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La vera pittura a tempera: alchimie e segreti
Bruno Pierozzi
http://www.webalice.it/inforestauro
Le pitture a tempera più antiche di cui abbiamo traccia in Italia sono quelle risalenti al periodo etrusco (le
decorazioni delle tombe etrusche). Purtroppo non ci sono giunte quelle di origine ellenica, ma sappiamo
che in Grecia la tempera fu comunque usata, come fu usata la tecnica dell’encausto (pigmenti mescolati a
caldo con la cera). Anche i romani conoscevano la tempera, come dimostrano alcune pitture parietali
pompeiane. Un esempio di raffinate pitture di epoca romana sia ad encausto che a tempera è costituito
dagli splendidi ritratti su legno ritrovati in Egitto nelle necropoli della zona del Fayum (secoli I ‐ III d.C.).
La tempera all'uovo fu usata nel periodo bizantino, in prevalenza nella pittura delle icone, ma ebbe il
massimo fulgore nel Rinascimento, anche se la pittura a tempera dei quattrocentisti non è generalmente ad
uovo puro. Infatti era già in uso un sistema di pittura, definito ad emulsione, dove all'uovo venivano
aggiunti oli, essenze e vernici. Lo stesso Cennini ci informa nel suo trattato che si facevano mescolanze di
colori con olio, ma che questo era un lavoro molto faticoso. Non fu dunque Van Eych a introdurre la pittura
ad olio in Europa, perché l'uso dell'olio era già acquisito da secoli, tanto che ne scrissero addirittura anche
Plinio e Vitruvio e successivamente nel Medio Evo Teofilo.
La tempera che aveva caratterizzato la pittura italiana del Rinascimento, fu lentamente soppiantata dalla
cosiddetta pittura ad olio, benché molti quadri della fine del '400, classificati nei musei come pitture ad
olio, siano nei fatti delle emulsioni a base d'uovo, rifinite con velature a vernice ed olio. A questo proposito
è significativo vedere presso la Galleria Nazionale d’arte antica di Roma di Palazzo Barberini, come due
opere di uno stesso artista del '400 siano state catalogate differentemente: la prima come pittura a
tempera e la seconda come pittura ad olio, quando nei fatti si tratta di emulsioni a base d'uovo in entrambe
i casi.
La tempera nei secoli successivi al Rinascimento fu spesso adoperata come base per le pitture ad olio.
Ricordiamo ad esempio nell'ottocento italiano la tempera del Fontanesi a base di tuorlo e gomma arabica.
Con questa tempera Fontanesi abbozzava i dipinti che poi ultimava a olio, la sua ricetta fu utilizzata in
epoca successiva dal pittore Carlo Carrà che ce l'ha tramandata. Hanno inoltre lavorato con la tempera
all'uovo ed emulsioni famosi artisti come: Boecklin, De Chirico, Annigoni e molti altri.
Cos'è la tempera
Per tempera ‐ o come si diceva in italiano arcaico "tèmpra" ‐ si intende il modo con cui mescolare e far
solidificare il colore attraverso l'uso di alcuni ingredienti. Il vocabolario della lingua italiana Zingarelli così
definisce la tèmpera o tèmpra: "mescolanza di colori nella colla o nella chiara d'uovo, per dipingere su
legno, gesso, tela e più specificatamente per le scene e decorazioni teatrali". Qui sono indicati come veicoli
la colla e la chiara dell'uovo. In realtà si commette un profondo errore, perché la chiara non è affatto
l'elemento base della vera tempera all'uovo, come fa ben notare anche Eric Hebborn nel suo libro "Il
manuale del falsario". La tempera alla chiara d'uovo fu invece largamente usata per la miniatura e per i
messali, nonché come vernice finale provvisoria, sfruttando la sua rapida capacità di essiccamento e
indurimento.
Tempera o gouache?
Nel corso del novecento il termine "tempera" ha perso il suo originario significato. Spesso recandoci dal
nostro coloraio di fiducia sentiamo qualche studente ‐ ma anche molti professionisti ‐ chiedere: "vorrei
qualche tubetto di tempera". In realtà costoro non chiedono dei colori a tempera, ma dei colori per
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gouache (o per guazzo come si diceva un tempo). Cioè una sostanziale e considerevole differenza tra
tempera e gouache che intendiamo illustrarvi brevemente al fine di eliminare ogni equivoco.
La pittura a guazzo o gouache, fu nei secoli scorsi molto utilizzata, sopratutto in Francia, per l’esecuzione
dei bozzetti preparatori per i lavori ad olio. Ma la sua diffusione è avvenuta a partire dall'ottocento, con il
suo largo impiego nella cartellonistica pubblicitaria. Consiste nell'uso di pigmenti mescolati con colla, o
gomma arabica (un tempo prevalentemente con la gomma dragante), e pigmento bianco ( in genere un
bianco gessoso, costituito da carbonato di calcio, come il cosiddetto bianco di Medoun.
La caratteristica del gouache è che si abbassa notevolmente di tono, dopo che il colore si è asciugato, la sua
praticità risiede invece nella rapidità con cui si può lavorare, specialmente quando occorre dipingere
soggetti destinati alla riproduzione tipografica (cartelli pubblicitari, manifesti ecc.), che grazie al breve
tempo di lavorazione e alla caratteristica opacità, ben si adattano alla riproduzione tipografica e anche alle
sollecitazioni del committente, che generalmente pretende il prodotto finito per il giorno precedente alla
commissione!
La tempera a colla
La tempera a colla ha avuto largo impiego in particolare nell'ambito della decorazione di pareti e più
recentemente per la scenografia. La preparazione di questa tempera avviene mescolando i pigmenti con
colle animali (colla di coniglio, colla di pesce, colla gelatina). La caratteristica positiva di questa tempera è la
grande luminosità, ma la materia è piuttosto fragile e inoltre soggetta a lasciare macchie asciugandosi. Per
le opere pittoriche si adatta in prevalenza per piccoli formati. La tempera a colla si prepara facilmente
mescolando i pigmenti con colla gelatina o di coniglio sciolta in acqua calda. Purtroppo i toni di questa
tempera mutano notevolmente dopo che il colore si è asciugato. Si possono fare delle buone tempere
anche con la colla di farina, di questa tempera troverete la ricetta più avanti.
La tempera a cera
Questa pittura è un sistema misto tra l'encausto e la tempera. Una sorta di encausto a freddo. Nel Medio
Evo fu sperimentata l'introduzione della cera e delle resine nella pittura a tempera. È certo che produce
una pittura molto resistente anche all'umidità. Per poter utilizzare questa tempera si doveva rendere la
cera miscibile con l'acqua e per tale scopo veniva utilizzata la calce in funzione di alcale. In età moderna si è
utilizzata allo stesso scopo l'ammoniaca.
La tempera all'uovo
La tempera dei quattrocentisti italiani ci è stata tramandata grazie al "Libro dell'arte" del pittore e scrittore
d'arte Cennino Cennini (1370‐1440). In questo trattato l’autore descrive come gli artisti del tempo
preparavano i supporti sui quali dipingere, come dipingevano, e particolarmente ‐ per quello che interessa
a noi ‐ come si faceva la tempera (capitolo LXXII).
Il Cennini spiega che ci sono due maniere di fare la tempera, una migliore dell'altra. La prima consiste nel
battere il tuorlo d'uovo con le mozzature dei rami di fico. Il liquido che fuoriesce dai giovani ramoscelli
tagliati va mescolato al tuorlo d'uovo in quanto ritarda l'essiccazione dei colori sulla tavolozza, favorendo la
coagulazione e la conservazione dell'uovo, pare inoltre che abbia un'azione antisettica.
Il secondo metodo indicato dal Cennini per fare la tempera è quello di mescolare il solo rosso d'uovo con i
colori, e questa tempera è per l'autore buona per dipingere su qualsiasi superficie: muro, tavola o ferro.
Se avete possibilità di visitare un museo o una chiesa che custodisce tavole del quattrocento, potrete
notare come il colore fosse steso per sovrapposizioni e rifinito a tratteggio finissimo. Ovviamente questa
pittura richiede grande pazienza e destrezza, che si acquisiscono con l'esperienza diretta, la cosa più
importante è non scoraggiarsi se i risultati iniziali non sono soddisfacenti.
I pigmenti
I pigmenti, sono anche chiamati comunemente "terre" in quanto la maggior parte dei colori tradizionali
(come quelli usati nella pittura parietale etrusca e romana) provengono da giacimenti naturali. L'alchimia
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prima e la chimica industriale poi, hanno aiutato l'arte con prodotti sempre più sofisticati e chimicamente
puri, che hanno permesso la produzione di colori su scala industriale. Ovviamente di per sé la produzione
industriale non garantisce il basso costo dei pigmenti, anzi come sappiamo alcuni colori hanno un costo
molto elevato a causa della difficoltà di fabbricazione. Nonostante ciò la tecnologia viene incontro alle
esigenze di chi non ha grandi possibilità economiche, attraverso la produzione di pigmenti affidabili, che
imitano i colori più costosi, in tal modo anche gli studenti possono esercitarsi con profitto senza spendere
troppo.
Per acquistare i pigmenti recatevi in una coloreria ben fornita, ma abbiate sempre presente le vostre
concrete necessità, senza farvi tentare dalla vasta gamma di colori a disposizione. Come ci ricorda Eric
Hebborn nel libro sopra citato, la tavolozza dei grandi artisti era costituita di pochi colori fondamentali.
Frans Hals e Rembrandt usavano una base di soli quattro colori.
La tavolozza di un artista e' generalmente composta da una serie di colori fondamentali e da altri accessori,
che si adoperano secondo le necessità. Vediamo quali sono i colori necessari per una tavolozza adeguata ad
affrontare qualsiasi lavoro.
Bianco
Bianco di Titanio (biossido di titanio + solfato di calcio + solfato di bario)
Il bianco comunemente usato per la pittura a tempera su tela e su tavola e' il bianco di titanio. La sua
qualità primaria sta nel fatto che copre benissimo e può essere mescolato con tutti i colori. ‐ Costo basso.
Bianco di Zinco (ossido di zinco)
Anche il bianco di zinco e' ottimo per la tempera, benché abbia come particolarità quella di essere più
trasparente del bianco di titanio, quindi con meno potere coprente. Non può essere mescolato con il giallo
di Napoli. ‐ Costo basso.
Giallo
Giallo di Cadmio (solfuro di cadmio e ossido di zinco)
E' un giallo che si trova in tre tonalità: chiaro, medio e scuro. Ha un ottimo potere coprente ma non va
mescolato con i colori a base di piombo, ne' con la terra di Siena, terra d'ombra, rosso cinabro, violetto
cobalto, nero avorio (quello chiaro), verde Veronese. ‐ Costo elevato.
Ocra gialla (ossido di ferro)
L'ocra e' una terra naturale che si trova in diverse gradazioni: gialla, dorata, avana. E' un colore solidissimo
fondamentale per i paesaggi e la figura. Non va mescolata con blu di Prussia, cinabro, giallo di cromo. ‐
Costo basso.
Terra di Siena naturale (ossido di ferro 60% con manganese di ossido 1%)
E' un colore simile al giallo ocra ma più intenso, utile per i paesaggi e le velature. Non va mescolata con il
rosso cinabro e il blu di Prussia. – Costo basso.
Giallo di Napoli (miscela di giallo hansa e bianco di titanio)
Il vero giallo di Napoli e' un colore a base di piombo e in base alle nuove normative per la tutela della salute
dei consumatori la sua produzione e' stata sostituita con una miscela composta da giallo hansa e bianco di
titanio. ‐ Costo basso
Giallo di cromo (cromato neutro di piombo)
Esiste in tre gradazioni: giallo limone, giallo medio e giallo scuro. Ha un forte potere coprente ma ha il
difetto di scurire a causa del piombo che contiene. Molto velenoso. Non va mescolato con il blu oltremare.
Colore da evitare. ‐ Costo basso.
Blu
Bleu oltremare (silicato d'alluminio e solfuro di sodio)
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E' l'attuale sostituto dell'azzurro di Lapislazzuli, oggi introvabile, e' un colore solido buono per tutti i sistemi
pittorici. Non va utilizzato con le tempere in cui e' presente l'aceto come conservante. Non va mescolato
con giallo di cromo e giallo di Napoli. ‐ Costo basso.
Bleu cobalto (alluminato di cobalto)
E' un azzurro molto solido che da' ottimi verdi nelle mescolanze con i gialli di cadmio, utilissimo nei
paesaggi. Non va mescolato con colori a base di ferro. ‐ Costo elevato.
Blu di Prussia (ferrocianuro ferrico)
E' un colore che mescolato insieme al bianco di titanio o di zinco da degli azzurri bellissimi. Ha però il difetto
di scurire con il tempo. Va mescolato solo con i gialli di cromo per comporre i verdi, non va mescolato
inoltre con le terre naturali, perché a base di ferro e con il rosso cinabro. Molto velenoso. Colore da evitare
sostituendolo con il blu di ftalocianina, molto solido e resistente. ‐ Costo basso.
Azzurro di ftalocianina (pigmento di ftalocianina PB 15)
Ha una gradazione di azzurro che può essere utile per sostituire il blu di Prussia che e' instabile alla luce e
nelle mescolanze con altri colori. E' un azzurro dal grande potere colorante, molto utile anche nella
tempera, particolarmente per le velature. ‐ Costo medio.
Rosso
Rosso di cadmio (solfuro di cadmio)
E' un rosso molto caldo, esiste in tre gradazioni: chiaro, medio, scuro. Non va mescolato con verde
Veronese, verde smeraldo, terra d'ombra e colori a base di piombo. ‐ Costo elevato.
Rosso Pozzuoli (sesquiossido di ferro anidro)
Detto anche: rosso inglese ‐ rosso Ercolano ‐ rosso di Venezia. E' una terra rossa dal grande potere
colorante, ottima per ogni genere pittorico. Non va mescolata con giallo di cromo, ne' blu di Prussia. ‐ Costo
basso.
Rosso Cinabro (solfuro di mercurio)
Il vero rosso Cinabro e' quello proveniente dalla Cina, praticamente introvabile. Il cinabro italiano e' quello
estratto dalle cave del Monte Amiata, bellissimo, ma dal costo proibitivo. Il cinabro e' detto anche
vermiglione. Non va mescolato con le terre, ocre, verde smeraldo, verde Veronese, blu di Prussia, blu
oltremare, giallo di zinco e giallo di cromo. Può essere sostituito con imitazioni dal prezzo più abbordabile. ‐
Costo molto elevato.
Lacca di Garanza (acido alizarico o alizarina + porporina)
E' detta anche lacca di alizarina, si estrae dalle radici della pianta "Rubia tinctora" ha colore rosso
trasparente leggerissimo, utile per le velature. Non va mescolato con verde smeraldo, verde Veronese,
terra di Siena, terra d'ombra, ocra, e colori a base di piombo. ‐ Costo medio alto.
Rosso quinacridone (pigmento quinacridone PV19)
E' un colore moderno, rosso trasparente, simile alla lacca di Garanza, utile per le velature. ‐ Costo medio.
Verde
Verde ossido di cromo (sesquiossido di cromo anidro)
E' un colore stabile, di grande potere coprente, con una tonalità calda, essenziale sopratutto nei paesaggi.
Non confondetelo con il verde cromo detto anche verde cinabro (miscela di Blu di Prussia e giallo cromo)
che a differenza del primo e' instabile e tende a scurire e dunque da evitare. – Costo basso.
Verde smeraldo (sesquiossido di cromo idrato)
E' un verde trasparente, utilissimo nei paesaggi e per le velature. Non va mescolato con lacche di Garanza,
gialli di cromo e cinabro. ‐ Costo medio alto.
Terra verde (silicati ferrosi e ferrici di potassio, manganese e alluminio più ossidi Fe, Mg, Al, K)
La più famosa e' la terra verde di Verona. E' un colore utilissimo, verde trasparente, a volte tendente più al
grigio, utilizzato prevalentemente nella pittura del quattrocento come sottofondo per l'incarnato delle
figure. ‐ Costo basso.
Verde di ftalocianina (ftalocianina clorurata)
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E' un verde frutto della moderna ricerca chimica, molto utilizzato per i colori acrilici. E' un colore
trasparente ma con un grande potere colorante. Può essere utilizzato in alternativa al verde smeraldo per
le velature. ‐ Costo medio.
Verde cobalto (ossido di cobalto e ossido di zinco)
E' in due tonalità, chiaro e scuro. Non va mescolato col giallo di zinco. E' un verde utile per i paesaggi ma dal
costo proibitivo, potete sostituirlo con il verde smeraldo. ‐ Costo molto elevato.
Bruno
Terra di Siena bruciata (ossido di ferro, silicati argillosi e impurità)
E' un marrone bruciato dal tono molto caldo, utilissimo nel paesaggio e nella figura. Non va mescolata con il
cinabro e con il blu di Prussia. – Costo basso.
Terra d'ombra naturale (ossido silicato doppio ferro 40%, ossido di manganese 15%)
E' una terra dal colore bruno verdastro utilissima nelle velature in particolare nei paesaggi e per i ritratti.
Meglio usarla pura per evitare che scurisca i colori con cui e' mescolata. ‐ Costo basso.
Terra d'ombra bruciata (ossido silicato doppio ferro 40%, ossido di manganese 15%)
E' una terra più corposa di quella naturale, con maggiore potere coprente, ottima per ogni genere pittorico.
Da usare con parsimonia nelle mescolanze, meglio a velatura. ‐ Costo basso.
Bruno Van Dyck (ossido di ferro)
E' un bruno molto solido e non velenoso. Utilissimo per comporre grigi. ‐ Costo medio.
Bruno di Marte (ossido di ferro precipitato)
Colore di grande solidità, utilissimo nella pittura di paesaggi. Non va mescolato con i gialli di cadmio e di
cromo. ‐ Costo medio.
Terra di Cassel (ossidi di ferro 1%, sostanze organiche 80%, ligniti e torba)
E' un colore utile nella pittura dei paesaggi, da usare puro. Mescolata con il bianco produce dei grigi molto
caldi. Con altri colori e' meglio evitare mescolanze per ridurre il pericolo di alterazioni. ‐ Costo medio.
Viola
Violetto di cobalto scuro (fosforo cobaltoso basico di cobalto)
Violetto di cobalto chiaro (arseniato di cobalto)
Colore usato sia puro che mescolato con blu e lacche rosse. Non va mescolato con colori a base di ferro. ‐
Costo elevato.
Violetto di manganese (pirofosfato manganoso ammonico ‐ fosfato di manganese)
E' un viola solido che può essere anche mescolato con colori a base di ferro. ‐ Costo medio alto.
Nero
Nero avorio (carbonio 10%, fosfato di calcio 84%, carbonati di calcio 6%)
Il nero cosiddetto di avorio e' in realtà oggi prodotto con le ossa animali. Ha un potere coprente molto
buono, ma non va mescolato con il giallo di cadmio chiaro, ne' con quello di cromo. ‐ Costo basso.
Nero di vite (carbone puro con piccole quantità di sali di potassio e sodio)
E' un nero che si ricava dalla bruciatura dei tralci della vite, oggi anche con altri alberi. E' un nero più freddo
come intonazione, ma stabile, di grande utilità. ‐ Costo basso.
Nero fumo (99% carbone elementare + carbonio amorfo + ossigeno, idrogeno, zolfo ed impurità)
Il nero fumo e' prodotto con i residui della combustione di idrocarburi. E' una materia molto fine, di grande
potere coprente e ne basta pochissimo per preparare il colore. ‐ Costo medio basso
Le superfici
Con la tempera si può dipingere su tutte le superfici tradizionali della pittura: tele, tavole e cartoni.
Anticamente si dava preferenza alla pittura su tavola, che per la sua solidità è il supporto più indicato per
questa pittura. Oggi disponiamo di molti altri supporti lignei resistenti e dal costo certamente più contenuto
delle tavole di legno massiccio di quercia o pioppo. Possiamo ad esempio comperare tavole di multistrato
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(purché non trattato chimicamente). Il multistrato è costituito da strati di legno incollati tra loro, il cui
spessore può variare da alcuni millimetri fino a più di 2 centimetri. Personalmente consiglio tavole che
vanno da uno spessore di 5 millimetri fino a un massimo di un centimetro, questo per evitare inconvenienti
quando dovrete far incorniciare i vostri lavori. Infatti se lo spessore supera il centimetro ci sono difficoltà a
trovare cornici adatte. Questo legno potete acquistarlo presso i grossisti che producono legni per il
bricolage. Potete anche acquistare dagli stessi rivenditori del truciolato, oppure della masonite, entrambe
buone per dipingere.
Se invece volete dipingere su tela, in alternativa alle tele già preparate, che trovate presso i negozi di belle
arti, potete comprare della tela grezza da pittura i cui prezzi variano rispetto alla qualità. La migliore tela è
quella di lino (che è la più costosa) e quella di canapa. C'è poi la tela di cotone (detta tela olona) di varia
trama: fine, media, grossa. La tela olona ha perciò il difetto di cedere, provocando a volte ai bordi del
quadro dei fastidiosi raggrinzimenti.
Infine abbiamo la tela di juta. Questa tela, un tempo molto impiegata per fare i sacchi, sebbene abbia un
costo contenuto, ha però una trama molto grossolana, utile per alcuni generi di lavori e non per altri. Se
fate una pittura molto descrittiva potete utilizzarla per piccoli formati, in quanto come la tela di cotone
tende a cedere se non è ben preparata. Personalmente la adopero dopo averla preparata con diversi strati
di colla e gesso.
In commercio si trovano inoltre dei buoni cartoni, semplici o telati, su cui si può dipingere sia ad olio che a
tempera. Se volete risparmiare potete preparare da voi i cartoni, comperando del cartone grezzo di colore
grigio, di quello adoperato dai rilegatori. Anche questo cartone si trova ‐ in vario spessore ‐ presso i negozi
che vendono carta da pacchi e per confezioni.
I pennelli
I pennelli per la tempera sono di pelo di martora. Il loro costo è elevato è quindi buona norma mantenerli
sempre puliti affinché abbiano lunga vita. Oltre ai pennelli di martora possiamo usare pennelli di nylon ‐ che
sono oggi di ottima qualità ‐ o di setola, questi ultimi necessari per stendere la tempera su ampie superfici.
Inoltre adopereremo due pennelli larghi di setola, uno per la preparazione delle tele e delle tavole e uno
per la verniciatura.
Ogni volta che usate il pennello per la preparazione delle tele o delle tavole bagnatelo con acqua e
strizzatelo prima di immergerlo nella colla o nel gesso e colla, così si preserverà il pelo, aumentando la sua
durata. Il pennello con il quale passate la vernice finale, se usate vernici naturali come la dammar o la
mastice, non va ripulito dopo l'uso ma lasciato seccare in posizione verticale. Quando ne avrete bisogno
basterà immergerlo qualche secondo in acquaragia o trementina per farlo tornare morbido e pronto
all'uso. Se adoperate vernici a base di resine sintetiche è invece buona norma pulire bene il pennello con
acquaragia e poi con acqua tiepida e sapone liquido.
L'imprimitura ‐ metodo moderno
Preparazione delle tavole
Tavole di legno e multistrato
Le tavole di legno e il multistrato si preparano facilmente nel modo seguente. Si da' sulla superficie una
mano di colla vinilica (Vinavil o simili) allungata in queste proporzioni: un cucchiaio di Vinavil per due
bicchieri d'acqua. Questa colla allungata ha la funzione di isolante e va data su entrambe le facce del
pannello di legno per impedire che si curvi dopo asciutto. Appena stesa su una faccia (asciuga presto)
datela sull'altro e mettetela orizzontalmente su una superficie a cui non aderisca, tipo un tappetino da
doccia, oppure poggiata ai quattro angoli su quattro spessori di plastica o di altro materiale che non faccia
presa, in modo da tenerla sollevata da terra. Una volta ben asciutta si prepara il fondo con bianco di
carbonato di calcio (calce spenta) in polvere e colla vinilica. Si versano due bicchieri di bianco di Medoun in
una vaschetta a cui si aggiunge un bicchiere d'acqua e due cucchiai di colla vinilica, se fosse troppo densa si
aggiunge un poco di acqua. Si mescola bene il contenuto e quando risulta ben omogeneo si passa la prima
mano dell'imprimitura su una faccia della tavola e poi sull'altra. Appena asciugata la prima mano, ma
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ancora umida, se ne passa subito una seconda, sempre su entrambe le facce. Se la tavola è spessa più di tre
millimetri si da' una mano di preparazione anche sui bordi. Dopo un giorno si può procedere a lisciare la
superficie con carta vetrata molto fine e a ripulirla con uno straccio umido. Se trovate che la superficie sia
troppo assorbente potete renderla meno assorbente nel modo seguente. Passate sulla superficie una o due
mani di pittura lavabile, magari leggermente colorata (grigia, ocra o rossastra) scartavetrate leggermente e
pulite. Eseguite il disegno e fissatelo con una mano di fiele di bue o con una di latte.
Cartoni e compensati
Una preparazione semplice e veloce per i compensati e i cartoni può essere fatta in due modi: o con due
mani di pittura lavabile su entrambe le facce del pannello, oppure passando due mani di buona cementite
allungata con un poco di acquaragia o trementina. Quando la preparazione sarà ben secca si scartavetra
con carta smeriglio.
Masonite
La masonite si prepara nel modo seguente. Si sgrassa la superficie (la faccia liscia) con un batuffolo di ovatta
intinto in una mistura composta da due parti di alcool puro e una parte di ammoniaca. Quando la superficie
è asciutta si passa della carta vetrata fine e quindi si prepara come si preparano le tavole e i cartoni.
Il metodo classico
Le colle
Nel metodo tradizionale si usano prevalentemente le colle animali: colla di coniglio, colla di pesce, colla di
bue, ovvero da falegname ‐ detta anche colla cervione. È comunque possibile utilizzare anche la colla di
caseina ricavata dagli scarti della produzione casearia di latte e formaggi. Vi è infine la colla a base di farina
di grano o di segala, un tempo molto utilizzata dai pittori veneti, con la stessa colla è possibile anche
preparare delle ottime tempere a colla.
La colla di coniglio è per unanime consenso la migliore perché è la più elastica. La colla di pesce ‐ più
delicata ‐ è oggi sostituita dalla colla di gelatina, la stessa utilizzata per uso alimentare. La cosiddetta colla di
bue o da falegname, prodotta con ossa animali, è più tenace ma anche più rigida delle altre due, quindi
adatta in particolare per le tavole, benché avendola adoperata in piccole quantità per la preparazione di
tele, non ho riscontrato, dopo molti anni, alcun danno.
La colla di caseina va bene invece soltanto per la preparazione delle tavole, delle masoniti e dei cartoni, in
quanto effettivamente troppo rigida. La colla di coniglio e quella di bue per adoperarle devono essere
prima poste a bagno in acqua per una notte. La proporzione generale è di una parte di colla per sette di
acqua (un bicchierino di colla per sette di acqua), oppure di 20 grammi di colla di coniglio in polvere in un
quarto di litro di acqua.
Questa proporzione va bene sia per lo strato di colla preparatorio, usato come isolante, che per quello
dell'imprimitura con il gesso. La colla, il giorno dopo averla messa a bagno, si sarà gonfiata. Prendetela e
mettetela in un recipiente metallico o di ceramica posto a bagnomaria in una pentola con acqua, a fuoco
dolce. Mescolate bene e vedrete che si scioglierà totalmente in pochi minuti, trasformandosi un liquido
color nocciola. Si da' una mano di questa colla molto calda (ma non deve bollire), sulle due facce della
tavola. Una volta ben asciugata si da una scartavetrata alla superficie, quindi si può passare la prima mano
di gesso e colla.
La colla gelatina in fogli si prepara così. Si mettono tre fogli di colla in un recipiente e si versa un bicchiere
d'acqua fredda. Dopo cinque minuti i fogli sono già molli e pronti per essere sciolti completamente a
bagnomaria, mescolando continuamente il preparato. Potete anche comperare la gelatina alimentare in
busta, che si trova facilmente dal droghiere o al supermercato, in confezioni da 11 grammi. Versate il
contenuto di due pacchetti in un recipiente aggiungendo sette parti di acqua fredda. Attendete cinque
minuti per farla gonfiare e poi riscaldatela a bagnomaria. Con questa colla potete dare la mano isolante di
colla sul supporto che usate e poi fare l'imprimitura con il gesso. Ricordate comunque che questa colla è
molto meno resistente della colla di coniglio ed è più adatta alle tele che alle tavole.
La colla di caseina si scioglie a fuoco dolce, nella proporzione di 100 grammi di colla per un litro di acqua.
Sempre mescolando durante l'operazione si aggiungono un poco alla volta 25 grammi di ammoniaca e a
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fine operazione 50 grammi di glicerina per rendere meno rigida la colla. Prima di utilizzarla filtratela con
una garza. Essendo una colla che secca rapidamente va adoperata in tempi brevi. Il pennello dopo l'uso va
ben lavato, per evitare che diventi inservibile.
La colla di farina di grano si prepara con queste proporzioni: un cucchiaio raso di farina in un bicchiere
d'acqua. Si mette la miscela in un recipiente a fuoco dolce e si mescola continuamente finché la colla è
pronta. Una variante a questa ricetta può essere fatta introducendo della trementina veneta con queste
proporzioni: 3 o 4 parti di colla e 1 parte di trementina veneta. Con questa colla si può fare l'imprimitura e
si possono temperare i colori.
Il gesso da doratore e la calce spenta
Nella preparazione classica si mescola della colla con il gesso di Bologna detto anche da doratore, o anche
con il cosiddetto bianco di Meudon (calce spenta) di quella che si usa per gli intonaci. La proporzione è la
seguente: due bicchieri di gesso per uno di colla calda. Con questo preparato ben caldo si fa la preparazione
delle tavole e delle tele. Per le tavole si danno dalle due alle sei mani su entrambe le facciate, (così
eviterete anche che i tarli possano intaccare il retro del pannello). Se volete dare una particolare
consistenza all’imprimitura delle tavole, potete aggiungere nella colla calda un cucchiaino di allume. Al
composto può essere anche aggiunta una piccola quantità di pigmento bianco (bianco di zinco o di titanio)
per rendere più consistente e bianca la superficie. Una variazione della precedente ricetta può essere fatta
aggiungendo alla colla calda una parte di calce spenta e una parte di gesso di Bologna, questo composto
evita l’estrema rigidità del solo gesso e la troppa duttilità della calce spenta. Volendo potete dare una
leggera coloritura all’imprimitura, aggiungendo al preparato una piccola quantità di pigmento di vostro
gradimento, generalmente si usa un poco di nero fumo o di ocra rossa. Se volete una superficie poco
assorbente, potete passare sulla superficie della tavola o della tela, l’emulsione all’uovo con la quale
dipingerete, purché sia allungata con due terzi di acqua. Ricordatevi di passare questa emulsione soltanto
dopo aver eseguito il disegno e averlo fissato. Questo perché sarebbe altrimenti impossibile disegnare con
il carboncino o la matita sulla superficie trattata con l’emulsione. Ricordate inoltre che l’emulsione deve
essere sempre quella con la quale si dipinge e non di altro tipo.
Un altro sistema di preparazione delle tavole è quello di ricoprirle con della tela fine. Si procede nella
seguente maniera. Si stende preliminarmente sulla tavola una mano di colla, sia sulla facciata che si dipinge
sia sul retro e si fa asciugare bene. Quindi si taglia della tela fine di mussola in misura tale da coprire una
buona porzione del retro del pannello e la si incolla. Si stende la colla sulla tela badando che non si formino
pieghe o bolle d’aria, in caso vi siano bolle o pieghe alzatela e incollatela di nuovo, pigiando con il palmo
delle mani affinché aderisca perfettamente. Si ripiega con cura la tela agli angoli e la si incolla
accuratamente.
Va adoperato lo stesso tipo di colla, sia quando si stende la mano isolante, sia quando si incolla la tela.
Preparazione delle tele
Le tele si preparano nel modo seguente. Si monta il telaio e utilizzando una squadra da disegno si verifica se
ogni angolo interno del telaio è diritto. Potete anche misurare la diagonale con un metro flessibile, se le
diagonali coincidono il telaio è ben montato. Si poggia il telaio sulla tela e si taglia una parte di tela
sufficiente a coprire il retro di ogni lato del telaio. Si mette una graffetta di metallo con una pistola
sparapunti, come quelle usate dai tappezzieri, al centro di uno dei lati posteriori del telaio e uno al lato
opposto. La tela deve essere abbastanza tesa, ma non tesissima, in quanto si tenderà molto con
l’imprimitura. Si mettono le graffette completando un lato, piegando la tela agli angoli e fissandola, si fa la
stessa cosa sul lato opposto e così si procede per gli altri due lati. Una volta montata la tela si procede a
passare la prima mano di colla. Potete utilizzare anche qui o il metodo classico o quello moderno. Le chiavi
del telaio devono essere messe agli angoli soltanto dopo che la tela preparata si sia ben asciugata, ricordate
che le chiavi costituiscono l’ultima speranza, nel caso in cui la tela dopo la preparazione abbia ceduto agli
angoli, Il loro scopo infatti è quello di tendere la tela ‐ a cui abbiamo dato l’imprimitura ‐ nel caso in cui si
fosse un poco allentata.
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Metodo moderno
Si dà alla tela una mano di colla vinilica allungata come per le tavole. Si lascia asciugare e poi si provvede a
dare due mani di imprimitura come per le tavole. Una volta asciugata si scartavetra e si pulisce con uno
straccio. Dopo aver disegnato si dà una mano di colla allungata con acqua per rendere meno assorbente la
tela.
Altre ricette moderne sono le seguenti. Dopo aver dato la mano di colla sulla tela grezza si lascia asciugare e
si scartavetra leggermente con carta smeriglio fine, quindi si passano due mani di cementite, o in
alternativa due mani di gesso acrilico, e poi si scartavetra di nuovo. Su queste basi non c’è bisogno di
passare l’emulsione a base d’uovo allungata con acqua come per le superfici a base di gesso.
Metodo classico
Si prepara la colla di coniglio (la migliore per le tele) nel modo già sopra indicato e si dà una mano sulla tela.
Si lascia asciugare e poi si danno due mani di imprimitura preparata con colla e gesso da doratore o di
bianco di Meudon, a cui sarà aggiunto un poco di bianco di zinco o di titanio in polvere. Per rendere questo
preparato più elastico (la tela non è rigida come la tavola) potete versare uno o due cucchiai di latte e
mescolare bene. La tela una volta asciugata (va tenuta orizzontalmente) si scartavetra con carta smeriglio
fine, si pulisce la superficie, e si da una mano di colla allungata. Quindi si disegna e si fissa il disegno. Per
renderla meno assorbente si passano, come già descritto, due mani di emulsione a base d’uovo allungata
oppure una mano di colla. A questo punto potete inserire le chiavi agli angoli del telaio.
Per preparare la tela di sacco (juta) vi consiglio questo metodo. Prendete la tela e montatela sul telaio,
utilizzando un telaio non superiore al formato 50X70 in quanto altrimenti diventa difficile prepararla. In
questo caso tendete bene la tela già quando la montate sul telaio. Quindi date una mano di colla, sciolta a
bagnomaria e abbastanza densa (va aumentata leggermente la proporzione indicata in precedenza) perché
copra bene la trama della tela che è abbastanza larga. Fate asciugare, per una intera giornata e quindi
passate all’imprimitura come già illustrato precedentemente, passandone almeno due mani in quanto la
trama della juta è molto grossolana e per coprirla bene occorrono almeno due mani di imprimitura
piuttosto densa. Dopo averla fatta asciugare si passa della carta vetrata fine e una mano di colla allungata.
Si fa asciugare di nuovo, si disegna e poi si passano due mani di emulsione all’uovo con cui dipingete,
allungata con due terzi d’acqua. In pratica questa imprimitura è più simile ad un intonaco che alla comune
tela. La particolarità è che i colori assumono l’aspetto leggero e dai toni chiari simili alla tempera a muro e
all’affresco. Su questa preparazione potete dipingere con qualsiasi tempera. Poiché questa superficie
rimane assorbente, anche dopo dipinta, è consigliabile non verniciarla, anche perché la verniciatura
guasterebbe i toni chiari e delicati che sono l’aspetto particolare di questa pittura.
Gli oli
Olio di lino crudo
L’olio di lino è molto usato nella pittura ad olio in quanto più rapido nell’essiccamento. È utile anche
preparazione delle emulsioni per le tempere, ma sempre in quantità limitate. Ricordate che il miglior olio di
lino da pittura è quello spremuto a freddo ed è abbastanza costoso, lo trovate soltanto nei negozi di belle
arti.
Olio di lino cotto
È prodotto portando ad ebollizione l’olio di lino crudo. È generalmente adoperato per la fabbricazione di
vernici industriali, e per la lucidatura dei legni; può essere utilmente impiegato nelle emulsioni per la
tempera, purché in quantità limitata, in quanto altrimenti tende a far scurire i colori. Anche in questo caso
diffidate dall’acquisto di un olio cotto qualsiasi, perché questi oli cotti sono preparati con bolliture leggere e
spesso possono contenere additivi ed essiccanti pericolosi per i colori. Comperate perciò del buon olio di
lino cotto soltanto dai venditori di materiali per belle arti. Dell’ottimo olio di lino cotto per pittura è
prodotto dalla Talens.
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Stand‐oil
È l’olio di lino polimerizzato, risultato della bollitura in assenza d’aria. È molto usato nelle emulsioni di
tempere che contengono vernici, in quanto rende il preparato più elastico. È inoltre utile nella preparazione
delle vernici finali.
Olio di papavero
Meno siccativo dell’olio di lino, ha comunque il pregio di essere più fluido e chiaro. È molto utile nella
preparazione di emulsioni e di medium per la pittura a olio.
Olio di noce
Nei secoli scorsi è stato largamente impiegato nella pittura ad olio. L’olio di noce oggi messo in commercio
è purificato e dal colore chiaro, quindi ben utilizzabile anche nelle emulsioni a tempera in sostituzione
dell’olio di papavero o di lino.
Olio di lino modificato
C'è ora in commercio uno speciale olio di lino modificato, utilizzato per la tecnica della pittura con colori ad
olio diluibili in acqua. Questo olio che ha la caratteristica di amalgamarsi perfettamente con l'acqua può
essere utilizzato in sostituzione degli oli tradizionali nelle emulsioni per la tempera che prevedono l'uso di
olio.
Consigli utili
La cosa più importante, quando si lavora a tempera, è la pulizia degli strumenti. Lavorando con la tempera
all’uovo dobbiamo sempre avere presente che stiamo adoperando un prodotto organico, che subisce in
tempi rapidi un processo di decomposizione. È quindi necessario pulire bene tutti gli accessori e in primo
luogo la boccetta o il vasetto dove teniamo il preparato a base d’uovo. Bisogna lavarlo dopo l’uso con acqua
saponata e poi disinfettarlo con dell’alcool denaturato e lasciarlo aperto ad asciugare. Così pure faremo con
la tavolozza sia essa di plastica o di ceramica. I pennelli devono essere ben puliti con sapone neutro e
risciacquati a fondo in acqua tiepida. I pennelli di martora devono essere tenuti in perfetto stato evitando
che si sfibrino e perdano la punta. Per fare ciò dopo averli lavati con acqua e sapone, togliete l’acqua
residua e passate una soluzione leggera di gomma arabica sul pelo, in modo da mantenere la forma ben
appuntita. Quando ne avrete necessità basterà immergerli pochi secondi in acqua tiepida per togliere la
gomma arabica e renderli prontamente utilizzabili. Per quanto riguarda il fissativo per il disegno sulla tavola
o sulla tela, evitate fissativi a base di gomma lacca o colofonia perché possono produrre il distacco della
pittura dalla superficie preparata. Utilizzate invece del comune latte o del fiele di bue.
A base della tempera, c’è un prodotto organico naturale costituito dall’uovo. Sarebbe buona cosa poter
innanzitutto disporre di uova di giornata, ma poiché la maggior parte degli artisti vive in città e non ha un
pollaio, dovremo accontentarci delle uova acquistate al mercato o nel negozio di alimentari, confidando
nell’onestà del rivenditore. Se non altro le uova oggi messe in commercio portano la data di scadenza e
questo può in qualche modo aiutarci. Sappiate comunque che è meglio averle più fresche possibile. La
prima operazione da affrontare è quella di separare il tuorlo dall’albume. Mettetevi sopra ad un lavabo,
prendete l’uovo e rompetelo a metà, facendo passare il rosso da una metà all’altra del guscio. Ci serviremo
soltanto del tuorlo, lasciando colare via tutto l’albume. Poiché però in genere una parte dell’albume rimane
aderente al tuorlo, useremo un foglio di carta da cucina per mettervi sopra il tuorlo facendo attenzione a
non romperlo. Fate rotolare delicatamente il tuorlo, che pian piano perderà ogni residuo di albume, poi
prendetelo sempre delicatamente in una mano e praticate una piccolo foro sulla pellicola protettiva della
sua superficie con uno stuzzicadenti, o con qualsiasi oggetto con una punta fine, facendo colare il
contenuto del tuorlo in un vasetto di vetro con tappo ermetico, del tipo di quelli usati per i sughi pronti o
per i sottaceti. Se il tuorlo si rompe subito appena lo mettete sulla carta, vuol dire che l’uovo non è molto
fresco, perciò ripetete l’operazione. Conviene sempre avere una confezione di quattro o sei uova. Una volta
fatta questa operazione aggiungete al tuorlo una quantità di acqua (demineralizzata o distillata) di quella
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che trovate comunemente anche al supermercato, pari a due cucchiai. Chiudete bene il vasetto con il tappo
e agitate con forza. Il presente composto in sé è già pronto per l’uso pittorico, ma dovete anche pensare
che state lavorando con un prodotto organico, che particolarmente nei mesi caldi è soggetto ad un
processo abbastanza rapido di alterazione. Per evitare questo inconveniente potete aggiungere al liquido
un cucchiaino di aceto, o meglio ancora, un cucchiaino di un liquore (grappa, brandy o altro liquore) purché
abbia una gradazione di almeno 40° e non contenga zuccheri. In alternativa all’aceto e alla grappa si
possono mettere due gocce di essenza di lavanda o di garofano. Chiudete di nuovo il vasetto, agitate bene
e fate riposare per una decina di minuti il tutto. Sappiate comunque che se adoperate come conservante
l’aceto, dovrete evitare l’uso del blu oltremare, in quanto annerisce a contatto dell’acido acetico. Ora siete
pronti per fare quella che in gergo si definisce mestica, ovvero la mescolanza del preparato con le polveri
colorate.
Le polveri secondo la tradizione vanno prima bagnate con acqua per farne del “colore in pasta” ‐ per
intendersi ‐ solido come quello che esce dai tubetti. Tale colore in pasta andrebbe tenuto pronto in vasetti
di vetro, coperto d’acqua e chiuso ermeticamente. Personalmente sconsiglio tale pratica, a chi non può
dipingere quotidianamente. Anche perché il colore nei vasetti è soggetto allo sviluppo di muffe, se non è
trattato con piccole quantità di prodotti antimuffa, come l’acido fenico o la canfora. Evitate dunque di
complicarvi la vita e procedete in modo più semplice. Preparate il colore necessario in ogni seduta,
“macinando” come si dice in gergo, le polveri direttamente con l’emulsione a base d’uovo. Se il composto
risultasse troppo forte, aggiungete piccole quantità d’acqua distillata con un contagocce. Questo metodo
mi ha dato sempre buoni risultati ed il colore non ha mai avuto problemi di alcun tipo. Per mescolare il
pigmento con l’emulsione, potete utilizzare un vecchio pennello di setola di piccolo formato,
risciacquandolo e asciugandolo su un panno o un tovagliolo di carta, di volta in volta, dopo aver mescolato i
pigmenti.
Questa tempera a base di solo tuorlo una volta seccata con il tempo diviene insolubile nell’acqua, quindi
molto resistente, al contrario le emulsioni contenenti oli e vernici rimangono idrosolubili.
Pigmenti facili e difficili
La mestica come già detto è il procedimento con il quale si mescolano i pigmenti con il preparato a base
d’uovo. Come potrete osservare alcuni pigmenti si mescolano facilmente con l’emulsione a base di tuorlo
d’uovo, ad esempio: il bianco di titanio, il verde ossido di cromo, le terre naturali in genere; altri hanno
difficoltà in quanto sono costituiti da polveri finissime simili al talco e richiedono allora una diversa base di
preparato. Tra questi indichiamo: lacche rosse, blu di Prussia, nero fumo, blu oltremare, terra di Cassel. In
tal caso si può agire in due modi. Nel primo bagnando i pigmenti con alcool puro e poi dopo aver
addizionato qualche goccia d’acqua, mescolarli con l’emulsione; oppure adoperando la chiara dell’uovo,
come illustrato più avanti. Per le emulsioni che contengono olio e vernici non ci sono invece questi
problemi, quindi anche i pigmenti “difficili” possono essere trattati direttamente con il preparato con cui si
mescolano tutti gli altri colori.
Una cosa importante è verificare il grado di aderenza e flessibilità della mestica. Per farlo basta passare
qualche pennellata del colore da voi preparato su una superficie non assorbente, come una lastra di vetro o
una mattonella di ceramica. Se il colore dopo che si è asciugato si sfarina vuol dire che il legante è troppo
debole e quindi occorre meno acqua, se invece forma delle crepe vuol dire che è troppo denso e va
allungato con acqua.
N.B. In tutte le tempere contenenti il tuorlo d’uovo il conservante ‐ se alcool puro o grappa ‐ va sempre
aggiunto per ultimo, perché a contatto diretto con il tuorlo lo renderebbe inservibile.
La tempera con latte di fico
Una delle qualità di un artista deve essere la volontà di sperimentare. Avevo già accennato che il Cennini ci
ha tramandato la tecnica della tempera con rosso d’uovo e mozzature di cime di fico. Ebbene se avete
sottomano un albero di fico potete provare con soddisfazione questa tempera. Ecco come procedere:
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Potete tagliare alcuni ramoscelli verdi con un temperino, senza causare danni irreparabili alla pianta,
oppure più facilmente, potete staccare dal ramo le foglie più giovani del fico. Come vedrete fuoriesce
subito del liquido bianco alla base del gambo, questo è il famoso latte di fico. Riunite le foglie a mazzetto,
ne bastano sette o otto, mettetele poi con il gambo in basso in un vasetto di vetro. Vedrete che le prime
gocce di latte di fico coleranno nel fondo del vasetto. Appena siete a casa tagliate i gambi con un paio di
forbici in tanti pezzetti e metteteli nello stesso vasetto dove avete fatto colare il liquido. Aggiungete ora
due cucchiai e mezzo di acqua demineralizzata o distillata e lasciate a macerare per qualche ora le
mozzature. Quindi togliete i pezzetti di gambo con un cucchiaino e aggiungete questo liquido al tuorlo
d’uovo, che avrete preparato a parte nel modo già indicato. Per conservare la tempera aggiungete un
cucchiaino di aceto o di grappa. Tappate il vasetto con tappo a vite e agitate bene. Lasciate riposare una
mezzora e poi temperate i pigmenti con questa emulsione.
Il pregio di questa tempera è che aderisce perfettamente alla superficie da dipingere e vi dà modo di
sovrapporre i colori senza pericolo di portare via lo strato sottostante, inoltre mantiene il tono del colore ed
ha grande luminosità. Per facilitare maggiormente l’adesività potete passare una mano di fiele di bue sulla
superficie già disegnata e fissata, così favorirete ulteriormente l’aderenza e la luminosità degli strati di
colore.
Estrazione e conservazione del latte di fico
Si può estrarre e conservare il latte di fico in questa maniera. Si colgono in primavera le giovani foglie
dall’albero di fico (da 8 a 10 foglie) si mettono in un recipiente con una soluzione composta da 10 parti
d’acqua distillata e una di alcool puro. Si copre il contenitore affinché non vi entrino impurità e si lasciano a
macerare le foglie per 5 ‐ 6 giorni. Si produrrà una sorta di fermentazione e il liquido così ottenuto andrà
versato, filtrandolo con un pezzo di tela fine, in una bottiglia ben tappata. Per favorire la fluidità del
preparato che andrà addizionato al tuorlo, potete aggiungere un cucchiaino di miele. Con questo latte “a
lunga conservazione” potremo fare le emulsioni con l’uovo.
La tempera a base di tuorlo e gomma arabica
Non avendo a disposizione un albero di fico cui tagliuzzare le cime per estrarre il famigerato latte di fico ‐
indicato dal Cennini ‐ si può ovviare a questo inconveniente preparando una tempera a base di tuorlo
d’uovo e gomma arabica, che ha proprietà simili. È una tempera di grande luminosità e trasparenza e la sua
preparazione è molto semplice. Comperate presso una coloreria ben fornita della gomma arabica in polvere
o in grani, prendetene 30 grammi e fatela sciogliere in due terzi di un bicchiere d’acqua distillata. Appena la
gomma si è completamente sciolta ‐ potete scioglierla più facilmente a bagnomaria ‐ versate il liquido
filtrandolo con un panno di tela fine in un altro recipiente e lasciatelo freddare. Appena fredda aggiungete
la gomma al tuorlo d’uovo, che avrete versato nel vasetto di vetro per le emulsioni, quindi versate un
cucchiaino di liquore (grappa, brandy) perché il tutto si conservi. Chiudete bene il recipiente, agitate e fate
riposare il preparato alcuni minuti, quindi temperate i pigmenti.
Avete anche un’altra possibilità, potete acquistare la gomma arabica liquida già preparata per la pittura ad
acquerello. In questo caso si ottiene una ottima emulsione mescolando al tuorlo d’uovo un cucchiaio di
gomma arabica liquida e aggiungendovi un cucchiaio di acqua demineralizzata o distillata e un cucchiaino di
grappa.
N.B. Evitate comunque di mescolare i colori con “gomme arabiche” liquide per uso non pittorico, come
quelle che si usano negli uffici, perché sono costituite da resine sintetiche o da gomme di scarsa qualità che
produrrebbero gravi danni al vostro lavoro.
Se invece avete la fortuna di avere un giardino o un orto in cui vi siano alberi di ciliegio, pesco, susino,
albicocco ecc. potete esercitarvi nel raccogliere la gomma essiccata che trasuda in primavera ed estate dai
tronchi di questi alberi da frutto. Questa gomma ha le stesse identiche proprietà della gomma arabica, anzi
quella di ciliegio è ritenuta migliore di tutte. La gomma va ripulita dai sedimenti e mantenuta in recipiente
ben chiuso. All’occorrenza potete usarla procedendo come indicato per la gomma arabica.
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Tempera all’albume
L’albume si può utilizzare assoluto, sia per mesticare i pigmenti con cui si ha difficoltà a lavorare in quanto
non assorbono l’acqua, sia per dipingere. L’albume dell’uovo si prepara nel modo seguente. Si rompe
l’uovo, questa volta gettando via il tuorlo e versando la chiara in una tazza di ceramica. Si prende un
cucchiaio e si batte la chiara energicamente per alcuni minuti, come si fa per fare la frittata. Quindi si lascia
l’albume a riposare per almeno una mezzora, indi si toglie la schiuma con il cucchiaio e si utilizza il liquido
rimasto per mesticare i colori, che verranno poi mescolati ulteriormente con il medium a base di tuorlo
d’uovo.
Se invece si intende dipingere con il solo albume dovete sapere che questo va bene per opere di
piccolissime dimensioni, in quanto dà una materia molto più cristallina di quella ottenuta con il tuorlo,
facile a screpolarsi e difficile da lavorare. Le sovrapposizioni di colore sono inoltre più faticose, a causa della
persistente trasparenza. Comunque, se volete utilizzarlo per la preparazione di tutti i pigmenti, dovete far
riposare il liquido per una notte e usarlo il giorno successivo dopo averlo depurato della schiuma. A questo
liquido aggiungerete un cucchiaino di miele o di glicerina e uno di grappa. Troverete alcune ricette per
questa tempera più avanti.
Tempere magre e tempere grasse
Nel suo utilissimo “Piccolo trattato di tecnica pittorica” Giorgio De Chirico ha illustrato la differenza tra
tempera magra e tempera grassa. La prima è la tempera in cui non compare nessun additivo oleoso, né
vernice, la seconda è la tempera alla quale viene addizionato al tuorlo o all’uovo intero un certo
quantitativo di olio e a volte di vernice. Dunque sono da considerarsi tempere magre: le tempere con solo
uovo, con latte di fico, con uovo e gomma, e le tempere a colla.
Le tempere grasse ‐ dette anche emulsioni ‐ forse non hanno l’intensità luminosa delle tempere a colla e di
quelle a uovo puro o uovo e gomma, ma sono certamente più resistenti delle tempere magre e inoltre
cambiano meno di tono dopo verniciate. Esistono in questo campo una varietà infinita di ricette e proprio
questa varietà rende simile la pittura a tempera all’arte culinaria. Anche con la pasta infatti si possono fare
infinite ricette ma la base ‐ nel nostro caso l’uovo ‐ rimane sempre la stessa.
L’esperienza sviluppata in anni di lavoro con la tempera, avendo provato ricette di ogni tipo, mi ha
comunque portato a scegliere le emulsioni meno complesse. Oltre alle ricette base sopra illustrate, ho
ottenuto brillanti risultati anche con le tempere appresso indicate. Le principali qualità di queste tempere
risiedono nella facilità di preparazione, nella luminosità, nella resistenza, nel mantenere il tono dopo essere
state verniciate.
N.B. Gli ingredienti di tutte le tempere presentate vanno addizionati seguendo sempre l’ordine di
successione
La ricetta base per una tempera grassa è la seguente:
Tempera con olio di lino crudo
1 tuorlo d’uovo
1 cucchiaino di olio di lino crudo (*)
1 cucchiaio di acqua
1 cucchiaino di grappa
(*) l’olio di lino crudo può essere sostituito anche con quello di papavero o di noce.
Tempera all’olio di papavero (ricetta De Chirico)
1 tuorlo d’uovo
1 cucchiaino di olio di papavero
1 cucchiaino di essenza di trementina o di petrolio
1/2 cucchiaino di glicerina bidistillata (*)
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1 cucchiaino d’acqua
1 cucchiaino di aceto (*)
(*) ho sostituito spesso la glicerina con del miele liquido, in quanto il miele ha lo stesso potere della
glicerina di ritardare il prosciugamento del colore e inoltre a differenza di questa non altera i colori, ed è un
prodotto naturale che troviamo anche al supermarket.
(**) L’aceto si può sostituire con della grappa per poter utilizzare il blu oltremare senza pericoli.
Questa era la tempera preferita dal De Chirico perché consente di lavorare anche su grandi superfici, è
facile da preparare e dopo verniciata si ravviva ma non si scurisce.
Ecco ora una mia personale ricetta, frutto di diverse prove e tentativi, che si prepara nel modo seguente.
1 tuorlo d’uovo
1 cucchiaino di olio di lino cotto
1 cucchiaino di trementina di Venezia sciolta in essenza di trementina (*)
1 cucchiaio di latte
1 cucchiaino di miele
1 cucchiaino di grappa
Questa emulsione vi da una materia con la quale potete lavorare con sovrapposizioni immediate, senza
temere di portare via lo strato sottostante. Potete usare del fiele di bue per migliorare l’adesività e la
fluidità, mettendone un cucchiaio nel contenitore dell’acqua con la quale diluite i colori sulla tavolozza.
Potete inoltre utilizzare come diluente ‐ in sostituzione dell’acqua ‐ della birra o del vino bianco, meglio se
abbastanza alcolico.
Questa tempera oltre ad essere elastica e tenace, quando la verniciate si scurisce pochissimo ed anzi
acquista notevole brillantezza. Contrariamente a quanto dicono alcuni manuali, l’olio di lino cotto, in
piccole dosi, come in questa tempera, non scurisce i valori tonali del dipinto, purché sia di buona qualità.
Non comperate olio di lino cotto in barattoli di scadente qualità, come quello generalmente usato per
lucidare il legno, in quanto contiene seccativi nocivi per i pigmenti.
(*) Modo di preparare la trementina di Venezia
La trementina di Venezia è una resina tratta dagli alberi di larice. Il suo uso pittorico è prevalentemente
relativo alla preparazione di medium per la pittura ad olio e per le vernici. È un liquido molto denso, dal
gradevole odore di resina, ma per essere utilizzato ha bisogno di essere reso più fluido. Ecco come si fa. Si
prende la boccetta o il barattolo in cui c’è il liquido e lo si mette in una pentola con un quantitativo d’acqua
tale da giungere fino ad un terzo della boccetta. Si mette il pentolino sul fuoco con fiamma bassa e si
aspetta che l’acqua diventi ben calda. Quando l’acqua è calda potete togliere la boccetta e vedrete che il
liquido è divenuto molto più fluido. Prendete un bicchiere, se possibile di metallo, e versateci un cucchiaio
di trementina veneta, poi aggiungete della essenza di trementina di ottima qualità fino a riempire
abbastanza il bicchiere. Mettetelo a bagnomaria, come avete fatto per far sciogliere la trementina veneta, e
affinché si fondano bene i due elementi mescolateli con un bastoncino. Fate freddare il tutto e poi
versatelo in una boccetta o barattolo vuoto e chiudete bene, non troppo forte altrimenti sarà difficile
riaprirlo se non lo adoperate frequentemente. Ogni volta che vi servirà, potrete togliere dal barattolo un
cucchiaino di questa vernice. Se doveste trovare difficoltà nel riaprire la bottiglia, che non usate da tempo,
mettetela a testa in giù in acqua calda, ma non bollente, per uno o due minuti.
La verniciatura delle tempere
Le tempere al solo tuorlo, quelle alla gomma, e quelle a colla devono essere sempre ben verniciate. Come
avrete potuto verificare, visitando qualche pinacoteca, gran parte dei dipinti dei quattrocentisti sono ben
verniciati e generalmente sono giunti a noi in tutto il loro splendore, contrariamente a tanti dipinti ad olio
dei periodi successivi, anneriti a causa di imprimiture sbagliate e dall’uso di vernici a base bituminosa.
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In ogni caso prima di verniciare una tempera all'uovo devono passare come minimo sei mesi, meglio ancora
se si lascia trascorrere un anno, la tempera a colla può invece essere verniciata non appena ben asciugata. È
necessario tutto questo tempo in quanto l’uovo produce una materia che rimane per lungo tempo instabile
chimicamente. Le emulsioni molto allungate come quella a base di tuorlo e gomma arabica sciolta in due
terzi di un bicchiere d’acqua, possono essere verniciate anche dopo due settimane e ultimate ad olio, dopo
aver preventivamente passato sul dipinto una mano di vernice da ritocco allungata con poca essenza di
trementina.
In linea generale potete procedere in questa maniera. Dopo aver ultimato il lavoro, tenete i vostri dipinti in
un ambiente aerato e privo di umidità e se possibile incorniciateli subito con tanto di vetro protettivo,
badando che non sia a contatto con la superficie dipinta. Dopo sei mesi o un anno togliete il dipinto dalla
cornice e lo verniciate.
Nei secoli scorsi si usavano vernici grasse a base di oli, escludendo l’essenza di trementina. La vernice più
usata era quella a base di Ambra, preparata mescolandola con olio di lino ispessito al sole. Tale vernice è
oggi difficilmente reperibile, almeno nei negozi di belle arti non particolarmente attrezzati, perciò dovrete
contentarvi delle vernici attualmente disponibili. Potete usare diverse vernici, ma evitate accuratamente le
vernici a base di spirito, ottime per la pittura a gouache, ma non per la tempera all’uovo, in quanto alterano
i valori tonali del dipinto rendendo i colori piuttosto crudi. Usate invece della buona vernice dammar,
oppure vernice mastice, allungata con dell’ottima essenza di trementina in parti uguali. Volendo potete
anche adoperare vernici a base di resine sintetiche, che asciugano subito e non ingialliscono. Di queste si
trovano in commercio sia vernici opache che lucide. Se volete potete anche preparare una vernice opaca a
base di cera.
Vernice a base di cera
Mettete in una tazza di metallo o di ceramica una parte di cera d’api pura e una di essenza di trementina
(devono avere lo stesso volume). Ponete il tutto in una pentola con acqua e fate riscaldare a fuoco lento a
bagnomaria. Mescolate bene con un bastoncino. Quando il composto è ben amalgamato toglietelo dalla
pentola e con un pennello largo passatelo delicatamente ancora caldo sul vostro dipinto con pennellate
leggere. I lavori a base di emulsioni possono anche non essere verniciati, in quanto più solidi, in particolare
le emulsioni a base di olio e vernice. In ogni caso un vetro di protezione garantirà loro di restare inalterati
nel tempo.
Notazioni tecniche sulla tempera
Pur non volendo approfondire in questa sede gli aspetti attinenti alla tecnica pittorica è comunque
opportuno fornire delle indicazioni di merito a quanti sperimentano per la prima volta l’uso della tempera.
La tempera all’uovo richiede molta pazienza ed abilità. La prima difficoltà risiede nella stesura dei diversi
strati di colore. In teoria noi possiamo sovrapporre una infinità di strati leggeri di colore l’uno sull’altro. La
particolarità che fa della tempera una pittura diversa da quella a olio sta proprio nel fatto che pur
adoperando colori con forte potere coprente, possiamo ottenere sovrapposizioni e trasparenze di grande
potenza e leggerezza. Ma per sovrapporre le tinte bisogna operare con accortezza in quanto se la
pennellata è troppo “ruvida” porta via il colore sottostante. Ogni strato deve essere ben asciutto prima di
sovrapporre quello successivo. Possiamo aiutare l’adesività degli strati con l’uso del fiele di bue da
addizionare al nostro diluente (acqua, vino, birra).
Per la pittura dei paesaggi è molto indicata la tempera al tuorlo d’uovo e gomma arabica, in quanto ha una
luminosità e una trasparenza notevole.
Per la figura si può utilizzare con profitto sia la tempera al solo tuorlo (usata ancora oggi dai pittori di
icone), ma anche emulsioni come quella con olio di lino cotto e trementina veneta che consente una lunga
lavorazione.
Comunque sia, soltanto sperimentando di persona troverete la tempera che più soddisfa le vostre esigenze.
In conclusione possiamo affermare con il De Chirico che la tempera sia essa magra o grassa è senz’altro una
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pittura più pura della pittura ad olio, così come è superiore alla pittura acrilica, che sebbene trattata con
additivi e diluenti non può mai eguagliare le trasparenze e i passaggi di tono che si ottengono con i
pigmenti mescolati alle emulsioni a base d’uovo.
Tempere miste
Infine si può utilizzare con profitto un sistema pittorico misto, ovvero di tempere finite con colori ad olio. In
particolare per la pittura di figure, si adatta molto bene una base a tempera (la migliore di quelle all’uovo è
quella con tuorlo d’uovo e gomma arabica), ma altrettanto buone sono le tempere a colla e a farina, che
possono essere verniciate con vernice da ritocco subito dopo l’asciugatura, per poi tornare su con i colori
ad olio. In questi casi l’abbozzo, molto descrittivo, va fatto con colori terrosi, delineando bene le zone
d’ombra e di luce. Si passa quindi come detto una mano di vernice da ritocco Vibert o simile. Appena la
vernice da ritocco si è asciugata ‐ è sufficiente una mezzora ‐ si torna su con i colori ad olio, esaltando le
trasparenze delle ombre e fondendo i diversi passaggi di tono dei chiaroscuri. Finito il lavoro dopo sei mesi
lo si vernicia.
Ricettario: tempere per tutti i gusti
Tempere a base di colla:
Tempera magra a colla (De Chirico)
Si temperano i colori con colla animale e poi si usa un diluente così composto:
1 tuorlo d’uovo
2 cucchiaini d’olio di lino crudo
6 ‐8 cucchiaini d’acqua
1 cucchiaino di aceto
Secondo il De Chirico non può esistere una tempera magra a colla se non per opere piccolissime, per tale
motivo occorre un diluente a base d’olio come quello sopra indicato.
Tempera alla farina (Zuccheri)
Si prepara la colla di farina mescolando una parte di farina di frumento o di segale con venti parti d’acqua e
mezza di miele. Si mette il preparato sul fuoco, sempre ben mescolando, senza mai giungere a ebollizione.
Quando la colla è ben sciolta è pronta per l’uso. Al preparato va aggiunto un cucchiaino di acido fenico
come anti muffa (*).
(*) Potete sostituire l’acido fenico con un cucchiaio di alcool puro o con dell’aceto.
Tempere a base di gomma
Tempera alla gomma di ciliegio (De Chirico)
1 tuorlo d’uovo
2 cucchiai di gomma di ciliegio sciolti in 2/3 di un bicchiere d’acqua (*)
1 cucchiaino di vernice mastice (**)
1/2 cucchiaino di glicerina (***)
1 cucchiaino di aceto (****)
Questa tempera è molto luminosa, ma poiché non tutti hanno facilità di trovare la gomma di ciliegio (*) o di
altri alberi, questa può essere sostituita con della gomma arabica nelle stesse proporzioni.
(**) se non avete la vernice mastice potete sostituirla con la dammar
(***) la glicerina può essere sostituita con un cucchiaino di miele
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(****) l’aceto può essere sostituito con della grappa
Tempera all’albume d’uovo e gomma arabica ( Zuccheri)
Preparare la chiara sbattendola e dopo averla fatta riposare aggiungere al liquido, depurato dalla schiuma,
un decimo di miele e un decimo d’acqua. Con questo preparato si mesticano i pigmenti e poi si impastano
successivamente con una soluzione di gomma arabica (una parte di gomma per 14 d’acqua in cui si sia
sciolto un poco di miele). Si aggiunge infine un anti muffa (acido fenico all’1% o altro). Questa tempera non
si altera nei toni se verniciata con vernici a spirito, o con vernici a base di essenza di trementina.
Tempera tuorlo ‐ olio ‐ gomma arabica
tuorlo d’uovo ‐ una parte
olio di lino ‐ di noce ‐ o di papavero 1 parte
soluzione gomma arabica al 30% 20 parti
Tempera tuorlo e gomma arabica
1 tuorlo
1 cucchiaio di gomma arabica
Si prepara emulsionando il tuorlo con una soluzione di gomma arabica densa come il tuorlo stesso e nella
stessa quantità. Di questa emulsione si fa uno strato su una lastra di vetro o su un piatto e si lascia seccare
al sole. Una volta secca la si raschia via e si pone in un contenitore di vetro. Si mantiene inalterata per
alcuni anni. Per adoperarla basta prenderne la quantità necessaria e diluirla con dell’acqua calda.
Tempere magre
Tempera al tuorlo e albume ( Zuccheri)
Si prepara il tuorlo in una tazza sbattendolo con forza e man mano che monta si aggiunge una quantità di
olio di lino crudo pari al tuorlo, quindi mezzo guscio d’acqua. Si prepara a parte l’albume sempre
sbattendolo bene, si lascia riposare, si toglie la schiuma e si prende il liquido rimasto. A questo si aggiunge
un decimo di miele e un decimo di acqua.
Con la chiara si fa l’abbozzo e con il tuorlo si dipingono le parti più scure e opache. Va sempre usata prima
la chiara e poi il tuorlo.
Tempera all’albume e aceto (Morgante)
Albume
1 cucchiaino di zucchero
1 cucchiaino di aceto
Si batte l’albume con un cucchiaino di zucchero e si fa riposare, si toglie la schiuma e si aggiunge un
cucchiaino di aceto.
Tempera tuorlo albume e aceto (Morgante)
1 uovo intero
1 cucchiaio di aceto
1 cucchiaino di miele
Si batte l’uovo intero aggiungendo un cucchiaio di aceto e un cucchiaino di miele.
Tempera tuorlo vino e latte (Secco Suardo)
2 tuorli d’uovo
1 parte di vino bianco forte e dolce
2 parti di latte magro
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Dopo aver preparato l’emulsione l’autore indica di aggiungere qualche goccia di essenza di garofano per
mantenere la tempera, in alternativa potete benissimo aggiungere un cucchiaino di grappa come
conservante. Questa tempera può essere verniciata dopo un paio di giorni per ultimare il lavoro ad olio.
Tempera con creta bianca e calce spenta
tuorlo d’uovo 1 parte
creta bianca 2 parti
vernice mastice 3 parti
calce spenta 1 parte
latte 5 parti
Tempere grasse
Tempera all’olio di lino cotto (De Chirico)
1 tuorlo d’uovo battuto con la chiara
2 cucchiai di olio di lino cotto
1 cucchiaino di trementina veneta
1 cucchiaino di sapone di Marsiglia
1 cucchiaino d’aceto
Questa tempera, molto resistente e che consente una lunga lavorazione, ha come unico difetto quello di
scurire un poco dopo qualche ora. Come afferma il De Chirico somiglia più ad una pittura ad olio che ad una
tempera. In effetti ho constatato personalmente che si presta magnificamente come base per le pitture da
finire ad olio. Si prepara nel modo seguente. Al tuorlo d’uovo (a cui va tolta la pellicola che lo avvolge) si
addiziona l’olio di lino cotto, che deve essere di ottima qualità, e si mescola per bene, quindi si aggiunge un
cucchiaino di trementina veneta dopo averla resa fluida scaldandola a bagnomaria. Il sapone di Marsiglia,
ne basta un cucchiaino scarso, va sciolto in un cucchiaio d’acqua distillata. Gli ingredienti di questa
tempera: olio di lino cotto, trementina veneta, sapone, hanno l’inconveniente di far scurire la tempera. Per
tale motivo è bene non esagerare nelle dosi e attenersi a quelle indicate.
Tempera tuorlo ‐ olio ‐ vernice (Bazzi)
2 parti di tuorlo
1 parte di olio di lino crudo
1 parte di vernice dammar
4 parti d’acqua
Tempera uovo ‐ olio ‐ vernice ( Piva)
2 tuorli d’uovo
1 albume
acqua distillata (pari a un uovo sano)
Stand‐oil (pari a mezzo uovo)
vernice mastice o coppale ( pari a mezzo uovo)
Si prepara la prima emulsione mettendo in una tazza i due tuorli e in un’altra l’albume. Si batte bene
l’albume, si toglie la schiuma e si versa il liquido rimasto nella tazza con i due tuorli sbattendo bene. A
questa prima emulsione si aggiungerà acqua distillata pari al volume di un uovo intero mescolando ancora
bene. A parte si prepara una emulsione costituita da Stand‐oil, pari al volume di mezzo guscio d’uovo e di
vernice mastice o coppale, sempre pari a mezzo guscio d’uovo. Si versa l’emulsione a base d’uovo in una
bottiglietta o altro recipiente di vetro, si aggiunge l’emulsione a base di olio e vernice e un poco di aceto
per far mantenere il tutto e si agita bene.
Tempera tuorlo ‐ olio di lino cotto ‐ vernice (Wehlte)
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2 parti tuorlo
1 parte olio di lino cotto
1 parte di vernice dammar
2‐4 parti d’acqua
Tempera all’olio di lino ( Hart)
1 tuorlo d’uovo
10 gocce di olio essenziale di lavanda
olio di lino in dose pari al tuorlo
acqua due volte il volume del tuorlo
Si mescola il tuorlo con l’essenza di lavanda. Come constaterete il rosso a contatto con l’essenza si
scolorerà e diverrà più denso. Se dovessero comparire tracce di granulazioni, vuol dire che l’uovo non si è
ben amalgamato con la lavanda e quindi va gettata via l’emulsione e fatta da capo. Se non vi sono tracce di
granulazioni potete continuare aggiungendo l’olio di lino e poi l’acqua, sempre mescolando bene. A fine
operazione l’emulsione deve avere la consistenza di una gelatina e l’opacità del burro.
Tempera uovo intero olio e vernice (Doerner)
un uovo intero
olio di lino crudo due terzi dell’uovo
vernice dammar un terzo
acqua un terzo
All’uovo intero sbattuto si aggiunge l’olio di lino in pratica pari a due cucchiai, un cucchiaio di vernice
dammar e un cucchiaio d’acqua.
Tempera uovo intero e Stand‐oil (Doerner)
un uovo intero
una parte di Stand‐oil
due parti d’acqua
All’uovo intero sbattuto si addiziona olio di lino polimerizzato pari ad un guscio d’uovo e acqua pari a due
gusci d’uovo
Tempera uovo ‐ olio ‐ vernice (Mayer)
2 parti uovo intero
1 parte olio di lino crudo
1 parte di vernice dammar
4 parti d’acqua
Tempera tuorlo ‐ olio ‐ trementina (Laurie)
1 parte di tuorlo
1 parte di olio di lino crudo
un poco di essenza di trementina
Tempera tuorlo ‐ olio ‐ trementina veneta (Laurie)
1 parte di tuorlo
1 parte di olio di lino crudo
1 parte di trementina veneta
Tempera uovo ‐ olio (Laurie)
2 parti uovo intero
1 parte olio di lino crudo
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3 parti d’acqua
Tempera tuorlo ‐ olio (Laurie)
2 parti di tuorlo
1 parte di olio di lino crudo
3 parti d’acqua
Tempera dei benedettini di Beuron
uova (tuorli e albumi sbattuti insieme) 50
olio di lino 3/8 di litro
essenza di trementina 1/8 di litro
aceto ‐ litro
acqua ‐ litro
Nell’acqua calda va sciolta una quantità di sapone nero pari a quella che può contenere un guscio d’uovo.
Dopo aver fatto raffreddare l’acqua saponata la si versa nell’emulsione e poi si conserva in bottiglie ben
tappate.
Tempera olio di lino cotto ‐ latte ‐ latte di fico
tuorlo d’uovo 1 parte
olio di lino cotto 1 parte
acqua 10 parti
latte 5 parti
latte di fico 1 parte
Tempera tuorlo ‐ Stand‐oil – vernice
1 tuorlo
1 cucchiaino di Stand‐oil
1 cucchiaino di vernice dammar
acqua distillata
Tempera con olio di lino e vernice copale
uova 3‐4
olio di lino crudo 25 grammi
vernice copale 25 grammi
acqua 150 grammi
essenza di lavanda due tre gocce
Tempera all’olio di lino cotto
4 uova intere
1 cucchiaio di olio di lino cotto
1 cucchiaino di aceto o di grappa
Si battono le quattro uova sempre togliendo prima la pellicola al tuorlo, quindi si aggiunge l’olio di lino e
l’aceto. Per renderla più fluida si può aggiungere dell’acqua.
Tempera allo Stand‐oil e vernice dammar
uova due parti
acqua quattro parti
Stand‐oil una parte
vernice dammar una parte
1 cucchiaino di grappa
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Si battono bene le uova con l’acqua e poi a questo liquido di aggiunge l’olio di lino polimerizzato (Stand‐oil)
e poi la vernice.
Conclusioni
La pittura a tempera come avrete capito leggendo queste pagine, non è una mera tecnica pittorica, ma è
qualcosa di molto più profondo, che richiede grande passione, pazienza e umiltà. Tre doti che non sempre
si trovano oggi in tanti sedicenti “artisti”, i quali credono di sapere tutto, ma che poi in realtà non sanno
nulla e non saranno mai capaci di tramandare nulla. C’è invece oggi bisogno di riscoprire quello ‐ che nella
breve introduzione ‐ ho definito l’alchimista che è in ogni vero artista. Quell’alchimista che dopo anni di
lavoro infaticabile e dopo tanti inevitabili errori, scopre la “pietra filosofale”, in questo caso costituita da
una particolare emulsione, che modelli i colori secondo il suo obiettivo pittorico.
Glossario dei termini utilizzati
Acrilico ‐ resina sintetica con la quale si emulsionano i pigmenti per produrre i colori e i medium per tale
pittura.
Conservante ‐ è costituito da sostanze come acidi o alcool per prevenire la formazione di colture
microbiologiche nelle emulsioni.
Diluente ‐ è il liquido che utilizziamo per rendere più fluida la pennellata. Nel caso della tempera il diluente
può essere la semplice acqua oppure la birra, il vino, l’acqua con del fiele di bue.
Emulsione ‐ è un composto formato da elementi che allo stato naturale non sono miscibili, come acqua ed
olio. Il tuorlo d’uovo consente di fondere elementi diversi per produrre emulsioni con acqua, oli e vernici.
Encausto ‐ è la tecnica pittorica con cui i pigmenti sono lavorati con una base di cera calda e vernice.
Fissativo ‐ è un prodotto generalmente a base di gomma lacca, usato per evitare la cancellazione dei
disegni a matita, carboncino o pastello.
Idrocarburi ‐ composti di idrogeno e carbonio.
Idrosolubile ‐ è un composto che a contatto con l’acqua si scioglie di nuovo.
Imprimitura ‐ è lo strato a base di colla e gesso con cui si prepara la superficie dei supporti pittorici: tavole,
tele, cartoni ecc.
Insolubile ‐ è un composto che una volta seccato non può più essere sciolto dall’acqua.
Macinare (i colori) ‐ è la fase con cui il pigmento viene mescolato con acqua per farne colore in pasta.
Questa operazione si fa con un pestello piatto su una lastra di vetro. Il pigmento in pasta viene poi
conservato dentro contenitori a chiusura ermetica.
Medium ‐ Si indica nella pittura ad olio come medium un composto di olio e vernice con cui diluire i colori.
Ma più in generale il medium è il mezzo per mescolare i pigmenti, nel nostro caso l’uovo è un medium
pittorico per la tempera.
Mestica ‐ la preparazione dei colori che avviene mescolando i pigmenti con il liquido utilizzato come
legante: colla, gomma, uovo ecc.
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Oli essenziali ‐ sono i liquidi con caratteristica oleosa e parzialmente volatile, estratti da alcune piante:
lavanda, garofano, alloro, ecc.
Pasta (colore in) ‐ è il prodotto della macinazione (vedi macinare) dei pigmenti. A questa pasta si addiziona
il preparato con cui si dipinge a tempera.
Pigmento ‐ è il colore in polvere in forma di piccole particelle separate.
Resina ‐ ci sono resine naturali e resine sintetiche, le prime sono frutto della secrezione naturale di alcune
piante. Le resine sono utilizzate per la fabbricazione di vernici.
Supporto ‐ qualsiasi materiale atto a dipingervi sopra: legno, tela, cartone ecc.
Vernice ‐ può essere costituita da resine naturali (dammar ‐ mastice) oppure di resine sintetiche come
quelle acriliche. Con le resine sintetiche si possono produrre vernici ad acqua, con quelle naturali solo
vernici diluibili con essenza di trementina o alcool a 95°.
Velatura ‐ è uno strato leggero di colore trasparente passato sopra un altro colore asciutto.
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