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N. 4
ECA SARDA
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In copertina:
Carmelo Floris, Il cieco Bernardo [1954]
Giovanni Spano
CANZONI POPOLARI
DI SARDEGNA
IN DIALETTO SARDO CENTRALE OSSIA LOGUDORESE
VOLUME SECONDO
Spano, Giovanni
Canzoni popolari di Sardegna in dialetto sardo
centrale ossia logudorese / Giovanni Spano ;
a cura di Salvatore Tola ; prefazione di Alberto
Maria Cirese. - Nuoro : Ilisso, c1999.
492 p. ; 18 cm. - (Bibliotheca sarda ; 45)
I. Tola, Salvatore II. Cirese, Alberto Maria
851.808
Scheda catalografica:
Cooperativa per i Servizi Bibliotecari, Nuoro
© Copyright 1999
by ILISSO EDIZIONI - Nuoro
ISBN 88-85098-95-9
INDICE
MES’ISCULZU (PLOAGHE)
313 Totu m’hant affeadu su cantare I 266-269
318 Cuddos ch’ingiustamente mi criticant V 103-106
321 Mezus est molinarzu et non segnore VI 7-10
MEURREDDU (DESULO)
324 Missegnora, m’iscuset s’attrivida III 215
Di Tissi. Visse nella metà del secolo scorso [Spano scriveva nel
1863]. Le sue canzoni sono molto popolari. Era un uomo di
specchiata virtù. La sua musa abborriva gli amori, e si tratte-
neva nelle cose serie e tetre. Il caso che racconta accadde nel
1850 [forse 1750], e l’infelice giovine, bello di aspetto e ricco
di fortuna, si chiamava Giorgio Me.
* [I 18-23]. Octava rima. Lamenti d’una madre nella morte del figlio ac-
caduta per disgrazia in Tissi.
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Giovanni De Sa Rughe
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Giovanni De Sa Rughe
terra. Oh dolore grande, o forte pena che si sia dato lui stesso la
morte! Mentre stava caricando l’arma questa spara, e lo colpisce
proprio alla testa.
6 Il tiro lo colpì proprio alla testa, che dolore forte, che pena gran-
de! Al colpo la madre si voltò, tremando come una canna per lo
spavento, e vide il figlio, morto all’istante, a terra vicino alla por-
ta; lo prende subito tra le sue braccia e cadono entrambi morti.
7 La povera figlia, come vide il fratello morto e la madre anche, si
sciolse subito i capelli piangendoli entrambi in quel momento; e
poi subito si mise a gridare per far accorrere la gente da fuori per-
ché non aveva chi l’aiutasse e non sapeva che decisione prendere.
8 Tutti pensavano che fossero morti entrambi per un solo colpo,
piangevano tutti dolorosamente e sospiravano di cuore; ma guar-
dandoli con più attenzione si accorsero che respiravano, e men-
tre parlavano di liberarli fecero in modo di avvisare il medico.
9 Avvisarono subito il medico e si preoccuparono di chiamare il
confessore: entrambi vennero subito a passo molto svelto, fece-
ro quanto era necessario meno che confessare, la madre che era
svenuta tornò in vita ma il figlio era morto, e non tornò.
10 Poterono dargli solo l’olio santo, e per il fatto che non si era potuto
confessare i suoi si scioglievano in pianto, nessuno riusciva a con-
solarli; la madre piangeva a sua volta perché vedeva il figlio ago-
nizzare, e la sofferenza era tanto forte che sbatteva la testa al muro.
11 Sbatteva la testa al muro perché vedeva il figlio morente. Il dolore
era così acuto che mentre piangeva lanciava forti grida: quella mat-
tina il poveretto era alla festa, e la sera era in lotta con la morte, la
mattina sano, brioso e forte e la sera nelle braccia della morte.
12 La mattina era andato alla festa del glorioso San Maurizio e ave-
va ascoltato la santa messa con grande piacere e profonda gioia;
poi la sera era rientrato perché era necessario che tornasse a ca-
sa, ma poco dopo che ebbe oltrepassato la porta cambiò la vita
con la morte.
13 Cambiò la vita con la morte, mi stringe il cuore a raccontarlo: un
colpo improvviso e molto forte gli annientò la vita. Era il suo
destino, o fato o sorte o un punto per il quale doveva passare;
ma allora non fosse nato per darsi la morte con le sue mani!
14 Alla fine, mamma afflitta e sconsolata, calma il pianto e il grande
dolore: non vivere così afflitta, il Signore ti saprà consolare; vivi
affidandoti sempre a lui e abbi speranza solo in lui, abbandona
questa tristezza e il pianto perché non potrai ottenerne nulla.
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
MICHELE DEVILLA
Di Aritzo.
PEREGRINOS FAMOSOS*
1 Peregrinos famosos
chi in su mundu continu regirades,
retrattos primorosos,
bellesas peregrinas chi chircades
innoghe firmadeoso1
chi prus rara bellesa no agatades
ne Apelles pintore
mai pintesit cun tantu primore.
2 Miradela a s’aspettu:
in magestade est simile a Giunone,
si meritat rispettu
sa presenzia e cumposizione;
alcanzat su secretu
che calamid’in s’attrazione
de si fagher amare
e cale dea de la venerare.
3 Cun sos rajos dorados
cand’ispuntat su sole in oriente
dimostras retrattados
sos pilos suos che oro lughente
chi jughet anellados
subra de sas massiddas in sa mente,
cadenas de diamantes
fattas pro incadenare sos amantes.
4 Sas massiddas de rosa
* [VI 85-89]. Sexta lira [in realtà: octava lira]. La bellezza e ritratto d’una
giovine.
1. Firmadeoso, firmadeose, firmadebos, fermatevi. Dialetto aritzese.
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Michele Devilla
2. In questa strofe mancano due versi che non ho potuto supplire, per
esser unica la copia che posseggo.
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
s’ispuma de su mare,
su latte e nie paret cosa oscura
in comparazione,
non b’hat un’uguale perfezione.
9 Non lu podet pius bellu
unu retrattu formare pintore
ne su mezus pinzellu
prus bellu podet dare unu colore
ne rosa, ne gravellu
ne de jardinu unu mezus fiore
formada de natura
no hat un’uguale architettura.
10 Su passu in camminare
bandat cun mesurada distinzione,
non podesi ideare
bellas in s’immagginazione
ca simile retrattu
mai pius unu Deus non d’hat fattu…3
11 Cagliessi dogni istoria
de vantare bellesas e diosas,
non servit sa memoria
piena de ideas fabulosas,
custa tenet vittoria
in totu sas bellesas portentosas,
in totu sas creaturas
non b’hat bellesas tales ne ermosuras.
12 Perdona amada dea
difettos de sa limba in su cantare,
fit bona sa idea
ma non si podet su chelu pintare;
hap’a fagher serea
pro chi supplat su coro in su t’amare
su coro in sos affettos
det supplire sa limba in sos defettos.
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Michele Devilla
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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MARIA DORE
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Maria Dore
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
MELCHIORRE DORE
* [I 104-105]. Cantada. Risposta a due lettere che gli aveva fatto il rac-
coglitore di queste canzoni nel gennaio del 1841, augurandogli il capo
d’anno.
1. Le lettere che gli aveva diretto erano vergate in rima.
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Melchiorre Dore
Dopo che per cinque settimane sono stato esiliato, per buona
fortuna mia, al mio paese, al luogo natio, sono tornato vivo e sano
a Posada, dove ho trovato le tue lettere: erano due, caro fratello,
proprio due! Una più elegante dell’altra.
La prima era d’indole virgiliana e mi augurava ogni bene; era in-
tinta nelle acque d’Ippocrene, dunque tu avevi bevuto in quelle ac-
que?
Mi dispiace d’averlo saputo così tardi, auguri, caro Giovanni, sap-
pi che io ti aiuterò nelle cose che tu vorrai, perché io lo faccia basta
che tu lo dica: non guardare l’ignoranza né la vecchiaia, io ti sarò
compagno in ogni impresa, sono sempre pronto ai tuoi comandi.
Noi due dovremo essere legati fino alla morte, se vuoi te lo giuro.
Tanto ti dico e tanto ti assicuro, e mi firmo felice, pieno di affet-
to, il tuo compagno e fratello Melchiorre Dore.
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
Non eri Giobbe e ora sei Giobbe perché sei triste, soffri e non ti
strappi le vesti: caro Giovanni, è necessario soffrire, ogni uomo de-
ve morire secondo la legge di natura; perdere un padre è una gra-
ve sofferenza, specie se si tratta di un padre come Giacobbe e Ma-
tatia, però a cosa serve questa sofferenza? Dio vuole che tu soffra
ma che resista.
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Melchiorre Dore
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Melchiorre Dore
1 C’è un vizio persistente dei cantanti, che non fanno sentire subi-
to la loro voce a meno che non vengano pregati e ripregati da
un amico. Ma poi, insolenti, si scatenano talmente nel canto,
senza essere invitati, tanto che fanno come l’impertinente Tigel-
lio. È il sistema preferito del cantante: inizia a cantare se è co-
stretto, ma poi non la finisce più.
2 Cesare che poteva costringere Tigellio, perché era il suo sovra-
no, l’esortava e lo pregava affinché cantasse, ma invano. Mentre
quando gli veniva l’estro cantava da basso e anche da soprano,
e dispensando genio e umori cantava Bacco come un insensato.
* [III 136-137]. Dimandato il poeta, da uno, chi era Tigellio sardo, tanto
rinomato, risponde con due ottave traducendo quasi a parola quanto
Orazio di lui dice nella satira terza.
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Melchiorre Dore
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Melchiorre Dore
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de s’ispagnolu et de s’italianu.
Tot’hant a narrer: professor Ispanu
hat esaltadu sos logudoresos
et pius et pius sos piaghesos;
ti podent ammirare senz’abbagliu
considerende su riccu trabagliu
chi leas pr’istampare sa Gramatica,
s’istampa de su sardu pagu pratica
faghet errores qui ti mortificant.
Totu cussos trabaglios significant
qui meda de sa patria ses amante,
ozziosu non passas un’istante
semper ses in istudios occupadu.
Dicciosa cussa terra ue ses nadu
pro qui formas un’epoca in Sardigna!
Amigu caru, isforzati et impigna’:
tot’est honore tou, et miu ancora.
Vigila, mortificati, et suora2
pro dare manu a su Vocabolariu,3
si bives sanu et non tenes isvariu
det esser sa grand’opera concluida,
Deus ti diat forza et di det vida
pro ti dare su nomen de autore!
Et eo cun affectu et cun honore
so totu tou, Melzioro Dore.
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Melchiorre Dore
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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GIAMPIETRO FADDA
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
1. Impartente, necessarie.
2. Isciala, iscialu, scialo.
3. Iscolopia, degli Scolopii.
4. Salvatore Manca.
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Giampietro Fadda
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Giampietro Fadda
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Giampietro Fadda
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Giampietro Fadda
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Giampietro Fadda
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Giampietro Fadda
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Giampietro Fadda
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Giampietro Fadda
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FRANCESCO FAIS
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Francesco Fais
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Francesco Fais
5 Dopo che ha divorato grano e orzo l’ha bucato sui lati e nel
fondo, un grande sorcio dalla coda tonda si è fatto il posto per
dormire, quel recipiente costa quattro scudi e ora è da buttare.
6 Quello sì che m’ha sistemato il cuore, per colpa sua trascorro vi-
ta misera! Più di cento libbre di formaggio e tre o quattro forme
di ricotta, e dopo che ha divorato tutto non riusciva più a entra-
re nel buco della sua tana.
7 Se ne è stato zitto zitto nel recipiente del grano sin dal mese di
novembre: io a settembre ci avevo versato venti some di grano
ben misurate e non ne ho trovato neppure un chicco, potete
ben riflettere e pensare!
8 Pensate come mi stanno rovinando, ma io mi vergogno a riferir-
velo: c’era una pentola piena di semola d’orzo che bolliva sul
treppiede, ne arriva uno grande e a saltelli ci va dritto a mangiare.
9 Il topo macchiettato si mette a mangiare la semola dalla pentola,
la ragazza andò a controllare e ne trova appena un cucchiaio nel
fondo, questo ci costò caro, nel mese di gennaio, me lo ricor-
derò per tutta la vita.
10 Né mai potrò dimenticare quello che mi hanno combinato in
marzo quando si impossessarono del basto, perché in casa non
c’era più nulla: uno aveva le dimensioni di un asino e sarebbe
stato in grado di macinare.
11 Macinare era per lui un gioco perché stava sempre in giro. L’al-
tro giorno c’era una focaccia di pane azzimo che cuoceva sul
fuoco, mia moglie si allontana e al ritorno li trova tutti riuniti.
12 Ogni giorno mi fanno un danno, adesso mi hanno demolito il
forno e mi hanno ferito il cavallo grigio tanto che sarà difficile
che possa più vincere un palio: nel guidalesco ha un grande
morso che non gli guarirà se non quando muore.
13 Adesso ho di nuovo un gattino, lo minacciano ogni giorno: ne
esce zampettando sulla stuoia uno che è più grande di un ronzi-
no, se ci fidiamo inghiottisce quel poverino in un boccone!
14 Qualche giorno lo riducono male, ne so qualcosa io che ne ho
avuto un assaggio: l’altra notte quando ero a letto prendono a
morsicarmi uno per gamba, m’avrebbero disfatto polpa e osso
se non fossero accorsi a cacciarli.
15 Se non fosse accorsa gente dalla piazza uno aveva già la bocca
sul petto, è stato allora che mia moglie, per colpirlo con la roc-
ca, mi ha dato una botta sulla pancia; era uno stellato lucente
come l’argento, il miglior verro per la lotta.
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Francesco Fais
* [III 94-98]. Sexta torrada. Supplica al feudatario della villa per accor-
dargli un pezzo di terreno, essendo molto povero.
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Francesco Fais
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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GIORGIO FILIPPI
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Giorgio Filippi
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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DOMENICO FOIS PASSINO
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Domenico Fois Passino
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Domenico Fois Passino
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
BONAVENTURA LICHERI
IMMENSA MAGESTADE*
1 Immensa magestade,
Isac sacrificadu in monte Moria,
lustrosa humanidade,
cun immortale gloria
hat tentu de sa morte sa vittoria.
2 Giosuè valorosu
ch’hat abbertu sas terras de Canàn,
Mardocheu dicciosu
ch’hat destrutt’in Amàn
sas dolosas astuzias de Satàn.
3 Misticu Gedeone,
ruina de sas troppas madianitas,
poderosu Sansone
ch’hat lassadu contritas
sas armas filisteas maledittas.
4 Sagradas gerarchias,
ministros de sas aulas zelestiales,
ca bivet su Messias
cun lughes immortales,
abberide sas portas eternales.
5 Su sole desfallidu
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Bonaventura Licheri
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
SEGNORE, CUMPASSIONE*
1 Segnore, cumpassione
de custu poverittu isfortunadu,
de sa perdissione
in su profundu abissu sepultadu,
donademi sa manu,
e iscultademi, o Deus soberanu!
2 Dispressiesi insolente
tantos avvisos e inspirassiones,
meritant zertamente
no esser attesas custas petissiones,
pro sa ostra bontade
movidebos de me a piedade!
3 Si a rigore ’e giustissia
esaminades sas iniquidades
in numeru e malissia
tant’aggravante’ sas mias notades
chi s’ispettant sentenzia
d’eterna pena, a sa ostra presenzia.
4 De cuss’eterna pena
coment’ispetto minde liberade
prite perenne vena
incontro in bois de summa piedade,
in grassia mi rezzide
e cantu piaghet in vida punide.
5 S’afflitta anima mia
in bois solu ponet s’isperanzia
d’ottenner s’allegria;
sas paraulas bostras, sa fianzia,
chi non podent mancare,
faltare dent pius prestu terr’e mare.
6 O pobulu cristianu
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Bonaventura Licheri
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Bonaventura Licheri
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
in sa cara connoschimus
sas bostras penalidades.
7 Accasu per traissione
fizu bostru est intregadu?
Accasu l’hant attrozzadu
coment’e malu ladrone?
Si est cussu, cun rejone
sa cara bos ammantades.
8 Accasu lu hant accusadu
senza culpa falsamente?
E sende tant’innozzente
a morte l’hant cundennadu?
Si cussu bos est costadu
cun rejone suspirades.
9 Accasu lu hant azzottadu,
accasu lu hant iscuppidu?
De istrazzos l’hant bestidu
e de ispinas coronadu?
Si totu custu est costadu
non bos no iscoberzades.
10 Accasu lu hant inclavadu,
o accasu male fertu?
Per ventura l’hat abbertu
calchi lanza su costadu?
Si cussu s’est operadu
bene samben lagrimades.
11 Pro chie tantu bujosa,
pro chie tant’affliggida?
Pro chie tantu sentida,
proite tantu dolorosa?
Devet esser prezziosa
sa prenda chi suspirades.
12 Teniazis medas fizos,
mortu bos nd’hant calecunu?
O nde haiazis sol’unu,
accabbadu cun fastizos?
Cheret supremos consizos
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Bonaventura Licheri
in tales avversidades.
13 Sezis gasi accorruttada
pro calchi bonu maridu?
O calchi fizu nodidu
est sa prenda ch’est faltada?
Nade, e coment’est istada
sa morte chi lastimades?
14 Fit accasu cussu mortu
calchi segnore potente?
Calchi giovanu prudente
chi faghiat bene a totu?
Si fit gasi jà est connotu
chi giustu dolu portades.
15 Accasu, Segnora mia,
sezis cudda lastimada,
afflitta, desamparada,
sa chi jamesint Maria?
Como mare de agonia,
e de contrariedades?
16 Unu fizu zelestiale
l’hant mortu a issa tambene
ch’a totu faghiat bene
e a nemos faghiat male:
cun cussu dolu mortale
su coro nos trapassades.
17 Segnora posta in fastizu,
nade nos cun trista oghe
si su mortu ch’est inoghe
est su ostru caru fizu?
Pro ch’est de cuss’assimizu
cussu mortu chi chircades.
18 Istadebos affliggida
pianghende s’afflissione,
e torrade a su rancone1
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
da ue sezis bessida;
accumpagnade a s’orbida2
devotas sorres e frades.
19 Nade, Segnora, pro chie
mantu nieddu portades?
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Bonaventura Licheri
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Bonaventura Licheri
7 Oh de cantu sentimentu
est custa proposta pia!
Ma non cherzas, mama mia,
essermi primu turmentu,
regula su pensamentu
cun su ch’hat Deus ordinadu.
8 Maria: Non lu poto consentire,
fizu de s’anima mia,
si no est pro ti sighire
fattendedi cumpagnia,
pianghende peri sa ìa
senza mai ti lassare.
9 Caru fizu pressiadu,
già chi su penosu die
tantu dolorosu a mie
mi naras ch’est arrivadu
non permittas, fizu amadu,
lasse de t’accumpagnare.
10 Fizu chi fisti cuntentu,
fisti paghe e fisti gosu,
dulche regalu e reposu
de su meu pensamentu,
ma faghinde appartamentu
totu m’hat como a faltare.
11 Fizu, in sa mezus edade
cheres morrer cun prestesa,
dilattalu a sa bezzesa
si de me has piedade,
mira sa penalidade
chi mi det accumpagnare.
12 Gesus: In sa edade pius fiorida,
in s’istadu pius giucundu,
pro riscattare su mundu
render depo custa vida,
custa est cosa istatuida
e casu determinadu.
13 Sento, mama, s’alma offesa
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Bonaventura Licheri
e cumbenit ubbidire,
totu humilmente rendidu,
su Babb’eternu hat cherfidu
custu, mi so cuntentadu.
20 Maria: Sa benedissione lea
de cantu dai me haesti
e de su samben ch’istesti
cunzebidu in Galilea,
su trabagliu de Giudea
e portale de Betlèm,
e posca in Gerusalem
cando inie des intrare.
21 Eo benzo, si tue andas,
a morrer ambos cumpare.
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Bonaventura Licheri
1 Se ieri eri bello oggi sei terra sporca, ricorda che sei polvere e
polvere ritornerai.
2 Sei nato dalla polvere e in polvere dovrai tornare, in polvere do-
vrai ridurti perché sei rivestito di polvere, in questo mondo eva-
nescente siamo tutti di passaggio.
3 Metti un freno a quelle tue idee, osserva quanti sono stati man-
giati dai vermi, consumati dalla terra, perché tutti coloro che so-
no al mondo sono eredi di questa terra.
4 Peccatori senza cervello, osservate con attenzione gli errori del
mondo che non ha mai una stabilità, voi che siete raccoglitori di
polvere e prigionieri della caligine.
5 In questo conflitto mortale puoi contare soltanto su una sistema-
zione al buio, sotto sette palmi di terra, e per questo chiudi le
porte dell’anima ai diavoli astuti.
6 Guardati tu, superbo e potente, e tu, avaro lussurioso, e tu, la-
dro famoso, da una morte improvvisa, perché bruceresti per
sempre sui bracieri infernali.
7 Tutto è fumo, tutto è vento, tutto aria, tutto nulla, unica cosa cer-
ta è quella che tratta della morte, rifugio universale per sapienti e
per ignoranti.
8 Sono morti i tuoi antenati, gli amici, gli amati fratelli, osserva
che le loro ossa sono sparse in terra, se ne sono andati nudi co-
me viandanti derubati.
9 Tieni sempre presenti alla mente l’incertezza della morte, del-
l’inferno o del paradiso, l’ora incerta, il momento orribile, il giu-
dizio severo e tremendo, e così potrai giungere vincitore presso
i custodi del cielo.
10 Ricorda che sei polvere e polvere ritornerai.
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
* [II 286-288]. Sexta cun versu torradu. Pianto della Vergine addolorata,
che si cantava nel Venerdì santo.
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
15 Il mio figlio è già morto, ora uccidete me, che io muoia nello
stesso giorno insieme a questo figlio di Dio; figlio, chi ti ha reso
tanto brutto, chi ti ha ucciso e chi!
16 Morte non lasciarmi in vita, morte non tardare ancora! perché es-
sendo morto Gesù Maria non può vivere, cuore dell’anima mia,
chi ti ha ucciso chi!
17 Fratelli e sorelle venite col cuore umile, pentitevi di cuore di
ogni colpa e peccato e proponetevi la penitenza da ora in avanti,
ogni giorno.
18 Tacete, creature, lasciate piangere me.
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a colpos desappiedados,
sos pilos totu tirados,
su corpus insangrentadu.
Solu.
7 Maria: Rajos sunt d’oro lughentes
sos pilos de fizu meu
ue hat ingastadu Deu
milli soles risplendentes,
che fizu meu in sas zentes
pius ermosu no est nadu.
Nade.
8 Veronica: Gesùs, o Segnora mia,
ch’ando sighende su rastru:
algunu grave disastru
suzzedesit a Maria,
però est mama ’e agonia
mama chi l’hat ingendradu.
Solu.
9 Maria: Eo so cuss’affliggida,
eo so cuss’attristada,
eo so cussa tribulada,
eo so cussa persighida;
oh prenda mia nodida,
chie t’hat male trattadu!
Nade.
10 Veronica: Mirade, Segnora mia,
su rastru bos det ghiare:
in dogni logu che pare
lassat su samben a bria,
lu portant cun tirannia
coment’e cane ligadu.
Solu.
11 Maria: Est fizu meu divinu
de cara sa pius ermosa;
dogni massidda una rosa
dogni trempa unu gesminu,
personaggiu peregrinu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
O MANNU SACRAMENTU*
1 O mannu sacramentu
chi si proponet hoe a su cristianu:
unu Deus attentu
a su genere humanu
offerit primu samben soberanu.
2 A cumplire sa lè
benit Gesus portadu de Maria
iscritta de Mosè,
e cominzat sa via
de dare a sos mortales lughe e ghia.
3 Abbrazzat cust’anzone
puru senza peccadu, e senza manza,
sa circuncisione,
o eterna isperanza
chi de su Chelu dat prima fidanza!
4 A su Templu sagradu
intrat su re de sa eterna gloria
inue hat presentadu
pro eterna memoria
samben primu triunfu de vittoria.
5 A sa lughe bessidu
già su gener’humanu afflittu mirat,
appenas est bennìdu
luego s’incaminat
ai cudda passione chi suspirat.
6 Suprema caridade
de unu Deus immensu de amore:
cun tanta ansiedade
lu chircades, Segnore,
su perdidu e ingratu peccadore.
7 O Gesùs amorosu
chi pro nois benides affannadu,
110
Bonaventura Licheri
111
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
IMMENSA MAGESTADE*
1 Immensa magestade,
humanadu Segnore onnipotente,
suprema deidade
a chie cun presente
accudint hoe res de Oriente.
2 Subitu chi bidesint
s’istella de Giacob profetizada
firmamente creesint
chi già fit arrivada
sa bennida de Cristos ispettada.
3 Connoschent chi fioresit
sa misteriosa vara de Jessè,
connoschent chi finesit
sa mosaica lè
pro ch’est bennidu incognitu su re.
4 In su logu dicciosu
parat s’istella su brillante carru,
cun affettu gososu
inzensu dat Gasparru,
oro Melciorre, mirra Baldasarru.
5 O sagradu portale
inue sas coronas s’humiliesint,
camera imperiale
ue si rivelesint
secretos chi da eternu si fattesint.
6 Alza Gerusalèm
lughe diffusa in fizos de Adàn
pro ch’intro de Betlèm
donos portadu t’han
sos dromedarios Efa et Madiàn.
7 Custos sunt fizos tuos
chi de largu presentes t’hant portadu
112
Bonaventura Licheri
113
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
GAVINO LIZOS
* [I 292-294]. Doighina lira. Gli furono proposte per ispose due donzel-
le, ma egli scelse lo stato ecclesiastico.
114
Gavino Lizos
115
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
1 Che rocce quelle che abito, rocce che prendono lo sguardo per
la loro altezza: quando penso e prometto di gettarmi in una mi
prende la paura! Mi diranno: «Che hai? Forse che, pazzo, ti getti
nella roccia?». Ahimè, gettarsi in una roccia non è come sdraiarsi
su un letto di seta, mi hanno detto tanti profeti, spiegando che
un tale dovrà morire precipitando; povero me, se cado male!
2 Non è mai prudente fidarsi delle rocce perché sono dure, sarebbe
una pazzia precipitarsi dalle parti alte perché la sola discesa a ter-
ra può spaccare una mola. Io ho poca salute e sto lontano dalle
rocce, non è cosa per me perché sono debole e soffro di vertigi-
ni; no, non lo vuole Dio che io mi getti in un luogo poco sicuro.
3 Da lontano le rocce sembrano belle a chi le guarda, e così è per
le stelle, con la loro luce attirano gli occhi, ma a starci vicini il
polso batte frequente; dice bene l’adagio: non sono tutti che han-
no coraggio; io riconosco che madre natura mi ha fatto timido e
pauroso, no, non sono coraggioso, la paura è normale per me.
4 Lascio ai coraggiosi salti e balzi meravigliosi, per me sono più
che terribili, orrendi, e me ne sto lontano, credendo così di stare
più sicuro. A chi ha il cuore forte lascio che affronti una morte
da valoroso, io non desidero il vanto di saper fare salti e balzi; e
intanto dico: si lanci dalle rocce chi lo vuole fare.
116
GIOVANNI LORIA
117
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
118
Giovanni Loria
119
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
120
MATTEO MADAU
121
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
122
Matteo Madau
123
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
124
Matteo Madau
125
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
126
Giovanni Battista Madeddu
127
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
1. Il poeta non è stato esaudito nei suoi voti perché ebbero un sol fi-
glio che morì di anni tre, e così la corona passò ad un altro ramo.
128
Giovanni Battista Madeddu
129
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
SIMEONE ASSEGURADU*
1 Simeone asseguradu
dai s’Ispiridu Santu pro sua sorte
chi su Verbu incarnadu
bider diat innantis de sa morte,
cando in brazzos l’hapesit
custu cantu profeticu intonesit:
2 «Mentras bido, o Signore,
cumplida sa promissa ch’hazis fattu,
cust’ostru servidore,
si gustades, si partit satisfattu:
discansu e pagh’eterna
in sa mansione dadeli superna.
3 Como ch’hapo logradu
de tantos annos ispett’e disizu,
hapo idu e toccadu
su Salvadore meu eternu fizu,
ite chirco in sa terra?
S’accabbet de una orta custa gherra.
4 Finalmente inviestis
a s’ispettadu de totu sas gentes
e lu manifestestis
a passados, venturos e presentes,
espostu pro signale
de salude o ruina a ogni mortale.
5 Custu sole divinu
chi bido jà ispuntadu ’e s’oriente
postu s’est in caminu
pro illuminare sa pagana gente,
a Israel predilettu,
de honore e de gloria clar’oggettu.
6 Siat gloria e honore
130
Giovanni Battista Madeddu
1 Simeone, una volta che fu assicurato dallo Spirito Santo che pri-
ma di morire avrebbe per sua fortuna visto il Verbo incarnato,
quando lo ebbe in braccio intonò questo canto profetico:
2 «Mentre vedo, Signore, che avete mantenuto la promessa che ave-
vate fatto, questo servitore vostro, se vi fa piacere, se ne parte sod-
disfatto: accordategli riposo ed eterna pace nel regno superiore.
3 Ora che ho soddisfatto l’attesa e il desiderio di tanti anni, e ho
visto e toccato il mio Salvatore ed eterno figlio, che cosa chiedo
in questa terra? Che una volta per tutte abbia fine questa guerra.
4 Finalmente avete inviato colui che era atteso da tutti i popoli, e
lo avete fatto conoscere a quelli passati, ai presenti e ai futuri,
mostrato come segno di salvezza o di rovina per ogni uomo.
5 Questo sole divino che vedo già sorto dall’oriente si è messo in
cammino per illuminare i pagani e il prediletto Israele, famoso
per onore e gloria.
6 Sia gloria e onore al Padre e al Figlio eterno, non creato, e al
portatore di consolazione che è chiamato Spirito Santo, i tre sia-
no benedetti ora e sempre nei secoli infiniti».
131
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
A SA TUA MAGESTADE*
1 A sa tua magestade
sas graves culpas nostras presentamus,
Segnore, piedade
cun su coro contrittu dimandamus;
rispett’a tantos vissios
sunt lezeras sas piaes e supplissios.
2 Si bene riflettimus
a cantu male hamus fatt’e pensadu
mancu est su chi patimus,
penas pius graves hamus meritadu,
est pius grave s’offensa
de sa chi tolleramus ricumpensa.
3 Abborrimus sa pena
chi nos affliggit pro tantu peccare
ma sa dura cadena
non resolvimus ancora truncare,
pertinazzia tremenda
chi nos minattat una morte horrenda.
4 Sa fiacca humanidade
cun sos flagellos suos si consumit
però sa iniquidade
cambiare o abbandonare non presumit.
Su collu est inflessibile
sende sa mente in tortura terribile.
5 Custa povera vida
suspirat in dolore e afflissione
ma no incontrat bessida
pro s’emendare in s’operassione;
si ispettas no emendamus,
si ti vengas in grassia non torramus.
* [II 58-60]. Sexta lira serrada. Affetti del peccatore a Dio per ottenere
la sua misericordia.
132
Giovanni Battista Madeddu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Giovanni Battista Madeddu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Giovanni Battista Madeddu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
susseghesit su clamore.
13 Anghelu in terra vivente,
apostolicu varone,
cun sa vida sa missione
accabbestis giuntamente
pius de sole risplendente
bolend’a s’eternu honore.
14 Santu ch’hazis derramadu
in terra tantos suores
pro cunverter peccadores
a Cristos da bois amadu,
potent’in Chelu avvocadu
bos mustrade, e difensore.
15 Pizzente santu gloriosu,
siedas nostru interzessore.
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Giovanni Battista Madeddu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
DE SA RUGHE A SU PÈ*
1 De sa Rughe a su pè
de sambene bagnada,
sa mama isconsolada
gasi pianghet cun se:
2 Ahi, meschina de me
coment’hap’abbarrare!
A ue mind’hap’andare,
o fizu, senza ’e te?
3 De ojos mios sa lughe
già la ido ecclissada,
e vittima isvenada
pendente ind’una rughe.
4 O tue caminante,
chi passas per custa ia,
has bidu de sa mia
pena pius penetrante?
5 Mira sos ojos mios
e i su coro affannende,
issos sunt derramende
sas lagrimas a rios.
6 Turture solitaria
pro s’amadu suspiro,
a dogni parte miro
cun pena forte e varia.
7 Cussu corpus trappassant
milli e milli feridas
ch’in custu coro unidas
muribunda mi lassant.
8 Chelos! Ite delittu
hat fattu cussu fizu
biancu pius de su lizu
pro morrer gasi afflittu?
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Giovanni Battista Madeddu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
A TIE LAUDAMUS*
A tie laudamus
Deu infinitu, immensu, onnipotente,
a tie cunfessamus,
Segnore soberanu, indipendente,
eternu Babbu a tie,
cun humile profunda summissione,
protestat ogni die
tota sa terra venerassione.
Sos chelos razionales,
ispiritos sublimes elevados,
totu sas Potestades,
totu sos Anghelos et avventurados
cun boghes inzessantes
a tie clamana sos Cherubinos,
a tie giubilantes
conclamant sos ardentes Serafinos:
«Santu» et repittin «Santu»,
et gasi dupplichende sos clamores
sighint a narrer: «Santu,
Deus de sos eserzitos Segnore».
Sos chelos sunt pienos,
piena est tota sa terra in veridade
de sos ragios serenos
de sa gloria, tota est magestade.
A tie su gloriosu
coru de sos apostolos sagradu,
a tie su dicciosu
numeru de profetas ispirados,
sos martires bestidos
de istolas biancas pius de nie
in eserzitu unidos
cun summu gosu laudant a tie.
Sa Ecclesia santa,
* [II 175-178]. Sexta lira sinfonia. Affetti e lodi a Dio, Te Deum parafrasato.
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Giovanni Battista Madeddu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Giovanni Battista Madeddu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Giovanni Battista Madeddu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
ca su meritu a sa edade
prezzedet cun grand’honore.
7 Ogni ispezzie de dolenzia
a bois est obbediente
e s’appartat prontamente
senza fagher resistenzia:
de sa divina potenzia
sezis su dispensadore.
8 A sos zegos vista dades
cando sezis invocadu,
cun portentu segnaladu
sos mortos resuscitades,
a totu remediades
cun veru paternu amore.
9 Cun imperiu soberanu
su dimoniu refrenades,
corpos e animas salvades
dai custu tristu tiranu,
cun podere pius che humanu
lu domades cun terrore.
10 Sende una rocca attrippada
cun su bostru pastorale
pro virtude zelestiale
subbitu fit emanada
perenne vena ammirada
de abba ’e veru sabore.
11 De su serpente crebadu
cun su signale ’e sa Rughe
restat pro memoria e lughe
unu campu insangrentadu,
e hat sempre manifestadu
in s’erva cussu colore.
12 Su bastone prodigiosu
pro sign’e paghe piantestis,
a s’istante lu cambiestis
in d’un’arvure frondosu,
cale restat pro reposu
de massaju e de pastore.
148
Giovanni Battista Madeddu
149
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
150
Giovanni Battista Madeddu
O SUPREMA MAGESTADE*
1 O suprema magestade
abblandade su rigore,
dadenos abba, Segnore,
in custa nezzessidade!
2 Est possibile, Segnore,
chi cussa bostra grandesa
contra sa nostra fiacchesa
s’armet de tantu rigore?
Inue est su bostru amore
e i sa bostra piedade?
3 Contra a chie bos armades
e de ira bos bestides?
Unu erme destruides,
unu piuer dissipades
e pro un’erme istrinades
tota cussa podestade?
4 Già chi sa bostra grandesa
nos privat hoe sos panes,
dadenos nessi che canes
sas farinas de sa mesa:
det esser una finesa
de sa bostra caridade.
5 Cussas liberales manos
a turcos dant sos tesoros,
tenent pane pro sos moros
e non pro sos cristianos,
oh poderes soberanos
prite tanta crueldade?
6 Sos chelos hazis serradu
pro non nos dare alimentu,
sas abbas hazis detentu,
151
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Giovanni Battista Madeddu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Giovanni Battista Madeddu
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Giovanni Battista Madeddu
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Giovanni Battista Madeddu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Giovanni Battista Madeddu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
9 Dopo aver cercato per tre giorni quel suo figlio perduto, Maria
lo trovò alla fine che discuteva con i sapienti, ed erano tutti stu-
piti; e fermati un po’ a meditare sulla gioia che deve aver causa-
to nella madre il vederlo nel sacro Tempio intento a dare un ra-
ro esempio di sapienza.
10 Fino ad ora, caro devoto, hai seguito Maria nelle lodi e nelle te-
nerezze, ma ora le devi tener compagnia nei dolori e nelle ama-
rezze: guarda come soffre Gesù nell’orto tra dispiaceri, tristezza e
paura, cosparso di sudore e sangue tra affanni mortali e dolore.
11 Guarda il Redentore del mondo, legato con le corde come un
ladro dal popolo ebraico, disgraziato! che era arrivato al fondo
dei suoi mali; poi, infuriato, l’aveva flagellato alla colonna tra le
bestemmie, e gli diedero colpi così forti che carne e sangue vo-
larono nell’aria.
12 Trattarono il Creatore di tutte le cose come un re da burla, e con i
modi più offensivi lo vestirono di brandelli di panno scarlatto, gli
infissero sul capo benedetto una corona di spine dolorose e per
maggior beffa misero in mano al Re supremo una canna a mo’ di
scettro.
13 Dopo che ne rivelò l’innocenza Pilato, barbaro, senza legge né
coscienza, condannò il Signore amorevole a morire su una croce;
questo nuovo Isacco abbracciò pazientemente il pesante tronco
e poiché era ormai privo di forze cadde più volte ansimando.
14 Anima devota, contempla quel sofferente ormai giunto al Calva-
rio mentre la madre lo segue addolorata, col cuore afflitto, in
angustia; sembravano cani quelli nell’afferrarlo, ormai nudo, do-
po averlo spogliato, lo gettarono a spinte sulla croce e gli in-
chiodarono sul legno mani e piedi.
15 Prima che finisca questo mistero osserva, o devoto, il Figlio eter-
no dell’Onnipotente che pende dalla croce circondato da un
mare di pena e di vergogna, considera l’insulto e l’offesa che
questa gente fa a Maria e il dolore acerbo e penetrante che pro-
va quando lo vede spirare sulla croce.
16 O viandante che vai per la tua strada, fermati a guardare Gesù
inchiodato sulla croce, la Madre e il Figlio tra pena e agonia, il
cuore trapassato dal dolore, e compatisci la povera Maria nel
momento che, ormai morto, lo accoglie tra le braccia, e falle
compagnia nel dolore quando lo depone nella tomba.
17 Bastano ormai, caro devoto di Maria, i tanti sospiri che t’hanno
rattristato, è venuto ormai il tempo di farle compagnia col Figlio
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Giovanni Battista Madeddu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Giovanni Battista Madeddu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
1 Mentre godi di tanto onore nella tua buona sorte, Maria, speran-
za nostra, prega per il peccatore.
2 Tutta l’umanità è appestata dal peccato originale, solo tu ne fosti
preservata per un privilegio reale, una grazia particolare del di-
vino Creatore.
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Giovanni Battista Madeddu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Giovanni Battista Madeddu
e alliviu su lagrimare.
7 Una crudele lanzada
chi su pettus hat abbertu
de su Fizu hat puru fertu
a mie mam’addolorada:
pro penas so riservada,
vivo ma pr’agonizare.
8 Sola, afflitta e in amargura,
de totus abbandonada
pro s’esser dai me olada
ogni allegria e dulzura.
Una trista sepultura
tant’hat potidu lograre.
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Giovanni Battista Madeddu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
cuss’isquadrone terribile
chi cun furia tant’horribile
mudat su guvernadore.
13 O martire sulcitanu
tant’honoradu in sa terra,
postos in s’ultima gherra
nos difendat sa ostra manu,
in su Regnu soberanu
mustradebos protettore.
14 Sant’Antiogu sulcitanu
siades nostru interzessore.
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Giovanni Battista Madeddu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Giovanni Battista Madeddu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Giovanni Battista Madeddu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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G. ANTONIO MANCHIA
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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G. Antonio Manchia
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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FRANCESCO MANNU
183
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
1 Non fare, rivo superbo, tanto rumore nel passare perché dovrai
tornare ruscello, come eri un tempo: quelle tue onde, credimi,
le prosciugherà l’estate.
2 Sollevi la fronte in modo troppo superbo, o rivo orgoglioso: vie-
ni da un monte selvaggio e appena conosciuto, eppure non c’è
un ponte che basti per oltrepassarti.
3 Ci sono fiumi più importanti, senza paragone, fiumi che in ogni
stagione sostengono navi immense, eppure si dirigono verso il
mare dolci e placidi.
4 Quando nel passare minacci il pastore e gli armenti, ti azzardi
anche a trascinare mandrie e capanne, e con le acque che tra-
sporti agiti persino il mare.
5 Hai origine oscura da una vena sconosciuta e non potrà durare
quella piena così abbondante: dovrai ridurti a una vena arida e
secca.
6 T’inganni rivo se credi che abbiano durata le tue acque, una o
due settimane di siccità ti faranno diverso da ora. Io aspetto di
passarti senza bagnarmi i piedi.
184
Francesco Mannu
PROCURADE ’E MODERARE*
1 Procurade ’e moderare,
barones, sa tirannia,
chi si no, pro vida mia,
torrades a pe in terra!
Declarada est già sa gherra
contra de sa prepotenzia
et cominzat sa passienzia
in su pobul’a mancare.
2 Mirade ch’est azzendende
contra de ois su fogu,
mirade chi no est giogu,
chi sa cosa andat ’e veras,
mirade chi sas aeras
minetana temporale,
zente consizada male
iscultad’a sa oghe mia.
3 No apprettedas s’isprone
a su poveru runzinu
si no in mesu caminu
s’arrempellat de appuradu,
minzi ch’est lanzu et cansadu
et non nde podet piusu,
finalmente a fundu in susu
s’imbastu nd’hat a bettare.
4 Su pobulu ch’in profundu
letargu fit sepultadu
finalmente disperadu
s’abbizat ch’est in cadena,
ch’istat suffrende sa pena
185
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
de s’indolenzia antiga:
feudu, legge inimiga,
a bona filosofia.
5 Che ch’esseret una inza,
una tanca, unu cunzadu,
sas biddas hana donadu
de regalu o a benedissione,
comente unu cumone
de bestias berveghinas
sos homines et feminas
hant bendidu cun sa cria.
6 Pro pagas mizas de liras
et tal’olta pro niente
isclavas eternamente
tantas pobulassiones
et migliares de persones
servint a unu tiranu:
poveru genere humanu,
povera sarda zenia!
7 Deghe o doighi familias
s’hant partidu sa Sardigna,
de una manera indigna
sinde sunt fattas pobiddas,
divididu s’hant sas biddas
in sa zega antighidade,
però sa presente edade
lu pensat remediare.
8 Naschet su sardu suggettu
a milli cumandamentos,
tributos et pagamentos
chi faghet a su segnore
in bestiamen et laore,
in dinari et in natura;
et pagat pro sa pastura,
et pagat pro laurare.
9 Meda innantis de sos feudos
esistiant già sas biddas
et issas fini pobiddas
186
Francesco Mannu
de saltos et bidattones:
coment’a bois, barones,
sa cos’anzena est passada?
Cuddu chi bos l’hat donada
non bos la podiat dare.
10 No est cosa presumibile
chi voluntariamente
hapat sa povera zente
zedidu a tale derettu,
su titulu est infettu
de s’infeudassione
et i sas biddas rejone
tenene de l’impugnare.
11 Sas tassas in su prinzipiu
esigiazis limitadas,
dai pustis sunt andadas
ogni die aumentende
a misura chi creschende
sezis andados in fastu,
a misura ch’in su gastu
lassezis s’economia.
12 Non bos balet allegare
s’antiga possessione:
cun minettas de presone,
cun gastigos et cun penas,
cun zippos et cun cadenas
sos poveros ignorantes
deretos esorbirtantes
hazis forzadu a pagare.
13 A su mancu s’impleeren
in mantenner sa giustissia
gastighende sa malissia
de sos malos de su logu;
a su mancu disaogu
sos bonos poterant tenner,
poterant andare et benner
seguros peri sa via.
14 Est custu s’unicu fine
187
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
188
Francesco Mannu
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Francesco Mannu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
192
Francesco Mannu
muscadellu et malvasia.
38 Tirare a su piamontesu
sa prata nostra et i s’oro
est de su guvernu issoro
massima fundamentale,
su regnu andet ben’o male
non lis importat niente,
antis crent incumbeniente
lassarelu prosperare.
39 S’isula hana arruinadu
custa razza de bastardos,
sos privilegios sardos
issos nos hana leadu,
dae sos archivios furadu
nos hana sas mezus pezzas
et che iscritturas bezzas
las hana fattas brujare.
40 De custu flagellu in parte
Deus nos hat liberadu,
sos sardos ch’hana ogadu
custu dannosu inimigu;
et tue li ses amigu,
o sardu barone indignu,
et tue ses in s’impignu
de ndelu fagher torrare?
41 Pro custu iscaradamente
preigas pro Piamonte,
falzu chi portas in fronte
su marcu de traitore;
fizas tuas tant’honore
faghent a su furisteri,
mancari siat basseri
bastat chi sardu non siat.
42 S’accas’andas in Torinu
inie basare des
a su ministru sos pes
et ater su… già m’intendes;
pro ottenner su chi pretendes
193
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Francesco Mannu
195
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
sono andate aumentando giorno per giorno, mano mano che au-
mentavate il lusso e che dalla parsimonia passavate alle spese.
12 Non serve che vi giustifichiate con l’antichità del possesso: avete
costretto i poveri ignoranti a pagare tasse esorbitanti con la mi-
naccia della prigione, con pene e castighi, con ceppi e catene.
13 Almeno s’impegnassero nel mantenere l’ordine pubblico, punen-
do le malefatte dei malandrini d’ogni dove; così i buoni potreb-
bero provare almeno un po’ di sollievo, e potrebbero muoversi
sicuri per le strade.
14 Dovrebbe essere questo il fine delle tasse e dei diritti: che si
possa vivere sicuri e tranquilli al riparo della legge; ma di que-
sto il barone ci priva per la sua avarizia, nel campo della giusti-
zia pensa solo a fare economia.
15 Il primo che si presenta viene nominato ufficiale, faccia bene o
faccia male, purché non chieda la paga, procuratore o notaio,
cameriere o lacché, sia grigio sia baio è comunque buono per
governare.
16 Basta che si presti a far crescere la rendita, basta che sia soddi-
sfatta la borsa del signore, che aiuti a trovare presto un fattore,
un messo o altri che sappiano eseguire pignoramenti.
17 Talvolta è il cappellano che con una mano governa i paesi come
proprietario e con l’altra controlla la dispensa; feudatario, pensa
che i vassalli non li hai soltanto perché crescano i tuoi beni e per
poterli scorticare.
18 Per poter proteggere la propria vita e il patrimonio il contadino
è costretto a stare notte e giorno con le armi in mano ma, se de-
ve finire così, perché tante tasse? Se non se ne otterrà frutto è
una pazzia pagare.
19 Se il barone non esegue quello cui è obbligato, tu, vassallo, da
parte tua non hai nessun obbligo, i diritti che ha maturato in
tanti anni trascorsi sono denari rubati e te li deve restituire.
20 Le rendite servono soltanto per mantenere le amanti, per carroz-
ze e livree, per servizi inutili, per alimentare i vizi, per giocare a
bassetta e per poter sfogare il pantalone fuori di casa.
21 Per avere a tavola quindici e venti portate, perché la marchesa
possa andare sempre in portantina: le scarpe strette, poverina, la
fanno andare zoppa, i sassi pungono troppo e non può cammi-
nare.
22 Solo per portare una lettera il povero vassallo cammina giorni e
giorni senza venire pagato, mezzo scalzo e svestito, esposto a tut-
te le intemperie, eppure porta pazienza, eppure deve star zitto.
196
Francesco Mannu
23 Ecco come viene usato il sudore del povero. Come potete sop-
portare queste ingiustizie, Signore eterno! Voi, giustizia divina, ri-
mettete a posto le cose, solo voi potete ricavare rose dalle spine!
24 O poveri dei villaggi che lavorate e lavorate per mantenere in
città tanti cavalli da stalla, a voi lasciano la paglia e loro si pren-
dono il grano e sera e mattina pensano soltanto a ingrassare.
25 Il signor feudatario si leva alle undici; dal letto a tavola e dalla
tavola al gioco e poi per distrarsi va a corteggiare qualche don-
na, e quando imbrunisce teatro, ballo, allegria.
26 Ben differente il modo in cui trascorre il tempo il vassallo: già
prima dell’aurora è uscito alla campagna, trovando vento e neve
se è in montagna, sole ardente nella pianura, oh poveretto, co-
me potrà resistere!
27 Si affanna tutta la giornata con la zappa e con l’aratro e a mezzo-
giorno si ciba di solo pane; è meglio nutrito il cane del barone in
città, specie se è di quella razza che sono soliti portare in tasca.
28 Per il timore che si ripetessero disordini tanto gravi, con maneggi
e inganni hanno ostacolato i parlamenti e hanno voluto disper-
dere i nobili più zelanti dicendo che erano importuni e nemici
della monarchia.
29 E a quelli che si sono impegnati per la patria e hanno estratto la
spada per il bene comune gli volevano mettere la fune al collo,
poveretti, o li volevano massacrare come giacobini.
30 Tuttavia il Cielo ha preso apertamente le difese dei buoni, ha get-
tato a terra i potenti e ha esaltato gli umili, e Dio, che si è schiera-
to per questa nostra patria, ci salverà da tutti i vostri inganni.
31 Feudatario, perfido per il tuo interesse privato, sei protettore di-
chiarato dei piemontesi, con loro ti sei accordato con grande fa-
cilità: loro riscuotono in città e tu, a gara, nei paesi.
32 La Sardegna era una cuccagna per i piemontesi: avevano trovato
qui quel che la Spagna aveva trovato nelle Indie; poteva urlare
contro di noi persino un cameriere: fosse un plebeo o un cava-
liere si doveva umiliare davanti a lui.
33 Da questa terra hanno tratto milioni, venivano senza calzoni e
se ne andavano coi galloni; non fossero mai venuti, ché hanno
messo fuoco, maledetto il paese che produce una tale razza!
34 Qui contraevano matrimoni vantaggiosi, per loro erano gli im-
pieghi, per loro gli onori, i titoli migliori di chiesa, toga e spada,
e ai sardi restava una corda per impiccarsi!
35 Ci mandavano tutti i delinquenti per castigo e correzione, con sti-
pendi e pensioni, con impieghi e concessioni; in Russia la gente
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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DOMENICO MARCELLO
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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LUIGI MARONGIU
CUNTEMPLA, PECCADORE*
1 Cuntempla, peccadore,
lassa de una olta su peccadu,
osserva su Segnore,
pro rezzire sa morte est resignadu
et pro ti liberare
sa vida pro sa morte cheret dare.
2 Ca t’istimat et t’amat
cheret patire pro ti liberare.
Intende chi ti giamat
et de coro ti cheret abbrazzare:
si lassas su peccadu,
isse narat, des esser perdonadu.
3 Pro mustrare s’affettu
allegru s’incaminat a pattire,
cun animu perfettu
onzi pena pro te cheret suffrire.
Si lassat a Maria
in continu piantu e agonia.
4 Si lassat cudda mama
in continu piantu e in rancore
ca disizat et bramat
de salvare su mundu peccadore.
In narrer sos adios
sas lagrimas nde formant tantos rios.
5 «Proite, fizu meu,
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Luigi Marongiu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
204
Luigi Marongiu
et lu portant ligadu
cun funes et cadenas attrozzadu.
24 Chie l’hat ingannadu,
Giuda Iscariote traittore,
lu idet maltrattadu
et tando si abbizat de s’errore,
«Hapo» nende «faltadu,
traighende s’anzone immaculadu!
25 Eo l’hapo traittu
et merito solu eo gastigadu».
Lesit su cannaittu,
s’appicchesit et morit cundennadu,
disperadu de sorte
de manos suas si desit sa morte.
26 Prosighint sa tragedia:
sos ribelles tiranos et giudeos
l’incontrant in sa sedia
in su logu chi giudicant sos reos,
et li mustrant a Cristos
a Pilatu cun totu sos ministros.
27 Lu mustrant a Pilatu
et lu pedint a morte de continu;
preguntat: «It’hat fattu?»
et rispondent ch’est ladru e assassinu
et lu mustrant pro tale
nende chi a donzunu hat fattu male.
28 Si lu giamant a sala
pro chircare sos fattos de su reu:
«Nisciuna cosa mala»
rispondet a su populu ebreu
«eo l’hap’incontradu,
proite edducas l’hazis catturadu?
29 O turba insolente,
cale culpa cherides incontrare,
bido chi falzamente
a morte lu cherides cundennare,
non li fatto giustissia
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Luigi Marongiu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
ah ostinassione et prepotenzia!
In su matess’istante
da chi pronunziesit sa sentenzia
pienos de ingannos
l’ispozant et li bogana sos pannos.
43 Pienos de furore
totu pro l’ispozare si lu afferran.
Osserva, peccadore,
su Deus chi formesit chelu et terra,
de misterios bellos,
miralu suttapostu a sos flagellos.
44 A cant’est reduidu
su Deus de su chelu onnipotente!
Miralu affliggidu,
ligadu a sa colunna fortemente
inue cuddas flottas
lu garrigant de colpos e azzottas.
45 Cun orrenda figura
sos giudeos si mustrana ribellos,
segundu s’iscrittura
senza numeru sunu sos flagellos
proite sos peccados
senza numeru totu sunt istados.
46 Cussa barbaridade
cale limba umana la relatat?
Si tenes piedade
ben’a considerare, anima ingrata,
cudda mente divina
coronada de punzas e ispinas.
47 Ben’a considerare,
si tenes de Gesùs cumpassione:
a isse pro burlare
una este purpurea li ponen,
li dant una cannitta
et pro beffe l’iscudent a cabitta.
48 Cun su bestire ruju
lu portant a Pilatu cun lestresa,
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Luigi Marongiu
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Luigi Marongiu
corrisponder podimus
a s’amore chi totu li devimus.
61 Non s’agattat difesu,
lu lassant moribundu et solitariu
sutta su grave pesu,
s’incaminat dolente a su Calvariu
in mesu de tiranos
cun armas triunfantes a sas manos.
62 Consumidu che seu,
debile ’e forzas non podet pius,
forzant su Cireneu
a portare sa rughe cun Gesùs
ca timiant continu
chi mortu lis esseret in caminu.
63 Che tantos valorosos
de Gesùs faghent festa e allegria,
l’ispinghent furiosos
et ruesit in terra pro tres vias,
et pro nde l’addrizzare
li sighesini colpos addobbare.
64 Sa mama angustiada
lu idet cun su populu ebreu
et restat dismajada;
da ch’hat bidu su fizu tantu feu
narat: «Ue ses dadu,
cuddu bellu anzone immaculadu?».
65 Amara passione,
ahi forte dolore, e it’affannu!
Cun cale devossione
li desit sa Veronica su pannu:
«Lea custu» li narat
«asciuttadi su samben de sa cara».
66 Giompesit a su monte
consumidu de tanta debilesa,
totu parana fronte
preparende sa rughe cun lestresa
a ue cruzzificadu
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8 Egli divise con cura il pane migliore di quel tavolo e disse a tut-
ti: «Questo è il mio corpo vivo e vero»; e dandogli il vino disse:
«Questo è il sangue divino».
9 Una volta terminata la cena s’incamminò verso l’orto per prega-
re e ricevere la pena che Dio gli voleva inviare; quando si fu in-
ginocchiato l’angelo gli portò la notizia amara.
10 Com’è grande l’amore che ci porta Cristo di Nazareth! Si scioglie
in sudore tutto misto a sangue e mentre sta pregando vede i
giudei che stanno arrivando.
11 Al vedere i giudei si incammina volentieri per incontrarli ed essi
si avvicinano circondandolo per prenderlo prigioniero, e Giuda,
che faceva da guida, passò davanti e lo salutò.
12 Si prepara e fa da guida Giuda, il traditore, e dice: «Attenti!» avvi-
sando i suoi compagni «State pronti a fare prigioniero quello che
abbraccerò».
13 Gli saltano addosso con rabbia gridando e percuotendolo con
forza, e come cani velenosi lo maltrattano a calci e a pugni: ol-
tre che la morte subisce i più forti tormenti.
14 I soldati e gli altri armati si mettono tutti a due a due, e i suoi
discepoli si danno alla fuga pieni di spavento e lo lasciano solo
senza averne pena né dolore.
15 Che terribile destino, il sangue scorre abbondante sulla terra!
Con le mani legate, tutto avvolto da funi e catene, lo presentano
ad Anna perché gli infligga la pena più grave.
16 Anna prese posto e lo interrogò con serietà, e Gesù gli risponde
secondo giustizia e verità, ma ad un tratto un insolente lo per-
cosse con uno schiaffo.
17 Sopporta con pazienza, e quello continua ad interrogarlo con
cura; ma non emette sentenza perché lo trova innocente in tut-
to, e per dargli maggiore sicurezza l’ha voluto mandare da Caifa.
18 Incontra Caifa, il sommo sacerdote, in compagnia di anziani sa-
pienti, sembrano dei carnefici e danno a tutti cattivi consigli, so-
no pieni di arroganza ed emettono unanimi parere favorevole
alla sentenza di morte.
19 Caifa lo interroga e non riesce a trovare delle accuse, e allora si
riuniscono a consiglio e decidono di condannarlo, quindi viene
subito afferrato e riempito di percosse.
20 Ed ora tutti si danno da fare, a chi riesce a dargli più colpi, chi
lo offende indegnamente e chi lo vuole seppellire, e chi per cat-
tiveria gli riempie il viso di saliva.
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Luigi Marongiu
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Luigi Marongiu
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Luigi Marongiu
* [III 197-200]. Octava rima torrada. Le persecuzioni dei nemici che de-
vono aver fine, e cambiarsi in consolazioni, figurate nella barca agitata
dalle tempeste.
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GIO. MARIA MASALA
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
fit a sa criatura
donna manna e connada dai frade
e de s’amare insoro
fint chimbe, e cumpariant unu coro.
5 De s’insoro istimare
parian esser tot’una persone
proite fint intr’e pare,
totos chimbe tot’una nassione;
funzione gasie
non nde podet suzzeder ogni die!
6 S’istivinzu est ladinu
pro chie bei ponet sa figura:
sa mama ’e su bambinu
fit a sa onnamanna sogra e nura,
chenza b’haer offensa
de perunu peccadu e ne dispensa.
7 Dispensa non b’hapesit
ne disingannu de mala manera:
su fizu chi naschesit
fit de babbu e mama verdadera,
senza esser aerradu
l’hant in Santu Ainzu battizadu.
8 L’hant in Santu Ainzu
battizadu in sa cheja sos padrinos.
Suzzess’est s’istivinzu,
già nde so dende sos passos ladinos,
non la fattedas faula
ch’est giusta veridade ogni paraula.
9 Finis chie hat talentu
chi dezzidat de custu su derettu,
s’avanzo s’argumentu
est a ischire totu su secretu,
e da chi si secretat
in s’affare nisciunu non penetrat.
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Gio. Maria Masala
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Gio. Maria Masala
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Gio. Maria Masala
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Gio. Maria Masala
1 Ricco, così restio a largire ai poveri con tutti i beni che possiedi,
hai sentito il predicatore che ti suggeriva di fare l’elemosina fin-
ché sei in vita, te lo ritroverai nell’altro mondo se in questo avrai
fatto la carità.
2 Ricco, non essere così attaccato all’interesse, abbi compassione
e pietà, Dio vuole che si faccia la carità, lo ha predicato più di
una volta, tieni presente che fare l’elemosina a un mendicante
rimedia ai danni del peccato.
3 Il fare la carità a un povero è proprio di una persona di fede, è
una legge che troverai nelle scritture; se hai dei dubbi guarda
che questa verità è registrata nel Vangelo, se io non mi inganno
e salvo errore.
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Gio. Maria Masala
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Gio. Maria Masala
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Gio. Maria Masala
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
* [II 309-313]. Octava torrada. Affetti d’un peccatore per ottenere il per-
dono da Dio.
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Gio. Maria Masala
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Gio. Maria Masala
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
* [III 238-239]. Frammento. Lagnanza per una gallina che gli avevano
rubato.
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Gio. Maria Masala
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Gio. Maria Masala
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Gio. Maria Masala
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
GIOVANNI MASALA
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ANTONIO MATTU SALIS
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
1 Vergine bella, che senza macchiare la tua purezza sei figlia, ma-
dre e sposa del Signore,
2 rivolgi uno sguardo pietoso ai miei affanni, alle mie pene, tu
che sei madre, madre amorosa.
3 Spezza le dure e pesanti catene che mi legano mani e piedi e
sconfiggi le passioni, sirene ingannatrici.
4 Non negarmi i tuoi favori di regina, nella mia grande povertà,
sei tu la protettrice degli orfani.
5 Salvami da tutti i peccati come fino ad ora mi hai salvato, ma col
favore della tua grazia e del tuo amore.
6 E se sono caduta in qualche mancanza, dato che per gli uomini
è facile sbagliare, riportami sulla via dalla quale ho deviato.
7 Dammi forza, aiutami a resistere a tanti patimenti e tormenti, fai
di tutto per assistermi come sempre.
8 Dammi forza contro i vizi e fai in modo che perseveri nella
bontà, con sacrifici anche maggiori.
9 E quando la campana funebre suonerà per me l’ultimo tocco,
chiedi a Colui che partoristi di darmi il suo perdono.
10 Non negarmi la tua assistenza in quell’ora, Vergine clemente, sii
tu la mia protettrice.
11 Quando sarò ormai priva della parola e del pensiero, quando la
mia fronte sarà fredda come la neve vieni subito al mio soccorso.
12 E per quanto quest’anima tribolata ebbe a soffrire nel mondo
falle posto in Cielo tra i beati,
13 o Maria vergine immacolata!
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DIEGO MELE (SENIOR)
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Diego Mele (senior)
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Diego Mele (senior)
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Diego Mele (senior)
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Diego Mele (senior)
* [I 108-113]. Octava rima torrada. Dialogo tra due donne maritate so-
pra la sorte del matrimonio.
1. Giovanni.
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Diego Mele (senior)
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Diego Mele (senior)
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Diego Mele (senior)
OH PENA DOLOROSA*
1 Oh pena dolorosa
de custu coro afflittu!
Senza fagher delittu
est pianghende.
2 Su die suspirende
passo sa vida mia,
su notte in agonia
e in deliros,
3 benes chi de suspiros
nd’est piena sa zella
in sa mia cappella
de sentenzia.
4 Bois muros clemenzia,
benes chi sezis duros,
bois clemenzia muros
et piedade.
5 Nessi pro caridade
de cust’afflittu coro
dai bois imploro
un’ausiliu.
6 Mentras chi cust’esiliu
non tenet fine mai
pro me duru guai
et dura sorte!
7 Non creo chi sa morte
siat tantu penosa,
et ne fastidiosa
gasie tantu.
8 Dolorosu piantu
de coro agoniosu,
piantu dolorosu
et de lamentu.
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
272
Diego Mele (senior)
18 E i su coro meu
ischit cantu pato eo,
sas noctes chi mi leo
ischit su lettu:
19 senza sonnu inchiettu
et privu de consolu,
su poveru lentolu
tribulende;
20 sos ossos bortulende
dai susu a in giosso,
bortulende sos ossos
disperadu!
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Diego Mele (senior)
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Diego Mele (senior)
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Diego Mele (senior)
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Diego Mele (senior)
* [III 75-77]. Octava rima. Il poeta aveva con canzonette biasimato gli
abitanti di Lodè, e capitò che l’ordinario lo mandò ivi vicerettore.
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Diego Mele (senior)
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
* [III 159-163]. Octava serrada. Sopra una cavalla molto magra che il
teologo Filia di Bolotana gli aveva lasciato nel 1860.
1. Soprannome, cioè Salvatore.
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Diego Mele (senior)
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Diego Mele (senior)
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Diego Mele (senior)
* [III 165-171]. Octava rima. Gli olzaesi nel 1858, per la cattiva raccolta
delle uve, introdussero con industria di fare il mosto coi corbezzoli.
1. Ingolumada, avvezzata.
2. Allude ai superstiziosi che fanno gli ignoranti contro il fascino [?].
3. Qualità d’uva.
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Diego Mele (senior)
4. Nomi di foreste.
5. Vrichinare, frammentare, tagliare.
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
6. Nomi di pastori molto poveri del villaggio, i quali tiravano la vita dal
branco di pecore e capre che il poeta aveva dato loro a pascolare.
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Diego Mele (senior)
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Diego Mele (senior)
* [VI 92-96]. Octava torrada. Non potendo trovar serva in Olzai dove
era parroco, ricorre ad Ottana. Vedi la celebre canzone dello stesso so-
pra le serve di Ottana. Prima serie, p. 54 [qui pubblicata a p. 257, col ti-
tolo In Olzai viuda ne bajana].
1. Rione [di Olzai].
2. Nome di territorio.
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Diego Mele (senior)
4. Nome di territorio.
5. Territorio dove sogliono vivere banditi.
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Diego Mele (senior)
potevate far ricorso alla curia in modo che venisse repressa la lo-
ro sfacciataggine, perché l’offesa è insopportabile; e in attesa che
vi passi tutta questa rabbia io me ne vado bandito a Tetiddai.
11 Tutte le maledizioni sono contro Ottana perché è un difetto co-
mune di quelle donne: non appena una arriva a Olzai, da fore-
stiera, si cattura almeno un uomo, anche se è affamato e digiu-
no, o sfinito in mezzo alla strada, lo abbranca con abile manovra
e buone maniere e subito parte per far ritorno a casa.
12 Ma sembra che sia solo questa offesa di Ottana che non perdo-
nate, e perché non vi lamentate di quello che ha fatto la sarulese?
Non vi ha fatto forse lo stesso affronto, se ve ne ricordate? E ve-
do che sopportate anche che abbiano portato un uomo a Ollolai.
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Diego Mele (junior)
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
PIETRO MELONI
302
Pietro Meloni
de gosu et giubil’internu
mirende su Verbu eternu
benner a ti visitare.
5 Tue ch’a su mundu has dadu
lughe de sa lughe vera,
cun boghe santa et sinzera
has a totu annunziadu
chi su Messia isettadu
fit in terra ad abbitare.
6 De sos santos su mazore
in grandesa et dignidade,
portentu de santidade,
de sa fide difensore,
tue istesti precursore
pro gloria particulare.
7 Deus a tie imbiesit
precursore ’e su Messias
un’anghel’a Zacharias
sa limba prestu torresit,
et pustis pius non tenzesit
motivu de dubitare.
8 Appen’istesti creschidu
et a sa terra iscobertu
ti ch’andesti a su desertu,
de Herodes fis persighidu
ca s’incestu proibidu
lis fis narende a lassare.
9 Ma fattu poi pius forte
et caminende in totue
non ti miras pius tue
sa pius barbara sorte,
esponendedi a sa morte
cun su tou preigare.
10 Ind’una presone oscura
Giuanne fit inserradu,
Erodes effeminadu
pro suggestione dura
303
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
d’un’Erodiade impura
fattesit decapitare.
11 Ses de su santu Giordanu
luna radiant’et bella,
ses astru, sole et istella
chi lughes dogni manzanu,
in prodigios soberanu
et dignu de zelebrare.
12 Luminosu pianeta,
a tie imploramus totu,
su coro nostru devotu
cun benignidade azzetta
profeta de pius Profeta,
santidade de ammirare.
13 Che patronu et protettore
mustra nos sa bella cara,
defendenos et ampara
et boganos dai s’errore
mirendenos cun amore
et zelu particulare.
14 Faghe de nos liberare
de s’infernale conchista,
Santu Giuanne Battista,
cherfas pro nois pregare.
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Pietro Meloni
305
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
306
Pietro Meloni
307
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
SALVATORE MELONI
308
Salvatore Meloni
preighesti a s’apostolica
sa fide nostra catolica
a sos gentiles pius mannos
dende a bider sos ingannos
dai Gesùs illuminada.
6 A bindighi annos giompesti
in cuss’impresa divina
e de Paulu sa dottrina
in totu sempre imitesti,
e ca medas cunvertesti
apostola ses giamada.
7 Inogh’est chi non potesti
prosighire a preigare,
ordine a ti presentare
a su tiranu tenzesti
e senza pius li nesti
ch’a Gesùs fis cunsagrada.
8 Barbaru, chi presidente
dai Roma est ispedidu
pro ch’haeret persighidu
de Cristos tota sa zente,
cumandat chi crudelmente
esseras martirizada.
9 Sos ministros t’afferresint
cale mastinos crudeles
e senza contu e cun fele
ciaffos e punzos ti desint,
a colunna ti lighesint,
che Cristos ses maltrattada.
10 Chi non fis morta idian
a tanta carneficina,
barbaridade ferina
in presone ti ponian,
cando morta ti creian
sana ses e consolada.
11 Ses fatta como pius forte,
309
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
310
Salvatore Meloni
311
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
312
MES’ISCULZU
313
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
314
Mes’Isculzu
315
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
1 Tutti hanno criticato il mio poetare non appena si sono resi con-
to che sono povero, e così non posso divagarmi perché vengo
giudicato da tutti col dire che Dio mi ha punito per mutos mal
concepiti e altre composizioni. Eppure se ne trovano altre di
persone che hanno il dono della poesia.
2 Nessun altro hanno criticato né messo in cattiva luce come me,
dicendo che per questo io sono ridotto così, colpito da tanti af-
fanni, pene e dolori. Eppure nel poetare non sono solo, ci sono
anche altri che fanno e non fanno, e qualcun altro che non fa
poesia né si diverte e trascorre male il tempo come me.
3 Tutti hanno criticato il talento e l’inclinazione che mi ha dato
Dio, e dicono che in questo consistono il mio peccato e la catti-
va fortuna che ho avuto. Prendete esempio da me, tutti quanti si
intendono di quest’arte, guardate come la sottopongono a criti-
ca, poveretto chi è sfortunato!
4 Ed ecco che non posso parlare, abbia o non abbia ragione, per-
ché tutti mi rinfacciano che sono povero a causa della poesia,
neppure avessi fatto impiccare qualcuno con le strofe di qualche
composizione; nessuno è stato impiccato o gettato in prigione
per causa mia.
5 Per chi nel mondo ha fortuna, il poetare e ogni altra cosa sono
considerati positivi, mentre per me che ho quel dono diventa
sofferenza forte e crudele, mentre la vita e la morte sono di Dio,
è lui il padrone delle persone; e per conto mio non c’è perdono
per chi mi ha giudicato per questo.
6 Tutti mi dicono che sono poeta e da lì nasce il mio peccato. Se
canta un povero è una brutta cosa, se canta un ricco è un ono-
re, ben diversamente da me peccatore sta lui al mondo tra i di-
vertimenti. Io mi rassegno a quel che Dio dispone, a restare co-
me mi ha destinato.
7 Se ci fosse un castigo per chi fa poesia le persone dovrebbero
essere distinte: diventerebbero poveri i ricconi che hanno depo-
siti di orzo e di grano; mi obbligano a poetare perché le occa-
sioni sono troppe, e quelli che non creano poesie, mentre io mi
lamento, si sono già lamentati.
8 Tutti mi rinfacciano la povertà, tutti mi fanno quest’affronto. E al-
lora come mai anche chi non fa poesie si trova nel bisogno? Nes-
suno nega questa verità, che è cosa giusta ed è provata, ed è ve-
ra e consolidata questa norma, che chi giudica verrà giudicato.
316
Mes’Isculzu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Mes’Isculzu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Mes’Isculzu
* [VI 7-10]. Sexta torrada. Elogi del mugnaio. Fortuna che il poeta non
abbia conosciuto la Legge sul macinato dei nostri tempi, perché avreb-
be trovato anche il modo di eludere il Contatore, e di truffare gli agenti
della riscossione della tassa.
1. In questi tempi il poeta non avrebbe paragonato la sua vita a quella di
un rettore, specialmente quello di Ploaghe, sua patria, che dalle decime
aveva un reddito di lire 15 mila e più, mentre oggi ha di assegno, per ef-
fetto della inqualificabile denunzia, lire 1200. Quindi avrebbe principiato
meglio il suo componimento poetico: Mezus est molinarzu et non rectore.
321
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Mes’Isculzu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
MEURREDDU
324
ANTONIO DOMENICO MIGHELI
BASTANTE BI SO ISTADU*
1 Bastante bi so istadu,
no isto tristu pius, no:
cuntentu vivo ca so
isoltu sende ligadu.
2 Istadu bi so bastante
in s’amorosa cadena,
già chi s’amare m’est pena
non cherz’esser pius amante,
e ne isto pius costante
in s’amore professadu
ca sempre nd’hap’achistadu
discuntentos e dolore,
suffrende pena in s’amore
bastante bi so istadu.
3 Bastante, amore ingannosu,
connosco chi ses ingiustu
già ch’amende no hapo gustu
e no amende hapo gosu,
già chi cun tegus reposu
essende in pius non pro
dae hoe proponzo e do
votu: non pius amare,
e pro cantu hap’a campare
no isto tristu pius, no.
4 Bastante amore, ti nesi
a non ponner mente a chie,
e avvertende custu a tie,
* [V 39-40]. Deghina glossa. Canta lo svincolo dalle catene dell’amore.
325
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
1 Lo sono stato abbastanza, non voglio più essere triste: vivo con-
tento perché pur essendo legato mi sento libero.
2 Sono stato abbastanza nella catena d’amore, e poiché l’amore mi
fa soffrire non voglio essere più innamorato, né sarò più fermo
nell’amore professato perché ne ho sempre avuto dispiaceri e
dolore, sono rimasto abbastanza tra le pene d’amore.
3 So abbastanza bene, amore ingannevole, che sei ingiusto, per-
ché nell’amare non provo gioia e la provo quando non amo, e
poiché, per di più, quando sono con te non ho pace, da oggi
faccio un proposito, un voto: di non amare più, e per quanto
avrò da vivere non sarò più triste, no.
4 Ti dissi a sufficienza, amore, di non dar retta ad altri, e avverten-
doti di questo, di’ tu, quanto mi stancai? Se soffrii quando ero in
compagnia vieni tu, solitudine! Ti avverto soltanto che voglio
qualche consolazione; vivo contento tra i piaceri perché sono
completamente solo.
5 E infine addio, Cupido, mi allontano da te, tu allontanati da me,
mi hai ferito abbastanza, mi hai oppresso il cuore con le frecce
che m’hai lanciato, mi hai ingannato di continuo, per mia cattiva
sorte, e adesso godo perché pur essendo legato sono libero.
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Antonio Domenico Migheli
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Antonio Domenico Migheli
1 Per essere stato un vero amante ora soffro, ecco quel che si
guadagna in amore! In cambio dell’amore ho avuto l’odio di
un’ingrata, la sua cattiveria, così che ho sperimentato su di me
che in amore non bisogna fidarsi; per aver voluto amare tanto
un’ingrata sento e provo tutte le pene del cuore.
2 Per aver amato una bellezza mi trovo a soffrire tante pene, e
questa mia amante è così cattiva che pur potendo non scioglie
la mia catena. Forse aspetta, crudele, che io sparga tutto il san-
gue delle mie vene! La vita e la morte sono nelle sue mani, non
so quale sentenza pronuncerà.
3 Ho perso il gusto di godere in questo mondo per aver voluto
amare tanto una dea, e questa mia amante prova piacere a te-
nermi in un sentimento così forte; o amore, impulso violento, o
Cupido troppo insopportabile! O amore che tutto d’un tratto mi
hai condotto alle soglie del delirio!
4 Questa crudele non permette che io provi più gioia di giorno né
di notte, e mentre io la penso fedele a me lei si fa ancora più
cattiva verso di me; ahi, se continua così l’amore sarà per me
terribile e fatale! Se non addolcisce il suo atteggiamento io do-
vrò provare, poveretto, l’inferno essendo ancora in vita!
5 Mi sembrava d’essere beato nell’amarla quando, nel primo pe-
riodo, mi amava, ma ora si è fatta crudele, ha trasformato l’amo-
re in tirannia, e quanto più io la credevo sincera tanto più mi si
mostrava ingrata e disumana, da amante s’è trasformata, ahimè,
in tiranna! che terribile cambiamento!
6 Innamorati, dove siete e cosa dite? Voi che avete amato nella feli-
cità venite e ditemi se trovate un altro disgraziato in amore come
me. Mi troverete innamorato di una tiranna, soggetto, per amarla,
a tutte le pene, mentre lei, tutta piena di disprezzo, pur sapendo
che l’amo mi lascia a soffrire.
7 Mia cara amante, cosa mi dici? Non hai pena per questo mio
cuore, cerca di darmi un conforto, non lasciarmi tra sofferenze
così forti, dillo almeno con le labbra, atteggia il viso come se
m’amassi, spegni le terribili fiamme che mi bruciano il cuore.
8 Amore mio, perché corrispondi così male al mio affetto? Hai tra-
sformato tutta quella nobile gentilezza in un odio fatale; suvvia,
prendi almeno un pugnale e uccidimi, così sarai meno crudele,
uccidimi ché la morte mi dà la vita, perché non è vita vivere
senza di te.
329
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Antonio Domenico Migheli
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
PAOLO MOSSA
* [I 164-168]. Octava rima torrada. Invito dell’amante alla sua dama per
partire a terre più fortunate per godere meglio le dolcezze della pace.
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Paolo Mossa
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Paolo Mossa
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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GIACOMO MUDADU
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
in bois mi recreao,
in bois tenia s’appentu.
Ma como in manos bentu,
infelizze hap’agattadu!
Gasie m’hazis pagadu
cun penares et affannos.
Cun cuntentos medas annos
heris bos hapo gosadu.
5 Festas et divertimentos
a mie lassade solu,
ausentademi consolu
chircademi sos lamentos;
suppostu chi sos cuntentos,
piagheres et melodias
non cherides esser mias
lassademi in tristu piantu:
heris bos gosesi tantu
hoe non sezis plus mias.
338
Giacomo Mudadu
SO GIRASOLE E MI GIRO*
1 So girasole e mi giro
in faccia a su sole ebbia,
su sole est sa vista mia,
a su sole solu miro.
2 Pro mi poder incantare
este vana ogni bellesa,
non si ponzant a s’impresa
chel’inferru, terr’e mare:
non tenent pro m’abbagliare
portentu chi alzat tantu;
a su sole ch’est incantu,
a su sole solu miro.
3 Ervas, piantas e fiores
fettant sa campagn’amena:
lizu, rosa e assussena,
ch’ispirant suaves odores,
in vista a tales primores
s’incantet chie si siat;
unu m’incantat ebbia,
a su sole solu miro.
4 Bellas a bider serenas
in mare siant sas undas,
in sas abbas pius profundas
tenzant vida sas sirenas,
pisches, delfinos, balenas,
pro me su mare m’infadat,
su sole solu m’aggradat,
a su sole solu miro.
* [I 278-279]. Octava glossa. Elogio alla virtù sotto la figura del girasole.
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Giacomo Mudadu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Giacomo Mudadu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
1 Non è la morte quella che temo, non è la vita che desidero, più
della morte temo colei che amo, più della vita amo colei cui vo-
glio bene.
2 Poiché sono soggetto, e ormai abituato, a tutti i colpi della sorte,
cosa può la morte che la vita non m’abbia già fatto? Le pene
della morte le soffro ad ogni momento, non mi lamento per nul-
la, lo sa bene quella che amo quanto sono tribolato e in quale
stato sono ridotto, non è la morte quella che temo.
3 E perché dovrei amare la vita, che piacere posso trovarci? Le pe-
ne che soffro e patisco me la fanno detestare, il vivere è soffrire,
non desidero né amo vivere, e perciò questa vita io la chiamo
morte lunga e atroce, per averla così difficile non è la vita che io
desidero.
4 A volte è gradevole una morte orribile e crudele: è piacevole
per i disgraziati, sgradevole per i fortunati; io amo con rara deli-
catezza l’unica donna che desidero tanto, m’infiammo di un gran-
de fuoco che colpisce e arde forte, non temo la morte, più della
morte temo chi amo.
5 Ma per quanto mi fa soffrire chi mi provoca spaventi e dispiace-
ri questi colpi sono poca cosa per abbattermi, perché amando
lungo tutta la giornata non reprimo il forte ardore, e mentre per-
do la vita non mi spavento tanto è forte la passione, per dirlo in
una parola più della vita amo colei cui voglio bene.
344
Giacomo Mudadu
* [III 153]. Del canonico Mudadu d’Osilo il quale così confortava un pe-
dante oratore che veniva criticato per un panegirico.
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Giacomo Mudadu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Giacomo Mudadu
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Giacomo Mudadu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Giacomo Mudadu
1 Sole che adoro nell’ombra perché sei luce, e non sei mia, o ces-
sa di essere Lucia o dai luce a questo mio cuore.
2 Se sei fatta di sole devi mostrare le luci del sole, ma tu hai il no-
me del sole per accecarmi, sei di sole per privare di luce l’anima
e il cuore, e luci, bel tesoro, contiene il sole che amo, soltanto
che io bramo alla cieca un sole che adoro nell’ombra.
3 Nei tuoi occhi mostri il meglio del sole ma, se guardo io, tu allo-
ra nascondi gli occhi, lo splendore. Sole! per me sei l’errore di
una triste notte, Lucia, che con grande antipatia quando regali
tanta luce riluci, ma non per me, perché sei luce ma non sei mia.
4 Se sei di sole invia i raggi del sole, e così illuminerai allo stesso
modo re e pastori, ma tu rattristi e getti nel buio la mia anima;
mentre ti vanti della luce del sole invia a me un solo raggio di
tanta luce oppure cessa d’essere Lucia.
5 Quando nasce luminoso il sole scioglie ogni ombra e nube, e tu
dissipa così in me le ombre illuminandomi ma, povero me, sto
vaneggiando perché adoro un sole cieco; perché ti chiamano te-
soro di luce, se non ne dai? Lascia la luce che hai o dai luce a
questo cuore.
353
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
GIUSEPPE MULAS
LAUDEMUS SU CRIADORE*
1 Laudemus su Criadore,
a Maria, anghel’et santos,
zelebremus totu cantos
sa festa cun grand’honore.
2 O Redentore amorosu,
su samben has derramadu,
pro nois t’han’inclavadu
ind’un’arbure penosu,
como ses gosu et reposu,
de sos santos s’isplendore.
3 Maria est venerada
de s’assemblea zeleste,
de totu cun bianca este
che reina accumpagnada,
sias pro nois declarada
mama de veru amore.
4 Apostolicu senadu
de sa corte zelestiale,
cun gloria universale
in su mundu veneradu,
non vivas ismentigadu
de su giustu et peccadore.
5 Bois totu coronados
martires et cunfessores,
eremitas et doctores
354
Giuseppe Mulas
in su chel’accumpagnados,
siedas nos avvocados,
bos pregamus cun fervore.
6 Candidas virgines puras
chi formades dulches cantos
et gosades totu cantos
in sas zelestes alturas,
sas animas nostras duras
succurride cun amore.
7 O zeleste gerarchia,
o coros angelicales,
cun cantos zelestiales
et suave melodia
cun Gesùs et cun Maria
rezzidenos cun honore.
8 Laudemus su Criadore.
355
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
LUIGI MURA
356
Luigi Mura
357
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
358
DONNA MARIA GRAZIA MUREDDU COSSU
* [II 296-298]. Sexta torrada. La perdita del tempo che passa, si desidera
e più non si riacquista.
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Donna Maria Grazia Mureddu Cossu
361
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
362
Donna Maria Grazia Mureddu Cossu
363
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
15 I venti che sono i venti danno quel che tu neghi: vanno, vengo-
no da ogni luogo, partono e in un momento tornano, soltanto tu
lascerai nella scontentezza gli uomini?
16 Tutte le cose cambiano, anche le stagioni, l’aurora nasce e muore
col più gradevole aspetto, solo tu resterai immutabile come Dio?
17 Tempo, dimmi per carità dove abiti, stai forse nell’eternità o tuo
padre sta con te? E se non là, tempo, dove ti potrò trovare?
18 Mentre sognavo della mia vita mi sembrò che m’avessero detto
che eri tornato con soddisfazione e gioia, poi mi sveglio e mi
trovo solamente gli occhi per piangere.
19 Se queste mie lacrime le avessi versate di continuo forse sarei
riuscito a incontrarlo in un monte dei più alti di Barbaria.
20 Per tutti questi lamenti, tanto che sono stanco di pregare, tem-
po, restituiscimi almeno un anno ogni cento, solo Noè è riuscito
a meritare una cosa simile.
21 E mentre ti cerco con cura, mi ricordo che hai stabilito: «Lascia
stare il tempo passato, lo cerchi inutilmente, soltanto il tempo
presente ti potrà giovare».
22 Ah! torna, che ti tratterò come si tratta Dio!
364
Donna Maria Grazia Mureddu Cossu
365
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
6 Si creas de mi occhire,
prezzios’e riccu tesoro,
basta’ non tocches su coro
a tot’hapo a resistire,
però si cres prosighire
chirchende a cale e a chie
cussa det esser…
7 Dami sa vida o sa morte,
eleggi de totos duos,
bast’esser in brazzos tuos
la depo tenner pro sorte,
ma si cherferes in corte
ater’a m’accumpagnare
cussa det esser…
8 Ferimi cun su pugnale
in cambiu chi t’adoro
ma pensa ch’in custu coro
ses impressu tale e quale,
ma si pro casu fatale
ti cherferas canzellare
cussa det esser…
9 Ancora chi pro timore
m’iste dai te distante
però che rocca costante
so firma sempre in s’amore,
ma s’ateru servidore
mi cheres accumpagnare
cussa det esser…
10 Pro finis custu diffettu
si lu podes condonare
ne deo ater’hap’amare
ne tue un’ater’oggettu,
e si in te diversu effettu
de su meu hat a proare
cussa det esser…
11 Firmemus custu cuntrattu
d’amor’a litteras d’oro,
chi ambos su nostru coro
366
Donna Maria Grazia Mureddu Cossu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
MELCHIORRE MURENU
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Melchiorre Murenu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Melchiorre Murenu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Melchiorre Murenu
1 Grande città, fai il tuo dovere se raduni tutti i tuoi fedeli e li pre-
ghi di cantare ordinatamente degli inni tra i più belli; e con voce
gioiosa spieghi la fortuna tra le fortune straordinarie, visto che
in questi giorni hai avuto per te un grande e famoso arciprelato.
2 Metropoli, accresci i festeggiamenti, ringrazia per il bene che hai
meritato, per tutto ciò che le decisioni divine hanno destinato al-
la tua sede: è come un torrente tra tutti gli italiani, l’oratore più
dotato di doni, l’inviato a questo mondo passeggero per rendere
onore alla gloria.
3 Si riuniscano le menti più valide che hanno occupato quella se-
de, e così le polveri che sono negli ossari, le ceneri antiche e di-
menticate, i cadaveri avvolti e imbalsamati e le persone di merito
tutte unite esclamino che Marongiu è primo anche del passato,
del presente e del futuro.
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Melchiorre Murenu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Melchiorre Murenu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Melchiorre Murenu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Melchiorre Murenu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
ISPIJU DE SANTIDADE*
1 Ispiju de santidade,
de caridade s’ispantu,
Giuanne de Deus Santu
sos devotos amparade.
2 In Montemaggiore nadu
de s’Ispagna terra et logu,
una colunna de fogu
a sa naschida has mustradu
fine occultu et riservadu
a s’alta divinidade.
3 Pro virtudes soberanas
a su battizu, oh portentu!
sonesint in su momentu
solas totu sas campanas
dende provas sas pius sanas
de sa tua santidade.
4 Dai pizzinnu ’e ott’annos
domo et patria lassesti,
a terra istrana fuesti
cun impignu sos pius mannos
de suffrire sos affannos
cun suave humilidade.
5 Pro Deus ben’has ischidu
sos affannos supportare:
de pastore et militare
tantos annos has servidu
sempr’espostu et reduidu
a dogni nezzessidade.
6 Sa bonidade impignada
de Deus dendedi lughe,
t’apparzesit una Rughe
in d’una mela granada,
massima significada
382
Melchiorre Murenu
de s’eccelsa bonidade.
7 Ai custu avvisu dicciosu
desti sa risposta grata,
a sa zittade ’e Granata
ses partidu cuidadosu,
ue allegru et coraggiosu
suffresti ogni avversidade.
8 Inie t’has abbrazzadu
sa Rughe, sas afflittesas,
addossende sas impresas
de su numeru affannadu,
generosu has cunfortadu
s’afflittu in sa povertade.
9 De afflittos impotentes
nd’haias un’ispidale,
de dogni sorta de male
magros, mudos et dolentes,
ancora sos pestilentes
t’abbrazzas cun caridade.
10 Trabagliendedi s’iscala
de sas alturas zelestes
membros finias et vestes
cun sos poveros a pala,
fussit zente bona o mala,
mustrende fidelidade.
11 Pedinde pellegrinende
tantu numeru has campadu,
nudu, isculzu, iscabiddadu
dogni incomodu passende,
a bogh’alta dimandende
pro Deus sa caridade.
12 Cando su pane finesti
cun afflittos dogni sorta
dai su Chelu un’isporta
cun s’anghelu nde rezzesti,
et cun custu consolesti
cudda afflitta humanidade.
13 In pregare santamente
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
384
Melchiorre Murenu
Raffaelle ti mandesit,
su sudore t’asciuttesit
cun zeleste suavidade.
20 Appenas ses ispiradu
dai su matessi puntu,
restat su corpus defuntu
ses horas imbenujadu,
prodigiu clarificadu
de s’eccelsa Trinidade!
21 In sa vida transitoria
sullevesti ogn’inclemenzia,
como pius assistenzia
mustradi dai sa gloria,
hapende sempr’in memoria
sa nostra fragilidade.
22 Giuanne de Deus Santu,
sos devotos amparade.
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
386
Melchiorre Murenu
DE PANCRAZIU GIAMADU*
1 De Pancraziu giamadu
de nomen e samben forte,
in sa vida e in sa morte
siedas nostru avvocadu.
2 In Frigia sezis naschidu
in sos abissos ebreos,
adorare falsos deos
bos bidezis opprimidu
fina chi sezis fuidu
a su regnu illuminadu.
3 Totalmente abbandonezis
possessos e benes mannos
e a sos battordighi annos
in Roma bos presentezis,
dai su paba rezzezis
su battisimu sagradu.
4 Massimianu a s’istante
catturare bos fattesit,
cun ira bos minetesit
una morte ispasimante,
bois sinzeru e costante
hazis de santu operadu.
5 Ordinesit a s’armada
s’infidele imperadore
a bos dare cun rigore
a testa una bastonada,
cun sa quale infuriada
bos hat totu isfiguradu.
6 Currispostu hazis amore
a sos graves patimentos,
penas colpos e turmentos
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Melchiorre Murenu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Melchiorre Murenu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Melchiorre Murenu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Melchiorre Murenu
* [III 207-213]. Octava. I disagi, le pene e gli affronti che soffre un povero.
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Melchiorre Murenu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Melchiorre Murenu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
NOVAMENTE A T’AMMITTIRE*
1 Novamente a t’ammittire
so dispostu cun amore:
beni como, o peccadore,
si ti cheres cunvertire.
2 Si pius tempus dilattas
a ti cunvertire a mie
in sa tua ultima die,
si mi chircas, non m’agattas;
ma si hoe vida retrattas
so prontu pro ti rezzire.
3 Proite, fizu, caminas
gasi lontanu dai me?
già chi suffresi pro te
rughe, giaos e ispinas?
A sas giamadas divinas
non ti deves resistire.
4 Ogni essenziale donu,
peccadore, ti hapo dadu,
e bidendemi lassadu
dai te in abbandonu
armadu cun su perdonu
so in chirca a ti sighire.
5 Cale reposu e recreu,
fizu ingratu, has consighidu
su tempus chi ses fuidu
dai su costazu meu?
Anzis ti ses fattu reu
de un’eternu patire.
6 Tantu tempus ses gasie
meritende su profundu,
pro lusingas de su mundu
dad’has sas palas a mie,
si sighis det benner die
400
Melchiorre Murenu
401
CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
sol’eo ti liberesi,
trintatres annos lassesi
su thronu zelestiale,
pro te de carre mortale
mi so cherfidu estire.
14 Beni cun su pensamentu
a sa grutta de Bethlè
ue tenzesi pro te
humile su naschimentu,
iscarsu de miramentu
senza zente a m’assistire.
15 Cuntempla custas bonesas
e favores tantu mannos,
e de sos trintatres annos
numera sas afflittesas
chi pro te cun cuntentesas
m’esponzesi a las suffrire.
16 Tollerende milli oltraggios
pro te, o fizu istimadu,
tres annos hapo passadu
in fastizos e viaggios
preighende sos vantaggios
chi des pius consighire.
17 Su fagher tou contrariu,
fizu, pianghe e suspira,
beni cun megus e mira
su caminu ’e su Calvariu,
tintu jà de voluntariu
samben pro ti redimire.
18 Pro te cantu hapo passadu
beni, e mira contrittu:
da unu Giudas traittu,
da unu Pedru negadu
e pustis sentenziadu
crudelmente a mi occhire!
19 Opprimidu e flagelladu
m’hana pro te peccadore,
su giudaicu furore
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Melchiorre Murenu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
404
Melchiorre Murenu
* [IV 14-16]. Sexta torrada. Le illusioni del mondo e dei piaceri monda-
ni. [Tre anni dopo lo Spano ripubblicò nuovamente questa composizio-
ne con lievi modifiche (V 58-61) attribuendola sempre a Murenu e pre-
sentandola con questo regesto: «La falsità ed inganni del mondo»].
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Melchiorre Murenu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Melchiorre Murenu
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Melchiorre Murenu
* [V 28-29]. Mutu. Trovandosi il poeta seduto nella porta della sua casa,
passò una donna di Bortigali, chiamata Maria, che lo salutò, e sapendo
che aveva per marito un tal Pedru Sedda, di soprannome Feghe [Feccia],
che la maltrattava continuamente, le diresse questa magnifica strofa.
1. Cioè i rispettivi genitori di essa.
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2. Querrada, nascosta.
3. Appiazzu, spesso.
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Melchiorre Murenu
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suole, giuro che non vale una lira tutto quello che ha addosso
di vestiario.
12 E per questo il paese è testimonio di tutti questi scherzi che ti
dedico: hai comperato una spilla d’oro senza provare nessuna
vergogna per il fatto che ci tenevi una capocchia grande quanto
quella che alla fine ti hanno infilato.
13 Anche se potessi procurarti dei tesori non riusciresti più a torna-
re come eri un tempo, i tuoi beni li hai tutti ceduti e non potrai
più riaverli, e anzi tornerai al più presto al male che tutti ti co-
noscono.
14 In te non c’è più superbia e non meriti più benevolenza, sfaccia-
ta, se avessi avuto cervello ti saresti comprata un angoletto e ti
ci saresti confinata come un muflone a piangere il bene che hai
perduto.
15 E infine ecco chiari i motivi di tutte le beffe che ti meriti: com-
pra notte e giorno tutti quelli che vuoi di orecchini, collane e al-
tri gioielli, ma tieni presente che ormai da molto hai gli occhi
privi della luce della purezza.
16 Ti sei venduta, ecc.
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Melchiorre Murenu
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Melchiorre Murenu
1 Ti giuro, ragazza ben stimata, che sei venuta su questa terra per
me, i venti non mi allontaneranno da te anche se si impegneran-
no in centomila.
2 Fin quando vivrò su questa terra e tu sarai viva ho scritto nel
mio cuore un documento siglato con giuramento solenne e per-
fetto: tu sei la mia donna, e nessun’altra. Ad altre idee strane
che tenevo ho dato a tutte congedo.
3 Ho dato il congedo a tutte, tu sola vivi nel mio cuore ed esiste
soltanto una cosa che può annullare quel mio voto, è la morte,
che col suo movimento veloce riesce a entrare in tutte le fortezze.
4 Devo temere soltanto colei che mette piede in tutte le fortezze,
nessun altro può spezzare l’unione che abbiamo ben stabilito, è
stato un gesto del tuo candore che mi ha confuso e incantato di te.
5 Su di te si sono incantati i miei sguardi, è inutile che nasconda
quel che provo, e quando mi rivolgi la parola tutte le mie pene
s’addolciscono, benedette le virtù che ti ha destinato quell’alto
Re sovrano!
6 La sua maestà somma ed infinita, quella che domina il cielo e la
terra, fece vincere la guerra ad una donna modesta, Giuditta, e
fermò il sole perché potesse vincere il valoroso Giosuè.
7 Questo richiamo è giusto che compaia nel mio discorso, con
questi prodigi voglio dire che nulla è impossibile a Dio: ha fatto
te bella e piacevole come a me ha dato la fermezza.
8 E dunque ho dimostrato con sufficienti argomenti quanto ti vo-
glio bene, e anche tu mi mostri delicatezze e affetto in quantità;
i nostri cuori sono fermi nel proposito, quando vuoi stringiamo
patto e legge.
9 I venti non m’allontaneranno da te.
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
CATARINA MURGIA
* [I 365-369]. Sexta lira serrada. Lettera alla sua sorella, monaca in Ori-
stano, perché non poté assistere alla professione.
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Catarina Murgia
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Catarina Murgia
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GIOVANNI MARIA NAITANA
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4 De s’instabile fortuna
ecco in me su disingannu:
heris cun nessun’affannu,
hoe de sas glorias nissuna,
gasi torrant tot’in una
a tristos sos fortunados;
gasi pro me sunt istados
momentaneos tantos gosos,
chi mi lastimant piedosos
hoe sos pius disdicciados.
5 Sa sorte sempr’incostante
si solet gasi mustrare
et diffizil’est mirare
in se firmesa un’istante:
m’allettesit, fatt’amante
cun fallazze fantasia
ma hoe cun tirannia
m’hat dadu tales rodadas
chi sas roccas insensadas
lastimant sa sorte mia!
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Giovanni Maria Naitana
1 Ieri vivevo felice, ero l’invidia dei fortunati, oggi sono i più di-
sgraziati a compiangere la mia sorte.
2 Come sollevato dalla sorte alla sfera più alta arrivai alla condizio-
ne di vera gloria, credevo di poter vivere così, in un’interminabi-
le primavera; adesso per maggior sofferenza mi resta il ricordo di
come un tempo vivevo felice, come in un eccesso di gloria.
3 E chi tra gli innamorati era più fortunato di me? Mentre oggi so-
no così oppresso che nessuno è come me; per qualche tempo
ho goduto delle soddisfazioni più desiderate, ma oggi, cessate
ad un tratto, mi tormentano la memoria perché mi ricordano di
quando ero l’invidia dei fortunati.
4 Ecco in me il disinganno della fortuna instabile: ieri senza nes-
suna preoccupazione e oggi nessuna di quelle gioie, così si ri-
ducono d’un tratto alla tristezza i fortunati; e così tante gioie so-
no state passeggere per me, tanto che oggi impietositi mi
compiangono i più sfortunati.
5 La sorte ci si manifesta così, sempre variabile, ed è difficile con-
servare in sé una condizione di stabilità, anche per un solo
istante: quando mi innamorai mi allettò con fantasie ingannevo-
li, ma poi mi ha dato con cattiveria tali colpi che anche le rocce
insensibili compiangono la mia sorte!
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
BATTISTA NIEDDU
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Battista Nieddu
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Fra Pietro Maria di Ozieri
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
desit in recumpensa
grassia e lughe.
9 Cuntempla cudda Rughe
ch’hant postu in cussu coro
cun sas culpas issoro
tant’ingratos.
10 Cando cun disbarattos
trattas sa legge sua
de propria manu tua
lu cruzzificas.
11 Ahi, chi mortificas
in coro su Redentore!
e ses, o peccadore,
veru deizzida.
12 Sa culpa committida
contra de cussu Deu
faghet s’homine reu
d’eterna morte.
13 Coro crudele e forte,
inumanu, ferinu,
cussu samben divinu
gasi terramas.
14 Cuntempla cussas fiamas
ch’inghiriant cussu coro:
sunt simbul’e tesoro
d’amore immensu.
15 Su chelu tant’estensu
est troppu culzu logu
pro caber cussu fogu
ch’est infinitu.
16 Eternamente iscrittu
fit a literas de oro
chi Deus cussu coro
diat leare.
17 E pro l’effettuare
naschet de pura mama
pro ispargher cussa fiama
in coros nostros.
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Fra Pietro Maria di Ozieri
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
iniquas o innozzentes
ai custu sinu.
28 S’amore sou divinu
a niunu lu negat,
antis a totu pregat
a tot’azzettat.
29 A totu nos ispettat
in proa chi nos amat:
ispinas, rughe e fiama,
lanza e affettu.
30 Cunzedinos chi abbertu
pro nois eternamente
regnet in cor’e in mente
re de sos coros!
1 Guarda che bel cuore! È il cuore di Gesù, uno più bello e che ci
ami di più non si trova, no.
2 Anche se una creatura è ingrata verso di lui egli la guarda con
tenerezza e con pietà.
3 È un cuore pieno di carità senza fine ed è un ricco tesoro di
amore puro.
4 Se ti rivolgi a lui, peccatore, con grande contrizione ecco che
troverai la porta aperta per entrare.
5 Osservalo come è fatto e renditi conto, uomo ingrato, ché que-
sto cuore l’hai ridotto tutto a una piaga.
6 La lancia fu la chiave che gli aprì il petto, un luogo che brucia
sempre d’amore.
7 Egli è sempre pronto a sopportare i nostri difetti per mostrarci
affetti del tutto divini.
8 A Longino e a quelli ciechi come lui diede, in cambio di un’offe-
sa così grave, la grazia e la luce.
9 Osserva quella Croce che hanno messo in quel cuore tanti in-
grati con le loro colpe.
10 E quando infrangi con le tue sregolatezze la sua legge è come
se lo crocifiggessi con le tue mani.
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Fra Pietro Maria di Ozieri
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
GIUSEPPE PANI
ZELESTE TESORO*
1 Zeleste tesoro
d’etern’allegria,
dormi, vida e coro,
reposa, anninnia.
2 Lettu de broccadu
non ti preparesi,
su fenu ti desit
lettu duru e siccu,
sende su pius riccu
potente segnore!
3 Dormi fizu amadu,
dormi cun dulzura,
non tenzas paura
d’esser perturbadu,
o Verbu incarnadu
in sinu ’e Maria.
4 Cale bella sorte
m’hat accumpagnadu,
tenner su fiz’amadu
in sa zeleste corte!
Però m’est pena forte
si penso a s’agonia.
5 Gemidu impaziente
chi nd’ispiccat su coro,
amabile tesoro
* [II 30-32]. Sexta serrada. Nenia al Bambino Gesù che si canta nella not-
te di Natale.
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Giuseppe Pani
sole relughente,
dormi dulzemente
cor’e anima mia.
6 Cand’a mie ti miras
cun sa corona ’e rosa,
cun sa bucc’amorosa,
nara prite suspiras?
Dormi, chi ti olvidas
de dogni tribulia.
7 Cal’est su sentimentu
chi t’istat perturbende,
dormende e vizilende
pienu ’e pensamentu?
Cust’est pena e turmentu
in die de allegria.
8 Ispiritos divinos,
anghelos e santas,
benide totu cantas
cun sos serafinos
e faghide festinos
chi dormit vida mia.
9 Musica divina
zeleste milizia
canta cun delizia,
sona peregrina,
istella mattutina
faghe cumpagnia.
10 Coros angelicales
virgines beatas,
faghide oghes gratas,
o viventes mortales,
cun cantos musicales
e grata sinfonia.
11 Dormi in su sinu miu,
dormi fizu de oro,
no hapas dubiu in coro
non tenzas pius azìu,
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
o divinu pipiu
dormi cun melodia.
12 Reservadi su piantu,
dormidi, bene meu,
caglia, fizu de Deu
no, non piangas tantu,
refrena su piantu
prite tant’agonia?
13 Dormi a sa melodia
chi ti faghet su Chelu,
dormi senza rezelu
dormidi, vida mia,
anzone immaculadu
de su mundu ispettadu.
14 Pro chie t’hat in coro
fiore est de cuntentu,
ses vasu de arghentu
pienu ’e fiores d’oro,
ses unicu ristoro
de s’anima mia.
15 Candore immaculadu
de lughe sempiterna,
sabidoria eterna
fizu ’e Babbu increadu,
dormi fizu istimadu
in sinu de Maria.
16 Dormi, vida e coro,
reposa, anninnia.
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Giuseppe Pani
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
* [III 184-189]. Octava. Un servo uccide il suo padrone per gelosia. Fatto
accaduto in Urzulei.
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Giuseppe Pani
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Giuseppe Pani
1 Questo delitto è capitato la sera del cinque febbraio. Vai alla buo-
nora, Giorgio, dove sei? Hai sfogato il tuo furore su Pietro, è que-
sto l’amore che portavi al padrone? Questo il dono che gli hai pre-
parato? Quale infamia ti sei guadagnato sparandogli a tradimento!
2 Pietro era sdraiato nell’ovile e stava riposando, ed ecco che arri-
va il servo dicendo che aveva scovato un cinghiale; e gli aveva
chiesto l’archibugio per usarlo un’ora per la caccia, questa era la
manovra, l’imbroglio che la madre gli aveva consigliato.
3 Parte il cacciatore per cacciare ma la caccia era proprio lì, torna
indietro e resta nello spiazzo dell’ovile senza far rumore, si avvi-
cina quatto quatto alla porta del recinto per sparare, e senza
pensare al luogo né all’ora compie senza indugio l’attentato.
4 Allo sparo Pietrino si sveglia con una ferita mortale nel costato,
e credeva di non avere più vita per riuscire ad abbracciare la
sua fidanzata, lui fidanzato riamato. Si è avviato subito, così ago-
nizzante, per morire nelle braccia della promessa sposa: «Alzati,
amorosa, e chiama tua madre, tua sorella e l’amato fratello».
5 «Cos’hai, bene mio, sposo e amante, e perché sei venuto all’im-
provviso? Perché parli con voce tremante? Questo tuo ritorno
non è senza un motivo». «Alzati mia amata, se vuoi abbracciare il
tuo innamorato agonizzante, alzati dal letto per carità perché so-
no ferito e sto morendo, me disgraziato».
6 «Ahi! povera me, cosa sento! Quale sorte potrà ridare la vita a
questo mio innamorato che vedo morire, e chi è il cane che me
ne ha privato?». «Sto perdendo la vita, caro amore, e in questo
momento voglio confessarmi per renderti come marito l’onore
che tu hai fatto a me, tuo amato sposo».
7 «Dimmi cosa ti è capitato, anima mia, chi ti ha sparato e gettato
in questa condizione? Ti hanno sparato nell’ovile o per strada?
Con chi hai avuto questo scontro?». «Modera il pianto, bene mio,
non tenere in cuore tanta rabbia. Colui che mi ha sparato e mi
ha colpito è traditore come un moro».
8 In quel momento compare prete Peppe, avvisato dai fratelli e
dai parenti, e trova quella perla d’uomo con la fidanzata che gli
sta al fianco e sta dicendo cosa gli è capitato. «Cosa chiedi alla
Chiesa?». «Ecco la fidanzata che mi ero trovato, voglio sposarmi,
essere suo marito».
9 «Non è sufficiente sposare la fidanzata e soddisfare così l’amore,
prima di tutto devi confessare tutti i peccati che hai commesso,
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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GAVINO PASSINO
* [I 41-42]. Sexta torrada. Donzella superstiziosa che dal canto del cucu-
lo vuol sapere la sua ventura.
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
1 Cuculo perfetto nel canto, renditi conto dei miei mali. Cuculo
bello, fammi sapere con chi mi sposerò.
2 Poiché la tua natura ti fornisce di questa capacità, bel cuculo, in-
dicami con sicurezza, senza mentire, chi sarà costui, non me lo
negare.
3 Canta allegro, cuculo, e dammi qualche indicazione, se è un po-
veraccio o se è ricco, se è attento o imprudente, se mi tratterà
male o mi farà vivere nell’amarezza.
4 Cuculo mio indovino, fammi conoscere questo futuro facendomi
vedere la persona e il suo lavoro, se sarà bello o brutto, e cosa
mi potrà portare.
5 Musica della primavera, dammi notizie precise, se è di buona
condizione, se è vedovo o scapolo, se avrà studiato tanto da es-
sere capace di discutere le cause.
6 Cuculo perfetto nel canto.
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Gavino Passino
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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DONNA PLACIDA PASSINO
UMILE ET RIVERENTE*
1 Umile et riverente
mi prostro a sos pes tuos, o Cupidu,
ti connosco potente,
isco qui ses da’ ognunu riveridu,
qui non b’hat insolente
de coro tantu forte et presumidu
qui potat iscansare
sas frizzas tuas senza las proare.
2 Deo qui so istadu
dae sa pizzinnia a tie suggettu,
qui happ’abbandonadu
ogni gloria et honore a cust’effettu,
m’ido como forzadu
(però creo de nd’haer su derettu)
de ti dever chircare
unu cumpensu a tantu fadigare.
3 Est accurzu a degh’annos
qui ti servo fidele, o giustu Amore,
in s’iscola de affannos
sol’a tie happo tentu a professore,
ma su timere ingannos
mi forzat a cambiare de tenore
et mi dès perdonare
si ricumpensa benzo a ti chircare.
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Donna Placida Passino
in su sinu de nie
lu feri cun sa frizza de pich’oro,
zertu cun custa sola
ti prego qui piaghes custa viola.
9 Però deves ischire
qui quant’ipsa est gentile, est timorosa,
ducas non l’atturdire
ma ti cumforma a s’indule amorosa,
antis pro mi servire
t’occulta cun sa frizza in d’una rosa,
et tanto has a piagare
quando custa l’happ’eo a presentare.
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
5 Ricordi che adorai una bella viola di città, e che coltivai in essa
tutte le grazie più delicate e singolari e la resi felice facendola
sola regina di questo giardino, ma poi un triste destino privò il
giardino della sua presenza!
6 Inutilmente la rugiada del mattino le aveva bagnato la fronte, la
trovai secca! Ho detto addio per sempre al giardino e me ne so-
no andato in un paese lontano a piangere sul mio destino che
prima mi ha dato e poi mi ha tolto il fiore più bello e delicato!
7 Ed ora per combinazione ho incontrato una viola simile, ma
questo fiore umile viene corteggiato da tutti, ha un aspetto così
gentile che non appena l’ho visto l’ho amato, ma questo caro
fiore non conosce la scuola dell’amore.
8 Vengo dunque a te perché tu possa confortare questo cuore:
dallo a me, ti prego, perché se tutti l’amano, io l’adoro; feriscila
nel seno bianco come neve con la freccia dalla punta d’oro, e
certo ti prego di ferirla con questa sola.
9 Ma devi sapere che quanto è gentile ella è timida, e dunque
non spaventarla ma adeguati alla sua indole affettuosa, e anzi
per farmi un favore nasconditi con la freccia in una rosa e la fe-
rirai quando io gliela offrirò.
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GIOVANNI ANTONIO PIGA
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Giovanni Antonio Piga
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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ANTONIO PINNA
HERIS DISAOGHENDE*
1 Heris disaoghende
ezzessivos faeddos de allegria
et hoe suspirende
pro cudda disdicciada sorte mia,
heris in sos cuntentos
et hoe sepultadu in sos lamentos!
2 Heris fia ammitidu
dae sos gustos cun suavidade
et hoe persighidu
cun tanta furiosa crudeltade,
heris in tantos gustos
et hoe in tantos dolos et assustos.
3 Heris accunortadu
cun vivas isperanzias de reposu,
hoe disisperadu
privu de gustu et de ogni gosu,
heris in diversione
et hoe in tanta pena et afflissione.
4 Heris cun cantu variu
sa filumena gustos mi daiat,
hoe su solitariu
mi jamat pro li fagher cumpagnia,
heris in risu et cantu
et hoe gasi isfattu de su piantu.
5 Heris dae su litu
glorias m’annunziàda sa columba,
* [III 111-113]. Sexta lira serrada. La repentina vanità o illusione dei godi-
menti mondani.
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
et hoe poveritu
mi bido resinnadu a una tumba,
heris pienu ’e diccias
et hoe turmentadu, pienu ’e friccias.
6 Heris su russignolu
cantende mi naràt gustosa vida,
hoe su disconsolu
m’annunziat sa turture affliggida,
heris cun gosu forte
et hoe quasi retrattu ’e sa morte.
7 Heris felizzemente
fia pius che hoe jà jucundu,
hoe senza niente;
gasie sunt sas cosas de su mundu:
heris pena nisciuna
et hoe furriada sa fortuna!
8 Heris dispressiende
su piantu chi s’usat cotidianu,
hoe isto disizende
pro piangher sas abbas de Giordanu;
bazi in bon’hora glorias,
pro fine sezis cosas transitorias.
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Antonio Pinna
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Giuseppe Luigi Pinna
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Giuseppe Luigi Pinna
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Giuseppe Luigi Pinna
* [III 35-38]. Octava serrada. I pericoli mondani figurati sopra una farfalla.
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Giuseppe Luigi Pinna
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Giuseppe Luigi Pinna
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Giuseppe Luigi Pinna
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Giuseppe Luigi Pinna
* [III 262-264]. Sexta lira. Elogi e bellezza d’una donzella da cui il poeta
è attratto.
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Giuseppe Luigi Pinna
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
LUIGI PINNA
FECUND’ARVURE FIORIDA*
1 Fecund’arvure fiorida
et misteriosa pianta,
preziosa Rughe santa,
arvure d’eterna vida.
2 Cust’est s’arvure fecunda
d’immensu infinitu amore
inue su Redentore
hat redimidu su mundu
salvende de su profundu
s’humanidade affliggida.
3 Arvur’alta zelestiale
fruttu de s’Onnipontente,
pianta viva risplendente
remediu de dogni male,
ch’ogni devotu mortale
tenet in coro imprimida.
4 Mistica arca de Noè
in cust’adde tempestosa,
vara illustre prodigiosa
de su perfettu Mosè,
scettru de s’eternu Re,
bandel’in altu stendida.
5 Giae chi sola abberzesit
sas duras portas de Chelu,
Rughe chi senza rezelu
* [II 14-17]. Sexta torrada. Lodi al prezioso legno della santa Croce.
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Luigi Pinna
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CANZONI POPOLARI DI SARDEGNA
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Finito di stampare nel mese di novembre 1999
presso lo stabilimento della
Stampacolor, Sassari