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LA FABBRICA DEL PANICO UNA RIFLESSIONE POLITICA E SOCIALE Ieri pomeriggio ho partecipato alla presentazione del libro in oggetto.

Ho voluto dare segno di presenza politica anche perch mi sono presentata in lista, alle ultime primarie per il rinnovo delle segreterie, nella lista Breda. Sono stata invitata dal Centro Documentazione Marco Vettori ed ho incontrato la figlia Valentina alla quale, oltre al mio personale abbraccio, quello di tutta la mia Associazione, ho dato la promessa che limpegno politico nostro, del partito e del Segretario Matteo Renzi al quale sono a conoscenza sia stata inviata una lettera del Circolo Pd Breda, non mancher. Si parlava di Breda, ieri. Una fabbrica, il pregio di lavorarci. Una fabbrica, la paura di morirci. Questi sono i sentimenti che sono emersi ieri pomeriggio alla presentazione del libro di Stefano Valenti, a Pistoia preso il Circolo. Una Breda gemella alla nostra, Breda Fucine. Gemella in tutti i sensi, anche nella morte. Un manifesto campeggia tra gli altri e non posso fare a meno di farmi catturare da quello sguardo, quello di Marco Vettori, il portabandiera e padre della Commissione Cgil sullamianto, ma prima di tutto un collega e un amico. Una gran bella persona che ha lottato contro la sua malattia con tutte le sue forze, le stesse con le quali ha portato avanti le difese dei diritti sul lavoro. dedicato a lui e a tutti quelli che hanno perso la vita levento. Marco Vettori che nel suo ultimo convegno, promosso dallAssociazione Pofferi lanno scorso, cos si espresse: Mi meraviglia che il settore ferroviario non sia stato inserito nellultima indagine sul tema promossa dal Ministero della salute. Non vero che lesposizione avvenuta solo nel vecchio stabilimento, in sala era presente un amico colpito da mesotelioma e che aveva lavorato solo nel nuovo stabilimento. Inoltre lamianto veniva spruzzato da tutti, dipendenti Breda e dellindotto. Che fine hanno fatto gli studi sulle concause e correlazioni di questa malattia?. Stefano Valenti offre una grande occasione a Pistoia, la citt della Breda, quella di poter riparlare del problema amianto. Nel suo libro La fabbrica del panico ci parla del padre e della sua malattia. Parla del padre e della sua valle da dove scese in citt per lavoro, abbandonando la natura e la sua salute. Una citt estranea la definisce nel suo libro un cubicolo-letto per dormire e dentro un reparto annebbiato dallamianto. di questo che si parla, lamianto. Eternit il suo nome, significa eternit, come la condizione a cui conduce, appunto, di morte. Erano gli anni 70, nelle fabbriche si lottava per il salario, per ritmi di lavoro pi umani, per abbattere la supremazia del padrone, cerano gli scioperi e le lotte per i diritti. Erano gli anni 30 quando gi si conosceva il rischio amianto, ma nessuno ha pensato bene di tutelare la massa di lavoratori esposti ogni giorno a questo materiale, utilizzato ovunque perch ritenuto forte e durevole. No, nessuno lo ha fatto. I profitti di una azienda evidentemente valgono ben di pi che mille, centomila persone e le loro famiglie. Gi, perch non era solo loperaio a mettere a repentaglio la propria vita ma anche la sua famiglia che, vivendo con lui, respirava ci che egli portava a casa ogni giorno. Si riscontrano morti anche per le mogli che, prendendosi cura degli indumenti da lavoro, le famose tute blu, entravano in contatto con i frammenti famigerati. Per i figli ancora presto per avere dati in quanto il periodo di incubazione pu arrivare anche a 40 anni. Si stima, infatti, che per uscire dal tunnel-morte per amianto occorrer arrivare al 2030 se non addirittura al 2040. Ansaldo Breda, di Pistoia, legata a filo doppio con questo racconto che commuove fin dalle prime righe, ed visibile negli occhi di Barbara Bertucci, figlia di un operaio Breda. Barbara ha perso il suo babbo (come si dice noi in Toscana) pochi giorni fa, a dicembre. emozionata e commossa, racconta la sua storia orgogliosa di ricordare questa figura importante un operaio orgoglioso di esserlo, cos lo definisce. Perch lavorare in Breda significava, per quei tempi, raggiungere un traguardo, sia economico che di prestigio.

Breda conosciuta anche oggi a livello mondiale e le persone che vi hanno lavorato erano fiere di mostrare con orgoglio il marchio sulla tuta, fieri di appartenere a questa realt industriale. Ma Breda anche una fabbrica che ha tradito. Ha tradito chi, con amore e dedizione, ha messo a repentaglio la propria vita. Mio padre ha condotto prima di tutto una battaglia per tutelare i lavoratori, con amore e rispetto, poi ha lottato per la vita, che ha perso. Mi ha lasciato una dote importante, i valori che mi ha trasmesso e il testimone per continuare a lottare, perch ci non debba andare disperso. Sarebbe la sconfitta pi grande, non possiamo permetterlo. Noi, figli di morti per lamianto, dobbiamo conservare la memoria e portarla avanti, per rispetto di chi ci ha lasciati, ammazzati a causa del lavoro cos parla Valentina, la figlia di Marco Vettori, mentre le lacrime le scendono sul giovane viso, ancora acerbo per sopportare questo dolore cos grande. Una importante testimonianza arriva anche da Luca Cavallero, di Voci della memoria di Casal Monferrato, una realt forse ancora pi grave della nostra: Avevamo distese di amianto ovunque dice in certe zone della citt era addirittura un tappeto bianco che pareva di essere ai Caraibi. Noi non abbiamo voluto risarcimenti, vogliamo giustizia. I morti dal 1970 per malattie legate allesposizione allamianto sono oltre 1800. La sentenza storica del Tribunale di Torino che ha condannato a 16 anni di carcere il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis De Cartier ha il sapore della giustizia, ma il retrogusto amaro per le vite umane spezzate. Al contrario, invece, per Ansaldo Breda di Pistoia non stato condannato nessuno. Un processo che ha garantito lestraneit ai fatti a chi avrebbe dovuto esserne il responsabile. Strano, i tecnici Ctu erano gli stessi di Torino. Amianto, tutti assolti alla Breda un titolo di giornale del 2004 cos riporta la vicenda di assoluzione dellazienda pistoiese: Il Pm in lacrime, i vecchi operai immobili e ammutoliti tra i banchi dellaula del tribunale di Pistoia. Il giudice ha appena assolto i quattro dirigenti della Breda accusati di omicidio colposo plurimo per le malattie provocate dall amianto: non c nesso causale tra tumori e esposizione a quel materiale, o comunque i vertici dellazienda non potevano conoscerlo. Non possibile, non giusto cancellare le responsabilit dell azienda, Una sentenza assurda, che per non ci ferma. Operai malati di mesotelioma o tumore al polmone, parenti, pensionati che da anni lottano contro la strage dei lavoratori commentano duramente la decisione del giudice Alessandro Buzzegoli. Jacqueline Magi, il Pm che dal 1997 indaga sulle morti della Breda aveva chiesto sei anni di condanna. Dopo la sentenza versa alcune lacrime, poi riprende coraggio: Vado avanti. Intanto quando avr la motivazione della decisione presenter ricorso in appello. Non finita dice il pm altri giudici dovranno pronunciarsi su quei tumori provocati dallamianto della Breda. Conto sulla corte d appello di Firenze, poich da lontano la lettura di tutta questa sofferta vicenda potrebbe essere meno condizionata, pi obiettiva commenta Magi . I miei consulenti tecnici stanno raccogliendo le prove sia scientifiche che giurisprudenziali delle inesattezze difensive. Ma la Corte di appello di Firenze non accolse il ricorso. Tante volte abbiamo chiesto bonifiche degli ambienti, tante volte abbiamo chiamato la Asl per segnalare irregolarit e situazioni pericolose. Risultato? Tra l87 e il 91 hanno smantellato 124 mila metri quadri di eternit mentre noi operai eravamo al lavoro. Lo spaccavano e accatastavano anche dentro i capannoni, urla di fondo alla sala un operaio, ieri pomeriggio alla presentazione. Le quattro persone che furono assolte hanno ricoperto negli anni ruoli di alti dirigenti. Si trattava di Pietro Callerio, Giuseppe Capuano, presidente del consiglio di amministrazione dal 1977 al 1993. Gli altri due sono Corrado Fici, di Pistoia, dirigente dal 1979 al 1986 e Alberto Cai, anche lui pistoiese, direttore di produzione dal 1978 al 1982, vicedirettore generale dal 1982 al 1986 e direttore generale dal 1986 al 1991.

Inutile dire che dopo che Firenze rigett lappello tutto fu offuscato in breve [e a suon veduta]. Viene spontaneo chiedere dove fosse la pi grande organizzazione sindacale, la CGIL, quella CGIL che Marco Vettori rappresentava, accanto al Pm Magi nelle indagini intercorse e in questa grande battaglia. In una testimonianza apparsa a quei tempi in un articolo del Tirreno il consigliere provinciale Frosetti cos scriveva: Non sapevamo della pericolosit dellamianto, come sindacato ci battevamo per i rischi derivati dalle vernici e dal rumore. Mai la CGIL ci avvert del rischio in cui versavano. Se ci fosse stato il sospetto per lamianto continua si sarebbe buttato fuori tutto, dalle carrozze ai vertici dellazienda, allepoca avevamo la forza per farlo. Frosetti, 66 anni, alla Breda per 25 anni circa, ha fatto parte del sindacato dal 1963 e da allora ha seguito sempre le lotte dei lavoratori. Dalla fine degli anni Sessanta ha raccontato in aula di fronte al giudice monocratico Buzzegoli ci siamo interessati dei problemi della salute. La prima grossa battaglia che abbiamo fatto fu per far avere le pause agli operai che saldavano, un lavoro che era particolarmente stressante e ancora Si riceveva materiale dalla Cgil sui rischi delle vernici e del rumore che potevano portare malattie cardiache e anche problemi di impotenza. Cerano anche molte lamentele per il fastidio che davano polvere e fumi continua si facevano anche due fermate alla settimana. Ma allamianto non veniva associato niente di pericoloso. Il fulmine a ciel sereno arriv dopo il maggio 1977. Le Ferrovie dello Stato informarono lazienda e il sindacato per conoscenza ha detto Frosetti che lamianto era pericoloso. Appena la notizia arriv andammo a parlare con i dirigenti delle Ferrovie a Firenze. Del consiglio di fabbrica eravamo quattro: solo io sono vivo, gli altri tre sono morti. Le Ferrovie spiega ancora ci dissero che comunque noi dovevamo rispettare i capitolati di produzione e cos si continu a spruzzare amianto fino al 1982. Le uniche protezioni erano un paio di teli di plastica attorno alle carrozze Come mai un sindacato come la CGIL, ben conoscendo la pericolosit dallamianto (si parla degli anni 30!) non ne port a conoscenza i lavoratori? Il Pm Jacqueline Magi, in seguito, fu trasferita a Livorno, coincidenza? Ci che poi apparso fu la scalata ai vertici politici, a Pistoia, di alcuni personaggi provenienti, guarda caso, proprio da Ansaldo Breda. Frutto di accordi? Lavvocato di Ansaldo Breda era la Severino. Divenuta, poi, Ministro della Giustizia. Molti dubbi, molti quesiti ai quali non avremmo mai risposte. Ci che sappiamo che il Comune non si costitu parte civile. E tutto si abbui per sempre. Fino ad oggi. Oggi finalmente si riaperta la finestra Amianto. La prima dopo la morte di Marco. Questi giovani, ieri presenti a testimonianza dei loro padri, sono la speranza, sono la luce nelle tenebre con la voglia di chiarezza e di riscatto che hanno, con la rabbia, giusta e rispettosa che urla contro un sistema. Chiedono a gran voce che la politica si occupi di loro e di questo problema, chiedono giustizia, chiedono rispetto. A nome di quei morti che loro rappresentato e di quelli che verranno, perch purtroppo, verranno. Chiedono a chi governa di stargli accanto e di far luce su questa vicenda che non solo relegata al rischio di trasferimento dazienda, ma ora come allora esiste un fatto ben pi grave per il quale tornare a parlare di Ansaldo Breda: la giustizia, perch il silenzio dei morti non muto. Antonella Gramigna Presidente Adesso!Pistoia Centro Michele Parronchi Vice Presidente

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