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numero 01 anno VI 8 gennaio 2014


edizione stampabile

Luca Beltrami Gadola


IL LASCITO DI EXPO: UNA SCONFITTA MILANESE
V. Ballabio U. Targetti
CAMBIARE VERSO AI POTERI LOCALI? SVUOTARE LE PROVINCE?

Marco Ponti
TARIFFE AUTOSTRADALI E CRISI: IL MIRACOLO DI
CONCESSIONARI SEMPRE PI RICCHI
Marilisa D'Amico
LA BUONA GOVERNANCE: FRA IL MANUALE E IL
REGOLAMENTO COMUNALE
Marianella Sclavi
ARREDO URBANO, SPAZI PUBBLICI E DEMOCRAZIA DELIBERATIVA

Beppe Balzarini
MALPENSA, ACCESSO FERROVIARIO DA NORD: OLTRE LA
FOLLIA
Raffaello Morelli
USCIRE DALL'EMERGENZA CARCERI: ILTEMPO SCADUTO
Jacopo Gardella
ASCENSORE PER IL DUOMO: DIRE DI NO CON FORZA
Giuseppe Gario
NOI, L'EURO E LA GUERRA DEI BOTTONI
Gianni Zenoni
EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA 2.0

VIDEO
LE PI INCISIVE PAROLE DEL PRESIDENTE
GIORGIO NAPOLITANO
SUGGERIMENTO MUSICALE
Jeff Daniels canta WHEN MY FINGERS FIND YOUR STRINGS

RUBRICHE DI ATTUALIT
CINEMA - Anonimi milanesi
MUSICA - a cura di Paolo Viola
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LIBRI - a cura di Marilena Poletti Pasero
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IL LASCITO DI EXPO: UNA SCONFITTA MILANESE


Luca Beltrami Gadola
Come tutti anchio vorrei dire qualcosa sullanno che si chiuso e
quello che si apre. Dobbiamo essere ottimisti, come dice Giorgio Napolitano, anche se, annunciando a
un periodo non lungo di presidenza, per primo non lancia segnali
rassicuranti.
E Milano? Quel che successo nel
2013 labbiano ancora ben presente: un anno di affanno finanziario
per la Giunta, nel disperato tentativo
di non lasciar fuori i pi deboli da
una coperta diventata corta. Per il
resto a giudicare dalle statistiche e
dalle cosiddette classifiche, un anno per molti aspetti contradditorio.
Le classifiche e le diagnosi fatte su
dati statistici non mi convincono,
soprattutto in materia di reati o
dincidenti stradali: i numeri in gioco
sono spesso troppo piccoli e anche
poche unit in calo o in crescita
rappresentano scostamenti percentuali importanti ma poco significativi.
Ma c un dato che vorrei sottolineare: una delle tante statistiche dice
che migliorato il benessere a Milano e unaltra che si aperta ancora di pi la forbice tra ricchi e poveri,
ecco di nuovo il pollo di Trilussa: i
ricchi sempre pi ricchi e i poveri
sempre pi poveri. I ricchi non aumentano numericamente ma aumenta la loro ricchezza media mentre i poveri aumentano anche numericamente. Forse che sia questa la
scarsa allegria dipinta sui volti milanesi che sincontrano per strada?
Non si sono accorti che lo spread si
abbassato!
In tanti per ci spiegano perch dovremmo essere ottimisti, a cominciare dai soliti inossidabili politici
soprattutto romani, dicono: Arriva
lExpo, la panacea di tutti i mali..
Il pi accalorato di tutti il ministro
Lupi che, vista londata giovanilistica, cerca di nascondere i suoi 52
anni vestendosi da ragazzino, soprattutto nelle visite ai cantieri di
Rho-Pero: una volta i ministri non

abbandonavano mai la cravatta ma


oggi si slacciano il primo bottone
della camicia e vanno in maglioncino, come Marchionne. La storia si
ripete. Vi ricordate quando Gianni
Agnelli sfoder lorologio stretto sopra il polsino della camicia? I pi
minchioni lo imitarono. Cest la mode.
Per Lupi la campagna elettorale per
la carica di sindaco milanese gi
cominciata e non baster essere
ciellini della prima ora per farcela,
quando magari Berlusconi tirer
fuori dal cilindro un candidato tutto
suo, visto che Lupi un traditore
ancorch di centro destra.
Dunque il 2014 sar costellato di
visite del nostro, forte anche lui del
mantra collettivo che lExpo ha la
priorit assoluta, che chi si lega al
carro di Expo raccoglier meriti e
popolarit e che per questo: Guai!
a chi si mette di traverso..
Ecco dunque i lascito velenoso. Il
panzer Expo avanza incurante delle
proteste di chi non vuole devastare
il territorio coi canali navigabili e va
avanti indifferente di fronte a suggerimenti, critiche o al semplice desiderio di informazione della cittadinanza, ben sapendo che non ci sono soldi per far tutto e dunque si lasceranno opere incompiute e scheletri qua e l, malgrado gli inviti al
buon senso.
Ma non questo il peggio. Il peggio
sar lutilizzo crescente dei cosiddetti poteri speciali del commissario unico, il meccanismo legislativo
che consente di abbreviare artificiosamente i termini di legge, in particolare per presentare progetti e ricorsi: insomma togliere a chi per
qualche ragione senta leso un suo
diritto, la concreta possibilit di difendersi, prima tra tutti la richiesta di
sospensione delle procedure di
assegnazione dei lavori, unica vera
arma efficace. Questa situazione di
emergenza, se vogliamo definire
emergenza i colpevoli ritardi di chi si

baloccato per almeno due anni tra


liti, gelosie, incertezze e affari, giustifica tutto, anche la benevolenza di
tribunali amministrativi che sentenziano e sentenzieranno pi con attenzione a non fermare lavori che
allinteresse dei ricorrenti. Ma soprattutto vedo arrivare il tragico
momento dei cosiddetti affidamenti
diretti che salteranno ogni procedura normale di appalto, penso ai lavori dellultimo minuto a tutte quelle
situazioni di eccezionalit di cui poi
si occupa inevitabilmente lamministrazione della giustizia.
Quello che si visto sino a qui non
lascia margini di speranza. Il Paese
non si smentisce mai, di terremoto
in terremoto, di G8 in G8, di alluvione in alluvione: non sa progettare,
non sa prevedere costi, non sa
bandire gare che non scatenino
contenziosi, non sa dirigere i lavori,
non sa finirli nei tempi previsti, non
sa. Perch Expo 2015 avrebbe dovuto essere uneccezione? Una
sconfitta tutta milanese.
Ottimisti per il futuro? Caro Presidente Napolitano, non lo siamo pi
di tanto anche se come milanesi potremmo scuotere la testa e pensare
che Expo sia una vicenda la cui gestione riguarda poco il Comune di
Milano, praticamente esautorato,
ma soprattutto il Governo, la Regione, e una pletora di altri enti. Peccato che a se qualcuno ci rimetter la
faccia questi sar il Comune di Milano: noi.
PS. Il ministro Lupi ci ha appena
magnificato il lascito di opere pubbliche di Expo per Milano. Gi che
c, faccia stanziare da Governo un
fondo annuale a favore di Milano
per mantenerle. Ma quella della
manutenzione la vecchia storia, la
vecchia storia di una classe politica
interessata solo a tagliare nastri, a
far affar per s o per gli amici. (E a
prender voti)

CAMBIARE VERSO AI POTERI LOCALI? SVUOTARE LE PROVINCE?


Valentino Ballabio e Ugo Targetti
Passata in prima lettura alla Camera la legge cosiddetta svuota province pu forse tornare utile proseguire il dialogo svoltosi su queste
colonne (n. 44/2013) che si era sospeso con l'interrogativo rivolto alla
politica riformista: una volta risciacquati i panni in Arno in quale verso
cambiare i poteri locali? In particolan. 01 VI - 8 gennaio 2014

re si era discusso della natura e delle funzioni dell'ente intermedio (provincia e citt metropolitana) e del
superamento della polverizzazione
dei piccoli comuni e della dispersione in una moltitudine di enti sovracomunali consortili e simili. Al riguardo si propone un'analisi critica
(*) del testo, peraltro approvato in

un contesto di incertezza e genericit di indirizzi politici generali (con


Delrio Province addio! E poi?), nonch le seguenti considerazioni.
Ballabio: Proviamo a ripercorrere in
sintesi la funzione delle Province
dopo il superamento nel 1990 della
legge comunale - provinciale che
dal 1915 aveva accompagnato tutto
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il secolo breve. Ancora i licei classici e artistici erano tenuti direttamente dai comuni, mentre alle province erano affidati i licei scientifici e
gli istituti tecnici. Poi si decise di unificarli in capo alle province, anche
come risarcimento per la perdita
degli ospedali psichiatrici e dei laboratori provinciali di igiene e profilassi
in seguito alla riforma sanitaria.
Dunque sarebbe possibile anche il
contrario, senza laboriose convenzioni, spostando semplicemente nei
comuni sede delle rispettive strutture la spesa storica e le relative risorse umane e strumentali. Per altro, sempre a titolo di compensazione per lo svuotamento che ne metteva a repentaglio la sopravvivenza,
furono attribuite alle province - fine
anni '90 - competenze in materia
di agricoltura, ambiente e lavoro.
Ma dell'ambiente se ne occupano
tutti (dall'ARPA all'assessorato del
pi piccolo comune) e nessuno. Il
lavoro invece fu sdoppiato tra collocamento obbligatorio degli invalidi e
cosiddette politiche attive trasferiti
alle province e invece funzioni ispettive e conciliative rimaste ministeriali!
Circa l'agricoltura provvide la legge
regionale a riservare loro il contentino riguardo gli ambiti strategici,
per quanto possano ritenersi tali le
padane monoculture di granaglie,
mentre i Piani territoriali di coordinamento, introdotti sempre dalla
legge 142/1990 per la complessiva
materia urbanistica, non sono mai
decollati. Bloccato il generoso ma
sfortunato tentativo della prima
Giunta provinciale di centrosinistra
post-mani pulite (assessore all'urbanistica Targhetta) dal veto arrogante e ultimativo del centrodestra
milanese (assessore all'urbanistica
Lupi) le successive alterne amministrazioni provinciali hanno cincischiato a vuoto nel timore di disturbare i comuni padroni in casa propria. La legge regionale 12/2005 ha
poi provveduto a dare il colpo di
grazia, col risultato di polverizzare
poteri decisivi per la qualit del territorio tra i millecinquecento e rotti
comuni lombardi, ovvero sanzionando una sostanziale deregulation
e consentendo di fatto un'imponente
e incongruente cementificazione
stravaccata (come direbbe Beppe
Boatti) tra i monti e il piano!
Targetti: I piani territoriali delle province provvisorie, non decideranno
nulla di sostanziale, come accade
oggi a Milano dove tra gli obbiettivi
strategici del PGT comunale e del
PTC provinciale non c alcuna relazione. A dimostrazione prendiamo
un tema la page: il consumo di

n. 01 VI - 8 gennaio 2014

suolo strettamente legato alla tutela


del suolo agricolo ma non solo.
Laspetto pi drammatico non tanto quello quantitativo (che pure
preoccupante) ma la sua distribuzione che, nelle aree densamente
urbanizzate come larea centrale
lombarda, ha destrutturato il territorio agricolo, aggredito quello naturale e degradato il paesaggio. Il compito di ridurre il consumo di suolo
non pu che essere affidato ai piani
territoriali (i limiti massimi di consumo stabiliti per legge per ogni comune non farebbero che consolidare il difetto originale della diffusione
insediativa).
Ora immaginiamo il nostro Sindaco
metropolitano che sindaco del
comune capoluogo o il Sindacopresidente della provincia provvisoria, che decide con il Piano territoriale che il suo comune pu consumare suolo, (magari giustamente, perch il piano prevede un nuovo insediamento in corrispondenza
di una stazione del trasporto pubblico su ferro) e pu cos intascare
oneri di urbanizzazione, IMU, Tares
ecc, mentre altri comuni non possono urbanizzare un metro quadrato di
suolo agricolo per motivi ambientali
e di tutela del paesaggio? Torneremmo ai conflitti armati tra comuni,
come nel medioevo! In realt il nostro Sindaco metropolitano o sindaco-presidente non potr che procedere a una equa distribuzione del
consumo di suolo nel nome di un
equo sprawl. Sarebbe invece necessario che la Provincia, eletta direttamente da tutti i cittadini, avesse
il potere di pianificare il territorio,
libera da condizionamenti locali, ma
anche di ripartire equamente i vantaggi e gli oneri delle trasformazioni
territoriali di rilevanza sovracomunale (oneri, IMU, Tares, ecc.),
cos come dovrebbe poter fare la
Citt metropolitana.
Ballabio: Eh si! Temo invece che
nuove province e citt metropolitane si ridurranno ai noti tavoli di
sindaci, incapaci di accordarsi persino sulle domeniche a piedi ... L'altro punto di discussione, in questo
nostro colloquio, interessante per gli
affezionati dieci lettori, riguarda l'accorpamento dei piccoli comuni.
pi difficile accorpare i piccolissimi
(1.000/2.000 abitanti) oppure procedere per gruppi pi consistenti
sino a raggiungere la soglia minima
di circa 30/40.000? Apparentemente
sembra pi praticabile la prima ipotesi, ma ritengo invece che siano
proprio i campanilismi e i particolarismi dei piccolissimi a fare barriera,
mentre se provi a imporre raggruppamenti pi grandi, diciamo della

dimensione delle comunit montane, allora pu valere il criterio del


mal comune mezzo gaudio ad attutire le resistenze localistiche. Purtroppo la furia abolizionista degli
enti inutili ha colpito la logica associativa delle comunit montane
invece di rivolgersi verso i nanomunicipi, inefficienti per definizione
nonch pericolosi per i rischi di
compromissione ambientale e paesaggistica dei rispettivi territori,
spesso assai ampi e/o pregevoli.
Targetti: Il disegno di legge detta
criteri e scadenze per laccorpamento dei piccoli comuni e per la
gestione unitaria obbligatoria delle
funzioni comunali da parte delle Unioni dei Comuni, che vanno costituite con una dimensione minima di
10.000 abitanti (salvo i territori montani). la parte buona della proposta di legge; la comprensione del
testo in questa parte assai faticosa perch rinvia continuamente ad
altre norme, ma chiaro lobbiettivo
di raggiungere una dimensione ottimale per una pi efficace gestione
delle funzioni comunali (economie di
scala), non sovra comunali. Le nuove partizioni amministrative sarebbero certo pi funzionali rispetto agli
attuali 8.000 Comuni per la gestione
dei servizi locali ma non potrebbero
sostituire le provincie nel governo
del territorio e delle relazioni sovra
comunali, sia per ragioni di dimensione territoriale sia per ragioni di
rappresentanza democratica. Se
invece di abolirle le province venissero ridotte di numero ma rafforzate, affidando loro tutte le funzioni
sovra-comunali, potrebbero assorbire buona parte degli enti strumentali, e razionalizzare un comparto
pubblico che produce ben 2,5 miliardi di spese di gestione. Le unioni
di comuni non potrebbero fare altrettanto per ragioni di numerosit
(si calcola che ce ne vorrebbero almeno 600 per coprire tutto il territorio nazionale), dimensioni territoriali,
organizzazione gestionale e rappresentanza politica.
Ballabio: Ci pare dunque che complessivamente il ddl in parola pi
che cambiare verso proceda all'inverso rispetto a un assetto razionale
e costituzionale dell'ordinamento,
fondato sui principi di sussidiariet,
differenziazione e adeguatezza (art.
118). Questo vale anche per l'ipotesi di trasformazione del Senato in
un'incomprensibile e inutile camera
delle autonomie, come chiarito nella tua pi completa analisi qui allegata. Ma apertura al confronto e
contributi di idee ed esperienze (sopratutto se volontarie e gratuite!)
paiono poco praticabili ... rispetto a

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un Sistema politico sinora bloccato


e a un improprio e improvvido Legislatore, interessati piuttosto agli annunci e agli effetti (mediatici) speciali!
Targetti: Ridurre i costi della politica
un atto di etica pubblica necessario. Perseguire un qualsivoglia risparmio pur di far vedere che si fa
qualche cosa, senza valutarne gli
effetti, non politicamente etico.
Per una riforma fondamentale come
quella del sistema delle autonomie
mi aspetterei che un serio partito

riformista adottasse, oltre alla valutazione degli equilibri di potere e


degli interessi in campo, anche un
approccio scientifico-razionale, ovvero: conoscenza dei fenomeni che
si intende governare (distribuzione
della popolazione e delle attivit,
struttura dei territori, flussi e dinamiche), valutazione della loro dimensione (non ultima la spesa nei diversi comparti), simulazione costi/benefici, comparazione con i paesi europei, priorit di intervento,
ecc. Tutto ci che mancato nella

preparazione del disegno-legge di


Delrio. Speriamo che per le riforme
costituzionali i nuovi giovani dirigenti
del PD abbiano una maggiore libert intellettuale e lascino alle campagne elettorali gli slogan mediatici;
insomma davvero cambino verso!
(*) per una lettura completa clicca
qui

TARIFFE AUTOSTRADALI E CRISI: IL MIRACOLO DI CONCESSIONARI SEMPRE PI RICCHI


Marco Ponti
Gli elevati aumenti delle tariffe autostradali in una situazione di calo del
traffico non deve stupire troppo: il
meccanismo per la remunerazione
delle concessionarie totalmente
blindato, i piani finanziari su cui si
basa sono addirittura secretati (?!?),
nel senso che nessuno li pu vedere, nemmeno i parlamentari, e tale
meccanismo stato recentemente
dichiarato da uno dei massimi gestori, che non ha peli sulla lingua,
del tutto privo di rischi per i concessionari.
Si noti che essendo la grandissima
parte delle autostrade gi ampiamente ammortizzate, ci si dovrebbe
in realt aspettare una diminuzione
delle tariffe, non il loro sistematico
aumento. Una delle cause di questa
scandalosa situazione certo la
presenza di azionisti pubblici, che
ha fatto in modo che le resistenze
politiche al sistema, soprattutto a
livello locale, siano state debolissime, anche in Lombardia. Pubblico e
privato collaborano gloriosamente, e
in modo bipartisan, a tosare gli automobilisti, abituati daltronde a non
fiatare. Si vedano gli aumenti stellari
delle tasse sulla benzina. Ma si sa,
sono perfidi inquinatori, come gli
viene spiegato tutti i giorni. Poi non
votano mica compatti
Il dispositivo con cui le tariffe sono
calcolate tecnicamente complicato
(price cap, RAB, WACC, fattore X,
previsioni di domanda, ecc.) e non
possiamo entrare qui in dettagli, pena la morte per noia dei lettori.
Lunico punto attaccabile del meccanismo sono in realt i nuovi investimenti, e i loro prezzi. Formalmente questi investimenti sono decisi
dal Ministero, cio dallANAS, che li

impone ai poveri concessionari a


prezzi stracciati. Ma questi nuovi
investimenti hanno anche un secondo fine, oltre a quello di far viaggiare meglio gli automobilisti: se ben
programmati, servono a procrastinare allinfinito le concessioni stesse
quando
scadono,
grazie
a
uninterpretazione flessibile di una
legge (nota come Costa - Ciampi).
Si pensi che un concessionario (non
lombardo, ma per pochi chilometri
) ha serenamente dichiarato alla
stampa, nellimminenza della scadenza della sua lucrosissima concessione, che era sufficiente manipolare un po il bando di gara, per
non avere sorprese .
Gli investimenti e i loro costi sono in
realt negoziati in modo del tutto
opaco (secretato) da ANAS con i
concessionari stessi, e la sensazione che quei due soggetti vadano
davvero molto daccordo.
Ma quel che ho descritto sinora non
il peggiore dei mali del settore: c
molto di peggio. Il sistema dei pedaggi oggi lunico modo per finanziare le strade. Infatti per quelle non
a pedaggio (statali, provinciali e
comunali) i soldi sono pochissimi, e
in diminuzione. Peccato che la domanda di traffico, soprattutto in una
regione metropolitana come la
Lombardia, sia per il 75% di breve
distanza, e interessi lintera rete,
con gravi fenomeni di congestione
diffusa (e si ricorda che un traffico
congestionato inquina il doppio di
un traffico ragionevolmente fluido,
oltre a generare alti costi in termini
di tempo per famiglie e imprese).
Quindi tra un po la viabilit ordinaria, quella che serve di pi alla
Lombardia, diventer pericolosa e

dar luogo a un disastro economico


(i costi di manutenzione, se non
sinterviene subito, crescono esponenzialmente). Spostare traffico sul
ferro e sui mezzi pubblici sarebbe
ottima cosa, peccato che sia costosissimo per le esangui casse pubbliche, e le simulazioni della Commissione Europea dicano che al
massimo si sposterebbe pochi punti
percentuali del totale del traffico. Ma
i soldi vanno solo alle autostrade,
cio a quelle che gli automobilisti (e
i camionisti) si pagano da s con i
pedaggi, come se non le avessero
gi pagate molte volte, visto che
versano allo stato alcune decine di
miliardi allanno in accise e tasse
varie. Poi sia il CENSIS, che pi recentemente lISTAT, hanno definitivamente chiarito che la tassa sulla
benzina regressiva, cio colpisce
maggiormente le classi a reddito pi
basso. Lo stesso ovviamente vale
per i pedaggi autostradali.
Che fare? Non si pu fare molto,
data la natura privatistica dei contratti di concessione: non si possono
modificare unilateralmente. Ma almeno sui meccanismi di gare per le
concessioni in scadenza, e soprattutto sulla razionalit e i prezzi degli
investimenti, urgentissimo che intervenga lorganismo apposito appena creato, cio lAutorit di regolazione, e che lANAS nel frattempo
renda del tutto pubblico e trasparente il dispositivo con cui questi ultimi
aumenti sono stati calcolati, comprese le analisi costi-benefici comparative e indipendenti, sui cui certamente si basano le scelte
dinvestimento fatte. Chi scrive, forse perch un po distratto, non ne
ha mai vista una.

LA BUONA GOVERNANCE: FRA IL MANUALE E IL REGOLAMENTO COMUNALE


Marilisa DAmico

n. 01 VI - 8 gennaio 2014

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Il volume La buona Governance.


Piccolo manuale per amministratori
di societ ed enti a partecipazione
pubblica" (ArcipelagoMilano - Nedcommunity, 2013)(*) appare uno
strumento ben fatto e utile per chi si
appresti ad accettare e a svolgere il
ruolo di amministratore di societ ed
enti a partecipazione pubblica.
Pensato proprio come guida pratica,
con una grafica e una struttura molto azzeccate, si compone di capitoli
corrispondenti alle fasi e alle problematiche legate al ruolo di amministratore e si rivolge a chi potrebbe
essere anche un non esperto della
materia. Risulta completo, nel senso
che a una minuziosa descrizione
degli aspetti normativi essenziali, si
accompagna una sapiente guida
pratica, determinante per la effettiva comprensione dei compiti da
svolgere e delle situazioni da affrontare.
Questo volume si collega in modo
stretto a quanto lamministrazione
comunale guidata da Giuliano Pisapia ha fatto e sta facendo in argomento.
Fin dallinizio del suo mandato, il
Sindaco ha voluto dare un segnale
particolarmente innovativo sulle
nomine nelle societ partecipate del
Comune, non soltanto in relazione
alla percentuale di donne nominate,
che ormai sfiora la parit, ma, soprattutto, per lattenzione alle competenze e allapporto della societ
civile. Quella societ civile cui questo volume in particolare si rivolge,
ritenendo, come ha affermato il
promotore, Luca Beltrami Gadola,
che non sia sufficiente mettersi a
disposizione, ma occorra anche
mettersi nelle condizioni di essere
effettivamente utili.
Il volume appare uno strumento che
completa lo stesso Regolamento
comunale (Regolamento sugli indirizzi e le procedure di nomina, la
designazione e la revoca dei rappresentanti del Comune presso enti,
aziende, istituzioni e societ partecipate), adottato dal Consiglio comunale nel marzo del 2012 e divenuto in breve tempo un modello e
punto di riferimento anche per altre
amministrazioni comunali.
Avendo avuto lopportunit di concorrere alla sua stesura e approvazione, come Presidente della Commissione Affari Istituzionali, mi sembra utile in questo intervento richiamare sinteticamente il percorso e le
principali caratteristiche di questo
regolamento, che, come anche il
piccolo manuale, tocca direttamente
uno dei punti pi importanti del governo della cosa pubblica: le societ
partecipate, spesso indicate come

n. 01 VI - 8 gennaio 2014

causa di rallentamento e di spesa


per lo Stato nel suo complesso, e
invece bisognose non tanto di riforme, quanto di un miglioramento della qualit, efficienza e competenza.
La Commissione Affari istituzionali
del Consiglio comunale di Milano e
la Commissione Verifica e Controllo
Aziende a Partecipazione Comunale, in sede riunita, hanno iniziato
dalla prima settimana di settembre
2011 un percorso di approfondimento e analisi della problematica delle
nomine da parte del Sindaco e del
Consiglio comunale nelle societ,
aziende e istituzioni partecipate dal
Comune di Milano.
Lidea di fondo che ha guidato i lavori stata quella di immaginare un
intervento normativo volto a garantire standard di trasparenza e una
meritocrazia vera, riducendo di conseguenza abusi e sprechi.
Lo strumento migliore stato subito
individuato nellapprovazione di un
regolamento del Consiglio comunale capace di regolare in modo organico e completo il procedimento con
cui il Sindaco e il Consiglio giungono alle nomine, fino a quel momento
rimesso alla disciplina contenuta in
diverse delibere consiliari stratificatesi negli anni.
Fondamentale punto di partenza
stata, nella predisposizione del testo
normativo, la proposta di regolamento giunto dallassociazione Citt
Costituzione, presieduta dal professor Valerio Onida.
I lavori delle Commissioni riunite,
tenutisi con cadenza quasi settimanale da settembre a fine gennaio, si
sono snodati attraverso lanalisi del
testo di Citt Costituzione da parte
dei Consiglieri, lelaborazione di
proposte alternative finalizzate a
perfezionarlo, e audizioni di esperti,
che hanno contribuito con un apporto di carattere tecnico. stato sentito due volte il professor Onida, e poi
il Presidente e un Consigliere
dellOrdine dei Commercialisti di Milano, nonch il professor Balboni,
presidente della Commissione dei
Saggi, cui affidato dallo Statuto
comunale il compito di individuare
tra le candidature giunte i soggetti
idonei alla nomina del Sindaco o
del Consiglio. Hanno inviato inoltre
osservazioni scritte esperti di governance.
Lattivit delle Commissioni riunite si
sempre caratterizzata per il clima
di collaborazione tra le diverse forze
politiche, che hanno contribuito tutte
alla realizzazione del progetto.
Si giunti cos alla elaborazione,
nella seconda met di gennaio, di
una proposta di regolamento da
proporre in Consiglio, su cui le

Commissioni stesse si sono confrontate lultima volta a fine gennaio,


per lapprovazione della proposta di
delibera, che il Consiglio ha approvato con un solo voto contrario nel
mese di marzo, vista anche lampia
condivisione tra le forze di maggioranza e minoranza gi raggiunta in
Commissione.
Caratteristiche fondamentali del regolamento sono costituite dalle
norme poste a presidio:
1) dalle esigenze di meritocrazia:
sono ammessi alla selezione solo
persone qualificate, per le quali non
sussistano elementi oggettivi che
inducano a metterne in dubbio la
correttezza e la onorabilit e in possesso di specifiche competenze
professionali di natura tecnica e/o
amministrativa nella gestione di aziende e servizi pubblici o privati e/o
di vigilanza e controllo di aziende,
adeguate alla specifiche caratteristiche della carica da ricoprire. Inoltre,
previsto che le Commissioni competenti del Consiglio comunale
competenti possano fare richiesta di
sentire i soggetti che il Sindaco intende nominare, per consentire un
vero confronto pubblico fra le candidature.
2) dalle esigenze di trasparenza:
sono pubblicati online i curricula dei
soggetti dichiarati idonei dalla
Commissione di esperti, e tra cui il
Sindaco e il Consiglio possono individuare i nominati, nonch la sintesi
delle relazione che periodicamente i
nominati sono tenuti a presentare al
Comune con il resoconto dello stato
dellente in cui operano per conto
dello stesso Comune e sullattivit
svolta.
3) dalle esigenze di assicurare che il
nominato svolta con professionalit
e al meglio delle sue potenzialit
lincarico ricevuto dal Comune: numerose e incisive sono le cause di
esclusione e incompatibilit per i
candidati. Tra gli altri, non possono
essere nominati, a meno che non
rinuncino allaltra carica, i consiglieri
provinciali e i componenti di giunte
provinciali, i consiglieri regionali e i
componenti di giunte regionali, ma
anche coloro che si trovino in rapporto di pubblico impiego, dipendenza, consulenza o incarico col
Comune di Milano e coloro che siano gi nominati in un altro ente; sono invece tassativamente esclusi,
ad esempio, coloro che si trovino in
conflitto di interessi rispetto al Comune o allente, azienda, istituzione
o societ interessata.
4) dalle esigenze di assicurare una
equilibrata presenza di genere:
previsto lobbligo per il Sindaco e il
Consiglio di assicurare lequilibrio di

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genere nel complesso degli incarichi. Lobiettivo dellequilibrio di genere deve essere perseguito, ove
possibile, anche allinterno del singolo organo, qualora le nomine e le
designazioni siano pi duna (in linea anche con le previsioni, non
ancora entrate in vigore allatto di
approvazione del regolamento, della
legge n. 120 del 2011). Lequa rappresentanza dei generi deve essere
assicurata anche nella composizio-

ne della Commissione di esperti che


individuano gli idonei alla nomina o
designazione.
Concludendo, a piccoli passi comincia a farsi strada in Italia lidea che
gli enti a partecipazione pubblica
possano essere trasformati anche
dallinterno, attraverso la predisposizione di norme e buone prassi che
consentano agli amministratori di
svolgere al meglio il proprio ruolo, in
unottica di valorizzazione e di otti-

mizzazione del patrimonio pubblico.


In questo caso, si scelto di dare
seguito, in modo concreto e puntuale, a generali esigenze di trasformazione e di riforma del settore.
( )

* per chi fosse interessato al


volume

ARREDO URBANO, SPAZI PUBBLICI E DEMOCRAZIA DELIBERATIVA


Marianella Sclavi
Una delle esperienze pi interessanti di democrazia deliberativa sul
tema degli spazi pubblici e arredo
urbano in atto in questo momento in
Italia lETM (Electronic Town
Meeting) che si tenuto il 16 novembre 2013 a Palermo sulla pedonalizzazione di una delle vie principali della citt, via Maqueda.
Il Comune di Palermo impegnato
in un percorso di partecipazione dei
cittadini su temi strategici per il presente e per limmediato futuro della
citt, promosso fondamentalmente
attraverso un social network, Renurban (ww.palermo.renurban.com),
e unequipe denominata ETMPalermo, formata da tecnici del
comune e da reti di associazioni culturali no-profit specializzate in metodologie di democrazia deliberativa. Il Social network funziona in
modalit wiki, dove tutti gli attori che
concorrono allo sviluppo e alla crescita dell'ambiente urbano (singoli
cittadini, professionisti, associazioni,
ecc) possono condividere le proprie
informazioni, ponendo cos le basi
per modalit di funzionamento pi
efficaci sia della Pubbliche Amministrazioni che del tessuto urbano.
Registrandosi possibile inserire
problemi, proposte, soluzioni, iniziare delle discussioni sul forum tematico o creare eventi partecipativi, il
tutto su un'unica piattaforma.
ETM-Palermo
(etmpalermo.wordpress.com) impegnata al momento a organizzare
dei percorsi partecipativi su quattro
temi: 1. pedonalizzazioni, 2. qualit
dei servizi offerti dalle circoscrizioni,
3. recupero della costa, 4. raccolta
differenziata nelle zone di nuova
industrializzazione. Ognuno di questi percorsi progettato ad hoc col
ricorso a una vasta strumentazione

di democrazia partecipativa e mobilitazione cognitiva, dalle interviste


su base di storia di vita e raccolta/offerta di filmati e testimonianze
multimediali di varia natura, alle
camminate di quartiere, agli incontri
con esperti, luso di info-points e
plastici come grimaldelli di apertura
della discussione, viaggi per visitare
situazioni in cui sono state realizzate buone pratiche, per culminare in
un ETM come momento di definizione delle linee guida degli interventi.
LETM una modalit di incontro,
discussione e deliberazione alternativa, basata sullalternanza di discussioni in piccoli gruppi e in plenaria e sulla valorizzazione delle
differenze al posto degli schieramenti contrapposti. stata adottata
fin dalla fine degli anni 90 su temi
quali la riqualificazione urbana di
Washington DC, la ricostruzione di
Ground Zero e di New Orleans, le
linee guida della politica sanitaria in
California.
Lapproccio della democrazia deliberativa (DD) sostituisce alla dicotomia pubblico/privato, la nozione di
spazio/bene comune, e affianca ai
diritti di voto e di rappresentanza
politica, il diritto dei cittadini di essere coinvolti in processi decisionali
aperti e trasparenti nei quali tutti i
punti di vista e le esperienze relative
al tema in discussione vengono
prese in considerazione. Quello che
le metodologie partecipative dimostrano che non esiste uno spazio
comune efficiente, godibile per i cittadini che non sia stato coprogettato con il contributo dei cittadini stessi.
Una delle pi importanti organizzatrici e teoriche in questo campo,
fondatrice di AmericaSpeaks,

Carolyn Lukensmeyer, ha riassunto


la filosofia degli studiosi in questo
campo nei seguenti termini: Non
vero che le istituzioni non funzionano perch la gente litigiosa e di
parte. Litigiosit e partigianeria sono
il prodotto di come funzionano le
istituzioni, sono dei requisiti del funzionamento delle stesse. Una controprova che ogni volta che si mettono in pratica modalit di incontro,
di organizzazione e decisione che
promuovono lintelligenza collettiva
e trasformano le divergenze in risorse conoscitive, queste istituzioni
si sentono minacciate e fanno di tutto per affossarle.
In Italia la prima esperienza di ETM
del 2007, quando la Regione Toscana ha fatto ricorso a un ETM di
cinquecento persone per elaborare
le linee guida per la legge regionale
sulla partecipazione in materia di
pianificazione territoriale.
Grazie al moltiplicarsi dei corsi di
specializzazione e Master in politiche partecipative, anche da noi sono sorte negli ultimi anni numerose
imprese di giovani capaci di offrire
alle PA che lo desiderano la possibilit di fare il salto verso la democrazia di un futuro ormai in atto. Si tratta di gruppi di giovani convinti che la
ricerca congiunta di soluzioni spaziali capaci di stimolare la creativit
e intelligenza collettiva pu e deve
essere attuata con metodologie che
praticano lobiettivo, ovvero basate
esse stesse sulla creativit, il dialogo, la valorizzazione delle differenze. Guardatevi il curriculum di Mobilita (www.mobilitapalermo.org), una
delle associazioni che promuovono
il cambiamento a Palermo, e vedrete questo futuro negli occhi.

MALPENSA, ACCESSO FERROVIARIO DA NORD: OLTRE LA FOLLIA


Beppe Balzarini*

n. 01 VI - 8 gennaio 2014

www.arcipelagomilano.org
Sono passati dieci anni da quando
fu presentato il progetto per l'accesso ferroviario da nord all'aeroporto di Malpensa causando una
levata di scudi di intensit proporzionale al livello di devastazione
ambientale che tale progetto causerebbe. Ora la notizia che il Presidente di SEA, Pietro Modiano, in
visita a Malpensa in compagnia di
Roberto Maroni, dichiara che l'U.E.
finanzia il collegamento ferroviario
T1-T2 solo se sar propedeutico al
completamento della rete fino a
Gallarate, cio l'accesso da nord.
Tale parere dell'UE, se anche fosse
reale, dimostrerebbe solo di essere
stato partorito al buio, senza le opportune verifiche. Che il prolungamento ferroviario fino al Terminal 2
sia cosa dovuta non ci sono dubbi,
ed vergognoso che non sia ancora realt, ma far proseguire la ferrovia secondo il progetto di accesso
da nord, devastando il territorio
compreso tra Gallarate, Casorate
Sempione e Somma Lombardo,
pura follia.
Si tratta di un'area di grande pregio
che racchiude ancora boschi antichi
sopravvissuti alle cementificazioni
grazie anche al fatto che, per tradizione, ospita rinomati maneggi e
dove l'equitazione una pratica e
un'arte che, anche dal punto di vista economico, dice la sua. Un gioiello di fama mondiale.
Scrivevamo, il 28 dicembre 2003, e
oggi confermiamo: In linea di principio siamo favorevoli alle ferrovie
piuttosto che alle autostrade, ma
non possiamo essere favorevoli a
questa ferrovia che servir solo a
portare merci a Malpensa. un vaso sanguigno che alimenta il tumore Malpensa, come le autostrade e
superstrade inutili, gli alberghi e le

spropositate colate di cemento che,


nellambito del Piano darea Malpensa, si continuano a rovesciare
nel Parco del Ticino.
Con il collegamento T1-T2 la ferrovia di Malpensa dovr dirsi conclusa. Oggi sono quindici anni dall'inaugurazione di Malpensa 2000, il
T1-T2 sar finito prima del 20esimo
anniversario? Forse si. E verr
qualche Ministro, i politici locali accorreranno a frotte euforici. La vergogna un sentimento che non conoscono. Non bisogna ignorare
che, anni fa, nei primi anni di Malpensa 2000, quando si parlava del
Corridoio 5, per questi politici era
un'autostrada, invece in Europa era
ed una ferrovia.
L'abnormit del progetto accesso
da nord a Malpensa era ben apparsa, oltre che per la devastazione
ambientale, nel suo probabile destino di infrastruttura inutile. Come i
grandi alberghi che falliscono a turno e che sono la conferma della
follia che denunciamo da anni. Come la superstrada Boffalora - Malpensa, progettata per un traffico di
100.000 veicoli al giorno. Nella realt, il traffico inferiore a 10.000.
Tant' che il rampante ex assessore lombardo alle infrastrutture, Cattaneo, nella sua campagna per le
elezioni regionali del febbraio scorso, non osava ormai pi vantarsene
come faceva tempo addietro. Ma
ormai il territorio tra Malpensa e il
Magentino irrimediabilmente devastato.
Vogliamo fare altri danni? E favori
ai soliti noti? Dieci anni fa si giustificava il progetto ferroviario con la
previsione di decine di treni passeggeri al giorno che sarebbero
scesi attraverso Domodossola, Va-

rese, ecc. portando schiere di passeggeri in aeroporto.


Come vanno le previsioni su Malpensa ormai chiaro per tutti. Cosa
ne stato dell'Eurostar che partiva
alle 06.30 a.m. dalla stazione di
Gallarate, andava a Roma e tornava a Gallarate alle 23 con 0 (zero)
passeggeri? E l'arrivo del Frecciarossa direttamente a Malpensa, inaugurato con grande enfasi con lo
slogan l'unico aeroporto italiano
con l'alta velocit? Sparito. Soldi
nostri deliberatamente buttati dalle
FFSS, come sapevano bene anche
quelli che, all'inaugurazione del
Frecciarossa, brindavano al nulla il
13 settembre 2010. Nella storica
foto dell'evento appaiono, con i calici in mano, Roberto Formigoni
Presidente Regione, Letizia Brichetto (Moratti) sindaco di Milano, Raffaele Cattaneo Assessore regionale, Marco Reguzzoni deputato,
Mauro Moretti AD di FFSS e Beppe
Bonomi Presidente di SEA. Le cariche indicate sono quelle dell'epoca.
Propaganda, solo propaganda. Vi
ricordate la trionfale inaugurazione
del terzo satellite di Malpensa T1,
ancora in cantiere, a gennaio
2013? La definimmo una bufala.
Infatti il terzo satellite , forse, quasi
finito ora ... dopo un anno dall'inaugurazione. Serviva a qualcuno in
vista delle elezioni?
Con tre satelliti, con 300 banchi
check-in, con un traffico che met
della sua capacit e continua a calare, Malpensa si conferma disastro
ambientale, economico e cattedrale
nel deserto.
*Presidente di UNI.CO.MAL. Lombardia
Unione Comitati del Comprensorio di
Malpensa per la Tutela dellAmbiente e
della Salute

USCIRE DALLEMERGENZA CARCERI:IL TEMPO SCADUTO


Raffaello Morelli
A parole, diritti umani, libert del cittadino e partecipazione civile, sono
le priorit di tutti gli italiani. Nei fatti
la Corte dei Diritti Umani di Strasburgo ha contestato, alla unanimit, che in Italia il sovraffollamento
carcerario viola lart. 3 della Convenzione sui diritti umani che vieta il
trattamento degradante. Non stato
un fulmine a ciel sereno, visto che
dal 1999 le istituzioni europee segnalano gli eccessi nella carcerazione; eppure, nel frattempo, i governi italiani hanno allargato le casistiche per privare della libert il cittadino. In ogni modo, ora la Corte
ha dato tempo fino a maggio prossimo per rimediare. Altrimenti, si

n. 01 VI - 8 gennaio 2014

prevede una condanna commisurata ai detenuti che faranno ricorso e


al tempo per cui la situazione persiste: in pratica si pu calcolare 70
milioni allanno.
In giro si avverte la ritrosia nel prendere coscienza della scadenza, nonostante che il Presidente Napolitano abbia inviato a ottobre un dettagliato messaggio alle Camere sollecitando un intervento rapido. Anzi,
su spinta di ambienti tradizionalisti,
del messaggio si considerata solo
la parte finale. Cos da poterla far
rientrare nel clima civile molto approssimativo in tema di diritti e di
libert, da limitarsi a parlare di indulto e di amnistia e da auspicare un

atto di clemenza. Tuttavia questa


linea
dellamnistia
contraddice
lindirizzo politico italiano di estendere il campo penale, disattenta
alle questioni di libert del cittadino
e in ogni caso non influisce sulle
cause del sovraffollamento carcerario.
E infatti. La contraddizione che
finora lo Stato, contro le indicazioni
europee, ha sempre esteso la sfera
della carcerazione e con ci aumentato la massa dei processi senza
essere in grado di gestirli (vedi ingolfamenti, ad esempio, per clandestinit o detenzione di stupefacenti);
e che, a questa impossibilit operativa, si reagisce reiterando provve-

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dimenti di clemenza che annacquano il senso della pena e quindi vanno in direzione contraria alla impostazione di partenza. La disattenzione alla libert del cittadino sta
prima nel toglierla senza reati molto
gravi e senza un esito processuale
e poi nellusare per restituirla atti di
clemenza da parte del potere anche
in caso di reati gi sanzionati dal
processo. Infine, lamnistia non tocca la propensione sistematica al
panpenalismo e dunque non evita il
nuovo sovraffollamento in poco
tempo. Senza contare che la procedura dellamnistia non semplice,
siccome per Costituzione richiede il
voto di 2/3 dei Parlamentari.
Pertanto, per affrontare la contestazione della Corte di Strasburgo e
togliere il marcio nella situazione
carceraria, indulto e amnistia sono
una strada sbagliata e inefficace.
Non a caso il Governo non la fa
propria e, nella conferenza stampa
di fine anno, il Presidente Letta la
ha indicata come materia di competenza esclusiva del Parlamento. Rispetto alla sentenza della Corte di
Strasburgo, il Governo ha scelto
unaltra strada, che non lamnistia
ma che resta assai timida sulla questione centrale. Ha varato una norma con cui circa 2000 detenuti saranno liberati dalla custodia cautelare in carcere attraverso sconti di
pena e lintroduzione di una nuova

fattispecie di piccolo spaccio. Poi ha


proposto di affidare il giudizio per
concedere la custodia solo a un collegio di pi giudici. Tuttavia il problema del sovraffollamento ha un
altro ordine di grandezza e soprattutto non va confuso con lesigenza
di rivedere alcune leggi sulle droghe, di approcciare in modo nuovo il
mondo dei migranti o di allargare
lesercizio della funzione di giudicare. I dati provano che il sovraffollamento delle carceri non dipende da
uninclinazione a delinquere maggiore rispetto agli altri paesi, ma
dallabuso della carcerazione per
chi non condannato in via definitiva. I detenuti eccedenti la capienza
degli istituti di pena sono meno di
19.000, solo quelli in attesa di processo 17.000 e quasi altri 12.000
non ancora condannati.
Essendo questi i termini della questione, per i liberali il modo pi coerente e pi rapido per risolverla,
un provvedimento che, da un lato,
innovi profondamente i criteri di privazione della libert sia nella fase
precedente il giudizio sia nelle fasi
successive del processo, e dallaltro
abbatta il numero dei detenuti liberando quelli non condannati. Tenendo presente che liberare i detenuti non condannati, cosa ben diversa dal ridurre la pena per reati
gi sanzionati dal processo come
avverrebbe con lamnistia. Una

nuova norma sulla carcerazione


preventiva serve a rifiutare le impostazioni giustizialiste e a schierarsi
dalla parte dei cittadini e non delle
burocrazie giudiziarie.
Con questo intento politico, le due
formazioni liberali, Liberali Italiani e
nuovo PLI, hanno elaborato un disegno di legge ordinaria fatto di pochi articoli e una norma transitoria.
Con gli articoli viene modificato il
vigente Codice di Procedura Penale
realizzando una profonda modifica
della custodia cautelare e dei suoi
termini, mentre con la norma transitoria si dispone, quando entra in vigore della legge, la liberazione da
parte del giudice dei detenuti non
condannati salvo quelli ristretti in
carcere per casi di omicidio doloso
consumato o tentato, di strage, di
sequestro di persona a scopo di estorsione, di rapina a mano armata,
di associazione criminale e di violenza sessuale. Questa proposta
liberale stata usata dal senatore
Luigi Compagna e da altri colleghi di
pi gruppi per un disegno di legge
conseguente, presentato proprio nei
giorni di uscita di questo numero di
ArcipelagoMilano. Il Senato ha ora
lo strumento per applicare un principio di civilt (no all'abuso della
carcerazione preventiva), risolvere
un problema (il grave sovraffollamento) eliminandone la causa ed
evitare la pesante multa allItalia.

ASCENSORE PER IL DUOMO: DIRE DI NO CON FORZA


Jacopo Gardella
Recentemente in una casa privata
durante una riunione di professori
universitari, professionisti, artisti e
letterati, si fatta una inchiesta per
sondare il parere degli invitati sul
nuovo ascensore progettato per salire sulla copertura del Duomo: hanno vinto a grande maggioranza i favorevoli al progetto. Anche sui quotidiani dei giorni scorsi si parlato di
un referendum che ha confermato
una consistente maggioranza di milanesi favorevoli al progetto.
Solo Giulia Maria Crespi si oppone
allopinione pubblica ed esprime indignazione contro una idea che giudica sacrilega. La sua coraggiosa
posizione non di bigotto conservatorismo, ma di rispetto per il significato culturale di un monumento, e di
tutela del suo valore storico. Un
monumento non un pretesto per
distrazioni da luna-park; n una occasione, poco ortodossa in verit, di
divertimento, n uno strumento per
offrire una scampagnata ad un turismo di massa che in grande mag-

n. 01 VI - 8 gennaio 2014

gioranza ignorante, incolto, disinteressato allarte e ai suoi valori.


Un monumento la testimonianza
di un lavoro faticoso, impegnativo,
intenso; ha bisogno di una lettura
attenta, appassionata, competente;
una sorgente di ispirazione, di apprendimento, di conoscenze. La sua
osservazione necessita di impegno;
il suo apprezzamento esige sforzi;
la sua lettura comporta concentrazione; la sua analisi richiede una
attenzione meticolosa e prolungata.
Per comprendere una architettura
monumentale necessario giragli
intorno, osservarla da lontano, analizzarla
da
vicino,
penetrarvi
allinterno, studiarla nei suoi infiniti
dettagli. Quanti dei chiassosi turisti
che saliranno sulle terrazze del
Duomo avranno la curiosit di visitarne linterno? Quanti avranno interesse a osservarne le sculture e le
tombe allineate lungo le navate?
Quanti saranno invogliati a entrare
nel celebre Museo del Duomo recentemente rinnovato?

Ha ragione larchitetto Stefano Boeri


quando evoca lemozione provata
da chi si avventura nelluniverso di
marmo che anima la sommit del
Duomo; quando parla di un percorso inusuale, suggestivo, inaspettato
che conduce alle terrazze circondate da guglie e da statue; quando invita ad assimilare la bellezza
dellarchitettura procedendo per
tappe successive, salendo per passaggi graduali.
Per persone giovani e sane salire a
piedi sulle terrazze del Duomo non
un impegno estenuante e faticoso.
Scolaresche di studenti in buona
salute e di animo sportivo non si
spaventerebbero di fronte a una salita non di difficolt proibitiva da superare come se fosse una esercitazione ginnica eseguita fuori dalla
palestra.
La meccanizzazione generalizzata,
la comodit offerta a chi non vuole
far fatica e non spinto dalla molla
della curiosit e dalla voglia di scoprire, limpiantistica sempre pi sofisticata sono una piaga della nostra

www.arcipelagomilano.org
civilt ormai invasa e dominata dalla
tecnica; e sono anche una ragione
della aridit e della diseducazione
della attuale maggioranza di turisti.
E per questa maggioranza tuttaltro
che silenziosa, per questa folla rumorosa e distratta si dovrebbe affrontare la notevole spesa di una
installazione non solo non necessaria ma anche invadente ed offensiva
della maestosa mole del Duomo?
Occorre onestamente riconoscere
che i progetti dellascensore presentati non sono n scadenti n criticabili; anzi si presentano arditi e accattivanti; offensiva la loro collocazione a ridosso del transetto; lesiva la loro prossimit alla grandiosa abside di marmo e vetro. Anche
la proposta di allontanare dalledificio religioso la torre dellascensore
e di addossarla ai palazzi circostanti
non evita il danno inferto alla immagine della Cattedrale perch impone
una passerella di congiungimento
con la sommit delle navate, e introduce una invadente protesi aerea
nel panorama della piazza.
Gli ascensori attuali, definiti a ragione trabiccoli invecchiati, possono
facilmente - o meglio devono tassativamente - diventare elevatori veloci e capaci; non difficile rinnovare
radicalmente sia i motori, sia la cabina, sia gli impianti di comando. La
salita degli invalidi - una categoria
sempre pi spesso utilizzata per
giustificare
qualsiasi
scempio,
dallaccostamento di un ascensore
al Duomo alla rimozione della Piet
Rondanini - sar facilitata mediante
lapplicazione di orari e di prezzi esclusivamente riservati a loro e ai
loro accompagnatori.

Come avviene da tempo in tutti i


musei delle citt darte, anche a Milano i gruppi numerosi e le comitive
affollate si sottometteranno a una
disciplinata e tempestiva prenotazione che assegni orari prefissati e
tempi esatti di salita, al fine di evitare snervanti attese in lunghe code.
La vista a volo di uccello della citt
non risulta migliore dalle terrazze
del Duomo piuttosto che da uno dei
tanti edifici di notevole altezza gi
esistenti, quali la Torre del Parco o i
molti grattacieli costruiti di recente.
Chi ha interesse a contemplare la
pianura lombarda o la vetta delle
Grigne trova pronti e disponibili innumerevoli e pi agevoli punti di vista. Il Duomo un edificio religioso,
non una terrazza belvedere.
Sorprende, anzi indigna, oltre alla
ipocrisia anche la spudoratezza delle Autorit interpellate: tutte si affrettano a premettere che lascensore
un accessorio sicuramente indispensabile ma solo per il periodo
della EXPO 2015; e si affrettano ad
aggiungere che subito dopo verr
smantellato e fatto scomparire.
possibile affermare impunemente
una tale enormit? Una volta costruito, con notevole impegno finanziario, e con pesante installazione di
cantiere, chi avr il coraggio di buttare gi unopera appena inaugurata
e puntualmente collaudata? Chi sar capace di far capire alla popolazione la incongruenza del nuovo
impianto, la sua incompatibilit con
la immagine del Duomo, e quindi la
sua necessit di essere abbattuto,
sebbene ancora nuovo?
Tutti coloro che sostengono la provvisoriet dellascensore sono per-

sone disposte a dire il falso, e quindi


poco oneste; o incapaci di riflettere
e quindi poco intelligenti.
Da parte di chi vuole la costruzione
dellascensore irritante e sconveniente linvito a vedere nellimpianto
un aggiornamento urbanistico della
citt; una dimostrazione di efficienza
metropolitana; una operazione necessaria per preparare Milano
allevento della imminente EXPO.
Milano ha bisogno di pi urgenti e
pi impellenti opere urbane: mancano servizi di trasporto pubblico
degni di una capitale europea; mancano reti ciclabili diffuse e capillari;
mancano selciati praticabili che sostituiscano gli attuali ovunque dissestati e incompleti.
Prima di spendere soldi per lascensore il Sindaco dovrebbe riflettere
sulle ben pi urgenti priorit che
servono alla cittadinanza; e non rifugiarsi nella proposta di un referendum cittadino, sperando di farsi
dire dalla popolazione ci che spetta a lui fare. stato scelto per governare la citt; che la governi. La
popolazione ha gi fatto il suo dovere eleggendolo; ora tocca a lui adempiere al suo mandato senza incertezze, senza titubanze, senza
perplessit. Cos come allArcivescovo di Milano compete il dovere di
opporsi e di vietare linsulto alla sua
Cattedrale, senza ritirarsi, senza
tacere, senza scomparire. La costruzione dellascensore un colossale errore; una Amministrazione
Comunale seria e una Curia responsabile non possono che bocciarlo. Si facciano sentire, al pi
presto.

NOI, L'EURO E LA GUERRA DEI BOTTONI


Giuseppe Gario
Lannuale convegno organizzato
dalla Associazione per lo Sviluppo
degli Studi di Banca e Borsa e
dallUniversit Cattolica in dicembre
ha offerto anche importanti spunti di
riflessione. Due in particolare,
nellimmediatezza del dibattito. La
stanza dei bottoni esiste, pur negandone Craxi premier lesistenza
nel tentativo inutile di non pagare
dazio. Chi ne esce cerca di tornarvi
anche rinunciando a alternative migliori per lui e per noi. I bottoni sono
soldi e facolt di (non) decidere,
(non) regolare, (non) legiferare.
Passione quasi esclusiva i soldi,
dopo il nostro ingresso nellarea euro.
Luscita dalla quale ci restituirebbe
per sovranit, anche di farci del
male. Saremmo comunque noi i re-

n. 01 VI - 8 gennaio 2014

sponsabili. Cornuti, mazziati e contenti: c a chi piace.


Due visioni, opposte sulla questione
euro, concordi sulle nostre responsabilit. La pi importante, e misconosciuta, riconoscere che leuro
sta facendo il suo lavoro, ma noi
non il nostro. Leuro ci conduce e
costringe a convergere su standard
pubblici di Stati pi solidi, in particolare portando ai loro livelli, gi scarsi, i nostri standard africani di corruzione e evasione/elusione/privilegio
fiscale. Ma alleuro si imputa di non
averci costretti a farlo prima. Caso
di scuola il furto legalizzato
dellimmediato raddoppio da mille
lire a un euro dellimposta di bollo,
starter del raddoppio dei prezzi da
parte di molti impuniti, che magari
hanno poi chiuso i battenti e male-

dicono un fisco che pure li risparmia, e sempre pi spreme una platea sempre pi ridotta di contribuenti coatti o volontari.
Versato il lucro crescente delleuro
in tasca ai privilegiati nella stanza
dei bottoni e in anticamera, ora rifiutiamo di affrontare il danno
(ri)emergente, invece di fare del nostro meglio per riavere peso contrattuale nelle politiche europee
delloccupazione, limitando un rigore eccessivo, motivato dallavere noi
buttato gli anni di vacche grasse in
porcate come la legge elettorale di
pap Calderoli.
La guerra (della stanza) dei bottoni
tra chi ci stato, c o vorrebbe
esserci, magari per poco, incluso
chi la fiuta ma, come i *****, non capisce dove sta e in parlamento fa

www.arcipelagomilano.org
sit-in, dimostra e arraffa gli ultimi
arnesi politici rimasti a noi cittadini
semplici, ai quali la corte costituzionale vuole ridare il diritto di voto.
C una forte continuit tra cosiddetti vecchio e nuovo, nella seconda
repubblica brutta copia della prima.
Svanita lindignazione pubblica che
ne segn la fine, i nostri standard di
corruzione e di criminalit fiscale
sono molto peggiorati. Sul Corriere
della Sera (a p. 11, 3 dicembre) Enrico Marro pubblica i dati Irpef 2012:
il 51,7% del gettito viene dal 10%
dei contribuenti, una piccola minoranza di elettori che versa 78,7 miliardi mentre gli evasori continuano
a sottrarre allerario 120 miliardi di
euro lanno. La nostra una democrazia di evasori, elusori, condonati,
esonerati fiscali, e si vede.
Si vede nella trovata elettorale, di
grande
successo,
di
abolire
limposizione sulla prima casa - unico Stato al mondo. Se vi tolgono
unimposta, anche se potete pagarla
senza problemi, abbozzate e entrate a fare parte degli esonerati. E se
doveste lamentarvi dei vostri 78,7
miliardi pagati e dei 120 evasi, vi si

direbbe che non vi siete mica lamentati quando siete stati esentati.
Piatto di lenticchie e tombola: tutti
fratelli, uniti da e in una corruzione
che lo Zingarelli definisce come depravazione, dissolutezza, pervertimento. Appunto. Si capisce che il
promotore della proposta, vinte le
elezioni, sia poi risultato evasore
fiscale. C del metodo nella nostra
pazzia, cos diffusa da reputare intelligenza ladolescenziale furbizia di
scaricare le proprie responsabilit
sugli altri.
Ecco perch anche le responsabilit
generali sono di fatto assunte da chi
ha i necessari strumenti culturali,
professionali, morali e, come De
Gasperi, potr spiegare al mondo
che non sapevamo quello che facevamo. Grano e zizzania crescono
insieme, separati solo dopo la mietitura da una provvidenza che oggi si
serve delleuro. In Italia il futuro di
chi ha e riscuote fiducia, se ce n
motivo, dato che non merce disponibile sul mercato, tanto meno
politico.
Caso vuole, diciamo cos, che sulla
scena politica siano protagonisti tre

quarantenni (circa) che possono


farsi guerra o lavorare insieme, magari laicamente imparando dai nostri
due papi. Quasi a completare il
passaggio generazionale, ce ne sarebbe un altro, ma ha scelto i forconi, da portare in Europa (forse per i
finanziamenti comunitari).
Louis Pergaud, pubblic La guerra
dei bottoni nel 1912. Il film del
1962, con remake nel 1994. Un piccolo capolavoro, protagonisti i bambini di un villaggio che si fanno la
guerra strappandosi i bottoni; ma
anche affari, trasformando in femmina, pi pregiata e meglio pagata,
una volpe maschio col semplice espediente che potete immaginare.
Ma erano bambini. Un secolo fa.
Prima della guerra civile mondiale
tuttora in corso con le armi improprie della moneta, del libero mercato e del confessionale elettronico
globale. E con i missili nucleari puntati su di noi dal vicino e arrabbiato
orso russo, dopo la mancata adesione dellUcraina a unEuropa senza governo.
Politics, stupid! Bene comune, stella!

EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA 2.0


Gianni Zenoni
Una storia delledilizia residenziale pubblica va tracciata. Alla fine
dei finanziamenti pubblici per la
casa, lo IACP di Milano e Provincia amministrava circa 120.000
alloggi con una normativa che ne
garantiva la rotazione, nel caso
dei defunti (ci sono sempre state
tante persone anziane tra gli assegnatari) e soprattutto nel caso
di quegli alloggi che sarebbero
dovuti tornare disponibili grazie
allanagrafe biennale dellutenza
fatta dagli IACP prevista dalla
legge Regionale, dove sarebbe
dovuto essere revocata l'assegnazione a chi superava un certo
reddito.
Ma questo principio della rotazione degli assegnatari trov sempre
l'ostacolo dei Sindacati Inquilini
che fecero fare alla Regione una
modifica alla normativa della gestione: gli alloggi dei defunti furono assegnati a un parente con i
requisiti, mentre a quelli che superavano il reddito previsto dall'anagrafe dell'utenza era applicato
una versione ridotta di equo canone. La rotazione del patrimonio
pubblico era cos di fatto abolita e
le liste di assegnazione cominciarono ad allungarsi.
Per trovare finanziamenti lo Stato
fece allora la legge sullaliena-

n. 01 VI - 8 gennaio 2014

zione dei patrimoni degli Enti e


purtroppo anche degli IACP, dove
gli assegnatari avrebbero potuto
comprare l'alloggio in cui abitavano a un prezzo estremamente ridotto e con lunghe dilazioni. La
scandalosa legge era a tutto vantaggio della Casta Politica e in
questo caso della base, tradizionale assegnataria assieme ai sindacati di queste case.
Oggi all'Aler e ai Comuni gli alloggi pubblici in affitto sono rimasti
circa 65.000, i pochi soldi entrati
son stati utilizzati per le manutenzioni, e sempre senza rotazione le
liste di assegnazione si sono
sempre pi allungate. Inoltre iI
racket e le occupazioni abusive
diminuiscono ancor oggi la disponibilit delle residue abitazioni.
Difficile poi fare manutenzioni o
demolizione - ricostruzione perch dopo la svendita del patrimonio le case non sono pi dellEnte
pubblico ma condominii che creano molte difficolt nella loro gestione.
Quanto agli aspetti urbanistici la
recente legge - casa permette su
demolizione e ricostruzione dellesistente, un premio volumetrico
del 40%, che con i carenti finanziamenti pubblici esistenti potrebbe preludere ad accordi Pubblico-

Privato. Bisogna capire per su


quali quartieri della citt si potrebbe intervenire, perch questi ormai appartengono a diverse epoche di storia urbanistica della citt. Per esempio, quartieri in cattive condizioni come San Siro e
Giambellino sui quali si potrebbero realizzare accordi Pubblico Privato sono dellepoca delle
Siedlungen tedesche e fanno
ormai parte del disegno urbano
storico della citt e non dovrebbero essere demoliti. Infatti in Germania e Austria quartieri analoghi
sono stati oggetto di accurate
manutenzioni.
Nel realizzare questa particolare
edilizia non si seguita la linea
della monotipologia diffuso dai
primi del '900, specialmente dopo
la seconda guerra mondiale per
ogni finanziamento venivano utilizzati progettisti sempre diversi
con tipologie edilizie le pi varie e
addirittura differenti tecnologie
edilizie, spesso di sperimentazione, che hanno creato enormi difficolt nelle successive manutenzioni del patrimonio.
Oggi ci si domanda di nuovo come fare edilizia pubblica. Si deve
costituire di un patrimonio inalienabile di case esclusivamente a
rotazione e ad affitto sociale sui

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terreni a standard recuperati dalla
perequazione, dai PII e dai permessi di costruire convenzionati.
Le case a riscatto ovviamente non
si dovrebbero fare su terreni a
standard. La costruzione potr
avvenire solo attraverso finanziamento pubblico recuperato da apposite delibere Regionali e Co-

munali e attraverso lutilizzo della


monetizzazione degli Standard e
da una spending review del Welfare.
Ma una decisione va presa anche
per quel che riguarda le tipologie
che dovrebbe essere quella, inedita, delle case di primo accesso,
ripetitive e spartane nelle dotazio-

ni (ma non nella tecnologia) con


posti auto all'aperto, lasciando
allassegnatario il ragionevole desiderio di disporre una casa di
propriet, meglio dotata, ricorrendo al mercato delledilizia convenzionata di imprese e cooperative.

LICEO ECONOMICO E SOCIALE A MILANO


Francesco Silva
L'economia e il suo linguaggio hanno conquistato la comunicazione e
la vita quotidiana; l'economia domina la politica e ha invaso l'etica e il
diritto. Oggi ragioniamo, sentiamo e
decidiamo sempre pi valutando
costi e benefici delle scelte. Piaccia
o non piaccia, l'economia al centro
della cultura dei nostri giorni. Eppure in Italia, diversamente da altri paesi europei, di economia non vi
quasi traccia nell'educazione scolastica media e superiore. La classe
dirigente del nostro paese, quella
che dovrebbe prendere decisioni
che coinvolgono gruppi pi o meno
ampi della societ, con poche eccezioni digiuna di conoscenze economiche. L'eccezione rappresentata da qualche dirigente di aziende
private e pubbliche e da qualche
professionista. Solo una minoranza
di parlamentari ha rudimenti economici, spesso di marketing, eppure
legifera frequentemente su tematiche economiche. Per l'uomo politico
italiano la politica e i suoi volteggi
sono il prius e l'economia ci si deve
adattare. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti noi..
L'economia, intesa come area disciplinare di studio, non una scienza
come la fisica e la biologia. Certo
l'economia una scienza diversa da
quelle dure, ma un ambito conoscitivo che segue un preciso metodo scientifico - modelli e verifiche

empiriche - e studia fenomeni oggi


fondamentali. Sulla base di quella
classificazione ideologica delle conoscenze, la riforma delle le scuole
superiori del 1923 progett un liceo
elitario poggiato sulla cultura classica e storica, e uno aperto alle vere
e uniche scienze, il Liceo scientifico.
Sotto vi erano le scuole tecniche e
professionali. L'economia e le
scienze sociali mancavano nei piani
formativi con l'esclusione di alcuni
Istituti tecnici, dove avevano una
funzione strumentale. Finalmente
pochi anni or sono con la Riforma
Gelmini stato introdotto il Liceo
Economico e Sociale (LES), inserendolo peraltro nella famiglia dei
Licei umanistici, ex-magistrali.
Il LES, nel quale sono impartite ore
dedicate all'economia e al diritto, e
ad altre scienze sociali, si sta diffondendo, molto lentamente. A Milano il numero di classi ancora esiguo, poco pi di dieci. Lo sviluppo
non dettato dall'alto, ossia dal Ministero: la spinta iniziale viene dai
presidi delle scuole, ma vi deve poi
essere il concerto degli uffici scolastici, la cui richiesta passa alla
Provincia la quale a sua volta deve
chiedere l'autorizzazione alla Regione. Forse il processo decisionale
peggio ora che nel vecchio sistema centralizzato! Comunque tutto
parte (o si ferma) in seguito alle
pressioni favorevoli o sfavorevoli

degli insegnanti e alle richieste delle


famiglie, che comunque sono molto
poco informate sull'esistenza e il
senso del LES.
Questo procedere troppo lento e
inoltre non tocca la famiglia di licei
da cui proviene la maggior parte
della classe dirigente, e in particolare il Liceo scientifico. I genitori, gli
insegnanti, i presidi dovrebbero
spingere perch si dia pi spazio a
questa offerta didattica. Il LES, almeno sperimentalmente, pu essere accolto nei licei scientifici. Milano
una citt che deve essere sensibile a questo tema: al centro dell'economia nazionale e dispone di tre
buone Facolt di economia - Bocconi, Cattolica, Bicocca. Vi sono istituzioni nazionali gi attive nella
promozione del LES e che possono
contribuire alla sua modulazione
anche nei licei scientifici: sono l'Associazione Europea per l'Educazione Economica (AEEE) e la Societ
Italiana degli Economisti (SIE).
necessaria un po' di lungimiranza e
di imprenditorialit da parte degli
insegnanti e dei Presidi dei licei
scientifici milanesi, affinch si attivino per sperimentare nei loro edifici il
LES, un corso il cui contenuto ancora molto in formazione e quindi
adattabile a questo tipo di formazione.
Questo breve articolo un pressante appello in tal senso.

Scrive Dorina Chionna a LBG


Volevo con questa mia segnalarti
per quanto riguarda Aler e varie
leggi, che nel 2007 in Regione
stata votata dalla maggioranza di
allora una legge, la n. 27 e successive modifiche, che aumentava notevolmente gli affitti Aler e del De-

manio a chi anche fuori Provincia e


Regione possedeva una casa, anche ereditata: cos moltissimi si sono trovati affitti da 1.100 euro e pi,
con pensioni minime o non alte comunque, che non riescono a pagare
e risultano quindi morosi. Ho segna-

lato pi volte in questi anni ai politici


che conoscete il problema, ma per
ora non stato fatto nulla. Potreste
fare qualche articolo e sollecitare
chi di dovere a risolvere queste
questioni?

Scrive Giovanni Cara a LBG

n. 01 VI - 8 gennaio 2014

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www.arcipelagomilano.org
Ho letto l'articolo di Luca Beltrami
Gadola. Potreste, gentilmente, fargli
pervenire i miei pi sentiti complimenti? In poche parole ha fatto un
rendiconto completo su come sta-

ta gestita l'Aler dal dopoguerra in


poi. Si capisce proprio che del
mestiere. Comunque di cose positive sull'Aler credo che non ve ne
siano (salvo gli ultimi vent'anni da

cui non raccolgo notizie). Chi scrive


stato inquilino presso gli stabili di
via Pomposa (Piazza Ferrara) dal
1962 al 1979 e vi garantisco che ne
ho viste di tutti i colori.

MUSICA
questa rubrica curata da Palo Viola
rubriche@arcipelagomilano.org
Lissner o dell'innovazione, ricordi e commenti su tre prime scaligere contestate, a torto o a
ragione
Mentre Lissner passa le consegne
al nuovo Sovrintendente, la sua vicenda scaligera impone una riflessione generale sull'annoso tema del
rinnovamento del melodramma
classico, del confronto-scontro fra
gli "esperimenti" degli attualizzatori
e i tutori della tradizione. Lissner
infatti uno dei pi coerenti assertori
del primo partito, arrivato alla Scala con il programma - dichiarato sin
dal suo arrivo e puntualmente attuato - di rileggere il repertorio tradizionale trasponendone le tematiche in
chiave contemporanea.
Che si tratti di un approccio del tutto
lecito non dubbio: basti ricordare,
e non sempre lo si fa, che il tema
della riambientazione storica ha la
stessa et del melodramma, sia pure in termini esattamente opposti: se
oggi si vuole attualizzare, allora il
problema era quello di non incappare nella pruderie delle classi dominanti e nell'occhiuta censura che
sottoponeva i libretti a preventive
verifiche di moralit, alias ammissibilit politica. Mozart, Verdi, lo stesso Wagner, per citare solo i maggiori protagonisti della grande storia del
melodramma, pur vivendo in epoche e contesti politici diversi, furono
pi volte "consigliati", spesso interdetti e, pur di riuscire a far rappresentare le loro opere, costretti a
mascherare l'ambientazione originaria dei testi teatrali o letterari a cui si
erano ispirati, trasponendoli in epoche e localit improbabili, allo scopo
di cancellare qualsiasi elemento di
attualit e quindi di potenzialit eversiva.
da questa condizione, storicamente provata dagli epistolari che
narrano le traversie e le conseguenti forzature cui si dovette ricorrere,
che gli Innovatori di oggi traggono la
loro legittimit: se Verdi consent,
senza in fondo tanto soffrirne, a celare ogni sospetto di attualit alla
vicenda regicida del Bal Masqu
ambientandola in unimprobabile
contea di Boston, quanto mai mi-

n. 01 VI - 8 gennaio 2014

sconosciuta e abissalmente lontana


da qualsivoglia monarchia europea,
perch oggi sarebbe improprio mettere in scena in modi attuali un
complotto rivoluzionario contro il potere costituito, proprio come Verdi
avrebbe voluto fare, se gli fosse stato consentito?
Posta in questi termini, non ci sarebbe motivo di indignarsi se, nella
produzione scaligera del giovane
regista napoletano Michieletto, si fa
diventare la scena del primo atto un
party elettorale indetto da Riccardo
in cerca di consensi, con schermi di
computers che riportano sondaggi e
cartelloni con scritto "VOTA RICCARDO"... Eppure, lo confesso, alla
fine di quell'atto io non solo ho
"buuato" ma, per la prima e spero
ultima volta, sono andato via, perch l'invadenza della messa in scena e la sua volgarit rendeva impossibile ascoltare la musica e il
canto. Perch lo stesso effetto non
mi ha fatto la Traviata di Tcherniakov che quanto a invenzioni spaesanti non da meno, dall'affettar
zucchine dell'angosciato Alfredo del
secondo atto alle "pasterelle" portate in dono alla moribonda Violetta
del Terzo?
La risposta la si trova, penso, nella
struttura, nell'essenza stessa di
questa particolarissima forma rappresentativa che il Melodramma e
che la differenzia da tutte le altre
forme teatrali. Il melodramma consiste infatti nel quasi miracoloso coesistere in un unico testo di forme
espressive affatto diverse: cos come una scrittura orchestrale il risultato del "concerto" di tanti parti
solistiche, cos il melodramma fa
coesistere una vicenda letteraria,
una partitura musicale, un testo canoro affidato a voci soliste e a un
coro, e una rappresentazione scenica fatta, a sua volta, dall'interpretazione drammaturgica, dalla scenografia, dai costumi e quant'altro. Allorch questi elementi raggiungono
un reciproco equilibrio, pur in termini

innovativi, e l'insieme arriva allo


spettatore come un tutt'unico armonico e intenso, il godimento tale
che solo una stolida insensibilit
pu invocare il rispetto della mise
en scene tradizionale. Ma quando
l'una o l'altra di queste componenti
spicca il volo in una "invenzione",
magari ragionata e intelligente, ma
che non riesce a trascinare con s
tutte le altre componenti, il magico
equilibrio si dissolve e la rappresentazione si destruttura al punto da far
apparire "non credibili", quindi talvolta ridicoli, gli altri elementi, addirittura rendendo non udibile l'esecuzione musicale.
questo che accaduto nel Ballo
di Michieletto che letteralmente occult la pur non spregevole prestazione musicale e canora che l'accompagnava. Ed questo, a mio
avviso, che non accaduto nella
Traviata dei giorni scorsi dove, nonostante alcune indubbie sbavature
come quelle che ho citato, la rilettura drammaturgica e la sua trasposizione scenica e canora hanno sprigionato una tale energia, una tale
verit da trascinare con s una pur
non eccelsa esecuzione musicale:
Traviata che intravvede, sin dalla
prima scena, il suo futuro di decadenza fisica in Annina, rappresentata come una vecchia "baldracca" dai
capelli rosso carota - una vera e
propria invenzione che nessuno
prima aveva pensato per questo
personaggio dal ruolo unicamente
accompagnatorio e consolatorio;
Violetta che si veste, prima ancora
di ascoltare l'amara profezia di
Germont ("Un d quando le ceneri il
tempo avr fugate") con vestaglia e
pantofole come se gi il suo rapporto con Alfredo fosse giunto a tale
inevitabile sbocco (da cui la straziante ribellione dell"Amami Alfredo"); Traviata che, prima di cedere
al male che di l a poco la uccider,
si "autoseppellisce" sotto il grande
piumone che nell'ultima scena sostituisce il tradizionale letto di morte.

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Queste alcune delle "reinvenzioni"
che, insieme alla tensione emotiva
ai limiti della nevrosi che la Darnau
tiene altissima durante tutta la rappresentazione, fanno di questa produzione una rappresentazione di
qualit e intensit altissime.
E lesecuzione musicale? Anche
Gatti ha cercato di accompagnare la
drammaturgizzazione estrema con
alcune scelte dirimenti, quali il ritorno alla tonalit alta del finale del III
atto, inspiegabilmente modificata da
Verdi nella seconda versione e certo pi adatta allatmosfera di desolazione e morte. Tuttavia, certo, non
unesecuzione memorabile: ma, mi
si perdoni il paragone dissacrante,
di fronte alla grande interpretazione
Visconti - Callas, non fece la stessa
scelta Giulini nel 1958? Se si vuole
trovare un esempio totalmente riuscito di felice innovazione, nella
quale tutte le componenti dello spettacolo hanno raggiunto uneccellenza che a sua volta ne ha esaltato
le altre, si deve pensare al terzo dei
tre spettacoli che qui ho voluto ricordare: la Carmen di Emma Dante
e Daniel Baremboim interpretata da
Anita Rachvelishvili (2009): una
rappresentazione travolgente, dove
il tema della compresenza fatale fra
eros e morte coinvolgeva interpreti,

orchestra e invenzioni sceniche,


senza nemmeno i peccati veniali in
cui incorso Tcherniakov.
Eppure anche a quella Prima i buuu
cercarono di sovrastare gli applausi
di coloro, ed erano in tanti, che avevano capito. Ben strana cosa,
questa dei buuu delle prime scaligere. Come si fa, tornando allultimo 8
dicembre, ad applaudire linterpretazione della Darnau e fischiare la
regia di Tcherniakov? Come se
quella interpretazione si fosse sviluppata da s e non invece, com
ovvio, guidata in ogni suo gesto e
momento, dallautore-ispiratore di
questa lettura profondamente innovativa. O come, addirittura, se la
maestria e leccellenza dellesecuzione canora potesse essere isolata
dallinterpretazione scavata e sofferta del personaggio.
Ora che Lissner se ne va, lasciando
dietro si s, come si visto, luci ed
ombre, successi meritati (fra cui il
Lohengrin dellanno scorso) e critiche immeritate, la storia delle reazioni del pubblico che sopra ho ricordato non sembra rivelare una
maturazione collettiva e una cultura
univoca sul tema del Regietheater
(cos si chiama, essendo divenuta la
regola in Germania e a Salisburgo).
Cosicch i nuovi responsabili del

Teatro dovranno attendersi nuovi e


spesso ingiustificati contrasti. Eppure, a mio avviso, la posizione da assumere - in vista degli innumerevoli
tentativi a cui assisteremo nei prossimi anni - dovrebbe essere scontata: detta con la semplicit dello
spettatore, non esistono interpretazioni giuste o sbagliate: esistono
rappresentazioni belle - talvolta
grandi - ed esistono rappresentazioni sciatte e superficiali, siano esse nel solco pi pedissequo della
tradizione o le pi innovative e dissacranti.
Quando il miracolo della tensione
melodrammatica si produce, quando il canto si fa comprensibile e trascinante nonostante non se ne sia
capita una parola perch mal pronunciata o perch appartenente a
una lingua e a un vocabolario ormai
desueti, quando ci che vediamo
sulla scena non ci rende sordi alla
musica ma ci fa attenti alle sue pur
minime sfumature e viceversa
ecco allora siamo davanti a uno
spettacolo degno della grande tradizione del melodramma e di questo
magnifico teatro di cui andiamo fieri.
Andrea Silipo

ARTE
questa rubrica a cura di Virginia Colombo
rubriche@arcipelagomilano.org
Il Seicento lombardo in mostra a Brera
La Pinacoteca di Brera possiede un
ingente patrimonio di dipinti dei
principali protagonisti del Seicento
lombardo, realizzati a partire dallet
di Federico Borromeo fino alla successiva stagione barocca e alla
svolta classicista della seconda Accademia Ambrosiana. Un patrimonio in parte nascosto per per ragioni di spazio espositivo, godibile
ancora per una settimana.
Ecco perch la mostra Brera e il
Seicento lombardo nasce proprio
con lo scopo di approfondire e di
poter vedere alcuni tra le pi significative opere lombarde del XVII secolo. Le 46 opere presentate sono
per lo pi di grande formato, e quindi difficilmente movimentabili al di
fuori degli spazi museali, e ben 21
sono i dipinti provenienti dai depositi
interni ed esterni di Brera, tutti destinati ad essere esposti nel futuro
progetto museale della Grande
Brera.
Pale daltare ma anche quadri di
piccolo formato, che videro la luce

n. 01 VI - 8 gennaio 2014

quando Milano era sotto la dominazione spagnola. Unepoca raccontata ne I Promessi Sposi e che viene
ricordata come opprimente e terribile, ma che, grazie allinfluenza dei
cardinali Carlo e Federico Borromeo, sul versante artistico fu ricca di
talento creativo. Milano, sotto la
spinta propulsiva del Concilio di
Trento, divenne la fucina di un modo nuovo di intendere larte: cio un
aiuto alla devozione dei fedeli e un
esempio dei valori autentici della
rinnovata religiosit cristiana. Movere, delectare, docere, per lappunto,
per unarte semplice e alla portata di
tutti, senza fronzoli n inutili virtuosismi.
Fra i capolavori esposti ci sono
quattro importanti pale daltare, tre
delle quali firmate e datate: di Fede
Galizia il Noli me tangere (1616),
della maturit di Carlo Francesco
Nuvolone lAssunzione della Vergine (1648), ormai pienamente barocca, e di Giuseppe Nuvolone il
San Francesco in estasi (1650); di

Giovan Battista Crespi detto il Cerano invece il Cristo nel sepolcro,


san Carlo e santi (1610 circa), fino a
qualche mese fa in deposito presso
la chiesa milanese di Santo Stefano.
Accanto alla pala di Fede Galizia,
uno dei rari dipinti di grande formato
della pittrice milanese, nota soprattutto per la produzione di ritratti e
nature morte, viene presentato una
poco conosciuta tela di Agostino
Santagostino, Il congedo di Cristo
dalla madre, che con quella della
Galizia illustrava episodi della vita di
Maria Maddalena entro la distrutta
chiesa del monastero femminile agostiniano dedicato alla santa in Milano.
Lesposizione rende possibile proporre, anche se solo attraverso tre
opere, limportante serie oggi dispersa dei cicli di dipinti gi realizzati per la Sala dei Senatori in Palazzo Ducale (oggi Palazzo Reale) a
Milano. A dare inizio alla decorazione dellambiente era stata lAndata

13

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al Calvario di Daniele Crespi, eseguita alla met degli anni venti, offerta al Senato dal cardinale Cesare
Monti, grande collezionista. Dal ciclo delle Storie della Passione di
Cristo,
provengono
lOrazione
nellorto di Giovanni Stefano Montalto e la Flagellazione di Giuseppe
Nuvolone, entrambe ancora nelle
ricche cornici dorate originali ed eccezionalmente presentate ora a
fianco dellopera del Crespi. Probabile ispiratore, se non diretto committente della decorazione della sala, con il ciclo della Passione e con
quello dedicato al tema delle Allegorie della Giustizia cristiana, era stato
Bartolomeo Arese, Presidente del
Senato di Milano (1660-1674), mecenate e protagonista della vita politica cittadina nei decenni centrali del
XVII secolo.
Il percorso espositivo comprende
altri dipinti di soggetto sacro di piccolo e medio formato, tra i quali si
segnalano il bozzetto per una pala
daltare nella Certosa di Pavia del
Morazzone (La Madonna del Rosa-

rio con san Domenico e due angioletti), la tavoletta di Cerano con San
Giorgio e il drago e la Nativit e adorazione dei pastori di Giuseppe
Vermiglio, espressione del realismo
lombardo di un pittore sensibile alla
rivoluzione caravaggesca.
Una nutrita sezione dedicata ai
ritratti e autoritratti, soprattutto di
pittori milanesi e lombardi, appartenuti al Gabinetto de ritratti costituito
da Giuseppe Bossi,
allinizio
dellOttocento segretario dellAccademia di Brera e tra i promotori del
museo stesso. Tra le opere degne
di nota vi sono il ritratto di gruppo
della famiglia Nuvolone, realizzato a
met del XVII secolo dai due fratelli
Carlo Francesco e Giuseppe, e
lAutoritratto di Giulio Cesare Procaccini, dipinto un anno prima della
morte nel 1624, ora presentati insieme ad altre opere, tra le quali la
coppia dipinta da Tanzio da Varallo
(considerati un tempo effigi dellartista e della di lui consorte) e il ritratto dipinto da Francesco Cairo del
pittore perugino e scrittore darte

Luigi Scaramuccia, appartenuti


anchessi al Gabinetto bossiano.
A completamento del percorso espositivo, dalla ricca collezione del
Gabinetto dei disegni della Pinacoteca di Brera si presentano otto importanti fogli di pittori diversi, tra i
quali spiccano Cerano, Morazzone
e il Moncalvo. Opere di grande interesse e pregio, accumunate da valori di fondo iscrivibili alla rinnovata
religiosit cristiana dopo la Riforma
protestante, e che fanno emergere
valori pittorici come le pennellate
dense e materiche e luso tutto scenografico degli effetti di luce.
Il Seicento lombardo a Brera. Capolavori e riscoperte a cura di Simonetta Coppa e Paola Strada fino
al 12 gennaio 2014 Pinacoteca di
Brera, sale XXX-XXXIV Orari: da
marted a sabato dalle 8:30 alle
19:15 (la biglietteria chiude alle
18.40). Biglietti Intero: 10,00, Ridotto: 7,00

Kandinsky e la nascita della pittura astratta


Che cos lastrattismo? Che significato hanno cerchi, linee, macchie di
colori a prima vista casuali ma di
gran impatto visivo? C qualcosa
oltre la superficie del quadro? Per
rispondere a questi leciti interrogativi arriva a Milano una grande retrospettiva dedicata a uno degli artisti
pi significativi del secolo scorso:
Vassily Kandinsky.
Sono oltre 80 le opere in mostra,
tutte provenienti dal Centre Pompidou di Parigi e tutte firmate dal padre dellastrattismo. Una esposizione che offre una panoramica completa dellevoluzione dellartista, partito da una figurazione semplice e
legata alla tradizione, ma che arrivato a concepire alcune delle teorie
artistiche pi interessanti del 900.
Un percorso di ricerca lungo e fatto
di molte sperimentazioni, che caratterizza larte di Kandinsky come
qualcosa di complesso ed estremamente affascinante.
Lapertura di grande impatto, con
la ricostruzione, per la prima volta
portata
fuori
dalla
Francia,
dell"ambiente artistico totale" ricreato nel 1977 dal restauratore Jean
Vidal, ovvero pitture parietali eseguite riportando fedelmente i cinque
guazzi originali con cui Kandinsky
decor il salone ottagonale della
Juryfreie Kunstausstellung di Berlino, esposte tra il 1911 e il 1930.
Il percorso prosegue poi in ordine
cronologico, esaminando le tante
fasi vissute da Kandinsky. Gi dalle

n. 01 VI - 8 gennaio 2014

prime opere lartista russo dimostra


una passione per il colore, le atmosfere di gusto impressionista e fauve con unattenzione ai temi leggendari e legati al passato, come ad
esempio i cavalieri, soggetti che si
trova ad affrontare allinizio del 900.
Abbandonata la Russia, Monaco
sembra offrire una vita migliore a
Kandinsky, che frequenta lAccademia di Belle Arti e si lega ad artisti
che sperimentano con lui un tipo di
arte ancora di gusto Art Nouveau:
il momento del gruppo Phalanx.
Dopo viaggi che lo conducono in
giro per il mondo insieme alla nuova
compagna, la pittrice Gabriele Munter, Kandinsky si trasferisce a Murnau, in Baviera, ed l che, passo
dopo passo, nascer lastrattismo.
Gradatamente i disegni si fanno
piatti, il colore prende piede e nel
1910 vedr la luce il primo acquerello astratto, dipinto con i colori primari che hanno, agli occhi dellartista,
una valenza e un significato unico e
fondamentale.
Nel 1912, in compagnia dellamico
Franz Marc, nascer il celebre
Blaue Reiter, quel Cavaliere Azzurro protagonista degli esordi di Kandinsky e che diverr anche un fortunato almanacco artistico. Seguir a
breve Lo spirituale nellarte, trascrizione del pensiero e della dottrina di
Kandinsky sullarte astratta.
Con lo scoppio della guerra Kandinsky costretto a tornare in Russia, momento in cui torner a una

fugace figurazione e in cui conoscer la futura moglie Nina. Nel 1922


accetta il prestigioso invito del Bauhaus di Gropius e si trasferisce a
Dessau come insegnante. Dopo la
chiusura nazista di questa prestigiosa scuola, Kandinsky decide di recarsi a Parigi, sua ultima meta e citt allora pervasa dalle grandi novit
del cubismo e del surrealismo, corrente questultima, che influenzer
fortemente gli ultimi lavori dellartista.
Figure biomorfe sembrano galleggiare leggere e impalpabili su cieli
blu, diagonali di colore, griglie e colori pastello. Il cielo e la luce tanto
amata della ville lumiere lasceranno
unultima suggestione nelle grandi
composizioni cos come nei piccoli
dipinti su cartone che Kandinsky
cre durante la Guerra.
In mostra sono presenti alcune delle
opere pi significative dellartista,
quelle che tenne per s costantemente appese in casa o che don
allamata moglie Nina, e che danno
quindi il resoconto esatto di unarte
che si rivelata fondamentale anche per i pittori moderni. Molto dovettero a Kandinsky Pollock e i suoi
irascibili, cos come, larte astratta
e lInformale ebbero un debito enorme nei confronti di questuomo
che ebbe il coraggio di dire che le
forme e i colori sono fondamentali,
spirituali, e che la pittura deve trasmettere lessenza pi profonda di
chi la crea e di chi la guarda.

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Kandinsky: la collezione del Centre Pompidou fino al 4 maggio

2014 Orari: luned:14.30 - 19.30 dal


marted alla domenica: 9.30 - 19.30

gioved e sabato: 9.30 - 22.30 Biglietti: intero 11,5, ridotto 9,5

La genesi dellopera di Pellizza da Volpedo


Il Quarto Stato, opera che inizia
simbolicamente il percorso del Museo del 900, viene ora studiato e
indagato nella sua genesi lunghissima, dieci anni, che ha portato al
suo compimento definitivo. A cura di
Aurora Scotti, la mostra presenta
circa trenta opere tra disegni e dipinti di Pellizza da Volpedo allestiti
nello spazio mostre al piano terra
del museo e una radiografia a grandezza naturale dellopera.
Cos come fu per l'acquisto dell'opera - nel 1920 tramite una pubblica
sottoscrizione - il Museo chieder ai
cittadini e ai visitatori di esprimere il
loro parere in merito a un eventuale
spostamento del capolavoro di Pellizza, trasformando cos l'atrio in sala museale.
Lartista, partendo da una formazione filosofico - storica, sente la necessit di trattare temi allora attuali
come le problematiche sociali e politiche dellItalia unita, in particolare
quelle dello sciopero e della protesta popolare, temi che affronta in
disegni e bozzetti ad olio realizzati
dal 1890, assecondando la convinzione che la pittura di storia doveva
trattare temi di assoluta contemporaneit.
Il lungo iter progettuale dellopera
segnato da due tappe fondamentali:
Ambasciatori della fame (1892) e
Fiumana (1895-96). Una lunga elaborazione che rese lartista consapevole della propria missione intellettuale. A ogni fase corrisponde infatti una peculiare sperimentazione
compositiva e tecnica, il cui sviluppo

pu essere seguito lungo le tre sezioni della mostra, dove sono esposti i bozzetti, i disegni preparatori e
alcune analisi radiografiche.
La prima versione dellopera Ambasciatori della fame, e gi da questa versione Pellizza sceglie il luogo
e il tempo dell'azione: la piazza davanti a palazzo Malaspina, a Volpedo, simbolo del potere signorile di
antica data. Nella luce di un mattino
primaverile - il 25 aprile sullimbocco di Via del Torraglio,
Pellizza fece avanzare un gruppo di
lavoratori guidati da due portavoce
dal piglio deciso in primo piano e
affiancati da un ragazzo pi giovane.
Nel corso del 1893-94 decise di riproporre il tema in un nuovo quadro
di pi grandi dimensioni, cercando
di mettere meglio a fuoco il gruppo
centrale dei personaggi. Abbandonata la tecnica a larghe pennellate,
adotta una tecnica divisionista a
piccoli punti e linee di colori disposti
in modo puro sulla tela, per raggiungere effetti di luminosit ed espressivit. Nel nuovo bozzetto, eseguito nel 1895, Pellizza elimin il
punto di vista dallalto per una presa
diretta frontale dei suoi protagonisti:
numerose figure di artigiani e contadini che avanzano guidati dai due
capi della rivolta affiancati ora da
una donna con un bimbo in braccio,
ritratto di Teresa, moglie dellartista.
Di l a poco vedr la luce Fiumana, il
cui titolo allusivo allingrossarsi
della schiera dei lavoratori, paragonabile ad un fiume in piena, puntan-

do sulla diffusione del messaggio


idealmente rivolto a tutti i lavoratori
e sulladesione di massa ad esso.
Nel 1898 Pellizza decise di riaffrontare il tema su una tela ancora pi
grande, ricominciando a eseguire
disegni per tutte le figure e facendo
nel 1899 un nuovo bozzetto dalle
cromie calde e intense a cui diede
per titolo Il cammino dei lavoratori.
Ancora una volta alla rielaborazione
pittorica il pittore accompagn letture sempre pi attente alle problematiche sociali. Il risultato fu un nuovo
cambio dimpostazione, sostituendo
alla massa indistinta di lavoratori
una sequenza di uomini e qualche
donna disposti su pi file a occupare tutta la scena.
A questa tela Pellizza lavor incessantemente dal 1898 al 1901,
quando scelse di intitolarla Il Quarto
stato. La tela divenuta dunque il
simbolo della fiducia che il cammino
di lavoratori avrebbe portato ad un
futuro migliore, anticipando e incarnando una delle forze motrici del
Ventesimo secolo. Una mostra per
ripercorrere gli studi, i disegni e i
tentativi che hanno preceduto
lopera, divenuta un simbolo universale e che ora diventer uno dei
simboli di Expo 2015.
Giuseppe Pellizza da Volpedo e il
Quarto Stato. Dieci anni di ricerca
appassionata Museo del '900 Spazio mostre fino al 9 marzo 2014 Costo: intero 5, ridotto 3 Orari: lun.
14.30 - 19.30 mar. mer. ven. e dom.
9.30 - 19.30 gio. e sab. 9.30 - 22.30

La lenta rinascita del Maga di Gallarate


A dieci mesi dal terribile incendio
che devast il museo, il MAGA di
Gallarate riapre i battenti. Sabato
scorso, alla presenza delle autorit
cittadine e di un grandissimo pubblico, si svolta linaugurazione, che
ha svelato una parte del museo restaurata e rinnovata, pronta a ospitare una mostra tutta particolare:
With a little help from my friends.
Artisti per il Maga. 180 artisti italiani, tra cui anche qualche grande
nome di risonanza internazionale,
hanno voluto donare unopera destinata a essere esposta temporaneamente al museo per poi essere
venduta, e i cui proventi serviranno
a finanziare parte dei futuri lavori di
restauro del museo.

n. 01 VI - 8 gennaio 2014

Il progetto sicuramente molto sentito, come dimostrano le tante decine di visitatori presenti allinaugurazione, cos come sentito da
parte degli artisti stato il bisogno e
la necessit di smuovere qualcosa
per ricreare in fretta un museo sul
territorio, rovinato e distrutto da quel
terribile incendio del febbraio scorso, le cui cause, ancora oggi, sono
avvolte nel mistero.
Se il piano terra stato in parte restaurato e reso pronto per lutilizzo,
la struttura nel suo complesso ancora necessiter di tempo, soldi e attenzioni. Molto gi stato fatto con i
contributi della Regione Lombardia
(150mila euro) e della Fondazione
Cariplo (250mila euro). Senza dimenticare la Triennale di Milano e la

Villa Reale di Monza, che hanno


messo in mostra la collezione permanente del museo, dando un senso di continuit e speranza alle opere darte che con tanta fatica sono
state strappate alle fiamme.
L'idea quella di organizzare una
mostra che permetta di riaprire il
MAGA con un evento informale e
discorsivo capace di far percepire il
museo come un luogo davvero aperto alla collaborazione della comunit da cui nato - spiega Giovanni Orsini presidente del Premio
Gallarate - Le opere in mostra saranno cedute a fronte di un contributo anche modesto, i contribuiti raccolti dal Premio Gallarate avranno
l'obiettivo di costituire un fondo per
permettere lo sviluppo delle attivit

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del MAGA nel 2014, e di rispondere
alle necessit di recupero dello stabile. With A Little Help from My
Friends dunque il segnale di come
il Premio Gallarate, come accade
dal 1949, sostenga con forza la presenza di un museo cittadino dedicato alla contemporaneit e che questo museo, il MAGA, sia supportato
e accolto da un'ampia comunit di

artisti, curatori, ma anche appassionati di arte e cultura, in primis da


Gallarate e dalla nostra regione.
Sino al 22 dicembre il MAGA ritorna
a essere spazio di incontro e condivisione, con una mostra che permette non solo di acquistare arte,
ma anche e soprattutto, di farlo per
unottima e validissima causa.

MAGA - Fondazione Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea


'Silvio Zanella' - via De Magri, 1,
Gallarate Orari: marted - mercoled
- venerd 11.00 - 18.30 gioved
11.00 - 21.00 sabato - domenica
11.00 - 19.30 Chiuso il luned INGRESSO GRATUITO

Musica e grandi emozioni per i Visitors di Ragnar Kjartansson


The Visitors, la mostra installazione
di Ragnar Kjartansson allHangar
Bicocca, una di quelle ormai rare
mostre-esperienze darte che lasciano davvero qualcosa allo spettatore, che commuovono e che ci
fanno sentire parte di qualcosa, di
unesperienza lirica ed emozionante.
Lartista islandese, gi affermato
sulla scena internazionale e sperimentatore di vari linguaggi, come la
musica, il teatro e il cinema, propone una grande e suggestiva installazione di nove video proiezioni in
scala 1:1, per una mostra di grandissimo successo che stata prorogata fino al 5 gennaio 2014.
The Visitors, il cui titolo rimanda
allultimo e malinconico album degli
ABBA, racconta una storia musicale. Nove musicisti diversi, tutti amici
di Kjartansson, cantano e suonano
visivamente in contemporanea per
pi di unora, ognuno con il proprio
strumento, la stessa canzone, una
poesia intitolata Feminine Ways,
composta dallex moglie dellartista
e musicata da Kjartansson stesso.
I musicisti, tra cui le sorelle fondatrici della band Mm e alcuni membri
dei Sigur Rs, sono ripresi da una
videocamera fissa, allinterno di nove stanze differenti, tutte parte di
una antica e malinconica dimora di
propriet della famiglia Astor,

nellUpstate di New York. In uno dei


video, in cui viene ripresa lottocentesca veranda della casa, sono
presenti anche alcuni dei proprietari
stessi, che interpretano una sorta di
coro e di accompagnamento vocale.
Le nove tracce audio e video sono
girate separatamente, ma vengono
proiettate in contemporanea sui
grandi schermi, per far s che lo
spettatore venga circondato, nonch reso partecipe, di questa straordinaria performance ed esperienza sensoriale. Non solo la melodia
straziante e commovente in alcuni
momenti, ma anche la fotografia
delle scene, che sembrano tableaux
vivant daltri tempi, riesce a proiettare lo spettatore al centro di questa
situazione, estraniandolo totalmente
dalla realt quotidiana che lo aspetta dietro la porta dingresso.
Figura trainante dellintera opera
proprio lartista stesso, che canta,
accompagnato da una chitarra, in
una vecchia vasca da bagno, facendo da direttore dorchestra a
questo improbabile e suggestivo
coacervo di artisti islandesi che tramite cuffie, seguono il ritmo, suonano, cantano, e sono parte dellopera.
Kjartansson non nuovo a questo
tipo di operazioni, che vogliono esprimere concetti per lui fondamentali: la forza della musica, le sensa-

zioni e le connessioni psicologiche


che una melodia pu creare, larte
come forza di collaborazione tra diverse persone ed elementi, lamore
per la performance. Si potrebbe dire
molto altro. In realt meglio lasciar
la magia e la sorpresa della scoperta di questopera, cos forte emozionalmente e di grande impatto emotivo.
In contemporanea sar possibile
visitare la mostra Islands, di Dieter
Roth e Bjorn Roth, artisti tedeschi,
padre e figlio, maestri dellaccumulazione e del creare opere in cui si
uniscono pittura, scultura, fotografia,
video ed editoria. Senza dimenticare una serie di opere fatte interamente di zucchero e cioccolato, inediti busti ritratto dartista.

Ragnar Kjartansson The Visitors a cura di Andrea Lissoni e Heike Munder. La mostra riaprir gioved 5 dicembre. prorogata fino al
5 gennaio 2014.
Dieter Roth Bjrn Roth - Islands a
cura di Vicente Todol Fino al 9 febbraio 2014
HANGAR BICOCCA via Chiese 2
Orari: Lun-mar-merc: chiuso Gioven-sab-dom: 11-23 Entrata gratuita

Perch il Museo del Duomo un grande museo


Inaugurato nel 1953 e chiuso per
restauri nel 2005, luned 4 novembre, festa di San Carlo, ha riaperto
le sue porte e le sue collezioni il
Grande Museo del Duomo. Ospitato
negli spazi di Palazzo Reale, proprio sotto il primo porticato, il Museo
del Duomo si presenta con numeri e
cifre di tutto rispetto. Duemila metri
quadri di spazi espostivi, ventisette
sale e tredici aree tematiche per
mostrare al pubblico una storia fatta
darte, di fede e di persone, dal
quattordicesimo secolo a oggi.
Perch riaprire proprio ora? Nel
2015 Milano ospiter lExpo, diventando punto di attrazione mondiale

n. 01 VI - 8 gennaio 2014

per il futuro, cos come, in passato,


Milano stata anche legata a doppio filo a quelleditto di Costantino
che questanno celebra il suo
1700esimo anniversario, con celebrazioni e convegni. Non a caso la
Veneranda Fabbrica ha scelto di
inserirsi in questa felice congiuntura
temporale, significativa per la citt,
dopo otto anni di restauri e un investimento da 12 milioni di euro.
Il Museo un piccolo gioiello, per la
qualit delle opere esposte cos
come per la scelta espositiva.
Larchitetto Guido Canalico lo ha
concepito come polo aperto verso
quella variet di generi e linguaggi

in cui riassunta la vera anima del


Duomo: oltre duecento sculture, pi
di settecento modelli in gesso, pitture, vetrate, oreficerie, arazzi e modelli architettonici che spaziano dal
XV secolo alla contemporaneit.
E lallestimento colpisce e coinvolge
gi dalle prime sale. Ci si trova circondati, spiati e osservati da statue
di santi e cherubini, da apostoli, da
monumentali gargoyles - doccioni,
tutti appesi a diversi livelli attraverso
un sistema di sostegni metallici e di
attaccaglie a vista, di mensole e
supporti metallici che fanno sentire
losservatore piccolo ma allo stesso
tempo prossimo allopera, permet-

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tendo una visione altrimenti impossibile di ci che stato sul tetto del
Duomo per tanti secoli.
Si poi conquistati dalla bellezza di
opere come il Crocifisso di Ariberto
e il calice in avorio di san Carlo; si
possono vedere a pochi centimetri
di distanze le meravigliose guglie in
marmo di Candoglia, e una sala altamente scenografica espone le vetrate del 400 e 500, alcune su disegno dellArcimboldo, sopraffini
esempi di grazia e potenza espressiva su vetro.
C anche il Cerano con uno dei
Quadroni dedicati a San Carlo,
compagno di quelli pi famosi esposti in Duomo; c un Tintoretto ritrovato in fortunate circostanze, duran-

te la Seconda Guerra mondiale, nella sagrestia del Duomo. Attraverso


un percorso obbligato fatto di nicchie, aperture improvvise e sculture
che sembrano indicare la via, passando per aperture ad arco su pareti in mattoni a vista, si potr gustare
il Paliotto di San Carlo, pregevole
paramento liturgico del 1610; gli Arazzi Gongaza di manifattura fiamminga; la galleria di Camposanto,
con bozzetti e sculture in terracotta;
per arrivare fino alla struttura portante della Madonnina, che pi che
un congegno in ferro del 1700,
sembra unopera darte contemporanea. E al contemporaneo si arriva
davvero in chiusura, con le porte
bronzee di Lucio Fontana e del

Minguzzi, di cui sono esposte fusioni e prove in bronzo di grande impatto emotivo.
Il Duomo da sempre il cuore della
citt. Questo rinnovato, ampliato,
ricchissimo museo non potr che
andare a raccontare ancora meglio
una storia cittadina e di arte che ebbe inizio nel 1386 con la posa della
prima pietra sotto la famiglia Visconti, e che continua ancora oggi in
quel gran cantiere, sempre bisognoso di restauro, che il Duomo
stesso.
Museo del Duomo Palazzo Reale
piazza Duomo, 12 Biglietti: Intero
6 euro, ridotto 4 euro Orari: MartedDomenica: 10.00 -18.00.

Il marmo vivo di Rodin


Sessanta sculture e un allestimento
che sembra un cantiere in corso,
per dare lidea di un atelier vivo ma
in momentaneo riposo. Cos la sala
delle Cariatidi stata invasa e resa
un cantiere artistico tutto in divenire,
creato appositamente per ospitare i
preziosi marmi di Auguste Rodin,
celebre scultore francese, protagonista della rassegna pi completa
sulle opere in marmo del maestro
francese.
Tre le sezioni presentate, che illustrano temi e modi del lavoro di un
artista che, al pari di Michelangelo,
ha saputo trasformare un materiale
difficile come il marmo in qualcosa
di tenero e seducente.
Lillusione della carne e della sensualit infatti il tema intorno a cui
si sviluppa la prima sezione, nella
quale sono raccolte alcune opere
giovanili e di stampo classico. Protagonista indiscusso di questa prima
parte Il bacio, che spicca, anche
per dimensioni, su tutta la sala, e
che fece scalpore nella Francia di
fine Ottocento per la libert e la
sensualit dei due amanti colti in un
gesto proibito.
La seconda sezione propone alcune
fra le sculture pi conosciute di Rodin e dimostra la piena maturit del
maestro anche dal punto di vista

della capacit di elaborazione delle


figure che emergono dai candidi
blocchi di pietra. Accanto a ritratti di
grande intensit, lontani dalla fredda
precisione dinizio carriera, come il
busto dedicato alla compagna di
una vita Rose Beuret, si alternano
richiami alleros e alla disinibita ricerca formale ed estetica del maestro, manifestando la sua necessit
di tentare nuovi percorsi scultorei.
Qui le commoventi Mains damant
sono un richiamo lirico allamore e
alla sensualit, ma lasciano gi pienamente comprendere il lavoro di
recupero della tradizione che Rodin
conduce insieme allaffermazione di
una nuova idea di scultura.
La poetica dellincompiuto caratterizza la terza sezione dove c il trionfo del non finito, espediente che
rimanda immediatamente a Michelangelo e che Rodin rielabora in una
chiave di assoluta novit.
Una mostra che spiega anche la
modernit del pensiero di Rodin, gi
conscio dellimportanza di avere
opere darte riproducibili e che
chiama a lavorare con alcuni tra i
pi valenti maestri lapicidi dellepoca, diretti e indirizzati proprio da
Rodin stesso nel creare e sbozzare
marmi preziosi. Scrive Aline Magnien conservatore capo del patri-

monio del Muse Rodin di Parigi:


Se la mano dello scultore fondamentale per i suoi interlocutori,
evidente come Rodin tenga separate le cose: da una parte lideazione
e il modello, di cui si assume la piena responsabilit, dallaltra lesecuzione, aperta mente delegata e
alla quale non esita a far partecipare il committente, a cui lascia talvolta scegliere il titolo che preferisce.
Rodin era considerato un maestro
ineguagliabile, i contemporanei dicevano che davanti a lui la materia
tremava. Dominatore di quella
stessa materia, il marmo gli permetteva di studiare la luce e la vita, cos
come il bronzo era strumento per
studiare le ombre. E alcuni marmi
sembrano vivi davvero, sembrano
scavare e farsi strada tra la materia
grezza e incompiuta di alcune opere, e che a fatica fa emergere volti
di fanciulle, amanti abbracciati, mani
che si rivolgono al cielo.
Rodin il marmo, la vita Palazzo
Reale - Sala delle Cariatidi Fino al
26 gennaio 2014 Orari Luned dalle
14.30 alle 19.30 Marted, mercoled,
venerd, domenica dalle 9.30 alle
19.30 Gioved e sabato dalle 9.30
alle 22.30 Biglietti: Intero 11,00,
Ridotto 9,50

Autunno Americano parte 2: Andy Warhol


Dopo la grande mostra in Triennale
del 2004, e una monografica di
stampe al Museo del Novecento
questa primavera, Andy Warhol torna a Milano con una super esposizione: le opere della collezione di
Peter Brant. La mostra si presenta
subito come una grande retrospettiva del lavoro dellartista originario di
Pittsburgh, comprendente alcune
delle sue opere pi famose e cono-

n. 01 VI - 8 gennaio 2014

sciute a livello mondiale, per un totale di oltre 150 opere darte, tra dipinti, serigrafie, sculture e fotografie.
La mostra, curata da Francesco
Bonami e dallo stesso Peter Brant,
sar unoccasione interessante per
approfondire la figura, a torto ritenuta spesso solo superficiale e frivola,
di Andy Warhol, artista invece ben
pi complesso e tormentato. Peter
Brant, magnate americano, fu intimo

amico di Warhol, e ad appena


ventanni inizi a comprare i lavori
dellartista, partendo proprio dalla
famosa lattina di zuppa Campbell
riprodotta da Warhol.
Sar un legame lungo tutto una vita
quello che accompagner lavventura di Brant e Warhol, che vissero
e segnarono insieme i pazzi anni
60 e 70 della scena newyorchese.
Un sodalizio di vita e lavoro il loro,

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che sfocer nella collaborazione
tramite la rivista Interview, fondata
dallo stesso Warhol nel 1969 e acquistata da Brant e dalla sua casa
editrice dopo la morte dellamico,
avvenuta nel 1987 in seguito ad
unoperazione chirurgica finita male.
La mostra presenta capolavori assoluti, che caratterizzano la collezione Brant come una delle pi importanti e significative a livello internazionale rispetto alla produzione
warholiana. Attraverso un percorso
cronologico si potr ricostruire a tutto tondo la figura di Warhol, partendo dai suoi inizi come grafico e
pubblicitario, famoso gi allepoca
per rivoluzionari e particolarissimi
disegni di calzature femminili e per il
suo atteggiamento irriverente.
La pubblicit per era solo linizio.
Warhol voleva far parte dellelite artistica, ecco perch si rivolse sempre pi allarte e al mondo pop, ovvero a quel substrato culturale che
coinvolgeva tutti gli americani, dal
Presidente alluomo comune. Il suo
universo si popola di lattine di zuppa, di Coca-Cola, di scatole di detersivo Brillo; dalle sue tele si affacciano Liz, Marilyn, Elvis, Jackie e
tanti altri divi osannati dallAmerica,
e che per ebbero anche, quasi
Warhol fosse stato un profeta, fini

tragiche o destini infelici. Come a


dire, lapparenza, nonostante i colori
e i sorrisi smaglianti, inganna.
Una presa di coscienza di quello
che lamericano medio aveva sotto
gli occhi tutti i giorni, visto al supermercato o sui giornali, e che Warhol
ripropose ingrandito, ripetuto fino
allo sfinimento, disarticolato, sovrapposto e modulato, ma senza
mai criticare. Anzi. La pop art di
Warhol lontanissima dal voler lanciare invettive contro il consumo
smodato o il capitalismo. Warhol
stesso ci era cresciuto, e la cosa pi
naturale per lui era proprio partire
da quello che conosceva meglio e
che poteva riguardare tutti. Senza
messaggi nascosti o significati troppo profondi.
Oltre ai famosi Flowers multicolor e
ai ritratti di Mao, paradossale vera
icona pop, la mostra propone anche
le rielaborazioni che Warhol fece di
un grande classico come lUltima
Cena di Leonardo; cos come stupiranno una serie di Portraits, di autoritratti che lartista si fece grazie alle
polaroid che amava tanto, e che usava per riprendere anche i suoi
amici Mick Jagger, Diana Ross e
Jane Fonda. Tutti presenti in mostra.

Emerge cos un Warhol non solo


mondano e padrone del suo palcoscenico, la celeberrima Factory, in
cui numerosi assistenti producevano effettivamente le sue opere, ma
anche un Warhol pi introverso,
spaventato forse da quella celebrit
raggiunta e cercata, ma che era diventata perfino pericolosa. Fu infatti
vittima di un tentato omicidio, per
mano di una femminista, e dal quale
si salv per miracolo nel 1968.
Vittima di un diverso colpo di arma
da fuoco fu invece una delle opere
pi famose di Warhol, una Marilyn
blu che venne colpita da un proiettile in piena fronte, sparato senza
motivo da unamica dellartista nel
1964. Da quella data lopera venne
chiamata, per lappunto, Blue Shoot
Marilyn. Ennesimo esempio del circo che circondava lartista e che lui
osservava quasi in disparte, dietro i
suoi occhiali da sole e al riparo di
una parrucca argentata.
Warhol, dalla collezione Peter
Brant Palazzo Reale fino al 9 marzo 2014 Orari: Luned: 14.3019.30
Dal marted alla domenica: 9.3019.30 Gioved e sabato: 9.30-22.30
Prezzi: Intero 11 euro, ridotto 9,50
euro.

Il volto del 900: capolavori dal Pompidou di Parigi


Cosa ci fanno insieme capolavori di
Matisse, Bacon, Mir, Picasso, Magritte e unaltra cinquantina di artisti
del secolo scorso? Sono solo alcuni
dei protagonisti indiscussi della mostra Il Volto del 900, antologica con
80 opere darte provenienti dal prestigioso Centre Pompidou di Parigi
e che ripercorre la storia del ritratto
dallinizio del 900 ai (quasi) giorni
nostri.
Il ritratto una delle forme darte pi
antiche della storia, il cui uso variato molto nel tempo, a seconda
dellepoca e delle classi dominanti.
Dallarte egizia al Rinascimento,
dalla nascita della borghesia alla
ritrattistica ufficiale, il ritratto stato
veicolo di rappresentazione di mondi interi, ognuno col suo codice linguistico, di valori e di simboli. E nel
'900? Il ritratto sembra essere giunto alla resa dei conti con la grande
invenzione della fotografia:un confronto/scontro che se da una parte
lo ha condotto allemarginazione dal
punto di vista utilitario, dallaltra ne
ha fatto riscoprire anche un nuovo
utilizzo e un nuovo potenziale, come
si resero conto anche gli stessi Impressionisti gi dalla fine dell'800.

n. 01 VI - 8 gennaio 2014

Il 900 stato il secolo difficile, nella


storia come nellarte. Gli artisti, testimoni di guerre e genocidi, si sentono impossibilitati a esprimere il
volto umano delle persone, ed ecco
allora che ne rappresentano il volto
tragico. La nascita della psicanalisi
di Freud, lannientamento dellIo
singolare a favore di un Io di massa
portano a rivoluzionare il ritratto,
che diventa non solo rappresentazione fisica ma anche e soprattutto
rappresentazione intima e interiore
del soggetto.
Le avanguardie si scatenano: rovesciano tutti i canoni, lastrazione entra prepotente, i colori si allontanano
dalla realt, i soggetti non sono pi
seduti in posa nello studio
dellartista ma vengono copiati da
fotografie prese dai giornali, dando
vita a opere fino a qualche anno
prima impensabili, di grande rottura
e scandalo. Picasso (in mostra con
3 lavori) docet.
La mostra, curata da Jean-Michel
Bouhours, conservatore del Centre
Pompidou, presenta sei sezioni tematiche, incentrate su temi filosofici
o estetici. I misteri dellanima,
lautoritratto, il formalismo, il surrealismo, caos e disordine e infine larte

dopo la fotografia coinvolgeranno il


visitatore in questa galleria di opere
che si snoda da sculture di eccezionale valore, come la Musa dormiente di Brancusi, e il Ritratto del fratello Diego, di Alberto Giacometti;
passando per lautoritratto angosciante di Bacon e quello a cavallo
tra futurismo e cubismo di Severini;
senza dimenticare i dipinti stranianti
di Magritte e Mir, e per poi concludere, con molti capolavori nel mezzo, con liperrealismo di Chuck Close e il Nouveau Realisme di Raysse.
In un mondo in cui siamo bombardati di immagini e i nostri autoritratti
impazzano sui social network, la
mostra del Pompidou aiuta a contestualizzare e a comprendere perch
questa fame di immagini ci , forse, scaturita.
ll Volto del '900. Da Matisse a
Bacon - I grandi Capolavori del
Centre Pompidou Palazzo Reale
Fino al 9 Febbraio 2014 Prezzi: Intero 11 euro, ridotto 9,5 euro. Luned 14.30-19.30; da Marted a Domenica 9.30-19.30; Gioved e Sabato:
9.30-22.30

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LIBRI
questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero
rubriche@arcipelagomilano.org
Simon Winchester
Atlantico
Adelphi, nov.2013
Pp. 488, euro 32
"Mare interno della civilt occidentale" stato definito l'Atlantico, una
massa immensa d'acqua grigia, di
ottantacinque milioni di chilometri
quadrati, a forma di S, noto come
Grande mare occidentale, che collega milioni di persone. Oggi percepito come mera distanza, il tempo di
due film visti distrattamente su una
poltroncina d'aereo, in realt luogo
pauroso e temibile per gli antichi,
che lo pensavano abitato da mostri
terrificanti come le Gorgoni e i giganti Centimani. Solo i Fenici osarono attraversare 3000 anni fa le
Colonne d'Ercole, forse l'attuale
stretto di Gibilterra, per raccogliere
su quelle coste atlantiche il mollusco di in una bella conchiglia dal
nome "murice comune", dal quale
estrarre la preziosa porpora, che
fece la fortuna di quella terra, il Marocco: perci quella conchiglia appare oggi sulle sue banconote .
Ma come descrivere una realt cos
sconfinata, si chiedeva l'autore, inviato speciale londinese, ed ebbe
un'idea, quella di trattare l'Atlantico
come un personaggio, con una sua
vita, tracciando dunque la sua biografia, la sua storia geologica, la
sua evoluzione fino alle dimensioni
attuali, la sua presunta contrazione
e morte. Apprendiamo allora che il
"mondo moderno riconoscibile inizi

a modellarsi 250 milioni di anni fa,


all'inizio delle epoche del Triassico,
ma che il primo istante di vita
dell'Oceano Atlantico risale a 195
milioni di anni fa allorch i grandi
continenti si aprirono con un processo scomposto, come quando "un
cammello si mette in piedi" e le prime acque si insinuarono tra i blocchi. Oggi l'Atlantico sta vivendo la
sua mezza et con pochi vulcani
attivi, ma si prevede che entro 180
milioni di anni le coste tenderanno a
saldarsi ancora e perci l'oceano a
svanire.
Restava poi a Winchester di descrivere il fattore umano, la storia degli
uomini che lo hanno vissuto lungo le
sue coste e lo hanno attraversato
nei secoli, ma i fatti sono cos tanti e
turbinosi che bisognava trovare un
metodo, un impianto. E l'autore lo
trov inaspettatamente in Shakespeare, nel suo famoso discorso "Il
mondo tutto un palcoscenico" tratto da "Come vi piace", ove si parla
dei sette stadi della vita umana: il
Bambino, lo Scolaro, l'Amante, il
Soldato, il Giudice, Pantalone in
ciabatte, la Seconda infanzia. Ecco,
Winchester scelse di "trasformare in
attore ciascuno dei temi della vita
oceanica" secondo gli stadi citati.
Ne sortita una grande epopea
dell'oceano, ricca di storia e aned-

doti, di geografia e scienza, ma anche di ricordi personali, come l'indimenticabile soggiorno a Mykines,
una di quelle diciotto schegge di basalto nero che sono le isole dell'arcipelago delle Faeroer, nell'estremo
nord dell'Atlantico, quando con le
gambe ciondolanti a bordo della
scogliera su 800 metri di vuoto l'Autore pot ammirare la terrificante
immagine del nulla dell'Oceano
sconfinato, in un turbine di uccelli
marini, di pulcinelle di mare. E davanti ai nostri occhi di lettori ipnotizzati dalla scrittura affabulatrice ma
aderente alla verit storica, scorrono le immagini di vichinghi predatori, scoperte mirabolanti, mercanti di
schiavi, cacciatori di balene, pirati,
tempeste titaniche. E il respiro monotono, o stridente, o devastante
delle grandi onde oceaniche, ci entrano dentro come accadde agli ultimi passeggeri della "Empress of
Britain", l'ultimo transatlantico inglese che solc l'Atlantico nel 1963,
sostituito definitivamente dalle linee
aeree della Pan American.
Uno dei pi bei romanzi geografici
del 2013, che induce a scoprire, pagina dopo pagina, la grande storia
di quella millenaria umanit che si
affacciata e ha attraversato quell'immenso mare, allora come oggi centro vitale del potere dell'Occidente.

CINEMA
questa rubrica a cura di Anonimi Milanesi
rubriche@arcipelagomilano.org
VENERE IN PELLICCIA
di Roman Polanski [Francia e Polonia, 2013, 96']
con Emmanuelle Seigner, Mathieu Amalric
Polanski gioca questa volta con un
racconto cinematografico che si ispira al teatro, che a sua volta affonda le radici in un romanzo,
lomonimo Venere in Pelliccia di
Leopold Sacher Masoch, che ancora rimanda allarte di Tiziano, per
costruire un tesissimo e claustrofobico gioco al massacro, che si regge sulla sfida anche recitativa, nel
senso letterale del termine, di due
soli personaggi in scena.

n. 01 VI - 8 gennaio 2014

Lazione si svolge in unit di tempo


in un teatro parigino decadente, dove Thoms, regista e autore del testo teatrale ispirato al romanzo di
Masoch, alla fine di una deludente
giornata di provini alla ricerca della
protagonista della pice, decide di
dare una chance allultima arrivata
che dice di chiamarsi Vanda come
la protagonista e si presenta come
un concentrato di irriverenza, sfrontatezza e volgarit.

Vanda nel suo succinto abito di pelle nera determinata e pi che attrezzata per la prova, arriva con i
costumi di scena per s e per il coprotagonista, e alle prime battute, la
sua interpretazione del testo per
Thomas la rivelazione di aver trovato linterprete perfetta.
Il provino si trasforma presto in una
sfida di potere e di seduzione masochistica tra i due sul palco: il regista, che non si limita a dare le battute, ma cede alla tentazione di vesti-

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re i panni dellattore protagonista
Severin, e lattricetta che si trasforma nella dama desiderata e sensuale, in un gioco di ruoli tra due
personalit forti e a diverso modo
arroganti.
Tra travestimenti e eros cerebrale, il
duetto mantiene solo inizialmente
lambiguit tra chi lo schiavo e chi
il padrone, chi la vittima consapevole e chi domina. Ma presto in un
crescendo emotivo e recitativo, che
equivale a una prova di forza, si rivela il vincitore, con buona pace del

vinto che forse ottiene ci che andava realmente cercando.


Gli attori incalzano lo spettatore
senza lasciare pause e catalizzando
lattenzione sul testo e su come viene interpretato.
Emmanuel Seigner fisicamente
splendida in una matura carnalit e
ambigua e ricca di sfumature recitative nella doppia parte di attrice che
recita una parte; Mathieu Amairic,
sorprendentemente somigliante a
Polanski giovane, si lascia volentieri

soggiogare da lei e le lascia spesso


la scena.
Lepigrafe al testo e il cartello finale
Il Signore onnipotente lo colp e lo
mise nelle mani di una donna,
solo una delle chiavi interprative
possibili, di un film che ha nel testo
una grande forza evocativa, che apre finestre sui significati della recitazione, sul sogno-incubo, sulla seduzione e sul rapporto maschile
femminile.
Adele H.

SIPARIO
questa rubrica a cura di E. Aldrovandi
rubriche@arcipelagomilano.org
Roberto Bolle, il sorriso delleroe positivo
Quasi un milione e mezzo di Italiani
(il 5,54% dello share) secondo i dati
Auditel, a scapito delle festivit e dei
giorni di ferie, rimasto in casa davanti alla televisione a guardare la
puntata di Unici dal titolo Roberto
Bolle. Ltoile dei due mondi, andato
in onda su Rai 2 lo scorso 26 dicembre 2013.
Roberto Bolle probabilmente il
ballerino classico pi famoso oggi,
noto a strati diversi e diversificati
della popolazione, non solo agli addetti ai lavori; inoltre, licona italiana nel mondo e grande gloria anche per Milano. Infatti, piemontese
di nascita (1975), nel 1996 stato
nominato toile presso il Teatro alla
Scala, dove ha studiato e si diplomato. Dal 1998 ha deciso di intraprendere una carriera internazionale in qualit di artista ospite. Dal
1999 Bolle ha seguito anche una
campagna di sensibilizzazione sociale diventando Ambasciatore di
Buona Volont per lUnicef. Nel
2007 ha fatto la sua prima apparizione al Metropolitan di New York
con il prestigioso American Ballet
Theatre (ABT) durante la beneficiata di addio di Alessandra Ferri (prima ballerina assoluta). Nel 2009
sbarca definitivamente in America
con la nomina a principal dellABT e
Bolle a New York ormai trascorre un
quarto dellanno per partecipare alla
stagione ballettistica.
Che cosa rende Roberto Bolle cos
popolare e amato dalla gente? Solo

n. 01 VI - 8 gennaio 2014

la sua bellezza o la sua eccellenza


nellarte coreutica? Sarebbe riduttivo per il suo grande carisma che
pervade anche i disinteressati alla
danza.
Bellezza e bravura per Roberto Bolle vanno estese da un piano meramente estetico, superficiale, percettivo, a un piano etico, cio di comportamento sociale come vuole la
sua etimologia. Nella cultura greca
leroe positivo era colui che trasmetteva i valori della societ ideale, accettati e riconosciuti da tutti, dando
dimostrazione di essere in grado di
fare cose straordinarie supportato
da giuste guide sempre allinterno di
quella societ di cui promotore: in
una parola la filosofia greca diceva
kalokagatha (da kals bello + agaths bravo, buono).
Le interviste del programma Unici
hanno messo in luce la positivit di
Roberto Bolle. Bolle non attrae perch un bravo e bel ballerino, ma
per come divenuto tale: incarna i
valori che il mondo da sempre riconosce come giusti, nonostante la
societ odierna li abbia messi relativamente in crisi. Non si persa occasione durante il programma per
affermare come Bolle con lumilt
del continuo discente e la luminosit
di chi ama se stesso e il proprio lavoro si dia sempre da fare per migliorarsi e superarsi con sacrifici,
rinunce e fatiche, che nel lungo termine diventano arricchimento spirituale e successo materiale. Mai si

sente la parola appagamento o


lespressione essere arrivato, solo verbi al presente nelle frasi di
Roberto Bolle, che stanno a indicare
la volont positiva di progresso. In
Bolle prende corpo il modello che ai
tempi di Cesare si chiamava
dellhomo novus, oggi si direbbe
del self-made man, cio delluomo che si fa da s, sulle proprie forze, con le proprie vittorie e i propri
insuccessi, che entrano tutti nel bagaglio dellesperienza costruttiva.
Dal sorriso di Roberto Bolle traspare
un soggetto dallanimo sensibile e
determinato. Decisione e determinazione sono lingrediente base del
suo carattere, che si espleta con la
grandezza danimo di chi affronta la
vita con umanit, senza spregiudicatezza n sregolatezze, ma con
delicatezza, fuori da scandali e pettegolezzi. Davvero il suo sorriso il
sorriso solare della positivit di un
idolo da emulare, come il sorriso
arcaico dellarte greca che raffigura la kalokagatha nei giovani nudi.
Roberto Bolle non , quindi, modello
solo per gli allievi delle accademie
di danza che si accingono a diventare ballerini professionisti; modello etico, comportamentale, per
tutti, come gli eroi dellantico epos
greco: il moderno kalokagaths,
bello e bravo. questa la chiave
del suo consenso, che tutti gli riconoscono.
Domenico G. Muscianisi

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