Valerio Ciarrocchi – 3 N
Origine e significato del termine:
Il termine feudalesimo deriva da feudo (termine di origine franca che significava “bene” o
“bestiame”), che indicava i beni regalati da un capo ai suoi
guerrieri in cambio di servizi che gli avevano resi.
3. L’IMMUNITÀ: il vassallo era esente da alcuni obblighi fiscali, militari ecc.. oppure
otteneva specifici privilegi, come quello di amministrare la giustizia o di battere moneta,
ovvero coniarla.
In conseguenza di tutto ciò gli ecclesiastici furono sempre più coinvolti in interessi mondani e
politici e cedettero sempre più spesso alla corruzione. La missione spirituale passò in secondo
piano rispetto alla fame di accumulare ricchezze e potenza e si diffuse ampiamente la simonia,
ovvero la compravendita di beni spirituali o temporali, quali indulgenze o cariche ecclesiastiche.
L’incastellamento:
Tra il IX ed il X secolo l’Europa fu investita da un’ondata migratoria di popoli nomadi. Dal
momento che i sovrani non erano in grado di assicurare la totale difesa dei propri territori, i grandi
signori e le popolazioni contadine cominciarono ad autodifendersi.
Mentre i rapporti con il potere centrale diventavano sempre più deboli, i signori organizzavano la
loro resistenza e innalzando ovunque castelli e fortezze per proteggersi.
I feudatari diedero vita a piccoli centri fortificati, collocati in posizioni strategiche, ben definibili,
come la vetta di un colle.
Il castello serviva non solo a proteggere il signore, la sua famiglia e gli abitanti del villaggio, ma fu
anche un centro di scambio economico e di vita sociale. Intorno ad esso sorsero borghi abitati con
una vita autonoma ed in esso il popolo si rifugiava nel caso di attacchi esterni. Il castello divenne
ben presto un simbolo di potere ed uno strumento mediante il quale estendere la propria autorità
politica, amministrativa ed economica, non soltanto sui contadini direttamente dipendenti, ma anche
su tutti i residenti nell’area in cui si trovava la grande proprietà. Per questo i sovrani furono sempre
piuttosto riluttanti a riconoscere il diritto di un vassallo a costruire castelli, perché essi
rappresentavano un problema che avrebbe portato all’autonoma amministrazione del territorio.
Il sistema curtense:
L’economia feudale si fondava sulla “curtis”, che rappresentava un modello di organizzazione della
grande proprietà terriere. La curtis era divisa in due parti tra loro:
La “pars dominica”: comprendeva le terre amministrate, gestite direttamente dal signore
feudatario e coltivate dai contadini schiavi (chiamati anche “servitori della gleba”, ovvero
zolla di terra); ne facevano parte: l’abitazione signorile, gli alloggi dei servi, le stalle, le
cantine, i magazzini, i laboratori artigianali, i ponti, i forni, ecc..
I casi più frequenti erano: le accuse di adulterio, gli accertamenti di paternità e i delitti religiosi
quali l’eresia e la stregoneria. L'ordalia consisteva in una durissima prova fisica: tenere in mano un
oggetto di ferro infuocato, camminare su una piastra incandescente, immergere la mano o essere
gettati nell’acqua bollente o sfidarsi a duello. Se l’imputato superava la prova era considerato
innocente, diversamente colpevole.
La curtis ospitava anche attività non agricole. Grazie alla presenza di lavoratori dei più diversi
mestieri e pertanto la curtis rappresentava un’unità produttiva che tendeva all’auto sufficienza
locale.