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NUOVO GRANDE COMMENTARIO BIBLICO 34

20
EZECHIELE
Lawrence Boadt, C.S.P.

BIBLIOGRAFIA

20:1
Commentari: CARLEY, K., The Book of the Prophet Ezekiel (CBC, Cambridge 1974); CODY, A., Ezekiel (OTM, Wilmington
1984); COOKE, G., The Book of Ezekiel (ICC, New York 1937); CRAIGIE, P., Ezekiel (DSB, Philadelphia 1983); EICHRODT,
W., Ezekiel (Philadelphia 1970); FOHRER, G., Ezechiel (HAT, Tübingen 1955); GREENBERG, M., Ezekiel 1-20 (AB 22, Garden
City 1983); STALKER, D.M.G., Ezekiel (TBC, London 1968); TKACIK, A., “Ezekiel”, JBC; WEVERS, J., Ezekiel (NCB, London
1969); ZIMMERLI, W., Ezekiel 1,2 (Herrn, Philadelphia 1979, 1983); ZURRO, E. – ALONSO SCHÖKEL, L., Ezequiel (Libros
Sagrados, Madrid 1971).
Altre opere: CARLEY, A., Ezekiel among the Prophets (SBT, Naperville 1974); FOHRER, G., Hauptprobleme des Buches
Ezechiel (Berlin 1952); HÖLSCHER, G., Hesekiel, der Dichter und das Buch (BZAW 39, Giessen 1924); HOSSFELD, E,
Untersuchungen zu Komposition und Theologie des Ezechielhuches (FB 20, Stuttgart 1977); LANG, B., Ezechiel: Der Prophet
und das Buch (Darmstadt 1981); Kein Aufstand in Jerusalem (SBB, Stuttgart 1978); LUST, J. (ed.), Ezekiel and His Book
(BETL 74, Leuven 1986); VOGT, E., Untersuchungen zum Buch Ezechiel (AnBib 95, Roma 1981); ZIMMERLI, W., I Am
Yahweh (Atlanta 1982)
[trad, it., Rivelazione diDio, Milano 1975]. [In italiano: ALONSO SCHÖKEL, J. – SICRE-DÍAZ, J.L., Ezechiele, in I Profeti, Roma
1984, 749-942; CORTESE, E., Ezechiele, Roma 19613; SAVOCA, G., Ezechiele, Roma 1991].

INTRODUZIONE

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Nessun libro profetico suscita più interrogativi del libro di Ezechiele. Questo testo unisce oracoli profetici e
riflessioni di carattere legale, prosa e poesia, descrizioni storiche estremamente dettagliate ed allusioni mitologiche
assai immaginose, giudizio equilibrato e visione sfrenata, verboso sermoneggiare e vivace rappresentazione
drammatica. Questo comporta una ricchezza di materiali ed una vastità di visione molto maggiori che in altri libri
profetici. Comporta pure una sconcertante molteplicità di opinioni da parte degli studiosi su quasi ogni aspetto della
composizione e del messaggio del libro. È piuttosto strano che questo non sia dovuto a qualche dubbio sulla
struttura e sull'organizzazione – questo libro è di gran lunga il libro profetico dalla struttura più chiara. Una cosa è
certa: qualunque cosa abbiamo appreso fino ad ora sull'uomo e sul suo libro, abbiamo cominciato appena ad intuire
la complessità e la profondità di questo profeta, che predicò nel periodo peggiore e nel momento più determinante
della lunga storia di Israele.

20:3
Collocazione del libro di Ezechiele nel Canone. Il libro di Ezechiele è il terzo degli scritti dei profeti
maggiori nell'attuale organizzazione dell'AT, dopo i libri di Isaia e di Geremia e prima del libro dei dodici profeti
minori. Questo ordine fu stabilito relativamente tardi, in modo che i tre profeti maggiori fossero disposti in ordine
cronologico. Tuttavia, il Talmud (b.BB 14b) parla di un ordine precedente in cui il libro di Isaia veniva per ultimo:
“Geremia è tutto condanna; Ezechiele inizia con la condanna e termina con la consolazione; mentre Isaia è tutto
consolazione”. Questo primo ordinamento fu concepito muovendo dalla condanna alla speranza, con il libro di
Ezechiele al centro come linea divisoria tra le due. In realtà, il libro così com'è si divide esattamente in due parti: i
cc. 1-24 contengono oracoli di condanna contro Israele, mentre i cc. 25-48 offrono una varietà di messaggi di
incoraggiamento e di speranza.
Anche l'esegesi più recente del libro ha ampiamente stabilito questa distinzione tra condanna e speranza.
Exechiele è considerato un profeta di transizione che rompe con le forme ed i modi di esprimersi più antichi per
introdurre nella sua predicazione e nei suoi scritti elementi nuovi e non profetici tratti dalla sfera sacerdotale. Con
un piede nel tragico periodo finale dell'indipendenza di Israele e Giuda, e l'altro in un tetro periodo di esilio,
quando venne a mancare il sostegno di ogni istituzione tradizionale della fede, egli ricerca apertamente un
programma di riforma e di ricostruzione che possa sopravvivere a questa rovina. Il libro quindi supera molte forme
oracolari comuni nei profeti più antichi per creare un nuovo linguaggio profetico capace di suscitare una rinnovata
fiducia in Dio, rivitalizzare le tradizioni più antiche secondo cui Dio agisce nella storia, e rafforzare la pratica della
fede attraverso il culto e l'osservanza della legge. In considerazione dello sviluppo successivo della fede israelitica
centrato sullo studio del Libro della Legge, cioè dello sviluppo di un canone della Scrittura che pone in rilievo la
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Torah come testo centrale, non stupisce che Ezechiele sia spesso considerato il “padre del giudaismo moderno”.

20:4
Storia della critica. Fino al 1900, la maggior parte dei critici riteneva che il libro di Ezechiele fosse il libro più
unitario dell'AT. Recava segni chiarissimi di un piano e di un procedimento globali, come la precisa serie di date e
visioni che si incontrano dal principio alla fine. Ma nel primo decennio del XX secolo venne sollevato un gran
numero di interrogativi, suscitati da studiosi tedeschi come A. Bertholet, R. Kraetzschmar e J. Herrmann riguardo
alla presenza di doppioni, aggiunte redazionali e inserzioni tarde (per una rassegna completa, cf. ZIMMERLI, Ezekiel
1, 3-9). Nel 1924, G. HÖLSCHER (Ezekiel, der Dichter und das Buch si spinse oltre ed attribuì ad un originario
Ezechiele solo 177 versetti su un totale di 1.235 versetti che formano i 48 capitoli del libro. Egli considerò
Ezechiele un profeta estatico che pronunciava i suoi oracoli in versi poetici, e quindi tutti i versetti in prosa
dovevano ovviamente essere attribuiti a un redattore o commentatore posteriore. Nel 1930, C.C. TORREY (Pseudo-
Ezekiel and the Original Prophecy [New Haven 1930]) ipotizzò che l'intero libro fosse stato scritto nel III secolo,
come frutto di invenzione. L'anno seguente JAMES SMITH (The Book of the Prophet Ezekiel: A New Interpretation
[London 1931]) sostenne che il libro fu composto un secolo prima dell'esilio da un israelita del nord e pubblicato
più tardi nel regno di Giuda da Ezechiele o dalla sua scuola. Dall'essere considerato il libro più unitario del canone
profetico, il libro di Ezechiele divenne ben presto il testo più discusso tra gli studiosi. La letteratura critica a partire
dal 1950 è gradualmente ritornata sulla posizione secondo cui il libro sarebbe ampiamente costituito dalla
predicazione di Ezechiele. Tuttavia, studiosi recenti ammettono un'ampia revisione del libro di Ezechiele da parte
di discepoli che operarono al tempo dell'esilio o poco dopo. L'opera più autorevole di questo periodo è stato
l'imponente commentario in 2 voll., di W. Zimmerli, completato nel 1969 (trad.ingl., Herrn; Philadelphia 1979-
1983). Egli sostiene un graduale processo di “sviluppo” della tradizione, o un “aggiornamento del testo”, o una
“rielaborazione” nel processo di redazione letteraria. Zimmerli attribuisce questi ad una “scuola del profeta” che
applicò gli insegnamenti del profeta alla mutata situazione dell'esilio e alle speranze di una riforma sacerdotale. Per
un esame esauriente del suo metodo, cf. L. BOADT, CBQ 43 (1981) 632-635. Lavori successivi sulle strutture
letterarie e sullo stile del libro hanno portato M. Greenberg ed altri commentatori a riaffermare i contributi
personali del profeta più ampiamente di quanto Zimmerli fosse disposto a riconoscere.

20:5
Il contesto storico del ministero di Ezechiele. Il ministero profetico di Ezechiele va compreso nel turbolento
contesto degli ultimi giorni del regno di Giuda come stato indipendente. Quando il re Giosia nel 628 raggiunse l'età
per governare, l'impero assiro era indebolito e vacillante dopo la morte del suo ultimo forte sovrano, Assurbanipal.
Giosia diede inizio a un'importante riforma della religione israelitica seguendo le linee dell'alleanza del
Deuteronomio (2Re 22-24). La sua morte prematura, avvenuta combattendo contro l'Egitto nel 609, mise però fine
ad ogni ulteriore riforma. Suo figlio Ioiakim fu costantemente accusato da Geremia di rigettare l'alleanza (cf. Ger
7.26.36).
Nel 605 gli eventi politici portarono i Babilonesi al potere su Giuda, e Ioiakim alla fine si lasciò coinvolgere in
un complotto di lotta per l'indipendenza dopo che Babilonia sembrava indebolita dalla sua recente sconfitta ad
opera dell'Egitto nel 601. Tuttavia, si era ingannato e, nel 598, l'esercito babilonese saccheggiò Gerusalemme e
deportò migliaia di suoi cittadini eminenti. Ioiakim proprio allora morì, ma i Babilonesi condussero il nuovo re,
Ioiachin, in Babilonia, come prigioniero. Nabucodonosor, il re babilonese, designò Sedecia, fratello di Ioiakim e
zio del giovane re Ioiachin, come re-reggente. Anch'egli, rimasto pacifico per diversi anni, finì con l'organizzare
una ribellione. Questa volta l'assedio babilonese si protrasse dal 589 al 586 ed annientò tutte le città del regno di
Giuda prima di giungere a conquistare Gerusalemme (cf. 2Re 25; Ger 37-45.52).

20:6
Il ministero di Ezechiele. Ezechiele afferma di aver iniziato il suo ministero nel 593 tra gli esuli giudei in terra
di Babilonia (Ez 1,2). La sua ultima profezia datata risale al 571 (Ez 29,17). Quanti anni avesse quando cominciò a
predicare o se fosse ancora vivo e scrivesse dopo il 571, non sappiamo. Presumibilmente era tra gli 8.:0 prigionieri
deportati in Babilonia dopo la caduta di Gerusalemme in mano a Nabucodonosor nel 598 (2Re 24,16). Sia dal
messaggio della sua predicazione che dalla serie di date apposte a molti dei suoi oracoli, possiamo supporre che la
parte più importante del suo ministero si svolse tra il 593 e il 586, durante il regno del re Sedecia e il periodo di
devastazione che seguì la seconda e definitiva caduta della città nel 586. Come Gèremia, sembra che Ezechiele si
sia opposto in larga misura al modo di pensare di Sedecia e dei suoi consiglieri, ed abbia contrastato qualunque
tentativo di rovesciare il dominio babilonese. Si impegnò in una lotta ancor più serrata contro le ambizioni politiche
della classe dominante a Gerusalemme, proponendo invece una solida idea teocentrica di Israele come comunità
fedele nella sua osservanza religiosa e nella sua obbedienza a YHWH, fosse o no politicamente indipendente.
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Problemi critici nel testo. Diversi problemi di notevole portata vengono sollevati per le apparenti incoerenze
tra le affermazioni storiche relative al ministero del profeta e la natura degli oracoli così come si presentano nella
redazione attuale. Come poteva il profeta conoscere così a fondo e chiaramente la situazione a Gerusalemme se egli
in realtà era esule in Babilonia? Le date nel libro sono esatte? Gli spostamenti visionari da un luogo all'altro e le
strane azioni simboliche descritte nei cc. 4; 12; 24 fanno pensare a una persona dalla mente squilibrata o a un uomo
rapito nell'estasi? Lo stile apparentemente verboso e ripetitivo del testo serve come criterio per identificare la ma-
no di glossatori e redattori che aggiunsero nuovi passi agli oracoli originari? La distinzione tra prosa e poesia ci può
aiutare ad identificare il nucleo originario degli oracoli profetici propri di Ezechiele? La coloritura marcatamente
sacerdotale del suo messaggio profetico esclude Ezechiele dalla profezia tradizionale? I doppioni della vocazione di
Ezechiele nei cc. 3; 33, o dei suoi oracoli sulla responsabilità individuale nei cc. 14; 18; 33 riflettono due livelli,
uno del profeta e l'altro di un redattore? Perché non c'è menzione di Geremia? Queste domande sono state tutte
oggetto di un'ampia discussione da parte degli studiosi durante il XX secolo, ed esistono tuttora dissensi su molte
questioni. Alcuni orientamenti contemporanei possono essere discussi come sviluppi positivi nelle sezioni che
seguono.

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Epoca e ambiente. Nel corso di tutto il libro sono disseminate 15 date secondo un ordine cronologico
generale:
Ez Anno Mese Giorno Data
1,1 30 4 5 luglio 593 (o 568)
1,2 5 - 5 giugno-luglio 593
3,16 5 - 12 giugno-luglio 593
8,1 6 6 5 agosto-settembre 592
20,1 7 5 10 luglio-agosto 591
24,1 9 10 10 gennaio 588
26,1 11 - 1 marzo 5 87-marzo 586
29,1 10 10 12 gennaio 587
29,17 27 1 1 marzo-aprile 571
30,20 11 1 7 marzo-aprile 587
31,1 11 3 1 maggio-giugno 587
32,1 12 12 1 febbraio-marzo 585
32,17 12 12 15 febbraio-marzo 585
33,21 12 10 5 dicembre 586-gennaio 585
40,1 25 1 10 marzo-aprile 573

Non sono in ordine solo le date in corsivo, tutte ricavabili per ipotesi dal contenuto in coerenza con la
collocazione tematica. Ma gli oracoli datati ed il loro contenuto particolare possono essere strettamente connessi
anche con eventi storici di quel periodo, noti grazie a numerosi rinvenimenti di testimonianze provenienti da siti
babilonesi ed egiziani, comprese le cronache del regno di Nabucodonosor! Di conseguenza, ci possono essere pochi
dubbi che la sostanza di questi oracoli specifici provenga dal profeta stesso.
Inoltre, sempre meno commentatori oggi si preoccupano di come Ezechiele abbia potuto sapere ciò che stava
accadendo a Gerusalemme mentre si trovava in Babilonia. Ger 29 mostra chiaramente che c'era comunicazione tra
gli esuli in Babilonia e la patria, e poi le descrizioni visionarie del profeta possono essere facilmente spiegate con la
sua precedente conoscenza diretta della geografia di Gerusalemme e del Tempio, insieme a relazioni di messaggeri
che giungevano tra gli esuli.

(FREEDY, K. – REDFORD, D.B., “The Dates in Ezekiel in Relation to Biblical, Babylonian and Egyptian Sources”, JAOS 90
(1970) 462-485; MALAMAT, A., “The Twilight of Judah: In the Egyptian-Babylonian Maelstrom”, Congress Volume:
Edinburgh 1974 (VTSup 28, Leiden, Brill 1975) 123-145; WISEMAN, D.J., Chronicles of Chaldean Kings (626-556 B.C.) in
the British Museum [London 1956]).

20:9
Personalità e stile del profeta. L'iniziale interesse ad una supposta personalità anormale dietro le visioni e le
azioni simboliche si è in larga misura andato spegnendo in conseguenza dell'intuizione avanguardi-stica di vv.
Zimmerli, secondo la quale quasi tutte le asserite aberrazioni sono, al contrario, imitazioni consapevoli o una
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ripresa di forme antiche usate dai profeti preclassici. Quindi, l'uso dell'immagine della “mano del Signore” o dello
“spirito del Signore” che afferrava il profeta è tipico dei cicli di Elia/Eliseo. La stessa cosa si può dire per
l'autodrammatizzazione profetica, nella quale il profeta stesso traduce in azioni la profezia. In maniera analoga,
molte delle frasi e delle azioni di Ezechiele non sono originali, ma imitano lo stile e le espressioni dell'ambiente
sacerdotale. L'aspetto più sorprendente del libro è il costante uso di “io”; è YHWH stesso a parlare in ogni
momento. Nella scelta di questo espediente, il profeta pone in rilievo la potenza della parola divina che lo sovrasta
(cf. W. ZIMMERLI, VT15 [1965] 515-527).
Il libro, tuttavia, è caratterizzato da certe formule ed espressioni uniche tra i testi profetici: “figlio dell'uomo”,
“sapranno allora che io sono YHWH”, “volgi la faccia verso”, “Io, il Signore, ho parlato”. Queste ed altre
espressioni si combinano con la forma narrativa in prima persona per dare vita a uno stile omogeneo in tutto il
libro. Come già osservato, gli oracoli sembrano molto più verbosi e ripetitivi che nei libri profetici precedenti. Essi
usano anche ampie allegorie ed immagini per introdurre gli oracoli, una modalità che si trova raramente altrove (cf.
L. BOADT, Ezekiel's Oraclesagainst Egypt [Roma 1980] 169-180). M. GREENBERG (Ezekiel 1-20 ha indicato varie
altre tecniche di questo libro: l'uso di “pannelli”, in cui le parti vengono composte parallele l'una all'altra; le
tecniche “a spirale”, in cui l'oracolo si svolge verso un livello superiore o più profondo; e la “divisione a metà”, in
cui un oracolo di ripetizione segue l'oracolo principale come un'ondata successiva. Tutte queste osservazioni hanno
rafforzato la tesi secondo cui il libro conserva uno stile identificabile dovuto molto più probabilmente alla
personalità e all'intenzione proprie del profeta che ad una scuola di redattori. I loro contributi, anche se presenti ed
importanti, non sono predominanti nel testo.
La profezia di Ezechiele reca indizi evidenti della sua originaria forma orale, non solo nell'uso di azioni
drammatiche e nel rilievo dato sia al narrare che al dire, ma anche nei riferimenti specifici all'interno degli oracoli a
personali momenti di crisi che si presentarono durante il lungo assedio di Gerusalemme dal 589 al 586. Questa
profezia, a sua volta, è stata letterariamente rimaneggiata in oracoli più ampi e più elaborati che si differenziano
dagli scritti dei profeti più antichi per la loro “stravaganza barocca” e per l'introduzione di elementi giuridici e
sacerdotali (C. WESTERMANN, Basic Forms of Prophetic Speech [Philadelphia 1967] 205-208). Molto di questo
materiale deve essere opera dello stesso Ezechiele, perché è molto difficile distinguere un disegno o una teologia
dei redattori diversa da quelli degli oracoli che costituiscono il nucleo centrale della profezia o quelli delle sezioni
in prosa dalle più antiche sezioni in poesia.
2:10
Ezechiele ed altre tradizioni. Ezechiele mostra una marcata affinità con il libro di Geremia, specialmente nei
brani biografici ed autobiografici in prosa che troviamo in Ger 21-45, in cui ricorrono molte frasi ed espressioni
ripetute nel libro di Ezechiele. Ma anche in Ger 1-20, temi come l'affermazione che Giuda e Israele sono sorelle (Ez
3,6-11), l'esortazione rivolta al profeta a sostenere il popolo come un baluardo (Ez 1,18), la preoccupazione per uno
spirito profetico falso e bugiardo (Ez 14,14), e l'ordine di non commiserare il popolo, si trovano sviluppati
estesamente in Ez 3,8; 12,24; 16,1-43; 24,16. Soprattutto, i due profeti condividono la convinzione della
responsabilità per la colpa da parte dell'individuo (Ger 31,29-30 Ez 18,2 citano il medesimo proverbio) e della
misericordiosa volontà da parte di Dio di ristabilire l'alleanza in un modo nuovo Ger 31,31-34 Ez 36,26). Ezechiele
probabilmente aveva familiarità con la profezia di Geremia, forse anche nella forma scritta (J.W. MILLER, Das
Verhältnis Jeremias und Hesekiels [Assen 1955]).
Più sorprendenti, tuttavia, sono le numerose affinità tra il libro di Ezechiele ed il Codice di santità in Lv 17-26.
Gli studiosi generalmente fanno risalire quest'ultimo testo al tardo periodo preesilico (Ez 4,35-54), dal momento
che il suo linguaggio è molto simile a quello del libro di Ezechiele. Molte delle leggi citate da Ezechiele ricorrono
nel codice, e riferimenti a minacce e benedizioni menzionate in Lv 26 abbondano in tutto il libro di Ezechiele. Un
dettagliato confronto tra il libro di Ezechiele ed il codice si può trovare in H. REVENTLOW, Wächter über Israel
(BZAW 82, Berlin 1962) e in ZIMMERLI, Ezekiel 1, 46-52. È interessante notare come le leggi e le prescrizioni di
carattere religioso del libro di Ezechiele, mentre sono vicine al Levitico, non sono strettamente collegate con il
resto della fonte sacerdotale (P) del Pentateuco. Per esempio, Ezechiele non vincola mai il sacerdozio alla casa di
Aronne, come faceva la tradizione P. Certamente i libri di Ezechiele e del Levitico riflettono una comune
preoccupazione per gli impegni che l'alleanza comporta, ed utilizzano entrambi un linguaggio marcatamente
cultuale per esprimere tali richieste. Alcuni critici suggeriscono anche che Lv 17-26 possa essere collegato ad una
festa autunnale di rinnovamento dell'alleanza. Rappresentano entrambi uno stadio più antico rispetto alla grande
teologia della creazione della scuola P, che si sviluppò in conseguenza del crollo delle istituzioni religiose di Israele
nell'esilio.
Molto meno c'è da dire sul cosiddetto linguaggio apocalittico di Ez 38-39. Questa parte viene solitamente
considerata un'aggiunta più tarda, ma il quadro che vi viene tracciato di una grande battaglia cosmica fa ricorso ai
miti più antichi di una guerra combattuta dal guerriero divino (Ez 16,16) per stabilire ordine nella creazione,
piuttosto che a posteriori attese di un'era messianica.
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2:11
Tradizioni successive su Ezechiele. Basandosi su un fondamento storico molto esile, la leggenda ha collocato
la tomba del profeta Ezechiele nei pressi della città di Hilla, nell'Iraq centrale. Molto più interessante è vedere come
la riflessione più tarda cominciò a preoccuparsi del messaggio di Ezechiele. La prima preoccupazione fu relativa
alla descrizione mistica della visione divina nel Ez 1. Si sviluppò un gran numero di interpretazioni di dubbia
fondatezza, anche tra i primi rabbini, così che tutta una scuola di misticismo “Merkabah” (“del carro”) continuò a
sussistere nel giudaismo nelle varie epoche. Il Ez 1 fu bandito sia dalla lettura del profeta nella sinagoga b. Meg
4,10) che dallo studio del libro da parte delle scuole b. Hag 2,1). Solo più tardi fu ammesso, contro le opinioni dei
rabbini talmudici, come lettura profetica per il primo giorno di Pentecoste.
Lo stesso passo di Meg 4,10 testimonia una seconda riserva riguardo al libro: era troppo critico verso Israele. Il
rabbino Eliezer proibì la lettura del Ez 16 con i suoi abomini perché poteva offrire argomenti alle pretese dei
cristiani b. San 92b). I rabbini più antichi incontrarono serie difficoltà anche nel fatto che molte prescrizioni sul
Tempio in Ez 40-48 contraddicevano quelle del Pentateuco. I tentativi di conciliare i due testi portarono alla
decisione di attribuirlo nel futuro ad Elia b. Men 45a) o anche di riconoscere semplicemente le contraddizioni b.
Mak 24a).
2:12
La teologia del libro. Il libro di Ezechiele ha in comune con gli scritti dei profeti precedenti la convinzione che
Dio punisce la disobbedienza e l'infedeltà all'alleanza con la catastrofe politica Is 4-6 Ez 17; analogamente, egli
parla delle violazioni dell'alleanza con il linguaggio dell'adulterio e della prostituzione Os 2 Ez 16; 23. Egli
concordava certamente con Geremia sul fatto che Dio esigesse una fedeltà interiore all'alleanza sotto il dominio
babilonese piuttosto che una guerra per l'indipendenza fondata solo sull'orgoglio umano e su ragioni politiche;
Babilonia era uno strumento punitivo di Dio Ger 29 Ez 4; 21). Ciò che distingue il libro di Ezechiele dagli altri libri
profetici è il modo singolarissimo in cui il profeta sviluppa certi temi tradizionali: (a) la signoria di YHWH su tutte
le nazioni e su tutti gli eventi, (b) la sua santità (trascendenza), (c) l'insistenza sull'integrità sia morale che cultuale-
religiosa, (d) la responsabilità di ogni generazione nei confronti delle proprie azioni, ed infine (e) la convinzione
che Dio abbia intenzione di restaurare Israele per un dono assolutamente gratuito di misericordia.
(a) LA SIGNORIA DIVINA. La dottrina teologica del libro di Ezechiele emerge in modo chiarissimo nella formula
che chiude quasi ogni oracolo: “Sapranno (o 'saprete') allora che io sono il Signore”. Dio agisce negli eventi per
manifestare che lui solo ha il potere di punire e di ristabilire. L'attività divina rivela che YHWH prende veramente
sul serio la punizione del peccato, senza nello stesso tempo dimenticare mai la sua duratura promessa di
sollecitudine e di amore per Israele sancita nell'alleanza. Il libro di Ezechiele mette raramente in risalto l'aspetto
tenero di Dio (anche se questo è presente in Ez 16,1-14; 34,1-31) quando un oracolo può evidenziare il potere che
Dio ha di conseguire i propri fini. Soprattutto, la sollecitudine emerge nella capacità di YHWH di dare la vita
quando sembra che vi sia solo morte (Ez 37,1-14; 47,1-12).
(b) LA SANTITÀ DIVINA. Il libro di Ezechiele mette in rilievo la distanza tra le speranze e le azioni umane e la
volontà divina. Per esempio, il profeta viene regolarmente chiamato “figlio dell'uomo” per evidenziare la sua pura e
semplice condizione mortale, anche come portavoce di Dio. Analogamente, nella grande visione del carro celeste
egli vede solo “le sembianze” dell'“aspetto” di Dio (Ez 1,26). Infine, egli non usa il termine “Santo” di Isaia, ma
parla invece della santità del “Nome” di Dio (Ez 20,39; 36,20; 43,7; ecc). Poiché Israele porta il nome di Dio, non
deve profanare quel nome con la sua disobbedienza, facendo di Dio una vittima dell'abominio umano (Ez 20,30).
(c) ESIGENZE MORALI E CULTUALI. Il libro di Ezechiele prosegue le tradizioni di violenta protesta contro la
corruzione di Israele sia nell'ingiustizia che nel falso culto (Ez 5-6; 17-18; 20; 22). Ma per lo più le specifiche
trasgressioni menzionate sono relative al culto, compresa la profanazione del sabato (Ez 20,12-24), la celebrazione
del culto sulle alture (Ez 6,13; 20,28), e la contaminazione del santuario (Ez 23,37-38). Ezechielecomprese con
chiarezza che la radice dell'allontanamento di Israele da YHWH era una perdita di “conoscenza” di Dio e delle sue
leggi stabilite nell'alleanza. Il Ez 20 con la sua straordinaria storia dell'ostinazione di Israele fin dal tempo
dell'esodo, mette un punto fermo: Israele di fatto non seguì mai YHWH in maniera totalmente sincera – è sempre
stato ribelle! Dio diede le sue leggi e le sue norme per mettere il suo popolo in grado di servirlo fedelmente, ma
questo non fu sufficiente (Ez 20,40).
(d) RESPONSABILITÀ INDIVIDUALE. Sia Ger 31,29 che Ez 18,2 citano lo stesso proverbio sui padri che hanno
mangiato l'uva acerba, mentre i figli ne subiscono le conseguenze. Il Ez 18 quindi sviluppa questo insegnamento
abbozzando i casi di un padre, un figlio e un nipote. Si sostiene la tesi che ogni generazione dovrà assumersi la
responsabilità delle proprie decisioni. Ora è giunto il momento di agire per sconfiggere il male sia del passato che
del presente e di stare davanti a Dio per essere giudicati nella speranza di un futuro nuovo. I passi tematici sul
profeta come sentinella nei Ez 3; 33 si fondano su questa intuizione. Perché Ezechiele dovrebbe predicare se
nessuno lo ascolterà? La risposta sta nella duplice responsabilità implicita nel monito. Il profeta deve essere fedele
alla propria missione per mostrare la giustizia e la misericordia di Dio in azione, gli si presti o no ascolto. Il popolo
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può accettare o rifiutare il monito e la spiegazione del profeta, ma gli Israeliti devono portarne il peso. Dio
determinerà il castigo e la salvezza qualunque sia la risposta del popolo, ma le parole del profeta servono come
segno attuale di tutto quanto sta accadendo nella realtà e da lezione per tutte le generazioni future.
(e) PECCATO E GRAZIA. È chiaro che Ezechiele prende sul serio il peccato. Non solo considera lo spirito di
ribellione profondamente radicato nel cuore umano, ma nutre anche grandi aspettative sulla condotta umana di
fronte alla santità di Dio. Egli proclama anche che è possibile pentirsi (cf. Ez 16,54-63; 33,10-16). Tuttavia Dio non
agisce in conseguenza del pentimento del popolo, ma per la sua propria preesistente santità e per l'amore sancito
nell'alleanza (Ez 16,53.60-61; 20,40-44; 34,11; 37,1-14). Il Ez 36 sottolinea specialmente questa promessa divina:
Dio restaurerà Israele per la sua ira gelosa contro la derisione delle altre nazioni che scherniscono il misero destino
del suo popolo (Ez 36,6); ed agirà per amore del suo nome allo scopo di riaffermare la sua santità (Ez 36,22-23).
Allora egli darà a Israele un cuore nuovo e uno spirito nuovo, così che il popolo sarà capace di essere fedele (Ez
36,26-28; cf. 11,17-20). Il pentimento segue l'iniziativa di Dio di dare la salvezza perché Israele riconoscerà che
Dio ancora agisce a suo favore e, di conseguenza, gli Israeliti si vergogneranno della propria condotta (Ez 16,54;
36,32).

20:13
Il testo del libro. Generalmente il TM non presenta una quantità eccessiva di lezioni di difficile in-
terpretazione, se escludiamo le cosiddette ridondanze, che rappresentano più una questione stilistica che
unproblema linguistico-grammaticale o di intelligibilità. Spesso gli studiosi ricorrono alla versione dei LXX per
averne un aiuto. Il testo dei LXX, tuttavia, è piuttosto incongruente, con modi diversi di usare frasi ed espressioni
comuni in sezioni diverse; talora è vicino al TM e talora ne rappresenta una versione molto libera. La recente
ricerca indica che il testo greco rion è affatto omogeneo (L. MCGREGOR, The Greek Text of Ezekiel [Atlanta
1985]). Il testo dei LXX quasi certamente omette versetti che considerava ridondanti o che non capiva, in nome
della concisione e della chiarezza. Quanto più prolisso è il testo del TM, tanto più è coerente dal punto di vista
stilistico, ed è quindi più probabile che sia vicino all'originale.

20:14
Struttura. Il libro di Ezechiele si divide in tre stadi corrispondenti al ministero del profeta: oracoli di condanna
(cc. 1-24), oracoli contro le nazioni straniere (cc. 25-32), e oracoli di salvezza (cc. 33-48). Questo corrisponde ad
un programma in tre parti: la punizione divina di Israele, il preludio alla restaurazione mediante il castigo delle
potenze straniere che opprimono Israele, e la promessa a Israele di ricostituzione con un nuovo ordinamento.
Quest'ultima sezione a sua volta si compone di due parti: la promessa di un nuovo esodo e la conquista della terra,
cioè il ritorno dall'esilio (cc. 33-39), ed una nuova divisione della terra e la ricostruzione della città santa (cc. 40-
48). Il libro può essere strutturato come segue:

(I) Oracoli di condanna (1,1-24,27) (c) Il trono dei cherubini riappare (10,1-22)
(A) Vocazione alla profezia (1,1-3,27) (d) Oracolo di distruzione per la città (11,1-25)
(a) Visione di Dio (1,1-28) (D) Condanna di tutti: popolo e capi (12,1-14,23)
(i) Intestazione (1,1-3) (a) L'esilio imminente (12,1-28)
(ii) Visione del carro (1,4-28) (i) Tentativo simbolico di emigrare (12,1-16)
(b) Vocazione del profeta (1,28-3,1l) (ii) Il cibo degli esuli (12,17-20)
(c) Mandato di essere sentinella (3,12-21) (iii) Il proverbio del lungo giorno (12,21-28)
(d) Il profeta privato della parola (3,22-27) (b) Condanna dei profeti (13,1-23)
(B) Azioni simboliche e oracoli (4,1-7,27) (i) Falsi profeti (13,1-16)
(a) Tre azioni simboliche (4,1-5,4) (ii) False profetesse (13,17-23)
(i) Mappa dell'assedio; l'ordine di giacere sul (c) Idolatria e infedeltà (14,1-23)
fianco (4,1-8) (i) Punizione degli idolatri (14,1-11)
(ii) L'ordine di mangiare pane impuro (4,9-17) (ii) Necessità della rettitudine personale (14,12-
(iii) L'ordine di tagliare la barba (5,1-4) 23)
(b) Oracoli di condanna (5,5-7,27) (E) Allegorie e metafore di condanna (15,1-19,14)
(i) Oracolo contro Gerusalemme (5,5-17) (a) Allegoria della vite (15,1-8)
(ii) Oracolo contro i monti (6,1-14) (b) Gerusalemme come una moglie infedele
(iii) Oracolo contro l'intera terra di Israele (7,1- (16,1-63)
27) (i) Gerusalemme la prostituta (16,1-43)
(C) Visione della fine del Tempio (8,1-11,25) (ii) Le sue sorelle Sodoma e Samaria (16,44-
(a) Visione degli abomini del Tempio (8,1-18) 58)
(b) Gli angeli dello sterminio (9,1-11) (iii) L'alleanza ristabilita (16,59-63)
NUOVO GRANDE COMMENTARIO BIBLICO 40

(c) Allegoria delle aquile (17,1-24) (c) Il giorno del Signore per l'Egitto (30,1-19)
(d) Processo per la responsabilità individuale (d) Il braccio del Faraone (30,20-26)
(18,1-32) (e) Allegoria del grande cedro (31,1-18)
(i) Un proverbio per tre generazioni (18,1-20) (f) Lamento sulla rovina del Faraone (32,1-16)
(ii) Conversione e misericordia (18,21-32) (g) Lamento sulla discesa dell'Egitto allo Sheol
(e) Due lamenti su Sedecia (19,1-14) (32,17-32)
(i) La leonessa e i suoi cuccioli (19,1-9) (III) Oracoli di restaurazione (33,1-39,29)
(ii) Lo scettro di legno di vite (19,10-14) (A) Il profeta riceve un secondo mandato (33,1-33)
(F) Accusa e condanna (20,1-24,27) (a) Il profeta come sentinella (33,1-9)
(a) Storia dell'infedeltà di Israele (20,1-44) (b) Responsabilità individuale (33,10-20)
(i) Passato di ribellione (20,1-31) (c) Condizioni per la nuova terra (33,21-33)
(ii) Condanna divina (20,32-44) (B) Il buon pastore e le pecore (34,1-31)
(b) Oracoli della spada (21,1-37) (a) I cattivi pastori di Israele (34,1-10)
(i) Una spada contro il mezzogiorno (21,1-12) (b) Dio sarà il buon pastore (34,11-31)
(ii) La spada lucidata per lo sterminio (21,13- (C) I monti di Israele (35,1-36,15)
22) (a) Oracolo contro i monti di Edom (35,1-15)
(iii) La spada del re di Babilonia (21,23-32) (b) Benedizione dei monti di Israele (36,1-15)
(iv) La spada contro gli Ammoniti (21,33-37) (D) Santità divina e restaurazione di Israele (36,16-
(c) Accuse legali contro Gerusalemme (22,1-31) 38)
(i) Una città impura e sanguinaria (22,1-16) (E) Restaurazione del popolo di Israele (37,1-28)
(ii) L'ira divina si abbatte per punire (22,17-22) (a) Visione delle ossa aride (37,1-14)
(iii) Tutti gli strati sociali sono colpevoli (b) I due bastoni ricongiunti in uno solo (37,15-
(22,23-31) 28)
(d) Allegoria delle due sorelle (23,1-49) (F) Visione allegorica di Gog (38,1-39,29) -
(i) Allegoria di Oolà e Oolibà (23,1-35) (a) Attacco di Gog contro Israele (38,1-16)
(ii) Interpretazione per Gerusalemme (23,36- (b) Guerra di Dio contro Gog (38,17-23)
49) (c) Vittoria di Dio su Gog (39,1-16)
(e) Due segni della fine (24,1-27) (d) La gloria di Dio conosciuta da tutti (39,17-29)
(i) Allegoria della pentola che bolle (24,1-14) (IV) Il nuovo Tempio e il nuovo culto (40,1-48,35)
(ii) Morte della moglie di Ezechiele (24,15-27) (A) Descrizione del nuovo Tempio (40,1-43,27)
(II) Oracoli contro le nazioni straniere (25,1-32,32) (a) Dimensioni esterne del nuovo Tempio (40,1-
(A) Oracoli contro le piccole nazioni confinanti con 47)
Israele (25,1-17) (b) Descrizione del Tempio vero e proprio
(a) Oracolo contro Ammon (25,1-7) (40,48-41,26)
(b) Oracolo contro Moab (25,8-11) (e) Le stanze dei sacerdoti (42,1-20)
(c) Oracolo contro Edom (25,12-14) (d) Ritorno di Dio nel Tempio (43,1-12)
(d) Oracolo contro i Filistei (25,15-17) (B) Regole per il culto (43,13; 46,24)
(B) Oracoli contro Tiro (26,1-28,19) (a) L'altare degli olocausti (43,13-27)
(a) Tiro distrutta dall'ondata babilonese (26,1-21) (b) I ministri ufficiali (44,1-31)
(b) Naufragio di Tiro, la “grande nave” (27,1-36) (c) Divisione e uso della terra (45,1-17)
(c) Tiro, l'orgogliosa e la saggia (28,1-10) (d) Regolamentazione delle feste (45,18; 46,24)
(d) Lamento sulla caduta di Tiro (28,11-19) (C) Visione del corso d'acqua che scaturisce dal
(C) Oracolo contro Sidone (28,20-26) Tempio (47,1-12)
(D) Oracoli contro l'Egitto (29,1-32,32) (D) I confini della nuova terra (47,13-48,35)
(a) Condanna della superbia del Faraone (29,1- (a) I confini dell'intero paese (47,13-23)
16) (b) La porzione che spetta ad ogni tribù (48,1-29)
(b) Ricompensa di Nabucodonosor (29,17-21) (c) La nuova Gerusalemme (48,30-35)

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