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Vitolo, capitolo IV

1. La guerra greco-gotica (535-53):


a. il conflitto:
i. Belisario avvia la conquista dellItalia nel 535;
ii. conquista di Ravenna (540) e fine della prima fase della guerra;
iii. il re goto Totila tenta di mobilitare contadini e schiavi e riprende le ostilit (542);
iv. Totila sconfitto a Gualdo Tadino (552);
v. il successore di Totila, Teia, sconfitto al Vesuvio (553);
b. il riassetto della penisola:
i. promulgazione della Prammatica sanzione (554);
ii. conferma degli atti di Teodorico e annullamento di quelli di Totila;
iii. restituzione di terre, greggi e schiavi ai proprietari;
iv. indennizzi alle chiese cattoliche per i danni;
v. divisione dellItalia in distretti governati da uno iudex (civile) e da un dux (militare);
vi. organizzazione capillare del prelievo fiscale;
vii. taglio delle spese pubbliche: salari, distribuzioni di cibo ai poveri.
2. Larrivo dei Longobardi e la rottura dellunit politica dellItalia:
a. larrivo in Italia:
i. i Longobardi, originari della Scandinavia, giungono in Italia dalla Pannonia guidati
da Alboino (568);
ii. popolazione non romanizzata;
iii. dominazione straniera sulla popolazione latina;
iv. re come capo militare eletto in occasione di spostamenti e guerre;
v. articolazione dellesercito in fare legate a un antenato comune;
b. le conquiste:
i. autonomia dei duchi e conseguente carattere discontinuo e disorganico della
conquista;
ii. ducato di Benevento;
iii. ducato di Spoleto;
iv. Italia padana, Piemonte, Friuli, Trentino, Toscana;
c. le terre bizantine:
i. Romagna;
ii. Pentapoli;
iii. Roma;
iv. isole (Sicilia, Sardegna, Corsica);
v. litorale veneto, ligure, toscano, tirrenico;
vi. Puglia e Calabria;
d. levoluzione del dominio longobardo:
i. morte di Alboino (572);
ii. regno di Clefi (572-74);
iii. anarchia militare e assenza di re (574-84);
e. caratteri sociali del regno:
i. popolazione romana non ridotta in schiavit, ma privata dei diritti politici: inferiorit
giuridica e sociale dei Latini;
ii. non integrazione di due gruppi, ma dominio politico e militare di un popolo
sullaltro;
iii. inserimento nella societ dei dominatori come unica forma di ascesa sociale;
f. organizzazione del regno:
i. degradazione del territorio in seguito alla guerra;
ii. sconvolgimento delle circoscrizioni amministrative ed ecclesiastiche a seguito
dellorganizzazione autonoma dei duchi e della divisione del territorio tra
Longobardi e Bizantini;
iii. fuga di molti vescovi in territorio bizantino;

iv. fede ariana dei Longobardi;


v. mantenimento del tessuto urbano romano;
vi. degrado degli edifici: invasione come fattore, non come causa unica;
vii. contrazione degli abitati.
3. Gregorio Magno (590-604) e levoluzione politica dei Longobardi:
a. la trasformazione del regno longobardo:
i. necessit di difesa da un possibile ritorno bizantino;
ii. trasformazione dei Longobardi in proprietari terrieri;
iii. modello romano: rafforzamento del ruolo del re e ricerca dellappoggio
dellepiscopato e del consenso della popolazione latina;
b. Autari (584-90):
i. costituzione delle curtes regie;
ii. creazione dei gastaldi per la gestione delle terre fiscali e per il controllo dei duchi;
iii. creazione dei gasindi, legati al re da un vincolo di fedelt personale ricambiata con
doni;
c. Gregorio Magno (590-604):
i. collaborazione non conflittuale con Agilulfo (590-616);
ii. cultura letteraria e giuridica;
iii. rigidi costumi di monaco e appellativo di servus servorum Dei;
iv. progetto di rendere il papato autonomo dal lontano potere imperiale e guida della
Chiesa universale;
v. autorit sui vescovi e scambio epistolare frequente: cura danime, organizzazione
della diocesi, vigilanza sui monasteri, rapporti con il potere politico;
vi. uniformazione e diffusione della liturgia, con lintroduzione del canto gregoriano;
vii. evangelizzazione delle popolazioni pagane e ariane (Italia, Spagna, Inghilterra)
senza intolleranza;
viii. governo e difesa di Roma dai duchi longobardi e da Agilulfo;
ix. sfruttamento delle risorse finanziarie della Chiesa, tratte dai grandi patrimoni
fondiari;
d. la situazione della Chiesa in Italia:
i. i Dialogi di Gregorio Magno come fonte;
ii. necessit di evangelizzare le campagne e convertire i Longobardi, senza il supporto
dellaristocrazia;
iii. crisi delle citt, calo demografico, limitazione dellattivit pastorale dei vescovi;
iv. numerose sedi vacanti;
v. clero povero;
vi. opera preziosa dei Padri italici, non uomini di Chiesa ma uomini di Dio.
4. La fine del regno longobardo:
a. Agilulfo (590-616):
i. matrimonio con la bavarese Teodolinda, cattolica;
ii. battesimo cattolico dellerede Adaloaldo (603);
iii. resistenze dei duchi alla conversione;
b. Rotari (636-52):
i. editto di Rotari (643);
ii. guerra contro i Bizantini e conquista della Liguria;
c. Liutprando (712-44):
i. completamento della conversione al cattolicesimo;
ii. progressivo inserimento dei Romani nella tradizione giuridica dei dominatori e
coesione interna;
iii. consenso del papa, in contrasto con Bisanzio per la questione delliconoclastia;
iv. invasione dellEsarcato e della Pentapoli, nonch delle terre attorno a Roma;
v. donazione al papa di Sutri (728): donazione con valore politico ed esautorazione del
governatore bizantino;
d. Astolfo (749-56):
i. regolamentazione del servizio militare;
ii. fusione tra laristocrazia longobarda e lepiscopato;

iii. influenza del papato sullepiscopato, e scarsa convergenza di esso con il potere
regio: dimensione universalistica del papato e sua contrariet allinserimento della
Chiesa in un regno nazionale;
iv. interventi in Italia di Pipino il Breve (754 e 756);
e. Desiderio (756-74):
i. il papato si lega ai Franchi per motivi politici;
ii. intervento di Carlomagno (773).
5. LItalia bizantina:
a. molti proprietari terrieri ed esponenti del clero si rifugiano nelle terre bizantine;
b. organizzazione sociale tradizionale, ma avvicinamento a forme di vita e modelli culturali
lontani dal passato romano;
c. problema vitale della difesa:
i. impegni dellImpero in Oriente;
ii. scomparsa della distinzione tra iudex e dux;
iii. impegno dellaristocrazia nellesercito;
d. difficolt dellaristocrazia:
i. perdita dei beni situati nelle zone longobarde e difficolt nella gestione fondiaria;
ii. restringimento del raggio dazione e degli interessi dellaristocrazia: formazione di
regionalismi;
e. convergenza tra funzionari bizantini e ceti dirigenti latini: sentimenti di autonomia da
Bisanzio;
f. la Chiesa:
i. crescente influenza del clero: prestigio, protezione, disponibilit di terre (enfiteusi);
ii. coordinamento di tutta la societ attorno alla Chiesa locale;
iii. riconoscimento dellautocefalia della Chiesa ravennate.
6. Le origini dello Stato della Chiesa e le altre realt politiche:
a. rapporti di potere:
i. stabilimento di unegemonia di fatto dei pontefici sul Lazio;
ii. legami tra il papato, laristocrazia e la burocrazia bizantina mediante la concessione
di terre in enfiteusi;
iii. nuova aristocrazia, legata al papato;
b. sistemi di governo:
i. sviluppo di un apparato burocratico ecclesiastico sul modello bizantino;
ii. indebolimento del duca bizantino;
iii. sostituzione del duca con il patrizio dei Romani (Pipino, 754);
c. base territoriale:
i. resistenza alla pressione longobarda come motore della trasformazione in dominio
politico della preponderanza economica e sociale;
d. le realt di Venezia e Napoli:
i. coordinamento della societ attorno a famiglie dellaristocrazia locale;
ii. controllo della carica vescovile;
iii. sostanziale autonomia dal quadro imperiale;
e. il tema di Sicilia:
i. Calabria e Sicilia;
ii. legami pi stretti con Costantinopoli, forse per il carattere prevalentemente greco
della popolazione.

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