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ASCOLTARE IL TEMPO
ARACNE
Copyright © MMVIII
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracneeditrice.it
info@aracneeditrice.it
ISBN 978–88–548–1525–4
I NDICE
INTRODUZIONE ............................................................................... 21
PARTE PRIMA
«IL TEMPO COME RELAZIONE»
PARTE SECONDA
«TEMPO LINEARE»
PARTE TERZA
«TEMPO NON-LINEARE»
PARTE QUARTA
«AI CONFINI DEL TEMPO: LA STASI»
BIBLIOGRAFIA…………………………………………………..... 283
21
INTRODUZIONE
«E’ inesatto dire che i tempi sono tre: passato, presente, futuro.
Forse sarebbe esatto dire che i tempi sono tre:
presente del passato, presente del presente, presente del futuro.
Queste tre specie di tempi esistono in qualche modo nell’animo
e non vedo altrove:
il presente del passato è la memoria,
il presente del presente è l’intuizione,
il presente del futuro l’attesa».
«In te, spirito mio, misuro il tempo (in te, anime meus, tempora metior). È in
te, lo ripeto, che misuro il tempo. L’impressione che le cose producono in te
mentre passano e che perdura dopo il loro passaggio, è quella che io misuro
come presente, e non già le cose che, passando, lo produssero»3.
1
AGOSTINO, Confessioni, trad. it., M. Perrini cur., Editrice La Scuola, Brescia 1977, VII ed.,
p. 200.
2
Platone (V-IV sec a.C.), nel Timeo, attribuisce agli astri erranti nell’universo il compito di
definire la numerazione del Tempo e di assicurarne la conservazione. Aristotele (IV sec. a.C.),
nella Fisica, associa il concetto di movimento a quello di cambiamento giungendo in questo
modo ad una definizione di tempo quale “numero del movimento secondo il prima e il poi”. Il
concetto appare allora collegarsi all’idea di successione cronologica di eventi. Per Epicuro (IV-
III sec. a.C.) il tempo non ha esistenza in sé poiché l’universo è in realtà costituito da corpi e da
vuoto. Lucrezio (I sec. a. C.) precisa quest’ultima posizione affermando che al di fuori del vuoto
e della materia non c’è posto per un terzo stato: il tempo non esiste in sé stesso. Piuttosto è dagli
eventi stessi che scaturisce la coscienza del presente, del passato e del futuro. Cfr. E. EMERY,
Temps et Musique, L’Age d’Homme, Lausanne 1975, II ed., pp. 29-42.
3
AGOSTINO, op. cit., p. 204.
22 Introduzione
«Lo spirito attende, presta attenzione, ricorda: così che quello che attende,
divenuto nel presente oggetto dell’attenzione, passa nella memoria. Chi nega
che il futuro non esiste ancora? Tuttavia esiste già nello spirito l’attesa del
futuro. E chi negherà che il passato non esiste più? Tuttavia esiste ancora
nello spirito la memoria del passato. Non si può negare che il tempo presente
non abbia estensione, essendo solo un punto che passa. Tuttavia dura
l’attenzione, davanti alla quale ciò che vi appare corre verso la sua scomparsa.
Dunque non è lungo il futuro, che non esiste, ma è lunga l’attesa lunga di un
futuro; così non si può avere un passato lungo, dal momento che non esiste
più il passato, ma il lungo passato è la memoria lunga del passato»4.
4
Ivi, p. 205.
Introduzione 23
5
Quella che Bergson definiva durata: H. BERGSON, Essai sur les données immediates de la
conscience, 1889. Trad.it. Saggio sui dati immediati della coscienza, N.Ciusa (cur.), Società
Editrice Internazionale, Torino 1951.
Introduzione 25
6
J. KRAMER, The time of Music: New Meanings, New Temporalities, New Listening
Strategies, Schirmer, New York 1988.
7
Cfr. in bibliografia : L. B. MEYER ( 1956, 1957, 1973, 1989).
8
Cfr. in bibliografia: F. LERDAHL, & R. JACKENDOFF, (1983 a, 1983 b) e F. LERDAHL,
(1989, 2001).
9
Cfr. in bibliografia: M. IMBERTY (1981, 2005).
26 Introduzione
10
Si palesa il superamento dei dualismi krameriani (cfr. J. KRAMER, The time of Music:
New Meanings, New Temporalities, New Listening Strategies, cit., soprattutto il cap. 1. ed in
particolare i paragrafi 1.3: The Divided Mind e 1.4: The Dual Nature of Time, pp. 1-19) benché
si ritenga il suo lavoro un fondamentale punto di riferimento per lo studio del tempo in musica.
Introduzione 27
«Nella sua potenza misteriosa esso non lascia emergere nessun isolotto sul
quale si possa prender piede per abbozzare un giudizio o una definizione sul
suo conto. Ricopre con i suoi flutti tutto ciò che potremmo essere tentati di
opporgli; non conosce né soggetti né oggetti, non ha parti distinte, né
direzione, né inizio, né fine. Non è reversibile né irreversibile. È universale e
impersonale. Risulta caotico. E pur tuttavia è vicinissimo a noi, così vicino
che costituisce la base stessa della nostra vita. Diremmo quasi che è il
sinonimo della vita, nel senso più ampio del termine […] esso è percepito in
tutta la sua purezza quando non c’è alcun pensiero, alcun sentimento preciso
nella coscienza; la riempie allora interamente, cancella i limiti tra l’io e il non-
io, abbraccia tanto il mio divenire che il divenire dell’universo…li fa confluire
e confondersi, il mio io sembra dissolversi interamente in esso, senza che per
questo io provi un sentimento penoso di offesa all’integrità della mia
personalità. Al contrario, è il solo modo di rinunciare al proprio io senza fare
un atto di rinuncia vero e proprio. Noi ci confondiamo con le onde possenti,
impersonali, direi anonime del divenire, senza difficoltà, senza la minima
resistenza, addirittura con un senso di benessere e di quiete»12 .
13
H. BERGSON, op. cit., p. 30.
14
M. BORTOLOTTO, Fase seconda. Studi sulla Nuova Musica, Einaudi, Torino 1969, p. 19-
22.
PARTE PRIMA
1.
PROCESSI COGNITIVI
La memoria “presente del passato”
1
B. SNYDER, Music and Memory. An Introduction, The Massachusetts Institute of
Techonology Press, London 2000.
32 Capitolo 1
Memoria Musica
2
K. K. SHELEMAY, La musica e la memoria, in Enciclopedia della musica, vol. III, Musica e
culture, a cura di J.J. Nattiez, M. Bent, R. Dalmonte, M. Baroni, Einaudi, Torino 2003, p. 130.
3
L’idea di tale collegamento è scaturita dalla riflessione di Snyder su alcune considerazioni
di Stockhausen relative alla possibile esistenza di una diversificazione in livelli della struttura
musicale: B. SNYDER, op.cit., p. xiii.
4
La triplice suddivisione di Snyder offrirà la possibilità di far convergere almeno altri tre
fondamentali contributi allo studio dell’organizzazione in memoria della musica: quelli di
Michel Imberty, di Irène Déliège e di John A. Sloboda.
Processi cognitivi: la memoria “presente del passato” 33
sezione
fusione degli eventi raggruppamento
formale
melodico
1.1 Percezione
5
B. SNYDER, op.cit., p. 19.
34 Capitolo 1
6
Ivi, p. 4.
7
Questo processo riguarda la percezione sia del suono che del rumore: a questa motivazione
Snyder riconduce la scelta di utilizzare la categoria “event fusion” piuttosto che “pitch fusion”:
ivi, p. 123.
8
Ivi, p. 23.
9
Ivi, p. 13.
Processi cognitivi: la memoria “presente del passato” 35
1.2 Raggruppamento
10
Si parla di raggruppamenti primitivi in quanto a questo stadio del processo informativo
non c’è praticamente un coinvolgimento della memoria che verrà interessata in fasi successive
per forme più estese di raggruppamenti: ivi, p. 21.
11
Ivi, p. 13.
12
Ivi, pp. 13-14.
13
Ivi, p. 31.
36 Capitolo 1
Raggruppamento melodico
Raggruppamento ritmico
14
Ivi, pp. 37-38.