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MAFIA INCHIESTA SUGLI UOMINI POLITICI ITALIANI CHE HANNO

AVUTO CONTATTI CON COSA NOSTRA


Aglieri Rinella Giovanni
Ex sindaco di Termini Imerese. E stato arrestato l8 maggio 1996 con laccusa
di concorso esterno in associazione mafiosa nelloperazione antimafia
denominata Hamburger Hills durante la quale sono stati sequestrati beni per
circa mille miliardi di vecchie lire tra cui 130 villette bifamiliari, 50
appartamenti e altri immobili acquistati, secondo gli investigatori, riciclando
denaro proveniente dal traffico di stupefacenti e da altre attivit illegali di Cosa
Nostra. Sono finiti in manette anche Francesco Drago Ferrante ed il figlio
Paolo (pare che alla cattura sia sfuggita una quarta persona) che, secondo gli
inquirenti, avrebbero favorito investimenti immobiliari di varie famiglie di
Termini Imerese, Trabia e Caccamo.
Arrestato in passato per bancarotta fraudolenta, Rinella stato direttore della
sede del Banco di Sicilia di Termini Imerese e successivamente ha ricoperto la
carica di sindaco del paese. <<Era rappresentante della corrente Dc affermano gli inquirenti - che faceva capo all' on. Salvo Lima e avrebbe
concesso prestiti a mafiosi privi di garanzia e coperture>>. L' ex sindaco
avrebbe anche intascato tangenti da imprenditori ai quali aveva concesso fidi,
sostenendo che servivano per ''finanziare'' la corrente democristiana. Un altro
dirigente del Banco di Sicilia, Antonio Zammitti, coinvolto in una inchiesta
giudiziaria, ha dichiarato che il Rinella si era trovato in difficolt per un
ammanco di svariati miliardi e che in suo favore <<intervenne l'on. Mario D'
Acquisto, molto probabilmente presso il consiglio d'amministrazione del Banco
di Sicilia, fermando ogni iniziativa volta ad accertare le responsabilit di Aglieri
Rinella>>. Zammitti ha sostenuto di avere appreso questa circostanza da un
funzionario del servizio legale del Banco.
All' indagine hanno contribuito numerosi collaboratori di giustizia, tra questi
Salvatore Barbagallo il quale ha sostenuto che il complesso edilizio ''Golden
Hill'' rappresentava <<un colossale investimento per Cosa nostra sin dagli anni
'80>>. <<Originari finanziatori dell' operazione - ha aggiunto il pentito furono l' ex capo di Cosa Nostra Michele Greco, Pippo Calo', Lorenzo Di Gesu',
Giuseppe Panzeca e Domenico Rancadore>>.
Angelo Siino, deponendo nel processo allex sindaco, ha dichiarato:
<<Giovanni Aglieri Rinella, l'ex sindaco di Termini Imerese, era una persona
che pensava solo alla sua tasca e non l' ho mai utilizzato per ottenere
appalti>>. E ancora: <<Alberto Gaeta (uomo d' onore di Termini Imerese ndr)
mi port nell' ufficio di Aglieri Rinella - ha aggiunto il pentito - nella sede del
Banco di Sicilia di Termini. Ricordo che si arrabbi molto, perch riteneva di
essere controllato e queste visite lo avrebbero messo in cattiva luce. Uscendo
dalla banca dissi a Gaeta che avrei utilizzato altri canali per gli appalti>>.
Secondo l' accusa, limputato, nella sua qualit di sindaco di Termini Imerese,
aveva ostacolato la realizzazione di un centro per il recupero di
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tossicodipendenti che doveva essere gestito dal sacerdote Gino Sacchetti che
ha lasciato la Sicilia dopo essere stato vittima di alcuni atti intimidatori. Rinella
avrebbe cos favorito gli imprenditori Pietro Drago Ferrante ed i suoi due figli
(tutti e tre arrestati) nella costruzione di un grande complesso edilizio, il
Golden Hill, confiscato di recente dalla magistratura.
Per Aglieri, in carcere per 22 mesi, il Pm Salvo De Luca aveva chiesto la
condanna ad otto anni di detenzione, ma la I sezione del Tribunale di Palermo
lo ha assolto il 9 giugno 1998 per non aver commesso il fatto. Il 21 luglio 1999
Aglieri stato assolto anche in secondo grado, non essendoci stato ricorso, la
sentenza diventata definitiva. Successivamente, nel 2003, lex sindaco di
Termini Imerese viene condannato per corruzione con laggravante dellart. 7
(per i reati di mafia) insieme allex giudice Giuseppe Prinzivalli. La sentenza
confermata in II nel 2005. Attualmente si in attesa della motivazione della
sentenza dappello.
And Salvo
Socialista, ex ministro alla Difesa nel governo Amato stato rinviato a giudizio
il 24 novembre 1994 dal gip Antonino Ferrara su richiesta dei pm Mario Amato
e Nicol Marino dopo aver ottenuto lautorizzazione a procedere dal Parlamento
il 20 aprile 1993. Laccusa di voto di scambio con il clan catanese del boss
detenuto Benedetto Santapaola. Lindagine era scaturita dalle dichiarazioni del
pentito Claudio Severino Samperi secondo il quale And avrebbe intrattenuto
rapporti con gruppi mafiosi legati a Santapaola in cambio del sostegno in
occasione delle elezioni locali e nazionali, almeno a partire dal 1984. A
proposito dei presunti incontri tra And e lesponente mafioso, i magistrati
scrivono nella richiesta di autorizzazione: <<Il Samperi faceva riferimento ad
incontri che si erano svolti tra lOn. And ed il Santapaola, allepoca gi
latitante e, a specifica domanda, rispondeva che il Santapaola si era deciso a
sostenere il parlamentare in cambio della promessa fatta da questultimo di
favorire lui ed i componenti dellorganizzazione, aggiungendo, tuttavia, che
lOn. And non mantenne pienamente le promesse fatte, cos da provocare
malcontento nel Santapaola>>. E si citano presunti contatti che avrebbe avuto
Alfio Spadaro, addetto allufficio stampa della segreteria politica di And, con
un prestanome del gruppo Santapaola: si indicano dei fax scambiati con
imprenditori sospettati di essere dei nomi di comodo ed anche iniziative
economiche intraprese da Spadaro.
Nelle sue deposizioni Samperi ha parlato anche delle modalit con cui la cosca
del Santapaola avrebbe assicurato il sostegno allOn. And, <<distribuendo
capillarmente, quartiere per quartiere, in base alla presenza del gruppo nel
territorio, facsimili elettorali del parlamentare>>. Infatti, ha detto il pentito:
<<Ogni responsabile dei vari gruppi dellorganizzazione si preoccupava di
propagandare nel territorio di propria influenza il nome dellOn. And>>.
La polizia avrebbe scoperto inoltre, sempre in seguito alle dichiarazioni di
Samperi, un biglietto in una villa a Mascalucia. I magistrati ricordano che nella
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casa era stato trovato <<un bigliettino, in cartoncino, intestato Camera dei
Deputati, vergato a mano con la scritta cari saluti, Salvo And>>.
Ad accusare And sarebbero anche, altri due pentiti: Carmelo Grancagnolo e
Giuseppe Ricciardello.
Analoga versione forn, il 23 novembre 1994, in una deposizione nellaula
bunker del carcere romano di Rebibbia, il boss pentito Giuseppe Pulvirenti u
Malpassotu che specific come <<And non mantenne le promesse>> che
avrebbe fatto. Anche il pentito Francesco Pattarino ha parlato di numerosi
politici che sarebbero stati usati per cortesie reciproche tra i diversi clan
siracusani e catanesi. Linteresse del clan Santapaola per And, secondo
Pattarino, avrebbe riguardato appoggi forniti al gruppo da parte
dellesponente socialista. Sempre al processo Salvo And (quello per voto di
scambio) il 29 maggio 1997 Giovanni Brusca ha raccontato che la strategia di
Cosa Nostra per colpire la corrente di Claudio Martelli, colpevole di aver
tradito le presunte promesse fatte alla mafia, avrebbe incluso anche la
morte, nel 92, dellex ministro della difesa Salvo And. Inoltre Brusca ha
riferito di avere sentito parlare di And da Eugenio Galea, genero del boss
pentito Giuseppe Pulvirenti, che lo stesso pentito ha affermato essere stato tra
l89 e il 93 il portavoce di Cosa Nostra tra Palermo e Catania. In
quelloccasione si sarebbe parlato della possibilit di togliere di mezzo qualche
personaggio importante facendo il nome di And.
Orazio Pino, pentito, rappresentante della famiglia Pulvirenti a Misterbianco deponendo sempre nel processo per voto di scambio a Salvo And - davanti ai
giudici della terza sezione del Tribunale di Catania, ha detto che Cosa Nostra,
che <<aveva fatto votare tutti per lui, anche i latitanti>>, aveva intenzione di
<<fare cose brutte>> allesponente socialista perch non mantenne le
presunte promesse. Sempre a detta di Pino, And avrebbe avuto lappoggio del
clan di Piddu Madonia. <<Fu il cognato del boss Gianfranco Santoro che mi
disse che appoggiavano And e che il loro contatto era lassessore socialista al
comune di Catania, Fratantoni>>.
Il 21 novembre 1996 doveva deporre come teste daccusa nel processo a
carico dellOn. And anche Maurizio Avola che si avvalso della facolt di non
rispondere, dichiarando di <<non essere a suo agio>> con il presidente del
Tribunale Antonino Cardaci.
Anche lex ministro dei lavori pubblici di Cosa Nostra Angelo Siino ha parlato di
And. O meglio, di un presunto incontro avvenuto a Catania, tra il boss
Giuseppe Ercolano (cognato del capomafia Nitto Santapaola) e lex ministro
And. A detta del Siino, Ercolano gli rifer che una volta, mentre discuteva con
And, sopraggiunse unauto della polizia ed i due <<si nascosero in un vano
segreto che Ercolano aveva fatto ricavare sotto una scala che si elevava
idraulicamente>>. Siino lo indica (And ndr) anche come <<uno dei veri
gestori dellaffare agrolimentare>>. Inoltre, dichiarazioni sempre del Siino
sono state trasmesse dalla Dda di Palermo alla procura di Catania in seguito
allinterrogatorio del 26 agosto 1997, condotto dai sostituti procuratori
Gioacchino Natoli e Luigi Patronaggio. Il Siino ha riferito di un presunto
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incontro avuto con il boss Nitto Santapaola a cui aveva chiesto di <<gestire gli
appalti in provincia di Catania>>.
Anche il confidente Luigi Ilardo, nipote del boss Giuseppe Piddu Madonia lo
indic come vicino alla cosca di Nitto Santapaola.
And ha inoltre subito altri procedimenti penali per reati diversi. Il 23 luglio
1994 venne arrestato dai Carabinieri del Ros di Catania con Rino Nicolosi e
Antonino Drago nellambito dellinchiesta sullappalto per la ristorazione
dellospedale Vittorio Emanuele di Catania. Poco dopo (5 ottobre 1994) stato
scarcerato e il 17 marzo 2000 assolto. Nel 1995 la I Corte dAppello del
Tribunale di Catania ha condannato And in primo grado a 5 anni e 6 mesi per
corruzione in relazione alle tangenti pagate a politici, amministratori pubblici e
funzionari per la costruzione del Centro Fieristico Le Ciminiere di Catania.
Pena confermata in Appello il 23 giugno 1998, ma annullata con rinvio dalla
Cassazione il 30 settembre 1999.
Il 21 dicembre 2002 la Sentenza della II Sezione della Corte dAppello si e
conclusa con la prescrizione del reato. Confermata in Cassazione il 27 febbraio
2004.
Per la vicenda dellAgroalimentare (contro la quale si era schierato il
funzionario Giovanni Bonsignore ucciso dalla mafia nel 1990) di Catania And
stato assolto con sentenza passata in giudicato.
Il 4 agosto 1995 Salvo And era finito nel registro degli indagati assieme allex
presidente della Corte dAssise dAppello di Messina, Giuseppe Recupero, oggi
in pensione e allex presidente della Regione Sicilia, Giuseppe Campione. Le
accuse contestate erano di associazione mafiosa e corruzione. Secondo il
sostituto procuratore Francesco Mollace, Campione, And e Recupero
sarebbero intervenuti per favorire lassoluzione dallaccusa di strage di Pietro
Scarpisi, indicato, con Vincenzo Rabito, quale esecutore materiale
dellattentato, di cui sarebbero stati mandanti i cugini Michele e Salvatore
Greco. And stato interrogato due volte dal Sostituto della Dda di Reggio
Calabria Francesco Mollace. Linterrogatorio si inser nellinchiesta sul presunto
pilotaggio della sentenza, con la quale, nel dicembre del 1998, la Corte
dAssise dAppello di Messina assolse gli imputati del processo per lomicidio del
giudice Rocco Chinnici, degli uomini della scorta e del portiere, avvenuta il 29
luglio 1983 in via Federico Pipitone a Palermo. Linchiesta stata
successivamente archiviata.
Andreotti Giulio
Senatore a vita, nominato dal presidente della Repubblica Francesco Cossiga.
Politico democristiano, sette volte presidente del Consiglio. Ventisette volte
messo in stato d'accusa dal Parlamento. Processato a Palermo con l'accusa di
essere stato il massimo referente politico dell'organizzazione mafiosa siciliana
Cosa Nostra.
E il 27 marzo del 1993 quando la procura di Palermo, diretta dal dott. Gian
Carlo Caselli, chiede al Senato lautorizzazione a procedere nei confronti del
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senatore a vita Giulio Andreotti, accusato di concorso esterno in associazione


mafiosa. Qualche mese pi tardi, il 30 giugno del 1993, lautorizzazione viene
concessa e il 26 settembre del 95 dopo la modifica dellimputazione in
partecipazione ad associazione mafiosa inizia il processo nellaula bunker
dellUcciardone, a Palermo. 36 i collaboratori di giustizia ascoltati nelle varie
udienze dibattimentali. Tra questi Tommaso Buscetta e Balduccio Di Maggio
che agli inquirenti aveva parlato del presunto incontro tra limputato e Tot
Riina ai fini dellaggiustamento del maxiprocesso - durante il quale ci sarebbe
stato il famoso bacio tra i due. La sentenza di primo grado arriva il 23 ottobre
del 99. La V sezione del tribunale di Palermo, presieduta dal giudice Francesco
Ingargiola, assolve limputato perch il fatto non sussiste in base allart. 530
comma 2, insufficienza di prove.
Nella sentenza si racconta, tra le altre cose, dei legami del Senatore con il
bancarottiere Michele Sindona, mandante dellomicidio dellavv. Giorgio
Ambrosoli. <<Andreotti - scrivono i giudici - rappresent per Sindona un
costante punto di riferimento, anche durante la latitanza. Il raccordo tra i due
era noto a settori di Cosa Nostra, i quali contestualmente operavano in modo
illecito a favore del finanziere Sindona considerava Andreotti un
importantissimo punto di riferimento politico, cui potevano essere rivolte le
proprie istanze per la sistemazione della Banca Privata e dei procedimenti
penali in Italia e UsaA questo atteggiamento di Sindona fece riscontro un
continuativo interessamento di Andreotti mentre ricopriva importantissime
cariche governative>>.
Andreotti <<assicur il proprio attivo impegno per la soluzione dei problemi
dordine economico-finanziario e giudiziario del Sindona>>. Andreotti nega.
Ma, secondo i giudici, <<non pu considerarsi attendibile>>. Sono provate
infatti le sue pressioni su <<organismi istituzionali (in particolare, sulla Banca
dItalia) tramite soggetti pienamente affidabili per il medesimo esponente
politico in grado di operare efficacemente in favore di Sindona>>. Nel
settembre dello stesso anno un altro verdetto, questa volta del Tribunale di
Perugia, lo scagiona dallaccusa di essere il mandante dellomicidio del
giornalista Mino Pecorelli. Ad accusarlo di tale reato, era stato ancora una volta
Tommaso Buscetta al quale crederanno i giudici dAppello che il 19 settembre
del 2002 condanneranno il senatore a 24 anni di reclusione insieme a don Tano
Badalamenti. Lomicidio del direttore di O.P., si legge nella sentenza, fu
richiesto a Gaetano Badalamenti dai cugini Salvo su interessamento del
senatore Andreotti. Ma sar definitivamente assolto in Cassazione. Il 19 aprile
del 2001 si svolto a Palermo invece il secondo grado del processo per
partecipazione ad associazione mafiosa dopo il ricorso della Procura Generale
rappresentata dai pg Daniela Giglio e Anna Maria Leone. Le quali il 14 marzo,
dopo una requisitoria durata otto udienze, hanno chiesto per limputato una
condanna a 10 anni di carcere. Il 18 aprile sono cominciate le arringhe
difensive e il 16 gennaio del 2003 la corte presieduta da Salvatore Scaduti ha
sospeso la discussione per sentire il collaboratore di giustizia Antonino Giuffr
che accusa il Senatore a vita: <<Era punto di riferimento per Cosa Nostra>>.
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Il 14 marzo viene ascoltato anche laspirante collaboratore Pino Lipari,


descritto dallaccusa come un depistatore. Lipari scagiona il Senatore
Andreotti: <<Era contro Cosa Nostra, per questo stato punito con un
complotto>>.
Il 4 aprile del 2003 la difesa chiede lassoluzione di Andreotti perch il fatto
non sussiste e deposita una memoria di oltre 1200 pagine. Il 2 maggio 2003
arriva il verdetto dei giudici della I sezione della Corte dAppello di Palermo:
Prescrizione per il reato di associazione per delinquere commesso fino alla
primavera del 1980 e assoluzione per insufficienza di prove formula
dubitativa espressa dal comma 2 dellarticolo 530. Si legge nella motivazione
della sentenza: <<Andreotti ha commesso il reato di partecipazione
allassociazione per delinquereconcretamente ravvisabile fino alla primavera
1980estinto per prescrizioneLimputato ha indotto i mafiosi a fidarsi di lui e
a parlargli anche di fatti gravissimi (come lassassinio di Mattarella) nella sicura
consapevolezza di non correre il rischio di essere denunciati, ha omesso di
denunciare le loro responsabilit, malgrado potesse, al riguardo, offrire
utilissimi elementi di conoscenzaAveva una propensione a intrattenere
personali, amichevoli relazioni con esponenti di vertice di Cosa Nostra(per)
utilizzare la struttura mafiosa per interventi extra ordinemforme di intervento
para-legale che conferisce, a chi sia in possesso dei canali che gli consentano
di sperimentarle, un surplus di potere rispetto a chi si attenga ai mezzi
legaliLa manifestazione di amichevole disponibilit verso i mafiosi stata
consapevole e autentica e non meramente fittiziaI fatti non possono
interpretarsi come una semplice manifestazione di un comportamento solo
moralmente scorretto e di una vicinanza penalmente irrilevante, ma indicano
una vera e propria partecipazione alla associazione mafiosa, apprezzabilmente
protrattasi nel tempo>>. La II sez. penale della Cassazione presieduta da
Giuseppe Cosentino, il 15 ottobre 2004, ha confermato la sentenza dappello e
ha condannato limputato al pagamento delle spese processuali.
Amendolia Antonino
Parlamentare dellAssemblea siciliana nella coalizione dei Liberalsocialisti.
Il 16 aprile 2003 finito nellelenco degli indagati per concorso esterno in
associazione mafiosa, assieme allex assessore regionale agli Enti locali della
Regione Sicilia Salvino Barbagallo che deve rispondere di voto di scambio.
Barbagallo, tramite un intermediario, avrebbe versato 50 milioni di vecchie lire
in cambio della promessa di un pacchetto di voti.
Nellinchiesta, coordinata dai sostituti procuratori della Dda di Catania, Ignazio
Fonzo e Agata Santonocito, indagato anche Marcello Parasiliti Paracello,
anchegli accusato di voto di scambio. Secondo quanto emerso da
intercettazioni ambientali compiute dai carabinieri anche Paracello avrebbe
versato 150 milioni di lire, in rate, al clan Laudani per ottenere appoggio
elettorale. Anche se poi Paracello non fu eletto.
Secondo la Procura diversa la posizione di Amendolia come componente della
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Commissione Antimafia, incarico dal quale si autosospeso il 18 aprile 2003


inviando una lettera al presidente dellAntimafia regionale, Carmelo Incardina.
Il deputato si sarebbe messo a disposizione della famiglia del clan Laudani
prima di essere eletto allArs nel giugno del 2001.
Il 29 novembre 2003 la Procura di Catania ha chiesto il loro rinvio a giudizio.
Ma in sede di giudizio abbreviato Il gup di Catania Antonino Ferrara il 25
febbraio 2004, ha deciso per lui il proscioglimento dallaccusa di concorso
esterno in associazione mafiosa. Sono stati rinviati a giudizio, invece, sia
Barbagallo che Paracello.
Bartolo Pellegrino
Ex assessore regionale al territorio e allAmbiente del partito Nuova Sicilia.
Nel febbraio 2002, scatta loperazione Golden Oranges che trae in arresto 11
presunti affiliati della cosca mafiosa siciliana di Monreale. Nellordinanza di
custodia cautelare emessa dal gip di Palermo Fabio Licata su richiesta dei
sostituti procuratori Franca Imbergamo, Salvo De Luca e Francesco Del Bene
emerso il nome dellassessore al territorio Bartolo Pellegrino segretario della
formazione Nuova Siciliarappresentata
allArs da 4 deputati. Sebbene la procura abbia affermato che non ci
sarebbero indagini in corso sui politici, sarebbe riconducibile al Pellegrino la
voce registrata il 20 ottobre 2000 nel corso di unintercettazione ambientale
effettuata nellabitazione dellimpiegato postale Antonino Sciortino, durante
una riunione in cui avrebbe partecipato, tra gli altri Benedetto Buongusto,
considerato uno dei capi della cosca di Monreale. Lonorevole si difende : Ho
partecipato a una riunione politica a casa loro ma nulla di pi. Di altro avviso
gli investigatori. Non si trattava di una riunione politica, assicurano, ma di un
vero proprio incontro finalizzato a stabilire le modalit amministrative
attraverso cui la cooperativa XXI marzo, controllata da Buongusto, avrebbe
dovuto acquisire il controllo di alcuni beni confiscati a Cosa Nostra, tra cui il
capannone sito in Monreale, in via circonvallazione, gi appartenuto al capo
della famiglia mafiosa di Monreale, il latitante Balsano Giuseppe arrestato il
21 maggio 2002. Nei documenti al vaglio della magistratura viene evidenziato
che Pellegrino avrebbe dato consigli per lassegnazione di un immobile a
esponenti in odor di mafia, inoltre le intercettazioni ambientali lo avrebbero
registrato mentre sosteneva parole poco cortesi nei confronti dellArma,
parlando dei carabinieri li avrebbe definiti sbirri.
Il rappresentante della giunta regionale ha confermato di aver partecipato ad
un pranzo a Monreale in cui era presente anche un meccanico, Benedetto
Bongusto, arrestato una settimana prima per associazione mafiosa e indicato
vicino al boss latitante Giuseppe Balsano. Pellegrino ha spiegato di avere
accettato l invito perch amico del padrone di casa, Salvatore Sciortino che
conoscevo - dice - da quando era stato assessore comunale nella giunta di
centro sinistra.
L esponente della giunta regionale siciliana ha puntualizzato di non avere mai
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usato la parola infame nel corso dei colloqui con alcuni degli inquisiti ed ha
sostenuto che la definizione sbirro da lui utilizzata ha un significato positivo:
sta ad indicare ha spiegato - la devozione con cui i carabinieri onorano la loro
divisa. Sono a posto con la mia coscienza ha pi volte sottolineato l
assessore - se non lo fossi mi sarei gi ritirato in campagna. Il 19 dicembre
2002 Pellegrino si autosospeso dal suo incarico con gli elogi del Governatore
Cuffaro che nel suo discorso allArs, durante la discussione sul caso, affermava
<<per legge non doveva dimettersi o sospendere le sue funzioni dalla carica
ma lo ha fatto per atto di sensibilit politica>>. <<Ritengo aveva aggiunto il
presidente della Regione - che occorre esprimere apprezzamento per la
decisione liberamente assunta dallassessore Pellegrino di autosospendersi
dalla responsabilit politica e amministrativa che ha ricoperto nella Giunta di
Governo.
Ora il procedimento, che ancora aperto, tende a ricostruire la natura dei
legami tra i boss mafiosi di Monreale e Bartolo Pellegrino, indagato per false
informazioni al pubblico ministero.
In aula il 30 marzo 05 il sostituto procuratore Francesco Del Bene, durante la
requisitoria che riguarda otto imputati della cosca di Monreale, ha sottolineato
il fatto che il politico, eletto nel 2001 al parlamento regionale, e per il quale e
stato sospeso il procedimento penale, e stato coinvolto nellinchiesta per via
delle intercettazioni effettuate durante lindagine. Secondo il pm Pellegrino ha
mentito sui rapporti che avrebbe intrattenuto con i boss mafiosi di Monreale e
sugli incontri avuti con Benedetto Buongusto (arrestato nel 2002 e per il quale
il pm ha chiesto ai giudici della terza sezione del tribunale la condanna a 18
anni di carcere, la pena pi alta fra tutti gli otto imputati) e con Balsano. Da
qui la sua iscrizione nel registro degli indagati. Attualmente il procedimento a
carico di Bartolo Pellegrino ancora sospeso.
Il 5 maggio 2005 Buongusto stato condannato a 12 anni di reclusione dalla
terza Sezione del Tribunale di Palermo.
Battaglia Antonio
Senatore della Repubblica e vicepresidente del gruppo di AN di Termini
Imerese.
Da avvocato ha difeso, tra gli altri, il corleonese Leoluca Bagarella.
Viene iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Palermo il 22 gennaio
2003 per concorso esterno in associazione mafiosa in seguito alle dichiarazioni
di Antonino Giuffr che lo cita tra i politici in contatto con Cosa nostra.
<<Alle elezioni del '94 l'avvocato Antonio Battaglia mi chiese il via libera a
candidarsi al senato ed io, dopo aver consultato Provenzano, gli diedi il mio 'sta
bene', aprendogli le porte soprattutto a Bagheria>> ha detto il collaboratore di
giustizia nelludienza che si svolta nellaula bunker di Milano nel processo alle
talpe della Dda il 9 marzo 2005. <<Antonio Battaglia - ha detto Giuffr - mi
chiese di fare un intervento su Bagheria, perch lui aveva paura di andarci. Mi
sono adoperato con Provenzano e per lui si sono aperte le porte della citt ed
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stato accolto con la musica. Noi ci siamo messi da parte e lui magari andato
avanti con i suoi appoggi politici locali. A noi non interessava apparire, e una
volta introdotto, era lui a farsi largo, come successo per altri politici>>.
Battaglia viene eletto nel 1994. Rispondendo alle domande dell'avvocato
Amato, che chiedeva se la cosca mafiosa avesse influito sulle campagne
elettorali a Bagheria, Giuffr ha detto: <<Se non c'era lo 'sta bene' di Cosa
nostra o di Provenzano il candidato per le elezioni regionali, nazionali o
europee, da Bagheria poteva passarci solo dall'autostrada, restando cio
lontano dalla citt>>.
Nonostante quanto riferito dal collaboratore la Procura di Palermo ha chiesto
per Battaglia larchiviazione dellinchiesta.
Berlusconi Silvio
Presidente del Consiglio.
Fondatore di Forza Italia. Presidente del Consiglio dei ministri nel 1994 e nel
2001.
Il 1983 - con linchiesta su droga e riciclaggio - rappresenta il punto di
partenza per il Cavaliere di un lungo iter giudiziario che vede al centro delle
accuse lui e il suo impero. Indagato per corruzione e tangenti, Berlusconi se la
cava quasi sempre con archiviazioni, reati estinti per intervenuta amnistia,
assoluzioni per insufficienza di prove e prescrizioni.
Ma le ombre pi inquietanti intorno al Cavaliere sono quelle che lo vedono
relazionarsi personalmente con esponenti al vertice di Cosa Nostra gi dagli
anni Settanta. Una lunga e articolata vicenda che lo trascina insieme al suo
amico e fedele collaboratore, Marcello DellUtri (condannato lo scorso anno per
concorso esterno in associazione mafiosa), come imputato nel processo sui
mandanti esterni delle stragi del 92/93. Sono le procure di Firenze e
Caltanissetta quelle impegnate a chiarire le responsabilit esterne a Cosa
Nostra che avrebbero concorso alla morte dei magistrati palermitani con le
stragi di Capaci e Via dAmelio nel 92, e quelle al patrimonio artistico in cui
vennero colpite vittime innocenti nel 93 a Firenze, Roma e Milano.
Le indagini preliminari sull'eventuale ruolo che Berlusconi e Marcello Dell'Utri
potessero aver avuto in quelle vicende sono state formalmente chiuse con le
archiviazioni nel 1998 a Firenze e nel 2002 a Caltanissetta. Sia a Firenze che a
Palermo si continua per a indagare sui cosiddetti mandanti occulti delle stragi:
il fascicolo aperto contro ignoti.
Nonostante le posizioni dei due esponenti milanesi siano state chiuse, i decreti
d'archiviazione hanno avuto parole pesanti nei confronti degli ambienti
Fininvest.
Tutto ruota intorno alla figura cardine di Marcello DellUtri, uomo daffari vicino
alla famiglia Berlusconi e considerato dai magistrati quale testa di ponte tra gli
ambienti mafiosi siciliani e Arcore.
E il pentito Francesco Di Carlo, ex capomafia di Altofonte (PA), a parlare di un
incontro avvenuto nel 74 tra il presidente del Consiglio, preoccupato di un
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possibile rapimento del figlio Piersilvio, e Stefano Bontate, Mimmo Teresi,


Gaetano Cin, Marcello DellUtri (organizzatore dellincontro) e lo stesso
pentito. La riunione si sarebbe svolta a Milano, presso il palazzo della
Edilnord.
In quelloccasione Bontade avrebbe offerto protezione alla famiglia Berlusconi e
a tal fine avrebbe inviato ad Arcore Vittorio Mangano, boss della famiglia
mafiosa di Porta Nuova che fu effettivamente assunto come stalliere.
Al riguardo era stato interrogato anche il collaboratore Gaspare Mutolo, il quale
aveva dichiarato sul progetto di rapimento di Piersilvio, che i mafiosi avrebbero
desistito in quanto, come gli fu detto dal mafioso Pippo Bono, ormai
l'imprenditore era entrato in contatto con Cosa Nostra. In quegli anni di
permanenza ad Arcore - nel corso dei quali svolge il ruolo di protettore dei figli
di Berlusconi - Mangano entra ed esce di prigione varie volte, gi indagato per
reati che vanno dalla ricettazione alla tentata estorsione e posto agli arresti tre
volte. Secondo il rapporto dei carabinieri di allora, DellUtri avrebbe chiamato
Mangano pur essendo perfettamente a conoscenza () del suo passato poco
corretto.
Il tam tam delle vicende giudiziarie del boss arriva nelle redazioni giornalistiche
milanesi, la voce che Berlusconi tiene in casa un mafioso. Mangano decide di
lasciare Arcore e la famiglia Berlusconi per qualche mese si rifugia in Spagna e
in Svizzera. Quando ritorna in Italia, Berlusconi si iscrive alla loggia massonica
P2. Il fascicolo 625 ha il numero della sua tessera 1816. Sar lo stesso
Cavaliere a confermarlo nel novembre 1993. Uniniziazione, la sua, che fu
accolta agli inizi del 78 dal venerabile Licio Gelli.
A quel punto limpero Berlusconi si espande. Limprenditore termina la
costruzione di Milano 2, alla quale segue quella di Milano 3, e investe in
Sardegna con il faccendiere Flavio Carboni per la realizzazione del progetto
Olbia 2.
Nellimpianto accusatorio del processo che vede il senatore DellUtri indagato
per concorso esterno in associazione mafiosa reato per il quale stato
condannato a 9 anni in primo grado di giudizio si parla di di 113 misteriosi
miliardi di vecchie lire dellepoca che sarebbero affluiti nelle holding Fininvest
tra il 1975 e il 1983 e che, ipotizzano i pm, potrebbero provenire dalla mafia di
Bontade. Per risolvere la questione, nel corso del dibattimento verranno
realizzate due consulenze tecniche una dellaccusa e una della difesa che
per non porteranno a nessun dato certo. Il mistero, ancora oggi, rimane. E,
per questo, la sentenza concorda con la tesi dei pm: se non c prova di
riciclaggio di denaro mafioso da parte della Fininvest, non c nemmeno prova
del contrario>>. E il premier, dal canto suo, avvalendosi della facolt di non
rispondere ha perso loccasione di fare finalmente luce sulla questione.
La provenienza di quellimporto non sar quindi mai spiegata nei processi,
forse perch, come aveva affermato Rapisarda insieme ad alcuni pentiti, in
quel periodo Bontade sarebbe diventato socio delle TV della Fininvest,
investendo grossi capitali di provenienza illecita.
Il pentito Di Carlo dichiara invece, subito smentito da Berlusconi e Dell'Utri,
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che la Fininvest avrebbe pagato tangenti per i ripetitori Tv a Palermo. La cosa


viene confermata da diverse fonti secondo le quali Berlusconi avrebbe versato
regolarmente, attraverso Gaetano Cin, ingenti quantit di denaro per
garantirgli una sorta di protezione da ritorsioni mafiose. A tal proposito
vengono ritrovate due agende nel 90 del clan mafioso di San Lorenzo,
compilate dal boss Salvatore Biondo il corto e ritrovate in un covo grazie alle
rivelazioni del pentito Giovan Battista Ferrante. Le agende riportano lelenco
delle ditte che pagavano e, fra le varie diciture, si legge: Can.5 per regalo
990/5 mila. Traduzione di Ferrante: la Fininvest pag, nel 1990, 5 milioni a
Cosa Nostra.
Ma, secondo i pentiti, le somme versate dal gruppo Fininvest alle famiglie
mafiose a titolo di garanzia - sono molto pi cospicue e ammontano a 200
milioni annui di vecchie lire.
Un contributo che continuer ad essere versato anche ai Pullar dopo la morte
di Stefano Bontade eseguita per mano corleonese nel 1981.
Tra l83 e l84, le richieste si fanno pi pressanti ed esagerate e Berlusconi
richiama il suo amico DellUtri che tramite Cin lo aggancia direttamente al
nuovo capo di Cosa Nostra: Tot Riina che decide di prenderlo nelle mani lui.
Nei primi due mesi del 90, si susseguono diversi attentati contro i grandi
magazzini catanesi della Standa (gruppo Fininvest) e della Rinascente (gruppo
Fiat). Entrambi i gruppi pagano il pizzo per farli cessare ma mentre la
Rinascente sporge denuncia e si costituisce parte civile nei processi alla mafia,
la Fininvest nega i pagamenti e al contempo di essere stata vittima di
estorsioni.
In realt alcuni dipendenti della Standa affermano che il Gruppo ha ricevuto
richieste per 2 miliardi di vecchie lire e pagato centinaia di milioni, subendo in
questo modo un danno di circa 4 miliardi. Secondo i pm del processo DellUtri,
gli attentati alla Standa puntavano ad avvicinare sempre pi Berlusconi per
arrivare a Craxi.
Infatti il vecchio padrino di Corleone sa che il Cavaliere amico di Bettino, il
leader del Partito Socialista italiano a cui si interessa precedentemente, nelle
elezioni del 1987, dopo lindisponibilit della Democrazia Cristiana ad
accondiscendere alle sue richieste. Il Psi era stato preso di mira da Cosa Nostra
per arrivare al governo, perch in quel periodo risultava essere il secondo
partito pi importante a livello nazionale e anche per le caratteristiche
garantiste dal punto di vista giudiziario, della sua politica.
Laccordo che risolve la questione sugli attentati Standa viene fatto da Marcello
DellUtri che media, secondo i collaboratori di giustizia, le richieste della mafia.
Siamo nel 1990.
Due anni pi tardi il Senatore costruir le basi per la formazione del nuovo
partito italiano Forza Italia, che vincer le elezioni nazionali alla sua prima
candidatura.
Nel 1991, il contatto con DellUtri e con il capo delle reti Mediaset per viene
reclamato da Vittorio Mangano quando esce dal carcere. Il boss di Porta Nuova
infatti era stato arrestato nel 1980 nel blitz di San Valentino da Giovanni
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Falcone, la cui inchiesta aveva portato alla scoperta di un grosso traffico


internazionale di droga che si sviluppava tra la capitale lombarda e la Sicilia.
Nelle dichiarazioni rese da Cancemi al processo per la strage di Via dAmelio,
nel cosiddetto Borsellino ter, il collaboratore riporta il piano di
rinnovamento che Riina vuole intraprendere con i due esponenti di Forza Italia.
Il capo di Cosa Nostra decide di mettere da parte Mangano nei contatti con gli
imprenditori milanesi e fa giungere attraverso Cancemi una missiva per lex
stalliere di Arcore quindi dicci che si mette da parte. Se lui ti dice che non si
vuole mettere da parte, dicci che io mi ricordo che Vittorio Mangano ci ha
regalato una 357 Magnum a Stefano Bontade. Mangano ubbidisce perch
secondo Riina un bene per tutta Cosa Nostra.
Nel 92 arriva la sentenza definitiva del Maxiprocesso. Fioccano condanne ed
ergastoli a centinaia di boss. Riina sferra un violento attacco allo Stato, che
inizia con lomicidio dellon. Salvo Lima e prosegue con la strage di Capaci,
quella di Via dAmelio, lomicidio Salvo e gli attentati del 93.
Il messaggio chiaro: lo Stato deve assecondare le richieste della mafia,
quelle legate al famoso papello:
revisione del maxiprocesso, abolizione dellergastolo, provvedimenti contro i
pentiti e benefici carcerari. Quando lui (Riina ndr) faceva il ragionamento che
si dovevano cambiare queste leggi afferma Cancemi - lui diceva che queste
persone (Berlusconi e DellUtri ndr) noi li dobbiamo garantire ora e nel futuro
di pi. ().
In quel momento storico Riina ha bisogno di essere corrisposto a livello
politico, ma ha prima la necessit di eliminare un problema che era
rappresentato dalle indagini su mafia appalti a Palermo e sui finanziamenti
illeciti ai partiti a Milano.
Ribadisce ancora il pentito di Porta Nuova che lui (Riina ndr) aveva preso
qualche impegno preciso e quindi doveva fare questa strage. Cosa Nostra si
era rafforzata moltissimo con le alleanze politiche e imprenditoriali, era
diventata cos forte, ()perch cerano questi agganci, perch Riina, non
che voleva fare il colpo di Stato e comandare lui in Italia, lui voleva convivere
con lo Stato. Questo lui faceva e ha fatto e c riuscito, c riuscito con assoluta
certezza, di convivere con lo Stato .
Nellultima intervista rilasciata da Paolo Borsellino il 19 Maggio 1992 ai
giornalisti Jean Pierre Moscardo e Fabrizio Calvi, quattro giorni prima
dellattentato di Capaci, il giudice commenta con poche parole le indagini a
carico di Vittorio Mangano e DellUtri.
Mangano, aveva detto il giudice risiedeva abitualmente a Milano, citt da
come risult da numerose intercettazioni telefoniche, costituiva un terminale
del traffico di droga, di traffici di droga che riconducevano le famiglie
palermitane. Il boss di Porta Nuova, risultava essere linterlocutore di una
telefonata intercorsa tra Milano e Palermo, nel corso della quale, lui,
conversando con un altro personaggio mafioso delle famiglie palermitane,
preannuncia o tratta larrivo di una partita di eroina chiamata
alternativamente, secondo il linguaggio convenzionale che si usa nelle
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intercettazioni telefoniche, come magliette o cavalli. Il riferimento cade dritto


sulla San Valentino, uninchiesta nel corso della quale fu registrata una
conversazione tra Marcello DellUtri e Mangano in cui si parla di cavalli da
consegnare in albergo. Agli inizi degli anni Settanta, Cosa Nostra cominci a
diventare unimpresa anchessa, () nel senso che attraverso linserimento
sempre pi notevole, che a un certo punto divent addirittura monopolistico,
nel traffico di stupefacenti, cominci a gestire una massa enorme di capitali,
dei quali naturalmente cerc lo sbocco, perch questi capitali in parte venivano
esportati o depositati allestero e allora cos si spiega la vicinanza tra elementi
di Cosa Nostra e certi finanzieri che si occupavano di questi movimenti di
capitali. Limpianto accusatorio nel processo sui mandanti a volto coperto
che stata archiviata e la sentenza del dicembre 2004 in cui DellUtri, braccio
destro di Berlusconi viene accusato di aver incontrato e gestito i rapporti con i
boss di Cosa Nostra, non pu provare una partecipazione allesecuzione delle
stragi ma lascia indubbiamente unombra di mistero sul quadro storico in cui
queste si sono svolte, e sui canali che Cosa Nostra pu aver utilizzato per
continuare a realizzare le sue attivit criminali.
Berruti Massimo Maria
Deputato di Forza Italia in Lombardia
Ex ufficiale della guardia di Finanza, diventato consulente del gruppo Fininvest
pochi mesi dopo aver ultimato unindagine sullEdilnord nel 1979, esperto in
societ off-shore stato candidato nelle liste proporzionali di Forza Italia nella
circonvallazione Lombardia 2. Arrestato per corruzione negli anni Ottanta
(scandalo Icomec 1985 ndr) stato successivamente assolto. Di nuovo
arrestato nel 94 per favoreggiamento a Berlusconi nellinchiesta Guardia di
Finanza, stato condannato in primo grado a 10 mesi e in appello a 8. Nel 96
Berlusconi lo porta con s in Parlamento cos come nel 2001.
Nel 1994 Berlusconi gli affid lorganizzazione della campagna elettorale di
Forza Italia a Sciacca e nella provincia dAgrigento. I risultati sono buoni.
Berruti riesce a coinvolgere anche Salvatore Bono (cognato del boss
dellAgrigentino Salvatore Di Gangi) e Salvatore Monteleone, arrestato nel
1993 per concorso in associazione a delinquere di stampo mafioso e diventato,
appena uscito dal carcere, referente di Forza Italia a Montevago. Berruti
stato premiato per i suoi servizi con un posto in Parlamento gi dal 1996.
Il Berruti uomo daffari, invece, aveva in Sicilia una societ, la Xacplast, che
un rapporto dei carabinieri indicava come composta da uomini donore delle
famiglie mafiose di Sciacca.
Il collaboratore di giustizia Angelo Siino ha parlato anche di un incontro tra
Berruti e il boss Nino Gio, proprio nel periodo di progettazione delle stragi del
1992-93.
Anche Giuffr racconta che Brusca gli present Salvatore Di Gangi, boss di
Sciacca, che aveva un contatto con lavvocato Berruti che <<se ricordo bene
prosegue Giuffr era un altro esponente della Finanza a livello nazionale
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passato poi alle dipendenze di Berlusconi come legale>>.


Il 7 febbraio 1996, poi, il verbale di interrogatorio dellavvocato Massimo Maria
Berruti viene depositato dal sostituto Procuratore Teresa Principato in Tribunale
a Sciacca al processo al presunto mafioso Salvatore Di Gangi (indicato come
reggente della cosca mafiosa di Sciacca, e ritenuto dagli inquirenti uno dei
colletti bianchiche riciclavano denaro sporco. Arrestato nelloperazione
Avana, del marzo 1993, dalla Dda di Palermo, Di Gangi era stato condannato
in primo grado a 16 anni di reclusione, poi ridotti in appello. Nella primavera
del 1994 dopo essere stato scarcerato per scadenza dei termini, si era dato alla
latitanza, inseguito da nuovi ordini di custodia cautelare per associazione
mafiosa) e lo stesso Pm aveva chiesto anche che lavvocato venisse interrogato
come persona informata sui fatti nel procedimento penale.
Il 23 ottobre scorso il parlamentare di Forza Italia stato iscritto nel registro
degli indagati per lipotesi di riciclaggio nell'inchiesta relativa alle presunte
irregolarit compiute da Mediaset nella compravendita di diritti televisivi. Una
indagine nella quale, tra gli altri, coinvolto anche il presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi. Lo scorso 28 ottobre cominciata ludienza preliminare che
stata aggiornata al 7 novembre.
Borzacchelli Antonio
Ex maresciallo dei Carabinieri in aspettativa, deputato dellArs eletto con 4.500
voti alle elezioni del 2001 tra le liste del Udc in Sicilia, Borzacchelli stato
arrestato a febbraio 04 nellambito dellinchiesta Talpe alla Dda con laccusa
di concussione, favoreggiamento personale e rivelazioni ed utilizzazione di
segreti dufficio. Lex graduato che di recente stato scarcerato deve
rispondere per aver incassato elevate somme di denaro (oltre due milioni di
euro) dallimprenditore di Bagheria, Michele Aiello, questultimo agli arresti
domiciliari per associazione mafiosa.
Dalle intercettazioni telefoniche e dalle dichiarazioni di alcuni indagati emerso
che Borzacchelli per ottenere il denaro da parte di Aiello, lo avrebbe
continuamente minacciato, quando era in servizio, di avviare indagini
giudiziarie per rovinarlo e, da deputato, promettendogli vantaggi politici.
Borzacchelli inoltre sospettato di essere una delle talpe che avrebbe
provocato fughe di notizie su due inchieste parallele: quella appunto sulle
Talpe e quella su mafia politica, chiamata Ghiaccio2. In questultimo caso
lex Maresciallo avrebbe consentito al capomafia di Brancaccio Giuseppe
Guttadauro di scoprire lubicazione delle microspie piazzate dal Ros nella sua
abitazione, grazie agli intermediari: Domenico Miceli e il presidente della
regione siciliana Tot Cuffaro, finito per questo nel registro degli indagati.
Il 14 Luglio 05 i giudici della seconda sezione del tribunale di Palermo hanno
disposto la scarcerazione del politico maresciallo per decorrenza dei termini
di custodia cautelare. Il provvedimento dispone anche il divieto di dimora a
Palermo (i pm Nino Di Matteo, Maurizio De Lucia e Michele Prestipino avevano
chiesto il divieto nella provincia).
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Di recente il quadro giudiziario di Borzacchelli si arricchito con le dichiarazioni


del collaboratore Salvatore Aragona, sotto processo per aver preso parte al
sodalizio politico- mafioso relativo allinchiesta Ghiaccio 2 e diventato il suo
maggior accusatore. Secondo Aragona Borzacchelli, dopo la scoperta delle
cimici a casa del boss Guttadauro, avrebbe assicurato loccultamento delle
registrazioni acquisite dal Ros.
Aragona infatti, subito dopo il suo arresto, aveva visionato il materiale
probatorio delle intercettazioni ambientali contro di lui e aveva denunciato la
mancanza di ampi stralci di conversazioni in cui comparivano i nomi di alcuni
esponenti dellUdc. Aragona si era ricordato di una frase dellex graduato in
aspettativa Non vi preoccupate, andr tutto a posto. Faremo in modo di
occultare tutto quello che stato detto sui politici a casa Guttadauro. Aragona
ha riferito alla Corte che in pi occasioni (a marzo ad aprile e a giugno 2001),
avrebbe appreso da Domenico Miceli dellesistenza di indagini del Ros nei
confronti del boss Guttadauro e della presenza di microspie allinterno della sua
abitazione. Informazioni che secondo Miceli gli sarebbero state raccontate da
Salvatore Cuffaro che a sua volta le avrebbe apprese da Borzacchelli, per poi,
attraverso Aragona e lo stesso Miceli farle giungere al capomafia di Brancaccio.
In particolare il collaboratore, ritenuto attendibile seconda la sentenza del
gup Piergiorgio Morosini, emessa lo scorso 29 settembre, ha riportato di una
cena organizzata il 24 giugno 2001 al Riccardo III di Monreale, durante la
quale aveva visto appartarsi Domenico Miceli, Borzacchelli e poi ancora
Cuffaro. Dopo qualche istante Miceli, ha proseguito Aragona, Venne da me
infuriato e mi disse che avevano scoperto le microspie a casa di Guttadauro e
che la squadra del Ros deputata allascolto delle intercettazioni purtroppo era
stata sostituita e la persona che poteva aiutarli non poteva pi farlo. Nei mesi
successivi Borzacchelli avrebbe continuato a sostenere che le cose si
sarebbero aggiustate.
Canino Francesco
Ex Deputato regionale del Ccd
Eletto per la prima volta nel 1981, dopo una lunga militanza nella Cisl,
Francesco Canino, democristiano poi confluito nel Ccd, e' stato deputato sino al
2001 all' Assemblea regionale siciliana. Nella sua lunga carriera politica stato
anche consigliere comunale a Trapani e presidente provinciale dellInps. Il 12
febbraio 1988 era stato inquisito per presunta appartenenza ad una loggia
massonica coperta: Iside 2 alla quale sarebbero stati iscritti mafiosi,
politici, funzionari statali e comunali. Il 31 luglio 1991 Giacoma Filippello - ex
convivente del mafioso Natale LAla iscritto alla loggia massonica Scontrino di
Trapani - ha riferito in sede processuale che la loggia, attraverso le conoscenze
mafiose di LAla <<si interess di svolgere campagna elettorale per Francesco
Canino>>. Anche il pentito Rosario Spatola lo cita tra i politici che avevano
rapporti con i mafiosi delle famiglie trapanesi. Lui stesso durante il processo
Iside 2 conferm di avere partecipato ad un incontro accompagnato da alcuni
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suoi sostenitori alla vigilia delle elezioni regionali del 1981.


Il 14 gennaio 1994 la V sezione penale della Corte dAppello di Palermo ha
assolto per non aver commesso il fatto il Deputato regionale della Dc. Nei
confronti di Canino e di altri il giudice istruttore a suo tempo aveva dichiarato il
non luogo a procedere ma il Canino fece appello a Palermo per un
proscioglimento completo, e i giudici di appello sancirono che il politico
comparso in quellelenco della loggia coperta era un omonimo del deputato
regionale. Particolare strano: lomonimo rimasto senza volto, non stato mai
individuato chi fosse.
Francesco Canino fu arrestato il 7 luglio 1998 (e successivamente scarcerato)
nelloperazione denominata Progetto Rino - Terza Fase uninchiesta della
Squadra Mobile di Trapani, coordinata dai pm della Dda di Palermo Gaetano
Paci e Andrea Tarondo, che port allarresto di 15 persone.
Tutte accusate di associazione mafiosa, truffa ai danni della Regione, turbativa
dasta e frode nelle pubbliche forniture. Canino venne arrestato per concorso
esterno in associazione mafiosa, ma lo sviluppo delle indagini ha portato la
magistratura a chiedere e ottenere il rinvio a giudizio per 416 bis assieme ad
un altro ex deputato nazionale Dc, Francesco Spina e all'imprenditore edile
Antonino Spezia. Secondo gli investigatori, grazie al contributo di politici,
imprenditori e professionisti, che avrebbero ricevuto le direttive dei latitanti
Vincenzo Virga e Matteo Messina Denaro, Cosa Nostra sarebbe riuscita ad
investire ingenti capitali in diverse attivit imprenditoriali della provincia tra le
quali vi sono alcune societ sottoposte dalla magistratura a sequestro
cautelativo. E il boss Virga avrebbe tenuto un filo diretto con lex deputato
Canino.
Canino, quando stato arrestato, stato sospeso per sei mesi dallArs dove al
momento della scarcerazione ha fatto rientro per poi non presentarsi pi alle
elezioni regionali del 2001. Viene scarcerato con un verbale in cui ammette di
aver preso una tangente da un imprenditore che nel frattempo si pentito e
che ha raccontato di essere collettore di appalti per conto di Cosa Nostra. Lo
scorso 22 settembre, ha deposto nel processo agli ex deputati Dc Francesco
Canino e Francesco Spina e allimprenditore edile Nino Spezia lex senatore del
Pri Vincenzo Garraffa. Una deposizione che scaturita da una serie di
conoscenze dirette o de relato. Il Parlamentare ha dichiarato che alcuni
parlamentari trapanesi sarebbero stati appoggiati dai boss mafiosi e ha
sostenuto che Canino agiva per conto del boss Virga con il quale aveva
frequenti rapporti. Il teste ha anche aggiunto che la sanit nel trapanese come
i settori nevralgici della citt sarebbe stata "saldamente nelle mani del
parlamentare".
Il politico ha poi ricordato di essere stato vittima insieme alla sua famiglia di
alcuni attacchi da parte dell'ex deputato regionale. <<L'onorevole Francesco
Canino - ha detto - riusc con una manovra squallida ad estromette mio padre
dalla presidenza dell'Ordine dei medici e tent di estrometterlo dal consorzio
universitario>>. Canino rimase coinvolto anche in unaltra indagine, lo
scandalo asili nido comunali, dove venne arrestato lallora sindaco Nino
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Laudicina. L'allora Giunta di centrodestra di Palazzo D'Al, eletta nelle elezioni


del 1998, decise di affidare ad una cooperativa la gestione degli asili nido
comunali, sottobanco venne definita una lista di persone che la cooperativa
avrebbe dovuto assumere, erano tutti parenti, congiunti, fidanzate ed amanti
di assessori e consiglieri comunali. La cooperativa si chiamava Giustizia Sociale
e gli investigatori della Polizia scoprirono che aveva sede presso la segreteria
particolare dell'on. Francesco Canino che per questo ricevette un avviso di
garanzia. Poi venne prosciolto. In una intervista alla rai dichiar che quando da
un suo fedelissimo seppe di quel progetto politico, lo aveva diffidato ad andare
avanti. I risvolti di questa operazione vennero confermati dall'ex assessore alla
Pubblica Istruzione Giacomo Candela che ai magistrati raccont che anche
dopo il suo arresto nel 1998, Canino una volta tornato libero era tornato a
comandare la politica in citt. Raccont che fu Canino a farlo nominare
assessore, cos come fu Canino che lo convoc per sollecitarlo a dimettersi
dopo lo scandalo dell'arresto di un assessore di Forza Italia, Vito Conticello,
trovato dalla Squadra Mobile mentre intascava una bustarella di 5 milioni di
lire. Il processo attualmente in corso.
Castiglione Giuseppe
Assessore regionale allIndustria in Sicilia. Eletto nel Cdu a Catania, stato
consigliere e amministratore dellUsl di Bronte. Il suo Assessorato fra laltro ha
gestito lo scioglimento degli enti economici regionali Ems, Espi e Azasi.
Giuseppe Castiglione (Udr) stato arrestato il 26 aprile 1999 con lex
sottosegretario al tesoro Nuccio Cusumano nellambito dellinchiesta su alcune
irregolarit e tangenti negli appalti per la costruzione del nuovo ospedale
Garibaldi di Catania e del Tavoliere, un residence per studenti universitari. I
reati ipotizzati riguardano la turbativa dasta e il concorso esterno in
associazione mafiosa. Al centro dellinchiesta condotta dai pm Nicol Marino e
Francesco Puleio i presunti appoggi mafiosi e politici di cui godette lazienda di
costruzione dellimprenditore lombardo Giulio Romagnoli. Limprenditore ha
raccontato ai magistrati di un incontro in un albergo di Roma con importanti
esponenti dellallora Cdu che avvenne <<nella prima quindicina di ottobre
1996, il giorno della partita Manchester-Juventus>>. Romagnoli ha detto di
essere rimasto <<enormemente sorpreso>> perch riteneva di dovere
incontrare Firarrello, Castiglione e Cusumano>>, ma si present anche
Vincenzo Randazzo, titolare della Copeco ritenuta espressione della famiglia
mafiosa capeggiata da Vito Vitale. <<Il Senatore Firrarello sostiene
Romagnoli si allontan quasi subito, dicendo di parlare tra noi. Castiglione
introdusse il discorso riferendo che, avendo la Cgp vinto la gara del Garibaldi,
potevamo rinunciare al ricorso presentato al Tar contro lesclusione del Cgp
dallappalto del Tavoliere>> che sarebbe andato alla Copeco. (Castiglione
successivamente negher questo incontro). Nellinchiesta, come abbiamo
citato, c un terzo politico, il senatore Pino Firrarello senatore dellUdr e
suocero di Castiglione per il quale la Procura di Catania ha chiesto larresto. A
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parlare a Romagnoli di Firrarello era stato Giuseppe Mirenna, un faccendiere


della cosca Santapaola che gli era stato presentato come il geometra Sinatra.
<<Mirenna mi disse che poich la Cgp era poco conosciuta in Sicilia ha
riferito Romagnoli -, ci voleva un intervento forte, come quello del senatore
Firarrello, che avrebbe certamente giovato a sostenere gli affari da
intraprendere, perch costituiva lanello di congiunzione tra gli affari siciliani e
la politica romana>>. Solo in seguito Mirenna gli riveler la sua reale identit,
parlando del suo ruolo come <<lanello di congiunzione tra mafia e politica>>.
Per il suo interessamento Mirenna chiese a Romagnoli 320 milioni di lire che
<<intese destinati al Senatore Firrarello, almeno, in parte>>. Il 19 luglio
2003 il gup di Catania, Antonio Fallone, ha condannato a dieci mesi di
reclusione Giuseppe Castiglione per tentativo di turbativa dasta, ma lo ha
assolto (nello stesso procedimento) con formula piena dallaccusa di concorso
esterno in associazione mafiosa perch anche se ci sono <<elementi che
possono far ipotizzare che Castiglione potesse essere a conoscenza dei
collegamenti tra l'impresa Romagnoli e Cosa nostra tramite Mirenna, tuttavia
non consentono di ritenere raggiunta una prova adeguata>>. Il 12 novembre
2004 la Corte di Appello di Catania ha assolto Castiglione dallaccusa di
tentativo di turbativa dasta.
Cintola Salvatore
Deputato regionale del Cdu.
E stato consigliere comunale a Palermo per il Psdi. Ed stato eletto pi volte
assessore e consigliere provinciale di Partinico nonch assessore alla provincia
di Palermo.
Cintola stato indagato per concorso esterno in associazione mafiosa in
seguito alle dichiarazioni della neo-pentita Giusy Vitale. Lesponente dellUdc
era gi stato indicato intorno alla met degli anni 90 come vicino ad ambienti
mafiosi. Dei suoi presunti rapporti con Cosa Nostra aveva parlato, tra gli altri,
anche Giovanni Brusca. Linchiesta era stata poi archiviata nel 2001. Lindagine
riguardava i rapporti di Cintola con Sicilia Libera un movimento politico
progettato dal boss Leoluca Bagarella nel 1994. Gli inquirenti stanno indagando
su una presunta disponibilit del politico nei confronti di Cosa Nostra ed in
particolare della famiglia di Partinico.
Secondo le dichiarazioni di Antonino Calvaruso, Cintola teneva i contatti con i
politici per conto di Giovanni Brusca. Inoltre tra il 1993 e il 1994 si sarebbe
occupato, sempre in base a quanto sostiene il collaboratore, di presentare
liste amichea Cosa Nostra per le elezioni comunali di Palermo. Del politico
hanno parlato oltre a Calvaruso anche Balduccio Di Maggio, Mario Santo di
Matteo e Tullio Cannella.
Questultimo nel processo al Senatore Marcello DellUtri ha dichiarato che: <<il
politico Tot Cintola era nelle mani del boss Giovanni Brusca>>. Secondo
Cannella Cintola sarebbe stato coinvolto nel progetto politico Sicilia libera.
<<Alla fine del 1994 ha detto Cannella Cintola mi disse che nonostante
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fosse un socialdemocratico avrebbe appoggiato in campagna elettorale Forza


Italia. La decisione la prese dopo aver parlato con Brusca>>.
Gi nel 1993 la Procura di Palermo si era occupata di Cintola in occasione
dellarresto di Salvatore Riina e Salvatore Biondino. A questultimo infatti
vennero trovati addosso diversi appunti, uno dei quali era un biglietto da visita
del ristorante Il trittico che risult essere di propriet di Cintola. A detta dei
collaboratori di giustizia il ristornate era il punto di ritrovo di importanti uomini
donore come Giovanni Brusca, Antonino Gio e Mario Santo Di Matteo. Ma i
guai con la giustizia non finiscono qui.
LAssessore coinvolto anche in unaltra indagine, come indagato di reato
connesso, condotta dalla Procura di Palermo per un presunto tentativo di
aggiustamento del processo Trash a carico di 27 imputati tra cui
limprenditore Romano Tronci. Lassessore, amico del tributarista Gianni Lapis,
avrebbe messo in contatto questi con limprenditrice Antonina Bertolino titolare
di una distilleria a Partinico. Lapis avrebbe dovuto raccomandare Tronci al
pentito Siino, tra laltro cognato della Bertolino. Si difeso cos lassessore
sentito in aula: <<Non sapevo chi fosse limprenditore che ho accompagnato
con Lapis a Partinico da Antonina Bertolino>>. La vicenda dellincontro
emersa da una indagine che i Carabinieri stavano effettuando per riciclaggio
sul tributarista Gianni Lapis e sugli imprenditori Massimo Ciancimino e Romano
Tronci e il sacerdote Padre Bucaro , ex presidente del Centro Paolo Borsellino. I
tre erano intercettati e cos i militari scoprirono che cercarono di influire sulla
deposizione di Siino al processo Trash. Sentito lo scorso 1 luglio, Cintola ha
negato di conoscere limprenditore Romano Tronci e ha chiarito i suoi rapporti
con il tributarista Gianni Lapis: <<Conosco Lapis da ventanni e con lui ho
ottimi rapporti di amicizia. Non sarei forse diventato assessore, n deputato
regionale, se non avessi avuto il suo sostegno politico e morale nella campagna
elettorale del 96>>.
Rimane da chiarire invece un altro episodio che risale al 5 aprile 2004, giorno
in cui Cintola avrebbe ricevuto una busta contenente 25mila euro dal
tributarista Lapis. Riportiamo di seguito il dialogo tra i due: Lapis: <<Sono
cinquanta. Per ora. Soltanto, perch, poi dobbiamo aspettare un po di tempo,
perch hanno difficolt a fareHanno difficolt a liberare tutto in una volta.
Perch, lhanno in evidenza>>. Cintola: <<Ma per lui?>>.Lapis:<<No, per
te sono. Cinquanta milioni>>.
A Lapis venne chiesto il 24 febbraio scorso se ci fosse un legame tra la vicenda
dei soldi consegnati allAssessore e il processo Trash. Disse di no. Anche
Cintola fu sentito ma rifer che si trattava di un prestito poi restituito: <<E un
fatto personale e privato quello che avvenuto con il professor Lapis, un
vecchio amico, che mi ha prestato una somma di denaro in un momento in cui
ne avevo bisogno>>.
Comincioli Romano
Senatore della Repubblica nella 14 Legislatura, rappresentata dal governo
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Berlusconi bis e ter, in carica dal 13 maggio 2001.


Romano Comincioli, da anni membro del gruppo Forza Italia. Al Senato
parte del Comitato Direttivo del gruppo forzista (dal 5 ottobre 2001) e dal 22
giugno 2001 diventato componente della 9 Commissione permanente
(Agricoltura e produzione agroalimentare).
LOnorevole veneziano, classe 1935, stato ex compagno di liceo di Silvio
Berlusconi e da sempre un suo stretto collaboratore fin da met degli anni
Sessanta da quando, come consulente finanziario, vendeva le abitazioni che la
Edilnord aveva costruito nel centro residenziale di Brugherio. A met degli anni
Settanta, il Senatore aveva creato insieme a Maria Luisa Bosco, anche lei
agente immobiliare della Edilnord, la Generale Commerciale Srl con un
capitale sociale di appena 900 mila lire, allo scopo di compravendita
immobiliare per conto proprio o per conto terzi. Da quel momento Comincioli
diventa uomo di fiducia di Berlusconi, relativamente alle sue operazioni
finanziarie.
Le vicende giudiziarie di Comincioli ruoteranno intorno alle attivit affaristiche
a cavallo degli anni Settanta e Ottanta di Flavio Carboni, il faccendiere sardo
attualmente accusato dai pm romani Luca Tescaroli e Anna Maria Palma di
concorso in omicidio del banchiere di Dio Roberto Calvi, insieme alla sua ex
compagna Manuela Kleinszig, all'ex cassiere della mafia Pippo Cal, l'ex boss
della banda della Magliana Ernesto Diotallevi e lex contrabbandiere triestino
Silvano Vittor.
Il nome del senatore di Forza Italia veniva iscritto nel registro degli indagati
proprio per i rapporti daffari poco puliti intrattenuti col faccendiere sardo e a
maggio del 1985, insieme ad altre 22 persone tra le quali gli stessi Carboni,
Cal e Diotallevi, veniva rinviato a giudizio con laccusa di ricettazione.
Le indagini avevano fatto emergere che il gruppo criminale, con il contributo
determinante di Comincioli, si dedicava principalmente al riciclaggio di denaro
sporco, proveniente da sequestri di persona, furti o rapine, riutilizzandoli
nellacquisto di terreni, societ e costruzioni.
Lordinanza di rinvio a giudizio veniva firmata dal giudice istruttore Gianfranco
Viglietta il quale in un provvedimento di 70 pagine aveva ricostruito gli affari
dellorganizzazione volti alla speculazione economica attraverso operazioni
immobiliari appoggiate dalla mafia.
Il processo si era poi concluso con lassoluzione di quasi tutti gli imputati
compreso Comincioli, il quale, con sentenza dell8 febbraio 1986 era stato
assolto dallaccusa di ricettazione perch il fatto non sussiste, a Pippo Cal il
Tribunale romano aveva invece comminato 6 anni di reclusione, a Ernesto
Diotallevi 5, a Lorenzo Di Ges 1 anno e sei mesi e a Danilo Sbarra 3 anni e 6
mesi. Per quanto riguardava Carboni, il giudice istruttore non aveva potuto
esaminare la sua posizione in relazione al reato di associazione per delinquere
perch la Svizzera aveva concesso lestradizione solo per laccusa di
ricettazione aggravata.
Comincioli era stato poi chiamato dalla quarta sezione del Tribunale di
Palermo, presieduta da Giuseppe Nobile, su richiesta dei pm Mauro Terranova
20 di 70

e Umberto De Giglio, come imputato di reato connesso insieme a Silvio


Berlusconi, nel processo a carico del costruttore Luigi Faldetta, accusato di
concorso esterno in associazione mafiosa e dei fratelli Gaspare, Giuseppe e
Vincenzo Bellino presunti uomini donore della famiglia di Porta Nuova.
I politici di Forza Italia erano stati citati per chiarire i loro rapporti con Flavio
Carboni, Armando Corona e altri soggetti interessati alla realizzazione in
Sardegna del progetto Olbia Due tra la fine degli anni Settanta e linizio degli
anni Ottanta, nellarea in cui erano interessati anche Faldetta e Gaspare
Bellino, e, tramite loro che agivano in qualit di prestanome, Pippo Cal.
Laffare Olbia Due ha costituito un particolareggiato capitolo anche nel
processo palermitano contro il senatore Marcello DellUtri, condannato in primo
grado a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
Dopo la liquidazione della Generale commerciale, il Tribunale di Milano apriva
un nuovo procedimento giudiziario nei confronti di Comincioli, relativamente al
fallimento del Banco Ambrosiano che vedeva coinvolti tra laltro imputati del
calibro di Licio Gelli, Umberto Ortolani, Francesco Pazienza, Fausto Annibali e
Gennaro Cassella, tutti coloro che a vario titolo avrebbero concorso al crack del
Banco Ambrosiano. La contestazione riguardava 6,6 miliardi erogati dalla Prato
Verde, una immobiliare finanziata con 7 miliardi di allora dallIstituto di Credito
Vaticano, gestita per un p di tempo da Comincioli e poi fallita. Dopo una
lunga fase istruttoria durata 6 anni, il procedimento milanese nei confronti
degli uomini Fininvest venne archiviato.
Nel processo sulla morte di Roberto Calvi, i pm che indagano sul suo delitto,
Luca Tescaroli e Maria Monte Leone hanno aperto un filone dindagine sui
rapporti finanziari tra lAmbrosiano e i vari clienti, in particolare a proposito di
quegli investimenti che allinizio degli anni Ottanta avrebbe dovuto gestire
Carboni con Berlusconi e Romano Comincioli. Nel corso del lungo interrogatorio
al figlio di Calvi, Carlo, sarebbero state acquisite informazioni circa laffiliazione
alla P2 di Silvio Berlusconi e gli affari con Alberto Ferrari, ex direttore generale
della BNL, che con due fiduciarie avrebbe coperto il Cavaliere nella reale
propriet della Fininvest. Carlo Calvi aveva dichiarato che nella seconda met
degli anni Settanta la BNL, a quellepoca controllata dalla P2, prestava i soldi
allAmbrosiano di mio padre allora in crisi, e, in cambio, indicava dove
dovevano finire i soldi. Insomma il Banco fungeva da schermo per nascondere
amici, soprattutto socialisti di Alberto Ferrari, anche lui assiduo frequentatore
della nostra villa a Nassau. Secondo le indagini romane Berlusconi voleva
costruire una citt turistica, denominata Olbia 2 e Carboni sarebbe stato il
regista dellimpresa. Legato alla banda della Magliana e a Cosa Nostra di Pippo
Cal, Carboni avrebbe chiesto in prestito i soldi necessari proprio alla mafia.
Laffare si apriva cos ai costruttori Luigi Faldetta e Gaspare Bellino, vicini a
Vittorio Mangano, il famigerato fattore di Arcore, e venivano investiti i soldi di
Cal e dellex capomandamento di Caccamo Lorenzo Di Ges.
Berlusconi avrebbe acquistato da Carboni alcune aree in Sardegna tramite le
societ Ponderada gestita da Comincioli e Su Ratale gestita dal prestanome
Walter Donati, interessandosi poi anche alle sorti della Prato Verde . Tra
21 di 70

Berlusconi e Carboni si sarebbe siglato un accordo di tipo verbale, secondo una


dichiarazione del Presidente, che prevedeva di arrivare a una partecipazione
massima del 45% . Laffare per non si sarebbe concluso. Carboni infatti dopo i
primi cantieri si sarebbe ritrovato nei guai. Avrebbe dovuto restituire denaro ad
altri imprenditori, ma non lo aveva trovato. Due di loro sarebbero stati risarciti
con 330milioni di cambiali firmate da Comincioli che per risultavano scoperte,
Carboni le avrebbe sostituite con assegni circolari del Banco Ambrosiano. Per
fare luce sulla vicenda la Procura di Roma aveva voluto sentire il pentito
Salvatore Lanzalaco, ingegnere delle Madonie che per anni si era occupato di
investire il denaro del mandamento di Caccamo. Il collaboratore aveva
confermato di essersi interessato alleffettuazione di alcuni investimenti in
Sardegna e a tal proposito di aver incontrato il Carboni. Avrebbe poi fornito
come riscontro le ricevute dellaffitto delle auto usate per loccasione. Le sue
dichiarazioni convergerebbero con quelle di Salvatore Barbagallo, anche lui
collaboratore di giustizia, ex uomo donore legato alla famiglia di Caccamo.
Faldetta aveva spiegato il pentito - un uomo donore che aveva realizzato
assieme a Cal, Flavio Carboni, Lorenzo Di Ges ed Ernesto Diotallevi una serie
di Residance in Sardegna, e precisamente a Porto Rotondo, Golfo Aranci e
Coda di Volpe e Punta Nuraghe. Addirittura riferiva di uno scontro tra Cal e
Carboni per un ammanco di denaro imputabile a questultimo.
Costa David
Assessore Udc alla Presidenza della Regione Sicilia. E stato raggiunto da un
avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa nelloperazione
Peronospora Fase Seconda, l11 dicembre 2004, per aver promesso 100
milioni di vecchie lire alla cosca di Marsala per lacquisto di voti di Cosa Nostra
durante la sua campagna elettorale nel 2001 in cui poi stato eletto. Per gli
investigatori David Costa sarebbe stato aiutato direttamente dallallora
latitante Natale Bonafede (gi condannato all'ergastolo nel processo "Omega",
considerato dagli inquirenti il "reggente", dal 1997, della famiglia mafiosa di
Marsala ed stato arrestato dopo cinque anni di latitanza, il 31 gennaio del
2003, assieme al capomafia di Mazara del Vallo Andrea Manciaracina ndr). Lex
assessore Costa avrebbe avuto rapporti con capimafia di Marsala, come Angelo
Davide Mannir, considerato "uomo donore emergente", un imprenditore
vitivinicolo gi indagato nellambito delloperazione "Progetto Peronospera". In
alcune conversazioni telefoniche intercettate due mafiosi avrebbero parlato di
denaro e disponibilit promessi da Costa in cambio dellappoggio alle elezioni
regionali del 2001. Grazie allintervento di David Costa <<La filiale di Trapani
della Banca Antoniana Popolare Veneta si legge nel documento firmato dai
Pm accordava al menzionato Mannir un finanziamento di 220 milioni di lire
al tasso del 7% annuo, rimborsabile in anni 10, a fronte del quale il mutuato
offriva in garanzia delle estensioni di terreno, ubicate nella c.da Ciavolotto di
Marsala e nelle c.de Calamia e Bucari, entrambe queste ultime ricadenti in
territorio del Comune di Mazara del Vallo>> mentre per i 100 milioni promessi
22 di 70

<<avrebbe soprasseduto continuano i Pm ritenendo pi conveniente


guardare a una prospettiva pi a lungo termine>>. Il sostegno" nei confronti
di David Costa andava di fatto a sfavore della candidatura di Pietro Pizzo a
sindaco di Marsala nellautunno successivo. Una vera e propria "disputa"
elettorale a colpi di mazzette. In questo contesto si inserisce, sempre
nellinchiesta giudiziaria, anche un altro parlamentare dellUdc, Onofrio
Fratello. Questi, secondo gli inquirenti, avrebbe avuto un accordo con Cosa
Nostra che aveva optato di avvalersi per lelezione al seggio del cosiddetto
listino, permettendo in tal modo a Fratello, che era il primo dei non eletti, di
subentrargli. La posizione di Onofrio Fratello in relazione allipotesi di voto di
scambio semplice stata successivamente archiviata, ma lo scorso 28 ottobre
2005 gli stato notificato un nuovo avviso di garanzia per concorso esterno in
associazione mafiosa. Secondo laccusa, durante la campagna elettorale del
2001 per il rinnovo dellAssemblea regionale siciliana, Fratello avrebbe chiesto
il sostegno ai boss mafiosi.
Ad incastrare Pietro Pizzo e David Costa anche le dichiarazioni del collaboratore
di giustizia Mariano Concetto "personaggio di cui erano risapute nella cittadina
lilibetana le frequentazioni con ambienti di dubbia moralit e con pregiudicati
locali, a dispetto delle mansioni dallo stesso rivestite quale Vigile Urbano,
prima, e quale impiegato del Comune di Marsala, addetto al c.d. <<ufficio
biciclette>>, dopo". Mariano Concetto un ex affiliato alla cosca mafiosa
marsalese, entrato a far parte dellorganizzazione mafiosa negli anni 90 con il
compito di curare le estorsioni, la politica e a volte la gestione della cocaina.
Arrestato nel 2002 dopo neanche un paio di mesi di carcere manifest le
proprie intenzioni di collaborare. Il pentito ha dichiarato di aver ricevuto
personalmente indicazioni sulle operazioni di voto della famiglia mafiosa da
parte dellallora boss latitante Natale Bonafede. Concetto ha raccontato ai
magistrati che anche lassessore alla Presidenza della Regione David Costa
aveva cercato appoggi dai boss per ottenere "un grande successo politico" e
far vedere ai vertici del suo partito che poteva "aspirare ad un posto di
assessore" nella giunta Cuffaro. Sta di fatto che Costa venne eletto con 7645
preferenze di cui il 43% solo a Marsala. Alle sue dichiarazioni si sommano
quelle del consigliere comunale del Comune di Marsala, Vincenzo Laudicina
(Udc), indagato in un procedimento connesso, che si presentato
spontaneamente agli investigatori fornendo un quadro preciso e dettagliato
della situazione politico-mafiosa del trapanese, con tutti i retroscena della
campagna elettorale di tre anni fa. Al momento David Costa risulta
unicamente indagato, nei suoi confronti non stata avanzata alcuna richiesta
di rinvio a giudizio o di archiviazione.
Crisafulli Vladimiro
Dirigente storico del Pci e vicepresidente diessino dellArs di Enna.
Vladimiro Crisafulli, detto Mirello, stato iscritto nel registro degli indagati con
laccusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
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Ad incriminare il politico un filmato effettuato allhotel Garden di Pergusa dove


la Squadra Mobile stava indagando su un traffico di droga. Involontariamente
gli inquirenti si sono trovati tra le mani un documento scottante in cui Mirello
conversava di affari e appalti con lavvocato Raffaele Bevilacqua, ex consigliere
provinciale Dc, indicato dagli inquirenti e da pi collaboratori di giustizia come
luomo designato da Provenzano in persona ad assumere il comando della
provincia di Enna. Gi condannato, una prima volta, nel 1992 a 11 anni e sei
mesi di reclusione nel processo Leopardo - pena annullata in appello per
incompetenza territoriale (i capi di imputazione erano di associazione mafiosa,
turbativa dasta, concussione aggravata e violenza privata) -. Dopo le accuse
dei pentiti Leonardo Messina di San Cataldo e Paolo Severino di Enna,
Bevilacqua finito nuovamente in manette nel luglio del 2003 con loperazione
"Gran Secco" coordinata dal procuratore capo di Caltanissetta Francesco
Messineo e dallaggiunto Renato Di Natale. Dallincrocio di intercettazioni e
dichiarazioni dei collaboratori di giustizia emerso il profilo di Bevilacqua come
quello di un boss di rango che gode di un forte potere di intimidazione.
A rivelarlo sono i pizzini trovati al boss di Caccamo Antonino Giuffr al
momento dellarresto (16 aprile 2002) che fanno riferimento al Bevilacqua, cos
come le dichiarazioni che Angelo Leonardo, uomo donore della famiglia di
Pietraperzia, che ha rivelato agli inquirenti di un Bevilacqua che trovava
appoggio nella famiglia di Pietraperzia vicinissima allo schieramento di
Provenzano grazie allappoggio di Domenico Vaccaro. Ciro Vara, ex
capofamiglia di Vallelunga Pratameno e cugino del boss Giuseppe Piddu
Madonia, ha affermato che Bevilacqua era molto vicino a Borino Miccich della
famiglia di Pietraperzia.
Raggiunto dallavviso di garanzia il 24 luglio 2003 Crisafulli ha ammesso di
conoscere Bevilacqua da ventanni, ma di non avergli mai telefonato o chiesto
colloqui, anzi si detto in perfetta buona fede perch convinto che la vicenda
giudiziaria che aveva visto implicato questultimo fosse un episodio ormai
chiuso.
Tra gli indagati campare anche larchitetto palermitano Matteo Tusa. Il 30
giugno 2002 Bevilacqua parla con larchitetto Matteo Tusa e gli investigatori
della Dia registrano. Tusa riferisce al Bevilacqua di avere la possibilit di
contattare Vito Raggio, consulente del Ministro delle Infrastrutture, Pietro
Lunardi e cos pure il sottosegretario allInterno Antonino DAl. Dice pure che
per alcune vicende amministrative avrebbe parlato con lavvocato Giovanni
Pitruzzella e si sarebbe vantato di essere amico del presidente della Regione
Salvatore Cuffaro. Larchitetto fa poi riferimento ai finanziamenti ad alcuni
paesi dellennese e ha citato lex Ministro degli Interni Enzo Bianco. Ma dagli
accertamenti disposti dalla Dda di Caltanissetta emergerebbe che Tusa si
sarebbe vantato con Bevilacqua di rapporti con politici che in realt non
aveva.
Il procedimento a carico di Crisafulli stato archiviato su richiesta del sostituto
procuratore della Dda di Caltanissetta, Roberto Condorelli. I riscontri con le
dichiarazioni dei pentiti testimonierebbero lestraneit di Crisafulli agli interessi
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di Cosa Nostra nellennese. Confermati invece i frequenti contatti tra Crisafulli


e Bevilacqua dal 2001 fino al 2003. E stata sottolineata dal sostituto la
condotta tuttaltro che commendevole di un uomo delle istituzioni.<<Non vi
dubbio che il complesso di contatti e la disponibilit al dialogo mostrata dal
Crisafulli, possiedono gi in s una inquietante valenza. Il solo fatto che un
autorevole rappresentante politico incontri un personaggio del quale non
poteva ignorare non solo le vicissitudini giudiziarie, ma la sostanziale nota
caratura nel contesto della illiceit fatto troppo grave perch sia il caso di
insistere>>.
Al Crisafulli stato inoltre notificato anche un avviso di garanzia nellambito
dellinchiesta sulla gestione di Messina Ambientein cui indagato anche il
presidente della Regione Salvatore Cuffaro. I reati contestati ad entrambi sono
il concorso in divulgazione di segreto dufficio e favoreggiamento. Secondo gli
inquirenti, Crisafulli avrebbe fatto sapere ad alcuni imprenditori di essere
indagati dalla Dda di Messina. Attualmente lindagine ancora in corso.
Cuffaro Salvatore
Attuale Presidente della Regione Sicilia in carica dal giugno 2001 Ghiaccio 2
Al Governatore siciliano il 26 giugno 2003 viene notificato un primo avviso di
garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa, relativamente ai
rapporti tra Mafia politica intercorsi durante la campagna elettorale per le
presidenziali del 2001 in Sicilia che hanno caratterizzato linchiesta denominata
Ghiaccio2.
Dalle microspie piazzate nel salotto del boss Giuseppe Guttadauro, capo del
mandamento di Brancaccio, emersa la volont di Cosa Nostra di sostenere
politicamente Tot Cuffaro del Udc come presidente della Regione e altri
referenti quali Domenico Miceli detto Mimmo e lavvocato dello stesso boss,
Salvatore Priola, richiedendo per lui un posto di sottogoverno in quanto troppo
esposto ad interpretazioni che potessero collegarlo a Cosa Nostra.
L'ex assessore comunale, sostengono gli inquirenti, avrebbe fatto da
intermediario tra Guttadauro e Cuffaro al fine di soddisfare le diverse
richieste, comprese quelle volte a influenzare lo svolgimento di concorsi
pubblici per l'assegnazione di incarichi nell'ambito della sanit pubblica.
Lindagine aveva portato all'arresto di quattro persone: l'ex assessore
comunale di Palermo, Domenico Miceli (scarcerato a gennaio 05 ma ancora
sotto processo) anch'egli dell'Udc, i medici Salvatore Aragona (oggi
collaboratore di giustizia),Vincenzo Greco (assolto lo scorso mese in Appello
dallaccusa di associazione mafiosa) e Francesco Buscemi, questultimo
imprenditore, gi segretario dell'ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino.
Nelle intercettazioni ambientali effettuate nell'abitazione di Guttadauro il nome
di Cuffaro viene ripetuto pi volte come persona a cui rivolgersi per ottenere
finanziamenti, favori nel mondo della Sanit, e per inserire nelle liste elettorali
alcuni candidati decisi dalla mafia.
In questo quadro di condivisione tra mafiosi e politici sarebbe stato proprio
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Cuffaro ad avvisare Miceli dellesistenza di unindagine del ROS nei confronti di


Guttadauro e a riferirgli della presenza di cimici nel salotto di casa sua.
Rivelazioni che, secondo quanto emerso a processo, Cuffaro avrebbe ricevuto
dallex Maresciallo dei Carabinieri Borzacchelli, anche lui tra i candidati del
Biancofiore e accusato di concussione nei confronti di Aiello nel processo sulle
Talpe.
Le dichiarazioni dei pentiti, effettuate precedentemente allevolversi delle
inchieste Ghiaccio 2 e Talpe, avevano gi ricostruito lascesa politica del
governatore Cuffaro. Angelo Siino in particolare aveva riferito agli inquirenti, in
una sua ricostruzione datata gennaio 98, che Cuffaro accompagnato da un
certo Saverio Romano e Saro Enea, avrebbe chiesto il suo aiuto per ottenere i
voti durante la campagna politica del 91.
Cuffaro allepoca che era il signor Nessuno - ha raccontato il pentito dandomi immediatamente del tu, mi disse: mi devi mettere in grado di
essere il primo degli eletti a Palermo. Non sarebbe tanto grave la sua condotta
se non fosse stato cosciente di trovarsi di fronte a un uomo di mafia, molto
conosciuto e che per questo gli avrebbe portato tantissimi consensi elettorali.
Siino infatti chiamato a quei tempi non a caso il ministro dei lavori pubblici di
Cosa Nostra, aveva le mani dentro gli appalti di mezza Sicilia e, avvalendosi
del potere intimidatorio di Cosa Nostra, aveva intessuto una rete di relazioni
che spaziavano dalle pubbliche amministrazioni agli imprenditori collusi.
Sempre Siino aveva raccontato di essersi prodigato per Tot Cuffaro quando
questultimo gli nomin Salvatore Cardinale, personaggio emergente della
corrente di Calogero Mannino che gli era stato segnalato da Sebastiano
Misuraca, capomandamento di Mussomeli, il quale gli fece sapere: Cardinale
una persona nostra, ti devi mettere a disposizione.
Talpe in procura
Nel febbraio del 2004 Tot Cuffaro a viene inoltre coinvolto nellindagine sui
legami tra limprenditore Michele Aiello (ritenuto un fiancheggiatore di
Provenzano) e gli esponenti mafiosi di Bagheria.
Anche in questa indagine chiamata Talpe in Procura al Governatore veniva
contestato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa per aver
agevolato Cosa Nostra attraverso le sue confidenze allimprenditore di
Bagheria, inerenti delicatissime indagini antimafia ancora top secret.
Lipotesi di reato fu in seguito modificato in favoreggiamento aggravato a
Cosa Nostra e rivelazioni di segreto dufficio ma il 2 novembre 2004 il Gup
Bruno Fasciana aveva disposto per questultimo capo daccusa il non luogo a
procedere, ritenendo che le sue condotte sarebbero state racchiuse nel solo
favoreggiamento aggravato e per questo lo ha rinviato a giudizio.
Le indagini coordinate dai pm Nino Di Matteo, Maurizio De Lucia, Michele
Prestipino e Gaetano Paci, avrebbero fatto emergere una rete di spionaggio
che attraverso figure insospettabili, quali i marescialli della Dia e del Ros
Giuseppe Ciuro e Giorgio Riolo, trafugava notizie segrete investigative sin
dallinterno della procura palermitana per poi destinarle ad Aiello e al suo
hinterland mafioso.
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Cuffaro veniva scritto nella richiesta di rinvio a giudizio - in concorso con


altri soggetti ignoti e con Borzacchelli Antonio, maresciallo dellarma dei
Carabinieri in aspettativa perch eletto deputato dellAssemblea Regionale
siciliana, avrebbe rivelato a Michele Aiello, anche con lintermediazione di
Roberto Rotondo, notizie che dovevano restare segrete, perch concernenti le
attivit investigative in corso nei confronti dello stesso Aiello, di Giuseppe Ciuro
e Giorgio Riolo, sottoposti ad indagine, il primo per il delitto di cui allart. 416
bis c.p.(associazione mafiosa) e gli altri per il delitto di cui agli artt. 110 e 416
bis c.p., (concorso esterno in associazione mafiosa) ad eludere le investigazioni
che li riguardavano. Giuseppe Ciuro era stato poi processato con il rito
abbreviato usufruendo dello sconto di un terzo della pena e condannato per
favoreggiamento. Il Gup Bruno Fasciana aveva cancellato il reato di concorso
esterno in associazione mafiosa.
I fatti contestati allonorevole siciliano, che in questo procedimento come
nellaltro riguardano le sue soffiate, avrebbero in entrambi i casi agevolato
lattivit dellorganizzazione mafiosa Cosa Nostra attraverso i suoi uomini di
fiducia, rappresentati dallingegner Aiello e dai medici Salvatore Aragona e
Mimmo Miceli.
Ritenuto dagli inquirenti un favoreggiatore di Provenzano, Aiello, arrestato a
giugno del 2003, secondo le dichiarazioni del pentito Giuffr (catturato
nellaprile del 2002), sarebbe stato vicino alla famiglia mafiosa di Bagheria, in
particolare al boss Nicola Eucaliptus prima, ad Antonino Giuffr per un breve
periodo e Pietro Lo Iacono dopo, grazie ai quali si sarebbe aggiudicato la
realizzazione di molti lavori nel settore delledilizia che hanno costituito il suo
patrimonio finanziario.
Le ricche fortune dellimprenditore di Bagheria sarebbero aumentate dunque
grazie allintervento di Cosa Nostra, la quale avrebbe avuto un duplice
interesse anche nelledificazione della clinica sanitaria oncologica di Aiello: il
primo di carattere economico, il secondo: rappresentato da un appoggio
logistico di assistenza medica dove Provenzano si sarebbe fatto curare.
Ed ancora, sempre Giuffr ad affermare che Aiello faceva parte di quel
gruppo politico che aveva la leadership in Sicilia rappresentata dallUdc che
tanto piaceva a Provenzano, il quale aveva apprezzato il buon vecchio metodo
clientelare che lo contraddistingueva, ereditato dalla vecchia DC .
Provenzano inoltre si sarebbe servito dellingegnere come del boss Guttadauro,
capomandamento di Brancaccio per arrivare a Cuffaro, uomo che tanto aveva
suscitato la sua fiducia e che gli avrebbe consentito di ottenere vantaggi di
varia natura.
Il processo Aiello + 14 ha visto sfilare di recente sul banco degli imputati
anche il legale di Salvatore Aragona, lavv. Nino Zangh, il quale era stato
chiamato a testimoniare per chiarire una singolare ambasciata che Cuffaro
avrebbe fatto arrivare ad Aragona in carcere attraverso un amico comune
lavv. Caputo. Il presidente gradirebbe che domani Aragona si avvalesse della
facolt di non rispondere avrebbe detto Caputo allavvocato Zangh, questa
stata la missiva che ora dovr essere ulteriormente chiarita.
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Corruzione
Salvatore Cuffaro inoltre insieme al deputato nazionale dell' Udc, Saverio
Romano aveva ricevuto un avviso di garanzia anche per corruzione,
procedimento che poi stato archiviato per insufficienza degli elementi
indizianti. Laccusa era quella di aver intascato negli anni 90 / 91 una
tangente per la realizzazione di opere idriche tra Bolognetta e Marineo. A
rivelarlo era stato lingegnere Salvatore Lanzalaco, il quale aveva parlato anche
della gestione Cuffaro sui concorsi nella Sanit in Sicilia e delle
raccomandazioni che venivano eseguite in cambio di voti. Vennero fatte
entrare 2.500 persone che secondo Cuffaro gli avrebbero portato almeno
10.000 voti. Lanzalaco aveva dichiarato che a vagliare tali raccomandazioni
sarebbe stato proprio il governatore siciliano, il quale avrebbe poi ricevuto una
parte di voti da Mannino, unaltra da Salvatore Cardinale e una terza dallallora
assessore Bernardo Alaimo.
Messinambiente
Altro procedimento, altro avviso di garanzia per Salvatore Cuffaro datato
questa volta primavera 04. Ed anche qui il Governatore stato indagato
insieme a Vladimiro Crisafulli (vicepresidente dellArs) per aver rivelato ai
vertici di Messinambiente, limpresa di raccolta per lo smaltimento di rifiuti a
Messina e a Taormina, le indagini giudiziarie nei loro confronti. Laccusa di
favoreggiamento e divulgazione di segreto dufficio. Lindagine era stata
avviata diversi mesi fa dalla procura di Messina, rappresentata dal pm Ezio
Arcadi e riguardava la societ mista tra pubblico e privato che avrebbe gonfiato
i costi e violato le norme sullambiente, avvalendosi del sostegno di politici e
mafiosi. Alla base delle accuse per il presidente della Regione vi sarebbero le
conversazioni intercettate sulla linea telefonica, attraverso le quali sarebbe
emerso che lex sottosegretario democristiano Giuseppe Astone avrebbe
informato il presidente delle indagini in corso su Messinambiente. Il
governatore siciliano avrebbe parlato di questo a Crisafulli, il quale avrebbe
riferito le notizie allimprenditore Francesco Gulino, uno dei dirigenti di
Messinambiente e presidente dellassociazione industriali di Enna.
Culicchia Vincenzo
Deputato regionale della Dc, Assessore regionale al lavoro e alla previdenza
sociale, sindaco di Partanna. Eletto per la prima volta nel 1962 lOn. Culicchia
stato sindaco del paese quasi ininterrottamente. In 30 anni stato infatti
sostituito due volte ma per brevi periodi.
L8 maggio 1992 stata avanzata dalla magistratura di Marsala la richiesta di
autorizzazione a procedere (poi concessa dalla Camera il 24 giugno 1992) nei
suoi confronti con l accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso.
Linchiesta era partita dalle dichiarazioni del pentito Rosario Spatola che ha
indicato nel parlamentare democristiano un uomo molto vicino alla famiglia
mafiosa degli Accardo. Secondo i giudici di Marsala Culicchia, come sindaco di
Partanna, avrebbe favorito la consorteria criminosa degli Accardo soprattutto
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nella ripartizione degli appalti. Nel mirino dei giudici anche lattivit svolta dal
Culicchia come presidente della Cassa Rurale e Artigiana del Belice. E stato
inoltre indicato da Piera Aiello e Rita Atria il mandante dellomicidio di Stefano
Nastasi (ucciso nel 1983).
Nel frattempo lOn. ha presentato alla giunta municipale di Partanna-Mondello
le dimissioni da sindaco.
Nellambito della stessa inchiesta, il 27 luglio 1992 Massimo Russo, allora
sostituto procuratore di Marsala, aveva chiesto al Parlamento lautorizzazione a
procedere (poi concessa) nei confronti dellOn. Culicchia ipotizzando i reati di
omicidio e associazione per delinquere di stampo mafioso.
Il deputato si proclamato innocente e ha rigettato tutte le accuse. Linchiesta
stata poi archiviata.
Il 5 gennaio 1994 la procura di Marsala ha chiesto il rinvio a giudizio, per
associazione mafiosa, del deputato democristiano. Il processo ha avuto inizio il
9 luglio 1994. In primo grado il Tribunale di Marsala lha assolto il 31 ottobre
1997 dopo quattro giorni di camera di consiglio. Tra i collaboratori che
lavevano accusato anche Pietro Scavuzzo e Vincenzo Calcara.
Anche la IV sezione della Corte dAppello di Palermo presieduta da Francesco
Ingargiola, lha assolto il 7 gennaio 2000 dallaccusa di associazione mafiosa
confermando la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Marsala.
Dopo questa sentenza non c stata impugnazione della sentenza e di
conseguenza quella dappello diventata definitiva.
Unaltra richiesta di autorizzazione a procedere era stata trasmessa alla
Camera il 7 agosto 1992. Al deputato venne contestato il reato di corruzione in
concorso con il suo ex segretario particolare, Baldassare Guarnotta, un
funzionario regionale arrestato il 31 luglio scorso su provvedimento del gip del
Tribunale di Marsala Alberto Bellet. I fatti risalgono al periodo che va dal 1980
al 1986 quando lOn. Culicchia ricopriva incarichi assessoriali alla Regione
Sicilia. Il Parlamentare avrebbe ricevuto, in concorso con il segretario, tangenti
per oltre 500 milioni di lire pagate dal notaio Antonino Gregni di Bologna
perch un ente regionale acquisisse - pagandola sette miliardi di lire un
azienda di surgelati alimentari della provincia di Messina in crisi finanziaria.
Ancora una volta Culicchia ha respinto ogni accusa e ha rivendicato la sua
onest e trasparenza amministrativa. Successivamente il procedimento stato
archiviato.
Cusumano Stefano
Deputato della Repubblica, Udr.
Stefano Cusumano fu arrestato il 26 aprile 1999 (posto agli arresti ospedalieri
e successivamente scarcerato) quando era Sottosegretario al Tesoro nel
governo DAlema - il primo componente di governo a finire in manette
mentre in carica - assieme a Giuseppe Castiglione. Nellinchiesta fin anche il
Senatore di Forza Italia Giuseppe Firrarello. Al centro dellindagine gli appoggi
mafiosi e politici di cui godette a Catania la CGP, azienda di costruzione
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dellimprenditore lombardo Giulio Romagnoli che, alla fine del 1997, si


aggiudic il secondo lotto dei lavori per la costruzione del nuovo ospedale
Garibaldi di Catania. Limpresa di Romagnoli, in cambio, avrebbe dovuto
ritirare un ricorso al Tar, sbloccando cos laggiudicazione dellappalto per la
costruzione delle case per studenti assegnato alla Cogeco di Vincenzo
Randazzo. I magistrati definiscono la Cogeco come <<diretta espressione di
famiglie inserite in Cosa Nostra>>.
Linchiesta ha una storia lunga. Il primo fascicolo venne aperto nel 1995 dalla
Procura su probabili irregolarit nellappalto del primo lotto vinto dopo una
lunga serie di ricorsi dallIter Ravennate nel 1998. Pentiti di mafia, inoltre,
hanno dichiarato che Cosa Nostra si era interessata per far vincere la gara del
secondo lotto alla CGP costruzioni dellimprenditore lombardo Giulio
Romagnoli che venne arrestato il 4 ottobre 1997 assieme a funzionari
dellospedale e al reggente della cosca Santapaola, Giuseppe Intelisano.
Cusumano e Castiglione , esponenti di rilievo della politica siciliana sostengono i Pm - avrebbero <<favorito illecitamente laggiudicazione di
appalti pubblici ad imprese contigue>> alla frangia di Cosa Nostra
rappresentata da Giuseppe Intelisano a Catania e Vito Vitale a Palermo.
Ai due esponenti politici, poi scarcerati, viene contestato il concorso esterno in
associazione mafiosa e concorso in turbativa dasta aggravata mentre per
Firrarello il Senato ha negato allautorizzazione allarresto. Il 25 giugno 1999 la
VI sez. penale della Cassazione ha annullato senza rinvio lordinanza di
custodia cautelare. Nel 2003 il Gup Fallone lo rinvia a giudizio per reati che
vanno dalla corruzione alla turbata libert degli incanti. Malgrado larresto e il
processo in corso, Cusumano stato ugualmente candidato dallUdeur e poi
eletto deputato.
D'Acquisto Mario
Presidente della Regione Sicilia dall80 all 82, landreottiano DAcquisto
stato in passato presidente dellacquedotto di Palermo, deputato ed assessore
regionale, sottosegretario alla giustizia e presidente della commissione finanze
della Camera.
Il suo nome emerso nella seconda met degli anni Ottanta con la sentenza di
appello del maxiprocesso di Palermo, quando un fascicolo venne dedicato
esclusivamente ai rapporti tra mafia politica in Sicilia.
DAcquisto avrebbe preso parte al disegno dellon. Salvo Lima (secondo
Tommaso Buscetta figlio di Vincenzo, uomo donore della famiglia mafiosa di
Palermo centro) congiuntamente ad altri esponenti della stessa corrente
politica Dc (i cugini Salvo, Francesco Mineo e Vito Ciancimino), per garantire gli
interessi mafiosi di Cosa Nostra.
Ne avevano ampiamente parlato i primi collaboratori di giustizia a cominciare
da Gaspare Mutolo, Antonino Marchese, Baldassarre Di Maggio e non in ultimo
Tommaso Buscetta: Lima, capo della corrente andreottiana in Sicilia, sarebbe
stato la cerniera tra gli interessi della mafia e i centri decisionali nazionali e
30 di 70

locali in grado di soddisfarli. Tra le richieste dei mafiosi emerge quella relativa
alla revisione delle condanne inflitte in primo grado al maxiprocesso. Richiesta
che non fu accolta dai politici di allora e che scaten lira e il conseguente
contrattacco mafioso con linizio di una stagione di sangue inaugurata proprio
con la morte di Lima. Dacquisto, inserito nellultimo volume della memoria
daccusa dei magistrati contro il Sen. Andreotti, sarebbe stato uno dei referenti
pi importanti per Cosa Nostra in quegli anni, secondo Giovanni Brusca
persona di fiducia di Riina.
In tempi pi recenti a risollevare la questione su Dacquisto stato lultimo
grande pentito di mafia: Antonino Giuffr, braccio destro di Provenzano fino al
giorno della sua cattura e tra coloro che hanno assistito alla trasformazione di
Cosa Nostra, tra la gestione stragista di Riina a quella pi silente caratterizzata
dalla sommersione di Provenzano.
Il pentito ha parlato dellonorevole come di colui che nei primi anni Novanta
avrebbe dovuto essere il nuovo referente di Cosa Nostra, in quanto "persona
seria, di cui ci si poteva fidare" e che nel 1996 "doveva contattare altre
persone romane...".
Provenzano, secondo il collaboratore di giustizia, dopo larresto di Riina
avrebbe provato a ristabilire il vecchio contatto con la Dc attraverso Calogero
Mannino, Rino Nicolosi (che <<divenne presidente della regione dietro un
accordo ben preciso tra la commissione mafiosa di Palermo e Nitto Santapaola
di Catania>>) o landreottiano Mario DAcquisto. <<Arrivati a un certo punto spiega il pentito - Provenzano disse: interrompiamo questo discorso perch
forse abbiamo delle nuove prospettive. Fra laltro se vado bene con i miei
ricordi, anche DAcquisto era stato messo un pochino sotto i riflettori della
magistratura. Il discorso sul DAcquisto viene completamente abbandonato>>
e << gi si vede allorizzonte il nascere di altre prospettive>>. Questo il
periodo che prender piede il partito di Forza Italia, al quale aderir, tra gli
altri, il deputato Gaspare Giudice e che vedr tra i fondatori Marcello DellUtri,
gi condannato in primo grado con laccusa di concorso esterno in associazione
mafiosa. Oggi Giuffr dichiara :<<Provenzano diede lordine di votare Forza
Italia>>.
Il nome dellex presidente della regione siciliana era emerso anche
nellinchiesta sulle esattorie siciliane e pi precisamente sul passaggio dalla
gestione privata dei Salvo a quella pubblica, attraverso una societ controllata
da vari istituti di credito. Allepoca Ignazio Salvo venne indiziato di interesse
privato in atti di ufficio insieme a tutti i componenti della giunta regionale
allora in carica, presieduta dall' on. Mario D'Acquisto. L' inchiesta si concluse
con il proscioglimento di tutti gli imputati, sospettati di avere favorito i Salvo
pagando un prezzo superiore al valore effettivo delle attrezzature vendute alla
Regione.
DAcquisto era stato in seguito accusato di corruzione anche nel processo
sulla cosiddetta Tangentopoli siciliana, uninchiesta scaturita nel 91 dalle
indagini del Ros dei carabinieri sugli appalti condizionati dalla mafia. I
magistrati avevano individuato due associazioni per delinquere: una facente
31 di 70

capo alla Sirap, la societ ideata, secondo l'accusa, dall' eurodeputato Dc Salvo
Lima, con l' obbiettivo di gestire tutti gli appalti siciliani. La seconda composta
dagli imprenditori Filippo Salamone, Giuseppe Costanzo, Vincenzo Lodigiani e
Antonio Vita e dagli esponenti politici Rino Nicolosi e Salvatore Sciangula,
entrambi democristiani. Lex governatore siciliano era stato indagato per aver
ricevuto dei finanziamenti (circa 200 milioni di lire) da parte dellimprenditore
edile Pietro Di Vincenzo di Caltanissetta, rinviato a giudizio con la medesima
accusa. Lo stesso DAcquisto spieg poi che si trattava di somme versate dal
costruttore in occasione delle campagne elettorali del 1986 e 1992 e non
dichiarate perch Di Vincenzo non avrebbe voluto avere dei problemi con altri
partiti che avrebbero preteso anche loro i finanziamenti. Lesponente politico
aveva dichiarato che per le stesse contestazioni era stato gi assolto nei
Tribunali di Roma e Milano. Secondo i giudici del tribunale l' attivit di sostegno
economico che gli imprenditori siciliani avevano svolto negli anni Ottanta in
favore della Dc e del Psi regionale li avrebbe avvantaggiati nell' acquisizione di
appalti pubblici. I reati ipotizzabili per contributi illeciti ai partiti erano estinti e
altri erano gi stati coperti da amnistia.
Il processo che vedeva sottaccusa 30 persone tra deputati nazionali, regionali,
ex ministri (uno in carica), imprenditori e tecnici accusati a vario titolo di
corruzione, abuso dufficio e finanziamenti illeciti ai partiti, era iniziato il 13
giugno del 1995. A causa della nuova disciplina dellart. 513 , la modifica
dellabuso dufficio e gli scioperi dei penalisti, il processo alla fine aveva
assunto i ritmi di una corsa contro la prescrizione. La modifica del reato di
abuso dufficio aveva ristretto non solo il tempo ma anche lambito delle
tipologie sanzionate, determinando la prescrizione di alcuni capi dimputazione.
Cos i pm Maurizio De Lucia e Gaspare Sturzo avevano chiesto numerose
assoluzioni accanto alle condanne di Sergio Mattarella (4 mesi e 80 milioni di
lire per finanziamento illecito), per gli imputati (Calogero Mannino e Nicola
Capria (4 e 3 anni), per lex assessore regionale Turi Lombardo (5 anni), per
lex Presidente della Regione Mario DAcquisto (3 anni e 6 mesi). L' assoluzione
per loro era arrivata nellautunno del 2000 ma era stata reimpugnata dalla
procura siciliana.
I pm avevano fatto ricorso in appello anche per gli altri indagati Severino
Citaristi, Salvatore Orlando, Pietro Di Vincenzo, Renato Arcidiacono e Vincenzo
Barbalace. Tra gli esponenti politici imputati l' unico ad essere condannato l' ex
assessore socialista Turi Lombardo.
Il primo febbraio 2002 i giudici della Corte dAppello riformavano la sentenza di
primo grado, assolvendo lex assessore regionale Turi Lombardo, riducendo le
pene agli altri imputati e confermando le assoluzioni per i politici, tranne nel
caso di Mattarella per il quale la procura non lo aveva richiesto. Lallora
Presidente della Sirap Nino Ciaravino e lingegnere Giuseppe Zito venivano
entrambi condannati a 3 anni e 6 mesi di reclusione e gli ingegneri Gaspare
Barbaro e Maurizio Mosconi a due anni con la pena sospesa.
Il processo aveva riguardato tra gli altri anche il ministro della difesa Sergio
Mattarella che era stato assolto ma per il quale la procura non aveva ricorso in
32 di 70

appello.
Il tribunale aveva condannato amministratori, tecnici e funzionari della Sirap,
la societa' a partecipazione regionale i cui appalti miliardari (in programma
mille miliardi di opere pubbliche) facevano gola alla mafia.
DAmico Antonino Cosimo
Eletto nel collegio di Bagheria tra le fila del Cdu alle elezioni del 98 transita
come consigliere Udc nei palazzi della Provincia. Laureato in scienze Agrarie,
DAmico stato componente dellufficio di gabinetto dellassessorato. La sua
carriera annovera anche la carica di amministratore del consorzio di Bonifica 2
di Palermo e quella di direttore dellitituto zootecnico ed infine quella di
consigliere provinciale. Durante il suo mandato in Provincia, Cosimo DAmico
detto Nino viene indagato insieme ad un altro consigliere provinciale
Tomasino Giovanni Giuseppe, per turbativa dasta. Laccusa rappresentata dal
pm Ambrogio Cartosio lo riteneva coinvolto in una gara di appalti truccata per
favorire Cosa Nostra. Si sarebbe trattato di un appalto finanziato dalla
provincia per lammodernamento della rete idrica nel comprensorio che va da
Malvello Pizzillo a Monreale, nella quale vi avrebbe partecipato una ditta
vicina ai corleonesi e al capo attuale dellorganizzazione mafiosa, Bernardo
Provenzano. Limpresa sarebbe appartenuta a Pietro Tomasino (omonimo del
politico) e Silvestre Arcuri, entrambi di Giuliana e anche loro arrestati
nellambito delloperazione dei carabinieri di Palermo.
Secondo gli inquirenti DAmico, che stato presidente della Commissione
aggiudicatrice non avrebbe escluso dalle sedute il compagno di partito
Tomasino che avrebbe assistito illecitamente. La strana partecipazione di
Tomasino a tutte le sedute di gara - secondo il gip venne inquadrata con
sospetto dagli altri membri della Commissione, i quali compresero bene che lo
scopo di tale partecipazione non era disinteressato; esso non poteva essere
spiegato che con lintenzione di influire, in qualche modo, sullandamento della
gara mediante la trasmissione dei dati riservati che diligentemente Tomasino
annotava su un proprio registro, a persone esterne alla commissione. Inoltre
gli inquirenti hanno scoperto che lappalto era gi stato aggiudicato a una ditta
estromessa dai lavori per un ricorso presentato dalla Tomasino-Arcuri
ritenuta appunto vicina a Provenzano.
Ma non tutto perch durante gli interrogatori del collaboratore di giustizia
Antonino Giuffr sentito al processo sulle Talpe il nome di Nino DAmico
spunta diverse volte. I relativi verbali raccolti dal pm Nino Di Matteo, titolare
delle inchieste su mafia e politica palermitana, sono stati acquisiti dal pm
Cartosio, cos dopo i vari riscontri delle Forze dellordine, la Procura ha deciso
di modificare il capo dimputazione per il politico, al quale stato contestato il
reato di aver agevolato, con la sua attivit politica, i boss di Cosa Nostra e le
imprese a loro collegate.
Il collaboratore infatti ha affermato che in un incontro con Provenzano in cui
veniva affrontato il discorso politico, il capo di Cosa Nostra si raccomandava
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ancora una volta di non esporsi per non recare danno ai candidati. In questa
occasione in cui il superboss informa Giuffr che i picciotti di Bagheria tengono
ognuno a una loro persona gli chiede di promuovere la candidatura di Nino
DAmico. Il pentito provvede quindi a soddisfare la richiesta di Provenzano che,
nonostante il suo precedente impegno elettorale con Rosolino Rizzo
costretto, allultimo momento, a sole due settimane dalle elezioni, a cambiare i
suoi piani per gestire la campagna elettorale di Nino Cosimo DAmico.
Le elezioni sarebbero quelle del 2001 nelle quali Salvatore Cuffaro (accusato di
favoreggiamento aggravato) si aggiudicato la leadership, diventando cos
Presidente della Regione Sicilia. Nonostante lapporto di Cosa Nostra, Nino
Damico con le sue 5.713 preferenze rimane comunque fuori dal palazzo della
regione, aggiudicandosi pi tardi un posto nel consiglio provinciale di Palermo.
Cosimo dAmico gi indagato per Turbativa dasta sugli appalti, dopo le
dichiarazioni di Giuffr deve rispondere anche di aver favorito Cosa Nostra. Il
processo ancora aperto.
DAl Antonio
Senatore trapanese di Forza Italia e attualmente Sottosegretario allInterno nel
secondo governo Berlusconi.
La famiglia DAl una delle pi ricche e potenti del trapanese. Ha un impero
cos vasto che comprende tenute agricole, le saline tra Trapani e Marsala,
molte propriet e la quota di controllo della Banca Sicula (fino al 1991) uno dei
pi importanti istituti di credito siciliani.
Lo storico capomafia di Trapani, Francesco Messina Denaro, fu per molti anni
il fattore dei DAl. Poi vi subentr il figlio Matteo, spietato killer di Cosa
Nostra, indicato dagli inquirenti come colui che prender in mano le redini di
Cosa Nostra nel dopo Provenzano. A conferma del rapporto che esisteva tra
la famiglia DAl e il boss, lallora vicepresidente della Commissione antimafia
Nicki Vendola, nel 1998 mostr (alla Commissione) i documenti che provavano
il pagamento a Matteo Messina Denaro, ufficialmente agricoltore, di 4 milioni,
versati dai DAl allInps come indennit di disoccupazione. Pietro DAl, fratello
del Senatore Antonio, si era occupato di pagargli i contributi.
Anche laltro fratello di Matteo Messina Denaro, Salvatore, ha lavorato per i
DAl: stato funzionario della Banca Sicula e poi, nel 1991, passato alla
Commerciale prima che finisse in manette per mafia nel 1998.
La vicinanza della famiglia a certi ambienti riemerge anche nelle dichiarazioni
di Francesco Geraci, un noto gioielliere di Castelvetrano, arrestato per essere
uno dei prestanome di Riina, che ha raccontato: <<Nel 1992 Matteo Messina
Denaro mi ha chiesto di acquistare dai DAl un terreno per 300 milioni da
regalare a Riina>>. La tenuta in questione quella in contrada Zangara,
a Castelvetrano. A firmare il contratto furono il gioielliere Francesco Geraci e il
futuro Senatore Antonio DAl. <<Io sono intervenuto solo al momento della
fima>> racconta Geraci, <<dopo la stipula andai spesso alla Banca sicula e mi
feci restituire i 300 milioni>>. Quel terreno, nel 1997, venne confiscato in
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quanto considerato parte delle ricchezze di Tot Riina.


Da parte sua la famiglia DAl ha sempre respinto tutto.
I rapporti tra i DAl e il boss Matteo Messina Denaro sono emersi anche il 13
gennaio 1999 nellaula del Tribunale di Trapani dove ha deposto Giacomo DAl
Staiti, componente del consiglio di amministrazione della Banca Commerciale,
che ha ammesso di avere invitato lanziano boss (Francesco Messina Denaro
ndr) al suo matrimonio.
Per di pi agli atti dellinchiesta che il 29 aprile 2004 ha portato in carcere
numerosi affiliati alle cosche mafiose di Trapani, una intercettazione
ambientale che risale al 2000 in cui Salvatore Alestra (uno degli arrestati),
afferma: <<Il 50% del supporto elettorale pervenuto a DAl stato fornito da
Vincenzo Virga>>. Secondo quanto registrato dalle cimici della Polizia il
parlamentare avrebbe anche intrattenuto <<stretti rapporti con i noti boss
Messina Denaro, esponenti al vertice della famiglia mafiosa di
Castelvetrano>>.
Inoltre Alestra, dialogando con un imprenditore, ha spiegato <<il genere di
rapporto esistente tra Virga e il senatore Antonio DAl>>, che secondo
laffiliato alla cosca di Trapani <<non poteva prescindere da astenersi
dallintrattenere contatti con lo stesso capomafia>>.
Il nome del senatore DAl compare anche nella deposizione che il 22 settembre
scorso lex Senatore Vincenzo Garraffa ha reso al processo agli ex deputati
Francesco Canino e Francesco Spina accusati di associazione mafiosa:
<<Alcuni dei parlamentari sarebbero stati appoggiati dai boss mafiosi>>, e i
boss Virga e Matteo Messina Denaro <<ordinarono di votare in favore di
Antonio DAl>>.
Firrarello Giuseppe
Senatore di Forza Italia in Sicilia, ex sindaco di Bronte (Ct), ex assessore
regionale Dc, ex senatore del Cdu, poi dellUdr, poi dellUdeur, infine di Forza
Italia. Il 26 aprile 1999 la Procura e il gip di Catania che lo considerano il
nuovo Salvo Lima chiedono al senato di poterlo arrestare per associazione
per delinquere, corruzione e concorso esterno in associazione mafiosa.
Linchiesta legata alle tangenti e alle collusioni negli appalti per il nuovo
ospedale di Catania Garibaldi e di altre opere pubbliche. Il Senato, tuttavia, il
17 giugno 1999 respinge ad ampia maggioranza la richiesta della Procura di
Catania di autorizzazione allarresto cautelare dellesponente politico siciliano.
Secondo il gip Ferrara le indagini di carabinieri e Dia dimostrano <<in modo
inequivoco la non occasionalit delle condotte delittuose del Firrarello>>
commesse <<con particolare spregiudicatezza e pervicacia>>; linchiesta
infatti <<ha provato i suoi collegamenti con esponenti di vertice delle famiglie
di Cosa Nostra>>. Il 13 giugno 2002 Nicol Marino e Francesco Puleio
chiedono al gip di Catania il rinvio a giudizio per concorso esterno in
associazione mafiosa, turbativa dasta e corruzione. Il 22 febbraio 2005
davanti alla prima sezione del Tribunale di Catania Firrarello ha respinto ogni
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addebito dichiarandosi innocente e certo dellestraneit dei reati che gli


sono stati contestati. Il processo ripreso il 10 marzo ed tuttora in corso.
Il nome di Firrarello compare anche in una registrazione effettuata il 10
dicembre 2001 negli uffici dellimpresa Imseco di cui titolare Orazio Grimaldi,
indagato nellinchiesta Cassiopea 3. A parlare <<involontariamente>>, davanti
alle microspie, di appalti e connessioni con la politica sono i boss mafiosi di
Catania. In una intercettazione il boss Giuseppe Mangion, detto Enzo,
esponente si spicco della famiglia Santapaola svela alle cimici dei Carabinieri
del Ros intrecci con il senatore Pino Firrarello. I magistrati scrivono: <<Enzo
Mangion, dialogando tra gli altri con tale Francesco Sammartino, disvela
pregressi rapporti che lorganizzazione avrebbe mantenuto con lonorevole Pino
Firrarello, definito cavallo vincente, al quale veniva rimproverato, malgrado i
favori ricevuti, un certo distacco ostentato in occasioni pubbliche, per
evidenti ragioni di prudenza che, invece, non aveva avvertito altro politico,
lAssessore Santo Castiglione, cui pi volte si fa riferimento nel corso delle
intercettazioni>>.La vicenda inserita nellinchiesta Cassiopea 3 che ha
portato lo scorso marzo allarresto di 20 persone e alliscrizione nel registro
degli indagati di alcuni politici regionali locali.
Fontana Antonino
Ex sindaco di Villabate, ha avuto per conto del Pci Pds importanti incarichi
dirigenziali nelle cooperative e nei consorzi che operano nel settore agrumicolo.
Inoltre, dallaprile 1981 al febbraio 1982, ha ricoperto anche la carica di
amministratore delegato di Tele lOra.
Uomo molto chiacchierato, sono noti i tentativi operati dallallora segretario
del PCI, Pio La Torre, ucciso il 30 aprile 1982, di estromettere Fontana dal
partito o di ridimensionarne il ruolo con lattivazione di un procedimento
disciplinare nei suoi confronti. Il 9 giugno 2003 il Fontana stato arrestato
con laccusa di associazione mafiosa per aver illecitamente gestito appalti
pubblici insieme ad altri imprenditori e per la sua vicinanza a soggetti della
portata di Simone Castello, esponente della famiglia mafiosa di Bagheria e
persona di fiducia del boss Bernardo Provenzano con il quale, aveva affermato
il collaboratore di giustizia Salvatore Barbagallo nellambito del processo
Grande Oriente, il Fontana era socio in affari. <<Sapevo che avevano delle
serre a Vittoria insieme>> aveva detto il collaboratore di giustizia e che
Simone Castello <<aveva fatto dei traffici, ma a livello di truffe, con Fontana
Antonino sia nel territorio di Villabate che su in altItalia>>.
Ma le conoscenze del Barbagallo sul Fontana vanno ben oltre le sue attivit
imprenditoriali e riguardavano il coinvolgimento del politico nel settore degli
appalti in collaborazione con persone vicine a Cosa Nostra.
In particolare in relazione ai lavori edili per la metanizzazione del comune di
Villabate, risalenti al 1993/1994, dai quali sarebbe emerso, come poi
riscontrato, un accordo tra il Fontana, tale Pitarresi Salvatore e altri esponenti
della famiglia di Villabate.
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A convalidare le testimonianze del Barbagallo limprenditore Mario Di Natale,


fratello del collaboratore di giustizia Giusto Di Natale, che nel 1999 rifer di una
circostanza in cui il Fontana, - che il teste ricordava vicino agli impresari delle
coop rosse Salvatore Genovese e Raffaele Casarrubea venne a domandare
cortesie per un lavoro, o spacciandosi per un imprenditore o cose.
Anche un altro collaboratore di giustizia, Simone Vitale, aveva parlato del
Fontana come di colui che costituiva il punto di riferimento per gli
imprenditori. Tra questi i Potestio e Miceli Giuseppe di San Giuseppe Jato
ritenuto prestanome del boss detenuto Salvatore Riina.
Gli investigatori hanno riscontato anche i collegamenti che Fontana aveva con
lingegnere Giuseppe Montalbano, arrestato nel 1999 per favoreggiamento del
boss mafioso latitante Salvatore Di Gangi.
Il 17 giugno 2003 gli inquirenti hanno precisato che il Fontana <<non stato
considerato dalla Procura il regista degli appalti>>.
Il 20 febbraio 2004 Fontana stato scarcerato dopo otto mesi, perch sono
venute meno le esigenze cautelari. Laccusa principale, di riciclaggio del denaro
della mafia, sarebbe decaduta dopo le dichiarazioni del collaboratore di
giustizia Nino Giuffr che lo avrebbe scagionato. Fontana resta indagato per i
suoi rapporti societari con Simone Castello, imprenditore del settore
agrumicolo condannato a dieci anni perch ritenuto fedelissimo di Bernardo
Provenzano.
L11 maggio 2004 viene inoltrata la richiesta di rinvio a giudizio. Invece il
processo ha avuto inizio il 16 dicembre 2004.
Gunnella Aristide
Ex ministro per gli Affari Regionali nel governo Goria (luglio 1987), due volte
sottosegretario agli Esteri e alle Partecipazioni statali, 6 volte deputato,
vicesegretario nazionale del Pri. Il Gunnella ha ricoperto anche la carica di
presidente e di consigliere delegato di varie societ industriali e quella di
dirigente di societ finanziarie.
Il 19 ottobre 1991 la Procura di Marsala allora guidata da Paolo Borsellino
chiese lautorizzazione a procedere (concessa dalla Camera il 6 dicembre 1991)
per associazione mafiosa in seguito alle dichiarazioni del pentito Rosario
Spatola e di Giacoma Filippello, la convivente del boss Natale LAla.
I due avevano chiamato in causa lOn. Gunnella, il Senatore Pietro Pizzo ed i
deputati regionali Francesco Canino ed Enzo Culicchia (entrambi DC),
affermando che avevano avuto rapporti con esponenti di Cosa Nostra.
In particolare Spatola avrebbe definito il parlamentare repubblicano uomo
donore e avrebbe riferito di un diverbio avvenuto tra Gunnella e Natale LAla,
con il quale si sarebbe successivamente riconciliato.
Anche Gaspare Mutolo avrebbe parlato del Parlamentare come di un politico
colluso con le cosche e il collaboratore Antonio Calderone lha citato in
riferimento ai sui presunti rapporti con il boss di Riesi Giuseppe Di Cristina
(ucciso a Palermo nel maggio del 1978) che il deputato avrebbe fatto
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assumere presso un ente pubblico regionale, ricevendone in cambio appoggio


elettorale. Linchiesta stata archiviata il 25 marzo 1996.
Nei confronti del parlamentare pende anche unaltra richiesta di autorizzazione
a procedere avanzata dalla Procura di Catania che ipotizza per il Gunnella voti
di scambio con personaggi legati alla cosa mafiosa di Giuseppe Pulvirenti u
Malpassotu.
Il 30 aprile 1992 stato chiesto dai magistrati del pool antimafia della Procura
di Catania il rinvio a giudizio nei confronti del Parlamentare.
Il 3 giugno 1992 il gip Antonino Ferrara ha rinviato a giudizio per associazione
mafiosa, estorsione e reati elettorali 42 presunti appartenenti al clan Pulvirenti.
Tra gli imputati accusati di voto di
scambio, lex ministro ed ex deputato nazionale Repubblicano Aristide
Gunnella, il deputato regionale Alfio Pulvirenti del Pri, solo omonimo del boss,
gli ex assessori del Comune di Acireale Alfio e Orazio Brischetto e lex
consigliere Comunale di Acireale Giovanni Rapisarda.
Secondo i magistrati della Procura i voti a favore di Alfio Pulvirenti sarebbero
stati raccolti, con promesse e minacce servendosi del potere intimidatorio
dellorganizzazione che fa capo a Giuseppe Pulvirenti detto u Malpassottu.
Inoltre, per accertarsi dellavvenuta regolare votazione uomini del clan di
Pulvirenti avrebbero presidiato i seggi elettorali durante le operazioni di voto.
Il pm Nicol Marino, il 24 giugno 1993, ha chiesto per Gunnella 3 anni di
reclusione per voto di scambio. Il 29 luglio 1993 i giudici della III sezione del
Tribunale di Catania lhanno condannato a 2 anni di reclusione. Pena
confermata in appello il 23 dicembre 1994.
Il Gunnella, in seguito, ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale per far
dichiarare anticostituzionale la norma che riguardava il suo reato.
Il processo stato quindi sospeso dalla Cassazione e, in attesa della sentenza
della Corte Costituzionale per quel reato, sopraggiunta l'amnistia.
Allex ministro, inoltre, stato derubricato il reato contestatogli da
associazione mafiosa ad associazione per delinquere e sospesa la
condanna.
Gunnella era finito in carcere, (il 20 luglio 1993) con laccusa di corruzione e
finanziamento illecito ai partiti nellambito dellinchiesta per tangenti e presunte
irregolarit nellassegnazione degli appalti per la costruzione della diga
dellAncipa, in Sicilia. (il cui processo stato dirottato a Caltanissetta per la
presenza tra gli imputati dellex presidente della Corte dAppello di Palermo,
Carmelo Conti).
Il 23 ottobre stato scarcerato per scadenza dei termini di custodia cautelare.
Il provvedimento stato disposto dal gip di Palemo Sergio La Commare.
Secondo laccusa Gunnella avrebbe ricevuto contributi (si parla di 130 milioni)
per la campagna elettorale del 1991 dagli imprenditori Rendo e Lodigiani in
seguito allaggiudicazione dellappalto per la costruzione della diga Ancipa. E
stato assolto dal Tribunale di Caltanissetta il 24 febbraio 2004.
Gianni Giuseppe Pippo
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Deputato dellUdc e segretario della commissione di vigilanza Rai.


Il 2 Febbraio 1994
lonorevole medico Pippo Gianni veniva tirato in causa dalle dichiarazioni rese
dal pentito Marino Mannoia che lo indicava come uno di quei medici che,
durante il suo impiego nel carcere dellUcciardone, agli inizi degli anni Ottanta,
sarebbe stato vicino alle cosche. Secondo il pentito, lex sindaco di Priolo
avrebbe aiutato i boss a simulare malattie che sarebbero servite a ottenere
ricoveri urgenti in strutture sanitarie fuori da quella penitenziaria. Una volta
fuori dal carcere i picciotti sarebbero stati liberi anche di commettere
omicidi.
Il Deputato si era difeso dalle accuse del pentito proclamando la sua innocenza
ma il 3 marzo 1994 era stato arrestato con laccusa di concussione, per
uninchiesta avviata tre anni prima dalla procura di Siracusa.
I fatti contestati allon. Pippo Gianni erano relativi a presunte tangenti che nel
1990 avrebbe preteso da imprenditori che costruivano case per anziani e un
parco pubblico attrezzato. Gianni era stato poi scarcerato il 18 maggio 1994
per scadenza dei termini di custodia cautelare.
Il primo dicembre dello stesso anno, durante la carica di deputato regionale del
Ppi, era stato nuovamente tratto agli arresti nelloperazione San Giorgio
2(gestione Aias), questa volta con laccusa di concorso in abuso in atti
dufficio. Gli ordini di custodia cautelare erano stati firmati dal Gip di Siracusa
Gaetana Di Stefano, su richiesta del sostituto procuratore Angela Pietroiusti. La
vicenda sarebbe connessa a presunte irregolarit nella gestione della sezione
dellAias (Associazione italiana di assistenza agli spastici) di Siracusa per le
quali nei mesi precedenti erano stati eseguiti altri arresti.
Secondo le indagini lonorevole, congiuntamente ad altri politici, sarebbe
intervenuto illecitamente per avvantaggiare Salvatore Magliocco (segretario
nazionale dellAssociazione) e lAias, attraverso pressioni sugli enti che
erogavano contributi e finanziamenti in cambio di assunzioni combinate presso
le strutture dellassociazione che avrebbero garantito vantaggi in termini di
consensi elettorali. Il 16 dicembre 1994 il tribunale della Libert di Siracusa
presieduto da Gaetano Guzzardi aveva disposto per Gianni gli arresti domiciliari
e il 10 febbraio 95 veniva rimesso in libert perch non sussisteva il pericolo
di reiterazione del reato poich lAias adesso in regime commissariale.
Ma il 27 febbraio seguente, nellambito dellinchiesta sulle irregolarit connesse
alla gestione dellAssociazione, la procura di Siracusa chiedeva il rinvio a
giudizio al gip Gaetana Di Stefano, citando Pippo Gianni per associazione
a delinquere finalizzata alla commissione di turbativa dasta, concussione,
abuso dufficio e voto di scambio.
Il 25 ottobre 95, relativamente allindagine sulle presunte irregolarit
connesse alla costruzione di opere pubbliche, anche il giudice per le indagini
preliminari di Siracusa, Alberto Leone rinviava a giudizio per concussione lex
deputato regionale, fissando la data per il 3 giugno 1996.
Lennesima richiesta di rinvio a giudizio per lon. Gianni arriver il 10 febbraio
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1998 dalla procura di Catania, firmata dallaggiunto Ugo Rossi e dal sostituto
Sebastiano Ardita. Il provvedimento si avvaleva dalle rivelazioni di una decina
di pentiti, che nelludienza preliminare presso il carcere di Rebibbia avevano
parlato dei loro rapporti affaristici con alcuni politici. Al termine delludienza, il
Gup di Catania, Nunzio Sampietro contestava a 4 politici siracusani imputati di
voto di scambio laggravante di aver favorito lassociazione mafiosa. I politici
erano lex sottosegretario al Tesoro Luigi Foti (Dc), lex sindaco di Siracusa
Gaetano Bandiera (Pri), lex assessore regionale alla pubblica istruzione
Benedetto Brancati (Dc), e lex sindaco di Priolo, sospeso Pippo Gianni. Il Gup
Rodolfo Matera, dopo la contestazione del nuovo reato aveva fissato ludienza
preliminare per l8 giugno 1998.
Secondo quanto dichiarato dai collaboratori di giustizia, tra cui i catanesi
Francesco Pattarino, Claudio Severino e i siracusani Salvatore Oddo, Concetto
Sparatore e Lorenzo Vasile, gli imputati avrebbero pagato tangenti alle cosche
mafiose Urso Bottaro e Aparo Nardo per ottenere il loro appoggio nelle
rispettive campagne elettorali, quelle per il rinnovo dellAssemblea regionale
siciliana nel 1991 e per la Camera dei deputati nel 1992, nella quale diecimila
preferenze andarono in favore dellex deputato Michele Cortese, anche lui
rinviato a giudizio per voto di scambio.
Nel 1998 il Tribunale di Siracusa lo condanna in grado a 3 anni e il 21 giugno
99 i giudici della Seconda Corte dAppello di Catania assolvono Pippo Gianni,
insieme a Sebastiano Giarratana, dallaccusa di concorso in concussione in
merito allinchiesta del 91 relativa alle presunte tangenti per lesecuzione di
due opere pubbliche. La Cassazione confermer nel 2000 la sentenza di primo
grado.
Durante il processo per lomicidio di Mimmo Gala, il Pm Francesco Aliffi, ha
citato lincontro che sarebbe avvenuto nel 91 tra il Pattarino e Pippo Gianni
presso lufficio elettorale di questultimo prima dellomicidio di Mimmo Gala.
Secondo le dichiarazioni dellex killer DellArte Pippo Gianni avrebbe versato la
somma di 25 milioni di vecchie lire a Aparo Concetto per il sostegno ricevuto
nella campagna elettorale. Aparo avrebbe detto a DellArte che Pippo Gianni si
era lamentato che lanaloga richiesta di denaro per la campagna elettorale gli
era stata inoltrata pure da Gala.
Il 30 ottobre 2004 la corte di Appello di Catania ha riconosciuto a Pippo Gianni,
diventato nel frattempo deputato nazionale dellUdc, un risarcimento di 211
mila euro per aver ingiustamente scontato una pena di 80 giorni di carcere a
causa di un provvedimento del 1985. Secondo le indagini di allora, Pippo
Gianni era stato ritenuto colpevole di aver pilotato appalti per la costruzione di
alcune opere pubbliche a Priolo.
Pippo Gianni, attuale segretario della commissione di vigilanza sulla Rai ha
devoluto il risarcimento ad alcune associazioni no profit.
Giudice Gaspare
Deputato alla Camera nella XIII e XIV legislazione.
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Nato a Canicatt, nellagrigentino, classe 1943, Gaspare Giudice debutta in


politica con levento dellentrata in campo di Forza Italia.
Eletto alla sua prima legislatura per gli azzurri nel collegio di Bagheria con
38.761 voti, nel 1995 Giudice il vicecoordinatore di Forza Italia in Sicilia e nel
98 diventa membro della commissione agricoltura a Montecitorio. Di famiglia
nobile, dirigente della Sicilcassa, laureato in giurisprudenza, Giudice era stato
indagato nel 1986 con laccusa di favoreggiamento per una vicenda che
riguardava falsi rimborsi Iva. Assolto successivamente da questaccusa era
stato coinvolto in unaltra inchiesta, questa volta sulla gestione e
laggiustamento di varie concessioni di mutui della Sicilcassa di Termini
Imerese e anche in questo caso era stato assolto e reintegrato.
Il 9 giugno 1998 il deputato forzista viene raggiunto da un altro avviso di
garanzia nellambito dellinchiesta in cui sono coinvolti noti mafiosi di spicco,
tra cui lex boss di Caccamo Antonino Giuffr.
Dalle indagini emerge Gaspare Giudice nel ruolo di un referente politico,
disponibile ad accettare un rapporto di sudditanza nei confronti di Cosa
Nostra.
Tra le prove una lettera trovata nel 96 a casa del boss Giuseppe Panzeca,
braccio destro del boss di Caccamo Antonino Giuffr, allora scampato
allarresto, in cui il deputato con frasi rispettose chiede spiegazioni sul suo
allontanamento, che definisce immotivato, dalle attivit del gruppo mafioso. Ed
ancora una telefonata intercettata dagli inquirenti durante una seduta di
Montecitorio Onorevole, devi tornare subito a Palermo linflessione
dialettale chiaramente siciliana, Non posso sono stanco risponde il
politico, Noi ti abbiamo messo l e noi ti vogliamo ora a Palermo. una
richiesta di chi non aspetta e cos Giudice sale sullultimo volo per Palermo e si
reca allappunatmento. Gli inquirenti che hanno ascoltato la conversazione
hanno giusto il tempo di piazzare le microspie e le piccole telecamere in un
locale del centro dove Giudice sincontrer per discutere di affari con i boss
Giuseppe Panzeca, Nino Mandal (grande elettore di Giudice ) e Giorgio
Ciaccio, cugino di Panzeca, anche lui arrestato nelloperazione.
Linchiesta coordinata dai pm Guido Lo Forte, Gaetano Paci e Gaspare Sturzo
sfocia in 21 richieste di custodia cautelare. Tra le notifiche di arresto quella a
Rosalia Stanfa, impiegata del comune di Caccamo e moglie di Antonino Giuffr,
processata con il rito abbreviato.
Al deputato forzista, accusato dalla Dda di Palermo di associazione mafiosa,
riciclaggio e traffico di droga (questultima respinta dal gip), viene notificato un
mandato darresto dallex Procuratore generale di Palermo Vincenzo Rovello e
dal gip Renato Grillo, che attraverso due ufficiali del Gico e dei Carabinieri
viene fatto recapitare alla segreteria di Montecitorio.
Il 16 luglio 98 per la Camera dei Deputati rifiuta con 303 voti contrari, 210
voti favorevoli e 13 astenuti, la richiesta di arresto per lonorevole, negando ai
magistrati la possibilit di utilizzare le intercettazioni telefoniche sulle utenze
private del parlamentare di Forza Italia.
Secondo i pm, il politico non sarebbe stato solo avvicinato dalle cosche di
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Bagheria e Caccamo ma sarebbe stato parte dellorganico del sistema mafioso


per i suoi comportamenti che costituiscono la logica espressione del suo
inserimento nei gruppi mafiosi nei quali egli ha dato prova di continuare ad
operare anche dopo lelezione alla Camera dei Deputati.
Il processo inizia il 7 giugno 99 davanti alla settima sezione del tribunale di
Palermo presieduta da Alfredo Morvillo che assegna il processo ai colleghi della
terza sezione per questioni di incompatibilit.
Giudice, rappresentato dagli avvocati Raffaele Restivo e Grazia Volo prima e
Salvatore Modica dopo, deve cos rispondere di gravi reati a sfondo mafioso.
Per laccusa il deputato avrebbe favorito con una serie di trucchi bancari, alcuni
membri della mafia di Caccamo tra cui Lorenzo Di Ges, i fratelli Alberto e
Giuseppe Gaeta (questultimo ucciso a Termini Imerese nel 2001) e Pippo
Cal.
Gli indagati sono Giuseppe Panzeca, esponente di spicco della famiglia mafiosa
di Caccamo, Diego Guzzino, indicato come personaggio di spicco del
mandamento e ancora Giorgio Ciaccio, Gaspare Bazan, Dario Lo Bue, Antonino
Mandal, Guivanni Francesco e Sebastiano Dolce, Maurizio Savoiardo, Nicol
Ciaccio (poi prosciolto ad aprile del 99), Salvatore Battaglia, Salvatore
Catanese,Leonardo Lo Bello, Cosimo Parrinnella, Antonio Priolo e ancora dei
boss Carlo Greco, vice di Pietro Aglieri, Giuseppe e Francesco Biondolillo e
Carlo Sorano. Sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, riciclaggio,
estorsioni, traffico di droga, turbativa dasta, violazione della legge
fallimentare.
Giudice avrebbe fatto da intermediario tra la cosca di Caccamo, a quel tempo
rappresentata dal Panzeca e il gruppo mafioso di Carlo Greco, Lorenzo
Tirinello, Giovanni DAgati e Pietro Vernengo consentendo al primo gruppo di
inserirsi nel settore delle societ nautiche nelle quali il secondo sarebbe stato
gi involucrato. Le societ nautiche avrebbero a loro volta ottenuto dalla cosca
del Panzeca i capitali necessari per un migliore controllo del mercato. La
procura ritiene che Giudice, attraverso le societ nautiche Salpancore,
Marina Uno e Gente di Mare avrebbe garantito con finanziamenti del
gruppo di Caccamo gli interessi del boss Carlo Greco. Insomma, il
mandamento mafioso di Caccamo con i suoi giri daffari era ancora una volta,
come usava definirlo il giudice Falcone per la capacit affaristica dei suoi affilati
la Svizzera di Cosa Nostra. Secondo la procura infatti la cosca avrebbe
utilizzato varie societ per riciclare capitali sporchi e per importare
stupefacenti.
La posizione di Giudice, abbastanza compromessa, viene inoltre commentata
da tutta la stampa italiana in particolare da Attilio Bolzoni de la Repubblica,
Lirio Abbate dellAnsa, Lucio Galluzzo de Il Messaggero che vengono
immediatamente citati con i loro rispettivi direttori dal deputato di FI per
diffamazione a mezzo stampa. Accusa che decade il 23 novembre 2002 dopo
che il gup di Roma Paolo Colella aveva dichiarato il non luogo a procedere
perch il fatto non avrebbe costituito reato.
Nel corso della sua deposizione iniziata il 21 gennaio 2005 Giudice ha
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dichiarato di non aver mai conosciuto Pippo Cal, ha negato di aver mai avuto
rapporti di rilievo con Lorenzo Di Ges, ha per ammesso la conoscenza di
Giuseppe Catanese e di Giuseppe Gaeta, uno dei primi clienti della Sicilcassa di
Termini Imerese quando Giudice ne era direttore. Giudice ha inoltre deposto
anche in merito alle quote di gestione delle societ Marina Uno, Gente di Mare
e Salpancore.
Nuovi elementi a carico di Giudice sarebbero emersi anche dallultima inchiesta
contro i fiancheggiatori di Provenzano. Gli atti che riguardano loperazione
Grande Mandamento sarebbero stati depositati nel processo a carico di
Gaspare Giudice e comprenderebbero alcune dichiarazioni del nuovo pentito
Mario Cusimano, anche lui arrestato nel blitz di inizio anno e uninformativa del
Ros con alcune intercettazioni ambientali effettuate nellautovettura di
Emanuele Licari, anche lui catturato nella stessa operazione. Da queste
intercettazioni - ha annunciato il pm - emergono due conversazioni registrate
a giugno e a settembre 2004 che riguardano limputato. Si tratterebbe anche
del resoconto di un pedinamento che port allindividuazione di Giudice e
Licari. Laccusa avrebbe inoltre chiesto laudizione del pentito Antonino Giuffr
per chiarire i suoi rapporti con limprenditore delle madonie Salvatore
Catanese, coimputato di Giudice. Il pentito, gi nel mese di marzo c.a., aveva
parlato al processo di Milano dellOnorevole associandolo a uno di quei politici
appoggiati da Cosa Nostra.
Altri elementi acquisiti si riferirebbero a una conversazione tra Emanuele
Lentini, esponente della Margherita, arrestato di recente per associazione
mafiosa e Angelo Cal coordinatore cittadino di FI a Bagheria. La chiacchierata
tra i due sarebbe stata relativa a un incontro avvenuto al bar Cir di via
Notarbartolo tra Gaspare Giudice e i sottosegretario allo sport Mario Pescante.
Cal avrebbe chiesto a Giudice di risolvere un problema di ripescaggio della
squadra locale in una categoria di eccellenza.
Il processo a carico dellon. Gaspare Giudice accusato di associazione mafiosa e
riciclaggio tuttora pendente presso la terza sezione del Tribunale di Palermo.
Gorgone Franz Francesco Paolo
Gi deputato e assessore regionale Dc, i guai giudiziari di Gorgone risalgono
alla met degli anni Novanta, quando venne condannato a sette anni di
reclusione con laccusa di concorso esterno in associazione mafiosa per
uninchiesta su mafia-appalti.
Alcuni collaboratori di giustizia avevano parlato di appalti inquinati che
avrebbero visto lonorevole Gorgone al centro di trame di combutta con le
organizzazioni mafiose.
Secondo la tesi della Procura allepoca guidata da Gian Carlo Caselli e secondo
le rivelazione dei collaboratori di giustizia Giacchino La Barbera e Mario Santo
Di Matteo Gorgone, attraverso il suo segretario Mario DAcquisto (omonimo
dellex Presidente democristiano della Regione), si era impegnato per
sollecitare lassegnazione degli appalti pubblici a imprese di Cosa Nostra in
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cambio di voti.
Nel 95 era stato arrestato una prima volta, ma dopo undici mesi fu scarcerato,
per poi finire in carcere altre due volte. Con lui era stato arrestato anche il suo
segretario, Mario DAcquisto, che ha preferito per essere processato con il rito
abbreviato ed stato assolto. Gorgone si sempre dichiarato innocente, ma la
lista delle contestazioni mosse dai pm Antonio Ingroia ed Erminio Amelio
sempre stata molto precisa indicandolo come garante di Cosa Nostra.
Il reato contestato al politico riguarda lassegnazione di finanziamenti miliardari
per la realizzazioni di opere che facevano gola a Cosa Nostra, tra cui la rete
fognaria di Altofonte ed il parco urbano di Caccamo. In cambio il politico
avrebbe ricevuto, oltre ai compensi in denaro, i voti di Cosa Nostra. A
dimostrazione di questa tesi, la Procura aveva citato il risultato elettorale
riportato dal politico Dc nei comprensori dei due Comuni. A Caccamo Gorgone
avrebbe conquistato oltre il cinquanta per cento del totale dei voti dati alla
democrazia cristiana. ''Che Francesco Paolo Gorgone fosse un uomo politico
disponibile e sensibile alle esigenze dei vari uomini d' onore - scrivevano i
giudici della prevenzione - lo si ricava con assoluta certezza dalle emergenze
del processo a suo carico''. ''Risulta si leggeva nel provvedimento - che egli
abbia intrattenuto buoni rapporti di conoscenza e talora di amicizia con
numerosi uomini d' onore di rilievo''.
Secondo i pentiti Gioacchino La Barbera e Santo Di Matteo, Gorgone avrebbe
inoltre informato le famiglie mafiose dei corleonesi e del clan catanese che
faceva capo al boss Giuseppe Pulvirenti dellesistenza di delicate indagini
contro alcuni boss mafiosi, delle dichiarazioni dei pentiti e sulla cattura dei
latitanti. I collaboratori di giustizia inoltre avevano rivelato che Franz Gorgone
aveva fatto avere ai boss Giovanni Brusca e Leoluca Bagarella appalti pubblici
per alcuni miliardi di lire in cambio di tangenti. Analoghi rapporti secondo La
Barbera erano stati intrattenuti in precedenza da Antonino Gio, morto suicida
in carcere. Gio aveva unagenda della Camera dei Deputati in cui era annotato
il numero di telefono di Mario DAcquisto, segretario di Gorgone.
La sentenza di primo grado per Gorgone era stata emessa dai giudici della
sesta sezione del tribunale di Palermo nellaprile del 99 e a dicembre del 2001
era stata confermata in appello dalla quarta sezione presieduta da Francesco
Ingargiola, il quale aveva confermato la condanna a sette anni di reclusione
per lex deputato regionale della Dc. Il verdetto della Cassazione arriver a
novembre 02 confermando definitivamente la pena a sei anni e un mese di
carcere e linterdizione dai pubblici uffici. La mattina del 14 novembre 2002
Gorgone si costituito nel carcere dellUcciardone di Palermo.
Ma il nome di Franz Gorgone era emerso in epoca precedente anche
nellambito di altri procedimenti giudiziari.
Fu coinvolto nel 91 in uninchiesta sul controllo degli appalti in Sicilia, nella
quale vennero accusati di associazione mafiosa e turbata libert degli incanti
Angelo Siino, Alfredo Falletta e Giuseppe Li Pera, ai quali veniva attribuito il
fatto di aver costituito una centrale per il controllo degli appalti in Sicilia.
Dal rapporto dei Carabinieri che diede origine allinchiesta sarebbe emerso il
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piano strategico dellorganizzazione volto, attraverso relazioni con funzionari


e politici sia a livello nazionale che locale allaccaparramento del denaro
pubblico con unavidit mai esausta.
Nelle intercettazioni allegate al rapporto si faceva riferimento al sen. Silvio
Coco, allepoca sottosegretario Dc alla Giustizia, all' on. Alberto Alessi (Dc), all'
ex deputato regionale Antonino Cicero (Dc) e allex assessore regionale al
Territorio Franz Gorgone, nei confronti dei quali non stato assunto alcun
provvedimento giudiziario.
Gorgone fin poi al centro di un'altra inchiesta (in seguito archiviata con
lassoluzione) relativa al controllo e monitoraggio dei bacini, in cui furono
indagati diversi esponenti politici, tra cui gli ex presidenti della regione Rino
Nicolosi e Vincenzo Leanza. La questione riguardava lassegnazione illegittima
di osservazione dei bacini marini a funzionari non addetti, attraverso un
provvedimento non previsto dallordinamento giuridico della regione, senza
gara dappalto.
Inzerillo Vincenzo
Ex senatore democristiano (venne eletto nel 1992 e mantenne la carica fino al
1994). La sua carriera politica cominciata nel 1980 con lelezione a
consigliere comunale di Palermo e fino al 1992 ha ricoperto diversi incarichi
assessoriali.
Il 28 dicembre 1993 stato raggiunto da un avviso di garanzia ed stato
arrestato il 14 febbraio del 1995. Contro di lui ci sono le dichiarazioni di pentiti
Gioacchino Pennino, Giovanni Drago e Salvatore Cancemi.
Il Pennino ha descritto Inzerillo come uomo donore a disposizione della
mafia da parecchi anni sostenuto dalla famiglia di Ciaculli. Si sarebbe inoltre
adoperato per far aggiustare alcuni processi, in particolare quello
dellassassinio del Capitano dei Carabinieri di Monreale Emanuele Basile. Lex
senatore avrebbe inviato il notaio Pietro Ferraro dal giudice Salvatore Scaduti
raccomandandogli gli imputati.
A delineare il ruolo del politico anche il collaborate Giovanni Drago il quale ha
detto di avere saputo da Giuseppe Graviano che Inzerillo ricevette tangenti per
centinaia di milioni dai costruttori Gaspare Finocchio e Giovanni Ienna per
sostenere lacquisto di appartamenti da parte del Comune.
Salvatore Cancemi, non solo ha confermato le dichiarazioni di Drago ma ha
anche riferito che <<Graviano aveva nelle sue mani un politico di nome
Inzerillo>>.
Tullio Cannella ha raccontato che Inzerillo gli avrebbe chiesto di far parte della
lista Sicilia Libera, ma il boss Bagarella fece sapere al pentito che Inzerillo non
era gradito, perch ritenuto un vecchio volto della politica. Mentre Tony
Calvaruso ha parlato di un suo incontro con Inzerillo che egli avrebbe avuto in
rappresentanza di Bagarella. Contro il politico anche le accuse del collaboratore
di giustizia Angelo Siino e Vincenzo Sinacori. Questultimo ha detto che:
<<Vincenzo Inzerillo in un incontro con i boss Matteo Messina Denaro, Leoluca
Bagarella, Gioacchino Calabr e Giuseppe Graviano l invit a far cessare la
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strategia stragista di Cosa Nostra>>. Un altro pentito invece, Giovanni Ferro


scagion il politico dicendo che a quella riunione lui non cera.
Il 20 dicembre 1997 stato scarcerato per decorrenza dei termini di custodia
cautelare. Il 21 novembre 2000 la seconda sezione del Tribunale di Palermo
lha condannato a 8 anni di reclusione per associazione mafiosa. Il Pm Antonio
Ingroia aveva chiesto 12 anni di carcere. Il 3 dicembre 2004 stato assolto in
secondo grado dalla Corte di Appello di Palermo perch il fatto non sussiste. Al
momento si in attesa della sentenza di Cassazione. Il nome del politico il 21
maggio 2003 stato iscritto nel registro degli indagati della Procura di Firenze
anche nellinchiesta sui mandanti occulti delle stragi del 93 con laccusa di
concorso in strage. Due mesi dopo linchiesta stata archiviata.
Lo Giudice Vincenzo
Politico di lungo corso stato consigliere provinciale di Agrigento nella Dc,
sindaco di Canicatt, assessore al Territorio nel governo presieduto da Giuseppe
Drago (Udr), assessore ai lavori pubblici ex vicepresidente dellArs. Il suo nome
finito nellelenco degli indagati il 29 marzo 2004 quando scatt loperazione
Alta Mafia che port in carcere complessivamente 43 persone. Dallinchiesta
emersa una fitta rete di interessi fra politica, imprenditoria e mafiosi per la
gestione degli appalti pubblici, la scelta di commissari straordinari nei Comuni.
Tra gli arrestati spicca il nome di Vincenzo Lo Giudice parlamentare regionale
dellUdc e presidente della Commissione Sanitaria dellArs seguito da quelli del
consigliere provinciale di Agrigento Salvo Iacono (Udc) e dal sindaco di
Canicatt, Antonio Scrimali, a capo di una giunta di centrosinistra. In carcere
anche Salvatore Vaccaro, segretario comunale di Comitini (AG), e Gaetano
Scifo ex consigliere provinciale dellUdc. Indagato anche il figlio del deputato
Rino Lo Giudice che, unitamente a Salvo Iacono stato sospeso dalla carica di
presidente del Consiglio provinciale di Agrigento. Attualmente Rino Lo Giudice
sotto processo con il rito ordinario dinnanzi al Tribunale di Agrigento.
Vincenzo Lo Giudice, che stato sospeso dallUdc, accusato di associazione
mafiosa. Centinaia le ore di intercettazioni telefoniche registrate dalla Polizia in
cui emergerebbe il suo coinvolgimento nella gestione di affari illeciti con
esponenti mafiosi dellAgrigentino.
Secondo gli inquirenti, gli affiliati ai clan della zona avrebbero compiuto
intimidazioni ad amministratori locali tanto da <<controllare con inequivoche
modalit mafiose, anche mediante attentati e minacce, la vita politica ed
amministrativa dei comuni, ed in particolare da procurare a Lo Giudice e ad
altri candidati a lui legati, voti in occasione delle consultazioni elettorali
nazionali e regionali del 2001>>.
I magistrati della Dda lo accusano, anche sulla base di numerose
intercettazioni telefoniche, di aver pilotato appalti in combutta con Cosa Nostra
e di avere incassato tangenti. Denaro che, secondo gli inquirenti, il deputato
regionale avrebbe nascosto sotto un mattone per paura di essere arrestato.
Il 30 marzo 2004 Vincenzo Lo Giudice stato interrogato dal gip Montalbano
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nel carcere dellUcciardone ma limputato si avvalso della facolt di non


rispondere.
Sempre nellinchiesta Alta mafia Lo Giudice sospettato di avere informato
un boss di indagini avviate nei suoi confronti e di essere intervenuto su un
giudice popolare per far scarcerare un imputato, sotto processo davanti alla
Corte dAssise.
Il 18 maggio del 2004 stato interrogato per circa quattro ore dai pm della
Dda Claudio Siragusa, Corrado Fasaneli e Roberto Terzo e dal procuratore
aggiunto Anna Maria Palma. Limputato ha risposto ai magistrati e ha chiesto
loro di poter ascoltare direttamente i brani in cui risultava intercettato.
Il 24 luglio 2004 i giudici della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di
Agrigento gli hanno comminato la misura di prevenzione dellobbligo di
soggiorno nel comune di residenza per la durata di 5 anni perch le sue
condizioni di salute sono incompatibili con il regime carcerario.
Il 28 luglio 2005 una tranche del processo celebrato con rito abbreviato a
Palermo si conclusa con 21 condanne e 7 assoluzioni. Gli altri 14 imputati
dinnanzi ai giudici del Tribunale di Agrigento. Il processo in corso.
Lo Porto Guido
Ex Sottosegretario alla difesa nel governo Berlusconi, esponente politico di
Alleanza Nazionale ed ex direttore de Il Secolo, Guido Lo Porto stato
accusato dal pentito Alberto Lo Cicero di essere il politico di riferimento della
cosca palermitana di Resuttana. Dallaula bunker di Padova il 2 dicembre 2004
il pentito ha detto che Lo Porto aveva amicizie con esponenti mafiosi: <<Pietro
Nicoletti, Giuseppe Buffa, Mariano Troia, Enzo e Vincenzo Troia e i cugini
Giovanni e Pietro Prestigiacomo>>. Inoltre di una circostanza Lo Cicero ha
riferito che: <<Il fratello di Mariano Troia, Enzo, mi disse che Lo Porto uno di
noi, prima non era nessuno. Lo Porto arrivato a questo punto perch lo
hanno fatto arrivare l. Loro si interessavano a fargli avere dei voti e portarlo
su>>. Angelo Siino lha indicato assieme a Filiberto Scalone come il
destinatario di una tangente che non venne mai consegnata. Dovevano essere
dati a Scalone e Guido Lo Porto i soldi di una percentuale del finanziamento
stabilito per la costruzione di unopera pubblica a Isola delle Femmine
(Palermo).
Il 17 marzo 1998 i sostituti procuratori di Palermo Domenico Gozzo e Vittorio
Teresi hanno chiesto al gip Raimondo Cerami di archiviare linchiesta sul
deputato accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Un anno dopo,
il 14 settembre 1999, il gup ha accolto la richiesta.
Tra i collaboratori di giustizia che hanno parlato di lui anche Tullio Cannella che
ha riferito di un patto tra Lo Porto e Cosa Nostra per ammorbidire il 41 bis, per
far cessare loperazione Vespri siciliani e per non far approvare la legge sui
pentiti. Giovan Battista Ferrante ha citato invece presunte frequentazioni fra
lesponente di An e Mariano Tullio Troia, mentre Calvaruso ha sostenuto che
lex sottosegretario avrebbe chiesto nel 1994 lappoggio elettorale delle cosche.
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Accuse sono giunte anche da Pierluigi Concutelli, il terrorista arrestato nel 1969
con Lo Porto e altri due personaggi, per detenzione illegale di armi.
Lo Porto stato chiamato in causa anche dallex segretario provinciale di
Palermo di An Nicola Vozza al processo allex Senatore Scalone, per presunte
frequentazioni mafiose: <<Alle elezioni politiche del 1992 e del 1994 Lo Porto
venne appoggiato da Cesare Di Marco, titolare di un bar sulla circonvallazione,
vicino ad ambienti mafiosi>>. <<Lo Porto sapeva perch glielo dissi pi volte,
di essere sostenuto da personaggi vicini alla mafia e discusse con Di Marco del
41 bis e della legge sui pentiti. Di Marco chiedeva modifiche di queste norme,
Lo Porto si mostrava disponibile ma disse che non era sicuro di poter fare
qualcosa>>.
Lo stesso Lo Porto stato ascoltato nel processo a Scalone riferendo di avere
incontrato alla fine del 1993, prima delle elezioni comunali, Tullio Cannella
<<delegato alla politica>>dal boss Leoluca Bagarella, e il suo segretario
Vincenzo Edoardo Lo Bue. <<I due mi avvicinarono per offrirmi la candidatura
nelle liste del movimento Sicilia Libera. Il movimento era stato ideato da
Bargarella e Cannella per entrare nel mondo politico. Lo Porto ha aggiunto che
ritenne la proposta offensiva. Ho subito respinto lofferta di Cannella perch
non mi interessava, avevo gi incarichi di rilievo nel Msi>>.
Lo Zito Alfonso
Radiologo agrigentino candidato alla Camera come esponente della Margherita
il 13 maggio del 2001.
Secondo gli inquirenti Lo Zito, che non stato eletto, avrebbe versato alla
famiglia mafiosa Iann-LAbate di Porto Empedocle cinque milioni di lire, come
acconto dei 25 che erano stati pattuiti in cambio di 350 voti.
Le indagini, iniziate nel novembre del 2000, si sono sviluppate attraverso
intercettazioni telefoniche ed ambientali che il 20 giugno 2001 hanno portato
allemissione di misure cautelari in carcere nei confronti dei componenti del
gruppo mafioso nonch di Lavignani Calogero, consigliere Comunale di Porto
Empedocle, accusato di concorso esterno e per Lo Zito candidato alla Camera
dei Deputati in occasione delle elezioni politiche nazionali del 13 maggio 2001,
con laccusa di scambio elettorale politico-mafioso (art. 416 ter c.p.). Da
alcune intercettazioni emerso che il medico sarebbe <<rimasto contento per
il numero di voti riportati>> nonostante linsuccesso elettorale. Il
procedimento scaturisce dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Alfonso
Falzone, Salemi Pasquale e Albanese Giulio, tutti appartenenti alla cosca
mafiosa Cosa Nostra di Porto Empedocle.
Il Gip di Palermo lha condannato con il rito abbreviato a 3 anni di reclusione il
16 novembre 2002.
Il procedimento passato alla Corte dAppello di Palermo, ma dopo che ha
avuto inizio, stato bloccato per impedimento del giudice. Attualmente si in
attesa che il processo dAppello ricominci.
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Maira Rudy Raimondo


Onorevole (Dc), avvocato e sindaco di Caltanissetta dal 1982 al 1984 e dal
1988 al 1990. Nel 1991 stato eletto deputato nella circoscrizione della Sicilia
Occidentale con circa 23mila voti di preferenza.
E stato iscritto nel registro degli indagati in seguito alloperazione Leopardo
(17 novembre 1992) che scaturita dalle dichiarazioni del pentito Leonardo
Messina di Caltanissetta e Paolo Severino di Enna. Secondo Leonardo Messina
Maira era collegato con Cosa Nostra con la personale stima dellallora
latitante Giuseppe Madonia e alle elezioni regionali del 91 <<era stato indicato
dalla famiglia mafiosa di Caltanissetta quale candidato di Cosa Nostra>>. Il
reato ipotizzato nei suoi confronti quello di associazione mafiosa.
Nella richiesta di autorizzazione a procedere trasmessa dalla Procura di
Caltanissetta alla Camera il 3 febbraio 1993 (e concessa allunanimit il 25
marzo 1993) i giudici hanno inserito anche un riferimento alla strage di Capaci.
I magistrati hanno citato una telefonata partita dal cellulare di Maira nello
stesso momento in cui il giudice Falcone il giorno della strage - lasciava il suo
ufficio per andare allaeroporto. Il procuratore Tinebra ha definito
<<inquietanti le circostanze emerse dagli approfonditi, seri e scrupolosi
accertamenti eseguiti dallo Sco in ordine ad una serie di conversazioni
telefoniche attraverso cellulari, uno dei quali in uso allOn. Maira>>.
Nel 2000 il procuratore aggiunto Francesco Paolo Giordano aveva chiesto
larchiviazione del fascicolo ma il gup Francesco Antoni, in udienza camerale,
ne ha disposto limputazione coatta, invitando il pm a chiedere il rinvio a
giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa, poi concesso il 20
gennaio 2001. Il 6 marzo dello stesso anno, a Caltanissetta, iniziato il
processo.
Maira viene assolto dallaccusa di concorso esterno in associazione mafiosa il
22 ottobre 2003 dai giudici della II sez. del Tribunale di Caltanissetta che
hanno derubricato il reato in voto di scambio semplice, per il quale prevista
una contravvenzione (ritenendo ipotizzabile il reato di voto di scambio, peraltro
ormai prescritto). Il pm aveva chiesto la sua condanna a quattro anni e nove
mesi di reclusione.
Mannino Calogero
Leader della sinistra Dc in Sicilia, deputato dal 1976 al 92, ministro della
marina mercantile, dei trasporti e due volte dellagricoltura, oggi membro
autorevole dellUdc. Mannino, accusato da diversi pentiti di mafia, viene
arrestato per concorso esterno il 13 febbraio 1995 per uscire dal carcere due
anni dopo. Secondo i pm Teresa Principato e Vittorio Teresi, luomo politico
stipul nei primi anni Ottanta un patto elettorale con le cosche agrigentine e
poi con i boss palermitani, favorendo la mafia fino al 1994. Laccusa gli
contesta un pranzo con ufficiali, medici e boss. E poi le nozze, alla sua
presenza, fra Maria Silvana Parisi e Gerlando Caruana, figlio del boss di
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Siculiana Leonardo Caruana. E ancora i rapporti con gli esattori Salvo, ai quali
Mannino quandera assessore regionale alle Finanze, negli anni Settanta
concesse la gestione dellesattoria di Siracusa. Secondo i pm, limputato stipul
nel 1980 81 un accordo elettorale con Antonio Vella, mafioso della famiglia
agrigentina, come racconta il pentito Gioacchino Pennino, il medico
palermitano di Brancaccio, esponente della Dc (corrente Ciancimino),
discendente di una famiglia mafiosa, amico di capimafia del calibro di Giuseppe
Di Maggio, Tot Greco e i fratelli Graviano. Mannino dice Pennino tratt
largomento in una riunione in casa propria, con lui e con Vella. Su Mannino
aveva indagato per primo Paolo Borsellino quandera procuratore a Marsala,
raccogliendo le dichiarazioni del pentito Rosario Spatola, che poi trasmise per
competenza alla Procura di Sciacca e finirono archiviate. In seguito, dopo le
rivelazioni di altri pentiti, lindagine era stata riaperta dalla Procura di Palermo.
Il processo di I grado inizia il 28 novembre 1995. Il 5 luglio 2001 Mannino,
difeso dallavvocato Carlo Taormina, viene assolto dalla II sez. del Tribunale
(presidente Leonardo Guarnotta, a latere Giuseppe Sgadari e Michele
Romano), con la consueta formula dubitativa del comma 2 dellarticolo 530.
Come nel caso Andreotti i primi giudici ritengono provata una serie di condotte
gravissime e di rapporti certi fra Mannino e uomini di Cosa Nostra, che
favorirono la sua carriera politica. Ma questo, secondo il Tribunale, non basta a
configurare il reato di concorso esterno, perch non sarebbe dimostrato che
cosa il politico diede alla mafia in cambio di quegli appoggi. Nelle motivazioni
della sentenza scrivono i giudici: <<E acquisita la prova che nel lontano 198081 Mannino aveva stipulato un accordo elettorale con un esponente della
famiglia agrigentina di Cosa Nostra, Antonio Vella>>. Contro lassoluzione la
Procura ricorre in Corte dAppello dove il processo inizia il 9 aprile 2003.
Laccusa sostenuta ancora una volta da Vittorio Teresi nel frattempo passato
alla Procura generale, che porta in aula lultimo pentito: Antonino Giuffr. E
chiede la condanna di Mannino a 10 anni. La difesa, con lavvocato Grazia Volo
subentra a Taormina, chiede la conferma dellassoluzione, possibilmente con la
formula pi ampia. Giuffr nel processo dappello dichiara che Mannino sedeva
al <<tavolino mafia-politica-imprenditoria>> insieme agli imprenditori
Salamone e Bini, perno principale, e ai politici Nicolosi, Sciangula e Lima. <<I
fratelli Greco sostiene Giuffr mi dicevano che era una persona buona,
avvicinabile, che non cerano problemi>>. Spinto dalle domande Giuffr
specifica che <<lonorevole Mannino, da quello che si diceva, assieme ad altri
politici aveva contribuito al finanziamento delle opere pubbliche>>, Giuffr
specifica anche che successivamente il nome di Mannino era stato incluso nella
lista di quei politici che avevano tradito le aspettative di Cosa Nostra e che
pertanto andavano eliminati, come successe a Salvo Lima, assassinato a
Palermo nel 92. <<Mannino aggiunge Giuffr ha fatto un passo indietro
quando le forze dellordine e la magistratura si sono attrezzati a guardare
quello che faceva. Ed stato allora che abbiamo notato come lex ministro
aveva paura e Provenzano mi diceva: quello pi cornuto degli altri. E questi
per me erano discorsi abbastanza chiari>>. A tal riguardo un altro pentito,
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Giovanni Brusca, si espresso dicendo che <<dopo Falcone, Riina aveva


programmato di uccidere lex ministro Dc, Calogero Mannino, dandomi
lincarico di eseguirlo. Improvvisamente cambi decisione e mi disse che cera
un lavoro pi urgente da fare, lassassinio del giudice Paolo Borsellino>>. L11
maggio 2004 la III sezione della Corte dAppello presidente Salvatore Virga,
a latere Luciana Razete (estensore) e Marina Invoglia condanna Mannino a 5
anni e 4 mesi, oltre al pagamento delle spese processuali. I difensori di
Mannino ricorrono in Cassazione, la quale il 13 luglio 2005 si pronuncia
annullando lAppello con rinvio con la motivazione che <<per configurare il
reato di concorso esterno in associazione mafiosa non sono sufficienti la mera
disponibilit o la vicinanza del politico per lo scambio denaro-voti. Ma servono
le prove che limpegno assunto dal politico sia stato serio e concreto e che
abbia inciso effettivamente e in maniera significativa sul rafforzamento delle
capacit operative dellorganizzazione criminale>>.
Gianfranco Miccich
Palermitano classe 1954, Miccich stato vice ministro al ministero
dell'Economia e delle Finanze nel Governo Berlusconi II. Attualmente ricopre la
carica di Ministro Sviluppo e coesione territoriale. Gi deputato nella XII, XIII e
XIV legislatura.
Lonorevole Miccich, coordinatore di Fi in Sicilia era stato raggiunto da un
avviso di garanzia il 26 luglio 1996 con laccusa di favoreggiamento aggravato
per fuga di notizie nellambito dellinchiesta palermitana a carico del Sen.
Marcello DellUtri. Linchiesta stata successivamente archiviata.
Lepisodio riguardava il fascicolo processuale 6031 del 94 relativo ai rapporti
affaristici tra il Senatore di Forza Italia, condannato in primo grado l11
dicembre 2004 a nove anni di reclusione per concorso esterno in associazione
mafiosa ed esponenti di Cosa Nostra. Secondo la sentenza, DellUtri ha
concorso nelle attivit dellassociazione armata del tipo mafioso denominata
Cosa Nostra, mettendo a disposizione della medesima linfluenza e il potere
derivanti dalle sue posizioni di esponente del mondo finanziario e
imprenditoriale, partecipando al mantenimento, al rafforzamento e
allespansione dellassociazione medesima, anche partecipando
personalmente a incontri con esponenti anche al vertice di Cosa Nostra.
Il senatore stato per questo condannato insieme al coimputato Gaetano Cin
(presunto boss del clan Malaspina) a cui sono stati dati sette anni di carcere, a
due anni di libert vigilata, oltre all'interdizione perpetua dai pubblici uffici e il
risarcimento dei danni (per un totale di 70.000 euro) alle parti civili, il Comune
e la Provincia di Palermo.
Lesistenza del fascicolo ancora segreto, relativo ai primi sviluppi dindagine sul
processo palermitano sarebbe rimbalzata nelle varie redazioni televisive della
Fininvest e in quelloccasione vennero aperti vari atti a carico dei giornalisti che
avevano divulgato la notizia. Nel marzo del 96 allon. Miccich, veniva
contestato il reato di favoreggiamento per aver reso noto che la procura di
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Palermo stava indagando su 5 personaggi eccellenti di Forza Italia i cui nomi,


iscritti nel registro degli indagati erano ancora coperti dal segreto istruttorio, e
che per segretezza sarebbero stati coperti dalla lettera M per non consentirne
lindividuazione. Miccich aveva sostenuto che una delle M sarebbe stata
riconducibile a Silvio Berlusconi. Lesistenza dellinchiesta a carico di uomini
Fininvest si seppe solo in seguito, quando cio, nellautunno 96 il gip Scaduto
dispose larchiviazione per la posizione di Silvio Berlusconi.
Nel 98 la stessa procura siciliana, impegnata a chiarire la posizione dellon.
DellUtri chiedeva alla Procura di Firenze titolare dellinchiesta sulle stragi del
93 le carte su due personaggi: Enrico Carlo Tosonotti, imprenditore milanese e
Agostino Imperatore, del bookmaker di Palermo, allepoca indagati nel
capoluogo fiorentino per favoreggiamento nei confronti dei boss Graviano.
Secondo laccusa i due avrebbero affittato una casa a Forte dei Marmi per
conto dei Graviano dove i boss vi avrebbero trascorso una parte dellestate del
93.
Il pm Domenico Gozzo li aveva convocati a Palermo al processo DellUtri per
chiarire i loro rapporti con il coordinatore di Forza Italia, Gianfranco Miccich. I
due si erano avvalsi della facolt di non rispondere, ma a parlare era stato poi
limprenditore, Lorenzo Rossano, che chiamato in aula aveva riferito che
Miccich avrebbe avuto in Sicilia lappoggio della mafia e in particolare dei
fratelli Graviano. Rossano era stato coinvolto nella cosiddetta Tangentopoli
siciliana e nel 96 aveva presentato in aula un memoriale nel quale veniva
riportata una presunta confidenza del commercialista Pino Mandalari,
condannato in seguito per associazione mafiosa. Mandalari avrebbe detto a
Rossano di evitare la contrapposizione con Miccich, come stava avvenendo
alle provinciali dellepoca, poich il coordinatore di Forza Italia sarebbe stato
sostenuto da personaggi di un certo spessore mafioso cosa che gli sarebbe
stata ancora confermata da una seconda persona vicina a Miccich.
Nellambito del processo sempre su DellUtri, era laprile del 98, la procura
palermitana aveva incaricato la Dia di Roma di svolgere unindagine relativa al
Deputato e ad altri due familiari: suo padre ex direttore generale del Banco di
Sicilia e il fratello Guglielmo, impiegato presso lo stesso istituto bancario.
Secondo le rivelazione di alcuni pentiti i tre avrebbero avuto relazioni
pericolose con esponenti di Cosa Nostra. I pentiti avevano chiarito che tali
relazioni sarebbero esistite in relazione al voto di scambio. Queste ed altre
accuse sarebbero poi state acquisite oltre che dalla magistratura palermitana,
anche da quella di Firenze nellambito dellinchiesta sui mandanti esterni delle
stragi del 93. In questo ambito vennero eseguiti degli accertamenti sia a
carico di Miccich che di Silvio Berlusconi. Tutti i documenti raccolti erano poi
confluiti insieme a quelli inerenti le stragi del 92 in mano alla procura di
Caltanissetta al Palazzo di giustizia di Palermo ampliando cos il fascicolo sui
cosiddetti sistemi criminali, un dossier creato per inquadrare lo scenario del
contesto a livello nazionale e internazionale relativo alla stagione delle stragi.
Nel febbraio del 2001 Miccich di nuovo sulle pagine dei giornali.
A tirarlo in ballo questa volta una conversazione intercettata dal Ros
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allimprenditore di Carini vicino a Cosa Nostra, Giuseppe Leone, il quale si


sarebbe vantato col suo braccio destro Antonio Giannusa di controllare 500 voti
a Terrasini e di aver contribuito in modo determinante allelezione del
parlamentare del Ccd Carmelo Carrara. limprenditore avrebbe poi fatto
riferimento allonorevole di Forza Italia, il quale avrebbe avuto una vecchia
amicizia con il presunto capomafia di Terrasini, Salvatore DAnna e allappoggio
che la mafia avrebbe fornito a Ciccio Musotto, ex presidente della provincia.
Questo il sunto dellintercettazione emersa nellinchiesta sui fiancheggiatori di
Provenzano tra Cinisi e Terrasini, sfociata il 27 gennaio 2001 con larresto di
diversi personaggi legati alla mafia, tra cui un consigliere comunale di Cinisi del
centrosinistra, Giuseppe Pizzo.
Altre intercettazioni risalgono all11 giugno 2001 quando limprenditore Mario
Fecarotta arrestato per associazione mafiosa il 5 giugno 2002, viene raggiunto
da un decreto ingiuntivo che lo avrebbe ostacolato nellapertura di un conto
corrente sul quale dovevano confluire circa venti miliardi di lire, frutto di
stanziamenti pubblici per un appalto al porto di Palermo (nel 2003 la
Cassazione ha accolto il ricorso presentato da Fecarotta rimettendolo in libert
sostenendo che "fare affari con i mafiosi non basta per affermare le collusioni"
ndr). Fecarotta in quelloccasione aveva cercato laiuto di Miccich. Me la fai
questa cortesia Gianfranco? chiedeva Fecarotta chiamando a un telefono non
intestato al parlamentare. I due si lasciarono con richiesta accordata. Secondo
i tabulati telefonici, 38 sarebbero stati i contatti tra Miccich e Fecarotta tra il 7
giugno 2001 e l8 luglio dello stesso anno. ( mai stato aperto un procedimento
contro Miccich per le richieste di Fecarotta)
Ed infine, nel dicembre 2002 la procura di Catania chiedeva il rinvio a giudizio
del viceministro allEconomia per diffamazioni nei confronti del sostituto
procuratore Nino Di Matteo, pm nel processo per la strage di Via DAmelio a
Caltanissetta. LOnorevole aveva detto durante la trasmissione Fatti e Misfatti
condotta da Paolo Liguori, che Di Matteo avrebbe strumentalizzato sia per i
tempi sia per le modalit di conduzione lesame del collaboratore di giustizia
Salvatore Cancemi, agendo ai fini di lotta politica contro Berlusconi e
DellUtri. La deposizione a cui si sarebbe riferito Miccich sarebbe stata quella
secondo la quale Cancemi, durante il processo Borsellino ter citando una
conversazione con Tot Riina avrebbe detto: Berlusconi e DellUtri li dobbiamo
garantire, sono il nostro futuro. Successivamente il Gup di Catania ha
prosciolto Gianfranco Miccich ritenendo che le dichiarazioni dello stesso
Miccich rientravano nellesercizio della sua prerogativa parlamentare.
Miceli Domenico
Assessore comunale alla Salute nel comune di Palermo nella giunta
Cammarata (elezioni comunali del 25 novembre 2001), in carica dal
dicembre del 2001 fino al febbraio 2003, mese in cui ha dato le dimissioni.
Originario della provincia di Agrigento, Miceli nel 1995 tra le file del Ppi di
Rocco Bottiglione, nel giugno 2001 transita nel Cdu e decide di candidarsi alle
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elezioni regionali. Il risultato delle votazioni lo vedono primo tra i non eletti e a
Novembre dello stesso anno raggiunge la poltrona dellassessorato dopo che le
comunali sanciscono il trionfo del sindaco Diego Cammarata (Fi). Domenico
Miceli entra cos in giunta sotto la bandiera del Cdu, poi confluito nellUdc per
reggere lassessorato alla Salute.
Nel dicembre del 2002 viene coinvolto con laccusa di concorso esterno in
associazione mafiosa nellinchiesta palermitana su Mafia politica denominata
Ghiaccio 2, risvolto politico di quella precedente Ghiaccio che aveva portato
agli arresti 44 boss del palermitano, accusati a vario titolo di associazione
mafiosa, estorsione, infiltrazione nei lavori pubblici ed ancora detenzione
illegale di armi e traffico di sostanze stupefacenti.
Nelloperazione erano stati arrestati tra gli altri Giuseppe Guttadauro
capomandamento di Brancaccio, la moglie Greco Gisella e il loro primo figlio
Francesco di soli 22 anni. Questi ultimi erano stati indicati come il ponte di
collegamento tra il capocosca e i suoi sodali. Guttadauro, gi condannato per
mafia nel primo Maxiprocesso, arrestato successivamente nellambito
delloperazione Golden Market era stato liberato per un breve periodo nel
2000, ed proprio in questo intervallo di tempo che gli uomini del Ros
hanno registrato ore e ore di conversazioni nella sua casa di Palermo,
conversazioni con riferimenti a personaggi noti, al centro di un connubio tra
Mafia e Potere. Dalle intercettazioni messe a verbale emergono subito i
colloqui daffari tra lassessore di Palermo Mimmo Miceli e il boss di Brancaccio,
alcuni dei quali riguardanti la costruzione di un centro commerciale a
Brancaccio e altri su atti amministrativi del quartiere dove il boss aveva
giurisdizione. Ma non solo. Gli incontri riguardano anche strategie politiche in
vista delle regionali 2001. Secondo gli inquirenti Miceli avrebbe messo ha
disposizione il proprio ruolo e la propria attivit politica al fine di contribuire
alla realizzazione del programma criminoso di Cosa Nostra, tendente
allacquisizione di poteri di influenza e di controllo sulloperato di organismi
politici ed amministrativi. Da qui il nome del presidente della Regione
Salvatore Cuffaro, iscritto nel registro degli indagati per concorso esterno in
associazione mafiosa modificato poi in favoreggiamento aggravato. Inoltre
Miceli avrebbe sostenuto ed indicato candidati per le elezioni regionali del
2001 ad esponenti del Cdu, come lavvocato Priola, legale del boss, chiedendo
per lui una poltrona di sottogoverno .
Dopo la pubblicazione dei verbali lex assessore di Palermo si autosospeso dal
suo incarico, per il sentito rispettoche nutre nei confronti delle istituzioni.
Le dimissioni arriveranno poco dopo, il 17 febbraio 2003 e il 26 giugno Miceli
viene arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa. La procura lo
accusa di essere stato il canale per veicolare le richieste del boss Guttadauro
fino ai vertici della Regione.
Nel provvedimento di arresto si fa presto a leggere che Miceli non ha agito da
solo, infatti assecondando specifiche richieste di Giuseppe Guttadauro e
Salvatore Aragona, (anche lui coinvolto nella stessa inchiesta), si proponeva
come intermediario tra il Guttadauro e lonorevole Cuffaro al fine del
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soddisfacimento di interessi e richieste diversi, compresi quelli volti ad


influenzare lo svolgimento di concorsi per lassegnazione di incarichi
nellambito della Sanit pubblica. Guttadauro avrebbe per cos
dire approfittato dei buoni e vecchi rapporti tra i due medici ed esponenti
politici. Miceli e Cuffaro con le rispettive famiglie, in effetti sarebbero stati
legati da profonda amicizia gi in epoca precedente alle regionali del 2001.
Entrambi originari dellagrigentino, si conoscevano allepoca in cui pap Miceli e
Cuffaro militavano nello stesso partito politico di Calogero Mannino.
Di questo ne ha ampiamente parlato nellambito del procedimento Aiello + 14
il medico Salvatore Aragona, comune amico del boss di Brancaccio e di Mimmo
Miceli anche lui accusato in questo procedimento di associazione mafiosa, a cui
il 29 settembre scorso sono state riconosciute le attenuanti della
collaborazione. Amicizie di vecchia data quelle maturate tra Miceli, Aragona e
Guttadauro risalenti al 1987, allepoca in cui i primi due erano tirocinanti al
Policlinico di Palermo nel quale il boss esercitava la sua professione medica
nella Terza Divisione.
Nel frattempo mentre la macchina della giustizia con i suoi dibattimenti e i suoi
rinvii, procede lentamente nella ricostruzione delle prove, il 21 gennaio 2005 la
difesa di Domenico Miceli ha ottenuto dal Tribunale della libert la sua
scarcerazione. I giudici del riesame hanno spiegato che sarebbero venute
meno le esigenze cautelari in quanto vengono meno i suoi contatti con il
sodalizio mafioso. Il collegio fa riferimento anche al contegno processuale
tenuto dallex assessore del comune di Palermo, ed inoltre alla garanzia che
limputato non pu pi offrire al sodalizio che invece continua a cercare nei
livelli politico amministrativi delle istituzioni i suoi agganci.
In verit la richiesta di scarcerazione era approdata un anno prima alla Corte di
Cassazione che aveva annullato con rinvio lordinanza del Tribunale del
riesame, chiedendo alla procura di essere pi chiara sullaccusa di Miceli,
specificando se limputato poteva aver agito attraverso le sue raccomandazioni
e intermediazioni a favore di se stesso piuttosto che di Cosa Nostra. La Corte in
quelloccasione si era rifatta alla sentenza che aveva assolto il giudice
Carnevale, la quale aveva sancito sul reato di concorso esterno che non
sarebbe stata punibile come concorso la semplice contiguit compiacente, la
vicinanza o la disponibilit verso il sodalizio o suoi esponenti quando a
tali atteggiamenti non si accompagnino attivit idonee a fornire positivi
contributi al sodalizio criminoso.
Successivamente, il 10 marzo 2004 dopo unaltra richiesta di scarcerazione
avanzata dai legali di Miceli, il Gip Piergiorgio Morosini aveva rigettato listanza,
sostenendo la persistenza delle esigenze di custodia cautelare. Il 14 maggio il
Gup gli contestava anche lillecito finanziamento ai partiti, rinviando il
processo al 6 luglio 2004, data in cui limputato non si presentato. Il 23
agosto 2004 la Cassazione si pronunciava di nuovo sui termini di custodia di
Miceli, questa volta a favore del piano accusatorio della procura. La Suprema
Corte rilevava la non manifesta illogicit dell'impianto accusatorio ricostruito
dai giudici palermitani dopo che la stessa Cassazione, con sentenza del
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febbraio 04, Sesta sezione, li aveva invitati ad indicare meglio le prove contro
l' ex assessore.
I giudici affermavano la necessit per Miceli della detenzione carceraria poich
in effetti non avrebbe neanche prospettato elementi di positiva cesura dei
contatti con il boss di Brancaccio, Giuseppe Guttadauro, a favore del quale
avrebbe agito. Con questo verdetto la sentenza, depositata il 5 agosto 05,
relativa alla camera di consiglio svoltasi il 5 luglio, arrivava dai giudici di
legittimit il primo giudizio positivo sulla solidit dellimpianto accusatorio della
procura.
Nonostante abbia ottenuto la scarcerazione, Miceli chiamato a rispondere di
pesanti accuse scaturite da ore ed ore di conversazioni registrate a casa del
Boss.
Del perch abbia informato Guttadauro sulla presenza di microspie nel suo
salotto, causando in questo modo la chiusura anticipata delle indagini del Ros
che avrebbero potuto portare a ben altre importanti conclusioni.
In questo modo Miceli non avrebbe favorito solo Guttadauro ma linteresse di
tutta lorganizzazione mafiosa e i progetti dello stesso Provenzano, che si
sarebbe servito del boss di Brancaccio e delle sue amicizie per raggiungere i
massimi vertici della Regione.
Mormino Antonino
Vicepresidente della Commissione giustizia e deputato di Forza Italia.
Avvocato penalista fra i pi noti della Sicilia, Nino Mormino ha sostenuto la
difesa di numerosi mafiosi. Tra i suoi assistiti vi sono boss di rango di Cosa
nostra, come i membri della famiglia Madonia, Leoluca Bagarella, Nino Giuffr
e anche il collega avvocato Francesco Musotto. E' stato presidente della
Camera Penale di Palermo e nel maggio del 2001 stato eletto deputato nel
collegio di Cefal-Madonie, territorio allora controllato da Nino Giuffr al tempo
anchegli suo cliente.
Mormino, insieme ad altri due penalisti (Cristoforo Fileccia e Salvatore Gallina
Montana) era finito sotto inchiesta per contatti con gli ambienti mafiosi, in
seguito alle dichiarazioni di cinque collaboratori di giustizia le cui rivelazioni
diedero impulso alle indagini - avviate negli anni Novanta - archiviate nel
maggio del 96 <<poich aveva scritto il gip Antonio Tricoli la riferita
vicinanza a pregiudicati anche mafiosi deve ritenersi conseguente allesercizio
della professione>>. Furono riaperte nel 2002 in seguito alle dichiarazioni di
Giuffr e poco tempo fa nuovamente archiviate in quanto gli elementi di prova
raccolti risultano essere insufficienti e non idonei a sostenere laccusa in
giudizio.
Era la stagione del maxiprocesso quando Mormino venne avvertito delle
intenzioni poco amichevoli dei boss detenuti da Giovanni Falcone dopo che
aveva raccolto le rivelazioni del pentito Marino Mannoia. Anni dopo la storia si
ripete.
Il collaboratore di giustizia Antonino Giuffr conferma la decisione di uccidere il
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legale perch questi "aveva deluso le aspettative" del popolo dei carcerati e dei
boss che ne avevano appoggiato la candidatura. Giuffr: <<Nino Mormino fa
parte, oltre i politici, di quella schiera di persone che dovevano dare un
contributo affinch il maxi processo si risolvesse nel migliore dei modi e vi sono
decine di persone che hanno versato al signor avvocato Mormino centinaia di
milioni in questa prospettiva. Il risultato finale lo sappiamo tutti com andata
a finire, quello che in parte si sa e non si sa, che poi ne era in parte decretata
luccisione>>. Ma Giuffr aggiunge anche altri particolari: rivela che la
sentenza di morte venne sospesa poich si decise di affidare al legale il
delicato compito di tutelare gli interessi dellorganizzazione in sede
parlamentare. Secondo Giuffr la sua candidatura sarebbe stata appoggiata da
Bernardo Provenzano in cambio di un alleggerimento della pressione giudiziaria
sugli uomini di Cosa nostra. Le auspicate modifiche avrebbero interessato in
particolare il discorso dei carcerati, il 41 bis, la revisione dei processi, i pentiti e
il sequestro dei beni.
Alle elezioni del 2001 Forza Italia usc vincente e Mormino entr a far parte
della Commissione Giustizia. Daltronde, sottolinea Giuffr, lorganizzazione
<<non ha mai montato cavalli perdenti>>.
Tra le prime cose che Mormino fece una volta insediatosi alla Commissione
Giustizia fu la presentazione di un emendamento passato alle cronache con il
nome di indultino, cio la possibilit per i detenuti di ottenere uno sconto di
due anni dalla pena da scontare, esteso pure ai mafiosi.
Il 22 gennaio 2003 lavvocato Mormino viene iscritto nel registro degli
indagati e l8 febbraio dello stesso anno indagato per concorso esterno in
associazione mafiosa.
Il 23 ottobre 2004, accogliendo la richiesta della Procura di Palermo (19 marzo
2004) il gip Gioacchino Scaduto ha archiviato linchiesta a carico del deputato
forzista. Secondo il giudice mancano le prove che dimostrano i rapporti di
collaborazione tra il deputato e Cosa Nostra, anche se il legale, secondo la
sentenza di archiviazione, avrebbe fruito del sostegno elettorale da parte della
mafia, non consapevole, n dando qualcosa in cambio una volta eletto in
Parlamento.
Oggi lavvocato Mormino luomo che Marcello DellUtri ha scelto come
difensore al processo che in primo grado terminato con la sua condanna a
nove anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.
Musotto Francesco
Avvocato e Onorevole, prima socialista poi forzista, presidente della provincia
in carica Francesco Musotto insieme al fratello Cesare, viene arrestato
a Palermo l8 novembre 1995. I due sono accusati di concorso esterno in
associazione mafiosa per aver ospitato nella villa di famiglia a Finale di Pollina,
vicino a Cefal, alcuni boss latitanti: Tullio Cannella, Giovanni Brusca,
Domenico Farinella e Leoluca Bagarella. Due di loro erano anche clienti
dellavvocato. Linchiesta stata coordinata dai pm Antonella Consiglio e
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Alfonso Sabella. I Giudici, alla fine, hanno assolto in tutti e tre i gradi di
giudizio Francesco Musotto con il solito comma 2 dellart. 530, ma hanno
condannato definitivamente il fratello Cesare a 4 anni e mezzo di reclusione. I
fatti sono dimostrati: i boss a villa Musotto cerano davvero. Ma faceva tutto
Cesare. Francesco, che pur frequentava le propriet di famiglia, non se nera
mai accorto. Non c la prova che avesse riconosciuto i boss (nemmeno i suoi
clienti), i cui volti campeggiavano in tutte le questure fra i superlatitanti pi
ricercati del Paese.
Nicolosi Nicol
Onorevole democristiano, ha sempre fatto politica nel capoluogo siciliano. E
stato consigliere e assessore comunale, vicepresidente dellArs e attualmente
sindaco a Corleone.
E stato arrestato il 18 febbraio 1993 su richiesta della Procura di Termini
Imerese con laccusa di voto di scambio, malversazione, abuso e falso in atti
dufficio e irregolarit nella concessione di appalti pubblici. Nella stessa
inchiesta sono stati emessi provvedimenti restrittivi nei confronti di alcuni
funzionari dellAzienda forestale e di altre persone.
Il 19 febbraio 1993 nel carcere dei Cavallacci sono stati condotti dai sostituti
Alfonso Sabella e Luca Masini e dal gip Paolo Pitarresi gli interrogatori del
vicepresidente dellArs.
Per laccusa Nicolosi avrebbe ricevuto finanziamenti da vari assessori regionali
e in particolare da quello dei Beni Culturali, per alcune centinaia di milioni, per
aver costituito due centri studi e cooperative giovanili. Inoltre, sempre secondo
laccusa, gli Onorevoli Nicol Nicolosi e Calogero Corrao, con la complicit dei
dirigenti dellazienda forestale, avrebbero fatto assumere centinaia di operai
che non avevano alcun titolo. Nellordine di custodia cautelare i magistrati
hanno scritto: <<Il materiale cartaceo e informatico acquisito e il tenore delle
telefonate intercettate rivelano immediatamente i metodi adottati da Nicolosi
per il raggiungimento del consenso elettorale>>.
Per quanto riguarda laccusa di voto di scambio, i giudici hanno affermato che
stato messo in evidenza <<un quadro politico-elettorale che non appare
esagerato definire inquietante>>, il Nicolosi <<mediante la costituzione di
numerose associazioni apparentemente a fini culturali riuscito a finanziare le
proprie campagne elettorali e quelle delle persone a lui vicine attraverso il
ricorso a contributi pubblici formalmente disposti in favore delle
associazioni>>. Il Tribunale di Termini Imerese lha assolto nel 1994 e in
appello, nel 1997, con formula piena perch il fatto non sussiste. La Corte
dAppello ha stabilito inoltre, accogliendo la richiesta delluomo politico,
che Nicolosi venisse risarcito di 250 milioni di lire dal Ministero del Tesoro per
ingiusta detenzione.
Il 25 febbraio 1993 stata emessa nei suoi confronti una seconda ordinanza di
custodia cautelare, notificata in carcere, per peculato aggravato. Lesponente
politico nella campagna elettorale del 1991 per le regionali(quando era
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candidato) e nel 1992 in quella per le politiche (quando sostenne la


candidatura alla Camera dei Deputati di Calogero Corrao) si sarebbe
appropriato di buoni per lacquisto di carburante di propriet
dellamministrazione regionale per distribuirli durante incontri propagandistici.
Il 9 luglio 1993 comparso invece davanti ai giudici del Tribunale di Termini
Imerese per rispondere del reato di concussione. Nicolosi stato rinviato a
giudizio con rito immediato per abuso dufficio e assolto nel novembre del
1995 dal Tribunale di Termine Imerese. La sentenza stata confermata anche
in appello.
Nel 1992 Nicol Nicolosi era stato sentito dal Procuratore di Marsala Paolo
Borsellino nellinchiesta avviata dopo le dichiarazioni di Rosario Spatola e di
Giacoma Filippello, convivente del boss di Campiello di Mazara Natale LAla. La
donna aveva riferito che lOn. si era incontrato con lAla per chiedere voti.
(Allinizio ci fu un equivoco ed era stato chiamato in causa Rino Nicolosi, ex
presidente della Regione che dimostr di essere del tutto estraneo alla
vicenda) ma Nicol Nicolosi sment di averlo incontrato.
Il 28 novembre 2002, con una interrogazione parlamentare, di cui primo
firmatario stato Luciano Violante stato chiesto al ministro dellInterno
Pisanu di indagare su possibili infiltrazioni mafiose nel comune di Corleone. La
vicenda in odor di mafia legata al coinvolgimento del nipote di Provenzano,
tal Carmelo Gariffo, - condannato per associazione mafiosa con sentenza
definitiva e sottoposto al regime di sorveglianza - che come socio nella
cooperativa sociale Millennium aveva la gestione, in affidamento diretto, del
servizio raccolta rifiuti solidi urbani di Corleone. Sulla vicenda il sindaco
Nicolosi ha riferito di sapere nulla. Ma nellultima riunione di giunta il sindaco
ha fatto sapere che il rapporto con la cooperativa Millennium sarebbe stato
rescisso, affidandolo a Italia lavoro dal primo gennaio 2003. Per il restante
mese di dicembre lamministrazione avrebbe provveduto con personale proprio
ai servizi di igiene pubblica.
Nicotra Nino
Ex sindaco di Acireale del Cdu (UDC)
Il 3 febbraio 2004 Nino Nicotra stato arrestato dal Gico della Guardia di
Finanza di Catania con laccusa di associazione mafiosa e voto di scambio ed
estorsione (e successivamente scarcerato lo scorso 24/2/04) nellinchiesta
denominata Operazione Vigilantes, per essersi servito di alcuni affiliati del
clan Santapaola per risolvere una controversia finanziaria.
Le indagini erano partite da una denuncia che lex sindaco aveva fatto
dichiarando di essere vittima di una estorsione. In realt gli inquirenti hanno
dimostrato che era esattamente il contrario: Nicotra avrebbe avuto in passato
legami con il clan Santapaola.
Lex Sindaco era gi finito in manette il 21 settembre del 2002 assieme ad
altre persone con laccusa di voto di scambio nelloperazione Euroracket (11
dicembre 2001) con il clan Santapaola. In quelloccasione la Procura di
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Catania, anche se lo chiese, non ottenne larresto del Sindaco. Allora furono 44
i provvedimenti di custodia cautelare emessi nei confronti dei presunti affiliati
alla famiglia Santapaola.
Alla cosca sarebbe stata offerta la possibilit di assunzioni in sue aziende
spiegano le Fiamme Gialle per ex detenuti, ottenendo in cambio ausilio da
parte dellorganizzazione criminale nellattivit di recupero crediti e sostegno in
campagna elettorale>>.
Le indagini hanno preso in esame le elezioni amministrative del novembre
2000, grazie alle quali Nicotra fu eletto sindaco di Acireale, e le elezioni
politiche del maggio 2001 fino alle Regionali del giugno successivo. In
occasione della propria campagna elettorale Nicotra avrebbe versato la somma
di 150 mila lire al giorno, due volte superiore a quella normale sul mercato, ad
alcuni operai vicini ad ambienti mafiosi incaricati di affiggere i manifesti. Al
momento degli arresti si trovava allestero e al suo rientro da Roma Nicotra si
consegnato alla Polizia ma ha negato qualsiasi rapporto con le cosche mafiose.
Il 25 giugno 2004 il gup di Catania Rodolfo Materia ha rinviato a giudizio per
corruzione elettorale lex sindaco di Acireale. Il 30 novembre 2004 iniziato il
processo.
Pagano Santino
Sottosegretario al Tesoro durante il governo Amato, Pagano stato arrestato
nellambito delloperazione Gioco dazzardo, scattata il 9 maggio 2005. La
maxi-inchiesta ha portato alla luce nella citt di Messina un vero e proprio
groviglio di interessi politico-affaristico-mafiosi che ha coinvolto diversi
imprenditori, un politico, due magistrati e un poliziotto, accusati a vario titolo
di corruzione, rivelazione di segreti dufficio, favoreggiamento, associazione
mafiosa e riciclaggio.
Tra gli arrestati per concorso esterno e riciclaggio emergono lex
sottosegretario Santino Pagano, ex Dc e ora in An, e il noto imprenditore,
Salvatore Siracusano fino al 98 impegnato anche in politica, prima come
socialdemocratico e poi nella Dc. Agli arresti domiciliari finito lex presidente
del Tribunale fallimentare, Giuseppe Savoca accusato di violazione di segreto
istruttorio, acquirente del centro residenziale Le Terrazze di Messina e amico
di Siracusano e Pagano, che, secondo gli inquirenti, avrebbe assunto
informazioni sui procedimenti delle Procure di Messina e Milano che
riguardavano Siracusano, ricevendo in cambio vari favori sullacquisto di un
appartamento.
Per lo stesso reato stato indagato il sostituto procuratore Vincenzo Barbaro,
della Direzione distrettuale antimafia di Messina. Arrestati anche il vicequestore
Alfio Lombardo, dirigente della polizia ferroviaria a Palermo; limprenditore
Antonino Giovanni Puglisi, ex presidente del Messina Calcio negli anni 80 e
padre dellattuale presidente di Assindustria Messina; Salvatore Rametta,
direttore della sede del Credito Italiano di Messina.
Lindagine era stata avviata nel 1993 dal sostituto milanese Luisa Zanetti per
60 di 70

seguire la pista del traffico internazionale di armi e quella relativa agli interessi
del clan Santapaola nella quale erano entrati in relazione anche gli imprenditori
messinesi Filippo Battaglia e Santo Spadaro, e Santo Cattafi, di Barcellona
Pozzo di Gotto (Messina). La stessa inchiesta investigativa si era intrecciata
con la gestione mafiosa dellautoparco di Milano ed ancora sui legami tra mafia
siciliana e la regione lombarda.
Allepoca linchiesta denominata Arzente Isola individu un personaggio di
notevole spessore, Rosario Spadaro, 63 anni, originario di S. Teresa Riva, un
piccolo pesino in provincia di Messina che in pochi anni era riuscito a realizzare
un impero economico ai Caraibi e nelle piccole Antille olandesi, edificando una
catena di alberghi e gestendo alcune linee aeree. Tuttavia, nonostante non
furono raccolti sufficienti elementi probatori, le indagini dellepoca, avviate nel
frattempo anche dalla Procura di Reggio Calabria, confermarono il
collegamento tra Spadaro, Siracusano e lex onorevole democristiano Santino
Pagano. Numerosi complessi residenziali sarebbero stati realizzati dai tre
uomini in Polonia, Messina e Campione dItalia. Secondo gli inquirenti i
complessi residenziali non sarebbero stati altro che il frutto di speculazioni
edilizie per operazioni di riciclaggio legate alle cosche mafiose. LUfficio
calabrese aveva inoltre aperto un fascicolo anche in merito alle operazioni di
riciclaggio di denaro sporco dietro il gioco dazzardo che vedeva coinvolti i soci
Pagano Siracusano.
Secondo gli inquirenti questultimo sarebbe stato in contatto con Youssef
Mustafa Nada, uomo daffari legato alla famiglia di Osama Bin Laden.
Dallinchiesta coordinata dalla Procura generale reggina sarebbe emersa
unintercettazione del 2001 nella quale Siracusano parla al telefono con
larchitetto Alfio Balsano (anche lui indagato nellinchiesta con laccusa di
favoreggiamento), residente a Bissone e procuratore di una societ di
progettazione che ha sede in Svizzera, ed ex assessore ai lavori pubblici di
Campione dItalia.
Balsano e Siracusano commentavano lindagine avviata sul conto di una
societ finanziaria, la Al Taqwa rappresentata da Nada e sospettato di aver
gestito fondi riconducibili alla organizzazione terroristica di Osama Bin Laden.
La societ finanziaria Al Taqwa era domiciliata a Lugano con sede legale alle
Bahamas ma dal 5 marzo 2001 diventata Nada Management, presieduta
appunto da Youssef Mustafa Nada.
Durante la conversazione telefonica sarebbe emerso che Balsano e Siracusano
conoscevano Nada in virt dei loro rapporti daffari, tanto che limprenditore di
Messina commenta allamico una causa intentata insieme a Santino Pagano
contro il ricco uomo daffari, mentre Balsano parla di lottizzazioni che avrebbe
preparato per conto del finanziere arabo. Siracusano continuava la sua
conversazione ricordando la volont di Nada di aprire una banca a Nassau e la
presenza di sofisticati sistemi di sicurezza nella sua villa.
La Procura di Reggio Calabria, a conclusione delle indagini, chiese
larchiviazione ma il gip laveva rigettata sollecitando lavocazione da parte
della Procura generale che aveva dato il via alla nuova inchiesta condotta dal
61 di 70

pm Francesco Neri. Relativamente allinchiesta del 93 furono inoltre trasmessi


alla Procura reggina i faldoni dei colleghi di Milano, relativi ai rapporti sul
traffico di armi unitamente a una sentenza della Corte di Cassazione che
scioglieva la controversia sulla competenza del caso tra le Procure di Messina e
Reggio. La procura generale calabrese decise cos di avocare lindagine che
procedeva verso larchiviazione, per accertare gli elementi che erano alla base
delle numerose accuse.
Loperazione Gioco dAzzardo ha portato alla luce quasi 60 mila
intercettazioni registrate, contribuendo a chiarire il quadro mafioso delle citt
dello stretto dagli anni Settanta fino a oggi.
E finita la subalternit della mafia alla politica ha commentato il pg
Francesco Neri Se si disponibili a condurre in porto unoperazione si pu o
si costretti a stare al gioco. Gioco in cui le regole le detta Cosa Nostra per il
tramite dei suoi rappresentanti puliti in combutta con le istituzioni. Neri ha
affermato che non esiste pi la classica impresa mafiosa gestita direttamente
dal boss; adesso affidata a un prestanome pulito, mentre Cosa Nostra il
socio occulto.
Il 24 agosto 05 la terza sezione feriale della Corte di Cassazione ha deciso
lannullamento con rinvio dellordinanza del Tribunale del riesame di Reggio
Calabria che aveva disposto gli arresti per Santino Pagano e Salvatore
Siracusano. I reati contestati sono stati: per Pagano, partecipazione esterna ad
associazione a delinquere di stampo mafioso, corruzione, rivelazioni di segreti
dufficio e favoreggiamento personale; e per Siracusano oltre a questi,
riciclaggio e istigazione alla corruzione. La decisione della Corte di Cassazione
comporter ora una nuova decisione del Tribunale del riesame che dovr
essere composto da un collegio diverso da quello precedente.
In esito alla richiesta di riesame degli indagati, il Tribunale della libert di
Reggio Calabria con tale provvedimento ha confermato la misura pur ritenendo
non consistente il quadro indiziario in riferimento al delitto di cui allart. 648 bis
c.p. per riciclaggio ed eliminando per il reato ex art.326 c.p. per rivelazioni
dufficio, laggravante dellart. 7 L.152/1991.
Nel quadro probatorio dellaggrovigliata trama affaristica dellorganizzazione,
gestita in combutta tra personaggi della Messina bene e ambienti mafiosi,
emergono inquietanti retroscena anche sulla morte del professore universitario
Matteo Bottari, ucciso con un colpo di fucile in volto il 15 gennaio 1998. Le
cimici hanno rilevato la consapevolezza di due indagati, Giuseppe Savoca e
Salvatore Siracusano rispetto allomicidio del docente; i due sono stati
registrati in un bar a maggio del 2001 mentre commentavano le modalit sulla
sua morte.
Inoltre, secondo le indagini, Siracusano e Pagano avrebbero coinvolto nelle
loro attivit boss del calibro di Michelangelo Alfano, esponente della famiglia
mafiosa di Bagheria a Messina.
Secondo il discusso collaboratore di giustizia Luigi Sparacio Sin dal suo arrivo
a Messina, Michelangelo Alfano ha intrattenuto rapporti di fatto societari con
Siracusano e Pagano. In pratica Alfano era uno stabile socio occulto di tutte le
62 di 70

loro imprese ed quindi fortemente coinvolto e interessato in tutte le iniziative


dove gli interessi del gruppo non riguardano solo i casin ma anche le
costruzioni di immobili. Ma non tutto. Su questo ci sarebbero altri riscontri,
uno riguarda limprenditore Antonello Giostra, accusato insieme ad altre 13
persone di associazione mafiosa. Nel 96 luomo sarebbe entrato in societ con
Pagano e Siracusano, le intercettazioni ambientali lo vedono non solo coinvolto
ma altrettanto consapevole degli affari pericolosi organizzati in Polonia dai suoi
soci. Tra i lavori eseguiti allombra di Cosa Nostra, un complesso edilizio di 600
unit abitative a rischio crollo chiamate beffardamente Casa Nostra, i cui soci
occulti sarebbero tra gli altri Leonardo Greco, Leoluca Bagarella, Mariano
Agate, Luciano Liggio e Tot Riina. Laltra grande speculazione edilizia ha
riguardato il complesso residenziale Le Terrazze, nel quale in uno degli
appartamenti si trova agli arresti domiciliari il giudice Savoca.
Nonostante la mole di documentazioni probatorie rappresentata dalle
intercettazioni ambientali e telefoniche e dalle dichiarazioni dei pentiti che
hanno composto il quadro accusatorio della Procura reggina, la Cassazione ha
accolto le richieste dei legali degli imputati, pretendendo dal Tribunale del
riesame una ulteriore chiarezza sulla provenienza illecita dei capitali reinvestiti
nelle societ di Siracusano e Pagano.
Pizzo Francesco
Assessore provinciale al turismo del Nuovo Psi nella giunta di Giulia Adamo
(Fi).
Il 22 gennaio 2002 Francesco Pizzo stato indagato per voto di scambio con il
padre Pietro nellinchiesta che ha portato allesecuzione di 33 ordini di custodia
cautelare nel trapanese. Allora era stata una intercettazione ambientale fra due
pregiudicati a mettere sotto accusa i due politici. Attraverso le microspie, gli
investigatori avevano appreso che Pizzo Pietro avrebbe trattato lacquisto di
50 voti da esponenti mafiosi in favore del figlio, Francesco, candidato nel 1996
alle elezioni regionali con Forza Italia. Ma dopo la mancata elezione del figlio
Francesco si sarebbe rifiutato di pagare, tanto da far intervenire Mariano
Concetto. Lindagine stata successivamente archiviata.
Lassessore Francesco Pizzo indagato sempre per voto di scambio anche
nellambito delloperazione condotta dalla Squadra Mobile e coordinata dalla
Dda di Palermo che il 29 aprile 2004 ha portato allesecuzione di 36 ordinanze
di custodia cautelare (Peronospora-Seconda fase), una delle quali per il padre
Pietro Pizzo.
Linchiesta aveva a che fare con lacquisto dei voti per le elezioni regionali del
2001 in cui Francesco Pizzo si era sempre candidato con il Nuovo Psi.
A quanto pare anche in quelloccasione Pietro Pizzo si sarebbe rivolto a
Concetto per chiedere lappoggio della cosca mafiosa, in cambio del pagamento
di una somma di 100 milioni di vecchie lire.
Un impulso importante allinchiesta stato dato dalle dichiarazioni del
collaboratore di giustizia Mariano Concetto e da quelle del Consigliere
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Comunale Vincenzo Laudicina.


Concetto ha affermato che il senatore Pietro Pizzo avrebbe versato alle cosche
centomilioni di vecchie lire per far eleggere il figlio Francesco Pizzo. Ma per
pochi voti non venne eletto.
Al momento Francesco Pizzo risulta unicamente indagato, nei suoi confronti
non stata avanzata alcuna richiesta di rinvio a giudizio o di archiviazione.
Pizzo Pietro
Ex senatore del Psi (senatore in due legislature, dall87 al 92), allepoca dei
fatti presidente del Consiglio Comunale di Marsala, il 29 aprile 2004 stato
arrestato con laccusa di associazione mafiosa e voto di scambio
nelloperazione (e successivamente scarcerato per decorrenza di termini nel
luglio del 2004) Peronospera seconda fase coordinata dalla Squadra Mobile
di Trapani e dalla Dda di Palermo, per aver pagato 50.000 euro ad esponenti
delle cosche marsalesi per far eleggere il figlio Francesco alle regionali del
2001 nella lista del Nuovo Psi. Elezione che poi non avvenne per un pugno di
voti. Lex senatore socialista e il figlio erano gi stati iscritti nel registro degli
indagati nel gennaio 2002 sempre per voto di scambio nellambito in unaltra
inchiesta che riguardava le elezioni regionali del 1996. Inchiesta che stata in
seguito archiviata per entrambi per sopraggiunta prescrizione. Allepoca, in
unintercettazione ambientale fra due pregiudicati, era emerso che Pietro Pizzo
avrebbe trattato "lacquisto" di 50 voti da esponenti mafiosi in favore del figlio
Francesco, candidato nella lista di Forza Italia alle elezioni per il rinnovo
dellAssemblea Regionale Siciliana. Lex senatore dopo la mancata elezione di
Francesco Pizzo si sarebbe rifiutato di pagare, ma dopo aver ricevuto una
proposta che non poteva rifiutare, ci avrebbe ripensato e tutto si sarebbe
concluso con una bicchierata e un piccolo sconto sulla tariffa concordata.
Contro Pizzo ci sono le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Mario
Concetto, che avrebbe ricevuto personalmente indicazioni sulle operazioni di
voto della famiglia mafiosa da parte dellallora boss latitante e capomafia della
zona, Natale Bonafede, il quale gli rivel che Pizzo aveva pagato 50,000 euro
per far votar il figlio. <<E allora ricordo - spiega Mario Concetto - che nella
primavera precedente allultima tornata delle Elezioni Regionali che si sono
tenute nel 2001 mi sembra, se non ricordo male, il Pizzo, il Senatore Pizzo mi
mand a chiamare, anzi mi fece sapere che mi voleva parlare, tramite mio
padre. Io lo raggiunsi nella segreteria che sita in via Calogero Isgr
()Allora mi ricevette sopra, ricordo che cerano alcune persone e la
segretaria, lui si liber in 5 minuti e gli chiesi per quale motivo mi volesse
parlare. Ricordo che in poche parole lui mi disse che Francesco, il figlio, era
candidato alle Regionali e che ci chiedeva un aiuto. Ricordo che mi specific
che non avrebbe badato a spese questa volta>>.
Gravi le motivazioni scritte dai Pm nei confronti di Pietro Pizzo nella richiesta di
custodia cautelare: <<Quanto allesigenza di evitare la reiterazione di reati
della stessa specie di quello per cui si procede scrivono i Pm giova,
64 di 70

innanzitutto, osservare come la continuit storica che contrassegna le relazioni


del Pizzo con esponenti di Cosa Nostra indice di una spiccata pericolosit che
rende assolutamente necessaria ladozione di adeguate misure cautelari, da
individuarsi in quella della custodia in carcere. In particolare, deve osservarsi,
come la natura del rapporto che da quasi ventanni ha intrattenuto con
esponenti della famiglia mafiosa marsalese rende fondato il pericolo che egli
possa ancora avvalersi dellintervento di quel sodalizio, anche per questioni e
vicende diverse dal mero scambio elettorale politico-mafioso>>. Il 14 aprile
2005 stato rinviato a giudizio dal gup di Palermo Marco Mazzeo e il 22 luglio
2005 davanti al Tribunale di Marsala ha inizio il processo attualmente in corso.
Il nome di Pietro Pizzo era gi stato fatto anni addietro dal collaboratore di
giustizia Rosario Spatola e da Giacoma Filippello (ex convivente di Natale LAla
un mafioso iscritto alla loggia massonica Scontrino di Trapani e ucciso il 7
maggio 1990) prima al giudice Taurisano e successivamente al giudice
Borsellino. Entrambi accusarono politici regionali e nazionali di rapporti troppo
stretti con uomini donore nel trapanese. Fanno i nomi di Calogero Mannino,
Gaspare Gunnella, Vincenzo Culicchia e tra gli altri anche quello del Senatore
Pietro Pizzo. <<Si deve votare, dovete votare Pizzo se no subirete
conseguenze, queste erano le frasi usate dagli affiliati alla cosca di Nunzio
Spezia>> ha riferito il 31 luglio 1991 Giacoma Filippello in sede processuale.
Il procedimento aperto nei confronti del Senatore Pizzo si concluso il 31
ottobre 1991 quando il gip Alberto Bellet ha deposto il provvedimento di
archiviazione e ha valutato che laccusa si sostanzia in una <<confusa e
contraddittoria narrazione>> e che i fatti esposti da Spatola <<finiscono con
lapparire del tutto incredibile>>. In conclusione: <<gli elementi sono nel loro
complesso sostanzialmente insignificanti>>.
Romano Saverio
Nato a Palermo il 24 dicembre 1964, laureato in giurisprudenza; avvocato.
Eletto con il sistema maggioritario nella circoscrizione XXIV (Sicilia 1)
Collegio: 7 Bagheria, proclamato il 19 maggio 2001.
Iscritto al gruppo parlamentare: Udc (Unione dei Democratici Cristiani e dei
Democratici di Centro ) [gi Ccd Cdu Biancofiore fino al 18 febbraio 2002, indi
Unione democraticocristiana e di Centro (Ccd Cdu) fino al 23 gennaio 2003]
dal 4 giugno 2001.
Componente degli organi parlamentari: V Commissione (Bilancio, Tesoro e
Programmazione) dall'8 ottobre 2003 (in sostituzione del Sottosegretario di
Stato Drago Giuseppe) Commissione per la Vigilanza Sulla Cassa Depositi e
Prestiti dal 19 settembre 2001.
Attualmente, nel III Governo Berlusconi Sottosegretario di Stato al Lavoro e
alle Politiche Sociali dal 26 aprile 2005 Romano tra il 26 e 27 giugno 2003 era
stato colpito da un avviso di garanzia per i reati di concorso in associazione
mafiosa in merito allinchiesta su mafia e politica Ghiaccio2 per un presunto
incontro con il boss Guttadauro, e corruzione relativamente a una maxi
65 di 70

tangente allepoca in cui Cuffaro era deputato regionale e Romano suo


collaboratore.
I fatti si riferiscono a una tangente di cento milioni di lire pagata al deputato e
al presidente della regione siciliana Tot Cuffaro (accusato per lo stesso reato
poi archiviato) da un imprenditore in odor di mafia. Sarebbe accaduto tra il 90
e il 91 in presenza dellingegnere Lanzalaco, principale accusatore e attuale
collaboratore di giustizia.
Un prima tranche della tangente sarebbe stata versata per un finanziamento di
opere idriche tra Bolognetta e Marineo. Lanzalaco in un verbale di
interrogatorio datato98 aveva raccontato che Tot Cuffaro aveva la gestione
dei concorsi nella Sanit in Sicilia nel periodo in cui Bernardo Alaimo era
assessore. Allora vennero fatte entrare 2.500 persone che secondo Cuffaro gli
avrebbero portato almeno 10.000 voti. Il verbale di interrogatorio di
Lanzalaco a suo tempo archiviato per mancanza di riscontri stato depositato
nel processo a carico del Presidente sulle Talpe. Ma ad aprile 2005 il gup
Giacomo Montalbano ha accolto la richiesta della procura che si era
pronunciata per larchiviazione dei procedimenti contro Romano in quanto
lUfficio non riteneva sussistenti elementi idonei a sostenere laccusa a
dibattimento. Stessa sorte con il reato di concorso esterno, per il quale non
sarebbe stato possibile verificare se effettivamente gli incontri tra Romano e il
boss Guttadauro, si siano verificati come le intercettazioni del Ros avevano
fatto supporre.
Di Romano ha parlato recentemente in aula il medico Salvatore Aragona,
chiamato a deporre nellambito del Proc. pen.(n.74/02)Aiello + 14. Il medico
lo ha collocato a fianco del governatore durante la sua carriera politica
precisando che si trattava di unamicizia ben consolidata da tempo. In effetti
Romano sia per la sua posizione politica, sia per la carriera antecedente alle
presidenziali e parallela a quella di Tot Cuffaro, era pi di altri, politicamente
pi vicino al Governatore.
Aragona ha poi ricostruito i passaggi sulle preparazioni delle elezioni
presidenziali del 2001 alle quali Cuffaro si aggiudicato il primo posto in
Sicilia, spiegando le relazioni intercorse tra il boss di Brancaccio e gli esponenti
politici dellUdc. Aragona ha deposto lestate scorsa e interrogato dal pm Nino
Di Matteo ha chiarito ore e ore di intercettazioni ambientali eseguite dal Ros.
Sono queste conversazioni ad aver dato il via al piano accusatorio della procura
che vede partire da casa del boss Guttadauro le richieste che tramite Salvatore
Aragona e Domenico Miceli avrebbero raggiunto il futuro Presidente della
Regione. Tra le pretese, quella di una candidatura del suo legale lavvocato
Salvatore Priola allinterno del partito di Cuffaro.
Nei confronti di Romano la procura aveva aperto un fascicolo relativo a
unintercettazione ambientale registrata dagli uomini del Ros nel salotto di casa
Guttadauro.
Conversazione tra Guttadauro Miceli Aragona (Udienza dell8 luglio 2005.
rif. Ros 9/04/95) :
GUTTADAURO: Tu lo sai che lavvocato Romano mi vuole incontrare, mi ha
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mandato un appuntamento in un posto qua vicino, dice se lo voglio incontrare,


e cu che mi ha mandato a dire, che fa ci vuole, lo vuole vedere? E io a stu
punto ci ricu si. E quindi sempre iddu ca mu manna, picch Saverio Romano a
mia mi canusci in quanto lui avvocato, a mia mi canusci rarrieri i sbarri.
Aragona, interpellato dal pm Di Matteo afferma che Romano potrebbe aver
voluto incontrare Guttadauro per la questione sulla candidatura di Priola,
perch appunto era a conoscenza che il mandante di tale richiesta era
Guttadauro e afferma ancora Aragona, Guttadauro interpreta la cosa in questo
modo: se il Romano mi vuole incontrare e non passa attraverso di te, ma mi
vuole incontrare e io non lo conosco, la persona che me lo manda lonorevole
Cuffaro.
A parlare di Romano sempre al processo Aiello + 14 era gi stato Angelo
Siino, questa volta ricostruendo il clima politico pre-elettorale relativo alle
amministrative del 91.
Lex ministro dei lavori pubblici di Cosa Nostra in riferimento alla scalata
politica di Cuffaro aveva raccontato ai giudici che si erano recati a Roma per
sentirlo, di un incontro organizzato a casa sua nel quale il Governatore della
Sicilia accompagnato da Romano gli aveva chiesto di farlo arrivare primo tra
gli eletti a Palermo. Siino quelle ricostruzioni le aveva gi rese il 20 gennaio
1998 e poi riconfermate nel 2003. Partivano da una richiesta prospettatagli
dall amico Saro Enea, allepoca consigliere provinciale il quale gli rifer che
Saverio Romano avrebbe voluto incontrarlo per approfondire una questione di
appalti e in particolare per ottenere una diretta partecipazione dei proventi
delle tangenti per gli appalti della provincia e a un maggiore coinvolgimento
delle imprese di Belmonte Mezzagno nel sistema spartitorio degli appalti.
Sebbene Romano non fosse tra le sue dirette conoscenze, Siino ha raccontato
di averne sentito parlare come persona seria e bravo avvocato, vicino agli
imprenditori di Belmonte tra i quali i fratelli Cavallotti e i fratelli Martorana.
Sapendolo inoltre legato alla corrente di Mannino, lex ministro decise di
aiutarlo, cosa che poi non avvenne a causa del suo arresto.

Scalone Filiberto
Ex Senatore di Alleanza Nazionale. E stato arrestato per concorso esterno in
associazione mafiosa e bancarotta fraudolenta il 18 dicembre 1996 su
provvedimento del gip Alfredo Montalto che gli aveva concesso i domiciliari per
le precarie condizioni di salute.
E stato accusato da alcuni pentiti di avere avuto rapporti continui con
esponenti mafiosi e di aver ricevuto voti di Cosa Nostra in alcune competizioni
elettorali.
Secondo laccusa lex parlamentare avrebbe tentato in due occasioni, nel 1982
e nel 1994 di influire sulle decisioni di magistrati in processi nei quali erano
imputati boss mafiosi di spicco. Nel primo caso limputato destinatario della
segnalazione sarebbe stato Pino Greco Scarpuzzedda, nel secondo caso
Leoluca Bagarella imputato (condannato) per luccisione del Colonnello dei
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Carabinieri Giuseppe Russo. Tra i boss con cui lex parlamentare avrebbe avuto
rapporti figurano killer del calibro di Pino Greco Scarpuzzedda, Leoluca
Bagarella, i pentiti Tullio Cannella, Tony Calvaruso, Gioacchino Pennino,
Francesco Di Carlo, Gaetano Nobile (non lo definirei boss perch rischioso)
e lex segretario provinciale del MSI Nicola Vozza, che ha confermato la
conoscenza tra lindagato e il ragioniere del boss Tot Riina, Pino Mandalari.
Cannella, uno dei principali accusatori di Scalone, avrebbe riferito che in
cambio di appoggi elettorali il parlamentare avrebbe promesso interventi a
livello politico a favore di Cosa Nostra e, in particolare, avrebbe sostenuto di
potere aggiustare il processo per lassassinio del vicequestore Boris Giuliano,
nel quale Bagarella era imputato. Scalone, a detta di Cannella, avrebbe preteso
20 milioni di lire ma Bagarella fu condannato allergastolo e per questa ragione
il boss corleonese aveva deciso di sequestrare e far scomparire il legale.
Nellinchiesta inoltre sono stati acquisiti gli atti del procedimento sul fallimento
della Immobiliare Malaspina spa nel quale Scalone fu imputato (per
bancarotta fraudolenta: ndr) e poi prosciolto con formula dubitativa, nel 1986,
dal giudice istruttore Gioacchino Natoli, in quanto aveva prodotto documenti
contabili e ricevute di pagamento circa gli appartamenti acquistati dalla societ
fallita, in parte ricevuti a compensazione delle parcelle dovutegli per
lassistenza legale prestata.
Davanti alla V sezione del Tribunale di Palermo presieduta da Francesco
Ingargiola, il 5 ottobre 1998, iniziato il processo. Scalone stato condannato
in primo grado a nove anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Il 12
maggio 2003 la procura generale ha chiesto la sua condanna a 10 anni di
carcere ma la Corte dAppello presieduta da Claudio DallAcqua, a latere Di Pisa
e La Commare il 5 maggio 2004, dopo 4 ore di camera di consiglio, lha assolto
dallaccusa di concorso esterno in associazione mafiosa. E stato invece
condannato per bancarotta fraudolenta a 3 anni e sei mesi, pena poi
condonata.

Vaccarino Antonino
Ex sindaco di Castelvetrano (Dc) e consigliere comunale. Vaccarino stato
rinviato a giudizio il 3 maggio 1993 dal gip Renato Grillo per traffico di droga e
associazione mafiosa a conclusione di una inchiesta avviata dal giudice Paolo
Borsellino quando era procuratore di Marsala e poi sfociata il 6 maggio 1992 in
una vasta operazione dei Carabinieri del Ros. Gli inquirenti hanno accertato che
i clan mafiosi di Castelvetrano e Campobello di Mazara erano dediti ad un vasto
traffico di cocaina che partiva dal SudAmerica con una fitta rete in tutta Italia,
compresa la Germania. La droga arrivava in Sicilia in autocarro in quantit di
circa 5-10 chili.
Lallora Procuratore Pietro Giammanco parl di una cosca pericolosissima che
gestiva un vasto traffico di droga e armi, e che durante le elezioni esercitava
pressioni forti nel territorio.
Un contributo decisivo alle indagini stato dato dal pentito Vincenzo Calcara
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che aveva indicato lex sindaco come presunto consigliere della cosca di
Castelvetrano. <<Tonino Vaccarino non era un mafioso qualsiasi - ha detto il
pentito -, ma il consigliere, un punto di riferimento importantissimo per la
famiglia di Castelvetrano a cui sono stati affidati incarichi molto delicati. Quali
ad esempio il trasporto di due valige contenenti 10 miliardi di lire preparate in
casa di Francesco Messina Denaro e indirizzate a Roma dove sono state
ricevute da Paul Marcinkus e dal notaio Albano. Le abbiamo portate io,
Vaccarino, il Maresciallo Giorgio Donato e altri uomini>>.
In una testimonianza in Corte di Assise dAppello Calcara ha inoltre accusato
Vaccarino di aver progettato luccisione di Lipari, ammazzato in un agguato il
13 agosto 1980 mentre si stava recando con la sua auto in municipio, per
poterne poi prendere il posto. Gli aspetti operativi del delitto sarebbero stati
definiti in una riunione che si sarebbe svolta in una saletta del cinema gestito
dallo stesso Vaccarino. Calcara, invece, avrebbe fatto parte del gruppo di
fuoco con compiti di copertura mentre lorganizzazione dellagguato sarebbe
stata affidata a Nitto Santapaola, a Francesco Mangion, suo braccio destro e a
Mariano Agate, ex capocosca di Mazara del Vallo. Poi Calcara ha detto che
Vaccarino gli rifer che Lipari fu ucciso perch <<faceva e disfaceva ci che
voleva>> e perch <non avrebbe rispettato certi patti>>.
Il collaborante ha anche rivelato che la cosca capeggiata dallex sindaco lo
aveva incaricato alcuni mesi prima di uccidere lallora procuratore della
Repubblica di Marsala Paolo Borsellino perch dava fastidio. Il giudice doveva
essere ucciso sullautostrada Trapani-Palermo come il giudice Falcone.
Vaccarino venne arrestato nel maggio del 1992 su richiesta di Paolo Borsellino
e condannato in primo grado a 18 anni di carcere il 26 maggio 1995, dopo 10
giorni di camera di consiglio, dal Tribunale di Marsala presieduto da Andrea
Genna, e al pagamento di 100 milioni di multa. Il 13 maggio 2002 in appello
stato prosciolto dallaccusa di mafia ma stato condannato a 6 anni per droga.
Pena confermata anche in Cassazione. Lex sindaco di Castelvetrano per uno
sconto di pena ottenuto grazie alla buona con dotta tenuta nel carcere di
Livorno stato rimesso in libert dal Tribunale di Sorveglianza di Firenze nel
1999. Il politico,.
In merito alle accuse rivolte allex sindaco (quella di essere uomo donore di
Castelvetrano, mandante dellomicidio di Vito Lipari e di essere coinvolto in un
traffico di droga) il pentito Vincenzo Calcara stato raggiunto da una richiesta
di rinvio a giudizio in relazione al reato di calunnia ma il 17 giugno 2004 il gip
di Marsala Andrea Scarpa lha assolto con formula piena dallaccusa. <<perch
il fatto non sussiste>>. La difesa di Vaccarino ha impugnato la sentenza
emessa dal gup del Tribunale di Marsala. Un anno dopo il pentito stato
rinviato a giudizio. Il 22 settembre scorso davanti al giudice monocratico di
Marsala Renato Zichitella iniziato il processo che tuttora in corso.
Calcara era gi stato assolto con formula piena anche dalla Corte dAppello di
Roma. Allora laccusa di calunnia era stata intentata dallex Maresciallo dei
Carabinieri Donato Giorgio, in merito alla vicenda delle due valige contenenti
10 miliardi di vecchie lire che sarebbero state consegnate al notaio Salvatore
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Albano soldi che poi sarebbero finiti nelle casse dello IOR lIstituto di opere
religiose del Vaticano. I giudici di Appello hanno confermato la sentenza di
assoluzione emessa dal Tribunale di Roma nei suoi confronti il 5 giugno 2003
nella quale il collaboratore veniva definito <<persona attendibile, le cui
propalazioni sono veritiere o comunque verosimili per gli innumerevoli ed
inquietanti riscontri esterni ad esse>>.

ANTIMAFIADuemila N46
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