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NUOVO GRANDE COMMENTARIO BIBLICO 46

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AGGEO – ZACCARIA MALACHIA
Aelred Cody, O.S.B.

BIBLIOGRAFIA
22:1
ACKROYD, P.R., Exile and Restoration (London 1968); CHARY, T., Aggée-Zacharie-Malachie (SB, Paris 1969); ELLIGER, K.,
Das Buch der zwölf kleinen Propheten 2 (ATD 25, Göttingen 1967'); GALLING, K., Studien zur Geschichte Israels im
persischen Zeitalter (Tübingen 1964); MASON, R., The Books ofHaggai, Zechariah and Malachi (CBC, Cambridge 1977);
“The Prophets of Restoration” in COGGINS, R. et al. [edd.], Israel's prophetic Tradition (Fest. P.R. Ackroyd, Cambridge 1982)
137-154; MITCHELL, H.G. – SMITH, J.M.P. - BEWER, J.A, Haggai, Zechariah, Malachi, and Jonah (ICC, New York 1912);
Robinson, T.H. – HORST, F., Die zwölf kleinen Propheten (HAT 1/14, Tübingen 1964'); RUDOLPH, W., Haggai, Sacharja 1-8,
Sacharja 9-14, Maleachi (KAT 13/4, Güter-sloh 1976); STUHLMUELLER, C., “Haggai, Zechariah, Malachi”, JBC 387-401.
[In italiano: BERNINI, G., Aggeo, Zaccaria, Malachia, Roma 1974; GOZZO, S.M., Le profezie di Ahdia, Aggeo e Malachia,
Treviso 1970; RINALDI, G.M. – LUCIANI, F., I Profeti minori III, Torino 1969].

AGGEO
BIBLIOGRAFIA
22:2
(Anche → 1). Beuken, W.A.M., Haggai-Sacharja 1-8 (SSN 10, Assen 1967); Beyse, K.-M., Sembbabel und die
Königserwartungen der Propheten Haggai und Sacharja (AzT 1/48, Stuttgart 1972); HESSE, F., “Haggai”, in KUSCHKE, A.
[ed.], Verbannung und Heimkehr (Fest. W. Rudolph, Tübingen 1961) 109-134; Petersen, D.L., Haggai and Zechariah 1-8
(OTL, Philadelphia 1984); SIEBENECK, R.T., “The Messia-nism of Aggeus and Proto-Zacharias”, CBQ 19 (1957) 312-328;
Thomas, D.W., “The Book ofHaggai”, IB 6,1035-1049.

INTRODUZIONE

22:3
(I) Il profeta e la sua epoca. Gli oracoli furono tutti pronunciati all'inizio del lungo regno di Dario I
sull'impero persiano (521-486). Dario, più tollerante del suo predecessore Cambise II (529-522), riprese la politica,
introdotta da Ciro II (538-530), che permetteva a coloro che erano stati deportati dai Babilonesi, di ritornare nelle
proprie terre, e che mirava ad ottenere la fedeltà dei sudditi dell'impero permettendo loro una certa forma di
governo locale e garantendo la libertà di praticare ciascuno la propria religione. Si ammette in genere che non
furono molti i Giudei che tornarono dall'esilio durante il regno di Ciro e che i primi gruppi consistenti tornarono
dopo che Cambise ebbe portato a termine la conquista dell'Egitto nel 525. Non molto dopo, quando gli oracoli di
Ag e di Zc 1-8 furono pronunciati, Giuda aveva già il suo capo civile, etnicamente giudeo, Zorobabele e il suo capo
religioso, Giosuè. La guerra tra Persia ed Egitto deve aver danneggiato Giuda sia dal punto di vista sociale sia da
quello economico, perché gli eserciti persiani dovevano passare per il suo territorio. Le lotte per il potere nello
stesso impero persiano continuarono dopo la morte di Cam-bise avvenuta nel 522, e persino dopo che Dario ebbe
consolidato il proprio potere. Quelle lotte devono aver avuto sui Giudei un effetto di destabilizzazione – certo più
su quelli che si trovavano in Babilonia, ma anche su quelli che si trovavano in patria. Tutto questo contribuì senza
dubbio alla tendenza della popolazione che si trovava in Giuda a pensare più ai propri interessi che non ad operare
per l'avanzamento della loro società e delle loro istituzioni religiose Ag 1,2-9.
22:4
È in questa situazione che Aggeo si trovò verso il 520. Di solito si ritiene che egli fosse uno dei Giudei esiliati
da poco tornati in patria, ma non abbiamo prove che ce lo confermino. In Esd 5,1-2 e Esd 6,14, si afferma che egli
riuscì a indurre i Giudei a ricostruire il Tempio. Vi è chi pensa che egli fosse un profeta cultuale, ma per lui
l'importanza del Tempio non sta tanto nel fatto di essere un luogo di culto legittimo, quanto nel fatto di essere il
luogo della presenza di YHWH sulla terra, e se intervenne con forza in alcune questioni cultuali, la cosa non appare
nel suo libro. Al governatore civile, Zorobabele, viene attribuito un ruolo eminente come eletto di Dio. Da questo
punto di vista Aggeo potrebbe essere considerato un profeta di corte, come Natan in 2Sam 7. Per Aggeo, il futuro è
il futuro di Giuda, restaurato con un capo davidico e con Dio che di nuovo abita nel suo Tempio terreno.
22:5
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(II) Composizione. Gli oracoli di Aggeo sono collocati entro la cornice editoriale di 1,1.3.12.13a.l4-15; 2,1-
2.10.20. Sono opera del redattore, inoltre, anche Ag 2,4 e la data che troviamo in Ag 2,18, mentre Ag 2,5 è una
glossa secondaria che può essere ancora più tardiva. La cornice editoriale non ha l'aria di essere stata scritta dallo
stesso Aggeo, ma probabilmente venne composta non molto dopo i suoi oracoli. Il redattore non ha fatto alcun
commento agli oracoli per Zorobabele (Ag 2,21-23). Tutti gli altri oracoli pare fossero rivolti al popolo di Giuda,
ma nella cornice editoriale, l'editore ha ampliato il ruolo di Zorobabele e di Giosuè, presentando gli oracoli come
rivolti primariamente a loro ed enfatizzando la parte che essi ebbero nell'iniziare la ricostruzione del Tempio (Ag
1,12-14). W.A. BEUKEN (Haggai-Sacharja 1-8, 27-48.80-83) vede l'origine della cornice nel circolo in cui vennero
compilati 1 e 2Cr, ma R.A. MASON (VT 27 [1977] 413-421) trova una parentela più significativa con circoli deute-
ronomistici, con Ez e con la fonte o del Pentateuco.

22:6
(III) Struttura.

(I) Tempi difficili perché il Tempio è stato trascurato (1,1-11)


(II) I lavori del Tempio iniziano (1,12-15)
(III) La ricostruzione del Tempio darà un futuro prospero (1,15-2,23)
(A) Gloria nel Tempio (1,15-2,9)
(B) Una decisione sacerdotale (2,10-14)
(C) Prosperità agricola (2,15-19)
(D) Zorobabele, l'anello del sigillo di Dio (2,20-23)
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ZACCARIA
BIBLIOGRAFIA
22:15
(Anche → 1 e 2). GESE, H., “Anfang und Ende der Apokalyptik, dargestellt am Sacharjabuch”, ZTK 70 (1973) 20-49;
LAMARCHE, P., Zacharie IX-XIV (EBib, Paris 1961); LIPINSKI, E., “Recherches sur le livre de Zacharie”, VT 20 (1970) 25-55;
OTZEN, B., Studien über Deuterosacharja (AThD 6, Copenhagen 1964); PETERSEN, D.L., “Zechariah's Visions”, VT 34
(1984) 185-206; PETITJEAN, A., Les oracles du Proto-Za-cbarie (EBib, Paris 1969); Plöger, O., Theocracy andEschato-logy
(Philadelphia 1968); SAEBØ, M, Sacharja 9-14 (WMANT 34, Neukirchen 1969); THOMAS, D.W. – DENTAN, R.C., “The Book
of Zechariah”, IB 6,1051-1114; WILLIPLEIN, L., Prophétie am Ende (BBB 42, Bonn 1974).

INTRODUZIONE
22:16
(I) La relazione tra Zc 1-8; 9-14. Per la maggior parte degli studiosi, le differenze tra Zc 1-8; 9-14 sono
sufficienti per poter considerare le due opere distinte e originariamente indipendenti e per chiamare i Zc 9-14 “
Deutero-Zaccaria”. Lo stile lirico, ma semplice della seconda parte è diverso da quello più prosastico ma
complicato, tipico della prima. La visione apocalittica di un tempo futuro in cui il conflitto terminerà con la vittoria
da parte di coloro che sono fedeli a Dio è caratteristica soltanto della seconda parte; è caratteristica in particolare
dei Zc 12-14, che per alcuni sono abbastanza diversi dal resto di Zc da poter essere chiamati “Trito-Zaccaria”. Uno
studio linguistico di Zc realizzato con il computer e con un programma che, se applicato ad Is aveva confermato
che gli autori di Is 1-39; 40-66 erano effettivamente diversi, diede come risultato che né l'unità di Zc 1-11 né la
differenza di autore tra Zc 1-8; 9-11 possono essere di mostrate con una statistica linguistica, ma che l'unità di 12-
14 con il resto di Za, pur non essendo impossibile, risulta estremamente improbabile (Y.T. RADDAY – D.
WICKMANN, ZAW87 [1975] 30-55).
22:17
Alcuni passi in ambedue le parti (o in tutte e tre, se vogliamo) mostrano una certa simmetria di temi o di
prospettiva. Essi condividono tutti una concezione di Gerusalemme come centro del destino del mondo, legata a
una prospettiva universalistica di altre nazioni che in un tempo a venire si volgono a Gerusalemme. Mostrano
inoltre un interesse per la purificazione della società giudaica. Ci sono frequenti echi degli scritti profetici
precedenti, soprattutto di Ez 40-48 in Zc 1-8, mentre quelli che scopriamo in Zc 9-14, vengono da fonti più ampie.
Si rileva un comune interesse per la guida della comunità, anonima nei Zc 9-14, specifica in Zc 1-8. Il redattore
finale che ha riunito le parti per formare il nostro attuale libro canonico, può averlo fatto in parte per le somiglianze
di argomento che egli vedeva qua e là. Vorremmo sapere di più sulla sua visione della continuità nella tradizione
profetica del Giuda post-esilico. Vide forse nei Zc 9-14 una continuazione dei messaggi profetici di Zaccaria?

(DELCOR, M., “Les sources de Deutéro-Zacharie et ses procédés d'emprunt”, RB 59 [1952] 385-411; MASON, R.A., “The
Relation of Zachariah 9-14 to Proto-Zachariah”, ZAW 88 [1976] 227-239).

22:18
II. Cc. 1-8
(A) Il profeta e la sua epoca. In Zc 1,1-7 Zaccaria viene presentato come figlio di Barachia figlio di Iddo. Il
nome Iddo compare nella lista dei sacerdoti ritornati dall'esilio babilonese (Ne 12,4), ma si tratta probabilmente di
una lista non autentica (W. RUDOLPH, Esra-Nehemia [HAT 1/20, Tübingen 1949] 191-193) per cui non abbiamo
solidi argomenti per stabilire se Zaccaria o la sua famiglia fossero stati in esilio. Iddo non è probabilmente il nonno
bensì l'antenato eponimo di una particolare famiglia sacerdotale, i “figli di Iddo”. In Esd 5,1; 6,14 “Zaccaria figlio
di Iddo” è nominato tra coloro che incitavano il popolo a costruire il Tempio. In Ne 12,16, è nominato uno Zaccaria
come capo della famiglia sacerdotale di Iddo nei giorni del sommo sacerdote Ioiachim (probabilmente nella prima o
nella seconda decade del secolo V). Da ciò possiamo inferire che il nostro profeta era un membro influente della
classe dirigente giudaica, impegnato all'interno dei circoli sacerdotali e più in generale tra i dirigenti del popolo. Fu
attivo per lo meno dal 520 Zc 1,1) e almeno fino all'inizio del secolo successivo Ne 12,16. La situazione storica in
cui Zaccaria iniziò ad avere le sue visioni e a udire la voce di Dio, era la stessa che abbiamo descritto per Aggeo
(→ 3-4). Sia in Ag che in Zc l'accento è posto su Gerusalemme come luogo della dimora di Dio, sulla ricostruzione
del Tempio, sul ruolo di Giosuè e di Zorobabele, ma in Zc 1-8 Gio-suè ha un'importanza che non ha in Ag e
l'importanza di Zorobabele appare soprattutto in relazione alla ricostruzione del Tempio, probabilmente perché Zc
1-8 riflette uno stadio di evoluzione politica in cui Zorobabele aveva già svolto la sua parte ed ora non aveva più
alcun ruolo nel destino storico di Giuda. Rispetto ad Zc 1-8 mostra una maggiore sensibilità al valore dell'azione di
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Dio e corrispondentemente una minore attenzione alle iniziative prese dal popolo e dai suoi capi. Zc 1-8 è meno
concreto di Ag meno statico, più propenso a produrre movimento, meno fissato sui fenomeni dell'esistenza
quotidiana, più utopistico. Mentre Aggeo promuove un'azione immediata e offre una speranza che presto diverrà
realtà, Zaccaria promuove principi e prospettive che garantiranno un'azione retta quando sarà necessaria, e offre
una speranza per un'età a venire che pare meno vicina.
22:19
(B) Composizione. Le date in Zc 1,1.7; 7,1 indicano una divisione dell'opera in tre sezioni: un prologo che
presenta il profeta e il suo fondamentale intervento (Zc 1,1-6); una raccolta di otto visioni notturne, seguite
normalmente da un oracolo in cui la visione viene interpretata, applicata o addirittura modificata (Zc 1,7-6,15); una
domanda rivolta a Zaccaria seguita da una risposta che, in realtà, è costituita da una serie di oracoli originariamente
indipendenti (Zc 7,1-8,23).La critica è per lo più d'accordo sul fatto che i passi relativi alle visioni e agli oracoli
narrati in prima persona sono del profeta Zaccaria. Qualche dubbio può sorgere sui disparati oracoli riuniti insieme
in Zc 7,1-8,23, ma non ci sono ragioni valide per negare a Zaccaria la loro paternità. Siccome le interpretazioni date
negli oracoli che seguono alle visioni in Zc 1,7-6,15 a volte modificano il contenuto delle visioni che precedono,
può nascere il sospetto che esse siano state aggiunte alle visioni, e poiché le modificazioni che esse introducono
non riflettono tutte le stesse tendenze, si può sospettare che non vengano dalla stessa persona. Se le cose stanno
così, si potrebbe pensare che Zc 1-7 sia frutto di più d'un intervento redazionale. Lo stesso Zaccaria può aver
redatto le proprie parole profetiche messe per iscritto nei primi anni. La quarta visione notturna e il rispettivo
oracolo (Zc 3,1-10), come anche la quinta visione e il suo oracolo interpretativo (Zc 4,1-14), manifestano alcune
differenze formali dal resto di Zc 1,7-6,15; 6,9-15 non è perfettamente integrato con la visione che precede. Zc 4,1-
14; 6,9-15 mostrano anch'essi qualche incongruenza interna: c'è spazio per diverse opinioni su che cosa in questi
passi è primitivo e che cosa è successivo, e su che cosa, all'interno di tutto questo, deve essere attribuito allo stesso
Zaccaria.
22:20
III. Cc. 9-14
(A) Epoca. Ci sono state enormi differenze di opinione tra gli studiosi che hanno cercato di identificare le
situazioni storiche nelle quali vennero pronunciati gli oracoli dei Zc 9-14, così che potessimo meglio comprenderne
la portata. A prima vista, la ricerca delle situazioni storiche pare essere una di quelle che possono essere coronate
da successo. Troviamo addirittura località (diverse da Giuda e da Gerusalemme) nominate in Zc 9,1-17; 10,3-ll,17
ma Efraim (Zc 9,10-13; 10,17) e i minuscoli regni aramei (Zc 9,1) potevano difficilmente interferire con la storia di
Giuda dopo la caduta del Regno del nord nel 722/721, e d'altra parte, i figli di ]awan (Ioni, cioè Greci) potevano
difficilmente marciare contro Sion (TM di Zc 9,13) prima dell'arrivo nel Vicino Oriente degli eserciti di Alessandro
Magno nel 333. L'Assiria (Zc 10,10-11) dopo il 612 era politicamente inesistente, e tale era a tutti gli effetti anche
l'Egitto dopo che fu occupato dai Persiani nel 527. Gli oracoli di Zc 9-14 perciò sono stati attribuiti al periodo
precedente il 721, oppure agli ultimi anni del regno di Giuda, o, più comunemente – in seguito all'argomentazione
ora classica di B. STADE (specialmente ZAW 2 [1882] 275-290) – agli inizi dell'epoca ellenistica (cf. EISSFELDT,
EOTI [trad, it., Introduzione all'AT, Brescia 1970] III, 227-238, e la esaustiva rassegna di B. OTZEN, Studien [- 15]
11-34).
Una riflessione sul carattere letterario di questi capitoli e sui procedimenti retorici utilizzati può suggerire, da
una parte, che la menzione di Efraim e Damasco, della Siria e dell'Egitto, rientra nella tendenza a trarre idee ed
immagini dalle opere dei profeti precedenti; che la menzione di questi luoghi non vuole tanto alludere al presente
quanto evocare il passato nella coscienza storica di Giuda. Lo scopo di queste evocazioni del passato è
esemplificativo: come Dio agì nei confronti di Giuda ed Efraim e delle nazioni straniere nel passato, così
continuerà a comportarsi nel presente e nel futuro. Certo ci sono anche allusioni a situazioni contemporanee agli
stessi oracoli, e la menzione di Giuda e di Gerusalemme può ricorrere in connessione con esse, ma tali allusioni
sono generiche e velate. Sappiamo troppo poco sulle vicissitudini di Giuda nei primi secoli del post-esilio per poter
collegare questo o quel particolare che conosciamo con qualche velata allusione in Zc 9-14 che potrebbe invece
alludere a qualcosa di totalmente diverso, a noi del tutto sconosciuto. La menzione dei figli di Jawan nel TM di
9,13 ricorre in quella che molti studiosi considerano una glossa entro un testo preesistente.
D'altra parte, gli oracoli dei Zc 9-14 manifestano un'escatologia che è sempre più apocalittica – nei Zc 12-14
più che in Zc 9-11. Questo vuoi dire che essi sono meno direttamente e concretamente interessati alla realtà storica
contemporanea di quanto non lo fossero quelli dei profeti precedenti, che mostrano un interesse maggiore per un
futuro privo di specificità storica e dipinto con colori che hanno un tono che si fa sempre più mitologico man mano
che la tendenza apocalittica viene più pienamente sviluppata.

(CHILDS, B.S., CIOTS 479-481; HANSON, P.D., The Dawn of Apocalyptic [Philadelphia 1975] 286-292; NORTH, R., “Prophecy
to Apocalyptic via Zechariah”, Congress Volume: Uppsala 1971 [VTSup 22, Leiden 1972] 47-71).
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22:21
(B) Composizione. Zc 9-14 comprende due raccolte di oracoli (Zc 9-11; 12-14), ciascuna introdotta
dall'espressione “Oracolo” (lett. “peso”) della parola di YHWH. Gli oracoli di ciascuna raccolta sono collegati
redazionalmente con molta perizia: nel caso dei Zc 9-11, per mezzo di parole di richiamo e indicatori verbali
bidirezionali nei punti di sutura; nel caso dei Zc 12-14, per mezzo della ripetizione della frase “in quel giorno” che
introduce la maggior parte degli oracoli. Queste due raccolte esistettero con probabilità indipendentemente l'una
dall'altra prima di essere unite e aggiunte a Zc 1-8. Abbiamo già suggerito possibili motivi per la loro congiunzione
con i Zc 1-8 (- 17).

22:22
(III) Struttura.

(I) 1,1-8
(A) Prologo (1,1-6)
(B) Otto visioni notturne e rispettivi oracoli (1,7-6,15)
(a) I cavalli colorati e i cavalieri (1,7-17)
(b) Le quattro corna e gli operai (2,1-4) (LXX e Vg 1,18-21)
(c) Il misuratore (2,5-17) (LXX e Vg 2,1-13)
(d) Il sommo sacerdote Giosuè (3,1-10)
(e) Il candelabro e gli ulivi (4,1-14)
(f) Il rotolo che vola (5,1-4)
(g) La donna nell'eia (5,5-11)
(h) I quattro carri; corone e capi (6,1-15)
(C) Oracoli diversi (7,1-8,23)
(a) Valutazione del passato (7,1-14)
(b) Promesse per il futuro (8,1-23)
(II) 9-14
(A) La prima raccolta (9,1-11,17)
(a) Dio il guerriero prende posto (7,1-8)
(b) Il re di pace (9,9-10)
(c) Il divino guerriero guida alla vittoria (9,11-17)
(d) Contro coloro che abusano della fiducia (10,1-2)
(e) I vittoriosi seguaci di Dio (10,3-12)
(f) Distruzione in Libano e in Basan (11,1-3)
(g) Cattivi pastori. Cattive pecore (11,4-17)
(B) La seconda raccolta (12,1-14,21)
(a) Gerusalemme vittoriosa (12,1-9)
(b) Lutto e purificazione in Gerusalemme (12,10-13,1)
(c) Idoli e profeti allontanati (13,2-6)
(d) Cernita del pastore e del gregge (13,7-9)
(e) Prova ed esaltazione di Gerusalemme (14,1-21)
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GIOELE – ABDIA
Elias D. Malion

GIOELE

BIBLIOGRAFIA

24:1
ALLEN, L.D., The Books of]oel, Obadiah and Micab (NICOT, Grand Rapids 1976); AHLSTRÖM, G.W., Joel and the Temple
Cult (VTSup 21, Leiden 1971); BOURKE, J., “Le jour de Yahvé dans Joël”, RB 66 (1959) 191-212; DEISSLER, A., Zwölf
Propheten Hosea, Joël, Amos (NEchtB, Würzburg 1981); MYERS, J.M., “Some Considerations Bearing on the Date of Joel”,
ZAW 74 (1962) 177-195; PRINSLOO, W.S., The Theology of the Book of Joel (BZAW 163, Berlin 1985); RUDOLPH, W., Joel,
Amos, Obadja, Jona (KAT 13/2, Gütersloh 1971); THOMPSON, J.A., “The Date of Joel”, Old Testament Studies (Fest. J.M.
Myers, edd. H.N. Bream et al., Philadelphia 1974); “Joel's Locusts in the Light of Near Eastern Parallels”, JNES 14 (1955) 52-
55; WEISER, A., Die Propheten Hosea, Joel, Amos, Obadja, Micha (ATD 24, Göttingen 1979); WOLFF, H.W., Joel and Amos
(Herrn, Philadelphia 1977).

INTRODUZIONE
24:2
(I) Autore. L'intestazione attribuisce il libro ad un uomo di nome Gioele ben Petuel. Il nome yô'ël significa
“Yô (una forma abbreviata di YHWH) è Dio”. Benché uno dei figli di Davide si chiamasse Gioele (1Sam 8,2), il
nome appare più spesso nei più recenti libri delle Cronache. Una forma dialettale del patronimico di Gioele appare
forse in Gen 22,23; 24,15.24.47; 1Cr 4,30. Comunque, l'autore del libro non è menzionato altrove nell'AT.
Differentemente dal caso di nom'i come Malachia o Qohelet, qui non c'è bisogno di vedere il nome come qualcosa
di diverso da un genuino nome personale.
Come è tipico per molti libri biblici, non si da alcuna informazione biografica riguardante l'autore. Il testo
chiarisce, tuttavia, che Gioele ha un profondo apprezzamento per il culto celebrato nel Tempio (1,8-9; 2,27; 4,16-
17). Il libro contiene termini cultuali, come offerta vegetale e libagione minhâ, nesek, digiuno e assemblea solenne
(1,14; 2,12-15). Appare il personale del Tempio, come sacerdoti (1,9-13; 2,17), ministri di YHWH (1,9; 2,17),
ministri dell'altare (1,13) e “ministri del mio Dio” (1,13). L'apprezzamento per il culto e l'utilizzazione di termini
cultuali ha indotto alcuni a ritenere che Gioele fosse un profeta cultuale (cf. A.R. JOHNSON, The Cultic Prophet
[Cardiff 1962] 74-75; J. LINDBNLOM, Prophecy in Ancient Israel [Philadelphia 1962] 277; e J. Chary, Les
prophètes et le culte [Paris 1955] 211 n. 4). Questo può voler dire dedurre dal testo più di quanto esso in realtà
contiene. Non è affatto certo che esistessero profeti cultuali (cf. DE VAUX, Istituzioni, 377-378), e l'apprezzamento
per il culto non rende necessariamente qualcuno funzionario del culto.
24:3
(II) Data. Gioele è uno dei sei libri tra i “Dodici Profeti” (Profeti Minori) che non ha un sincroni-smo
cronologico nella sua intestazione. La datazione del libro deve essere dedotta usando criteri interni al libro stesso.
Probabilmente, la divergenza tra gli studiosi circa la data di Gioele è più grande di quella riguardante la data di
qualunque altro libro biblico. Una posizione minoritaria vorrebbe situare Gioele nel regno di Ioas (837-8:) (cf. M.
BIČ, Das Buch Joel [Berlin I960]). La maggioranza degli studiosi situa il libro nel periodo post-esilico, benché ci
sia una considerevole divergenza nel ritenere che un contesto più arcaico o più recente si adatti meglio al libro. Le
ragioni per una data post-esilica sono stringenti. Mai in Gl si fa menzione di un re o della corte regale; questo
nonostante il fatto che tutte le categorie del popolo, dai sacerdoti agli anziani, dai bambini alle spose, vengano
invitate al lamento in Gl 2,16-17. In situazioni di emergenza era il re che rappresentava il popolo davanti a Dio
(2Sam 21,1; 2Re 6,30). Gl deve essere stato scritto in un periodo nel quale la monarchia non esisteva più da lungo
tempo. Non sono mai menzionati neppure il popolo e i governanti dell'impero neo-babilonese, per quanto
responsabili della fine del regno di Davide e della distruzione del Tempio, nel 587. Riteniamo, dunque, che al
tempo in cui Gl fu scritto c'era già stata la conquista dei Persiani (539). Poiché il Tempio svolge un ruolo
importante nel libro, Gl deve essere stato scritto dopo il 515, quando il Tempio fu ricostruito. L'anno 515
rappresenta, per Gl, un terminus post quern. Dal momento che Tiro e Sidone sono ancora esistenti, come città che
devono essere punite (Gl 4,4), possiamo stabilire un terminus ante quem nella seconda metà del IV secolo. Tiro fu
distrutta da Alessandro Magno, nel 332, e Sidone da Artaserse III Oco, nel 343. Una maggiore precisione implica
più congetture. Wolff vede un riferimento alle mura di Gerusalemme in Gl 2,7-9; poiché queste furono ricostruite
NUOVO GRANDE COMMENTARIO BIBLICO 56

ABDIA
BIBLIOGRAFIA

24:26
ALLEN, L.D., The Books of Joel, Obadiah and Micab (NICOT, Grand Rapids 1976); DEISSLER, A., Zwölf Propheten 11
Obadja, Jona, Micha, Nahum, Habakuk (NEchtB, Würzburg 1984); FOHRER, G., “Die Sprüche Obadjas”, Studien zu
alttestamentlichen Texten und Themen (1966-1972) (BZAW 155, Giessen 1981) 69-81; MCCARTER, P.K., “Obadiah 7 and
the Fall of Edom”, BASOR 221 (1977) 484-487; MYERS, J.M., “Edom and Judah in the Sixth-Fifth Centuries B.C.”, Near
Eastern Studies (Fest. Albright, Baltimore 1971) 377-392; RUDOLPH, W., Joel, Amos, Obadja, Jona (KAT 13/2, Gütersloh
1971); WATTS, J.D.W., Obadiah (Grand Rapids 1969); WEISER, A., Die Propheten Hosea, Joel, Amos, Obadja, Jona, Micha
(ATD 24, Göttingen 1979).

INTRODUZIONE
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(I) Ambiente e data. La Bibbia ebraica riconosce legami di parentela tra Edom e Giuda, facendo risalire la
consanguineità a Esaù e Giacobbe (Gen 25,19-26). La relazione tra i due popoli – come suggerisce l'oracolo in Gen
25,23 – era difficilmente fraterna. Durante l'esodo, Edom rifiutò il passaggio agli Israeliti (Num 20,14-21). Benché
Israele avesse esplicitamente ricevuto ordini di non attaccare Edom né di annettere 0 territorio edomita in Dt 2,2-8
Davide ridusse Edom a una parte del suo impero (2Sam 8,13 [LXX] e 1Cr 18,12-13). Ioab, generale di Davide, si
impegnò in una campagna di sterminio contro Edom (1Re 11,15-16), ma Hadad, un membro della famiglia reale
edomita, fuggì per ritornare più tardi e ribellarsi al governo di Salomone (1Re 11,25b [LXX]). Durante il periodo
della monarchia, Giuda ed Edom sembrano essere stati in perenne conflitto, con Edom a volte libero e a volte sotto
l'egemonia di Giuda. Giosafat pare aver avuto il controllo di Edom e della città portuale sul golfo di Aqaba (1Re
22,49). Questo controllo fu perso nella generazione successiva, quando Edom si ribellò a Ioram 2Re 8,20-22). Nel
corso dell'vm sec. Edom fu sotto il controllo di Amazia (2Re 14,7) e di Ozia (2Re 14,22).
Durante gli ultimi giorni di Giuda, Edom fu coinvolto in un complotto contro l'impero neo-babilonese. Ger 27
riflette una coalizione tentata tra Giuda, Edom, Moab, Ammon, Tiro e Sidone contro Babilonia. L'esito disastroso.
Gerusalemme e Giuda videro la distruzione. Flavio Giuseppe menziona la sottomissione di Ammon e Moab (Ant.
lud. 10.9.7 § 181-182), ma non menziona un attacco contro Edom. Lam 4,21-22 segnala Edom per i suoi peccati e i
suoi crimini, mentre Esd 4,45 accusa Edom dell'incendio del Tempio. Sebbene non sia certo che Edom avesse preso
attivamente parte alla distruzione di Gerusalemme, la sua slealtà nella vicenda amareggiò Giuda e costituisce il
ricordo che sta dietro l'oracolo di Abd e Sal 137,7.
La distruzione di Gerusalemme nel 587 può essere considerata come il terminus post quern per il libro. La
conquista del territorio edomita da parte dei Nabatei, che fu completata non prima del 312 (vedi Diodoro Siculo
2,48; 19,94-98; Ml 1,2-5 Ne 2,19) è il terminus ante quem. Comunque, fin dal V sec. Edom era stato espulso dalle
sue terre al di là del Giordano. È durante questo periodo che l'oracolo principale di Abd fu, molto verosimilmente,
scritto. Di un periodo di poco posteriore si trovano riflessi nei vv. 15a.16-21.

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(II) Struttura. L'opera può essere divisa così:

(I) Oracolo contro Edom (1-14-15)


(A) Edom è votato alla distruzione (1-9)
(B) Motivazioni per la distruzione di Edom (10-15)
(II) Giorno di YHWH, punizione delle nazioni (15-21)

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