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numero 40 anno IV 21 novembre 2012


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L.B.G. ELEZIONI: TEMPO DI MIGRARE * Stefano Draghi RESTO SU BERSANI Carlo Montalbetti PREFERISCO TABACCI Michele Salvati NON CAMBIO: VOTO RENZI Giuliana Nuvoli IO STO CON LAURA PUPPATO Paola, Fabrizio e Luca VENDOLA: #OPPURE COSTRUIAMO UNITALIA MIGLIORE * Jacopo Gardella MUSEO ALFA ROMEO DI ARESE. PERCH CANCELLARE UN PEZZO DI STORIA MILANESE? Walter Marossi IL PROTETTORATO E LA CONQUISTA DEL PIRELLONE Marco Ponti CASA IN PROPRIET, CONSUMO DI SUOLO, TRASPORTI Sergio DAgostini LUCI ED OMBRE NELLINTESA SULLERP A MILANO Gabriella Turnaturi I VOLONTARI DI OBAMA: COME SI VINCE Giammarco Brenelli I LIBERALI PER AMBROSOLI VIDEO 1 LELLA COSTA: LA VIOLENZA SULLE DONNE UN PROBLEMA DEGLI UOMINI VIDEO 2 BAMBINI UNICEF: FARE CORTEO, UNA LEZIONE 7 NOTE un suggerimento IN FONDO AI TUOI OCCHI canta Radiodervish
Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo LIBRI a cura di Marilena Poletti Pasero TEATRO a cura di Emanuele Aldrovandi CINEMA Marco Santarpia e Paolo Schipani

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ELEZIONI: TEMPO DI MIGRARE Luca Beltrami Gadola


Il grande Carro di Tespi delle elezioni ormai decisamente in moto: interpreti principali, prime donne, comprimari e semplici comparse sono in preda a unagitazione irrefrenabile, tutti vogliono esserci nel cartellone perch va in scena il famoso melodramma in uno o due atti a seconda se c o non c il ballottaggio dal titolo Riposizionamento. Gi a Milano sono cominciate le prime indiscrezioni, pronuba la stampa che ghiotta raccoglie rumors, su chi esce dalla Giunta, dal Consiglio comunale o lascia altri importanti incarichi, qualcuno guardando a Roma e qualcuno, pur di non lasciare il tetto domestico, pi semplicemente alla Regione. Aspettiamoci un bel viavai. Dietro queste manovre c un po di tutto: chi spera di liberarsi di un qualche ingombro con la tecnica del promuoveatur ut amoveatur, chi vuol andarsene perch sta stretto dov, chi magari anche solo in cerca di un reddito migliore, chi per pura ambizione e in fine, pur sapendo che non ce la far, chi vuol vedere quanti voti raccoglie - se ci sono le preferenze - per pesarsi e magari pesare. Lunico in controtendenza sembra essere Roberto Maroni, detto Bobo. Lui vuol lasciare i Colli romani per tornarsene nelladorata Padania. un calcolo avveduto il suo che poco ha a che fare con la generosit e lo spirito di servizio per la sua terra: la Lega in perdita di consensi sul piano nazionale ma forse tiene su quello locale ma sopratutto in Regione Lombardia i giochi sono molto pi aperti che a Roma. Anche in questo caso ancora il viavai. Tutto questo riposizionarsi, quando le elezioni sono ravvicinate, non va per nulla daccordo con linteresse della collettivit e, detto fra noi, delude gli elettori. Il loro ragionamento banale ma sensato: ma come, mi hai chiesto da poco il voto per andare dove sei ora te ne vai?. In concreto chi lascia prima della naturale scadenza fa poi un torto a tutti. Il quinquennio dei mandati italiani, vista la lentezza dei cambiamenti e la vischiosit della macchina amministrativa, consente a mala pena di raggiungere i pi semplici e facili tra gli obbiettivi dichiarati nei programmi elettorali: interrompere un mandato a met ed essere sostituiti da altri in quella medesima funzione vuol dire inevitabilmente una pausa e molto spesso una sorta di lenta inesorabile paralisi amministrativa. Questa sorta di esodo, in particolare quello verso Roma, probabilmente una delle cause del declinare del peso politico di Milano ma soprattutto la citt a ogni rinnovo elettorale annaspa alla ricerca di un candidato tra possibili leaders locali allinterno di quel famoso personale politico fortemente radicato nel territorio e che si meritato i galloni sul campo con una non breve ferma, senza trovarlo. Il rimedio pescare nel vasto bacino della societ civile ed un bene ma anche qui c qualcosa che non funziona nel nostro Paese: se la regola che i candidati abbiano questa provenienza bisogna che sia possibile un meccanismo di spoil system che consenta loro di andare al potere con una nutrita squadra di collaboratori, la vera condizione per un governo efficiente. Questo, oggi, anche solo per ragioni di legislazione sui rapporti di lavoro, cos non : in sostituzione il ricorso ai consulenti esterni qualche difetto lha mostrato, forse perch si son fatte le scelte secondo il criterio delle fedelt pi che quello della competenza o ancor peggio il criterio del pagamento di un debito elettorale, parente stretto del voto di scambio. Un delicato insieme di problemi.

RESTO SU BERSANI Stefano Draghi


possibile sostenere un candidato alle primarie senza scadere nelladulazione o nella piaggeria? Forse. E senza parlare male degli altri? Difficile. Proviamo. I candidati alle primarie sono tutti di apprezzabile statura politica (ottimo il confronto su Sky24), ma Bersani mi sembra qualche spanna sopra gli altri. La crisi che viviamo, a differenza di quella del 92-93, una crisi che nasce dalla debolezza delle istituzioni politiche e dei partiti. Se ne esce con persone e partiti, forse diversi, certamente pi autorevoli. Bersani non abdica a unidea della politica come organizzazione e azione collettiva. Lo ha sempre detto, ma soprattutto lha fatto. Ha tenuto a galla il PD nella tempesta antipartitica e lha tenuto insieme, dalla scelta di sostenere il governo Monti fino alla sua candidatura alle primarie. Favorendo la nascita del governo Monti ha messo lemergenza nazionale (Prima lItalia) davanti allinteresse immediato del partito n. 39 IV 14 novembre 2012 (chiamare subito le elezioni contando di vincerle grazie allo sfascio del centro-destra). Non piccola cosa per un segretario di partito. Anche per questo Bersani ha oggi dietro di s un PD pi forte e pi unito, condizione necessaria per candidare il centro-sinistra alla guida del paese. Dunque mi piace chi lavora per unire e non chi punta sulle divisioni per vincere. Mi piace chi crede nella azione di tanti e non nelluomo solo al comando. Mi piace poco chi favoleggia di un partito leggero e maggioritario, capace di vincere da solo grazie al carisma o al bel portamento televisivo del suo leader. Mi piace chi riconosce nellimpegno personale in politica una risorsa preziosa e irrinunciabile per la democrazia. La rottamazione mi ricorda la decimazione, non il riconoscimento del merito. Apprezzo chi sa, chi sa fare, chi sa fare bene. Se Napolitano fosse stato rottamato per motivi anagrafici o per anzianit di servizio non si sarebbe fatta innovazione, solo tafazzismo. Spero che Bersani vinca bene le primarie, magari al primo turno, anche se non sar facile. Avrebbe meno condizionamenti e pi spazio di manovra per allargare la coalizione. La destra spera in Renzi o in una vittoria risicata di Bersani, magari al secondo turno e con i voti determinanti di Vendola, risultato che le permetterebbe di riaprire il dialogo con Casini, e ribaltare i pronostici, o di tornare al governo con Monti pur perdendo le elezioni. Bersani lunica scelta di chi pensa che con le prossime elezioni sia terminato il ruolo del governo Monti non necessariamente di alcune sue politiche e si possa tornare alla normalit democratica: governa chi vince le elezioni. linizio obbligato se vogliamo provare a fronteggiare la crisi di rappresentanza ereditata dallera berlusconiana. Se Monti non si candider, i sostenitori del Monti-bis spieghino agli elettori 2

www.arcipelagomilano.org persone che costituiscono lassociazione e di limitare lassociazione a quelle sole persone. In nessunaltra area il diritto a escludere, proprio di una associazione, pi importante che nel processo di selezione del proprio candidato. Punto. Allonorevole Iva Zanicchi (PdL) Renzi piace da morire, andr a votare alle primarie del centro-sinistra perch loccasione buona per svecchiare anche il PD e chissenefrega se per votare bisogna anche registrarsi. Qualcuno avverta la signora che se si presenter ai seggi, le verr cortesemente, ma con fermezza, negato il diritto di voto. Apprezzo Bersani perch il pi laico tra tutti i candidati alle primarie e non solo. Se il prossimo Presidente della Repubblica sar, come probabile, di estrazione cattolica, mi sentirei pi tranquillo con il governo in mano a un laico. Perch questioni decisive riguardanti i diritti civili, i

italiani che il loro voto non servir a molto perch il prossimo governo gi stato deciso in altra sede. Per il bene loro e della Nazione, naturalmente. Non mi piace proprio chi cerca di vincere le primarie di centro-sinistra con i voti del centro-destra. Schizzinoso? Per carit, nessuno vuol fare lesame del sangue agli elettori. Ma semplicemente giusto che alla primarie del centro-sinistra partecipino solo gli elettori di centrosinistra, comunque definiti. Lo ha perfino stabilito una sentenza della Corte Suprema USA - ricordata di recente da R. Levi sul Sole-24Ore con cui stata ritenuta illegittima la legge californiana che riconosceva solo le primarie aperte (tutti possono votare per qualsiasi primaria senza obbligo di registrazione). La libert di associazione recita la sentenza presuppone necessariamente la libert di identificare le

temi eticamente sensibili e lo sviluppo scientifico e tecnologico in campo bio-medico passano per una sicura affermazione della laicit dello Stato. Non per caso su tutti questi temi lagenda del governo Monti vuota. Conosco Bersani da tempo. E la simpatia che ho per lui non mi fa velo. persona onesta, esperta e competente. stato un ottimo ministro dellIndustria e dellEconomia. capace di sintesi equilibrate, dote rara in politica, e sa semplificare questioni anche complesse, senza mai banalizzare. Ha pazienza e ironia, unantica saggezza e locchiata lunga. Pu guardare allEuropa e al mondo perch ha le radici ben salde nel grande capitale sociale della miglior provincia italiana. Ha simpatie juventine, ma lo voto lo stesso. Nessuno - si sa - perfetto.

PREFERISCO TABACCI Carlo Montalbetti


Dice un antico proverbio cinese: "Quando soffiano i venti del cambiamento qualcuno costruisce fondamenta, altri mulini a vento". Nel guado in cui si trova l'Italia Bruno Tabacci mi sembra il buon muratore a cui dare fiducia alle prossime primarie nazionali del centro sinistra. Consiglio di votarlo perch nella buona politica, di cui sentiamo un gran bisogno, sono essenziali il coraggio, la libert delle idee, l'esperienza concreta e i verificabili risultati di governo. La scelta di Tabacci, un cattolico moderato e liberale, di sostenere ed entrare, come assessore al bilancio, nella giunta Pisapia l'esempio di come sia possibile governare il cambiamento con una coalizione di forze politiche e civiche diverse portando unarea di moderazione e dialogo basato sulle cose concrete da fare per il bene della comunit. Dire parole di verit sul disastroso stato delle finanze comunali lasciate dalla giunta Moratti, come ha fatto Tabacci, e prendere decisioni severe ma eque per salvare il bilancio, cio i soldi dei milanesi, fare politica come servizio civile anticipando le decisioni prese dal Presidente del Consiglio Mario Monti che hanno salvato il Paese e ridato credibilit e affidabilit all'Italia. E questo in una giunta a forte ispirazione civica e di centro sinistra in grado, nello stesso tempo e con spirito unitario, di approvare i diritti delle coppie di fatto. Le iniziative parlamentari di Bruno Tabacci contro il conflitto d'interessi, per la liberalizzazione dei settori economici, dei mercati e delle professioni nell'interesse dei cittadini, per una disciplina severa del finanziamento dei partiti attraverso contributi personali, sono i capisaldi di un programma di serio rinnovamento del Paese e di alternativa politica e morale ai veleni del berlusconismo. quindi possibile dar vita a un nuovo equilibrio politico nel Paese fondato sulla moderazione, sulle competenze e il merito per proseguire, migliorando, l'agenda Monti. Ha fatto bene Tabacci a battersi perch fosse accolto il suo documento aggiuntivo alla Carta d'intenti Italia. Bene Comune sottoscritto da PD, PSI e SEL. In questo documento sono raccolti cinque idee centrali: 1) la netta scelta europeista; senza unEuropa federale saremo destinati a soccombere; 2) la difesa dell'euro attraverso una cessione di sovranit da parte dei singoli stati e un grande impegno per mettere assieme i debiti sovrani dando vita agli eurobond e trasformando la Banca centrale UE in una Federal Reserve americana; 3) il controllo della finanza le cui disinvolture hanno creato le condizioni per l'attuale crisi strutturale, ben superiore a quella del '29; 4) l'urgenza di creare unagenzia di Rating europea magari controllata da strutture pubbliche. 5) la guerra all'evasione fiscale facendo finalmente emergere il 30% di quell'economia sommersa che permetter di far pagare a tutti tasse giuste. La riduzione drastica del 'nero' si dovr accompagnare a un forte abbassamento dei costi della politica e all'introduzione di un tetto per gli stipendi e le spese di tutti gli eletti; 6) l'avvio di una rivoluzione civica basata sul principio: che il benessere legato al lavoro e non alla furbizia; che gli affari non si possono condurre senza regole e senza un'etica profonda; che i diritti camminano sulle gambe dei doveri; che la politica senza principi un pragmatismo senza speranza. Un lombardo come Tabacci, attento anche alle forme (candidandosi alle primarie ha restituito al sindaco Pisapia le deleghe) pu portare alla guida del governo dell'Italia competenze tecniche coniugate con l'attenzione per l'autonomia delle comunit coniugata con un forte senso dello Stato. Nella verticale crisi dei partiti credo che il candidato Bruno Tabacci sia la persona giusta per un rinnovamento concreto e non solo generazionale contribuendo in questo modo a costruire le fondamenta di una terza repubblica refrattaria alle illusioni di un liberismo anarcoide e guidata dai principi dell'economia sociale di mercato

n. 40 IV 21 novembre 2012

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NON CAMBIO: VOTO RENZI Michele Salvati


La presentazione dei candidati alle primarie del Centrosinistra - il 12 novembre, su SkyTg24 - mi ha fatto la stessa buona impressione che ha fatto a tutti i commentatori non prevenuti: come spottone pubblicitario andata benissimo, laria di famiglia (di partito) cera, e tutti e cinque sono stati bravi a miscelare concordanze e differenze, calcando sulle prime e attenuando le seconde. Un traguardo irraggiungibile per il Centrodestra di oggi, se mai far delle primarie. Ma da questa buona impressione a un giudizio ottimistico sullo stato di salute del Centrosinistra il salto lungo e di seguito spiego le ragioni per cui non me la sento di farlo. Che sono poi le stesse che spiegano il mio appoggio alla candidatura di Renzi. Partiamo anzitutto dal fatto che le elezioni del 25 novembre possono essere elezioni primarie, ma possono anche non esserlo. Lo saranno se non passer la riforma elettorale di tipo proporzionale in corso di discussione al Senato. In questo caso resteremmo col Porcellum, e una coalizione con una maggioranza alla Camera sufficiente a governare la si trova per forza, per loperare del premio di maggioranza, anche se possono insorgere contrasti tra i risultati di Camera e Senato. La situazione per oggi molto diversa che nel 2006 e nel 2008: nelle ultime due elezioni nazionali lastensionismo stato relativamente modesto, le due coalizioni erano imperniate su grossi partiti, e quella prevalente - oltre il 40% dei voti aveva bisogno di un premio non scandaloso per raggiungere la maggioranza dei seggi. Oggi il premio sarebbe scandaloso: con un crollo del Centrodestra non compensato da una crescita corrispondente del Centrosinistra o di unalleanza di Centro, con la probabile irruzione massiccia dei grillini, unalleanza sinistra-centrosinistra come quella promossa da Bersani potrebbe anche prevalere - un esempio - con il 30% dei voti. Collastensionismo che ci troveremo - per carit di patria ipotizziamo che sia solo del 35% - lalleanza di Bersani potrebbe dunque vincere le elezioni avendo ricevuto il consenso del 19,5% degli aventi diritto al voto [30% (100 35%)]. Anche per chi, come me, non ha obiezioni contro sistemi elettorali maggioritari, questo un po troppo, specie tenendo conto che una coalizione BersaniVendola non certo rappresentativa n. 40 IV 21 novembre 2012 degli orientamenti politici di fondo degli italiani e che difficilmente riuscirebbe a governare. Eppure solo in queste condizioni che le primarie del 25 novembre sarebbero vere primarie, cio elezioni nelle quali verrebbe designato il candidato premier del Centrosinistra, e di conseguenza il premier effettivo, se poi il Centrosinistra vincesse. Non sarebbero invece elezioni primarie se passasse una riforma elettorale proporzionale come quella in discussione (di altre e migliori non si mai veramente discusso). In questo caso, nelle condizioni in cui ci troviamo, impossibile che si formi una maggioranza parlamentare di centrosinistra-sinistra come quella su cui punta Bersani, anzi, che si formi una maggioranza coerente di qualsiasi tipo. E quindi ben difficile che il candidato che vincer le primarie del centrosinistra abbia la possibilit di essere designato come presidente del consiglio: ci si verr a trovare in una situazione nella quale o si indicono nuove elezioni (com avvenuto in Grecia) o ci si accorda su un nuovo governo Monti, anche se tutti ora lo escludono. Ma allora perch andiamo a votare il 25 novembre? A meno che non sia mantenuto il Porcellum, e sarebbe scandaloso se lo fosse, non si tratta di elezioni primarie. Non si tratta neppure di un congresso di partito in pillole, perch non possibile una discussione seria e approfondita della linea politica da seguire in queste difficili circostanze: il segretario ha infatti anteposto alla convocazione delle primarie la decisione cruciale per definire questa linea, cio lalleanza con Vendola (e, potenzialmente, con lestrema sinistra). E allora? Si tratta solo di una grossa operazione pubblicitaria? No, non solo questo, e non lo proprio per la presenza di Renzi, per la forza che riuscito a raccogliere e per la sfida che lancia alla linea politica di Bersani e alla sua leadership, cosa che gli altri candidati non sono in grado di fare, o perch estranei al partito, come Vendola, o perch troppo deboli. Insomma, non si tratta di un vero congresso, ma di qualcosa che gli assomiglia. Prendo il mio caso come esempio: io vado a votare per esprimere il mio dissenso dalla linea della segreteria Bersani, proprio come avevo fatto nel congresso del 2009, quando avevo sostenuto Franceschini (quantum mutatus ab illo!). E quando, al Lingotto, avevo sostenuto Veltroni. E vado a votare per motivazioni politiche, perch credo che Bersani mantenga il PD nella riserva indiana di quella vecchia alleanza catto-comunista dalla quale - per la continuit della sua dirigenza- non mai completamente uscito: questo lusato sicuro? questa la socialdemocrazia? I grandi partiti socialdemocratici europei sono oggi pi vicini alla linea un tempo sostenuta da Veltroni: sono partiti aperti al centro oltre che a sinistra, non aggrappati allappoggio del sindacato, del pubblico impiego, dei vecchi insediamenti territoriali in via di estinzione; sono partiti che sostengono i valori del merito individuale oltre a quelli della solidariet con i pi svantaggiati, partiti il cui socialismo uno sforzo continuo di avvicinarsi a quelluguaglianza di opportunit che mirabilmente espressa dal secondo comma dellarticolo 3 della nostra Costituzione. Insomma, sono partiti che declinano i valori della sinistra tenendo conto della situazione in cui si trova ad agire oggi e non di quella, assai pi favorevole, in cui si trov ad agire nel dopoguerra, in quella Golden Age della grande crescita economica che durata fino ai primi anni 80 del secolo scorso. Per queste ragioni voto Renzi. Renzi lo conosco a malapena: ne ho solo ammirato il coraggio politico ai tempi delle primarie per il comune di Firenze, uno dei pochi giovani che non si rassegnava a una normale carriera politica sotto le ali protettive di qualche leader pi vecchio, che rivelava lui stesso una stoffa di leader. Ma lunico nel cui programma ho sentito risuonare i valori di sinistra liberale in cui credo e che mi avevano indotto a sostenere il progetto di Partito Democratico quando gran parte della sinistra era contraria. Per carit, da Occhetto in poi ho scritto troppi programmi per credere che essi prefigurino una effettiva linea di governo. Letti per come rivelatori di orientamenti ideologici di fondo, essi conservano un loro potere di discrimine, e quello di Renzi mi convince di pi degli altri. Anche se non si tratta di un vero congresso, anche se non sar una vera primaria, un buon successo di Renzi nella competizione del 25 novembre sfida nei fatti la linea politica di Bersani e, soprattutto, introduce un po di discussione sui principi e un po di democrazia in un partito che dovrebbe esserne lalfiere. 4

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IO STO CON LAURA PUPPATO Giuliana Nuvoli


La Terra: un pianeta bellissimo, se non ci fosse l'uomo! Perch l'uomo, in una incontrollata smania di spazio da occupare e in una indefessa ricerca di cose da possedere, ha distorto, avvilito, corrotto il suo rapporto con Gaia, l'insieme meraviglioso di elementi che compongono questo pianeta e lo rendono vivo. Cos l'aria divenuta irrespirabile; il suolo, occupato da elementi perturbanti, in dissesto; i mari sono inquinati; il sottosuolo si ribella. Urgente, quindi, ripristinare un sano rapporto fra l'uomo e l'ambiente, in una visione, per alcuni aspetti, francescana, di armonia fra tutti gli esseri viventi; ma una visione che tenga conto dell'aspetto economico, di sviluppo, di costante invenzione e adattamento all'evoluzione della specie. Questo il senso centrale del programma di Laura Puppato, che qualcosa di pi di un programma politico: , in nuce ed esplicito nei suoi elementi essenziali , un vero e proprio progetto che si fonda su "un'altra idea di mondo", in cui il rispetto dell'"altro da s" diventi regola di vita. Si parte, cos dai diritti dei bambini a una scuola materna che insegni, per prima cosa la socializzazione; e si passa a una istruzione che, unitamente alla qualit e all'applicazione di una corretta meritocrazia, abbia come obiettivo la formazione di un individuo sociale. Perch la cultura dell'eccellenza individuale, dello sfrenato carrierismo, dell'esasperata ricerca del benessere personale (il "particulare" di guicciardiniana memoria) , a questo punto, antistorica. Valutazione di cui, ben poco, l'attuale politica tiene conto, ma che dovrebbe essere alla base di ogni progetto politico sensato. Gi: il buon senso. Elemento che noi, dall'Illuminismo, abbiamo perso di vista: ma che la Puppato ha recuperato con accattivante saggezza. Il buon senso ti dice che necessario eliminare l'inquinamento e ti porta, rapidamente, ad adottare i correttivi necessari. Il buon senso ti dice che la green economy e, a lato, la blue economy, sono il volto positivo ed efficace dell'economia; che applicandole aumenterai i posti di lavoro, darai vita a un ambiente vivibile, che, forse, potrai ancora salvare il pianeta. Basta tradurle in atto. E lei lo ha fatto, da sempre: combattendo col coraggio d'una leonessa e la parca ostinazione dei veneti. E poi. I diritti sono diritti: senza "se" e senza "ma". Il diritto a una vita dignitosa: ed ecco che propone il minimo di salario garantito per tutti, che verrebbe a incidere meno, sulle spese dello Stato, dell'attuale assistenza. Il diritto a una assistenza sanitaria efficace: ed ecco che propone un aiuto alle famiglie, in modo che possano mettere in atto una assistenza in casa. Il diritto a una scuola che formi davvero un "individuo sociale" e un buon cittadino: in cui si affrontino problemi endemici, come la violenza, in particolare quella familiare, che genera bulimia, anoressia, avvicinamento alla droga. Il diritto a essere cittadini italiani: per tutti; e per ognuno con pari opportunit, attenzione, integrazione. E ancora: il diritto alla sicurezza, e quello alla speranza. Che i giovani, in questo momento non hanno: perch il lavoro precario, le prospettive nebbiose, il domani incerto. E proprio dalla blue economy giungono proposte interessanti, da prendere in esame e tradurre in progetti innovativi. Ecco un altro diritto: quello di avere un Paese che fa ricerca: siamo un popolo a cui, certo, non mancano i talenti. Raddoppiare, dunque, la quota di PIL destinata alla ricerca. Dove prendere i soldi? Riducendo gli armamenti. Buon senso, no? Quello che sembra mancare alla nostra classe politica, avviticchiata in continui patteggiamenti, pur di salvare se stessa. sufficiente avere un' "altra idea di mondo", in cui l'idea di Stato che si difende, si muta in quella di Stato che collabora in una rete sempre pi stretta; in cui l'uomo che viene al mondo ha la certezza di poter, almeno, sopravvivere; in cui questo pianeta torni ad essere il luogo in cui si cresce, e non quello in cui si muore. Sono in molti ad avere questa consapevolezza: ed , cos, nata una fitta rete, sopra tutto di donne che hanno deciso di non attendere oltre. Nel momento della disperazione, il femminino risorge e si mette in movimento. La dea mater, quella che si occupa davvero della specie umana, che non ha bisogno di tiare, di orpelli, di misteri, sul punto di mostrarsi di nuovo, anche a dispetto di patetici - e ostinati - residui di potere, che irridono tutto questo per non uscire di scena.

VENDOLA: #OPPURE COSTRUIAMO UN ITALIA MIGLIORE Paola, Fabrizio, Luca*


Ci ha sempre colpito, negli anni scorsi, la nostra abitudine di osservare il cielo milanese trovandolo sempre e solo grigio. Con l'inizio della stagione del cambiamento, vissuta a Milano con il sostegno a Giuliano Pisapia, ci siamo accorti che il colore della propria citt, del proprio ambiente, del proprio Paese, non immutabile, non irrigidito n in uno status quo ne immalinconito da un inevitabile declino. Il colore pu essere dato con ricche pennellate, fatte di incontri, di entusiasmo e di sincero desiderio di condividere idee. Ci siamo riappropriati di unidea semplice e rivoluzionaria: poter cambiare il proprio mondo attraverso le persone, la loro partecipazione, la loro capacit di essere umani. Non viviamo pi unepoca di verit assolute, ma possiamo aspirare a vivere una stagione in cui la ricostruzione della propria identit individuale passa attraverso il senso condiviso di una societ migliore, giusta, aperta, in cui il Diritto di Cittadinanza passa attraverso l'incontro e il riconoscimento dell'altro. La proposta di Nichi passa proprio attraverso un nuovo, quanto necessario, connubio tra individuo e societ. Il riconoscimento che essere individui per la propria specificit, di esperienza, di genere, di estrazione, si esprime nella consapevolezza di essere parti integranti di un corpo sociale fondato sui diritti reali, non dimezzati dai pregiudizi. In queste giornate abbiamo condiviso il piacere di essere formiche, cos piccole da avere la forza e l'entusiasmo di sollevare il proprio mondo. Non ci siamo trovati immersi in un confronto tra personaggi ma abbiamo condiviso quotidianamente idee e progetti. Il gioco dell' #OppureVendola diventato un modo per immaginare, anche con ironia, un 5

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mondo fitto di legami tra bisogni, anche diversi. Abbiamo vissuto l'esperienza concreta di costruire un programma politico, non come un atto di alta cucina politica, ma come unazione che parte dal basso e che collega i luoghi e i bisogni alle persone e alle loro emozioni. A tutto questo, aggiungiamo una speranza, tra le ragioni che ci faranno votare con convinzione per Vendola domenica prossima. La speranza che questo paese, cuore dell'Europa, viri con convinzione le sue politiche nella direzione di quella sinistra che abbiamo ammirato e sognato negli ultimi vent'anni. La sinistra moderna della scelta radica-

le dalla parte dei cittadini. Della politica che non ammette il tatticismo, ma sceglie la concreta strada da percorrere. Non chiedeteci quale singola proposta di programma di governo ci convince di pi, chiedeteci qual la direzione in cui deve andare il nostro centrosinistra. L'abbiamo chiara. Quella del Welfare, dei diritti sociali e civili, della vivibilit per i cittadini prima di quella dei profitti. Ogni passo in quella direzione sar salutare e rigenerativo. La politica fallisce perch inutile, non perch i politici rubano, o perch guadagnano tanto. La nuova politica quella utile, quella che

manda in soffitta le novecentesche idee del liberismo e sposa lo stato sociale delle opportunit per i cittadini. La Puglia un modello Europeo, di buon governo, di sviluppo e di sostenibilit. Facciamo che l'intero paese diventi un buon modello, dopo vent'anni in cui l'Italia stato simbolo prima di mafia, poi di inefficienza e ora di festini e politica tradotta in farsa. Vendola per noi, il nome che rappresenta e garantisce questa sfida alla modernit, come la vogliamo, come la viviamo quotidianamente. *comitato Milano per Vendola

MUSEO ALFA ROMEO DI ARESE. PERCH CANCELLARE UN PEZZO DI STORIA MILANESE? Jacopo Gardella
In un periodo di disorientamento edilizio come lattuale, che vede grattacieli inclinati deliberatamente, come quelli presso il casello autostradale di Rho, o grattacieli piegati da una gobba, come quello previsto a City Life dentro la vecchia Fiera Campionaria, diventa un dovere salvaguardare le architetture contemporanee di qualit, anche se attualmente sono parzialmente in disuso. Sebbene esse non sempre siano capolavori di importanza storica servono tuttavia a documentare unepoca di impegno, a testimoniare una prova di seriet, a dimostrare una professionalit competente e coscienziosa. Un dovere questo della conservazione e della salvaguardia che non sembra essere condiviso da chi dovrebbe dare esempio di responsabilit civica: come dimostra la chiusura al pubblico del Museo Storico Alfa Romeo ad Arese, attualmente di propriet Fiat, visibile uscendo da Milano sulla destra dellautostrada dei Laghi, subito dopo la barriera del pedaggio. Progettati da noti professionisti milanesi (larchitetto Antonio Cassi Ramelli, gli architetti Vito e Gustavo Latis e lingegnere Vittore Ceretti) lex Centro Direzionale Alfa Romeo composto da pi corpi di fabbrica accostati ma non allineati, la cui disposizione planimetrica suggerisce un andamento mosso e articolato, alla cui definizione collabor anche il noto architetto del paesaggio Pietro Porcinai. Collocate dietro agli edifici amministrativi, ma non visibili dallautostrada, si trovano le officine meccaniche e i relativi servizi aziendali, progettati dallarchitetto Giulio Minoletti, nonch i centri di elaborazione tecnica, progettati dallarchitetto Ignazio Gardella. Come si vede un complesso industriale, questo dellAlfa, che anche per dimensione e notoriet dei progettisti, rappresentava un vanto del-lItalia e faceva concorrenza con le note realizzazioni industriali della ditta Olivetti, invidiateci da tanti paesi stranieri. Lasciati liberi dagli uffici, smobilitati in seguito alla crisi della produzione di vetture, gli attuali fabbricati non hanno pi una destinazione chiara e definita. Importante fra di essi ledificio appositamente costruito per ospitare il Museo Storico, nel quale, oltre agli esempi di vetture che testimoniano la storia della gloriosa fabbrica, sono raccolti, in un nutrito archivio, documenti, cimeli, tavole di progetto, disegni tecnici. Il Museo Storico, inaugurato nel 1976, stato chiuso al pubblico (ufficialmente per interventi di manutenzione) nel febbraio 2011, pochi giorni dopo che il Ministero per i Beni e le Attivit Culturali lo ha posto sotto tutela. Si spera che in vista anche della prossima apertura di Expo 2015, collocata a poca distanza, il Museo possa essere riaperto e valorizzato. La minaccia, in seguito allattuale abbandono, di una probabile completa sovversione dellintero complesso industriale, e di uno snaturamento degli edifici esistenti, soggetti a nuova e diversa destinazione, suscita molte e preoccupate riflessioni, tutte poco benevole. Non solo fa meditare sui discutibili criteri di intervento edilizio di fronte a edifici di qualit; fa anche riflettere tristemente sul modo di concepire lo sviluppo urbano al di fuori dei confini metropolitani; e infine lascia sgomenti la cinica disinvoltura con cui si chiude al pubblico un patrimonio culturale di pubblico interesse, quale il ricco e fornito Museo Storico Alfa Romeo. - La prima riflessione, non benevola, riguarda la totale assenza di tutela nei confronti di edifici di notevole significato documentario anche se non di grande valore monumentale. Occorre riconoscere che la lacuna legislativa su questo argomento ancora oggi totale. Serve poco cercare consolazione nel constatare che anche in paesi stranieri lo stesso argomento tuttora ignorato. La difficolt giuridica sta nel conciliare il diritto di propriet e la libert duso che a questo diritto connessa con il dovere di rispettare le testimonianze significative del nostro passato. fatale che nel corso della sua vita un edificio subisca cambi di destinazione, trasformazioni di uso, modifiche di funzioni; non fatale che tali cambiamenti implichino necessariamente lo sconvolgimento architettonico delledificio; o peggio la sua demolizione. Quando esso riflette limmagine di un determinato momento storico, e rievoca il costume dellabitare del vivere e del lavorare, proprio di una particolare epoca, la sua sopravvivenza diventa un atto di civilt, una dimostrazione di coscienza civica. Se questo criterio non fosse stato adottato nei centri storici delle nostre citt, non sarebbe rimasta pi nessuna traccia dellantico tessuto urbano e si vedrebbero oggi, soffocati da grandi e alti grattacieli, soltanto i pochi monumenti giudicati di indiscusso valore estetico e perci sopravvissuti. la visione, rivoluzionaria e polemica,

n. 40 IV 21 novembre 2012

www.arcipelagomilano.org proposta e lanciata a suo tempo da Le Corbusier, in un momento di giustificato attacco contro il conservatorismo accademico, ma fortunatamente mai adottata e mai messa in atto. Occorre spostare in avanti e pi vicini al nostro tempo i limiti cronologici fissati in vista della tutela di monumenti; e includere tra i beni da tutelare anche le costruzioni di epoca pi recente, fino ad arrivare ai nostri giorni; occorre riconoscere che le testimonianze del passato, anche del passato pi recente, quando vengono giudicate opere di indubbia qualit meritano la tutela, esigono la salvaguardia. Tutela e salvaguardia che non significano ovviamente intangibilit delledificio da conservare; non esigono la imbalsamazione delle sue forme originarie; n impongono un divieto totale e assoluto di qualsiasi mutazione; ma richiedono il rispetto dei suoi principali caratteri stilistici, architettonici e strutturali. Poich non esiste ancora una legislazione estesa a questo ordine di argomenti una delle prime azioni da avviare, presso il Ministero per Beni Culturali e le Attivit Culturali, dovrebbe essere quella di definire i criteri secondo i quali classificare gli edifici di recente costruzione giudicati meritevoli di tutela. - La seconda osservazione, non benevola, sulla minaccia che mette in pericolo gli uffici Alfa Romeo, e soprattutto la esistenza del Museo, riguarda il modo di crescere della citt: una citt che si sviluppa senza un Piano chiaro e comprensibile; senza una idea dei criteri secondo cui ingrandirsi; senza un disegno della sua futura configurazione territoriale. Oggi la crescita urbana segue sventuratamente il processo detto a macchia dolio, il che significa un allargamento progressivo della superficie urbana, lungo lintero suo perimetro, senza lasciare intervalli di verde n tra i nuovi insediamenti e il tessuto esistente, n tra un nuovo insediamento e laltro. il peggiore modo di ingrandire la citt; la pi colpevole causa della caotica configurazione assunta dalle citt di oggi. Tempo fa il direttore di ArcipelagoMilano, Luca Beltrami Gadola, aveva manifestato un suo lucido parere su quali siano i criteri di crescita urbana da auspicare e da sostenere. E aveva spiegato che il primo atto da compiere avrebbe dovuto essere larresto della crescita a macchia dolio, oppure, il che lo stesso, la delimitazione del limite topografico oltre al quale la citt non dovrebbe ulteriormente allargarsi. n. 40 IV 21 novembre 2012 necessario fissare una dimensione massima e non superarla; anche necessario stabilire una popolazione massima, e non aumentarla. Lo sviluppo successivo potr attuarsi con nuclei autonomi distribuiti ad anello nel territorio regionale: la proposta era gi stata indicata in uno schematico disegno tracciato da Leonardo da Vinci, ospite alla corte di Lodovico il Moro; oppure lo sviluppo potr attuarsi mediante raggi di edificazione centrifuga, divergenti dal tessuto esistente e alternati a corridoi di verde spinti fino ai margini della citt storica: la proposta prende il nome di sviluppo a turbina perch la configurazione planimetrica degli insediamenti previsti assomigliava alle pale di una turbina. Qualunque sia il criterio di crescita scelto per lo sviluppo della citt, le successive operazioni edilizie sapranno come orientarsi, in che direzione procedere, che localit occupare e quali dimensioni rispettare. Anche la spinosa questione del Museo dellAutomobile, la sua permanenza dove si trova oggi, o il suo spostamento in localit pi prossima alla citt, troverebbero una loro logica soluzione, coerente con le scelte fatte a monte, se soltanto esistesse e fosse attivo un vero Piano di sviluppo urbano, anzi metropolitano. Oggi indubbio che sarebbe un errore trasferire il Museo altrove, ma altrettanto indubbio il fatto che esso richieder un comodo e spedito collegamento con la popolazione cittadina, dal momento che finita lattivit quotidiana della fabbrica alla quale il Museo era collegato e dalla quale traeva animazione e sostentamento. - La terza considerazione, non benevola, sul futuro destino del Centro Direzionale Alfa Romeo riguarda il Museo Storico, dove sono riuniti e conservati esemplari ancora funzionanti di vari tipi di vetture, prodotti nel corso della gloriosa vita della fabbrica. Per mantenere ciascuno di questi esemplari in condizione tale da essere ancora utilizzabili, e capaci di spostarsi e di correre, si voluto affiancare al Museo un reparto di manutenzione, una officina meccanica dotata delle stesse attrezzature richieste dalle normali auto in uso. Un Museo di tale complessit e di cos ammirevole lungimiranza non si crea facilmente. Il suo destino non pu essere legato alle vicende immobiliari delle costruzioni edili a cui collegato e insieme alle quali nato; la sua creazione fa parte di un programma unitario e organico che aveva presieduto alla creazione dellintero complesso industriale Alfa Romeo. Allinterno di questo programma, del quale lultimo promotore e sostenitore stato lingegner Giuseppe Luraghi, per molti anni illuminato presidente di Alfa Romeo, il Museo rappresentava una stretta integrazione di attivit produttive con interessi culturali; era la testimonianza di un modo illuminato e aperto di concepire il lavoro operaio, non pi esclusivamente circoscritto alla efficienza operativa, ma anche aperto alla curiosit e alla conoscenza dei pi vasti orizzonti entro cui si colloca lattivit manuale. In una prospettiva di futuro sviluppo turistico, un Museo Storico avrebbe grande successo; sarebbe un punto di attrazione per visitatori giovani e meno giovani, un luogo in cui vedere esposta e raccontata la storia della nostra migliore genialit tecnica. Spostarlo indifferentemente, come se fosse un frivolo trastullo, da una localit allaltra, segno di colpevole superficialit, di biasimevole incultura, di imperdonabile cecit dello stretto legame che esiste tra funzione, localizzazione, fruizione di un pubblico edificio. Le riflessioni non benevole o meglio malinconiche, sulle prospettive riservate al polo industriale Alfa Romeo e sullannesso Museo Storico, hanno indotto ad alcune constatazioni di carattere generale; estendibili dal caso milanese allintero costume della nostra nazione: a) Non esistono disposizioni legislative rivolte alla conservazione e difesa di architetture contemporanee giudicate di interesse culturale. Il limite dei cinquantanni, prima del quale non possibile porre nessun vincolo di tutela eccessivamente permissivo, e del tutto inadeguato sia alla velocit con cui nella nostra epoca si verificano le trasformazioni del territorio sia ai mutati criteri di valorizzazione riservati alle opere da conservare: questultime infatti sono da giudicare non pi secondo criteri esclusivamente storici e di anzianit, ma secondo giudizi di qualit e di valore intrinseco, applicabili anche a creazioni attuali. b) Non esistono disposizioni legislative indirizzate a controllare i diversi e possibili modi di sviluppo urbano e che aiutino a trovare le forme di crescita di una citt in considerazione dei sui rapporti con il contorno: rapporti di tipo geografico, demografico, economico. La costruzione di citt metropolitane potrebbe aiutare ad andare oltre la legislazione urbanistica esistente; e giungere a una nuova legislazione meno prescrittiva e pi creativa.

www.arcipelagomilano.org c) Non esiste una disposizione legislativa che elegga la cultura di un popolo a valore incontestabile. Recentemente sono apparsi alcuni articoli su Il Corriere della Sera (19 ottobre, 30 ottobre, 4 novembre, tutti nellanno 2012), in cui Andrea Carandini scende in campo in difesa della cultura, ossia della storia, dellarte, delle tradizioni di un popolo; e lo fa in nome di valori umanistici, ventilando un monito contro la presunta razionalit, a volte gelida e disumana, del mondo tecnico. Se la coscienza di un passato, da considerare non finito n morto ma ancora vitale e ricco di insegnamenti, fosse ancora presente e operante, il Museo Storico Alfa Romeo e tutto il grandioso e glorioso complesso industriale non correrebbe il rischio di venire snaturato e di vedere la sua storia cancellata per sempre. Guarda le foto

IL PROTETTORATO E LA CONQUISTA DEL PIRELLONE Walter Marossi


La maledizione dei sindaci di Milano quella di essere incatenati a Palazzo Marino. Protagonisti assoluti della politica cittadina spesso hanno indicato e tracciato un percorso utile per la politica nazionale; stimati e rispettati in citt e nel partito di appartenenza, nessuno di loro tuttavia mai riuscito a imporre una propria leadership al di fuori della cinta daziaria. Caldara venne messo in minoranza nel proprio partito, Greppi veniva considerato un monumento, Cassinis e Ferrari neppure provarono a uscire, Bucalossi fu minoranza sia tra i socialisti che tra i repubblicani e fin nelle liste civiche con un patetico giovane Bossi, Aniasi e Tognoli pur ministri si scontrarono con la diffidenza di Craxi, Pillitteri e Borghini vennero indicati da fuori le mura ed erano Roma-dipendenti, Formentini non aveva la statura. Oggi il quadro diverso: Albertini forse va candidato in regione, sfida la Lega e si propone di ereditare il regno di Formigoni. Pisapia indica al centrosinistra il candidato a presidente, il programma, la lista, i supporter, gli spin doctor (forse sulle cravatte lascia libert di scelta). Nel frattempo la Provincia da sempre un baluardo anti Palazzo Marino sciolta anzi metropolizzata. un cambiamento epocale nel centro sinistra dove i partiti fino a oggi, pur con qualche arretramento avevano mantenuto il controllo delle scelte strategiche regionali, non a caso l'ultimo candidato a presidente era Penati, figlio del partito per antonomasia. In questo senso che si tengano delle primarie o meno non pi fondamentale. Le primarie sono uno strumento; diverso dai congressi di partito tradizionali solo quando sono primarie di coalizione o riguardano un partito/coalizione e quindi quando da elezioni interne diventano consultazione aperta. Nei paesi dove vengono (non sempre) utilizzate, dagli USA al Venezuela, dal Cile alla Francia vengono declinate in funzione del sistema n. 40 IV 21 novembre 2012 elettorale. Non sono un progetto o un programma, ma l'ambito nel quale si misurano i diversi progetti; tant' che nei paesi dove forte il collante identitario dei partiti, in particolare a sinistra, non esistono. Nel declino di leadership e credibilit dei partiti italiani le primarie hanno assunto un aspetto valoriale quasi fondativo e sono state uno strumento di sostegno ai partiti stessi cui portano nuova linfa anche se ne sovvertono alcuni capisaldi. Uno per tutti: il leader non pi il segretario ma il candidato alla carica pi alta o l'eletto, in questo senso Milano paradigmatica dove Pisapia non iscritto ad alcun partito ma naturalmente leader di un paio di essi. In pratica con le primarie si ritorna alla tradizione del socialismo pre leninista e pi ancora del liberalismo giolittiano quando il peso degli eletti era superiore al peso dei segretari e degli iscritti. In quanto strumento le primarie non garantiscono automaticamente le scelte migliori, dipendono da regole talora bizantine, possono determinare facilmente brogli, ma indubbiamente consentono di superare le leadership per successione designata o per cooptazione che sono tanta parte della italica tradizione comunista come di quella conservatrice. Dove invece i partiti sono troppo deboli vedi Napoli o Palermo le primarie ne sanciscono la messa in liquidazione. I partiti del centrosinistra lombardo appartengono alla categoria delle organizzazioni deboli e la cura delle primarie avrebbe potuto avere effetti ulteriormente debilitanti. Ecco allora spiegato l'entusiasmo verso la candidatura di Ambrosoli e verso il protettorato proposto da Pisapia. Dice Wikipedia: il protettorato uno stato controllato (protetto) da uno stato pi forte (protettore) il quale si riserva di rappresentarne integralmente la personalit nell'ambito del diritto internazionale mentre lascia una certa autonomia per le questioni interne. Pd, Sel, Idv, Psi accettano il protettorato del sindaco che d'intesa con i candidati a leader nazionale (non a caso Pisapia non appoggia pubblicamente nessuno tra Bersani, Vendola Renzi, anche se quest'ultimo gli schifa un po e flirta con de Magistris) decide chi deve occuparsi delle elezioni e della politica lasciando una certa autonomia per le questioni minori dei consiglieri regionali e degli assessori. Forse per questo che Ambrosoli (presumo) su Facebook ha scritto parlando in terza persona: ha accettato la candidatura come garante di una ampia coalizione del centrosinistra per le prossime elezioni regionali; in pochi si sono domandati cosa vuol dire garante, di solito un candidato guida, orienta, propone raramente garantisce. E ancora io non ho un problema con i partiti o con il Pd. Ma ne sono oggettivamente lontano. Quindi ci ho ripensato e presento ora il "pacchetto Umberto Ambrosoli": una squadra, un programma su cui vincolare i partiti e una autonomia alla ricerca della massima trasversalit possibile ... . I partiti godono di una popolarit estremamente bassa e io dico purtroppo. Ma aggiungo che se la sono un po' cercata: per l'assenza di controlli sull'attivit dei propri adepti, per la mancanza di selezione della classe dirigente, per le nomine nei Cda di parenti, autisti e amici. Ambrosoli dice che i gruppi dirigenti (si suppone quelli lombardi) dei partiti, sono modesti, inadeguati e un poco margniffoni. Il gruppo dirigente del Pd pur essendo uscito vincitore dalle elezioni comunali e presumibilmente pronto a elegger un numero di consiglieri regionali e parlamentari come non mai nella storia della nostra regione, incassa e ringrazia, palesando uno straordinario complesso di inferiorit e accetta questa logica forse perch si convinto di non avere una classe dirigente di livello adeguato. Forse invece perch quello lombardo un partito contenitore; il pi lontano, tra le regioni italiane, dalle tradizioni

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degli ex qualcosa il pi ricco di nativi Pd, il pi americano. Un partito riformatore pi che riformista, che non aspira a guidare ma a favorire. Parafrasando Vigorelli si potrebbe dire: sono renziani ma non sanno di esserlo. Ecco spiegato perch gli avversari dell'unto dal sindaco sono figure mi-

nori o eccentriche, ancor pi antipartito di Ambrosoli. Le primarie se ci saranno, diventano cos una specie di gara d'allenamento: delle primariette. Senza la retorica dell'arancionismo palingenetico prima maniera, si realizza alfine il partito del sindaco. buffo che per rottamare una tradi-

zione secolare della sinistra: quella dei partiti avanguardia ci sia voluto il primo sindaco che sia stato, almeno formalmente, comunista. Per gli elettori del centro sinistra ma in generale per i cittadini lombardi, tutto sommato, un fatto positivo.

CASA IN PROPRIET, CONSUMO DI SUOLO, TRASPORTI Marco Ponti


Sembrano del tutto condivisibili le argomentazioni di Marco Romano sui nessi storici, ma anche attuali, tra cittadinanza, integrazione sociale, e disponibilit della casa. Da economista devo anche ricordare che esistono ben poche leggi certe delleconomia (mentre moltissime sono ritenute tali solo dai pi ideologizzati e rozzi della categoria). Ma una di queste che se rendo una cosa pi scarsa, cio se metto dei vincoli alla sua disponibilit, il prezzo di questa cosa cresce. Per il bene casa, questo fatto assume connotazioni sociali rilevanti, e negative, nel senso che i prezzi alti colpiscono molto pi i poveri dei ricchi. A riprova della realt di questo fenomeno, e della sua capacit di orientare le scelte dei cittadini al di l di tutti i tentativi di contenerlo per via normativa, la dispersione territoriale delle abitazioni continua in tutta Italia, come dimostrano anche dei recenti dati dellANCE. In Lombardia il fenomeno percepibile forse pi che altrove, anche semplicemente guardando gi dallaeroplano: nonostante ogni sforzo pianificatorio, cio di mettere vincoli alluso del suolo, la fuga dalla rendita delle famiglie che non possono permettersi abitazioni in aree centrali e ben servite, continua (ma questa fuga vale ovviamente anche per le attivit commerciali e produttive). Il problema che questo fenomeno, fisiologico per un economista, genera gravi problemi se connesso alla casa in propriet, che di gran lunga il modo dominante in Italia di fruire del bene casa. Infatti cambiare casa, quando in propriet, in Italia molto complesso, e fiscalmente molto costoso: una doppia operazione di compravendita. Il mercato delle case in affitto invece asfittico, con fenomeni sia di esclusione sociale per i lavoratori extracomunitari che di eccessive tutele degli inquilini insolventi (i due fenomeni ovviamente sono strettamente correlati). Come risultato, difficilissimo cambiare casa. I gravi problemi economici che questo genera sono evidenti: da un lato ne soffre il mercato del lavoro, che per nostra fortuna non pi tayloristico (casa fabbrica - casa per una vita intera): il lavoro, nel bene o nel male, terziarizzato, ed evolve rapidamente nello spazio e nel tempo. La rigidit della residenza danneggia contemporaneamente i lavoratori, che fanno fatica ad accettare occupazioni migliori ma pi lontane, e i datori di lavoro, in un mercato che non si basa pi sulloperaio-massa, ma sulle qualit (saperi) dei lavoratori. Il secondo problema, simmetrico, leccesso di mobilit: entro certi limiti, i lavoratori si sobbarcano viaggi pi lunghi e scomodi, se non possono cambiar casa quando cambiano lavoro, con ovvi costi, oltre che per gli individui, anche per la collettivit, in termini di congestione, inquinamento, o sussidi ai trasporti pubblici. Un riferimento essenziale quello del modello americano, nel quale il cambio di residenza frequentissimo per inseguire lavori migliori, e i costi del cambio sono molto bassi sia per le case in propriet che in affitto. Gli effetti sulla produttivit complessiva del mercato del lavoro sono tali che il recente premio Nobel Krugman ha dichiarato che una delle peggiori conseguenze della crisi dei mutui subprime (che moltissime famiglie a basso reddito non riescono a pagare) la paralisi del mercato del lavoro che ne seguita: le case sono divenute invendibili. In questo spirito, a Milano lassessore Boeri aveva proposto un interessantissimo piano per migliorare lincontro domanda-offerta per le case in affitto, ovviamente di validit del tutto generale. Sarebbe urgente riprenderlo, invece che pensare a nuovi vincoli che ingessano ulteriormente il mercato edilizio e alzano i prezzi. Tutto ci ovviamente per salvare il sacro suolo dellagricoltura, attivit inquinante, che vive quasi solo di sussidi, cio con i soldi dei contribuenti, e occupa pochissime persone.

LUCI ED OMBRE NELLINTESA SULLERP A MILANO Sergio DAgostini


Il 6 novembre stato sottoscritto fra gli assessorati al Territorio, alla Casa, al Lavoro e le Organizzazioni Sindacali dei Lavoratori e degli Inquilini un importante accordo che sembra finalmente porre le basi per una prospettiva programmata di politiche abitative per la restante legislatura. Non si pu che plaudere dunque alla sanzione ufficiale della trasversalit delle politiche abitative n. 40 IV 21 novembre 2012 e della necessit del coordinamento fra i settori coinvolti, anche se, in proposito, forse da lamentare lassenza al tavolo dellassessorato alle Politiche Sociali. E molto positivo mi pare laver posto come assoluta priorit delle politiche abitative laumento dellofferta abitativa a canone sociale, cos da venire incontro in modo graduale e programmato allenorme domanda accumulata: 23.000 famiglie in attesa, la met di queste con un reddito ISEE erp inferiore a 7.000 euro. Per fare questo occorrono due cose: realizzare nuovi alloggi e rendere pieno e razionale limpiego di quelli esistenti. Dunque, servono risorse e lamministrazione si impegna a destinare 20.000.000 di euro lanno per nuovi interventi e una cifra da recuperare dai residui 9

www.arcipelagomilano.org (5.000.000 per il 2012) per la riqualificazione dellesistente. Non poco, in anni di crisi: ma quanti anni ci vorranno per coprire anche solo la met del fabbisogno arretrato se non si riusciranno a mobilitare altre risorse integrative? E inoltre, siamo sicuri che gli attuali gestori dellErp (Aler e Comune) siano in grado di assicurare il pieno utilizzo dellesistente, recuperando lo sfitto, sanando labusivismo di necessit ed eliminando usi impropri e privilegi. Mi si permetta pi di un dubbio. Se le premesse e gli obiettivi sono tutti buoni, dunque, alcune soluzioni previste lo sono assai meno. Esse appaiono infatti improntate da una visione manichea e in qualche modo corporativa delledilizia pubblica, che appare un fortilizio da difendere da ogni contaminazione con altri soggetti e forme di intervento e, addirittura, da segmenti di domanda con redditi diversi da quelli previsti per il canone sociale (sic). Ora, a parte il fatto che il riferimento ai redditi dichiarati lascia nel nostro paese pi di un dubbio in termini di equit sociale, si intende forse negare la positivit, e dunque la replicabilit, ad esempio dellintervento Quattro Corti a Stadera che ha introdotto settori sociali con redditi previsti per il canone concordato ma nella realt molto vicini al sociale e che ha avuto riflessi positivi sullintero quartiere per lazione di accompagnamento sociale svolta dai nuovi soggetti gestori? Mi rendo conto che questo ostracismo verso altre tipologie di canone pu essere nato per contrastare la mistificazione di quella indistinta area grigia, con redditi fino a 40.000 e pi euro, che viene indicata, in modo altrettanto manicheo, come il target esclusivo del nuovo housing sociale, ma non si pu cadere nellestremo opposto di non voler utilizzare il contributo di risorse e di socialit che il vero privato sociale ha dimostrato di saper offrire anche per migliorare la vita nei quartieri pubblici. Separare e rinchiudere ledilizia economica e popolare, con una gestione monolitica e priva di contaminazioni mi sembra sbagliato e rischia di perpetuare i difetti di ghettizzazione e di formazione di aree di privilegio che oggi la caratterizzano. Credo, al contrario, che si debba stimolare e gestire, accompagnandoli, processi di mobilit che ristabiliscano quelle condizioni di osmosi e comunicazione fra i sottomercati dellaffitto che sono indispensabili per perseguire un pieno ed equo utilizzo del patrimonio abitativo. Con tutti i limiti che ho pi volte rilevato, il bando 8 aree di Milano ha avuto per il pregio di voler sperimentare laffidamento a soggetti privati della gestione, oltre che di moderato e convenzionato, anche di quote di canone sociale. E mi pare significativo che laccordo in questione tralasci di citare proprio questo fra gli interventi di politiche abitative in corso, accanto a Abitare a Milano 1 e 2 e ai Contratti di Quartiere II. Forse che i 55 alloggi a canone sociale attesi ad esempio dallintervento di via Voltri sono meno sociali perch in gestione a privati? Lo stesso approccio difensivo sembra emergere dai risultati attesi dalla quota obbligatoria di Erp (0,05 di canone sociale) che potr derivare dalle aree di trasformazione e ristrutturazione del PGT, dato che traspare una chiara propensione a scegliere, in alternativa, la monetizzazione, cos da poter realizzare autonomamente interventi Erp a marchio D.O.C.. chiaro che il privato non aspetta altro e ringrazia, ma in tal modo non si rinuncia una volta per tutte almeno a tentare di far diventare anche lErp edilizia normale che sta insieme allaltra senza lo stigma dellemarginazione? Ma voglio chiudere con una sottolineatura positiva, anche se per ora si tratta solo un impegno: la costituzione entro lanno, da parte degli assessorati Casa, Urbanistica e Servizi Sociali (anche questultimo qui esplicitamente coinvolto), dellAgenzia per la Casa, strumento fondamentale per una vera politica abitativa, capace di perseguire un migliore e pi completo utilizzo dellofferta in affitto e di realizzare quella mobilit virtuosa al suo interno che sola pu condurre a risultati significativi. Lauspicio non solo che si rispettino i tempi (cosa non facile, per la complessit della cosa) ma anche che non si trascuri, almeno in questo caso, il coinvolgimento di quel privato sociale gi sperimentato che pu essere decisivo per una efficace gestione di questi processi.

I VOLONTARI DI OBAMA: COME SI VINCE Gabriella Turnaturi


Alle otto di una mattina grigia e fredda, solo il giorno dopo che la luce ritornata in gran parte di New York, ancora provati da una settimana molto difficile, ci ritroviamo in pi di cento su un autobus in partenza per Philadelphia. Siamo tutti volontari della campagna per la rielezione di Barack Obama. In verit io sono una volontaria imbucata in questa spedizione per curiosit, per passione politica e per onorare il fatto che sono una sociologa. C Sylvia, giovane militante del partito democratico, e c John di Occupy Wall Street che si alternano a spiegarci cosa dobbiamo fare una volta arrivati a Philadelphia, ma soprattutto, come dei veri coacher, a rafforzare il coinvolgimento dei volontari. Sorridete, sorridete sempre quando parlerete con le persone. n. 40 IV 21 novembre 2012 Nel vostro sorriso e nel vostro viso gli elettori vedranno il viso di Obama, ci incita Sylvia mentre John applica la tecnica del megafono umano: tutti ripetono le sue parole in modo che anche quelli in fondo al pullman sentano, e si realizzi cos un coinvolgimento. Durante loccupazione di Zuccotti Park la polizia aveva proibito luso dei megafoni, e i manifestanti in prima fila ripetevano a quelli dietro di loro ci che sentivano e questi agli altri ancora pi dietro e cos via, praticando una nuova e antica oratoria e coinvolgendo tutti negli interventi. Nuove e vecchie pratiche di comunicazione politica si alternano cos nel nostro pullman. In due ore di viaggio veniamo allenati alle vecchie tecniche di vendita, come quella del sorriso o quella che consiglia di chiamare il proprio interlocutore con il nome di battesimo per stabilire familiarit, e alle nuove forme di coinvolgimento. Dite quali sono le vostre motivazioni, dite perch siete qui - ci incita John - la motivazione personale la risposta pi importante che possiate dare a chi si mostra indeciso. Nessuno vuole sentire da voi una lezioncina politica, mostrate il vostro coinvolgimento. Mentre Romney ha speso la maggior parte dei finanziamenti per comprare spazi pubblicitari nelle televisioni, Obama ha investito soprattutto per organizzare gruppi di volontari come questo, noleggiando autobus, offrendo bottigliette dacqua, orribili biscottini e caff. La sua forza stata tutta qui: aver scelto la partecipazione dal basso, la condivisione.

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www.arcipelagomilano.org Chi sta seduto in questo autobus ed pronto a camminare per tutto il giorno non un militante, ha scelto di esserci perch ha le sue ragioni per mobilitarsi. Sono qui perch sono una donna grida una voce dal fondo. Sono qui per proteggere i giovani - dice una signora avanti negli anni - e perch ho fatto la campagna per Bob Kennedy quando ero ragazza. Dobbiamo difendere la Corte Suprema. Voglio lassistenza sanitaria. Ho un figlio piccolo e malato, sono senza lavoro e ho bisogno dellassistenza sanitaria. Se vince Romney chi si ammala sar invitato a morire in fretta e a togliersi dai piedi. Nessuna risposta sa neanche lontanamente dideologico: ognuno ha i suoi buoni e pratici motivi. Altre voci si alternano in un crescendo di entusiasmo che coinvolge anche chi, come me, non voter. Ci viene poi distribuito un foglio con le domande che dovremmo fare agli abitanti del quartiere cui verremo assegnati, e che sono stati individuati come elettori di Obama. Il nostro compito sar quello di ricordarglielo, di stimolare gli indecisi, di aiutare chi non sa dove o come votare. Dobbiamo coprire ciascuno un quartiere. To canvas dicono loro con un neologismo entrato a far parte del linguaggio politico dei democratici. Canvas traduzione letterale: tela. Ma significa al tempo stesso ricoprire, tessere, fare rete appunto. nei quartieri pi poveri e degradati che andremo, ed qui che molti, per lo pi neri e ispanici, pur essendo a favore di Obama, non conoscono bene le procedure di voto. Siamo quasi arrivati, dopo due ore di viaggio e lultima raccomandazione del giovane militante di Occupy : Have Fun, divertitevi, questo che fa la differenza. Il fatto che voi vi divertiate facendo lavoro politico. Parole sante mi viene da pensare, soprattutto per chi come me ha esperienza di militanza di sinistra allinsegna dellautoflagellazione e della seriosit. Sembrano sempre ingenui nel loro entusiasmo questi americani, ma forse dovremmo imparare qualcosa da loro. Coinvolgimento contro burocratizzazione ad esempio, divertimento contro noia, responsabilizzazione contro gerarchie. Eccoci a Sud Philadelphia, a gruppi veniamo fatti scendere in diversi punti. Al mio gruppetto tocca una chiesa battista popolata quasi esclusivamente da donne nere, dal fare molto deciso. Ci mettono a disposizione caff bollente e danno a ciascuno di noi, suddivisi in coppie, gli indirizzi a cui dovremmo bussare. n. 40 IV 21 novembre 2012 Sono le 11, fa un freddo tremendo, ma ci verranno a riprendere solo alle 16,30, quando avremmo finito il nostro lavoro. Sono in coppia con Liz, settanta anni, allegra, entusiasta e instancabile, quella della campagna di Bob Kennedy. Lei, esperta di questo tipo di lavoro, si portata una banana, una busta di biscotti al burro, un pacco di uvette e uno di salatissimi cracker. Io non ho nulla, milludevo che avremmo trovato qualcosa da mangiare, un coffee shop, un deli. Ma stai scherzando? - dice Liz - in questo quartiere non c nulla, una zona poverissima, tuttal pi troveremo un supermercato. In pochi minuti mi rendo conto che ha ragione. Il quartiere desolato, degradato, spazzatura dappertutto e noi due siamo i soli esseri di pelle bianca, e siamo anche donne, ma per fortuna abbiamo anche i capelli bianchi. E poi, ce ne accorgiamo subito, a proteggerci c il distintivo di Obama che abbiamo appuntato sulle nostre giacche a vento e i colorati manifesti con il volto del presidente che ci trasciniamo fra le braccia. Chi ci sorride, chi ci chiede informazioni, chi ci prende bonariamente in giro, facendo finta di voler votare per Romney, chi ci applaude e chi ci manda al diavolo sicuro che tanto non cambier nulla. Le case sono tutte a un piano con una veranda in legno allingresso. Alcune sono sgangherate e sporche, altre sono state ridipinte, con i fiori di plastica alle finestre, le maniglie lucidate, in un tenace tentativo di decoro. Liz, che nella precedente campagna per Obama ha fatto lo stesso lavoro nel Bronx mi dice che non ha mai visto tanto degrado e tanta miseria come in queste strade di Philadelphia. Non posso sopportare che nel mio paese ci sia tanta differenza fra chi ha tutto, pi di tutto e chi non ha niente. Dopo due ore di cammino sempre pi infreddolite, anche se Liz, mi ha dotato di un suo berretto da sci, dobbiamo fermarci per andare in bagno. Si, ma dove? La partner americana eccessivamente fiduciosa nella solidariet decide di chiedere allunica banca che abbiamo visto. Ovviamente in banca ci negano laccesso ai bagni, ma una signora nera, vedendoci in difficolt, ci indica al di l della strada, un negozio di manicure, di cui lei cliente. andate la, pulitissimo, e dite che vi mando io, sono Ellen. Evviva le donne! Attraversiamo ancora incredule di trovare un negozio di manicure in questo quartiere, entriamo e subito una giovane cinese ci indica il bagno. Piedi e mani nere con unghie dipinte di rosa brillante rallegrano i nostri occhi, mentre veniamo accolte con simpatica indifferenza. Decidiamo allora di fermarci un attimo in questo paradiso delle signoree di divederci qui il cibo. Riprendiamo il cammino e ci addentriamo in strade dallaspetto ancora peggiore. Porte divelte, gatti che squarciano sacchi di spazzatura, solo giovani maschi disoccupati in giro. Le case sembrano abbandonate, unico segno di vita sono i giornali del mattino lasciati davanti alle porte. Chi ha un lavoro ritorner solo a tarda sera. Attacchiamo i nostri manifesti, su cui indicato il seggio dove gli abitanti di quella strada dovranno andare a votare, alle maniglie delle porte, quando ci sono, o li lasciamo sulle verande schivando i gatti. Comincio a essere inquieta, mentre Liz determinata a portare a compimento il lavoro. Abbiamo preso un impegno. Dobbiamo divertirci, ma stiamo facendo una cosa seria. Ma ecco che, allimprovviso, una macchina nera si accosta a noi, ho un momento di paura: il finestrino si abbassa, temo un insulto o peggio. Ma un viso sorridente di una giovane donna nera si affaccia e una voce sorpresa e divertita mi dice Accidenti, sei proprio una signora sofisticata!. Mi viene da ridere, solo ora mi rendo conto quanto la mia presenza, il mio essere donna bianca e ben vestita nonostante il ridicolo cappellino da sci arancione debba apparire incongrua. Sono le quattro, abbiamo finito, abbiamo canvas trecento indirizzi, lappuntamento a un crocevia, davanti a una pompa di benzina. Ma non c nessuno. sempre Liz che prende in mano la situazione, si mette in contatto con gli altri e mi dice che dobbiamo aspettare fiduciose. Mi accendo una sigaretta sicura di poterlo fare qui, dove tutti fumano, lontana dalla salutista New York. Questo quartiere comincia a piacermi. Finalmente arrivano anche gli altri. Uno dei volontari decide di non ritornare a New York vuole fare campagna ancora e dare una mano anche domani, giorno delle elezioni. Evidentemente si diverte molto seriamente. Nel pullman di ritorno i nostri coacher ci chiedono di raccontare le nostre esperienze. Ma anche se mi sono molto divertita sono stanca morta e sento che la mia europeit ha il sopravvento, ho bisogno di prendere le distanze da tutto questo coinvolgimento. Gli altri raccontano, entusiasti e apparentemente neanche stanchi. Con mio stupore simpegnano a rifare lo stesso lavoro lindomani. Quello che abbiamo fatto oggi, il nostro vo11

www.arcipelagomilano.org lontariato - dice qualcuno - non utile solo per Obama, ma ha creato una rete, una condivisione che saranno molto utili anche in futuro. La sera delle elezioni sono in casa di Liz e quando arrivano i risultati della vittoria di Obama in Pennsylvania urliamo di gioia, di nuovo mi sento anche io parte di. Non ho votato, ma ho visto come si costruisce una vittoria e come si fa rete.

I LIBERALI PER AMBROSOLI Giammarco Brenelli


Chiedo ospitalit ad ArcipelagoMilano, per manifestare la disponibilit dei liberali lombardi a collaborare con Umberto Ambrosoli per sostenere la sua candidatura a Presidente della Regione. Ci per come si presenta la persona e per ragioni politiche. La persona corrisponde a un modello giusto. Appartiene a una famiglia della solida tradizione della cultura laico liberale, vive della sua professione e gi nei suoi primi passi da candidato dimostra di concepire lincarico propostogli quale servizio civile e non come scalata al potere. Ci traspare dalla circospezione con cui arrivato a dichiararsi disponibile alla candidatura e dal modo creativo con cui ha impostato il contatto con i cittadini elettori. Un contatto imperniato sui temi concreti del progetto da costruire per la Regione, attraverso non solo le strutture di partito bens con lapertura fisiologica alle proposte e ai contributi di chi vuol prendervi parte. Senza cedere alle contrapposizioni prive di contenuto programmatico circa il futuro governo regionale, che invece le primarie in questo caso necessariamente frettolose innescherebbero per forza. Quanto alla situazione politica, riteniamo che Ambrosoli costituisca un segno del profondo cambiamento del modo di concepire la gestione dellistituto regionale. Prima di tutto, nel definire il criterio di formazione della maggioranza, che deve essere la convergenza delle culture riformatrici. Esse, pur distinte, possono ben concordare sulla necessit di valutare i fatti e le effettive condizioni della convivenza. Lintervento pubblico va inteso come unazione per sciogliere i nodi posti dai conflitti sociali che costituiscono la condizione normale della democrazia piuttosto che come unoccasione di potere per chi condivide lappartenenza a un gruppo, secondo una concezione che i due candidati che si stanno profilando nel centro destra non garantiscono di cambiare. Ambrosoli pu ben rappresentare la volont di puntare a scelte politiche completamente diverse dalle proposte leghiste e, in generale, della concezione populistico conservatrice. Non mi dilungo sulla ovvia ragione per cui il mondo democratico e liberale non pu pur riconoscendo la realt e la consistenza della Lega che respingerne le impostazioni pi significative, dal rifiuto, non solo rituale, dellunione nazionale, alle sostanziali venature razziste e xenofobe, allo spirito di comunit chiusa dedita a costruire nuovi privilegi con lalibi di combattere i difetti e i limiti del centralismo, fino alle davvero non certo esaltanti prove amministrative fornite in ormai tanti anni. Diversi sono i temi ai fini della partecipazione del mondo liberale in Lombardia. In primo luogo va rigorosamente regolamentato il consumo del territorio, che da tempo sta determinando una grigia e indistinta periferia che si estende dalla citt fino alle provincie. In Lombardia pi ancora che altrove si vanno infatti cancellando le individualit storiche dei borghi fagocitati dal cemento, con gravi danni per il paesaggio, fino ai laghi e alla Valtellina. Va dunque data attuazione allarea metropolitana e in genere ad autorit sovracomunali, per la gestione dei servizi maggiori, dallo smaltimento di rifiuti ai trasporti e cos via. Va rafforzata la politica agricola con servizi e incentivi a quella che rimane una grande risorsa della regione, disattendendo la politica miope dei leghisti, eversiva e antieuropea, che aveva difeso i privilegi e gli evasori delle quote latte. Va ridimensionata la spesa, evitando opere faraoniche, per giungere a un minor prelievo diretto e indiretto, liberando risorse per le imprese e le famiglie. In definitiva si tratta, dopo un ventennio, di togliere il governo dalle mani dei popolar conservatori, uscendo dal mito secondo cui risultati positivi nel governo della Regione Lombardia sarebbero raggiungibili solo al prezzo di restare nella chiusa logica delle relazioni consolidate e dei soliti circoli di privilegio. Come si vede lo scontro sui temi concreti e non certo privi di corposit negli interessi. Al riguardo va tenuto nel giusto conto che gli ambienti popolar conservatori, sono in Lombardia piuttosto robusti e sempre pronti ad alleanze con la Lega, il che li rende elettoralmente ancora pi robusti: indispensabile dunque costruire intorno a un candidato giusto, come Ambrosoli, un progetto alternativo che colleghi i filoni politici, senzaltro diversi, del mondo laico e liberale con quello della sinistra nelle sue varie anime. La circospezione praticata da Ambrosoli molto utile perch lo mostra distante dai riti egemoni finalizzati allassorbimento degli altri, secondo un antico vizio autolesionista di certa vetero sinistra. Con Ambrosoli quindi possibile costruire una solida alleanza per un balzo in avanti della convivenza civile nella Regione Lombardia. Lobiettivo non evitare il conflitto ma imperniare lazione politica come proposta ai cittadini, i quali, quando mancano le proposte, si rifugiano nella protesta pi sterile o nei vari leaderismi che, vecchi e nuovi che siano, risultano sempre vuoti di contenuti.

MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Schiff e Jais

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www.arcipelagomilano.org stata una settimana musicalmente molto intensa, quella appena trascorsa, con concerti ogni sera e programmi strepitosi, e noi ne abbiamo seguiti due: la prima puntata dellintegrale delle Sonate di Beethoven, eseguite da Andrs Schiff per la Societ del Quartetto al Conservatorio, e una edizione filologica del Messiah di Hndel, diretta da Ruben Jais allAuditorium. Cominciamo dallintegrale delle Sonate beethoveniane (il Nuovo Testamento, secondo la deliziosa definizione che ne ha dato il grande Von Blow), annunciate da alti squilli di tromba come se fossero una grandissima novit per Milano (ma Schiff le ha eseguite per le Serate Musicali, sempre al Conservatorio, solo una decina di anni fa) con luscita in contemporanea di un libro in cui Martin Meyer, giornalista della Neue Zrcher Zeitung, pone domande al nostro pianista e questi sonata per sonata e pagina dopo pagina - le chiosa e le commenta sicch pu essere letto solo mentre le si ascolta, o quanto meno avendo la partitura in mano e sapendola leggere. Schiff sicuramente un grande pianista al quale siamo enormemente affezionati, se non altro per la costante presenza nella nostra citt sempre con programmi intelligenti e stimolanti; un grande cultore di Bach (di cui ha inciso lopera omnia scritta per tastiera - e cio per organo, clavicembalo e fortepiano, poich il Kantor di Lipsia non faceva molta differenza - ed eseguita non sul pianoforte ma su diversi pianoforti, come fa sempre, anche in concerto) ma anche di Mozart e soprattutto di Schubert, delle cui Sonate compiute e incompiute ricordiamo unaltra esecuzione integrale, di ventanni fa, sempre al Conservatorio e sempre per le Serate Musicali. Il suo fascino consiste principalmente nella precisione, nella concentrazione, nella lievit e omogeneit del suono, sopratutto nella capacit di penetrazione del pensiero musicale; in una parola Schiff lopposto esatto della superficialit. Ma possiamo fare delle irriverenti comparazioni con altri grandi pianisti? Per esempio, per stare allattualit, possiamo dire che Schiff il contrario di Daniel Barenboim, cui non si pu negare di essere grande musicista nellanimo e soprattutto un grande direttore wagneriano; come pianista per spesso approssimativo e non sempre approfondisce il testo quanto si avrebbe diritto di pretendere dalla sua fama. Andando indietro nel tempo ricordiamo invece Arturo Benedetti Michelangeli, che aveva le stesse qualit che abbiamo appena attribuito a Shiff, ma non possiamo fermarci a quelle; mentre il primo faceva levitare il pubblico, lo sollevava dalla realt, lo portava in un mondo iperreale e magico seducendolo con eteree sonorit, e ogni sua esecuzione creava unatmosfera particolare e inconfondibile, il secondo un pragmatico scavatore del testo, tanto concentrato nei dettagli da trascurare la sintesi, larchitettura complessiva e il senso ultimo dellopera. Shiff crea sempre una straordinaria atmosfera intorno al suo pianoforte ma non altrettanto attento nel definire quella specifica del singolo autore. Laltra sera, ad esempio, quando dopo Beethoven ha eseguito per bis due pezzi di Bach (due Preludi e Fughe dal secondo libro del Clavicembalo ben temperato, il buon Vecchio Testamento di Von Blow), non si percepito labisso - n il lungo secolo - che divide luno dallaltro mentre entrambi, sia Beethoven che Bach, ricordavano troppo Schubert, lautore che gli pi congeniale, di cui resta un incomparabile interprete. Dal mondo mitteleuropeo di Bach, Beethoven e Schubert a quello anglosassone di Hndel che nato in Sassonia, nello stesso anno di Bach, ma ha vissuto per gran parte della vita alla corte inglese, intorno allabbazia di Westminster dove stato addirittura sepolto - cambia tutto, non solo lambiente culturale in cui sono maturati quei giganti della musica, ma anche perch la musica per tastiera, e dunque in senso stretto da camera, non ha nulla da spartire con i monumentali Oratori della musica da chiesa, anche quando ne coeva. Basta pensare di accostare, per rimanere nelle atmosfere bachiane, le laiche Variazioni Goldberg alle mistiche Passioni. Linterpretazione che del Messiah ha dato Ruben Jais allAuditorium, con la sua Verdi Barocca e il Coro sinfonico di Milano di Erina Gambarini, stata per certi versi esemplare, per altri deludente; esemplare per la sobriet e lessenzialit della lettura - scarna, intima, tesa, senza fronzoli - che mirava dritta al disegno complessivo dellopera e alla sua pura concettualit, essendosi anche giovato delle quattro belle voci di Deborah York, Sonia Prina, Cyril Auvity e Christian Senn (alcuni di loro forse avrebbero dovuto curare di pi la pronuncia del testo, ovviamente inglese e per giunta arcaico). Deludente perch, paragonata alle ormai classiche edizioni con grande orchestra sinfonica e grande coro, lesecuzione affidata a una piccola orchestra - con soli quindici archi, due oboi, due trombe, un fagotto, timpano e clavicembalo - e a un coro di poco pi di quaranta elementi, sembrava un po esoterica, esclusiva, riservata a esperti o ad adepti filologi. Della originaria monumentalit restava assai poco. Lo si capito molto bene quando, come bis, stato ripetuto il celeberrimo Hallelujah! eseguito per in modo assai diverso da come era stato ascoltato poco prima, nel contesto dellopera. Jais lo ha liberato, ha sciolto il coro e lorchestra permettendo loro di spiegare tutte le energie vitali contenute nel testo. parso che la scena cambiasse: come passare dalla cappella di un convento romanico alle volte di una grande cattedrale gotica. Meglio? Peggio? una discussione che viene da lontano e non finir mai. In realt sono due modi altrettanto importanti di leggere i capolavori dellepoca barocca, e bisognerebbe saperli godere entrambi.

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org

Contro la violenza sulle donne


Questa settimana riportiamo una serie di iniziative promosse dal Sinn. 40 IV 21 novembre 2012 daco di Milano e dalla delegata per le Pari Opportunit, Francesca Zajczyk. Dieci giorni di incontri, iniziative e spettacoli, dal 18 al 28 no13

www.arcipelagomilano.org vembre, che si svolgeranno in varie parti della citt, per sensibilizzare i cittadini in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, che si celebra domenica 25 novembre. Il primo evento, Con i tuoi occhi, si svolto domenica, alle Colonne di San Lorenzo, luogo amato e frequentato soprattutto dai giovani che, un po sorpresi, hanno trovato quel posto cos familiare, trasformato in un sentiero lastricato da scarpe. Tre le artiste interpellate, molte le donne coinvolte, per dar vita ai tre interventi forti e significativi di Elina Chauvet, Marta Lodola e Chiara Mu. Liniziativa, curata da Francesca Guerisoli con la collaborazione di un gruppo di giovani donne del mondo dellarte, parte con il progetto Zapatos Rojos (2009-2012) di Elina Chauvet, artista messicana che, con centinaia di scarpe da donna rosse, ha voluto denunciare la violenza che troppo spesso viene perpetrata sulle donne. Realizzato nel 2009 a Ciudad Juarez, la citt dello stato di Chihuahua conosciuta come uno dei luoghi pi pericolosi al mondo per una donna, e in seguito realizzato anche in altri stati del Messico e degli Stati Uniti, l'installazione di scarpe raccolte tra amiche e conoscenti attraverso il passaparola rappresenta le donne vittime di violenza in tutto il mondo, e in particolare quelle che perdono la vita sul confine tra il Messico e gli USA. Un progetto interattivo, che ha permesso anche ai passanti domenicali di far parte di questo percorso simbolico verso un mondo pi civile, andando ad aggiungere scarpe portate al momento e dipinte di rosso direttamente sul luogo. La giornata proseguita poi con le azioni performative di Marta Lodola a Chiara Mu. Nella performance Senza Titolo di Marta Lodola lartista ha indossato, una dopo l'altra, decine di collane ognuna delle quali rappresentava un simbolo delle costrizioni sociali di cui la donna succube e dalle quali non riesce a liberarsi: condizionamenti che la portano non solo all'immobilit di azione ma anche di pensiero. Chiara Mu invece, attraverso una azione artistica intitolata Stigma, ha coinvolto gli uomini che passavano per la via fermandoli e sussurrando loro storie di violenza realmente accadute nel mondo, rendendoli cos partecipi e ascoltatori attivi dei racconti. Azioni di arte che sono servite anche per parlare in modo discreto ma chiaro, di un tema troppe volte trattato con indifferenza. Sul sito del Comune di Milano il calendario con tutte le altre iniziative

Claudia Gian Ferrari e le sue passioni


Collezionare il Novecento. Claudia Gian Ferrari, collezionista, gallerista e storica dellarte il primo appuntamento di un ciclo di mostre che il Museo del 900 dedica a collezionisti importanti che hanno messo al centro larte del XX secolo. Si inizia con Claudia Gian Ferrari, collezionista, studiosa, appassionata darte e figlia di Ettore, importante gallerista milanese, dal quale erediter la gestione della galleria. Claudia si propone fin da subito come una importante figura di riferimento per il mondo artistico milanese, tramite un lungo percorso, che ha portato la Gian Ferrari a far scoprire e riscoprire importanti artisti del 900 attraverso mostre e accurate monografie, quali quelle su Giorgio de Chirico, Filippo De Pisis, Arturo Martini, Giorgio Morandi, Fausto Pirandello e Mario Sironi. Ma un artista fu forse pi importante di altri, Arturo Martini. Sulla scia del padre, che aveva fondato lAssociazione Amici di Arturo Martini a sostegno delle opere del maestro, Claudia Gian Ferrari nel 1998 ne cura limportante catalogo generale e ragionato delle sculture, che porta a scoprirne una serie di inedite e anche alcune ritenute disperse. Tra queste, lOfelia acquistata dalla Pinacoteca di Brera proprio quando Claudia fu presidente dellAssociazione (opera presente in mostra). Quindici le opere che entrano da oggi a far parte delle collezioni del Museo, donate dalla famiglia e a cui Claudia fu sempre particolarmente legata, opere che occupavano un posto speciale allinterno della sua abitazione privata. Troveranno spazio un Achrome di Manzoni, destinato alla sala Azimuth del museo, una gouache di Lucio Fontana e unesemplare delle uova in terracotta realizzate dallartista allinizio degli anni Sessanta, ci sar Mario Merz, con la sua Proliferazione laterale del 1975, Apollo e Dafne di Giulio Paolini, una composizione di sale di Giuseppe Penone, una piccola installazione di Pier Paolo Calzolari, e una Stella del 1977 di Gilberto Zorio. La donazione include poi Prire de toucher realizzata da Marcel Duchamp per la copertina del catalogo pubblicato in occasione della mostra Esposizione surrealista, organizzata con Andr Breton alla Galerie Maeght di Parigi nel 1947, le fotografie di Dan Graham, Bruno Kirchgraber e Giorgio Colombo e uno schizzo di De Kooning. Per concludere, ci saranno anche una Macchina drogata di Vincenzo Agnetti del 1969 e un gesso di Fausto Melotti. Inoltre in mostra anche opere di artisti molto amati dalla Gian Ferrari, e prestati appositamente per loccasione, come Arturo Martini, Filippo De Pisis, Giorgio Morandi, Cagnaccio di San Pietro, Fausto Pirandello e Mario Sironi, a cui Claudia Gian Ferrari ha dedicato una vita di studi, pubblicazioni ed esposizioni. Infine, due degli artisti contemporanei pi vicini alla gallerista, Luigi Ontani e Claudio Parmiggiani, hanno contribuito ad allestire due piccole sale monografiche di particolare intensit. Interessante anche la selezione di materiali provenienti dai documenti dellarchivio storico della galleria Gian Ferrari, che Claudia ha destinato con un legato testamentario agli Archivi del Novecento, attraverso i quali si potr capire e approfondire meglio i momenti pi salienti e le scelte artistiche della Galleria. Documenti, fotografie, lettere e una biblioteca relativa a circa settantanni di attivit per far rivivere unepoca intera. Pitture e sculture ma non solo. Nel percorso espositivo sono inseriti anche mise e accessori amati e usati in vita dalla Gian Ferrari. Vengono proposti alcuni abiti del suo guardaroba, firmato quasi esclusivamente da Issey Miyake, e dei cappellini dautore che Claudia ha sempre indossato, vera e propria passione trasformatasi nel tempo in collezionismo. Claudia ha lasciato a Palazzo Morando, sede delle collezioni di Costume, Moda e Immagine del Comune, oltre cento abiti di Miyake e altrettanti copricapo, tra cui quelli dello stilista Alan Journo e dellartista, da lei promossa, Lucia Sammarco. Una vera amante dellarte e della filantropia. Nel 2006, prima dellapertura del Museo del 900, furono donati consistenti nuclei di opere a Villa Necchi Campiglio e al MART di Rovereto. Una parte di queste collezioni sono andate anche a far parte del MAXXI di Roma, altra citt amata e frequentata dalla collezionista. Lallestimento della mostra altrettanto di eccezione, firmato Libeskind. In una sorta di labirinto dalle pareti disuguali il visitatore potr ammirare da ogni angolo le singole

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www.arcipelagomilano.org opere, avviluppandosi man mano nel mondo tutto privato che fu un tempo della collezionista, e che da oggi diventa spazio pubblico. Molteplici punti di vista come molteplici e di diversi orientamenti furono le passioni di Claudia Gian Ferrari. Collezionare il Novecento. Claudia Gian Ferrari gallerista, collezionista e storica dellarte - Fino al 3 marzo 2013 Museo del 900 Orari lun 14.30 19.30 mar, merc, ven e dom 9.30 19.30 giov e sab 9.30 22.30 Ingresso intero 5 euro

Costantino 313. Il sogno che cambi lEuropa


Per celebrare la nascita del famoso Editto di tolleranza, datato 313 d.C., il Museo Diocesano e la casa editrice Electa, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attivit Culturali, con la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma e sotto lAlto Patronato del Presidente della Repubblica e della Segreteria di Stato del Vaticano, presentano la mostra Costantino 313 d.C. Una grande esposizione celebrativa non solo di quelleditto che di fatto cambi il corso della storia europea, ma anche del ruolo di Milano come citt imperiale e punto di riferimento politico, religioso e culturale. LEditto di Milano fu emanato nel 313 d. C. dallimperatore romano dOccidente Costantino e dal suo omologo dOriente, Licinio, che si incontrarono nel palazzo imperiale milanese e decisero che, da quel momento, il Cristianesimo, culto gi affermato in larghi strati della popolazione dellImpero, dopo secoli di persecuzioni veniva dichiarato lecito, inaugurando cos un periodo di tolleranza religiosa e di grandi rinnovamenti politici e culturali. Dal palazzo imperiale a Palazzo Reale, dunque. La mostra, divisa in sei sezioni, racconta la Milano dellepoca, ricostruendone idealmente spazi e palazzi, luoghi, arte e suppellettili che circolavano non solo nella capitale ma anche in tutto il mondo romano. Con pi di duecento preziosi oggetti darcheologia e darte, vengono indagate tematiche storiche, artistiche, politiche e religiose: da Milano capitale imperiale, alla conversione di Costantino, con quellaura di leggenda, fino ai simboli del suo trionfo. Attraverso la ricostruzione di Milano, il visitatore potr ritrovarsi nella capitale dellepoca, con tutti gli edifici funzionali a una grande citt: dal Palatium, edificio polifunzionale destinato ad accogliere non solo limperatore ma anche la complessa burocrazia dello Stato, alle grandiose terme erculee, identificabili tra gli odierni Corso Vittorio Emanuele e via Larga, fino alla necropoli dellarea di SantEustorgio, senza tralasciare quartieri residenziali e nobiliari. Ma siamo in un momento di transizione, in cui accanto allaffermarsi del Cristianesimo come culto sempre pi importante, persistono ancora diverse religioni nellimpero costantiniano, che ci sono note mediante luso di iconografie pagane in oggetti darte di destinazione ufficiale o privata, e che spesso si mescolano ai simboli e alle immagini cristiane. Oltre ad approfondire la figura di Costantino e della sua famiglia, ampio spazio dato anche a tre istituzioni importanti per la vita pubblica romana: lesercito, la chiesa e la corte imperiale. Cos grandi ritratti ufficiali, monete, medaglie e oggetti quotidiani documentano il nuovo aspetto pubblico e sempre pi presente dellimperatore, della corte, dei grandi funzionari, dellesercito, della Chiesa e dei suoi vescovi, fino ad Ambrogio. Oggetti preziosi e di lusso che testimoniano, con le loro figurazioni, il passaggio graduale che il Cristianesimo compie allinterno della societ, da devozione lecita ma privata a una dimensione pubblica e ufficiale, per arrivare infine a essere lunica religione dellImpero. Gemme e cammei, argenterie, gioielli in oro e fibule auree consentiranno di tracciare un quadro dello splendore che caratterizzava la vita della corte e la nuova devozione verso la Chiesa. Chiude la mostra una grande sezione dedicata a Elena, madre di Costantino, santa e imperatrice. Fu proprio Elena che si rec in Terra Santa e trov, secondo la tradizione, dopo averla riconosciuta, la Vera Croce di Cristo, riportandola in Europa e inserendo nella corona imperiale del figlio uno dei Sacri Chiodi, come protezione e dichiarazione ufficiale della nuova, vera Fede. Imperdibile la bellissima SantElena di Cima da Conegliano, proveniente dalla National Gallery di Washington, 1495 c. Sulla conversione di Costantino si scritto molto: fu frutto di una decisione presa per convenienza o il suo spirito era sincero? Il battesimo in punto di morte, il celebre sogno, avvenuto la notte prima della Battaglia di Ponte Milvio, nel 312, in cui si preparava a combattere il suo nemico Massenzio, sono storie ben note. Quel che certo che, da quel momento, inizia a diffondersi liconografia del Krismon, le due iniziali greche di Cristo incrociate tra loro, dapprima sugli scudi dellesercito di Costantino, poi su monili e gioielli, per approdare infine in tutto lImpero. Si diffonde a simbolo di unepoca intera il signum crucis di Costantino.

Costantino 313 d.C. Palazzo Reale, fino al 17 marzo 2013 orari: lun 14.30 19.30 mar, mer, ven, dom: 9.30 19.30 giov, sab: 9.30 22.30 ingresso: intero euro 9,00 ridotto euro 7,50

Cadaveri in mostra - Body Worlds


Body Worlds il titolo della mostra che ha dato, e continuer a dare scandalo e suscitare perplessit. In pratica, si tratta di unesposizione di cadaveri, o di parti di essi, completamente ridotti nelle loro parti pi essenziali: muscoli, ossa, vasi sanguigni ecc. Sembra la descrizione di un film dellorrore, in realt una mostra che vuol essere scientifica e didattica. E perch no, anche un poco artistica. n. 40 IV 21 novembre 2012 Body Worlds - Il vero mondo del corpo umano, gi stata visitata da oltre trentaquattro milioni di persone nelle sessanta citt del mondo in cui ha fatto tappa, di cui solo 200.000 a Roma e Napoli. La mostra celebra il corpo umano, facendo luce sui segreti della sua anatomia e del suo funzionamento, spiegando con parole semplici e comprensibili a tutti informazioni e questioni scientifiche sui temi della salute, delle malattie, del benessere e della vita in generale. Come possibile tutto questo? Lidea di questo circo dei morti del Dr. Gunther von Hagens, che dal 1977 ha inventato e continuamente modernizzato la tecnica della plastinazione, attraverso la quale si sostituiscono ai liquidi corporei polimeri di silicone, rendendo perfettamente conservabili nel tempo tessuti e organi umani e animali. 15

www.arcipelagomilano.org Il fine della mostra assolutamente medico, come precisano gli organizzatori, allinizio questi esperimenti servivano soprattutto per gli studenti di medicina, ma col tempo si estesa la possibilit di questa particolare materia anche al grande pubblico, per mostrare, in modo ravvicinato, come funziona davvero il corpo umano, con tutti i suoi segreti e le sue risorse, per permetterne davvero una piena comprensione. La domanda sorge spontanea. Chi sono-erano queste persone che oggi, alla Fabbrica del Vapore, ritroviamo letteralmente a pezzi dentro delle vetrine o impiegate in strane pose plastiche? Le tante mostre che Body Worlds ha creato dagli anni 80 a oggi sono state possibili grazie a specifici programmi di donazione del corpo, nel quale i donatori dispongono esplicitamente che i loro corpi possano essere esposti a Body Worlds dopo il decesso. A oggi i registri dellistituzione contano pi di 13.000 donatori registrati, tra viventi e deceduti. Oltre a vedere nel dettaglio organi, in salute e affetti da patologie, ossa, sezioni di tessuto ecc, c anche spazio per lestetica. In mostra infatti sono presenti corpi posizionati in atteggiamenti e pose varie, per mostrarne a pieno il funzionamento dei muscoli, dei nervi ecc. Tra gli altri ricordiamo una toccante coppia di ballerini, un giocatore di basket, uno sciatore, tre ironici giocatori di poker e addirittura un cavaliere su cavallo. Tutti, ovviamente, fatti di scheletro e tessuti muscolari ben in vista. Ma non c niente di macabro o di cattivo gusto, come spiega lideatore, Gunther von Hagens: "L'esposizione Body Worlds un luogo destinato alla divulgazione e alla riflessione intima, un luogo dedicato all'autoconsapevolezza filosofica e religiosa. Non un cimitero illegale, n un salone di bellezza postmortem. Mostra il corpo quale miglior rappresentante dell'anima, che si porge al visitatore di mentalit aperta". Una mostra per stomaci forti. Gunther von Hagens Body Worlds Milano, Fabbrica del Vapore via Procaccini 4 fino 17 febbraio 2013 biglietti: intero 15,00 euro, ridotto over 62, studenti, 14 euro La mostra aperta tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 20.00 con orario continuato. Il gioved e il sabato lorario dalle 10.00 alle 23.00 con orario continuato.

Dal 1953 a oggi: Picasso a Milano


Picasso torna a Milano. I capolavori del genio spagnolo arrivano in citt con una grande ed emozionante retrospettiva. Le opere, pi di 200, arrivano dal museo pi completo e importante per quanto riguarda la produzione dellartista: il Muse Picasso di Parigi che, chiuso per restauri fino al 2013, ha deciso di rendere itineranti le sue collezioni e di presentarle in tutto il mondo. Prima della tappa milanese infatti le opere sono state esposte in America, in Russia, Giappone, Australia e Cina. Certo non la prima volta che Picasso arriva a Milano. Oltre alla grande mostra del 2001, ci fu unaltra kermesse, che fece la storia delle esposizioni museali in Italia, la grande mostra del 1953. Una mostra dalla duplice tappa italiana, prima Roma e poi Milano, ma che ha avuto nei suoi sviluppi meneghini una risonanza e unimportanza non paragonabile a quella romana. Voluta fortemente dal senatore Eugenio Reale, la mostra romana si presentava ricca s di opere, ma parzialmente oscurata per motivi politici. Ad esempio non compariva il Massacro in Corea (presente oggi in mostra). Ledizione milanese, organizzata dallinstancabile Fernanda Wittgens e dai suoi collaboratori, fu invece ancora pi ricca di opere, scelte dallo stesso Picasso, con addirittura larrivo, a mostra gi iniziata, di Guernica, celeberrimo dipinto del 1937, e manifesto contro la guerra franchista. Dipinto che per la sua importanza fu sistemato, su richiesta di Picasso, nella sala delle Cariatidi, che per contratto non doven. 40 IV 21 novembre 2012 va essere restaurata dopo le devastazioni della guerra, proprio per creare un connubio e un monito fortissimo a memoria degli orrori e delle devastazioni belliche. Proprio da questa stessa sala prende avvio oggi la mostra Picasso. Capolavori dal Museo nazionale di Parigi, che racconta in un percorso cronologico e tematico la vita e le opere dellartista. Insieme alle fotografie che ci mostrano attimi di vita, amori, amici e ateliers dellartista spagnolo, in mostra dipinti, sculture e opere grafiche create durante la sua lunghissima vita. La mostra, curata da Anne Baldassari, presidente del museo parigino, illustra le varie fasi e gli stili che Picasso us, spesso in contemporanea, durante la sua carriera. Si inizia con lapparente classicismo e malinconia dei periodi blu e rosa, di cui sono memorabili opere come La morte di Casagemas, dipinto dedicato allamico morto suicida, la misteriosa Celestina e I due fratelli. Ma gi dal 1906 si intuisce linfluenza che larte primitiva, africana e iberica, avranno su Picasso. Sono questi gli anni che vedono la nascita dei tanti disegni preparatori per il capolavoro assoluto, Les Demoiselles dAvignon, 1907 (conservate al MoMA di New York). Lautoritratto nudo, gli studi di donna, sono tutti dipinti in cui il Cubismo inizia a prender forma, semplificando e rendendo impersonali volti e sessi. Ma la rivoluzione vera arriva intorno al 1912, quando Braque e Picasso inventano i collage, e la forza dirompente delle loro sperimentazioni porta alla nascita del Cubismo, analitico e poi sintetico, in cui la figura viene prima scomposta, resa irriconoscibile, come nel Suonatore di chitarra e Il suonatore di mandolino, per poi tornare a inserire elementi di realt, come lettere, numeri, scritte o veri e propri elementi oggettuali. Ma Picasso non solo Cubismo. Negli anni 20 segue, a suo modo, il Ritorno allordine dellarte, con le sue Bagnanti e le sue donne enormi, deformate, possenti e monumentali, omaggi agli amici impressionisti come Renoir. Sono gli anni in cui conosce anche Breton e i Surrealisti, e in cui crea figure disumane e contorte, mostri onirici che ci mostrano le pulsioni sessuali e le ossessioni del pittore. La guerra per, sconvolge tutto. Oppositore della dittatura franchista, Picasso non pu far altro che denunciare gli orrori e la violenza della guerra con sculture e dipinti dai toni lividi, come Guernica, o nature morte popolate di crani di tori, capre e candele dalla fiamma scura. Non mancano i ritratti dei figli e delle donne amate: Fernande, Dora Maar, Marie Therese, Francoise, Jacqueline e la bellissima Olga in poltrona, dipinto che Picasso conserver fino alla propria morte, appeso sopra il letto. Ritratti ma anche autoritratti dellartista, dipintosi davanti al cavalletto, o con una modella nello studio, tema prediletto per dipingere la Pittura, il vero amore della sua vita. Picasso dipinse fino a poco prima di morire. Degli ultimi anni sono i dipinti che riprendono i maestri a lui pi cari, Matisse, Velazquez, Delacroix,

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www.arcipelagomilano.org ma anche un lucido autoritratto in cui lartista si rappresenta sempre pittore ma con un volto che sembra gi un cranio dalle orbite vuote (Il giovane pittore, 1972). Morir lanno seguente. Una mostra completa, che prende origine dallincredibile collezione del Museo Picasso di Parigi, forte di pi di 5.000 opere, donate in vari nuclei da Picasso stesso e in seguito, direttamente dagli eredi. Ieri come oggi le opere di Picasso potranno ancora insegnarci qualcosa, monito e delizia dei tempi moderni. Picasso. capolavori dal Museo Picasso di Parigi Palazzo Reale, fino al 6 gennaio 2013, orari: luned, marted e mercoled: 8.30-19.30 gioved, venerd, sabato e domenica: 9.30-23.30; biglietti: 9,00 intero, 7,50 ridotto

LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Una piramide di problemi
Storie di geometria, da Gauss a Hilbert Claudio Bartocci Collana diretta da Giulio Giorello Raffaello Cortina Editore
Mercoled 21 novembre, ore 18, il libro verr presentato da Giulio Giorello a Palazzo Sormani, sala del Grechetto, via F. Sforza 7, Milano. Per loccasione ripublichiamo la recensione uscita nel mese di giugno. La vicenda narrata nel libro di Claudio Bartocci - che insegna Fisica matematica all'Universit di Genova - va dalla scoperta delle geometrie non euclidee alla lista dei problemi che il grande Hilbert presenta nel 1900 a Parigi, mentre la Ville Lumire celebra l'esposizione universale che attir a Parigi, tra l'aprile ed il novembre di quell'anno, pi di 50 milioni di visitatori. La verit, sostiene l'autore, che la matematica e la geometria ottocentesche, soprattutto quelle dell'ultima met del secolo,continuano a vivere nell'eredit che ci hanno trasmesso: un ricco lascito di problemi da risolvere, di nodi da sciogliere, di connessioni concettuali da esplorare. Solo per fare qualche esempio, possiamo pensare alle speculazioni di Riemann sui rapporti fra geometria e fisica a scala microscopica, ai lavori di Poincarr, all'incrocio fra analisi e topologia, sui sistemi dinamici non lineari, alla teoria dei gruppi continui sviluppata nella lontana Norvegia da Sophus Lie o alle ricerche di Gauss, Dedekind e Hilbert sulla teoria dei numeri. Si assiste cos al trionfo di una concezione della matematica come attivit culturale e pratica di pensiero, in osmosi con altri campi del sapere - dalla fisica alla filosofia - soggetta a processi di trasformazione e di contaminazione che costantemente ne rimodellano la struttura, gli oggetti di studio e i metodi. Un'affascinante cavalcata nella scienza e nelle idee - non a caso il volume appare nell'omonima collana diretta da Giulio Giorello - che coinvolge giganti del pensiero, come, oltre a quelli citati, Felix Klan, Moritz Pasch, Hermann Wiener, Henrich Shumacher e gli italiani Corrado Segre, Giuseppe Veronese, Mario Pieri, Guido Castelnuovo, Federico Enriquez, Gino Fano, fino a raggiungere le vette del calcolo differenziale assoluto di Gregorio Ricci - Curbastro e Tullio LeviCivita, che diventer lo strumento fondamentale utilizzato da Einstein per la formulazione della teoria della relativit generale. Una vera esplorazione nel lussureggiante paesaggio della matematica dell'800 che porta il lettore a vagabondare, in consonanza con lo spirito dell'epoca della quale tratta Bartocci, lungo un percorso irregolare e intessuto di digressioni, cedendo alle lusinghe di una colta flanerie che Proust ha mirabilmente presentato in una celebre pagina della Recherche ...all'improvviso un tetto, un riflesso di sole su una pietra, l'odore di una strada, mi facevano sostare per lo speciale piacere che ne traevo e anche perch sembravano nascondere, dietro ci che vedevo, qualcosa che mi invitavano ad andare a prendere e che io, malgrado i miei sforzi, non riuscivo a scoprire. (Paolo Bonaccorsi)

TEATRO questa rubrica a cura di Emanuele Aldrovandi rubriche@arcipelagomilano.org Edipo re


da Sofocle drammaturgia e regia Marco Isidori, scenario e costumi Daniela Dal Cin, con Marco Isidori, Lauretta Dal Cin, Maria Luisa Abate, Paolo Oricco, Stefano Re, Valentina Battistone, Virginia Mossi produzione Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa, in coproduzione con Fondazione Teatro Stabile di Torino
Nel teatro ulteriore teorizzato da Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa quel che colpisce di pi laspetto visivo, e anche questo Edipo Re non fa eccezione. La scena formata da unenorme ziggurat mesoamericana sulla quale allinizio dello spettacolo sono dipinti uomini n. 40 IV 21 novembre 2012 in giacca e cravatta con chele di granchio al posto delle mani, che quasi subito vengono strappati via come affissioni pubblicitarie. Dai buchi lasciati vuoti dagli uominigranchio esce il coro della citt di Tebe. Ai lati, cartoni ritagliati raffigurano animali morti le cui carcasse sono state infilate nei pali. Colori psichedelici, graffiti a met fra quelli rurali e quelli metropolitani, appariscenti costumi che dallEdipopiumato alla Giocasta-alata mescolano lumano e lanimale, tutto il lavoro di Daniela Dal Cin balza

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www.arcipelagomilano.org allocchio, colpisce e attira lattenzione dello spettatore. Anche gli attori, per la maggior parte del tempo, pi che attori, sembrano la parte-animata dellapparato scenografico. La parola solo un appoggio per le immagini, e non le viene data la minima fiducia espressiva, dato che quasi sempre i significati espressi dalla drammaturgia sono doppiati dalle azioni sceniche degli attori o dallimpianto scenografico. Il testo di Sofocle solamente un pretesto per unoperazione esteticoperformativa che probabilmente sa-

rebbe stata uguale se i Marcido avessero messo in scena un Caligola di Camus o un Re Lear di Shakespeare; gli esempi sono casuali ma non del tutto, perch si tratta sempre di un imperatore e di un re, e va riconosciuto che lenorme ziggurat con Edipo che allinizio in cima e, scena dopo scena, scende fino ad arrivare a terra richiama comunque una dinamica di caduta del potere che non sarebbe potuta essere utilizzata, ad esempio, con un Romeo e Giulietta. Ma non detto, perch il teatro davanguardia del secolo scorso ci ha insegnato che,

con una chiave interpretativa originale, si pu giustificare tutto. Uno spettacolo che ha il grande pregio di essere netto nella scelta stilistica, che accontenter e soddisfer coloro ai quali piace un certo tipo di sperimentalismo, e che far dire basta a chi non ci trova pi niente di avanguardistico. In scena Al Teatro I fino al 26 novembre Hilda, di Maria NDiaye, regia di Renzo Martinelli.

CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org Argo


di Ben Affleck [U.S.A., 2012, 120] con Ben Affleck, Bryan Cranston, Michael Cassidy, Taylor Schilling, Alan Arkin, John Goodman
Abbiamo fatto la storia stanotte. La storia inizia come farsa e finisce come tragedia. La storpiatura della nota citazione di Karl Marx il confuso e impulsivo modo di esultare di Lester Siegel (Alan Arkin) appena ricevuta la notizia che l'operazione Argo ha avuto successo. Ben Affleck, al suo terzo lungometraggio da regista dopo Gone Baby Gone e The Town, ha per deciso di invertire questi due elementi nella struttura narrativa della sua opera. Il prologo tragedia, appunto. In tre minuti vengono riassunti il colpo di stato in del 1953 appoggiato dalla CIA contro il primo ministro Mossadeq, la caduta dello Shah nel 1978 e l'inizio della rivoluzione che porter al potere l'ayatollah Khomeini. La telecamera si sofferma sulla bandiera a stelle e strisce che brucia lentamente, l'odio verso gli Stati Uniti e il desiderio di vendetta della popolazione sono alla base dell'attacco all'ambasciata americana di Teheran. Cinquantadue diplomatici vengono presi in ostaggio ma sei riescono a fuggire, riuscendo a trovare asilo presso la residenza dell'ambasciatore canadese. in questo contesto che lagente della CIA Tony Mendez (Ben Affleck), specializzato in esfiltrazioni, deve progettare la fuga dei compatrioti isolati. Qui fa il suo sorprendente ingresso in scena la farsa. Sequenza dopo sequenza, gli spettatori come gli agenti della CIA si rendono conto che Argo, il folle progetto che prova a muovere a vuoto la macchina del cinema, l'unico strumento per scalfire la ferocia e l'accanimento del nuovo potere iraniano. Ben Affleck mantiene ben distinto l'elemento tragico da quello farsesco. Ha deciso saggiamente di non mescolare il sangue e la sofferenza della popolazione in rivolta ai frivoli battibecchi delle celebrit del mondo del cinema e a una satira spassosa e irriverente di Hollywood tra cui spiccano il falso lancio del film a colpi di pubblicit e le decadenti serate sociali. La fusione avviene solo nella scena finale, quando la finta troupe di Argo pu gioire di questo paradossale e irripetibile incontro tra dramma e farsa. Il popolo iraniano, che il regista ci mostra in fuga verso il confine iracheno, resta purtroppo abbandonato nelle spietate mani della tragedia. Marco Santarpia In sala a Milano: Apollo, Anteo, Ducale, Colosseo, UCI Cinemas Bicocca, UCI Cinemas Certosa, Gloria, Arcobaleno.

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LELLA COSTA: LA VIOLENZA SULLE DONNE UN PROBLEMA DEGLI UOMINI http://www.youtube.com/watch?v=fUJ89gIxmZo

BAMBINI UNICEF: FARE CORTEO, UNA LEZIONE https://www.youtube.com/watch?v=I1U_blHGtjM

n. 40 IV 21 novembre 2012

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