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ulteriori modifiche, per generalizzarla agli ambiti territoriali pi ampi e diversi di cui si
occupa il presente studio.
Lutilizzazione delle DPM del 1980 richiede la definizione di una tipologia edilizia
individuata da due soli parametri: Tipologia Verticale (TV) e Tipologia Orizzontale (TO).
Per poter classificare gli edifici in questione nellambito delle tredici tipologie necessarie
per utilizzare le DPM si quindi adottato il criterio per il quale ogni edificio rappresentato
dalle tipologie verticali ed orizzontale pi frequenti tra quelle presenti ai vari piani. In
sostanza si sono determinate tutte le combinazioni (TV, TO) rilevate ai vari piani e si
scelta quella presente con maggiore frequenza.
Ai fini di un corretta utilizzazione delle tipologie strutturali verticali definite nelle schede
GNDT di I livello, rispetto a quanto previsto dalle DPM, stato necessario svincolarsi dalle
definizioni strettamente legate ai materiali utilizzati, classificando le tipologie verticali in
muratura in relazione alla qualit dellapparecchio murario, come segue:
1. Muratura di Qualit Scadente
2. Muratura di Qualit Media
3. Muratura di Qualit Buona.
Tabella 1 - Equivalenza tra tipologie verticali delle schede GNDT e delle DPM.
Tabella 2 - Equivalenza tra tipologie orizzontali delle schede GNDT e delle DPM.
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Tali tipologie sono sostitutive delle tipologie (muratura in pietrame non squadrato, muratura
in pietre squadrate e muratura in mattoni o blocchi) utilizzate nella costruzione delle DPM
[2]. Le corrispondenze adottate sono riportate nella tabella 1 in ordine di vulnerabilit
decrescente.
Per la riduzione delle tipologie strutturali orizzontali alle quattro previste, sono state
adottate le corrispondenze riportate nella tabella 2 (sempre a vulnerabilit decrescente).
Stabilite le corrispondenze delle tabelle 1 e 2, lattribuzione della classe di vulnerabilit
MSK, A, B, C, ai singoli edifici sarebbe immediata, sulla base dei risultati riportati negli
studi precedentemente citati [2, 3], secondo la classificazione riportata in tabella 3. In tale
tabella si mantenuta la distinzione tra edifici in muratura e in c.a. appartenenti alla classe
C, classificandoli in C1 e C2 rispettivamente.
La presenza di edifici progettati con criteri antisismici, particolarmente edifici in c.a.,
costruiti dopo la classificazione in comuni oggi classificati in zona sismica, o di edifici
prevalentemente in muratura, rafforzati nei confronti delle azioni sismiche, a seguito di
interventi di miglioramento o adeguamento, richiede lintroduzione di alcune varianti
rispetto alle attribuzioni sopra richiamate e, soprattutto, di nuove classi di vulnerabilit, che
tengano conto del maggior grado di resistenza sismica. La scala EMS 98 prevede ben tre
classi di vulnerabilit di edifici antisismici: D, E, F, a vulnerabilit decrescente; ed
pertanto necessario stabilire a quale di queste classi di vulnerabilit attribuire gli edifici
antisismici, o resi tali a seguito di interventi di adeguamento. Atteso che la normativa
italiana del c.a., fino a pochi anni fa, non richiedeva dettagli costruttivi atti a garantire la
necessaria duttilit agli elementi strutturali, determinando solo un incremento di resistenza
alle forze orizzontali ed una pi corretta impostazione della struttura (telai nelle due
direzioni), si ritenuto opportuno inserire gli edifici antisismici in c.a. in classe D, senza
ulteriori differenziazioni sulla sismicit di classificazione della zona. Si ritenuto, poi, che
gli edifici in muratura costruiti in osservanza delle norme sismiche, anche dinizio secolo,
possano essere posti in classe D, per la maggiore attenzione verso i materiali, i dettagli
costruttivi, le regole sui collegamenti strutturali. In particolare, utile citare
sommariamente alcune semplici prescrizioni contenute nelle norme tecniche emanate con
R.D. n. 193 del 18.4.1909 e riprese nel R.D. n. 2089 del 23.10.1924, il cui impatto sulla
riduzione della vulnerabilit appare evidente.
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Lart. 1 poneva laccento sulle condizioni del sito: vietato costruire edifici su terreni
paludosi, franosi, o atti a scoscendere, e sul confine fra terreni di natura od andamento
diverso, o sopra un suolo a forte pendio, salvo quando si tratti di roccia compatta.
Lart. 4 imponeva il collegamento fra struttura e fondazioni Nel caso di edifici intelaiati o
baraccati le costole montanti o i ritti dellarmatura debbono essere infitti a perfetto
incastro nella roccia, o in una platea generale armata, o essere collegati ad un robusto
telaio di base formato con membrature rigide. Per gli edifici di muratura ordinaria le
fondazioni debbono essere costituite da muri continui concatenati fra di loro.
Lart. 5 vietava alcune tipologie pi vulnerabili: vietata la muratura a sacco e quella con
ciottoli, se non convenientemente spaccati e posti in opera con struttura listata.
pure vietato, limpiego della ghisa e di qualunque altro materiale fragile per travi, per
colonne, e in genere per parti essenziali dellorganismo resistente degli edifici.
Lart. 7 metteva in evidenza la necessit di realizzare una struttura che collegasse
efficacemente tutte le parti delledificio e che non avesse masse in alto: Gli edifici debbono
essere costruiti con sistemi tali da comprendere unossatura di membrature di legno, di
ferro, di cemento armato, o di muratura armata, capaci di resistere contemporaneamente a
sollecitazioni di compressione, trazione e taglio. Esse debbono formare unarmatura
completa di per s stante dalle fondamenta al tetto, saldamente collegata con le strutture
orizzontali portanti (solai, terrazzi e tetti) e che contenga nelle sue riquadrature, oppure
racchiuda nelle sue maglie, il materiale formante parete, o vi sia immersa.
Gli edifici debbono avere il loro centro di gravit pi basso che sia possibile.
Lart. 8 dettava regole per luso della muratura ordinaria: Negli edifici col solo piano
terreno ammessa anche la muratura ordinaria, purch:
a) la costruzione sia fatta con buona malta;
b) le parti murarie aventi funzione statica siano eseguite con mattoni o blocchi di pietra
naturale od artificiale a facce piane, oppure a struttura listata, fatta con pietra spezzata e
interrotta da corsi orizzontali di mattoni o da fasce continue di cemento armato, distanti
non pi di cm. 60 fra loro;
c) i muri perimetrali abbiano alla base una grossezza non minore di 1/8 dellaltezza e siano
immorsati coi muri trasversali distanti non pi di 5 metri..
d) la costruzione sia consolidata al piano del pavimento da collegamenti rigidi, e alla
sommit dei muri maestri tanto perimetrali quanto trasversali, da catene di ferro o telai di
legno o di cemento armato rinforzati da squadre negli angoli.
Lart. 17 dettava disposizioni per la realizzazione di aperture: I vani delle porte e delle
finestre debbono essere incorniciati di un solido telaio di ferro, di legno o di cemento
armato.
Cera inoltre una diffusa attenzione, forse superiore a quella odierna, ai dettagli non
strutturali (camini, sporti, ecc.).
Riguardo agli edifici in muratura resi antisismici mediante interventi di rafforzamento,
atteso che le prestazioni nel terremoto Umbria-Marche 1997 degli edifici in muratura
adeguati rispetto al sisma non sono state, per ragioni da esaminare in altra sede, quelle
attese, si ritenuto opportuno differenziare la classe di attribuzione degli edifici adeguati in
funzione delle condizioni di partenza. In sostanza, gli edifici originariamente di tipologia A
(muratura scadente), anche se adeguati, vengono collocati in C1. Gli altri edifici, se
adeguati, sono posti nella classe D. Riguardo agli interventi di miglioramento e
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Tab. 4 - Classi di
et della scheda
GNDT .
Nota: tra parentesi quadra indicata la classe di attribuzione per gli edifici che hanno subito interventi di miglioramento/riattazione
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2.2.3 - Elaborazioni
Le elaborazioni svolte sono state finalizzate a caratterizzare il campione rilevato in termini
di attribuzione alle diverse classi di vulnerabilit (approccio di 1 livello) e di indice di
vulnerabilit (approccio di 2 livello), nonch in termini di et di costruzione e di numero di
piani, parametri presenti anche nel censimento ISTAT. Questi parametri sono stati valutati
anche separatamente per le diverse classi di vulnerabilit, cos da caratterizzarle e
evidenziare eventuali correlazioni. Particolare attenzione stata posta nella
caratterizzazione delle classi di vulnerabilit MSK in termini di indice di vulnerabilit, per
individuare le correlazioni tra i due approcci, caratterizzare meglio le diverse classi di
vulnerabilit nei differenti ambiti regionali, verificare la coerenza delle assunzioni relative
agli edifici antisismici o resi tali a seguito di interventi di adeguamento o miglioramento.
Tab. 8 / Fig. 1
Distribuzione statistica del campione complessivo degli edifici per classi di vulnerabilit MSK.
Tab. 9 / Fig. 2
Distribuzione statistica dellindice di vulnerabilit del campione complessivo degli edifici in muratura rilevati,
per valori percentuali del numero e del volume.
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Tab. 10
Tab. 11
Tab. 12
Fig. 4 - Distribuzione statistica del campione complessivo degli edifici per et di costruzione e classi di
vulnerabilit MSK. In Tab. 10: valori assoluti; in Tab.11: valori percentuali. In Tab.12: distribuzione percentuale,
per classi MSK , degli edifici distinti per et di costruzione.
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edifici in c.a. e la crescente importanza che, sul campione totale, acquisiscono gli edifici alti
(oltre il 30% in volume degli edifici sopra i tre piani contro circa il 12% in numero).
Nella tab. 16 e nella successiva fig. 8 sono tabellati e diagrammati i valori medi ed i
coefficienti di variazione degli indici di vulnerabilit degli edifici in muratura, valutati per
Tab. 14
Tab. 15
Fig. 6 - Distribuzione statistica del campione complessivo degli edifici per numero di piani e classi di vulnerabilit
MSK. In Tab. 14: valori assoluti; in Tab. 15: valori percentuali.
Tab. 16
Tab. 17
Fig. 7 - Distribuzione statistica, in volume, del campione complessivo degli edifici per numero di piani e classi di
vulnerabilit MSK. In Tab. 16: valori asoluti; in tab. 17: valori percentuali.
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le singole classi di vulnerabilit e per le singole regioni. I valori riferiti allintero campione
forniscono una corretta progressiva riduzione dellindice di vulnerabilit passando dalla
classe A alla classe C1, con una riduzione di circa 7 e 12 punti nel passare da A a B e da B
a C1. Le classi C1 e D1, invece, si differenziano per poco pi di un punto. Questo scarto
cos modesto pu essere imputato o allincapacit dellapproccio di 2 livello di cogliere le
riduzioni di vulnerabilit conseguenti agli interventi di adeguamento sismico, o anche
alleffettivo modesto risultato di questi ultimi e dellapplicazione delle regole previste nelle
varie normative antisismiche succedutesi nel tempo. Evidentemente su questo aspetto
necessario ed importante un ulteriore approfondimento. peraltro da segnalare come nelle
regioni in cui si sono effettuati i pi pesanti interventi di adeguamento antisismico, a seguito
della Legge 219 del terremoto dell80, la progressione dellindice di vulnerabilit si
sviluppa correttamente, passando dalla C1 alla D1, con differenze dellordine di 5-7 punti,
mentre nei territori maggiormente interessati da una classificazione di lunga data (Calabria,
Sicilia, Abruzzo), gli indici delle classi C1 e D1 sono quasi coincidenti se non addirittura
invertiti. Questo risultato in parte legato al criterio scelto per definire lappartenenza alla
classe D1 sulla base del confronto fra classe di et e data di classificazione del comune.
Come gi detto si adottato il criterio di considerare ledificio a norma sismica solo se
lestremo inferiore della classe di et supera lanno di classificazione. Ci comporta un
errore di attribuzione che potrebbe essere pi sensibile proprio nei comuni di pi antica
classificazione, dove si pu trascurare il contributo di parti significative delle classi di et
pi ampie (A: prima del 1919 e B: 1919-1945).
Particolarmente interessante la variabilit dellindice di vulnerabilit di una stessa classe
tra le diverse regioni, ad evidenziare come le diversit regionali nelle tradizioni costruttive
possano determinare differenze non trascurabili tra edifici appartenenti alla stessa classe.
Tab. 18 - Valori medi, e relativi coefficienti di variazione, dellindice di vulnerabilit dei campioni di edifici
in muratura delle sette regioni.
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Fig. 8 - Valori medi dellindice di vulnerabilit (Iv) degli edifici in muratura per regione.
Fig. 9a - Distribuzioni statistiche percentuali dellindice di vulnerabilit degli edifici in muratura per regione: a
sinistra distribuzioni per numero percentuale di edifici; a destra le relative distribuzioni cumulative.
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Fig. 9b - Distribuzioni statistiche dellindice di vulnerabilit degli edifici in muratura per le diverse classi
MSK relative allintero campione alle singole regioni.
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In sintesi si trova che i valori medi oscillano tra 32.2 e 48.1 per gli edifici di classe A, tra
22.5 e 34.1 per gli edifici di classe B, tra 16.1 e 23.7 per gli edifici di classe C1 e tra 12.2 e
21.9 per gli edifici di classe D1. I coefficienti di variazione risultano tipicamente crescenti
nel passare dalla classe A alla classe D1, con valori compresi tra 0.34 e 0.42 per la classe A
fino ad arrivare a valori compresi tra 0.54 e 0.84 per la classe D1. La deviazione standard
ha una variabilit pi contenuta: fra 13 e 20 se riferita ai campioni regionali, con il valore
massimo per la Basilicata, fra 18 e 9 se riferita alle classi di ciascuna regione.
Le considerazioni svolte sui valori medi e sui coefficienti di variazione dellindice di
vulnerabilit trovano riscontro nei diagrammi delle figure 9a e 9b. La figura 9a riporta un
confronto fra le distribuzioni statistiche percentuali in numero di edifici, normali e
cumulate, dellindice di vulnerabilit dellintero campione di edifici in muratura di ogni
regione; la figura 9b riporta analoghe distribuzioni per le diverse classi di vulnerabilit
ottenute per i campioni di ogni regione. Al di l di alcune irregolarit delle distribuzioni, si
veda ad esempio la doppia moda nelle distribuzioni delle classi A e B in Basilicata, che
meritano ulteriori approfondimenti, landamento delle distribuzioni rispecchia le
considerazioni svolte. Particolarmente utile risulta, in tal senso, lesame visivo delle
distribuzioni cumulative. Analoghe considerazioni valgono per i diagrammi e le tabelle
delle figure 10-16, relative alle singole regioni.
Tab. 19
Tab. 20
Fig. 10 - Regione ABRUZZO: distribuzioni dellindice di vulnerabilit (Iv) degli edifici in muratura per le
diverse classi MSK. In Tab. 19: numero di edifici; in Tab. 20: valori percentuali.
90
Tab. 21
Tab. 22
Fig. 11 - Regione BASILICATA: distribuzioni statistiche dellindice di vulnerabilit (Iv) degli edifici in muratura
per le diverse classi MSK. In Tab. 21: numero di edifici; in Tab. 22: valori percentuali.
Tab. 23
Tab. 24
Fig. 12 - Regione CALABRIA: distribuzioni statistiche dellindice di vulnerabilit (Iv) degli edifici in muratura per
le diverse classi MSK. In Tab. 23: numero di edifici; in Tab. 24: valori percentuali.
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Tab. 25
Tab. 26
Fig. 13 - Regione CAMPANIA: distribuzioni statistiche dellindice di vulnerabilit (Iv) degli edifici in muratura
per le diverse classi MSK. In Tab. 25: numero di edifici; in Tab. 26: valori percentuali.
Tab. 27
Tab. 28
Fig. 14 - Regione MOLISE: distribuzioni dellindice di vulnerabilit (Iv) degli edifici in muratura per le diverse
classi MSK. In Tab. 27: numero di edifici; in Tab. 28: valori percentuali.
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Tab. 29
Tab. 30
Fig. 15 - Regione PUGLIA: distribuzioni dellindice di vulnerabilit (Iv) degli edifici in muratura per le
diverse classi MSK. In Tab. 29: numero di edifici; in Tab. 30: valori percentuali.
Tab. 31
Tab. 32
Fig. 16 - Regione SICILIA: distribuzioni dellindice di vulnerabilit (Iv) degli edifici in muratura per le
diverse classi MSK. In Tab. 31: numero di edifici; in Tab. 32: valori percentuali.
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Nella fig. 17 sono riportati i diagrammi che illustrano, per le singole province di ciascuna
regione esaminata, la distribuzione statistica degli edifici del campione rilevato per le
diverse classi di vulnerabilit, espresse in termini di numero percentuale. Interessante e
ricca di implicazioni applicative la notevole variabilit delle caratteristiche del patrimonio
edilizio tra le province di una stessa regione, variabilit sicuramente legata alla storia socioeconomica dei luoghi, alla reperibilit dei materiali da costruzione, alle pi recenti
vicissitudini sismiche e alla classificazione dei siti in zona sismica.
In Abruzzo le caratteristiche delledilizia nellAquilano, e dunque allinterno della regione,
si differenziano totalmente da quelle delle altre tre province. Nella prima provincia
prevalgono le classi pi deboli (A e B) e quelle degli edifici antisismici (D1 e D2), con
presenze quasi insignificanti nelle classi C1 e C2. Ci dovuto principalmente al fatto che
gran parte della provincia (97 comuni su 108) stata classificata nel 1915, quindi esistono
relativamente pochi edifici non nati sismici, specialmente di c.a., tipologia diffusasi
sostanzialmente dopo il 50. Inoltre la provincia ha una forte presenza di edifici in muratura
antichi, mentre le costruzioni recenti sono principalmente in c.a.. Nelle altre tre province,
viceversa, la classificazione intervenuta in diverse fasi (1915, 1927, 1935, 1962, 1980,
1982), per molti comuni a partire dal 1962, ci comportando una presenza significativa di
edifici non nati sismici, anche di c.a.. Queste province, inoltre, specialmente lungo la
costa, hanno avuto un forte sviluppo edilizio nel dopoguerra, quindi con materiali
relativamente moderni. Ci giustifica il fatto che prevalgono nettamente le classi C1 e C2, a
riprova di una buona qualit media delle costruzioni in muratura e di una classificazione
molto recente.
In Basilicata si riscontrano situazioni diverse per le due province, con significative analogie
rispetto alla situazione abruzzese. La provincia pi allinterno, Potenza, evidenzia un
patrimonio di base estremamente povero e altamente vulnerabile, insieme ad una presenza
significativa di edifici resi antisismici a seguito degli interventi effettuati con la Legge
n. 219. Al contrario nella provincia di Matera si riscontra unedilizia di base di migliore
qualit, con classe C1 prevalente negli edifici in muratura, ed una scarsa presenza di edifici
nati o resi antisismici.
La Calabria presenta una situazione di buona omogeneit tra le diverse province, con
prevalenza netta degli edifici antisismici (complessivamente pi del 60% del campione),
ci dovuto al fatto che la classificazione sismica risale agli anni 1909 1912 e riguarda
tutti i comuni della regione, infatti non si rilevano edifici in c.a. non antisismici. Si nota,
tuttavia, una presenza significativa anche di edifici a vulnerabilit pi elevata (pi del 30%
degli edifici nelle classi A e B); cosa che si pu spiegare ancora con il criterio adottato per
lidentificazione degli edifici nati sismici: poich la classe di et pi antica presente nel
rilievo quella che arriva al 1919, mentre la classificazione intervenuta poco prima, non
si pu stabilire, se non in termini statistici, la quantit di edificato costruito prima della
classificazione. Dovendo restituire un dato valido singolarmente per ogni edificio si scelto
di non considerare costruito a norma sismica nessun edificio appartenente alla classe di et
precedente il 1919. Ci comporta che nelle classi A e B siano presenti gli edifici pi antichi,
quindi verosimilmente con parametri di secondo livello che indirizzano verso indici di
vulnerabilit alti, anche se alcuni di essi, ricostruiti dopo il sisma del 1908, dovrebbero
avere buone caratteristiche
Considerazioni analoghe possono svolgersi anche per Campania, Molise, Puglia e Sicilia.
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Nella prima fase, sulla base degli indicatori di I livello, si effettua unassegnazione
preliminare seguendo lo schema sintetizzato in tabella 33, analogo a quello utilizzato per
lelaborazione dei dati raccolti a seguito del censimento degli edifici pubblici [18]. La
matrice di attribuzione del livello di vulnerabilit si basa sulla distinzione di tre tipologie
strutturali (nelle righe) e di quattro modalit di presumibile progettazione delledificio
basate sulla classificazione sismica del comune di ubicazione e sullepoca di costruzione
dello stesso: edifici in zona non classificata sismica allepoca della costruzione sono
ritenuti pi vulnerabili, mentre viene attribuito un livello decrescente di vulnerabilit a
quelli costruiti in comuni classificati in terza, seconda e prima, in epoche posteriori a
quella di classificazione del comune di appartenenza. La presenza di tamponature forti o
di setti in c.a. costituisce elemento di ulteriore riduzione della vulnerabilit.
Nella seconda fase si prendono in considerazione gli indicatori di vulnerabilit presenti
nella scheda di II livello, per affinare ulteriormente lassegnazione alle classi. Tali
indicatori sono riportati nella tabella 34 insieme con i punteggi assegnati a ciascuno di
essi. Quando lindicatore ricade nella media delle situazioni riscontrabili, ad esso
assegnato punteggio nullo, se, invece, presenta caratteristiche che denotano un carattere
di elevata oppure ridotta vulnerabilit, ad esso viene assegnato, rispettivamente, un
punteggio negativo o positivo. La somma dei punteggi pu assumere al massimo valore
2, e ci avviene in quei pochi casi nei quali i vari parametri si combinano con i loro
valori massimi; nella quasi totalit dei casi quindi essa pu determinare per ledificio un
solo salto verso la classe di vulnerabilit definitiva, che quella immediatamente
precedente o successiva a quella conseguita nella prima fase, in base alla tabella 33.
Ovviamente si esclusa la possibilit di uscire fuori scala quando si parte da classi che
gi in prima fase si trovano agli estremi (B ed A).
97
Tab. 34 - Indicatori di II livello e punteggi relativi per la determinazione delle variazioni di classe
Tab. 35
Fig. 18 - Distribuzione del numero di edifici e del volume per livelli di vulnerabilit, relativa alla totalit del
campione di edifici in c.a. rilevati. In Tab. 35 numero edifici e volumi per livelli di vulnerabilit
I risultati principali delle elaborazioni effettuate sono riportati in tabelle e grafici dai quali
si possono trarre alcune interessanti considerazioni.
Tab. 36 e 37
Fig. 19 - Distribuzioni per livelli di vulnerabilit e per et di costruzione relative alla totalit del campione di
edifici in c.a. rilevati. Nelle tabelle, dati assoluti e percentuali.
98
In fig. 18 riportata la distribuzione degli edifici in c.a. fra le classi di vulnerabilit. Si vede
che la moda della distribuzione localizzata nella classe MB se ci si riferisce al numero di
edifici, mentre nella classe M se ci si riferisce ai volumi. Ci conseguenza del fatto che,
contrariamente a quanto rilevato per gli edifici in muratura, i volumi medi degli edifici in
c.a. non sono uniformi nelle diverse classi. In particolare le classi M ed MA hanno i volumi
medi pi elevati, con 1740 1760 m3/edificio, mentre le classi meno vulnerabili (B ed MB)
hanno volumi di 1260 1380 m3/edificio. Nel complesso, comunque, le cinque classi sono
pressoch uniformemente popolate, con la MB e la M che superano di un 30% circa le altre.
anche interessante osservare che, se non si limitano i salti di classe allinterno delle
cinque predeterminate nella fase 1, si riesce ad individuare un significativo numero di
edifici (il 3,5% del totale) di vulnerabilit superiore alla classe A. Questi edifici
rappresenterebbero una coda di particolare interesse per leventuale studio di priorit di
intervento in prevenzione.
Nella fig. 19 sono riportate le distribuzioni degli edifici nelle classi di vulnerabilit in
funzione dellet. Si nota che la distribuzione relativa agli edifici costruiti fra il 1919 e il
1945 anomala rispetto alle altre e caratterizzata da una evidente moda in corrispondenza
della classe MB. La distribuzione per basata sui dati relativi a soli 26 edifici, insufficienti
a fornire un dato statisticamente significativo. Un discorso analogo, in relazione
allirregolarit della forma della distribuzione, pu essere fatto per gli edifici degli anni 4660, sebbene il numero di edifici sia in questo caso di un ordine di grandezza superiore al
precedente. Pi interessante landamento delle distribuzioni per le tre classi di et
temporalmente successive, che denotano un progressivo miglioramento delle costruzioni
nel tempo. La moda si sposta dalla classe MA alla classe MB passando dagli edifici del
boom edilizio degli anni 60 agli edifici degli anni 80, che hanno usufruito di una
classificazione sismica molto pi estesa.
Tab. 38 e 39
Fig. 20 - Distribuzioni per livelli di vulnerabilit e per numero di piani relative alla totalit del campione di edifici
in c.a. rilevati. Nella tabella 38, dati assoluti; nella tabella 39, dati percentuali.
99
Nella fig. 20 sono rappresentate le distribuzioni del numero di piani fra le classi di
vulnerabilit. Si nota che gli edifici di altezza ordinaria, cio da 1-2 piani fino a 5-6,
presentano distribuzioni simili e quasi uniformi. Gli edifici pi alti, viceversa, hanno
vulnerabilit spostate verso le classi M ed MA. Questo risultato trova conforto, anzi
accentua quello gi trovato nel paragrafo precedente, per il quale tra gli edifici alti
prevalevano quelli non antisismici (v. fig. 6).
Tab. 40
Tab. 41
Fig. 21 - Distribuzioni per livelli di vulnerabilit relative ai campioni di edifici in c.a. rilevati nelle sette regioni.
Nelle tabelle, valori assoluti (Tab. 40) e percentuali (Tab. 41).
I risultati ottenuti per la vulnerabilit degli edifici in c.a. nelle sette regioni sono messi a
confronto nei diagrammi della figura 21. Si notano con evidenza le differenze che
distinguono, su esiti contrapposti, i campioni della Basilicata e della Calabria, mentre pi
simili appaiono le distribuzioni per le altre regioni.
Nella fig. 22 sono rappresentati i diagrammi di distribuzione degli edifici per livelli di
vulnerabilit nelle singole regioni. Le colonne affiancate forniscono rispettivamente le
frequenze percentuali in termini di numero e volume di edifici. Si notano con altrettanta
evidenza come le pi basse vulnerabilit si registrino in Calabria e Campania, che
presentano nelle due classi migliori (B ed MB) rispettivamente il 70% e il 40% del
patrimonio rilevato; allopposto, la Basilicata ha poco pi del 20 % di edifici nelle classi
migliori e circa il 35% nella classe ad alta vulnerabilit. Il dato influenzato ancora una
volta dalla classificazione, che in Calabria intervenuta fin dallinizio del secolo. Questi
risultati e questultima considerazione sul modello di valutazione assunto, che
razionalmente considera lintervento della classificazione e delle relative normative come
fattori di qualificazione antisismica delle costruzioni in c.a., pongono in risalto la questione
della necessit di modalit di indagine e valutazione pi appropriate per questo tipo di
costruzioni, soprattutto con riferimento alla non trascurabile presenza di quelle abusive.
Lesame delle figure 23 e 24 relative ai parametri di secondo livello permette di effettuare
100
Fig. 22 - Distribuzioni percentuali di vulnerabilit dei campioni di edifici in c.a. rilevati nelle regioni e del
campione complessivo.
101
Fig. 23 - Distribuzioni percentuali di vulnerabilit dei campioni di edifici in c.a. rilevati nelle regioni e del
campione complessivo.
102
103
Conclusioni
I dati raccolti con il rilievo delledilizia privata consentono di avere una rappresentazione
aggiornata della vulnerabilit sismica, basata su un campione del patrimonio edilizio
complessivamente rilevante. Per quanto riguarda la muratura si affiancata, alla
consolidata rappresentazione della vulnerabilit del singolo edificio mediante lindice V, la
sua attribuzione alle classi di vulnerabilit delle scale macrosismiche. Le due diverse
misure di vulnerabilit sono state poste a confronto, evidenziando interessanti
concordanze, ma anche lopportunit di tarare le regole di attribuzione di tipologie edilizie
104
alle classi di vulnerabilit, per tener conto delle specifiche caratteristiche delle costruzioni
di ciascuna zona. Si anche evidenziata lopportunit di tener conto delle modifiche alle
caratteristiche originarie degli edifici prodotte dagli interventi di adeguamento e
miglioramento effettuati nei territori oggetto del rilievo. Ci ha richiesto lintroduzione di
una nuova classe di vulnerabilit (D), nella quale sono confluiti anche gli edifici nati
antisismici. Le distribuzioni degli indici di vulnerabilit per le diverse classi risultano
generalmente graduate in maniera coerente con la gerarchia prevista dalla scala EMS. Su
questo tema si aprono ulteriori prospettive di ricerca poich, se si possono ritenere
sufficientemente consolidate le matrici di probabilit di danno per edifici non antisismici,
molto occorre ancora fare per la caratterizzazione della vulnerabilit di edifici resi o nati
antisismici, con diverso grado di protezione sismica. Nel complesso, comunque, il rilievo
ha evidenziato che la situazione del patrimonio edilizio in muratura, nelle regioni censite,
complessivamente migliore di quella che in passato emergeva dalla raccolta di dati negli
stessi territori (1980 Irpinia, 1984 Abruzzo).
Per quanto riguarda il c.a., le cui procedure di valutazione della vulnerabilit sono meno
consolidate, stato utilizzato un approccio basato sul giudizio esperto. Partendo
dallimpostazione utilizzata per il progetto LSU-1, si sono utilizzati i risultati trovati
nellambito del progetto Catania e i parametri di II livello come ulteriore elemento di
calibrazione della vulnerabilit. I risultati ottenuti hanno mostrato una buona coerenza con
quelli ottenuti per la muratura di pari classe. Dallanalisi tipologica risulta che gli edifici
antisismici hanno caratteristiche di regolarit e del sistema resistente statisticamente troppo
simili agli edifici non antisismici, segno che le tradizioni consolidatesi negli anni 60 e
70, ispirate alla massima libert di organizzazione degli spazi, resistono alle pi restrittive
indicazioni derivanti dalla ricerca scientifica e dallesperienza dei recenti terremoti. Anche
per gli edifici in c.a. i risultati ottenuti indicano lopportunit di ulteriori approfondimenti,
quali, ad esempio, la ricerca delle regole di attribuzione ottimale delle tipologie alle classi di
vulnerabilit.
105
Bibliografia
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