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- LO SCHEMA STATICO
- LA TEORIA DELLE TRAVI INFLESSE
- LE STRUTTURE ISOSTATICHE
- LA DEFORMAZIONE DELLE TRAVI INFLESSE
- LE STRUTTURE IPERSTATICHE
- IL METODO DELLE FORZE
- IL METODO DELLE ROTAZIONI
- IL METODO DI CROSS
- LE STRUTTURE RETICOLARI
I.U.A.V. prof. Bruno Zan – ing. Claudio Bertocco La Meccanica delle strutture -Novembre 2012
1. PREMESSA
La struttura è l’organismo costruttivo che ha il compito di sostenere i carichi e di trasferirli a terra
attraverso i vari meccanismi di resistenza del materiale di cui è composta.
Una struttura per poter essere valutata e risolta viene rappresentata dallo SCHEMA STATICO che
definisce la geometria generale, le dimensioni delle sezioni, le caratteristiche del materiale, le
condizioni di vincolo e le condizioni di carico che la struttura stessa deve sopportare.
Calcolare o risolvere una struttura significa trovare, per il SISTEMA DI FORZE ATTIVO
(condizioni di carico) applicato allo SCHEMA STATICO, il sistema di FORZE REATTIVO (le
reazioni vincolari), l’andamento delle SOLLECITAZIONI in ciascuna sezione (diagrammi di
Momento, Taglio e Sforzo Normale) e le DEFORMAFIONI in punti significativi (spostamenti
orizzontali e verticali, rotazioni).
La struttura nello svolgere il proprio compito di sostegno dei carichi non deve deformarsi
eccessivamente e deve sempre mantenere un certo grado di sicurezza nei riguardi della fruibilità e
del crollo.
Per rispondere alle necessità di cui sopra la struttura deve soddisfare tre condizioni base:
EQUILIBRIO
RESISTENZA
DEFORMABILITA’
L’EQUILIBRIO definisce la forma della struttura, il modo in cui è vincolata a terra e i carichi
che essa deve sostenere, l’EQUILIBRIO è il sistema di FORZE ATTIVO e REATTIVO che
agiscono sullo SCHEMA STATICO.
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2. LO SCHEMA SATICO
Lo SCHEMA STATICO interpreta e definisce una STRUTTURA mediante la geometria
complessiva, le dimensioni delle sezioni, le caratteristiche del materiale, le condizioni di vincolo e
le condizioni di carico e le ipotesi di deformabilità.
Di seguito si fa riferimento alle STRUTTURE PIANE che rappresentano la tipologia strutturale più
semplice che è descrivibile da uno schema statico nel piano. Le STRUTTURE SPAZIALI sono
rappresentate, invece, da schemi statici più complessi che interpretano il comportamento strutturale
nello spazio.
GEOMETRIA COMPLESSIVA
La geometria complessiva della struttura è rappresentata dalle ASTE collegate tra loro dai NODI di
estremità. Le ASTE sono le unità componenti della struttura e sono caratterizzate dalla lunghezza
ma anche dalle dimensioni della sezione trasversale. I NODI sono le estremità delle aste e sono
individuati dal baricentro della sezione trasversale delle aste.
Ciascun NODO, immaginato materialmente come baricentro delle sezioni di estremità di un asta,
può essere collegato ad un'altra asta oppure può essere direttamente collegato a terra.
Ogni NODO e la sezione trasversale di estremità dell’asta ad esso riferita, può spostarsi liberamente
sul piano. Il NODO, trascinando le aste a lui collegate, può spostarsi lungo l’asse delle X, lungo
l’asse delle Y o può ruotare, coinvolgendo negli spostamenti e nella rotazione le sezioni di estremità
delle aste ad esso collegate.
LE CONDIZIONI DI VINCOLO
Le condizioni di VINCOLO sono fissate e definite dagli spostamenti impediti per ciascun nodo e
per la sezione ad esso collegata.
Esistono le CONDIZIONI di VINCOLO ESTERNE, cioè gli impedimenti assoluti posti per i nodi
di estremità vincolati a terra.
Esistono le CONDIZIONI di VINCOLO INTERNE, cioè gli impedimenti relativi posti per le
sezioni d’estremità delle aste che concorrono nei vari nodi.
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spostamento in una direzione. Per indicare l’incastro spesso si aggiunge alla cerniera (triangolo) un
quadrato per indicare che è bloccata anche la rotazione φ.
I VINCOLI INTERNI impediscono gli SPOSTAMENTI RELATIVI tra le sezioni di estremità delle
aste che concorrono nel nodo. In particolare si può parlare di vincolo a CERNIERA quando le
sezioni di estremità delle aste non si possono allontanare tra loro ma possono ruotare
indipendentemente, Si parla invece di vincolo ad INCASTRO quando le sezioni di estremità non
possono né allontanarsi né ruotare tra loro.
Una struttura definita da vincoli interni a cerniera individua una struttura di tipo RETICOLARE,
mentre una struttura definita da vincoli interni ad incastro individua una struttura a TELAIO.
VINCOLO INTERNO - INCASTRO
Gli spostamenti delle Strutture Reticolari sono principalmente dovuti alle deformazioni assiali (per
Sforzo Normale) delle aste componenti, mentre gli spostamenti delle strutture a Telaio sono
principalmente dovuti alle deformazioni flessionale (per Momento Flettente) delle aste componenti.
LE CONDIZIONI DI CARICO
Lo schema statico, definito dalla geometria complessiva e dalle condizioni di vincolo, è soggetto
alle condizioni di carico esterne che lo sollecitano e lo deformano. Nell’ambito delle strutture tali
condizioni di carico sono dovute alle forze peso della struttura e dei materiali che compongono
l’opera (pavimenti, sottofondi, coperture, ecc.), alle forze che riproducono gli agenti atmosferici
come neve e vento, alle forze che riproducono gli effetti di un sisma, ai carichi di progetto che la
struttura deve portare. I carichi sono rappresentati da momenti (o coppie), forze verticali e
orizzontali isolate e concentrate nei nodi, oppure, da forze distribuite lungo le aste. L’insieme delle
condizioni di carico su una struttura rappresenta il SISTEMA DI FORZE ATTIVO che agisce sulla
struttura stessa.
q= carico distribuito in copertura
P=carico concentrato
effetto del vento
P=carico concentrato
q=carico distribuito
P=carico concentrato
effetto del vento
La determinazione dei carichi rappresenta uno degli aspetti fondamentali della definizione di uno
schema statico per il progetto di qualsiasi elemento strutturale. Non è possibile dimensionare un
elemento costruttivo senza conoscere i carichi e lo schema statico secondo il quale l’elemento
costruttivo lavora.
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LE IPOTESI DI DEFORMABILITA’
La soluzione di uno schema statico inizia con il calcolo del SISTEMA di FORZE REATTIVO,
rappresentato dalle REAZIONI dei VINCOLI ESTERNI, che equilibra il SISTEMA DI FORZE
ATTIVO rappresentato dai CARICHI.
I due sistemi di forze trovano l’equilibrio attraverso la deformazione della struttura, quindi per
interpretare una struttura in generale è necessario fissare anche le regole di deformabilità della
stessa.
Il modello di riferimento più semplice e utilizzato è il MODELLO ELASTICO-LINEARE che fissa
le regole di deformabilità semplicemente attraverso il LEGAME LINEARE tra le tensioni e le
deformazioni del materiale (legge di Hooke).
σ = E ·ε
dove: σ è la tensione normale sul materiale
ε è deformazione unitaria del materiale
E è il modulo elastico del materiale di cui è composta la struttura
Le relazioni stabiliscono che, la derivata della funzione che rappresenta lo sforzo di taglio è uguale
alla funzione che rappresenta il carico unitario cambiato di segno; la derivata della funzione che
rappresenta il diagramma del momento flettente è uguale alla funzione che rappresenta lo sforzo di
taglio. Mettendo assieme le due relazioni si ottiene anche:
d ²M
q=−
dx ²
per la quale il carico unitario è la derivata seconda del momento cambiata di segno.
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La determinazione della deformazione assiale delle aste è importante per poter trovare le
deformazioni complessive di una struttura reticolare. Nel Capitolo 15 vengono trattate le strutture
reticolari che si deformano per gli sforzi di trazione e compressione nelle singole aste.
dη dϕ M
ϕ= =
dx dx E ·J
dove: 1/r è la curvatura della funzione η che rappresenta la deformata
η è lo spostamento delle sezioni della struttura
φ è la rotazione delle sezioni della struttura
M è il momento flettente sulle sezioni
E è il modulo elastico del materiale dell’asta
J è il momento d’inerzia della sezione trasversale dell’asta
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DERIVATE e INTEGRALI
I concetti di DERIVATA e di INTEGRALE di una funzione rappresentano uno dei cardini
dell'analisi matematica e del calcolo infinitesimale. DERIVATA e INTEGRALE sono due
operazioni matematiche inverse.
La DERIVATA è un operatore che trasforma la funzione f(x) in una nuova funzione f’(x):
d · f ( x)
= f ' ( x)
dx
L’INTEGRALE è l’operatore inverso che trasforma la funzione f’(x) in una famiglia di funzioni
f(x), a meno di una costante C, detta costante di integrazione:
∫ f ' ( x )·dx = f ( x) + C
Per integrare una funzione è in genere necessario definire il valore della costante di integrazione C,
al fine trovare, all’interno della famiglia definita da C, la funzione che si ricerca .
La costante C viene calcolata mediante una condizione al contorno che è individuata da particolari
requisiti ai quali deve sottostare la funzione cercata, come ad esempio il passaggio per un punto
dato.
Esempi di funzioni derivate e integrate:
f(x)=a derivata D(a)=0 integrale I(0) = C
f(x)=x derivata D(x)=1 integrale I(1) = x+C
f(x)=x² derivata D(x²)=2·x integrale I(2·x) = x²+C
f(x)=x3 derivata D(x3)=3·x² integrale I(3·x²) = x3+C
f(x)=xn derivata D(xn)=n·x(n-1) integrale I(n·x(n-1)) = xn+C
Y ∫ f ( x)·d ( x) = area
x=b
a
x=a
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LA CURVA
Una linea curva è caratterizzata in ogni suo punto dalla pendenza e dalla curvatura.
rA
rB
B
B
La pendenza è rappresentata dall’angolo φ che la retta tangente alla curva nel punto fa con
l’orizzonte. Quando la tangente forma un angolo φ positivo la curva è in salita; quando la tangente
forma un angolo φ negativo la curva è in discesa.
La curvatura è rappresentata dal rapporto 1/r , con r uguale al raggio cerchio tangente nel punto
alla curva (detto cerchio osculatore). Quando il raggio r del cerchio tangente è grande la curvatura
1/r è piccola; quando il raggio r è piccolo la curvatura 1/r è grande. Il segno della curvatura indica
il verso della concavità, curvatura positiva per la curva rivolta verso l’alto, curvatura negativa per la
curva rivolta verso il basso.
Nel punto A di figura la retta tangente indica una pendenza in salita cioè positiva, mentre il raggio
del cerchio tangente è grande e indica una curvatura 1/r piccola.
Nel punto B la retta tangente indica una pendenza in discesa cioè negativa, mentre il raggio del
cerchio tangente è piccolo e indica una curvatura 1/r grande.
Per definire in modo completo una curva bisogna individuare per ogni suo punto la pendenza e la
curvatura.
LE FUNZIONI
E in A
NT
GE
T AN
A y=f(x)
A
rA
TA
N
TA
G
c e EN
EN
o
rc TE
G
chi in A
TE
hi
cer NTE
o in
in
E
B
G
T AN
B
B
B
B
O X
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La pendenza, cioè l’angolo φ della tangente alla curva in un punto generico, è individuata dalla
derivata prima della funzione y=f(x) calcolata nel punto:
d · f ( x)
ϕ ≅ tg (ϕ ) = y ' = f ' ( x ) =
dx
La curvatura 1/r, cioè il reciproco del raggio del cerchio tangente alla curva in un punto generico, è
individuata dalla derivata seconda della funzione y=f(x) calcolata nel punto:
1 d 2 f ( x)
= y' ' = f ' ' ( x) =
r dx 2
Esempio:
- curva definita dalla funzione y=5
Y - la funzione rappresenta una retta orizzontale;
= tg =3
x+2
Esempio:
- curva definita dalla funzione y=3x+2
- la funzione rappresenta una retta inclinata
X - la derivata prima y’=3 indica che le tangenti in qualsiasi
O
punto alla curva formano un angolo φ costante pari a 3;
- la derivata seconda y’’=0 indica che la curvatura è nulla e che
il cerchio tangente ha raggio infinito.
Esempio:
- curva definita dalla funzione y= x²
- La funzione rappresenta una parabola simmetrica rispetto
l’asse delle Y con il vertice nell’origine (0,0) del sistema Y
cartesiano e concavità rivolta verso l’alto.
- La derivata prima y’=2x indica che le tangenti in qualsiasi
punto alla curva variano con funzione lineare e
rappresentabile da una retta. La derivata prima si annulla
per x=0 e, quindi, nel punto (x=0, y=0) la curva ha tangente y=x²
orizzontale e il punto è per la parabola un punto di
inversione di pendenza (massimo o minimo). X
- La derivata seconda y’’=2 indica che la curvatura è O
costante e positiva, quindi con concavità rivolta verso
l’alto. Il punto (0,0) dove si inverte la pendenza è quindi un
punto di minimo.
IL CALCOLO DELL’AREA
Per trovare l’Area della figura geometrica delimitata dall’asse delle X , dalla curva f(x) e da due
rette verticali passanti per i punti x=a e x=b, si deve calcolare l’integrale definito della funzione che
rappresenta la curva nell’intervallo a-b:
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b
Area = ∫ f ( x )·dx
Y a
b
a Per trovare il baricentro xG della stessa figura
geometrica è necessario applicare il teorema di
Varignon:
S
AREA
xG =
f(x)
A
O X dove S è il momento statico dell’area rispetto
l’asse x =a:
x dx b
S = ∫ f ( x )· x·dx
a
Come esempio calcoliamo l’area delimitata da una parabola rappresentata dalla funzione y=n·x²
(il risultato sarà utilizzati negli esempi successivi).
Y
y=n·x²
B C
b
X
O a A
a a
1 1 1
AOAC = ∫ n· x ²·dx = n· x 3 + C = n·a 3 = b·a
0 3 0 3 3
dove abbiamo sostituito b = n·a²
S 1 / 4·b·a ² 3
xG = = = a
A 1 / 3·b·a 4
1 2
AOBC = b·a − b·a = b·a
3 3
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Una trave (struttura composta da aste ad asse lineare soggette a flessione) soggetta ad un carico
ripartito lungo il suo sviluppo longitudinale è sollecitata, in ogni sua sezione trasversale, dagli sforzi
di Taglio e di Momento flettente.
Queste sollecitazioni variano lungo la trave e sono rappresentabili da funzioni di Momento e di
Taglio, dette diagrammi di sollecitazione.
Le funzioni che rappresentano il carico q , il diagramma di Momento M e il diagramma di Taglio T,
sono tra loro correlate.
q=carico
M = momento
T= taglio
T q T1
q·dx
M M1
dx
A B
L’elemento di trave di lunghezza dx è in equilibrio, cioè il sistema di forze ad esso applicato è un
sistema di forze in equilibrio. Scriviamo allora l’equilibrio delle forze verticali e l’equilibrio dei
momenti rispetto il punto B:
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T - q·dx - T1= 0
M1 – M = T·dx dM = T·dx
risultano così le relazioni cercate tra le funzioni che rappresentano il Carico q, il diagramma di
Momento M e il diagramma di Taglio T:
dT dM
= −q =T
dx dx
ossia, la derivata dello sforzo di taglio è uguale al carico unitario cambiato di segno; la derivata del
momento flettente è uguale allo sforzo di taglio.
Mettendo assieme le due relazioni si ottiene anche:
d ²M
q=−
dx ²
il carico unitario è la derivata seconda del momento cambiata di segno.
Tra le funzioni q, T, M sono valide anche le espressioni inverse che si possono utilizzare
determinano le costanti di integrazione C1 e C2 con l’aiuto delle condizioni al contorno, come
esposto nel paragrafo successivo :
T = − ∫ q·dx + C1 M = ∫ T ·dx + C2
Le relazioni q, T, M sopra riportate sono molto utili per disegnare l’andamento dei diagrammi di
momento e taglio con diverse condizioni di carico.
Come esempio disegniamo i diagrammi di Taglio e Momento per un tratto di trave di lunghezza l
con carico uniforme q, sollecitazioni MA e TA nell’estremo A e MB e TB nell’estremo B.
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A S q B
TA TB
MA x
x MB
l
T
diagramma di Taglio
TA
+
- x
TB
diagramma di Momento
c
MA 1 MB
1/8 q·l²
d
5
x
2
e 4
3
M 3
4
1/8 q·l² 2
5
1
T = − ∫ q·dx + C1 = − q· x + C1
che individua una fascio di rette parallele al variare di C1. La condizione al contorno, per
individuare C1 è, nel nostro caso, rappresentata dal valore TA che assume il Taglio per x=0:
C1=TA+q·0 = TA
L’equazione del Taglio è allora la retta:
T=-q·x+ TA
Il diagramma di Taglio è la retta che parte dal valore TA per x=0 in A, e arriva al valore TB, per
x=l in B.
C2=-MA
q· x ²
M =− + TA x − M A
2
il diagramma che individua il Momento è una parabola che parte dal valore MA, per x=0 e arriva
al valore MB per x=l ed ha il suo valore massimo dove si annulla il Taglio.
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Nel nostro caso la prima equazione di equilibrio non esiste perché non ci sono forze orizzontali,
mentre la seconda equazione di equilibrio delle forze verticali e la terza di equilibrio dei momenti
rispetto il punto B, risultano:
TA + TB – q·l = 0
A S q B
TA TB
MA x
x MB
l
La sezione generica S , indicata dalla ascissa x, individua una struttura (trave A-S) alla quale è
applicato un sistema di forze in equilibrio formato dal Momento e il Taglio in A, dal Momento e il
q Taglio in S e dal carico q nel tratto x.
A S
TA TS Le sollecitazioni in S, Momento MS e Taglio TS ,
MA x sono quindi determinabili con le condizioni di
x MS equilibro per il tratto di struttura A-S.
TS = - q·x+ TA
Il Momento nella sezione S, che dista x dalla sezione A, è rappresentato dalla somma dei momenti
prodotti dalle forze che stanno a sinistra della sezione tra A e S:
q· x ²
MS = − + TA x − M A
2
I valori così determinati sono uguali a quelli trovati integrando le funzioni T ed M.
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ce = cd + de
misurato verticalmente tra il punto medio della linea che unisce MA e MB e la parabola
l
l/2 l/2
a
c
MA b
1 MB
1/8 q·l²
d
5
x
2
e 4
3
M 3
4
1/8 q·l² 2
5
1
L’ampiezza della parabola dipende solo dal carico q e dalla luce l e vale sempre:
1
ce = q·l ²
8
di seguito si riporta il calcolo dell’ampiezza:
1 q·(l / 2)²
ce = cd + ce = ( M A + M B ) + [− + T A ·l / 2 − M A ]
2 2
1 q·l ² l 1 q·l ² l
ce = ( M A + M B ) − + TA · − M A ce = ( M B − M A ) − + TA ·
2 8 2 2 8 2
1 ql ² q·l ² l ql ² q·l ² 1
ce = ( −T A ·l + + M A − M A) − + TA · ce = + − = q·l ²
2 2 8 2 4 8 8
L’ampiezza costante, pari a 1/8q·l², della parabola del diagramma di momento per un carico q su
un tratto di trave l consente la costruzione della parabola in modo semplice:
5. LE STRUTTURE ISOSTATICHE
La soluzione di una struttura è la soluzione dello Schema Statico che la rappresenta.
La prima fase della soluzione è la determinazione del sistema di FORZE REATTIVE, rappresentato
dalle reazioni vincolari, che equilibra il sistema di FORZE ATTIVE, rappresentato dai carichi e
dalle azioni esterne agenti sulla struttura.
Nei riguardi dell’equilibrio tra i sistemi di FORZE ATTIVO e REATTIVO le strutture possono
essere ISOSTATICHE o IPERSTATICHE.
La ricerca del sistema delle REAZIONI VINCOLARI ESTERNE per uno schema statico che
rappresenta una struttura ISOSTATICA è la ricerca del sistema di FORZE REATTIVE equilibrante.
P
L1 q L2
XA
A L B
YA YB
Lo schema statico di figura rappresenta un struttura composta da un’asta di lunghezza L e due nodi
di estremità A e B. Il vincolo esterno nel nodo A è una CERNIERA, mentre il vincolo esterno nel
nodo B è un CARRELLO (o APPOGGIO SEMPLICE).
L’asta nel piano ha 3 gradi di libertà ed è vincolata esternamente con 3 gradi di vincolo (2 per la
cerniera e 1 per l’appoggio), quindi, la struttura rappresentata in figura è ISOSTATICA.
Il sistema di FORZE ATTIVO è rappresentato dalla forza concentrata P e dal carico distribuito q.
Il sistema di FORZE REATTIVO che equilibra la struttura è rappresentato dalle reazioni vincolari
XA, YA e YB .
Per il calcolo del sistema di FORZE REATTIVO si utilizzano le tre condizioni di equilibrio della
struttura.
Elaborando le tre equazioni del sistema si determinano i valori delle forze passive XA, YA e YB .
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L’equilibrio alla rotazione è sempre valido per qualsiasi punto del piano. si è utilizzato il punto A
semplicemente per azzerare il contributo delle forze XA e YA e poter determinare YB in modo più
rapido.
Dopo la determinazione del sistema di FORZE REATTIVO è possibile trovare le sollecitazione di
Sforzo Normale, Taglio e Momento Flettente per ciascuna sezione della struttura.
Per il tracciamento dei diagrammi bisogna calcolare, con le condizioni di equilibrio, le sollecitazioni
in alcune sezioni particolari della struttura. Per il nostro esempio riportato in figura le sezioni
significative, per il tracciamento dei diagrammi, sono gli estremi e la sezione sotto il carico
concentrato P.
Per il calcolo si inizia da un estremo e si sommano progressivamente le Forze dei sistemi ATTIVO
e REATTIVO, fissando un segno di riferimento, ad esempio positive le forze verso l’alto e positivi i
momenti destrogiri:
Sollecitazioni all’estremo A : TA = YA MA = 0
Sollecitazioni sotto P a sinistra : TPs = YA-q·L1 MPs = YA·L1 – q·L21/2
Sollecitazioni sotto P a destra : TPd = YA-q·L1-P MPd = -YA·L1 + q·L21/2
Sollecitazione all’estremo B: TB = YA-P-q·L MB = 0
Per disegnare i diagrammi è sufficiente raccordare le varie sollecitazioni determinate secondo le
indicazioni fornite dalle relazioni fondamentali tra carico q , taglio T e momento M:
dT dM d 2M
= −q =T = −q
dx dx dx 2
Tali relazioni stabiliscono che:
Per concludere lo studio di una struttura ISOSTATICA è spesso necessario trovare anche le
deformazioni, in particolare, per le travi è significativo, ai fini di una verifica completa della
struttura, il calcolo del massimo abbassamento in campata (freccia massima).
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P=800 kg
q=500 kg/m
A
B
120 295
415
diagramma di Taglio
161
diagramma di Momento
Dalle relazioni q, T e M, si ricava che il Momento è massimo nella sezione in cui il Taglio è nullo.
Ricerchiamo allora la sezione per la quale il Taglio è nullo:
Per il disegno del diagramma di momento e taglio si procede come esposto nei paragrafi precedenti.
Per il calcolo delle deformazioni è invece necessario introdurre la Teoria dell’elasticità .
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L P
S S'
A
f
A'
M=P·L MS
T=P TS
P P
f f
La mensola può essere realizzata come trave reticolare, oppure, come trave a parete piena.
Nel primo caso le sollecitazioni di Momento e Taglio sono equilibrate dagli Sforzi Normali di
Trazione e Compressione che nascono nelle aste componenti della reticolare, e la deformazione f
all’estremità è dovuta al progressivo allungamento e accorciamento delle aste componenti.
Nel secondo caso la deformazione prodotta dal Momento Flettente è molto più importante della
deformazione prodotta dal Taglio e, in una trattazione semplificata, si può trascurare. Il Momento
Flettente è equilibrato, in ciascuna sezione, da una distribuzione lineare di tensioni normali σ che
producono le progressive rotazioni delle sezioni e la deformazione f all’estremità della mensola.
Per Calcolare le deformazioni prodotte dagli Sforzi Normali (nel caso di travature reticolari) o le
deformazioni per Momento Flettente (travature a parete piena) è necessario introdurre il modello di
comportamento elastico-lineare del materiale.
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La teoria elastico-lineare che interpreta le deformazioni per le strutture ha origine dalla relazione
teorizzata da Hooke:
σ
σ = E·ε ; =E
ε
che stabilisce che un materiale ha comportamento elastico-lineare, quando il rapporto tra la tensione
σ (la forza ortogonale su un area unitaria) e la deformazione unitaria ε è costante e vale E, detto
modulo di elasticità o modulo di Young del materiale.
La seconda importante ipotesi che sta alla base del modello elastico-lineare è quella del
“mantenimento delle sezioni piane” ipotizzata da Navier. Secondo tale ipotesi nelle deformazioni le
sezioni si spostano ma rimangono piane e, quindi, la deformazione unitaria ε per ciascuna sezione è
sempre rappresentata da una funzione costante o lineare
∫ σ ·dA = N
A
Ricordando che il materiale si comporta in modo
elastico lineare secondo la legge di Hooke:
σ = E·ε
L e che le sezioni rimangono piane (la quantità E·ε e,
quindi, anche la tensione σ, sono costanti su ogni
N 20
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N N
ε= σ=
E· A A
N Sommando gli spostamenti ε lungo
l’intera asta di lunghezza L si ottiene
lo spostamento della sezione di
estremità, cioè l’accorciamento
dell’asta:
N ·L
∆L = L·ε =
E· A
dove: N è lo Sforzo Normale baricentrico sulla sezione
A è l’area della sezione trasversale dell’asta
L è la lunghezza dell’asta
E è il modulo elastico del materiale
σ è la tensione normale sulla sezione trasversale dell’asta
ε è lo spostamento unitario
Le deformazioni per sforzo normale sono in genere piccole e si possono trascurare nelle strutture a
Telaio dove sono più importanti le deformazioni per flessione.
Nelle strutture reticolari, dove il funzionamento è affidato agli sforzi di compressione e trazione
delle singole aste che compongono la struttura, Le deformazioni assiali delle aste diventano
essenziali per valutare le deformazioni complessive della struttura reticolare.
f
Nella struttura reticolare di figura si può calcolare la freccia f, prodotta dal carico P, a partire dalle
deformazioni assiali delle aste componenti soggette a compressione e trazione.
21
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Un’asta soggetta a Momento Flettente si deforma in modo evidente assumendo una configurazione
curva caratterizzata in ogni punto dalla curvatura 1/r, cioè dall’inverso del raggio del cerchio
tangente alla curva nel punto.
l
S1 S2
1
x M
1+
y
1
1-
f
S1 S2
S1 S2
1+
y
1
1-
S1
S2
C
Prima della deformazione prodotta dalla flessione le fibre del solido tra le sezioni S1 e S2 hanno
lunghezza pari a 1 ; dopo la deformazione le fibre esterne si allungano di una quantità ε mentre le
fibre interne si accorciano di una quantità -ε; le uniche fibre che non si allungano e non si
accorciano a causa della deformazione sono le fibre che stanno nel baricentro della sezione.
L’allungamento delle fibre esterne e l’accorciamento delle fibre interne provocano le rotazioni φ
delle sezioni con conseguente deformazione η dell’asse della trave. La curva della deformazione η
viene detta linea elastica e possiamo scrivere le relazioni:
1 d 2η d ·η 1 dϕ
= ϕ= =
r dx 2 dx r dx
22
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σ = E·ε
e sostituire nella relazione della curvatura ε con σ/E :
σ σ
E =1 =
1
σ=
E
·y
; quindi
y r E· y r r
in questo modo abbiamo scritto la legge di variabilità delle tensioni prodotte dalla flessione M sulla
sezione generica in funzione della curvatura:
Il sistema di forze-tensioni σ deve essere in
equilibrio con la sollecitazione M che lo ha
prodotto, possiamo scrivere l’equilibrio
delle forze orizzontali e l’equilibrio dei
y momenti rispetto l’asse n-n con le tensioni
n M nulle.
n
L’equilibrio dei momenti rispetto l’asse baricentrico n-n , detto asse neutro risulta:
23
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E E
∫ y·σ
A
x ·dA = ∫ · y 2 ·dA = ∫ y 2 ·dA = M
A
r r A
L’integrale di y²·dA rappresenta il Momento d’inerzia J della sezione A rispetto l’asse baricentrico,
quindi possiamo scrivere:
E 1 M
·J = M =
r r E ·J
Aggiorniamo l’equazione della linea elastica dopo aver aggiunto le condizioni di elasticità lineare
del materiale:
d 2η M
2
=
dx E ·J
1 σ
dalla relazione precedente, sostituendo = , si ottiene anche la seguente relazione:
r E· y
σ M M ·y
= ; σ=
E· y E ·J J
La relazione, detta equazione di Navier, individua la legge di variabilità delle tensioni σ nella
sezione soggetta a momento flettente M.
M · ysup M M · yinf M
σ MAX = + =+ σ MIN = − =−
J Wsup J Winf
dove le grandezze geometriche Wsup=J/ysup e Winf=J/yinf sono dette Moduli Resistenti della
sezione .
24
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1 d 2η M
= 2 =
r dx E ·J
dη dϕ M
=ϕ =
dx dx E ·J
dove: 1/r è la curvatura della funzione η che rappresenta la deformata
η è la deformazione della struttura lungo x
M è il momento flettente sulla struttura lungo x
E è il modulo elastico del materiale di cui è composta la struttura
J è il momento d’inerzia della sezione della struttura
φ è la rotazione della sezione della struttura
S
l T=q·x M= 1/2 q·x²
Per la deformata l’equazione della linea elastica
risulta:
MA
d 2η 1 q· x ²
2
= ·
dx E ·J 2
A B
25
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le equazioni della linea elastica per le rotazioni e per gli abbassamenti risultano:
q· x 3 q·l 3 q· x 4 ql 3 ql 4
E · J ·η ' = E · J ·ϕ = − E ·J ·η = − ·x +
6 6 24 6 8
nella sezione B, per x=0, si ricavano la rotazione e l’abbassamento cercato :
q·l 3 q·l 4
ϕB = − fB =
6·E ·J 8·E ·J
I dati sono quelli dello schema statico B1 riportato nella Tabella 1.
B Le = Li
q=kg/m
A B Condizione necessaria e sufficiente perché un
x
fB sistema sia in equilibrio è che il lavoro virtuale
interno sia uguale al lavoro virtuale esterno per
l qualunque sistema di spostamenti virtuali
congruenti, cioè compatibili con i vincoli.
La mensola di figura, soggetta al carico uniforme rappresenta il SISTEMA NORMALE per il quale
non riusciamo a scrivere il Lavoro esterno perché rappresentato dal prodotto del carico q per le
deformazioni η che non conosciamo.
Possiamo però definire un SISTEMA VIRTUALE rappresentato dalla mensola con un carico P (con
posizione e verso nella sezione B per la quale vogliamo trovare la deformazione fB ).
Questo struttura è un sistema equilibrato, infatti è una struttura isostatica che ha una sua
configurazione di equilibrio, al quale applichiamo la deformata congruente del SISTEMA
NORMALE, cioè la deformata dovuta al carico q.
26
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Le = Li
M=P·l
Il Lavoro esterno risulta (Forza per spostamento) :
Mx=P·x
Le = P· fB
Il lavoro interno Li prodotto dal momento Mx=P·x per le rotazioni φ della deformata prodotta dal
carico uniforme q risulta :
M qx 2
dϕ = ·dx = ·dx
EJ 2 EJ
l l
2 EJ 2 EJ
Per calcolare la rotazione φB in B prodotta dal carico q all’estremità della mensola, è necessario
utilizzare un diverso SISTEMA VIRTUALE
B rappresentato dalla mensola con una coppia M
applicata all’estremo B, dove vogliamo calcolare
B
A
x M
la rotazione φB.
l
Applichiamo ora il P.L.V. per le forze esterne e
interne della mensola con la coppia M e per gli
spostamenti della mensola con il carico
M distribuito. Il Lavoro esterno risulta:
Le = M· φB
Il lavoro interno Li prodotto dal momento M per le rotazioni φ prodotte dal carico uniforme q
risulta:
M qx 2
dϕ = ·dx = ·dx
EJ 2 EJ
qx ² M ·q 2 M ·q l 3 q·l 3
Li = ∫ M ·dϕ = ∫ M ·
2 EJ ∫l
·dx = x dx = · = M ·
l l
2 EJ 2 EJ 3 6 EJ
27
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dT dM d ²M
= −q =T = −q
dx dx dx ²
dϕ M dη d 2η M
= =ϕ =
dx E ·J dx dx 2 E ·J
Va notata l’analogia tra i legami che regolano il Taglio T , il Momento M e il carico q con quelli
che regolano la rotazione φ lo spostamento η e la curvatura M/EJ
Si possono quindi utilizzare, nella ricerca di η e φ, gli stessi procedimenti usati per tracciare i
diagrammi di Momento e Taglio con l’avvertenza di partire dalla curvatura M/EJ anziché dal
carico q.
Per calcolare il Taglio e Momento in una sezione generica, a partire dal carico q, abbiamo utilizzato
le condizioni di equilibrio applicate ad una trave reale, imponendo le condizioni al contorno
rappresentate dalle reazioni vincolari (Taglio e Momento) agli estremi.
Il teorema e il corollario di Mohr stabiliscono che, per calcolare la rotazione (Taglio fittizio T*) e
l’abbassamento (Momento fittizio M*) in una sezione generica, a partire dalla curvatura (carico
fittizio q*=-M/EJ), possiamo utilizzare una trave ausiliaria per la quale i vincoli devono simulare le
condizioni al contorno poste da rotazione e abbassamento della trave reale.
=0 =0 B
=0
=0 B A
A =0 B=0
=0 B=0 A
A
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A
B
trave reale f max
MA =q·l²/2
A B
R
3/4 l
A trave ausiliaria B
l
il carico q* massimo nell’estremo A si ricava dal momento massimo MA della trave reale:
MA q·l ²
qA* = − =−
EJ 2·EJ
Il diagramma di momento e di carico fittizio è una parabola con area (vedi esempio paragrafo3):
1 M 1 q·l 3 q·l 3
R* = ·l · A = · =
3 EJ 3 2 EJ 6·EJ
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Il calcolo del sistema delle FORZE REATTIVE (reazioni vincolari) viene fatto utilizzando le tre
condizioni di equilibrio, mentre, per determinare gli spostamenti (frecce e rotazioni), è necessario
risolvere l’EQUAZIONE DELLA LINEA ELASTICA con uno dei metodi prima enunciati.
q·L2
M max =
8
q·L
V A = VB =
2
SCHEMA A2
P· L
M max =
4
P
V A = VB =
2
30
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SCHEMA A3
1 M ·L2
fL/2 = · f MAX = 1,2064· f L / 2
16 E ·J
MA = 0 MB = M
M
V A = −VB =
L
SCHEMA B1
q·L2
MA =
2
V A = q·L
SCHEMA B2
M A = P·L
V A = −VB = P
SCHEMA B3
M ·L
ϕB =
E ·J
M ·L2
fB =
2·E · J
MA = M VA = 0
31
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9. LE STRUTTURE IPERSTATICHE
La struttura una volta IPERSTATICA di figura è rappresentata da una singola asta (con 3 gradi di
libertà) vincolata a terra con un INCASTRO in A (3 gradi di vincolo) e un APPOGGIO SEMPLICE
in B (1 grado di vincolo). I vincoli, e quindi le REAZIONI VINCOLARI, sono 4 (XA, YA YB MA),
mentre, le equazioni dell’equilibrio sono solo 3, la struttura è perciò UNA VOLTA IPERSTATICA.
Le tre equazioni di equilibrio non sono sufficienti a determinare le quattro reazioni incognite.
Il sistema di tre equazioni con quattro incognite è indeterminato.
E’ necessario trovare una quarta equazione per rendere il sistema determinato.
Per il nostro esempio, nella sezione A, la rotazione deve essere φA=0, e gli spostamenti devono
risultare xA=0 e yA=0, mentre nella
A =0 sezione B lo spostamento deve essere
x A =0 yB=0.
y A =0 yB =0
q
MA XA La soluzione di una struttura iperstatica
deriva non solo dalla condizione di
equilibrio delle forze, ma anche dalle
YA YB
condizione di CONGRUENZA della
deformata con i vincoli.
Le condizione poste dai vincoli alla deformata rappresentano le condizioni di CONGRUENZA e,
per esempio di figura, abbiamo a disposizione quattro equazioni, ma per risolvere la struttura sarà
sufficiente sceglierne una.
32
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Questa dicotomia porta all’individuazione di due distinti metodi per la ricerca della soluzione delle
strutture IPERSTATICHE.
1) il METODO DELLE FORZE che ricerca tra le infinite soluzioni equilibrate l’unica
congruente.
33
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Per risolvere la struttura iperstatica di figura operiamo, ad esempio, sulla equazione di congruenza
posta dal vincolo in B e, in un primo momento, rendiamo la struttura isostatica semplicemente
sostituendo l’appoggio in B con la sua reazione vincolare YB ancora incognita.
q
A B
L
q
A B
L
YB
In questo modo otteniamo una mensola ISOSTATICA incastrata in A con un carico uniforme q e
una forza concentrata nel vertice B pari a YB.
Per la mensola è possibile scrivere le tre equazioni di equilibrio e trovare i valori di MA, XA e YA
tutti in funzione del valore incognito di YB:
A =0
x A =0
y A=0 yB =0
q
MA X A
YA YB
Tra le infinite soluzioni equilibrate dobbiamo cercare l’unica congruente con lo schema statico
iniziale e, quindi, con l’appoggio in B. Dobbiamo cercare per la mensola la soluzione per la quale
nel punto B lo spostamento è nullo, yB =0 .
Per le strutture che operano secondo il modello elastico lineare, come già detto, vale il PRINCIPIO
DI SOVRAPPOSIZIONE DEGLI EFFETTI, quindi, possiamo scomporre il carico della mensola
ponendo da una parte il carico q e dall’altra il carico YB.
q
f
f
YB
L L
schema 1 schema 2
34
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f1=f2
Per determinare le due frecce bisogna calcolarle con uno dei sistemi esposti nel paragrafo 7. Per
semplicità i valori sono stati inseriti nella TABELLA 1 al paragrafo 8, in particolare i valori delle
frecce sono quelli riportati negli schemi B1 e B2.
q·L4 YB ·L3
f1 = f2 =
8EJ 3EJ
Y B ·L3 q·L4 3
= e semplificando YB = q· L
3EJ 8 EJ 8
Trovata la quarta incognita YB si possono ora utilizzare le tre equazioni di equilibrio già scritte per
trovare le altre forze MA , XA e YA che compongono il SISTEMA DI FORZE REATTIVO:
5 1 2
XA =0 YA = q·L MA = q·L
8 8
Per risolvere la struttura IPERSTATICA possiamo utilizzare anche un’altra equazione di
congruenza posta da un vincolo diverso dall’appoggio in B. Come già detto la scelta del vincolo da
utilizzare per scrivere l’equazione di congruenza è del tutto arbitraria.
Risolviamo nuovamente la struttura iperstatica di figura lavorando sul vincolo che blocca la
rotazione in A
q
A B
L
Eliminando la condizione di vincolo alla rotazione del nodo A trasformiamo l’incastro in una
CERNIERA.
La Reazione vincolare da considerare diventa il Momento MA e i due schemi isostatici risultano:
L MA L
schema 1 schema 2
La condizione di congruenza è posta dall’uguaglianza delle due rotazioni in A φ1=φ2 nei due
schemi isostatici individuati.
35
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Scriviamo allora le espressioni che individuano le due rotazioni, φ1 per il primo schema e φ2 per il
secondo schema, riportando i valori degli schemi A1 e A3 della TABELLA1 delle strutture
isostatiche :
q·L3 M ·L
ϕ1 = ϕ2 = A
24 EJ 3EJ
q·L3 M ·L 1 2
= A e semplificando M A = q·L
24 EJ 3EJ 8
Ovviamente utilizzando adesso le equazioni di equilibrio si ricavano i valori delle altre reazioni
vincolari :
Il METODO delle FORZE rappresenta un valido aiuto per la soluzione di strutture iperstatiche
semplici come quelle a campata unica. Mentre, per strutture iperstatiche più complesse i calcoli con
il metodo delle forze risultano particolarmente pesanti e complessi, diventano allora più utili metodi
di calcolo come il Metodo delle Rotazioni e il Metodo di Cross.
36
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q·L3
ϕB =
48·E · J
2 q·L4
fL/2 = · f max = 1,04· f L / 2
384 E ·J
q·L2 q·L ²
MA = M 5 / 8· L =
8 14,22
5 3
V A = ·q·L VB = ·q·L
8 8
SCHEMA C2
Trave incastro-appoggio
con carico concentrato P in mezzeria
P·L2
ϕB =
32·E ·J
3,5 P·L3
fL/2 = · f max = 1,022· f L / 2
384 E ·J
3 2,5
MA = · P· L M L/2 = ·P·L
16 16
11 5
VA = ·P VB = ·P
16 16
37
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SCHEMA C3
M ·L
ϕB =
4·E ·J
M
MA = MB = M
2
3·M
V A = −VB =
2·L
SCHEMA D1
1 q·L4
f MAX = ·
384 E · J
q·L2 q·L2
MA = MB = M L/2 =
12 24
q·L
V A = VB =
2
SCHEMA D2
2 P·L3
f Max = ·
384 E ·J
P·L P·L
MA = MB = M L/2 =
8 8
P
V A = VB =
2
38
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Per la struttura a telaio a nodi fissi di figura, qualsiasi condizione di carico può deformare le singole
aste ma non può spostare i nodi lungo X e lungo Y.
I nodi si possono considerare fissi quando sussistono adeguate condizioni di vincoli esterni che
bloccano tutti gli spostamenti lungo X e lungo Y. Nel caso della figura, la presenza dei carrelli
orizzontali ai piani impedisce qualsiasi spostamento orizzontale dei nodi del telaio.
L’ipotesi di nodi fissi nelle strutture a telaio e a trave è nella pratica molto utilizzata poiché,
soprattutto per le strutture in acciaio, per convenienza costruttiva ed economica, si cerca sempre di
utilizzare sistemi controventanti per bloccare gli spostamenti dei nodi. I carrelli orizzontali di figura
simulano proprio il comportamento di bloccaggio prodotto da un sistema controventante.
La trave a due campate di figura è una struttura due volte iperstatica a nodi fissi. Per risolverla con il
METODO DELLE FORZE dovremmo scrivere due complicate equazioni di congruenza e risolvere
un sistema a due equazioni con due incognite.
A B C
39
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(1)
A B C
(2) =0
A B C
(3)
A B C
Tutte le deformazioni (1), (2) e (3) sono congruenti con i vincoli, infatti, per l’incastro in A le
rotazioni e gli spostamenti sono nulli e, per gli appoggi B e C, gli abbassamenti sono nulli.
Tra le infinite soluzioni congruenti, dovute al variare di φ nello schema (3), bisogna trovare l’unica
equilibrata. Bisogna determinare la vera rotazione φ attraverso l’equilibrio dei momenti che si
creano al nodo B per le due deformate (2) e (3).
Le deformazioni della trave producono le sollecitazioni flessionali, oppure, le sollecitazioni
flessionali sulla trave producono le deformazioni. E’indifferente stabilirlo poiché le deformazioni e
le sollecitazioni flessionali sono una la conseguenza dell’altra, come evidenziato dall’espressione
della linea elastica che relaziona direttamente la deformata con il momento sollecitante:
d 2η M
2
=
dx E·J
Osservando le deformate possiamo disegnare qualitativamente i diagrammi di momento per la trave:
40
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m 1B
m1A m1B m 1B
S D
(1)
A
B C
m 2A (2) m 2B S
m 2B D
A
B C
(3) m 3B S
m 3B D
A
m 3A C
B
Per la trave nello schema (1) l’equilibrio al nodo B risulta soddisfatto poiché il momento di sinistra
nella sezione di appoggio B è uguale al momento di destra:
m1Bs + m1Bd = 0
Per gli schemi (2) e (3) l’equilibrio dei momenti in B dipende dal valore della rotazione φB e dovrà
essere:
m2B + m2Bd + m3Bs + m3Bd = 0
Questa condizione di equilibrio permette di trovare tra le infinite soluzioni CONGRENTI, dovute al
variare di φB, l’unica soluzione EQUILIBRATA.
Per risolvere i due schemi statici e scrivere la condizione di equilibrio dei momenti nel nodo B
dobbiamo porre la seguente convenzione per il segno dei momenti:
momenti destrogiri = POSITIVI
momenti sinistrogiri = NEGATIVI
41
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La campata a destra è una trave appoggiata in B e in C con la rotazione φ in B, come quella dello
schema statico A3 riportato dalla TABELLA 1, e avremo i seguenti momenti:
φB = (1/8·qL²-1/12·qL²)/(4EJ/L+3EJ/L)
1 / 24qL ²
ϕB =
4 EJ / L + 3EJ / L
Per determinare i momenti nella condizione (3) sostituiamo il valore della rotazione φB :
1 2 EJ / L
m3 A = qL²
24 4 EJ / L + 3EJ / L
1 4 EJ / L
m3 Bs = qL ²
24 4 EJ / L + 3EJ / L
1 3EJ / L
m3Bd = qL²
24 4 EJ / L + 3EJ / L
Le grandezze 2EJ/L, 3EJ/L, 4EJ/L sono dette RIGIDEZZE A FLESSIONE e definiscono il rapporto
tra momento e rotazione nei diversi schemi statici utilizzati:
42
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Utilizzando la definizione di Rigidezza flessionale delle aste e del nodo possiamo scrivere:
1 W /2
m3 A = qL² 1
24 WB
1 W
m3 Bs = qL² 1
24 WB
1 W
m3Bd = qL ² 2
24 WB
Le espressioni indicano che i due momenti nel nodo B sono rispettivamente proporzionali alle
rigidezze delle due aste che concorrono al nodo. Tale osservazione risulta molto utile per stabilire
che se si modificano le rigidezze delle aste che concorrono ad un nodo, si modificano
proporzionalmente anche i momenti che ciascuna asta assorbe.
43
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B trave HEA180
q=1200 kg/m
A B C
420 530
La trave è realizzata con un profilo in acciaio tipo HEA180 con le seguenti caratteristiche:
Modulo elastico dell’acciaio: E= 2.100.000 kg/cm²
Momento d’inerzia del profilo HEA180: J =2510 cm4
Luce della prima campata : L1 = 420 cm = 4.2 m
Luce della seconda campata : L2 = 530 cm = 5.3 m
Carico uniformemente distribuito: q=1200 kg/m
Ovviamente per l’equilibrio il momento a destra e il momento a sinistra nel nodo B assumono lo
stesso valore con segno contrario, ciò rappresenta un controllo del calcolo eseguito.
44
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A B C
420 530
CAMPATA AB
equilibrio dei momenti in B : YA·4.2 – 1200·4.2²/2 + 3299 - 996 = 0 YA = 1972 kg
equilibrio forze verticali : 1972 – 1200·4.2 + YB =0 YB = 3068 kg
Ascissa da A in cui si annulla il Taglio: x = T/q= 1972/1200 x = 1.64 m
Momento massimo in campata: Mmax= 1972·1.64 – 1200·1.64²/2-996 Mmax= 624 kgm
CAMPATA BC
equilibrio dei momenti in B : YC·5.3 – 1200·5.3²/2 + 3299 = 0 YC = 2557 kg
equilibrio forze verticali: 2557 – 1200·5.3 + YB =0 YB = 3803 kg
Ascissa da B in cui si annulla il Taglio: x =T/q= 3803/1200 x = 3.17 m
Momento massimo in campata: Mmax= 3803·3.17 – 1200·3.17²/2-3299 Mmax= 2725 kgm
M=3299
M=996
q=1200 kg/m
M=624
M=2725
A B B C
420 530
164
317
T=3803
T=1972
T=2557
T=3068
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1 2
H P q3
L1 L2
Il MEDODO delle ROTAZIONI è molto efficace per risolvere le strutture a Telaio a nodi fissi
caratterizzate da un elevato grado di iperstaticità. Il telaio in figura ha 6 gradi di iperstaticità e, per la
sua soluzione con il METODO delle FORZE, sarebbe necessario scrivere un complesso sistema di 6
equazioni con 6 incognite.
La struttura di figura è caratterizzata da tre NODI FISSI, nodi 1, 2 e 3, con il metodo delle rotazioni
possiamo allora scrivere il sistema con le 3 equazioni di equilibrio dei nodi.
La scrittura delle equazioni di equilibrio è semplice e pressoché automatica. Per questo motivo tutti
i codici o programmi di calcolo automatico per le strutture si basano principalmente sul metodo
delle rotazioni, o meglio sul più completo METODO DEGLI SPOSTAMENTI. I diversi codici di
calcolo si differenziano essenzialmente per i diversi modi di risoluzione del sistema di equazioni
lineari.
Per scrivere in modo semplice il sistema delle equazioni di equilibrio dei nodi 1, 2 e 3 si
individuano le quattro deformazioni congruenti della struttura.
(0) deformazione prodotta dai carichi bloccando tutti i nodi
(1) deformazione prodotta applicando una rotazione al nodo 1 con gli altri nodi bloccati
(2) deformazione prodotta applicando una rotazione al nodo 2 con gli altri nodi bloccati
(3) deformazione prodotta applicando una rotazione al nodo 3 con gli altri nodi bloccati
Lo schema statico (0), detta condizione di incastro perfetto, definisce la deformazione prodotta dai
carichi bloccando tutti i nodi:
q1 2
q2
1 3
H P q3
L1 L2
46
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Utilizzando le soluzioni degli schemi statici semplici riportati nella TABELLA 2 del capitolo 11, la
determinazione dei momenti d’incastro indicati in figura è immediata. Per scrivere i momenti si
utilizza la convenzione di segno positivo per i momenti destrogiro e negativo per i momenti
sinistrogiro.
Utilizzando gli schemi D1, D2 e C1 possiamo scrivere i momenti presenti in ciascun nodo dello
schema statica (0):
nodo 1: M01= -1/12·q1·L21
nodo 2 : M02 = +1/12·q1·L21-1/12 q2·L22+ 1/8·P·H
nodo 3 : M03= +1/12 q2·L22- 1/8·q3·H2
Lo schema statico (1) è rappresentato dalla rotazione del solo nodo 1, mantenendo bloccati i nodi 2
e 3. Per semplicità le rotazioni sono ipotizzate destrogire in modo tale che tutti i momenti prodotti
siano anche essi destrogiri e quindi positivi.
1
1
2 3
L1 L2
schema statico (1)
Con l’aiuto degli schemi statici riportati nella TABELLA 2 possiamo scrivere i momenti presenti in
ciascun nodo dello schema statico (1):
nodo 1: M11= + φ1·4·EJ/L1 + φ1·4·EJ/H
nodo 2 : M12= + φ1·2·EJ/L1
nodo 3 : M13 = 0
Per le aste, lo schema statico a cui si fa riferimento è lo schema C3 dove la rotazione imposta
all’appoggio crea una deformata e un conseguente digramma di Momento con valori M
all’appoggio e M/2 all’incastro:
M/2
M
47
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Lo schema statico (2) è rappresentato dalla rotazione del solo nodo 2, mantenendo bloccati i nodi 1
e 3.
2
1 2 3
L1 L2
schema statico (2)
Con l’aiuto dello schema statico C3 riportato nella TABELLA 2 possiamo scrivere i momenti
presenti in ciascun nodo:
nodo 1: M21= + φ2·2·EJ/L1
nodo 2 : M22 = + φ2·4·EJ/L1 + φ2·4·EJ/L2 + φ2·4·EJ/H
nodo 3 : M23 = + φ2·2·EJ/L2
Lo schema statico (3) è rappresentato dalla rotazione del solo nodo 3, mantenendo bloccati i nodi 1
e 2.
3
1 2 3
L1 L2
Con l’aiuto degli schemi statici C1 e A3 riportatI nelle TABELLE 1 e 2 possiamo scrivere i
momenti presenti in ciascun nodo:
nodo 1: M31= 0
nodo 2 : M32 = + φ3·2·EJ/L2
nodo 3 : M33 = + φ3·4·EJ/L2+ φ3·3·EJ/H
48
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Ora possiamo scrivere le tre equazioni di equilibrio dei 3 nodi sommando l’effetto delle quattro
deformazioni congruenti: la prima equazione è la somma di tutti i momenti nel nodo 1, la seconda è
la somma dei momenti del nodo 2, la terza è la somma dei momenti del nodo 3.
+4·EJ/L1+4·EJ/H +2·EJ/L1 0
φ1 -1/12·q1·L21
Esistono diversi metodi per risolvere un sistema di equazioni lineari, tra questi vi sono l'algoritmo di
Gauss, la regola di Cramer ed il metodo di riduzione.
E’ interessante notare che la matrice delle rigidezze è una matrice simmetrica, cioè i valori si
ripetono simmetricamente rispetto la diagonale, Questa proprietà della matrice K permette la
soluzione del sistema attraverso il Metodo Cholesky utilizzato frequentemente nel calcolo
automatico delle strutture per risolvere il sistema di equazioni.
Momenti per l’asta 2-3: nodo 2 M2= -1/12 q2·L22 + φ2·4·EJ/L2 + φ3·2·EJ/L2
nodo 3 M3= +1/12 q2·L22 + φ2·2·EJ/L2 + φ3·4·EJ/L2
49
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Va notato che i momenti in ciascuna asta sono quelli prodotti dalla condizione di incastro perfetto
alla quale vengono sottratti o aggiunti (a seconda del segno della rotazione) i contributi delle
rotazioni moltiplicati per le quantità 2EJ/L, 3EJ/L e 4EJ/L, queste grandezze sono dette rigidezze
flessionale.
Questa osservazione ha permesso al Prof. Hardy Cross dell’Università di Yale di sviluppare nel
1935 un metodo di calcolo iterativo che parte dalla condizione d’incastro non equilibrata e per
successiva approssimazione trova il risultato equilibrato aggiungendo il contributo delle varie
rotazioni.
Questo metodo di calcolo è stato superato dall’uso dei computer e dai programmi automatici di
calcolo, tuttavia, per la sua semplicità è ancora utilizzato per strutture fino a quattro o cinque nodi.
50
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B C
trave HEA180
q=1200 kg/m
C
A B
420 530
330
pilastro HEA180
La trave e il pilastro sono profili in acciaio tipo HEA 180 con le seguenti caratteristiche:
nodo A : M2A = 0
nodo B: M2B = + φC·2EJ/L2 = + φC·0.377 EJ
nodo C: M2C = + φC·4EJ/L2+φC·3EJ/H = +φC·1.664 EJ
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Calcoliamo i momenti per ogni sezione sovrapponendo gli effetti e sostituendo i valori numerici:
Campata AB
nodo A : M= – 1/12·qL21 + φB·2·EJ/L1 = –1764+1036·2/4.2 = –1270 kgm
nodo B : M= +1/12·qL21 + φB·4·EJ/L1 = +1764+1036·4/4.2 = + 2752 kgm
Campata BC
nodo B: M= – 1/12·qL22 +φB·4·EJ/L2 + φC·2·EJ/L2= –2809+1036·4/5.3–1923·2/5.3 = –2752 kgm
nodo C: M= + 1/12·qL22+ φB·2·EJ/L2 + φC·4·EJ/L2=+2809+1036·2/5.3–1923·4/5.3 = +1749 kgm
Pilastro CD
nodo C: M= φC·3EJ/H = –1923·3/3.3 = -1749
nodo D: M= 0
M=1749
M=1270
M=1749
C
A B
330
420 530
52
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Per illustrare il Metodo di Cross è prima necessario risolvere il semplice problema statico illustrato
dalla figura: trovare la ripartizione del Momento MB tra le due o più aste che convergono nel nodo.
MB
mB1
mA1 mB2
A B C
L1 L2
Si tratta di trovare i momenti mB1 ed mB2, rispettivamente alle estremità dell’asta B-A e dell’asta
B-C, provocati dal momento esterno MB in B e dalla conseguente rotazione φ che deforma le due
aste.
La struttura può essere scomposta in due aste separate, da un lato la trave (1) dall’altro la trave (2).
MB
mA1 mB1 mB2
A B B C
L1 L2
Per poter affermare che le due travi equivalgono alla struttura iniziale le due rotazioni φ devono
essere uguali (condizione di congruenza) e la somma dei momenti mB1 e mB2 deve essere uguale al
Momento MB (condizione di equilibrio). In questo caso le reazioni vincolari, i diagrammi delle
sollecitazioni e le deformate delle due travi coincidono con quelli della struttura iniziale.
La trave (1) di sinistra è rappresentata dallo schema C3 riporta nella TABELLA 2 del capitolo 11,
mentre la trave (2) di destra è rappresentata dallo schema statico A3 riportato nella TABELLA 1 del
capitolo 8.
Con l’aiuto delle TABELLE 1 e 2 scriviamo i valori dei due momenti dovuti alla rotazione φ:
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4·EJ 1
per la trave (1): mB1 = ·ϕ
L1
3·EJ 2
per la trave 2 : mB 2 = ·ϕ
L2
L’equazione di equilibrio dei momenti sul nodo B fornisce il valore della rotazione:
4·EJ 1 3·EJ 2
m B1 + m B 2 = ·ϕ + ·ϕ = M B
L1 L2
1
ϕ = M B·
4·EJ 1 / L1 + 3·EJ 2 / L2
Le due grandezze 4EJ/L e 3EJ/L rappresentano per le travi (1) e (2) il rapporto tra il momento
applicato all’estremo m e la conseguente rotazione φ. Esse esprimono la capacità della trave di
opporsi alla rotazione imposta dal momento. Queste grandezze sono le RIGIDEZZE
FLESSIONALI di ciascuna trave. Rigidezze elevate rappresentano travi robuste difficili da
deformare a flessione; rigidezze minori rappresentano travi che hanno minor capacità di resistere
alle deformazioni. Nel nostro caso, a parità di dimensioni L (luce) e J (inerzia della sezione
trasversale), la trave (1) di rigidezza 4·EJ/L è meno deformabile, più rigida della trave (2) di
rigidezza 3·EJ/L. Tale differenza è dovuta alla presenza, nell’estremo opposto, dell’incastro per la
trave (1) e della cerniera per la trave (2).
4·EJ 1
La rigidezza della trave (1) è : W1 =
L1
3·EJ 2
La rigidezza della trave (2) è: W2 =
L2
Scriviamo la rotazione φ del nodo sollecitato dal momento M usando le rigidezze:
MB
ϕ=
W1 + W2
La rotazione φ è il rapporto tra il momento applicato MB e la somma delle rigidezze W1 e W2 delle
aste che convergono nel nodo B. Tale somma W1 + W2 è anche detta RIGIDEZZA DEL NODO.
4·EJ 1 MB W1
mB1 = ·ϕ = W1 = MB = M B ·α1
L1 W1 + W2 W1 + W2
3·EJ 2 MB W2
mB 2 = ·ϕ = W2 = MB = M B ·α 2
L2 W1 + W2 W1 + W2
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trave 50x30
trave 50x30
C
A B
420 530
330
pilastro 30x30
D
B
C
A
420 530
330
55
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mA mB mB
A B C
=0 mI
mI mI
A B C
mI
mII mII
mIII
A B C
La soluzione della struttura di figura, come già illustrato per il metodo delle rotazioni, è
raggiungibile sommando le due deformate nella condizione di equilibrio del nodo.
Il primo schema statico è quello rappresentato dai carichi sulla struttura con il nodo B bloccato. Alle
estremità delle aste nel nodo B si formano i MOMENTI PRIMI ( I ), momenti d’incastro perfetto
calcolati considerando la convenzione per la quale sono positivi i momenti destrogiri.
A B C
I MOMENTI PRIMI non sono equilibrati, il momento di sinistra e il momento di destra nel nodo
sono tra loro diversi, e nel nodo B nasce un MOMENTO SQUILIBRATO dovuto proprio alla
differenza tra i momenti.
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Per equilibrare questo momento nel nodo B applichiamo un MOMENTO EQUILIBRANTE uguale
e contrario a ∆m I
MOMENTO EQUILIBRANTE: - ∆m I
Come precedentemente illustrato, per ripartire il momento equilibrante tra le aste è necessario
individuare per esse i COEFFICIENTI di RIPARTIZIONE nel nodo.
Anche in questo caso è utile organizzare i dati per il calcolo dei coefficienti nel nodo con un
schema:
I coefficienti di ripartizione calcolati per ciascuna asta nel nodo vanno riportati nello schema di
calcolo del Cross.
Moltiplicando il MOMENTO EQUILIBRANTE per i vari COEFFICIENTI DI RIPARTIZIONE si
determinano, per ciascuna asta, i MOMENTI SECONDI di equilibrio al nodo.
mA mB mB
III (1/2 II) II ( m I · ) II ( m I ·
AB BC
)
I -1/12·ql² I +1/12·ql² I -1/8·ql²
AB BC
A B C
Per indicare le raggiunte condizioni di equilibrio, si riporta nello schema una riga orizzontale.
I MOMENTI SECONDI sono quelli che fanno ruotare il nodo B e quindi producono dei
MOMENTI TERZI (III) nell’estremità opposta delle aste.
mI
mII mII
mIII
A B C
I momenti finali sulla struttura si ottengono sommando, agli estremi delle aste, tutti i momenti
PRIMI, SECONDI e TERZI che si trovano al disotto delle righe orizzontali che individuano
l’equilibrio. Ovviamente, per l’equilibrio, i momenti mB, a destra e a sinistra nel nodo B, avranno lo
stesso valore ma con segno opposto.
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A B C
420 530
La trave è realizzata con un profilo in acciaio tipo HEA180 con le seguenti caratteristiche:
Modulo elastico dell’acciaio: E= 2.100.000 kg/cm²
Momento d’inerzia del profilo HEA180 J =2510 cm4
Luce della prima campata : L1 = 420 cm = 4.2 m
Luce della seconda campata : L2 = 530 cm = 5.3 m
Carico uniformemente distribuito: q=1200 kg/m
A B C
MOMENTO SECONDO per l’asta AB : II = - (1764-4213)· 0.627 = +1535 kgm
MOMENTO TERZO per l’asta AB : III = +1535/2 = + 767 kgm
MOMENTO SECONDO per l’asta BC : II = - (1764-4213)·0.373 = + 914 kgm
I risultati sono uguali (salvo le piccole differenze dovute alle approssimazioni numeriche dell’unità)
a quelli riportati per l’esempio precedentemente svolto con il metodo delle rotazioni.
58
I.U.A.V. prof. Bruno Zan – ing. Claudio Bertocco La Meccanica delle strutture -Novembre 2012
A B C
420 530 120
I dati geometrici della trave e i coefficienti di ripartizione al nodo sono quelli dell’esercizio
precedente.
La condizione d’incastro perfetto, sostituendo lo sbalzo con il momento prodotto nel appoggio C, è
la seguente:
M=q·l²/2
A B C
420 530
-3029
-1132 +3029 II +752
III +632 II +1265 III +432 Ms +864
I -1764 I +1764 I -4213
0,627 0,373
A B C
59
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q q
A B C
P P
E
D
Dopo aver preparato lo schema di lavoro per la struttura da calcolare e aver trovato tutti i
coefficienti di ripartizione per ciascun nodo si inizia il procedimento di calcolo:
Nel ripetere le operazioni di equilibrio dei vari nodi il MOMENTO SQUILIBRANTE ad ogni
GIRO DI CROSS diminuisce, fino a quando assume valori molto piccoli per i quali si può ritenere
di aver raggiunto un sufficiente grado di approssimazione nel calcolo. A questo punto per ottenere il
risultato finale si sommano tutti i valori presenti ad ogni estremità delle aste.
Dopo aver preparato lo schema di lavoro ed aver bloccato i nodi B e C si calcolano per tutte le aste
i MOMENTI PRIMI ed è iniziato il primo GIRO DI CROSS.
60
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III II II III
I I I I
AB BC CB
I
B C
II
I
A
CE
BD
III
I
E
D
Primo giro di Cross
Possiamo ora fare il SECONDO GIRO DI CROSS bloccando nuovamente il nodo B e sbloccando il
nodo C.
III II
III II II III
I I I I
AB BC CB
II
I
B C
II
I
CE
BD
III
I
E
D
Secondo giro di Cross
Possiamo continuare i GIRI di CROSS fino a quando il MOMENTO TERZO che squilibra i nodi
assume un valore molto piccolo per il quale si può ritenere di aver raggiunto un sufficiente grado di
approssimazione nel calcolo.
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trave HEA180
q=1200 kg/m
C
A B
420 530
330
pilastro HEA180
Trave e pilastro in acciaio con profilo tipo HEA 180 con le seguenti caratteristiche:
Modulo elastico dell’acciaio E= 2.100.000 kg/cm²
momento d’inerzia del profilo HEA180 J = 2510 cm4
Luce della prima campata : L1 = 420 cm = 4.2 m
Luce della seconda campata : L2 = 530 cm = 5.3 m
Luce pilastro : L3 = 330 cm = 3.3 m
Carico uniformemente distribuito sulla trave: q=1200 kg/m
62
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-2752
II +1 +1747
III -2 II -4
+1271 +2752 II +16 III +8
III 0 II +1 III -35 II -69
III +9 II +19 II +305 III +152
III +192 II +385 III -690 II -1380
III +292 II +583 II +462 III +231
I -1764 I +1764 I -2809 I +2809
II -1660
II
II
-1747
0,546
C
-83
-4
A B
I risultati sono uguali (salvo le piccole differenze dovute alle approssimazioni numeriche dell’unità)
a quelli riportati per l’esempio precedentemente svolto con il metodo delle rotazioni:
M=2752
M=1749
M=1270
M=1749
C
A B 330
420 530
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P=3000 kg
q=2000 kg/m q=1500 kg/m
Trave in calcestruzzo armato (modulo elastico del calcestruzzo E= 280.000 kg/cm² ) di dimensioni
costanti 28x100 cm con le caratteristiche riportate in figura.
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I.U.A.V. prof. Bruno Zan – ing. Claudio Bertocco La Meccanica delle strutture -Novembre 2012
Di seguito si riporta lo schema di calcolo del CROSS e il diagramma del Momento flettente.
Dal confronto tra il diagramma di momento nella condizione iniziale con i nodi incastrati
(MOMENTI PRIMI) e il diagramma di momento finale si evince che gli equilibri dei nodi nei vari
GIRI DI CROSS, semplicemente tendono ad annullare le differenze tra i momenti di destra e di
sinistra di ciascun nodo.
L’equilibrio del nodo B tra +2802 e -1537 è raggiunto con il valore ± 1809, quindi il valore di
sinistra scende di circa 1000 per incontrare il valore di destra che sale di circa 300.
Poiché il valore di sinistra è sceso di 1000 automaticamente il valore in A -2802 cresce di circa
-500 (la metà di 1000) e sale fino a -3297.
L’equilibrio nel nodo C tra +1537 e -3380 è raggiunto con un valore ±2482, in questo caso i due
valori si incontrano a metà strada, quello di sinistra sale di circa 900 e quello di destra scende di
circa 900.
Sono sufficienti anche solo due giri di CROSS per capire verso quali valori finali la struttura si sta
dirigendo.
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nodo
ta
ast
as
a
Le Strutture Reticolari sono costituite da aste rettilinee vincolate fra loro mediante cerniere in modo
da formare un sistema indeformabile vincolato a terra attraverso i vincoli esterni.
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I.U.A.V. prof. Bruno Zan – ing. Claudio Bertocco La Meccanica delle strutture -Novembre 2012
I punti di collegamento tra le aste si chiamano “nodi” e le aste che vi concorrono sono articolate,
cioè sono libere di ruotare, tra loro (vincolo interno a cerniera).
I sistemi reticolari sono anche interpretabili come un sistema piano di n punti, detti nodi, che sono
liberi di muoversi sul piano. I gradi di libertà al movimento del sistema di punti è paria a:
g.d.l. = 2·n
g.d.v. = a
Se il numero di aste è sufficiente ad impedire tutti i movimenti relativi dei nodi allora il sistema
triangolare è una “struttura indeformabile”. Un sistema triangolare indeformabile nel piano ha
ancora 3 gradi di libertà, infatti, l’intera struttura può traslare verticalmente, orizzontalmente o
ruotare. Quindi, il numero totale della aste occorrenti per formare un sistema triangolare
indeformabile risulta:
2·n = a + 3
a = 2·n - 3
I sistemi labili non sono strutture reticolari e dovranno essere trasformati in sistemi indeformabili.
I sistemi iperstatici possono essere risolti con procedimenti di calcolo che non vengono riportati
nella presente trattazione.
67
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Un sistema reticolare triangolare, indeformabile nel piano, è vincolato al piano con i Vincoli
esterni. Il numero di vincoli esterni per bloccare sul piano una struttura indeformabile è:
v=3
Un sistema indeformabile triangolare vincolato esternamente è una Struttura Reticolare, che può
essere:
- esternamente isostatica v=3
- esternamente iperstatica v>3 con grado di iperstaticità i=v-3
- esternamente labile: v<3
La figura (a) rappresenta una trave reticolari (internamente isostatica) vincolata a terra in modo
isostatico. In questo caso la determinazione delle reazioni vincolai a terra può avvenire applicando
le tre condizioni di equilibrio all’intera trave reticolare.
La figura (b) rappresenta una trave reticolari (internamente isostatica) vincolata a terra in modo
iperstatico. In questo caso per la determinazione delle reazioni vincolai a terra è necessario
utilizzare il “metodo delle forze”.
A B
(a) : Struttura reticolare isostatica per i vincoli esterni
A B C
(b) : Struttura reticolare iperstatica per i vincoli esterni
Per le strutture reticolari si ipotizza che le forze esterne (carichi) siano applicate nei nodi. Le aste si
suppongono scariche concentrando anche i pesi propri nei nodi.
Con queste ipotesi di carico le aste di una Struttura Reticolare sono sollecitate soltanto da Sforzo
Normale di trazione o di compressione.
Se la trave reticolare è internamente isostatica, dopo aver trovato le reazioni vincolari a terra si
possono individuare gli sforzi normali di trazione e di compressione sulle singole aste utilizzando le
tre condizioni di equilibrio con il “metodo dei nodi” o con il “metodo delle sezioni di Ritter”.
68
I.U.A.V. prof. Bruno Zan – ing. Claudio Bertocco La Meccanica delle strutture -Novembre 2012
Le strutture reticolari con il corrente superiore e inferiore orizzontali sono dette Travi Reticolari,
mentre, le strutture reticolari con il corrente superiore inclinato sono dette Capriate.
Neville Pratt
Howe Mohnie
Semplice Warren
Semplice
Howe
Fink Pratt
69
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3
2 4
1 6 5
A 250 kg
B
100 kg
250 kg 250 kg
100 kg 100 kg
XA
YA YB
Con il “METODO DEI NODI” si possono ora trovare le forze di compressione e/o trazione nelle
aste.
70
I.U.A.V. prof. Bruno Zan – ing. Claudio Bertocco La Meccanica delle strutture -Novembre 2012
possiamo ricavare: N1-2 = -696 kg (il segno negativo indica che la forza N1-2 è orientata nel verso
opposto a quello riportato nel disegno)
N1-6 = +920 kg
a 1-2
ast
6
69
300 asta 1-6
920
316
Nelle aste agiscono le forze uguali e contrarie di quelle sul nodo. Quindi l’asta 1-2 è compressa con
una forza pari a 696 kg, mentre, l’asta 1-6 è tesa con una forza pari a 920 kg.
Per l’equilibrio ci servono anche le componenti orizzontali e verticali di N1-2 = 696 kg:
71
I.U.A.V. prof. Bruno Zan – ing. Claudio Bertocco La Meccanica delle strutture -Novembre 2012
Possiamo ricavare: N2-3 = -586 kg (il segno negativo indica che la forza N2-3 è orientata nel verso
opposto a quello riportato nel disegno)
N2-6 = -283 kg (il segno negativo indica che la forza N2-6 è orientata nel verso
opposto a quello riportato nel disegno)
Nelle aste agiscono le forze uguali e contrarie a quelle sul nodo. Perciò l’asta 2-3 è compressa con
una forza pari a 586 kg e l’asta 2-6 è compressa con una forza pari a 283 kg.
aste di falda
asta 1-2 N1-2 = 696 kg (compressione)
asta 2-3 N2-3 = 586 kg (compressione)
asta 3-4 N3-4 = 698 kg (compressione)
asta 4-5 N4-5 = 958 kg (compressione)
aste di parete
asta 2-6 N2-6 = 283 kg (compressione)
asta 3-6 N3-6 = 335 kg (trazione)
asta 4-6 N4-6 = 187 kg (compressione)
tirante inferiore
asta 1-6 N1-6 = 920 kg (trazione)
asta 6-5 N6-5 = 853 kg (trazione)
72
I.U.A.V. prof. Bruno Zan – ing. Claudio Bertocco La Meccanica delle strutture -Novembre 2012
250
100
S
250
250
3
100 100
2 4
300 1 5
S 6
316
434
La SEZIONE di RITTER è una linea ideale che taglia la struttura reticolare e la divide in due parti.
Su ciascuna parte agiscono le forze assiali delle aste tagliate e ciascuna parte con queste forze
applicate deve essere in equilibrio.
250
100
N 2-3
250
250
N 2-3 3
100
100
2 4
N
N 2-
6
2-
300 1 6 5
N1-6 6 N1-6 6
316
434
Con la sezione di Ritter di figura possiamo trovare la forza N2-3 se scriviamo l’equilibrio della parte
sinistra della capriata rispetto il nodo 6, nodo dove concorrono le altre aste tagliate 2-6 e 1-6:
-N2-3·232+316·5.10+100·1.73-250·1.70=0
N2-3= +586 (forza di compressione per l’asta)
Allo stesso risultato si arriva se si pone in equilibrio, rispetto in nodo 6, la parte destra della
capriata:
N2-3·232-434·5.10+100·1.73+100·2.6+250·1.70=0
N2-3= +586 (forza di compressione per l’asta)
Con la stessa sezione di Ritter possiamo trovare lo sforzo N2-6 scrivendo l’equilibrio della parte
sinistra rispetto il nodo 1, dove concorrono le aste N1-6 e N2-3.
Per scrivere l’equilibrio bisogna prima individuare il braccio di leva “b” della forza N2-6 rispetto il
nodo 1: è sufficiente notare che l’area del triangolo 1-2-6 si può calcolare in due modi:
b ·242/2=510·173/2
b=364
dove 242 è la lunghezza del lato 2-6.
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N 2-3
250
100
2
N
2-
300 1 6
N1-6 6
316
L’equilibrio rispetto il nodo 1 risulta:
-N2-6·3.64+250·3.40+100·1.73=0
N2-6= +281 (forza di compressione per l’asta)
Sempre con la stessa sezione possiamo trovare la forza N1-6 scrivendo l’equilibrio rispetto il nodo 2:
N1-6·1.73+316·3.40+300·1.73=0
N1-6= -921 (forza di trazione nell’asta)
Il segno negativo indica che la forza N1-6 è orientata nel verso opposto a quello riportato nel
disegno.
Con la sezione di Ritter S-S di figura si può calcolare la forza sull’asta 1-2 scrivendo l’equilibrio
rispetto il nodo 6:
S 3
N 1-2
2 4
300 1 5
N1-6 6
316
-N1-2·2.32+316·5.10=0
N1-2= + 694 (forza di compressione per l’asta)
Con la nuova sezione S-S di figura si possono trovare le forze N3-4 , N6-4 e N6-5 :
N S
3 3-4
250
100
4
2
4
1 5
6-
N
6 N6-5
S
434
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N3-4·2.32+250·1.70+100·1.73-434·5.1=0
N3-4= +696 (forza di compressione per l’asta)
N6-4·3.64+100·1.73-250·3.40=0
N6-4 = + 185 (forza di compressione per l’asta)
-N6-5·1.73-434·3.4=0
N6-5= - 853 (forza di trazione nell’asta)
4 N S
2 4-5
1 5
6 N6-5 S
434
L’equilibrio rispetto il nodo 6 permette di torvare N4-5 :
N4-5·2.32-434·5.1=0
N4-5= + 954 (forza di compressione nell’asta)
3 N S
250
3-4
N3-6
2 100
4
28
N
1
2-
6
1 921 5
N1-6 S 6
434
-N3-6·1.70-434·3.4-281·2.42+921·1.73=0
N3-6= - 331 (forza di trazione nell’asta)
75
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aste di falda
asta 1-2 N1-2 = 694 kg (compressione)
asta 2-3 N2-3 = 586 kg (compressione)
asta 3-4 N3-4 = 696 kg (compressione)
asta 4-5 N4-5 = 954 kg (compressione)
aste di parete
asta 2-6 N2-6 = 281 kg (compressione)
asta 3-6 N3-6 = 331 kg (trazione)
asta 4-6 N4-6 = 185 kg (compressione)
tirante inferiore
asta 1-6 N1-6 = 921 kg (trazione)
asta 6-5 N6-5 = 853 kg (trazione)
Le piccole differenze nei risultati tra il metodo delle sezioni e il metodo dei nodi sono dovute alle
approssimazioni numeriche introdotte nel calcolo.
100 kg
250 kg 250 kg
100 kg 100 kg
f
Struttura Normale
La capriata è realizzata con tubi in alluminio di diametro 40 mm e spessore 2.5 mm, con area della
sezione trasversale A=2.95 cm². Il modulo elastico per la lega di alluminio risulta E=700.000
daN/cm²
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Il Principio dei Lavori Virtuali stabilisce che il Lavoro esterno è uguale al Lavoro interno:
Le=Li
Il Lavoro esterno è la somma del lavoro prodotto dalle forze esterne (applicate alla struttura) per lo
spostamento lungo la direzione di ciascuna forza. Ogni forza esterna produce una quota di lavoro
esterno quando è moltiplicata per lo spostamento dei nodi dove è applicata. La reazione Vincolare
YB non produce lavoro perché lo spostamento è perpendicolare alla direzione della forza e quindi il
prodotto scalare è nullo.
Per la struttura caricata, detta SISTEMA NORMALE, non conosciamo gli spostamenti dei nodi e
quindi non possiamo trovare il Lavoro esterno. Possiamo però determinare l’allungamento e/o
l’accorciamento di ogni asta:
N ·L
∆L =
E· A
Per il SISTEMA NORMALE, la capriata caricata che stiamo analizzando, determiniamo le seguenti
deformazioni della aste (- accorciamento ; + allungamento) dovute alle forze assiali nelle aste stesse:
Applichiamo ora il Principio dei Lavori Virtuali che dice: Condizione necessaria e sufficiente
perché un sistema sia in equilibrio è che il lavoro virtuale interno sia uguale al lavoro virtuale
esterno per qualunque sistema di spostamenti virtuali congruenti, cioè compatibili con i vincoli.
Prendiamo allora la capriata, togliamo i carichi, e applichiamo un carico verticale P al nodo 6 (nodo
del quale ricerchiamo lo spostamento verticale). La capriata con il carico P rappresenta un sistema
equilibrato, quindi, qualsiasi deformata della capriata (compatibile con i vincoli) è virtualmente
applicabile.
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Creiamo allora un SISTEMA VIRTUALE dove le forze esterne sono rappresentate dalla forza
verticale P e la deformata congruente è quella prodotta dalle forze verticali e orizzontali del
SISTEMA NORMALE.
f
P
Struttura Virtuale
Per questo SISTEMA VIRTUALE vale il Principio del Lavori Virtuali: il Lavoro Esterno prodotto
dalla forza P è uguale al Lavoro Interno prodotto dall’allungamento e/o accorciamento delle aste nel
Sistema Normale ad opera delle forze interne assiali del Sistema Virtuale.
Lest=Lint
Lest = P·f
Gli allungamenti ∆la nel sistema normale sono stati già determinati, ora dobbiamo trovare le forze
assiali prodotte nel sistema virtuale dalla forza P.
3
2 4
1 6 5
P/2 P P/2
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Risolvendo con il metodo delle sezioni di Ritter la struttura di figura otteniamo le seguenti forze
assiali (- compressione; + trazione) :
forza N
asta daN
1-2 P x -1,099
2-3 P x -1,099
3-4 P x -1,099
4-5 P x -1,099
2-6 Px 0
3-6 Px 1
4-6 Px 0
1-6 P x 0,983
6-5 P x 0,983
Lavoro
forza N allungamento ∆L Interno
asta daN cm daN·cm
1-2 P x -1,099 -0,1280 P x 0,1407
2-3 P x -1,099 -0,0542 P x 0,0596
3-4 P x -1,099 -0,0644 P x 0,0708
4-5 P x -1,099 -0,1760 P x 0,1934
2-6 Px 0 -0,0329 P x 0,0000
3-6 Px 1 0,0417 P x 0,0417
4-6 Px 0 -0,0217 P x 0,0000
1-6 P x 0,983 0,2275 P x 0,2236
6-5 P x 0,983 0,2107 P x 0,2071
LINTERNO = P x 0,9369
Per calcolare lo spostamento verticale del nodo 6 (freccia f) della Capriata applichiamo al
SISTEMA VIRTUALE il Principio dei Lavori Virtuali:
Lest =Lint
P·f = P·0.9369
f = 0.9369 [cm]
Se si vuole trovare anche lo spostamento orizzontale del nodo 6 si dovrà costruire un altro
SISTEMA VIRTUALE dove la forza P sarà orizzontale, cioè avrà il verso dello spostamento da
ricercare.
Per qualsiasi altro spostamento bisogna creare un SISTEMA VIRTUALE con la forza P applicata
nel punto e con orientamento e verso dello spostamento da ricercare.
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7 8 9 10 11 12
1 2 3 4 5 6
S5 S4 S3 S2 S1
900 kg 900 kg 900 kg 900 kg 900 kg
23.142 kg
7 8 9 10 11 12
23.142 kg
1 2 3 4 5 6
4500 kg S5 S4 S3 S2 S1
Il secondo passo è la determinazione degli sforzi assiali sulle aste utilizzando il metodo delle
Sezioni di Ritter.
900·1.2+N5-6·0.7 =0
N5-6= -1542 (compressione)
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7 8 9 10 11 12
23.142 kg
1 2 3 4 5 6
4500 kg S10 S9 S8 S7 S6
82
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Per concludere l’esercizio cerchiamo l’abbassamento verticale massimo della mensola sul nodo 6.
7
8 9 10 11 12
1 2 3 4 5
6
f
P
Sistema NORMALE e Sistema VIRTUALE
Utilizziamo il Principio dei Lavori Virtuali e costruiamo un SISTEMA VIRTUALE con una forza P
posizionata nel nodo e nella direzione dello spostamento che vogliamo trovare.
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Per calcolare il Lavoro interno del SISTEMA VIRTUALE è necessario calcolare gli sforzi normali
sulle aste dovuti al carico verticale P applicato nel nodo 6.
Dopo il calcolo degli forze assiali utilizzando il metodo delle sezioni di Ritter, si può calcolare il
lavoro interno del SISTEMA VIRTUALE.
Possiamo infine scrivere la relazione del PLV e trovare la freccia f massima della mensola:
Lest =Lint
P·f = P·1.4999
f = 1.4999 [cm]
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Per esporre il Metodo delle Forze per le strutture reticolari, risolviamo la trave reticolare iperstatica
di figura, ottenuta aggiungendo un appoggio alla mensola dell’esercizio precedente.
B
7 8 9 10 11 12
1
A 2 3 4 5 6
C
i=v-3=4-1=1
Le tre condizioni di equilibrio non sono sufficienti per determinare le quattro reazioni vincolari
esterne. E’ necessario introdurre una quarta equazione di congruenza e risolvere la struttura
utilizzando il METODO DELLE FORZE.
B
7 8 9 10 11 12
A1 2 3 4 5 6 C
YC
yC=0
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7
8 9 10 11 12
1 2 3 4 5
6 f1
SCHEMA 1
7
8 9 10 11 12
f2
1
2 3 4 5 6
YC
SCHEMA 2
yc = f1 - f2 = 0
f1 = 1.4999 [cm]
La freccia f2 dello schema 2 è determinabile applicando il Principio dei Lavori Virtuali allo Schema
2. In questo caso il Sistema Virtuale è lo stesso Sistema Normale poiché il Lavoro esterno è
esprimibile dalla relazione:
Lest = YC · f2
Per calcolare il Lavoro interno bisogna trovare gli sforzi normali sulle aste dovuti al carico verticale
YC applicato nel nodo 6.
Tale calcolo è già stato fatto nell’esercizio precedente con una forza P orientata in verso opposto.
Possiamo allora calcolare le deformazioni della aste (- accorciamento ; + allungamento) dovute alle
forze assiali nelle aste stesse (- compressione; + trazione):
∆L=N·L/E·A
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4045 kg B
7 8 9 10 11 12
4045 kg
1 2 3 4 5 6 C
A 2272 kg 2228 kg
Per concludere si possono trovare le forze assiali nelle aste utilizzando il Metodo delle Sezioni di
Ritter (- compressione; + trazione):
Corrente inferiore
Asta 1-2: -4049 daN Asta 2-3: -153 daN Asta 3-4: +2199 daN
Asta 4-5: +3009 daN Asta 5-6: +2276 daN
Corrente superiore
Asta 7-8: +153 daN Asta 8-9: +2199 daN Asta 9-10: -3009 daN
Asta 10-11: -2276 daN Asta 11-12: +0 daN
Montanti verticali
Asta 7-1: -2272 daN Asta 8-2: -2272 daN Asta 9-3: -1372 daN
Asta 10-4: -472 daN Asta 11-5: +427 daN Asta 12-6: -900 daN
Diagonali di parete
Asta 7-2: +4510 daN Asta 8-3: +2724 daN Asta 9-4: +937 daN
Asta 10-5: -848 daN Asta 11-6: -2635 daN
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I.U.A.V. prof. Bruno Zan – ing. Claudio Bertocco La Meccanica delle strutture -Novembre 2012
E’ interessante notare la grande differenza tra le forze nelle aste nella struttura a sbalzo (vedi
esempio 15.4) e della struttura con un appoggio in C.
In particolare l’asta maggiormente sollecitata della struttura a sbalzo è l’asta 1-2 con una
compressione:
N1-2 = - 23142 daN
Invece, per la struttura con l’appoggio in C l’asta maggiormente sollecitata e l’asta 7-2 con una
forza di trazione:
N7.2 = + 4500 daN.
Ovviamente la struttura con l’appoggio in C potrà essere dimensionata con profili molto più leggeri
della struttura a sbalzo.
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I.U.A.V. prof. Bruno Zan – ing. Claudio Bertocco La Meccanica delle strutture -Novembre 2012
INDICE
1. PREMESSA …………………………………………….…..……………… pag. 2
2. LO SCHEMA STATICO ……………………………………..................... pag. 3
3. ANALISI DI UNA CURVA E DELLA SUA FUNZIONE……………….. pag. 7
4. LA TEORIA DELLE TRAVI NFLESSE …………………………………. pag. 11
4.1 I DIAGRAMMI di MOMENTO e TAGLIO – Relazioni q T M .. pag. 12
4.2 LE FUNZIONI di MOMENO e TAGLIO - L’EQUILIBRIO…. pag. 14
4.3 IL DISEGNO DELLA PARABOLA di MOMENTO….………. pag. 15
5. LE STRUTTURE ISOSTATICHE …………………………....………….. pag. 16
5.1 ESEMPIO – TRAVE ISOSTATICA ……………..…………… pag. 18
6. LA DEFORMAZIONE DELLE TRAVI INFLESSE..…………………… pag. 19
6.1 LA DEFORMAZIONE PER SFORZO NORMALE………….. pag. 20
6.2 LA DEFORMAZIONE PER MOMENTO FLETTENTE……… pag. 22
7. IL CALCOLO DELLE DEFORMAZIONI PER FLESSIONE……………. pag. 25
7.1 L’INTEGRAZIONE DELLA LINEA ELASTICA……………. pag. 25
7.2 IL PRINCIPIO DEI LAVORI VIRTUALI……………………. pag. 26
7.3 IL TEOREMA E IL COROLLARIO DI MOHR………………. pag. 28
8. TABELLA 1 -LE STRUTTURE ISOSTATICE AD UNA CAMPATA ….. pag. 30
9. LE STRUTTURE IPERSTATICHE ………………………………………. pag. 32
10. IL METODO DELLE FORZE ………….……………………………. pag. 34
11. TABELLA 2 -LE STRUTTURE IPERSTATICHE AD UNA CAMPATA…. pag. 37
12. IL METODO DELLE ROTAZIONI …………………………………. …… pag. 39
12.1 ESEMPIO – METODO DELLE ROTAZIONI……………………. pag. 44
13. LE STRUTTURE A NODI FISSI …………………………………………. pag. 46
13.1 ESEMPIO – METODO DELLE ROTAZIONI………………….. pag. 51
14. IL METODO DI CROSS …………………………………………………. pag. 53
14.1 ESEMPIO – RIGIDEZZE E COEFF. DI RIPARTIZIONE……………… pag. 55
14.2 IL MEODO DI CROSS CON UN NODO………………………………… pag. 56
14.3 ESEMPIO – METODO DI CROSS CON UN NODO……………..…… pag. 58
14.4 ESEMPIO – METODO DI CROSS CON SBALZO……………… …… pag. 59
14.5 IL METODO DI CROSS CON PIU’ NODI ……………………….. ……. pag. 60
14.6 ESEMPIO – METODO DI CROSS CON PIU’ NODI …………………. pag. 62
14.7 ESEMPIO – METODO DI CROSS – TRAVE CONTINUA…………… pag. 64
15. LE STRUTTURE RETICOLARI……………………………………. ….. pag. 66
15.1 IL METODO DEI NODI …….…………………………………………. pag. 69
15.2 IL MEODO DELLE SEZIONI DI RITTER…………………………… pag. 72
15.3 LA DEFORMAZIONE DELLE STRUTTURE RETICOLARI………… pag. 75
15.4 ESEMPIO – TRAVE RETICOLARE A SBALZO……….…………….. pag. 80
15.5 LE STRUTTURE RETICOLARI IPERSTATICHE……….…………….. pag. 85
90