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Stupisce come la nozione di equit
di riferisca esclusivamente alle possibilit di sviluppo e non gi agli utilizzatori della citt. Si parla, inoltre,
di fattibilit senza mai richiamarsi al
concetto ben pi importante di efficienza nelluso dei suoli. La Legge
12 prevede delle compensazioni
monetarie tra comuni in caso di effetti negativi legati allo sviluppo immobiliare tra aree. Da questo punto
di vista, necessario verificare
leffettiva dimensione del danno
provocato ai comuni limitrofi, non
solo in termini di impatto sulla fiscalit locale. In particolare, qualora tali
compensazioni monetarie sottostimassero il valore di non-uso di terreni non sviluppati, lo strumento della perequazione territoriale non sarebbe un argine adeguato.
Il Comune di Milano, con la precedente Giunta Moratti, ha previsto la
costituzione di un mercato dei diritti
edificatori con indice unico di edificabilit. Tale strumento, come ampiamente dimostrato dalla letteratura, incrementa il consumo di suolo.
La rimozione di tali previsioni di legge e lideazione di strumenti simili,
ma legati al riuso dei vuoti urbani
potrebbe, invece, garantire un pi
elevato benessere sociale.
Ho dimostrato in diverse sedi (1)
che gli oneri di urbanizzazione troppo bassi costituiscono un incentivo
perverso per i comuni e per gli sviluppatori in quanto, nel breve periodo, migliorano le finanze dei comu-
ni, mentre nel lungo si ha un peggioramento a causa dei servizi pubblici che devono essere necessariamente offerti. Gli oneri di urbanizzazione devono tenere conto di tutti
i costi, monetari e non, presenti e
futuri, che comporta lo sviluppo del
territorio. bene ricordare come in
tale materia la competenza regionale sia significativa nel fissare gli oneri di riferimento.
In altri termini, sarebbe importante
considerare gli oneri di urbanizzazione come uno strumento economico di regolazione delluso e del
consumo dei suoli, ma perch ci
avvenga necessario che la loro
definizione sia funzione dei costi
che lo sviluppo immobiliare impone
alla collettivit.
Lidea che vorrei trasmettere con
questa nota che il suolo dovrebbe
essere trattato alla stessa stregua di
qualsiasi altra risorsa naturale esauribile, con un costo di sviluppo che
dovrebbe tenere conto di tutti i costi,
privati e sociali, legati alloperazione. Prescindere dalla dimensione
economica e finanziaria della questione rischia di rendere sterile
qualsiasi iniziativa di governo del
territorio e di consumo di suolo.
Va, per, segnalato in maniera esplicita come gli strumenti qui posti
in rassegna possono essere variamente efficaci, ma potrebbero contemporaneamente rappresentare un
serio problema in termini di equit.
Questo perch il contenimento del
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vere un orizzonte di legislatura e
avere carattere intersettoriale.
I contenuti dei Progetti di attuazione
del Piano strategico potrebbero, ad
esempio, essere i seguenti. I cinque
grandi parchi agricoli metropolitani,
previsti dal Parco Sud nei Piani di
cintura di Milano. Interventi di rigenerazione (urbana, edilizia e funzionale) di quartieri popolari, a Milano e nei comuni dellhinterland.
Organizzazione dei nodi interscambio sulla rete del ferro come centralit metropolitane. Riuso delle aree
Expo, ecc. Ma anche il contenimento del consumo di suolo, il riuso dei
grandi immobili pubblici. Ogni Progetto dovrebbe avere un bilancio
economico e una gestione finanziaria che preveda la distribuzione di
costi, benefici e vincoli di bilancio
del patto di stabilit, tra i comuni
dellarea metropolitana.
La direzione politica per lattuazione
dei Progetti del Piano strategico
metropolitano potrebbe essere delegata a membri del Consiglio (che
ne abbiano le capacit e il tempo)
una sorta di assessori intersettoriali.
I Progetti infatti richiedono: competenze amministrative di diversi settori (pianificazione, infrastrutture,
mobilit, edilizia pubblica e housing
sociale, parchi, ambiente, grande
distribuzione, ecc..); risorse finanziarie di diversa provenienza (europea, statale, regionale, dei comuni
e del bilancio metropolitano); professionalit di diversa natura. Dunque non deleghe settoriali, come
per gli assessori della provincia, ma
deleghe su progetto. Una condizione che assicura coerenza e sinergia allazione della CM, ci che
spesso mancato alla Provincia per
ragioni di divisione cencelliana dei
poteri e per luso degli assessorati
come strumenti di promozione politica dei singoli assessori.
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manutenzione, pi che di realizzazione), la rigidit della macchina burocratica, lo scarso uso di risorse
progettuali adeguate. Un quadro, in
generale, non rassicurante, non solo sul presente, che conosciamo,
ma anche sul prossimo futuro, degli
spazi pubblici della citt.
Da quello che ho potuto osservare,
credo di poter dire che lAmministrazione milanese sta facendo molto e in molte direzioni per affrontare
il problema. Razionalizzando, con
importantissimi
investimenti,
lilluminazione pubblica, come gi si
detto in queste pagine. Inducendo
gli operatori privati a farsi carico di
porzioni anche vaste di spazio pubblico, in uno scambio pi equo tra la
citt e chi ne trae vantaggio. Costruendo percorsi condivisi e partecipati nel disegno degli spazi, migliore premessa a un loro uso corretto nel tempo. Osservando i nuovi
usi e adeguando a essi ampie porzioni della nostra citt. Tutto questo,
peraltro, in un momento molto difficile per le finanze di tutti gli enti locali.
Nonostante gli encomiabili sforzi,
rimangono per attuali le problematiche descritte negli interventi che si
sono susseguiti su ArcipelagoMilano, tanto negli spazi pubblici esistenti quanto in molti di quelli progettati. La pi evidente quella relativa alleccesso e alla ridondanza
degli oggetti presenti nello spazio e
al loro faticoso coordinamento e disposizione. Questo forse anche per
la difficolt di trovare un approccio
corretto al progetto degli spazi pubblici e, soprattutto, degli oggetti che
li popolano: in definitiva del loro arredo.
Non sono mancate, nel ricco dibattito su queste pagine, le critiche - anche aspre - al termine arredo urbano. Le condivido ampiamente. Tra
le molte, sceglierei per quella riabilitativa di Pierluigi Nicolin che,
con Carlo Scarpa, ci incita, tornando
alle origini della parola arredo, ad
aver cura e a provvedere del necessario nel nostro farci carico dello spazio pubblico urbano. Lavorando soprattutto per sottrazione.
Provando a radicalizzare questo
punto di vista, verrebbe da fare una
osservazione. Oggi si chiede troppo, credo, allarredo urbano. Si
chiede a sfilze infinite di paletti (le
famigerate parigine) di impedire il
parcheggio selvaggio; si chiede a
castellane, dossi e gimcane di rallentare la corsa dei nostri bolidi; si
chiede a cestini e cassonetti di farsi
carico dei nostri prodotti di scarto. Si
chiede a dehors sempre pi ingombranti di supplire alla nostra tramontata capacit di goderci le stagioni.
Si chiede a improbabili oggetti in
stile di rinfrancare la nostra incerta
identit. Si chiede a orde di cartelli
di ogni foggia e colore di ricordarci
le molte cose che, con ogni evidenza, non dovremmo fare in citt. Si
chiede a materiali pregiati e costosi
di salvare le periferie da troppo
tempo abbandonate. Si chiede a
modesti alberelli, risicate aiuolette e
maldestre fioriere di compensare la
congenita mancanza di verde di Milano.
In sostanza, si chiede a poveri oggetti inanimati di farsi carico delle
fatiche del nostro stare in citt e dalla nostra crescente incapacit di
usarne gli spazi. Un cosa, mi pare,
poco ragionevole.
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Tributaria e con lINPS, realizzando
cos una reale fiscalit di prossimit,
nuovo sviluppo dellesperienza di
federalismo fiscale comunale.
A proposito di case fantasma un
provvedimento sempre dellAgenzia
dispone che i dati e le notizie concernenti le utenze di gas, luce e acqua devono essere trasmesse
allAnagrafe Tributaria. Le comunicazioni devono contenere i dati catastali aggiornati dellimmobile su
cui vengono attivate le utenze nuove e se variate va fatta una comunicazione di variazione. Con questo
metodo si gioca anche sugli affitti in
dipendenti comunali gruppi di operatori specializzati negli accertamenti fiscali e nella revisione e aggiornamento del catasto che da decenni sottostima i valori degli immobili. bene ricavare fondi da destinare al miglioramento dei servizi
alla cittadinanza, colpire gli evasori
serve anche a ridurre le tasse, perch chi paga meno di quanto dovrebbe lo fa a scapito di altri che
sono costretti a corrispondere pi
del dovuto.
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Banca Mondiale che avrebbe decuplicato quei fondi. Se si fosse andati
avanti, quella di Milano sarebbe s
stata la prima EXPO non centrata
sugli stand dei Paesi, ma su progetti
duraturi. Purtroppo le aspettative
sono andate deluse e nulla di questo si realizzer.
5) La legacy. Leredit di EXPO
sempre stata richiamata come la
principale ragione per ospitare
lEXPO. Nei grandi eventi di successo, come le Olimpiadi di Londra,
si progettato levento sulla base di
quello che si intendeva lasciare dopo levento. A Milano ancora non si
sa cosa si far sullarea dellEXPO
dopo il suo svolgimento. Il bel progetto del parco tematico agroali-
*presidente di Milanosimuove
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padroni di partito. In quella situazione, il partito ha superato con
grande senso di responsabilit un
prova durissima. Ecco, nessuno ancora oggi sa su cosa si rotto il sodalizio. Il resto scorre con un crescendo di colpi bassi, denunce o
minacce di querele sono allordine
del giorno.
Fine del mandato: Concas candidato sindaco, Mario, contrario, fa
campagna per Il socialista Berardi
che si candida in solitaria contro il
nostro partito. Lo stesso Berardi che
oggi risulterebbe, ai sopra citati
giornalisti, impresentabile. Concas
vince al primo turno. Poco dopo, il
lingotto di Veltroni: nasce il PD. Poi
ancora, primarie per eleggere i coordinamenti di circolo e io mi candido a fare il portavoce con la dichiarata intenzione di trovare il modo di
far fare pace ai contendenti. Divento
segretario e metto in atto il progetto
di portarli davanti a Giovanni Bianchi, primo segretario provinciale del
PD. Concas mi da la disponibilit e
anche il Mario, dopo una lunga discussione infarcita di per, di se e di
ma, sembra convinto. Soltanto una
settimana dopo veniamo a sapere,
da un volantino, della nascita di un
sedicente circolo tematico del PD,
Territorio e Societ, promosso dal
Mario. Questo spiega il rapporto che
si instaurato tra il PD di Pioltello e
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nei miei confronti sono di quel genere l. Insinuazioni, calunnie, mai una
cosa diretta. Sono arrivati al punto
di boicottare la mia presenza alla
festa cittadina del partito perch era
in calendario la presentazione di un
mio libro sulla speculazione immobiliare (ironia della sorte, il libro
sintitolava Malacitt). Sono persino andati a tampinare il mio datore
di lavoro perch facesse rappresaglia. Li ho definiti familistici, e ci sono andato leggero.
Per chiudere, penso che Marras,
Gaiotto e compagnia non abbiano
ancora ben realizzato in quale marasma siano finiti. Qualcuno ci marcia, qualcuno fa il finto tonto e qualcuno proprio non capisce. Mi spiace
ricadere nel luogo comune, ma
laffare Sangalli solo la punta
delliceberg.
Non si faccia trascinare troppo
dallAmarcord, Marras, ricordando la
vecchia speculazione edilizia pioltellese e i servizi televisivi su criminalit e inquinamento. Sempre l siamo
tornati.
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zione immobiliare speculare a Segrate, confine con Pioltello? Abbiamo denunciato insieme a Mario i
fatti alla procura della Repubblica.
Le risultanze processuali sono chiare. I Siano sono stati condannati,
insieme agli altri attori delloperazione, e una banca, truffata, fallita.
Perch Gaiotto ritiene che il PGT,
che mantiene le volumetrie in concessione ai privati, non debba essere rivisto? Giusto ieri su presa diretta
se
ne
parlato:
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programm
i/media/ContentItem-f3e2a141-f2c74509-8ed4-1dbcfbfceb8a.html, portate il cursore a 1h e 07 e vedrete il
Mario che denuncia per lennesima
volta alla stampa (dopo averlo fatto
alla magistratura), tale scempio. Il
PD davvero vuole che il suo marchio venga associate a tale operazione?
Perch la Giunta Concas ha deciso
di regalare ulteriori volumetrie
dellex Area Sisas, allimmobiliarista
gione di essere in quanto trapiantato poche settimane prima dell'apertura, di costosissima fornitura
perch trasportato con apparato
radicale gi sviluppato. Sar affidato alla benevolenza del dio Eolo che potrebbe usarne le chiome
fogliose per ribaltarlo sui malcapitati visitatori (ricordarsi di stipulare
polizza inclusa nel prezzo del biglietto di ingresso) oppure trattenuto da cavi di acciaio segnalati
da bindella bianco-rossa (ovvero
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multicolore sponsorizzata Expo);
segnalo che quasi primavera e
che ora non si trapianta fino al
prossimo
novembre-dicembre,
sperando che nessuno pensi di
trapiantare a febbraio marzo 2015
quando quasi tutto dovr essere
quasi collaudabile; c) qualche nazione partecipante inizier a pentirsi perch si render conto che
gli unici a poter ridurre il budget in
CINEMA
questa rubrica curata da Anonimi Milanesi
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La grande bellezza
di Paolo Sorrentino [Italia/Francia, 2013, 142]
con: Toni Servillo, Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Carlo Buccirosso, Iaia Forte, Pamela Villoresi
Sono belli i trenini che facciamo
alle nostre feste, perch non vanno
da nessuna parte, dice Jep Gambardella (Toni Servillo, magnifico).
Lo dice con lo sguardo disincantato
di uno che sa che, nella vita, nonostante tutte le roboanti distrazioni
alla fine non cambier nulla. Proprio come quei trenini. Jep, giornalista e scrittore arrivato a 65 anni,
cammina per le vie di Roma, osserva e incontra; fa da Virgilio alla
macchina da presa di Paolo Sorrentino che seguendolo guarda,
con lo stesso disincanto, il superficiale e il profondo che saturano la
citt.
Noi, in sala, attraverso gli occhi di
Jep (e di Sorrentino) godiamo La
grande
bellezza
[Italia/Francia,
2013, 142] e partendo da una citazione del grande Louis-Ferdinand
Cline viviamo lesperienza del viaggio (sia fisico che mentale):
lunica cosa che conta, tutto il resto
delusione e fatica [Viaggio al
termine della notte, 1932].
La delusione e la fatica di vivere di
un uomo di 65 anni che non riesce
pi ad appagarsi di nulla, nemmeno
del sesso. Eppure la sua vita rutilante, mondana: io non volevo essere semplicemente un mondano,
volevo diventare il re dei mondani, e
ci sono riuscito, dice Jep. Sorrentino strepitoso nel raccontare la
Bellezza della fatica di vivere: il
film ricco, carico di personaggi,
straripante di domande esistenziali.
Ma la cosa pi bella lironia. Quel
prendersi poco sul serio che contraddistingue il cinema di Sorrentino. La capacit di inventare un
mondo surreale e grottesco che
sempre riesce a mettere in imbarazzo la ridicola seriet della vita.
Ironico, il mondo di Sorrentino, tanto
quanto il cinico Jep-Servillo che sottopelle nasconde il sentimento di
recuperare la sua vita passata (da
brividi la narrazione della sua prima
volta). Jep, anche lui superficiale e
profondo, che da un lato non pu
pi perdere tempo a fare cose che
non gli va di fare, e dallaltro alla
domanda cosa ti piace di pi nella
vita? risponde lodore delle case
dei vecchi.
Jep, scrittore napoletano trapiantato
a Roma, e Paolo, regista napoleta-
no trapiantato a Roma, ci accompagnano attraverso La grande bellezza della vita, conciliando in maniera
sublime i rutti delle nottate romane
con Moravia e Proust. E il nostro
viaggio fatto di immaginazione e
fantasie, ma evitando la pesantezza
dei giudizi morali. Tutto sommato,
quei mondi deformi ed esagerati
trasudanti di alcol e sesso, quei seni
danzanti tenuti vivi dal guru del
botulino e quella vuota mediocrit,
sono irresistibilmente attraenti. Tanto quanto il trucco di un prestigiatore
che fa sparire una giraffa.
Alla fine, tutto sedimentato sotto
il chiacchiericcio e il rumore, il silenzio, il sentimento, lemozione e la
paura, gli sparuti incostanti sprazzi
di bellezza e poi lo squallore disgraziato
e
luomo
miserabile.
Limportante per ricordarsi di
prendersi in giro, perch andando
a recitare la propria parte sul palco
della vita troppo spesso ci dimentichiamo che, come dice il prestigiatore, solo un trucco. E a volte
serve limmaginazione e la fantasia
di Sorrentino per ricordarcelo.
Paolo Schipani
MUSICA
questa rubrica a cura di Paolo Viola
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I luoghi della musica
Dal Teatro alla Scala (con le stagioni dellOpera, delle Orchestre Sinfonica e Filarmonica e con recital e
cicli vari) allAuditorium (con le Orchestre laVerdi e Barocca, e i cicli
Crescendo in musica e Made in Italy), dal teatro Dal Verme (con
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mondo in cui si possono ascoltare
con ragionevole continuit interpreti
(orchestre, solisti, direttori) provenienti dallintero pianeta. I teatri e gli
auditorium dedicati usualmente alla
musica offrono quotidianamente
programmi musicali di qualit mediamente elevata e di considerevole
interesse.
Colpiscono, in questo quadro, alcuni
aspetti della vita musicale cittadina
che prover sommariamente a esplorare. Prima di tutto il pubblico,
che fatto in gran parte da abbonati
e da studenti, molto abitudinario,
cambia poco da un luogo allaltro,
non trasmigra volentieri per ascoltare un particolare programma o un
nuovo interprete: chi va alla Scala
non frequenta lAuditorium o il Dal
Verme ed molto difficile che il
pubblico della Verdi si interessi ai
Pomeriggi Musicali. Ma persino allo
stesso Conservatorio il pubblico del
Quartetto nulla ha a che vedere con
quello della Societ dei Concerti.
Ogni luogo e ogni stagione ha il
proprio pubblico che abitualmente
rinnova labbonamento di anno in
anno e accetta di buon grado il programma che gli viene offerto.
Altro tema quello della scarsit di
musicisti importanti residenti in citt.
A parte qualche nota ed eclatante
eccezione, la maggior parte dei direttori e solisti ospiti delle sale cittadine, non risiede a Milano, viene da
fuori, vi si trova in tourne. Nel caso
dei direttori dorchestra ci comporta che vi sia un gran turnover e che
normalmente si provino troppo poco
LIBRI
questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero
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Marta Morazzoni
Il fuoco di Jeanne
Guanda, 2014
pp186, euro 15
Luned 10 marzo, ore 18,15, il libro
verr presentato a Palazzo Sormani, sala del Grechetto, via F. Sforza
7, con Luigi Brioschi, Danela Pizzagalli, Marilena Poletti Pasero, a cura
di Unione Lettori Italiani Milano
Quando Vittorio Sereni,negli anni
Sessanta ricevette dallo scrittore
varesino Guido Morselli il manoscritto del romanzo Roma senza papa,
(mai pubblicato in vita) cerc di definirlo per capire in quale collana
editoriale avrebbe potuto collocarlo:
Narrative non fiction, diremmo oggi.
Ecco, prima di entrare nel libro di
Marta Morazzoni, utile capire, di
che si tratta al di l della copertina
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delleretica sul rogo, nelle sequenze
in bianco e nero, retoricamente
drammatico. Nulla a che vedere con
la sobriet di una autrice che ci ha
abituati a una scrittura di rigore nitido.
Litinerario ripercorre ogni tappa di
un cammino trionfale della guerriera, della pulzella Jeanne, i suoi passaggi a Reims, Saint Denis, Bourges, Compigne, Rouen, il Castello
di Bouvreuil, dove fu imprigionata, e
la meta finale tragica, Saint Ouen,
ammesso che fosse il corpo vero di
Jeanne a finire l, al cimitero, tra le
fiamme.
Sono gli anfratti in ombra a incuriosire lautrice, per mettere in scacco la storia, pur non essendo una
storica o anzi, forse proprio per
questo. Come lettrice dotata di sensibilit speciale, libera da pregiudizi
in grado di romanzare le vicende,
tra realt e immaginazione. La sua
SIPARIO
questa rubrica a cura di E. Aldrovandi e D.Muscianisi
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Teatro oggi: intervista ad Alberto Oliva
Nel 2014 sei gi stato in scena
con due spettacoli al Litta e con
uno al Libero, e dal 12 al 30 marzo sarai allOut Off con Il giocatore. Se continui con questo ritmo a
fine anno avrai stabilito un record. Come nascono i tuoi spettacoli? Non mi piace stare fermo.
Mi piace fare tanto, mettere in gioco
il pi possibile, quindi i progetti nascono dalla mia voglia di fare. Poi a
volte un progetto lo puoi far partire
da zero, controllando tutte le variabili, altre invece incontri una produzione o una commissione, che pu
essere pi o meno vincolante. Nel
caso della trilogia di classici che abbiamo fatto a Ivrea, gli autori sono
stati scelti dal Teatro di Ivrea e io
dal secondo anno ho avuto solo la
libert di scegliere il testo. Devo dire
che lincontro con la committenza a
me piace, mi stimola molto perch
mi fa conoscere autori e testi che
magari non farei di mia iniziativa. La
cosa che mi ha stupito di pi successa con Il ventaglio di Goldoni,
che io assolutamente non volevo
fare, ma poi leggendolo, provando
con gli attori, lavorandoci, mi sono
innamorato di quel testo, follemente,
e adesso sono felicissimo che sia
stato quello, perch non lavrei mai
scoperto e mi sarei perso uno degli
autori pi straordinari che esistono e
che pu raccontare molto della nostra societ senza farlo direttamente. Questanno con Pirandello mi
sono trovato meno bene, nel senso
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libreria e te lo puoi comprare, e
quindi sei autorizzato se non obbligato a dire la tua, autorialmente,
devi fare il tuo Enrico IV. Mentre invece quando fai il teatro contemporaneo quel testo l deve venir fuori,
non che puoi permetterti di cambiarlo o interpretarlo quando la gente ancora non lo conosce. Cio, ci
sono di fatto due autori e io credo
che l il regista debba farsi un po
pi indietro, perch lautore
lautore del testo. Per questo trovo
molto pi stimolo nel prendere un
classico e farlo parlare alloggi. Ad
esempio quando ho fatto le Baccanti, senza cambiare una parola di Euripide, ho fatto uno spettacolo su
Berlusconi e sulla comunicazione di
massa.
Com secondo te la scena teatrale italiana e in particolare quella milanese? Io credo che ci sia
una vitalit pazzesca, che stiamo
vivendo uno dei momenti pi belli
della storia del teatro, per non lo
ARTE
questa rubrica a cura di Virginia Colombo
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Aaf: la fiera a prova di crisi
Anche questanno ritorna la fiera a
portata di portafoglio: Affordable Art
Fair, quarta edizione. Dal 6 al 9
marzo, nel consueto spazio del Superstudio Pi di via Tortona, AAF
presenta 85 gallerie, italiane e straniere, che esporranno le loro opere
a prezzi abbordabili. Ogni galleria
presenter almeno tre artisti viventi
e avr lobbligo di esporre il cartellino con il prezzo. Tutto quello che
passer dalla fiera sar assolutamente originale e con un costo tra i
100 e i 5.000 IVA inclusa. Una
fiera che non intimorisce, insomma.
In particolare i futuri collezionisti
darte, magari giovani e con poco
capitale, potranno farsi una prima
idea su cosa comprare guardando
la sezione dedicata allarte sotto i
500 euro, che, seguendo la filosofia
del fondatore di AFF, Will Ramsay,
propone una selezione di opere a
buon mercato ma non per questo da
sottovalutare.
Pittura, scultura, stampe, fotografia,
ogni tipo di tecnica artistica avr libert despressione allinterno dei
padiglioni. Per i giorni della fiera
previsto anche un calendario di eventi in cui saranno proposti laboratori, conferenze e attivit pratiche e
teoriche. Tutti i giorni, alle 17, un
ospite deccezione sar presente
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so lo stesso Diocesano, che Sozzani decise di donare anche i suoi disegni al Museo. Con delle clausole
ben precise: i disegni dovevano essere esposti tutti e tutti insieme, con
le loro cornici, e mai conservati o
esposti diversamente.
La raccolta Sozzani costituita da
disegni databili dal XV al XX secolo,
eseguiti da artisti principalmente italiani e stranieri, soprattutto francesi,
offrendo una ricca variet di fogli
riconducibili a scuole diverse, per
epoca e geografia. Tra questi, per la
sezione antica, spiccano i nomi di
Matteo Rosselli, Luca Cambiaso,
Bartolomeo Passarotti, Ludovico
Carracci, Guercino, Elisabetta Sirani, Gian Lorenzo Bernini, Carlo
Francesco Nuvolone, Francisco
Goya, e altri ancora.
Cospicuo anche il nucleo di disegni attribuiti a maestri dellOttocento
francese e dellImpressionismo,
come Jacques Louis David, JeanAuguste-Dominique Ingres, Camille
Corot, Eugne Delacroix, Thodore
Gericault, Gustave Courbet, douard Manet, Auguste Rodin, E-
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rispondere a questi leciti interrogativi arriva a Milano una grande retrospettiva dedicata a uno degli artisti
pi significativi del secolo scorso:
Vassily Kandinsky.
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pleta dellevoluzione dellartista, partito da una figurazione semplice e
legata alla tradizione, ma che arrivato a concepire alcune delle teorie
artistiche pi interessanti del 900.
Un percorso di ricerca lungo e fatto
di molte sperimentazioni, che caratterizza larte di Kandinsky come
qualcosa di complesso ed estremamente affascinante.
Lapertura di grande impatto, con
la ricostruzione, per la prima volta
portata
fuori
dalla
Francia,
dell"ambiente artistico totale" ricreato nel 1977 dal restauratore Jean
Vidal, ovvero pitture parietali eseguite riportando fedelmente i cinque
guazzi originali con cui Kandinsky
decor il salone ottagonale della
Juryfreie Kunstausstellung di Berlino, esposte tra il 1911 e il 1930.
Il percorso prosegue poi in ordine
cronologico, esaminando le tante
fasi vissute da Kandinsky. Gi dalle
prime opere lartista russo dimostra
una passione per il colore, le atmosfere di gusto impressionista e fauve con unattenzione ai temi leggendari e legati al passato, come ad
esempio i cavalieri, soggetti che si
trova ad affrontare allinizio del 900.
Abbandonata la Russia, Monaco
sembra offrire una vita migliore a
Kandinsky, che frequenta lAccademia di Belle Arti e si lega ad artisti
che sperimentano con lui un tipo di
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nel 1899 un nuovo bozzetto dalle
cromie calde e intense a cui diede
per titolo Il cammino dei lavoratori.
Ancora una volta alla rielaborazione
pittorica il pittore accompagn letture sempre pi attente alle problematiche sociali. Il risultato fu un nuovo
cambio dimpostazione, sostituendo
alla massa indistinta di lavoratori
una sequenza di uomini e qualche
donna disposti su pi file a occupare tutta la scena.
di settecento modelli in gesso, pitture, vetrate, oreficerie, arazzi e modelli architettonici che spaziano dal
XV secolo alla contemporaneit.
E lallestimento colpisce e coinvolge
gi dalle prime sale. Ci si trova circondati, spiati e osservati da statue
di santi e cherubini, da apostoli, da
monumentali gargoyles - doccioni,
tutti appesi a diversi livelli attraverso
un sistema di sostegni metallici e di
attaccaglie a vista, di mensole e
supporti metallici che fanno sentire
losservatore piccolo ma allo stesso
tempo prossimo allopera, permettendo una visione altrimenti impossibile di ci che stato sul tetto del
Duomo per tanti secoli.
Si poi conquistati dalla bellezza di
opere come il Crocifisso di Ariberto
e il calice in avorio di san Carlo; si
possono vedere a pochi centimetri
di distanze le meravigliose guglie in
marmo di Candoglia, e una sala altamente scenografica espone le vetrate del 400 e 500, alcune su disegno dellArcimboldo, sopraffini
esempi di grazia e potenza espressiva su vetro.
C anche il Cerano con uno dei
Quadroni dedicati a San Carlo,
compagno di quelli pi famosi esposti in Duomo; c un Tintoretto ritrovato in fortunate circostanze, durante la Seconda Guerra mondiale, nella sagrestia del Duomo. Attraverso
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do dai suoi inizi come grafico e
pubblicitario, famoso gi allepoca
per rivoluzionari e particolarissimi
disegni di calzature femminili e per il
suo atteggiamento irriverente.
La pubblicit per era solo linizio.
Warhol voleva far parte dellelite artistica, ecco perch si rivolse sempre pi allarte e al mondo pop, ovvero a quel substrato culturale che
coinvolgeva tutti gli americani, dal
Presidente alluomo comune. Il suo
universo si popola di lattine di zuppa, di Coca-Cola, di scatole di detersivo Brillo; dalle sue tele si affacciano Liz, Marilyn, Elvis, Jackie e
tanti altri divi osannati dallAmerica,
e che per ebbero anche, quasi
Warhol fosse stato un profeta, fini
tragiche o destini infelici. Come a
dire, lapparenza, nonostante i colori
e i sorrisi smaglianti, inganna.
Una presa di coscienza di quello
che lamericano medio aveva sotto
gli occhi tutti i giorni, visto al supermercato o sui giornali, e che Warhol
ripropose ingrandito, ripetuto fino
allo sfinimento, disarticolato, sovrapposto e modulato, ma senza
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n. 09 VI - 5 marzo 2014
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