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Armando e Teodor
Indice
Prefazione
13
Introduzione
31
2 La linearit`
a e la scienza moderna
2.1 Luso ed il significato del calcolo nella scienza moderna . .
2.1.1 Questioni generali . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.1.2 Leredit`
a dei Principia . . . . . . . . . . . . . . . .
2.1.2.1 Il significato della geometria dei Principia
2.1.2.2 Aspetti del metodo scientifico newtoniano
2.1.3 Lanalisi algebrica . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.1.4 Il problema dei tre corpi . . . . . . . . . . . . . . .
2.1.4.1 Caos e rumore . . . . . . . . . . . . . . .
2.2 Linearit`
a, perturbazioni e rumore . . . . . . . . . . . . . .
3 Questioni non-lineari
3.1 Ricapitolazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
3.2 Problematiche non-lineari . . . . . . . . . . . . . . . .
3.2.1 Sensibilit`
a alle condizioni iniziali e parametri di
3.2.2 Ordini strani . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
3.2.3 Pi`
u matematiche, un solo mondo . . . . . . .
3.3 Alcune questioni filosofiche . . . . . . . . . . . . . . .
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controllo
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4 Chiarimenti filosofici
4.1 Il concetto di rapporto . . .
4.1.1 Rapporto ed essenza
4.1.2 Rapporto e storia . .
4.2 Il concetto di relazione . . .
Indice
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5 Linguaggi, possibilit`
a e concetti
5.1 Boltzmann e Wittgenstein . . . . . . .
5.2 Questioni spaziali . . . . . . . . . . . .
5.3 Somiglianze e confini . . . . . . . . . .
5.4 Dal Linguaggio ai giochi di linguaggio
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6 Concetto e possibilit`
a
6.1 Regionalit`
a strutturata . . . . . . . . .
6.2 La possibilit`
a tra rapporto e relazione
6.2.1 Possibile e impossibile . . . . .
6.2.2 Coerenze e storie . . . . . . . .
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7 Dinamicit`
a chiusa del rapporto e della
7.1 La realt`
a tra effettualit`
a e potenzialit`a
7.1.1 Leffetto di decoerenza . . . . .
7.2 Dinamicit`
a chiusa della relazione . . .
relazione
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Riferimenti bibliografici
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3.1
3.2
3.3
3.4
Sezione di Poincare . . . .
Mappa di Poincare . . . .
Crescita del mare caotico
Attrattore di Lorenz . . .
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7.1
Il gatto di Schr
odinger . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 177
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Ringraziamenti
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Prefazione
Per inquadrare nel modo migliore questo apprezzabile libro di Angelo Marinucci,
rielaborazione della sua tesi di dottorato seguita dal compianto Aldo Giorgio
Gargani, `e opportuno fare una breve digressione storica su un concetto che ne
costituisce il motivo conduttore, quello di dominante, approfondito in particolare
dal fisiologo russo Aleksej Alekseevic Uchtomskij (1875-1942) in unopera dal titolo
omonimo1 .
Allievo ed erede di Nikolaj Evgenevic Vvedenskij (1852-1922) e continuatore
delle idee di Ivan Michajlovic Secenov (1829-1905) sul determinismo biologico e il
carattere sistemico dellattivit`a del sistema nervoso centrale, Uchtomskij svilupp`
o
una teoria dei fenomeni psichici e del comportamento nel suo complesso che traeva
spunto da unindicazione di Johannes Reinke. Questultimo in Die Welt als Tat (Il
mondo come fatto), del 1899, parlava di forze formatrici indipendenti, che stanno
alla base delle azioni umane, e che non derivano da energie ne possono trasformarsi
in esse, ma sono tuttavia nocchieri delle energie, demoni, nel senso che, pur
non essendo controllate dalla coscienza, agiscono finalisticamente e presiedono alle
funzioni degli organismi. Reinke aveva chiamato dominanti queste forze: e
questo stesso termine, proprio negli anni in cui Reinke lo usava in unaccezione cos`
marcatamente vitalistica, figurava, con tuttaltro significato, negli scritti di Richard
Avenarius, in particolare in Kritik der reinen Erfahrung (Critica dellesperienza
pura), la cui prima edizione era sta pubblicata in due volumi tra il 1888 e il 1890.
Avenarius laveva in particolare utilizzato per spiegare laffermarsi della costante
tendenza alla deproblematizzazione che caratterizza il comportamento teoretico in
generale, anche nellambito di quella particolare forma di esso che `e il conoscere, e
che si manifesta come bisogno di acquietamento, soddisfazione e liberazione che
luomo prova quando si trova di fronte al sopraggiungere di qualche fattore nuovo
che renda problematica una maniera consueta di vedere o di agire. Ne nasce uno
sforzo di soppressione dellinquietudine, attraverso leliminazione o comunque il
controllo delloscillazione e della variazione, che assume una delle seguenti forme:
1. si pu`
o cercare di ricondurre un ignoto qualunque a un noto analogo;
1 Cfr.
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14
Prefazione
2. si pu`o provare a trasformare lincerto nel certo, linsolito nel familiare, sfruttando lassuefazione che, col tempo, si determina grazie alla frequenza con
cui ricorre il valore, originariamente sentito come diverso o divergente;
3. infine, si pu`o tentare di attenuare e smorzare il carattere inquietante di una
cosa o di unidea, orientando altrove linteresse e condannando quindi alla
marginalit`
a tutto ci`
o che `e fonte di dubbio e di contraddizione.
` appunto questa costante tendenza alla deproblematizzazione che, secondo AveE
narius, spiega lo sviluppo delle dominanti, cio`e di orientamenti che mirano ad
assegnare a determinati punti di vista e concetti abituali una funzione duratura
e a fare acquistare ad essi, in modo stabile, la caratteristica di capisaldi della
conoscenza. Esse dunque possono essere considerate la risposta allo smarrimento di
fronte al quale luomo si trova in seguito alla trasformazione di un valore consolidato
in un altro, sentito come diverso e contraddittorio. Il bisogno di superare
il conseguente stato di incertezza spinge alla ricerca di valori, criteri e leggi che,
caratterizzandosi di nuovo come noti, sicuri, veri, eliminino loscillazione e
linquietudine che la variazione ha determinato.
Uchtomskij si riferisce, in parte, a questa accezione del termine dominante, che
per`o viene da lui collocato allinterno di un quadro teorico assai diverso da quello di
Avenarius. Egli si preoccupa soprattutto di trovare la base fisiologica della ricerca
della stabilit`a e dellequilibrio, di cui parla lautore della Critica dellesperienza
pura, e della tendenza a trasformare in un sistema chiuso, costruito sulla base
di un preteso riferimento alla totalit`
a dellesperienza acquisita e della illusione di
poterla passare in giudicato in via definitiva, un sistema come la personalit`
a
delluomo nel suo complesso che, per sua propria natura `e essenzialmente aperto,
caratterizzato dalla mancanza di confini netti e definiti una volta per tutte. Il
fattore che sta alla base di questa tendenza e che `e dunque decisivo ai fini della
trasformazione del sistema persona umana in un sistema chiuso `e, appunto, la
dominante, da lui concepita e presentata come un focolaio di eccitazione nel sistema
nervoso, che determina le reazioni dellorganismo agli stimoli esterni e interni.
Il centro nervoso (o il gruppo di centri nervosi) dominante possiede unelevata
eccitabilit`a, accompagnata da un notevole grado di inerzia, vale a dire dalla capacit`
a
di mantenere questo stato anche quando lo stimolo iniziale cessa il proprio effetto
attivante. Sommando in se leccitazione relativamente debole degli altri centri
nervosi, la dominante se ne serve per rafforzare se stessa e nel contempo per inibire
gli altri centri: in questo modo garantisce le coordinazioni degli sforzi dellorganismo
in ununica direzione e annulla gli eventuali elementi di disturbo. Ai livelli pi`
u
bassi del sistema nervoso la dominante si manifesta come disponibilit`a di un dato
organo a essere sempre pronto a entrare in azione e come capacit`a di conservare
a lungo questo stato di allerta. Risalendo invece agli stadi superiori, ci si trova
di fronte alla dominante corticale che costituisce la base fisiologica di tutta una
serie di fenomeni psichici, tra cui, per esempio, lattenzione, la memoria, lattivit`a
logica, lemotivit`
a. La possibilit`
a di concentrare lattenzione su determinati oggetti
e la selettivit`a dellapprendimento sono cos` fisiologicamente determinate dalle
Prefazione
15
Ci`
o che qui `e in gioco, in realt`
a, non `e la povert`a di pensiero, bens` qualcosa
di pi`
u sottile e profondo, un meccanismo e un processo messi ben in luce da
Wolfgang Pauli in un saggio, frutto del suo dialogo intellettuale con Jung4 , volto a
2 Cfr.
16
Prefazione
scandagliare lincidenza sulla nascita della scienza moderna hanno avuto le metafore,
pi`
u o meno ingannatrici, gli archetipi e quello che lo stesso Pauli, in un pensiero
ripreso e riportato da Jung in una nota delle Riflessioni teoriche sul problema della
psiche, del 19475 . ha chiamato linconscio dotato di una vasta realt`a oggettiva.
Il caso di Keplero pu`o, da questo punto di vista, essere considerato emblematico
per la frequenza, da lui stesso testimoniata nella Astronomia nova, a cadere in
sempre nuovi labirinti in seguito alla forza trascinante di quello che egli chiam`o poi
un ladro del mio tempo, e cio`
e la credenza, appoggiata dallautorit`a di molti
filosofi, nei privilegi della circolarit`
a, che lo spinse per molto tempo a condividere
la convinzione di Brahe secondo la quale i pianeti si muovono in cerchi perfetti.
Questa credenza funziona tra le cose come un selettore la cui carica di verit`a `e
fuori discussione. Essa guida Keplero nel labirinto e Galileo nei territori piani e
illuminati. Essa sembra destinata a sopravvivere per leternit`a6 . La sua azione
ostacola il libero dispiegarsi delle strategie razionali, che vengono imprigionate e
costrette in una sorta di camicia di forza, di letto di Procuste: e tuttavia
essa funge da selettore che, collocato allinizio dei calcoli, `e fondamentale affinche
quei calcoli possano avere inizio7 .
` proprio questo il punto da cui prende avvio la riflessione di Pauli, che si
E
concentra proprio su questo problema del rapporto tra osservazione e calcolo, tra
esperimento e teoria, che egli considera un caso particolare della relazione pi`
u
generale tra interiore (psichico) ed esteriore (fisico):
Nel caso della situazione della conoscenza si tratta del rapporto tra il conoscibile
e il conosciuto. Il punto di vista puramente empirico, che vuol far risalire ogni
spiegazione (Erkl
arung) a una descrizione (Beschreibung) (anche se generale
e concettuale) non prende in considerazione il fatto che ogni enunciazione di un
concetto o di un sistema di concetti (e con ci`
o anche quella di una legge naturale) `
e
una realt`
a psichica dimportanza decisiva. (Nella lingua tedesca ci`
o`
e espresso nella
parola Erkl
arung = chiarimento, spiegazione, in quanto a qualcuno diventa chiaro
qualcosa; sfumatura questa, che manca nella parola Beschreibung = descrizione). Per
questa ragione, in accordo con la filosofia di Platone, vorrei proporre dinterpretare
il processo della comprensione della natura (nonch
e la soddisfazione che luomo
prova quando capisce, cio`
e quando diviene cosciente di una nuova conoscenza) come
una corrispondenza, cio`
e come una sovrapposizione dimmagini interiori preesistenti
nella psiche umana con gli oggetti esterni e il loro comportamento8 .
Questa proposta, a suo giudizio, pu`o spiegare la questione del ponte tra le
percezioni sensoriali e i concetti, lasciata irrisolta dalla convinzione che le leggi
della natura siano ricavabili dal solo materiale dellesperienza:
Tutti i pensatori ragionevoli hanno concluso che un tale collegamento non pu`
o
essere effettuato tramite la pura logica. Sembra di gran lunga pi`
u soddisfacente
postulare a questo punto lesistenza di un ordine cosmico indipendente dal nostro
5 Cfr.
Prefazione
17
arbitrio e distinto dal mondo dei fenomeni. Che si parli di partecipazione delle
cose di natura alle idee o di propriet`
a delle entit`
a metafisiche - ossia, reali in s
e
-, il rapporto fra percezione sensoriale e idea rimane conseguenza del fatto che tanto
la mente di chi percepisce quanto ci`
o che viene riconosciuto mediante la percezione
sono soggetti a un ordine pensato come oggettivo. Ogni riconoscimento parziale di
un tale ordine naturale conduce alla formulazione di tesi che da un lato attengono al
mondo dei fenomeni, dallaltro lo trascendono in quanto utilizzano, idealizzando,
concetti logici universali. Il processo di comprensione della natura, come pure
lintensa felicit`
a che lessere umano prova nel capire, ossia nel prendere coscienza di
una nuova verit`
a, sembra basarsi su una corrispondenza, sulla concordanza tra le
immagini interne preesistenti nella psiche umana e gli oggetti del mondo esterno
con le loro propriet`
a9 .
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Prefazione
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Prefazione
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ibid., p. 48.
ibid., p. 48.
Prefazione
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Prefazione
quanto i primi sono soggetti a comportamenti quantistici, mentre il secondo `e soggetto alla fisica classica.
Volendo sintetizzare tutto ci`
o si pu`
o scrivere:
H = Hc + He
dove H indica il sistema globalmente considerato, mentre Hc e He rappresentano,
rispettivamente, la parte macroscopica e la parte microscopica. In questa modalit`a
queste due componenti vengono meramente giustapposte, senza che si consideri tra
loro alcun tipo di scambio energetico.
In modo ben diverso si presentano le cose se invece Hc e He vengono considerati
accoppiati o distinti e inseparabili, caratterizzati, cio`e, da quel carattere della
sinteticit`
a o, per meglio dire, della composizione, che Jung considerava tipico del
simbolo. Componere significa porre insieme, mantenere uniti. Ci`o che, nel
simbolo, viene tenuto assieme sono gli opposti che il pensiero razionale e dirimente
considera legittimamente separati e, nella mutua esclusione, disgiunge e distanzia.
Questo tratto distintivo fa del simbolo il prodotto di unintuizione che attraversa e
lacera il tessuto logico dellordine normale e razionale del pensiero. In questo senso
esso esprime tensione e antinomicit`
a creatrice, ma anche unione e collegamento.
Assumendo questa impostazione `e possibile render conto di un effetto di dissipazione termica dovuta proprio al fatto di tenere insieme, e non semplicemente
giustapporre, tali sistemi. Si pu`
o, di conseguenza, scrivere:
H = Hc + He + Hint
Con Hint viene introdotto il riferimento a un concetto, quello di decoerenza,
che viene spesso associato (e talvolta indebitamente confuso) con il collasso della
funzione donda, con il quale `e in uno stretto rapporto, in quanto ne spiega le evidenze, anche se non d`a conto del collasso in quanto tale. Mentre per`o questultimo
`e il risultato del procedimento intenzionale che chiamiamo misura, la decorrenza
`e leffetto di un processo di conversione delle probabilit`a quantistiche nelle usuali
probabilit`a classiche e di trasformazione del possibile nel fattibile che avviene
anche senza il nostro intervento. Essa si verifica quando il fenomeno quantistico
interagisce in un modo termodinamicamente irreversibile con lambiente in cui `e
immerso, o qualsiasi altro sistema complesso esterno. Ognuno degli stati che lo compongono diventa cos` intricato (separatamente) con diversi aspetti dellambiente
o del sistema esterno. Ci`o che risulta da questa interazione e dallintricazione va
trattato come un unico sistema. Quindi ciascuna componente del nostro fenomeno
quantistico forma stati intricati separati. Le fasi di questi stati saranno alterate:
ci`
o distrugge la coerenza delle fasi fra le componenti, che diventano decoerenti.
La decoerenza `e dunque la conseguenza dellimpossibilit`a di isolare in modo completo il fenomeno quantistico da ci`
o che lo circonda, dove per ci`
o che lo circonda
sintende tutto ci`o che interagisce con esso (un apparecchio, delle molecole daria,
dei fotoni ecc.). Questa interazione provoca una distruzione molto rapida delle
interferenze quantistiche del sistema. Le interferenze sono un fenomeno ondulatorio,
Prefazione
25
26
Prefazione
e quella microscopica tra le quali, separandole, sarebbe poi impossibile trovare una
qualsiasi mediazione, dato che obbediscono a leggi contraddittorie.
Il quadro che ne emerge presuppone ed esige, di conseguenza, il riferimento
allidea di relazione, attraverso la quale `e possibile pensare uno spazio di possibilit`a,
per nulla predeterminabile a priori. In questo approccio il significato, pensato come
pluralit`a di possibilit`a, si d`a nellatto stesso del tenere insieme elementi diversi:
esso `e, pertanto, qualcosa che si d`a congiuntamente e che si costruisce tramite la
relazione come `e stata definita e in modo indissolubile rispetto a essa, in quanto
solo nella relazione cos` intesa risulta possibile porre e pensare lindistricabilit`
a di
elementi eterogenei e costituire le stesse possibilit`a, vale a dire lo sfondo dal quale
emergono i significati puntuali.
Diventa cos` chiaro che un concetto `e un prodotto per sottrazione, nel senso che
quando qualcosa sindividua attraverso di esso si perviene a un esito che dipende
strettamente dai nessi e dalle relazioni che lo producono. In questo modo, il concetto
pu`o essere svincolato da una presupposta, completa e atemporale conformit`a e
identit`
a col suo oggetto. Esso, in quanto individua qualcosa, non ne esprime
lessenza, quanto piuttosto una differenza.
Lidea di un percorso di questo tipo si trova in Calvino, nella lezione dedicata
allesattezza delle sei Charles Eliot Norton Poetry Lectures che avrebbe dovuto
tenere alluniversit`a di Harvard, nellanno accademico 1985-1986, per discutere di
alcuni valori letterari da conservare nel prossimo millennio, se la morte non fosse
intervenuta a coglierlo prematuramente e in modo improvviso:
Alle volte cerco di concentrarmi sulla storia che vorrei scrivere e maccorgo
che quello che minteressa `
e unaltra cosa, ossia, non una cosa precisa, ma tutto
ci`
o che resta escluso dalla cosa che dovrei scrivere; il rapporto tra quellargomento
determinato e tutte le sue possibili varianti e alternative, tutti gli avvenimenti che
` unossessione divorante, di struggitrice,
il tempo e lo spazio possono contenere. E
che basta a bloccarmi22 .
Prefazione
27
base sembrano dover essere individuati nei processi funzionali di carattere olistico
che rendono possibile il fluire della comunicazione gi`a prima dellavvento di un
codice espressivo vero e proprio. Come rileva Ferretti, dal nostro punto di vista il
discorso (la successione temporalmente e coerentemente ordinata delle espressioni
comunicative) precede lorigine delle singole espressioni prese isolatamente: il
primato logico e temporale del discorso sulle parti costituenti rappresenta uno dei
nodi concettuali di maggior rilievo della nostra proposta23 .
Marinucci conclude la sua analisi facendo brevemente riferimento allattivit`
a
poietica propria della metafora che, accostando parti del linguaggio che non erano
mai state messe insieme prima, produce giochi diversi e inediti. Il riferimento `e qui,
in particolare, alla concezione interattiva della metafora, proposta da Black24 ,
secondo la quale, quando si usa una metafora, si attivano contemporaneamente due
pensieri di cose differenti sostenuti da una sola parola o frase, il cui significato `e la
risultante della loro interazione, appunto. In questo modo si produce un significato
nuovo, diverso da quello letterale: si ha, cio`e, unestensione o una variazione di
significato determinata dal fatto che la parola viene attivata in un contesto nuovo.
Abbiamo, quindi, un primo elemento di cui tener conto: la metafora `e sempre il
risultato dellinterazione tra una parola (o un intero enunciato) e il contesto in cui
si inserisce: essa `e, dunque, sempre un pezzetto, per quanto piccolo, di testo. Una
parola qualsiasi pu`o venire usata isolatamente: ma, utilizzata in questo modo, non
pu`o mai dar luogo a effetti metaforici. La parola e il contesto costituiscono insieme,
in ununit`a indissolubile, la metafora. Ma quale tipo di combinazione tra testo e
contesto produce gli effetti metaforici?
Per rispondere a questa domanda occorre in primo luogo tener presente che
il significato di una parola consiste, essenzialmente, in una certa aspettativa di
determinazione. Questa attesa `e guidata, per cos` dire, e condizionata dalle leggi
semantiche e sintattiche che governano luso letterale della parola, e la cui violazione
produce assurdit`a e contraddizione. In aggiunta a ci`o va sottolineato che gli usi
letterali di una parola normalmente richiedono al parlante laccettazione di un
pacchetto di credenze standard che sono possesso comune di una data comunit`a
di parlanti. La metafora agisce proprio su questo sistema di idee normalmente
associato a una parola: essa, in particolare, comporta il trasferimento dei luoghi
comuni usualmente implicati dalluso letterale di un termine e la sua utilizzazione
per costruire un corrispondente sistema di implicazioni da riferirsi a un secondo
termine, per il quale, nelluso letterale, queste implicazioni non valgono.
Proviamo, ad esempio, a pensare alla metafora come a un filtro. Si consideri
laffermazione: Luomo `
e un lupo. Qui, possiamo dire, vi sono due soggetti: il
soggetto principale, luomo (o gli uomini) e un soggetto secondario, il lupo (o i lupi).
Ora la frase metaforica in questione non sarebbe in grado di trasmettere il suo
significato intenzionale a un lettore piuttosto ignorante in materia di lupi. Ci`
o che
si richiede non `
e tanto che il lettore conosca il significato standard di lupo fornito
23 Cfr Francesco Ferretti. Alle origini del linguaggio umano. Il punto di vista evoluzionistico.
Roma-Bari: Laterza, 2010, p. 117.
24 Cfr. Max Black. Models and metaphros. New York: Ithaca, 1962, pp. 39-41.
28
Prefazione
Prefazione
29
Introduzione
1. Uno degli elementi chiave che segna la nascita della scienza moderna `e, com`e
noto, il nuovo modo di conoscere. In generale, la novit`a consiste nella convinzione,
affermatasi con Galilei e Newton, che conoscere la natura non vuol dire ricercarne
prima di tutto le cause per poi darne una descrizione matematica o di altro tipo,
ma, al contrario, anteporre la descrizione matematica del comportamento di un
fenomeno per poi cercarne le cause.
La matematica diventa, cos`, lo strumento fondamentale per la conoscenza della
natura, lo strumento in grado di svelarne i segreti. In questo senso, i maggiori
scienziati del periodo compreso orientativamente tra la fine del Seicento e la met`
a
dellOttocento affermano proprio che la matematica `e il linguaggio della natura28 .
Per essere pi`
u precisi, a partire dal Settecento, il calcolo diventa il linguaggio
della natura. Esso `e effettivamente uno strumento potentissimo, in quanto rende
possibile tradurre matematicamente il movimento. Questo `e un aspetto fondamentale, in quanto, se si eccettua un eventuale e non necessario ricorso ad un dio o a
qualcosa in grado di garantire larmonia di tutto ci`o che `e, ci`o che si trattava di
conoscere veniva ridotto a materia e movimento. Si comprende ora come, sulle ali
dei sempre maggiori risultati conseguiti, gli scienziati facessero grande affidamento
sul calcolo e che gli altri settori della conoscenza prendessero la matematica e la
fisica come modelli di scientificit`
a.
Attraverso il calcolo si riteneva di essere in grado di conoscere una volta per tutte
la legalit`a della natura. Da un punto di vista filosofico, conoscere un fenomeno
naturale voleva dire scriverne le equazioni differenziali. Proprio questultime
rendevano riconoscibile un oggetto come passibile di conoscenza scientifica la quale,
pertanto, si ritrovava costretta entro specifici vincoli attraverso e allinterno dei
quali esplicava la sua funzione. Se si considera il moto di un pianeta, scriverne
le equazioni differenziali voleva dire individuare gli elementi responsabili della
traiettoria, distinguendoli da quelli responsabili di mere perturbazioni. Per usare il
linguaggio di Laplace bisognava essere in grado di distinguere le cause essenziali
dalle cause esterne di un dato moto. In questo senso, come cercher`o di mostrare,
nella fisica del Settecento, la matematica coincide con la natura.
28 Oltre al famoso passo del Saggiatore di Galilei, questaffermazione, discussa nel secondo
capitolo, si ritrova nelle opere di Lagrange, Fourier, Laplace ecc. . .
31
32
Introduzione
Introduzione
33
34
Introduzione
Introduzione
35
36
Introduzione
Introduzione
37
36 Nellultimo capitolo discuto, brevemente, un aspetto della meccanica quantistica, lincontro/scontro tra mondo macroscopico e mondo microscopico.
Capitolo 1
Nelle opere dei maggiori scienziati del periodo compreso tra la fine del Seicento
e la met`
a dellOttocento si pu`o ritrovare la convinzione, spesso espressa in modo
pi`
u che esplicito, che la matematica sia il linguaggio della natura1 . Proprio per
questo motivo essa renderebbe possibile conoscere lessenza della natura, la sua
intrinseca legalit`a. Come si vedr`a, non si tratta dellessenza cui si oppone la
rivoluzione scientifica, ma di una serie di vincoli filosofici e metodologici che, a
partire dal Settecento, riempiono e radicalizzano la proposizione: la matematica `e
il linguaggio della natura. Per questo scopo, minteressa approfondire lattivit`
a
degli scienziati nel periodo in questione, poiche il loro lavoro aveva una ricaduta
culturale e sociale a dir poco enorme. Innanzitutto, c`e da dire che, allinterno
della cultura del Settecento, e non solo, la matematica e la fisica, in virt`
u dei
notevoli risultati raggiunti, rappresentavano gli esempi di scientificit`a cui ogni altra
disciplina doveva tendere. La conoscenza della natura che queste scienze fornivano
ed i loro metodi hanno, pertanto, assunto un valore epistemologico ed ontologico
molto forte.
Laspetto ontologico e quello epistemologico vanno sempre tenuti assieme, e
non vanno confinati alla sola fisica, in quanto informano e determinano anche altre
discipline, soprattutto se si pensa, appunto, alla loro risonanza interdisciplinare.
Non si dir`
a mai abbastanza quanto le idee e i principi, che la scienza moderna
veicolava, siano penetrati a fondo nella cultura del tempo e quanto ne abbiano
condizionato lo sviluppo. Prigogine esprime cos` il senso che assunse la scoperta
della gravitazione universale: . . . successo apparentemente completo del progetto
di far confessare in un sol colpo la verit`a alla natura, di scoprire il punto di
osservazione da cui, con un solo sguardo dominatore si pu`
o contemplarla mentre si
offre senza veli2 .
1 Oltre che al celeberrimo passo de Il saggiatore, affermazioni simili si trovano in Lagrange,
Euler, Laplace, Fourier ecc. . . Fornisco una loro discussione nel prossimo capitolo.
2 Cfr. Ilya Prigogine e Isabelle Stengers. La nuova alleanza. Torino: Einaudi, 2007, p. 51.
39
40
Anche nella Critica della ragion pura Kant prende ad esempio la fisica e la
matematica come modelli di scientificit`a. Egli afferma che queste discipline, a
differenza della metafisica, si trovano sulla via sicura della scienza5 .
Gi`a solo dalle parole di Kant si mostra limportanza di approfondire proprio
quella fisica e quella matematica cui il filosofo di Konigsberg fa riferimento. Mi
occuper`o nel prossimo capitolo di queste due discipline scientifiche, e soprattutto
del loro indissolubile legame, in maniera tecnica e dettagliata. In questo brevissimo
capitolo, per questioni di chiarezza espositiva, mi pare necessario anticipare alcuni
elementi filosofici delle analisi fisiche e matematiche svolte in La linearit`
a e la
scienza moderna.
Che la matematica sia il linguaggio della natura vuol dire che essa `e in grado
di svelarne lessenza. Questaffermazione, tuttaltro che innocente, indirizza la
conoscenza di un fenomeno qualsiasi verso la costituzione di un concetto che ne
racchiuda lessenza. In altri termini, il concetto `e qui pensato come uno spazio chiuso
allinterno del quale sono compresi gli elementi essenziali della cosa in questione
e, allesterno del quale si trovano quelli accidentali. In questo senso, al forte
valore ontologico associato al concetto di un fenomeno, conosciuto scientificamente,
corrisponde un concetto pensato come linsieme delle note comuni che definiscono
qualcosa, o meglio come linsieme degli elementi e delle relazioni che ne esprimono
la legalit`
a.
In questa prospettiva, raggiungere il concetto di qualcosa vuol dire raggiungere
il fine e la fine della sua conoscenza, raggiungere quel punto nel quale la conoscenza
di qualcosa pu`
o dirsi pienamente risolta.
In questo senso, giungere alla formulazione di una legge scientifica o di un
principio filosofico, vuol dire portare a compimento il cammino conoscitivo6 .
3E
` evidente il valore simbolico assunto dallopera di Newton, al di l`
a del fisicalismo che
esplicitamente vi fa riferimento. Su questi argomenti cfr. Cristoforo Sergio Bertuglia e Franco
Vaio. Non linearit`
a, caos, complessit`
a. Torino: Bollati Boringhieri, 2003, pp. 18-22; Cr
epel, La
naissance des math
ematiques sociales, in Pour la science. Dossier, luglio, Les math
ematiques
41
Nel periodo storico preso in considerazione, il fatto che il libro della natura
fosse scritto in caratteri matematici ed il fatto che se ne potesse svelare lessenza ha
unaltra importantissima conseguenza che emerge dallanalisi dellattivit`a scientifica.
Da un punto di vista metodologico, infatti, affermare che la natura `e scritta
in caratteri matematici vuol dire vincolare, surrettiziamente, loggetto passibile di
conoscenza scientifica a determinati requisiti.
Lidea che la matematica fosse il linguaggio della natura, permise, in modi
diversi, limporsi di uno spazio del concetto di qualcosa, come un che di chiuso da
quei confini ben definiti, necessari ad una descrizione che cercava di essere completa,
oggettiva, atemporale, deterministica ed universale della natura, che si riteneva
possibile e necessaria.
Una tale idea simpose soprattutto dopo lopera di Newton e, in particolar modo,
dopo la sua effettiva ricezione allinterno della riflessione scientifica del Settecento.
Per riuscire a realizzare una tale idea era necessario tradurre lintuitiva geometria
di Newton nella pi`
u rigorosa e generale simbologia del calcolo, secondo le direttive
leibniziane7 . Questo `e, in estrema sintesi, il lavoro che da Varignon conduce alla
Mechanique analitique di Lagrange.
Proprio i caratteri che la conoscenza scientifica doveva possedere per essere
considerata tale, mostrano il tipo di descrizione del mondo che la fisica lagrangeanolaplaceana e, in generale la ricerca filosofica che si basa sul concetto chiuso,
pretendevano di fornire.
Se Galilei e soprattutto Newton hanno rivoluzionato la conoscenza della natura
anteponendo la descrizione del comportamento dei fenomeni alla ricerca delle cause,
come mostrer`o, il Settecento non pu`o essere pensato come un semplice e pacifica
prosecuzione di questo progetto. La conoscenza scientifica della natura settecentesca
presenta delle specificit`a proprie, che solo ultimamente stanno emergendo allinterno
degli studi di storia della scienza. In questo senso, il riduzionismo analitico, vale a
dire il modo preponderante di riconoscibilit`
a di un oggetto scientifico, reintroduce,
mutatis mutandis, il problema dellessenza. Se, infatti, al fine di trattare un
oggetto scientificamente, `e necessario ridurre le sue caratteristiche ad elementi
primi e costitutivi, attraverso una sua analisi, allora si pone la necessit`
a filosofica
di delimitare uno spazio concettuale chiuso nel quale tali elementi primi possano
essere contenuti e distinti da altro8 .
` bene tenere presente sin dora che, per il fatto che le leggi e i principi
E
filosofico-scientifici erano considerati, almeno nel Settecento, non solo la natura
che descrivevano, ma lintera natura, i caratteri appena nominati non si riferiscono,
come detto, soltanto a ci`o che si va a descrivere, ma anche alla riconoscibilit`
a di
principi e leggi in generale, in quanto sono tali nella misura in cui rendono possibile
una descrizione in grado di esaurire la conoscenza delloggetto. In altri termini,
cercare lessenza di qualcosa, rispondere ad una tale domanda, vuol dire anche e
soprattutto determinare, pi`
u o meno esplicitamente e coscientemente, le propriet`a
7 Cfr. Michel Blay. La naissance de la m
ecanique analytique. Paris: Presses Universiter de
France, 1992.
8 Approfondisco il riduzionismo analitico nei successivi due seguenti capitoli.
42
1.1
Mi pare necessario, a questo punto, ribadire che il discorso che intendo impostare
riguardo la ricerca e la riconoscibilit`a dellessenza `e prima di tutto e fondamentalmente di carattere metodologico, ed in tal senso si differenzia nettamente dalla
questione della conoscenza scientifica prima di Galilei e Newton. Come si vedr`
a nel
prossimo capitolo, la scienza che ruota attorno allanalisi algebrica e alla Meccanica
analitica di Lagrange non si rivolge direttamente alla conoscenza dellessenza
della natura in generale, ma fornisce gli strumenti matematici, fisici e concettuali
tali da discriminare ci`
o che `e passibile di conoscenza scientifica da ci`
o che non lo
`e10 , costituendo in tal modo uno spazio dellessenza. Ora, se a ci`
o si aggiunge che
sarebbe anacronistico applicare il concetto di modello matematico contemporaneo
alla fisica moderna, allora `e possibile sostenere che le equazioni differenziali rappresentavano il modo di conoscere, venendo cos` ad assumere un valore ontologico,
oltre che epistemologico.
Alla fisica moderna che intendo trattare appartiene, pertanto, un metodo che si
caratterizza per limposizione di una serie di vincoli conoscitivi, alcuni dei quali
sono trattati di seguito in forma introduttiva. Per una discussione pi`
u filosofica e
generale rimando al capitolo Chiarimenti filosofici.
9 Per analisi algebrica sintende il calcolo nel periodo che va orientativamente da Leibniz a
Cauchy. A questo proposito si veda il capitolo La linearit`
a e la scienza moderna.
10 Mi riferisco ad esempio alle difficolt`
a incontrate nellapplicare il metodo scientifico alla
dinamica delle popolazioni. Non accade qui come nel moto dei corpi celesti in cui le forze
perturbatrici sempre regolari persino nelle loro variazioni, non hanno mai altro che un influsso
estremamente piccolo rispetto a quello della forza principale. I diversi elementi della popolazione
sono, per cos` dire, in agitazione continua. Le leggi, i costumi, la civilizzazione li alterano ad
ogni istante (Proc`
es-verbaux de lAcad
emie des Sciences vol. V p. 214, seduta del 17 maggio
1813, citato in Giorgio Israel. La visione matematica della realt`
a. Roma-Bari: Laterza, 2003,
pp. 154-155).
1.1.1
43
Completezza ed oggettivit`
a
Dare una descrizione completa della natura `e unidea che accomuna Platone,
Lagrange, Laplace ed Einstein. Per quanto riguarda largomento specifico di questa
sezione, anche la sola e semplice possibilit`a di una conoscenza che intenda riconoscere
qualcosa come lessenza, mostra una ben precisa direzione metodologica, vale a dire
la ricerca di un principio, possibilmente unico e semplice, in grado di rendere conto
di tutto il reale. Lesistenza di un tale principio poggia sul presupposto, proprio
della nuova scienza del Settecento, che la natura sia interamente analizzabile con
gli strumenti matematici del calcolo, gli unici in grado di dire lultima, e dunque la
prima, parola sulle dinamiche del mondo. Per essere pi`
u precisi, si pu`o dire che
se le leggi fisiche, come la gravit`a, erano semplici, esse davano luogo a questioni
che, come nel caso del problema dei tre corpi, sfuggono a quella perfezione e a
quella semplicit`a. Di qui, nel periodo storico in questione, simili problemi sono
stati affrontati riponendo fiducia negli sviluppi del calcolo, tali da ricondurre la
complessit`
a dei fenomeni alla e nella semplicit`a delle leggi della natura11 .
Proprio di questo modo di guardare al mondo `e il concetto chiuso, classicamente inteso come insieme di note comuni che delimitano qualcosa: descrivere
completamente qualcosa vuol dire delimitare uno spazio allinterno del quale si
trova lessenza di ci`
o che `e in questione. La pretesa e la fiducia che la matematica
sia il linguaggio della natura porta con se il fatto che la completezza non sia solo
riferibile alloggetto che le leggi descrivono, vale a dire alla sua comprensione, ma
anche che si ripresenti in qualit`
a di carattere essenziale di un concetto chiuso che
sia in grado di rendere conto di qualcosa12 : lo spazio del concetto chiuso devessere,
dunque, riempito completamente dalle note essenziali di ci`o che `e in questione,
senza che altro di diverso sia in esso incluso o semplicemente includibile; quelle
note in grado, ad un altro livello di dare una descrizione completa delloggetto13 .
In questo modo si ammette un livello di conoscenza, anche laddove `e posto
come teleologicamente raggiungibile, nel quale il concetto (Begriff ) sia in grado
di afferrare (greifen) le cose, delimitando uno spazio chiuso in modo da poter
distinguere nettamente i caratteri essenziali dai caratteri accidentali 14 . Se `e
possibile cogliere gli elementi essenziali di qualcosa, ovvero quegli elementi che
permettono di arrivare al reale, allora la descrizione del mondo che se ne ricava
`e anche oggettiva ed ha un valore universale e necessario. Allinterno di questa
impostazione di ricerca, le leggi e i principi della natura, una volta individuati,
11 Rimando ai prossimi paragrafi di questo capitolo per una discussione dettagliata ed un
conseguente chiarimento di questo punto.
12 In altri termini, ci si trova davanti ad un doppio vincolo. Da un lato la completezza, cos`
come le altre caratteristiche che sto discutendo, riguarda loggetto descritto, dallaltro la stessa
forma concettuale attraverso la quale qualcosa pu`
o entrare nellambito di una conoscenza che non
sia meramente accidentale.
13 Per unanalisi dettagliata di questo problema, rimando al prossimo capitolo.
14 La distinzione aristotelica tra essenze ed accidenti potrebbe apparire fuori luogo allinterno
del nuovo paradigma dinamico che si delinea con la fisica moderna. In realt`
a non `
e cos`, ed uso
proprio queste nozioni per sottolinearlo. Pi`
u avanti discuter`
o dello statuto e del significato del
tempo nella fisica moderna.
44
assumono una vita propria, nel senso che assumono una validit`a che trascende, per
principio, il contesto culturale del quale sono stati individuati; se non fosse cos`
non sarebbero principi e/o leggi adatte ad essere risposte alla domanda posta.
Ammettere la semplice possibilit`
a di una simile presa forte sul reale vuol
dire, metodologicamente, presupporre che ci`
o che `e, sia di principio riconducibile
a presunti elementi universalmente costitutivi, semplici e fondamentali, quegli
elementi primi che, in sostanza, costituiscono lo spazio dellessenza.
Un tale metodo riduzionista15 , che `e al centro della ricerca della delimitazione
di uno spazio concettuale chiuso dellessenza, analizza un qualsiasi problema
riconducendo le sue relazioni a presunti elementi essenziali isolandoli e definendoli
prima della loro interazione. Il ventaglio di possibilit`
a che emerge da questo tipo
di analisi `e completamente dato a priori ; a priori si conoscono, tendenzialmente,
tutte le possibili configurazioni del problema in questione, poiche si `e delimitato il
suo campo fondativo.
In una prospettiva riduzionista e fondazionale, se ogni relazione viene pensata
sempre e solo a partire da una previa definizione dei suoi elementi, cui si assegna
uno statuto fondativo, allora il tempo ha poco o nessun valore allinterno della
relazione stessa, in quanto tutte le sue possibilit`a sono gi`a date e/o predeterminabili
sin dallinizio a priori16 .
Se il geometra greco, cos` come appare nei dialoghi platonici, cercava di astrarre
da questo quadrato per rivolgere la sua attenzione al quadrato in generale, le cui
propriet`a essenziali si riferivano a tutti i quadrati particolari, il fisico moderno
cerca17 di individuare quelle leggi, ad esempio del moto, che valgano per tutte le
dinamiche e che siano in grado di descriverle completamente e a priori.
In entrambi i casi lindagine filosofica si muove cercando di definire il concetto
chiuso di qualcosa.
La fiducia riposta in una simile impostazione metodologica, pur confermata
dai progressi delle scienze, ed in particolar modo proprio dalla cosmologia e dalla
matematica, ha impedito alla fisica post-newtoniana di pensare che in un sistema,
nonostante fosse regolato da leggi, alcune dinamiche relazionali potessero non essere
sempre predeterminabili, anche laddove si siano isolati e definiti tutti gli elementi
del sistema. In altri termini, si esclude che esse possano non essere necessariamente
trattabili e/o comprensibili completamente allinterno della detta metodologia di
ricerca.
15 Cfr. Edgar Morin. Le vie della complessit`
a. In: La sfida della complessit`
a. A cura di Bocchi
Gianluca e Mauro Ceruti. Milano: Bruno Mondadori, 2007, pp. 25-36.
16 Mi pare utile riassumere quanto appena detto con dinamicit`
a chiusa del possibile, concetto
che tratter`
o dettagliatamente nel prossimo capitolo. Cosa intendo per dinamicit`
a chiusa del
possibile gi`
a qui risulta almeno sommariamente comprensibile.
17 Mi esprimo in questo modo perch
e, al di l`
a dei risultati, in questa sede minteressa tenere
conto della direzione generale in cui sono collocati gli obiettivi di una ricerca. In altri termini,
minteressa capire in che modo si cercasse una risposta alla domanda sullessenza. Nei paragrafi
dedicati alla fisica-matematica emerger`
a proprio questa domanda come la fondamentale. Sono
proprio loro che, in parte, rendono possibili, come detto, questi paragrafi.
45
La questione del metodo si pone subito in primo piano; da quanto detto emerge
che `e necessario, ancora di pi`
u, puntare lattenzione su ci`o che rende riconoscibile
una legge e/o, pi`
u in generale, un principio in quanto tale, allinterno delluniverso
di discorso che sto trattando, il quale, per altro, vede limporsi del concetto chiuso
come punto verso cui rivolgere il pensiero. Questo vuol dire che potrebbe essere
possibile trovare nuove leggi, oltre che perfezionare quelle esistenti, ma solo e
soltanto a condizione di tenere fermo che tutto ci`o che intende essere spiegazione
del reale doveva rispettare quei requisiti che sto discutendo.
1.1.2
Atemporalit`
a e reversibilit`
a
Da quanto detto fin qui sulle esigenze che sono irrinunciabili quando si cerca
lessenza di qualcosa, emerge che il tempo non `e un elemento che entra in gioco
nella formazione dello spazio chiuso dellessenza. Questo avviene essenzialmente
in due direzioni, tra loro relate. La prima `e implicita in quanto detto: lo statuto
fondativo, che viene ad assumere il contenuto essenziale del concetto chiuso e la
sua oggettivit`a escludono che tutto ci`o che si ritiene in grado di dare conto di
qualcosa possa essere sottoposto al tempo, cio`e che possa subire mutamenti. In
questo senso si pu`o parlare di atemporalit`
a riferita al tempo cronologico che `e
proprio di ci`o che muta, di ci`o che `e accidentale, ma non di ci`
o che invece permane,
di ci`o che `e essenza di qualcosa. I concetti che fondano ci`o che `e, non appartengono
al tempo cronologico, ma sono pensabili come un passato logico, e non cronologico,
che soggiace a tutto ci`o che `e. In altri termini, lessenza, in quanto fonda, viene
logicamente prima di ci`
o di cui rende conto, e non ne subisce gli accidenti.
` bene dire che in questo contesto, temporalizzare, sottoporre un concetto
E
chiuso ed assolutamente inteso al tempo, vorrebbe dire cambiarne il contenuto,
che a questo punto non potrebbe pi`
u, a buon diritto, considerarsi propriamente
essenziale 18 . Se cos` non fosse, il concetto assolutamente chiuso, come delimitazione
dello spazio dellessenza di qualcosa, non potrebbe svolgere il suo ruolo di punto
finale e punto pi`
u alto della ricerca e della conoscenza.
In base a quanto detto, tutto ci`
o vale se si considera che la questione dellessenza
viene qui posta come riconoscibilit`a, nel senso che non viene mai messo in discussione
il fatto che, laddove si voglia parlare di conoscenza scientifica, questultima deve
rispettare certi criteri ritenuti imprescindibili.
Se, accanto allatemporalit`
a, consideriamo il riduzionismo metodologico per
cui, ripetiamolo, comprendere un sistema vuol dire isolarne gli elementi essenziali
e definirli prima di ogni interazione, emerge un altro tipo di assenza di tempo,
vale a dire la reversibilit`
a. Se, in altri termini, un principio per essere tale deve
essere un passato logico, deve cio`e collocarsi, usando un linguaggio aristotelico,
prima di ci`o che spiega, secondo la sostanza, allora il tempo cronologico di ci`o
18 E
` una questione molto complicata, alla quale mi dedicher`
o diffusamente nel prossimo capitolo. Per ora `
e sufficiente limitarsi a questa brevissima tematizzazione, in quanto prende in
considerazione i caratteri generali che la delimitazione di uno spazio chiuso dellessenza implica e
presuppone per poter essere tale.
46
47
23 Cfr.
Tommaso. Somma conto i gentili. Bologna: Edizioni Studio Domenicano, 2001, III 101,
389.
24 Per essere pi`
u preciso, avrei dovuto fare dei distinguo, soprattutto tra la scienza geometrica
di Newton e la scienza analitico-algebrica di Lagrange. Per ora si prenda per buona questa
generalizzazione, in quanto alcuni aspetti del modo in cui `
e stato trattato il problema dei tre
corpi risalgono proprio a Newton; per il resto, una trattazione dettagliata degli elementi appena
nominati `
e proprio ci`
o che sto per fare.
Capitolo 2
La linearit`
a e la scienza moderna
Al fine di dare sostanza a quanto detto sin qui, in questo capitolo mi occupo
direttamente del modo in cui gli scienziati moderni facevano scienza. Il taglio
delle argomentazioni sar`
a, pertanto, storico-scientifico, anche se accompagnato da
una linea epistemologica di fondo.
2.1
Come mostra il titolo di questo paragrafo, non `e mia intenzione seguire passo
passo le vicissitudini del calcolo facendone la storia1 , minteressa, invece, mostrare
come il quadro concettuale emerso nel capitolo precedente derivi dallo statuto
epistemologico e ontologico assegnato alle equazioni differenziali nel periodo preso
in esame. Nonostante la riflessione filosofica si sia soffermata poco su questo
aspetto, le equazioni differenziali rivestono un ruolo essenziale, nelleconomia del
pensiero filosofico moderno e non solo scientifico. Una riflessione sul significato e
sulla centralit`
a delle equazioni differenziali `e forse il miglior esempio dellapproccio
settecentesco ed ottocentesco alla natura, in quanto esse rappresentano il punto
pi`
u alto ed il punto finale cui doveva tendere ogni indagine sulla natura, in quanto,
nello specifico, erano ritenute in grado di tradurre in linguaggio matematico il
movimento ed i fenomeni naturali in genere.
Sar`a interessante notare, in questa prospettiva, che la traduzione matematica
di problemi fisici, o pi`
u in generale della natura, ponesse problemi che andavano
al di l`a dei limiti della concettualit`
a del tempo, ma che comunque, almeno fino a
Poincare, i geometri, dalla fine del Seicento alla seconda met`a dellOttocento,
cercarono di confinare allinterno del loro spazio di pensabilit`a chiuso. Infatti,
nonostante tutte le difficolt`a note cui davano luogo le equazioni differenziali, lidea
fondamentale che guidava la ricerca era che, essendo la natura semplice, la sua
1 Su questo argomento sono molto utili i seguenti testi: Umberto Bottazzini. Il calcolo sublime:
storia dellanalisi matematica da Euler a Weierstrass. Torino: Bollati Boringhieri, 1981; Carl B.
Boyer. Storia del calcolo. Milano: Bruno Mondadori, 2007.
49
50
Questioni generali
Le equazioni differenziali risultano essere, nel Settecento e per una buona parte
dellOttocento, la porta di accesso al mondo. Il modo in cui esse svolgevano la
loro funzione `e dato dalle domande alle quali dovevano rispondere. Attraverso
esse si cercavano, in generale, delle leggi delle cui caratteristiche mi sono occupato
nei paragrafi precedenti. Finora ho mostrato che tipo di requisiti doveva avere
qualcosa per essere riconosciuto come una legge; ora, nello specifico, intendo
mostrare come un fenomeno, per poter essere conosciuto esaustivamente, doveva
essere tradotto in linguaggio matematico. Il punto consiste, in breve, nel capire
in che modo si struttura la concettualit`
a chiusa che ha dato vita al tipo di leggi
scientifiche discusse.
In termini generali, si pu`o dire che, in particolar modo dalla fine del Seicento fino
praticamente a Poincare e a Boltzmann, gli scienziati hanno irrimediabilmente fatto
affidamento sul fatto che, al fine di conoscere la natura, si potessero identificare
legami diretti e proporzionali tra cause ed effetti esprimibili per mezzo di leggi
matematiche e principi filosofici, con caratteristiche del tipo di quelle esposte nei
paragrafi precedenti, poiche in tal modo `e possibile rispondere adeguatamente alle
questioni poste e soprattutto al modo in cui erano poste. Pi`
u precisamente faccio
riferimento a quellatteggiamento filosofico e scientifico per cui conoscere qualcosa
vuol dire delimitarne concettualmente lessenza. Questo atteggiamento raggiunge,
a mio giudizio, la sua forma pi`
u completa nellopera di Lagrange e di Laplace.
In base a quanto detto, allinterno di un sistema, nella fisica lagrangeanolaplaceana, il problema principale era, pertanto, distinguere ci`
o che `e responsabile
della sua dinamica da ci`o che costituisce una semplice perturbazione, che si presuppone del tutto ininfluente ai fini della costruzione di un modello2 esplicativo.
La perturbazione, in altri termini, ha un valore conoscitivo nella particolarit`
a dei
2 In questa circostanza uso questo termine in un senso del tutto generico e generale, che verr`
a
presto specificato.
La linearit`
a e la scienza moderna
51
singoli casi presi in esame e, a differenza di ci`o che concerne lessenza di una
dinamica, viene calcolata di volta in volta.
Il pi`
u delle volte i fenomeni della natura sono complicati da cause estranee:
un numero enorme di cause perturbatrici vi mescolano la loro influenza, tanto che
`
e ben difficile riconoscerli. Per giungervi bisogna moltiplicare le osservazioni o gli
esperimenti, affinch
e, venendosi a distruggere mutualmente gli effetti estranei, i
risultati medi mettano in evidenza i fenomeni ed i loro vari elementi3 .
52
La linearit`
a e la scienza moderna
53
54
per rivolgersi al calcolo leibniziano che aveva letteralmente conquistato gli scienziati
del tempo, soprattutto sul continente.
Nel Settecento simpose, dunque, luso delle equazioni differenziali, ed in genere
lo studio dei fenomeni fisici attraverso strumenti analitici17 .
Prima di continuare `e bene chiarire una serie di questioni filosofico-matematiche
che segnano la distanza e la vicinanza tra le innovazioni newtoniane e la nuova
meccanica del Settecento. Mi pare necessario impostare il discorso in questa
maniera perche `e fondamentale chiarire che la fisica del Settecento non `e solo uno
sviluppo del pensiero di Newton, ma presenta proprie ed importanti peculiarit`a.
Nel fare questo mi sembra, inoltre, essenziale dare anche lidea del fatto che nellet`a
moderna non `e possibile considerare separatamente filosofia, matematica e fisica,
poiche tra di loro non c`e, praticamente mai, soluzione di continuit`a.
La prima cosa da fare, dopo aver dato delle direttive generalissime ed aver
introdotto sommariamente le questioni filosofico-scientifiche fondamentali, `e chiarire,
per quanto possibile, alcuni aspetti delleredit`a newtoniana.
2.1.2
Leredit`
a dei Principia
` ben noto che i Principia sono unopera fondamentale per tutta la scienza
E
successiva; tuttavia non mi pare lecito ridurre la fisica che si istituisce durante il
corso del Settecento, e che influenza buona parte dellOttocento, ad un semplice e
non meglio definito sviluppo del pensiero scientifico ed epistemologico newtoniano.
Per questo motivo, mi pare necessario soffermarmi brevemente su un paio di
luoghi fondamentali dellopera maggiore di Newton, in modo da evidenziare la sua
vicinanza e la sua lontananza dalla fisica-matematica del Settecento.
In primo luogo mi occuper`o del significato della geometria e poi di alcuni aspetti
del metodo scientifico newtoniano, con particolare riferimento ai Principia. Di qui
trarr`
o delle conclusioni sul pensiero newtoniano, in modo da evidenziare elementi
dincontro e di scontro con la fisica-matematica successiva.
2.1.2.1
Per avere una prima idea e per toccare subito con mano la distanza tra lapproccio
alla fisica di Newton e quello di Lagrange-Laplace18 , nei limiti posti, `e sufficiente,
17 Si deve notare che Newton scrisse Principia, in linguaggio geometrico, in modo da rendere
pi`
u intuitivo il passaggio dalla matematica alla natura, ed in modo da evitare di usare il metodo
analitico delle flussioni, in quanto introduceva concetti che, in quel tempo, erano tuttaltro che
ben definiti ed esenti da critiche, pur essendo estremamente utili. Per evitare tutti questi problemi,
Newton si rifiut`
o costantemente di esporre, nonostante richieste esplicite, il metodo analitico
delle flussioni allinterno dei Principia, nonostante che questo testo ebbe ben tre edizioni. In
questa scelta si riverbera anche tutta la polemica contro Cartesio e lalgebrizzazione dei problemi,
risolubili anche geometricamente, in opposizione alla quale Newton si pone in continuit`
a con i
greci.
18 Naturalmente non mi riferisco allindubbia situazione favorevole, matematica e fisica, che
Lagrange o Laplace si trovarono a vivere, ma alle diverse impostazioni filosofiche e metodologiche
di fondo che separano Newton dagli altri scienziati nominati, soprattutto in merito alle possibilit`
a
La linearit`
a e la scienza moderna
55
56
A questo proposito, i Lemmi I e VII del primo libro dei Principia, il primo da
un punto di vista generale e il secondo da un punto di vista particolare, recitano:
Le quantit`
a, come anche i rapporti fra quantit`
a, che costantemente tendono
alleguaglianza in qualsiasi tempo finito, e prima della fine di quel tempo si accostano
luna allaltra meno di qualsiasi differenza data, divengono infine uguali 22 .
. . . dico che lultima ragione fra larco, la corda e la tangente `
e, scambievolmente, una ragione duguaglianza 23 .
In questo senso, Newton compie una ben precisa scelta preferendo il metodo
sintetico delle flussioni al metodo analitico delle flussioni, di cui egli stesso era
stato, fino al 1665, promotore24 .
I motivi di una tale preferenza sono molti; ne accenner`
o alcuni, in riferimento al
discorso che sto svolgendo. La rivalutazione dei greci, accompagnata alla constatazione che i metodi dei moderni, in quanto manipolazione di simboli, allontanano
irrimediabilmente dalla natura, spingono Newton nella direzione geometrica. La
geometria permetteva di costruire e di vedere intuitivamente ci`
o che lanalisi permetteva di raggiungere attraverso lintroduzione di concetti, per lo meno discutibili,
quali gli infinitesimi.
Col metodo degli indivisibili le dimostrazioni sono rese pi`
u brevi. Ma poich
e
lipotesi degli indivisibili `
e ardua e poich
e quel metodo `
e stimato meno geometrico,
ho preferito ridurre le dimostrazioni delle cose seguenti alle ultime somme e ragioni di
quantit`
a evanescenti e alle prime delle nascenti, ossia ai limiti delle somme e ragioni,
e permettere, perci`
o, il pi`
u brevemente possibile, le dimostrazioni di quei limiti.
Questo stesso, infatti, viene fatto anche col metodo degli indivisibili; ed essendo stati
dimostrati i principi, li possiamo ora usare in modo pi`
u sicuro. Perci`
o, se nel seguito
mi capiter`
a di considerare le quantit`
a come costituite da particelle determinate, o mi
capiter`
a di prendere segmenti curvilinei come retti, vorr`
o significare non particelle
indivisibili, ma divisibili evanescenti, non somme e ragioni di parti determinate, ma
sempre limiti di somme e ragioni [. . . ]. Si obietta che lultimo rapporto di quantit`
a
evanescenti `
e nullo, in quanto esso, prima che le quantit`
a siano svanite non `
e lultimo,
22 Cfr.
La linearit`
a e la scienza moderna
57
e allorch
e sono svanite non c`
e affatto. Ma con lo stesso ragionamento si potrebbe
ugualmente sostenere che di un corpo che giunga in un certo luogo, dove il moto
finisce, non esiste la velocit`
a ultima. Questa, infatti, prima che un corpo giunga nel
luogo non `
e lultima, e quando vi giunge non c`
e. La risposta `
e facile: per velocit`
a
ultima sintenda quella con la quale il corpo si muove, non prima di giungere al
luogo ultimo nel quale il moto cessa, n
e dopo, ma proprio nel momento in cui vi
giunge: ossia, quella stessa velocit`
a con la quale il corpo giunge al luogo ultimo e
con la quale il moto cessa. Similmente, per ultime ragioni delle quantit`
a evanescenti
si deve intendere il rapporto delle quantit`
a non prima di diventare nulle e non dopo,
ma quello col quale si annullano25 .
Questo passo, sebbene lungo, mi pare che sia un ottimo esempio del modo di
ragionare geometrico di Newton ed in particolare del modo di trattare le figure
geometriche e il loro rapporti. Emerge, infatti, lidea che le figure geometriche
sono concepite cinematicamente, proprio come si `e visto brevemente riguardo alla
maniera newtoniana di concepire il problema del calcolo dellarea sottesa ad una
` proprio cinematicamente che Newton, nella prima sezione dei Principia
curva. E
fa vedere costruttivamente le ragioni di uguaglianza tra, ad esempio, una curva ed
una retta.
Si tenga inoltre ben presente che, al tempo di Newton, si aveva a che fare con
curve e non con funzioni, poiche il concetto di funzione, semplicemente, `e posteriore.
Si pu`o, in tal modo, comprendere meglio che le curve studiate, per cos` dire, erano
gi`
a sempre interpretate come qualcosa di geometrico, e la nuova analisi con la sua
simbologia poteva esser vista come un modo per complicare le cose. Di questo
avviso `e Newton che, considera la via simbolica utile euristicamente, ma del tutto
inadeguata da un punto di vista dimostrativo. Di diverso avviso `e, per esempio,
Cartesio:
. . . infatti in essi [gli autori antichi] leggevo certamente molte cose sui numeri,
che, fatti i calcoli, sperimentavo essere vere; riguardo poi alle figure essi mettevano
molte cose in qualche modo proprio davanti agli occhi, e da esse traevano conclusioni;
ma non mi pareva che essi dimostrassero adeguatamente allintelletto per quale
motivo le cose stessero cos`, e in che modo venissero trovate26 .
Newton compie la sua scelta fondamentale e si propone, sin dalla prima pagina
dei Principia, in continuit`a con i greci ed in contrapposizione con lindirizzo
algebrico cartesiano. In questo modo egli delinea, implicitamente, il suo modo di
approcciarsi alla natura, sul quale mi soffermer`o alla fine del prossimo paragrafo.
Nella sua ottica, la geometria antica era, dunque, esemplare in quanto gli appariva semplice, elegante, concisa, adatta ai problemi posti, sempre interpretabile
in termini di oggetti esistenti. In particolare, secondo Newton, le dimostrazioni
geometriche avevano un contenuto referenziale certo27 .
25 Cfr.
58
La linearit`
a e la scienza moderna
59
60
La linearit`
a e la scienza moderna
61
62
La linearit`
a e la scienza moderna
63
64
esposte, e spieghi tutti i movimenti dei corpi celesti e del nostro mare54 A complicare
la situazione, a pagina 612 si legge: . . . non affermo affatto che la gravit`
a sia
essenziale ai corpi. Con forza insita intendo la sola forza di inerzia. Questa `
e
immutabile. La gravit`
a allontanandosi dalla terra, diminuisce.
In verit`a, dai manoscritti e dalle lettere emerge una realt`a molto diversa, una
realt`
a pi`
u privata nella quale Newton finge molte ipotesi, proprio perche ritiene
fondamentale la questione filosofica della gravit`a.
Linteresse per la questione filosofica gravit`a `e testimoniato dal fatto che
Newton, anche dopo aver pubblicato i Principia, cambi`
o pi`
u volte orientamento.
Se, ad esempio, nel 1702 affermava che nello spazio non c`e alcun mezzo, nel
1693 e nel 1717-18 riteneva che, in realt`a un mezzo dovesse esistere. Mi pare
che latteggiamento newtoniano sia ben compendiato dal seguente passo di una
lettere indirizzata a Leibniz: Ma se, nel frattempo, qualcuno spiegher`
a la gravit`
a,
assieme a tutte le sue leggi, con lazione di una qualche materia sottile. . . , io sar`o
ben lontano dal fare obiezioni55 .
In questo si sarebbe infatti risolta la questione della gravit`a una volta per tutte.
Al di l`
a dellatteggiamento fortemente pragmatico del Newton ufficiale dei
Principia, sottolineato dal fatto che egli ammette esplicitamente di non riuscire
a dare una spiegazione della gravit`a, cosa al quanto incresciosa per i tempi, e
nonostante ci`o decide di pubblicare i Principia, accanto allinteresse filosofico per
la questione `e presente un profondo interesse teologico. Nellottica di Newton, non
era possibile ridurre tutto a movimento e materia, come avveniva nella filosofia
meccanicista cartesiana; gli studi alchemici e teologici di Newton, tenuti sempre
segreti, erano volti proprio allindividuazione di un principio attivo nella natura. Lo
scolio generale e lo scambio epistolare con Bentley sulla questione delle stelle fisse
sono proprio la testimonianza dellurgenza dellaspetto teologico accanto quello
filosofico56 . Se Newton ha potuto cambiare idea filosofica sulla gravit`
a, fino ad
affermare quanto scritto nella lettera a Leibniz citata, dal punto di vista teologico
Newton `e stato sempre fermo nelle sue convinzioni riguardo i problemi esposti.
Riprendendo la metafora della lettura, mi pare che, per quanto riguarda Newton
non ci si trovi rigidamente collocati in nessuna delle due alternative, in quanto per lui
leggere il libro della natura voleva dire ricostruirne geometricamente le dinamiche,
in modo da mantenere un riferimento, e non una coincidenza, ontologico diretto57 ,
al di l`a dei problemi di generalit`a dei risultati che tali costruzioni geometriche
implicavano.
Al di l`a della vaghezza e del disinteresse filosofico newtoniano, per cui sostanzialmente il suo sistema era valido solo in quanto funzionava, come del resto mostrano
le ultime due citazioni, la centralit`a della geometria, e tutto il discorso intorno ad
54 Cfr.
La linearit`
a e la scienza moderna
65
essa, rappresentano un indizio importante che porta a pensare che Newton, pi`
uo
meno esplicitamente, sostenesse unineliminabile analogia 58 tra una matematica
in vesti geometriche e la natura, che non implicava, almeno in Newton, una loro
totale coincidenza, che emerger`
a pienamente solo con Lagrange, Laplace e Fourier.
Se si prende in considerazione il Timeo di Platone, si vede bene la distanza tra una
geometria carica di significati ontologici, ed una geometria, quella dei Principia,
che cerca di ri-costruire il mondo in unanalogia compositiva con latto e col disegno di Dio, che comunque rimane sostanzialmente distante, in quanto, secondo
Newton, non `e possibile ridurre, neanche i soli moti planetari, a materia e moto59 .
Tutti questi moti regolari non hanno origine da cause meccaniche [. . . ]. Questa
elegantissima compagine del Sole, dei pianeti e delle comete non pote nascere senza
il disegno [consilio] e la potenza di un ente intelligente e potente60 .
Mi pare interessante soffermarmi, infine, sul termine consilium. Essendo
riferito a Dio, deve assumere unaccezione forte, nel qual senso si riferisce ad una
decisione, ad una scelta operativa, attuativa e progettuale. Se a ci`o si aggiunge che
Newton ritiene che la geometria sia il linguaggio della natura, e questultima `e
unespressione divina, si comprende bene che il compito dei geometri sia quello
di ricostruire geometricamente il piano e lordinamento del cosmo, la scelta divina,
senza con questo arrivare a Dio stesso. In questo caso, leggere la natura vuol dire,
pertanto, approfondire lanalogia tra creato e ricostruzione geometrica. In base a
quanto detto in questi due paragrafi, mi pare di poter escludere una coincidenza
tra matematica e natura, come emerger`
a nel Settecento, in quanto, per Newton,
ripeto, non si pu`o ridurre il cosmo a moto e materia, ma bisogna introdurre, come
mostra la citazione, una componente esterna alla scienza.
2.1.3
Lanalisi algebrica
Gi`a prima di Cartesio era noto che le espressioni algebriche, rispetto alle costruzioni
geometriche, lasciavano meno spazio allintuizione e, appunto, alla costruzione, ma
fornivano una generalit`
a di risultati indubbiamente maggiore e pi`
u solida.
Il Settecento continentale, per questo motivo, e poiche era imbevuto di matematica leibniziana, sviluppa il calcolo e, se cos` si pu`o dire, sostituisce gradualmente
al linguaggio geometrico dei Principia il linguaggio analitico del calcolo. Se, infatti, Newton propone innanzitutto una teoria generale e matematica, i fisici del
Settecento ritengono di poter ampliare tale generalit`a sostituendo alla geometria
lanalisi61 . Come punto darrivo di questo percorso pu`o esser, a mio giudizio, presa
58 Cfr. Newton, op. cit., p. 611: Certamente, contro il progresso continuo degli esperimenti non
devono essere inventati sconsideratamente dei sogni, n
e ci si deve allontanare dallanalogia della
natura, dato che essa suole essere semplice e sempre conforme a s
e.
59 Si considerino, a questo proposito, lenorme mole di studi newtoniani che esulano dalla
matematica e dalla meccanica, e che riguardano la Bibbia e lalchimia.
60 Cfr. Newton, op. cit., p. 798.
61 Bisogna avere presente che lanalisi settecentesca non `
e n
e lanalisi di Newton n
e quella di
Leibniz, in quanto, sempre al fine di risolvere problemi fisici, vengono introdotti strumenti e
metodi completamente nuovi. La traduzione dei risultati dei Principia e del suo metodo nel
66
Dal punto di vista filosofico, il passaggio dalla geometria al calcolo non `e affatto
privo di conseguenze. Degno di nota `e che se Newton considerava la matematica
parte della meccanica, Lagrange, in maniera diametralmente opposta, considera
la meccanica una parte della matematica. Com`e facile notare, lattore principale
della fisica e della matematica diventa lequazione differenziale, vale a dire quellespressione in grado di tradurre il movimento in un linguaggio matematico analitico,
la cui generalit`a permetteva, almeno di principio di comprendere esaustivamente,
almeno cos` si pensava nel Settecento, ogni tipo di problema fisico.
Mi pare, a questo punto, necessaria una precisazione. Dalle parole di Lagrange
si evince che non si tratta di una semplice traduzione di questioni fisiche in problemi
matematici. Molto pi`
u radicalmente, si pu`o sostenere che, essendo la meccanica
una branca della calcolo, la posizione fisica di un problema coincide 64 con la
sua forma matematica. Da ci`o ne consegue che tra matematica e realt`
a non c`e
alcun salto. Non solo nelle parole di Lagrange, ma anche in quelle di Laplace e
Fourier, tra gli scienziati pi`
u influenti dellepoca65 , emerge che il compito di un
vero scienziato era sostanzialmente quello di scrivere le equazioni differenziali del
linguaggio del calcolo `
e stata tuttaltro che semplice ed immediata. A questi sforzi, come mostrer`
o,
si accompagna una concezione del rapporto tra matematica e natura che, a mio modo di vedere,
`
e estremamente distante dalle posizioni newtoniane.
62 Faccio riferimento a questo testo e non a quelli pi`
u strettamente matematici perch
e, come si
vedr`
a, il tentativo di risolvere problemi matematici `
e strettamente dipendente, almeno nel periodo
` dunque nella Meccanica analitica, cos` come in opere si simile
in questione, da problemi fisici. E
impostazione, che, a mio giudizio, si d`
a il quadro generale dellepistemologia del tempo, in quanto
in essa si tengono assieme filosofia, fisica e matematica. Da questo punto di vista, sono esemplari
le opere di Laplace.
63 Cfr. Lagrange, loc. cit. Traduzione mia. Su questo argomento, Cfr. Bottazzini, op. cit.
64 Fourier, a questa proposito, `
e ancora pi`
u esplicito. In Jean B. J. Fourier. Th
eorie analitique
de la chaleur. In: uvres de Fourier. Vol. 1. Paris: Gauthier-Villars, 1888, p. XXIII si legge:
LAnalisi matematica `
e estesa tanto quanto la Natura.
65 E
` bene chiarire che mi riferisco a questi autori, sconfinando per altro nellOttocento, in
quanto rappresentano il punto darrivo di un processo, lungo un secolo, di affermazione del calcolo
e del suo conseguente svuotamento di significato geometrico. Da questa prospettiva, sebbene
Euler rappresenti un passo fondamentale verso i risultati di Lagrange, il suo calcolo ha ancora
uninterpretazione ed un riferimento geometrico che proprio Lagrange cerca in tutti modi di
abbandonare definitivamente. Non mi dilungo su questi aspetti in quanto lo scopo che mi prefiggo
La linearit`
a e la scienza moderna
67
fenomeno che si trova a studiare. Per alcuni aspetti, si ripropone, si badi bene negli
intendimenti, quanto affermava, in una circostanza analoga, Tolomeo: Lobiettivo
cui dovrebbe aspirare lastronomo `e questo: mostrare che i fenomeni celesti sono
prodotti da moti circolari uniformi.
Filosoficamente parlando, in queste prospettive si tratta di pensare il reale
allinterno di una concettualit`a chiusa e predeterminata che si pretende essere in
grado di risolvere ogni problema. Se da un lato si parla di moti circolari e dallaltro
di calcolo, mi pare possibile individuare, nella forma di concettualit`a appena
espressa, una forma di continuit`a, che va al di l`a del problema del cogliere lessenza
di qualcosa, poiche configura questattivit`a attraverso il rispetto di procedure ben
delimitate, allinterno dei limiti da esse stesse universalmente e necessariamente
tracciati. Come emerger`a, il punto non `e tanto il fatto che si faccia riferimento o si
ponga una concettualit`a chiusa, quanto il fatto che la si consideri lunica possibile66 ,
metodologicamente oltre che ontologicamente.
In piena sintonia col passo citato di Lagrange, Fourier afferma:
Le equazioni differenziali della propagazione del calore esprimono le condizioni
pi`
u generali, e riducono le questioni fisiche e problemi di analisi pura e questa `
e
loggetto vero e proprio della teoria67 . [. . . ].
Dopo aver stabilito queste equazioni differenziali, bisognava ottenerne gli
integrali: il che consiste nel passare da unespressione generale a una soluzione
specifica soggetta a tutte le condizioni date. Questa ricerca difficile esigeva unanalisi
speciale, fondata su teoremi nuovi, dei quali in questa sede potremo rendere manifesto
loggetto. Il metodo che ne deriva non lascia niente di vago e di indeterminato nelle
soluzioni e porta fino alle ultime applicazioni numeriche, condizione necessaria di
ogni ricerca e scienza la quale non si arriverebbe che a delle inutili trasformazioni68 .
[. . . ].
Il suo attributo principale `
e la chiarezza; essa non possiede segni per esprimere
le nozioni confuse. Essa avvicina i fenomeni pi`
u diversi e scopre le analogie segrete
che li uniscono. Se la materia ci sfugge, come quella dellaria e della luce, per la sua
estrema rarefazione; se gli oggetti sono lontani da noi nellimmensit`
a dello spazio; se
luomo vuole conoscere lo spettacolo dei cieli in epoche successive separate un gran
numero di secoli; se le azioni della gravit`
a e del calore si esercitano allinterno di un
globo solido, a profondit`
a che saranno per sempre inaccessibili, lanalisi matematica
pu`
o ancora afferrare le leggi di questi fenomeni. Essa ce li rende presenti e misurabili,
e sembra essere una facolt`
a della ragione destinata a supplire alla brevit`
a della
vita e allimperfezione dei sensi; e, il che `
e ancor pi`
u degno di nota, segue lo stesso
metodo nello studio di tutti i fenomeni; li interpreta col medesimo linguaggio, come
per testimoniare lunit`
a e la semplicit`
a del piano delluniverso, e rendere ancor pi`
u
manifesto lordine immutabile che presiede a tutte le cause naturali69 .
Gli effetti del calore sono soggetti a leggi costanti che non possono essere
scoperte senza laiuto dellanalisi matematica. La teoria che noi stiamo per esporre
`
e essenzialmente di soffermarmi sulluso delle equazioni differenziali nel momento in cui divengono,
appunto, il principale punto di riferimento degli scienziati, e non ricostruirne la genesi. Su questo
tema si pu`
o consultare: Blay, op. cit.
66 Filosoficamente parlando, tracciare dei confini di una forma di pensabilit`
a vuol dire certamente
aprire uno spazio di pensabilit`
a e possibilit`
a, ma anche, nello stesso tempo, escluderne a priori
altri.
67 Cfr. Fourier, op. cit., p. XXI. Traduzione mia.
68 Cfr. ibid., p. XXII. Traduzione mia.
69 Cfr. ibid., p. XXIII. Traduzione mia.
68
ha per oggetto di dimostrare queste leggi; essa riduce tutte le ricerche fisiche sulla
propagazione del calore a delle questioni di calcolo integrale al quale gli elementi
sono dati dallesperienza70 .
Le parole di Fourier sono molto esplicite, leggere la natura vuol dire, qui,
coglierne pienamente lessenza, poter distinguere chiaramente essenze ed accidenti,
poter delimitare ogni volta uno spazio concettuale allinterno del quale loggetto
indagato `e completamente, oggettivamente ed atemporalmente conosciuto.
Con la svolta analitico-algebrica, alla realt`a fisica vengono affidati compiti ben
precisi:
Lo studio profondo della natura `
e la fonte pi`
u fertile delle scoperte matematiche.
Questo studio non ha solo il vantaggio, presentando un oggetto ben determinato
dindagine, di escludere questioni vaghe e calcoli senza scopo; esso `
e inoltre un
metodo sicuro per costituire lanalisi stessa e per scoprire elementi che cinteressa
conoscere e che le scienze naturali devono sempre preservare: questi sono gli elementi
fondamentali che si ripresentano in tutti i fenomeni naturali71
Dalle citazioni precedenti, che a mio avviso presuppongono e vanno lette alla
luce della gi`
a discussa impostazione scientifico-metodologica lagrangeana, si vede
bene come la realt`
a fisica svolga un ruolo di sorgente dei problemi e di verifica dei
risultati, il che `e in perfetta sintonia con la concettualit`a del tempo.
C`e, tuttavia, un altro elemento fondamentale, unulteriore funzione della natura
molto interessante per la presente discussione; vale a dire, le propriet`a fisiche, ossia
le propriet`
a di una disciplina che `e parte del calcolo, entrano legittimamente in
gioco anche nei momenti pi`
u strettamente matematici del lavoro dello scienziato,
in quanto evitano dincappare in questioni vaghe e calcoli senza scopo, in cui
si rischia di cadere attraverso una matematica pura. Si comprende bene come,
in una simile situazione, la commistione tra natura e matematica, oltre ad essere
ovvia in questo quadro culturale, era necessaria ed auspicata, in modo da poter
superare ogni tipo di problema, anche e soprattutto matematico, data la condizione
precaria della fondazione del calcolo.
Lapplicazione del calcolo e delle equazioni differenziali ai problemi fisici non
procedeva, infatti, allo stesso ritmo della loro fondazione logico-matematica 72 ,
70 Cfr.
La linearit`
a e la scienza moderna
69
70
La linearit`
a e la scienza moderna
71
singolari o tutti quei casi in cui il teorema falliva erano ritenute paradossali, e
semplicemente ignorati.
Lanalisi che abbiamo appena fornito `
e necessaria per non lasciare niente a
desiderare sulla natura delle funzioni derivate; ma, come esse non riguardano che il
valore di queste funzioni nei casi particolari, esse non influiscono affatto sulla teoria
generale delle funzioni, finch
e si considera la sola forma e la sola derivazione delle
funzioni, la quale `
e conseguentemente indipendente dalle eccezioni che noi abbiamo
trovato81 .
72
dunque evidente che attraverso la sola applicazione della Geometria e del calcolo, si
pu`
o, senza laiuto di altri principi, trovare le propriet`
a generali del Movimento84 .
Di qui, si pu`o dire che la matematica e, in una prospettiva pi`
u ampia, il
formalismo, in quanto tale, aveva lo scopo principale, allinterno di unanalisi, che
si andava definendo, algebrica, di poter sempre considerare ogni questione da un
punto di vista globale, o, nella terminologia che sto usando, generale.
Lattenzione verso la formalizzazione pi`
u che verso la fondazione `e bene espressa
da DAlembert nel Discorso preliminare del suo Traite de dynamique, in cui si
legge: La certezza delle matematiche `e un vantaggio che queste scienze devono
principalmente alla semplicit`
a del loro oggetto85 . Pi`
u `e esteso, e considerato in
modo generale ed astratto, loggetto che esse [= algebra, geometria e meccanica]
abbracciano, pi`
u i loro principi sono esenti da nubi e facili da afferrare.86 .
Da queste parole si evince che se loggetto di una disciplina `e di ampia portata
ed astratto, allora i suoi principi sono pi`
u evidenti e facilmente coglibili. Inoltre,
pi`
u `e astratto un oggetto e pi`
u `e semplice, e quindi fondamentale. Dalla sua
semplicit`a consegue anche che il tipo di certezza cui si fa riferimento nella conoscenza
in generale nel caso delle matematiche, `e quello pi`
u alto. Di qui, il problema
matematico che, in generale, si pone, come notato, non `e tanto fondazionale,
quanto pi`
u di correttezza formale.
Si pu`
o dire, in generale, che nel Settecento, poiche la realt`a aveva un carattere
determinato dalle precise configurazioni che assumeva, allora anche le equazioni
differenziali, in quanto essenza della realt`a, avevano lo stesso determinato carattere.
Come si `e visto, da un punto di vista strettamente matematico, non esistevano
teoremi che andassero in questa direzione.
In generale, per`
o, come detto, sono dellopinione che un punto di vista esclusivamente matematico sia molto limitativo, laddove venga assolutizzato, ma tuttavia
necessario, in quanto approfondisce una parte importantissima delle problematiche
filosofico-scientifiche del periodo preso in esame, e non solo. Dato il rapporto
particolare tra matematica e natura, mi pare altrettanto importante puntare lattenzione non solo sugli aspetti pi`
u fisici e/o filosofici, quanto sulla loro interazione,
necessaria per cercare di rendere conto dei presupposti e degli assunti ontologici
ed epistemologici sulla fattura del mondo e sul ruolo della matematica che sono
presenti in ogni tipo di conoscenza, e che sono ad un tempo ci`o che la permette e
ci`o che la limita. In base ad i presupposti ontologici ed epistemologici emersi fin
qui, si vede bene come il lavoro concettuale degli autori presi sin qui in esame si
muova nella direzione di una sempre maggiore e chiara identificazione dei confini
allinterno dei quali si compone la conoscenza della natura.
84 Cfr.
La linearit`
a e la scienza moderna
73
Da un punto di vista filosofico, emerge, in altri termini, che poter cogliere lessenza di qualcosa, poter delimitare uno spazio allinterno del quale siano contenuti
gli elementi costitutivi di qualcosa e allesterno del quale si trovino quelli accidentali,
vuol dire pensare ed assumere che sia sempre possibile, laddove si voglia risolvere
un problema o conoscere qualcosa, arrivare ad elementi semplici e costitutivi, in
` questo un
grado di rendere conto di ogni configurazione delloggetto in questione. E
modo di procedere analitico, per scomposizione di ci`o che `e complicato, in modo da
ridurlo al semplice, ai suoi elementi primi, anche e soprattutto in senso ontologico.
Lidea che per spiegare qualcosa sia sufficiente procedere dal semplice al complicato, porta con se che la complicazione non apporti alcuna modifica sostanziale
alle propriet`a degli elementi che la compongono. Questo accade perche gli elementi
semplici sono anche caratterizzati ontologicamente, e perche si presuppone, in questo quadro concettuale chiuso, che non si diano propriet`
a tipiche di un complesso
di elementi che non siano riconducibili essenzialmente ai suoi componenti.
In base a quanto detto, nel mondo della fisica che sto discutendo, `e possibile
riscontrare un simile tipo di concettualit`a che, per limportanza ed i pensanti influssi
storici che ha avuto in molte altre discipline, non ultima la filosofia, rappresenta, a
mio giudizio, un ottimo terreno di confronto per testare possibilit`a e limiti di una
siffatta concettualit`
a, da un punto di vista filosofico.
Finora ho fatto riferimento ad un tipo di concettualit`a chiusa, cercando di farne
emergere i caratteri salienti. Mi pare arrivato il momento di proporre un esempio
concreto che, da un lato mostri come effettivamente possa prender voce un simile
modo di affrontare i problemi e dimpostare la ricerca e, dallaltro, di far emergere
altre questioni che finora sono rimaste sullo sfondo. In questo modo sar`
a possibile
porre al centro dellattenzione uno degli scienziati pi`
u importanti della storia, sia
da un punto di vista scientifico sia filosofico, vale a dire Laplace. Dai suoi scritti,
infatti, oltre allo scienziato, viene fuori in maniera molto pi`
u forte che, ad esempio,
in quelli di Lagrange, la figura del filosofo. Questi due aspetti renderanno possibile
chiarire ed esplicitare alcuni aspetti generali legati al rapporto tra le equazioni
differenziali e il mondo.
Procedendo con ordine, penso che una breve discussione filosofica dellapproccio
al problema dei tre corpi possa illustrare quanto fin qui detto.
2.1.4
74
come una questione a se stante, almeno fino a Poincare, `e stato trattato come il
problema dei due corpi pi`
u una perturbazione87 .
Una discussione filosofica di un tale problema cerca, dunque, di cogliere, nuovamente e pi`
u nello specifico, la riproposizione di uguali schemi di ricerca e di
una costante posizione delle questioni, nel gi`
a proposto intreccio indissolubile di
matematica, fisica e filosofia. Essendo disponibili numerosi studi storici, sia fisici
sia matematici, preferisco affrontare la questione con un approccio pi`
u filosofico.
Nella storia del problema dei tre corpi si possono individuare degli aspetti
` proprio su questultimi che mi voglio soffermare, senza
fisico-filosofici costanti. E
per`o dimenticare, nei limiti di questa impostazione, di far riferimento a innovazioni
matematiche di particolare rilievo88 .
La discontinuit`a dovuta alle innovazioni matematiche si accompagna ad un
modo pressoche identico di affrontare metodologicamente il problema; questo almeno
da Newton a Poincare escluso. Questo fatto non `e del tutto incomprensibile se si
pensa che, nella modernit`a, la soluzione di molti problemi fisici era affidata alla
scoperta di nuovi metodi matematici, il cui scopo principale, almeno nellanalisi
algebrica, era proprio quello di fornire mezzi sempre pi`
u potenti alla fisica.
Nel delimitare il mio percorso, fin troppo stringato, mi soffermer`o sui punti che
mi sono sembrati di maggiore interesse; il primo di essi non pu`
o che essere lopera
maggiore di Newton.
Si `e visto che Newton nel terzo libro dei Principia afferma, da un punto di vista
generale, che se i corpi si attraessero esclusivamente a coppie, e se quello dotato di
massa maggiore, nelle rispettive coppie, fosse fermo, le orbite descritte sarebbero
perfettamente kepleriane. Entrando nello specifico, afferma:
Poich
e i pianeti pi`
u vicini al Sole (come Mercurio, Venere, Terra e Marte), a
causa della piccolezza dei corpi agiscono luno sullaltro ben poco, gli afelii e i nodi
di questi sono in quiete, salvo che siano perturbati dalle forze di Giove, di Saturno
e dei corpi superiori. Quindi, per la teoria della gravit`
a, se ne pu`
o ricavare che
87 Da un punto di vista matematico, le serie erano considerate, nellanalisi algebrica, semplicemente come degli strumenti per risolvere problemi matematici, non gi`
a come qualcosa di
per s
e problematizzabile. Fraser, (Fraser, op. cit.; idem, Joseph Louis Lagranges algebraical
vision of the calculus), sottolinea come lespansione in serie fosse proprio qualcosa di ovvio ed
aproblematico. Darboux, curatore dellopera omnia di Fourier, sottolinea che per Fourier trattare
rigorosamente le serie vuol dire esprimere attraverso un integrale definito la somma degli m
primi termini della serie, e poi cercare il limite di questo integrale (Cfr. Fourier, loc. cit.). Come
visto, questo aspetto pu`
o esser ricondotto ad assunti inerenti la natura del mondo. Nel caso
specifico, le serie erano implicitamente assunte come convergenti. Come si vedr`
a, alla fine di
questo paragrafo, proprio sulla convergenza si rivolgono gli studi di Poincar
e, il quale, nonostante
dimostri la divergenza, in merito al problema dei tre corpi, tuttavia non si spinse fino alle pi`
u
profonde e catastrofiche conseguenze filosofiche e fisiche, o in generale, culturali cui il suo risultato
fa implicito riferimento.
88 Se si pensa alla sola matematica, infatti, Lagrange aveva un numero di strumenti molto
maggiori e molto pi`
u potenti rispetto a Newton. Sono proprio le innovazioni matematiche che
permettono a Clairaut di confermare definitivamente, almeno cos` pensava anche Euler, che
lattrazione gravitazionale seguisse r12 .
La linearit`
a e la scienza moderna
75
gli afelii di questi si muovono alquanto in avanti, rispetto alle stelle fisse, e ci`
o in
ragione della potenza 32 delle distanze di questi pianeti dal Sole89 .
Tra i vari problemi dovuti alla reciproca attrazione, laddove le perturbazioni non
siano trascurabili, a Newton non sfuggono, naturalmente, le irregolarit`a del moto
lunare, di cui, rispetto al valore ottenuto attraverso le osservazioni astronomiche,
riesce a calcolare solo la met`
a dei risultati ottenuti attraverso losservazione. Nella
Proposizione XLV del primo libro, nella quale si ricerca il moto degli absidi lungo
orbite che si approssimano moltissimo ai cerchi 90 , Newton, dopo aver ricavato i
suoi risultati, afferma senza inserire ulteriori elementi che labside della luna `e
pi`
u veloce di circa il doppio91 .
La comprensione di una simile affermazione non progredisce quando, nelle
Proposizioni III e IV92 del terzo libro, compare un fattore 2 senza unadeguata
spiegazione allinterno del modello matematico del moto del primo libro ne in altri
luoghi dei Principia, nonostante Newton imposti chiaramente la necessit`a di uno
studio delle perturbazioni. Sono proprio questultime che si vengono a configurare
come ci`
o su cui concentrare lattenzione per la soluzione del problema luna-terrasole. Lattenzione newtoniana sulle perturbazioni, con tutti i suoi problemi interni
ai Principia, `e un indice importante del modo in cui egli tratta il problema dei tre
corpi.
Soffermarsi su questo punto `e importante perche un tale modo dimpostare la
ricerca, in questo caso specifico, rester`a invariato per circa 200 anni, nonostante
indubbi progressi tecnici e matematici.
In generale, si pu`o dire che una perturbazione `e tale rispetto a qualcosa di regolare che, in quanto tale, subisce una modificazione. Regolari, nel testo di Newton,
sono, come visto, le orbite kepleriane, vale a dire quelle ottenute considerando solo
e soltanto lattrazione tra due pianeti. Newton, dunque, giunge al problema dei
tre corpi, per complicazione, poggiando sulla solubilit`a del problema dei due corpi,
rispetto al quale loggetto di questo paragrafo ne `e appunto una complicazione, in
quanto si aggiunge alle orbite stabilite grazie a Kepler una perturbazione.
Per Newton e per i due secoli successivi affrontare il problema dei tre corpi `e
equivalente ad affrontare il problema dei due corpi pi`
u una perturbazione 93 .
Nellultimo paragrafo di questo capitolo analizzo cosa presuppone e cosa comporta un simile approccio, tuttavia, qui mi pare interessante sottolineare come sia
del tutto comprensibile la detta equivalenza, in quanto tutti gli elementi in possesso
degli scienziati potevano essere effettivamente interpretati nella detta direzione.
A ben vedere, essendo il problema dei due corpi risolto, si trattava di aggiungere
solo sue modificazioni; tuttavia, risolvere una tale questione, che appariva come
89 Cfr.
76
noto, in realt`
a il problema dei tre corpi, nella sua globalit`
a, risulta insolubile.
Newton, op. cit., p. 623.
96 Cfr. ibid., Libro III, Prop. XXVI.
97 Limpostazione del problema generale in questi termini `
e ribadita da Euler. Si deve aggiungere
che nel Settecento e nellOttocento vengono sviluppate situazioni particolari in cui il problema
dei tre corpi pu`
o facilmente trovare una soluzione. Questi casi, si veda soprattutto Lagrange, non
riguardano la soluzione generale del problema.
98 Cfr. Curtis Wilson. The problem of perturbation analytically treated: Euler, Clairaut,
dAlembert. In: The General History of Astronomy 2 (1995), pp. 89107.
99 I testi principali ed iniziali di questo dibattito sono i seguenti. DAlembert, Id
ee generale dun
methode par laquelle on peut determiner le mouvements de toutes les planets, en ayant egard
a leur action mutuelle, 1746; Leonard Euler. Recherches sur le mouvement des corps clestes
en g
en
eral. In: Opera omnia. Vol. 25. Serie 2. Lipsia, 1960, 1747, pubblicato nel 1749; Euler,
Recherches sur la question des in
egalit
es du mouvement de Saturn et de Jupiter, 1748, pubblicato
95 Cfr.
La linearit`
a e la scienza moderna
77
1
r2 ,
3. Accanto alla forza di attrazione r12 ne esiste unaltra di diverso genere che
perturba la relazione newtoniana.
Euler propende per la seconda opzione, adducendo nelle sue analisi prove, a
suo modo di vedere, invincibili102 . Nello specifico, Euler nota che r12 funziona
nel momento in cui si ha a che fare con orbite ellittiche e con corpi sferici dotati di
massa omogeneamente distribuita. I pianeti, tuttavia, non posseggono nessuna di
queste caratteristiche, di conseguenza, secondo Euler, bisogna rivedere r12 . Il modo
in cui portare a termine questo compito era, purtroppo, tuttaltro che a portata di
mano. I testi di Euler sono particolarmente significativi, in quanto sintetizzano, in
generale, le opzioni intorno alle quali si svolge il dibattito scientifico ed il modo
nel 1749; Clairaut, Du syst`
eme du Monde dans les principes de la gravitation universelle, 1745,
Clairaut R
eponse aux R
efl
ections de M. de Buffon, sur la Loi de lAttraction et sur le mouvement
des Apsides, 1745, pubblicato nel 1749; Buffon, R
efl
ections sur la Loi de lAttraction, 1745,
pubblicato nel 1749. Naturalmente non sono di secondario interesse gli epistolari tra gli scienziati
menzionati.
100 Cfr. Leonard Euler. Recherches sur la question des in
egalit
es du mouvement de Saturn et de
Jupiter. In: Opera omnia. Serie 2. Lipsia: 25, 1960, pp. 47-49.
101 Questo implica che la forza di attrazione non `
e diretta verso il centro di un pianeta; ci`
o
potrebbe spiegare le irregolarit`
a.
102 Cfr. Euler, Recherches sur le mouvement des corps c
lestes en g
en
eral, p. 13.
78
La linearit`
a e la scienza moderna
79
muoversi.
Clairaut, come accennato, `e in sintonia con la visione del problema data da Euler:
pur sottolineando lindubbio valore della formulazione newtoniana, ne sottolinea i
limiti affermando che non si tratta di un problema locale, quanto pi`
u di un indice
della necessit`
a di rivedere r12 108 .
Clairaut, cos` come Euler, fa leva sulle oscurit`
a e sulle ambiguit`
a dei Principia,
in modo da potersi rendere conto su cosa sarebbe stato pi`
u saggio e produttivo
agire. La situazione appariva estremamente complessa in quanto su un piatto della
bilancia cera lenorme portata esplicativa e predittiva della legge di Newton109 ,
sullaltro le non trascurabili discrepanze tra risultati matematici ed osservazioni
astronomiche110 .
Clairaut, che nelle sue intenzioni voleva migliorare il risultato newtoniano,
interpreta il passo in cui Newton afferma che il moto dellapogeo lunare `e doppio
rispetto ai suoi risultati in questa maniera: Newton avrebbe trattato il problema
dei tre corpi proponendo una trattazione troppo limitata delle perturbazioni. Nel
terzo libro ne considera solo una, ed inoltre considera solo orbite che possono essere
approssimate ad un cerchio. Questo non implica che non si possa approfondire
limpostazione newtoniana attraverso una maggiore accuratezza nellindividuazione
delle perturbazioni. In questa direzione si muoveva, come visto, anche Euler.
Lidea di Clairaut `e, pertanto, di integrare, e non di rivoluzionare il lavoro
newtoniano111 . Questattivit`
a consiste proprio nellinserimento di un altro termine
accanto ad r12 , i cui effetti siano sensibili sulle brevi distanze e trascurabili per le
grandi distanze, nelle quali funziona benissimo r12 112 . Nello specifico, da un punto
di vista ipotetico, Clairaut pensava che si sarebbe potuto affiancare r14 ad r12 .
Lo scopo di questa mossa era duplice: da un lato si poteva risolvere il problema
della luna senza con questo intaccare il valore dei risultati ottenuti con il solo r12 ,
of astronomy 2 [1995], pp. 3546).
108 Clairaut sinserisce nel dibattito con il seguente lavoro, Du syst`
eme du Monde dans les
principes de la gravitation universelle, del 1745.
109 E
` bene ricordare che da questa prospettiva i Principia rappresentavano un livello mai
raggiunto in passato. Se poi si considerano le teorie rivali dei Principia, il confronto e davvero
improponibile, in quanto sono stati proposti contributi che non univano mai un pari ed alto livello
di esplicativit`
a e di predicibilit`
a. Si prendano rispettivamente, ad esempio, da un lato i vortici di
Cartesio e dallaltro le ellissi di Kepler.
110 Cfr. Alexis C. Clairaut. Du syst`
eme du monde dans les principes de la gravitation universelle.
In: Histoire de lacad`
emie royale des sciences (1745), pp. 329364, p. 337: Rivolgendo lattenzione
alla quantit`
a di fenomeni con i quali [la relazione newtoniana] ha concordato, mi `
e parso difficile
rigettarla cos` come ammetterla. Una supposizione che conduce solo a qualche vago risultato,
pu`
o coincidere con la Natura in qualche fenomeno, senza essere ancora solidamente stabilita; ma
quando essa fornisce, per questi fenomeni, risultati che concordano con quelli che le osservazioni
annunciano, la probabilit`
a acquista parecchia forza.
111 Clairaut era comunque fermamente convinto della generalit`
a cui conduceva il particolare
problema dei tre corpi e dunque della necessit`
a di rivedere r12 .
112 Cfr. Clairaut, loc. cit.: Per Clairaut ci`
o che `
e necessario era una legge di attrazione che
differir`
a molto dalla legge del quadrato a distanze opportunamente piccole, e che diverger`
a cos`
poco da essa alle grandi distanze, che non sarebbe possibile percepire la differenza attraverso le
osservazioni.
80
La linearit`
a e la scienza moderna
81
82
La linearit`
a e la scienza moderna
83
Caos e rumore
84
sbagliato o falso ed uno giusto o vero, altrimenti, nonostante gli indubbi passi
avanti compiuti, ci si troverebbe a riaffermare quanto sintendeva mettere in
discussione. In altri termini, dal punto di vista filosofico `e del tutto infruttuoso
sostituire una concettualit`a chiusa con unaltra; su questo aspetto mi dilungher`o
nel prossimo capitolo. Per ora `e bene approfondire quanto `e appena emerso dal
problema dei tre corpi.
In generale, un sistema pu`
o essere o non essere ridotto a pochi gradi di libert`a130 . Nel primo caso si ha un sistema deterministico, che a sua volta pu`
o
essere o non essere sensibile alle condizioni iniziali; nel secondo caso, il sistema
ha un comportamento stocastico131 . Un esempio di sistema deterministico non
sensibile alle condizioni iniziali `e la traiettoria, lineare e quindi completamente
prevedibile a priori, che compie una palla di cannone. Lesempio si chiarisce cos`: se
sintende colpire un bersaglio si impostano tutti i parametri del cannone necessari a
raggiungere lobiettivo. Naturalmente, il lancio della palla non pu`o non contemplare
un minimo di errore. Esso si trova in una relazione con i parametri di lancio tale
per cui sar`a tanto pi`
u piccolo quanto pi`
u precisamente sono impostati i parametri.
Per meglio dire, tra la conoscenza dei detti parametri e la precisione del lancio
della palla esiste una relazione lineare, una relazione nella quale non si presentano
problemi legati al caos. In altri termini, miglioramenti delle condizioni iniziali di
lancio determinano, proporzionalmente, una maggiore precisione.
Un esempio di sistema deterministico non-lineare `e, invece, il gi`
a visto problema
dei tre corpi, infine un esempio di sistema stocastico `e rappresentato dalla dinamica
di un gas, del quale non si possono conoscere ne la posizione ne le altre propriet`a di
tutte le particelle. A differenza della prima tipologia di sistema, le ultime due d`anno
luogo a due tipi di disordine che `e bene distinguere in modo da poter comprendere
` necessario, dunque,
il mancato sviluppo della non-linearit`a nel mondo moderno. E
distinguere disordine deterministico e disordine stocastico.
A questo proposito, `e bene riprendere e specificare meglio quanto detto sulla
perdita dinformazione in un sistema caotico. Ho mostrato come si siano trovate
soluzioni particolari al sistema dei tre corpi, ma che, nello stesso tempo, non
si poteva abbandonare completamente la ricerca di una soluzione generale del
problema; infatti, una soluzione particolare non `e in grado di gettare alcuna
luce su eventuali altre, ne sullandamento generale della dinamica in questione.
Date le difficolt`a, spesso insormontabili, di trattare quantitativamente le equazioni
differenziali, il matematico Lyapunov ha mostrato che `e possibile studiare la
stabilit`a di un sistema qualitativamente. Gi`a Poincare, reimpostando lapproccio al
problema dei tre corpi aveva mostrato la sua insolubilit`
a. Come detto, dai suoi
studi in poi il problema dei tre corpi non `e pi`
u trattato come il problema dei due
130 Con lespressione gradi di libert`
a si intende il numero di coordinate necessarie a descrivere
univocamente un sistema.
131 Al fine di chiarire meglio la distinzione contemporanea tra il disordine caotico e quello
stocastico, preferisco tenere distinti questi due aspetti, che possono, beninteso, comparire assieme.
Sar`
a cos` pi`
u semplice comprendere la loro identificazione nella fisica moderna.
La linearit`
a e la scienza moderna
85
corpi pi`
u una perturbazione, ma diventa qualcosa a se stante132 , grazie soprattutto
allidentificazione della propriet`
a della sensibilit`
a alle condizioni iniziali, pensata
come una propriet`
a caratterizzante un tipo di sistema. Ho detto, a questo proposito,
che un sistema sensibile alle condizioni iniziali `e tale che una piccola variazione,
o un piccolo errore, delle suddette avr`a effetti macroscopici, rendendo la dinamica
instabile. Nel caso contrario, com`e noto, la dinamica `e stabile.
Pi`
u precisamente, se si considera il seguente sistema di equazioni differenziali:
dx
dt = f1 (t, x, y)
dy
dt = f2 (t, x, y)
studiare la natura delle posizioni di equilibrio, vuol dire assumere la sua esistenza,
imponendo le derivate uguali a zero. Per poter trattare matematicamente il
problema, `e necessario linearizzare imponendo:
|
x(t) x(t)| <
|
y (t) y(t)| <
con x
=x
(t) e y = y(t) soluzioni del suddetto sistema, vale a dire come posizioni
di equilibrio da studiare.
La linearizzazione porta al seguente sistema di equazioni differenziali lineari,
detto sistema di prima approssimazione per un sistema non lineare:
dx
dt = cx + gy
dy
dt = ax + by
con a, b, c, g costanti. Individuare le soluzioni del sistema vuol dire trovarne gli
zeri. Se si vuole studiare la dinamica in generale, `e necessario chiedersi a quali
condizioni il sistema `e soddisfatto, vale a dire a quali condizioni la dinamica `e
stabile, in base alle condizioni poste. Prima di Poincare e Lyapunov, come si
vedr`a nello specifico, si riteneva, o meglio presupponeva, che lo studio del detto
sistema lineare determinasse completamente la dinamica del sistema non lineare di
partenza, vale a dire del caso in cui non si mantiene alcuna linearit`a, per t ,
tra la x e la y. Nello specifico si presupponeva che le soluzioni trovate e il rigore
formale fossero sufficienti ad esaurire il problema133 . Poincare dimostr`o la falsit`a di
una tale assunzione, su cui, da quanto detto, si basava il trattamento matematico
e filosofico di questioni fisiche, come il gi`
a visto problema dei tre corpi.
132 Questo, naturalmente, non vuol dire che tutto ci`
o che `
e stato fatto sino a Poincar
e sia falso.
La linearizzazione `
e uno strumento fondamentale della fisica contemporanea. Ci`
o che `
e cambiato
`
e lapproccio al problema. In particolare, oggi si sa che linearizzando `
e possibile risolvere un
problema specifico, la cui soluzione ha un valore solo in quel caso e non d`
a informazioni globali.
133 Ricordo che Israel, (Israel, Il determinismo e la teoria delle equazioni differenziali ordinarie),
mostra come Poisson ritenesse le soluzioni singolari dei semplici paradossi, tanto da non meritare
neanche una menzione nel trattato del 1833. Israel, a mio modo di vedere a ragione, chiosa dicendo
che se le equazioni differenziali sono lo specchio dei fatti fisici e questi sono deterministici, allora
le equazioni differenziali non possono dar luogo a forme di indeterminismo; e quindi lesistenza
delle soluzioni singolari `
e solo un paradosso da spiegare.
86
gy) =
d
(cx)
dt
d
(gy)
dt
= c dx
+ g dy
. Ottenuto
dt
dt
d x
dt2
d2 x
dt2
= c dx
+ g dy
e ricavando
dt
dt
dy
dt
dalla seconda
= c dx
+ g(ax + by). Ricavando y dalla prima equazione si
dt
2
d2 x
+ g(ax + gb ( dx
cx)). Da cui, ddt2x (b + c) dx
(ag
= c dx
dt
dt
dt
dt2
136 E
` possibile reperire uno studio dettagliato dei valori di nel testo
bc)x = 0.
di Piskunov indicato.
137 In base alle sole condizioni matematiche poste, emerge gi`
a chiaramente che, in questo contesto,
tradurre non vuol dire assolutamente vedere in trasparenza lessenza di qualcosa.
138 In questo caso non si pu`
o parlare di un vero e proprio valore di soglia, ma di tempo
caratteristico, in quanto `
e del tutto convenzionale, stabilito in buona parte qualitativamente a
1
` bene ribadire
partire da =
, dove `
e il tempo di Lyapunov e `
e lesponente di Lyapunov. E
che gli esponenti di Lyapunov d`
anno una stima qualitativa della perdita dinformazione, che pu`
o
ha
La linearit`
a e la scienza moderna
87
studio qualitativo, il che vuol dire che non `e immediatamente, e spesso neanche
` possibile,
mediatamente, possibile stabilire la dinamica effettiva delle traiettorie. E
per`
o, riflettere su quello che tutto ci`
o comporta.
Dal punto di vista degli effetti di una dinamica caotica in generale, diventa
importante, concettualmente parlando, pi`
u che la non-linearit`a in se, il confronto tra
gli effetti della linearit`a, o di quanto sia linearizzabile, da un lato, e gli effetti della
non-linearit`
a dallaltro, in quanto prima di un determinato tempo caratteristico,
pi`
u o meno grande, unevoluzione non-lineare pu`
o approssimarsi con profitto ad una
lineare. Se, ad esempio, si considera il problema del moto dei tre corpi si comprende
che, essendo il tempo di Lyapunov molto grande, gli effetti della non-linearit`a
si avranno con un tempo talmente grande da poter prevedere, con una buona
approssimazione, la posizione di un pianeta, senza tener conto della non-linearit`
a,
per un periodo orientativamente minore del tempo di Lyapunov, che comunque,
in questo caso, `e dellordine di migliaia di anni139 . In questo contesto, la nonlinearit`a non scompare alla stregua di un disturbo; il sistema non diventa lineare,
snaturandosi. Esso resta sensibile alle condizioni iniziali, ma pu`o essere trattato, in
base a quanto detto e nei limiti di quanto detto, come se fosse lineare.
Attraverso la manipolazione dei parametri di controllo, variando cos` lo stato
iniziale si pu`o prevedere, compiendo previsioni densemble 140 , anche se non in
maniera completa ed oggettiva, in che momento la non-linearit`a emerger`a macroscopicamente mostrando i suoi effetti sulla dinamica in questione, rendendo in tal
modo possibili previsioni proprio sullevoluzione non-lineare, comunque incapaci di
prevedere come si organizzer`a il sistema; non si pu`o, in altri termini, prevederne la
configurazione.
Calcolando orientativamente i margini allinterno dei quali non si presentano gli
effetti della non-linearit`
a, pur comunque agente, `e possibile compiere delle previsioni
attendibili sullevoluzione del sistema. Al di l`a del detto tempo caratteristico di
Lyapunov, ripeto, `e possibile affermare solo che il sistema muter`a profondamente
configurazione, ma non si pu`o prevedere quale configurazione assumer`a, vale a dire
non si pu`o sapere a priori che ordine emerger`a dal sistema, o meglio non si pu`o
prevedere la forma dellattrattore cui il sistema dar`a luogo nella regione finita dello
spazio delle fasi percorsa dalle traiettorie del medesimo. Di qui si ha che se si
prendono due traiettorie vicine, allinterno di un attrattore, esse si allontaneranno
di nuovo esponenzialmente, ripetendo quanto detto sin qui.
non necessariamente corrispondere alleffettiva realizzazione di previsioni. Per quanto riguarda la
meteorologia, infatti, si possono considerare attendibili previsioni compiute per un massimo di
una settimana. Nonostante ci`
o esso continua ad esser valido proprio in quanto da esso si richiede
una stima qualitativa.
139 Se si considera, ad esempio, la meteorologia, si comprende, anche in maniera del tutto
immediata, come il tempo di Lyapunov sia, in questo caso, breve, rispetto ai tempi astronomici.
140 Attraverso le previsioni densemble si cerca di ridurre limpatto dellincertezza delle condizioni
iniziali sui risultati finali, in modo da rendere il pi`
u attendibili possibili le previsioni. Questo
metodo, molto usato in meteorologia, consiste nelliterare in uno stesso modello condizioni iniziali
leggermente diverse, in modo da avere unidea dellandamento della non-linearit`
a.
88
La linearit`
a e la scienza moderna
89
non-linearit`
a non sia sinonimo di assoluta imprevedibilit`
a; se da un lato rende pi`
u
problematica la previsione rispetto ad un modello lineare, dallaltro, per`o, non va
pensata alla stregua di un mero disturbo, alla stregua del rumore: la non-linearit`
a
`e una propriet`
a di un sistema. In base a quanto detto, appare chiaro che essa sia
da considerare una propriet`
a di un sistema, senza la quale lo si snaturerebbe. La
non-linearit`
a ha, pertanto, un proprio statuto epistemologico. I metodi che si usano
solitamente nello studio dei sistemi lineari risultano, come visto, essere inefficaci145 ,
in quanto cercano sostanzialmente di aggirare la non-linearit`a, perdendone effetti
fondamentali quali lemergenza. Il fatto che essa sia stata identificata, allinterno
della fisica moderna146 , col rumore ha generato una serie di conseguenze su cui mi
soffermer`
o non appena chiarito come pensare il disordine stocastico.
Se si prende in considerazione un sistema che non pu`o essere ridotto a pochi
gradi di libert`a, ad esempio la dinamica di un gas, si nota subito che non ci si trova
davanti ad un sistema deterministico, ma ad un sistema stocastico. Le condizioni
iniziali non sono, appunto, riducibili a pochi gradi di libert`a, come nel moto dei tre
corpi o di una palla di cannone; nel caso di un gas, infatti, non si possono conoscere
la posizione e linterazione di tutte le particelle, e perci`o si deve introdurre una
variabile stocastica.
A differenza del disordine deterministico, quello stocastico `e dovuto al fatto che
non si `e in grado di tener conto delle relazioni tra le particelle147 , mentre nel caos
deterministico ci troviamo davanti a problematiche diverse, legate, come visto, alla
sensibilit`
a alle condizioni iniziali.
Da quanto detto, si potrebbe sostenere che il disordine stocastico sia semplicemente e solamente un problema di misurazione, da cui deriverebbe la centralit`a
della probabilit`
a cui sarebbe legata la conoscenza umana, almeno da Laplace in poi.
Questo sarebbe vero se si considerasse un sistema lineare stocastico, in cui ogni
problema sarebbe effettivamente riconducibile ad una questione di eliminazione del
rumore. In questottica basterebbe riuscire a purificare e a migliorare le misurazioni,
in modo da mettere da parte la probabilit`a e far posto alla certezza. Questo `e,
in sostanza, quanto si evince dai testi di Laplace sulla probabilit`a e, come visto,
anche in DAlembert e negli altri autori trattati.
Tutto ci`o `e vero se si ammettono e concedono degli assunti filosofici per nulla
scontati ed immediatamente accettabili. In altri termini, per giungere a simili
conclusioni, bisogna presupporre che il mondo e le sue leggi siano, almeno nelle
intenzioni, del tipo di quelle moderne, descritte precedentemente. Nel caso specifico,
`e necessario che dietro la probabilit`
a ci sia una verit`
a oggettiva raggiungibile, almeno
145 Il metodo delle approssimazioni successive ne `
e un classico esempio. Usarlo vuol dire
escludere lemergenza dal sistema. Se, tuttavia, si limitano le pretese di controllo sul sistema
non-lineare, esso risulta essere un valido strumento.
146 A mio giudizio, `
e possibile impostare un simile confronto al fine di far emergere chiaramente i
presupposti filosofici della fisica settecentesca, e non solo, in quanto sono proprio questultimi
che hanno orientato gli scienziati verso un certo tipo dinterpretazione dei fenomeni non lineari e
delle equazioni differenziali.
147 E
` bene sapere che, normalmente, quando si considera un gas, si assume che le particelle non
interagiscano tra loro.
90
in una prospettiva teleologica, e che, dunque, le descrizioni della natura non siano
intrinsecamente probabilistiche, ma contingentemente probabilistiche, a causa delle
strumentazioni e dellintelligenza umana limitate, come `e nellottica di Laplace.
Per lui, infatti, la certezza matematica coincide con la conoscenza esatta della
` tuttavia ammissibile, da un punto di vista strettamente modellistico,
natura. E
eliminando cos` ogni riferimento immediato e diretto alla natura, che esista un
sistema stocastico lineare, le cui misurazioni possano essere perfezionate eliminando
il rumore.
Va fatta, per`o, una precisazione riguardo un modello stocastico e lineare molto
particolare: la meccanica quantistica. Questultima, intrinsecamente stocastica148 ,
cinsegna, sviluppando produttivamente idee di Boltzmann, che bisogna andare
oltre il presupposto della conoscenza oggettiva, e che losservatore influisce in
maniera determinante su ci`o che osserva149 . La meccanica quantistica `e pertanto
estranea alla subordinazione della probabilit`a ad una verit`a di fondo, idea che ha
resistito fino a quando Boltzmann non ha concesso alla probabilit`a uno statuto
` bene precisare che non sto discutendo del fatto che dietro
epistemologico proprio. E
la meccanica quantistica ci sia o meno una verit`
a oggettiva, ma del fatto che un
tale presupposto non `e per nulla scontato, ne, a quanto pare, necessario.
La stocasticit`a pu`
o essere, dunque, una questione che va al di l`a della misurazione
e che si radica in concetti e modi dintendere la natura, dai quali pu`
o assumere,
del resto, significato.
Ricapitolando e semplificando, si pu`o dire che se, per assurdo, fosse possibile
togliere la non-linearit`a da un sistema, si otterrebbe un sistema diverso da quello
di partenza; se, invece, fosse possibile ridurre il rumore di un sistema, fino ad
eliminarlo del tutto, si avrebbe lo stesso sistema di partenza, caratterizzato da
misurazioni al limite perfette, ma solo da un punto di vista modellistico, a meno
che non si presupponga, com`e avvenuto, una coincidenza tra modello matematico
e realt`
a.
La domanda che a questo punto si pone `e la seguente: in che modo erano pensati
gli effetti, allinterno della concettualit`a settecentesca ed ottocentesca, di ci`o che
oggi `e la non-linearit`a? Sebbene in tale periodo non si possa parlare di non-linearit`a
ne di sensibilit`a alle condizioni iniziali, tuttavia i loro effetti rappresentavano dei
veri grattacapi per gli scienziati dellepoca, e non solo. Per questo motivo, sulla
base degli effetti della non-linearit`a `e possibile discutere come venissero pensati
allinterno della concettualit`
a sin qui delineata.
2.2
A questo punto, dovendomi occupare degli effetti della non-linearit`a nel Settecento
e nellOttocento, `e necessario compiere dei passi indietro rispetto a quelli fatti nel
148 Questa caratteristica emerge chiaramente se si confronta il concetto moderno di traiettoria
con quello quantistico di funzione donda.
149 Si considerino le coppie di Heisenberg.
La linearit`
a e la scienza moderna
91
92
considerato lunico.
Da un punto di vista strettamente storico, risulta essere del tutto comprensibile
il fatto che il problema dei tre corpi sia stato pensato come il problema dei due
corpi pi`
u una perturbazione, in quanto, in primo luogo, era noto come affrontare
matematicamente problemi di questo tipo: le equazioni differenziali erano, epistemologicamente, la via attraverso la quale si poteva raggiungere legittimamente
la natura e, nello stesso tempo, esse erano, ontologicamente, la stessa natura. In
secondo luogo, era nota la causa fisica che lo produceva, e cio`e la gravit`
a152 , ed
infine, si sapeva risolvere il problema dei due corpi; di conseguenza non serviva
altro per poterlo affrontare, in quanto, effettivamente, sembrava di essere ad un
passo, anzi ad un corpo, dalla meta. Esso era, inoltre, perfettamente interpretabile
nei confini della concettualit`a posta, sia dal punto di vista degli strumenti scientifici
conosciuti sia dal punto di vista filosofico, in quanto si riproponeva la distinzione
tra essenze ed accidenti e il procedimento conoscitivo che dal semplice giunge al
complicato.
Ora, il punto `e cercare di capire che cosa nasconde una tale comprensibilit`
a, vale
a dire, in base a cosa questo modo di affrontare il problema risultava ovvio. Questo
vuol dire comprendere in che direzione era orientato lo studio delle perturbazioni e
degli errori nel periodo storico in questione.
Stabilita e ricostruita la legittimit`a per cui il problema dei tre corpi era essenzialmente pensato come il problema dei due corpi pi`
u una perturbazione, `e necessario
concentrare lattenzione proprio su questultima, ed in genere su tutto ci`o che
costituisce una deviazione, un disturbo, da quelli che sono considerati i valori
epistemologici ed ontologici di riferimento generale che guidavano la conoscenza di
una dinamica in generale.
Nelle opere di Laplace si trova sia una trattazione scientifica sia una trattazione
filosofica delle perturbazioni. Nel Saggio filosofico sulle probabilit`
a afferma:
Ogni osservazione ha per espressione analitica una funzione degli elementi
che si vogliono determinare; e, se essi sono pressa poco noti, la funzione diventa
una funzione lineare delle loro correzioni. Uguagliandola allosservazione stessa, si
forma unequazione di condizione. Se si hanno molte equazioni del genere, le si
combina in modo da ottenere tante equazioni finali quanti sono gli elementi, di cui
si determinano poi le correzioni, risolvendo equazioni153 .
Generalmente gli errori dei risultati dedotti da un gran numero di osservazioni
sono delle funzioni lineari degli errori parziali di ogni osservazione154 .
Il pi`
u delle volte i fenomeni della natura sono complicati da cause estranee:
un numero enorme di cause perturbatrici vi mescolano la loro influenza, tanto che
`
e ben difficile riconoscerli. Per giungervi bisogna moltiplicare le osservazioni o gli
esperimenti, affinch
e, venendosi a distruggere mutualmente gli effetti estranei, i
risultati medi mettano in evidenza i fenomeni ed i loro vari elementi155 .
152 Faccio notare che gi`
a la generazione di Lagrange e Laplace non problematizza pi`
u la gravit`
a
come facevano coloro che accusavano Newton di aver introdotto essenze occulte. Essa era
semplicemente assunta.
153 Cfr. Laplace, Saggio filosofico sulle probabilit`
a, p. 300. Il primo corsivo `
e mio, il secondo di
Laplace.
154 Cfr. ibid., pp. 305-306. Il corsivo `
e mio.
155 Cfr. ibid., pp. 298-299.
La linearit`
a e la scienza moderna
93
94
La linearit`
a e la scienza moderna
95
96
calcolare gli stessi margini derrore, allinterno dei quali determinare il grado di
correttezza dei risultati ottenuti.
Allinterno del modo in cui sintendeva rispondere alla domanda che richiede
lessenza, si pu`o intuire come la probabilit`
a non potesse assumere alcuno statuto
epistemologico proprio166 , anzi era pensata come la distanza che separava luomo
dal Vero.
Mi sembra interessante, a tal proposito, analizzare un celebre passo del Saggio
filosofico sulla probabilit`
a di Laplace:
Tutti gli avvenimenti, anche quelli che per la loro piccolezza sembrano non
ubbidire alle grandi leggi della natura, ne sono una conseguenza necessaria come lo
sono le rivoluzioni del sole. [. . . ].
Gli avvenimenti attuali hanno coi precedenti un legame fondato sul principio evidente
che nulla pu`
o incominciare ad essere senza una causa che lo produca. Questo assioma,
noto sotto il nome di principio della ragion sufficiente, si estende anche alle azioni
che giudichiamo indifferenti167 .
Possiamo pensare lattuale stato delluniverso come una conseguenza del suo
passato e causa del suo futuro. UnIntelligenza che, per un dato istante, conoscesse
tutte le forze di cui `
e animata la natura e la posizione di tutti gli oggetti che esistono,
e se tale intelletto fosse anche in grado di elaborare una quantit`
a cos` grande di dati,
abbraccerebbe nella stessa formula i movimenti dei pi`
u grandi corpi delluniverso e
dellatomo pi`
u leggero: nulla sarebbe incerto per essa e lavvenire, come il passato,
sarebbe presente ai suoi occhi168 .
In base a quanto afferma questa citazione, il demone di Laplace ha, essenzialmente, le seguenti super capacit`
a: 1. Conoscerebbe le leggi che regolano luniverso,
le leggi di Newton; 2. Sarebbe in grado di conoscere perfettamente le condizioni
iniziali di un qualsiasi sistema; 3. Avrebbe una capacit`a computazionale infinita.
Di fronte ad una simile situazione, in cui `e presupposta, come esistente e al limite
conoscibile, una vera natura delle cose, la probabilit`a indica solo e soltanto la
distanza dal vero, perche il demone, in base ai suoi tre super poteri, `e in sostanza
in grado di eliminare il rumore, il disturbo, o meglio di mettere da parte ogni
elemento accidentale da ogni conoscenza e concentrarsi solo sugli elementi essenziali
del sistema mondo.
Che qui sia presente una identificazione tra gli effetti della non-linearit`a e quelli
del rumore emerge ancor di pi`
u se si confronta il secondo super potere del demone
di Laplace con quanto detto sulle condizioni iniziali, in un sistema non-lineare. Il
demone pu`o avere unistantanea perfetta di un sistema qualsiasi, ed in base a ci`o
sarebbe in grado di conoscere passato e futuro. Questo `e possibile solo se il sistema
considerato ha un andamento essenzialmente lineare e disturbato da rumore e non
in un sistema in cui determinismo e predicibilit`a non sono concetti sovrapponibili.
Sarebbe inoltre necessario sapere quali cause hanno determinato la configurazione
presente fotografata dal demone. Egli non potrebbe nulla contro la non-linearit`a,
166 Si pu`
o parlare, in questo contesto, di probabilit`
a preboltzmanniana, soprattutto se si pensa
allo statuto epistemologico che essa assume nella meccanica quantistica.
167 Cfr. Laplace, op. cit., p. 242.
168 Cfr. ibid., p. 243.
La linearit`
a e la scienza moderna
97
in quanto non pu`o, risalire il passato per distinguere tra essenza ed accidente e
non pu`o sapere quale accidente `e stato rilevante per il raggiungimento dello stato
attuale del sistema caotico preso in considerazione. Egli potrebbe solo compiere
previsioni ensemble molto accurate, e mai perfette per il futuro, ma non potrebbe
risalire il passato perche non si mantiene alcun tipo di linearit`
a tra lo stato attuale
di un sistema, preso come condizione iniziale, e ci`o che lo ha prodotto. Se, dunque,
Laplace, ed in generale la fisica moderna, afferma che ci`
o `e possibile, allora, oltre a
manifeste assunzioni sulla fattura del mondo, `e necessario presupporre anche la
sovrapposizione di non-linearit`a e rumore, e quella tra determinismo e predicibilit`a.
In base a quanto detto qui, allesposizione dei caratteri dei principi e del
mondo lagrangeano-laplaceano e al metodo analitico riduzionista, la non-linearit`
a
non poteva non essere fatta rientrare allinterno dellaccidentalit`a, o comunque
ricondotta, nella sua essenza, a linearit`
a.
Mi pare importante sottolineare come le parole di Laplace facciano riferimento,
di nuovo, al riduzionismo analitico, al presupposto di un mondo che `e possibile
descrivere in maniera completa, oggettiva, deterministica e atemporale. Questo vuol
dire che non si pone ne il problema ne lo spazio filosofico per pensare il complesso
del fenomeno da spiegare, ma questultimo, per sua natura169 riconducibile a leggi
lineari, pu`o essere complicato da elementi accidentali. Viene cos` estromessa la
possibilit`a che si diano configurazioni di un sistema che, per una propria logica
interna, non siano essenzialmente predeterminabili a priori.
La fisica ed il pensiero moderno riducono pertanto la complessit`a a complicazione,
in quanto era presupposto che questultima potesse essere riducibile ad elementi
semplici, disturbati dal rumore. In questo quadro, come detto, il demone di Laplace
sarebbe effettivamente in grado di eliminare il rumore, in quanto per questo scopo
mi pare pensato. A ben vedere, per`o, la citazione precedente dice di pi`
u. Laplace
non ci dice solo che eliminando il rumore ci troveremmo davanti ad un sistema
deterministico, egli esclude ogni possibilit`a che qualcosa di diverso dalla linearit`a,
con tutto ci`o che essa comporta, possa avere uno statuto epistemologico proprio170 .
Come visto, la fiducia negli assunti filosofici di fondo era tale che, almeno fino
a Poincare, il problema (non-lineare) dei tre corpi era trattato come il problema
dei due corpi, per altro risolto gi`
a da Newton, con laggiunta di una perturbazione.
Questo aspetto si vede ancor meglio se si considera che il problema dei tre corpi non
fu risolto da Poincare; egli riusc` a compiere un primo salto concettuale affermando
169 Mi esprimo in questo modo in virt`
u del fatto che, nellimpostazione data da Laplace alla
fisica, si assume che lindagine scientifica, una volta raggiunti leggi e principi, sia in grado di
dire lultima parola, e dunque la prima, sui suoi oggetti di ricerca ed in generale sul mondo. Si
assume, astrattamente in senso hegeliano, che tutto sia riconducibile a quegli schemi concettuali
che hanno fatto la fortuna della fisica moderna.
170 Nonostante i suoi super poteri, il demone di Laplace non potrebbe controllare completamente
la non-linearit`
a, e non potrebbe neanche eliminarla, altrimenti creerebbe un altro sistema, diverso
dal precedente, in quanto lautorganizzazione `
e possibile solo attraverso non-linearit`
a, poich
e,
come detto, sono possibili sistemi stocastici lineari.
98
171 cfr.
Poincar
e, op. cit.; cfr. idem, Il problema dei tre corpi.
Capitolo 3
Questioni non-lineari
Fin qui mi sono occupato del rapporto tra ordine e caos nella fisica moderna.
In questo capitolo intendo soffermarmi sul modo in cui, dopo Poincare, vengono
studiati i sistemi dinamici. In questo modo sar`a possibile far emergere quelle
questioni scientifiche e filosofiche di fondo che impongono di ripensare alcune
categorie concettuali moderne e di introdurre nuovi strumenti filosofici, al fine
` proprio il confronto tra
di uscire da una concettualit`
a sin troppo stretta. E
due modi diversi di fare scienza che permetter`
a di evideziare concetti specifici,
materia dellultima parte di questo lavoro. In tal senso, mi pare utile una breve
ricapitolazione di quanto detto sin qui.
3.1
Ricapitolazione
100
Questioni non-lineari
Questioni non-lineari
101
nel prossimo capitolo. Per ora mi pare necessario soffermarmi ancora su questioni
filosofiche strettamente legate alla fisica e alla matematica.
Lo statuto epistemologico ed ontologico che le equazioni differenziali hanno
assunto, ha fortemente vincolato il loro uso, prova ne `e la centralit`
a del concetto di
linearit`
a. Questultimo, nel contesto filosofico-scientifico preso in esame, va inteso
in due sensi strettamente relati tra loro. Il primo, pi`
u matematico, fa riferimento al
fatto le equazioni non lineari erano matematicamente pensate come equazioni lineari
con laggiunta di qualcosaltro, del tutto inessenziale nelleconomia dellequazione.
In secondo luogo, il concetto di linearit`a, da un punto di vista pi`
u filosofico, fa
riferimento al presupposto della semplicit`
a della natura, su cui non mi dilungo.
Le equazioni differenziali in generale risultavano, pertanto, chiuse allinterno di
` proprio a causa
una concettualit`
a che ne aumentava fortemente le potenzialit`
a. E
di una tale concettualit`
a che la non-linearit`a e le sue propriet`a irriducibili non sono
mai potute essere pensate come elementi con una propria dignit`a epistemologica,
ne come qualcosa in grado di individuare aspetti diversi del mondo. Di certo,
rendere possibile considerazioni di questo tipo vuol dire, innanzitutto, mettere in
discussione la concettualit`
a, o se si vuole la razionalit`a, con la quale si leggeva
la natura e si usavano gli strumenti di ricerca. Tutto ci`o porta con se anche
il conseguente abbandono dellassolutezza della quale erano investiti i risultati
scientifici. Un esempio `e dato proprio dalla reciproca implicazione di determinismo
e prevedibilit`
a che emerge molto chiaramente dalle pagine di Laplace. Lidea `e
che il comportamento di un sistema, di cui si conoscono gli elementi costitutivi,
sia completamente prevedibile a priori, vale a dire prima che il sistema, per cos`
dire, entri in funzione4 . Da un punto di vista storico, si sono analizzati anche gli
argomenti che legittimavano un tale approccio ai problemi fisici5 .
La mutua implicazione di determinismo e predicibilit`a deriva da una metodologia
di ricerca per cui ogni propriet`a di qualsiasi sistema pu`
o e deve 6 essere ridotta,
tramite analisi, ai suoi elementi costitutivi ed essenziali. Reclamare la parzialit`a di
una simile impostazione vuol dire metterne in discussione gli assunti filosofici di
fondo, poggiando saldamente i piedi su problematiche scientifiche di difficilissima o
di impossibile soluzione in una simile concettualit`a.
Se nel capitolo precedente mi sono soffermato soprattutto su ci`o che succede al
di qua del tempo di Lyapunov, ovviamente per > 0, vale a dire nel momento in
cui gli effetti della non-linearit`a possono essere trascurati, `e arrivato il momento di
esporre che cosa succede al di l`
a del tempo di Lyapunov, quando la non-linearit`a
mostra macroscopicamente i suoi effetti, quando, in altri termini, il rapporto tra le
4 Cfr. David Ruelle. Determinismo e predicibilit`
a. In: Il caos. Le leggi del disordine. A cura
di Giulio Casati. Le Scienze, 1991, pp. 14-15
5 A ci`
o si aggiunga che, al di qua del tempo di Lyapunov `
e realmente possibile ed utile
procedere per linearizzazioni, quindi, come ho cercato di mostrare, sarebbe intellettualmente
scorretto additare criticamente questi strumenti scientifici, piuttosto che il quadro culturale in cui
erano pensati ed in cui assumevano significato.
6 Nelle pagine seguenti, e soprattutto nei prossimi capitoli emerger`
a che proprio questo passaggio,
dalla possibilit`
a alla necessit`
a, `
e la cifra per cui una razionalit`
a diventa la razionalit`
a del mondo.
102
Questioni non-lineari
cause e gli effetti di una dinamica cessa di essere interpretabile o riducibile ad una
proporzionalit`
a lineare7 .
Se il tempo di Lyapunov `e un tempo caratteristico, allora tutto ci`o che si pu`o
dire, ogni caratterizzazione di un sistema non-lineare8 sar`a in gran parte qualitativa.
3.2
Problematiche non-lineari
Un sistema non-lineare9 si distingue proprio dal fatto che per alcuni suoi parametri
pu`
o dar luogo al caos deterministico. Questo vuol dire che, innanzitutto, il rapporto
tra determinismo e prevedibilit`a non `e cos` stretto come si pensava. Lesponente di
Lyapunov, laddove si ha > 0, indica un limite alla prevedibilit`a o, se si vuole,
misura la rapidit`
a con cui si perde informazione. Un sistema non-lineare, pertanto,
non `e pi`
u completamente riducibile ad un sistema lineare, ottenuto attraverso una
linearizzazione; esso `e un sistema con un proprio statuto epistemologico, in grado
dinquadrare fenomeni e propriet`a specifiche non riducibili ad altro di pi`
u semplice
o costitutivo10 . Ci`o avviene perche al di l`a del tempo di Lyapunov emergono
configurazioni che possono essere trattate scientificamente, anche se non si pu`o
tornare alle condizioni iniziali.
In particolare, un sistema non-lineare presenta delle propriet`a che smentiscono
lassolutezza di quei metodi che ruotano attorno al concetto di linearit`a, cos` come
`e stato caratterizzato nel capitolo precedente, e soprattutto alluso effettivo che ne
`e stato fatto. Se da un lato non si tratta solo di evidenziare come, allinterno di
una concettualit`
a, non sia possibile pensare determinate propriet`a e/o determinati
sistemi, dallaltro, non si tratta di opporre due tipi di concettualit`a chiuse ma, dal
mio punto di vista, si tratta di affiancare tipi di concettualit`
a diverse, e di pensarle
7 Cfr. James P. Crutchfield et al. Il caos. In: Il caos. Le leggi del disordine. A cura di Giulio
Casati. Le Scienze, 1987, p. 22: Semplici sistemi deterministici, anche costituiti da pochi elementi,
possono manifestare un comportamento aleatorio. Questa aleatoriet`
a`
e di natura essenziale e non
scompare se si raccolgono ulteriori informazioni. A questo genere di aleatoriet`
a si `
e dato il nome
di caos.
8 Nel resto del capitolo ogni volta che sincontra il termine sistema si deve intendere sistema
non-lineare. Ogni caratterizzazione diversa sar`
a specificata.
9E
` bene avvertire sin dora che in questo paragrafo, cos` come in tutto il lavoro, la discussione
della non-linearit`
a, cos` come di alcune sue propriet`
a, far`
a riferimento solo alla fisica, in continuit`
a
col capitolo precedente ed in generale con la linea di questo lavoro. Sono consapevole del fatto
che il discorso pu`
o essere ulteriormente allargato ad altre discipline scientifiche e non, ma, a mio
modo di vedere, in questo modo il discorso rischierebbe di diventare inevitabilmente generico, in
quanto invece di discutere di problematiche filosofiche, finirebbe per essere, come troppo spesso
accade, una mera ed inconcludente carrellata di usi della non-linearit`
a e delle sue propriet`
a.
10 Gli ovvi riferimenti sono soprattutto al riduzionismo analitico, al fatto che il fine della
ricerca sia individuare elementi primi ed essenziali e a quelle caratteristiche, esposte allinizio del
capitolo precedente, per cui qualcosa `
e riconoscibile come un principio. Questi elementi saranno
sottoposti ad una serrata critica la quale cercher`
a, innanzitutto, di conquistare uno spazio diverso
di pensabilit`
a, nel quale, per usare unimmagine di Wittgenstein, avranno un ruolo sociale molto
diverso.
Questioni non-lineari
103
Sensibilit`
a alle condizioni iniziali e parametri di controllo
Che un sistema sia sensibile alle condizioni iniziali vuol dire che una loro piccola
variazione pu`
o dar luogo a traiettorie la cui distanza diverge esponenzialmente.
11 Come mostrer`
o, non `
e possibile rigettare neanche una concettualit`
a chiusa in quanto tale,
poich
e, come quella sin qui esposta permette di illuminare aspetti del reale. Si tratta di opporsi
ad ogni pretesa di assolutezza sia epistemologica sia ontologica. Come mostra lesempio della
non-linearit`
a un tipo di approccio alla conoscenza non `
e mai in grado di esaurire loggetto
dindagine. Naturalmente, `
e possibile produrre e discutere altri esempi come il cambiamento di
prospettiva filosofica, oltre che scientifica, che c`
e dietro la relativit`
a einsteiniana e la concezione
dello spazio-tempo rispetto alla geometria dello spazio newtoniano. Nonostante ci`
o, preferisco
rimanere sulla non-linearit`
a, in quanto ha il vantaggio di poter porre la questione non come
una contrapposizione netta, quanto pi`
u di una serie di problematiche che, come visto, sebbene
affrontate almeno sin da Newton, tuttavia, non hanno trovato una propria dignit`
a scientifica che
solo dopo pi`
u di due secoli, a causa di un cambiamento che `
e prima di tutto filosofico e culturale.
104
Questioni non-lineari
Questioni non-lineari
105
106
Questioni non-lineari
Che le previsioni del tempo siano qualcosa di impreciso `e un fatto noto, dovuto
proprio alla non-linearit`a. Nonostante ci`o, sebbene non sia possibile prevedere che
tempo far`
a tra un mese, tuttavia, il sistema si configurer`a in un modo specifico;
ci sar`a il sole, piover`a ecc. . . Una tale configurazione sar`a leffetto di molteplici
elementi, la cui interazione non lineare non permette una distinzione tra elementi
oggettivamente essenziali che dirigono la dinamica e mere perturbazioni, destinate
a spegnersi nelleconomia della dinamica stessa.
Alle difficolt`
a dovute alla sensibilit`a alle condizioni iniziali, di natura pi`
u
propriamente matematica, si aggiungono, pertanto, quelle fisiche, relative alla
selezione degli elementi da considerare per produrre una previsione, in quanto
viene meno ogni criterio oggettivo di scelta, ed ancor meno, come pensava Laplace,
si pu`
o sostenere che le cause estranee verranno mutualmente ad annullarsi21 .
Usando un altro tipo di linguaggio, in maniera pi`
u rigorosa si pu`o dire che,
dato un fenomeno, al fine di spiegarlo bisogna selezionare uno o pi`
u parametri
di controllo22 ed una o pi`
u variabili di stato23 . Una tale scelta non si compie in
base ad una distinzione tra essenza ed accidente, ma in base alla rilevanza che
20 Cfr. Poincar
e, Il caso, pp. 107-108. Il passo citato continua cos`: siamo di fronte al
fenomeno fortuito. Non ho inserito questa frase, in quanto il fatto di far riferimento a qualcosa di
ignoto ed inconoscibile sar`
a trattato pi`
u gi`
u. Per quanto riguarda gli elementi che sto sollevando
mi pare che la citazione sia molto chiara e che il non aver inserito la frase qui riportata non ne
snaturi il senso.
21 Cfr. Laplace, op. cit., pp. 298-299. Nellottica della scienza a cavallo tra Settecento e Ottocento,
si dovrebbe sostenere che questo tipo di fenomeni risultano poco comprensibili per lignoranza
legata allintelligenza umana o per mancanza di strumenti tecnici sufficientemente precisi, e che,
tuttavia, unIntelligenza superiore potrebbe colmare le lacune umane. Per questo tipo di approccio
si tratterebbe, in altri termini, semplicemente di fenomeni estremamente complicati, ma non
complessi. Se, per esempio, si considerano i numeri irrazionali, anche lIntelligenza di Laplace, nel
momento in cui andrebbe ad eseguire i calcoli, introdurrebbe necessariamente unapprossimazione,
in quanto `
e costretta a considerare una serie finita di cifre decimali. Una simile approssimazione,
se considerata assieme alleffetto farfalla, potrebbe produrre effetti di rilievo, anzich
e scomparire.
22 I parametri di controllo sono quelle grandezze che agiscono sulle variabili di stato e che
caratterizzano un sistema (cfr. Bertuglia e Vaio, op. cit., p. 29).
23 Le gi`
a definite variabili di stato sono quelle grandezze che portano con s
e la conoscenza che
si ha di un sistema, durante levoluzione del modello nel tempo (cfr. ibid., p. 29).
Questioni non-lineari
107
108
Questioni non-lineari
Questioni non-lineari
109
modo pieno. Finora `e emersa, a questo proposito, una serie di questioni che indicano
la necessit`a di una via diversa che, soprattutto, non si connoti, epistemologicamente
ed ontologicamente come una riproposizione, sotto sembianze diverse, di uno spazio
di pensabilit`
a che, ancora una volta, si arroghi un valore assoluto.
Un ulteriore e significativo aspetto che permette di mettere in evidenza una
tale necessit`
a di rinnovamento filosofico `e rappresentato dalla possibilit`a di trattare
qualitativamente, ma pur sempre scientificamente, le diverse configurazioni che un
sistema non-lineare pu`o produrre. In questo caso non ci si rivolger`a tanto a tutti
quei passaggi che costituiscono, dinamicamente, uno stato di un sistema, quanto
pi`
u alla sua struttura irriducibile e geometrica. Questo perche, come visto, non
`e possibile ricostruire uno stato di un sistema con certezza assoluta, ne verso il
presente ne verso il passato. A ci`o si aggiunga che oltre una certa soglia non `e
possibile alcuna previsione.
3.2.2
Ordini strani
Il fatto che al di l`a del tempo di Lyapunov non sia possibile studiare analiticamente
un sistema non-lineare, non vuol dire che esso non possa assumere configurazioni
ordinate trattabili scientificamente. Un sistema, infatti, pu`
o presentare ordini che
emergono dal complesso delle interazioni caotiche che lo caratterizzano. Ci`o, in
modi diversi, avviene sia per i sistemi dissipativi, che tendono ad un attrattore,
sia per i sistemi conservativi. Questultimi, `e bene ripetere, a differenza dei primi,
non tendono ad alcun equilibrio di tipo termodinamico, ma, a seconda del valore
dato di un parametro di perturbazione, potranno assumere una configurazione pi`
u
o meno ordinata o caotica.
Il punto `e che, in tal modo, `e possibile concentrare lattenzione sugli ordini
strani, al di l`
a del tipo di sistema non-lineare da cui si originano. In ogni caso, in
tali sistemi, non `e possibile seguire analiticamente in modo globale la formazione
di alcuna struttura ordinata emergente in generale.
A questo punto `e arrivato il momento di far vedere, in senso fisico-matematico,
in che modo caos e ordine siano due concetti i cui confini non sono cos` netti come
pu`o inizialmente apparire, o come appariva, ad esempio, nel Settecento. Ogni
volta, infatti, `e possibile spostare e/o ritracciare la linea di confine tra loro. Questo
sar`a proprio uno degli elementi che discuter`o filosoficamente, ma per ora `e bene
procedere senza salti concettuali e senza anticipare troppo.
Poincare, dopo aver assodato che, in generale, di un sistema non-lineare conservativo non `e possibile individuare sempre soluzioni analitiche nel senso del
programma settecentesco, inizia ad affrontare, come accennato, i sistemi non-lineari
da un punto di vista geometrico e qualitativo.
Com`e facile intuire, in un lavoro di questo tipo, non mi posso dilungare
eccessivamente su questi temi, pertanto, sar`a sufficiente un accenno alla vicinanza
tra caos e ordine in un sistema non-lineare conservativo.
Lidea di Poincare `e sostanzialmente la seguente: assodato che non `e possibile
conoscere la dinamica di una traiettoria di un sistema non-lineare, `e possibile
110
Questioni non-lineari
Figura 3.1: Sezione di Poincare. La traiettoria interseca la sezione di Poincare nei punti
xi1 , xi e xi+1 .
Dopo un tempo lungo, levoluzione del sistema disegner`a una mappa, detta di
Poincare, di cui la figura seguente ne `e un esempio.
Questioni non-lineari
111
112
Questioni non-lineari
Questioni non-lineari
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114
Questioni non-lineari
Pi`
u matematiche, un solo mondo
Che cosa vuol dire che lattrattore di Lorenz ha dimensione frazionaria e, nello
specifico, per certi valori, essa `e pari a 2,6? La comprensione di oggetti di questo
tipo `e lesito della crisi dellanaliticit`a della seconda met`a dellOttocento, dovuta alla
scoperta di curve continue e non derivabili in alcun punto, di curve incompatibili
con ogni descrizione analitica, di curve prive in ogni punto di tangente42 . I frattali,
dunque, sono uno strumento che rende comprensibile qualcosa di nuovo, in quanto
riesce ad intercettare aspetti dei fenomeni che erano e restavano irrimediabilmente
oscuri. In particolare, la dimensione frattale pu`o essere pensata come la misura del
grado di complessit`
a di un attrattore strano43 .
A prescindere dalla loro origine e dal metodo di costruzione, tutti i frattali
presentano una caratteristica importante: se ne pu`
o misurare la scabrosit`a, la
41 Cfr. Wittgenstein, op. cit., 125. Nei prossimi due capitoli cercher`
o di individuare una
direzione per la quale `
e dare maggiore corpo alle affermazioni di questo capoverso.
42 Per comprendere a pieno la dirompenza di una simile scoperta, si pensi al fatto che nel
Settecento e nellOttocento la presenza di punti singolari non era tenuta in alcuna considerazione.
43 Cfr. Crutchfield et al., op. cit., p. 33.
Questioni non-lineari
115
log N
log N o
log kn
log k
n log k
log k
=n
log 2
log 3
= 0.6309
116
Questioni non-lineari
oggetti come attrattori strani, ma anche la forma delle nuvole, di una foglia di felce,
di un gomitolo di lana, la distribuzione delle galassie ecc. . . .
Tutti gli oggetti naturali citati sono dei sistemi, nel senso che sono formati
da molte parti distinte, articolate tra loro, e la dimensione frattale descrive un
aspetto di questa regola di articolazione48 .
Alcuni degli oggetti citati, a seconda della risoluzione con cui li si considera,
possono assumere regolarit`a frattali diverse. In questo caso si parla di multifrattali 49 .
Da questa prospettiva, anche le dimensioni di un oggetto possono essere viste come
qualcosa che varia a seconda delle domande che si pongono allo stesso, al modo
in cui lo si considera, al modo in cui lo si costruisce. Nel testo appena citato,
Mandelbrot presenta un esempio molto intuitivo, reso ancora pi`
u semplice dalluso
delle tre classiche dimensioni euclidee, che vale la pena riportare.
Un gomitolo di 10 cm di diametro fatto di filo di 1 mm di diametro, possiede,
in modo per cos` dire latente, diverse dimensioni effettive distinte. Con un grado
di risoluzione di 10 m, si ha un punto, quindi una figura zero-dimensionale; con
un grado di risoluzione di 10 cm, si ha una palla tridimensionale; con un grado di
risoluzione di 10 mm, si ha un insieme di fili, dunque una figura unidimensionale;
con un grado di risoluzione di 0,1 mm, ogni filo diventa una specie di colonna, e il
tutto torna tridimensionale; con un grado di risoluzione di 0,01 mm ogni colonna si
risolve in fibre filiformi e il tutto ridiventa unidimensionale; ad un livello di analisi
pi`
u avanzato, il gomitolo si ripresenta sotto forma di un numero finito di atomi
puntuali, e il tutto si fa di nuovo zero-dimensionale. E via di seguito: il valore della
dimensione non smette di saltellare50 .
Per quanto concerne questo lavoro, quanto detto vuol dire, innanzitutto, conquistare uno spazio di pensabilit`a per cui diventa possibile pensare qualcosa al di
fuori delle classiche tre dimensioni intere e al di fuori dellapproccio analitico. Per
quanto riguarda questultimo, in base a quanto detto nel capitolo precedente, non
si fa fatica a capire la sua totale impotenza di fronte a curve non derivabili.
Riguardo, invece, le dimensioni, Aristotele affermava: Delle grandezze, quella
che ha una dimensione `e linea, quella che ne ha due `e superficie, quella che ne ha
tre `e corpo, e al di fuori di queste non si danno altre grandezze 51 .
Quanto si dice in questo passo, schiude un insieme enorme di possibilit`a conoscitive che hanno permesso numerose conquiste scientifiche e non solo. Cos` `e
anche per il calcolo. Questo passo, per`
o, ancor pi`
u perche detto da un filosofo,
rappresenta una chiusura52 dellorizzonte di possibilit`
a, determinando un orizzonte
di possibilit`
a conoscitive. Proprio in quanto si tratta di un orizzonte, `e possibile
far riferimento ad un altro sguardo sul mondo. Mandelbrot afferma:
48 Cfr.
Questioni non-lineari
117
Le nuvole non sono sfere, le montagne non sono coni, le linee di una costa
non sono cerchi e la corteccia non `
e piana, e neppure la luce di propaga in linea
retta. Pi`
u in generale, rivendico il fatto che le forme della natura sono cos` irregolari
e frammentate che, comparate con Euclide - un termine usato in questopera per
denotare ogni geometria standard - la natura non esibisce semplicemente un pi`
u
alto grado, ma un livello completamente diverso complessit`
a. [. . . ]. Lesistenza
di queste forme ci sfida a studiare quelle forme che Euclide lasciava in disparte in
quanto senza forma [formless], ad investigare la morfologia di ci`
o che `
e amorfo
[amorphous]53 .
` normale, oltre che corretto, affermare che tra le due citazioni c`e un modo
E
diverso dintendere il concetto di dimensione, ma constatazioni di questo tipo
devono essere accompagnate sempre, secondo me, da una discussione delle questioni
filosofiche di fondo. Il passo di Mandelbrot si sofferma proprio sul fatto che `e
possibile guardare le stesse cose con altri occhi, scoprire nuovi modi di mettere
ordine nelle cose. Qualcosa pu`o, infatti, risultare amorfo, irregolare o patologico
solo e soltanto rispetto ad una normalit`
a. Di qui, a mio giudizio, il filosofo ha il
compito di riflettere sulle possibilit`
a ed i limiti dei nuovi modi di vedere, in modo
che una normalit`
a non diventi, surrettiziamente, una normativit`
a assoluta.
Da questa prospettiva, accettare un nuovo spazio di pensabilit`
a non `e mai
qualcosa di innocuo, in quanto ha forti ripercussioni, sebbene non sempre esplicite,
sul modo di vedere la natura, in senso filosofico, matematico e fisico. Attraverso
di esso si mettono in luce i vincoli scientifici e filosofici che, nei casi presi in
esame non rendevano possibile pensare un ordine come tale. I frattali, come visto,
permettono di gettare una luce su curve continue e non derivabili in nessun punto,
su quegli enti geometrici, definiti mostri, o curve patologiche54 in quanto non
erano comprensibili con gli strumenti matematici e la concettualit`a dominata fino
alla fine dellOttocento. Se poi si confronta tutto ci`o con gli assunti della fisica
matematica che ruota attorno allanalisi algebrica, emerge ancora meglio lidea che
lapprofondimento di specifiche questioni ha permesso la nascita di nuovi problemi,
che a loro volta hanno posto la questione di una concettualit`a diversa; basti pensare,
in generale, al rapporto delineato tra matematica e natura55 .
Dal mio punto di vista, `e fondamentale porre laccento sugli spazi di pensabilit`
a
perche, come mostrer`o, non si tratta di affermare la verit`a o la falsit`a di qualcosa
come un teorema, un concetto o altro, ma si tratta di capire che tipo di possibilit`a
diverse possono essere di volta in volta aperte, a che domande si pu`o dare risposta.
` importante ribadire che non si tratta solo e soltanto di cambiare oggetto di
E
ricerca, quanto pi`
u di vedere uno stesso problema attraverso una concettualit`a
diversa, non solo nel contenuto, ma anche e soprattutto nella forma, nel senso
53 Cfr.
118
Questioni non-lineari
3.3
Questioni non-lineari
119
si vedr`
a, dalla mia prospettiva, il punto non `
e risolvere questo dilemma, ma, per usare
un termine di Wittgenstein, dissolverlo.
57 Naturalmente, esistono almeno altrettante problematiche fisiche e matematiche, che per`
o non
posso discutere in questa sede.
58 Cfr. Friedrich Nietzsche. Frammenti postumi 1885-1887. In: Opere di Friedrich Nietzsche.
Vol. VIII. Tomo 1. Milano: Adelphi, 1990, p. 201.
120
Questioni non-lineari
Buona parte del dibattito filosofico sulle propriet`a della non-linearit`a, tra le quali
lemergenza, presenta proprio lapproccio complesso alla conoscenza in generale
come un paradigma totalizzante, dimenticando, a mio giudizio, proprio ci`
o che il
percorso storico-scientifico svolto sin qui afferma. In molti casi, in breve, a dispetto
delle intenzioni, non si fa altro che riproporre una razionalit`a contenutisticamente
diversa, ma strutturalmente assoluta, proprio come quella che cerca di superare.
Per questo motivo, lo scopo principale del prossimo capitolo consister`a nel trovare
il modo di concentrare lattenzione sulla forma in cui si presenta uno spazio di
pensabilit`a59 . Proprio per questo motivo mi `e sembrato necessario far emergere le
questioni trattate dalla storia della scienza e della fisica.
59 E
` per questi motivi che in questo e nel capitolo precedente ho preferito rivolgere la mia
attenzione direttamente a questioni di fisica e di storia della fisica.
Capitolo 4
Chiarimenti filosofici
In questo breve capitolo cercher`o di individuare alcuni dei principali nodi filosofici
che sono emersi sin qui, pi`
u o meno esplicitamente, e che comunque sono stati
volutamente lasciati sullo sfondo per far posto alla necessaria problematizzazione di
` arrivato, dunque, il momento di precisare nozioni
questioni fisiche e matematiche. E
come quella di concetto chiuso, spazio di pensabilit`
a ecc. . . Tali chiarimenti sono
necessari al fine di individuare una via possibile per realizzare quanto affermato
alla fine del capitolo precedente.
I concetti qui esposti saranno ripresi nel capitolo intitolato Concetto e possibilit`
a,
al quale ne ho preposto un altro, Linguaggi, possibilit`
a e concetti, nel quale,
attraverso una lettura di alcuni elementi del cosiddetto secondo Wittgenstein, sar`a
possibile acquisire importanti e necessari strumenti filosofici.
4.1
Il concetto di rapporto
121
122
Chiarimenti filosofici
Rapporto ed essenza
Chiarimenti filosofici
123
conoscitivo diventa il modo per individuare la sostanza ultima delloggetto conosciuto6 . In questo senso, delimitare uno spazio chiuso non vuol dire solo cercare
di risolvere un problema, ma avere un metro per riconoscere loggetto che si ha
di fronte come passibile di una trattazione scientifica. Le perturbazioni, laddove
non erano un mero disturbo, potevano essere trattate scientificamente solo se se ne
scrivevano le equazioni differenziali, in un contesto, `e bene ricordare, in cui lanalisi
algebrica risultava essere la concettualit`
a dominante.
Soffermarsi su un tale valore ontologico ed epistemologico vuol dire coglierne
vincoli filosofici, tanto profondi quanto spesso inapparenti. Se si presuppone che
la natura, o pi`
u in generale un oggetto di conoscenza, abbia un determinato
tipo di razionalit`
a, lo si vincola ad una sola conoscenza fondamentale in grado
dindividuarne lessenza. In questo modo non `e pi`
u possibile pensare la possibilit`
a
di altri metodi7 , poiche, anche questultima si trova vincolata allinterno di una
razionalit`a meccanica e procedurale, per cui conoscere significa seguire rigorosamente
dei passi ben determinati in modo da giungere alla meta prefissata, vale a dire
lindividuazione di elementi in grado di permettere una determinazione completa,
oggettiva ed atemporale delloggetto. Nel caso pi`
u generale ed ipotetico che sto
discutendo, vuol dire dover cercare di definire degli elementi primi in modo da
poter riconoscere loggetto di conoscenza in quanto tale, prima ancora di conoscerlo
effettivamente.
La presenza di forti assunti epistemologici e, soprattutto, ontologici sulla
fattura della natura e della conoscenza impone, dunque, essenzialmente due vincoli,
uno formale ed uno contenutistico. Il primo si riferisce alla riconoscibilit`
a e alla
costituzione delloggetto dindagine, il secondo riguarda il fatto che una volta che
si individuano e delimitano gli elementi essenziali di qualcosa, questi non mutano,
proprio perche assumono un valore universale e necessario.
Di qui, conoscere qualcosa vuol dire delimitarne lo spazio dellessenza, in base
al quale vengono distinti elementi essenziali ed accidentali di un fenomeno.
Esempi si trovano soprattutto nel capitolo sulla scienza moderna; mi limito a
richiamare il fatto che il compito dello scienziato era quello di scrivere le equazioni
differenziali del fenomeno che stava studiando, e a rimandare al problema dei tre
corpi.
Di conseguenza, solo ci`o di cui si pu`o delimitare uno spazio dellessenza pu`o
essere oggetto di una conoscenza vera, in quanto il concetto chiuso, allinterno di
una logica fondazionalista, diventa il fine e la fine della ricerca filosofico-scientifica.
In uno spazio di pensabilit`a strutturato sul concetto chiuso, inteso come ci`o
che bisogna raggiungere per conoscere veramente, tutto ci`o che esula da una tale
griglia epistemologica rientra nellerrore 8 , in quanto ci`
o che `e errato lo `e in quanto
6 Si
124
Chiarimenti filosofici
Chiarimenti filosofici
125
costituito lo stesso campo delloggettualit`a, vale a dire quello spazio per cui `e
possibile trovare lessenza delloggetto.
` bene ribadire che, allinterno di un contesto essenzialista, sono ben predefinite
E
le possibili caratterizzazioni che un elemento essenziale deve possedere per poter
essere tale. Tutto ci`o, naturalmente, prima che si proceda alla conoscenza effettiva
di qualcosa11 .
Per quanto riguarda questultima, si pu`o dire che se loggetto da conoscere si
presenta in un groviglio di elementi essenziali ed accidentali, giungere a delimitare
lo spazio dellessenza vuol dire separare questultimo attraverso dei confini netti
dallo spazio di ci`o che `e accidentale. In questo modo lo spazio dellessenza si
presenta come qualcosa in cui vige una sola giurisdizione, in cui tutti gli aspetti
delloggetto possono essere sciolti dal groviglio iniziale ed essere completamente
determinabili a priori.
In questo senso, recuperando quanto detto nel primo capitolo, il campo delloggettualit`a sar`a tale da ammettere solo concetti chiusi, tali da ammettere al
loro interno solo e soltanto elementi tali da permettere una conoscenza completa,
oggettiva, atemporale e universale. In questo contesto metodologico, ogni singolo
concetto non potr`a non essere identico a se stesso, in quanto esso rappresenta
una dinamicit`
a chiusa dellessenza, in quanto esso esaurisce a priori le possibilit`a
delloggetto compreso.
Inoltre, tutti i concetti, pur possedendo contenuti diversi, risulteranno pensabili
allinterno di unidentit`
a, per cos` dire, formale, in quanto si costituiscono allo
stesso modo, poiche appartengono allo stesso spazio di pensabilit`a dellessenza.
In altri termini, riprendendo la distinzione funzionale tra oggetto di conoscenza
ed oggetto reale, si pu`o dire che i caratteri di completezza, oggettivit`
a, atemporalit`
a
ed universalit`
a, che costituiscono il concetto delloggetto di conoscenza (scientifica),
determinano se si pu`
o avere o meno conoscenza scientifica di un oggetto reale.
4.1.2
Rapporto e storia
In contrapposizione a quanto emerso sin qui, la storia della filosofia, la storia della
scienza, cos` come la storia di qualsiasi altra disciplina o arte, insegnano che al
mutare delle conoscenze, delle esigenze sociali e degli strumenti conoscitivi possono
rafforzarsi o sgretolarsi certezze ritenute assolute.
Se, ad esempio, si pensa alle parole con cui Euler accoglie i risultati di Clairaut
che confermano la relazione gravitazionale newtoniana e poi si pensa alla novit`a
della gravit`a einsteiniana, si comprende che i principi e le leggi, cos` come il
concetto chiuso in generale, non hanno necessariamente un valore epistemologico
11 In questo senso, Stengers pone la questione della pertinenza dellapplicazione di un metodo
ad un oggetto (cfr. Isabelle Stengers. Perch
e non pu`
o esserci un paradigma della complessit`
a. In:
La sfida della complessit`
a. A cura di Bocchi Gianluca e Mauro Ceruti. Milano: Bruno Mondadori,
2007). Nei termini del mio discorso si pu`
o dire che una dinamicit`
a chiusa non `
e necessariamente
uno spazio dellessenza.
126
Chiarimenti filosofici
ed ontologico assoluto, anzi proprio una tale pretesa assolutezza dovrebbe essere
ridimensionata.
Si vede bene come, dal punto di vista del contenuto, se si vuol tener conto di
quanto appena esemplificato, bisogna almeno depotenziarne la portata conoscitiva
del concetto chiuso, e cio`e considerarlo come uno spazio chiuso, ma non come uno
spazio dellessenza. Questo vuol dire, in altri termini, non considerare il vincolo
contenutistico.
Bisogna, in tal modo, introdurre il tempo nella conoscenza, in modo da mettere
in discussione lesclusivit`a e la staticit`a che offre la descrizione della natura delle
leggi scientifiche moderne. Pi`
u in generale, si tratta di mettere in discussione il
fatto, per nulla ovvio, che conoscere voglia dire conoscere lessenza.
In tal senso ed in questo rispetto specifico, si fa spazio la storia in un senso
ben determinato: fare la storia della conoscenza di qualcosa vuol dire individuare i
modi in cui, di volta in volta, sono cambiati i confini e gli elementi che ne hanno
costituito il significato, temporalmente determinato.
Poiche in questa prima via ipotetica 12 , attraverso linserimento del tempo si
mettono in discussione solo lo statuto epistemologico e ontologico del contenuto
del concetto chiuso, ma non la sua forma, la storia appare e pu`o apparire solo e
soltanto come una successione di concetti chiusi, proprio dello stesso tipo di quello
che sintende mettere in discussione. Ammettere, dunque, che la conoscenza si
differenzi allinterno di momenti o contesti diversi, non vuol dire necessariamente
pensare diversamente.
Si comprende che, se sintende una tale successione come un progresso verso
qualcosa come la verit`a, anche solo teleologicamente raggiungibile, si vede bene che
si ripresenta perfettamente proprio quanto sintendeva superare. Ci si muove, in
altri termini, allinterno di una dinamicit`a chiusa la quale, vincolando la possibilit`a,
si muove in uno spazio dellessenza che ha un valore metodologico, poiche ammette
pi`
u contenuti. Nei capitoli precedenti, si `e visto come la scienza offra contenuti
diversi che, per`o, possono essere pensati in maniera diversa laddove intervenga una
riflessione filosofica.
Se, al contrario, una tale successione non assume particolari connotazioni, si
comprende la necessit`a di una messa in discussione della stessa costituzione o forma
di un tale tipo di concetto. Proprio questa `e lindagine che, a mio modo di vedere,
bisogna premettere ad un tipo di discorso che si muova sulla linea di quello appena
svolto.
Da questa prospettiva, gi`a il concetto di rapporto, inteso come un possibile
metodo, e gli argomenti del capitolo precedente offrono un terreno concreto per
proporre e discutere qualcosa di ulteriore.
12 Laggettivo
Chiarimenti filosofici
4.2
127
Il concetto di relazione
Rifiutare che il concetto chiuso, la delimitazione di uno spazio chiuso, voglia dire
individuare lessenza di qualcosa vuol dire rinunciare a poter conoscere solo e
soltanto se ci si muove allinterno del paradigma fondazionalista, per il quale, come
detto, esiste un solo tipo di conoscenza vera ed un solo modo per giungervi.
Si `e visto che, allinterno della visione lagrangeano-laplaceana, ad un determinismo stretto di fondo si oppone il caos, inteso come mole informe e confusa, non
pi`
u che materia inerte, una congerie di germi differenti di cose mal combinate tra
loro13 . Ora, esponendo alcuni aspetti della non-linearit`a, ho posto il problema
di conquistare uno spazio di pensabilit`
a per qualcosa come il caos deterministico.
Filosoficamente, questo vuol dire uscire da una concettualit`a nella quale lunico
caos pensabile `e quello appena descritto con le parole di Ovidio.
In questa prospettiva, ho affermato che pensare il concetto chiuso, la dinamicit`a chiusa ed il rapporto non implicano ne presuppongono necessariamente una
concettualit`
a fondazionalista o che si ricerchi unessenza necessaria, universale ed
atemporale.
Naturalmente, non ho la presunzione di risolvere quello che `e uno problemi
maggiori del secolo scorso e non solo, tuttavia, i temi approfonditi nei capitoli
precedenti hanno permesso di chiarire una serie di questioni e, con ci`o, dindividuare
alcuni nodi filosofici specifici su cui si pu`
o far leva in questa direzione.
In aggiunta ai chiarimenti gi`a forniti allinizio di questo capitolo, `e necessario
introdurre ulteriori delucidazioni filosofiche che permettano di uscire dagli schemi
appena esposti, in modo da preparare il terreno per le argomentazioni del capitolo
seguente. Non `e sufficiente, infatti, mostrare che un concetto chiuso o un metodo
possono non essere pensati allinterno dellessenza, bisogna almeno cercare una via
possibile.
Per questo motivo, in opposizione, ma non in contraddizione col concetto di
rapporto, introduco una caratterizzazione del concetto di relazione o complesso 14 .
Se nel rapporto la conoscenza di un insieme di elementi o di un tutto viene ridotta
alla conoscenza delle singole parti, senza capire che il tutto possiede qualit`a che non
si trovano nelle singole parti. Al contrario, il principio di complessit`
a consiste nel
mantenere intatto lintreccio degli oggetti: distinguendoli ma tenendoli insieme15 .
Morin, in questi termini, sintetizza, proprio quanto mostrato nel capitolo
precedente: linterazione tra gli elementi di un sistema produce delle propriet`a che
non sono riducibili agli elementi stessi. Per quel che riguarda fenomeni diversi, cos`
come un singolo fenomeno, sono possibili pi`
u modi dinterrogarlo e, come visto,
nei diversi casi possono valere diversi criteri. Di qui, ogni volta, a seconda delle
13 Cfr.
128
Chiarimenti filosofici
Chiarimenti filosofici
129
Nella relazione, gli elementi da cui emerge una struttura possono essere pensati
come distinti ed inseparabili, proprio in opposizione a quanto avviene nel rapporto.
Rispetto a Morin, Deleuze pone maggiormente laccento sullo spazio di pensabilit`
a allinterno del quale si concretizzano le interazioni tra elementi distinti ed
inseparabili20 , proprio per evitare di cadere in quanto ho appena detto.
Questo aspetto `e molto importante perche le possibilit`
a proprie di una struttura,
non predeterminabile a priori, assumono anchesse un determinato spazio, a seconda
del modo in cui si configura effettivamente la relazione.
Le pieghe che in tal modo si formano, si riferiscono certamente allaspetto, alla
differenza che in una relazione emerge riguardo una determinazione delloggetto,
ma anche e soprattutto allo stesso spazio di pensabilit`a allinterno del quale avviene
la conoscenza.
Lo spazio di pensabilit`a, seguendo la metafora di Deleuze, risulta piegato, senza
che sia possibile spiegarlo21 , se con questo sintende lassunzione surrettizia di
18 Cfr.
130
Chiarimenti filosofici
22 Cfr.
ibid., p. 12.
discorso vale anche nel caso in cui si ponga una mancanza, altrettanto assoluta, di
senso. In questo caso, verrebbe meno un qualsiasi riferimento concreto da cui un pensiero non
pi`
u assoluto rimane legato. In questa prospettiva, approfondire il determinismo laplaceano in una
determinata prospettiva, come ho fatto, vuol dire individuare dei concetti filosofici e scientifici
nel loro chiarirsi progressivo e nel loro mutare, senza per questo abbandonarsi ad un astratto,
indeterminato ed assoluto nulla. Non penso, infatti, che un pensiero in generale che cerchi di
andare oltre lessenzialismo possa pensare paradossalmente il nulla come un principio costitutivo
e/o regolativo della conoscenza.
24 Cfr. Wittgenstein, op. cit., 23.
23 Questo
Capitolo 5
Linguaggi, possibilit`
a e concetti
Come si pu`o ben capire, uscire dallo schema metodologico emerso sin qui vuol
dire mettere in discussione tutti quegli elementi filosofici che lo rendono possibile.
Questo compito pu`o essere svolto da molti punti di vista e non `e per nulla semplice
delineare un quadro generale. Per quanto riguarda il presente lavoro, com`e ovvio,
seguir`o la linea che ho scelto puntando su quegli elementi e su quei concetti
pi`
u decisivi per gli scopi che mi sono posto. Naturalmente, al di l`a di ci`o che
intendo sostenere sono possibili molti altri approfondimenti e molte altre direzioni
dindagine, cos` come `e possibile ricostruire la storia della scienza, della filosofia, o
di qualche momento particolare, come ho fatto nel capitolo precedente, in molti
modi per renderle fruibili o per sottolineare determinare aspetti, tuttavia, come
emerger`a, `e importante avere coscienza di tutto ci`o, in modo da non riaffermare
nascostamente proprio ci`o da cui sintende prendere le distanze. Nello specifico,
sarebbe inutile mettere in discussione lassolutezza della concettualit`a chiusa emersa
per poi sostituirla con unaltra, altrettanto assoluta, ma di diverso contenuto.
Non resta ora che individuare e discutere una possibile diversa direzione attraverso la quale poter valutare positivamente il concetto chiuso, in quanto, come
emerso nel precedente capitolo, esso si `e dimostrato essere un utilissimo strumento
di ricerca, oltre che il fine e la fine della ricerca. La discussione storica e filosofica
degli elementi emersi nel precedente capitolo permette proprio di avere sempre
davanti agli occhi elementi concettuali specifici, in modo da non cadere, almeno cos`
`e nei miei intenti, in sterili discorsi generali, senza delineare una risposta positiva
alla questione del superamento del concetto chiuso. Proporre una risposta positiva
significa indicare elementi concettuali ed un approccio filosofico alternativi che non
assumano ci`
o che `e emerso fin qui, in modo da evitare ogni tipo di discussione che
poggi esclusivamente ed in maniera oppositiva ai presupposti del concetto chiuso.
Questa precisazione mi pare fondamentale laddove si voglia realmente prendere le
distanze da qualcosa.
Ecco, dunque, che riguardo al concetto chiuso mi pare possibile mettere in discussione la sua assolutezza1 seguendo, in generale, due vie. La prima fa riferimento
1 Si
tenga presente che con questo termine, molto probabilmente in maniera impropria, intendo
131
132
5.1
Boltzmann e Wittgenstein
Linguaggi, possibilit`
a e concetti
133
134
Linguaggi, possibilit`
a e concetti
135
5.2
Questioni spaziali
Il modo in cui `e emerso il problema del concetto chiuso allinterno del problema
dellessenza ha mostrato che esso non `e affatto qualcosa di innocente, ne privo di
presupposti indiscussi. Questi ultimi, infatti, come avviene in ogni tipo di ricerca,
vincolano la riconoscibilit`
a del cercato, e dunque il cercato stesso, in maniera spesso
determinante.
Lideale, nel nostro pensiero, sta saldo e inamovibile. Non puoi uscirne. Devi
sempre tornare indietro. Non c`e alcun fuori; fuori manca laria per respirare. 13 Cfr. idem, Sui principi della meccanica, p. 177: . . . la natura ci apparirebbe comprensibilissima. Ma non possiamo costringerla a ci`
o. La possibilit`
a che non si tratti di questo, che abbiamo
bisogno ancora di altre immagini e di altre variazioni per rappresentare la natura, deve rimanere
aperta, ed `
e comprensibile che la considerazione di questa possibilit`
a sia stata consigliata dallo
sviluppo pi`
u recente della fisica.
14 Cfr. idem, Sulla meccanica statistica, pp. 203-204.
15 Cfr. ibid., p. 210.
136
Linguaggi, possibilit`
a e concetti
137
dellalunno, dun esempio di una definizione esatta, analoga alla prima, della parola
conoscenza. Posto cos`
il problema, sembra esservi qualcosa di errato nelluso
comune della parola conoscenza. Sembra che noi ignoriamo che cosa essa
significhi, e che, quindi, forse non abbiamo il diritto di usarla. Noi risponderemmo:
Non v`
e un unico uso esatto della parola conoscenza; ma noi possiamo istituire
pi`
u usi, che concorderanno pi`
u o meno con i modi dei quali la parola conoscenza `
e
effettivamente usata22 .
Attraverso una definizione non si fa altro che delimitare uno spazio chiuso
allinterno del quale sarebbe ravvisabile lessenza di qualcosa. A quanto detto sin
qui soggiace unindiscussa immagine filosofica alla quale Wittgenstein si oppone
direttamente. Tale immagine `e proprio quella che prevede il tracciamento di confini
fissi , allorche si voglia comprendere e/o spiegare qualcosa.
Lidea, che, per comprendere il significato dun termine generale, si debba
trovare lelemento comune a tutte le sue applicazioni, ha paralizzato la ricerca
filosofica: non solo non ha portato alcun risultato, ma ha anche indotto il filosofo a
respingere, come irrilevanti, i casi concreti, lunica cosa che avrebbe potuto aiutarlo
a comprendere luso del termine generale23 .
138
La seduzione che esercita la prospettiva causale sta nel fatto che essa porta a
` ovvio - cos` doveva succedere. Mentre si dovrebbe pensare: pu`o essere
dire: E
andata cos`, oppure in molti altri modi25 .
Nelle Osservazioni sui colori, Wittgenstein, contrapponendosi ad ogni tipo di cristallizzazione delle possibilit`
a del vedere, afferma a pi`
u riprese che la fenomenologia
non c`e. Per`
o ci sono problemi fenomenologici26 .
Per sgomberare la ricerca filosofica dalla problematica dellessenza, al fine di
poter pensare una pluralit`a di prospettive, Wittgenstein sostiene che il ruolo che
la filosofia deve svolgere `e terapeutico. Il punto `e che Una delle cause principali
della malattia filosofica - una dieta unilaterale: nutriamo il nostro pensiero con un
solo tipo di esempi27 .
Wittgenstein cerca di superare latteggiamento filosofico proprio del concetto
chiuso, o pi`
u in generale latteggiamento filosofico per cui un metodo `e inteso come
limposizione di una razionalit`
a, assegnando, dunque, alla filosofia una funzione
terapeutica. Compito della filosofia `e chiarire il linguaggio; esso, infatti, manca
di perspicuit`a in quanto, appunto, nutriamo la nostra mente con un solo tipo di
esempi.
Non c`
e un metodo della filosofia, ma ci sono metodi; per cos` dire, differenti
terapie28 .
La presentazione perspicua29 `e il fine cui deve tendere il lavoro del filosofo,
vale a dire esso deve raggiungere una presentazione delluso del linguaggio tale da
ripulirlo dalla mitologia in esso presente. Un esempio pu`o esser fornito dallidea di
togliere dallinterpretazione del linguaggio categorie di tipo causalistico30 , laddove
siano indebitamente traslate dal campo dei processi fisici e meccanici, alla sfera del
simbolismo linguistico, e pi`
u in generale filosofico.
` importante sottolineare, a mio giudizio, come la polemica di Wittgenstein
E
non sia rivolta contro il concetto chiuso in senso stretto o contro il fatto che
si possano delimitare degli spazi chiusi di pensabilit`a, ma contro la pretesa che
esso sia lunico modo di giungere alla verit`a, ammesso e non concesso che ve ne
sia una. Per esprimermi nei termini usati nei paragrafi precedenti, ribadisco che
Wittgenstein si rivolge contro ogni metodo pensato come limposizione di una
razionalit`
a, come una serie di passi predeterminati da seguire meccanicamente per
raggiungere un obiettivo, come se fosse disponibile, o raggiungibile, un metodo o un
linguaggio aproblematici. A questo proposito, Wittgenstein usa immagini davvero
illuminanti: Il linguaggio ha pronte per tutti le stesse trappole: la straordinaria
rete di strade sbagliate ben tenute //praticabili//. Cos` vediamo una persona dopo
25 Cfr.
Linguaggi, possibilit`
a e concetti
139
Da questi passi si evince che la filosofia non pu`o nulla sulla scienza. Essa,
infatti, lascia tutto com`e. Questo, per`o, non deve far pensare che il com`e sia
31 Cfr.
140
Linguaggi, possibilit`
a e concetti
141
La differenza principale tra lattivit`a del filosofo e quella dello scienziato, rispetto
ad un problema scientifico `e la seguente. Se, dunque, il filosofo scopre, rende
manifesto, lo scienziato inventa. Si parla a volte di scoperte matematiche.
Torner`o pi`
u volte su questo tema e cercher`o di far vedere che sarebbe molto meglio
parlare dinvenzioni matematiche39 .
Tutto ci`
o vale nel momento in cui bisogna risolvere un problema come quello
proposto. La filosofia, infatti, in questo contesto, sta prima della matematica.
La filosofia, per`o, per raggiungere la presentazione perspicua di un gioco, per
scoprire bernoccoli, produce altri giochi40 . La produzione filosofica si comprende
ricordando che per Wittgenstein i giochi linguistici sono termini di paragone e non
qualcosa di fisso in cui si deve costringere la realt`a.
I nostri chiari e semplici giochi linguistici non sono studi preparatori per una
futura regolamentazione del linguaggio, - non sono, per cos` dire, prime approssimazioni nelle quali non si tiene conto dellattrito e della resistenza dellaria. I
giochi linguistici sono piuttosto termini di paragone, intesi a gettar luce, attraverso
somiglianze e dissimiglianze, sullo stato del nostro linguaggio41 . Soltanto cos`,
infatti, possiamo evitare lillegittimit`
a o la vacuit`
a delle nostre asserzioni: prendendo
il modello per ci`
o che `
e: termine di paragone, - si potrebbe dire per un regolo - non
idea preconcetta, cui la realt`
a debba corrispondere. (Il dogmatismo in cui si cade
cos` facilmente facendo filosofia)42 .
142
di vincoli nei quali sono incappati. Si deve, per cos` dire, riordinare lintero loro
linguaggio. - Ma questo linguaggio si `
e formato //`
e divenuto// cos` perch
e gli uomini
avevano - e hanno - la tendenza a pensare cos`. Per questo motivo, lo sradicamento
funziona solo con coloro che vivono in una istintiva rivolta contro //insoddisfazione
nei confronti del// il linguaggio43 .
Unadeguata terapia filosofica non deve far altro che chiarire luso effettivo delle
parole, mostrandone nello stesso tempo ladeguatezza per un determinato scopo,
tenendo fermo che ogni metodo, ogni modo di porre domande pu`
o essere valido e
` necessario insistere ancora su
non deve essere aprioristicamente messo al bando. E
questo punto. La filosofia, in qualit`
a di terapia, ha il compito di svincolare luomo
da immagini che costringono a pensare in un modo, anche e soprattutto laddove
queste non siano radicate in una forma di vita.
Il nostro linguaggio descrive anzitutto unimmagine. Ci`
o che si deve fare
dellimmagine, come applicarla, resta oscuro. Ma `
e chiaro che `
e questo che si deve
indagare, se si vuole comprendere il senso delle nostre asserzioni. Ma limmagine
sembra dispensarci da questo lavoro; essa indica gi`
a unapplicazione (completamente)
determinata. In questo modo limmagine simpadronisce di noi44 .
Linguaggi, possibilit`
a e concetti
143
144
5.3
Somiglianze e confini
Nei paragrafi precedenti ho posto in luce come la messa in discussione del concetto
come spazio chiuso dellessenza sia unesigenza profonda di Wittgenstein; il passo
successivo `e chiarire in che direzione vanno le idee innovative del pensatore austriaco,
riguardo il tema in questione.
Allimmagine del concetto, pensato come uno spazio chiuso da confini rigidi,
Wittgenstein sostituisce limmagine delle somiglianze di famiglia 52 . Il suo intento
`e di andare oltre i limiti della classica immagine spaziale del concetto in generale53 .
Per fare questo, Wittgenstein deve scontrarsi, prima di tutto, con un atteggiamento filosofico, per il quale definire il concetto di qualcosa vuol dire cercare
e trovare uno o pi`
u tratti comuni che costituiscono lessenza del cercato54 , o
che comunque tali da delimitare un insieme che possa valere universalmente e
atemporalmente.
Considera, ad esempio, i processi che chiamiamo giochi. Intendo giochi
da scacchiera, giochi di carte, giochi di palla, gare sportive, e via discorrendo. Che
cosa `
e comune a tutti questi giochi? - Non dire: Deve esserci qualcosa di comune
a tutti, altrimenti non si chiamerebbero giochi - ma guarda se ci sia qualcosa
di comune a tutti. - Infatti, se li osservi, non vedrai certamente qualche cosa che
sia comune a tutti, ma vedrai somiglianze, parentele, e anzi ne vedrai tutta una
serie. Come ho detto: non pensare, ma osserva! - Osserva, ad esempio, i giochi da
52 Gi`
a in ibid., 67 sgg e in Ludwig Wittgenstein. Osservazioni filosofiche. Torino: Einaudi,
1999, 65 sgg, Wittgenstein inizia a porre la questione se i concetti siano qualcosa di sfumato.
Ovviamente ancora non siamo giunti al paragrafo 71 delle Ricerche filosofiche, tuttavia, questi
accenni sembrano muovere in questa direzione.
53 Si tenga ben presente che andare oltre qualcosa vuol dire, nelleconomia del nostro discorso,
cercare nuove possibilit`
a, nuovi punti prospettici da affiancare a quelli esistenti, senza, dunque,
rinnegarli.
54 Decontestualizzando un passo del Big typescript, senza per questo stravolgerne il senso, si pu`
o
applicare la seguente citazione a quanto stiamo sostenendo: Cfr. Wittgenstein, The big typescript,
p. 407: Come ho detto sovente, la filosofia non mi porta a nessuna rinuncia, perch
e non mi vieto
di dire qualcosa, bens` abbandono una certa combinazione di parole come priva di senso. Ma in un
altro senso la filosofia esige una rinuncia , per`
o una rinuncia del sentimento, non dellintelletto.
Linguaggi, possibilit`
a e concetti
145
146
del concetto non sia racchiusa da alcun confine. E proprio cos` usiamo la parola
giuoco59 .
Wittgenstein stesso insiste spesso sul fatto che quanto da lui affermato si muove
nella direzione della possibilit`
a.
Nelle Ricerche filosofiche Wittgenstein si esprime cos`: Innumerevoli tipi
differenti dimpiego di tutto ci`o che chiamiamo segni, parole, proposizioni.
E questa molteplicit`
a non `e qualcosa di fisso, di dato una volta per tutte60 .
Le somiglianze di famiglia sono elementi attraverso i quali le parole si mostrano
collegate in una pluralit`
a di reti semantiche, le quali strutturano una molteplicit`a di
giochi linguistici. Ogni gioco, pur essendo un gioco, non identifica un unico61 tratto
comune fondamentale, ma mette in primo piano una o pi`
u somiglianze lasciandone
sullo sfondo o non considerandone altre che, comunque, non costituiscono in maniera
qualitativamente 62 differente il concetto di qualcosa.
Pensa agli strumenti che si trovano in una cassetta di utensili: c`
e un martello,
una tenaglia, una sega, un cacciavite, un metro un pentolino per la colla, la colla,
chiodi e viti. - Quanto differenti sono le funzioni di questi oggetti, tanto differenti
sono le funzioni delle parole63 .
Il punto centrale del discorso `e che non `e una necessit`
a logica, o di altro genere,
a permetterci di tracciare una linea in un luogo piuttosto che in un altro, perche,
rifiutando ogni illusione dovuta alla pretesa della possibilit`a di un approccio puro
o di una conoscenza pura di un qualsiasi significato, ci si trova situati in un
contesto, dal quale, e solo dal quale `e possibile porre domande64 , o cogliere nuove
relazioni tra gli oggetti65 .
In questa direzione, i concetti non sono pensati solo come il punto di partenza
o il punto di arrivo della conoscenza, poiche legare delle somiglianze di famiglia
vuol dire, prima di tutto, aprire un nuovo spazio di possibilit`a e riconoscerlo come
tale, senza per questo identificarne necessariamente tutti i suoi aspetti. Ognuno di
essi va, infatti, costruito in quanto prossimo ad un modo di abitare il mondo. Ci`
o
mostra il fatto che un insieme di determinate possibilit`a sono tali a partire da una
forma di vita, ma non per questo sono in grado di risolverla. In questo senso, la
forma di vita `e qualcosa che legittima e, nello stesso tempo, eccede il tracciamento
di un confine concettuale. Non `e, infatti, detto che allinterno di un confine, che
individua unidentit`a, siano pensabili tutti i giochi possibili. Un esempio di quanto
sto dicendo `e dato dal gi`
a citato paragrafo 66 delle Ricerche filosofiche. Il concetto
59 Cfr.
Linguaggi, possibilit`
a e concetti
147
di gioco si trova implicato in situazioni cos` diverse, che non `e possibile chiudere il
suo spazio attraverso lindividuazione di un solo tratto comune a tutti i giochi
presi in questione, e che sia qualitativamente differente dagli altri possibili.
. . . ma vedrai somiglianze, parentele, e anzi ne vedrai tutta una serie. Come ho
detto: non pensare, ma osserva! - Osserva, ad esempio, i giochi da scacchiera, con le
loro molteplici affinit`
a. Ora passa ai giochi di carte: qui trovi molte corrispondenze
con quelli della prima classe, ma molti tratti comuni sono scomparsi, altri ne sono
subentrati66 .
148
Linguaggi, possibilit`
a e concetti
149
150
5.4
Linguaggi, possibilit`
a e concetti
151
ibid., 499.
ibid., 241.
80 Uso questo termine nel senso di Wittgenstein, Cfr. idem, The big typescript, 86-93.
81 Cfr. idem, Ricerche filosofiche, p. 295. Il tedesco `
e: Das Hinzunehmende, Gegebene - k
onnte
man sagen - seien Lebensformen.
79 Cfr.
152
Linguaggi, possibilit`
a e concetti
153
quando si vuole chiarire luso del linguaggio, non si resta vincolati ad un livello
linguistico, ma si passa ad un livello prassiologico di analisi. Ma la fondazione, la
giustificazione delle prove, arrivano ad un termine. - Il termine, per`o, non consiste
nel fatto che certe proposizioni ci saltano immediatamente agli occhi come vere,
e dunque in una specie di vedere da parte nostra, ma `e il nostro agire che sta a
fondamento del gioco linguistico86 .
Un simile stato di cose si comprende se si ammette che lagire ecceda il linguaggio
in cui si colloca87 ; questultimo, in altri termini, non `e in grado di risolvere
completamente una forma di vita.
Come visto, proprio lapprofondimento di un tale spazio, composto anche di
relazioni non predeterminabili nella loro globalit`
a, pu`o portare ad una presentazione
perspicua ed individuare qualcosa di ulteriore rispetto al dato spazio di pensabilit`a88 .
Allinterno di questa problematica si comprende:
Puoi pensare ora a questo ora a quello; puoi considerarlo una volta come
questa cosa unaltra come questaltra, e allora lo vedrai ora in questo modo ora in
questaltro. - In che modo, allora? Non esiste nessuna ulteriore determinazione.
Ma come `
e possibile che si veda una cosa conformemente a uninterpretazione? La domanda presenta la faccenda come un fatto strano; come se qui fosse stato
costretto in una forma che, propriamente, non gli si adatta. Ma qui nessuno ha
spinto, o forzato nulla89 .
Molte cose possono dirsi intorno a una sottile distinzione estetica - questo `
e
importante90 .
154
ibid., p. 253.
ibid., p. 238.
93 Wittgenstein pone spesso laccento sul termine istituzione, esso infatti offre la possibilit`
a
di evidenziare lo stretto legame con la tematica che lega insieme da una parte familiarit`
a ed
estraneit`
a, e dallaltra i giochi linguistici: Seguire una regola, fare una comunicazione, dare un
ordine, giocare una partita a scacchi sono abitudini (usi, istituzioni) (Cfr. ibid., 199).
94 Cfr. ibid., 457.: Lintendere `
e come dirigersi verso qualcuno.
95 Darstellen ha somiglianze anche con esporre.
96 Una prassi agita che `
e anche un agire.
97 Cfr. Wittgenstein, op. cit., 380.
98 Cfr. ibid., 257: certamente, che la sensazione sia privata `
e una proposizione grammaticale,
ma, quando si dice Ho dato un nome ad una sensazione, si dimentica che molte cose devono
gi`
a essere pronte nel linguaggio, perch
e il puro nominare abbia un senso. E quando diciamo che
una persona d`
a un nome ad un dolore, la grammatica della parola dolore `
e gi`
a precostituita;
ci indica il posto in cui si colloca la nuova parola.
92 Cfr.
Linguaggi, possibilit`
a e concetti
155
La forma di vita e la cultura, che su essa poggia, sono qualcosa che non va al di
l`a delle pratiche effettive. Ci`o, per`o, non vuol dire che si dia o che si possa giungere
allordine di tutte le cose, ma che, attraverso il chiarimento della loro grammatica
diventa possibile determinare i confini di un gioco.
Il linguaggio o meglio una o pi`
u somiglianze di un gioco linguistico, in tale
prospettiva, non sono qualcosa di esterno che fonda in maniera incontrovertibile
la conoscenza. Il linguaggio, al contrario, `e problematico ed `e legittimato dalle
pratiche che emergono a confermarlo o a smentirlo, nel momento in cui si giunge
ad una presentazione perspicua.
Essendo immersi nel mondo che un gioco cerca di descrivere, pratica e linguaggio
agiscono luno sullaltro, rendendo possibile parlare di giochi di linguaggio e non di
un linguaggio unico. Questo vuol dire che il linguaggio, presentandosi come insieme
di relazioni, si riferisce ed `e immerso sempre e comunque in una sfera regionale, in
quanto rende visibili la coerenza e le possibilit`a insite in una generalit`
a di aspetti
del mondo e non la totalit`
a degli aspetti del mondo.
Trattandosi di relazioni e non solo di rapporti, nel senso del capitolo precedente,
non `e detto che tutte le possibilit`
a debbano essere predeterminate ed essere vincolate
ad esplicarsi necessariamente allinterno di una data regionalit`a, a meno di non
essere disposti a modificarne i contorni. Come `e detto nelle Osservazioni sui colori :
` un dato di fatto che noi siamo nella condizione di comunicarci i colori delle
E
cose mediante sei nomi di colore. E anche che non impieghiamo le parole: verde
che d`
a sul rosso, blu che d`
a sul giallo, e cos` via99 .
In filosofia non `
e soltanto necessario imparare caso per caso che cosa si debba
dire su un certo oggetto; `
e anche necessario imparare come se ne debba parlare. Si
deve imparare, sempre di nuovo, il metodo per affrontarlo100 . Si deve sempre
essere pronti a imparare qualcosa di completamente nuovo101 .
Questo nuovo, questo porre nuove relazioni interne tra le parole poggia ancora
su una forma di vita. Tutto ci`
o, riguardo a quanto detto poco sopra, vuol dire che
non `e stato predefinito nessun cammino causale, ma che, ad esempio, i concetti
di colore vengono trattati in modo simile ai concetti delle percezioni sensibili
[Sinnesempfindung]102 , perche non esiste il concetto puro di colore103 , infatti,
i differenti concetti di colore sono certo strettamente affini luno allaltro, le
differenti parole di colore hanno un uso affine; ma c`
e ogni sorta di differenze104 .
99 Cfr. idem, Osservazioni sui colori, III 52. Cfr. idem, Ricerche filosofiche, p. 274.: Gli aspetti
di un tipo si potrebbero chiamare aspetti di organizzazione. Se laspetto cambia, le parti
dellimmagine, che prima non andavano insieme, ora vanno insieme. Limmagine dellordinare o
dellorganizzare `
e molto presente in Wittgenstein, si veda anche idem, Libro blu e libro marrone,
pp. 61-62.
100 Cfr. idem, Osservazioni sui colori, III 43.
101 Cfr. ibid., III 45. Cfr. idem, Ricerche filosofiche, p. 238.: Lo svolgimento del nostro gioco
linguistico riposa sempre su una tacita presupposizione; anche Cfr. idem, Osservazioni sui colori,
III 101: noi abbiamo pregiudizi che riguardano limpiego delle parole.
102 Cfr. ibid., III 71.
103 Cfr. ibid., III 73.
104 Cfr. ibid., III 75.
156
Lindeterminatezza del concetto di colore risiede, prima di tutto, nellindeterminatezza del concetto di eguaglianza tra i colori, e dunque nellindeterminatezza del
metodo del confronto tra colori105 .
Questo non vuol dire porre lesigenza, qui astratta, di dover giustificare lindeterminatezza sussumendola ad una pretesa determinatezza originaria106 : non
essere in grado dire esattamente che cos`e un gioco [. . . ], non `e ignoranza. Non
conosciamo i confini perche non sono tracciati. Come s`e detto107 , possiamo - per
uno scopo particolare - tracciare un confine. Ma con ci`o solo rendiamo il concetto
utilizzabile? Niente affatto! Tranne che per questo scopo particolare108 .
Le stesse regole, in quanto sono proprie di una forma di vita, sono arbitrarie,
ci`o, di nuovo, vuol dire considerare la vita in quanto possibilit`
a; `e dunque una
prassi che di volta in volta permette di porre un ordine possibile.
Se per i colori esistesse una teoria dellarmonia questa dovrebbe incominciare
con una ripartizione dei colori in gruppi, e dovrebbe vietare certe mescolanze o
certi accostamenti di colori e permetterne altri. E come la teoria dellarmonia non
darebbe una fondazione [begr
unden] alle proprie regole109 .
Quello che qui `e importante cogliere `e la valenza del gesto ordinatore nel suo
restare legato ad una prassi, nella quale ha senso, e nel suo indicare una strada
`
piuttosto che unaltra, senza rimandi a presunti enti di ordine superiore110 . E
importante come viene sentito un colore, una parola, leco che porta con se, poiche
ogni particolare modo di sentire un colore manifesta una particolare sfumatura
della forma di vita in cui ci si trova, ed il modo in cui sinteragisce con essa. Gli
stessi elementi di un contesto familiare condiviso possono essere fatti interagire in
modo diverso, senza che con questo debbano produrre esiti simili.
In realt`
a, vorrei dire che neanche qui sono importanti le parole che enunciamo
o quello che, enunciandole, si pensa; importante `
e per`
o la differenza che esse fanno in
luoghi differenti della vita111 . Immaginiamo che certi uomini non contrappongano
immagini colorate ad immagini bianche e nere, ma contrappongano immagini colorate
a immagini blu e bianche. Cio`
e: non potrebbe darsi che anche il blu non venisse
sentito [empfinden] (vale a dire, usato) come un colore vero e proprio?112 .Secondo
in mio sentire [Gef
uhl], il blu spegne il giallo113 . Per me, il verde `
e una particolare
105 Cfr.
Linguaggi, possibilit`
a e concetti
157
Nel discorso di Wittgenstein diventano centrali, grammaticalmente e filosoficamente, quelle differenze estetiche116 , oltre che etiche117 , che caratterizzano le
stesse relazioni interne tra le parole. Wittgenstein, proprio in quanto si oppone alla
logica del doppio118 , ad un qualcosa di significante posto dietro la proposizione,
ci propone di guardare119 la grammatica, di chiarirla eliminando fraintendimenti e
relative mitologie120 .
Stando cos` le cose, il mondo potrebbe apparire qualcosa di ordinato, seppure in
un modo particolare, alle cui regole, pi`
u o meno esplicite, bisognerebbe sottostare.
Al contrario, proprio in base a quanto ho esposto, esistono molti modi di giocare
uno stesso gioco.
Non essendoci momenti assolutamente finali o iniziali nellaver a che fare
col linguaggio, questultimo si trova ad essere un sito estremamente frastagliato,
muovendosi sul quale `e facile inciampare e cadere e dal quale non si pu`o prescindere
per nessuna ragione, a meno di non voler creare idoli.
Riassumendo, si pu`
o dire che se il linguaggio si dice in molti sensi, in nessuno
si dice che `e; ed ogni volta che lo si prova a caratterizzare ci si interagisce attivamente, modificandolo, sia positivamente, sviluppando nuovi e/o simili giochi,
sia, negativamente, chiarendone un aspetto, in quanto ogni delimitazione di una
regione duso del linguaggio postula qualcosa di ulteriore, che pu`o emergere in base
ad un problema effettivo, legittimato da una prassi.
114 Cfr.
Capitolo 6
Concetto e possibilit`
a
159
160
Concetto e possibilit`a
Concetto e possibilit`
a
161
162
Concetto e possibilit`a
Del resto, gli innumerevoli esempi che Wittgenstein offre riguardo il tentativo
di determinazione del concetto di gioco, mostrano che non `e possibile individuare
uno o pi`
u elementi che restano identici in tutti i giochi, tali da costituirne il
concetto, non tanto perche non ve ne siano, ma perche ce ne sono troppi, e ciascuno
pu`o rappresentare un modo di dare un ordine, di dare una forma al concetto di
gioco, che, come detto, non si erge sopra le pratiche, ma `e legittimato dalla pratica,
dalla forma di vita.
Ora, sviluppando lesempio della libreria `e possibile cogliere elementi in grado
di far progredire produttivamente il discorso. Una libreria pu`o essere ordinata
per autore, per casa editrice, per altezza dei volumi. Inoltre, i libri possono
essere sistemati uno di fianco allaltro o possono essere sovrapposti. Come afferma
Wittgenstein, `e definitivo solo il fatto che non sono pi`
u mescolati tra di loro.
Un determinato ordine `e qualcosa di funzionale rispetto ad uno scopo, nel senso
che apre uno spazio in cui `e agevole trovare un posto a dei testi, mentre `e pi`
u
difficile trovare posto a degli altri, come nel caso in cui si dispongano i libri per
argomento. Ora, se i testi difficili da collocare sono di pi`
u di quelli per i quali
`e semplice individuare la collocazione, allora, forse, al fine di rendere agevole
lindividuazione di un testo, pu`o essere opportuno cambiare criterio di ordine o
semplicemente modificarlo.
Questo esempio oltre a ribadire quanto detto in questo capitolo, mostra che a
partire da uno spazio di pensabilit`a nel quale sono inscritte determinate possibilit`a
se ne possono modificare i confini laddove questultimi siano troppo stretti. Analizzando la situazione di partenza (i libri che ho e lordine che ho scelto), possono
giungere a mettere in discussione la validit`
a e la pertinenza dellordine prescelto.
Un ordine non `e altro che la configurazione di un gioco e ne delimita la regionalit`a.
Come avverte pi`
u volte Wittgenstein, giungere ad un ordine, o a rappresentarsi
qualcosa in un concetto chiuso, non significa individuare lessenza di qualcosa, ma
mettere in primo piano delle somiglianze di famiglia e lasciarne sullo sfondo altre,
raggiungendo cos` una coerenza, come per i libri della libreria.
Ora, individuando un criterio diverso, o modificando il precedente la filosofia
non aggiunge libri alla libreria, ne modifica direttamente gli scaffali, ma getta una
luce diversa sulla libreria e sul suo ordine. In questo modo `e possibile chiarire
e ribadire che la filosofia lascia tutto com`e e che si occupa, in generale, delle
possibilit`
a effettive delluso del linguaggio.
Si pu`
o, a questo punto, procedere oltre.
6.1
Regionalit`a strutturata
Lesempio dellordine in cui sono disposti i libri in una libreria mostra che la
reale disposizione dei libri `e inscritta in una dinamicit`a chiusa di possibilit`a di
ordinamento, nella quale si pu`o scegliere. Una tale scelta `e, pertanto, vincolata al
contesto e alloggetto con cui si ha a che fare. Se, ad esempio, `e possibile disporre
i libri per autore, non `e possibile disporli per temperatura. Questo, a sua volta,
Concetto e possibilit`
a
163
permette di avere unidea della regione del linguaggio che sto considerando. Inoltre,
il fatto che i libri siano disposti per autore mostra anche come una tale regione sia
ordinata o strutturata7 .
In una tale struttura sar`
a, pertanto, semplice fare una stima degli autori
maggiormente presenti nella libreria, mentre sar`a altamente scomodo contare
quanti libri appartengano ad una stessa casa editrice, o quanti libri siano stati
pubblicati nel 1978. In questultimo caso, lordine adottato risulta del tutto inutile,
ma non `e come se i libri fossero sparsi disordinatamente sul pavimento, in quanto
questa possibilit`
a non rientra nella delimitata dinamicit`a chiusa.
Questo esempio `e utile per mostrare e ribadire che nel momento in cui sorge un
problema, si ha sempre a che fare con una regione del linguaggio strutturata in una
certa maniera8 allinterno di una dinamicit`a chiusa, nella quale si d`anno degli ordini
possibili e, di volta in volta, uno reale9 . Lordine effettivo deriva ed `e legittimato
da esigenze pratiche, che possono mutare. Anche un mutamento possibile non `e
qualcosa di totalmente astratto, ma si colloca sempre nella sua regionalit`a. In questo
senso, sarebbe astratto cercare di disporre i libri per temperatura crescente. A tale
proposito, si vedano tutti quei passi in cui Wittgenstein afferma che, se non c`e una
risposta, allora non si poteva neanche porre la domanda. La domanda stessa tiene
la mente schiacciata contro un muro cieco, impedendole cos` di trovare luscita.
Per mostrare ad uno come uscire, prima di tutto tu devi liberarlo dallinfluenza
fuorviante della domanda10 .
Diviene ora necessario procedere oltre al fine di poter dar conto di tutti gli
elementi concettuali emersi nelle pagine precedenti. A questo scopo `e necessario
complicare lesempio proposto.
Una volta acquistati dei libri in formato digitale, ad esempio dei CD, si apre
una nuova possibilit`a, che consiste nel disporre i libri per formato, prima quello
digitale, poi quello cartaceo o viceversa. Ora, come detto, la filosofia, che lascia
tutto com`e, non `e in grado di acquistare dei testi, ma pu`o solo individuare ordini
possibili. In questo caso, si vede bene come sia possibile distruggere un ordine
(edificio) in modo da far fronte (spazio) a nuove esigenze (possibilit`a).
Da che cosa acquista importanza la nostra indagine, dal momento che sembra
soltanto distruggere tutto ci`
o che `
e interessante, cio`
e grande ed importante? (Sembra distruggere, per cos` dire, tutti gli edifici, lasciandosi dietro soltanto rottami
e calcinacci.) Ma quelli che distruggiamo sono soltanto edifici di cartapesta, e
distruggendoli sgombriamo il terreno del linguaggio sul quale essi sorgevano11 .
164
Concetto e possibilit`a
6.2
Raggiunto questo punto del discorso, la prima cosa da fare `e far interagire alcuni
strumenti concettuali discussi nei paragrafi precedenti con i concetti di rapporto
e relazione, al fine di chiarirli ulteriormente e di mostrare la loro utilit`a filosofica.
Essendo il mondo ed il linguaggio qualcosa che precede luomo, se da un lato `e
possibile ritornare a pratiche duso effettive attraverso la presentazione perspicua,
dallaltro `e vero che ci si muove in una regionalit`
a strutturata, in un contesto gi`a
sempre linguisticizzato12 . Questo vuol dire che non esiste un contesto puro,
ma sin dallinizio, per usare unimmagine dello stesso Wittgenstein, vedo unanatra
o una lepre. In questo senso, se la condivisa forma di vita e la cultura personale
colorano gi`a sempre il vedere, non `e questultimo che appare colorato, ma sono gli
oggetti ad apparire colorati13 .
Si predica della cosa ci`
o che `e insito nel modo di rappresentarla. Scambiamo
la possibilit`
a del confronto, che ci ha colpiti, per la percezione di uno stato di cose
estremamente generale14 .
Ora, se il linguaggio `e del tutto irresponsabile15 nei confronti della realt`
a, e
dunque non fonda nulla, ma `e esso stesso legittimato da pratiche, allora il linguaggio
non `e in grado di coprire lestensione delle pratiche, tanto pi`
u che esse sono mutevoli,
e che lo eccedono. Come appena detto, per`
o, il contesto di partenza `e linguistico.
Di qui, laddove un problema appare risolvibile allinterno del contesto di partenza, il linguaggio mostra la sua legittimit`a; in caso contrario si hanno due
opzioni.
Prima di discuterle, `e necessario ribadire che, dato un problema, si ha a che fare
con la dinamicit`a chiusa nella quale si pone. Se le possibilit`a in essa contemplate
e predeterminate, in quanto rapporto, forniscono strumenti sufficienti, `e possibile
risolvere il problema al suo interno, senza dover rimuovere il vincolo formale che,
sia pur desostanzializzato, fornisce una determinata riconoscibilit`
a agli oggetti.
12 Come
chiarisce il passo citato nel paragrafo precedente (cfr. idem, Della certezza, 204), il
linguaggio si chiarisce, in ultima analisi, non attraverso un vedere, bens` attraverso un agire.
13 Di qui, laddove il colore, o la differenza che si coglie attraverso esso, tende a fissarsi, si va
verso la costituzione di mitologie.
14 Cfr. Wittgenstein, Ricerche filosofiche, 104.
15 Cfr. Gargani, op. cit.
Concetto e possibilit`
a
165
Lesempio dei testi in formato digitale mostra come sia possibile modificare la
dinamicit`a chiusa senza metterne in discussione il vincolo formale; in questo caso,
infatti, sintroduce qualcosa di diverso, ma in essa pensabile.
Come dicevo, le cose cambiano quando tutto ci`o non `e possibile. In questo
caso la prima e pi`
u semplice situazione che si pone `e quella in cui una domanda
ne trova risposta nella dinamicit`
a chiusa in cui sorge, ne risulta legittimata dalle
pur mutevoli pratiche. In questo caso si tratta di abuso linguistico, di scorrettezza
grammaticale.
La situazione si complica, invece, nel caso in cui un problema pur non trovando
soluzione nella dinamicit`
a chiusa in cui sorge, risulta legittimato nella forma di
vita. In altri termini, in questo caso la cosa da pensare `e una pratica inedita.
Dato che il linguaggio `e colorato, ma ci`o che appare tale sono gli oggetti di
cui si occupa, restando nel rapporto e nella dinamicit`a chiusa, lidea presupposta
`e la riconoscibilit`a a priori delloggetto, vale a dire il vincolo formale. Proprio
questultimo `e ci`
o che va messo in discussione, in quanto le pratiche eccedono
il linguaggio, poiche questultimo ed il suo concetto risultano essere, come visto,
prodotti per sottrazione e, in quanto tali, si collocano di fianco e non sopra al
reale16 , potendone cos` cogliere aspetti o differenze.
Per affrontare questo caso `e utile affiancare un paio di passi di Wittgenstein:
Dati i due concetti grasso e magro, saresti disposto a dire che mercoled` `
e
grasso e marted` `
e magro, o saresti meglio disposto a dire il contrario? (Io sono
propenso a scegliere la prima alternativa.) Ebbene, qui grasso e magro hanno
un significato diverso dal loro significato ordinario? Hanno un impiego diverso. Dunque, per parlar propriamente, avrei dovuto usare altre parole? Certamente no.
- Qui io voglio usare queste parole (con i significati che mi sono familiari). - Non
dico nulla delle cause del fenomeno. Potrebbero essere associazioni che hanno la loro
origine nella mia infanzia. Ma questa `
e unipotesi. Qualunque sia la spiegazione, quellinclinazione sussiste17 .
Devi dire cose nuove, e per`
o tante cose vecchie.
Devi dire in effetti solo cose vecchie che per`
o siano anche nuove!
Le diverse concezioni devono corrispondere a diverse applicazioni.
` proprio vero ci`
Anche il poeta deve sempre chiedersi: E
o che scrivo?. Il che
non deve necessariamente voler dire: Succede cos` nella realt`
a?.
Devi comunque portarti dietro qualcosa di vecchio.
Ma per una costruzione. -18 .
Un tale abuso legittimo `e, pertanto, qualcosa che non si rassegna ad essere
pensato nella regionalit`a strutturata in cui sorge19 . Di qui, proprio la presentazione
perspicua, fornendo una descrizione delle possibilit`a e dei limiti della dinamicit`a
chiusa, palesa proprio questa situazione irrisolvibile. Attraverso il riconoscimento
16 In
166
Concetto e possibilit`a
del vincolo formale, emerge che `e il vedere ad essere colorato e non gli oggetti. In
altri termini, il contesto linguisticizzato appare come tale e la dinamicit`a chiusa
appare, appunto, chiusa.
Va ricordato, per inciso, che, da quanto detto nei paragrafi precedenti, tutto ci`o
non vuol dire che si giunga a qualcosa di puro, di originario o alloggetto in
se, poiche la domanda posta, il problema da risolvere, a sua volta, gi`
a in qualche
modo, prefigura la direzione, o meglio le direzioni, in cui pu`
o trovare soluzione.
La relazione permette di pensare il fatto che degli elementi combinati in modi
diversi a partire da un contesto problematico, possano produrre qualcosa che ecceda
la dinamicit`
a chiusa in cui si collocano, possano far riferimento a diverse somiglianze
che non solo aumentano le possibilit`
a, come nel caso del rapporto, ma giungono a
mettere in discussione il vincolo formale.
Il fatto che la relazione riesca a pensare insieme il contesto di partenza, la
rottura del vincolo formale e luscita da una dinamicit`
a chiusa `e molto importante
perche evita di far scadere il discorso filosofico nella tematizzazione di una nozione
astratta e sterile di possibilit`
a, in quanto la relazione riesce a tenere legati questi
aspetti ad un contesto problematico e ad un crampo mentale da risolvere che
prefigura, e non predetermina, direzioni diverse e concrete per la sua soluzione, ad
esempio, introducendo o collegando diversamente nuovi e/o vecchi elementi di uno
o pi`
u giochi.
6.2.1
Possibile e impossibile
In base a quanto detto, la relazione non pu`o indicare, in un senso troppo generico,
il fatto che il tutto `e maggiore della somma delle parti, in quanto questultimo
approccio, una volta costruito, si muove allinterno di una dinamicit`a chiusa,
allinterno di una possibilit`a codificata20 . Di conseguenza, rispetto a quanto detto
nel capitolo precedente `e necessario precisare meglio il concetto di relazione. Ci`o
`e possibile solo ora in virt`
u degli strumenti di pensiero emersi interpretando la
filosofia di Wittgenstein.
La relazione fa riferimento alla rottura di una dinamicit`
a chiusa, e quindi fa
riferimento a possibilit`a non determinate (in quanto dinamicit`a chiusa), in quanto
la forma di vita eccede il linguaggio. La relazione, rispetto ad uno spettro di
possibilit`
a codificate, si apre allimpossibile, non assoluto21 , ma relativo ad uno
spazio di pensabilit`
a22 .
Essa fa riferimento al fatto che il metodo non `e solo un insieme di passi codificati
da compiere per raggiungere uno scopo, ma pu`
o anche essere pensato come una
via che si costruisce nel momento stesso in cui la si percorre.
20 Questo
punto emerger`
a pienamente nel prossimo capitolo. Sinteticamente si pu`
o dire che se `
e
la pratica a legittimare il linguaggio e a rendere possibile listituzionalizzazione di una pratica, la
relazione cerca di pensare latto di tenere insieme elementi diversi, al di l`
a di una loro codificazione.
21 Nella prospettiva che sto discutendo, parafrasando un passo di Wittgenstein, si pu`
o dire che
ci`
o che `
e assoluto lo dice la grammatica.
22 Si pensi a ci`
o cui da luogo la meccanica quantistica rispetto alla meccanica classica.
Concetto e possibilit`
a
167
168
Concetto e possibilit`a
Questo esempio, oltre a chiarire quanto detto sin qui, permette di mettere
meglio a fuoco unaltra questione. Come `e possibile pensare la possibilit`
a come
qualcosa dinterno e di eccedente rispetto ad una dinamicit`a chiusa, cos` `e possibile
pensare unimpossibilit`a interna ad una dinamicit`a chiusa (abuso illegittimo) ed
unimpossibilit`
a che eccede, e non esterna 24 , ad una dinamicit`a chiusa.
6.2.2
Coerenze e storie
Concetto e possibilit`
a
169
170
Concetto e possibilit`a
Capitolo 7
Dinamicit`
a chiusa del rapporto e della relazione
171
172
Dinamicit`
a chiusa del rapporto e della relazione
In questo senso `e possibile guardare le cose in tante maniere diverse non implica
distinzioni di rango3 , a meno che non ci si muova allinterno di una dinamicit`
a
chiusa strutturata, vale a dire in uno spazio in cui le possibilit`a risultano essere
gi`a costituite. Come `e emerso discutendo del concetto di rapporto, questo tipo di
atteggiamento non `e necessariamente la riproposizione di uno spazio dellessenza; `e
possibile, infatti, pensare ad una dinamicit`a chiusa del rapporto, alla costituzione
di uno spazio di possibilit`
a predeterminabili, ma non per questo essenziali.
Da questa prospettiva, se si considera la serie
12, 14, 13. . . [si tratta] di una tecnica estremamente poco pratica, ma non
sbagliata. Supponiamo che nella mia matematica io ometta sistematicamente il
13. Si potrebbe obiettare che a) essa `
e inservibile, b) che `
e priva dinteresse. E
in circostanze normali sarebbe proprio cos`. Ma se ci fosse gente terrorizzata dal
numero 13, questa matematica potrebbe essere di grande importanza4 .
Dinamicit`
a chiusa del rapporto e della relazione
173
Le difficolt`
a in cui cimbattiamo riflettendo sullessenza dei colori [. . . ] risiedono
certamente in questo: che non abbiamo soltanto un concetto di eguaglianza fra i
colori, ma ne abbiamo parecchi tra loro affini7 .
Non esiste il concetto puro di colore8 .
Il fatto che non ci sia il concetto di colore, vale a dire qualcosa di fisso o di fissato
una volta per tutte, dal quale far discendere univocamente tutte le caratteristiche
dei colori (tutte le possibilit`a), non `e necessariamente un problema. Un tale stato
di cose, al contrario, risulta essere una risorsa, in quanto permette di mostrare che,
anche laddove si volesse costruire una teoria, questa si limiterebbe a prescrivere
certe relazioni tra i colori piuttosto che altre, ma in se sarebbe infondanta. Questo
perche si tratterebbe di una istituzionalizzazione di una particolare logica dei
colori.
A mio modo di vedere, `e possibile interpretare una tale logica come lo stare
assieme di relazioni tra i colori. Naturalmente, come mostrano i passi, sono possibili
pi`
u logiche dei colori, di conseguenza sono possibili pi`
u modi di tenere assieme i
colori. Una tale plurivocit`
a non ha un senso negativo in quanto non `e presupposto
alcun concetto puro ed univoco di colore che in tal modo viene reso vago. Essa
rappresenta una risorsa in quanto permette la proliferazione di pi`
u significati diversi,
in pi`
u regionalit`
a strutturate.
Ciascuno di essi, pertanto, indicher`
a una logica diversa, una coerenza diversa,
che tiene insieme i colori.
Pi`
u in generale, ciascun modo di tenere assieme i colori non farebbe altro che
costruire loggetto con cui si ha a che fare ed il suo significato, vale a dire esso
mostra un modo specifico di avere a che fare con loggetto in questione, in altri
termini lo pensa in spazi di possibilit`
a determinati, in dinamicit`
a chiuse.
Se mi fermassi qui si potrebbe avere limpressione che la molteplicit`a di prospettive sia pensabile solo attraverso il concetto per sottrazione e la dinamicit`a
chiusa del rapporto.
Dal confronto tra la meccanica moderna e quella posteriore a Poincare `e emersa
sia una messa in discussione dei vincoli contenutistici sia di quelli formali. In questo
senso, la meccanica non-lineare non sostituisce un nuovo contenuto ad uno vecchio,
ma introduce elementi e criteri di scientificit`a diversi; basti far riferimento alla
netta opposizione tra la valutazione di Lagrange e quella di Poincare in merito alla
pertinenza di studi e strumenti geometrici e qualitativi.
Da questa prospettiva, rispetto allapproccio di Lagrange e Laplace, quello di
Poincare certamente rende pi`
u vaga la distinzione tra ordine e caos, tuttavia tale
vaghezza `e risultata essere una risorsa, se si considerano i risultati conseguiti attraverso lo sviluppo della via intrapresa da Poincare stesso. Lapproccio non-lineare,
rispetto al precedente, rappresenta una coerenza diversa, ma non necessariamente
contraddittoria; essa, in altri termini, tiene assieme gli elementi di una dinamica in
maniera diversa. Essa `e un diverso modo di considerare un sistema non-lineare,
7 Cfr.
8 Cfr.
174
Dinamicit`
a chiusa del rapporto e della relazione
7.1
Dinamicit`
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176
Dinamicit`
a chiusa del rapporto e della relazione
Dinamicit`
a chiusa del rapporto e della relazione
177
Di certo essa costruisce qualcosa di diverso rispetto alleffettualit`a cos` come `e stata
presentata, ed in particolare configura in maniera diversa il modo di concepire il
concetto di realt`
a.
Una chiara e fruibile esemplificazione di tutto ci`o `e data dal celebre esperimento
del gatto di Schr
odinger (figura 5).
Un gatto `
e posto allinterno di una camera dacciaio assieme al seguente
diabolico marchingegno: in un contatore Geiger c`
e una piccola quantit`
a di di
sostanza radioattiva, in modo tale che forse nellintervallo di unora uno degli atomi
decadr`
a, ma anche, con uguale probabilit`
a nessuno subir`
a questo processo; [. . . ]
se questo accade il contatore genera una scarica e attraverso un relais libera un
martello che frantuma un piccolo recipiente di vetro che contiene dellacido prussico.
Se lintero sistema `
e rimasto isolato per unora, si pu`
o dire che il gatto `
e ancora
vivo se nel frattempo nessun atomo ha subito un processo di decadimento. Il
primo decadimento lavrebbe avvelenato. La funzione donda del sistema completo
esprimer`
a questo fatto per mezzo della combinazione lineare di due termini che si
riferiscono al gatto vivo e al gatto morto, due situazioni mescolate o sfumate in
parti uguali15 .
Anche e soprattutto chi non si occupa di meccanica quantistica non pu`o non
notare qualcosa di strano: la fisica dei quanti ammette la possibilit`
a o, meglio, la
realt`
a che il gatto sia vivo e morto. Ora, come tutti gli esperimenti mentali e gli
esempi al limite, quello del gatto, oltre che a presentarsi in se e per se come problema,
serve innanzitutto a mettere a fuoco un problema che, nel caso specifico si pu`o
esprimere come segue. Il punto `e capire se e, eventualmente, come possono essere
tenuti assieme i, pur contraddittori, macroscopico e microscopico. In altri termini,
se il gatto non pu`
o essere effettualmente in uno stato di sovrapposizione, seguendo
Heisenberg bisogna capire cosa descrive la meccanica quantistica e, ammessa la
sua correttezza, come si possa giungere al gatto vivo o (= aut) al gatto morto
attraverso la misurazione, visto che, una volta aperta la camera dacciaio, il gatto
sar`
a o meno ancora tra noi, e tertium non datur.
15 Cfr. Gian Carlo Ghirardi. Unocchiata alle carte di Dio. Milano: Il Saggiatore, 2009, p. 331
che a sua volta cita le parole di Schr
odinger.
178
Dinamicit`
a chiusa del rapporto e della relazione
Dinamicit`
a chiusa del rapporto e della relazione
179
formino il linguaggio per mezzo del quale descriviamo la preparazione dei nostri
esperimenti e ne esprimano i risultati20 .
Ora, una volta compresa la tonalit`a che colora il vedere, non si tratta di
procedere verso un illusorio vedere puro, ma di provare a guardare in una
differente prospettiva, non necessariamente chiusa in se stessa, producendo e
confrontando giochi linguistici, vale a dire termini di paragone. I passi seguenti
precisano la concreta direzione di Heisenberg:
Il mutamento del concetto di realt`
a che si manifesta nella teoria dei quanta
non `
e una semplice continuazione del passato; esso appare come una vera rottura
nella struttura della scienza moderna21 .
Se si considera la parola stato come esprimente un potenzialit`
a piuttosto
che una realt`
a si pu`
o anche semplicemente sostituire il termine stato col
termine potenzialit`
a allora il concetto di potenzialit`
a coesistenti `
e del tutto
plausibile, giacch
e una potenzialit`
a pu`
o implicare altre potenzialit`
a o sovrapporsi ad
esse. [. . . ]. Negli esperimenti sugli eventi atomici noi abbiamo a che fare con cose e
fatti, con fenomeni che sono esattamente altrettanto reali quanto i fenomeni della
vita quotidiana. Ma gli atomi e le stesse particelle elementari non sono altrettanto
reali; formano un mondo di possibilit`
a e di potenzialit`
a piuttosto che un mondo di
cose e di fatti22 .
I simboli matematici con cui descriviamo queste situazioni osservative rappresentano, pi`
u che fatti, possibilit`
a. Si potrebbe dire che rappresentano uno stadio
intermedio tra il possibile ed il fattuale23 .
180
Dinamicit`
a chiusa del rapporto e della relazione
Leffetto di decoerenza
Loggetto in generale (il gatto) consiste formalmente di due sistemi dinamici: uno
descrivibile da coordinate collettive (il complesso macroscopico) e laltro da coordinate microscopiche. Essi sono detti rispettivamente: sistema collettivo e ambiente.
Questultimo pu`o essere inteso sia come esterno sia come interno alloggetto, in
questultimo caso fa riferimento alla sua materia.
Se si considera questultimo caso, si vede bene come il comportamento dei
singoli elementi che costituiscono il complesso `e diverso dal comportamento di
questultimo, in quanto i primi sono soggetti a comportamenti quantistici, mentre
il secondo `e soggetto alla fisica classica.
Volendo sintetizzare tutto ci`
o si pu`
o scrivere:
H = Hc + He
dove H indica il sistema globalmente considerato, mentre Hc e He rappresentano,
rispettivamente, la parte macroscopica e la parte microscopica27 . Nella forma
appena proposta queste vengono meramente giustapposte, senza che si consideri tra
loro alcun tipo di scambio energetico. In questo caso ci si trova di fronte ad una
situazione precedentemente descritta dalla nozione di rapporto, per la quale due
25 Con
Dinamicit`
a chiusa del rapporto e della relazione
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182
Dinamicit`
a chiusa del rapporto e della relazione
possibilit`a ad essere costituite, sia in generale sia nella specificit`a della preparazione
di un esperimento34 . Esse, in altri termini, non sono disponibili a priori.
7.2
Come si sar`a notato, i temi trattati in questi ultimi paragrafi sono stati esposti
utilizzando alcuni strumenti individuati nella parte filosofica di questo lavoro, a
partire da effettive esigenze filosofiche e scientifiche trattate nella prima parte. Ci`
o
permette di esplicitare chiaramente cosa dintende per dinamicit`
a chiusa della
relazione.
Con essa si sottolinea che un fenomeno diventa comprensibile se si pone attenzione allo stare insieme di elementi distinti ed inseparabili che si definiscono nel
momento stesso in cui interagiscono. Una siffatta dinamicit`a `e chiusa perche,
se `e vero che il significato emerge dalla pratica del tenere insieme, non bisogna
dimenticare che tutto ci`
o si svolge a partire da una regionalit`a strutturata e in
` infatti, inutile e sterile far riferimento ad una
virt`
u di un problema posto35 . E,
possibilit`
a pura, tanto pi`
u che ho discusso del significato proprio riconducendolo
alla possibilit`
a.
Presi isolatamente, sarebbe impossibile trovare una mediazione tra Hc e He ,
per il fatto che, cos` considerati, obbediscono a leggi contraddittorie.
Si vede bene come il fatto che il confine sia sfumato non `e necessariamente un
ostacolo, in quanto, rispetto alla fisica classica che `e generalmente analitica, la
meccanica quantistica presenta forti connotati olistici36 , nel senso che il significato
emerge dalla relazione tra elementi, come visto, estremamente eterogenei.
Da un punto di vista metodologico, attraverso la relazione `e possibile pensare
uno spazio di possibilit`a, per nulla predeterminabile a priori. In questa direzione,
il significato, pensato come pluralit`
a di possibilit`
a, si d`a nellatto stesso del tenere
insieme elementi diversi. Esso `e, dunque, nella relazione e non pu`o essere dedotto
matematicamente dalla combinazione di segni che, sfuggendo ad una non necessaria
oggettivazione, non permetto di sovraordinare nulla di sostanziale alla prassi, come
avviene, dopo listituzionalizzazione di una pratica, nel rapporto.
Mi pare che qui emerga bene la differenza, gi`a sottolineata, tra il modo di
pensare la molteplice possibilit`a proprio del rapporto e della relazione. Ci`o `e insito
nel modo in cui tali concetti costruiscono gli spazi di possibilit`a e nel modo in cui
gestiscono tutto ci`
o che eccede e che non pu`
o esser pensato in tali spazi.
34 Tra laltro questo mostra perch
e, pur parlando di relazione, sia necessario parlare di una
dinamicit`
a chiusa della relazione.
35 Potr`
a sembrare ripetitivo, ma penso che sia fondamentale sottolineare questo aspetto, in
quanto `
e essenziale sgomberare il campo da qualsiasi elemento che possa far confondere la relazione
come unastratta e sterile apertura di possibilit`
a.
36 Il termine olismo va pensato allinterno delle precisazioni fatto sul concetto di relazione
e in riferimento, di volta in volta, ad ogni singolo esperimento. In tal senso, mi riferisco alla
pratica del considerare insieme pi`
u elementi, e non necessariamente alla teoria dei quanti nella
sua totalit`
a.
Dinamicit`
a chiusa del rapporto e della relazione
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184
Dinamicit`
a chiusa del rapporto e della relazione
40 Cfr.
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