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Lelio Demichelis: La techno-obesity

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C Creato: 08 Febbraio 2016
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(http://www.alfabeta2.it/)

La techno-obesity
Note sulla quarta rivoluzione industriale
Lelio Demichelis
Tecnologia da ogni parte, app per ogni situazione, tutti doverosamente connessi, innovazioni affascinanti, incessanti e desiderabili
pi di ogni altra cosa. Tecnica che un tempo molto tempo fa era solo un mezzo, mentre oggi siamo arrivati alla technoobesity: a un eccesso di tecnica che ci aliena sempre pi da noi stessi, portandoci a condividere i (dis)valori di quella tecnica che
ci sta saturando il corpo e la mente.
Sapere aude!, diceva Kant sognando un uomo illuminista, autonomo e capace di uscire dalla sua minorit, quindi non pi
eteronomo. Ma poi il sapere aude! lo abbiamo realizzato e declinato con modalit invertita rispetto a Kant, delegando ancora una
volta a chi sa tutto e soprattutto vuole sapere tutto di noi e della nostra vita (Big Data e Rete e Social network, come ieri la
Chiesa) il compito di decidere per noi. I dati che lasciamo nelle nostre libere navigazioni in rete permettono infatti a chi ha fatto
dei nostri dati il suo mezzo di produzione e di profitto di controllarci e indirizzare le nostre scelte, liberandoci dalla fatica di
scegliere e decidere. Pensare faticoso, la tecnica pensa per noi, conformarsi dunque facile e comodo, illusi di avere
realizzato il general intellect marxiano.
E cos, ogni giorno siamo attivati massmediaticamente a cercare il nuovo per il nuovo, a promuovere start-up, a fare i makers in
servizio permanente effettivo: una sorta di pedagogia tecnologica ed economica (oltre che sociale), continua e incessante: una
Grande Narrazione che ha sostituito le Grandi Narrazioni religiose o politiche del passato per farci entrare esistenzialmente nella
nuova, la quarta, rivoluzione industriale (la prima stata quella della macchina a vapore; la seconda quella della chimica,
dellelettricit e poi della catena di montaggio; la terza, quella in corso ma in fase di superamento dellinformatica e della
rete). Quarta rivoluzione che comprenderebbe molte cose inutili e molto stupide (in maggior numero), come la Google Car, le
stampanti 3D (grazie alle quali ciascuno potr costruire a casa propria ci di cui ha bisogno, in una sorta di digitalizzazione del
modello-ikea), linternet delle cose e soprattutto le app; alcune cose utili, come la genetica (parzialmente) e la bio-ingegneria e la
possibilit di sostituire pezzi del nostro corpo e curare malattie oggi incurabili; e altre cose ancora, come i robot soldato, i robot
farmacisti (!) e persino dicono una macchina intelligente capace di operare nei consigli di amministrazione delle imprese
(macchina che forse ci risparmier lo scandalo dei bonus ai manager ma non i disastri gi prodotti dagli algoritmi finanziari).
Insomma, la tecnologia meglio: la digitalizzazione dilaga. Incontrollata e apparentemente incontrollabile.
Perch tutto accade a nostra insaputa. E se qualcuno cerca di richiamare a un doveroso e illuministico pensiero critico (dove ci
sta portando la tecnica? possiamo controllarla e democratizzarla prima che diventi il fine unico e totalitario della nostra vita?
davvero servono tutte queste innovazioni tecnologiche che incrociamo dappertutto?), gli viene risposto che la tecnica non si ferma
n deve fermarsi (ne andrebbe della sua libert) e che anzi il massimo della razionalit quella, per gli umani, di adattarsi al
nuovo.
Quarta rivoluzione industriale, dunque. Nuova, nuovissima, digitale, immateriale, divertente. E a noi piace tutto ci che nuovo,
sempre e comunque. Abbiamo perduto la capacit di conservare responsabilmente lambiente, le relazioni, la memoria, la cultura,
i diritti umani e quelli politici cio le cose utili a costruire e a progettare secondo i nostri bisogni e rincorriamo affannosamente,
ma con grande entusiasmo e leggerezza, lultimo gadget tecnologico (inventato da qualcuno per profitto), subito trasformato in
feticcio non solo in s, ma come parte essenziale di un apparato tecnico-feticcio.
Dicono: la quarta rivoluzione industriale cambier non solo le cose ma anche la societ e gli uomini (in realt lo hanno fatto anche
le tre precedenti, e non a caso si parlato e scritto ieri di societ fordista e oggi di societ in rete), perch questa sarebbe
basata sulla velocit e sullinter-connessione, cui nei prossimi anni si intrecceranno sempre pi strettamente le tecnologie It,
lintelligenza artificiale, la genetica e la biologia la possibilit di impiantare nel corpo terminali connessi a un apparato , i nuovi
materiali, i Big Data. Le innovazioni tecniche si succederanno a una velocit mai vista prima, modificando produzione e consumi,
modi di vivere e di comunicare, politica, demografia e occupazione (si distruggeranno milioni di posti di lavoro, ma altri se ne
creeranno; e nuove migrazioni ci riguarderanno direttamente). Dicono che tutto questo nuovissimo: ma un dire banale, di chi
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Lelio Demichelis: La techno-obesity

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guarda al nuovo e non pensa al passato per capire se il nuovo davvero nuovo o solo la riverniciatura aumentata del
vecchio.
In verit, ciascuna delle rivoluzioni industriali del passato come la quarta che verr o gi arrivata si sempre basata su due
elementi: 1) sulla velocizzazione/accelerazione dei processi rispetto a quelli precedenti (questo era la catena di montaggio, il just
in time del toyotismo, ma anche la logica delle prime manifatture di fine Settecento; e questa la logica anche del consumismo
attraverso linvecchiamento tecnologico/psicologico dei prodotti (a questo serve il marketing, organizzazione scientifica del lavoro
di consumo che ciascuno deve svolgere, anche in rete), mentre garantire la produzione e il profitto il nostro dovere (e ormai la
nostra vocazione, il nostro beruf) capitalistico e tecnico (se abbiamo riempito il mondo di rifiuti abbiamo anche inventato lindustria
del riciclo meglio di niente, certo, ma non cambia radicalmente il modello economico e tecnico, che pessimo in s); 2) sulla
connessione e sulla convergenza di ogni apparato singolo in un apparato pi grande: ancora la catena di montaggio del
fordismo, la fabbrica integrata, poi il capitalismo personale o meglio: il fordismo individualizzato e oggi le forme di sharing
economy che sembrano una grande trasformazione, perch la propriet e il possesso avrebbero perduto la loro centralit
capitalistica di un tempo. Tuttavia davvero difficile definire nuova e basata sulla condivisione uneconomia che produce per
Uber un valore di 64,5 miliardi di dollari e per Airbnb di quasi 30 miliardi: la sharing economy (che in realt sembra soprattutto
una nuova forma di precarizzazione del lavoro) capitalismo allo stato puro, anche se mascherata da condivisione e libert. E le
stampanti 3D determineranno certo anche la frammentazione della produzione e del lavoro, permettendo a ciascuno di creare e
innovare in proprio (lauto-imprenditorialit apparente); ma anche questo fa parte della logica tecno-capitalista e rappresenta solo
unevoluzione della precedente esternalizzazione dei processi produttivi. Perch personalizzazione dei consumi e
individualizzazione della produzione (purch sempre integrati/connessi nellapparato), procedono in parallelo e sinergia.
Dimenticare come fanno i mass media e noi, circondati (la techno-obesity, appunto) da apparati/gadget/giochi e social network
che la connessione/condivisione e la velocizzazione/accelerazione sono essenziali, se non consustanziali, al funzionamento
dellapparato industriale (anche se ora digitalizzato) significa non avere capito nulla delle tre rivoluzioni precedenti (e dunque di
quella in corso). In realt ununica rivoluzione industriale, suddivisibile solo in base allapparato di velocizzazione/connessione
prevalente. Un filo rosso lega la prima alla quarta rivoluzione industriale. Ma non lo vediamo. Eppure, gi nel 1978 un esperto di
software (citato da Luciano Gallino nel suo Informatica e qualit del lavoro, Einaudi 1985) ammetteva: Henry Ford progett la
catena di montaggio nel primo decennio del XX secolo. Noi non facciamo altro che applicare lo stesso concetto alla manifattura di
programmi applicativi.

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