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Premessa
Lo scopo del mio intervento quello di delineare il profilo dellidea della libert
umana, non soltanto della libert religiosa o di coscienza, secondo una riflessione che si
radica nella tradizione evangelica e cristiana. La mia sar naturalmente una delle
interpretazioni possibili della libert secondo il cristianesimo e, inevitabilmente, del
cristianesimo come tale. Gi il dato storico per cui anche rispetto alla natura e ai modi
della libert i cristiani si divisero nel XVI secolo indica la complessit di questo tema e,
daltra parte, il suo carattere fondamentale. Daltra parte, la cautela che qui uso per
avvertire della legittimit di uneventuale dissenso nei confronti della mia lettura gi in
ambito cristiano non autorizza a ritenere equivoca lidea cristiana di libert. Cercheremo
quindi di riassumerne il profilo e, quindi, di trarne indicazioni che siano rilevanti per il
cammino del dialogo interreligioso.
Devo precisare che il punto di sintesi e langolatura del mio discorso non
saranno di genere esegetico n teologico in senso tecnico, ma di tipo filosofico. Per
questo parlo di idea cristiana di libert e non di un testo specifico o di una particolare
teologia.
Questo amore originale e non mimetico nel senso che non si muove per una
pura reazione speculare nei confronti di ci che fa lamato. Questo amore sorge invece
liberamente e non si fa condizionare dalla risposta che trova, se non nel permanente
rispetto della libert dellamato. Lamante non ama qualcuno se e solo se viene riamato
dallaltro a sua volta; un amore che, pur desiderando una risposta damore, non pone
condizioni, non esclude, non chiude mai il tempo dellaltro dicendo ora troppo tardi.
Mentre lamore mimetico risponde al bene con il bene e al male con il male, lamore
originale, fontale, risponde con il bene in ogni caso. Perci lamore che misura della
libert, nel cristianesimo, non solo lamore oblativo, ma, in ultima istanza, lamore dei
nemici. Lamore che vede nel nemico un fratello o una sorella: ecco la vera conversione
dallodio, dalla violenza, dallidolatria che vedono nel fratello e nella sorella un nemico.
Se pensiamo a quanto gli esseri umani si ostinino, tramite le loro molte idolatrie e
ingiustizie, a porsi come nemici di Dio, allora, proprio alla luce dellincarnazione si
comprende come lamore del nemico sia in questo senso praticato anzitutto da Dio
stesso. Se il suo fosse un amore mimetico e speculare, tutti noi saremmo gi stati
distrutti. Si giustamente osservato da tempo che ogni violenza, compresi la guerra e il
terrorismo, sempre, in tutte le epoche e in tutte le culture, un processo mimetico, una
reazione a catena in cui ben presto tutti si assomigliano nellodio, nel desiderio di
vendetta, nel credere che la propria sia violenza giusta e guerra santa. Nelluccidersi in
nome di Dio. Al contrario, lamore di Dio, che misura e lievito della libert umana,
rompe questo sortilegio mimetico, spezza la catena della giustizia vendicativa e pianta
nel cuore della storia la giustizia dellamore e del perdono.
Ebbene, questo amore giusto proprio perch perdona, illumina e apre gli occhi
degli accecati dallodio, questo amore che spera, che d tempo, che non si vanta e non si
gonfia, che non esclude e non condanna il criterio della libert in quanto essa si
conferma e sinvera appunto quando si giunge ad amare cos. La libert invece si
tradisce e va sprecata quando si ritrae dinanzi a questo modo di esistere. Quando
Agostino dice ama, e fa ci che vuoi condensa in una formula la fondazione agapica
della libert.
Nellaffermazione di Ges la verit vi far liberi (Gv 8, 32) si manifesta non
una verit concettuale, neutra o astratta, ma la verit di questo amore incarnato, fattosi
uomo: io sono la via, la verit e la vita (Gv 14, 6). E la verit di questo amore fa luce
sia sulle nostre possibilit di conversione e di bene, sia sulle menzogne con cui
cerchiamo di negarci a questo amore e di legittimare loppressione degli altri, prima tra
tutte la menzogna che si possa uccidere qualcuno nel nome di Dio: vi uccideranno
credendo di rendere culto a Dio (Gv ). In questo siamo ben oltre la sfrontatezza, in
fondo ancora ingenua, di Caino quando, alla domanda dov tuo fratello ? risponde
semplicemente sono forse io il custode di mio fratello ? (Gn 4, 9). Nei tempi
successivi, purtroppo sino ad oggi, la risposta pi frequente sarebbe invece: lho ucciso
nel Tuo nome.
avesse atteso la creatura umana al varco delle sue debolezze e della morte (D.
Bonhoeffer) non avrebbero non dico fondato, ma neppure concesso alcuna libert. Il
Dio che, nel Figlio, rivela che la sua forza non la potenza di un mago o di un demonio,
ma la libert dellamore incondizionato invece la garanzia permanente dellintegrit
della libert umana. La libert di Dio la pi forte scaturigine della nostra. Se Cristo
ha rifiutato di mutare le pietre in pane, se ha rifiutato di scendere dalla croce, fu per
stabilire in modo definitivo la nostra libert. () La fede non soltanto ci libera dalla
paura, dalla morte, dalle potenze e dai potenti del mondo, ma latto supremo della
libert. Seguo Cristo perch lo amo. Niente mi obbliga, se non la testimonianza del suo
amore. E lamore non obbliga, lamore libera (O.Clment, Dialoghi con Athenagoras,
pp.285-286). Infatti la libert testimoniata da Ges nel deserto non una sua prerogativa
esclusiva. E invece esplicitamente da lui riconosciuta come spettante a tutti i figli e le
figlie di Dio; inscritta nella dignit di tutti: non vi chiamo pi servi, vi chiamo miei
amici (Gv 15, 15).
Il secondo passaggio essenziale per la storia della libert nella vita di Ges ha
luogo nel Discorso della Montagna, dove la libert stessa si presenta come il passo
fondamentale che apre alle Beatitudini. Beati i poveri in spirito, perch di essi il
regno dei cieli (Mt 5, 3; Lc 6, 20: beati voi poveri, perch vostro il regno di Dio).
Questa povert la figura stessa della libert cristiana. Tra le molte, e spesso
discordanti, interpretazioni delle parole di Ges ormai emerso con chiarezza che qui
non si tratta del distacco puramente interiore dalla ricchezza, ma della scelta di
affidamento a Dio di chi lo riconosce come Padre-e-Madre, di chi lo preferisce a
qualsiasi forma di potenza. I poveri in spirito sono allora tutte le persone realmente
libere perch non ripongono la loro sicurezza e la ragione della loro vita in qualche
genere di ricchezza, dunque non sono neppure ricattabili dalle seduzioni del denaro, del
potere politico, della religiosit idolatrica. Per questo sono realmente poveri per scelta e
condividono la condizione dei poveri. Il che non significa n esaltare la miseria, n
perpetuarla. Nella povert evangelica c tutta la dignit di un atto di libert e non
labbrutimento cui costretto chi viene tenuto in miseria. Ma non basta nemmeno dire
che i beati cui Ges si riferisce sono poveri per scelta. Il criterio di autenticazione di tale
atto non dato n dalla povert in s, n dalla libera scelta. E dato dal riconoscimento
della condizione di fili e figlie, che necessario a quello della condizione di fratelli e
sorelle. Povert spirituale significa infanzia spirituale, una nozione centrale nel
vangelo. Si tratta della piena disponibilit davanti al Signore, del riconoscimento che il
nostro nutrimento la volont del Padre (). E latteggiamento di coloro che si sanno
figli e figlie di Dio e fratelli e sorelle degli altri. Povero di spirito dunque sinonimo di
discepolo di Cristo (G.Gutierrez, La verit vi far liberi, p.219). In breve: davvero
libero chi sceglie di essere povero e povero significa figlio/figlia di Dio. Se la libert
umana fondata sulla nostra appartenenza a Dio, allora tale libert si realizza giorno per
giorno nel tradurre questa appartenenza vivendo da figli/figlie e da fratelli/sorelle.
La misura della libert dallamore e per lamore incarnata in Ges viene
illuminata dalla croce. Levento della croce manifesta come tale misura sia in realt una
dismisura: lamore incondizionato, senza riserve. Qui non si tratta del risarcimento di
sangue che un Figlio obbediente offre a un Padre adirato affinch questi si riconcili con
lumanit peccatrice. Qui sfolgora lidentit damore assoluto di Dio, il quale in Ges si
fa perdono vivente, porta lamore nel cuore dellodio e della menzogna, inaugura nella
storia il cammino della piena riconciliazione con chiunque, porta a definitivo
compimento la parola che annunciava misericordia io voglio, e non sacrificio (Mt
9,13; 12, 17; cfr. Os 6, 6). La libert della croce totalmente liberatrice: libera dalla
violenza e dalla paura, dalla menzogna e dal desiderio di vendetta, libera perch
lamore giunga ad ognuno e muti il volto stesso della storia, liberante per i singoli
come per i popoli. E lingresso della libert dalla morte.
La resurrezione, passaggio fondativo determinante nella storia della libert
umana configuratasi in Ges, non il lieto fine dopo il terrore e la sconfitta. La
resurrezione non una magia pi o meno tardiva. La resurrezione la realizzazione e la
rivelazione della forza della libert dallamore e per lamore, lirrompere della vita
nuova che sgorga direttamente da Dio nel centro dellesistenza umana. Infatti la
resurrezione non riguarda solo lultimo giorno della vita. E invece lattraversamento di
ogni forma di morte: la resa al male, lindifferenza, loblio, lodio, la menzogna, la
violenza, la disperazione, il dolore, il nulla. Chi diventa figlio o figlia di Dio, chi attua la
sua libert secondo questa dignit, assume una qualit di vita extraterritoriale alla
morte e giunge semmai alla propria morte fisica come allultima soglia dincontro,
come allultimo atto della propria nascita a Dio. La libert cristiana la libert della
resurrezione. Dunque non riguarda solo i morti, ma irrompe nella condizione umana
come resurrezione dei vivi (A.Maggi). Cos, a chiunque cerchi la propria libert nel
possesso e nella competizione, nellisolamento dagli altri o nel dominio su di loro
tutte dinamiche di morte pu risuonare come una voce che risveglia e riporta alla
realt la domanda che le donne si sentirono rivolgere dinanzi al sepolcro vuoto di Ges:
perch cercate tra i morti colui che vivo ? (Lc 24, 5). Perch cercare la forza viva
della libert tra cose morte e prive di valore, anzich nella vita cui sono chiamati tutti i
figli e le figlie di Dio ?
Allora la libert umana, compresa la libert di coscienza e di scelta religiosa, non
solo fondata, nel cristianesimo, da Dio. Non solo non viene condizionata, ristretta,
ipotecata. Ad essa viene conferita una vita irriducibile alla morte. Non pi nemmeno
soltanto libert di scelta, anche se Dio attende sempre e sempre rispetta la scelta umana.
E la libert della salvezza.