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numero 39 anno V 13 novembre 2013


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Luca Beltrami Gadola IL COMUNE E LE NOMINE: LA BUONA GOVERNANCE Valentina Magri IMPRESE STROZZATE: DUE RIMEDI MILANESI AL C REDIT CRUNCH Anita Sonego SCUOLA S.GIUSTO: CITTADINE E CITTADINI PROTAGONISTI PER SALVARE UN "BENE COMUNE" Riccardo Lo Schiavo IL MIO GATTO, L'ARA MACAO, TWITTER, A2A E IL SINDACO PISAPIA Massimo Cingolani
CRESCERE CON L'ACCESSO AL CREDITO, COMINCIAMO DA MILANO

Paolo Pinardi QAURTIERE ADRIANO - MARELLI. PASSATO RESENTE FUTURO Giovanna Franco Repellini ARREDO URBANO: PER L'EXPO MILANO DOVR ESSERE MAGNIFICA Gianni Zenoni NUOVO REGOLAMENTO EDILIZIO: NOTE A MARGINE DELLA BOZZA Giacomo Marossi MILANO: PD, DOPO IL CONGRESSO QUEL CHE VORREI .. Jacopo Gardella TIRO A SEGNO A MILANO: UN BERSAGLIO DA SALVARE

VIDEO MONICA CHITT SINDACO SESTO SAN GIOVANNI "NOI E LA CITT METROPOLITANA"

suggerimento musicale Ekaterina Guseva canta VOLO INTERROTTO

rubriche di attualit CINEMA - Anonimi milanesi MUSICA - a cura di Paolo Viola ARTE - a cura di Virginia Colombo LIBRI - a cura di Marilena Poletti Pasero SIPARIO - E. Aldrovandi - D. G. Muscianisi www.arcipelagomilano.org

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IL COMUNE E LE NOMINE: LA BUONA GOVERNANCE IN PILLOLE Luca Beltrami Gadola


Da che parte si pu cominciare a ricostruire un Paese come il nostro? Perch ormai di ricostruzione si tratta visto il cumulo di macerie cui sono ridotte le istituzioni. Si pu cominciare dalla pi semplice delle cose: che ognuno cerchi di fare al meglio il suo mestiere. Noi di ArcipelagoMilano a questa massima crediamo e crediamo anche a quellaltra che viene subito dopo e che secondo noi dice: aiuta chi cerca di far bene il suo mestiere. Da qui lidea del volumetto La buona governance, piccolo manuale per amministratori di societ ed enti a partecipazione pubblica. Unidea semplice nata durante i primi mesi di vita della Giunta Pisapia mentre venivano via via nominati i nuovi amministratori nei consigli di amministrazione delle aziende possedute o partecipate dal Comune, in scadenza o in sostituzione di quelli che vi sedevano per designazione della Giunta precedente. Le scelte fatte erano figlie di un nuovo clima e al vecchio costume di pia zzare in quelle posizioni donne e uomini affidabili per fedelt politica o semplicemente creditori di favori elettorali o trombati alle elezioni, si stava sostituendo il criterio della competenza, della capacit e dellonest. I primi avevano poco interresse agli aspetti giuridici e formali in aderenza ai quali svolgere il proprio mandato ma i secondi non potevano certo affrontare il loro nuovo ruolo con leggerezza: un problema particolarmente grave per chi di codici, di norme giuridiche, di aspetti formali dellattivit di consigliere particolarmente digiuno visto ch nello sceglierlo avevano fatto premio le sue doti di competenza su altri aspetti dellattivit della societ o dellente nel quale stato designato o nominato. Il volumetto e stato redatto da Nedcommunity, associazione tra amministratori indipendenti, che ha ben interpretato il mandato ricevuto: ne nato un testo agile, alla portata di tutti, in grado di orientare i neofiti ma anche di fornire agli esperti utili spunti di riflessione, prima di essere nominati ma anche dopo. Tra tutte le riflessioni una ve n che ci sta a cuore, a cavallo tra la politica e la buona governance di una societ posseduta o partecipata dalla mano pubblica: i rapporti tra il nominante e il nominato. Per farla breve, la tradizione pi consolidata voleva che lamministratore designato fosse una sorta di servo sciocco e fedele. Oggi si vorrebbe e si vuole che non sia pi cos: lamministratore deve fare prima di tutto gli interessi della societ che amministra i cui obiettivi, il cui mandato, la cui missione sono chiaramente espressi nello statuto della societ, ben sapendo che altri vengono prima dei soci: sono i creditori, gli enti previdenziali, i dipendenti e gli accantonamenti per il TFR e per finire il ruolo di sostituto dimposta. Ma chi il socio? I soci siamo noi tutti, non chi ci rappresenta, non il sindaco, non i consiglieri comunali, non il presidente della Regione: anche loro sono l in rappresentanza. Lamministratore nominato o designato deve guardare lontano, deve guardare al suo Paese. Dopo aver pubblicato il nostro piccolo manuale e averlo offerto in omaggio vorremmo fare un secondo passo: contribuire a un dibattito sul tema dei rapporti tra eletti e i nominati o designati nelle societ possedute o partecipate, un ruolo di modesto ma utile servizio alla ricostruzione di unidentit collettiva presentabile. Ci proveremo, magari presto.

IMPRESE STROZZATE : DUE RIMEDI MILANESI AL CREDIT CRUNCH Valentina Magri


Il credit crunch non d tregua allItalia e a farne le spese sopra ttutto il Nord. Secondo una indagine del centro studi di Unimpresa su dati della Banca dItalia, tra il 2012 e il 2013, a soffrire di pi il calo dei prestiti sono state le province del Nord rispetto a quelle del Sud (3,8% contro 2,4%). Eppure esistono alternative al finanziamento bancario. Due di esse sono nuove e legate a Milano: BacktoWork24 e i minibond. BacktoWork24 la societ milanese fondata nel febbraio 2012 da Carlo Bassi, attuale socio e amministratore delegato, a seguito di una sua esperienza di vita. Bassi ricorda cos la nascita di BacktoWork24: A un certo punto della mia vita, mi sono detto che non mi sarei pi dovuto trovare nella situazione di essere lasciato professionalmente a piedi. Ho deciso, quindi, di investire le mie capacit, esperienza e risorse allinterno di piccole realt come Sartoria di Milano Acquadimare e Centro Medico Ambrosiano, rimettendomi in gioco e preservando il n. 39 V 13 novembre 2013 mio futuro a prescindere dal mio ruolo di manager, che comunque ho continuato a portare avanti in grandi societ. BacktoWork24 nata quindi come uniniziativa privata del sottoscritto, quando ho capito che il fenomeno della cancellazione dal mercato del lavoro di tanto capitale intellettuale (manager, professionisti e dirigenti) stava diventando drammatico e contemporaneamente vedevo decine di migliaia di aziende morire per la mancanza di credito e nuove competenze adatte ad affrontare i mercati. Un anno dopo (marzo 2013), lacquisizione del portale BacktoWork24 da parte del Gruppo 24 Ore: linterlocutore di riferimento del mondo economico e imprenditoriale italiano, commenta Bassi. Ma quali sono gli obiettivi del portale? La.d. di BacktoWork24 spiega: La nostra missione accompagnare le pmi nella ricerca di risorse sia umane (manager, dirigenti e professionisti che vogliono investire denaro ed esperienza come soci e partner), sia finanziarie, per mezzo di investitori privati. Ci rivolgiamo dunque alle pmi italiane (dalle start up a imprese fino a circa 150.000 euro di fatturato); ai manager o professionisti che vogliono proseguire la loro carriera come imprenditori e agli investitori interessati ad aziende sane e a un buon ritorno dellinvestimento. La ricerca di risorse umane non deve per far confondere il portale con le societ di outplacement o di placement. Bassi a questo proposito chiarisce: Il requisito fondamentale per chi si iscrive al nostro portale la volont di diventare imprenditori. Unaltra modalit di finanziamento per le imprese alternativa alla banca sono i minibond, introdotti dal Decreto Sviluppo 2013. Doppio il filo che li lega a Milano: il mercato dove sono negoziati la Borsa di Milano e la localizzazione della maggior parte delle potenziali emittenti: imprese del Nord, secondo uno studio di Crif, agenzia di rating italiana specializzata nella valutazione di imprese non finanziarie. 2

www.arcipelagomilano.org Ma cos un minibond? una obbligazione, ossia un prestito concesso dallinvestitore alla pmi che lha emesso, spiega Alessandro Sannini, consulente finanziario, blogger e partner di KEP Consulting, societ di consulenza finanziaria milanese che si adopera anche per la diffusione dei minibond. Ma il minibond soprattutto un modo per rendere presentabile unazienda e renderla meno padronale, perch comporta lentrata del capitale di uno sconosciuto e quindi una maggiore trasparenza. Per emettere un minibond, servono un bilancio certificato e un documento informativo per gli investitori. Servono anche risorse per la comunicazione finanziaria: interna o esternalizzata.

anche caldamente consigliato un rating: pi informazioni si danno, pi si diventa interessanti per gli investitori, continua Sannini. Gi, ma chi investe nei minibond? E in quale mercato? Sono quotati nel segmento Extra Mot Pro della Borsa di Milano, riservato a operatori professionali qualificati, come fondi dinvestimento obbligazionario, la maggior parte dei quali legati a una banca, illustra il partner di KEP Consulting. Si potrebbe raccogliere denaro anche con la quotazione o dai fondi di private equity (dove un investitore rileva la quota di una societ e le fornisce capitale senza che questa si quoti in un mercato regolamentato). Ma non si godrebbe dei vantag-

gi dei minibond, cos riassunti da Sannini: Maggiore trasparenza e cultura dimpresa, supporto alla internazionalizzazione, minore costo rispetto a una quotazione. I minibond hanno un potenziale fra i 50 e i 100 miliardi di euro lanno, secondo una stima dello stesso Sannini, eppure non sono ancora molto diffusi in Italia. Il motivo? Il nostro Paese impreparato: gli imprenditori non sono abituati al mercato e alle innovazioni, il segmento Aim per le pmi lanciato da Borsa Italiana non ha avuto successo. E abbiamo un sistema bancocentrico. Fermo restando che - avverte Sannini - il passaggio dal salotto al mercato complicato e se non gestito bene, pu essere una catastrofe.

LA SCUOLA S .GIUSTO: CITTADINE E CITTADINI PROTAGONISTI PER SALVARE UN "BENE COMUNE" Anita Sonego
Per due anni le vicende della "Civica Scuola Primaria per l'Educazione allo Sport e alla Musica" S. Giusto hanno non solo tenuto banco sulle cronache cittadine ma anche "tormentato" giunta e consiglieri comunali. Una scuola "civica", perci comunale e, come tale, promossa e finanziata dall'amministrazione cittadina. Un'esperienza, nata una decina di anni fa, che si ricollega a una tradizione tutta milanese (risalente alla fine dell'800) per dotare la citt di servizi formativi non assicurati dallo stato. Quando la nuova giunta si trov a fare i conti con i "tagli" governativi alle amministrazioni locali si chiese se fosse il caso di investire risorse in una scuola di grande qualit s ma priva di un percorso successivo: un po' come un cespo di rose in una risaia o in una marcita. Fu assicurata ai genitori la continuit didattica delle classi esistenti fino alla conclusione di un'esperienza indubbiamente positiva ma eccessivamente squilibrata dal punto di vista del personale docente impiegato in relazione ai tagli inferti all'istituzione scuola che, da anni, veniva ritenuta troppo costosa per i bilanci dello stato. L'assessora competente, stretta tra i due fuochi della mancanza di risorse da un lato e la necessit di rispondere alle aumentate richieste di scuole per l'infanzia, si trov di fronte un Consiglio di Circolo e una Assemblea dei genitori tenaci, sicuri del valore sociale di un servizio educativo "di eccellenza" che non poteva essere portato a esaurimento solo perch 'privilegiato' in rapporto alla generalit delle scuole di medesimo grado. Anche il futuro delle / degli insegnanti specialisti risultava di difficile soluzione. Per quasi un anno c' stato un muro contro muro. Incontri col Consiglio di Zona 7, manifestazione di alunni, maestre e genitori davanti a Palazzo Marino tanto vivace da riuscire a farsi ricevere dal sindaco. Addirittura nella primavera scorsa i giornali riportarono le immagini di un gruppo di genitori che, sull'esempio dei molti lavoratori minacciati di licenziamento, erano saliti sul tetto della scuola... Poco a poco, incontro dopo incontro la situazione divenne pi interlocutoria. Il nuovo assessore Francesco Cappelli, anche grazie alla sua esperienza di dirigente scolastico, inizi ad affrontare la diffidenza e le rigidit che si erano create con l'obiettivo di trovare una soluzione che conciliasse sia le esigenze di bilancio che quelle, sacrosante, di 'utenti' che rivendicavano con ostinazione il valore di un servizio considerato, davvero,un 'bene comune', un piccolo gioiello, da preservare e difendere con passione e tenacia. Continuavano intanto comunicati stampa,assemblee, convocazioni del Consiglio di Zona, coinvolgimento di tutti i consiglieri comunali attraverso una 'tempesta' di mail. Non c' mai stato un attimo di esitazione, di scoramento, di pausa. E infine, anche grazie al lavoro dell'assessore, dei suoi funzionari, del Provveditorato, dell'Ufficio Scolastico Regionale e degli incontri col ministero della Pubblica Istruzione, si trovata la via per il passaggio graduale, ma certo nelle sue tappe, della Scuola Civica S. Giusto allo Stato con "prosecuzione dell'esperienza metodologica consolidata...". Quanto delineato in estrema sintesi una delle esperienze pi faticose ma anche ricche ed entusiasmanti per una consigliera comunale che, come me, si trova spesso a riflettere sullo squilibrio tra l'impegno profuso e i risultati soprattutto se commisurati con gli esaltanti obiettivi proposti in campagna elettorale. Anche per questo stato spontaneo ringraziare le/i rappresentanti dei genitori che, dopo numerosissimi incontri mi erano diventati familiari, per la tenacia e intelligenza della loro lotta per non far morire una esperienza formativa ricca e vivace. Ho ripensato all'entusiasmo con cui avevo affrontato, dagli anni '70 in poi, il mio lavoro di insegnante per una scuola come occasione di istruzione ma anche di educazione alla cittadinanza e di promozione delle possibilit per tutte e tutti. Perch si permesso che una scuola primaria di eccellenza a livello mondiale venisse demolita poco a poco fino all'attuale impoverimento culturale? Pensavo che, forse, se tutti i cittadini del nostro paese avessero difeso a scuola come era successo per la S. Giusto, forse le cose sarebbero andate diversamente. Queste alcune frasi della risposta ricevuta: "Grazie per le parole di stima che ci hai rivolto. Lo abbiamo fatto perch ci credevamo e ci crediamo e, indipendentemente dal risultato, siamo contenti di averlo fat-

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www.arcipelagomilano.org to. una coincidenza, ma proprio pochi giorni fa stato a Milano Paolo Coelho. In una sua opera dice: "un bambino pu sempre insegnare tre cose a un adulto: a essere contento senza motivo, a essere sempre occupato con qualche cosa, e a pretendere con ogni sua forza quello che desidera". Siamo contenti per il semplice motivo di averlo fatto, siamo stati occupati senza mai annoiarci e ci abbiamo profuso tutte le energie che potevamo in questa idea. Siamo stati dei bambini e, visto che si trattava di una Scuola, forse proprio per questo alla fine abbiamo vinto...."

IL MIO GATTO, L'ARA MACAO, TWITTER, A2A E IL SINDACO PISAPIA Riccardo Lo Schiavo
Vivo in Citt Studi in una graziosa palazzina del 1930 composta da venti appartamenti servita da circa tre anni dal Teleriscaldamento a cura di A2A. Da qualche anno, girando in citt possibile notare la messa in opera di quei grandi tubi neri all'interno dei quali passer l'acqua calda.Quelli sono proprio i tubi del Teleriscaldamento che collegano le centrali di produzione del calore ai nostri termosifoni. Alla fine del mese di ottobre, che stato molto stressante da un punto di vista climatico per gli sbalzi di temperatura esterna, cosa che ha avuto significativi riverberi in casa, invece di prendere carta e penna (obsoleti) ho scritto al mio sindaco, Pisapia, su Twitter protestando perch il 28 ottobre scorso avevo alle 21.00 26 gradi in casa. Potenza di Twitter il sindaco mi ha risposto e incredibile anche A2A, che mi ha chiesto il numero civico per verificare lo stato delle cose. La curva di temperatura climatica di ottobre stata alquanto anomala in Italia e ancora oggi in Sicilia possibile fare dei fantastici bagni di mare (1). Ci non ostante imperando la burocrazia a Milano dopo il 15 di ottobre si sono accesi i riscaldamenti, orrore! Per legge i termosifoni vanno accesi dopo il 15 di ottobre il Decreto del Presidente della Repubblica n. 412 del 26 agosto 1993 stabilisce che gli impianti possano essere attivati per 14 ore al giorno dal 15 ottobre al 15 aprile. Nei mesi restanti, senza alcun bisogno di deroga da parte del Comune, il responsabile degli impianti di ogni stabile in citt pu deciderne laccensione, in caso di particolari condizioni climatiche, per un tempo massimo di 7 ore giornaliere in caso di condizioni atmosferiche particolarmente avverse, il periodo di accensione a pieno regime (14 ore). Se nella prima parte del mese faceva freddo, sopratutto a casa, a termosifoni spenti, nella seconda parte viceversa la temperatura dell'appartamento era eccessiva. Ora evidente che la guerra del caldo in casa un fenomeno antico in Italia ed stato oggetto della recente riforma del condominio. Attendo dunque che A2a verifichi e che risponda, comunque gi un successo che abbiano dato segni di vita. Per riassumere nel mio condominio siamo passati da un impianto a gasolio altamente inquinante al servizio di teleriscaldamento gestito tramite una centrale a cogenerazione che da un punto di vista termico ha ulteriormente irrigidito l'erogazione del calore rispetto al passato, della serie: ti mandano il calore nei termosifoni come da DPR. 412 del 1993 ! Dopo aver perso la battaglia in assemblea, ho silenziosamente subito l'allaccio al teleriscaldamento constatando che nessuno al momento della messa in opera si premurato di venire a verificare il corretto funzionamento dell'impianto e la sua adeguatezza alla nuova tecnologia. Dopo lunghe proteste inoltrate all'amministratrice si sono presentati due idraulici (ma non un termotecnico) che hanno verificato come la temperatura fosse diversa nei vari locali del mio piccolo Hermitage . La spesa per riscaldamento, che incide per circa il 50% del budget condominiale, non diminuita rispetto a quella del gasolio e non sappiamo se la centrale a cogenerazione inquina di meno di quanto facevano la nostra vecchia caldaia pi tutte le altre caldaie a gasolio rottamate (CO2). (La zona di Citt studi servita dalla centrale sita in via Cavriana 32 nei pressi di viale Forlanini ). Sicuramente il combinato disposto del teleriscaldamento pi impianto condominiale non adeguato alle mutevoli e repentine condizioni climatiche cosa che ai giorni d'oggi accade di sovente . In linea di principio non c', ma non c'era anche in passato, un sistema che garantisce la temperatura scorrevole e quindi minori consumi e maggior comfort in casa. Mi trovo a questo punto di fronte a un amletico dubbio, se non cambiano le cose. Di recente ho perduto un grosso gatto siberiano che mal si adattava al caldo del mio appartamento, riempiva la casa di pelo ma faceva sentire la casa piena di quell'affetto tipico dei felini. Potrei cercare un altro gatto siberiano e sottoporlo alle caldane a cui ho sottoposto il precedente o comprare un Ara Macao, quei grandi variopinti e chiassosi pappagalli brasiliani, non so. Comunque decider mia moglie. (1) fonte: http://www.accuweather.com/it/i t/milan/214046/octoberweather/214046?monyr=10/1/2013 &view=table

CRESCERE CON LACCESSO AL CREDITO. COMINCIAMO DA MILANO Massimo Cingolani


La recessione, secondo dati e statistiche, in via di definizione, peccato che gli istituti di credito italiani non se ne siano accorti. Nonostante la Banca dItalia abbia appena dichiarato che qualche segnale di attenuazione delle difficolt di accesso al credito riportato dalle imprese nei sondaggi, ma lofferta di prestiti destinata a migliorare solo gradualmente, continuano le difficolt che il governatore Ignazio Visco aveva appena evidenziato alcune settimane fa, invitando le banche a sostenere maggiormente le imprese e le famiglie. Per non parlare delle preoccupazioni di Draghi, sulle possibili perdite per chi ha investito in obbligazioni bancarie italiane. Nel nostro paese la crescita vera, cio quella che crea posti di lavoro e un generale benessere sociale, subordinata soprattutto allaccesso a fonti di finanziamento da parte di

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www.arcipelagomilano.org famiglie e PMI, settore imprenditoriale che incide per 71% sulla formazione del PIL. Secondo una indagine Ipsos sulla percezione della crisi, piccole e medie imprese subiscono i maggiori effetti del credit crunch, con un calo dal 31% al 17% nella propensione a chiedere finanziamenti nei prossimi 12 mesi. Imprese e autonomi sono meno pessimisti verso alcuni dei principale indicatori economici: nonostante il 54% degli intervistati registri un peggioramento del fatturato, il 72% pensa che, nel prossimo anno, andr a migliorare. Le previsioni sullexport sono positive, ma si riduce drasticamente la propensione a investire in innovazione, il 79%, non far investimenti. L83% dichiara di aver avuto problemi con il ritardo nei pagamenti da parte dei clienti e del 31% che ha chiesto supporto finanziario a una banca, solo uno su tre ha ottenuto il finanziamento. Probabilmente necessario ripensare i modelli tradizionali di finanziamento dello sviluppo, coinvolgendo anche soggetti nuovi come i fondi pensione e le assicurazioni. quello che sostiene Giacomo Vaciago, professore di economia monetaria alla Cattolica che sostiene che Il ritorno alla normalit richiede una finanza di nuovo utile alleconomia reale, che ne favorisca la crescita-qui, altrimenti abbiamo solo crescita-altrove. Le regole e le strategie spettano ai governi,mentre innovazione e modelli di business appropriati spettano a mercati investitori istituzionali e intermediari. Nel nostro paese il motore dello sviluppo deve essere lesportazione di nuovi prodotti e una nuova qualit di ci che pubblico quali servizi locali, infrastrutture. O forse basterebbe che le banche seguissero i consigli di Giovanni Bazoli presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa - San Paolo che ha affermato: Sono convinto, che unimpostazione aperta a interessi generali delleconomia possa risultare nel tempo assai pi produttiva di una gestione focalizzata allobiettivo, assorbente ed esclus ivo, dellincremento di valore per gli azionisti. Sopratutto se questo valore misurato a breve termine. Insomma, senza credito alle imprese non si fa innovazione, senza credito alla famiglie non si vendono n case n tostapane a rate. La politica su questo versante molto presente con parole, ma con nessuna proposta concreta. Si potrebbe aumentare il fondo di garanzia dello Stato, oppure istituire delle controgaranzie da parte degli enti locali per chi favorisce loccupazione giovanile. Penso che idee e progetti possano crescere insieme con operatori, organizzazioni sindacali, imprenditoriali e competenze. Manca solo un partito inserito nella societ e non autoreferenziale e questo compito pu toccare solo a un nuovo PD, a cominciare da Milano.

QUARTIERE ADRIANO - MARELLI. PASSATO PRESENTE E FUTURO Paolo Pinardi*


Allinizio del secolo le destre mil anesi decisero la solita colata cementizia sull'area dismessa di Adriano Marelli che prevedeva circa 2/3 degli oltre 2 mila appartamenti previsti in edilizia libera e il rimanente in edilizia convenzionata spartito tra le solite cooperative delle Acli, Coop e Comunione e Liberazione. Allora alcune associazioni si batterono con forza contro quel progetto per ridare a quel pezzo di citt in fondo a via Padova (finito il secolo dell'industrializzazione di massa) una vivibilit ambientale e territoriale tramite servizi per il quartiere sorto negli anni '80/'90 e soprattutto un grande polmone verde. Una mobilitazione che fece s che nel 2010 il tentativo dell'amministrazione Moratti di far passare anche su Adriano 60 (area pubblica con un centro professionale velocemente chiuso venduta da Regione ad Aler) un'altra colata di circa 300 appartamenti in edilizia libera non passasse. Con la nuova amministrazione siamo a raccontare le tante aspettative suscitate visto anche il ruolo svolto da molte associazioni del quartiere e di via Padova ad esempio nella discussione importante e significativa dellOfficina del programma alla Casa della cultura dove il punto principale fu proprio quello del come superare, chiedendone lannullamento o revisioni profonde, tutti quegli accordi di programma non ancora realizzati che prevedevano l'immensa speculazione sulle aree dismesse della nostra citt: questo punto era ritenuto ancora pi importante della bocciatura del Pgt della Moratti perch questultimo riguardava il futuro da venire, mentre gli accordi gi firmati con i costruttori riguardavano il presente. Quindi incredibile delusione quando nel novembre 2011 lassessore allurbanistica tra le prime delibere che firma vi quella di Adriano 60 che la giunta Moratti non era riuscita a far passare. Coerentemente con questa decisione assessorato e consiglio di zona insieme al costruttore elaborarono una nuova variante su Adriano Marelli che peggiorava ulteriormente la situazione gi catastrofica (ad esempio la nuova scuola media da farsi su Adriano Marelli anzich su Adriano 60 a discapito della piscina e del centro sportivo, oppure le stesse volumetrie con addirittura una maggiore occupazione di suolo quando erano gi evidenti i numeri incredibili di appartamenti vuoti: quasi la met sui circa mille gi realizzati). Le due assemblee con lassessore De Cesaris a maggio 2012 e a novembre 2012 decretarono il fallimento delle loro intenzioni, anche per il modo singolare di concepire la democrazia partecipata e il confronto col territorio: arrivo io che ve la racconto e vi dico cosa fare, magari il tutto preceduto dalla solita intervista al solito quotidiano che si guarda bene dal riportare le opinioni degli altri interlocutori o le manifestazioni di cittadini e associazioni. Lo stesso schema si ripetuto nellultima assemblea: possibile che in questo lasso di tempo non si sia riusciti a costruire un piccolo percorso partecipato fatto di incontri e verifiche con la maggioranza dei partiti, le associazioni che si occupano storicamente della questione, i comitati degli abitanti del nuovo quartiere coinvolgendo assessorato, Consiglio di Zona, costruttori, Regione, Aler e quindi arrivare insieme a nuove decisioni inerenti accordi di programma o varianti (al CdZ va dato atto, se non altro, di aver promosso una serie di incontri sulle questioni inerenti i servizi mai realizzati). il solito metodo delle trattative ristrette per poi fare l'annuncio alle masse mentre di nuova urbanistica partecipata se ne parler nel solito convegno di turno (significativa la discussione in atto su ArcipelagoMilano: dal fallimento di nuove forme di partecipazione e di un certo comitatismo al famigerato richiamo ognuno al proprio posto a ciascuno il suo ruolo). Un metodo che non prevede l'umilt del dire abbiamo sbagliato a firmare quell'accordo nel novembre del 2011 oppure si doveva intervenire subito come chiesto

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www.arcipelagomilano.org sulla propriet abbandonata dal privato in Adriano San Giuseppe oppure perch consumare nuovo territorio con nuove case quando ce ne sono tantissime vuote. Ora si tratta di andare oltre a questi quasi tre anni persi, possibilmente facendo tesoro degli errori compiuti; si apre una partita ancora tutta da giocare anche alla luce del ruolo assegnato al Consiglio di Zona a cui lAmministrazione ora darebbe delega assoluta. Decisione di per s positiva se la si utilizza per provare percorsi originali di partecipazione e non per scaricare responsabilit, tenendo insieme gli interessi dei nuovi abitanti, dell'intero quartiere, della citt nel suo complesso e per mettere in discussione determinate compatibilit finanziarie. Provo a fare alcuni esempi pur non essendo ancora disponibile la documentazione inerente il nuovo accordo di programma e la nuova variante: a) positiva ovviamente la rinuncia a costruire nuove volumetrie in Adriano 60 da parte di un Aler per nostra fortuna in stato comatoso e prefallimentare; ma perch queste ultime devono essere mantenute nel borsino previsto dal Pgt e in futuro cementificare un'altra area della citt? b) con la completa disponibilit di Adriano 60 e la requisizione di Adriano San Giuseppe forse si impone una diversa fotografia e dislocazione dei principali servizi pubblici a cominciare dalle scuole (dal nido alle medie magari recuperando al suo ruolo originale la scuola di via Brambilla visto i numerosi spazi comunali e demaniali liberi) fino al prendere atto che la citt non ci chiede pi Rsa per i nostri vecchi (gi fin troppe e troppo care) ma semmai spazi per studenti universitari fuori sede. c) le bonifiche da farsi su Adriano 60 e Adriano San Giuseppe sono talmente importanti e delicate da meritare qualche procedura diversa dal passato e qualche sicurezza in pi; d) la totale incertezza in Adriano / Marelli riguardo le volumetrie degli appartamenti ancora da costruire devono essere oggetto di approfondimento serio senza ricatti sugli oneri di urbanizzazione e bloccandone la compravendita fino alle definitive decisioni; lacquisto delle volumetrie di una delle tre torri Gefim da parte delle cooperative di Uniabita non depone a favore di una reale volont di diminuire volumetrie e liberare territorio. e) cominciare nel frattempo a imporre ai costruttori che fino a che non si vendono o si affittano gli appartamenti vuoti, non se ne possono costruire di nuovi - impedire alla Siemens l'agibilit delle palazzine in costruzione finch non sar completata la metrotramvia 7 (magari coinvolgendola nel finanziamento anzich fare compravendita di sedi e aree a discapito dei dipendenti e spezzando finalmente quella santa alleanza tra poteri forti che ha impedito la realizzazione di questa fondamentale opera di collegamento orizzontale del nord est della citt). Non sono entrato nel merito delle tante singole vicende che si trascinano da anni e che prima o poi dovranno essere risolte; mi sono soffermato sugli aspetti strutturali del futuro urbanistico di questa area. chiaro che per fare ci e altro si richiede coraggio da parte di tutti; si tratta di capire (allargando la riflessione) se vogliamo galleggiare continuando a dare la colpa ai tagli del governo, parlando principalmente alla citt della moda e dellExpo oppure utilizzare la crisi come occasione per compiere scelte radicali che riguardino l'intera metropoli.

* Martesanadue

ARREDO URBANO: PER LEXPO MILANO DOVR ESSERE MAGNIFICA Giovanna Franco Repellini
Succede in tutte le famiglie che in certi periodi si accumuli disordine e sciatteria e allora non c niente di meglio di una bella festa per trovare la forza di mettere tutto a posto in modo che amici e parenti vedano la casa splendente. Questo vale anche per la citt e in particolare per lExpo che deve diventare la grande festa in cui Milano si mostra al mondo con bellezza e particolarit. Non pu accadere che sia giudicata trascurata e arrancante: siamo la capitale mondiale del made in Italy e questo si dovr vedere subito dallaspetto delle strade e degli spazi urbani. Dobbiamo allora chiarirci le idee alla svelta e agire. La politica urbana tenuta fino a ora con risultati pi o meno buoni ha riguardato questi temi: togliere il degrado, dare senso e qualit ai luoghi centrali e periferici, ridurre lauto e aumentare le biciclette, c ostruire le metropolitane, regolare la sosta, aumentare lo spazio pedonale e il verde. Questo sempre il quadro generale di riferimento ma adesso, come faremmo in casa, e la citt la nostra casa, dobbiamo esaminare i singoli problemi, le diverse funzioni e gli elementi in gioco: pavimenti, pareti, rappresentanza, pulizia, servizi e impianti, arredi, luce, arte e comfort. Possiamo qui accennare qualche spunto. Partiamo dai pavimenti, in citt ne troviamo di tre tipi: asfalto, pietra e cemento (non molto). In generale si pu dire che un pavimento sta bene continuativo e non un po di un tipo e un po di un altro: ad esempio se una strada parte in asfalto, parte in cubetti e parte in masselli sar comunque disordinata, meglio un bellasfalto nero (non rosso per favore) compatto senza sbavature e buche. Le pietre di Milano sono tradizionalmente il granito, la beola e il Cuasso al monte (ormai esaurito), che, trasformate in masselli, hanno pavimentato chilometri di strade e oggi forniscono una cava urbana da cui attingere materiale perfetto e intatto. Quando ero Direttore dellArredo Urbano feci redigere un Piano della pietra storica che prevedeva dove mettere e dove togliere i masselli, piano poi scomparso ma a quanto pare, come si letto recentemente sul Corriere, servito comunque a diffondere lidea del riuso nelle pavimentazioni del centro storico. Queste belle e solide pietre che hanno uno spessore di circa 20 cm sono odiate dai ciclisti con buone ragioni, ma se posate bene a dorso dasino in strade non ad alto traffico, usando malte elastiche che anni fa non esistevano, restano perfettamente al loro posto e costituiscono tuttora una delle pi belle pavimentazioni urbane al mondo. I cubetti di porfido trentino invece, di media grandi 10 x 10 cm, non sono tradizionali della citt, buoni per le aree pedonali (sono robusti, lisci e costano poco) non sono indicati per le strade carrabili, quindi se si sollevano meglio toglierli. Anche con le lastre di pietra nuova si possono raggiungere risultati esteticamente molto buoni: bella infatti la nuova pavimentazione in pietra di Luserna a spacco in piazza Liberty pure se molto chiara e a rischio devastazione per cicche americane. A questo proposito perch non chie-

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www.arcipelagomilano.org diamo alla Perfetti o Vivident che per lExpo presentino il chewingum biodegradabile? Sarebbe ora. Passiamo allarte urbana, senza dimenticaci di quanto era successo per i mondiali del 90, quando piombarono sulla citt numerosi monumenti-regalo che poi non si sapeva dove mettere (molti scomparvero nei meandri dei depositi). probabile che la cosa si ripeta e piazza Piemonte e l a testimoniare un possibile destino con i tre brutti monumenti in resina di Sassu. Ultimamente sono comparse anche le Tre Grazie di Fiume, in bronzo, decisamente molto migliori degli altri tre, ma che per altro erano state rifiutate dalla fu Commissione Monumenti. A questo proposito inutile affrontare la situazione creando unaltra commissione priva di un braccio operativo che decida progetti che non si attueranno (il Consiglio di Zona 5 rifiut il monumento Sequenza di Melotti, oggi allHangar Bicocca, perch nessuno conosceva lartista) e scarti opere che poi verranno comunque posizionate perch davanti al regalo non si pu resistere. Eppure i monumenti sono parte della citt e le opere darte le rendono speciali, dobbiamo quindi decidere se vogliamo collocarne alcuni, quali e dove. Dobbiamo decidere se vogliamo valorizzare gli artisti italiani e i giovani coinvolgendo universit, accademie, scuole darte e gallerie. Gli arredi urbani sono un altro punto dolente perch in tanti anni non si trovato uno stile uniforme e originale: anche in questo caso fu fatto un abaco che doveva dare delle coordinate dazione ai vari settori e ai gruppi che agiscono nelle strade, abaco restato lettera morta. Velocemente va ripreso nelle linee generali, decidendo almeno quali sono i paletti dissuasori di sosta di Milano (non possono essere solo quelli in inox sparsi ovunque perch nessuno ha pensato a niente altro di meglio). Partiamo da un presupposto, sul suolo pubblico va collocato solo quello che serve strettamente, evitando cose invasive ed estemporanee, anche se di autore, magari demod (tipo archi di Daniel Buren a La Spezia). Tuttavia laumento delle presenze turistiche nella citt comporter sicuramente la necessit di nuovi oggetti urbani e di stazioni di comfort: bagni, sedute, cestini rifiuti, massimo ampliamento del wireless, chioschi per informazioni etc. Anche in questo caso va deciso chi fa cosa e come, cosa pubblico, cosa privato, cosa pagato dalla pubblicit o sponsor e cos via. Tutto ci, anche se appena accennato e incompleto, comporta un grande numero di esperienze e di soggetti in gioco con responsabilit di intervento precise e una regia unificata che assuma il punto di vista del paesaggio urbano nella sua globalit. I settori comunali che trattano le strade e le infrastrutture sono la base organizzativa e direttiva di azione e coordinamento attorno ai quali per necessario programmare delle competenze specifiche, pratiche (inutili le invenzioni suggestive ma puramente cartacee perch poi non attuabili come i raggi verdi) e, udite udite, servono persone fornite di buon gusto e di buon senso.

NUOVO REGOLAMENTO EDILIZIO: NOTE A MARGINE DELLA BOZZA Gianni Zenoni


In un difficile momento storico come questo, dove tutti gli operatori italiani (vedi sul Corriere del 28 ottobre la lettera/inserzione a tutta pagina dell'imprenditore Caravati), la Comunit Europea, i media italiani attraverso gli scritti di opinionisti di valore come Della Loggia, Panebianco, Ainis e talk-show televisivi infuocati, tutti chiedono alla Politica e alle Amministrazioni la semplificazione delle procedure che in tutti i campi del lavoro rendono complesso non solo aprire unimpresa ma anche portare a termine in tempi compatibili i programmi economici intrapresi. certamente incomprensibile come le classi Politiche e Amministrative non si rendano conto della necessit di una drastica riduzione delle procedure ottenuta non solo semplificando le normative, ma anche cambiando l'approccio burocrate/imprenditore per portarli a lavorare in sincronia e tendere a risultati positivi. Nell'apprezzare comunque l'impegno dell'Assessorato nella ricerca di esporre tutta la normativa Statale, Regionale, Provinciale, Comunale e degli svariati Enti Decentrati, sull'argomento, producendo cos un elaborato complesso e corposo, mi sento in dovere di affermare che si sono certamente superate le materie previste dalla LR 12/05 e in special modo quelle previste per la realizzazione di un Regolamento Edilizio (R.E.) A questa universalit espositiva del R.E. si aggiungono poi anche molti argomenti inseriti con l'intenzione di chiarire i punti non ancora ben interpretati del PGT o le inconcepibili e stravaganti interpretazioni della Magistratura sui problemi dei 10 metri di distanza delle finestre, dei sottotetti e sulla sagoma dell'edificio, argomenti da sempre scritti male e da diversi livelli legislativi. Ci troviamo quindi davanti a un numero eccessivo di richiami a normative che possono cambiare nel tempo e, data la straordinaria produzione italiana sull'argomento, potrebbero rendere inutilizzabile il nuovo R.E. dopo pochi anni. Oppure nella logica dell'ubi-maior-minor-cessat molte disposizioni potrebbero anche essere ritenute illegittime perch di competenza della legislazione Statale e Regionale. Ma anche per la prima volta, che in un R.E. la politica appare sullo sfondo in modo punitivo verso certe categorie di operatori come la Propriet Edilizia e i Condominii, imputando loro obblighi tecnicamente irrealizzabili come le verifiche statiche ripetitive negli stabili abitati, che seppur comprensibili nell'evidente peggioramento della sismicit del nostro territorio, in altri paesi vengono risolti rivolgendosi alle Assicurazioni, o come nei loft che amministrazioni precedenti hanno irresponsabilmente prodotto congelando ampie zone periferiche della citt che avrebbero potuto invece avere un civile disegno urbano, ma dove non pi possibile bonificare il terreno se non demolendo il loft stesso. O come ancora, il negare un Intervento Edilizio su di un'area in regola col PGT all'operatore che, dopo un esame Patrimoniale risulta possedere gi un immobile non abitato o diroccato, certamente bloccato da problemi ereditari o fiscali con cause interminabili spesso derivate dalla cattiva scrittura delle stesse nostre leggi e dalla difficolt della magistratura di interpretarle. Norme mirate al punto giusto ma troppo facilmente eludibili perch siano efficaci in un Paese come il nostro di furbetti delle scatole cinesi. Ma anche bloccato da contrasti tra enti pubblici che rendono difficile ai Comuni, gi indolenti da parte loro, di predisporre Piani Esecutivi ragione-

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www.arcipelagomilano.org voli come per le aree interessate dai bombardamenti dell'ultima guerra. A proposito della trasparenza viene del tutto ignorata la legittima richiesta dei progettisti di essere presenti alle sedute della Commissione Paesaggistica e alle Conferenze dei Servizi, dove spesso i relatori tecnici comunali fanno una semplice presentazione d'ufficio e dove la contestualizzazione del progetto pu essere espressa in modo convincente solo dall'autore dello stesso. La presenza del progettista e le eventuali soluzioni concordate abbrevierebbero i tempi e darebbero al progettista il convincimento di trovarsi di fronte a collaboratori e non a severi censori. Nessuna norma incentiva l'uso di nuove tipologie edilizie, pensare che solo l'abolizione dell'obbligo del bagno finestrato (gi abituale in tutti gli edifici di uso pubblico con i moderni impianti di aspirazione collettiva con il recupero del calore dell'aria espulsa) anche nella residenza, porterebbe a una razionale utilizzazione degli spazi destinati alla vita attiva, con riflessi positivi sui costi e sul risparmio energetico per la semplificazione degli impianti (servizi concentrati al centro e facciate libere da vincoli). Punto negativamente emergente anche la volont di aumentare il controllo sull'edificazione attraverso il Convenzionamento su quasi tutti gli interventi e anche per quelli pi semplici, i Convenzionamenti Planivolumetrici per esempio, che potrebbero essere risolti con una mappa e una semplice relazione (due pagine), producono un elaborato inutilmente complesso (decine di pagine) con allegato il progetto completo del fabbricato che ne pregiudica la successiva libera (entro i pochi dati da rispettare) gestione del progetto se non rifacendo una nuova convenzione. Nel campo delle competenze di altri enti come VVF, Diversamente Abili, Parco Sud, Codice della Strada e Soprintendenze il R.E. non dovrebbe del tutto intervenire, oltretutto proponendo modifiche ingiustificatamente di poco diverse. Per quanto riguarda le opere pubbliche occorre far rispettare sempre i diritti dei cittadini spesso danneggiati da disinvolti progetti che vengono approvati nelle Conferenze dei Servizi e che violano le pi elementari normative del R.E. (come le distanze tra i fabbricati). Ritengo particolarmente incivile la possibilit di realizzare residenze sotto la quota stradale, come i bassi di Napoli, e come se a Milano non ci fosse il Seveso con le sue ripetute esondazioni. Sarebbe giusto invece raggruppare in un fascicolo allegato tutte le disposizioni riguardanti Ambiente e Sostenibilit e le Premialit con Incentivi in SLP o riduzioni degli Oneri con relative schede e tabelle. Un altro fascicolo allegato dovrebbe essere dedicato alle normative riguardanti il comportamento verso la citt delle Imprese di Costruzione durante i lavori, le documentazioni sulla loro consistenza economica e fisiologica, le normative di sicurezza, le procedure Antimafia e l'utilizzo temporaneo di spazi pubblici. Infine una raccomandazione particolare vorrei farla sulla scrittura, sull'uso delle maiuscole nelle definizioni di Atti Istituzionali, nel rispetto della grammatica, con uno sforzo letterario che utilizzi una stesura formalmente comprensibile e una esauriente e concisa concentrazione sotto un unico titolo delle normative riguardanti argomenti specifici. Velleitaria appare anche la ripetitivit di affermazioni generiche sulla qualit dell'abitato o degli interventi su materie che esulano da un R.E. come le sale da gioco. Tutto ci mi fa pensare come questo R.E. assomigli ai decreti Omnibus emessi dallo Stato, dove in grande disordine compositivo si mettono assieme modifiche, aggiunte e nuovi inserimenti alle Leggi esistenti le pi varie. La formulazione di Leggi e Regolamenti devono avere una Etica Civile, che non deve dare all'operatore l'impressione di essere considerato un semplice suddito. Ricordo, perch sembra che molti non lo hanno ancora capito, che l'Imprenditoria in questi tempi di crisi economica l'unica componente della societ che pu far nascere posti di lavoro e quindi far riprendere i consumi sul mercato, ma per fare questo ha bisogno di procedure comprensibili e semplificate e non mi sembra che questo nuovo R.E. si sia posto seriamente il problema.

MILANO: PD, DOPO IL CONGRESSO QUEL CHE VORREI Giacomo Marossi


Dopo un mese di congresso ci ritroviamo finalmente con un nuovo segretario provinciale, una giunta in crisi e infiniti lutti e litigi che speriamo finiscano qui. La sensazione che ho che si sia persa una grande occasione per rilanciare il Pd. E senza troppa fatica: bastava non rinchiuderci fra di noi e concentrare tutti gli sforzi verso gli altri. Lanciando una grande mobilitazione tra i cittadini, potevamo far vedere a tutti che limpegno politico un modo per migliorare la realt che ci circonda, fatto di dialogo e idee di futuro che si confrontano. Invece abbiamo scelto larrocco, la solitudine missionaria e a tratti sadomaso della resa dei conti fra le correnti. Si respirava un clima da vendetta barbaricina, da faida che evidentemente risaliva molto indietro nel tempo perch io potessi comprenderla a fondo. Ora preferisco pensare al futuro e lasciar perdere questeterna saga dei Montecchi e Capuleti, di cui, per fortuna, l fuori, non si accorto praticamente nessuno. Mi sento solo di lanciare un appello accorato a chi, a livello nazionale, ha pensato e organizzato questo percorso congressuale: cambia lavoro, ma soprattutto fatti vedere da uno bravo. Restano alcune domande: come superare il distacco tra i 150.000 delle primarie e gli 8.000 iscritti? Come dare vita a percorsi di partecipazione reale e tangibile per i cittadini che rendano utile e vitale il partito? Come legare questi percorsi allamministrazione comunale e imprimere una svolta alla sua comatosa sopravvivenza? In due parole: come facciamo a non perdere le prossime elezioni a Milano? Continuo a ripeterlo: ripartiamo da giugno 2011. L abbiamo dimostrato che vincere a Milano possibile contro ogni aspettativa: sono buoni tutti a vincere a Firenze, ma il miracolo labbiamo fatto noi, strappando il centro del potere berlusconianociellino ai suoi proprietari. A Milano abbiamo svegliato una citt intera dal suo torpore disinteressato e labbiamo portata a parlare di se stessa. E abbiamo vinto. Abbiamo fatto quel miracolo e non siamo ancora riusciti a farne un modello per il resto dItalia; perch non labbiamo capito. Nei fatti lo stiamo dilapidando piano piano, lo stiamo soffocando nelle spire della nostra indecisione e delle nostre liti intestine. Ora basta. Mettiamo da parte i veti incrociati e lavoriamo a una grande mobilitazione di tutto il nostro partito e di tutto il centrosinistra da qui alla

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www.arcipelagomilano.org primavera prossima. Dobbiamo dare vita alla FASE 2 del Pd durante la giunta Pisapia. E ci vuole veramente poco. 1) Mobilitiamoci in una grande campagna di ascolto che duri fino a Natale, approfittando delle primarie e delle feste, delle fiere, dei mercatini, di tutte le occasioni che ci saranno in dicembre. Mandiamo per strada i nostri militanti, dirigenti, parlamentari, assessori e consiglieri di ogni tipo a interrogare i cittadini su 10 questioni: trasporti, cultura e patrimonio artistico, verde pubblico, sviluppi urbanistici, turismo ed EXPO, raccolta differenziata, citt metropolitana, tasse e bilancio, edilizia popolare, cittadinanza studentesca (per dirne alcuni). Lo faremo con questionari e interviste, ma soprattutto invitando i cittadini a partecipare zona per zona a dei forum tematici che approfondiranno con esperti le questioni sollevate. 2) Gennaio - febbraio sar il momento dei forum, cui parteciperanno tutti coloro che vorranno, ma sarebbe bello mischiarci il pi possibile: professionisti, appassionati, eletti e amministratori tutti insieme coordinati da tecnici del ramo e facilitatori. Ma con limpegno di lasciarsi con proposte concrete da trasformare in delibere e leggi mirate. 3) Un momento di presentazione col sindaco e tutte le istituzioni, in cui il PD presenti alla stampa e ai cittadini il frutto di questi mesi di lavoro. Una giornata in cui i milanesi si ritrovino ad ascoltare la narrazione di una citt futura che ancora non c ma che sar nostra missione realizzare. 4) Lultimo momento, il pi importante la realizzazione. fondamentale che il Comune e le altre istituzioni nella persona dei nostri eletti e dei nostri amministratori si impegnino ad approvare e attuare nel minor tempo possibile le proposte arrivate, cos da mostrare finalmente ai cittadini che partecipare bello, efficace ma soprattutto serve. Questo sar il vero banco di prova del nuovo PD. banale da dire, ma lerrore commesso dopo la vittoria di giugno 2011 stato proprio quello di dare limpressione a migliaia di milanesi di essere stati presi in giro, o anche semplicemente di aver perso del tempo inutilmente. La cosa bella che siamo in tempo per recuperare e in meglio lerrore fatto. Senza altri giri di parole questo il congresso che avrei voluto vivere in questi mesi e che non siamo stati capaci non dico di fare, ma neppure di immaginare. Lo so bene, sia chiaro, che non con eventi una tantum che si crea la partecipazione: serve continuit e perseveranza incredibili, perch le persone sono sfiduciate e ritrose, disilluse oltre ogni limite umano. Ma da qualche parte bisogna pur cominciare ed il tempo non gioca certo dalla nostra.

MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Il Requiem di Verdi


Abbiamo scritto pi volte del Requiem, molto ascoltato in questo periodo di celebrazioni verdiane; a proposito delle quali credo siamo stati tutti un po spiazzati dallavere invertito lordine naturale delle cose, celebrando di Giuseppe Verdi prima la morte (il centenario del 2001) e poi la nascita (il bicentenario di questanno)! Curioso anche che s olo dieci anni prima, nel 1991, ci eravamo concentrati sul bicentenario della morte di Mozart con gran dovizia di esecuzioni della sua Messa da Requiem. Potenza degli anniversari. Sempre, finite le ricorrenze, i Requiem scompaiono come se insieme alla sacralit della commemorazione perdessero anche il loro fascino; peccato, perch sono una delle forme musicali, se cos possiamo impropriamente chiamarle, fra le pi fascinose e pi rappresentative della natura umana dei loro autori. Il perch presto detto: mentre le semplici Messe (si pensi alla grande Messa in si minore di Bach o alle diciotto Messe di Mozart) sono rappresentazioni liturgiche, dunque fondamentalmente con un carattere cerimoniale e rituale, il Requiem (o la Messa da Requiem o la Messa funebre, la differenza di natura liturgica e non incide pi di tanto sulla sostanza - musicale, letteraria e spirituale - comune a tutte) una sorta di meditazione o di riflessione sulla vita e sulla morte. Riflessioni talvolta intrise di religiosit, talaltra assolutamente laiche, ma sempre comunque rivelatrici dei pi profondi convincimenti dei compositori; e spesso ne rivelano ansie, paure, rimpianti, rassegnazione o al contrario disperazione, segni di speranza o ricerca di quiete interiore. Non vero, come si crede, che i Requiem vengano normalmente scritti in et avanzata: vero per Verdi (che nel 1874 aveva sessantuno anni), per Schumann (nel 1852 aveva solo 42 anni ma era gi prossimo al noto tentativo di suicidio e al successivo ricovero in ospedale psichiatrico) e soprattutto vero per la Messa da Requiem di Mozart (scritta nel 1791, nelle settimane che ne precedettero la morte). Ma altri esempi dicono il contrario come nel caso di Cherubini che, nato nel 1760 e morto nel 1842, scrisse ben due Messe da Requiem nel 1816 e nel 1836, o in quello di Berlioz (nato nel 1803 e morto nel 1869, scrisse la sua Grande Messe des Morts nel 1837) o di Faur (che nel 1887 aveva quarantatre anni e morir solo nel lontano 1924). Un caso a parte quello di Brahms che scrive il suo meraviglioso Requiem Tedesco (Ein deutsches Requiem) nel 1866, a 33 anni ma sotto londa emotiva della morte della madre. Dunque la settimana scorsa, a chiusura dellanno verdiano, lorchestra dellAuditorium ha riproposto il Requiem del suo omonimo grande compositore affidandolo alle sue direttrici stabili (molto interessante questa accoppiata al femminile di Xhang Xian sul podio dellorchestra e di Erina Gambarini su quello del coro!) e a quattro solisti: due italiani (la soprano Chiara Angella e il tenore Mario Zeffiri che intervenuto in sostituzione di un collega austriaco) e due russi (la mezzosoprano Agunda Kulaeva e il basso Alexander Vassiliev). Mentre i cantanti non hanno brillato molto, n per la qualit delle voci n per la precisione dei tempi e dellintonazione, stato un vero piacere osservare come lorchestra e il coro abbiano dato ancora una volta prova di una intesa

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www.arcipelagomilano.org perfetta, di grande impegno e professionalit, di una magnifica qualit di suono; ritmi e timbri erano curati in modo ineccepibile, gli attacchi sempre esatti, gli ottoni precisissimi. Una gioia ascoltarli. Come sempre hanno fatto la parte del leone le potenti e drammatiche note del Dies irae, del Tuba mirum, del Rex tremendae in cui Verdi utilizza lenorme sapienza accumulata con il melodramma: in Verdi dice Massimo Mila la morte una specie di ferro del mestiere drammatico, un ineluttabile evento naturale che, come necessario deus ex machina, viene a tagliare i nodi e a risolvere le intricate situazioni in cui gli uomini si sono cacciati per effetto delle loro passioni . e nel Dies irae tutto il genere umano che si comporta come i personaggi verdiani e stramazza fulminato. Verdi non era affatto religioso, anzi teneva molto a render palese il suo ateismo (cos come, restando al tema dei Requiem, noto che Mozart massone non nutrisse grandi sentimenti religiosi) e infatti c poco di religioso nei loro due Requiem. invece interessante osservare come lidea di scrivere una meditazione sulla vita e sulla morte era stata a lungo covata da Verdi dapprima per la morte di Rossini - che nei suoi ultimi anni, con lo Stabat Mater e soprattutto con la Petite messe solennelle dedicata "Au bon Dieu", aveva chiaramente rivelato la propria religiosit - e poi si era definitivamente consolidata in occasione della morte di Alessandro Manzoni i cui sentimenti religiosi erano arcinoti; come se il Verdi miscredente avesse voluto con questopera dare un segno di rispetto, molto laico, nei confronti di chi la pensava assai diversamente da lui. Grande anche in questo..

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Perch il Museo del Duomo un grande museo
Inaugurato nel 1953 e chiuso per restauri nel 2005, luned 4 novembre, festa di San Carlo, ha riaperto le sue porte e le sue collezioni il Grande Museo del Duomo. Ospitato negli spazi di Palazzo Reale, proprio sotto il primo porticato, il Museo del Duomo si presenta con numeri e cifre di tutto rispetto. Duemila metri quadri di spazi espostivi, ventisette sale e tredici aree tematiche per mostrare al pubblico una storia fatta darte, di fede e di persone, dal quattordicesimo secolo a oggi. Perch riaprire proprio ora? Nel 2015 Milano ospiter lExpo, diventando punto di attrazione mondiale per il futuro, cos come, in passato, Milano stata anche legata a doppio filo a quelleditto di Costantino che questanno celebra il suo 1700esimo anniversario, con celebrazioni e convegni. Non a caso la Veneranda Fabbrica ha scelto di inserirsi in questa felice congiuntura temporale, significativa per la citt, dopo otto anni di restauri e un investimento da 12 milioni di euro. Il Museo un piccolo gioiello, per la qualit delle opere esposte cos come per la scelta espositiva. Larchitetto Guido Canalico lo ha concepito come polo aperto verso quella variet di generi e linguaggi in cui riassunta la vera anima del Duomo: oltre duecento sculture, pi di settecento modelli in gesso, pitture, vetrate, oreficerie, arazzi e modelli architettonici che spaziano dal XV secolo alla contemporaneit. E lallestimento colpisce e coinvolge gi dalle prime sale. Ci si trova circondati, spiati e osservati da statue di santi e cherubini, da apostoli, da monumentali gargoyles - doccioni, tutti appesi a diversi livelli attraverso un sistema di sostegni metallici e di attaccaglie a vista, di mensole e supporti metallici che fanno sentire losservatore piccolo ma allo stesso tempo prossimo allopera, permettendo una visione altrimenti impossibile di ci che stato sul tetto del Duomo per tanti secoli. Si poi conquistati dalla bellezza di opere come il Crocifisso di Ariberto e il calice in avorio di san Carlo; si possono vedere a pochi centimetri di distanze le meravigliose guglie in marmo di Candoglia, e una sala altamente scenografica espone le vetrate del 400 e 500, alcune su disegno dellArcimboldo, sopraffini esempi di grazia e potenza espressiva su vetro. C anche il Cerano con uno dei Quadroni dedicati a San Carlo, compagno di quelli pi famosi esposti in Duomo; c un Tintoretto ritrovato in fortunate circostanze, durante la Seconda Guerra mondiale, nella sagrestia del Duomo. Attraverso un percorso obbligato fatto di nicchie, aperture improvvise e sculture che sembrano indicare la via, passando per aperture ad arco su pareti in mattoni a vista, si potr gustare il Paliotto di San Carlo, pregevole paramento liturgico del 1610; gli Arazzi Gongaza di manifattura fiamminga; la galleria di Camposanto, con bozzetti e sculture in terracotta; per arrivare fino alla struttura portante della Madonnina, che pi che un congegno in ferro del 1700, sembra unopera darte contemporanea. E al contemporaneo si arriva davvero in chiusura, con le porte bronzee di Lucio Fontana e del Minguzzi, di cui sono esposte fusioni e prove in bronzo di grande impatto emotivo. Il Duomo da sempre il cuore della citt. Questo rinnovato, ampliato, ricchissimo museo non potr che andare a raccontare ancora meglio una storia cittadina e di arte che ebbe inizio nel 1386 con la posa della prima pietra sotto la famiglia Visconti, e che continua ancora oggi in quel gran cantiere, sempre bisognoso di restauro, che il Duomo stesso. Museo del Duomo Palazzo Reale piazza Duomo, 12 Biglietti: Intero 6 euro, ridotto 4 euro Orari: MartedDomenica: 10.00 -18.00.

Il marmo vivo di Rodin


Sessanta sculture e un allestimento che sembra un cantiere in corso, per dare lidea di un atelier vivo ma in momentaneo riposo. Cos la sala delle Cariatidi stata invasa e resa un cantiere artistico tutto in divenire, creato appositamente per ospitare i preziosi marmi di Auguste Rodin, celebre scultore francese, protagonista della rassegna pi completa sulle opere in marmo del maestro francese.

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www.arcipelagomilano.org Tre le sezioni presentate, che illustrano temi e modi del lavoro di un artista che, al pari di Michelangelo, ha saputo trasformare un materiale difficile come il marmo in qualcosa di tenero e seducente. Lillusione della carne e della se nsualit infatti il tema intorno a cui si sviluppa la prima sezione, nella quale sono raccolte alcune opere giovanili e di stampo classico. Protagonista indiscusso di questa prima parte Il bacio, che spicca, anche per dimensioni, su tutta la sala, e che fece scalpore nella Francia di fine Ottocento per la libert e la sensualit dei due amanti colti in un gesto proibito. La seconda sezione propone alcune fra le sculture pi conosciute di Rodin e dimostra la piena maturit del maestro anche dal punto di vista della capacit di elaborazione delle figure che emergono dai candidi blocchi di pietra. Accanto a ritratti di grande intensit, lontani dalla fredda precisione dinizio carriera, come il busto dedicato alla compagna di una vita Rose Beuret, si alternano richiami alleros e alla disinibita r icerca formale ed estetica del maestro, manifestando la sua necessit di tentare nuovi percorsi scultorei. Qui le commoventi Mains damant sono un richiamo lirico allamore e alla sensualit, ma lasciano gi pienamente comprendere il lavoro di recupero della tradizione che Rodin conduce insieme allaffermazione di una nuova idea di scultura. La poetica dellincompiuto caratterizza la terza sezione dove c il trionfo del non finito, espediente che rimanda immediatamente a Michelangelo e che Rodin rielabora in una chiave di assoluta novit. Una mostra che spiega anche la modernit del pensiero di Rodin, gi conscio dellimportanza di avere opere darte riproducibili e che chiama a lavorare con alcuni tra i pi valenti maestri lapicidi dellepoca, diretti e indirizzati proprio da Rodin stesso nel creare e sbozzare marmi preziosi. Scrive Aline Magnien conservatore capo del patrimonio del Muse Rodin di Parigi: Se la mano dello scultore fondamentale per i suoi interlocutori, evidente come Rodin tenga separate le cose: da una parte lideazione e il modello, di cui si assume la piena responsabilit, dallaltra lesecuzione, aperta mente delegata e alla quale non esita a far partecipare il committente, a cui lascia talvolta scegliere il titolo che preferisce. Rodin era considerato un maestro ineguagliabile, i contemporanei dicevano che davanti a lui la materia tremava. Dominatore di quella stessa materia, il marmo gli permetteva di studiare la luce e la vita, cos come il bronzo era strumento per studiare le ombre. E alcuni marmi sembrano vivi davvero, sembrano scavare e farsi strada tra la materia grezza e incompiuta di alcune opere, e che a fatica fa emergere volti di fanciulle, amanti abbracciati, mani che si rivolgono al cielo. Rodin il marmo, la vita Palazzo Reale - Sala delle Cariatidi Fino al 26 gennaio 2014 Orari Luned dalle 14.30 alle 19.30 Marted, mercoled, venerd, domenica dalle 9.30 alle 19.30 Gioved e sabato dalle 9.30 alle 22.30 Biglietti: Intero 11,00, Ridotto 9,50

Autunno Americano parte 2: Andy Warhol


Dopo la grande mostra in Triennale del 2004, e una monografica di stampe al Museo del Novecento questa primavera, Andy Warhol torna a Milano con una super esposizione: le opere della collezione di Peter Brant. La mostra si presenta subito come una grande retrospettiva del lavoro dellartista originario di Pittsburgh, comprendente alcune delle sue opere pi famose e conosciute a livello mondiale, per un totale di oltre 150 opere darte, tra d ipinti, serigrafie, sculture e fotografie. La mostra, curata da Francesco Bonami e dallo stesso Peter Brant, sar unoccasione interessante per approfondire la figura, a torto ritenuta spesso solo superficiale e frivola, di Andy Warhol, artista invece ben pi complesso e tormentato. Peter Brant, magnate americano, fu intimo amico di Warhol, e ad appena ventanni inizi a comprare i lavori dellartista, partendo proprio dalla famosa lattina di zuppa Campbell riprodotta da Warhol. Sar un legame lungo tutto una vita quello che accompagner lavventura di Brant e Warhol, che vissero e segnarono insieme i pazzi anni 60 e 70 della scena newyorchese. Un sodalizio di vita e lavoro il loro, che sfocer nella collaborazione tramite la rivista Interview, fondata dallo stesso Warhol nel 1969 e acquistata da Brant e dalla sua casa editrice dopo la morte dellamico, avvenuta nel 1987 in seguito ad unoperazione chirurgica finita male. La mostra presenta capolavori assoluti, che caratterizzano la collezione Brant come una delle pi importanti e significative a livello internazionale rispetto alla produzione warholiana. Attraverso un percorso cronologico si potr ricostruire a tutto tondo la figura di Warhol, partendo dai suoi inizi come grafico e pubblicitario, famoso gi allepoca per rivoluzionari e particolarissimi disegni di calzature femminili e per il suo atteggiamento irriverente. La pubblicit per era solo linizio. Warhol voleva far parte dellelite artistica, ecco perch si rivolse sempre pi allarte e al mondo pop, o vvero a quel substrato culturale che coinvolgeva tutti gli americani, dal Presidente alluomo comune. Il suo universo si popola di lattine di zuppa, di Coca-Cola, di scatole di detersivo Brillo; dalle sue tele si affacciano Liz, Marilyn, Elvis, Jackie e tanti altri divi osannati dallAmerica, e che per ebbero anche, quasi Warhol fosse stato un profeta, fini tragiche o destini infelici. Come a dire, lapparenza, nonostante i colori e i sorrisi smaglianti, inganna. Una presa di coscienza di quello che lamericano medio aveva sotto gli occhi tutti i giorni, visto al supermercato o sui giornali, e che Warhol ripropose ingrandito, ripetuto fino allo sfinimento, disarticolato, sovrapposto e modulato, ma senza mai criticare. Anzi. La pop art di Warhol lontanissima dal voler lanciare invettive contro il consumo smodato o il capitalismo. Warhol stesso ci era cresciuto, e la cosa pi naturale per lui era proprio partire da quello che conosceva meglio e che poteva riguardare tutti. Senza messaggi nascosti o significati troppo profondi. Oltre ai famosi Flowers multicolor e ai ritratti di Mao, paradossale vera icona pop, la mostra propone anche le rielaborazioni che Warhol fece di un grande classico come lUltima Cena di Leonardo; cos come stupiranno una serie di Portraits, di autoritratti che lartista si fece grazie alle polaroid che amava tanto, e che usava per riprendere anche i suoi amici Mick Jagger, Diana Ross e Jane Fonda. Tutti presenti in mostra. Emerge cos un Warhol non solo mondano e padrone del suo palcoscenico, la celeberrima Factory, in cui numerosi assistenti producevano effettivamente le sue opere, ma anche un Warhol pi introverso, spaventato forse da quella celebrit raggiunta e cercata, ma che era diventata perfino pericolosa. Fu infatti vittima di un tentato omicidio, per

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www.arcipelagomilano.org mano di una femminista, e dal quale si salv per miracolo nel 1968. Vittima di un diverso colpo di arma da fuoco fu invece una delle opere pi famose di Warhol, una Marilyn blu che venne colpita da un proiettile in piena fronte, sparato senza motivo da unamica dellartista nel 1964. Da quella data lopera venne chiamata, per lappunto, Blue Shoot Marilyn. Ennesimo esempio del circo che circondava lartista e che lui osservava quasi in disparte, dietro i suoi occhiali da sole e al riparo di una parrucca argentata.

Warhol, dalla collezione Peter Brant Palazzo Reale fino al 9 marzo 2014 Orari: Luned: 14.3019.30 Dal marted alla domenica: 9.3019.30 Gioved e sabato: 9.30-22.30 Prezzi: Intero 11 euro, ridotto 9,50 euro.

Josep Albers torna a Milano


Milano celebra il genio di Josep Albers attraverso una mostra in due sedi che ripercorre alcuni degli aspetti fondanti della carriera del grande artista modernista ed esponente del Bauhaus, promossa dalla Josef & Anni Albers Foundation. Fino al 6 gennaio presso la Fondazione Stelline sar possibile visitare Josef Albers. Sublime Optics, prima mostra monografica milanese dedicata allartista tedesco. Curata e allestita da Nick Murphy (Projects Director della Josef and Anni Albers Foundation) la mostra offre una prospettiva unica su questo grande artista e maestro del Bauhaus, raccogliendo rari disegni giovanili, interessanti ed emozionanti vetri colorati, vetri sabbiati e una selezione di dipinti astratti. Il percorso espositivo presenta 78 lavori realizzati all'inizio della sua carriera artistica, quando Albers insegn in Vestfalia, per arrivare fino agli ultimi giorni della sua vita: dal primissimo disegno conosciuto fino all'ultimo e straordinario Omaggio al Quadrato. Una carriera artistica permeata, nonostante le rigide geometrie e strutturazioni delle sue opere, dalla sua religiosit cattolica e dal suo credere fermamente che, applicando il talento artistico con dedizione e verit, sarebbe stato possibile trasformare la realt quotidiana in modo miracoloso. La mostra - afferma Nick Murphy analizza gli esperimenti del maestro con la luce (attraverso raffinate manipolazioni di colore, forme e linee) in modo da creare ulteriori misteri nel mondo, misteri che possano funzionare come esercizi spirituali per nostri occhi. come un ottico mistico che ci fa indossare lenti per veder meglio il sublime intorno a noi. Liniziativa alla Fondazione Stelline il primo ritorno a Milano delle opere dellartista dopo quasi ottanta anni di assenza. Lultima volta che Albers ebbe una mostra personale in citt fu quando lamico e collega della Bauhaus Wassily Kandinsky organizz una mostra delle sue stampe presso la galleria Il Milione nel 1935, a un anno dalla chiusura del Bauhaus (di cui Albers fu studente e docente dal 1920 al 1933). La seconda esposizione Imparare a vedere: Josef Albers professore, dal Bauhaus a Yale in programma dal 2 ottobre al 1 dicembre 2013 nella Sala Napoleonica dellAccademia di Brera curata da Samuele Boncompagni e da Giovanni Iovane e approfondisce limpatto dellinnovativo metodo di insegnamento di Albers, dapprima al Bauhaus, quindi al Black Mountain College di Asheville (North Carolina, USA), dove emigr con la moglie alla chiusura del Bauhaus tedesco, e infine alla Yale University di New Haven (Connecticut, USA). La passione e la creativit impiegate da Albers durante le sue lezioni saranno rilette attraverso quattro Omaggi al quadrato di Albers e cento tra documenti, foto, libri, materiale didattico dello stesso Albers e dei suoi studenti, che documentano in maniera approfondita la qualit del suo insegnamento.

Josef Albers. Sublime optics, Milano, Fondazione Stelline (corso Magenta 61), fino al 6 gennaio 2014, orario di apertura: dalle 10 alle

Il volto del 900: capolavori dal Pompidou di Parigi


Cosa ci fanno insieme capolavori di Matisse, Bacon, Mir, Picasso, Magritte e unaltra cinquantina di artisti del secolo scorso? Sono solo alcuni dei protagonisti indiscussi della mostra Il Volto del 900, antologica con 80 opere darte provenienti dal prestigioso Centre Pompidou di Parigi e che ripercorre la storia del ritratto dallinizio del 900 ai (quasi) giorni nostri. Il ritratto una delle forme darte pi antiche della storia, il cui uso variato molto nel tempo, a seconda dellepoca e delle classi dominanti. Dallarte egizia al Rinascimento, dalla nascita della borghesia alla ritrattistica ufficiale, il ritratto stato veicolo di rappresentazione di mondi interi, ognuno col suo codice linguistico, di valori e di simboli. E nel '900? Il ritratto sembra essere giunto alla resa dei conti con la grande invenzione della fotografia:un confronto/scontro che se da una parte lo ha condotto allemarginazione dal punto di vista utilitario, dallaltra ne ha fatto riscoprire anche un nuovo utilizzo e un nuovo potenziale, come si resero conto anche gli stessi Impressionisti gi dalla fine dell'800. Il 900 stato il secolo difficile, nella storia come nellarte. Gli artisti, testimoni di guerre e genocidi, si sentono impossibilitati a esprimere il volto umano delle persone, ed ecco allora che ne rappresentano il volto tragico. La nascita della psicanalisi di Freud, lannientamento dellIo singolare a favore di un Io di massa portano a rivoluzionare il ritratto, che diventa non solo rappresentazione fisica ma anche e soprattutto rappresentazione intima e interiore del soggetto. Le avanguardie si scatenano: rovesciano tutti i canoni, lastrazione entra prepotente, i colori si allontanano dalla realt, i soggetti non sono pi seduti in posa nello studio dellartista ma vengono copiati da fotografie prese dai giornali, dando vita a opere fino a qualche anno prima impensabili, di grande rottura e scandalo. Picasso (in mostra con 3 lavori) docet. La mostra, curata da Jean-Michel Bouhours, conservatore del Centre Pompidou, presenta sei sezioni tematiche, incentrate su temi filosofici o estetici. I misteri dellanima, lautoritratto, il formalismo, il surrealismo, caos e disordine e infine larte dopo la fotografia coinvolgeranno il visitatore in questa galleria di opere che si snoda da sculture di eccezionale valore, come la Musa dormiente di Brancusi, e il Ritratto del fratello Diego, di Alberto Giacometti; passando per lautoritratto angosciante di Bacon e quello a cavallo tra futurismo e cubismo di Severini;

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www.arcipelagomilano.org senza dimenticare i dipinti stranianti di Magritte e Mir, e per poi concludere, con molti capolavori nel mezzo, con liperrealismo di Chuck Close e il Nouveau Realisme di Raysse. In un mondo in cui siamo bombardati di immagini e i nostri autoritratti impazzano sui social network, la mostra del Pompidou aiuta a contestualizzare e a comprendere perch questa fame di immagini ci , forse, scaturita. ll Volto del '900. Da Matisse a Bacon - I grandi Capolavori del Centre Pompidou Palazzo Reale Fino al 9 Febbraio 2014 Prezzi: Intero 11 euro, ridotto 9,5 euro. Luned 14.30-19.30; da Marted a Domenica 9.30-19.30; Gioved e Sabato: 9.30-22.30

La Biennale enciclopedica di Gioni


Il 1 giugno ha aperto la 55 Esposizione internazionale d'arte di Venezia, firmata dal pi giovane curatore nella storia della Biennale, Massimiliano Gioni, gi direttore artistico della Fondazione Trussardi e direttore associato del New Museum di New York. Il titolo dellevento imponente: "Il Palazzo Enciclopedico", ripresa dichiarata del progetto pensato dall'artista-architetto italoamericano Marino Auriti, che nel 1955 aveva depositato il brevetto per realizzare un edificio di 136 piani destinato a contenere 'tutto il sapere dell'umanit, collezionando le pi grandi scoperte del genere umano, dalla ruota al satellite". Unimpresa chiaramente impossibile, rimasta utopica, ma che ha dato spunto a Gioni per creare una Biennale che si preannuncia essere ricca di sorprese e meraviglie. Concentrare in un luogo solo tutto il sapere (artistico) del panorama contemporaneo, con i grandi di ieri e di oggi: una sfida per Gioni, accettata per dai 150 artisti provenienti da 38 Paesi diversi. Sviluppata come sempre tra il Padiglione Centrale, i Giardini e l'Arsenale, la Biennale concepita come un museo contemporaneo, e, spiega Gioni l'esposizione sviluppa un'indagine sui modi in cui le immagini sono utilizzate per organizzare la conoscenza e per dare forma alla nostra esperienza del mondo". Insomma quel sogno che da sempre rincorre luomo di poter arrivare al sapere sommo e totale, viene abbozzato da Gioni nella sua Biennale, chiamando gli artisti a contribuire con un pezzetto di arte, a questa utopia. Un percorso e un allestimento che si preannunciano in stile Wunderkammer, le celebri camere delle meraviglie in voga tra 1500 e 1600, destinato a suscitare stupore e sorpresa, ma anche a far riflettere sul senso dellarte oggi, secondo una progressione di forme naturali e artificiali, messe insieme per strabiliare lo spettatore. Il Palazzo Enciclopedico una mostra sulle ossessioni e sul potere trasformativo dellimmaginazione e si apre al Padiglione Centrale ai Giardini con una presentazione del Libro Rosso di Carl Gustav Jung dice Gioni, riferendosi al manoscritto illustrato al quale lo psicologo lavor per sedici anni, posto in apertura del Padiglione Centrale. Un lavoro che stimola la riflessione sulle immagini, soprattutto interiori e sui sogni in chiave psicanalitica, cancellando le distinzioni tra artisti professionisti e dilettanti, tra outsider e insider - dice ancora Gioni l'esposizione adotta un approccio antropologico allo studio delle immagini, concentrandoci in particolare sulle funzioni dell'immaginazione e sul dominio dell'immaginario". La Mostra sar affiancata da 88 partecipazioni nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, allArsenale e nel centro storico di Venezia, con ben dieci Paesi new entry: Angola, Bahamas, Regno del Bahrain, Costa dAvorio, Repubblica del Kosovo, Kuwait, Maldive, Paraguay, Tuvalu e Santa Sede. E la partecipazione di questultima forse la novit pi forte, con una mostra allestita nelle Sale dArmi, fortemente voluta dal cardinal Bagnasco. E il sempre chiacchieratissimo Padiglione Italia? Questanno il comp ito curatoriale toccato a Bartolomeo Pietromarchi, che ha deciso di lavorare sugli opposti, con Vice versa, titolo scelto riprendendo un concetto teorizzato da Giorgio Agamben nel volume Categorie italiane. Studi di Poetica (1996), in cui il filosofo sosteneva che per interpretare la cultura italiana fosse necessario individuare una "serie di concetti polarmente coniugati" capaci di descriverne le caratteristiche di fondo. Binomi quali tragedia /commedia o velocit/leggerezza divengono cos originali chiavi di lettura di opere e autori fondanti della nostra storia culturale. Una attitudine al doppio e alla dialettica che particolarmente cara alle dinamiche dellarte contemporanea italiana. Quattordici gli artisti invitati e ospitati in sette stanze: Francesco Arena, Massimo Bartolini Gianfranco Baruchello, Elisabetta Benassi, Flavio Favelli, Luigi Ghirri, Piero Golia, Francesca Grilli, Marcello Maloberti, Fabio Mauri, Giulio Paolini, Marco Tirelli, Luca Vitone, Sislej Xhafa. Gli artisti, in un dialogo di coppia, compongono un viaggio nellarte italiana di ieri e di oggi, letto per non come una contrapposizione di stili, forme o correnti, ma piuttosto come un atlante del tempo recente che racconta una storia tutta nazionale. Insieme ai tantissimi eventi collaterali sparsi per la citt, non resta che scoprire, vivendola dal vivo, questa promettente, e ricca di citazioni, Biennale. Per scoprire i vincitori, clicca qui.

Leonardo e le macchine ricostruite


Come faceva Leonardo Da Vinci a progettare le sue macchine volanti? Potevano davvero volare? Che cosera il famoso Leone Meccanico? Perch non venne mai portato a termine il colossale monumento equestre di Francesco Sforza? Queste sono solo alcune delle domande che potranno avere risposta grazie allinnovativa - e unica nel suo genere - mostra che si appena aperta in una location deccezione: gli Appartamenti del Re nella Galleria Vittorio Emanuele. Tutto nasce dallidea di tre studiosi ed esperti, Mario Taddei, Edoardo Zanon e Massimilano Lisa, che hanno saputo mettere insieme e creare un centro studi e ricerca dedicato a Leonardo, alle sue invenzioni e alla sua attivit, con risultati sorprendenti sia sul fronte delle esposizioni, sia su quello della divulgazione. Leonardo3 (L3) parte di un progetto pi ampio, di un innovativo centro di ricerca la cui missione quella di studiare, interpretare e rendere fruibili al grande pubblico i beni culturali, impiegando metodologie e tecnologie allavanguardia. Sia i laboratori di ricerca sia tutte le produzioni L3 (modelli fisici e tridimensionali, libri,

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www.arcipelagomilano.org supporti multimediali, documentari, mostre e musei) sono dedicati allopera di Leonardo da Vinci. E i risultati sono stati straordinari: L3 ha realizzato il primo prototipo funzionante al mondo dellAutomobile di Leonardo, hanno ricostruito il Grande Nibbio e la Clavi-Viola, il primo modello fisico della Bombarda Multipla, il primo vero modello del Pipistrello Meccanico, il Leone Meccanico e il Cavaliere Robot, oltre a interpretazioni virtuali e fisiche inedite di innumerevoli altre macchine del genio vinciano. Non solo macchine per. Fondamentali per la riscoperta e la creazione dei prototipi sono stati i tanti codici leonardeschi, tra cui il famoso Codice Atlantico interamente digitalizzato, cos come il Codice del Volo, presentato in Alta Definizione, in cui ogni singolo elemento interattivo. E queste tecnologie diventeranno, in futuro, sempre pi utili per studiare manoscritti antichi e fragilissimi, come i diversi Codici e taccuini, gi molto rovinati dallusura e dal passare dei secoli. Una mostra che divertir grandi e bambini, che potranno toccare con mano le macchine e i modellini ricostruiti, testarsi sui touch screen per comporre, sezionare o vedere nel dettaglio, tramite le ricostruzioni 3D, i vari pezzi delle macchine di Leonardo, far suonare la Clavi-Viola e costruire, davvero, un mini ponte autoportante. Una delle ultime sezioni poi dedicata ai dipinti di Leonardo, su tutti la famosa Ultima Cena. Una ricostruzione digitale e una prospettica permettono di ricostruirne strutture e ambienti, di capirne perch Leonardo sbagli di proposito la prospettiva e di approfondire alcuni dettagli. I modelli sono stati costruiti rispettando rigidamente il progetto originale di Leonardo contenuto nei manoscritti composti da migliaia di pagine, appunti e disegni. Il visitatore avr anche la possibilit di leggere i testi di Leonardo invertendo la sua tipica modalit di scrittura inversa (da destra a sinistra). L3 si gi fatto conoscere nel mondo, le mostre sono state visitate da centinaia di migliaia di persone in citt e Paesi come Torino, Livorno, Vigevano, Tokyo, Chicago, New York, Philadelphia, Qatar, Arabia Saudita e Brasile. Occasione imperdibile. Leonardo3 Il Mondo di Leonardo -piazza della Scala, ingresso Galleria Vittorio Emanuele II, fino al 28 febbraio 2014 luglio, orari: tutti i giorni dalle ore 10:00 alle ore 23:00, biglietti: 12 intero, 11 studenti e riduzioni, 10 gruppi, 9 bambini e ragazzi, 6 gruppi scolastici.

LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Gianni Rizzoni, a cura di Agenda Letteraria 2014
Metamorfosi Editore 2013, pp.162
Mercoled 13 novembre, ore 18, l'Agenda letteraria 2014 verr presentata a Palazzo Sorani, sala del Precetto, insieme all'Agenda dantesca 2014, con Isabella Bossi Fedrigotti, Erminia Dell'Oro, Annamaria Testa a cura di Unione Lettori Italiani Milano Aprire ogni mattina la propria Agenda e trovare almeno una notizia su un Autore italiano o straniero, una data, una citazione, un centenario o cinquantenario, una fotografia, un Premio. Gi un premio, perch quest'anno l'Agenda letteraria 2014, (che viene pubblicata da 23 anni nello stesso piccolo formato dei libri di Vanni Scheiwiller, il suo primo editore), dedicata al Premio Bagutta, il pi antico premio letterario italiano, nato nel 1926 nella Trattoria Bagutta di Milano, a opera di Riccardo Bacchelli, Orio Vergani e di altri dieci amici letterati, che ruotavano tutti attorno alla rivista La fiera letteraria. Il Premio si interruppe tra il '37 e il '46, anche per non subire pressioni politiche negli anni della guerra, poi riprese anche grazie alla dedizione di Guido Vergani. Oggi ne presidente Isabella Bossi Fedrigotti e vi partecipano sedici giurati. Nell'Agenda vi una citazione di tutti gli Autori premiati e di molti anche la foto. Parlare dei vari Autori permette di cogliere, seppure "in pillole" l'esprit du temps, le tendenze, i temi di quasi novanta anni di letteratura italiana, e di suscitare curiosit e rimandi. E cos scopriamo che alcuni brevi pensieri sull'Italia di ieri, si attagliano assai bene all'Italia di oggi, come nella citazione di Leonida Repaci, fondatore del Premio Viareggio nel 1930, Premio Bagutta 1932: "Essere nati in Calabria un grande privilegio e anche un grande ostacolo. Qui la miseria, la canicola, il terremoto impastano un'umanit vulcanica e sfrenata..". O come ironizza Montanelli, Premio Bagutta 1951: "Come fa quest'uomo (De Gasperi) che non sa far ridere nessuno e che nessuno riesce a fare ridere a governare da tanti anni gli italiani?". Centrata l'arguzia di Marotta, premio Bagutta 1954:, "Ah come si diventa preziosi in Italia dopo la morte! Non vedo l'ora di estinguermi per essere commemorato ... per sapere finalmente chi ero". Ottiero Ottieri, Premio Bagutta 1963 scrive: "... i dilemmi spirituali dell'anima, si proiettano nella geografia... Roma il mio essere, Milano il mio dovere essere". E Mario Soldati, Premio Bagutta 1976 commenta sfiduciato: "Sempre cos, il nostro meraviglioso paese. Ha qualcosa di infantile e sembra faccia i dispetti. Siamo incapaci di impedire le speculazioni edilizie, le costruzioni abusive, l'inquinamento delle spiagge e dei fiumi.. Tutto cede alla civilt del consumo e del cemento...". E infine Giorgio Bocca, Premio Bagutta 1992, amaramente rileva: "Non stiamo mai saldamente... da una parte, siamo sempre divisi tra Francia e Spagna, por che se magna. Siamo un paese duale in tutto, Nord, Sud, guelfi e ghibellini, Bartali e Coppi...". Negli anni precedenti l'Agenda era stata dedicata al Premi Nobel nel 2000, al Premio Strega nel 2011, al Premio Campiello nel 2013. L'Agenda poi una fonte esauriente su tutti i dati relativi agli editori, i giornali,le associazioni letterarie e le istituzioni, e nella Miscellanea offre tutte le notizie sui premi, archivi, master, e sulle 1200 Manifestazioni letterarie Italia. In 23 anni di vita l'Agenda ha riprodotto 3.000 illustrazioni, ripartite in 3.500 pagine, e l'ampiezza delle informazioni, a 360 gradi sul mondo dei libri, giustifica la sua grande diffusione, quasi 4 milioni di copie in

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totale, 200 mila all'anno. L'Agenda diventa cos un agile strumento di conoscenza per i non addetti ai la-

vori e un vademecum prezioso per quanti operano nell'editoria.

CINEMA questa rubrica a cura di Anonimi Milanesi rubriche@arcipelagomilano.org Finali di partita


ovvero della delusione che ti prende quando finisce una grande serie TV
Laltro giorno ho finito di vedere le ultime stagioni di Dexter e Breaking Bad. Non preoccupatevi, non far spoiler, ma ammetto di esserne uscito col muso lungo. Ora, ai tempi di Lost, quando tutti i fan si lamentavano della povert della chiusura architettata da Abrams & Co., io avevo limpressione che, aldil di alcune giuste rimostranze, i pi stessero semplicemente scaricando la colpa del proprio lutto per la fine della serie sugli sceneggiatori. Un po come certi parenti fanno con i medici in ospedale quando sparisce un congiunto. Pu essere che la stessa cosa stia accadendo a me? mi sono chiesto. Pu darsi ma forse c di pi: ragioniamoci sopra. La prendo un po alla lontana e c omincio col considerare questo: mentre la serialit italiana si satura sempre pi di preti investigatori, eroiche passionarie e industriali filantropi i protagonisti delle serie pi importanti e riuscite degli ultimi quindici anni di televisione americana, sono tutti psicopatici. Tra i criminali conclamati lelenco dei sociopatici sarebbe interminabile: da Tony Soprano de I Soprano, a Vic Mackey di The Shield, da Dexter Morgan di Dexter, a Walter White di Breaking Bad a Nucky Thompson di Boardwalk Empire (ma non che tra i buoni le cose vadano tanto meglio: Jack Bauer di 24, Gregory House di Dr. House o Carrie Mathison di Homeland sono quasi altrettanto svitati). Questi personaggi, spesso assassini incalliti, spesso divisi tra gli affetti familiari e la necessit di uccidere, spesso perseguitati dal rimorso e dal senso di colpa, potrebbero sembrare un ritratto di quel s lacerato che stato indicato da alcuni come un segno caratteristico della civilt post industriale americana e sar pure cos. Io per li vedo pi come i veri eredi della tradizione shakespeariana. Macbeth, Re Lear, Amleto, quella gente l. In particolare il montare del rimorso per i propri crimini e limplacabile condanna finale che stanno alla base del Macbeth (ma che in generale segna anche il percorso del peccato di hybris tipico della tragedia greca) sembra avere fornito agli sceneggiatori di questi serial un modello preciso su cui costruire larco di sviluppo della varie stagioni. Guardate le prime stagioni di The Shield, Dexter o Breaking Bad qui la serie vive una sorta di giovinezza, dove tutto permesso: si commettono crimini orrendi e la si fa franca, ci si ride persino sopra. Poi di stagione in stagione la serie diventa adulta, i personaggi devono iniziare a prendersi le loro responsabilit (non a caso Dexter si sposa nella terza stagione e diventa padre nella quarta) ma da lontano, si inizia gi a vedere la tragedia che incombe, proprio come la vecchiaia della serie che porta inevitabilmente alla catarsi finale dove il nostro eroe incontra il proprio fato. E siamo arrivati al punto. questo che mi incupisce? Preferirei che il mio eroe la facesse franca e cavalcasse verso il tramonto o, nel caso di Tony Soprano, riuscisse a mangiare in pace quel maledetto anello di cipolla fritta? O mi infastidisce che letica puritana finalmente pretenda il suo obolo in maniera cos ipocrita? Perch ammettiamolo, per sei stagioni abbiamo goduto come ricci nel vedere Vic Mackey infrangere tutte le regole del codice deontologico di un poliziotto: mentire, razziare, uccidere i colleghi. E adesso vogliamo fare finta che non ci sia stato niente tra noi? Andiamo! E poi c un problema di tipo squis itamente tecnico. Il tono di molti di questi serial, pensate solo a Breaking Bad, un mix perfettamente bilanciato di comico e tragico, di grottesco e di drammatico. Possono accadere le cose pi turpi ma c un grande distacco ironico nel modo in cui vengono raccontate. Una vasca piena di acido con un corpo semismembrato corrode un pavimento e precipita col suo carico immondo al piano inferiore. Gli esiti sono raccapriccianti ma la reazione dello stupito e strafatto Jessie Pinkman ci strappa una risata. E non un particolare da poco: questo elemento grottesco fa parte integrante del franchise della serie, vale a dire linsieme di quelle caratteristiche che la rendono immediatamente riconoscibile e che ti aspetti di trovare quando accendi la TV, come ti aspetti di trovare la lattuga nel Big Mac. Ecco, quello che mi ha disturbato di molte ultime stagioni recenti che il franchise ne esca stravolto. Ok, volete virare verso la tragedia ma non potete snaturare tutto e fare diventare la serie qualcosa di intrinsecamente altro rispetto alla serie che amavo. E vogliamo parlare dei personaggi? Di colpo perdono tutte le qualit che gli riconoscevamo e di cui ci eravamo innamorati ma io che me ne faccio per esempio nella parte finale di "Breaking Bad" di un Jesse Pinkman che continua a piagnucolare o di un Hank che diventato il clone dellossessionato Kavanaugh in The Shield? Va bene, sar pure il termine del loro arco narrativo, ma io dovrei passare settimane con questa gente che non (ri)conosco e che per di pi non mi nemmeno simpatica? Lo faccio, va bene, ma non chiedetemi pure di essere soddisfatto. E vi avverto, provo gi un intenso desiderio di rituffarmi in una bella fiction di Rai 1. Almeno l gli eroi sono sempre senza macchia e senza paura e il peggio che gli possa capitare a fine puntata di sporcarsi di sugo la camicia mentre la moglie, con buona pace della Boldrini, mette in tavola un bel piattone di pasta fumante. Tom Doniphon

SIPARIO

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questa rubrica a cura di E. Aldrovandi rubriche@arcipelagomilano.org


Intervista a Massimo Navone
Massimo Navone, dal 15 al 24 novembre sar in scena al Teatro Nuovo di Milano Cast away con Enrico Bertolino, di cui curi la regia. Hai gi diretto, sempre con Bertolino Lampi accecanti di ovviet, come nato questo spettacolo? La cosa interessante del lavoro con Enrico Bertolino che si tratta di un lavoro che procede di pari passo con losservazione dellattualit e dei cambiamenti (o dei non cambiamenti) che si verificano sia a livello socio-politico sia a livello dei riflessi sui costumi. Perci collaborare con lui significa avere le antenne dritte e accese, per cogliere tutto ci che c di paradossale, di strano e anche di extra-reale; non tanto perch si parla di cose irreali, ma perch si incontrano fatti che pur essendo veri sembrano venire da unaltra dimensione. Da l era nato il tema e il titolo dello spettacolo precedente. Stavolta siamo partiti dalla suggestione del naufragio, come se il momento attuale suggerisse un doppio sentimento: da una parte una sorta di spaesamento generale che si concretizza in sensazione di sfiducia e mancanza di orientamento, dallaltra la sensazione ricorrente dellisolamento. Lo spettacolo inizia con una tempesta immaginaria nella quale Bertolino viene sballottato da un mare di fogli di giornali, con le notizie che arrivano e lo sommergono, per poi lasciarlo su unisola di detriti plastici aggregati, di quelle che purtroppo ci sono davvero. Su questisola trova un pianista da crociera naufragato molto tempo prima, che riuscito a salvare la sua pianola e si adattato a sopravvivere su questisola. Da qui comincia un confronto fra i due sullItalia di oggi e lItalia di qualche anno fa e questo d anche lo spunto per linserimento di commenti, gag e battute sullattualit, che sono il pane artistico di Bertolino. Per a differenza di sketch o brevi pezzi televisivi, questa attitudine inserita in una struttura drammaturgica solida che porta avanti lo spettacolo dallinizio alla fine. S, come stile una stand up comedy allamericana, un monologo interiore che si dipana per analogie e paradossi. Oltre che con Enrico Bertolino hai lavorato con Gene Gnocchi e Enzo Iacchetti. Ma hai messo in scena anche tanti testi di Shakespeare (ultimo lOtello visto al TF Menotti) e allinizio della tua carn.39 13 novembre 2013 riera hai diretto pice di autori come Gombrowicz, Jarry o Erba. Qual la differenza fra lavorare con un comico e lavorare partendo da una drammaturgia? Da un certo punto di vista sono due cose completamente diverse, bisogna usare strumenti completamente differenti. Lavorare con i comici vuol dire entrare in una sintonia immaginativa, ritmica e personale, cio mettersi al servizio di una personalit e capire come aiutarlo ad essere in scena al massimo del proprio agio e sostenerlo in un lavoro che poi fortemente basato sulla scrittura dei pezzi. La componente attorale pi che altro ritmica e il lavoro del regista consiste soprattutto nel costruire una scena che sia evocativa ma che non diventi ingombrante e vincolante per lartista che, agendo in assolo, ha bisogno della libert necessaria per poter creare un legame col pubblico. Quando invece ci si rapporta con una drammaturgia costruita che necessita di una creazione di tipo situazionale, l allora entriamo nella regia vera e propria: creare dei parametri preliminari e organizzare tutto il complesso sistema di segnali che va dalla costruzione del personaggio, alla relazione fra i personaggi, con tutto ci che questo comporta in relazione con lo spazio scenico... Alla fine per sempre di teatro si tratta, e si cerca di trovare la strada attraverso il materiale che si usa per accendere nel pubblico lattivit immaginativa che lo agganci a ci che accade sulla scena. Quindi alla fine il nocciolo lo stesso e lobbiettivo finale anche: stimolare lo spettatore a produrre domande e immagini. Se parliamo di pubblico comunque i comici hanno una risonanza infinitamente maggiore rispetto ad esempio agli autori contemporanei. Questo secondo te perch raccontano meglio la realt? O perch la raccontano con un codice che pi facile da capire? Io credo sia anche una cosa di DNA culturale. Se ci fai caso la maggior parte degli attori che hanno conquistato una fama in Italia sono tutti affabulatori solisti, a partire da Dario Fo per arrivare a Celestini e Paolini. Non sono neanche poi dei comici, ma appunto degli affabulatori. Paolo Rossi, lo stesso Benigni. Certo, c una componente di carattere economico: il monologo una forma di produzione pi veloce e meno costosa. Ma secondo me la gente in generale pi propensa, perch se un personaggio ti piace pi facile ma non nel senso sminuente del termine andare l a sentire cosa ci racconta questa volta Bertolino, piuttosto che dire vado a vedere un autore, ma chi sar questo autore? Chi lo mette in scena? Chi sono gli attori? Cio, sono gi quattro o cinque domande che richiedono un impegno molto pi pesante da sostenere. Sembra strano ma nel bombardamento dinformazioni che si subisce anche questo influisce molto. S, non ci avevo mai pensato in questi termini. La prossima domanda : cos per te, oggi, ricerca? Io credo che oggi come oggi ha senso solo se la riferisci al pubblico. La ricerca vera che si pu fare oggi nel capire come arrivare al pubblico con dei contenuti che siano allaltezza delle potenzialit del teatro, che siano effettivamente delle occasioni di crescita. Io sono assolutamente daccordo con Sinisterra che dice che a differenza delle scienze, allinterno delle quali il nuovo supera il vecchio (ad esempio quando arriva una nuova tecnologia quella precedente viene abbandonata), nellarte esattamente lopposto: larte riscopre continuamente lantico e re-inventa le forme della tradizione per declinarle in una maniera diversa. Perch lessenza universale delluomo primitiva, eterna e imperitura, quindi una nuova forma non pu cancellare quelle precedenti. Da pi di trentanni (non perch sei vecchio ma perch hai iniziato da molto giovane) sei insegnante oltre che regista, a adesso sei anche per la seconda volta direttore della Paolo Grassi, qual limportanza dello studio accademico secondo te? Lo studio accademico fondamentale quando viene inteso come non-accademico, cio non come trasferimento di un metodo univoco o di una visione estetica da tramandare, ma come un luogo di incontro di esperienze e generazioni differenti. Quella la grande potenzialit delle accademie: sono luoghi in cui persone che hanno fatto esperienza in tempi diversi incontrano altri artisti che si stanno affacciano adesso. il luogo dove si crea un contatto effettivo fra le generazioni, perch poi purtroppo nel mondo della professione c una separazione assolutamente devastante e mortale, dovuta anche pro-

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www.arcipelagomilano.org prio al fatto che le generazioni precedenti difendono il territorio e quindi i giovani che arrivano vengono sempre confinati in recinti da cui si cerca di non farli uscire. Anche certe vetrine o rassegne per i giovani, da un lato hanno valore perch comunque danno la possibilit di vedere i nuovi talenti, per salvo rare eccezioni diventano poi quasi subito dei recinti in cui tenerli chiusi, guardandosi bene dallaccoglierli nei canali istituzionali dove effettivamente girano pi risorse. Laccademia poi fondamentale anche per conoscere i propri coetanei, i proprio futuri colleghi. Questo importantissimo, perch non si pu fare gli artisti da soli. Sono cambiati gli aspiranti attori/registi negli ultimi trenta anni? Un po s. Il contesto molto cambiato. Quando ho iniziato io c stato un concorso per nuovi progetti di giovani registi e i concorrenti erano quindici. Ne sono stati scelti cinque, fra cui il mio, ci hanno dato un piccolo budget e poi a vedere gli spettacoli cerano tutti i critici pi impo rtanti. Perch cera questa rassegna qui ed era lunica. Adesso ce ne s ono quattro al giorno con cento aspiranti ciascuna. Le scuole di teatro erano due, la nostra e lAccademia di Roma. E stava iniziando quella di Genova.Un altro mondo. Adesso ci sono corsi di teatri ovunque. Che secondo me un valore positivo, eh. C pi diffusione. Per questo ha delle ripercussioni e fa cambiare la fisionomia degli aspiranti professionisti. Da un lato c meno preparazione culturale, perch il bombardamento di informazioni che lo stare in rete comporta ti assorbe moltissimo tempo. Quindi magari sei formato su un sacco di cose per il tempo per approfondirne qualcuna ti viene sottratto. Adesso difficile che capiti qualcuno che sappia tutto di qualcosa, mentre noi avevamo le nostre forme di ossessione culturale. Forse adesso c pi disponibilit, pi apertura. Noi magari eravamo pi presuntuosi, adesso c pi disponibilit. Ma anche pi insicurezza. Come vorresti che fosse la scena teatrale milanese fra venti anni? Se avr ancora qualche neurone che funziona mi piacerebbe vedere una realt pi mobile, meno superficialmente concorrenziale e addetta alla difesa del recinto. Vorrei ci fosse una dimensione artistica un po meno ossessionata dalla sopravvivenza e un pochino pi orientata allo scambio e alla circolazione delle energie. Per perch questo accada c bisogno s che ci sia una mentalit diversa, ma anche che ci sia un disegno politico che la sostenga. Emanuele Aldrovandi

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MONICA CHITT SINDACO DI SESTO SAN GIOVANNI NOI E LA CITT METROPOLITANA https://www.youtube.com/watch?v=l7z6qEObQAs

n.39 13 novembre 2013

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