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AKUTAGAWA RYUNOSUKE

NEL BOSCO
Racconto di un boscaiolo che risponde al giudice.
S, sono stato io a trovare quel cadavere. Stamattina come sempre sono andato alla montagna dietro casa mia per
tagliare dei cipressi. Allora nel bosco fra le montagne ho trovato quel cadavere. Dove l'ho trovato? Pressappoco alla
distanza di cinquecento metri dalla strada per Yamashina. un posto solitario dove si trovano magri cipressi in mezzo
ai bamb. Il cadavere con il kimono blu e la mitra di fattura elegante giaceva supino. Aveva ricevuto un solo colpo ma
si trattava di una ferita al cuore. Le foglie di bamb intorno al cadavere sembravano tinte di legno di sappan. No, non
perdeva pi sangue. Anche la ferita sembrava gi secca, e ad essa si era attaccata una mosca cavallina con insistenza
come se non sentisse neanche il mio passo. Non c'era la spada o qualcos'altro in giro? No, non c'era niente. Solo alla
base di un cipresso c'era una corda. Poi s, oltre alla corda c'era anche un pettine. Intorno al cadavere c'erano
soltanto queste due cose. Per, dal fatto che l'erba e le foglie di bamb erano calpestate dappertutto, immagino che
quell'uomo prima di morire debba aver reagito duramente. Come? Non c'era un cavallo? In quel posto i cavalli non
riescono ad avvicinarsi, comunque bisogna attraversare un bosco per arrivare al sentiero dove possono passare.
Racconto di un bonzo itinerante che risponde al giudice.
Quell'uomo, ora cadavere, certamente l'ho incontrato ieri. Ieri forse era mezzogiorno. Mentre andavo a Yamashina
partendo da Sekiyama, quell'uomo veniva a piedi verso Sekiyama insieme con una donna a cavallo. Non ho potuto
vederla in faccia perch portava un velo. Quel poco che ho potuto vedere erano i colori del suo kimono che
sembravano autunnali. Il cavallo poteva essere storno e la sua criniera era rasata. La sua altezza? Era forse centotrenta
centimetri. Essendo un predicatore non me ne intendo molto. L'uomo si, aveva non solo una spada ma anche un
arco. In particolare mi ricordo ancora molto bene che c'erano venti frecce da combattimento nella faretra laccata
nera. Non pensavo affatto che quell'uomo sarebbe finito in questo modo. Certo, la sorte di un uomo imprevedibile.
Comunque, povero lui, non so cosa dire.
Racconto di un informatore che risponde al giudice.
L'uomo che ho arrestato? certamente il famoso bandito Tajmaru. Quando l'ho arrestato, forse era condannato a
pena minore, perch veniva messo in libert per servire come informatore di polizia con potere di arrestare persone
sospette. Era caduto da cavallo, gemeva dolorosamente sul ponte dalla parte di Awata. Di che ora si trattava? Ieri
sera, non molto tardi. Come l'altra volta quando non riuscii a prenderlo, aveva lo stesso kimono blu e la spada con
delle incisioni. Ma ora, come vedete, oltre alla spada ha anche l'equipaggiamento da arciere. Ho capito. Lo stesso che
aveva l'uomo ora cadavere allora deve essere Tajmaru quello che l'ha ucciso. Suppongo che l'arco fasciato di
cuoio, la faretra laccata nera e diciassette frecce con le piume di falco fosse tutto quello che quell'uomo aveva con s.
S, aveva anche un cavallo che, come dite, era storno con la criniera rasata. Era proprio il suo destino cadere da quella
bestia. Il cavallo stava brucando delle piante poco pi in l del ponte di pietra lungo la strada, trascinando una lunga
redine. Questo Tajmaru ha un debole per le donne pi degli altri ladri della citt. Nell'autunno dell'anno scorso
quando furono trovate uccise sulla montagna che sta dietro la statua di Budda del tempio Toribe una donna sposata e
la sua giovanissima serva che venivano per pregare, si diceva che fosse lui il colpevole. Se fosse stato lui a uccidere
quell'uomo non si sa cosa avrebbe fatto alla donna che stava sul cavallo storno. Non vorrei essere troppo indiscreto,
ma pregherei di considerare anche questo elemento.
Racconto di un'anziana che risponde al giudice.
S, quel cadavere l'uomo che mia figlia spos. No, egli non era della capitale. Era un samurai del capoluogo della
provincia di Wakasa. Si chiamava Takehiro di Kanazawa e aveva ventisei anni. No, avendo un carattere cos gentile non
poteva essere oggetto di qualche vendetta. Mia figlia? Il suo nome Masago e ha diciannove anni. Sebbene ella abbia
un carattere forte quanto quello di un uomo, non ha mai avuto una relazione con uomini tranne che con Takehiro. La
sua piccola faccia ovale di carnagione scura e all'angolo dell'occhio ha un neo. Ieri Takehiro era partito con mia figlia
per Wakasa, ma che disgrazia finire in questo modo. Ora per sono veramente in pensiero per mia figlia. Potrei
rassegnarmi per mio genero, ma lei dove si trova? Vi prego con tutto il mio cuore di cercare mia figlia fino in capo al
mondo. Quanto odio quel ladro che si chiama Tajmaru. Non solo mio genero ma anche mia figlia... (si mette a
piangere).
Confessione di Tajmaru.
Sono stato io a uccidere quell'uomo. Ma non ho ucciso la donna. Allora dove andata? Non lo so nemmeno io. Ma,
aspettate. Anche se mi torturaste non potrei rispondere quello che non so. Poi ormai non ho intenzione di nascondere
niente. Ho incontrato ieri quella coppia poco dopo mezzogiorno. In quel momento un soffio di vento ha sollevato il

velo della donna facendo vedere alla sfuggita il suo viso. Alla sfuggita appena l'ho visto era gi scomparso tanto
fugacemente da farmi sembrare di aver visto una santa buddista. Proprio in quell'attimo ho deciso di possedere la
donna anche se avessi dovuto uccidere l'uomo. No, non difficile, come pensate, uccidere un uomo. Per possedere
una donna il suo uomo sar sempre ucciso in qualche modo. Solo che io uso la spada per ucciderlo e voi usate il
potere, il denaro o le parole suadenti invece della spada. Certo cos non si vede il sangue n un morto ma lo
uccidete lo stesso. Se dovessimo giudicare chi il pi colpevole moralmente io o voi, non sarebbe facile dirlo (sorriso
ironico). Se per potessi possedere la donna senza uccidere il suo uomo non avrei nulla da dire. Proprio quella volta
avevo deciso di prenderla possibilmente senza uccidere. Dunque, non potevo mettermi in azione sulla strada per
Yamashina. Cos ho cercato di farli andare verso la montagna. Non difficile anche questo tipo di manovra. Quando li
ho incontrati per la strada e mi sono messo a camminare con loro ho raccontato che in quella montagna, che si vedeva
davanti a noi, c'erano delle rovine dove avevo trovato tanti specchi e tante spade, che avevo poi nascosto
segretamente nel bosco dietro la montagna e che avrei venduto tutti fino all'ultimo a buon prezzo se qualcuno avesse
voluto comprarli. A poco a poco l'uomo si era lasciato convincere dal mio racconto. Poi, guardate, non terribile il
potere dell'avidit? non era passata nemmeno un'ora, e io e quella coppia eravamo gi sul sentiero della
montagna. Quando siamo arrivati davanti al bosco ho detto loro di venire a vedere il tesoro nascosto l dentro.
L'uomo, spinto dall'avidit, non poteva non essere d'accordo. Ma la donna, senza nemmeno scendere dal cavallo, ha
detto che avrebbe aspettato nel punto dove si trovava. Era abbastanza logico che ella dicesse cos poich il bosco era
molto fitto. Per la verit avevo gi previsto questo e sono entrato nel bosco con l'uomo lasciando la donna sola. Per un
po' c'erano solo bamb. Ma dopo cinquanta metri apparsa una macchia di cipressi. Non c'era nessun posto pi
adatto per portare a termine il mio piano. Mentre andavo avanti aprendomi la via tra i rami gli ho mentito di aver
nascosto il tesoro sotto un cipresso. L'uomo, invogliato dalle mie parole, si precipitato verso i magri cipressi che si
cominciavano a vedere. Dove i bamb si facevano pi radi e cominciavano i cipressi appena sono arrivato, di colpo,
l'ho aggredito. L'uomo aveva una notevole forza, adeguata a uno che porta la spada, ma essendo sorpreso non ha
potuto reagire. Subito si trovato legato alla base del tronco di un cipresso. La corda? Grazie al mestiere di rapinatore,
la tengo sempre pronta al mio fianco perch mi potrebbe capitare in qualunque momento di dover attraversare un
fossato. Una volta che ho riempito la sua bocca con le foglie di bamb per non far uscire la sua voce non rimaneva pi
nessuna altra complicazione. Quando ho finito di sistemare l'uomo sono tornato dalla donna dicendo che egli
improvvisamente si era sentito male, e che ella doveva venire a vederlo. Inutile dire, anche questa trappola ha
funzionato. Ella si tolta il cappello con il velo ed entrata nel bosco lasciandosi condurre per mano da me. Ma
quando ella arrivata e lo ha visto legato in fondo al cipresso appena l'ha visto, sorprendendomi, ha sguainato il
suo pugnale lucente che teneva in seno. Non avevo mai visto nessuna donna cos audace. Se in quel momento non
fossi stato attento mi avrebbe fatto fuori con un solo colpo al fianco. Oppure anche cercando di schivare i suoi colpi
pazzi avrei potuto essere ferito. Ma io sono Tajmaru, e senza trarre la spada, con uno sforzo, sono riuscito a far
cadere il suo pugnale. Per quanto la donna fosse audace, la sua preda le era sfuggita. Alla fine ho potuto possederla
come avevo desiderato, senza uccidere l'uomo. Senza uccidere l'uomo cos. Anzi non ne ho avuto nemmeno
l'intenzione. Ma quando ho deciso di fuggire dal bosco lasciando la donna che buttata a terra piangeva
disperatamente, all'improvviso ella ha afferrato il mio braccio come una pazza. Gridando a tratti, affannosamente,
diceva che se doveva portare con s il suo disonore davanti a due uomini era peggio che morire e quindi chiedeva che
uno di noi due morisse. arrivata a esprimere il desiderio di vivere con l'uomo rimasto vivo anche questo lo diceva
ansimando. In quell'istante mi venuta una grande voglia di uccidere l'uomo (frenesia grave). Se vi dico questo mi
giudicate certamente pi brutale di ogni altro. Ma perch non l'avete vista in faccia. Quei suoi occhi focosi di quel
momento! Quando li ho incontrati ho desiderato sposarla anche a costo di essere colpito dal fulmine. Sposarla ho
pensato solo questo. Non era un semplice piacere sessuale come si potrebbe credere. Se non avessi voluto altro che
un piacere sessuale sarei scappato di certo anche prendendola a calci. Allora s che quell'uomo non sarebbe finito
sotto la mia spada. Ma quando ho osservato il viso di lei in mezzo al bosco poco luminoso, ho deciso di non andare via
da quel posto finch non lo avessi ucciso. Per ucciderlo per non volevo essere vigliacco. Ho slegato la corda
dell'uomo e gli ho ordinato un duello con la spada (la corda trovata ai piedi del cipresso era stata dimenticata in
quest'occasione). Egli, infuriato, appena ha sguainato una grossa spada si lanciato furiosamente contro di me senza
nemmeno dire una parola. Non sar il caso di dire come finito il duello. La mia spada ha toccato il suo cuore al
ventitreesimo assalto. Ventitreesimo assalto non lo dimenticate, prego. Io lo ammiro ancora ora soltanto per
questo fatto. Sulla terra l'unico che ha resistito pi di venti assalti con me (sorriso compiaciuto). Quando caduto
l'uomo, mi sono voltato verso la donna tenendo in mano la spada sporca di sangue. Allora sentite, la donna era
sparita. Per trovarla ho cercato tra i cipressi. Ma nemmeno sulle foglie di bamb non c'era la minima traccia di lei. E se
tendevo gli orecchi, sentivo solo l'agonia nella gola dell'uomo. Pu darsi che appena cominciato il duello sia scappata
in mezzo al bosco per chiedere aiuto a qualcuno. Quando ho pensato questo ho perso la mia calma e in tutta fretta ho
rubato all'uomo la spada e l'arco e sono tornato sul sentiero di prima, dove si trovava ancora il cavallo della donna che
mangiava l'erba in pace. Raccontare quello che avvenuto dopo sarebbe superfluo. Solo una cosa, prima di entrare in
citt mi sono disfatto della sua spada. La mia confessione tutta qui. Poich sono consapevole che il mio capo sar

appeso al ramo di un albero di fronte alla prigione, sarei lieto se mi condannaste alla massima pena (comportamento
spavaldo).
Confessione di una donna arrivata al tempio Kiyomizu.
... l'uomo in un kimono blu scuro, una volta che mi ha posseduta ha riso con disprezzo guardando mio marito legato.
(Quanto gli sar dispiaciuto! Sebbene egli cercasse di liberarsi dalla corda girata tutt'intorno al suo corpo, il suo
movimento non serviva a nient'altro che a stringerlo sempre di pi). Impulsivamente mi sono gettata contro di lui. No,
ho solo cercato di gettarmi contro di lui. Ma in un attimo l'uomo mi ha buttata a terra con i calci. Proprio in quel
momento ho visto negli occhi di mio marito nascere un bagliore atroce. Atroce quando mi tornano in mente quegli
occhi mi viene ancora un brivido. Mio marito che non riusciva a dire una sola parola, ha trasmesso tutto il suo cuore
attraverso quegli occhi. Il bagliore per non era n di rabbia n di tristezza era una gelida luce che mi disprezzava
soltanto. Abbattuta non dai calci che ho preso dall'uomo, ma dalla luce di quegli occhi, inconsciamente ho gridato
qualcosa e sono svenuta. Quando mi sono ripresa non c'era pi l'uomo dal kimono blu scuro. Era rimasto solo mio
marito legato ai piedi del cipresso. Appena ho potuto sedermi sulle foglie di bamb ho guardato il suo viso. Ma il
bagliore dei suoi occhi non era cambiato affatto. Come prima vi si leggeva ancora odio e gelido disprezzo. Vergogna,
tristezza, rabbia non so come esprimere quello che sentivo dentro di me in quel momento. Mi sono alzata in piedi
malamente e mi sono avvicinata a lui. Mio caro, ormai non posso pi vivere con voi. Sono pronta a morire. Per
per dovete morire anche voi. Avete visto il mio disonore. Non vi posso lasciare vivo da solo. Gliel'ho detto con tutto
il mio ardore. Nonostante ci egli continuava a fissarmi con disgusto. Con il cuore che stava per scoppiare ho cercato
la spada di mio marito. Non solo la spada ma anche l'arco, che saranno stati presi da quel ladro, non si trovavano pi
nel bosco. Per fortuna ho trovato sotto i miei piedi almeno il pugnale. Quando l'ho alzato gli ho ripetuto: Ora prendo
la vostra vita. E subito dopo vi seguo. Quando mio marito ha sentito queste parole finalmente ha mosso le sue
labbra. Poich la sua bocca era riempita di foglie di bamb non uscita nessuna voce. Ma appena ho visto le sue
labbra ho capito ugualmente. Con disprezzo mi ha detto una sola parola: "Uccidimi". Ho infilato a fondo il pugnale nel
suo petto attraverso il suo kimono blu come se stessi sognando. Forse di nuovo ho perso conoscenza. Quando ho
guardato intorno, mio marito, sempre legato, non respirava pi. Dal cielo, dove i cipressi stendevano i loro rami fra i
bamb, cadeva un filo di luce del tramonto sulla sua faccia pallida. Ho slegato la corda che avvolgeva il cadavere
trattenendo il pianto. Poi poi cosa ho fatto? Non ho pi il coraggio di raccontare. S, mi mancata la forza di morire.
Ho tentato vari cose: infilarmi il pugnale in gola o buttarmi nel laghetto ai piedi della montagna, ma poich non sono
ancora riuscita a morire, non dovrei nemmeno vantarmi di questi fatti (sorride con tristezza). Sono cos vile che anche
quel benevolo santo buddista che mi protegge forse mi ha abbandonata. Ora cosa dovrei fare, io che ho ucciso mio
marito e sono stata posseduta da un bandito? Cosa... io... (improvvisamente singhiozza).
Racconto di uno spirito che parla attraverso una medium.
...una volta che quel bandito riuscito a possedere mia moglie, seduto accanto a lei si messo a confortarla. Io non
potevo parlare. Ero legato ai piedi del cipresso. Per tante volte ho cercato di mandarle un segno attraverso i miei
occhi. Non devi ascoltare quello che dice l'uomo, non crederlo volevo farle capire pi o meno queste cose. Ma mia
moglie, seduta sulle foglie di bamb, avvilita, guardava solo insistentemente le sue ginocchia. Mi sembrato che ella
stesse ad ascoltarlo con attenzione. Mi torcevo dalla gelosia. Il bandito continuava a parlare senza tregua: Ora che ti
sei macchiata, sar difficile andare d'accordo con tuo marito. Non vuoi diventare mia moglie piuttosto che vivere in
discordia con lui? Poich mi sei stata cara ho fatto con te una cosa simile persino questo egli si messo a dire
sfacciatamente. Quando ella lo ha sentito ha alzato il viso, incantata. Non l'avevo mai vista cos bella prima di allora.
Ma la mia bella moglie, davanti a me, legato, come gli ha risposto? Anche se ormai sono uno che vaga nel Chu ' ogni
volta che mi torna in mente la sua risposta, non posso fare a meno di sentire una vampata d'odio. Ella gli ha detto
proprio cos: Portatemi dovunque volete (lungo silenzio). La colpa di mia moglie non consisteva soltanto in questo.
Se si trattasse solo di questo non soffrirei tanto come ora in questo buio. Quando ella stava per andare via dal bosco,
inebriata, lasciandosi tirare la mano dal bandito, all'improvviso ha perso il colore del suo viso e mi ha indicato ai piedi
del cipresso: Uccidete quell'uomo. Finch egli sar vivo non potr venire con voi. Ella ha gridato ripetutamente,
come una pazza: Uccidete quell'uomo. Ancora adesso questa parola, simile a una tempesta, mi tuona nella mia
mente, gi lontano, in fondo nel buio. Quando mai uscita dalla bocca di un essere umano una parola cos crudele?
Quando mai abbiamo sentito una parola cos maledetta? Quando mai? (all'improvviso una risata strepitosa). Quando
l'ha sentita anche il bandito ha perso il colore del suo viso. Gridandogli Uccidete quell'uomo ella ha afferrato il suo
braccio. Egli fissando il suo sguardo non ha detto che mi avrebbe ucciso n che mi avrebbe lasciato vivo. Poi in un
baleno ella era sulle foglie di bamb buttata gi con un calcio (nuova risata strepitosa), mentre egli incrociava le sua
braccia in silenzio iniziando a guardarmi. Cosa vuoi fare della donna? Ucciderla o salvarla? Basta che tu mi faccia un
cenno con il capo. La uccido?. Solo per questa frase vorrei perdonare la colpa di quel bandito (nuovo lungo silenzio).
Mentre esitavo un momento, ella scappata rapidamente in fondo al bosco appena dopo aver gridato qualcosa.
Immediatamente egli ha cercato di acchiapparla ma non riuscito a sfiorarle nemmeno una manica. Io assistevo a

questa scena come a una visione. Quando ella scomparsa, egli ha preso la spada e l'arco e ha tagliato solo un punto
della corda intorno a me. Ora tocca a me mi ricordo che ha bisbigliato scomparendo dal bosco. calato il silenzio
tutto intorno. No, rimasto ancora il pianto di qualcuno. Ho teso gli orecchi mentre slegavo la corda. Forse era
proprio il mio pianto? (per la terza volta, lungo silenzio). Finalmente ho alzato il mio corpo stanco morto dalla base del
cipresso. Sotto i miei piedi luccicava il pugnale lasciato da mia moglie. L'ho preso e l'ho infilato nel mio cuore, deciso.
Mi veniva su dalla gola un flusso denso. Ma non sentivo nessun dolore. Man mano che il cuore perdeva il suo calore,
aumentava il silenzio intorno. Che silenzio! Nemmeno un uccello veniva a cinguettare fino a quel ciclo sopra il bosco
nascosto dietro la montagna. Solo le tristi ombre si muovevano dietro i cipressi e i bamb. Le ombre scomparivano a
poco a poco. Non si vedevano pi i cipressi e i bamb. Ero steso l in mezzo al silenzio profondo. In quel momento mi
si avvicinato qualcuno trattenendo i suoi passi. Ho cercato di individuarlo. Ma intorno a me c'era gi il buio.
Qualcuno la sua mano, in silenzio, mi ha strappato il pugnale dal cuore. Di nuovo dalla gola mi saliva del sangue. Poi
senza ritorno sono caduto nel buio del Chu...

RASHOMON
[La Porta Rasho era la pi larga delle porte della citt di Kyoto, lantica capitale del Giappone. Era alta 106 piedi e 26
larga, sormontata da una lunga traversa e le sue mura di pietra si ergevano per 76 piedi. Venne costruita nel789
quando Kyoto divenne capitale. Con il declino di Kyoto ovest, la porta cadde in cattive condizioni, scricchiolante e
pericolante in molti punti, finendo per diventare un rifugio per ladri e briganti e tomba per cadaveri abbandonati e
non reclamati].
Era una serata veramente fredda. Il servitore di un samurai stava in piedi sotto la tettoia della porta Rasho, in attesa
che la pioggia terminasse. Nessun altro stava sotto la porta. La vernice color cremisi della colonna pi grossa era
scrostata in pi punti, e sulla sua sommit un gallo stava appollaiato. Da quando la Porta Rasho si ergeva sul viale di
Sujaku, ci si sarebbe aspettato di vedere al massimo poche persone l, con cappelli di giunco o cappelli da nobile, in
attesa che la pioggia terminasse. Nessuno tuttavia era li tranne quelluomo. Negli anni passati la citt di Kyoto era
stata colpita da una lunga serie di calamit, terremoti, trombe daria e incendi, eventi che avevano devastato lantica
capitale. Le cronache antiche riportano che pezzi infranti di vecchie icone buddiste e altri oggetti di culto, laccati doro
o dargento, erano stati accantonati ai bordi delle strade per essere venduti come legna da ardere. Essendo questa la
condizione in cui versava Kyoto, la riparazione della porta Rasho era ovviamente fuori discussione. Traendo vantaggio
dallo sfacelo generale, volpi e altri animali selvaggi avevano costruito la loro tana nelle rovine abbandonate della
porta, e anche ladri e briganti avevano trovato in questa un rifugio appetibile. Divenne uso comune portare i cadaveri
non reclamati alla porta e abbandonarli li, tanto che dopo il tramonto lintera atmosfera che circondava quel luogo era
cos spettrale che nessuno avrebbe osato avvicinarvisi. Stormi di corvi scorrazzavano allinterno, annidati da qualche
parte, spendendo le loro giornate in lugubri marce attorno al pilastro portante della porta, e quando il cielo su di loro
sfumava nella rossa luce del crepuscolo, parevano tanti piccoli semi di sesamo che fluttuavano attraverso la porta.
Tuttavia in quel giorno non un solo corvo svolazzava per le sale in rovina, forse per lora tarda. Qua e la i gradini di
pietra cominciavano a sgretolarsi e ciuffi di erba selvatica spuntavano tra le intercapedini, macchiati dai bianchi
escrementi dei corvi. Il servitore, avvolto in un kimono blu, sedeva sul settimo e ultimo gradino, con lo sguardo vacuo
perso nella pioggia allesterno. La sua attenzione era stata attirata da un grosso brufolo che troneggiava sulla sua
guancia destra. Come gi detto, il servitore attendeva solo che la pioggia si arrestasse, ma non aveva la minima idea di
cosa avrebbe fatto quando il cielo sarebbe tornato terso. Normalmente, di sicuro, sarebbe ritornato a casa del
padrone, ma poco prima era stato congedato senza troppi complimenti. La prosperit di Kyoto era rapidamente
caduta in declino e lui era stato allontanato dal suo padrone, nonostante lavesse servito per molti anni, per via di
questo declino generale. Era per questo che, approfittando del confino forzato dalla pioggia, sedeva pensando a dove
sarebbe potuto andare dopo. Il tempo ovviamente non influiva positivamente sul suo umore gi depresso,
specialmente perch pareva che la pioggia non avesse la minima intenzione di concludersi. Lui era perso in pensieri
vari, su come sarebbe potuto sopravvivere lindomani stesso, e pensieri impotenti protestavano incoerentemente
contro un fato allapparenza inesorabile. Senza una direzione da prendere, era rimasto ad ascoltare il ticchettare della
pioggia sulla via di Sujaku, quella stessa pioggia che aveva avvolto la porta Rasho e che aveva radunato le sue forze ed
ora scendeva con un fragore che si sarebbe potuto udire a grande distanza, come se stessero scuoiando il cielo stesso.
Alzando lo sguardo scores una grossa nuvola near che si impalava sulle giunture delle tegole, sporgendo oltre il tetto
della porta. Le possibilit che gli si paravano davanti erano veramente poche, legittime o meno che fossero, perch la
sua condizione era disperata. Se avesse scelto di vivere con mezzi onesti, indubbiamente sarebbe morto di stenti
vicino alle mura o nella fogna di Sujaku e molto probabilmente qualcuno lavrebbe riporato alla porta in rovina e
avrebbe gettato il suo cadavere l, come un cane randagio. Se invece avesse deciso di rubare... Dopo aver vagliato
questalternativa pi e pi volte, la sua mente venne alla conclusione che sarebbe potuto sopravvivere solo se fosse
diventato un ladro. Ma il dubbio torn a tormentarlo diverse volte. Anche se aveva appurato che non sarebbe stata

possibile unaltra scelta, ancora si sentiva incapace di radunare il coraggio sufficiente per giustificare la conclusione
che sarebbe dovuto diventare un ladro. Starnut rumorosamente e si alz, lentamente. La fredda sera di Kyoto gli fece
desiderare, senza speranza, il calore di un braciere ardente. Il vento nelle tenebre della sera ululava attraverso il
colonnato della porta e il gallo che poco prima era appollaiato sul pilastro laccato di cremisi aveva gi abbandonato la
sua triste postazione. Stirandosi il collo, si guard attorno e si strinse le spalle sotto lesile kimono blu che indossava
sulla fine biancheria. Decise improvvisamente di trascorrere la notte l, a patto di ritrovare un angolo riparato dalla
furia del vento e della pioggia. Trov una larga scala dalla vernice scrostata che collegava latrio alla torre sopra la
porta e gli parve la soluzione migliore. Sicuramente nessuno sarebbe stato li, tranne i morti, sempre ammesso che
realmente ci fossero. Cos, sincerandosi che la spada al suo fianco non scivolasse al di fuori del fodero, pose un piede
sul primo scalino e prese a salire, fino a quando, appena qualche secondo dopo, scorse una sagoma che si muoveva al
piano superiore. Trattenendo il respiro e sgattaiolando dalla met della scala che portava alla torre, sbirci in attesa.
Una luce sulla parte superiore della torre giungeva debolmente fino alla sua guancia, la stessa in cui troneggiava il
brufolo fastidioso sotto lo sguardo stupito. Si sarebbe aspettato di trovare solo morti lass, ma gli bastarono appena
pochi passi per scorgere un fuoco acceso, attorno al quale qualcuno strisciava furtivo. Vide una luce stolida, gialla,
ciondolare nel nulla dando alle ragnatele pendenti dal soffitto una luminescenza spettrale. Che razza di persona
avrebbe acceso un fuoco nella Porta Rasho, per giunta in una notte tempestosa? Lignoto, la paura di qualcosa di
malvagio lo atterr. Silenzioso come una lucertola, il servo strisci fino alla sommit delle scale e, stendendosi su tutti
gli arti, con il collo teso al massimo, sbirci timidamente nella torre. Come riportavano le voci, vide diversi cadaveri
abbandonati senza tanta cura sul pavimento, ma non riusc a stabilire esattamente quanti fossero perch la luce era
troppo debole. Si accorse soltanto del fatto che alcuni erano stati spogliati mentre altri portavano ancora i vestiti
addosso, alcune erano donne e tutti quanti giacevano sul pavimento con le bocche aperte e le braccia stirate, simili a
tante bambole di terracotta senza vita. Dal loro eterno silenzio, qualcuno avrebbe anche dubitato del fatto che mai
fossero stati in vita. Le loro spalle, i seni e i toraci erano in piena vista, sotto la lugubre luce, mentre altre parti
sfumavano e svanivano nellombra. Lacre odore dei cadaveri decomposti gli fece portare una mano al volto, ma
appena poco dopo la ritir. Si accorse che una sagoma simile a un vampiro era china sopra un cadavere. Sembrava una
donna anziana, scheletrica, grigia e dallaspetto decrepito. Tenendo una torcia di pino nella mano destra, sbirciava sul
volto del cadavere dai lunghi capelli neri. Colpito pi dal terrore che non dalla curiosit, per qualche lunghissimo
istante si dimentic pure di respirare, con la sensazione che i suoi peli e capelli fossero ritti per lo spavento. Sotto il
suo sguardo incredulo, lei incastr la torcia tra due assi nel pavimento e, portando le mani sulla testa del cadaver,
cominci a tirare via i lunghi capelli uno ad uno, come una femmina di scimmia che spulcia il suo cucciolo. I capelli si
staccavano senza difficolt sotto i rapidi movimenti delle mani e come questi venivano via, la paura spar dal suo
cuore, lasciando posto a un crescente sentimento dodio verso quella vecchi, un odio crescente che divenne
unantipatia bruciante contro tutte le crudelt. In quel momento, se qualcuno gli avesse riproposto il dubbio tra il
morire di fame o diventare un ladro, lo stesso dubbio che qualche minuto prima gli vorticava per la mente, senza
esitazione avrebbe scelto per una morte onesta. Il suo rancore contro quella malvagit crebbe bruciante,
consumandosi rapidamente come il pezzo di pino incendiato che la donna aveva sistemato sul pavimento. Lui non
sapeva perch stesse rubando i capelli ai morti. Daltro canto per, non avrebbe potuto dire neppure se le intenzioni
di quella donna fossero buone o meno, ma ai suoi occhi, levare i capelli ai morti nella porta Rasho in una notte
tempestosa come quella era un crimine imperdonabile. Ovviamente non gli pass in mente neppure per un istante
che qualche minute prima aveva pensato lui stesso di diventare un ladro, quindi raccogliendo la forza nelle gambe,
fece irruzione nella torre e fronteggi quella vecchia, con la spada in mano. La ladra si volse, con il terrore negli occhi,
e si alz in piedi, tremante. Per un brevissimo istante stette immobile, poi con un guizzo repentino prv a lanciarsi
verso le scale. Dove credi di andare, miserabile?" url lui, sbarrando la strada per cui quella vecchia tremante aveva
cercato di sgattaiolargli alle spalle. Con la disperazione negli occhi quella tent nuovamente la fuga, ma lui la spinse
indietro, anticipandola... Si scontrarono e nella foga del combattimento caddero sul mucchio di cadaveri,
dimenandosi in una lotta impari. In un istante lui prese il braccio della vecchia e lo torse, forzandola a cadere in
ginocchio sul pavimento. Le sue braccia erano solo pelle e ossa, non cera pi carne di quella che avreste potuto
trovare in unala di pollo. Non appena le sue ginocchia toccarono il pavimento, lui sfoder la spada e accost la lama
dargento bianco proprio davanti al suo naso. Lei rimase in silenzio, tremante come una foglia, con gli occhi aperti cos
tanto che a momenti uscivano fuori dalle orbite e con il respiro ansante in pesanti singulti. La vita di quella miserabile
ora era nelle sue mani, questo pensiero plac la rabbia ribollente e lo port a un orgoglio pi calmo e soddisfacente.
Guard in basso, verso di lei, e con voce pacata disse: - Guardami, non sono un ufficiale della polizia. Sono solo uno
straniero a cui capitato di imbattersi in questa porta. Non ti legher n far qualcosa contro di te, ma tu devi dirmi
cosa stai facendo qui. La vecchia allora, aprendo i suoi occhi ancora di pi, guard intensamente il suo volto con gli
occhi rossi e affilati di un uccello da preda. Mosse le sue labbra, incavate tanto da sembrare una ruga del naso, come
se stesse masticando qualcosa, e il pomo dadamo le si mosse su e gi nella fine gola. Poi un suono annaspante come il
gracchiare di un corvo provenne dalla gola rinsecchita. - Prendo i capelli prendo i capelli per farne una parrucca!.
Quella risposta band tutti i dubbi rimasti dal loro incontro e conferm il disappunto del servo. Improvvisamente lei

era solo una vecchia tremante stesa li, ai suoi piedi. Non pi uno spettro, solo uno sciacallo che faceva parrucche dai
capelli dei morti per venderle in cambio di carabattole o cibo. Un freddo contegno si impadron di lui. La paura lasci
definitivamente il suo cuore e ancora una volta subentr il rancore, sentimenti che comunque avevano una loro
giustificazione. La vecchia, che ancora stringeva in mano i capelli sottratti ai morti, mormor queste parole con tono
aspro: "Invero, fare delle parrucche dai capelli dei morti a te pu sembrare una grande malvagit, eppure quelli che
sono qui non meritano di certo di meglio. La donna che stavo spogliando di questi bellissimi capelli neri, era solita
tagliare e essiccare carne di serpenti, presso le baracche delle guardie, e diceva che era pesce essiccato. Se lei non
fosse morta per lepidemia, adesso continuerebbe a venderne. Alle guardie piaceva comprarlo da lei, e dicevano che il
suo pesce era veramente saporito. Quel che ha fatto potrebbe non essere cos sbagliato, perch se non lavesse fatto
probabilmente sarebbe morta di fame. Non ha avuto altra scelta. Se lei avesse saputo che per sopravvivere io sarei
stata costretta a fare questo, penso che non avrebbe avuto nulla in contrario. A quelle parole lui rinfoder la spada e,
con la mano comunque poggiata sullelsa, prese ad ascoltarla attentamente. La sua mano destra toccava
svogliatamente il grande brufolo sulla sua guancia. Ad ascoltarla, un certo coraggio si era fatto strada nel suo cuore, il
coraggio che lui non aveva avuto quando sedeva sotto la porta poco tempo prima. Uno strano potere ora lo guidava
nella direzione opposta a quel guizzo di coraggio che aveva avuto nello sfidare e neutralizzare quella vecchia e ora
non si domandava pi se sarebbe morto di fame o se invece sarebbe diventato un ladro, perch gli stenti erano cos
lontani dalla sua mente che sarebbero stati lultima cosa in quel momento a poter penetrare nei suoi pensieri. "Ne sei
sicura?" chiese lui in tono canzonatorio, non appena ebbe finite di parlare. Dun tratto ritir la mano destra dal brufolo
e, chinandosi in Avanti, la prese per il collo, mormorando tagliente: - Quindi sarebbe giusto se io ora ti rapinassi,
altrimenti morirei di fame se non lo facessi!. Le strapp i vestiti di dosso e, quando cerc di reagire e aggrapparsi alla
sua gamba per implorare piet, le diede un calcio che la fece ruzzolare pesantemente sui cadaveri. Poi, con appena
cinque passi, raggiunse la sommit delle scale. Gli abiti gialli che aveva appena sottratto stavano piegati sotto il suo
braccio e, in un batter docchio, si fiond gi per le scale, sparendo nellabisso della note. I passi pesanti della sua
discesa risuonarono nella torre vuota, smorzandosi poi nellimprovviso silenzio. Subito dopo la ladra si alz e si
allontan dai cadaveri; gemendo e borbottando strisci fino alla sommit delle scale. Allungando la faccola
tremolante, guard verso il fondo delle scale attraverso i lunghi capelli grigi che ancora stavano calati sul suo volto.
Oltre questo stavano solo le tenebre sconosciute e inconoscibili.

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