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se: Ora io far vedere agli spettatori che non sono i posti che onorano, gli uomini , ma gli

uomini che onorano i posti. (PLUTARCO). 44. Domandarono un giorno al re Agesilao di Sparta quale fosse la maggiore di qu este due virt, la giustizia o il coraggio. Agesilao rispose: - Se tutti gli uomini fossero giusti, non ci sarebbe nessun motivo di essere cor aggiosi. (Encyclopdiana). 45. Chiesero un giorno ad Agesilao, che cosa, secondo lui, si doveva insegnare a i fanciulli. - Ci ch dovranno fare da grandi - rispose. (MONTAIGNE, Essais, 1- 24). 46. Un giorno che, in presenza di Agesilao, si parlava in termini magnifici del Gran Re, che era il titolo che si davano i monarchi persiani, Agesilao osserv: - Non capisco come egli potrebbe essere pi grande di me, se non pi virtuoso. (Maga zin historique, 1764). 47. Gli Spartani, per adulare il re Agesilao, volevano metterlo nel numero degli Dei. - Se avete questo potere di far gli Dei - rispose loro Agesilao - perch non comin ciate intanto da voi stessi? (Diversits curieuses III). 48. I popoli della Grecia volevano innalzare una statua al re Agesilao per ricon oscenza, avendoli egli salvati dai nemici. Ma egli rifiut, dicendo: - Per un uomo dabbene non c' monumento migliore delle sue azioni. (Encyclopdie mtho dique). 49. Presentandosi un giorno ad Agesilao alcuni soldati coperti di ferite e dichiarando che le loro ferite provavano come non avessero mai volte le spalle al nemico, il re esclam: Preferirei per avere al mio servizio coloro che vi hanno segnati cos!. (GUY DE LA BATUT, L'esprit des grands hommes). 50. - Sin dove s'estendono le frontiere della Laconia? - domandarono al re Agesi lao. - Sin dove arriva la mia lancia - rispose il re. (PLUTARCO). 51. Gli Efori condannarono a un'ammenda il re Agesilao con questa motivazione: Pe rch con le sue virt fa suoi tutti gli animi dei cittadini che appartengono invece allo Stato. (Encyclopdie mthodique). ACIDE re di Sparta, che regn dal 427 al 399 a. C. 52. Avendo un tale domandato ad Agide come un uomo poteva vivere libero, rispose : - Disprezzando la morte. (MONTAIGNE, Essais, II- 3). 53. Un ambasciatore della citt d'Abdera and dal re Agide di Sparta e gli tenne un lungo discorso, in fine del quale domand: - Ebbene, o re, che cosa debbo rispondere da parte tua alla mia citt? - Le dirai - rispose il re - che io t'ho lasciato dire tutto ci che hai voluto e finch hai voluto, senza pronunziare mai una sola parola. (MONTAIGNE, Essais, Il12). O 54. Dissero al re Agide che c'erano molte persone che lo invidiavano. - Poveretti! - rispose Agide. - Come li compiango! Essi debbono soffrire due vol te pi degli altri uomini: soffrono infatti per i mali che hanno e per i beni che ho io. (Encyclopdie mthodique). AGOSTINO (Sant') n. a Tagaste in Numidia il 13 novembre 354, m. a Ippona il 28 agosto 430, uno de i principali Padri della Chiesa, vescovo di Ippona, santo. O 55. Agostino era molto irrequieto: le prediche di Sant'Ambrogio avevano trovat o la via della sua anima, ed egli sentiva bisogno di rinnegare i suoi errori e d i convertirsi, ma nello stesso tempo non sapeva decidersi a lasciare i piaceri d el mondo e a rompere soprattutto dei legami che gli erano cari. Fuggiva la compa gnia e si rifugiava nella solitudine dei campi, dove il suo tormento interiore g li dava un po' di tregua. Ed ecco che un giorno mentre era appunto in un boschet to vicino a un villaggio, sent da una casetta vicina uscire queste parole: - Prendi e leggi! Ne fu vivamente colpito, vedendo in quelle parole un avvertimento del cielo per lui. Torn subito a casa, e l trov sul suo tavolo un libro, portato chi sa da chi: e

rano le Epistole di San Paolo. Le lesse e queste bastarono a perfezionare la sua conversione. La serenit era entrata ormai nella sua anima. (LAROUSSE). O 56. Simplicio domand un giorno a Sant'Agostino: - Che cosa faceva Dio prima di creare il mondo? E Sant'Agostino sorridendo: - Era in un bosco dove tagliava legna per farne un gran fuoco da ardere tutti i curiosi investigatori dei suoi alti segreti. (Il Mattino, 1914). AGRIPPINA n. 14 - m. 59 d. C.; madre di Nerone; il figlio, diventato imperatore, la fece u ccidere.* 57. Agrippina amava tanto il figlio Nerone che, avendole gli astrologi predett o che Nerone regnerebbe a prezzo della vita di lei, rispose: - M'uccida, purch regni! (CANT, Storia Universale). O 58. Quando il centurione, mandato da Nerone, per assassinare sua madre Agrippi na, ebbe dato un colpo di bastone sulla testa della donna, questa gli disse: - Centurione, colpisci non la testa ma il ventre, perch questo solo colpevole di aver dato la vita a Nerone. (TACITO, Annali). AGUESSEAU (Enrico Francesco d') n. 1668 - m. 1751; eminente uomo di Stato francese. O 59. D'Aguesseau ammirava molto gli artisti e i poeti. Un giorno che leggeva Om ero col signor Boivin, gli disse: - Affrettiamoci a finirlo. Se dovessimo morire senza averlo finito, che rovina s arebbe! (Encyclopdiana). O 60. D'Aguesseau aveva la mania di ritoccare e correggere continuamente i suoi scritti s che spesso toglieva loro la forza che vi aveva messo nella p prima stesura. Una volta fece leggere a un suo amico un discorso che aveva gi pro nunciato e che adesso aveva ritoccato. - Questo vostro scritto - gli disse l'amico - aveva il difetto di essere molto b ello. Adesso che l'avete corretto questo difetto si sente meno; e non dubito che , se lo correggerete ancora, esso sparir affatto. (THOMAS, Eloge d'Aguesseau). AIGUILLON (Emanuele Armando de Vignerot Duplessis RicheIieu, duca d') governator e della Bretagna, ministro di Luigi XV, n. 1720 - m. 1782. 61. Il duca d'Aiguillon comandava le truppe come generale in capo in Bretagna co ntro gli Inglesi, nel 1758. Pare che, durante l'azione che fin con la vittoria de i Francesi, il duca rimanesse rifugiato in un molino poco lontano dal campo di b attaglia. Dopo la vittoria alcuni ufficiali per piaggiare il comandante, andavan o spargendo meraviglie a proposito del suo valore. - Il duca - diceva una volta uno di essi - in questa giornata si coperto di glor ia. Quella mala lingua di Chalotais, che era presente, osserv: - Forse voi vi sbagliate; vorrete dire che s' coperto di farina. Questa facezia f u risaputa dal duca, che da allora in poi ebbe un odio accanito contro Chalotais . (E. GUERARD, Dictionnaire d'anecdotes). . 62. Il duca d'Aiguillon era noto per la fierezza delle sue maniere. Un giorno, attraversando a cavallo un villaggio, incontr un contadino che a gran fatica si tirava dietro un vitello. Questo contadino, nel vedere il duca, si ferm e si mise a fissarlo in volto. Il gentiluomo gli domand: - Mi conosci tu? - Altro che! - Come mi chiamo? - Il duca d'Aiguillon. - E allora perch non ti levi il cappello? - ci che voglio fare, signore mio, e lo far, se ella ha la bont di tenermi questo v itello, che mi gi scappato tre volte, bench lo tenga stretto con due mani... (E. G UERARD, Dictionnaire d'anecdotes). AILHAUD Giovanni n. 1674 - m. 1756; chirurgo francese, inventore di una polvere medicinale purgat iva.

63. Il dottor Ailhaud, giunto a tarda et, si ritir dalla professione. A chi gliene domandava il motivo, rispondeva: - Mi ritiro perch sono stanco di far l'indovino. (Giardino d'Esculapio). ALANO DI LILIA n. 1128 ca. - m. 1202; filosofo e filologo francese soprannominato Dottor Univer salis, professore all'Universit di Parigi. 64. Alcuni cavalieri domandarono ad Alano qual si fosse la pi gran prova di corte sia. - La liberalit - rispose quello, e tutti furono d'accordo. Non riuscivano per a decidere qual fosse il colmo della villania. - Poich donar sempre costituisce la cortesia pi grande - disse Alano prendere il bene d'altri la pi gran prova di rusticit, e coloroche spogliano i pove ri sono i pi gran mascalzoni. (DE LA BATUT, L' sprit des grands hommes). ALBANESE Enrico n. 1834 - m. 1889; celebre medico di Palermo, patriota e garibaldino. 65. Il professore Albanese interrogava un giorno all'esame uno studente sul clor oformio. Lo studente opponeva un dignitoso silenzio. Allora il professore, per v eder di salvarlo, gli domand: - Ma mi dica almeno di che cosa composto il cloroformio! E lo studente, imperterrito: - Di cloro e di formio! - Ha ragione - ribatt il professore. - Infatti anche il cloralio formato di cloro e di aglio. Vada pure. (VINASSA, Aneddoti universitari). ALBASPINA (Claudio d') segretario di Francesco I e di Carlo IX, morto nel 1567. 66. Claudio d'Albaspina aspirava a un posto a Corte. Stefano di Nully, primo pre sidente, voleva lo stesso posto, e per disfarsi del suo rivale cercava di render lo sospetto al re. Claudio allora gli scrisse: Signore, so che voi mi dipingete a modo vostro presso il re; io, se volessi imitarvi, non avrei che a presentargli due lettere che m'avete scritte quando eravamo amici: lettere che qui vi rimand o, per non aver la tentazione di servirmene. (Encyclopdiana). ALBEMARLE (Giorgio Tommaso Keppel, conte d') n. 1799 - m. 1891; uomo politico inglese. 67. Una sera lord Albemarle si trovava in aperta campagna con sua moglie, che guardava fissamente la volta stellata. Mia cara, - le disse il marito - non guardar tanto quella stella, perch tanto non te la potrei regalare. (Souvenirs d'une dame du palais im prial). ALBERONI Giulio n. 1664 - m. 1752; cardinale, uomo di Stato, consigliere del re Filippo di Spagn a. 68. Il cardinale Alberoni per conquistare i cuori ricorreva alla gola. S'era ing raziato il Vendme coi maccheroni al burro e con la zuppa di formaggio. Alla Corte di Madrid prendeva cura della lepre alla piacentina e degli agnellotti al sugo. E chiedeva dall'Italia tartufi, vini prelibati e salumi per farne distribuzione tra i suoi amici. - Sono piccolezze - diceva - che, date a tempo, producono grandi cose. E infatti, aiutato da un facile ingegno e da una grande destrezza negli affari, era nell'intimit dei grandi personaggi di Madrid, ricercato a Corte, persona grad ita nel mondo diplomatico (Nuova Antologia, 1894). 69. Quando si tratt di dare una moglie al re Filippo V, debolissimo, Alberoni con cep l'ardito piano di dargli la figlia del duca Farnese di Parma, che sapeva donna energica e disposta a favorire i suoi disegni. Ma bisognava vin cere le diffidenze della principessa Orsini, un'intrigante che, come cameriera ma ggiore, possedeva l'animo e la volont del re. Cominci dunque a dipingere la futura sposa come una donna non temibile. - Essa - diceva - una buona lombarda impastata di burro e di formaggio; ne faret e quel che vorrete. Ma quella buona lombarda impastata di burro, appena diventata regina ,di Spagna, alla principessa Orsini, che era andata a incontrarla alla frontiera, ordin di l

asciare quella notte stessa la Spagna e di non mettervi pi piede. In ci la regina seguiva i consigli che le aveva dati l'Alberoni. (Nuova Antologia, 1894). 70. Con le sue arti sopraffine l'Alberoni s'era reso indispensabile alla Corte d i Spagna. Ufficialmente era nulla: era appena il rappresentante a Madrid del pic colissimo ducato di Parma. Ma in realt era consigliere segreto del re e poteva tu tto. Avrebbe potuto essere ministro, ma egli diceva: - Non darei cinque soldi per tutti i posti della monarchia spagnuola! Invece continuava a prendere i reali per il punto debole della gola: tartufi, sa lumi, beccacce arrosto, vini prelibati. E faceva anche da cuoco. La regina lo vo leva commensale perpetuo alla sua mensa. - Ed ora ecco - diceva l'Alberoni - che da ministro del Serenissimo di Parma son o diventato balia. La regina rideva: - Per la vostra et potreste anche servirmi da cameriera. - Brutto complimento per me! - rispondeva l'Alberoni. (Nuova Antologia, 1894). ALBERTAZZI Adolfo n. 1865 - m. 1924; scrittore italiano, novelliere e critico. 71. L'Albertazzi, trovandosi ai bagni, volle sapere perch mai tutte le signore le ggevano i romanzi di D'Annunzio, mentre nessuno leggeva il Mastro ,don Gesualdo del Verga. Mentre cos interrogava alcune signore, una signorina presente esclam: - Ma D'Annunzio una musica, una musica! Il buon Albertazzi rimase stupito apprendendo cos che anche la signo- Tina aveva letto D'Annunzio. - Ma come? Lo legge anche lei? E la ragazza con mirabile faccia tosta: - Sicuro, soltanto salto dove non si deve leggere. (Nuova Antologia, maggio 1920 ). 72. Agli esami dell'Istituto tecnico di Bologna il professor Albertazzi interrog ava uno studente, che in verit sapeva poco. Ma l'Albertazzi longanime vuole che i l candidato legga un brano dei Promessi Sposi, e al primo verbo che incontra lo ferma e gli domanda: - Di quante specie sono i verbi? - Di due: maschile e femminile. Stupore dell'Albertazzi, il quale esclama: - Non lo sapevo, ma, se lo dice lei, sar cos. Ecco: se lei mi dice un verbo femmin ile io la promuovo. - Partorire - risponde trionfalmente il candidato. L'Albertazzi sorrise e lo pro mosse. (Minerva, 16 maggio 1928). ALBERTI Leon Battista n. 1404 - m. 1472; architetto veneziano, matematico, poeta, pittore e scultore. 73. Mentre tutti gli umanisti e i letterati del Quattrocento in Italia lavoravan o e scrivevano per una schiera esigua di gente dotta, Leon Battista Alberti ebbe il merito di preoccuparsi del gran pubblico, del popolo tutto insomma. - Io, nello scrivere, - diceva - bado all'amor del prossimo e al profitto degli ignoranti. Preferisco esser utile a molti piuttosto che piacere a qualcuno. (MON NIER, Il Quattrocento). ALBERTI Luigi n. 1822 - m. 1895; drammaturgo e poeta fiorentino. 74. Luigi Alberti volle dare un giorno una buona lezione ai suoi fischiatori, gi acche il pubblico aveva verso di lui un tal partito preso che bastava l'annuncio di un suo lavoro perch si andasse a teatro muniti di chiavi, col proposito delib erato di subissare la commedia nei fischi pi clamorosi. L'Alberti, ch'era un uomo di spirito, fece annunciare una volta una sua commedia nuovissima e poi all'ult imo momento fece mettere sul cartellone un avviso piccolo piccolo, il quale annu nziava che, per una improvvisa indisposizione di un attore, si sarebbe data inve ce la Malvina di Scribe. La gente non bad al cartellino, si accalc in platea, pers uasa di assistere ad un lavoro dell'Alberti, e fin dalle prime scene cominci a zi ttire e a tossire. L'Alberti, da un palco di primo ordine, si sbracciava ad appl audire a pi non posso. Il pubblico, riconosciutolo, raddoppiava i fischi, le urla , le proteste. Alla fine, uno si protende da un altro palco, e fra il silenzio g

enerale, lo rimprovera di applaudire un proprio lavoro e per di pi un lavoraccio: - Signor mio, - rispose l'Alberti - ho pagato il mio biglietto d'ingresso e cred o di poter applaudire un capolavoro di Scribe, che io ho il torto di non aver sc ritto! Come rimanesse il pubblico facile immaginare. Da quella sera per si riconcili con l'Alberti, e impar a giudicarlo spassionatamente. (Gentilissima, luglio 1923). ALBERTO I n. 1875 - m. 1934; eroico re del Belgio. 75. Tutti i re del Belgio, da tre quarti di secolo si erano sempre chiamati Leop oldo; e il popolino, quando sembr probabile che il futuro re sarebbe stato il fig lio del conte di Fiandra, non sapeva capacitarsi di dover esser governato da un re che si chiamava semplicemente Alberto. - Come curioso per un sovrano chiamarsi Alberto! - Ma Alberto non nemmeno un nome da re! (DAME, Vie et mort d'Albert I). 76. Sul fronte di Ypres, il re Alberto faceva spesso delle ricognizioni solitari e. Un giorno, in una di queste passeggiate incontr un soldato belga. Anche il re era vestito da semplice soldato, e l'altro, prendendolo per un suo c ollega, entr subito in confidenza, raccontando spontaneamente al sovrano ogni suo segreto di famiglia: che aveva moglie, che aveva tre figli, che abitava a Bruxe lles, in via Anversa, e che faceva il falegname. Quando ebbe finito, domand al su o compagno: E tu di dove sei? - Di Bruxelles - rispose il re. - E dove abiti? Proprio di fronte al Parco. - Ma di fronte al Parco non ci sono case... cio, s... c' il Palazzo reale. - Ed io abito appunto nel Palazzo reale. L'altro si mise a ridere e, battendo familiarmente una mano sulla spalla del re: - Scommetto - disse - che sei il portiere! (PREVOST, Souvenirs sur Albert I). 77. Un giorno, un ospedale della Croce Rossa fu bombardato e il fuoco s'appicc al fabbricato. Tutti gli uomini presenti si misero immediatamente all'opera di sal vataggio dei feriti. Ma un'infermiera vide uno spettatore immobile. - Ebbene, che aspettate per dare una mano anche voi? - lo rimprover. - Avreste fo rse paura di sporcarvi di sangue? Senza rispondere nulla, sorridendo, lo spettatore afferr una barella e si mise co n gli altri all'opera. Quando il pericolo fu passato e ogni cosa torn tranquilla, un ufficiale riconobbe nello spettatore il re Alberto e, vedendolo tutto insang uinato, gli disse: - Maest, siete tutto intriso di sangue. il re, indicando l'infermiera che l'aveva sgridato e che adesso se ne stava l tut ta confusa, disse: - Bah, non bisogna aver paura di sporcarsi di sangue, non vero, signora? (Albert I le roi soldat). 78. Parlando coi suoi familiari disse un giorno: - C' della gente che si preoccupa tanto d'ottenere la stima degli altri e non s'a ccorge di aver perduto la pi essenziale, la stima propria! Durante la guerra, in un Consiglio di Ministri esclam: - Signori, vero, noi siamo circondati d'intrighi. Al Belgio non resta che la sua onest: manteniamola intatta! (GOEMAERRE, Albert I loin des foules). 79. Modestissimo di natura, dovette subito dopo la guerra, durante i ricevimenti di Parigi, sentirsi chiamare pi volte eroe, lui e il suo popolo; e siccome non p oteva respingere in blocco la lode, di cui gran parte era anche per il suo eserc ito, trov questa risposta meravigliosa: - - S, s, siamo stati costretti all'eroismo! (GOEMAERRE, Albert I ecc.). 80. Un giorno, si parlava dinanzi al re Alberto della guerra mon diale e un colo nnello rievocava con vive immagini l'atroce agonia di alcuni soldati che egli av eva sentito per tutta una notte mandare gridi strazianti davanti alle trincee, a pochi metri dai loro compagni che non potevano recar loro alcun soccorso. Il re aveva ascoltato il racconto in silenzio, e quando questo fu finito disse: - Purtroppo s, in nome della libert abbiamo domandato ad uomini che si dicevano li

beri, del secolo XX, pi di quel che non si esigeva una volta dai servi, nei tempi barbarici... ed essi hanno dato tutto quel che noi volevamo! (DAYE, Vie et mort d'Albert I). O 81. Il re Alberto s'interessava molto alle questioni operaie e, per farsi ragi one da se delle condizioni di vita dell'umile gente, scendeva nelle miniere, fre quentava le officine, conversava familiarmente con le maestranze. Un giorno, a u n Francese che era andato a trovarlo, disse: - Vi avranno detto che io sono un re comunista. E siccome il Francese protestava: - S, s, vi avranno detto che sono un re di sinistra. Ma io non sono ne comunista n e di sinistra, ma tengo molto a difendere i miei operai belgi contro la finanza internazionale. (DAYE, Vie et mort d'Albert I). 82. Le maniere semplici del r sono dimostrate da queste istruzioni che egli diede un giorno al signor Plas precettore del principe ereditario: - Voglio che gli insegnate cose pratiche. Io ho orrore di farmi servire: ma tutt avia confesso che non saprei sbrigare da solo un'infinit di cose. Per esempio, si gnor Plas, sapete accendere la legna sul caminetto e mantenere poi acceso il fuo co? S? Benissimo. Insegnate allora a mio figlio come si fa. Cos quando io avr bisog no di accendere il mio caminetto, non incomoder nessuno e mi far aiutare da mio fi glio. (GOEMAERRE, Alberi I loin des foules). 83. Amava molto la musica, e le sue preferenze erano per Wagner. Paderewski e Wa lter Rummel erano frequentatori' assidui della reggia di Bruxelles. A Rummel app unto, un giorno, parlando di musica, disse: - La musica pi potente della politica per condurre i popoli alla pace! (Les nouve lles littraires, 24 febbraio 1934). 84. Quando viaggiava, il re Alberto del Belgio voleva conservar l'incognito. Una volta, in Svizzera, si fece chiamare signor Durand. Ma spesso il suo incognito era una pura formalit, essendo il re ben noto, specialmente agli scalatori di mon tagne e alle guide. Quel giorno appunto stava scalando una montagna insieme con una guida, e d fronte a loro s'alzava maestoso un picco che in suo onore portava il nome di Picco Alberto I. Il re lo sapeva; ma, volendo far il furbo, domand all a guida: - Come si chiama quel picco l? - Il Picco Durand! Il re non pot trattenere una franca risata. (Monde et voyage, aprile 1933). 85. Aveva dovuto fare una visita ufficiale a Postdam; ma credeva che, una volta esaurite tutte le cerimonie, sarebbe stato lasciato in pace e avrebbe potuto par tire come un viaggiatore qualunque. Pertanto s'era recato a piedi alla stazione, aveva preso il suo bravo biglietto e s'era messo a posto in un vagone in attesa della partenza. Se non che il treno non partiva. Stanco d'aspettare si affacci a l finestrino, per rendersi ragione del ritardo: vide con stupore tutta la stazio ne parata, con un gran tappeto lungo il marciapiedi e - una fila di soldati schi erati lungo la linea. - Perch questo treno non parte? - domand a un impiegato ferroviario che passava. - E come volete che parta - rispose il ferroviere; - non vedete che stiamo aspet tando il re del Belgio? (Manuel gnral, 17 marzo 1934). 86. Il re del Belgio andava spesso a Parigi in incognito. In una di queste visit e accett un pranzo in una casa di una signora dove doveva incontrarsi con uno scr ittore celebre. Lo scrittore era notoriamente d'idee molto rivoluzionarie e, dur ante il pranzo, volle sfoggiare le sue dottrine in presenza del re, credendo cos di scandalizzarlo. La padrona di casa era visibilmente imbarazzata di quel conte gno poco gentile e delicato dello scrittore; ma il re, chinandosi al suo orecchi o, la rassicur: - Signora, non ci badate. Basta vedere con che gusto lo scrittore sta assaporand o fagiani, tartufi e sciampagna, per persuadersi che non crede una parola di que llo che dice. (Manuel gnral, 7 aprile 1934). 87. Trovandosi in incognito a Parigi, una sera il re Alberto si rec al cinema con un suo amico. Ed ecco comparire sullo schermo, proprio in primo piano, la sua i mmagine. Siccome questa sua immagine era sorridente, subito il pubblico, spontan eamente, scoppi in un applauso.

Il re rest molto commosso da quell'atto; e rivolto al suo compagno gli disse sott ovoce: - Questa una delle rare volte in cui ho potuto sapere quel che pensa la folla di me! (Manuel gnral, 24 marzo 1934). 88. Durante un suo viaggio, scese a una stazione, di mattino assai presto, e si mise a passeggiare lungo il treno. Pass di l un impiegato delle - ferrovie, che, b attendogli una mano sulla spalla, gli domand: - questo il treno in cui viaggia il re del Belgio? - Credo di s - rispose il re. E come si potrebbe fare per vederlo? - Oh, ma il re del Belgio non affatto mattiniero e a quest'ora se la dorme beata mente nel suo letto! t un vero poltrone - rispose sorridendo Alberto I. (GOEMAER RE, Albert I loin des foules). 89. Durante un suo viaggio, a una stazione c'era a salutarlo una intera scolares ca di bimbette dai sei ai nove anni. Il re fece segno che si avvicinassero; e in fatti fu subito circondato da testine bionde e brune ch'egli accarezz. Ma una bim betta bionda non voleva farsi accarezzare. - Perch? Hai paura di me? - domand il re. La bambina lo guard in faccia, per dimostrare che non aveva paura. - Allora che sei arrabbiata con me. - No... ma sono dispiacente che non ci sia qui con voi la signora Regina, per la quale avevo scritto una lettera. - Ebbene, da' la lettera a me, e penser io a farla avere alla regina. - Oh, so bene io che gli uomini dimenticano le lettere nelle loro tasche! La mam ma non d mai le lettere da impostare a pap... Per se mi promette proprio... Il re promise proprio e si port via la lettera dopo aver baciato la bimba. (GOEMAERRE, Albert I loin des foules). 90. Il re, in visita ufficiale in America, attraversava le vie di New-York in ca rrozza insieme col sindaco di quella metropoli. Il popolo faceva ala, e gli appl ausi scrosciavano. Ora abitudine, in America, che i personaggi festeggiati si mettano in piedi nella carrozza, per offrirsi agli sguardi della folla. Ma re Alberto rifuggiva da queste esibizioni. Il sindaco di New-York gli spieg invano l'uso della citt e invano lo spinse ad alzarsi in piedi. Il re si sch ermiva: - Oh, sono tanto alto, anche seduto! Il sindaco insistette. E allora il re ebbe una risposta inattesa: - Ma credete poi che questi applausi siano proprio per me? Io penso invece che s iano per il sindaco! (GOEMAERRE, Albert I loin des foules). 91. Il re in viaggio nelle Montagne Rocciose, in America. A una stazione scende e passeggia lungo il treno. t vestito molto semplicemente e lo si prenderebbe pe r un piccolo proprietario. Un contadino gli si avvicina e gli dice: - Diamine! Che non si possa vedere questo re del Belgio! Io ho lasciato il mio l avoro apposta per vederlo. Allora il re, che non vuole che il poveretto se ne vada deluso, gli tende la man o: - Il re che vuoi vedere sono io! Ma l'uomo alzando le spalle: - Tu vuoi scherzare, ma non mi ci pigli! Che re, se non hai nemmeno la corona! ( GOEMAERRE, Albert I loin des foules). 92. Nel 1927 il re aveva indirizzato al ministro Vandervelde, che dirigeva allor a gli Affari Esteri, una lettera in cui gli esponeva il suo parere a proposito d egli avvenimenti in Cina, raccomandandogli di abbandonare le concessioni che il Belgio aveva col. Il malizioso Vandervelde, al Consiglio dei Ministri, lesse la lettera, ma si gua rd bene dal dire la sua provenienza. Appena ebbe finito, un mormorio si lev tra i ministri, e uno dei pi malcontenti disse: - Scommetto che si tratta di una lettera mandatavi da qualche socialista! Allora Vandervelde sorridendo disse: - Avevo dimenticato di dirvi che la lettera di Sua Maest! (Manuel gnral, 26 Novembr e 1933).

93. Trovandosi su una nave, gli avevano messo alle costole un marinaio che non d oveva abbandonarlo mai e lo seguiva come un'ombra. Il re fece chiamare il comand ante della nave e gli disse: - Ma almeno sul ponte di una nave non potrei avere il privilegio di non avere un angelo custode al mio fianco, privilegio che compete a ogni uomo libero? (GOEMA ERRE, Albert I loin des foules). 94. Si divertiva molto a leggere sui giornali le false notizie che gli attribuiv ano. - Che volete? - diceva - i poveri giornalisti devono pur vivere; e per vivere de bbono pubblicare notizie sensazionali: se noi non gliene forniamo, naturale che le inventino. Un uomo di Stato belga era andato a far una visita ufficiale in Francia e i gior nalisti raccontavano un'infinit di risposte spiritose di lui.Il re, a leggerle, rideva: - Oh, se il poveretto avesse davvero tanto spirito quanto quei giornalisti glien e attribuiscono! (GOEMAERRE, Albert I loin des foules). 95. Spiccio di maniere e di poche parole, si maravigliava moltissimo di certi or atori che alla tribuna parlamentare duravano a parlare per ore e ore. Strano che abbiano tante parole da consumare! Io sono riuscito sempre a dire tut to quello che dovevo dire in un quarto d'ora al massimo! E, con malizia, soggiungeva sorridendo: - Vero per che io non sono oratore. (GOEMAERRE, Albert 1 loin des foules). 96. Conversando col geografo Farrre, questi ebbe a esprimere il pensiero che una gran parte del malessere seguito alla pace del 1918 fosse derivato dal fatto che i plenipotenziari che trattarono la- pace non sapevano la geografia. - Una parte! - esclam il re - dite pure tutto. E raccont che un plenipotenziario inglese gli aveva detto: Vostra Maest pu esser con tenta, dal momento chGSPLIT:uPalazzi-Zanichelli 1.txtArchivio GSplit&{5F9160D1-68E D-4692-9DC5-DA0556BA26AC}smk#?

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