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PREMIO DAMORE Scese le scale buie senza badare al cigolio delle sue scarpe nuove. Nesssuno poteva sentirlo.

Facendosi luce con una torcia elettrica prese dalla bacheca le chiavi da usare per le emergenze e apr la cella frigorifera, che illumin la stanza. Dentro come burattini sgraziati, giacevano i cadaveri dei morti di quella domenica. Ne aveva osservato gli ultimi istanti di vita, li conosceva tutti. Il vecchio avvocato era morto solo e pieno di livore: a bassa voce andava ripetendo che i figli non conoscono che la riconoscenza del ricordo. Li aveva visti quei due figli felici, che solo tre volte si erano presentati al capezzale del padre che sapevano morente. Lo avevano angosciato con problemi relativi al testamento e gli rimproveravano di aver gestito male i beni di famiglia, di non aver mai saputo trattare la clientela. E lui cercava di difendersi, cercava di spiegare loro che non era forse il momento per parlare di quelle cose, che quando sarebbe uscito avrebbero risolto tutto. Nellagonia invoc la moglie, la cui morte aveva vanificato la sua esistenza, riducendola alla ripetizione quotidiana degli stessi rituali inutili. Lei sera portata via la speranza, il desiderio del nuovo, quella grazia femminile che infonde dignit anche alla cura della casa. E i figli fuori citt, pure avvisati tramite il cellulare, non erano venuti. La terapia dolorosa e superflua aveva inscurito la pelle della signora grassa che giaceva con la testa reclinata. Era morta con dolcezza mentre parlava con la figlia che le stringeva la mano, mentre faceva progetti per limmediato futuro. E poi lei, ancora giovane, bellissima, sebbene il male le avesse sottratto il bene pi prezioso, i lunghi capelli biondi, che pochi mesi prima lo avevano costretto a voltarsi nella corsia dellospedale. Aveva spiato la sua disperazione nel ritrovarsi enormi ciocche di quei capelli tra le mani. Laveva vista piangere chiedendo perch proprio a lei dovesse accadere. Il tumore laveva uccisa ma non ne aveva alterato i lineamenti delicati. E finalmente poteva guardarli senza dover temere di essere scoperto, poteva aprire il suo cuore. Un pensiero lo colp. Dopo aver visto tanti morti, tutti per la stessa malattia incomprensibile, era arrivato alla conclusione che essi fossero dei prescelti. Il loro compito era quello di impedire che il male dilagasse nel mondo e lo divorasse. Se non avessero accettato il martirio, impadronitosi completamente del loro corpo, il Cancro sarebbe dilagato nel mondo, riducendolo ad una massa putrida e informe. Lei era stata la pi coraggiosa perch aveva accettato di morire giovane pur di non dannare tutta lumanit. Meritava un premio questa sua dedizione, un premio damore. Entr nella cella frigorifera e con dolcezza la prese in braccio, facendo scivolare il lenzuolo che la copriva. Usc e chiuse la cella, riaccendendo la torcia. La poggi a terra e inizi a spogliarsi. Era molto eccitato da questa situazione di assoluta solitudine, dal silenzio che regnava nellospedale dove si consumavano altre morti, mentre lui celebrava questo rito damore. Non si vergognava della sua nudit, del suo pene eretto: lei aveva chiuso gli occhi. Si rivest continuando a guardarle il cranio dove ancora resisteva qualche capello. Se ne and. Voleva lasciarla come una moglie nel letto, ancora assonnata e bagnata del suo seme. La sera sarebbe tornato e lavrebbe trovata ad aspettarlo impaziente, per rinnovare nellorgasmo un sogno deternit.

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