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CAPITOLO UNDICESIMO

EZECHIELE
LUCIANO MONARI

BIBLIOGRAFIA

Commentari
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Studi
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IL PROFETA
I1 nome Je?zezqp'l deriva dalla radice hzq ((essere forte» e può significare
«Dio è forte, Dio prevale)) (in questo caso si pensi al racconto della vocazione
dove il profeta è afferrato dalla mano di Dio e riempito del senso della presenza
divina), oppure «Dio rende forte» (e in questo caso si può pensare alla forza
con cui egli riempie i1 profeta e lo rende capace di opporsi agli avversari).'
Della vita del profeta possiamo ricavare solo poche notizie dal suo libro. Im-
pariamo che egli è figlio di Buzi, di famiglia sacerdotale (Ez 1,3). Si suppone
che sia stato deportato in Babilonia con la prima deportazione (del 597 a.C.),

' Cf W.S. LESOR,ISBE, 11, 250. Secondo C.A. COOKE(OP.cit., 6) nomi propri di questo tipo, for-
mati da un imperfetto che precede il nome divino E1 sono relativamente tardivi e molto rari.
perché nel paese dei Caldei egli ricevette la sua missione profetica nell'anno quinto
della deportazione del re Ioiachin (quindi nel 593 a.C.). Possiamo ipotizzare che
nella sua giovinezza a Gerusalemme Ezechiele sia vissuto nel clima della riforma
deuteronomista (621 a.C.) e delle crisi che seguirono alla morte tragica di Giosia
(609 a.C.). La tradizione sacerdotale sembra avere influito profondamente sul
suo modo di pensare e di esprimer~i,~ anche se non sappiamo nulla di un even-
tuale esercizio del sacerdozio da parte sua.
Nel C. 24 veniamo a sapere della moglie del profeta, «delizia dei suoi occhi));
la morte di lei acquista un rilievo grande anche nella missione del profeta, assur-
gendo a preannuncio simbolico della distruzione di Gerusalemme. Quanto al mi-
nistero profetico, possiamo dire con una certa sicurezza che questo si sviluppa
in due periodi ben distinti: prima e dopo la distruzione di Gerusalemme. Prima,
Ezechiele opera come annunciatore del giudizio imminente; quando poi questo
giudizio è avvenuto, il profeta assume il compito di vigilare sulla vita religiosa
del popolo esortandolo e ammonendolo a una fedeltà piena a Dio.
Caratteristici del libro di Ezechiele sono una serie di oracoli datati (ben quat-
tordici) che conferiscono al libro l'aspetto di un diario. Le date che troviamo
nel libro vanno fino all'anno 571 a.C.3 Che cosa sia successo in seguito non lo
sappiamo. Sulla fine di Ezechiele esistono solo notizie tardive e leggendarie.
Sulla personalità del profeta sono state avanzate diverse teorie. Alcuni auto-
ri hanno visto in Ezechiele una personalità psicotica: la stranezza delle azioni
simboliche da lui compiute sono state intese come segno di non pieno equilibrio
mentale. Alcune diagnosi pretendono di essere ancor più precise: schizofrenia
catatonica p a r a n ~ i c aepiles~ia;~
;~ i ~ t e r i s m oPreferiamo
.~ riportare, approvando-
le, le affermazioni di W.F. Albright: ((Ezechiele fu una delle più grandi figure
di tutti i tempi, a dispetto della sua tendenza all'anormalità psichica, tendenza
che egli ha in comune con molti altri leaders dell'umanità. Una certa "anormali-
tà" è richiesta per strappare i pensieri e le esperienze emotive di un uomo dalla
routine comune del pensiero e del sentire umano. Mentre l'individuo è senza dubbio
più felice quando la sua personalità è perfettamente integrata, il motto tradizio-
nale "mens sana in corpore sano" non è molto adatto al progresso, perché con-
duce piuttosto alla stagnazione». '

Si nota, ad esempio, la frequenza di liste, enumerazioni, riferimenti al vocabolario della santità


e dell'impurità, ai problemi giuridici.. .
Ez 29,17: anno ventisettesimo.
' È l'opinione di E.C. BROOME, Ezekiel's Abnormal Personality, JBL 65 (1946) 277-292.
Così molti autori al seguito di A. KLOSTERMANN, Ezekiel: ein Beitrag zur besserer Wurdigung sei-
ner Person und seiner Schrift, ThStKr 50 (1877) 391-439.
A. BANTSCH,Pathologische Zuge in Zsraels Prophetentum, ZWTh 50 (1908) 52-81.
W.F. ALBRIGHT, From the Stone Age to Christianity, New York '1957,325. Giudiziosamente scri-
ve C.G.Howie: ((Attempts to psychoanalize the prophet seem bound to failure. The twentieth century
is too far removed from that era, and there is such a paucity of information about "the patient" that
no accurate analysis could be expectedm (IDB 11, 212).
IL LIBRO
Il libro di Ezechiele offre al lettore una prima impressione di ordine perfetto,
tanto più sorprendente se lo si confronta con la relativa confusione di altri libri
profetici. Non è un caso che quando già la critica letteraria aveva cominciato
a sezionare Isaia, il libro di Ezechiele apparisse ancora un tutto coerente.'

1. Struttura complessiva
Cc. 1-24: Oracoli di giudizio contro Giuda e Gerusalemme.
Cc. 25-32: Oracoli di giudizio contro le nazioni.
Cc. 33-48: Oracoli di salvezza per Israele.
Una struttura simile è riconoscibile anche in altri libri profetici, mai però con
la stessa chiarezza e consistenza. Anche all'interno delle singole sezioni si può
riconoscere un piano editoriale coerente.
I1 libro inizia con una grande visione inaugurale della gloria di Dio, visione
alla quale si collega la vocazione-missione del profeta nei cc. 1-3. Segue la serie
organizzata con cura degli oracoli contro Giuda e Gerusalemme. Troviamo an-
zitutto tre azioni simboliche chiaramente coordinate tra loro (cc. 4-5) perché rap-
presentano l'inizio di un assedio, la sua durata e la sua conclusione. 11 significa-
t o delle azioni è svelato in Ez 5 , 5 : ((Questa è Gerusalemme~.Alle azioni simboli-
che nelle quali il giudizio è espresso come sotto un velo, seguono oracoli espliciti
di giudizio ((contro i monti d'Israele» (cc. 6-7); ciò che viene annunciato si rias-
sume in una parola inquietante: «la fine!)) (7,2).
Siamo ora in grado di seguire una seconda visione che porta il profeta a Ge-
rusalemme (cc. 8-11). Qui assistiamo agli abomini che hanno invaso la città san-
ta, anzi i recinti stessi del Tempio (C. 8); viene perciò annunciato (C.9) ed esegui-
to (C. 10) il giudizio di distruzione, mentre la gloria di Dio abbandona il Tempio
e la città (C. 11). La posizione del C. 12 è perfetta: dopo la visione del giudizio
il profeta compie un'azione simbolica che annuncia la partenza per l'esilio.
Tutto sarebbe pronto perché la visione diventi realtà; invece l'annuncio del-
l'esecuzione del giudizio giunge solo nel C. 24. I capitoli intermedi, dal punto
di vista cronologico, abbracciano quattro annLg Li possiamo interpretare come
gli anni della pazienza di Dio. Dio non esegue subito le sue minacce; guarda in-
vece se esse abbiano un effetto positivo sul popolo provocandone la conversio-
ne. Per il profeta sono anni di meditazione, nei quali la visione acquista un si-
gnificato sempre più chiaro.
Al centro stanno tre capitoli straordinari nei quali il profeta ripercorre la storia
di Israele (cc. 16.20.23), vedendo in essa solo peccato e contaminazione: i profe-

R. SMEND:((Tutto il libro è lo sviluppo logico di un corso di pensieri secondo un piano ben soppe-
sato e in parte schematico. Nessun pezzo potrebbe essere tolto senza disturbare tutto l'insieme» (Der Pro-
phet Ezechiel [KeH], Leipzig 1880, xxi).
La visione di Ez 8-11 è datata al 592 a.C.
ti sono venuti meno al loro compito (C. 13), i re hanno violato l'alleanza (C. 17),
Gerusalemme si è mutata in scoria (C. 22). Né vale appellarsi alla solidarietà con
singole persone o con le generazioni fedeli del passato (cc. 14.18); il popolo do-
vrà pagare per il suo peccato. Questo destino può venire descritto in modi diver-
si: con una allegoria-enigma (C. 17) o un lamento (C. 19) o capovolgendo il senso
di immagini tradizionali (C. 15). Nel C. 24 seguiamo la tragedia di Gerusalemme
assistendo alla sofferenza personale del profeta che perde la moglie e deve rima-
nere muto.

2. Oracoli contro le nazioni e verso Israele


La parte centrale del libro (i cc. 25-32) contiene oracoli contro nazioni paga-
ne (Ammon, Moab, Edom, Filistea, Tiro, Sidone, Egitto). Essi sono notevol-
mente diversi per contenuto e importanza ma è evidente l'intento di offrire una
visione complessiva (sette nazioni!) del giudizio di Dio.
La terza parte, che contiene oracoli di salvezza, riprende per molti aspetti
iI
i
la prima. I1 C. 33 presenta la funzione del profeta dopo la distruzione del Tem-
pio; se all'inizio Ezechiele era stato soprattutto annunciatore di giudizio, ora egli
sarà sentinella per impedire a Israele di ricadere sotto l'ira di Dio.lo Se nella pri-
ma parte (cc. 13.17) erano stati giudicati i pastori d'Israele (profeti, re), ora vie-
ne annunciato che Dio stesso si farà pastore del suo popolo (C. 34); al giudizio
contro i monti d'Israele (C. 6) si contrappone ora il giudizio contro i monti di
Edom (C. 35); alla storia negativa del passato (C. 16) si contrappone l'annuncio
di una nuova storia che, per il dono dello Spirito, si presenta ricca di speranza
(C. 36); alla visione che annunciava la morte del popolo di Dio corrisponde ora
una visione (C.37: la terza del libro) che descrive la risurrezione delle ossa aride;
finalmente i cc. 38-39 annunciano l'intervento escatologico di Dio che opera il
giudizio definitivo sul mondo.
Un posto a parte spetta ai cc. 40-48, nei quali leggiamo un progetto per il
futuro: il Tempio, Gerusalemme, Israele vengono presentati secondo un sogno
di rinnovamento culminante nel nuovo nome dato a Gerusalemme: «I1 Signore
è là)). Anche in questa sezione sono presenti legami con la prima parte: la visio-
ne della gloria di Dio che rientra nel Tempio rinnovato (C. 43) è chiaramente la
continuazione dei cc. 8- 11. l 1

' O R. RENDTORFF nota i legami del capitolo con la prima parte del libro: 33,l-9 va collegato con 3,16-21;
33,lO-20 col C. 18; 33,21-22 con 3,25-27 e 24,25-27; 33,23-29 con 11,14-21; 33,30-33 con 2,3-5 e 24,24
(Introduzione all'Antico Testamento, Claudiana, Torino 1990, 281). In questo modo il capitolo assume
un'importanza decisiva nella struttura del libro.
" «La visione che io vidi era simile a quella che avevo visto quando andai per distruggere la città

e simile a quella che avevo visto presso il canale Chebar» (Ez 43,3; cf anche il v. 4 con 10,19).
3. Le datazioni
I precedenti rilievi dimostrano che il libro è stato edito con estrema cura. Ne
è conferma una serie di datazioni che permettono di collocare cronologicamente
le varie fasi della predicazione del profeta:

Visione inaugurale 5 4 5 3 1 luglio 593


Visione nel tempio 5 6 6 17 settembre 592
Messaggio agli anziani 10 5 7 14 agosto 591
Narrazione dell'assedio di Ger. 10 10 9 15 gennaio 588
Profezia contro Tiro l (l) l1 (23 aprile) 587
Profezia contro il Faraone 12 10 10 7 gennaio 587
Profezia contro l'Egitto 1 1 27 26 aprile 571
Profezia contro il Faraone 7 1 11 29 aprile 587
Profezia contro il Faraone 1 3 11 21 giugno 587
Lamentazione sul Faraone 1 12 12 3 marzo 585
Relazione della caduta di Gerus. 5 10 12 8 gennaio 585
Visione del tempio ricostruito 10 1 25 28 aprile 573

I1 fatto che alcune date non rientrino in una corretta sequenza ha fatto discu-
tere gli autori. 0. Eissfeldt ritiene probabile che in origine si avessero due liste
diverse, una che ordinava oracoli del profeta riguardanti Gerusalemme e Israe-
le, l'altra che ordinava oracoli contro le nazioni.12
L'attività editoriale pare dunque aver lasciato segni evidenti nel libro. Ma
si può attribuire questo lavoro a Ezechiele stesso? E quanto del materiale nella
stesura attuale può risalire a lui?

LA CRITICA

Dalla fine del secolo scorso il libro di Ezechiele è stato oggetto di analisi pun-
tigliose e talora spregiudicate, le quali hanno condotto a diverse ipotesi. Tra i
problemi che hanno occupato gli studiosi il primo riguarda il ministero di Eze-
chiele. Secondo i dati del libro, il profeta sarebbe stato deportato in Babilonia
nel 597 e avrebbe ricevuto la vocazione cinque anni dopo. Ma questi dati non
convincono tutti. Non è difficile, infatti, rendersi conto che l'interesse di Eze-
chiele è centrato fin dall'inizio sugli eventi che riguardano Gerusalemme e il Tem-
pio. È mai possibile che Ezechiele, vivendo in Babilonia, s'interessasse così tan-
to di Gerusalemme e così poco della sua situazione propria? Non è maggiormen-
te verosimile che il profeta abbia iniziato il suo ministero in Palestina e sia giun-

Introduzione all'Antico Testamento. 111: Analisi dei libri dell'Antico Testamento - 2 (BT 3), Pai-
deia, Brescia 1982, 131 (orig. tedesco '1964). Le altre alterazioni dell'ordine sono spiegabili facilmente
col desiderio di mettere insieme tutti gli oracoli riguardanti l'Egitto (ivi).
to in Babilonia solo con la seconda deportazione? In tal caso la visione del roto-
lo (2,3-3,9) costituirebbe la prima vocazione di Ezechiele, da collocare in Pale-
stina, mentre la grande visione della gloria divina (1,4-2,2) sarebbe una seconda
vocazione, ricevuta in Babilonia, che darebbe inizio a una fase del tutto nuova
di predicazione. Nella redazione del libro questa seconda relazione sarebbe stata
spostata all'inizio e unita all'altra in modo da costituire un unico grande raccon-
to di vocazione. Questa ricostruzione degli avvenimenti, di A. Bertholet,13 ha
avuto l'adesione, se pure con sfumature diverse, di S. Spiegel, P. Auvray,14H.W.
Robinson, C. Kuhl, J. Steinmann; tuttavia nella ricerca contemporanea questa
opinione sembra perdere credito.
I1 secondo problema riguarda il rapporto tra il libro e la persona del profeta.
Già L. Zunz (1873) e L. Seinecke (1884) ipotizzarono che il libro di Ezechiele
sarebbe un testo pseudoepigrafico. Questa opinione è stata ampiamente elabo-
rata da C.C. Torrey: il materiale che compone il nostro libro non risalirebbe a
prima del 230 a.C. circa; esso sarebbe stato attribuito originariamente a un pro-
feta dell'anno XXX di Manasse.ls Una revisione editoriale avrebbe in seguito
spostato l'attribuzione (sempre fittizia, naturalmente) al profeta Ezechiele vis-
suto in esilio. L'opinione appare stravagante, eppure ha ottenuto consensi.16
I1 terzo problema riguarda l'autenticità dei singoli testi. Supposto un nucleo
originario, si tratta di definire l'ampiezza di questo nucleo. Ad es., G. Hoelscher17
attribuisce la creazione del libro in quanto tale a un redattore del V secolo a.C.
Pochi passi risalirebbero a Ezechiele stesso, circa 170 versetti, quasi tutti in poe-
sia. W.A. Irwin arriva ad assegnarne a Ezechiele 251, notando però che «la pro-
porzione della loro originalità varia dalla genuinità completa a un resto strimin-
zito di una parola o due».1sLa ricerca contemporanea è più prudente: pur rico-
noscendo certamente aggiunte, anche notevoli, al testo, mantiene tuttavia l'es-
senziale riferimento del libro a Ezechiele. Così, il commentario recente di M.
Greenberg19che, dopo aver aspramente criticato la critica, sceglie di commenta-
re il testo masoretico così come si presenta."

" Nel suo commentario del 1936 (HAT), d a distinguersi dal suo primo commento del 1897 (KHC).
" Questi, nell'introduzione al volumetto Ezkchiel (La Sainte Bible, Paris 1957), dice che una tale
soluzione non pub imporsi come necessaria e tuttavia «il serait imprudent de la rejeter apriori. Au moins
A titre d'hypothèse elle pourra aider à mieux comprendre certains oracles» (ivi, 15s).
'I Così si spiegherebbe la misteriosa datazione di Ez 1,l; l'anno 30" di Manasse è il 666 a.C.
l6 0. Eissfeldt elenca tra i sostenitori della pseudoepigrafia Messe1 (Ezechielfragen [SNVAO], 1945),
Browne (Ezekiel and Alexander, 1952) e A. van den Born.
" Hezekiel. Der Dichter und das Buch (BZAW 39), Berlin 1924. È discutibile il criterio utilizzato
dall'autore per discernere i testi originali: Ezechiele avrebbe prodotto unicamente testi poetici.
l 8 In VT 3 (1953) 64, nota.

l e New York 1983 (AncB).

2 0 Si veda il cap. 111 dell'Introduzione: The Method of this Commentary: Holistic Znterpretation,
o.c., 18-27. Ecco la conclusione: «Le varie operazioni intraprese in questo commentario verificano I'ipo-
tesi di lavoro secondo cui l'attuale libro di Ezechiele è il prodotto di un lavoro abile e di un disegno intelli-
gente. I risultati ottenuti finora tendono a indicare che i dettagli di questo lavoro artistico e la struttura
interna rivelatrice di questo disegno si schiudono a un lettore paziente e ricettivo che si svesta di precon-
cetti a proposito di cib che un antico profeta dovrebbe aver detto e del modo in cui dovrebbe averlo detto.
È emerso un filo consistente di pensiero espresso in uno stile originale che dà l'impressione di una mente
individuale di inclinazioni potenti e appassionate. La cronologia degli oracoli e le circostanze storiche
FORME LETTERARIE

Nel suo grande commentario2' W. Zimmerli analizza con attenzione il voca-


bolario, le formule, i generi letterari caratteristici del libro di Ezechiele. Pren-
diamo da lui alcune osservazioni più interessanti.
Una prima caratteristica del libro è il discorso in prima persona ( I ~ h - S t i l ) . ~ ~
Questo tratto stilistico ((conferisceal libro di Ezechiele il carattere di una narra-
zione continuata su se stesso)).
Alcune formule ricorrono con maggior frequenza nel libro:
- «(E tu) figlio dell'uomo»: è il modo caratteristico e costante con cui Dio
si rivolge al profeta (circa 100 volte); l'origine di questa formula va cercata nella
contrapposizione «Dio - uomo» che è propria della teologia profetica (già 1s 3 1,3,
ad esempio);
- la «formula del messaggero)) («così ha detto il Signore))), che introduce
gli oracoli manifestando la consapevolezza del profeta di essere un mandato (cf
2,4ss);
- la «formula di oracolo divino» (Gottesspruchformel), «oracolo del Signo-
re», che si trova 85 volte;
- la «formula di giuramento», 16 volte sulla bocca di J h ~ h ; ~ '
- l'espressione ((eccorni contro» (hinneni 'el/'al), che introduce normalmente
una minaccia: 14 volte in E Z ; ~ ~
- la formula di conclusione della parola di Dio: «Io, Jhwh, ho parlato» (così
o con piccole modifiche): in tutto 14 volte;
- particolare importanza va data alla ((formula di riconoscimento» (Erkennt-
nisformel), che appare caratteristica del libro di Ezechiele, alla quale Zimmerli
ha dedicato uno studio attento.25
Altre espressioni caratteristiche di Ezechiele: «Signore J h ~ h » (più
= ~ di 200
volte); «casa di ribellione»; «le terre» (in tutto 27 volte; questo plurale è raro
negli scritti più antichi); ((compiere il giudizio»; «disperdere a ogni vento»; «(il

che in essi si riflettono li assegnano a un ristretto lasso di tempo ben inferiore a quello di una singola
vita. Man mano che un brano dopo l'altro entrano nelle strutture e nelle idee stabilite, ci si persuade sem-
pre più che emerge un mondo di concezioni coerente, contemporaneo al profeta del sec. VI e decisamente
delineato da lui, se non le parole proprie di Ezechiele stesso» (ivi, 26s).
" (BKAT XIII, l), 31*-62*,

«L'unico testo che si oppone a questa affermazione (1,3) si fa riconoscere facilmente come sopra-
scritta del libro aggiunta in un secondo tempo» (ivi, 35*).
23 Due volte in Geremia; una volta sola in Isaia e Sofonia.

2' Sei volte in Geremia, due in Naum. È interessante notare che P. Humbert l'interpreta come «for-
mula di sfida a un duello)); von Rabenau è più cauto e parla semplicemente di «formula d'incontro)).
" «Un genere profetico: il detto dell'autodimostrazione divina (detto di dimostrazione))), in Rivela-

zione di Dio, 109-119.


26 Le traduzioni italiane rendono generalmente con «il Signore Dio» ma questo non corrisponde esat-

tamente al testo originale: 'Adonaj Jh wh.


mio) occhio non risparmierà)); «far riposare ( = soddisfare) la mia ira su...»;
((compiere la mia ira su.. .D;«poni la tua faccia verso/contro»; «i monti dyIsrae-
le»; «i corsi d'acqua»;27 «idoli»; ((disperdere tra le terre)); ((stendere la mia ma-
no su.. .»; ((riversare la mia ira su.. .»;«pietra d'inciampo ( = causa) d'iniqui-
tà»; «principe»; «porre la via di una persona sul suo capo»;28((disperdere tra
le nazioni)); ((portare la vergogna)); «disprezzare»; ((esseresantificato));«nel tempo
dell'iniquità della fine»; «il fuoco della mia i n d i g n a z i o n e ~ . ~ ~

Unità letterarie
Sulla base di indizi letterari (le diverse date; la formula «mi fu rivolta la pa-
rola del Signore))) lo Zimmerli giunge a identificare con chiarezza 52 unità lette-
rarieY3O che ora esaminiamo dal punto di vista formale.
a. Il primo genere caratteristico di Ezechiele è la visione. Non c'è dubbio che
le quattro visioni (1'1-3'15; 8-11; 37'1-14; 40-48) hanno un'importanza decisiva
nella composizione. Esse sono introdotte con un vocabolario stereotipato che
fa riferimento alla emano di Jhwh» e allo «Spirito»: si tratta quindi di un'espe-
rienza estatica che il profeta sperimenta come forza che s'impone su di lui e prende
possesso delle sue facoltà. Caratteristico di tutte le visioni è il movimento (3'14;
8'3; 37'1s; 40'1). Vi troviamo anche una figura umana che sembra rappresenta-
re l'angelo interprete, quale ritroveremo nell'apocalittica; si noti, però, che Eze-
chiele deve comunicare agli esuli quello che vede, mentre nell'apocalittica il con-
tenuto delle visioni deve rimanere segreto.
b. Le azioni simboliche (dodici, secondo il computo di F ~ h r e r ) . Colpisce
~'
il fatto che quasi sempre viene menzionato solo il comando di Dio e omessa in-
vece l'esecuzione da parte del profeta, mentre nella forma tradizionale dell'azio-
ne simbolica l'accento è posto sull'esecuzione dell'azione stessa. Se Ezechiele può
dare tanta importanza all'ordine di eseguire l'azione, ciò significa che essa stes-
sa costituisce l'inizio dell'azione divina: la comunicazione divina contiene già l'es-
senziale.
Accanto alle azioni simboliche vanno collocate azioni che hanno valore espres-
sivo, ossia gesti che non hanno una loro autonomia, ma accompagnano sempli-
cemente le parole del profeta per dare ad esse maggior forza. Così, non solo Eze-
chiele profetizza contro i monti d'Israele, ma ((volta la faccia contro i monti d'I-
sraele)) per dare maggior peso alla profezia (6,2s~).'~ Ezechiele batte le mani e

27 Spesso nominati insieme a montagne, colline e valli come designazione retorica di un paese.
Cioè «contraccambiare», restituire il male che qualcuno ha fatto.
2 9 Elenco completo delle ricorrenze in S.R. DRIVER, An Zntroduction to the Literature of the Old
Testament, Edinburgh 91913, 297-298.
Più precisamente 50 unità alle quali, perb, vanno aggiunte 11,l-13 e 11,14-21; queste fanno ora
parte della grande visione del tempio, ma appaiono chiaramente come unità a sé stanti.
Si tratta di Ez 3,16a+ 4,l-3; 3,4-8; 3,9-17; 5,l-17; 12,l-11; 12,17-20; 21,ll-12; 21,23-29; 24,l-14;
24,15-24; 3,22-27 + 24,2527 + 33,21-22; 37,15-28: cf G. FOHRER, Die symbolischen Handlungen der Pro-
pheten (AThANT 25), Zurich 1953, 35-47.
Cf 21,2; 25,2; 28,21; 35,2 (contro luoghi geografici); 13,17; 29,2 (contro persone).
pesta i piedi per terra manifestando in questo modo l'ira appassionata di Dio
(cf 6 , l l ; 21,19.22).
C. Discorsi metaforici. L'uso di immagini per trasmettere il messaggio pro-
fetico è del tutto tradizionale. Caratteristica di Ezechiele è la coerenza con cui
un'immagine viene sviluppata in quadri lunghi e complessi. Si veda, ad esem-
pio, il C. 15, dove la sorte d'Israele è descritta attraverso l'immagine del legno
di vite; oppure il C. 16, che si presenta come un discorso di accusa rivolto a Ge-
rusalemme per i suoi tradimenti; Gerusalemme è personificata come un'orfana
esposta al momento della nascita e sulla quale Dio solo si è chinato con affetto;
all'amore premuroso di Dio, però, essa ha risposto con un'infedeltà arrogante.
A partire dal v. 44 del C. 16 viene introdotto un tema nuovo: quello della madre
e delle sorelle di Gerusalemme (Sodoma e Samaria); l'attenzione non è quindi
ristretta al comportamento di Gerusalemme, ma si cerca di spiegare questo at-
teggiamento collocandolo in un contesto storico più ampio." Accanto al C. 16
va collocato il C. 23, la storia delle due sorelle Oola e Ooliba (ossia Israele e Giu-
da). Di solito per definire il genere letterario di questi due testi si parla di ((alle-
goria». Zimmerli preferisce parlare di ((personificazione)), che spiega appellan-
dosi al tema della ((personalità c ~ r p o r a t i v a ) ) . ~ ~
L'allegoria è presente invece nel C. 17, che utilizza elementi sapienziali della
favola: dietro le figure di animali si nascondono i re delle grandi potenze rivali
(Babilonia, Egitto); dietro alle figure di piante, i due re di Giuda: Ioiachin e Se-
decia. In realtà il capitolo usa anche il termine «enigma», proprio del linguaggio
sapienziale.
Sempre tra i discorsi figurati va collocato il C. 19, una lamentazione sul mor-
to (qind) nella quale vengono usate figure proprie della favola s a p i e n ~ i a l eIn-
.~~
teressante il contrasto «un tempo» - «ora», che serve ottimamente a presentare
l'inizio della disgrazia. Questa forma letteraria è usata anche altrove: C. 27 (la-
mento su Tiro rappresentato sotto forma di una stupenda nave che fa naufra-
gio); 28,ll-19 (sul re di Tiro; originale in questo testo è l'uso di un materiale
mitologico antico: il tema del primo uomo cacciato dal paradiso di Dio); anco-
ra: 26,17s; 27,32ss; 32,2-16.
Nel C. 32 il profeta è invitato a intonare una lamentazione. Con ripetizioni
ossessive si descrive la discesa agli inferi dei potenti: Assur, Elam, Mesech, Tu-
bal, Edom (32,17-32). Viene così capovolta la prospettiva epica: i grandi popoli,
gli eserciti che incutevano paura marciano impotenti verso la morte. Troviamo
lo stesso tema in 26,19-21; 28,l-10; 3 1,14-18: il giudizio sulle grandi nazioni stra-
niere termina, quando è possibile, col motivo della discesa agli inferi. Si veda
anche Ez 31 dove l'Egitto è paragonato a un cedro.36

" Zimmerli collega questo tipo di estensione del tema a un lavoro di scuola (Ezechiel 1, 46*).
Op. cit., 46*.
Si narra di una leonessa e due suoi cuccioli (favole di animali), poi di una vite (favole di piante).
11 testo ricorre ancora a temi mitologici: il Faraone è paragonato al possente «albero del mondo»
le cui radici raggiungono le profondità del mare primordiale.
d. È pure frequente, nel libro di Ezechiele, il ricorso all'ambito del diritto.
In 22,l-16 troviamo una lista di proposizioni apodittiche; nel C. 18 una serie di
comandamenti propri del diritto sacro che derivano dalla liturgia della porta;
lo stile è quello casuistico, preciso e pedante. Altri testi dello stesso genere: 14'1-11;
33,l-9; 33,14-15; 3,17-21.
e. Altra forma caratteristica del libro di Ezechiele è la disputa (Disputations-
wort - Streitgesprach). Saltano agli occhi citazioni delle parole del popolo (spes-
so lamenti),37alle quali il profeta risponde con un suo oracolo, spesso sotto for-
ma di un giuramento appassionato (kj-'ani)." 11 profeta non è chiuso in un cir-
colo ristretto e isolato di discepoli, ma attento a tutto ciò che si dice attorno a
lui, sia da parte degli esuli che da parte dei rimasti in Palestina e da parte delle
nazioni. «Le dispute conferiscono una sensibile vivacità alla parola del profeta,
che, in quanto parola di Dio, ha subito una decisa e continua stilizzazione. Que-
sta forma di discorso garantisce che nel messaggio profetico non si tratta solo
di un maestoso monologo divino, ma del verificarsi di un vero incontro coi membri
del popolo d'Israele ai quali il profeta è mandato»."
f. La «parola di autodimostrazione» - frequente nel libro di Ezechiele -
serve a chiarire che ((scopo di tutti questi incontri di Jhwh col suo popolo non
può essere altro che l'autodimostrazione del Signore d'Israele di fronte al suo
popolo e inoltre di fronte al grande mondo delle nazioni».40La formula si com-
pone di due elementi: un elemento verbale («così conoscerai che.. .») e una pro-
posizione oggettiva («che io sono Jhwh»). La prima parte della formula deriva
dall'ambito della dimostrazione giudiziaria, nel corso della quale può venire ri-
chiesto un segno di ~redibilità.~' La seconda parte è invece una formula di auto-
presentazione quale si trova, ad esempio, nel prologo del decalogo. «Nella for-
mula combinata si tratterà ... del riconoscimento di questo "IO" che si presenta
così nella sua libertà».42Ne1 libro di Ezechiele la formula si trova complessiva-
mente 72 volte.43Non è difficile intuirne l'importanza teologica: attraverso di
essa viene assegnato un intento preciso a tutto l'intervento di Dio nella storia
del suo popolo e a tutto l'impegno del profeta nell'annuncio della parola. Scopo
di tutto è il riconoscimento (la «conoscenza» secondo il suo valore biblico) di
quel Dio che si manifesta nella libera sovranità della sua persona.

IL MESSAGGIO
I1 problema fondamentale posto dall'interpretazione del libro di Ezechiele
si riassume in una coppia di termini: sacerdote - profeta. L'accostamento delle
"
11,3.15; 12,22.27; 18,2; 20,32; 25,3; 26,2; 28,2; 29,3.9; 33,10.24; 36,2.13; 37,ll.
' O 18,3; 20,33; 33,ll; 35,ll.
9' W. ZIMMERLI, Ezechiel 1 , 55*.
4 0 Ivi, 55*-56*.

" Un esempio significativo è Gn 42,34.

4 2 W. Z ~ R L I , cit., 57*.
OP.
'' 54 volte nella forma pura; altre 18 volte con ampliamenti. Per tutto il problema cf W. ZIMMERLI,
Un genere profetico: il detto dell'autodimostrazione divina (detto di dimostrazione), in I D . , Rivelazione
di Dio, 109-119.
due esperienze (già sottolineato da Cooke) pone un interrogativo: fino a che punto
la personalità e il messaggio di Ezechiele sono determinati dalla sua origine sa-
cerdotale? e fino a che punto la chiamata profetica gli ha aperto prospettive nuove?
Ha ragione 0. P r o c k s ~ hquando
~ ~ afferma che in Ezechiele il sacerdote oscura
del tutto il profeta? La tensione tra i due termini è facilmente definibile: il sacer-
dote è tale per nascita e s'innesta in una lunga tradizione della quale diventa cu-
stode e interprete; è l'uomo della legge e del culto, uomo della fedeltà al passato
e ai suoi ordinamenti sacri. Profeti, invece, si diventa per vocazione: il profeta
riceve una parola nuova del Signore, la quale interpreta il presente e lo dirige
verso il compimento di un progetto di Dio; la fedeltà del profeta consiste nel
porre davanti all'uomo le esigenze attuali di Dio e nel chiedere una risposta po-
sitiva a queste esigenze.

1. L'origine sacerdotale
All'origine sacerdotale Ezechiele deve anzitutto il suo patrimonio culturale:
egli conosce molto bene le tradizioni di Israele, ha un interesse notevolissimo
per la sua storia passata ed è in grado di interpretarla di nuovo con grande sicu-
rezza. Ezechiele mostra di conoscere bene anche tradizioni non israelite, com-
prese quelle m i t o l o g i ~ h e . ~ ~
Anche il modo di esprimersi di Ezechiele risente dell'influsso della cultura
sacerdotale: esattezza nelle affermazioni, predilezione per gli elenchi e le ripeti-
zioni, esame di «casi» giuridici (cf 14'12-23; 18,518; 32,17-32.. .). I1 tempera-
mento stesso del profeta può sembrare plasmato o perlomeno influenzato dal-
l'ambiente sacerdotale: Ezechiele appare freddo, duro come la selce (3,9), appa-
rentemente insensibile, soprattutto se lo si confronta con una persona passiona-
le come Geremia.
Infine dobbiamo notare la presenza in Ezechiele di temi della teologia sacer-
dotale. Si pensi alla rivelazione della ((gloria di Jhwh», all'accento posto sulla
trascendenza di Dio, al richiamo frequente alla sua santità. I1 fatto che Ezechie-
le vede il peccato anzitutto come una «profanazione» sembra derivare dall'inte-
resse tipicamente sacerdotale verso il sacro. Mentre per Amos il peccato è l'in-
giustizia sociale, per Osea l'infedeltà religiosa, per Isaia l'orgoglio e l'autosuffi-
cienza, per Ezechiele esso è soprattutto la profanazione di ciò che dovrebbe esse-
re santo.46
Dunque l'origine sacerdotale ha segnato Ezechiele e il suo messaggio. Non
è errato perciò vedere in lui - per certi aspetti - il «padre del Giudaismo)),

" Theologie des Alten Testaments, Gutersloh 1950, 305ss.


" <«Oltrea materiale cananeo e fenicio (16; 23; 28; 29,lss), Ezechiele fa uso particolarmente di mate-
riale, immagini, pratiche cultuali mesopotamiche (1,l-3,9; 9,lss; 14,21; 16,23-24; 17,3-4; 21,26-27; 28;
29; 31; 32; 34; 44,l-3; 47). Oltre a questo egli si basa frequentemente su materiale popolare antico per
concetti, narrazioni, canzoni e poemi (14,12ss; 16; 17; 19; 21,13ss; 23; 26,19-21; 28; 31; 32,17-32))) (E.
SELLIN - G. FOHRER, Introduction to the Old Testament, New York 1968, 416).
4 6 Cf già in Geremia: «Voi avete contaminato la mia terra e avete reso il mio possesso un abominio))

(Ger 2,7). Quello che in Geremia è un tema teologico, in Ezechiele diventa il tema centrale attorno al
quale ruota tutto il resto.
cioè di quell'ordinamento che, dopo l'esilio, raccoglie Israele attorno al sacer-
dozio e alla legge.
Ma occorre sottolineare anche l'altra faccia della medaglia: Ezechiele è pie-
namente entrato nella logica del profeta. La visione della gloria di Dio in Babi-
lonia ha segnato una frattura importante nella sua vita. ((Secondo la visione tra-
dizionale, Dio e la sua terra sono strettamente legati e perciò Dio può essere ser-
vito e adorato solo nella sua terra; nonostante ciò, Ezechiele impara che la pre-
senza di Dio non è ristretta a un solo luogo, che il credente la può sperimentare
dovunque gli accada di vivere. Questo rappresenta una frattura fondamentale
I
l
con la tradizione. Non è più vero che l'incontro con Dio e la vera vita sono pos-
sibili in patria, mentre abitare in una terra straniera è come morte; ora la vita I
e la morte abitano entrambe nella condotta interna ed esterna dell'uomo, ovun-
que egli possa abitare e in tutte le circostanze in cui egli viva».47

2. Originalità del profeta


Come tutti i profeti, Ezechiele annuncia il giudizio di Dio; ma presso di lui
il giudizio di Dio assume i lineamenti della fine di un'epoca: il santuario, la città
santa, la terra santa.. . tutto appare nella sua radicale impurità e nella conseguente I
irricuperabilità. Nei tragici cc. 8-1 1 veniamo guidati per mano nello spazio sacro
d'Israele fino al cuore del Tempio, ove troviamo l'idolatria che ha contaminato
il luogo stesso in cui abita Dio, il Santo.
I1 peccato non contamina solo lo spazio geografico del sacro; ha contamina-
to anche il tempo della storia d'Israele. Questa dovrebbe essere storia della sal-
vezza, iniziata dall'opera redentrice di Dio. Ezechiele invece la rilegge come sto-
ria di peccato fin dalle sue origini. Se Osea o Geremia pensavano con nostalgia
agli inizi d'Israele come a una luna di miele, per Ezechiele un periodo di fedeltà
d'Israele non c'è mai stato. Le grandi sintesi storiche dei cc. 16.20 e 23 non la-
sciano dubbio: non nel passato può nascondersi un germe di speranza, ma solo
in un intervento futuro di Dio che rinnovi profondamente il suo popolo e crei
qualcosa di diverso.
La visione delle ossa aride (C. 37) esprime l'originale fisionomia della speran-
za di Ezechiele. La potenza di Dio non è limitata nemmeno dalla radicale pecca-
minosità dell'uomo. Per questo il libro di Ezechiele contiene alcuni stupendi oracoli
di salvezza che prefigurano un Israele del tutto nuovo, creato dal nulla dalla po-
tenza e dalla misericordia di Dio, dalla Parola e dallo Spirito (cf 36,16ss).
L'importanza dell'opera di Ezechiele è difficilmente sopravvalutabile: ((Pro-
prio nel tempo in cui Israele andava verso la sua rovina finale, venivano alla
luce gl'inizi di una comunità in Babilonia sotto l'influsso della predicazione del
profeta. Qui l'appello che Ezechiele pronunciò come sentinella su Israele, esor-
tando e ammonendo, fu trasformato nell'azione profetica corrispondente ... I1
messaggio stimolante del profeta poteva dare origine a nuove prospettive di vita.
Senza dubbio questo sviluppo ebbe luogo prima di tutto nella casa stessa del pro-
feta dove si radunavano gli anziani.. . e altri membri della colonia in Babilonia.. .
Incominciò a sorgere un movimento nel quale la speranza profetica divenne una
scintilla che fece nascere nuove attese e risoluzioni. Tra questa gente Ezechiele
giunse a essere riconosciuto sempre più come un maestro mandato da
I1 sogno di un mondo nuovo attorno a una nuova Gerusalemme prende cor-
po negli ultimi capitoli del libro (40-48). È probabile che il testo attuale abbia
subito numerose aggiunte da parte della «scuola» di Ezechiele; ma il messaggio
che proviene da questi capitoli rimane straordinariamente vivo: la gloria di Dio
ritorna nel Tempio e questa volta «per sempre». L'espressione era stata usata
in 37,2527 e rappresenta un contributo importante alla speranza di una nuova
ed eterna alleanza che culmini nel riconoscimento gioioso del nuovo nome della
città di Dio: Jhwh Sarnrnd, «I1 Signore è là» (48,35).

3. I1 libro di Ezechiele e il Nuovo Testamento


Uno dei titoli più caratteristici con cui Gesù si è designato è quello di «figlio
dell'uomo)). È vero che questo titolo si spiega probabilmente col riferimento a
Dn 7; ma è pure vero che spesso Gesu usa questa espressione per indicare la sua
condizione di umanità fragile e debole: «I1 figlio dell'uomo non ha dove posare
il capo» (Mt 8,20). In questo senso il parallelo più vicino è la designazione usua-
le del profeta nel nostro libro: «E tu, figlio dell'uomo ...» (Ez 2,8 e passim), con
la quale Ezechiele esprimeva il senso della sua piccolezza di uomo davanti alla
sovranità potente di Dio. Non è difficile vedere nell'espressione di Gesu il senso
vivo della sua solidarietà con gli uomini: proprio perché è figlio dell'uomo può
sentire «giusta compassione)) per noi: «Egli doveva rendersi in tutto simile ai
fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele» (Eb 2,17).
Non è difficile scorgere nella missione di Ezechiele un segno di quella infini-
ta misericordia di Dio che Gesu rivelerà. Ezechiele ha annunciato che «Dio non
vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva» (Ez 33,ll); la sua mis-
sione ha come scopo quello di rendere efficace questa volontà di salvezza. La
missione di Gesu, il buon pastore che va in cerca della pecora smarrita, si può
collocare nel prolungamento della missione profetica di Ezechiele. Sotto questo
profilo si possono accostare il C. 34 di Ezechiele (sui pastori d'Israele e su Dio
che viene a pascere il suo popolo) e Gv 10 (su Gesù come buon pastore); benché
il vangelo superi immensamente il profeta: Ezechiele non giunse ad annunciare
che il pastore avrebbe donato la vita per le sue pecore.
Nell'Apocalisse la successione degli eventi finali (Ap 20-22) corrisponde alla
sequenza di Ez 37-48.49«Come Ezechiele in 40,2, Giovanni in Ap 21,lO fu "tra-
sportato su di un monte grande e alto" dove egli vide "la città santa, Gerusa-

W. EICHRODT, Der Prophet Ezekiel (ATD 22/1-2), Gottingen 1965-1966 (trad. inglese 1970,40-41).
49 Lo mostra chiaramente J. LUST,The Order andFinal Events in Revelation and in Ezekiel, in L'A-
pocalypse johannique et I'Apocalyptique dans le Nouveau Testament (BEThL LIII), Leuven 1980, 179-183.
lemme", ma con una notevole differenza: Ezechiele vide in essa il nuovo tempio
(Ez 40-47), mentre la "nuova Gerusalemme" di Giovanni non aveva tempio "per-
ché il Signore Dio, l'onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio" (Ap 21,22).
Sotto questo aspetto, comunque, la "città santa" di Giovanni è esattamente co-
me la futura capitale d'Israele, la città dove regna il "principe" (Ez 45,7; 48,15-22).
Se pure essa non avrà tempio, sarà però chiamata Jhwh gamma, "I1 Signore è
là" (48,30-35). Come questa futura capitale, la nuova Gerusalemme dell'Apo-
calisse sarà quadrata (Ap 21,16) e avrà dodici porte coi nomi delle dodici tribù
d'Israele (v. 1 2 ) ~ . ~ O

'O W.H. BROWNLEE,


ISBE, 11, 261.

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