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FONDAZIONE
MEMORIA
DELLA Donne e uomini che si opposero alle SS
DEPORTAZIONE

Oltre
I prigionieri nel campo di Bolzano furono

circa 9.500. Le persone a vario titolo

coinvolte nelle attività della Resistenza

fuori e dentro il lager furono alcune

centinaia. Foto e documenti di questa

quel
mostra restituiscono voce e dignità a tutti,

La
anche se riguardano necessariamente solo

una piccolissima minoranza di coloro che

avrebbero meritato di essere citati.

Resistenza
muro nel campo
di Bolzano
1944-45
Con il patrocinio di Con il contributo della

Mostra documentaria
Commissione Europea

ANED Autonome Provinz Bozen-Südtirol

di Dario Venegoni e Leonardo Visco Gilardi BOLZANO Provincia autonoma di


MILANO Bolzano - Alto Adige
BV
2
La guerra, l’occupazione nazista, i lager

Dopo l’8 settembre 1943, la fuga del re

Libro: il Sun Tirolo nel III Reich


a Brindisi, la disfatta dell’Esercito italiano,
l’occupazione germanica dell’Italia, Bolzano
divenne il capoluogo della Zona di Operazioni
delle Prealpi (Alpenvorland), di fatto annessa
al III Reich, governata dal Gauleiter Franz
Hofer, che comprendeva anche le province
di Trento e Belluno.

Cavasino
Il nazismo, fin dal 1933, aveva recluso
gli oppositori in campi di concentramento,
che poi divennero un sistema scientificamente
organizzato di migliaia di luoghi di detenzione,
di sfruttamento e annientamento di lavoratori
I principali lager nazisti in Europa: erano
coatti (resistenti, rastrellati, omosessuali, oltre 1.500 i luoghi di deportazione e orrore
Testimoni di Geova), e di campi di sterminio delle SS.

di massa (ebrei, zingari). I quattro lager


italiani (Risiera di San Sabba a Trieste, Borgo
Le province di Bolzano, Trento e Belluno
San Dalmazzo, Fossoli e poi Bolzano) furono parte
nel 1943, di fatto annesse al III Reich.
integrante del sistema concentrazionario nazista.

L’Alpenvorland, Le deportazioni dal Nord Italia ai lager del III


Reich, attraverso Bolzano, erano rigorosamente

Bolzano
e centralmente pianificate.

nel 1943-45

Cavasino
Bolzano sotto le
bombe – Nel riquadro
DOPO
il lager di via Resia
L’8 SETTEMBRE ‘43
Agostini-Romeo

Agostini-Romeo
Agostini-Romeo

Agostini-Romeo
Il Gauleiter Franz 9 settembre ‘43. 9 settembre ‘43. 9 settembre ‘43.
Hofer, plenipotenziario Il Corpo d’Armata: bastò un I soldati italiani, nel I soldati italiani
di Hitler nell’Alpen- colpo di cannone per otte- campo sportivo Druso prigionieri sfilano
vorland. nere la resa del Comando di Bolzano, in attesa davanti al Monumen-
italiano. della deportazione. to alla Vittoria.
Il campo di concentramento di Bolzano 3
Il comandante, i L’area del lager Il Blocco Celle, le
guardiani del campo e in alcune foto del prigioni nel campo,
i primi deportati pro- dopoguerra di Enrico dove furono assassi-
venivano dal campo di Pedrotti. nati molti detenuti,
Fossoli. erano il reparto di
punizione del lager.
Venivano qui custodi-
ti anche i politici a

Enrico Pedrotti
disposizione della Ge-

Il Museo Monumento di Carpi


stapo di Bolzano, in-

Enrico Pedrotti
sediata presso il Cor-
po d’Armata.

Le attività del lager di via Resia iniziarono nell’estate del ’44, con il trasferimento
dei prigionieri del campo di Fossoli, chiuso in seguito all’avanzata degli Alleati.
Quello di Bolzano era un campo di transito (Durchgangslager, Dulag). Vi furono
concentrati partigiani, antifascisti, ebrei, zingari, rastrellati in tutto il Nord
Italia, renitenti alla leva, ostaggi, soldati alleati catturati, delinquenti comuni,
qualche criminale fascista o nazista, destinati ai “Transporte” verso i lager
di Mauthausen, Dachau, Flossenbürg, Ravensbrück e Auschwitz.
Il numero di matricola più alto assegnato a Bolzano è stato
l’11.115, ma la numerazione comprendeva anche i circa
3.000 registrati a Fossoli. Gli ebrei (360)
non vennero immatricolati.

Enrico Pedrotti
Qui sopra e a

Circa 9.500 deportati


destra altre vedu-
te del campo ripre-
se da Enrico Pe-
drotti.
DA 31 PAESI
5 CONTINENTI

Campo Deportati
La pianta del lager

Deportati totali circa 9.500


in una lettera dell’ot-

Lepetit
Sarentino 501
tobre ’44 di Roberto
Deportati identificati circa 8.000
Galleria
Lepetit. In un secondo

di cui: del Virgolo 456


tempo i laboratori fu-
rono spostati all’ester-

Ebrei 360 Vipiteno 271


Una lettera invia-
no del campo per far ta in via Resia dal
Donne: 665, tra le quali almeno 2 incinte Moso
posto a nuovi “Blocchi” sottocampo di Colle

la più giovane Esther Misul, 1 anno, ebrea in Passiria 120


per i prigionieri. Isarco.

la più anziana Clelia Bassani, 80 anni, ebrea, uccisa a Bolzano Merano 103
Ragazzi sotto i 18 anni 556 Bressanone 21
Uomini e donne sopra i 65 anni 54 Colle Isarco 17
Nati all’estero circa 200, provenienti da 31 paesi Certosa
Val Senales 3

Cavasino
Deportati uccisi identificati 48
Internati nel Blocco Celle 322
Anche il lager di Bolzano aveva alcuni sot-

Evasi conosciuti 65
tocampi, nei quali furono rinchiusi in totale
circa 1.500 persone. I lager sfruttavano il la-

BV
voro coatto dei prigionieri.
4
Freddo fame violenze insulti e lavoro forzato
I prigionieri di Bolzano erano destinati alla
I prigionieri dove-
deportazione nei campi del Reich. Molti però vennero vano indossare sopra i
impegnati in lavori forzati nella zona. vestiti una tuta, che
poteva essere blu o ka-
Una scelta che si accentuò dopo l’interruzione delle ki. Sulle spalle era di-

Ore 5:
segnata una croce con
linee del Brennero, nel febbraio ’45, a seguito dei vernice rossa.
bombardamenti alleati. La vita del campo era scandita
dagli interminabili appelli, alla mattina e alla sera;

sveglia!
“cappelli su, cappelli giù!”, fino all’unisono, era la
lunga e umiliante cerimonia quotidiana, nel gelo
invernale, agli ordini del maresciallo Haage.
Fame, denutrizione e percosse erano esperienza
quotidiana.

s
Centinaia di depor-

Comune Bolzano
Il biglietto di un
tati lavoravano come
deportato che lavora-
schiavi nella galleria
va nella galleria del
del Virgolo, dove la
Virgolo, gettato da un
IMI di Ferrara, che
camion.
produceva cuscinetti a

BV
sfera, aveva spostato
i suoi macchinari.

RITI
E RITMI

FMD
Una lettera ai ge-
nitori dalla galleria
DEL CAMPO
del Virgolo di Argen-
tina De Bastiani su
carta intestata della
IMI.
Come negli altri lager delle SS, i prigio-
nieri erano contrassegnati da triangoli colo-

Comune Bolzano
rati cuciti sulla divisa: rosso per i politici,
giallo (senza numero di matricola) per gli
ebrei, verde per gli ostaggi, rosa per i ra-

TV Days
strellati.

Ad alcuni prigionieri erano affidati I militari alleati


compiti di coordinamento e di organizza- – o sospetti tali –
zione del lavoro. Capocampo fu, fino al no- erano contrassegnati
vembre 1944, Armando Maltagliati (qui in da un triangolo az-
un disegno eseguito nel campo da Lodovico zurro, come quello
Belgiojoso). Capo del blocco delle donne era dell’italo-americano
Cesarina (Cici) Salvadé, qui in un ritrat- Mike Bongiorno.
to eseguito a Bolzano dallo stesso Malta-
gliati.

Didascalia da scri vere


ascaliada sc rivereas
Vicecapoblocco

Internet
calia da scrivere asca-
liada scr iverea scalia delle donne era
Didascalia da scri vere Margareth, mo-
ascaliada sc rivereas glie di Indro
calia da scrivere asca- Montanelli.
liada scr iverea scalia
da scrivereda scrivere
Neppure alle donne fu
risparmiata la deportazio-
ne nei lager della morte.
Maria Arata fu deportata a
Lacchia

Lacchia

Arata
Internet

Ravensbrück.
FVG
5
Nel lager e al Corpo d’Armata due gruppi di criminali
Hildegard Lächert, “Misha” Seifert e Ot- Una guardia del
la “Tigre”, 22 anni, to Sain, ucraini, ar- lager, nel disegno di
professionista del ter- ruolati 17enni nelle SS, Armando Maltagliati.
rore e della sopraffa- condannati per stupro
zione, si esprimeva con e violenze, “promossi”
urla e nerbo di bue. da detenuti a guardia-
ni del Blocco Celle. Al-
meno 14 sono gli assas-
sinî ricordati dai su-
perstiti, con partico-
lari raccapriccianti.

Frauen Majdanek

Alto Adige
Lacchia
FMD
“Mein lieber
La “Tigre” di Bolza- A Bolzano la struttura repressiva nazista aveva due sedi s Il ten. Karl Frie- Il maresciallo Hans
no non era alle prime
armi: aveva avuto un
principali: il lager di via Resia, dipendente dal Comando drich Tito, già coman- Haage, violento vice
dante di lager in comandante del lager,
lungo apprendistato delle SS di Verona, e il Corpo d’Armata, occupato dalla Olanda, diresse zelan- prelevò dal Blocco E e

Mann...”
nei peggiori campi di Gestapo che aveva giurisdizione per tutto l’Alpenvorland. temente la struttura assassinò personal-
sterminio nazisti.
di Fossoli e di Bolza- mente alla Caserma
Il campo era diretto dal ten. Tito e dal feroce maresciallo no. Per i crimini com- Mignone 23 militari
Haage. Tra i guardiani e i secondini vanno anche ricordati messi in Italia non è italiani al servizio
degli Alleati. E’ ri-
per crudeltà Michael “Misha” Seifert, Otto Sain, Albino mai stato condannato.

e poi, botte
È morto in Germania uscito a sottrarsi al-
Cologna, Hildegard Lächert, detta la “Tigre”. nel 2001. la punizione della
giustizia.
Il comando delle SS (KdS) di Bolzano era diretto dal maggiore
Rudolf Thyrolf, coadiuvato dal magg. August Schiffer, capo
della Gestapo. Quest’ultimo, che aveva già svolto incarichi a
Kiev e a Trieste, dirigeva le indagini e gli interrogatori,
violenti e cruenti: “Pronto ad offrire una sigaretta, a fare
Tra le primissime conseguenze dell’occupazione nazista dell’Alpenvorland vi fu un complimento, a pestare di botte, a ordinare una tortura”.
la cattura di numerosi ebrei. Il 16 settembre 1943 partì da Merano un convoglio
di 22 ebrei, il primo dal territorio italiano, alla volta del lager di Reichenau.
“Mein lieber Mann…” era il suo approccio, falsamente
Frauen Majdanek

Una sola persona fece ritorno. cordiale ma minaccioso. Schiffer fu processato da un


Cavasino

Alto Adige
tribunale alleato e impiccato.

Internet
Alcuni strumenti con cui
il maggiore Schiffer e i suoi
uomini seviziavano i prigio-
nieri nei sotterranei del
Corpo d’Armata.

LE SS A BOLZANO:
AGUZZINI TORTURATORI

Heinz Andergassen L’ingresso ai


assassinò Manlio Lon- sotterranei del
gon su ordine del Corpo d’Armata, dove
magg. Schiffer. Nel do- i patrioti venivano
poguerra entrambi fu- torturati.
Museo Trento

Museo Trento
rono processati e im-
Internet

piccati dagli Alleati.


Nel campo moltissimi assassinati senza nome. Solo 50 identificati 6

3.500
partiti
per il

ANPI Bolzano
Reich,
Riva

Lisetti
Bortolo Pezzutti, 18 anni, arrestato a Lovere nel
giorno di Natale ’44 dai fascisti di Salò perché si Tra i 23 fucilati il 12 settembre 1944 anche Domenico Di Fonzo (a sinistra) e Dante Lenci, i cui
cognomi furono erroneamente indicati come Di Fonso e Leuci nella lapide al cimitero di San Giacomo,

2.050 non sono


rifiutava di togliersi un fazzoletto rosso dal col-
lo, internato a Bolzano, tentò la fuga. Fu trucidato in provincia di Bolzano.
da Michael Seifert e da Otto Sain nelle celle del
lager di Bolzano, la vigilia di Pasqua 1945, dopo
giorni e giorni di sevizie. Qui sotto il suo nome in

tornati
un elenco di detenuti nelle celle.
FMD

Un furlàn magro biondo


co’ ‘na bocheta rossa da butina:
l’avea tentà de scapàr via dal campo
e l’é finido nela cela nera.

FVG

FVG
Tri giorni l’à implorado
Missa e Oto, Un brano della poesia
tri giorni l’à sigà di Egidio Meneghetti Al cimitero di San Giacomo questa lapide ricorda
“No voi morìr”, sull’uccisione il sacrificio di 23 militari italiani, inviati in

I 23 FUCILATI
tri giorni l’à ciamado di Bortolo Pezzutti. missione dal servizio informazioni del Governo di
la so mama.
Brindisi e dagli Alleati. Prelevati nel lager al-

IL 12 SETTEMBRE
E nela note avanti dela Pasqua
l’alba del 12 settembre, caricati seminudi su un ca-
s’à sentido là drento un gran roveio, mion, portati nelle stalle della caserma Mignone,
come de gente furono uccisi - alla presenza del ten. Tito - uno
che se branca in furia
e un sigo stofegado in rantolàr.
1944 alla volta con un colpo alla nuca dal maresciallo
Haage, aiutato dalle guardie Misha Seifert, Otto
Sain, Karl Gutweniger, Mayr.
Ma dopo no se sente
che ‘n ansemàr

Comune Bolzano
pesante e rauco e ingordo
come quando a le bestie del seraglio
i ghe dà carne cruda da màgnar.

L’è Pasqua. De matina. E lu l’è in tera


lungo tirado
duro come’l giasso:
Gli ebrei costituivano una esigua
ocio sbarado
nela facia nera,
minoranza tra i prigionieri di Bolzano
nuda la pansa, cola carne in basso
ingrumada de sangue e rosegà. (360 su 9.500) ma fu loro riservato
Comune Bolzano

Nela pace de Pasqua tase tuti. un trattamento particolarmente duro.


Imobili. De piera.
E nela cela nera Un terzo degli uccisi nel campo
tase el pianto de Bortolo Pissuti.
(...) Il binario di via Pacinotti, nella Zona Industriale di Bolzano, da cui partivano i ‘Transporte’ è rappresentato da ebrei.
Manlio Longon a capo del CLN di Bolzano 7

Il sacrificio
Manlio Longon co- Senio Visentin, “Bezzi”
ordinò le iniziative (1917-1966), partigiano comu-
politiche, di soccorso nista fece la spola tra il
Trentino e il Sud Tirolo. Col-

di “Angelo”
e militari fino al-
l’arresto. laboratore della missione al-
leata “Vital”, venne arresta-
to nel marzo ’45. Torturato, fu
rinchiuso nel Blocco Celle del
campo.

Manlio Longon “Angelo” (1911-1945), dirigente della Magnesio, membro del


Partito d’Azione, promotore e animatore della Resistenza italiana in Alto Don Daniele Longhi, “Da-
ni”, fu tra i fondatori del
Adige, fu uno dei fondatori e il capo del CLN di Bolzano fin CLN, in rappresentanza del-
dall’autunno-inverno 1943. Per oltre 15 mesi organizzò i gruppi partigiani la DC. Insieme a don Guido
che vennero successivamente inquadrati nella Divisione “CLN Zona Bolzano” Pedrotti fu attivissimo nel
quartiere delle Semirurali
e inviò uomini e mezzi alle formazioni combattenti nelle zone limitrofe

Visentin
nell’assistenza ai deportati
del Bellunese e nel Trentino. Fece del suo stabilimento una centrale di in via Resia. Arrestato con
cospirazione. Catturato il 15 dicembre 1944 dal maggiore delle SS gli altri nel dicembre ’44,
fu torturato prima di esse-
Schiffer, fu torturato per giorni e venne strangolato il 1° gennaio 1945

Tireni
re rinchiuso nelle Celle.
Longon con la mo- negli scantinati del Corpo d’Armata. Lasciò moglie e quattro figlie.
Longon

glie Wilma.
Medaglia d’oro al valor militare alla memoria.
Manlio Longon fu Giuseppe Bombasaro, “Be-

Romeo
ANPI Bolzano
“impiccato” il 1° gen- pi”, sfuggì agli arresti del
naio 1945 ai tubi del dicembre ‘44 e rimase in at-
sotterraneo del Corpo tività fino alla fine della
d’Armata. guerra. Organizzò con Fran-
ca Turra alcune evasioni
dal campo.

Rinaldo Dal Fabbro, “Vin-


cenzo” (1899-1967), entrò come
rappresentante del PCI nel
CLN. Dopo i primi arresti
tentò la fuga ma fu arre-
stato a Venezia e ricondotto
a Bolzano. Interrogato e pe-
santemente torturato, fu in-
ternato nelle Blocco Celle.

Museo Trento
Giannantonio Manci, una
delle guide del CLN di Tren-
to, arrestato e torturato
più volte, si gettò dal 3°
piano del Corpo d’Armata di
Bolzano prima di un nuovo
interrogatorio.
Longon

Sottotenente di Fante-
ria, Manlio Longon fu
esonerato dal servizio, in
quanto direttore ammini-
strativo di una fabbrica
di interesse bellico.

All’ingresso del Corpo d’Armata sono ricordati Manlio Longon e Giannantonio Manci.

PERCHÉ
Perché
Longon
La squadra di “Angelo” 8

Il CLN di
I CAPI
Tullio Degasperi
“Ivan” (1906-1945), ca-
po di un GAP, traspor-
tò armi ed esplosivi CELLULA

Bolzano
da Trento, diffuse la
stampa clandestina,
collaborò con “Giaco-
UCCISI
mo” all’organizzazione
di alcune evasioni, A MAUTHAUSEN

tra arresti
fornì informazioni al-
ERMINIO FERRARI
la missione “Imperati-
(nato a Condino in provincia di Trento
ve”. Arrestato il 19
nel 1905) era meccanico-autista dei vi-
dicembre 1944, assieme
gili del fuoco. Fu uno dei sette capi-
a tutto il CLN, tortu-

ANPI Bolzano
cellula del CLN arrestati nel dicembre

e deportazione
rato al Corpo d’Arma-
1944, interrogati e torturati, e poi de-
ta, fu deportato il 1°
portati con l’ultimo grande trasporto
Degasperi

febbraio ’45. Morì a


in Germania (1° febbraio 1945). Ferrari
Mauthausen.
morì a Mauthausen il 24 marzo 1945.

Girolamo Meneghini (1912-1945), capocel- GIROLAMO MENEGHINI


lula alla Feltrinelli Masonite, ucciso a (nato in provincia di Vicenza nel 1912),
Gusen. capo cellula alla Feltrinelli Masonite,
collaborò tra l’altro alla missione al-
Il lavoro del CLN di Bolzano fu un esempio di Resistenza “senza leata Imperative. Arrestato, torturato e
deportato, morì a Gusen il 4 aprile 1945.
armi”, in quanto operante nel cuore di una regione annessa al
III Reich, anche se non mancarono episodi di lotta armata. ADOLFO BERETTA
Nato in provincia di Pesaro nel 1895,
Il CLN costituì cellule nelle principali fabbriche, creò una rete abitava a Cardano, dove aveva lavorato
di staffette, alimentò la propaganda antinazista, diffondendo la alla centrale elettrica e poi aveva
stampa clandestina. preso in gestione una trattoria che di-
venne luogo di incontri clandestini. Ar-
Dopo la costituzione del campo, organizzò le evasioni dal campo restato il 22 dicembre 1944, internato
e dai treni diretti in Germania e l’assistenza ai deportati e nel campo, morì a Gusen il 2 febbraio
1945.
creò basi operative per gli operatori radio delle missioni
alleate. Nel dicembre ’44 i dirigenti del CLN furono arrestati, WALTER MASETTI

ANPI Bolzano
Degasperi

portati al Corpo d’Armata, torturati, e poi rinchiusi nel Blocco Nato in provincia di Bologna nel 1910,
Walter Masetti lavorava alla Lancia e
Celle di via Resia. Sette di loro non tornarono da Mauthausen.
teneva i contatti tra le cellule operaie

Il biglietto indi-
La Resistenza a Bolzano raccolse e organizzò la spontanea ed il CLN di Longon. Arrestato, tortura-
to e internato in via Resia, morì a Gu-
rizzato alla moglie reazione della popolazione di lingua italiana alla ferocia della sen il 20 febbraio 1945.
che Tullio Degasperi repressione nazista: centinaia di persone si impegnarono nel
Erminio Ferrari, ucciso a Mauthausen.
Degasperi

lanciò dal treno di-


lavoro clandestino. ROMEO TREVISAN
retto in Germania, Nato a Padova nel 1915, Romeo Trevisan
trovato lungo i bina- (“Trevi”) lavorava alla Lancia, dove di-
ri e recapitato. rigeva un’attivissima cellula. Arrestato
il 19 dicembre 1944, ferocemente tortu-
Enrico Pedrotti “Marco” rato, fu internato nel Dulag e quindi
Luciano Bonvicini, dopo gli arresti
(1905-1965), operava fra Bolza- deportato. Morì a Gusen il 29 marzo 1945.
del 19 dicembre, riprese in mano le fila
no e Trento, in collegamento dell’organizzazione clandestina fino al-
con le formazioni partigiane. DECIO FRATINI
la fine della guerra. Fu il sindaco del
Collaborò alla missione “Vi- Nato a Castiglione del Lago nel 1905,
CLN a Bolzano fino al 1947.
tal” che informò per oltre era dirigente dello stabilimento CEDA di
cinque mesi gli Alleati. Arre- Bolzano. Collaboratore del CLN di Lon-
stato il 19 dicembre, subì la gon, fu arrestato il 19 dicembre 1944 sul
tortura negli scantinati del posto di lavoro. Anche lui, dopo aver su-
Corpo d’Armata e l’isolamento bito gli interrogatori e le torture, fu
nel Blocco Celle. Nel CLN di rinchiuso nel Blocco Celle. Deportato il
Bolzano fu anche lo “specia- 1° febbraio 1945, morì a Gusen il 27
lista” nella falsificazione di aprile 1945.
documenti, grazie alla sua
Sandro Bonvicini “Remo” (1925), parti-
abilità di fotografo profes-
giano combattente, operò nel Trentino con
sionista. Era un valente mu-

ANPI Bolzano
Senio Visentin e dall’ottobre ’44 a Bolza-
sicista e fu direttore fino al
no con Enrico Pedrotti e la missione “Im-
1938 del coro alpino della SAT,
perative”. Dopo l’arresto dei componenti
FVG

da lui fondato con i fratelli.

Bonvicini
del CLN raggiunse i partigiani del Bel-
Bonvicini

A lui si deve – fra migliaia Walter Masetti, ucciso a Gusen.


lunese.
di altre sue foto - la prezio-
sa documentazione fotografica
del lager di Bolzano.
La Resistenza sudtirolese 9

Agostini-Romeo
Ratschiller
Romeo

Romeo

Romeo

Romeo
Il canonico Michael Hans Egarter (1909- Per evitare l’arresto dei propri congiunti, Josef Mayr-Nusser (1910-1945), presidente “Ludi” Ratschiller (1921-2004), partigiano Esponente di spicco dei Dableiber, Erich
Gamper (1885-1956), leader 1966), leader dell’Andreas Franz Thaler (1926) si consegnò e fu deportato a dell’Azione cattolica giovanile di Bolzano, te- sudtirolese, disertò nel ’43 dalla Luftwaffe, ri- Amonn venne contattato da Manlio Longon
politico e morale per i Hofer Bund, stabilì con- Dachau. Ha descritto la sua dura esperienza nel stimone della dimensione religiosa dell’anti- parò nel Bellunese e divenne capo di Stato Mag- per giungere a una unità di intenti fra i
sudtirolesi antinazisti e tatti con i servizi segre- libro “Dimenticare mai”. nazismo tirolese, rifiutò di prestare il giu- giore della brigata Calvi. Arrestato, torturato due movimenti resistenziali, pur nella di-
guida della casa editri- ti alleati in Svizzera. ramento delle SS di fedeltà a Hitler. Morì di dalle SS, finì nel campo di Bolzano. vergenza di prospettive sul futuro assetto
ce Athesia, riuscì a fug- stenti durante il trasporto verso un lager. della provincia. Alla Liberazione fu vice-
gire a Firenze. prefetto e fra i fondatori della Südtiroler
Volkspartei.

Il coraggio DECINE DI
In Val Passiria un consistente
numero di disertori compì

di dire
anche atti di resistenza
INTERNATI armata. I parenti dei renitenti
COME OSTAGGIO venivano arrestati e decine di
loro furono internati come

NO al nazismo
La tessera dell’An-
ostaggi nel campo di Bolzano.
dreas Hofer Bund, l’orga- Molti giovani combatterono
nizzazione resistenziale nelle fila della Resistenza
sudtirolese.
Romeo

italiana ed europea.

Friedl Volg- In seguito all’accordo italo-germanico del 1939 (le cosiddette


ger (1914-1997), “opzioni”), la maggior parte della popolazione sudtirolese optò
braccio destro
di Gamper, tra i
per il Reich. Il trasferimento in Germania però andò a rilento,
fondatori del- tanto che nel settembre 1943 si trovavano nella provincia
l’Andreas Hofer ancora due terzi degli optanti.
Bund, fu depor-
tato a Dachau.

Fra coloro che avevano scelto di rimanere (i “Dableiber”) si era


sviluppato un movimento di resistenza antinazista di ispirazione
cattolica. I resistenti sudtirolesi si raccolsero intorno
all’“Andreas Hofer Bund”, un’organizzazione di assistenza
e propaganda, fondata nel nome dell’eroe tirolese.

Con l’occupazione nazista, molti dei “Dableiber” furono

Romeo
perseguitati e deportati. Notevole fu tra i sudtirolesi
Marianne, Hans e Balbina Gufler negli anni ’50. Nella primavera 1944 i fratelli Hans e Luis
il fenomeno della diserzione e della renitenza alla leva. Gufler di San Leonardo in Passiria disertarono. Successivamente furono arrestati e portati nel
lager i genitori, le sorelle Anna, Rosa, Balbina e Marianne e il fratellino Heinrich.
Volgger
Soccorso e sostegno spontanei e organizzati 10

Mille
gesti
Lettera su carta intestata dell’a-
zienda, scritta da Silvio Rota, diret-
tore della Lancia di Bolzano, alla
moglie del generale di Artiglieria
Corradino Tricoli. Sul retro l’an-

solidali
nuncio che il generale e suo figlio,

Tricoli
il tenente Paolo Tricoli, erano stati
deportati a Innsbruck.

Tricoli
I numerosissimi trasporti di militari italiani
e di rastrellati civili che, ammassati nei carri
bestiame, dall’8 settembre passavano per Bolzano Il gen. Corradino
destinati ai lager germanici, determinarono fra Tricoli, aiutante di
campo del principe
i bolzanini una spontanea e diffusa reazione
Umberto di Savoia, e
di solidarietà e di opposizione al nazifascismo: suo figlio Paolo.

Tricoli
donne, uomini e ragazzi delle case rurali e
popolari, operai e dirigenti delle fabbriche,

Bortignon
cittadini.
Monsignor Girolamo
Bortignon davanti ai
Il santino, con- Su questo terreno fu costruita la capillare rete
servato da Luigi
cancelli di via Resia,
Emer “Avio”, distri-
clandestina per l’aiuto ai deportati. Le case
prima della messa di
buito durante la di molti bolzanini divennero centri di riunione,
Pasqua, celebrata il
1° aprile 1945. Il ve-
messa di Pasqua, ce- depositi di armi, viveri, indumenti, medicinali
lebrata dentro il
scovo di Belluno ebbe
campo dal vescovo di
e materiale di propaganda, basi per le radio-
un ruolo di rilievo trasmittenti, punti di ospitalità per i

FVG
Belluno, monsignor

FVG
nelle vicende del la-
ger di Bolzano che se-
Bortignon. fuggiaschi, luoghi per confezionare i pacchi-
La richiesta alla Direzione della Lancia per L’ing. Vincenzo Ventafridda, direttore delle
guì da vicino, cercan- aiuto e di smistamento della corrispondenza, ottenere un passaggio su uno degli automezzi Acciaierie di Bolzano (Gruppo Falck), aiutò la
do di aiutare in ogni centri per la falsificazione di documenti e carte dell’azienda. Gli agenti di collegamento fra Mi- Resistenza, autorizzando il trasporto degli aiu-
modo i numerosi fel- lano e Bolzano fruivano spesso di queste oppor- ti tramite gli autocarri dell’azienda, da Milano
annonarie.
ANPI BZ

trini detenuti. tunità. a Bolzano e viceversa.

Il cardinale Ildefonso Schuster. L’Arcive-


scovado di Milano, tramite mons. Bicchierai, Le firme del capocampo Armando Mal-
organizzò regolari spedizioni di aiuti alla tagliati e del maresciallo Haage in cal-
parrocchia Don Bosco di Bolzano. ce a una ricevuta di libri per i depor-
tati donati da Vito Liberio, direttore
della libreria Cappelli e membro del
CLN. La libreria fu uno dei centri del-
la Resistenza a Bolzano.
FMD

.
FVG

Una lettera scritta alla famiglia


da una donna ebrea, Evelina Montefio-
re, utilizzando il nome di una prigio-
Nella lettera a una deportata si cita l’Arci- niera politica, Maria Mariani. A Bol-

FVG
vescovado di Milano come uno dei centri che fa- zano, i “politici” potevano scrivere
cevano recapitare i pacchi di viveri e vestia- una lettera al mese, gli ebrei mai.
Una richiesta di notizie inviata da
rio al campo di concentramento di Bolzano. Maria Mariani “cedette” il suo turno
Enrico Pedrotti tramite una missione
alla Montefiore, che scrisse ad amici,
Milano durante il fascismo

alleata per sapere se due ufficiali del-


spacciandosi per la Mariani. Costoro

Agostini Romeo
la RAF, fuggiti da un treno e da lui as-
recapitarono la lettera all’anziana
sistiti, erano arrivati felicemente in
madre di Evelina, nascosta per sfug-
Svizzera.
gire alle persecuzioni.
FMD
FVG
Una struttura articolata 11

Il contenuto della UNO SCHEMA


IN CODICE
spedizione da Milano
di materiali destina-
ti ai deportati.

In un appunto di
“Giacomo” vengono il-
lustrati la struttu-
ra dell’organizzazio-
ne clandestina e i
punti logistici
principali. ‘Tripoli’

Cavasino
si riferisce alla
abitazione di Visco
Gilardi in via Tri-
poli e ‘Marcella’ a
Fondazione Basso

sua moglie Mariuccia.

Bartellini
La struttura dell’organizzazione clandestina.

FVG
Gemma Bartellini fece più volte la spola tra

Gli aiuti del CLN Alta Italia


Una rara immagine di Lelio Basso senza bar- Milano e Bolzano, per conto del CLNAI, anche do-
ba, in un suo documento falso del ’44, intestato po la deportazione in Germania del marito
a Luigi Bianchi. “Luigi” (1903-1978) fu respon- Ermanno.
sabile nel CLNAI per le attività in Alto Adige.

FVG
Basso fu a capo della struttura che da Milano
forniva al CLN di Bolzano gli aiuti per i de-
portati (vestiario, viveri, medicinali, danaro,
volantini e stampa clandestina). Nel settembre L’organizzazione clandestina era articolata in sei nodi - il quartiere delle Semirurali, in cui risiedeva la
1944 fornì a Ferdinando Visco Gilardi i contat-
principali: maggior parte dei cospiratori che facevano pervenire gli
ti per avviare l’attività clandestina: Manlio
Longon, responsabile del CLN di Bolzano, e i com- - il CLN Alta Italia di Milano, con Lelio Basso come aiuti all’interno;
ponenti dell’organizzazione clandestina sociali-
sta di Milano detenuti nel campo (Ada Buffulini
coordinatore, coadiuvato da alcuni “agenti” di collegamento - l’Ospedale di Bolzano, in cui i medici Bailoni, Rizzi,
e Laura Conti). (Enrico Serra “Nigra”, Virginia Scalarini, Gemma Settimi, Zanoni, coadiuvati da suore e infermieri,
Bartellini, Lucia Sciomachen), che arrivavano a Bolzano garantirono cure e salvezza ad alcuni fuggiaschi
con i camion diretti alle fabbriche della Zona gravemente feriti;
Industriale, nascosti fra i macchinari;
- il lager, in cui una struttura interna, guidata prima
- il CLN di Bolzano e il comitato di assistenza, coordinato da Ada Buffulini e poi da Laura Conti e Armando

Cavasino
da “Giacomo”, Ferdinando Visco Gilardi; Sacchetta, provvedeva a spedire e ricevere informazioni,
- le fabbriche (Falck, Magnesio, FRO, Lancia, ecc.) in cui le lettere, elenchi di deportati, e a distribuire gli aiuti ai
“cellule” operaie ricevevano e smistavano gli aiuti; più bisognosi.

Anche Lucia Sciomachen Un biglietto di Virginia Scalari-


operò come agente del CLNAI. ni ad Ada Buffulini, che non venne
Questa è una autorizzazione recapitato perché nel frattempo la
(probabilmente falsa) del- destinataria era stata rinchiusa
l’Unione Centrale Siderur- nel Blocco Celle.
gica a usare un’auto azien-
dale per un viaggio a Bol-
zano e ritorno.

UN MILIONE
Tempi duri

NELLA BORSA
Enrico Serra “Nigra”, in una foto del ’42 du-
rante la guerra d’Africa. Collaboratore di Fer-
ruccio Parri, incaricato dal CLN Alta Italia di
aiutare la rete di resistenza e di assistenza, Una immagine d’eccezione: Virginia
andò diverse volte a Bolzano. Fu l’organizzato- Scalarini e la partigiana Mira Bal-
re, assieme a “Giacomo”, della fuga di Luigi di, riprese a Milano nell’aprile ’45
Cinelli e di altri. da un fotografo di strada, mentre

Chiabov
FVG

nascondono nella borsa 1 milione in


contanti per conto del CLN.
Turra
occhiello
Una vita di fede e impegno civile 12

“Giacomo”,
L’IDEATORE SORRIDENTE,
DELLA DOLCE,

l’organizzatore
RETE DETERMINATA
F M
erdinando Visco Gilardi “Giacomo” (1904-1970). ariuccia Caretti “Marcella”

“Marcella”,
Evangelico metodista, libraio/editore (1905-1960), moglie di
antifascista e dirigente industriale, fu Ferdinando Visco Gilardi, madre
l’organizzatore della struttura clandestina di quattro figli, non esitò a
esterna al campo. Aveva 41 anni e 5 bambini condividere i rischi della
quando si gettò, insieme alla moglie Mariuccia scelta cospirativa in un

il braccio
“Marcella”, in questa avventura. consapevole impegno di lotta
comune e di partecipazione alla

P
ortò a termine 23 evasioni dal campo e
Resistenza, in coerenza con la
realizzò un sistema di comunicazione tra il
sua fede evangelica e l’impegno
lager e il CLN di Milano che non ebbe uguali
sociale.

destro
nell’Italia occupata. Entrò più volte nel campo,
travestito da operaio della manutenzione, per

M
ariuccia confezionò, smistò,
stabilire contatti con l’organizzazione interna
consegnò centinaia di pacchi
diretta da Ada Buffulini.
di vestiario e viveri per i

FVG

FVG
deportati, ospitò alcuni evasi,
A
rrestato insieme agli altri componenti del
CLN di Bolzano il 19 dicembre 1944, collaborò come staffetta,
ferocemente torturato, fu poi rinchiuso nel raccolse e distribuì i messaggi
Blocco Celle. L’organizzazione da lui ideata clandestini da e per il campo
sopravvisse alla sua caduta e i contatti dei di concentramento.
prigionieri con l’esterno non si interruppero

D
mai. ue giorni dopo l’arresto del
marito venne fermata e

A
lla Liberazione divenne vice-prefetto di portata al Corpo d’Armata dove
Bolzano. Il 3 maggio raccolse assieme al le fecero vedere “Giacomo” pesto
prefetto Bruno De Angelis dai generali tedeschi e sanguinante con l’intento di
Wolff e Vietinghoff la dichiarazione del spaventarla e di indurla a
passaggio dei poteri al CLN. parlare: inutilmente. “Marcella”
continuò fino alla Liberazione,
con Franca Turra e le altre
donne, l’attività di assistenza
ai deportati e alle loro

FVG
famiglie.

FVG
La lettera dalla cella 28 in cui “Giacomo”, La minuta della “confessione” di “Giacomo”,
ritenendo di dover essere fucilato, esprimeva ai scritta dopo giorni di torture e fortunosamente
figli la sua professione di fede e le sue con- nascosta all’attenzione del magg. Schiffer e con-
FVG

vinzioni culturali e politiche. servata.

Il corridoio del Corpo d’Armata, La libreria “Gilardi La famiglia Visco


davanti all’ufficio del maggiore & Noto” in piazza Duo- Gilardi nel 1943,
Schiffer. Questi fece passare Fer- mo a Milano, dal 1933 al quattro figli e un
dinando Visco Gilardi, sanguinan- 1936 punto di incontro nipote adottato, cui
te per le torture, davanti alla di molti antifascisti si aggiunsero nel
moglie Mariuccia con l’intento di milanesi, fra cui Lelio dopoguerra altri
farli cedere. Basso. due bambini.
FVG

FVG

Il “contenuto” della cella 28: 2


uomini – 2 numeri – K.d.S.: Komman-

FVG
deur der Sicherheitspolizei: a di-
sposizione della Gestapo. La matri- L’abitazione della fami-
FVG

cola 8165 era assegnata a Rinaldo glia Visco Gilardi, base del
Dal Fabbro. Il cartellino indivi-
Museo Trento

Il numero di matricola di “Giaco- comitato di assistenza e ri-


duale di ”Giacomo”, posto sopra lo mo”, che non ebbe mai il triangolo fugio di qualche evaso.
FVG

FVG
spioncino della cella 28. rosso, in quanto classificato K.d.S.
Ada Buffulini per 6 mesi alla guida del comitato del campo 13

Dentro
Un’immagine del Il triangolo rosso di
1946. Le privazioni del deportata politica e il
campo sembrano final- numero di matricola ori-
mente lontane. ginali di Ada Buffulini.

il lager,
“Maria”

FMD
Ada Buffulini pro-
veniva da una fami-
glia borghese di soli-
di principi, istinti-
vamente antifascista.
La foto la ritrae (se-
conda da sinistra) coi Ada Buffulini “Maria” (1912-1991). Medico. Aderente
fratelli e la cognata al Partito socialista, venne arrestata a Milano assieme
a Bassano nel maggio
1943, mentre fanno la a Maria Arata e a Laura Conti nel luglio del 1944
parodia delle adunate e deportata a Bolzano il 7 settembre.
BV

fasciste.
Rappresentante del suo partito nel comitato clandestino
interno al lager, mantenne i contatti con Ferdinando Visco
Gilardi. Ebbe il ruolo dirigente nell’opera di assistenza
materiale e morale verso i deportati e nel lavoro politico
di informazione verso il CLNAI.
Lavorava all’infermeria “dalle 5 del mattino alle 7
di sera…”. “A parte questo, devo funzionare da Quartiere
Generale: lettere che partono, lettere che arrivano,
messaggi da portare a voce, avvertimenti da fare,
raccomandazioni, segnalazioni, ecc.”. “Mi rallegro del mio
posto di infermiera che mi permette di girare per il campo
e di fare un lavoro di collegamento che in nessun altro
modo avrei potuto svolgere.”
Nel febbraio 1945, rinchiusa come “pericolosa” nel Blocco
Celle fino alla fine di aprile, fu sostituita da Armando

FVG
Sacchetta e Laura Conti. Nel dopoguerra fu dirigente Ada Buffulini con la divisa del campo. Sul petto sono cuciti il triangolo ros-
dell’Associazione ex deportati a Milano.
BV

so e la sua matricola: 3795. Il viso e il corpo appaiono gonfi: sono con ogni pro-
babilità i primissimi giorni dopo la liberazione.

BV
Un foglietto lungo e stretto, scritto con
calligrafia minutissima. È uno degli innume-
Negli anni della Resi- Un appunto sui materiali distribuiti da Ada Buffu-
revoli biglietti clandestini inviati da Ada
stenza si consolidarono lini a diversi prigionieri: maglie, calze, soprabiti. Nel-
Buffulini a Ferdinando Visco Gilardi “Giacomo”.
alcuni rapporti persona- l’ingrandimento alcune annotazioni scritte in stenogra-
li della gioventù, come fia: a Carletto (Carlo Venegoni, che nel dopoguerra di-
quello tra Virginia Sca- verrà suo marito) aveva dato del latte in polvere.
larini e Ada Buffulini,
qui fotografate in un
giorno di festa, nel 1931.

FVG
Uno dei rari biglietti in cui
Ada Buffulini utilizzò il nome
di copertura che si era imposta,

BV
“Maria”. A destra, il certificato
di rilascio consegnatole il gior- Certificato di liberazione di Ada del 30
BV

no della Liberazione. aprile 1945.


BV
Laura Conti e Armando Sacchetta 14
UNA CURIOSA UN GIOVANE
E ATTIVISSIMA CORAGGIOSO
RIBELLE E SFORTUNATO

Incontro A
rmando Sacchetta (1922-1945), figlio di un funzionario
dell’amministrazione delle Finanze, trascorse
L
aura Conti “Luisa” (1921-1993). Studentessa
l’infanzia in Tunisia. Rientrato in Italia frequentò
in medicina, aderente al PSIUP, fece parte
l’Accademia Navale, divenne Guardiamarina, e quindi

nel lager
del Fronte della Gioventù con incarichi di
si laureò a 22 anni in Giurisprudenza diventando
propaganda presso le caserme e di staffetta
assistente presso l’Istituto di Diritto Internazionale
partigiana. Arrestata nel luglio 1944 assieme
dell’Università Statale di Milano. Aderì a “Giustizia
ad Ada Buffulini e a Maria Arata, durante
e Libertà” e collaborò con la missione alleata “Zucca”,
una riunione in casa di quest’ultima, rimase
agendo dall’interno della Marina Militare.
a San Vittore fino al 7 settembre, quando

F
tutte e tre vennero deportate nel lager erito a Genova in uno scontro a fuoco all’inizio
di Bolzano. dell’estate 1944, subì l’amputazione di una gamba al
di sopra del ginocchio. Trasferitosi a Milano, continuò

“L
uisa” fu assegnata alle squadre esterne a operare con gli Alleati e con la Resistenza. Nel
che quotidianamente andavano in città settembre 1944 venne arrestato assieme al padre Erminio
per compiere lavori vari, come le pulizie (deportato a Mauthausen e poi deceduto a Gusen).
nelle caserme, all’Ospedale Militare, nelle In ottobre padre e figlio vennero deportati a Bolzano:

Internet
abitazioni degli ufficiali, e così via. qui Armando lavorò attivamente nell’organizzazione

Ratti
Fu attivissima nell’organizzazione interna clandestina.
e abile nello scambio di bigliettini
D
opo che Ada Buffulini fu rinchiusa nelle Celle,
e informazioni per tutto il periodo della Armando assunse su di sé la responsabilità della
sua detenzione. “Luisa” scrisse dopo la

FVG
guida del comitato, nonostante i dolori lancinanti
Liberazione un breve saggio che descriveva della ferita che non guariva e che sopportò
la mappa della popolazione del lager. Nel turbine dell'attività clandestina, tra Laura Conti e Armando Sacchetta si stoicamente. Rientrato a Milano il 20 maggio 1945,
stabilì un legame d'amore che lei stessa annunciò ad "Anita". Dopo la morte di Ar- fu sottoposto a un intervento chirurgico per arrestare
mando, lei conservò per tutta la vita le stampelle con le quali lui si era mosso un inizio di cancrena, ma non sopravvisse a una
per il campo. emorragia. Morì il 28 maggio 1945, poco dopo aver
compiuto 23 anni. Medaglia d’argento al Valor militare
Laura Conti non amava essere fotografata, alla memoria.
e infatti di lei esistono solo poche immagini.
In questo disegno del capocampo Armando Mal-
tagliati è ritratta, il 14 ottobre 1944, all'in-
terno del lager di Bolzano, col suo numero di Armando Sacchetta
matricola, il 3786. trascorse l’infanzia a
Tripoli, allevato come
un bravo fascista dal
padre, fervente mo-
narchico. Questi prese
L’Avanti! del 29 maggio 1945 le distanze dal regime
riporta il cordoglio dei compa- dopo l’8 settembre
gni di Bolzano e di Laura Con- quando si consumò la
ti per la scomparsa del giova- rottura tra Mussolini

Ratti
ISEC

Ratti
nissimo eroe della Resistenza. e la monarchia.

Il contenuto di
La lettera di Lau- un pacco inviato ad
Fondazione Basso

ra Conti ai genitori, Armando perché lo


inviata clandestina- distribuisse.
mente da San Vittore,
Lacchia

prima della deporta-


zione a Bolzano. Anche
in condizioni di gra-
ve allarme, Laura si
sforzò di mantenere
nella corrispondenza Di Armando Sac-
un tono leggero e ap- chetta rimangono
parentemente sereno. moltissime lettere,
per la maggior
Laura Conti lo considerava il suo "capola-
parte clandestine.
voro". Dal campo inviò un articolo di denuncia
Suoi sono numerosi
dei soprusi delle SS a Lelio Basso, che lo pub-
elenchi di deporta-
blicò a febbraio sull'Avanti! clandestino. L'ar-
ti, come questo, re-
ticolo fu ripreso da Radio Londra, come Laura
lativo ai reclusi

FVG
aveva suggerito, cosa che seminò il panico tra
nel Blocco Celle.
le guardie di Bolzano. Hilde Lächert, la fami-
gerata “Tigre”, per qualche giorno non osò pic-
ISEC

chiare le detenute.

FVG
FVG

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