritto il
ministero dell’angelo custode: “Egli darà ordine ai suoi angeli di custo-
dirti in tutti i tuoi passi” (Fig. 33).
Nell’angelo custode del cristianesimo gli elementi della cultura
ebraica si fondono con quelli dell’esperienza religiosa pagana. La figu-
ra divina del genio pagano (il soccorritore dell’individuo dalla nascita
alla morte) cesserà ufficialmente con l’editto di Teodosio del 392, ma
la sua irresistibile forza come principio spirituale sopravvivrà nell’im-
magine cristiana dell’angelo custode. In questa attraente figura angeli-
ca si fondono in maniera estremamente suggestiva le credenze popola-
ri e le verità dottrinali delle religioni del Libro, del sacro e del profano.
Il culto dell’angelo custode è profondamente radicato in Russia:
l’antica preghiera riportata all’inizio del capitolo anche oggi è recitata
34. Ospitalità di Abramo, mosaico dai Russi ogni mattina (Tav. 36). I temi principali di questo culto sono
della basilica di S. Vitale VI secolo, esposti nel canone scritto nell’XI secolo dal metropolita di Euchaita
Ravenna. Giovanni Mauropodo. Nonostante l’importanza e l’antichità del culto
dell’angelo custode, nell’arte bizantina non si trovano sue raffigurazio-
ni. Le prime immagini nell’arte russa risalgono al XVI secolo e la for-
mazione definitiva della sua iconografia si verifica assai tardi, verso il
1600, a Mosca16. La sua iconografia è sostanzialmente quella degli
arcangeli: è raffigurato con vesti bianche; gli elementi distintivi sono la
croce a otto punte nella mano destra e la spada in quella sinistra (Fig.
34); talvolta ha sul petto un clipeo con l’immagine di Cristo
Emanuele. Una delle probabili fonti dell’iconografia è considerata l’a-
15. Cfr. M. Belloli, Raffaele l’angelo pocrifo Apocalisse dell’apostolo Paolo. Un’altra fonte che influì sull’ico-
custode, pp. 145-147.
16. Cfr. T. Daiber, Aufschriften auf rus-
nografia sono le incisioni occidentali del Libri dei morti. Le icone con
sischen Ikonen, Freiburg 1997, S. 159- la raffigurazione dell’angelo custode erano molto diffuse dal XVII al
269. XIX secolo. Talvolta, la figura dell’angelo custode si trova sui bordi
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L’Angelo nell’icona russa
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L’Angelo nell’icona russa
descrive due icone venerate nella sua comunità: “Non si può dire con
le parole che opere d’arte erano queste due immagini sacre! Se guardi
la Vergine e come davanti alla sua purezza si inchinino anche gli albe-
ri inanimati, il cuore ti si strugge e trema; guardi l’Angelo... che gioia!
Questo Angelo era in verità qualcosa di indescrivibile. Il suo volto, l’ho
davanti agli occhi, era luminoso come Dio e pronto ad aiutare; il suo
sguardo tenero; gli orecchi portavano dei fasci di raggi a indicare che
prestavano ascolto in tutte le direzioni; i suoi vestimenti ardevano,
tanto erano sparsi di pietre preziose ed oro; la corazza era ornata di
penne e sotto le ascelle passavano le cinture; sul petto portava l’imma-
gine di Cristo Emanuele; nella sua mano destra la croce, nella sinistra
una spada ardente! Meraviglioso, meraviglioso! I capelli sulla sua testo-
lina erano ricciuti, di color biondo scuro e scendevano sulle orecchie
in boccoli ed erano fermati l’uno all’altro con un piccolo ago. Le ali
erano larghe e bianche come la neve davanti, dietro azzurre chiare; le
penne erano una accanto all’altra e tra un ciuffo e l’altre biancheggia-
vano dei cirri. Guardando queste ali passava ogni angoscia; pregavi:
‘Proteggimi’ e subito ci si sentiva tranquilli e tutta l’anima era in pace.
Questa si che era un’icona! Queste due immagini erano per noi come
per gli ebrei il tabernacolo ornato dall’arte meravigliosa di Bezaele”18.
Tavole 7 (Raffaele)
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Tavole 10 (Santi)
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